Stars 'N' STripes N°20

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano IL CASO - ‘GUNS N ZEROS’ LO STUDIO - CHRISTMAS NUMBER L’ANALISI: MCGRADY, E ORA? L’EVENTO - 723 VOLTE ‘Z’ ROOKIE TIME - OMAR CASSPI LA RUBRICA: UP&DOWN H H e e g g o o t t p p o o w w e e r r

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Per gli amanti della palla a spicchi d'oltre oceano

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il periodico online per gli amanti della palla a spicchi d’oltre oceano

IL CASO - ‘GUNS N ZEROS’

LO STUDIO - CHRISTMAS NUMBER

L’ANALISI: MCGRADY, E ORA?

L’EVENTO - 723 VOLTE ‘Z’

ROOKIE TIME - OMAR CASSPI

LA RUBRICA: UP&DOWN

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Lo ‘show stopper’ dellaLo ‘show stopper’ dellaTercas, Bobby Jones, Tercas, Bobby Jones, e la Cimberio Varesee la Cimberio Varese

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YYYYOOOOUUUU CCCCAAAANNNN’’’’TTTT CCCC MMMMEEEEDDDDEEEESSSSAAAAPPPPAAAARRRREEEECCCCIIIIDDDDOOOOSSSS

La rubrica irriverente di SNSLa rubrica irriverente di SNSDesmond MasonDesmond Mason

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Fonte foto: http://im

ages.townnews.com/morningjourna

l.com

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Quanto può incidere un singolo giocatore sui destinidi una squadra? Domanda che abbiamo sentito diver-se volte sicuramente. Gli Stati Uniti sono il paese dellestatistiche, e non mancano certo i numeri per andarea conteggiare quanto le giocate di un singolo indivi-duo incidano sull’andamento del collettivo. La percen-tuale dei punti segnati, o dei rimbalzi catturati, maga-ri statistiche anche dotate di un certo grado di accura-

tezza per avere un dato ancora più incontrovertibile,magari parametrando la statistica stessa sul numerodi possessi. Ma se si sta parlando di Kevin Garnett,allora può essere benissimo che tutte queste diavolerielascino il tempo che trovano. Perché è innegabile cheKG sia il giocatore che cambia il destino dei BostonCeltics, e i playoff 2009 sono lì che lo dimostrano, seb-bene i numeri non sembrino quelli del giocatore che

FOCUS

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DIDI

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modifica gli equilibri in modo così radicale. 15 punti,7.6 rimbalzi, 2.5 assists e meno di una stoppata a par-tita. Intendiamoci, sono numeri buoni, molto buoni,che tantissimi giocatori vorrebbero avere, ma nonfanno certo impressione come i 30 punti a gara diKobe, o le cifre paurose di LBJ. Però. Però resta ilfatto che quando Garnett è in campo i Boston Celticssono la squadra che fa più paura in tutta la Lega,

anche se non lo sentirete mai ammettere da Garnett inpersona: “Sono solo un pezzo del puzzle. Da quandosono qui ho cercato di elevare ulteriormente il miolivello di gioco difensivo. So di essere più di un buondifensore, so di poter fare altro, ma è necessario che iodia il massimo in difesa. Cerco di essere perfettamentesincronizzato con quello che vuole il coach”. E sevogliamo qui c’è già una prima spiegazione a statisti-

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Fonte foto: http://upload.wikimedia.org

Fonte foto: http://www.goerieblogs.com

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che offensive non di livello eccelso. La realtà è che èproprio la mentalità di Garnett quella che fa la diffe-renza con il resto del mondo, la voglia di vincere, diprimeggiare, che lo porta ad essere un arma illegale suun campo da basket. Cominciando proprio dalla dife-sa. L’ex T’Wolves è l ’epitome vivente del motto“L’attacco vende i biglietti, ma è la difesa che ti fa vin-cere gli anelli”. A ben vedere, viste le sue caratteristi-che e le sue capacità, Garnett potrebbe segnare 25/30punti e prendere giù 10/12 rimbalzi a partita senzanessun problema. E’ ben oltre i 2.10, ha gioco spalle acanestro, tiro dalla media, velocità di piedi inusualeper un giocatore dalle lunghe leve come lui. Ma è ladifesa quella viene prima di tutto, specie ora che giocaassieme ad altri attaccanti di primissimo livello.Guardare una partita di Boston e concentrarsi su quel-lo che fa KG in una singola azione difensiva puòlasciare davvero sorpresi. Intanto, partiamo dal pre-supposto che siamo ancora in regular season. E, comeè normale che sia in una stagione di 82 partite (cheper i Celtics diventeranno circa 100 contando iplayoffs), l’intensità talvolta latita. Non per Garnett.Che è sempre attivo. Sempre attento al proprio uomo,ma anche a quello del compagno di squadra chenecessità di un aiuto. E l’aiuto arriva puntuale, senzamai costringerlo a cercare la stoppata in ritardo dallato debole. Segno che il livello di applicazione difen-siva è vicino alla perfezione, e anche nel caso limitedovesse commettere un fallo, state pur tranquilli chenon arriverà un “and-one”, per dirlo all’americana. Losi può vedere difendere sul centro avversario, poi aiu-tare su un pick and roll e magari cambiare per metterepressione sull’esterno avversario. Che difficilmenteriuscirà a batterlo dal palleggio e, anche nel caso ci

riuscisse, sa perfettamente che può vedere il suo tiroseriamente disturbato dalle lunghe leve del ragazzo daFarragout Accademy. La sua immagine nei playoffs2008 in difesa contro Joe Johnson degli Hawks, piega-to sulle gambe quasi a toccare il campo con le ginoc-chia, mentre batte le mani sul parquet in segno disfida, con lo sguardo tarantolato, è una foto cherimarrà per sempre nella storia della NBA. Così comele lacrime in mezzo al campo una volta riuscito a vin-cere il tanto agognato titolo in finale contro i Lakers.Perché Garnett è fatto così. E’ un giocatore che viveogni partita come una sfida, ogni incontro come sefosse una finale e non risparmia mai una stilla di ener-gia. Non lo sentirete mai trovare una scusa.Recentemente Boston ha perso in casa controPhiladelphia interrompendo una striscia di 11 vittorieconsecutive. Una sconfitta inattesa, ma certo non disa-strosa. Ma Kevin è stato severissimo a riguardo:“Hanno avuto più energia di noi. Dovevamo aspettar-celo, ma non siamo stati pronti. Non abbiamo fattoquello che dovevamo.” Mai un riferimento al fatto che Philadelphia avessesegnato qualche canestro fortunoso, o che i Celticsfossero un po’ stanchi e non esattamente nella loroserata migliore. No, semplicemente non era stato ese-guito il piano per vincere la partita. Perché perGarnett, e per la sua concezione della vita e del basket,se uno fa il suo dovere, ottiene il risultato prefissato.Che è poi il Titolo Nba, arrivato nel 2008 e mancatol’anno scorso, complice (verrebbe da dire primo colpe-vole) l’infortunio che ha tenuto fuori dai giochi KG eche anche quest’anno gli sta dando fastidi. Ma anchequi, non infastiditelo troppo con domande sulla suasalute.

LE STATISTICHE DI KEVIN GARNETT

...COSI NELLE ULTIME CINQUE PARTITE...

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Garnett, non certo un tipino facile per i giornalisti,potrebbe alterarsi. Tanto che poco tempo fa all’ennesi-ma domanda sulla salute del suo ginocchio ha risposto

in maniera piccata: “Continuate a infastidirmi con que-ste domande sul mio ginocchio. Insomma, mi vedeteandare in campo o no? Se gioco vuole dire che il pro-

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Fonte foto: http://online.wsj.com

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blema non c’è. Vado in campo e faccio il mio dovere,quindi sto bene. E adesso passiamo alla prossimadomanda.” Così, tanto per rafforzare il concetto diquanto sia duro mentalmente e fisicamente. A allorapassiamo ad analizzare quello che, dal profilo indicatofinora del giocatore, sembra essere l’ultima parte delgioco cui Garnett pone attenzione, ma che è, probabil-mente, la più affascinante. L’attacco. D’altronde, seamate la pallacanestro, vedere evoluire un giocatoredelle sembianze di KG sul parquet è un piacere per gli

occhi. A partire dalla coordinazione con cui muove unfisico che non dovrebbe, normalmente, avere quellamobilità, continuando con l’intelligenza con cui sta incampo. Se in difesa Garnett è una belva feroce, che simuove alla velocità della luce su qualsiasi cosa simuova, in attacco, invece, è un metronomo. Non lovedrete mai affrettare una conclusione, una penetrazio-ne o scegliere di passare la palla in maniera avventata(1.6 palle perse a partita sono un inezia per un giocatoreche, come vedremo, tocca la palla tantissimo durante unincontro). Non a caso si dice che il vero playmaker dellasquadra sia lui, e a vedere giocare i C’s se ne ha la con-ferma. Garnett entra sostanzialmente in ogni attaccodella squadra, a meno che non ci sia occasione di pren-

Fonte foto: http://1.bp.blogspot.com

Fonte foto: http://farm3.static.flickr.com

Fonte foto:http://zoknowssports.files.wordpress.com

ATLANTIC DIVISION

BOSTON 24 8 .750 -TORONTO 17 18 .486 8½NEW YORK 14 20 .412 11PHILADELPHIA 10 23 .303 14 ½NEW JERSEY 3 30 .091 21 ½

TEAM W L PCT GB

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dere un tiro veloce in contropiede. L’impostazione clas-sica dell’attacco bianco-verde vede Rondo portare lapalla oltre la metà campo, con il primo passaggio cheavviene proprio in favore di Garnett, o in punta fuoridall’arco, o con un ricezione al gomito dell’area. Nellaprima occasione ci sono innumerevoli opzioni per l’at-tacco. Dall’uscita dai blocchi di Ray Allen, al consegnatoa Paul Pierce per il pick and roll con lo stesso Garnett,alla palla per Kendrick Perkins spalle a canestro in posi-zione profonda. Nella seconda ipotesi, il numero 5bostoniano può essere pericoloso col tiro dalla media,mettere palla per terra, sempre che non decida di gioca-re la palla per i propri compagni. In sostanza, però, ildato fondamentale delle situazione è che Garnett ha ilcompito di fare la scelta migliore per l’attacco. Averequella lettura che attiva la migliore dell’opzione per lasquadra di Doc Rivers. Quindi saper sfruttare il momen-to positivo di Ray Allen se necessario, o affidarsi allesagge mani di Pierce, quando non dare libero sfogo allagioventù di Rondo o Perkins. E questa è un'altra situa-zione in cui si vede l’altissimo IQ cestistico di cui è inpossesso questo giocatore. Tra le possibili soluzioni del-l’attacco, l’opzione del gioco a due col capitano, PaulPierce, è una della armi più letali di tutta la Lega, comesottolinea lo stesso Pierce: “Il pick and roll tra me èKevin è davvero difficile da difendere. C’è un big manche porta il blocco e poi può sia avvicinarsi a canestroche segnare dalla media. Io, a mia volta, posso attaccareil canestro o tirare da fuori. Quindi indipendentementeda quale sia la scelta della difesa, c’è un opzione perico-losa. Se raddoppiano su di me, segna Kevin, se aiutanosu di lui segno io.” Ed effettivamente da questa soluzio-

ne Boston trova sempre buone conclusioni. Anche per-ché Garnett servito in ritmo dai 4/5 metri è in praticaautomatico e con un tiro da quella distanza ha già vintouna partita al supplementare contro i Knicks quest’an-no. Abbiamo quindi ribadito come il playmaker oscurodi Boston sia Garnett, ma nessuno pensi che questoporti alla delegittimazione del ruolo di Rajon Rondo,che è ufficialmente il compagno di squadra preferito daBig Ticket (che non risparmia cazziate, ma anche consi-gli paterni e incoraggiamenti ai giocatori più giovani),che lo ha più volte lodato, anche recentemente: “ Partetutto dal nostro playmaker. Quando detta il ritmo,manda in confusione il play avversario e mette in partitatutta la squadra. Non solo me, ma anche Ray, Paul,Perk, Rasheed. Tra me e lui poi c’è un feeling particolaree lui lo controlla dall’inizio alla fine della partita condelle giocate dove ci basta incrociare lo sguardo percapirci.” Con quello che si è detto fino ad adesso non èdifficile capire la stima di Garnett per un giocatorecome Rondo, che probabilmente non ha il talento diNash o Chris Paul, ma è un giocatore che va in campo,lotta, ringhia contro gli avversari e va anche a strapparsii rimbalzi in mezzo ai giganti, rendendo felice per primoproprio KG che attorno a lui vorrebbe solo giocatori diquesto tipo. E che comunque al momento può certamente esseresoddisfatto di quello che lo circonda. Ma lasciateci direche, rispettando al massimo la classe di Ray Allen, laleadership e il talento di Paul Pierce e la versatilità diRasheed Wallace, il giocatore che cambia per davverogli equilibri in campo con la maglia con su ricamato iltrifoglio è Kevin “The Big Ticket” Garnett.

NO. NO. PLAYER PLAYER POS POS AGE AGE HT HT WT WT COLLEGE COLLEGE SALARYSALARY

20 20 Ray Allen Ray Allen SG SG 34 34 6-5 6-5 205 205 Connecticut Connecticut $18,776,860$18,776,86042 42 Tony Allen Tony Allen SG SG 27 27 6-4 6-4 213 213 Oklahoma S. Oklahoma S. $2,500,000$2,500,0007 7 M.Daniels M.Daniels SG SG 28 28 6-6 6-6 200 200 Auburn Auburn $1,990,000$1,990,00011 11 Glen Davis Glen Davis PF PF 23 23 6-9 6-9 289 289 LSU LSU $3,000,004$3,000,0045 5 Kevin Garnett Kevin Garnett PF PF 33 33 6-11 6-11 253 253 $16,417,044$16,417,0444 4 J.R. Giddens J.R. Giddens SG SG 24 24 6-5 6-5 215 215 New Mexico New Mexico $1,028,880$1,028,88050 50 Eddie House Eddie House PG PG 31 31 6-1 6-1 175 175 Arizona State Arizona State $2,862,000$2,862,00026 26 L.Hudson L.Hudson G G 25 25 6-3 6-3 190 190 Tennessee-Martin Tennessee-Martin 43 43 K.Perkins K.Perkins C C 24 24 6-10 6-10 280 280 $4,750,000$4,750,00034 34 Paul Pierce Paul Pierce SF SF 32 32 6-7 6-7 235 235 Kansas Kansas $19,795,712$19,795,7129 9 Rajon Rondo Rajon Rondo PG PG 23 23 6-1 6-1 171 171 Kentucky Kentucky $2,094,923$2,094,92344 44 B.Scalabrine B.Scalabrine PF PF 31 31 6-9 6-9 235 235 USC USC $3,413,793$3,413,79345 45 M.Sweetney M.Sweetney PF PF 26 26 6-8 6-8 270 270 Georgetown Georgetown 12 12 Bill Walker Bill Walker SG SG 22 22 6-6 6-6 220 220 Kansas State Kansas State $736,420$736,42030 30 R.Wallace R.Wallace FC FC 35 35 6-11 6-11 230 N.Carolina 230 N.Carolina $5,854,000$5,854,00013 13 S.Williams S.Williams PF PF 25 25 6-9 6-9 250 250 Duke Duke $825,497$825,497

LA SITUAZIONE SALRIALE DEL TEAM DEL MASSACHUSETTS

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«E' un episodio che non ha precedenti nella storia dellosport».Parole di Billy Hunter, direttore esecutivo dell'associa-zione giocatori NBA. L’episodio in questione è quelloche ha coinvolto ‘Agent Zero’, vale a dire Gilbert Arenase il suo compagno di squadra ai Wizard Javaris

Crittenton. Un intreccio di basket, armi e gioco d’azzar-do tutto da scoprire. «Conosco le regole, dopo che è nato mio figlio ho decisoche non dovevano più girare pistole per casa e quindi leavevo portate momentaneamente nello spogliatoio perpoi consegnarle alla polizia».

DIDI

AALESSANDROLESSANDRO DELLIDELLI PPAOLIAOLI

‘‘‘‘GGGGuuuunnnnssss aaaannnndddd ZZZZeeeerrrroooossss’’’’

IL CASOFonte foto: http://api.ning.com

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Tutto ha inizio quando la compagna di Arenas da allaluce il piccolo Gilbert junior. Responsabilizzato dall’e-vento, il numero ‘0’ di Washington decide di disfarsidelle armi di cui era in possesso e di ‘nasconderle’ all’in-terno del suo armadietto al Verizon Center.E’ il 10 dicembre e, una settimana più tardi, Arenas con-segnerà le pistole automatiche alla ‘Security’ affermandodi non volerle vedere più.«Non sono il tuo schiavetto».In questo strano processo, la parola passa all’accusa. E’il Washingotn Post a rivelare, attraverso alcune dichia-razioni di Kendrick Long, amico di Crittenton, quantocapitato la vigilia di Natale all’interno dello spogliatoiodei ‘maghi’.Un’atmosfera pesante, un duello degno di un film diSergio Leone. Nessun carillon a scandire il tempo chemanca alla sfida ma solo parole e gesti ‘pesanti’.Arenas, si presenta a muso duro nei confronti diCrittenton ordinandogli di azzerare un debito di gioco.Il play ex Georgia Tech risponde altrettanto duramentecon le parole che avete letto poco sopra, in versione‘clean’ così come riportate dal ‘Post’. Gilbert, ovviamen-te, non ci sta e tira fuori la pistola puntandola contro ilcompagno. La risposta non tarda ad arrivare e ancheJavaris punta la sua arma. Si presenta così uno scenarioda far west.L’arringa accusatoria si conclude con le parole diKendrick Long: «Arenas ci stava andando pesante,Javaris si è solo difes».«L'unico a cui le ho mostrate all'interno dello spoglia-toio è l'addetto alla sicurezza a cui le ho date perché leconsegnasse alla polizia. In realtà tutte quelle pistole miservivano per rapinare banche nel fine settimana».E’ questa la difesa dell’imputato principe Arenas. Unadifesa sfrontata e sicura, sarcastica ma sufficiente?Già una volta Glbert fu fermato per possesso illegale diarma da fuoco. Era il 2003 e vestiva i colori deiWarriors. Si trovava a San Francisco e la sua pistola erastata registrata in Arizona, quindi, la licenza non eravalida per la California.“La legge è uguale per tutti”...L’esatto svolgimento dei fatti è tutto da verificare. Lepene, quindi, non sono ancora definibili con certezza.Arenas e Crittenton potrebbero essere multati e squalifi-cati per un numero imprecisato di partite, visto che ilregolamento proibisce ai giocatori di portare armi siaall'interno delle arene che nelle trasferte di squadra. Le indagini sono ancora aperte. A lavorare sul caso c’è lapolizia metropolitana di Washington. Secondo le leggidello Stato, infatti, il trasporto di armi è concesso soloin alcune limitate ipotesti, quali la registrazione dellestesse oppure l’esercitazione ad un poligono di tiro.Anche l’Fbi e la Nba hanno aperto delle inchieste, volteprincipalmente ad accertare la causa della rissa, la pre-sunta scommessa, in un momento in cui il ricordo delloscandalo-scommesse Donaghy è ancora troppo forte evicino.Insomma, sarà anche cambiato il nome del team, daBullets si è passati ad un più politically correct Wizards,ma il rapporto tra pallottole e giocatori è rimasto intat-Fonte foto: http://futureramblings.files.wordpress.com

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11115555SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

to. D’altronde la storia recente della Nba è ricca di epi-sodi che legano players & guns.Proprio a Washington, l’ex Montepaschi Siena, LonnyBaxter dovette scontare 60 giorni di prigione per aver estratto una pistola calibro 40 a pochi isolatidalla Casa Bianca.Stephan Jackson e Jamal Tinsley non sono soltantoaccomunati dal fatto di aver indossato la maglia deiPacers ma anche dall’essere stati protagonisti di duediverse sparatorie ma entrambe nello stesso Club.Del Mariachi Delonte West lo sanno anche i muri ormai;beccato, a bordo della sua moto, con la custodia dellachitarra piena di pistole e fucili.Nascondiglio diverso ma stesso risultato per SebastianTelfair. L’ex Portaland Trail Blazers nascose la pistoladella fidanzata nel proprio borsone da gara. Qualche

tempo dopo, anche lui decise di far fuoco. Motivo delcontendere una collana preziosa strappata dal suoamico, o forse sarebbe il caso di definirlo ex amico, ilrapper newyorchese ‘Fabolous’, a sua volta armato.Arenas e Crittenton sono in ottima compagnia, dunque.Dai giocatori a centinaia di persone comuni vittimedella mentalità del ghetto e della facilità di armarsi pro-pria degli USA.E’ un problema degli ‘States, quello della diffusionedelle armi, che è sempre più forte ed esplode a tuttilivelli, anche nel dorato mondo della Nba; e allora noiscomodiamo Sheryl Crow che, nel lontano 1996 sensibi-lizzava gli americani sulla questione della vendita dellearmi e suggeriamo l’ascolto di “Love is a good thing”.Magari non servirà ad Arenas e Crittenton, ma agli altriforse si.

Fonte foto: http://blogs.bet.com Fonte foto: http://2.bp.blogspot.com

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Chiuso – forse – il caso Iverson, nel mondo NBA un’altrastar ha attirato i titoli dei giornali. Tracy McGrady, talentopressoché infinito, sarebbe potuto diventare uno dei gioca-tori più dominanti della storia del gioco se solo la sfortunanon lo avesse perseguitato. Ma davvero si è trattato soltantodi sfortuna?

Ormai non più giovanissimo – compirà 31 anni il prossimo24 maggio – McGrady non ha sfruttato le numerose occasio-ni che gli si sono presentate dinanzi per entrare definitiva-mente nell’Olimpo dell’NBA. Curioso, ovviamente, il suorecord negativo di sette partecipazioni ai playoff con altret-tante eliminazioni al primo turno. T-Mac rischia dunque di

DIDI

SSTEFANOTEFANO PPANZAANZA

MMMMccccGGGGrrrraaaaddddyyyy ,,,, eeee oooorrrraaaa????

L’ANALISI

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Fonte foto: http://i.a.cnn.net

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entrare nella storia come uno dei giocatori più perdenti disempre, specialmente in rapporto alla classe sopraffina dicui Madre Natura l’ha dotato.Prima del suo clamoroso trasferimento a Houston, doveavrebbe formato una coppia devastante con Yao Ming,McGrady aveva vinto per due stagioni consecutive la classi-fica dei cannonieri: 32,1 punti di media nel 2003, 28 nel2004. In entrambe le post-season segnò circa 31 punti dimedia, ma non bastarono per assicurare ai suoi Magic ilpassaggio del turno.A Houston la presenza di un altro big come Yao gli avrebbefinalmente permesso di superare perlomeno il primo turnodei playoff e, perché no, puntare anche a qualcosa di più.Ma le cose non sono andate come lui e la dirigenza sperava-no. Trafitti dagli infortuni, specialmente alle due superstar,i Rockets si sono sempre fermati ancora al primo turno. Nel2005 e nel 2007 Houston è arrivata anche a gara 7, ma nonè riuscita a spuntarla. La carriera di T-mac rischiava dun-que di diventare emblematica.Come se non bastasse, gli infortuni hanno condizionato lasua carriera, in modo particolare gli anni in Texas. Nellastagione 2005/06 ha disputato soltanto 47 gare di stagioneregolare. Nel 2007/08 solo 66 match, mentre nella stagionescorsa addirittura 35. I problemi alla schiena hanno pur-troppo martoriato questo ragazzo, che si ritrova adesso inuna situazione alquanto bizzarra, specialmente per un atle-ta che percepisce circa 20 milioni di dollari annui: McGradysi riteneva in grado di giocare già un mese e mezzo fa, mala dirigenza, coach Adelman in testa, esitava a mandarlo incampo, predicando calma e prudenza in quanto la salutedell’ex Magic poteva essere messa nuovamente a repenta-glio in caso di affrettato riutilizzo. Ma era davvero questo ilmotivo? I maligni sostengono che i Rockets, privi ormai di

Yao che tornerà (se tornerà) non prima del 2011, voglianopuntare tutto sulla linea verde, che già sta dando risultatisuperiori alle attese. L’inserimento di McGrady potrebbenon giovare ad una squadra che difficilmente potrebbeauspicare qualcosa di più di un ennesimo primo turno diplayoff, con o senza T-Mac. La situazione ha del paradossale, ma nell’NBA si può vederequesto e molto altro. Finchè un bel giorno, il 15 dicembre,Tracy MacGrady torna in campo contro i Pistons davanti alpubblico amico. Grande ovazione per lui ovviamente, macoach Adelman gli offre soltanto 8 minuti in cui realizzeràcomunque una tripla. Le gare disputate diventano 6 il 23dicembre nella sconfitta di Orlando, ma per T-Mac si trattadell’ultima apparizione in maglia Rockets, perché per i soli-ti problemi interni la dirigenza ha deciso di metterlo daparte, magari sul piatto della bilancia per qualche scambio.Circolavano le voci di un interessamente di Washington chepoteva offrire nientemeno che Gilbert Arenas, prima peròche quest’ultimo andasse a disintegrare la sua dignità pun-tando la pistola contro il suo compagno Crittenton. Loscambio, ovviamente, non s’ha da fare. E intanto ogni mese McGrady va a riscuotere il suo onerosostipendio, pur non facendo parte dei progetti presenti efuturi della società. Di lui rimangono imprese storiche,come i 13 punti in 35 secondi con cui Houston si sbarazzòdegli attoniti Spurs. Momenti di grande basket, di grandeMcGrady. Il bilancio della sua stagione finora narra di 4 W e 2 L conlui in campo, di un triste 3,2 nella casella dei punti segnatidi media, frutto però dei soli 8 minuti a gara nei quali èstato impiegato. Spiccano i 10 punti con 3 assist nella vitto-ria con i Clippers, che però non sono bastati a rinnovare lafiducia della dirigenza verso di lui.

Fonte foto: http://upload.wikimedia.orgFonte foto: http://thebasketballoracle.files.wordpress.comFonte foto: http://sportsnob.files.wordpress.com

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DESAPARECIDOS

squadra post Shawn Kemp, ancora di Gary Payton,con un Rashard Lewis in rampa di lancio e un PatEwing al ballo di commiato. Il coach è PaulWestphal (ora a Sacramento) che verrà spesatodopo 15 partire (6-9), come capo allenatore vienepromosso Nate McMillan. A roster autentici oggettidi culto come Vin Baker, giocatore clamoroso aMilwaukee, ma poco splendente nella “Città dellapioggia” a causa di un rapporto complicato con labottiglia. Nella categoria inarrivabili, DavidWingate, che da anni nella Lega non combinava unamazza, ma che un posto lo trovava sempre grazie aibuoni uffici del suo grande amico “The Glove”. Intesta con il secondo distante anni luce, c’è Pervis

“Never Nervous” Ellison. Prima scelta al draft del 1989 daparte dei Sacramento King. Definibile con un eufemistico “non ha mantenuto le attese”. Tradotto, in lizza con KwameBrown e Michael Olowokandi per peggior prima scelta dellastoria. In squadra anche Olumide Oyedeji, nigeriano di 208,che diciamo così a quei tempi imparava l’arte del centro. Agente del genere non daresti tanto credito e invece di partitene vincono 44 (merito soprattutto di Payton), che oggi baste-rebbero per andare ai playoff in qualunque Conference. Nonallora. Quinto posto nella Pacific e tanti saluti. Torniamo aMason. Gioca e bene per i Sonics nella prima parte di stagio-ne facendo scattare così la convocazione all’All Star Game deiRookie, partecipando al raggelante match Rookie eSophomore. Difesa zero, talento tantissimo, schiacciate pure.Ecco schiacciate. Mason fa domanda per lo Slam DunkContest. Accolta. Alla gara partecipano Baron Davis, CoreyMaggete, DeShawn Stevenson, Jonathan Bender, Stromile

Se la notte del 10 febbraio 2001 aveste chiesto a DesmondMason, dove pensasse di essere tra nove anni, lui avrebberisposto: “Nella Nba, magari con un anello al dito”. Il futuro ècosì luminoso che per vederlo devo mettere gli occhiali dasole. Una massima d’oltreoceano, che allora a Desmond cal-zava a pennello. Il 2001, è il suo anno da rokiee, 17esima scel-ta al draft 2000 per i Seattle Supersonics, dopo il quadriennio(quattro anni al College, adesso sono roba da lacrime agliocchi) a Oklahoma State. Corpo (196 cm) scolpito da Fidia,doti atletiche da far aprire un’indagine per manipolazionegenetica. Un saltatore ammorbante. Difensore di vaglia, inattacco c’è da lavorare al tiro per renderlo una shooting guardd’alto profilo, ma il materiale non manca. Piccola digressione.Nei Sonics d’annata parte dal pino per dare una scossa d’a-drenalina cambiando Brant Barry o Ruben Patterson. E’ la

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Fonte foto: http://media.scout.com

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Swift. Messi in fila, tutti. Il titolo è suo. Il futuro è roseo. Eì ilRe delle schiacciate succedendo nell’albo a Vince Carter.L’anno dopo si ripresenta, ma c’è Jason Richardosn e non sene fa niente. La prima stagione con i Sonics la chiude a 5.9punti in 19 minuti di utilizzo medio. L’anno successivo imiglioramenti sono evidenti: 12,4 e 4.7 rimbalzi in 32 minuti.Record 45-37, si va ai playoff. Primo turno di fuoco contro iSan Antonio Spurs. Una serie bellissima, finisce 3-2 per itexani. Mason fa progressi significativi in attacco, dove allapenetrazione e al gioco in campo aperto aggiunge anche unjumper dalla media interessante. In difesa sale di livello, pren-dendosi cura dei big avversari. La terza stagione è quella deci-siva. Parte in quintetto in ala piccola. Le cifre miglioranoancora (14.1), ma il salto di qualità tanto atteso non arriva.Mason resta troppo dipendente dalla sue doti atletiche. Il tironon migliora, così come la lettura a difesa, mentre il tratta-mento di palla sembra ancora quella di un rokiee. In più aSeattle c’è aria di rinnovamento e il mercato da la possibilitàdi mettere le mani su un certo Ray Allen. A febbraio del 2003,i Sonics impachettano lui e l’uomo franchigia Gary Paytonverso Milwaukee in cambio di “He Got Game”. Con i BucksMason non delude. Chiude la stagione a 14.8 punti e 3.2 rim-balzi con il 47% dal campo e il 29% da tre (career high),mostrando lampi di atletismo debordante. Milwaukee esce alprimo turno con i Nets. Nel 2003-2004 scende complice qual-che infortunio a 14.2. Primo turno di playoff con Detroit.Fuori. Passiamo al 2004-2005, che sarà a tutti gli effetti il suoanno. Desmond (che di secondo nome fa Tremaine), viaggia a17.2 punti di media. Ovvero a un passo da ruolo di stella nelfirmamento Nba. Peccato che come stella nella sua stessasquadra si consacra un certo Michael Redd che conferma iprogressi dell’anno precedente issandosi a 23.4 punti. In esta-te si cambia indirizzo. Con i New Orleans Hornets dell’astronascente Chris Paul le cose vanno bene ma non benissimo.Ruolo da comprimario (10.8 punti il primo anno, 13.7 il

secondo), non da stella. E vai con l’operazione nostalgia. Nel2007-2008 si torna a Milwaukee. Inizia il declino. Da secondo-terzo violino, si passa a specialista difensivo con rara licenzadi tirare (9.7 punti). La squadra è un disastro (26v-56p), e laparte del leone la recitano Redd, Villanueva, Mo Williams eBogut. Meglio andare via. Si fanno avanti gli Oklahoma CityThunder. Doppio revival. Mason torna in Oklahoma dove hagiocato all’’università. Per giunta ai Thunder, ovvero la rein-carnazione dei defunti Seattle Sonics. Ricordate Milwaukee?.Fate peggio. Solo 39 partite giocate, di cui 19 in quintetto.Domina tale Kevin Durant, che sfiga gioca nello stesso ruolo.Per Mason si viaggia a 7.5 punti di media in 27 minuti. Poiarriva l’infortunio al ginocchio e la stagione va a farsi benedi-re. Contratto in scadenza, nell’estate passata. Si fanno avantisolo i Sacramento Kings del suo primo allenatore Nba, PaulWestpaul. La firma arriva su un contratto annuale non garan-tito al minimo salariale (1.8 milioni di dollari). Westpaul lorecluta per le sue doti difensive la capacità di ricoprire più diun ruolo. Per il 32enne texano siamo al canto del cigno. IKings esercitano la clausola del “non garantito” e lo taglianodopo sole 5 gare (2,6 punti in 13.2 minuti), o meglio compar-sate. Westpaul dirà che non è più il giocatore di una volta. Ilnuovo millennio per Mason si era aperto con grandi aspettati-ve. Il decennio si è chiuso da desaparecido. Le ragioni? Tante.Mason è un 1.96 iperatletico che non si è mai trasformatocompiutamente in una guardia o in un’ala piccola, ma è sem-pre rimasto a metà tra i due ruoli. E quando le gambe inizia aperdere colpi, comincia l’inevitabile discesa. Limiti tecnici ecaratteriali lo hanno portato fuori dalla Lega. Una Lega nellaquale credeva di poter recitare un ruolo diverso. Un buon gio-catore come tanti, un grande atleta come pochi, ma non unastella. E in campionato che premia superstar e specialisti, lavia di mezzo non è consigliata. Almeno di non trovare unmentore in panchina che riconosca il tuo indiscutibile talen-to, e che massimizzi le tue qualità all’interno di un sistema.Incompiuto un aggettivo per definirlo. Eppure è difficile pen-sare che nessuna squadra abbia bisogno di Desmond Mason.Il suo esilio in questo momento sembra più volontario cheforzato. Lontano dal basket per ritrovare gli stimoli e lo spirito di unavolta. Lontano per tornare di nuovo a volare come in quellanotte di Febbraio del 2001.

Fonte foto: http://2.bp.blogspot.comFonte foto: http://blogs.seattleweekly.com

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Negli anni 90 l’America era invasa da diverse manie. IRollerblade, le serie Tv (Twin Peaks e X-Files su tutti,Beverly Hills 90210), Blockbusters, McDonald, BillClinton. I visionari della Silycon Valley stavano perfe-zionando quella cosina chiamata Internet, e ovviamenteanche la Nba doveva avere la sua. Nel 1991 inizia perciò che concerne il discorso Titolo Nba, l’era Jordan.L’ascesa dell’uomo che cambiò per sempre l’Nba e ilbasket dal punto di vista socioculturale e sportivo,poneva anche un problema. Come avremmo fatto dopodi lui? Bisognava assolutamente trovare il nuovoMichael Jordan. Era questa la mania dei primi anni 90nella Nba. E come si sa le manie generano sviste clamo-rose. Il draft del 1992 portò alla Lega un’infornata ditalento come se ne vedranno poche in futuro. ShaquilleO’Neal alla uno, poi Zo Mourning, Christian Lettner,Jim Jackson, LaPhonso Ellis, Tom Gugliotta, tutti nelleprime sei. Tra gli altri, Robert Horry all’undicesima,Latrell Sprewell alla 24esima. Subito dopo Horry vienechiamato da USC (University of Southern California),Harold Miner, nato a Ingelwood il 5 maggio del 1971.La scelta è dei Miami Heat, che avevano la necessità diabbinare agli immensi Glen Rice e Steve Smith, un gio-catore da campo aperto con la dinamite al posto dellegambe. Identikit perfetto. Nei tre anni con i Trojansquesta shooting guard di 193 cm di voli e di schiacciatene aveva fatte di memorabili. Come quelle che piazzavaal Roger Park a Inglewood, sfruttando anche il fatto chei canestri fossero più bassi del normale. Ma a 3.00 o3.05 per Miner non faceva differenza. Nelle partite degliHeat il livello di spettacolarità cresce a dismisura ognivolte che mette piede in campo. Lo Slam Dunk Contestdell’All Star Game 1993 è suo. Il numero 32 mette inriga nell’ordine: Clarence Weatherspoon, CedricCeballos, David Benoit, Kenny Smith, Mahmoud Abdul-Rauf, Tim Perry, Shawn Kemp. Qualche buontemponeconia il soprannome “Baby Jordan”, e non perchè alCollege portasse il 23 in onore del suo idolo. C’era chiin lui vedeva il potenziale del campione. L’anno darookie a 10.3 punti, nutrendosi delle briciole lasciate daRice e Smith non era affatto male. Del Jordan primamaniera c’erano le schiacciate e la poca confidenza conil tiro da tre punti (3/9 in 72 partite del 2002-2003),nulla più. I paragoni sono pericoli. Le etichette di più.Se sei Bay Jordan, devi fare il Jordan, non devi esseresolo bravo a schiacciare. Su Miner e in Miner si creanodelle aspettative esagerate. I primi demoni saltano fuorinella seconda stagione in maglia Heat: 10.5 punti inregular season, 8.0 nella serie del primo turno diplayoff perso da Miami 2-3 contro Atlanta. I migliora-menti sono impalbabili. La terza stagione è quella delcrac, ma in senso negativo. Baby Jordan viene criticato

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per il suo modo di giocare, particolarmente per la dife-sa. La media punti scende a 7.6. Si parla di lui ancheper una persona incapace di essere continua nei suoirisultati. Dopo molte discussioni con coach KevinLoughery, prima e con Alvin Gentry poi, in estate vieneceduto ai Cleveland Cavaliers insieme alla seconda scel-ta di Miami del draft 1995, Donny Marshall (da nonconfondere con Donyell Marshall), in cambio dellaseconda scelta dei Cavs, che si materializzerà in GeorgeBanks. L’unica consolazione arriva ancora dallo SlamDunk Contest del 1995, dove si ripresenta per rilanciar-si. Ovviamente vince con maggioranza bulgareggiantedavanti a Shawn Kemp. L’anno con i Cavs è da incubo.Gioca 19 partite (3.2 punti di media), litiga in continua-zione con Mike Fratello, tanto da essere ceduto a sta-gione in corso ai Toronto Raptors in cambio di VictorAlexander, ma lo scambio non si concretizza a causa diun malore di Alexander. Miner rimane quindi aiCavaliers. Nella off season prova a strappare un con-tratto con i Raptors ma viene tagliato durante la pre-season. Senza squadra, giù di morale, si ritira nel 1996 a soli 25anni. La celebrità e la fama che un Baby Jordan dovreb-be avere sono solo un lontano miraggio.Quell’immarcabile uno contro uno è rintracciabile solonelle videocassette d’annata, così come le schiacciateper il quale è diventato famoso. Recentemente BrianShaw (oggi assistente allenatore ai Lakers, in passatocompagno di squadra di Miner), intervistato sull’argo-mento ha fornito una spiegazione illuminante. “ Se iso-lato su un quarto di campo uno contro uno, Harold erapraticamente inarrestabile, con il suo stile da play-ground ti batteva sempre. Lui era solo un grandissimo talento individuale”. Forsese Miner avesse incontrato il D’Antoni dell’epoca Suns,con un sistema “Run and Gun” adesso ne parleremmodiversamente. Ma non è così. Quando si dice entrarenella storia della parte sbagliata. Sentite Jay-Z nel suopezzo Jump it. “I’m the Mike Jordan of the mic recor-din’ Hovi, baby you Kobe, maybe Tracy McGrady,Matter fact you Harold Miner, JR Rider, washed up onmarijuana, Even worse you a Pervis Ellison, You worth-less fella, You aint no athlete, you Shawn Bradley”. Jigga Man per dimostrare la sua grandezza al microfo-no, usa queste metafore defininendosi il MichaelJordan del microfono. Il suo rivale può essere al massi-mo Kobe (la cosa più vicina a Jordan ancora oggi),forse Tracy McGrady, o peggio Harold Miner, chiarosegno di non rispetto, fino a scendere a Ellison eBradley, ovvero il peggio del peggio per lo stile delmaschio afroamericano. Il giorno in cui lo chiamaronoBaby Jordan fu quello della sua fine. Povero Miner.

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A SPASSO NEL TEMPO...Fonte foto: http://media.giantbomb.com

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L’EVENTOVentimila persone che non attendevano altro. Ventimila persone chefino a che non hanno visto alzare la ‘pelata’ del lituano dalla panchinaper dirigersi verso quello che da questa parte dell’oceano chiameremmocubi dei cambi, non hanno smesso di inneggiare il suo nome, nonhanno smesso di pronunciare quella consonante, ‘Z’ che ormai da anni èsinonimo di un solo giocatore: Zydrunas Illgauskas. Non avrà mai vintonulla, non sarà mai stato il centro più devastante di questa Lega, ma ilsenso di appartenenza ed il senso di attaccamento alla maglia, altracosa che si vede - anche se sempre più di rado - principalmente nelVecchio Continente, non sfuggono certo ad un pubblico come quello deiCavs e di Cleveland che ormai a quel nome e a quel cognome ci sonocresciuti (se potete passateci il termine) vista la lunga militanza. Sonotredici, infatti, le primavere dall’ingresso o meglio dalla scelta di quelragazzone altro e grosso che a Kentucky viaggiava con cifre ‘gastrono-miche’ per dirla alla Nino Frassica stratosferiche per essere più profes-sionali, fatte di 26 punti e 19 rimbalzi a partita. Cifre che da quella scel-ta numero 20 del Draft del 1996 non si sono mai più avvicinate al ven-tello se non nella stagione 2002/2003 quando i 17 e passa punti di mediahanno rappresentato il punto più altro a livello realizzativo. Ma i puntirealizzati, non sono mai stati un problema, anche perché nessuno siaspettava che un giocatore uscito alla numero venti dovesse essere l’uo-mo franchigia o quanto meno quello al quale affidarsi per portare avan-ti l’intera squadra. Un comprimario ed un compagno di squadra digrande fattura questo si, ed è sempre stato cosi. Tredici anni di lavoro,di allenamenti di sofferenza per colpa di ginocchia che di anno in annolo hanno limitato dal punto di vista dell’esplosività e pure mai unlamento, mai una parola fuori posto o una richiesta diversa da quella dipoter negoziare la sua permanenza nell’Ohio. Certo non è rimasto apochi spiccioli (11 milioni di presidenti spirati il conto pagato dalla diri-genza dei Cavs nelle tasche del lungo natio di Kaunas ndr), ma il talen-to, nonostante l’età che avanzava di campionato in campionato, erasotto gli occhi di tutti. Quest’anno però ‘The Big Z’ ha avuto il suomomento di gloria, il suo momento per inserire il suo nome definitiva-mente all’interno degli annali della storia dei Cavaliers come franchigiaprofessionista. Il destino ha voluto che uno dei momento più importantidella carriera di Illgauskas sia arrivato nell’anno della relegazione allapanchina per l’arrivo di Shaq per tentare l’ultimo assalto alla coronadella Nba e porla sulla testa di Lebron James. Nell’anno in cui un gioca-tore dal carisma e dalla presenza di Illgauskas si alza a comando delcoach per fare quello per cui in questi 13 anni era chiamato a fare par-tendo dallo starting five. Insomma era dall’inizio di questo campionatoche nell’aria c’era il sentore che quel record, quello legato al numerodelle presenze potesse essere definitivamente raggiunto ed essere maga-ri la ciliegina sulla torta di un’annata che tutti sperano si possa conclu-dere con il Larry O’Brien Trophy tra la mani proprio del lituano. Dopola delusione e primo momento di puro ‘sbotto’ del lungo lituano per nonessere entrato in una sfida contro i Mavericks, suscitando anche la noncontentezza di Lebron che non le mandò a dire al suo coach, pochi gior-ni dopo o meglio il 3 dicembre scorso il fatidico giorno è arrivato. E quisi torna alle tante ‘Z’ pronunciate dai 20.000 della Quiken Loans Arenasche hanno smesso quando a circa 3’ dalla fine del primo quarto si sonoalzati in piedi per rendere omaggio e la giusta standing ovation per illeader in presenza in maglia Cavaliers: 724 presenze e record preceden-te superato appartenente all’attuale Giemme di Cleveland Danny Ferryfermo a quota 723. «Ero davvero contrariato al termine della partitacontro Dallas per non aver messo piede in campo e raggiunto, quindi,prima il traguardo in questione – commenta Illgauskas – So di essere unottimo giocatore e che posso ancora fare e dare delle cose a questogioco e a questa squadra. Ma non voglio andare nei dettagli, anche per-ché quando la notte vado a letto so di avere la coscienza a posto perquello che ho fatto in questi anni. Io amo questa città, amo i miei com-pagni di squadra e li considero come la mia famiglia. Tutti i giorni scen-diamo in campo e ci alleniamo per arrivare a vincere quel titolo chequesta città e questi tifosi meritano e per i quali sono orgoglioso di avergiocato». Parole di stima sono arrivate anche dal patron dei Cavaliers,Gilbert, che ha definito lo stesso Illgauskas come un giocatore ed unmodello da ammirare. Dulcis in fundo a dare il giusto tributo alla cosaecco anche le parole della causa principale del passo indietro di ‘Z’,Shaq O’Neal: «Non lo considero il mio cambio, ma solo un mio compa-gno di squadra».

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Fonte foto: http://upload.wikimedia.org

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LO STUDIO

Il punto più alto della prima parte della stagione. Se pro-prio dovessimo fare un paragone potremmo definire il gior-no di Natale come l’All Star Game dei primi tre mesi di sta-gione regolare, solo che a differenza del weekend di metàfebbraio in campo ci sono le normali squadre e non selezio-ni di ‘stelle’. Insomma il palcoscenico che consacra aglispettatori e ai tifosi l’anno che sta per terminare per poiaspettare due mesi per dare inizio al periodo più caldo dellastagione. Da febbraio in poi ci si prepara per i playoff, adicembre ci si prepara per dare dei segnali, per mettere inmostra le rivalità e perché no, portare a casa qualche milio-ne di spettatori in tutto il mondo che tutto si vogliono per-dere tranne la super sfida natalizia. Già perché sempre disuper sfida si tratta, è sempre stato cosi sin da quando lapartita di Natale ha avuto un seguito più dignitoso. Che poinegli ultimi dieci anni sia diventato una sorta di Lakerscontro il meglio che c’era in circolazione questo è un altropaio di maniche. Sono dieci, infatti, le sfide del 25 dicem-bre per i gialloviola che però non sempre hanno brillato consei sfide perse e solo 4 acuti. Dieci edizioni in cui general-

mente la LA del basket è stata messa contro rivalidell’anno successivo, contro i possibili rivali oppu-re contro squadre con le quali non c’era nessunarivalità, ma per il semplice gusto di vedere Shaq eKobe l’uno contro l’altro. Una tradizione, quest’ul-tima, interrotta solo due volte ovvero quando loShaq alla ricerca di un anello in giro della Nba erapassato da Miami a Phoenix e nell’anno della riva-lità storica con i Celtics dello scorso anno dopoche i biancoverdi avevano spazzato via Kobe ecompagni nelle Finali Nba. Gli spostamenti dell’e-state e la presenza di Shaq al fianco di Lebron,però non potevano non far pendere la bilanciaancora dalla parte di The Big Diesel che sfida ilnumero 24 con ancora una super star al fiancoche prova a salire sul trono con il suo aiuto.Insomma Kobe Vs Lebron o ancora Kobe VS

Sahq? Alla fine è stato un po’ di entrambi per quella cheresterà, ancor di più se i Cleveland dovesse poi vincere l’a-nello, una delle più memorabili partite di Natale della sto-ria, anche se non come quella del 2008 sempre allo StaplesCenter contro Garnett e compagni, ma purtroppo non sipuò avere tutto della vita. ‘Chi si accontenta gode’ cantavaLigabue ed allora accontentiamoci di quanto ammirato il25 dicembre scorso e di tutta una serie di numeri con irecord di questa partita nella partita. 1111 Le apparizioni di Kobe Bryant e Shaquille O’Neal chesono I giocatori con più partite di Natale giocate tra I gio-catori ancora in attività.1133 Il record in termini di numeri di apparizioni in assolutodetenuto da Dolph Schayes e Eael Monroe.6600 Il massimo a livello di punti segnati all’interno di unapartita di Natale detenuto da Bernard King nel 1984 con lamaglia dei Knicks contro i Nets.337777 Il massimo di punti complessivi all’interno di più par-tite di Natale detenuto da Oscar Robertson, segue Bryant aquota 269, terzo O’Neal con 259.4444 Il record di apparizioni per una squadra tenuto daiKnicks con i Lakers che seguono a ruota con 35; 29 perPhiladelphia e Kings, 25 per i Celtics.

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Fonte foto: http://darrylthewriter.files.wordpress.com

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ROOKIE TIMEChissà cosa avrebbe detto il signorNaismith, o come avrebbe reagito un qua-lunque appassionato di basket NBA divecchia data , se, anche solo dieci anni fa,gli avessero detto che nel primo decenniodel ventunesimo secolo ci sarebbero stateprime scelte assolute al draft NBA dinazionalità cinese, australiana o italiana,che una ventisettesima scelta assolutaproveniente dalla Francia avrebbe vintoun titolo di MVP in una finale NBA , cheun lungo spagnolo avrebbe dominato unastella emergente del tonnellaggio diDwight Howard nelle ultime Finals esoprattutto che una giovane ala prove-niente dal medio Oriente, dalla città diYavne, Israele, avrebbe incantato la legapro di Kobe e LeBron, a discapito di coe-tanei ben più quotati e di nazionalità astelle e strisce..probabilmente il profetadel gioco, o chi per lui, avrebbe osservatol’interlocutore con sguardo attonito e nelgiro di pochi secondi avrebbe iniziato asbellicarsi dal ridere fino a non fermarsipiù..ma la realtà attuale è questa, ilbasket ha allargato i propri confini adismisura, estendendosi per lande fino apochi anni fa irragiungibili anche solo colpensiero, accogliendo a sé una promi-scuità di identità e culture che, almenonell’ambito sportivo, fondendosi, portanoad un allargamento degli orizzonti gusta-tivi del telespettatore .Omri Casspi, ventitreesima scelta alprimo giro del draft 2009, rappresental’ulteriore prova di quanto questo sportsia globalizzato e di quanto le barrieresportive americane, notoriamente ostraci-ste verso le scelte “esotiche”, siano defini-tivamente crollate..e sinceramente nonpotrebbe essere altrimenti, considerato ilvalore attuale, non solo potenziale, deigiovincelli in questione. Casspi rappre-senta infatti il continuum naturale di unaserie di giocatori che ,partendo dal leg-gendario Drazen Petrovic, fino ad arriva-re ai vari Stojakovic, Turkoglu e , consen-titemelo, Danilo Gallinari, stanno com-pletamente rivoluzionando le regole nonscritte di questo gioco..giocatori in primisbianchi, di matrice cultural-cestistica nonamericana, non propriamente atleti olim-pionici né per atletismo né tantomeno percompattezza fisica, in grado di prendereletteralmente la squadra sulle spalle neimomenti clou e trascinarla alla vittoria,come non sono in grado di fare, di con-tro, i numerosi superatleti tutto muscolie niente cervello (parliamo sempre diquoziente intellettivo cestistico, nonaltro) ultima generazione.

didi

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Può sembrare avventato l’inserimento dell’ex Maccabi Tel Havivin questo contesto argomentativo, tenendo in conto che siamosolo ai primi 3 mesi dell’avventura , e di ostacoli, chiamatirookie wall o checchessia, ve ne saranno e anche parecchi; mal’occhio vede, e comunica come nemmeno una mente arguta erazionale può fare; chi ha visto giocare l’ “israeliano” sa di cosaè capace il ragazzo e sa che l’elite e lo standard dei campionieuropei poc’anzi citati è assolutamente alla portata.Ventuno anni compiuti il 22 giugno, 2,03 cm per 102 kg, ilnumero 18 dei Sacramento Kings ha letteralmente preso permano la propria franchigia, insieme al coetaneo Tyreke Evans,inizialmente data per spacciata da addetti ai lavori ( e dal sotto-scritto) portandola in zona playoff e proponendola impetuosa-mente come autentica rivelazione della stagione sin qui disputa-ta. Medie di tutto rispetto per un rookie (12,1 punti, 4,3 rimbal-zi e 1,2 assist a gara, in 26 minuti di impiego medio con percen-tuali che girano intorno al 50% dal campo e piu del 40% dall’ar-co dei 3 punti), un carisma alquanto atipico per uno della suaetà e un’ intelligenza cestistica oltre la media sono gli ingredien-ti del background di Casspi, il cui nome già da un paio di sta-gioni figurava sulle liste degli scout NBA. Nato nella città di Holon, ma cresciuto in quel di Yavne, il 22giugno del 1988, il giovane Omri inizia la propria carriera nellegiovanili del Maccabi, con le quali vincerà un titolo statale gio-vanile (dividendo gli impegni con la squadra del proprio liceo),fino ad esordire in prima squadra nel 2006-07, ottenendo il pre-mio di “rivelazione” dell’anno prima e, a distanza di 2 anni il

quarto posto nella FIBA Europe Young Men’s Player of the YearAward (premio al miglior giovane europeo), preceduto solo daGallinari, Rubio e Kouros..in mezzo a tutto ciò un premio disesto uomo dell’anno del campionato israeliano del 2008, lefinali dell’Eurolega sempre in quell’anno, e il titolo statale l’an-no successivo, fino ad arrivare ai giorni nostri, con la scelta deiKings.Dal punto di vista tecnico parliamo di un’ ala molto piu similead un Gallinari che ad uno Stojakovic, considerando non solol’ottima attitudine al tiro dalla media e lunga distanza, maanche delle indiscutibili capacità di attaccare il canestro conuna fulminante partenza in palleggio, supportata da un’ ottimatenuta atletica e capacità di chiudere l’azione anche sotto lapressione difensiva del marcatore, che lo porta spesso a conclu-dere le proprie entrate con canestro e libero aggiuntivo. Attivo arimbalzo (in doppia cifra già 2 volte in regular season), dotatodi buone mani e di una visibile tempra caratteriale, Casspi puòpotenzialmente diventare un giocatore all around come non losono stati i pur ottimi Turkoglu e Stojakovic nel corso di questianni. Considerando che in casa Kings crescono simultaneamente fiordi talenti come il probabile rookie of the year Tyreke Evans, iltalentuoso Kevin Martin, l’atletico Donte Green e i già solidiSpencer Hawes e Jason Thompson, possiamo già immaginarecome nel giro di qualche anno l’Arco Arena tornerà finalmentead infuocarsi come ai bei tempi di zio Vlade, C-Webb eStojakovic, a suon di campanellini, pick ‘n roll e vittorie..

Fonte foto:http://fullcourtpress.kingsconnect.com

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L’ANGOLO TECNICO didi

CCOACHOACH AANTONIONTONIO MMEROLAEROLA

SSEETTTTEE PPRRIINNCCIIPPII DDEELLLL’’AATTTTAACCCCOO1. Penetrazione nella difesa (palleggio o passaggio al post)2. Spacing tra i giocatori3. Movimento di uomini e palla4. Possibilità per chi ha la palla di poterla passare a tutti i compagni5. giusto posizionamento per il rimbalzo d’attacco e per la copertura del contropiede6. possibilità per tutti i giocatori di poter giocare in ogni posizione indipendentemen-te dal ruolo7. Massimizzare il talento individuale

SSPPAACCIINNGG EE PPOOSSIIZZIIOONNII SSUULL CCAAMMPPOOIl giusto spazio tra i giocatori è di circa 4 metri o più tra ognuno di loro. Ciò permettea chi ha lapalla di poter giocare senza facili aiuti o raddoppi. Il triangolo si può formare suentrambi i lati delcampo (diagr. 1).

AALLLLIINNEEAAMMEENNTTOO CCOOLL PPOOSSTT ((LLIINNEE OOFF DDEEPPLLOOYYMMEENNTT))

Uno degli obiettivi dell’attacco è isolare il post per attaccare il proprio difensore. Il concetto chiave al riguardo è arrivare ad averela giusta linea di passaggio tra l’ala ed il post. Con il termine line of deployment intendiamo una linea immaginaria tracciata tra ilpassatore, il post ed il canestro (diagr. 2). Il post deve possedere la tecnica necessaria per poter sempre offrire al compagno unalinea pulita di passaggio (diagr. 3).

TTTTRRRRIIIIAAAANNNNGGGGLLLLEEEE OOOOFFFFFFFFEEEENNNNSSSSEEEE

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22227777SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

MMEETTOODDII PPEERR FFOORRMMAARREE IILL TTRRIIAANNGGOOLLOO LLAATTEERRAALLEE

PPaassssaaggggiioo ““nn.. 11””

Lo chiamiamo passaggio numero 1 perché dopo questo passag-

gio si forma il triangolo:

• dai e vai della guardia (diagr. 4);• inizio in palleggio (diagr. 5);• taglio dell’altra guardia (diagr. 6).

PPAASSSSAAGGGGIIOO AALL PPOOSSTT

Dopo il passaggio al post è il passatore che ha la priorità nellascelta, quindi taglierà per primo. Glialtri si muoveranno di conseguenza. Questi tagli li chiamiamo

tagli split:

• incrocio (diagr. 8)• blocco alto (diagr. 9)• blocco basso (diagr. 10)

PPaassssaaggggiioo ““nn.. 22””

Dopo aver formato il triangolo l’ala che ha la palla può effettuare 4potenziali passaggi chechiamiamo passaggi numero 2. L’ala deve rispettare questa sequenza (diagr. 7):• passaggio al post• passaggio alla punta• passaggio al post sul lato debole che fa flash verso il centro (backdoorstep)• passaggio in angolo

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22228888 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

PPAASSSSAAGGGGIIOO AALLLLAA PPUUNNTTAA

Se il post è marcato l’ala può passare alla punta che sarà un metro (o più) oltre la linea del tiro datre punti (per allargare lo spazio). Le opzioni per la punta saranno:

• passaggio al post –alto/basso- (diagr. 11)TTHHRREEEE--MMEENN GGAAMMEE • passaggio in ala dopo il blocco (diagr. 12)

• palla consegnata in ala dopo il blocco –dribble wave- (diagr. 13)

PPAASSSSAAGGGGIIOO AALL PPOOSSTT SSUULL LLAATTOO DDEEBBOOLLEE ((bbaacckkddoooorr sstteepp))

Se la punta è anticipata il post sul lato debole fa un taglio flash verso lapalla. Appena ricevedall’ala la punta fa un taglio backdoor per ricevere consegnato (diagr. 17).

Se dopo il taglio flash ilpost è anticipato la punta taglia lo stesso scambiandosi di posto (diagr.18). Il post può anchefintare il passaggio consegnato e continuare per il consegnato all’ala chesale dal three-men game(diagr. 19).

• passaggio backdoor per il post sul lato debole (diagr. 14)TTWWOO--MMEENN GGAAMMEE • passaggio sul gomito per il post sul lato debole e letture della difesa (diagr. 15)

• passaggio in ala se il post è marcato sul gomito (diagr. 16)

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22229999SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

OOPPZZIIOONNII SSUULL PPAASSSSAAGGGGIIOO NNUUMMEERROO 11

Dopo il passaggio numero 1 all’ala la guardia può non tagliare in angolosul lato forte, ma sceglieredi uscire dall’altro lato (diagr. 23). L’ala cercherà di passare la palla al

post per poi effettuare untaglio detto solo cut e/o giocare a due con qualsiasi tipo di collaborazionecol post (diagr. 24). Senon riceve va a bloccare per il post sul lato debole o per la punta -taglisplit- (diagr. 25).

PPAASSSSAAGGGGIIOO IINN AANNGGOOLLOOInfine l’ala può passare all’esterno in angolo per poi tagliare in dai e vai con un banana cut mentreil post crea lo spazio per il taglio (diagr. 20). Subito dopo il post corre a fare pick and roll conl’angolo con gli altri che spaziano (diagr. 21 e 22).

Se l’ala non può passare la palla al post può ribaltare alla punta e poisfruttare un blocco cieco delpost che dopo il blocco salterà verso il gomito per un two-men game(diagr. 26).

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AATTTTAACCCCAARREE IILL PPRREESSSSIINNGG

I problemi iniziali con questo attacco riguardano le letture da fare controdifese aggressive. A talriguardo è importante analizzare 2 concetti chiave:• la linea della verità (line of truth)• il momento della verità (moment of truth)La linea della verità è la linea orizzontale immaginaria del difensore sullaguardia con la palla,mentre il momento della verità si verifica quando la guardia in palleggio

arriva a circa un metro dalproprio difensore (diagr. 27). In questo momento tutti i compagni devonolavorare per ricevere lapalla coordinando il proprio movimento con l’arresto in palleggio dellaguardia.Altro concetto chiave è il lag principle: l’altra guardia deve stare circa unmetro dietro la guardiacon la palla e fungere da “valvola di sicurezza” nel caso l’ala sia anticipatacosì da formare iltriangolo sul lato opposto con un blocco cieco per l’ala anticipata (diagr.28).

Stesso principio si potrà applicare sul lato forte con la ricezione dopo il flash del post e poi incrocio o solo cut dopo il backdoor dell’ala (diagr. 31, 32 e 33).

Nel caso anche la guardia sia anticipata si applicherà il blind pig principlecon l’ala sul lato debole che effettuerà un taglio flash verso il centro per il

backdoor della guardia e poi con un three-mengame (diagr. 29 e 30).

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33331111SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

SSPPEECCIIAALL PPLLAAYYSS

All’interno di questo sistema d’attacco basato solo su principi e letturepossono crearsi deimovimenti preordinati finalizzati alla conclusione o perlomeno alla for-

mazione del triangolo sul latoforte:

5 FUORI, da usare per azioni a fine quarto o per mis-match sul portatoredi palla (diagr. 34 e 35)

DDOOPPPPIIAA UUSSCCIITTAA – single/double -, per un tiratore (diagr. 38, 39 e 40)

TTAAGGLLIIOO UUCCLLAA,, per il pick and roll laterale (diagr. 36 e 37)

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33332222 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

OCCHI PUNTATI SU...

NNNNbbbbaaaa ‘‘‘‘ TTTTeeeeaaaammmm bbyy TTeeaamm’’

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OCCHI PUNTATI SU...

NNbbaa ‘‘ TTeeaamm bbbbyyyy TTTTeeeeaaaammmm’’’’

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AAAAtttt llllaaaannnnttttaaaa HHHHaaaawwwwkkkkssssNba ‘Team by Team’

Gli Hawks (21-11) di coach Woodson continuano a mantenere la secondaposizione di Division nonostante tresconfitte consecutive nelle ultime tregare giocate, prima contro Cleveland(due sconfitte) e soprattutto quellapatita davanti al pubblico amico dellaPhilips Arena contro i New YorkKnicks all'overtime. Grande differen-za di rendimento tra quanto mostratoin casa da Atlanta con 12 vittorie esoli 4 stop, ed in trasferta dove le vit-torie sono 9 ma le sconfitte ben 7. Fa ancora discutere la controversasconfitta contro i Cavaliers, patitaanche a causa di un evidente errore di

valutazione arbitrale. Il miglior rea-lizzatore degli Hawks nonostante laflessione dicembrina resta JoeJohnson che viaggia a 21.8 punti dimedia cui somma anche 5 assist apartita, sotto canestro brilla sempre ildominicano Al Horford con 10.1rebounds catturati. Fino al 13 gen-naio calendario fittissimo con 6 parti-te in programma, si inizia con la tra-sferta di Miami, poi doppia in casacon Nets e Boston Celtics, ancorafuori contro Orlando e di nuovoCeltics, infine Washington Wizards incasa.

TUTTI I NUMERI DELLA SQUADRA

DIDI

SSTEFANOTEFANO CCOLAVECCHIAOLAVECCHIA

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33335555SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

MMMMiiiiaaaammmmiiii HHHHeeeeaaaattttNba ‘Team by Team’

TUTTI I NUMERI DELLA SQUADRA

DIDI

DDAVIDEAVIDE MMAMONEAMONE

Gli Heat di quest’anno sono una squadradavvero particolari. Soprattutto nel mese didicembre, si è potuto notare come questoroster abbia chiaro potenziale, ma che trop-po spesso questo venga sprecato malamente.La pesantissima sconfitta con la quale gliuomini di Spolestra hanno chiuso l’anno (-30 contro gli Spurs), addizionata a quellasubita in quel di New Orleans qualche oraprima, mostra la prima faccia degli Heat;troppo Wade-dipendenti, pieni di problemidifensivi e con un’organizzazione offensivamediocre. La larga vittoria sugli IndianaPacers del 27 dicembre e le precedenti pre-stazioni positive contro New York, Utah e,soprattutto Orlando nel derby della Floridaevidenziano, invece, una squadra organizza-ta, non molto competitiva, ma capace di sop-perire alle chiare lacune che il roster propo-ne con ordine e disciplina cestistica.A questo punto, la domanda sorge sponta-nea; quali sono i veri Miami Heat? La rispo-sta è decisamente molto meno immediata.Come detto il potenziale c’è, la squadra haun vero leader nella quale riconoscersi,Wade, autore sin qui dell’ennesima imperialestagione; teoricamente, il roster ha pure unsecondo violino all’altezza, Beasley chenonostante la discontinuità, comunque hapresentato, rispetto alla stagione passata,parecchi miglioramenti sotto tutti gli aspettidel gioco. Manca comunque qualcosa e que-sto qualcosa sarà da ricercare, probabilmen-te, nel mercato dei free-agent, prima delladead-line; attendendo la fine del primo mesedell’anno, che potrà dare delle risposte, spe-cie al termine del tour ad Ovest, sei partiteda disputare tra l’8 e il 16 di febbraio.

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Contro tutti e tutto. Questo verrebbe da direguardando la formazione della Florida omeglio quello che sta capitando alla forma-zione della Florida a livello di infermeria.Praticamente i Magic hanno sempre almenoun giocatore presente all ’interno dellaInjured List per qualche giorno, cosi è statonel corso del mese di dicembre cosi è statonel corso del mese di gennaio. Il nuovoanno, infatti, non è stato per nulla clementenei confronti di Orlando, dal momento chenegli ultimi quattro giorni di gennaio sonoben tre i giocatori che hanno avuto qualchenoia di troppo a livello fisico. Tra quelli cheil gennaio del 2010 l’hanno inaugurato noncerto con il massimo della salute, ci sonoVince Carter, Rashard Lewis e Matt Barnes.Due su tre, poi, sarebbero anche giocatori daquintetto o meglio quelli che dovrebberofare la differenza e guidare la squadra allavittoria in concorso con altri. Senza contareche poi i Magic e Stan Van Gundy hannodovuto fare a meno di Jameer Nelson perperiodi di tempo sparsi qua e la da quando siè alzata la prima palla a due sella stagione,eppure dai un’occhiata al record, dai un’oc-chiata alla sezione ‘standings’ della Nba oanche quella del sito della città della Floridae leggi 24 vittorie e 9 sconfitte. Un recordche fanno dei Magic una delle migliori squa-dra della Lega con un bottino nel mese didicembre da fare davvero impressione: quat-tro solo sconfitte a fronte di ben nove vitto-

33336666 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

OOOOrrrr llllaaaannnnddddoooo MMMMaaaaggggiiiiccccNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

rie e tutto tenendo presente la situazioneinfortuni precedentemente indicata.Cos’altro aggiungere? Beh ovviamente (comese questa fosse la cosa più normale delmondo ndr) la controtendenza al fatto che il‘Superman’ biancoblù, l’uomo franchigia diOrlando non sia più il primo realizzatoredella squadra, visto che per numero di pos-sessi e di tiri il neo arrivato Vince Carter gli èdavanti di qualche segnatura. Diciotto epassa la statistica dell’ex New Jersey Netscon 4,9 rimbalzi e 3,2 assist, a fronte dei 16,9

e 13,3 carambola catturate dal Supermandella Florida. Nell’uno nel l’altro, però conti-nuano ad essere il vero ago della bilancia diquesta squadra, visto che tale ruolo continuaa spettare a Rashard Lewis con l’ex Sonicsche rivolta come un calzino la storia tatticadi Van Gundy. Dulcis in fundo sorprendentela stagione fino a questo momento di RyanAnderson, arrivato ad Orlando con il chiaroruolo di specialista dall’arco, con il biancotiratore che sta viaggiando con 9,7 punti, 3,7rimbalzi ma soprattutto con il 38% da tre.

DIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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CCCChhhhaaaarrrr llllooootttt tttteeee BBBBoooobbbbccccaaaattttssssNba ‘Team by Team’

Ci eravamo lasciati, nello scorsonumero, parlando di una squadradiscontinua, con una buona basedifensiva, ma ancora troppo acerbaper raggiungere dei risultati.Ebbene, ad un mese di distanza,circa, la situazione non è cambiataper nulla. I Bobcats di Brown conti-nuano ad alternare ottime presta-zioni a sconfitte cocenti. Non sitratta, comunque, di nette vittorie odi L pesanti, visto che lo scartomedio non è mai oltre i 10 punti;semplicemente, molto spesso mancalucidità nei possessi decisivi e i variWallace, Felton, Jackson, i 3 leaderdella squadra, prendono decisionisbagliate che incidono, decisamen-te, sul saldo finale W/L. Il gruppo èsicuramente giovane, ma non cosìtanto da spiegare una tale disconti-nuità; vi sono comunque dei gioca-tori presenti già da tempo nell’am-biente NBA, che dovrebbero ritro-varsi in certe situazioni e trascinare,con la propria maturità, gli altri. Parliamo di Boris Diaw e dei tregiocatori già citati sopra; e a questiaggiungiamo Larry Brown, un alle-natore che ha sicuramente datoun’importante impronta difensiva,ma che ancora non è riuscito adinfondere una certa mentalità. Il mese di dicembre si è chiuso,manco a dirlo, con una vittoria euna sconfitta; i l 28, infatti, iBobcats si sono imposti suiMilwaukee Bucks, al termine di unapartita brillante, 94-84, per poicadere due giorni più tardi in queldi Toronto, piegati da una tripla diBargnani a pochi secondi dalla fine. Il mese di gennaio, per Charlotte,sarà sicuramente decisivo per capi-re quanto questa squadra possa lot-tare per un posto nei Playoffs; le 6partite casalinghe consecutive dimetà mese, addizionate al primovero tour ad Ovest, mostrerannoparte del carattere del gruppo.

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DIDI

DDAVIDEAVIDE MMAMONEAMONE

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33338888 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Più che per i risultati, invero scadenti, iWizards (10-21) reduci peraltro daquattro sconfitte di fila, fanno notiziaper la locker room letteralmente infuo-cata. Gilbert Arenas e JavarisCrittenton sarebbero persino arrivati apuntarsi contro armi da fuoco nello

WWWWaaaasssshhhhiiiinnnnggggttttoooonnnn WWWWiiii zzzzaaaarrrrddddssssNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

spogliatoio dopo una lite, episodiosotto indagine non solo dalla poliziadel distretto di Columbia ma anchedalla Nba stessa, che ha precauzional-mente bloccato ogni trade riguardantela franchigia di Washington. Tornandoa vicende propriamente sportive,Washington paga la mancanza di amal-gama del roster, fotografata dalle 12sconfitte casalinghe sino a questopunto della regular season. Il ritorno di

Arenas (22.7 punti a partita più 6.9assist ai compagni) non ha coincisocon un salto di qualità dei Wizards chenon hanno, con ogni evidenza, trovatoneppure una pacifica convivenza traloro. Nelle prossime sei partite in pro-gramma doppio impegno esterno aPhiladelphia e Cleveland, poi OrlandoMagic, New Orleans Hornets e DetroitPistons in casa, infine trasferta inGeorgia per sfidare gli Atlanta Hawks.

DIDI

SSTEFANOTEFANO CCOLAVECCHIAOLAVECCHIA

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33339999SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

DDDDeeeetttt rrrrooooiiii tttt PPPP iiii ssss ttttoooonnnnssssNba ‘Team by Team’

Mese di dicembre da dimenticare perDetroit che fatta eccezione per il matchcon Golden State (pur sofferto) perde

tutte le partite e inguaia la propriasituazione di record, ora sceso a 11-20.I Pistons pagano la carestia di vittorielontani da casa e una squadra che pro-gettata sulla carta questa estate soloadesso può ricominciare a carburare apieno organico. Ben Wallace almenoper il fattore rimbalzi sta tornando, RipHamilton viaggia a 18 di media e BenGordon ha ricominciato a scaldare lamano. In più Jerebko e Villanuevadanno sostanza a un reparto lunghi trai migliori e promettenti, Con questabattuta d'arresto la speranza playoff siallontana e quella che era la sorpresadell'est adesso mostra effettivamente lasua annata di transizione, ma niente èperduto. Il talento di Rodney Stuckey

guida i compagni con lampi di classecristallina e sicuramente trovare corag-gio per la giovane shooting guard deiPistons è importante, dato che con 19punti e quasi 5 assist di media puòrivelarsi come un giocatore completo,che ha mezzi importanti anche per lafase difensiva. Da verificare ancorasarà Will Bynum, l'ex Virtus, dal rendi-mento altalenante ma tutto sommatopositivo. Il ritorno di Tayshun Princedarà un altro giocatore di sostanzanelle rotazioni e curioso sarà da vederequale posizione occuperà sul parquet,dopo i tanti anni tra 2-3 e la passatastagione dove era (con Iverson al fian-co) il play della squadra. Acque melmo-se Pistons, saprete uscirne?

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DIDI

DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

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44440000 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

La bisbetica domata. Squadra tosta se cene è una, ma che se non è in serata perdeanche con i derelitti Clippers. Record di9-22 con ben 5 vittorie arrivate in trasfer-ta, e pensare che di queste nove, ben 4sono arrivate nelle ultime 10 partite.Inversione di marcia?. L'arrivo di theAnswer ha dato maggiore frenesia algioco, maggiore imprevedibilità, e sonoarrivate vittorie prestigiose, come quellaal garden contro i Celtics dopo aver presoanche 17 punti di scarto, grazie al superBrand del finale. Oppure la bella vittoria-con Portland e Sacramento, due squadredell'Ovest in una situazione di back toback, e sicuro due clienti non facili pernessuno (chiedere ai Lakers). Iguodala èil leader di punti e di numeri in questasquadra, il go to guy che risolve le partite

PPPPhhhhiiii llllaaaaddddeeeellllpppphhhhiiiiaaaa 77776666 ’’’’ eeeerrrrssssNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

e fa pentole e coperchi. Thadeus Young èun grande giocatore, forse anche troppoconvinto dei suoi mezzi, ma se ha voglia ese gli viene concesso spazio fa sempre lacosa giusta e porta a casa il bottino perso-nale. The Answer si insinua tra i due con16 di media e 4 assist a notte, un ritornoimportante e anche con numeri impor-tanti, che voglia togliersi qualche altrosassolino dalla scarpa? In più quel granpezzo di giocatore che è Elton Brand,

capace di dominare il verniciato, farepunti e dare concretezza al roster che sulsuo totem si costruisce anche per il futuroe per i suoi giovani. Delusione dell'anno èJason Kapono, incapace di inserirsi e difare alcunchè. Dovrebbe essere il tiratoreprincipe dei momenti decisivi, invecepuntualmente se ci si affida a lui la pallatocca il ferro ed esce e la partita di solitoè persa. Cara vecchia e dolce Phila, mahai ancora un asso nella manica?

DIDI

DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

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44441111SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

TTTToooorrrroooonnnnttttoooo RRRRaaaappppttttoooorrrrssssNba ‘Team by Team’

Dottor Jekyll e Mister Hide della Nba se ce ne una.Una formazione che dovrebbe essere sulla cartauna delle prime della classe o quanto meno diret-tamente dietro a quelle che poi a metà maggio sicontenderanno l’accesso all’atto finale e che invecearranca con un record al di sotto del 50%. Alti ebassi per tutta la stagione, alti e bassi per granparte del tracciato di questa nuova avventura conimpossibilità di capire se i Raptors di quest’annosono o meno la formazione outsider che tutti siaspettavano. Quattro vittorie in 10 partite appenaper aprire il mese di dicembre con numeri noncertamente e propriamente da outsider per poimostrare l’altra faccia della medaglia. Sono 5 levittorie inanellate dai canadesi per chiudere unaltalenante mese di dicembre. Cinque exploit chehanno almeno fatto tirare un sospiro di sollievo acoach Triano al quale, anche se non esplicitamen-te (ma l’11-17 con il quale ha iniziato la striscianon era per niente tranquillizzante ndr) la pancainiziava a surriscaldarsi. Certo guardando il calen-dario delle ultime cinque partite verrebbe da stor-cere un po’ il naso ed essere ancora al quanto diffi-denti dal dire che Toronto abbia trovato la stradagiusta, visto che gli avversari diretti non sono certostati formazioni di alto vertice se si esclude il valo-re assoluto dei New Orleans Hornets tra l’altro bat-tuti all’Air Canada Center. Quello contro ChrisPaul e compagni, infatti, è stato solo ed esclusiva-mente uno dei quattro successi casalinghi deicanadesi che hanno giocato tra il 18 ed il 30 didicembre una sola volta in trasferta ed in casa deiDetroit Pistons guidati da un ottimo AndreaBargnani. Una striscia, quindi, da prendere con lemolle e con non molto entusiasmo, anche se sisale vittorie sono sempre la miglior cura dei malisportivi. Cinque vittorie in fila che hanno conse-gnato alla ribalta dei media canadesi anche ChrisBosh. Colui che per anni è stato l’uomo franchigiae che al termine di questa stagione potrebbe anchenon esserlo più, è stato il miglior marcatore in tredelle cinque vittorie (con il massimo proprio il 30dicembre contro Charlotte a quota 33) e migliorrimbalzista in quattro delle stesse 5 affermazioni(13 il massimo di palloni recuperati sotto le plan-ce) per un fatturato di 19,5 e 11 carambole cattu-rate nello stesso periodo di riferimento. In totaleper l’ex Georgia Tech sono 23,8 e 11,3 rimbalzitotali. Però il problema sembra essere sempre lostesso e cioè nella propria di metà campo. Già per-ché con esclusione della disfatta più per demeritidegli altri, i Pistons, che per meriti dei Raptors con65 punti subiti, la truppa di coach Triano ha conti-nuato a concedere almeno 90 punti agli avversari.Bene quando riesci a mettere il classico tiro in piùin pieno stile Don Nelson, ma quando non ci riescii punti subiti iniziano a pesare ed anche un bel po’sul groppone di Bosh e compagni.AANNDDRREEAA BBAARRGGNNAANNII.. Non il migliore mese per ilMago Andrea Bargnani tanto per usare un eufemi-smo. Il 2009 si chiude con numeri non certamenteparagonabili a quelli a cui il romano ex Benettonaveva abituato i suoi tifosi in Canada e nelBelpaese. Quale la causa? Beh una mano al quan-to fredda da dietro l’arco dei tre punti. Ventottoper cento la statistica da lontano per la prima scel-ta assoluta del 2006 che con qualche canestro sba-gliato di troppo ha visto scendere a 15 la media intutto il mese di dicembre, che a quanto pare nonsembra essere in assoluto il mese preferito dall’ita-

liano (di 16,9 la statistica del solo mese di novem-bre ndr). In calo anche il numero di rimbalzi cat-turati e piccolo passo indietro dopo che l’italianocon gli oltre 6 carambole catturate di media nelmese di novembre, aveva dimostrato di esseremigliorato e non poco in questo fondamentale.Attualmente il computo è sceso a quota 5,8 perallacciata di scarpa nel 2009. Ormai si va verso ilnuovo anno inoltrato e la speranza è che il ‘Mago’possa ritrovare mano dalla distanza e smalto sottoi cristalli.MMAARRCCOO BBEELLIINNEELLLLII.. Continua regolare su quello cheè il filo condutture dall’inizio di stagione, la corsadi Marco Belinelli alla prima vera occasione dagiocatore fondamentale nella Nba. Coach Triano continua ad impiegarlo come rim-piazzo, come partente dalla panchina e come gio-catore di nicchia, come specialista invece che all-around come lo stesso ex Fortitudo si sente dentro

e fuori. Non per fare i soliti italiani, ma le dichiara-zioni di inizio stagione di ‘Beli’ («Sono un giocato-re che rende ad alto livello quando ha la palla inmano») non hanno ancora trovato una piena affer-mazione e non solo per fatto riconducibile al talen-to di San Giovanni in Persiceto. I numeri continuano ad essere quelli di sempreovvero una ventina di minuti a partita, 7,3 punti(cifre che tra la fine del mese di dicembre e l’iniziodi gennaio sono state mantenute solo grazie allaenorme precisione dalla charity line del bologneseche invece ha litigato con il ferro in più di qualcheoccasione spadellando un 5/22 dal campo nelleultime tre partite), 2 rimbalzi e 1,6 assist che resta-no in alcune occasioni delle gemme rare da gusta-re a tutte le ore. Insomma tutto normale, in attesa che il 2010 siaun anno migliore specialmente per l’esterno dellanazionale italiana.

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DIDI

DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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44442222 SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

Natale negativo per i Knicks di D'Antoni,che giocano male, fanno tutto male eregalano solo dispiaceri ai loro tifosi.Ciliegina sulla torta di fine anno la scon-fitta contro i Nets il che è tutto dire.Squadra abulica, cinica, involuta, spessoaffidata all'egoismo di Harrington, e conil folletto Robinson ancora in punizione.Il gallo non canta più come ad inizio sta-gione va a serate e spesso una sua presta-zione positiva coincide con la vittoria.Giù il cappello invece di fronte a sua mae-stà David Lee che piazza doppie-doppie aripetizione e guida i suoi con costanza etalento. E' la vera anima di una squadracapace di raccogliere vittorie solo consquadre in crisi come Chicago e Clippers(tra l'altro senza non soffrire) o controfranchigie falcidiate dagli infortuni e

NNNNeeeewwww YYYYoooorrrrkkkk KKKKnnnniiiicccckkkkssssNba ‘Team by Team’

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ridotte all'osso (charlotte e Portland). Lafilosofia di D'Antoni si è imposta a questogruppo e il 5-5 nelle ultime 10 forse diceanche qualcosa, ma c'è ancora da lavora-re perchè con un 12-20 di record non c'ètroppo per gioire. Detto di Lee e del suoonnipresente contributo, cresce un po'anche Duhon specie in cabina di regia,che regala assist e sa anche trovare la viadel ferro se è in serata. Stabile il duo diWilson Chandler e Jered Jeffries, in cre-

scita, ma destinato probabilmente a cam-biare aria nella prossima estate. Gallinariinvece continua a essere il tiratore da treche solo a tratti fa vedere quelle doti dalpalleggio che incantavano in Italia.Nell'occhio del ciclone, sperando nellavena di gente come Hughes e Harrington ,non certo gli ultimi arrivati, si attende lafine della tempesta del 2010, per arrivarenella prossima stagione a lottare con lebig.

DIDI

DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

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44443333SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

- Parlare di questa squadra divienesempre più complesso. La pochezzatecnica, fisica, psicologica, atletica ementale dei New Jersey Nets si fa, viavia, sempre più imbarazzante.Nonostante tutto ciò, una piccola sod-disfazione è riuscita a prenderselaanche la squadra peggiore della Lega,con la vittoria ai danni dei cugini deiNew York Knicks; un’imposizione sof-ferta, arrivata il 30 dicembre, 104-95.Un successo che ha spezzato l’incante-simo di sconfitte che stava continuan-do ad incombere sulla testa di NewJersey, arrivato a quota 8 consecutiveanche nel mese di dicembre.D’altro canto, però, il 2010 è iniziatoseguendo l’impronta del precedenteanno solare; si è trattata di sconfitta,infatti, 94-85, contro la regina ad Est

NNNNeeeewwww JJJJeeeerrrrsssseeeeyyyy NNNNeeeettttssssNba ‘Team by Team’

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dei Clevelans Cavs. Molto altro non si può dire, di unroster che si dimostra, match dopomatch, sempre più inadatto al livello incui gioca, nonostante la presenza digiocatori di valore come Devin Harris eLopez; specie il secondo, che sta dispu-tando una stagione assolutamentemostruosa. Cosa propone, dunque, ilmese di gennaio?Beh, parlare di calen-dario più o meno facile mi pare inutile,

visto anche l’approccio, quasi sconsola-to, con cui entrano in campo i giocato-ri dei Nets; senza dimenticare, ovvia-mente, che la strategia piuttosto affer-mata dalla dirigenza di New Jersey,oramai, è quella del tanking. Una sceltapiuttosto logica per una stagione d’in-ferno, sinora inconcludente (ben 30sconfitte) e che non potrà dare alcuntipo di soddisfazione, nonostante ilbasso livello ad Est.

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CCCClllleeeevvvveeeellllaaaannnndddd CCCCaaaavvvvaaaa llll iiiieeeerrrrssssNba ‘Team by Team’

In assoluto la miglior formazione in questomomento di tutta la Nba. Al di la dell’oceanosono tanti gli addetti ai lavori, tanti i mediache si sbizzarriscono a mettere assieme classi-fiche o se vogliamo i classici ‘power ranking’ed altrettanti fino a questo momento, per que-sta stagione, nessuno aveva mai messo ilnome della franchigia dell’Ohio al di sopra delquarto posto e dietro a quelle che sono le rivalipiù fondate per arrivare fino alla fine tra Ested Ovest. A quanto pare, però, Lebron haancora una volta girato la ruota e non dellafortuna, e grazie ad una scorpacciata di vitto-rie nelle ultime 10 partite finalmente il prima-to assoluto nelle varie liste tanto amate inAmerica è arrivato inesorabile. Certo è soloquestione di giudizi di addetti ai lavori o soloun tantino di gloria di essere considerati laformazione numero uno in quel determinatomomento, ma il tutto ha avuto una svolta diun certo valore proprio nel giorno di Natale.

Allo Staples Center i Cavs e Lebron Jameshanno dimostrato che questa considerazione,al momento, non è solo frutto di numeri e disette vittorie in 10 partite, ma dimostrazionedi un gruppo che centimetro dopo centimetro,che passo dopo passo, sta dimostrando di tro-vare quella chimica giusta per arrivare fino infondo. Come Greg Popovich, suo maestro ementore, è abitudine anche di Brown mischia-re le carte, provare a vedere nella prima partedi stagione, quella che generalmente si chiudealla pausa dell’All Star Game, per poi puntaresu quello che è stato l’assetto migliore neiprimi quattro mesi di regular season. Il primoesempio lampante? Ovviamente l’inserimentoin quintetto di JJ Hickson che era un po’ spari-to sia di rendimento che di minuti per qualchetempo e rispolverato anche dal punto di vistapsicologico dal timoniere dei Cavs. Ovvio chel’impiego di Hickson va preso con le molli siaperché è una mossa tattica che dura poco piùche una manciata di minuti ed in secondo

luogo perché nella seconda parte ci sarebbe dainserire pur sempre Leon Powe provenientedai box. Ma il gran parte del lavoro sembraessere già stato fatto con i cambiamenti diquintetti ed adeguamenti alle avversarie cosicome è accaduto con i Lakers a Natale. Allostato attuale è Shaquille O’Neal il termine diparagone principale. Due diverse squadre conlui e senza di lui in campo. Due diverseCleveland con quella da corsa che al momentosembra essere quella più devastante per poialternare quella di potenza con The Big Dieselchiamato in Ohio appunto per questo. Per i numeri che hanno determinato granparte delle 24 vittorie e forse anche delle 8sconfitte, bussare alla porta del 23 che gira almomento con 28,9 punti, 7,1 rimbalzi e 7,9assist per un giocatore che sembra aver ‘ruba-to’ il talento di altri giocatori dei tempi addie-tro cosi come accadeva nel film di MichaelJordan, Space Jam.

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E’ stato un mese di dicembre partico-lare per gli uomini di Winny DelNegro. Le ultime 2 vittorie del 2009,contro Indiana il 29 dicembre (104-95)e Detroit il 31 (98-87), di certo non sal-vano una prima parte di stagione gio-cata in maniera mediocre, con moltialti&bassi, nella quale il leader delgruppo, Derrick Rose, non ha fattoquell’upgrade che tutti si aspettavano.I Bulls saranno probabili protagonistidell’ultimo mese e mezzo, visto che, acausa della discontinuità di gran partedegli interpreti principali, probabil-mente si butteranno sul mercato; ciriferiamo a Kirk Hinrich, l’ex KingsSalmons e Luol Deng. Come detto precedentemente, inoltre,lo stesso Rose, imperioso protagonistadei Playoffs 2009, non ha mostrato

CCCChhhhiiiiccccaaaaggggoooo BBBBuuuullll llll ssssNba ‘Team by Team’

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quella costanza di rendimento chetutti, nello staff tecnico dei Bulls, sia s p e t t a v a n o .Il record di 13-17 con il quale è termi-nato un anno 2009 iniziato male, pro-seguito con uno spiraglio di speranza amaggio e finito con una pacata rasse-gnazione alla poca competitività, perora pone i Bulls in zona Playoffs; unaparziale soddisfazione per un ambien-te che forse potrà essere protagonista

verso aprile-maggio solamente a causadella bassa concorrenza ad Est.Anche per Chicago, gennaio è un mesefondamentale, di mezzo tra la primaparte di transizione e quella cheimmette nel periodo più importantedella stagione; anche gli uomini di DelNegro saranno impegnati in un tour ditrasferte importante, che darà indica-zioni fondamentali sul carattere diquesto roster.

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Una squadra, quella di coach Skiles cheaveva iniziato così bene e che, in questomomento, sta attraversando un periododi transizione, nel quale sia i risultati, siail gioco offensivo espresso sono decisa-mente al di sotto della sufficienza.Le 4 sconfitte con le quali Milwaukee hachiuso il mese di dicembre sono la chiaradimostrazione di tutto ciò; i cali diJennings e di Bogut, la discontinuità diMichael Redd hanno complicato le coseai Bucks, che sono usciti sconfitti dalcampo sempre in maniera netta e, talvol-ta, pesante (vedi, ad esempio, il 117-92

MMMMiiii llllwwwwaaaauuuukkkkeeeeeeee BBBBuuuucccckkkkssssNba ‘Team by Team’

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contro gli Orlando Magic). Vista la bassacompetitività della Eastern Conference,però, i Bucks possono permettersicomunque questi cali, senza compromet-tere la lotta per i Playoffs; pur avendo unrecord molto al di sotto del .500, infatti,Milwaukee ha dimostrato di saper starenella zona calda in griglia e l’attuale otta-vo/nono posto permette a questo roster disognare di giocare fino a fine aprile, cosa

che non accade da troppo tempo ormai.Crocevia del mese di gennaio, il tour adOvest di ben 6 partite e, guardando anchea febbraio, si può notare come il giocarein trasferta sarà un fattore assolutamentefondamentale; ancor di più se si conside-ra la pochezza di questa squadra lontanodalle mura amiche (i Bucks hanno chiusoil 2009 con 3 vittorie in 14 partite disputa-te lontano dalle mura amiche, infatti).

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Il finale del 2009, per i Pacers, è statoassolutamente da dimenticare. Sonostate ben otto le sconfitte consecutiveche hanno chiuso il mese del dicem-bre (dal 18, ndr) e per la maggiorecontro squadre dal livello mediocre. Il2010 è iniziato già in maniera miglio-re, vista la vittoria del 2 gennaio aidanni dei Minnesota T’Wolves (122-111 il finale), giunta grazie ad un’otti-ma prova di squadra. Ma si tratta diuna W che non cambia la vita ad unroster che prometteva tanto bene, mache ha incredibilmente deluso leaspettative; nella striscia di 8L conse-

IIIInnnnddddiiiiaaaannnnaaaa PPPPaaaacccceeeerrrrssssNba ‘Team by Team’

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cutive si è potuto notare uno scarsoimpegno da parte dei giocatori, cheaffrontavano i match con troppa leg-gerezza, specie in fase difensiva.Questo si è decisamente ripercossosui risultati, come i numeri afferma-no. Il record di 10-22, con il quale èstato chiuso l’anno e che vale l’ultimoposto della Central Division ad Est, èchiaro segno di come la stagione deiPacers abbia solcato una falsariga

molto diversa da quella che sarebbepotuta essere, visto il potenziale dellamaggior parte degli elementi presentie vista la qualità di alcuni dei giocato-ri. Gennaio rappresenta un mese difficilema non così improponibile, tuttavia;certo è che il piglio con il quale que-sta squadra entra in campo dovrànecessariamente cambiare, per otte-nere risultati concreti.

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La buona stagione dei Blazers (22-13 conquinta posizione in Conference) nonsmette di essere bersagliata dalla sfortu-na. A fermarsi stavolta sono LamarcusAldridge (che finora ha tirato con il 71%

PPPPoooorrrr tttt llll aaaannnndddd TTTTrrrraaaaiiii llllbbbbllllaaaazzzzeeeerrrrssssNba ‘Team by Team’

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da tre punti) con un problema alla cavi-glia accusato durante la vittoriosa perfor-mance contro i Clippers, e Steve Blake,che è finito in ospedale nei giorni diCapodanno per una sospetta polmonite.Sfortuna a parte Portland continua a sor-prendere per la capacità di bypassareogni assenza e trovare nuove energie:negli ultimi sei incontri disputati 5 suc-cessi ed un'unica sconfitta a Philadelphia.

Se l'infermeria non accenna minimamen-te a svuotarsi, il calendario sembra poteressere favorevole ai Blazers, che dopo latrasferta allo Staples Center per affronta-re i Clippers giocheranno cinque partiteconsecutive in casa contro Memphis,Lakers, Cavaliers, Milwaukee Bucks eOrlando Magic. Leader indiscusso dellasquadra sempre Brandon Roy con 23.3punti e 5 assist di media a partita.

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DDDDaaaa llll llllaaaassss MMMMaaaavvvveeeerrrr iiiicccckkkkssssNba ‘Team by Team’

Buon momento per i DallasMavericks (23-10) che con quattrosuccessi nelle ultime sei garedisputate hanno conquistato il

secondo posto nella WesternConference preceduti solo daiLakers detentori dell'anello. Dirk Nowitzki, dato da troppi com-mentatori come un atleta già inparabola discendente alla finedegli scorsi playoff, sta trascinan-do i suoi con 25 punti di media aserata, rilevante anche il dato del-l'altro vecchietto dei Mavs, JasonKidd, che sforna 8.9 assist a parti-ta. L'ingresso di Barea in quintettobase ha portato benefici alla circo-lazione di palla di Dallas e tutto

lascia presagire che, nonostante ilritorno dall'infortunio di JoshHoward, coach Carlisle non cam-bierà per ora la composizionedello starting five. Smentite anche le voci che voleva-no i texani interessati a rafforzareil roster con l' acquisizione diTracy McGrady dai Rockets.Prossime 5 gare particolarmenteimpegnative con un doppio impe-gno contro i Lakers inframezzatodalle partite con Pistons, SanAntonio Spurs ed Utah Jazz.

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Questi Houston Rockets sorprendono sem-pre di più; si, perché gli uomini di Adelmanvenivano considerati, ad inizio stagione,come una squadra da lottery. Falcidiata perl’ennesima volta dagli infortuni di YaoMing e Tracy McGrady (ora ripresosi lenta-mente ma in dichiarata partenza), Houstonsta giocando ugualmente un basket pulito,lineare, semplice ed efficace. Il record di20-13, con il quale i razzi hanno chiuso il2009 è più che soddisfacente per tutto l’am-biente; si tratta di una squadra che sa gio-care a basket insieme, che non si arrendedavvero mai e che disputa ogni partita conattributi e voglia. Un mix di puro talento

HHHHoooouuuussssttttoooonnnn RRRRoooocccckkkkeeeettttssssNba ‘Team by Team’

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(Aaron Brooks e e Lowry su tutti), atleti-smo (Trevor Ariza e Landry) e QI cestisticoelevato (Battier e Scola), che sta dando otti-mi risultati, anche se non con le “Big”. Datialla mano, le ultime sconfitte di Houstonsono arrivate con Denver, Orlando eCleveland; segno di come i Rockets faccia-no fatica ad imporsi con le grandi. Solocontro i Mavs, attualmente secondi adOvest, Houston si esalta sempre. A confer-ma di ciò, la brillante prestazione con laquale si è concluso l’anno solare 2009; una

W, 97-94, arrivata al termine di una partitaperfettamente gestita per tutti i 48’ e che havisto Brooks grandioso protagonista. Percoach Adelman ed i suoi si prospetta ungennaio importante, non tanto per il quo-ziente di difficoltà dei match che il calenda-rio propone, quanto per un fatto psicologi-co; dare continuità di rendimento, per que-sti Rockets, significherebbe porsi tra legrandi ad Ovest, e quindi, migliorare la giàpiù che discreta settima piazza in grigliaPlayoffs.

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Gli uomini di Gregg Popovich hanno final-mente ingranato la marcia. Quattro vitto-rie consecutive per chiudere un 2009 trop-po privo di soddisfazioni e 7 delle ultime 9portate a casa. Dopo un lungo e complessomese di novembre e un dicembre iniziatomale, Duncan e compagni hanno dato unasvolta alla propria stagione, vincendo conmolta serenità e mantenendo un totalecontrollo mentale e psicologica sulle parti-te. Insomma, il ritorno dei vecchi Spurs,quelli di una dinastia non ancora comple-tamente chiusa, che vuole provare a vince-re in questo 2010.L’inserimento di Richard Jefferson neglischemi e nell’ambiente nero-argento pro-segue bene; l’ex Nets pare stia trovando

SSSSaaaannnn AAAAnnnnttttoooonnnniiiioooo SSSSppppuuuurrrrssssNba ‘Team by Team’

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una propria dimensione cestistica e sem-bra abbia capito quando può forzare eprendersi responsabilità e quando no. TimDuncan, invece, sta proseguendo a marcealterne, amministrandosi quando e dovepuò, senza mai far mancare, comunque, ilproprio contributo alla causa; ManuGinobili, invece, la cui continuità ed esplo-sività è chiaramente diminuita a causadegli innumerevoli infortuni degli ultimianni, sta dando segni di ripresa dopo un

mese di novembre molto difficile e e la tri-pla-doppia sfiorata nel match vinto controi Minnesota T’Wolves (vinto 95-78, il 29dicembre) è uno dei segni della sua ripre-sa. Gli Spurs stanno fronteggiando unmese di gennaio difficile ma non impossi-bile; il primo incontro stagionale con i LosAngeles Lakers e le 4 trasferte consecutivetra il 13 e il 18 sono i punti più caldi di unaparte della stagione che ci farà capiremolto di questa squadra.

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Gli Hornets (15-16) si confermano squa-dra dai due volti: praticamente infallibilein casa con un record di 13-3 e una cata-strofe in trasferta dove hanno ottenuto

NNNNeeeewwww OOOOrrrr lllleeeeaaaannnnssss HHHHoooorrrrnnnneeeettttssssNba ‘Team by Team’

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solamente 2 successi a fronte di 13 scon-fitte. Non bastano i numeri strepitosi di ChrisPaul (20.4 punti con il 46% da tre punticui aggiunge 10.5 assist e 2 steals a parti-ta) a dare continuità di rendimento a NewOrleans (che naviga appena in undicesi-ma posizione di conference) la cui situa-zione è aggravata dalla precarietà finan-ziaria del team. Si fanno sempre più insistenti le vocisecondo le quali gli Hornets saranno

costretti entro la scadenza del 18 febbraioa cedere David West in modo da restare aldi sotto della soglia della luxury tax,intanto la trade per Devin Brown con iMinnesota Timberwolves pare essersidefinitivamente arenata. Prossime cinque gare che si prospettanoin salita per gli Hornets dato che benquattro sono in esterna: Utah edOklahoma City, match interno con i NewJersey Nets, poi Wizards e Philadelphia76ers per chiudere il ciclo di trasferte.

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Tre successi consecutivi (cinque le vit-torie negli ultimi sei incontri disputati)in cui spiccano le vittorie in esternacontro i Pacers e il 128-103 rifilato adomicilio ai Phoenix Suns hanno ripor-tato i Grizzlies (16-16) a quota .500 ed

MMMMeeeemmmmpppphhhhiiii ssss GGGGrrrr iiii zzzz zzzz llll iiii eeeessssNba ‘Team by Team’

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in decima posizione assoluta nellaWestern Conference appena davantiagli Hornets. Soprendente la soliditàmostrata da alcuni elementi del rosterGrizzlies, su tutti Zach Randolph cheviaggia a 20.2 punti e 11.4 rimbalzi apartita. Dall'infermeria arriva qualchegrattacapo per Rudy Gay (20.8 punti dimedia) costretto a fare i conti con unproblema alla caviglia sinistra; sul ver-sante delle trade il team ha negoziato la

risoluzione del contratto con MarkoJaric (mai impiegato sin qui in stagio-ne) che si è accasato al Real Madrid,mentre dopo un iniziale interesse perVon Wafer, la trattativa è stata lasciatacadere dalle parti anche per l'inseri-mento degli Houston Rockets. Ancoradue trasferte a Portland e sul parquetdei Jazz prima di ospitare di nuovoUtah in casa e gli impegni con Bobcats,Clippers e Timberwolves

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DDDDeeeennnnvvvveeeerrrr NNNNuuuuggggggggeeeettttssssNba ‘Team by Team’

Dieci giorni di fine dicembre che hannodefinitivamente messo in chiaro chi è ilbraccio armato e chi la mente, chi l’agodella bilancia, chi è il giocatore chiave diquesti Denver Nuggets. Per il primo laparte dedicata alle ‘Stats’ di qualsiasi tipodi sito che riguardi il mondo della palla-canestro a stelle e strisce e nello specificodei Denver Nuggets non necessita di trop-pe indicazioni o di troppe presentazioni.La mano più rovente in Colorado e anchedi tutta la Nba resta quella di Carmelo

Anthony. L’ex Syracuse, infatti, continuanel suo momento d’oro dal punto di vistarealizzativo restando al di sopra dei 30punti di media per quella che sembraessere la stagione del primo titolo perso-nale di ‘Melo’ ovvero quello che per tantianni è stato di Allen Iverson. Ma a quantoapre i 30 a ‘botta’ di Anthony sembranonon bastare o meglio non sono tanto utilialla causa dei Nuggets quanto la presenzain campo di colui che poi dal suo arrivonella città natale ha girato il tutto comeuna frittata. Ovviamente anche in questocaso non c’è bisogno di nessuna presenta-zione e di nessuna indicazione dalmomento che il nome ed il cognome èquello di Chauncey Billups. Una sola pre-senza in dieci giorni, quelli che hannochiuso il mese di dicembre ed il 2009della truppa di coach George Karl chehanno incassato un sonoro 1-6 in terminidi record che ha fatto accendere più di uncampanello di allarme tra le montagnerocciose del Colorado. La vittoria controgli Hawks, arrivata tra l’altro proprio

senza Billups, sembrava aver gettatoacqua sul fuoco, prima però della rafficagiunta e coincisa con il mini rientro aNatale nella sconfitta contro i Blazers (10punti ma 20’ di impiego ndr) e proseguirecon le altre due in fila del 27 e del 28 con-tro Dallas e Sacramento, con quest’ultimache desta più di qualche perplessità. Unamancanza di ossigeno che fanno diDenver una squadra che più che Carmelodipendente (tra l’altro anche Anthony nonè stato esente da qualche giorno ai boxper problemi vari ndr) è Billups dipen-dente. Se poi a tutto questo ci aggiungia-mo il discorso lunghi e la mancanza ditalento puro e in grado di girare l’inerziae spostare gli equilibri di una franchigia,come il duo Anthony-Billups, allora ilquadro generale e il piccolo momento didefaillance è presto spiegato. Insommaper mantenere inalterato il ruolo di anti-Lakers i Nuggets hanno bisogno delmosaico al completo, altrimenti i playoffsaranno solo vetrina senza nessuna vel-leità.

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PPPPhhhhooooeeeennnniiii xxxx SSSSuuuunnnnssssNba ‘Team by Team’

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Un mese di dicembre che definire disastro-so e al di sotto delle aspettative è dire vera-mente poco. Dopo aver brillato come cosicome il sole nella bella stagione in isole tro-picali, tra l’altro cosi come dimostra ancheil logo della formazione dell’Arizona, il cielodi Phoenix è diventato un ammasso di nubinere come la notte. Nubi che hanno portatonove sconfitte, nove stop che stridono comela più classica delle unghiate su di una lava-gna con il 14-3 di inizio stagione. Sette levittorie ed un record generale che si è prati-

camente quasi livellato. Un calo di tensione? Un calo fisico? (intanti nel periodo dell’accelerazione inizialenon avrebbero scommesso che i Suns sareb-bero arrivati fino in fondo con quel ritmondr). Come al solito nessuno lo saprà mai,quello che invece che si sa è che il mese piùpesante di questo campionato è ormai allespalle cosi come un inizio di stagione cheaveva riportato in auge, per un momento, ilnome ed il bel gioco della Phoenix di qual-che tempo fa.

DIDI

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I Bad boys sono arrivati. Da squadramaterasso della passata stagione a squa-dra che mette paura a chiunque. Una stri-sci vincente sotto natale impressionante.Arrivano le sconfitte solo fuori casa conLakers e Rockets, poi solo vittorie,Phoenix, Charlotte, Nets e Washingtoncadono al cospetto di Durant e soci. Chebella squadra, giovane, dal gioco frizzanteche cresce di anno in anno e regala gioieagli ex tifosi dei sonics. Tante le "stelle" sulpiatto. KD è probabilmente il giocatorepiù straordinario: senza un ruolo definito,sa fare tutto, attacco, passaggio e difesa etutto alla perfezione: 30 punti di media, 7rimbalzi e 3 assist per un leader dentro efuori dal campo. Il "35" in maglia bian-coazzurra è arrivato finalmente alla suaconsacrazione Nba e scriverà ben presto ilsuo nome nel ristretto circolo dei magnifi-ci. Chissà che con un innesto l'anno pros-simo questa squadra non possa arrivarealle grandi. James Harden è sicuramenteil rookie più apprezzato di quelli che nonsi chiamano Jennings o Grant; se leggete isuoi numeri non vi stupiranno, ma seavete l'opportunità di vederlo in partita èqualcosa di assolutamente incredibile.Tutto lavoro oscuro, deflection, aiuti

OOOOkkkk llllaaaahhhhoooommmmaaaa CCCCiiii tttt yyyy TTTThhhhuuuunnnnddddeeeerrrrNba ‘Team by Team’

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difensivi, passaggi smarcanti e grande let-tura di gioco che per un rookie è cosa dif-ficile: segnatevi questo nome arriverà inalto. E poi che dire del duo Westbrook -Green, un mix per i due di genio e sregola-tezza, ancora contenuto in un'età moltobassa, che garantisce punti e assist per ilpiccolo da Ucla, e punti e rimbalzi (non-chè atletismo) per il giocatore al 4^ annotra i pro. In mezzo alla banda di rookie esophomore o giù di lì, si insinua NenadKrstic giocatore dimenticato dai Nets e

che dal suo arrivo ai Thunder ha fattobenissimo guadagnandosi spazio e nume-ri. Poi completano il roster due giocatorimolto bravi, che in una squadra senzaambizioni possono fare bene: Sefolosha,ex Biella, che sa fare buone cose nei minu-ti concessigli e credeteci, interesserà amolti, e poi il grande Shaun Livingstonche ancora alla ricerca della forma perfet-ta, prova a dare il suo contributo. Il recorddice 17-14 (9-7 on the road!) quindi attentia non essere colpiti dalle saette.

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UTAH JAZZ – Gli uomini di Jerry Sloanhanno terminato l’anno con uno dei mesi piùdifficili per loro, calendario alla mano. Sì,perché le 7 trasferte nelle ultime 8 partiterappresentano un importante punto di riferi-mento per capire che tipo di squadra posso-no rappresentare gli Utah Jazz versione2009/10. Ebbene, le indicazioni non sono totalmentepositive, perché parlano di una squadra trop-po, troppo discontinua, che nella competiti-va Western Conference fatica addirittura araggiungere i Playoffs. Il roster è lo stesso

UUUUttttaaaahhhh JJJJaaaazzzz zzzzNba ‘Team by Team’

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dei tempi d’oro, nei quali la squadra di SaltLake City si giocava le WFC contro i SanAntonio Spurs; la differenza, però, sta nellamentalità e nell’approccio con cui i Jazzaffrontano le partite. Alcune delle sconfitte del mese di dicembresono stupide per come si sono verificate, per-ché arrivate contro squadre decisamentemediocri e sicuramente battibili. L’anno2009 non si è concluso benissimo per gliuomoni di Sloan; il match contro gliOklahoma City Thunder, infatti, si è conclu-

so con una sconfitta, molto tirata, decisa daun canestro di Kevin Durant. Si trattava diuna partita particolarmente importante,visto che i Jazz, al momento, si contendonoproprio con Oklahoma City l’ottava ed ulti-ma piazza ad Ovest per i Playoffs. Il mese di gennaio sarà caratterizzato dainnumerevoli match casalinghi, che dovreb-bero, in linea di massima, migliorare un po’il record di questo gruppo, che storicamente,concentra gran parte delle proprie fortunenelle partite giocate tra le mura amiche.

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Almeno in chiusura di 2009 un piccolissimo sorri-so ed una piccolissima soddisfazione è quantomeno arrivata. Cinque vittorie nel mese di dicem-bre dopo averne messo assieme appena due dall’o-pening day contro i New Jersey Nets (tra l’altroproprio i Timberwolves furono la formazione chediede il là alla striscia più lunga di sconfitte dellafranchigia del New Jersey ndr). Quattro successi dicui due contro gli Utah Jazz in quelli che potrem-mo definire dei veri e propri exploit. Sacramento,ancora i Nets e l’ultima in termini temporali, quel-la del giorno di Santo Stefano con i controversiWashington Wizards. Alla fine il computo totaleed il record dei ‘lupi’ del freddo stato delMinnesota dice appena sette successi e 26 sconfit-te e all’orizzonte ancora una stagione deludente equanto meno fallimentare dopo i brevi momenti difasto del ‘regno’ Garnett. La peggior stagione dellafranchigia, la scorsa, a quanto pare non è riuscitaa portare quel pizzico di sprint e talento in più perrovesciare la questione cosi come per esempio ècapitato ad altre formazioni. Johnny Flynn, infatti,l’unico rookie di un certo valore e di un certo spes-sore (l’altro Ricky Rubio è in Europa a spiegar‘baloncesto’ in maglia blaugrana ndr). Tra l’altroper l’ex Syracuse non è mai stato un problemamettere punti a bersaglio cosi come ha sempredimostrato nella sua carriera universitaria. E aMinnesota, dove certo nessuno si aspettava chepotesse rivoltare la squadra come un calzinoimmediatamente e subito (anche perché non ècerto suo il ruolo di uomo franchigia ndr) il picco-lo grande uomo ex ‘Orange’ sta viaggiando a cifreniente male con 14,2 punti, 4 assist e 2 rimbalzi dimedia piazzando il suo nome immediatamente

MMMMiiiinnnnnnnneeeessssoooottttaaaa TTTT ’’’’WWWWoooollll vvvveeeessssNba ‘Team by Team’

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dietro alle due colonne portanti di questa squadrain senso tattico e dal punto di vista societarioanche della franchigia: Al Jefferson e Kevin Love.L’ex Boston è il miglior realizzatore della squadraed il secondo miglior rimbalzista con 17,3 puntisegnati e 9 spaulding tondi catturati nelle tonnaredei vari campi Nba. Meglio di lui solo il figlio d’ar-te, altro pezzo pregiato proveniente dal Draft nondi quest’anno ma di due anni fa. Sono 12,7 i pallo-ni recuperati dalla spazzatura per Kevin Love cheuniti ai 15 di una mano fatata dalla media e vicinoa canestro, ne fanno uno dei migliori giocatori di

doppia-doppia dell’intera Nba. Terzetto, quest’ulti-mo, dietro al quale ci sono solo altri due giocatoriin doppia cifra e cioè Corey Brewer (12,1 e 4 assiste una delle note positive di tutta la baracca ndr) eRyan Gomes che scollina al di sopra degli 11 asera con 5 rimbalzi. Dopo di che una sorta di terre-no altalenante che va dagli 8,1 e 2,9 assist di undeludente Ramon Session che dopo la vetrina aiBucks e dopo il contratto trovato in Minnesota,sembra aver rimesso in faretra arco e frecce, finoad arrivare ai 3,8 di Nathan Jawai per quantoriguarda giocatori con minimo 24 partite.

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DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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55559999SSSSTTTTAAAARRRRSSSS ‘‘‘‘NNNN’’’’ SSSSTTTTRRRRIIIIPPPPEEEESSSS

I Campioni NBA in carica hanno conclusol’anno in maniera traballante e iniziato il2010 seguendo la medesima falsariga. Sinoal match di Natale, la stagione gialloviolaproseguiva con una qual certa tranquillità;10 vittorie su 11 partite disputate nel mese didicembre. Ma la cocente e meritata sconfittacontro i Cleveland Cavaliers del 25 dicembreha dato inizio ad un momento difficile, ilprimo stagionale; da allora, tre vittorie lotta-te fino alla fine e una pesante sconfitta inquel di Phoenix. La fortuna dei Lakers, però,si chiama, come sempre, Kobe Bryant; sì,perché il n° 24 gialloviola è stato decisivo sianella vittoria a Sacramento del 26 dicembre(secondo Overtime spaziale per lui), sia nel-l’ultimo match dell’anno 2009 contro iWarriors (44 punti e 11 assist); senza dimen-ticare che, piccolo particolare, nella primapartita del nuovo anno solare, con un incre-dibile buzzer beater, il terzo in un mese(dopo Miami e Milwaukee), ha deciso il

LLLLoooossss AAAAnnnnggggeeeelllleeeessss LLLLaaaakkkkeeeerrrrssssNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

match casalingo contro Sacramento (W 109-108, l ’1 gennaio). Un giocatore che hamostrato di aver raggiunto una maturitàcestistica, una serenità e un’incredibile con-sapevolezza nei propri mezzi che mai avevaavuto prima. Un leader che ha dovuto guida-re una squadra priva di Ron Artest nelle ulti-me 4 partite, a causa di una lieve commozio-ne cerebrale. Oltre a Kobe, il periodo fatto dialti&bassi, non propone tanti altri nomi daricordare, vista la discontinuità di Gasol, i

peggioramenti di Bynum, l’apatia di Odom ela poca incisività di una panchina che dovrà,necessariamente, essere rafforzata primadella dead-line.Gennaio rappresenta per i Lakers, il mesecrocevia della Regular Season 2009/2010; atestimoniarlo, il re-make delle ultime Finals,contro i Magic, il giorno 18 ma, soprattutto,il lungo tour ad est, nel quale i gialloviolaincontreranno Cleveland e Boston e con ilquale si chiuderà il mese.

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DDAVIDEAVIDE MMAMONEAMONE

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Miracolo di Natale allo Staples Center:quando a pochi secondi dalla fine delmatch con i Celtics, avanti di due, RajonRondo andava in lunetta, in molti suglispalti pensavano che era stata solo unagrande partita dei losangelini, una grandeprestazione contro una franchigia di valo-re indiscusso; ma lo 0/2 del playmaker inmaglia verde e la magia di Baron Davissulla sirena, hanno regalato una insperatavittoria alla squadra più sfortunata dellacittà degli angeli. E' un periodo tuttosommato buono per i Clippers che con illoro record di 13-18 li colloca a metàdella Western Conference, in mezzo atutte quelle buone squadre che voglionofarsi notare. Il valore assoluto Kaman,che ne piazza 20 a serata, l'efficienza arimbalzo di Camby, e l'estro del "Barone"sono le armi tattiche di un gruppo che hain Gordon e Thornton le speranze per ilfuturo e ancora vuole aspettare il suorookie Blake Griffin da tempo ai box perinfortunio. Difficile trovare una colloca-zione per questa squadra, che in casa faconto pari (8-8) mentre fuori spesso nonriesce a trovare il bandolo della matassa.Le belle vittorie con Washington e

LLLLoooossss AAAAnnnnggggeeeelllleeeessss CCCCllll iiiippppppppeeeerrrrssssNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

Philadelphia fanno sperare in positivo, ese dovesse arrivare qualche altro colpac-cio inaspettato contro una delle Big allorala situazione per i rossoblu potrebbediventare interessante. Molto dipenderàanche dalle percentuali di chi completaquesto roster, come i vari Rasual Butler eRicky Davis. Sarà sicuramente la leader-ship di Baron Davis a dover guidare que-sta squadra, con l'ex playmaker di GoldenState che sta in questa stagione mettendoda parte le questioni personali e sta ini-

ziando a smanazzare assist per far saliredi colpi questa squadra. Probabilmentecon soli 7/8 giocatori questa squadra nonpotrà reggere le 82 partite e potrebberisentire con l'incedere della stagione esoprattutto nei BAck to Back.Innanzitutto poi alle spalle del citatoDavis non è che ci sia grande scelta incabina di regia, con il "buon" Telfair chemai ha raggiunto high in carriera.Attendendo Blake, questi Clippers, perora ci vogliono ancora credere.

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DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

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A quanto pare la fortuna sembra girare anchedalla parte della franchigia della capitale dellaCalifornia. Dopo gli anni d’oro dell’era Maloof,quelli per intenderci dei primi anni del nuovomillennio e la sfida diretta con i Lakers diBryant ed O’Neal, sembra che i Kings potrebbe-ro tornare ad essere anche un qualcosa di inte-ressante all ’interno del panorama Nba.Nell’immediato? Assolutamente no (anche sepersino questa dichiarazione va presa con tuttele dovute cautele del caso, vedi la sfida persasolo ed esclusivamente al supplementare con iCleveland Cavaliers e la sfida vinta contro i cam-pioni in carica dei Los Angeles Lakers alle qualisi aggiunge un record appena sotto il 50% di vit-torie al momento di scrivere con 13 vittorie e 16sconfitte ndr). Se la lente di ingrandimento,però, si sposta un tantino più avanti e con ilpiano temporale della ‘Delorian’ dei Maloof spo-stato in avanti e nella Nba del futuro allora tuttocambia prospettiva e cambia visione. L’età è ilprimo elemento importante di tutto quello dicui stiamo parlando, anche se non l’unico ingre-diente della ricette speciale Kings. Il talento.Ecco questo si che è l’ingrediente segreto, que-sto si che è un qualcosa che di il giemme Petriedi volta in volta ha messo in tasca sfruttando almeglio quelle che erano le opportunità che l’ur-na con le palline di luglio gli ha offerto nel vorsodegli anni. Non ultima, anzi, quella dello scorsoluglio quando la sorte ha permesso ai california-ni di mettere le mani su di un giocatore del cali-bro di Tyrek Evans. E’ lui al momento l’uomosimbolo di Sacramento senza l’infortunatoKevin Martin. E’ lui che di punto in biancosenza il leader del gruppo ha deciso che eragiunto il momento di mettere qualche puntinosulle ‘i’ in casa Kings prendendosi responsabilitàe posto in squadra. Al momento di mettere nerosu bianco sono 20,3 ad allacciata di scarpa perl’ex Memphis. Venti punti a partita che ne fannoil miglior marcatore della formazione della

SSSSaaaaccccrrrraaaammmmeeeennnnttttoooo KKKKiiiinnnnggggssssNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

California anche se poi virtualmente i 30 a serenelle 5 uscite di Martin non gli permettono difesteggiare il primato assoluto in termini praticima solo virtuali. Una mano docile come un pianista e qualcunopotrebbe anche pensare che il tutto potrebbeanche bastare per farne il primissimo candidatoal trofeo ‘Rookie Of The Year’ ed invece no. Loscout del ragazzone proveniente dal Tennesseedice ancora: 5,1 rimbalzi (cosa che con quel fisi-co che si ritrova e senso anche della posizione èun qualcosa che forse abbiamo visto fare solo aKidd, ma con qualche chilo e centimetro inmeno ndr) e 4,9 assist. Numeri e giocate che da

sole potrebbero già far tirare un bel sospiro disollievo se non fosse per il fatto che c’è dell’altrosintetizzato in numeri, nomi e provenienza:Jason Thompson, Ben Udrih e Omar Casspi:15,3 punti e 9,2 rimbalzi il primo, 14 e 4 assist ilsecondo (Yugoslavia ndr) e dulcis in fundo 12,1e 4,3rimbalzi per un israeliano che ha dimostra-to che qualcosa a questo gioco lo può sicura-mente dire. Cosa vuoi di più recitava il noto spotdi un amaro, la risposta in questo caso non è lamarca della bevanda stessa, ma di sicuro nelcuore degli addetti ai lavori dei Kings sarebbequella di ripercorrere la strada intrapresa qual-che anno fa dai Portland Trailblazers.

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DDOMENICOOMENICO PPEZZELLAEZZELLA

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Per la squadra più pazza della lega, senzadifesa (ovviamente la peggiore delle tren-ta Nba), con tanti ( e tanti) tiri in attacco,le gare che precedono l'anno nuovo lavedevano opposta alle migliori della piaz-za: New Orleans (in crescita) e poi il tritti-co Phoenix, Boston e Lakers. Ecco i book-makers davano scarti pesanti ai gialloblùche smentiscono tutti, e strappano il suc-cesso ai Phoenix Suns, guidati da unsuper Corey Maggette da 33 punti e 8rimbalzi, col punteggio di 132-127 (duesquadre che adorano correre) e poi duesere dopo sempre alla Oracle Arena unavittoria a dir poco incredibile contro iCeltics, che cadono 103-99 affossati daltrentello di Ellis. Beh il back to back con-tro i Lakers di un Kobe arrabbiato emezzo infortuno (che ne piazza ben 44)non poteva che concludersi con una scon-fitta, ma Don Nelson ha chiuso l'annotogliendosi qualche sassolino dalla scar-pa. Sta di fatto che le due gare vinte sonole uniche nelle ultime 10 che i Warriors

GGGGoooollllddddeeeennnn SSSSttttaaaatttteeee WWWWaaaarrrr rrrr iiiioooorrrrssssNba ‘Team by Team’

TUTTE LE STATISTICHE DELLA SQUADRA

hanno vinto e la 5^ posizione nella Pacificcon un record generale di 9-22 non èincoraggiante. La squadra che qualcheanno fa arrivava ottava ad Ovest e si pren-deva il lusso di eliminare i DallasMavericks non c'è più, ma nuovi leadersono nati in questa franchigia. Primo tratutti Monta Ellis 25 punti e 5 assist dimedia faro di questa squadra che perdesubito il neo arrivo Raja Bell (viaCharlotte) ma che si consola con

Radmanovic che in una squadra senzatroppe pretese può esprimersi. Maggette èsulla via del tramonto, va a serate, e pocopuò contribuire a questa squadra,Biedrins (che pur avendo giocato solo seipartite, di media è il miglior rimbalzistadella squadra) è out da tempo, Morrownon è lo stesso giocatore che l'anno passa-to toglieva il posto a Belinelli, solo currysi salva, ma è poca cosa. Si deve lavoraree forse in modo diverso...

DIDI

DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

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Cresce sempre di più la popolarità di Joakim Noah.Stella al college e, ora, protagonista in NBA.Personaggio sopra le righe, proprio come il padre, ilcelebre tennista francese Yannick Noah che incan-tava la scena degli anni ’80 con le sue giocate diclasse e gli eccessi da showman.‘Stix’, il soprannome sta a significare ‘bastone’ infrancese, è il protagonista di una serie a fumetti chesta raccogliendo consensi tra gli appassionati e nonsolo. L’iniziativa è frutto della collaborazione tra LeCoq Sportif, famoso marchio di abbagliamentosportivo, ed i Chicago Bulls e si avvale dei più abilidisegnatori francesi di manga in circolazione(Tardjah, Richard e Digard).La storia racconta, in tono scherzoso ed ironico, levicende di Joakim. Si intrecciano, dunque, i raccon-ti sulle origini multietniche del giocatore, frutto del-

l’incrocio di 4 nazionalità diverse grazie ai suoigenitori (svedese, camerunense, americano e fran-cese) e di situazioni di tutti i giorni.Tra i protagonisti che affiancano Noah, CoreyBrewer di Harlem, i suoi amici di New York, simpa-tici ed imprevedibili, Bobo l’autista bosniaco, il suovecchio allenatore e mentore Tyrone Green. E nonpuò mancare la famiglia: la sorella Yéléna, Céciliasua madre, Zacharie il nonno.Inizialmente disponibili sul sito lecoqsportif.com, ifumetti di Joakim approdano anche sulla carta.Il ricavato della vendita sarà destinato all’associa-zione benefica di Tyrone Greene, “For The Good Ofthe Neighbourhood”, che si occupa dei ragazzi disa-giati di New York‘Stix’, insomma, nel pieno rispetto del suo sopran-nome, sta bastonando tutti, dal campo (fotografi abordo campo inclusi) agli altri colleghi, privi di unapopolarità che cresce quasi come i capelli che Noahmostrava il giorno del draft.

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YYYYoooouuuu ccccaaaannnn ’’’’ tttt cccc mmmmeeeeDIDI

AALESSANDROLESSANDRO DELLIDELLI PPAOLIAOLI

LA RUBRICA

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FFUUNNKKYY GGAALLLLOO

Per colpa di chi?Chiedetelo ad AlHarrington, piut-tosto che aZucchero. Magari ilbuon Harrington è aconoscenza delle ragio-ni che hanno indotto ilsuo compagno di squadra,Danilo Gallinari, a sfoggiare lasua ugola d’oro. Il nostro ‘Gallo’ hacantato, non sappiamo se per tre volte,

la celebre canzo-ne di Beyoncè,“Halo”, assistitoda un divertito equanto mai sorri-dente AlHarrington.

Ma il responsabilemerchandising dei

Knicks non ci ha pensatoa creare una sveglia con le

sembianze di Danilo che cantail più classico dei ‘chicchirichì’?

SSTTEEVVEE ““WWOONNDDEERR””NNAASSHH

No, tranquilli,Nash non si pre-stato a nessunaesibizione canoracome i suoi colle-ghi. Il play canade-se, però, ha realizza-to un simpatico video-promo per la sua candi-datura all’All Star Game2010 che si giocherà nellasua ex Dallas. Nash invita gliappassionati a votarlo e, nel frat-

tempo, scorronoimmagini di gioco incui dà il ‘peggio’ disé. Assist sparati al pub-blico, palle perseingenuamente eschiacciate poderosein cui è ‘posterizzato’

dai diretti avversari. Steve si definisce ‘aweso-

me’, fantastico. Visti il sar-casmo e l’ironia, accoppiati

al talento naturale, non c’èaltro da fare: votarlo!

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La realtà supera la fantasia, frase di cui, general-mente, si abusa. Non ci sembra, però, questo ilcaso. Che lei fosse un’attrice, oltre che meraviglio-samente bella, piuttosto brava, non c’erano dubbi.Raggiunta la celebrità, non tanto per le ‘comparsa-te’ nelle tribune dei palazzotti degli States, quantoper essere tra le protagoniste delle ‘DesperateHousewives’ che imperversano sui teleschermi dimezzo mondo. Lui, invece, aveva una credibilitàcome giocatore di basket. Vincitore in serie, insie-me all’inseparabile duo Duncan – Ginobili, deglianelli più ambiti da chi si ostina a far rimbalzareuna sfera su dei pezzi di legno, si è dato allo spet-

tacolo e non certo quello del basket.La coppia dello shobiz americano, insomma, EvaLongoria e Tony Parker, rigorosamente in ordinedi importanza, si è resa protagonista di un ‘simpa-tico ’ videoclip in cui rielaborano “SummerNights”, canzone tratta dal film-musical ‘Grease’.Con tanto di parrucche, abiti in stile anni ’50,giubbotto di pelle, gel e tanta faccia tosta, i dueprendono le sembianze di John Travolta e di OliviaNewtown Jones e danno sfoggio della loro ‘arte’.Da Tony Parker a Tony Manero (altro personaggiodi John Travolta) il passo, di danza, è breve.

TTTToooonnnnyyyy ,,,, EEEEvvvvaaaa eeee llllaaaa SSSSuuuummmmmmmmeeeerrrr NNNNiiiigggghhhhtttt

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LA RUBRICA

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AALESSANDRLESSANDR DELLIDELLI PPAOLIAOLI

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AATTLLAANNTTAA HHAAWWKKSS‘Dove osano le aquile’ è iltitolo di un celebre film marende bene l’idea di come i‘rapaci’ della costa est stianosbranando le carcasse degliavversari. Sorpresa di questoinizio stagione (21 – 11 ilrecord vinte-perse almomento) hanno trovato ilmiglior Joe Johnson degliultimi anni (21.8 punti dimedia). Specie in via d’estin-zione.

LLAAKKEERRSS && CCEELLTTIICCSSL’accostamento cromatico mischia il gialloviola dei ‘lacu-stri’ al biancoverde dei ‘celtici’. Dominano le rispettiveConference: Boston con 24 – 8 e Los Angeles con 27 – 6. ICeltics han ritrovato Kevin Garnett e i Lakers non hannomai perso mr. ‘24’ ma, forse, un po’ di smalto colorato è

andato via nel corso delle feste natalizie grazie all’acetoneLeBron. Questi qui ce li ritroveremo in Finale. Colori pri-mari.

BBRRAANNDDOONN JJEENNNNIINNGGSSAnche dopo il suo periodo italiano, per tutti noi ‘Brandon’era solo il Walsh protagonista di un celebre telefilm che haaccompagnato la nostra adolescenza. Approdato tra i gigan-ti, ha fatto capire che c’è anche lui nella mappa del basket.19.3 punti di media conditi da 6 assist sono cifre che loproiettano tra i candidati al rookie of the year. Il top sonostati i 55 punti di novembre contro i Warriors. Altro cheMilwakee, è degno di Beverly Hills.

TTYYRREEKKEE EEVVAANNSSSe Jennings non vincerà il riconoscimento per la migliorematricola dell’anno, la ‘colpa’ sarà solo ed esclusivamente diTyreke Evans. Ecco il suo biglietto da visita: 20 punti dimedia, 5 rimbalzi e 5 assist a uscita. La scelta numero 4 deldraft 2009 si appresta ad affrontare il rookie wall con ilvento in poppa. King of Sacramento.

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Fonte foto: http://i233.photobucket.com

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CCHHIICCAAGGOO BBUULLLLSSCambiano le facce ma non irisultati. L’eterna incompiutadella Eastern Conference con-ferma il trand e delude anchequest’anno: 14-17 il record.Sinceramente ci si aspettavamolto di più. Derrick Rose (18punti di media) è circondatoda ‘spine’ che pungono ditanto in tanto e mai con conti-nuità. Cresce il francese Noah(10.4 punti e 12.2 rimbalzi perallacciata di scarpe) che sfrut-ta bene la lunga assenza perinfortunio di Thomas.Insomma troppi alti e bassi. Toro Loco.

EELLTTOONN BBRRAANNDDMoney dei Pink Floyd è la giusta colonna sonora per l’exBulls. Un mare di soldi, 80 milioni di dollari in cinque anni,in cui Elton non ha saputo nuotarci dentro come ZioPaperone. Lui è affogato tra i ‘dead presidents’ ma a farne lespese, in tutti i sensi, sono i 76ers che languono in un triste10-23. Le cifre di Brand dicono 13.8 punti e 7 carambole apartita. Svalutation.

WWAASSHHIINNGGTTOONN WWIIZZAARRDDSSD’accordo una serie innumerevole di infortuni, ma il 10-21di record è piuttosto deludente. Qualcuno dica a coachSaunders che, con gli elementi di cui dispone, non è i casodi provare la ‘Run & Gun” come rimedio alle sconfitte.Qualcuno come Arenas e Crittenton potrebbe fraintendere.Altro che maghi. Apprendisti stregoni.

NNEEWW JJEERRSSEEYY NNEETTSSDe Filippo userebbe queste parole per definire l’annata deiNets: “Addà passà a nuttat”. Partenza ‘storica’ con 18 scon-fitte in fila e record attuale di 3-30. Il povero Devin Harris‘predica’, si fa per dire, nel deserto: 17 punti e 6.5 assist dimedia. I tifosi del ‘Garden State’ non vedono l’ora che simaterializzi il passaggio a Brooklyn. Sotto un ponte.

Fonte foto: http://dunkonu.files.wordpress.comFonte foto: http://www.rotorob.com

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Che Rick Adelman fosse un allenatore speciale lo si poteva dedurre anche soloosservando come giocavano ad inizio millennio i suoi Sacramento Kings, massa-crati dalla cattiva sorte, ma comunque rimasti nell’immaginario collettivo comela squadra più bella da vedere negli ultimi 10 anni di NBA.Devono essersene accorti anche i suoi attuali giocatori, vista l’unanimità di con-sensi verificatasi quando è circolata nello spogliatoio dei “razzi” la voce che l’ow-ner Lesile Alexander fosse fermamente intenzionato alla rifirma del coach.Particolarmente entusiasta al riguardo Shane Battier, che ha dichiarato alloHouston Chronicle: «Rick è un gran coach. Sono veramente estasiato all’idea digiocare per lui. Da quando è qui ha sempre fatto grandi cose, e molti altri coachal suo posto non avrebbero sopportato le difficoltà che lui ha incontrato. Sonoveramente fortunato di essere allenato da lui: dà una grande fiducia ai giocatori,non impone mai il suo credo severamente ed è in grado di mantenere la calmaanche quando le situazioni si fanno complicate. Ha trasmesso a immagine esomiglianza tutte queste caratteristiche ai Rockets».

SShhaannee BBaattttiieerr iill ppoorrttaavvooccee ddeeiiRRoocckkeettss:: ««RRiicckk nnoonn ssii ttooccccaa»»

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LLaakkeerrss--GGaassooll:: ttrroovvaattoo ll’’aaccccoorrddooSquadra che vince non si cambia. Certo se hai l’opportunità diaggiungere al roster un elemento di spicco come Ron Artest unpiccolo strappo alla regola puoi farlo e quindi anche sacrificareun talento in fase di maturazione come Trevor Ariza, ma l’ideadi Kupchak era quella di riconfermare il nucleo di giocatori chenelle ultime 2 stagioni ha portato i Lakers a 2 finali, una vintal’altra persa: quindi sotto con Bynum 2 stagioni fa, sotto conOdom questa estate (rinnovo per 4 anni), è arrivato come regalodi Natale in casa Gasol un rinnovo di impegno alla causa giallo-viola triennale sulla base di una somma di … $. Certamente unattestato di stima, sempre che ce ne fosse bisogno per il catala-no, che va a confermare quello che resta il target numero 1 delmanagement californiano, ossia la rifirma di Kobe Bryant, perprovare a mantenere solido un gruppo che per almeno 4-5 sta-gioni sembra destinato a comandare la lega o comunque a gra-vitare costantemente nell’area delle contenders..

NBA NEWS

Fonte foto: http://www.nakednews.it

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AAii BBuullllss ppaarrttee iill ttoottoo--aalllleennttoorreeLa stagione al momento alquanto deludente disputata daiChicago Bulls ha definitivamente destabilizzato la posizionedi coach Vinnie Del Negro nei piani del management, deltutto scontento della mancata crescita della squadra dopo labrillante serie con i Celtics della scorsa primavera.Nonostante la squadra si sia chiusa a riccio attorno all’attua-le head coach, è inevitabile un intervento da parte dellasocietà sulla scelta dell’allenatore che, giocoforza, dovrà rap-presentare una polizza di vittoria e competitività ad alti livel-li per poter richiamare i migliori free agents la prossimaestate. I nomi che circolano più insistentemente sono quelli diAvery Johnson, ex Dallas finalista NBA nel 2006, ByronScott, Bernie Bickerstaff e Jeff Van Gundy. Da segnalare,tuttavia, l’inversione al trend perdente dei Bulls coinciso conil ritorno in campo del prodigioso per atletismo,ma discuti-bile per il resto, Tyrus Thomas. Che ciò possa bastare persalvare Del Negro è obiettivamente utopistico, ma quanto-meno, considerata la facile accessibilità alle ultime piazzedisponibili ad est per i playoff, l’eventuale raggiungimentodella post season potrebbe cambiare le carte in gioco.

DIDI

GGUGLIELMOUGLIELMO BBIFULCOIFULCONBA RUMORS

Stars ‘N’ Stripesideato da: Domenico Pezzella

scritto da:

Alessandro delli Paoli

Leandra Ricciardi

Nicola Argenziano

Nicolò Fiumi

Domenico Landolfo

Stefano Panza

Vincenzo Di Guida

Guglielmo Bifulco

Stefano Calovecchia

Davide Mamone

info, contatti e collaborazioni:

[email protected]

Nessuna calamità naturale, per fortuna. I Golden State Warriors, franchigiasenza alcuna ambizione da un po’ di anni a questa parte, vogliono fare puliziain casa e secondo ESPN.com vogliono assolutamente liberarsi di CoreyMaggette, contrattone da 30 milioni di $ per altri 3 anni (ultimo regalo dell’exgm Chris Mullin). Condizione minima per poter trattare con altre squadre èl’inserimento nell’operazione di uno tra Anthony Randolph, Monta Ellis,Stephen Curry o Anthony Morrow con il primo largamente favorito a lasciarela California. Gli obiettivi dichiarati sono power forwards già sul piede di par-tenza, vedi David West dei New Orleans Hornets o Carlos Boozer, separato incasa degli Utah Jazz.

NNeellllaa ‘‘BBaaiiaa ddii OOaakkllaanndd’’cc’’èè aarriiaa ddii......tteemmppeessttaa....

Fonte foto: http://gossiponthis.com

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NNBBAA SSTTAANNDDIINNGGATLANTICDIVISION

NORTHWEST DIVISIONCENTRAL DIVISION

PACIFIC DIVISIONSOUTHEAST DIVISION

SOUTHWEST DIVISION

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SCORESPLAYER PG MIN POINTS

REBOUNDS ASSISTSPLAYER ASSIST

EASTERN CONFERENCE WESTERN CONFERENCE

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NNBBAA SSTTAATTSSPLAYER REBOUNDS

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La lente di ingrandimento di Starsdi Stars N Stripes sulla LegaA

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LLaa CCiimmbbeerriioo VVaarreessee

LLaa SSqquuaaddrraa...... LLaa SSqquuaaddrraa......

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Compton, California, patria di cestisti, regala al cam-pionato italiano un altro dei suoi figli, e che giocato-re: Bobby Ray Jones jr, che milita nella Banca TercasTeramo. Huskies del College di Washington, dove simette in luce per atletismo e dinamismo, viene chia-mato dai Minnesota Timberwolves con il 37 delsecondo giro, scelta che però già era stata draftata aiPhiladelphia 76 ers, squadra in cui militerà. Iniziodifficile, incompreso, da un ruolo poco definito, nèun 3 nè un 4, gioca la suo primo anno 40 partite nellacategoria superiore, prima di essere spedito in D-League dove si fa le ossa per l'anno successivo, forseaspettando che i 76 ers lo aspettino, ma al suo ritor-no tra i pro, inizia un calvario e cambia squadra adogni possibilità, sballottato prima in quel di Denver,dove forse va dere le cose migliori anche perchè Karlcrede un po' in lui e gli da qualche spazio, ma poianche i Nuggets lo mettono in una trade. Inizierà araccogliere solo briciole, Memphis, Houston, Miamie infine San Antonio, dove è impalpabile il suo pas-

saggio, e dove i minuti in cui lo si vede sul parquetsono davvero pochini. Quest'estate la chiamata final-mente dio un campionato in cui può esser protagoni-sta, quello Italiano, da parte di una squadra ambizio-sa come Teramo. Parte col botto, 27 punti alla 2^giornata con Varese, si consacra per quel grandetalento che è. Poi prestazioni che alternano il fanta-stico e l'opaco, e quando Bobby Jones va in crisi lasua squadra ne risente. Tira bene dal campo, oltre il60% da due e il 40% da tre, sta crescendo anche dalpunto di vista difensivo in fase di rimbalzo e può solomigliorare con il passare del tempo. Sicuramente l'a-bilità di un coach importante come Capobianco e lapossibilità di un migliore adattamento alla pallacane-stro tricolore potranno fargli molto bene e lanciare laTeramo che fa di un lui un santone, molto in alto. Lavia è lunga, ma Bobby Jones ne ha viste di tutti icolori e vorrà togliersi le sue soddisfazioni, speciecon chi dall'altra parte dell'oceano l'ha bistrattatocosì tanto.

DIDI

DDOMENICOOMENICO LLANDOLFOANDOLFO

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MADE IN ITALY -1IL PERSONAGGIO

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difficilmente ripetibile nel basket nazionale moderno inun unico roster. Poi una lenta discesa culminata con laretrocessione di 2 stagioni or sono, presto riscattata conuna grande stagione in legadue che l'ha riportata li dovemeritava di stare nel basket che conta. Oggi però la realtà è un po' diversa per la piazza varesi-na, da sempre palato fine della palla a spicchi tricolore.

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MADE IN ITALY -2LA SQUADRA

Quando si pensa alla grande pallacanestro italiana degliultimi 30 anni non può non venire in mente il nome diVarese. Per anni è stata la rivale storica di Milano,restando ad alti livelli sempre e comunque, sino allaconquista dello storico scudetto della stella nel 1999,con un tim di “bad boys” italiani composto da giocatoricome Pozzecco, Galanda, De Pol e Andrea Meneghin,

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La famiglia Castiglioni infatti sta tastando con manoquanto sia difficile oggi competere ad alti livelli nellamassima serie e aldilà delle valutazioni tecniche non sipuò immaginare la Varese dei bei tempi subire 2 puntidi penalizzazione (in attesa dell'esito del ricorso pronta-mente consegnato) per errore nelle procedure di regola-rizzazione economica. Aldilà delle ripercussioni di

“immagine” i 2 punti hanno avuto soprattutto peso spe-cifico sulla classifica dei biancorossi che si sono ritrova-ti piu' vicini alla zona retrocessione di quanto realmente“meritassero”, situazione questa che ha un attimosovraccaricato di responsabilità un team che oltre allozoccolo duro ed esperto sta cercando al contempo dilanciare prospetti piu' che interessanti.Con questo però guai a dire che Varese sia un team dipoco conto, anzi ad un roster già di tutto rispetto a cui,dopo aver dominato la Legadue, sono state aggiuntepedine di grande esperienza e capacità tecniche utili peruna salvezza tranquilla. In cabina di regia il semprever-de e affidabile Childress può contare su un back up ditutto rispetto quale è Marco Passera, finalmente profetain patria dopo tanta gavetta. Jobey Thomas e MichelMorandais sono 2 facce della stessa medaglia: tiratoreaffidabile e intelligente il primo, shooter estroverso eistintivo il secondo (a cui a Napoli affibiarono il nickna-me di AIR FRANCE per le sue doti atletiche), si com-pensano e hanno seppur con incarichi diversi il compitodi scardinare le batterie di esterni avversari. Sotto leplance si era partiti con Jak Galanda, il quale seppurormai non piu' quello di una volta è ancora un giocatoreche sa farsi rispettare sul parquet, e quel Ron Slay pre-sentatosi con un curriculum di quasi 14 punti e 8 rim-balzi a partita l'anno precedente a Caserta (numeri cheperò non danno l'idea dell'incostanza caratteristica delcoloured ex Tennessee). Quest'ultimo dopo non aver convinto e complice l'attesasqualifica dal Tas per il noto ritardo delle procedureantidoping nella scorsa stagione è stato sostituito dalpiu' solido e affidabile Marco Tusek, rientrato nel girodopo le annate romane. In corsa poi per quadrare il cer-chio era stato aggiunto anche J.R. Reynolds il qualeperò si è fermato praticamente da subito per problemifisici. Ad un quintetto quindi di età media alta e piuttostoesperto Coach Pillastrini (che a Varese sembra aver tro-vato un progetto a lui confacente) aggiunge una panchi-na di prospetti molto validi, dando minuti e fiducia spe-rando nella loro pronta maturazione utile alla squadra.Niccolò Martinoni è la punta di diamante: ala-centroalta poco piu' di 2 metri a 20 anni da poco compiuti puògià vantare una Legadue da assoluto protagonista ed unimpatto piu' che discreto nella massima serie; un gioca-tore che non tarderà ad arrivare nel giro della nazionalemaggiore affiancato da Zahariev, fromboliere offensivodelle nazionali giovanili bulgare che proprio control'Under 18 allenata da Pillastrini realizzò 38 punti e 6rimbalzi (23.8 fu la media a fine torneo) che fece “inna-morare” il suo attuale allenatore in maglia Cimberio.Altro frutto della nidiata è Antonelli che contro Biella èandato anche in doppiacifra, ricambiando la fiduciaassegnatagli con l'inserimento costante nelle rotazioni.A questo “manipoli” di giovani rampanti si aggiungonoCotani e Gergati (di Passera abbiamo già parlato), gre-gari affidabili a cui si chiedono minuti di qualità. Oggi la classifica pone la Cimberio in una situazione incui non si può pensare di abbassare la guardia: Pesaro èlanciatissima verso la rimonta delle zone della classificache le compete e presumibilmente lascerà proprio aVarese, Cremona e Ferrara l'unico posto rimasto per laretrocessione. Tra le tre quella meglio attrezzata sembraproprio la squadra con la stella, ma guai a pensare che igiochi siano già chiusi...

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