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b u o n e f e s t e a t u t t i SERENA...MENTE magazine SERENA | numero 2 | anno 2009 Il Natale è come la neve, arriva a fiocchi: raccogli il tuo fiocco di speranza. Sereno e felice Natale! Da Serena Gruppo Assistenza e Villa Mariamartina

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Il Natale è come la neve, arriva a fiocchi: raccogli il tuo fiocco di speranza. Sereno e felice Natale! Da Serena Gruppo Assistenza e Villa Mariamartina 1 magazine SERENA | numero 2 | anno 2009 Augu ri 080.5423300 Assistenza Domiciliare 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno Anna Ragone Coordinatrice Nazionale Gruppo Serena Assistenza Augu ri

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buone feste a tuttiSERENA...MENTEmagazine SERENA | numero 2 | anno 2009

Il Natale è come la neve, arriva a fiocchi:

raccogli il tuo fiocco di speranza. Sereno e felice Natale!

Da Serena Gruppo Assistenza e Villa Mariamartina

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EditorialeQuando nel 1994 abbiamo creato la Società Serena Assistenza Domi-ciliare eravamo mossi dall’assoluta convinzione che la soluzione do-miciliare fosse la migliore, e forse l’unica, risposta alla richiesta di assistenza di una popolazione in progressivo invecchiamento. Gli anni non ci hanno smentito e, se possibile, ci hanno convinti della fondatezza delle nostre convinzio-ni. Nella moltitudine di situazioni familiari che si sono evidenziate nello svolgimento della nostra at-tività è però lentamente affiorata la problematica dell’isolamento, della solitudine, della mancanza di dialogo con l’ambiente esterno, per quegli anziani che vivono nella propria abitazione. Tale fenomeno si verifica nonostante l’amorevole avvicendamento di affettuosi ed ef-ficienti assistenti in particolare se coesiste una inadeguata presenza dei familiari, sempre più coinvolti nel lavoro e limitati dalle distanze e da improrogabili impegni. Ci siamo chiesti se, in casi parti-colari, potesse esserci una valida alternativa all’assistenza domici-liare. Ci siamo posti il problema se fos-se possibile ricreare un ambiente favorevole fuori dalle mura dome-stiche che rispettasse i desideri, risolvesse le problematiche di soli-tudine e le necessità assistenziali, particolarmente complesse ed one-rose, di alcuni dei nostri assistiti.La casa di riposo, tanto osteggiata, avrebbe potuto divenire la nostra sofferta soluzione?Ci siamo imposti una nuova sfida, proporre in alcuni casi la soluzione residenziale, ma intesa con l’amo-revolezza, la cura, la serietà che ha contraddistinto l’attività domici-liare.Compenseremo la perdita della casa con un ambiente familiare, contatti sociali frequenti, costan-te presenza della famiglia, non più delegata a funzioni di assistenza, ma riportata alla originaria funzio-

ne di sostegno morale ed affettivo.Promuoveremo iniziative culturali e ludiche non proponibili a domi-cilio, percorsi di riabilitazione mo-toria e cognitiva effettuabili solo in ambienti adeguati e con presidi fruibili solo in strutture specializ-zate. La sfida è difficile ed il cammino faticoso, la determinazione con cui vogliamo raggiungere i nostri ri-sultati speriamo lo possa rendere più agevole.

Anna Ragone Coordinatrice Nazionale

Gruppo Serena Assistenza

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La ricchezza del nostro territorio

Serena finanzia una campagna ar-cheologica nel Comune di Poligna-no a Mare, tramite un contributo in denaro, finalizzato allo sviluppo ed alla valorizzazione dei beni di interesse archeologico. La campa-gna di scavi è condotta dal prof. Al-fredo Geniola, titolare della catte-dra di Paletnologia dell’Università degli Studi di Bari L’insediamento neolitico in con-trada Santa Barbara, nel territorio di Polignano a Mare, insiste sul se-condo rialzo subcostiero (circa 60 m. sul livello del mare) a 1,5 Km dalla costa.Il sito archeologico, indagato dalla metà degli anni settanta, è stato interessato da due periodi di fre-quentazione.Nel primo periodo (VI-V millen-nio a.c.), nell’area fu impiantato un villaggio, che era perimetrato, sia pure a tratti, da un fossato, che lo rende eccezionale nella Puglia centrale, ed era caratterizzato da capanne delle quali restano buche di pali.Nel secondo periodo di frequenta-zione (metà del IV millennio a.c.), a Santa Barbara, troviamo insedia-ta una nuova generazione di colti-vatori con una forte propensione questa volta per la caccia selettiva e per l’artigianato ceramico. Essa introdusse l’usanza di modellare ipogei artificiali, dalla complessa strutturazione, generalmente con ingressi alla base dei fossati.L’ipogeo Manfredi che fra l’altro è stato oggetto delle ricerche più approfondite (1975-1999), ne costituisce nel medesimo tempo l’esempio più evidente e dunque, allo stato delle conoscenze, quello più leggibile.

Insediamento neolitico di San-ta Barbara (Polignano a Mare, Ba): ipogeo Manfredi, dromos d’accesso al monumento neoli-tico.

Si tratta di una struttura articola-ta in due ambienti preceduti da un dromos di accesso: il primo, il ve-stibolo ha forma bilobata si collega con la camera vera e propria attra-verso un breve corridoio stromba-to verso l’interno. La camera, più grande del vestibolo, ha la forma che richiama vagamente quella di un cuore. La stratigrafia all’interno degli ambienti appare sostanzial-mente legata ad un unico momen-to culturale inquadrabile nell’ambi-to della facies di Serra d’Alto.Deposizioni di materiale vascola-re particolarmente significativo e resti di cervidi compresi i palchi di piccoli caprioli determinano il ca-rattere cultuale di queste strutture scavate interamente nella roccia calcarenitica.L’impianto del villaggio che si at-testa su un pianoro, in posizione eminente rispetto all’area circo-stante, rende chiaro il carattere di stabilità raggiunto da questi grup-pi: ciò è manifestato, innanzitutto dalle strutture d’abitato ricavate scavando la calcarenite. Di recen-te acquisizione, ma già oggetto di rinvenimenti non sistematici in passato, le buche di palo, destinate all’alloggio della palificazione por-tante delle strutture capannicole, sono disseminate appena sotto il leggero manto umifero dell’area: si caratterizzano per forma e di-mensione nonché profondità di-stinguendosi in gruppi di piccole,

medie e grandi dimensioni.

Insediamento neolitico di San-ta Barbara (Polignano a Mare, Ba): fossato e area abitativa.

A queste infine vanno ad aggiun-gersi le strutture scavate di grandi dimensioni riconosciute come silos per la conservazione delle derrate alimentari o con funzione diversa.Dal 2001, infatti, le indagini nel sito sono state rivolte alla cono-scenza delle fasi più antiche che hanno caratterizzato la frequen-tazione del poggio ovvero ampie manifestazioni documentabili con resti di strutture ed escavazioni di fossati sono evidentemente attri-buibili a fasi che dal punto di vista culturale definiamo a ceramica im-pressa. In quest’ultimo caso il trat-to di fossato dell’area Galluzzi (dal 2001 ancora oggetto di indagine nelle ultime campagne di scavo), a parte qualche analogia con quelli del Tavoliere, non racchiude l’area abitativa ma sembra limitare que-sta sul versante NE-SE seguendo l’orlo del pianoro che degrada verso il mare.La scansione culturale, definita metodologicamente dalla presenza

Scavo archeologico

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Insediamento neolitico

di un deposito archeologico artico-lato in tre livelli in giacitura secon-daria, e tipologicamente dalla scan-sione delle associazioni ceramiche costituite da una forte incidenza, soprattutto nell’area dell’abita-to, dagli impasti e dalle impresse “pure” non contaminate cioè da ibridazioni stilistiche significative nell’ambito della definizione stessa del gruppo ceramico. L’analisi tipo-logica delle strutture ceramiche qui considerata rivela una definizione cronologica sostanzialmente costi-tuita da due momenti corrispon-denti entrambi ad una fase poco avanzata del neolitico antico ca-ratterizzata da un’incidenza parti-colarmente significativa delle cera-miche impresse. Questo dato pare sostenuto dalla lettura dei reperti litici e dalla scarsezza di materie prime come l’ossidiana.

Gerardo CancellaroDottore Commercialista

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Il Bivio

Quando potremo affermare di essere completamente usciti dalla crisi economica interna-zionale?E cosa risulterà cambiato nello scenario economico-sociale di ogni singolo stato?A queste domande, che sembrano essere anche le preoccupazioni più diffuse, i più accreditati economi-sti ed analisti finanziari di tutto il mondo stanno cercando di dare risposta.Ascoltando le parole di Claude Tri-chet, presidente della BCE (Banca Centrale Europea) e di Ben Ber-nanke, presidente della Federal Re-serve (Banca Centrale USA), sem-bra che i primi consistenti segnali di ripresa stiano arrivando. Anche guardando i listini delle principali borse internazionali, si può con-statare un sensibile recupero dei corsi azionari dai minimi dello scorso mese di Marzo.Tuttavia le imprese lamentano una notevole difficoltà ad ottenere suf-ficienti linee di credito dal sistema bancario, tant’è che i già preoccu-panti dati sulla disoccupazione po-trebbero addirittura peggiorare nei prossimi mesi.È come se, nel sistema, ci fosse un corto circuito!Ma, allora, a cosa sono ser-vite le migliaia di miliardi di euro, di dollari, di sterline, di yen, ecc.., che i governi di tut-to il mondo hanno “concorde-mente” iniettato, sotto varie forme, nei mercati finanziari nell’ultimo anno?In un primo momento, hanno sicu-ramente dato respiro ad un sistema finanziario in “credit crunch”, cioè al collasso per carenza di liquidità e per carenza di fiducia (causata dal-le note e spregiudicate operazioni di finanza creativa).Successivamente, però, queste enormi risorse avrebbero dovuto consentire alle banche di concede-

re linee di credito senza difficoltà e senza soluzione di continuità, al fine di sostenere il sistema im-prenditoriale in una situazione congiunturale difficilissima, forse la peggiore dal 1929 ad oggi. Ma ciò non è avvenuto, vanificando, in parte, gli effetti della più grande manovra di politica monetaria del-la storia.Eppure, in questi ultimi giorni, molte grandi banche internazio-nali, che esattamente un anno fa imploravano aiuti di stato, oggi di-chiarano utili trimestrali superiori a qualsiasi rosea previsione, dando l’effimera sensazione che i proble-mi più importanti siano stati risol-ti. Purtroppo, però, pare che la gran parte di questi utili derivi ancora una volta da operazioni di specu-lazione, trading e finanza struttu-rata (effettuate con quali capitali?) e non dalle tipiche attività di rac-colta del risparmio ed intermedia-zione del credito che giustificano politicamente e moralmente gli eventuali interventi governativi a tutela del sistema bancario.Alla luce di tutto ciò, il quesito fon-damentale che tutti noi dovrem-mo porci e che, contestualmente, dovremmo girare all’intera nostra classe politica è il seguente: “Stia-mo cercando di identificare, con chiarezza, le cause di que-sta crisi, con l’obiettivo di cre-are le basi (e quindi le regole) per una “svolta etica” nel si-stema capitalistico-finanziario all’interno del quale la finanza dovrà rappresentare “uno stru-mento” al servizio delle atti-vità economiche reali e “non l’oggetto” degli investimenti di banche ed imprese finanzia-rie?”L’auspicio di tutte le persone di buona volontà è che la risposta al quesito sia positiva; perché, in caso contrario, vorrebbe significa-re che i governi di tutto il mondo stanno utilizzando il denaro dei contribuenti per pagare una maxi-

sanatoria per tutte le irregolarità e gli illeciti perpetrati dalle lobbies finanziarie mondiali nell’ultimo decennio (almeno), restaurando, di fatto, il vecchio regime finanziario fatto di privilegi, ingordigia, con-flitto di interessi ed impunità.Perciò, è bene che ognuno di noi partecipi più attivamente e più consapevolmente a questa “possi-bile” svolta etica, cercando di esse-re non solo attore ma anche regista del sistema nel quale vive ed opera, al fine di non lasciare troppo spa-zio a chi, nella disinformazione, nell’indifferenza e nella rassegna-zione altrui, trova terreno fertile per costituire il proprio feudo.

Bari, 5 Dicembre 2009

Fabio MuraConsulente Finanziario

per info studio: cell. 328.0080903e-mail: [email protected]

Economia e finanza

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Sì dell’agenzia delle Entrate alla detrazione del 19% sui costi soste-nuti per l’assistenza a persone non autonome anche quando le presta-zioni non vengono fornite presso il proprio domicilio, poiché Il diritto al beneficio nasce dal tipo di pre-stazione e non dal luogo dove vie-ne resa l’assistenza. I corrispettivi in questione devono però essere certificati distintamente rispetto a quelli riferibili ad altri eventuali servizi ricevuti presso la struttu-ra ospitante. Questo, in sintesi, il contenuto della risoluzione n. 397/E del 22 ottobre.

La norma citata, si riferisce alla de-trazione d’imposta sui corrispetti-vi pagati al personale utilizzato per attività di sostegno a chi non è in grado, a causa delle proprie con-dizioni fisiche, di compiere i gesti quotidiani che la vita richiede o che ha bisogno di sorveglianza conti-nua. Il beneficio spetta indifferen-temente in situazioni riferibili sia alle proprie condizioni che a quelle dei familiari a carico o non a carico.

La risoluzione non menziona a caso la passata normativa. Infat-ti, con le circolari nn. 2/E e 10 del 2005, l’Amministrazione definiva, con la prima, le patologie che dava-no diritto all’agevolazione fiscale e, con la seconda, l’ambito applicati-vo della allora deduzione. L’Agenzia ritiene che le indicazioni contenute nei due documenti di prassi siano applicabili anche alla nuova disci-plina e che il caso proposto rientri nelle linee guide da esse definite.

In sostanza, l’istante ha diritto alla detrazione del 19% sulle spese so-stenute per l’assistenza alla mam-ma degente perché quest’ultima si trova nelle condizioni citate dalla circolare 2/2005 e cioè tra i sogget-ti incapaci di “assumere alimenti, di espletare le funzioni fisiologiche e provvedere all’igiene personale, di deambulare, di indossare gli in-

dumenti”. La circolare 10 conferma il diritto in quanto sostiene che lo sconto può essere applicato anche se l’assistenza viene prestata in un istituto, “purché i corrispetti-vi siano certificati distintamente rispetto a quelli riferibili alle altre prestazioni fornite dall’istituto ospitante”.

Nel documento è infine eviden-ziato che il beneficio può essere calcolato su una spesa massima di 2.100 euro e che il reddito del con-tribuente che ne fa richiesta non deve superare i 40mila euro. Per avere diritto alla detrazione, inol-tre, occorre essere in possesso di una idonea documentazione fiscale relativa ai corrispettivi versati e, in caso di spese per assistenza a fami-liari, devono risultare codici fiscali e dati anagrafici di chi effettua i pa-gamenti, di chi assiste e di chi rice-ve la prestazione.

Gerardo CancellaroDottore Commercialista

via Amendola 174/4 int.A70125 Bari

tel. 080.5421184fax. 080.5474784

[email protected]

Detrazione in casa di cura e/o in casa di riposo

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Cosa può significare per un figlio guardare negli occhi sua madre e faticare a ritrovare il calore del-lo sguardo di un tempo? E come può egli sopportare urla e spintoni quando prova ad avvicinarsi a lei offrendole un aiuto? Sono situa-zioni che il familiare del malato Alzheimer (sia esso un coniuge, un figlio o semplicemente una per-sona che presta cura e assistenza) è destinato a vivere, sopportare e fronteggiare e non stupisce quanto questo comporti, spesso, sofferen-za, sacrificio e senso di impotenza. Chiunque avrebbe difficoltà ad ac-cettare di essere protagonista non solo della lenta ma dolorosa deca-denza di un proprio caro, ma anche dello scenario strambo e, purtrop-po, a tratti violento di cui si tinge la vita di entrambi. L’Alzheimer è un male che conduce alla morte e, specie nelle ultime fasi, rischia, in-fatti, di rovinare legami d’affetto e rendere la vita del malato e del fa-miliare un vero e proprio “campo di battaglia”. Non è raro, infatti, che il paziente Alzheimer presenti com-portamenti che rendano difficile la sua gestione, rifiutandosi, ad esem-pio, di fare il bagno o di cambiarsi i vestiti, rispondendo con parolacce e bestemmie a dei tentativi di av-vicinamento o lanciando per aria oggetti senza una precisa ragione. Per molti potrebbe risultare insop-portabile, altri ancora credereb-bero di aver fatto certamente un torto, magari senza accorgersene, a quell’uomo o a quella donna che sembra proprio avercela con loro. È comprensibile. Ma non è la realtà. Quell’uomo o quella donna soffro-no di un male incurabile che ha vita nel cervello e che rovina tutte le at-tività che i soggetti sani riescono a compiere solo grazie a questa par-te fondamentale dell’essere uma-no. Pensiamoci bene: se riusciamo a riconoscere il volto di un nostro familiare, a camminare per strada non dimenticando mai dove stiamo andando e perché, a comprendere

il senso delle cose che accadono in-torno a noi, a compiere delle azioni corrette e che portino a dei risultati sensati o a capire che il nostro caro non può certo costituire una mi-naccia per noi … è solo grazie alle attività che il nostro cervello riesce a svolgere, ovvero alle cosiddette funzioni cognitive. Non possiamo dunque pretendere che quell’uo-mo o quella donna si comportino come noi ci aspettiamo, semplice-mente perché gli strumenti con i quali affrontiamo e interpretiamo le situazioni quotidiane non sono qualitativamente gli stessi. Pos-siamo, piuttosto, alleviare la loro indiscutibile sofferenza, permet-tendo loro di mantenere il più a lungo possibile una vita dignitosa ed impedendo che, nei sempre più rari momenti di lucidità, soffrano di sensi di colpa e di umiliazione. Più precisamente, il familiare può adottare delle modalità di compor-tamento (o prendere semplicemen-te spunto da queste per elaborarne altre più personali e adatte al pro-prio caso) che aiutino il paziente a fronteggiare la forza distruttiva della sua malattia e nello stesso tempo che appaghino, nel familia-re stesso, la voglia e l’incontenibile bisogno di curare amorevolmente il proprio caro. Durante le attivi-tà di cura ed igiene personale, ad esempio, il familiare può cercare di attrarre il malato con una canzone dei vecchi tempi o un ricordo che egli recupera facilmente dalla me-moria, evitando così possibili rea-zioni aggressive o oppositive. Se di fronte ad un tentativo di avvicina-mento il malato risponde con urla o tirando spintoni, inoltre, è bene non insistere, rinviando ad un se-condo momento la proposta che ha provocato una prima risposta irri-tata. Allo stesso modo, può esse-re utile, potendolo fare, cambiare la persona che propone una certa attività prendendo semplicemen-te atto del fatto che una serie di elementi della seconda situazione

sono stati recepiti in maniera di-versa. Una formula di prevenzione per i comportamenti e le reazioni aggressive, inoltre, prevede che il malato non venga interrotto men-tre sta svolgendo un’attività e poi invitato a cominciarne un’altra. Se si osserva il paziente fare gesti vio-lenti, gridare parole senza senso e muoversi in continuazione, come se fosse in preda alla disperazio-ne, è opportuno utilizzare toni di voce calmi e rassicuranti evitando di affrontarlo con più persone con-temporaneamente e ricordandogli, magari, dove si trova e che cosa stava facendo. Il familiare si sarà di certo accorto che spesso il paziente Alzheimer avverte l’incontrollabile bisogno di camminare senza meta, o semplicemente comincia a com-minare e poi, non ricordando più dove sia diretto né per quale ragio-ne, continua a vagare alla ricerca di un qualcosa che gli ricordi ciò che gli è sfuggito dalla mente. È com-prensibile che ciò provochi le ansie e le preoccupazioni del familiare, ma cosa provano quegli uomini o quelle donne, temprati dagli anni e dall’esperienza, che, magari in un sprazzo di lucidità, si accorgono di essere “scortati” come bambini? Sarebbe un inestimabile gesto di affetto e comprensione se il fami-liare, perciò, si limitasse a seguire a distanza il malato, intervenendo, magari, solo in caso di bisogno o necessità o se, semplicemente, gli permettesse di muoversi in un am-biente protetto. Considerata la dif-ficoltà del paziente a comprendere le cose che accadono, a distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbaglia-to, a seguire regole morali o sem-plicemente a ricordarsi ciò che in precedenza gli è stato detto di fare in una particolare situazione, ri-sulta oltremodo inutile e inappro-priata ogni forma di rimprovero o predica oltre che ogni illusoria spe-ranza di cambiamento. Piuttosto, di fronte a comportamenti strani, come rovistare nei cassetti e nelle

Un sostegno per chi sostiene:

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borsette o compiere gesti ripetuti e privi di senso, è preferibile tenta-re con cautela di spostare l’atten-zione del malato impegnandolo in compiti semplici ma gradevoli (ad esempio, tagliare il pane a fette o raggomitolare un filo di lana) ma che producano soddisfazione per il risultato ottenuto e quindi benes-sere complessivo. Il prendersi cura di un malato Al-zheimer richiede pazienza, serena accettazione di malattia e la ferma volontà di regalare al proprio caro attimi di serenità, fugaci ritorni alla vita di un tempo e senso di di-gnità. Sono pienamente compren-sibili i momenti di sconforto e di rabbia, i sensi di impotenza e di frustrazione ed è per questo che, negli ultimi anni, si sta cercando di sviluppare una rete di supporto e sostegno a favore del familiare e del malato Alzheimer. Tutto que-sto muove dalla ferma convinzione che una prognosi di decadimento progressivo non possa di certo ar-restare ogni tentativo di offrire al malato ed al suo familiare gli stru-menti per combattere e fronteg-giare con dignità il crudele “nemico Alzheimer”.

Annarosapsicologa

il paradosso Alzheimer

ALZHEIMER ITALIA BARIla forza di non essere soli

Associazione Alzheimer Barilargo Ciaia 3tel. [email protected]

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Il training procedurale:Proviamo a pensare a come ci sen-tiremmo se un giorno, tutto d’un tratto, scoprissimo di non riuscire più a lavarci da soli, a farci la bar-ba, a mangiare da soli, a preparare i pasti, a svolgere tutte quelle atti-vità e quei compiti che in passato ci sarebbero sembrate semplici e di facile adempimento: di colpo tut-to diventa difficile, tutto diventa sconosciuto. E proviamo a pen-sare anche che magari potremmo non essere consapevoli di questa situazione: sarebbe terribile. Eb-bene questo è grossomodo ciò che potrebbe accadere ad una persona affetta da malattia di Alzheimer. Questo è ciò che sono costretti a vivere sia i familiari che le persone malate. È una situazione difficile da gestire soprattutto per i fami-liari che una volta venuti a cono-scenza del disagio che di lì a bre-ve coinvolgerà il loro caro ed essi stessi cominciano a porsi continui interrogativi: “non esiste un modo per riacquisire, se non in parte, del tutto, queste abilità? Un modo per riscoprirle? Non esiste una manie-ra per avvertire meno il disagio?”. Cosa si può fare per affrontare tutto questo, per limitare le con-seguenze della malattia e rallen-tarne l’evoluzione? Innanzi tutto bisognerebbe eseguire una valuta-zione neuropsicologica per misu-rare il quadro cognitivo e lo status delle principali funzioni cognitive; successivamente si potrebbe inse-rire la persona malata in un pro-gramma di interventi riabilitativi, ovvero delle strategie finalizzate a ridurre l’impatto della malattia sul livello di autosufficienza. In parti-colare tra gli interventi riabilitativi, il training procedurale si propone di recuperare e ripristinare le fun-zioni perdute e preservare e poten-ziare le capacità ancora disponibili, ovvero ricondurre la persona ma-lata ad una condizione di massima autonomia ed indipendenza possi-bile, tenendo conto dell’età, della gravità della malattia, della pro-

gnosi e del contesto sociale in cui vive. L’ autonomia non è solo aiu-tare la persona a muoversi, vestirsi o mangiare da sola, ma anche met-terla in grado di scegliere, decide-re della propria vita, organizzarsi, rifiutare, assumersi responsabilità e doveri, desiderare, avere inte-ressi per sé. Per questo motivo il training procedurale si pone come obiettivi: l’incremento delle capaci-tà motorie e funzionali per quanto riguarda la mobilità e la destrezza; l’attivazione di capacità cognitive e neuropsicologiche per migliora-re, ad esempio, il senso di orienta-mento; le istruzioni di auto-aiuto in occasione dell’assunzione di cibi e bevande, delle operazioni di vestizione e di cura dell’igiene del proprio corpo, della deambulazio-ne e della comunicazione, affinché i pazienti siano il più possibile au-tonomi; la consulenza, prestata an-che ai parenti, per quanto riguarda l’adattamento degli spazi abitativi e dei mezzi ausiliari; l’assistenza prestata quando si verificano situa-zioni di cambiamento o di perdita, allo scopo di mantenere intatta la stabilità psichica. Le attività da ri-pristinare devono riguardare sin-goli passaggi semplici che possano essere eseguiti autonomamente dall’individuo: compiti come lavar-si, vestirsi, apparecchiare la tavola, preparare la lavastoviglie, prepa-rare la caffettiera, rispondere al telefono, servire il caffè offrono a questi individui la possibilità di ri-stabilire un contatto e un control-lo con l’ambiente circostante e di partecipare attivamente nella loro quotidianità, riuscendo a intrat-tenere relazioni sociali, essenziali per ricondurli, nuovamente, in una realtà spazio-temporale del qui ed ora. Volendo mettere in pratica quanto finora detto verrà riportato di se-guito un esempio di training pro-cedurale: dopo aver effettuato una valutazione neuropsicologica dello stato degenerativo della malattia,

si stabiliscono quelle che sono in quel momento le abilità residue del paziente, sulle quali si andrà a lavorare. Generalmente si tratta di abilità comuni (igiene persona-le, vestirsi, preparare i pasti, farsi la barba, truccarsi, ecc.). Prima di procedere con l’intervento riabili-tativo si ritiene necessario verifica-re le capacità uditive e recettive del partecipante, oltre che le sue capa-cità di comprensione del linguag-gio. Per valutare la performance del soggetto che partecipa al pro-gramma riabilitativo si crea una Task Analysis, ovvero una scom-posizione del compito in passaggi più semplici, in modo da facilitare l’esecuzione dell’attività da parte del soggetto (ad esempio per quan-to riguarda il compito di apparec-chiare la tavola la scomposizione potrebbe prevedere i seguenti pas-saggi: prendi la tovaglia; metti la tovaglia sul tavolo; prendi il piatto; metti il piatto sulla tovaglia e così via). I passaggi devono essere con-catenati tra loro e posti in ordine cronologico, devono essere inoltre presentati in sequenza e con tempi sufficientemente adeguati alla loro difficoltà. La scomposizione, ov-viamente, viene elaborata tenendo conto soprattutto delle capacità cognitive e funzionali dei soggetti. Bisogna, quindi, prevedere un con-testo in cui svolgere tale compito che sia il più semplice e pratico pos-sibile: predisporre un carrello sul quale poggiare tutti gli oggetti utili al corretto svolgimento del compi-to e posizionarli in un ordine pre-stabilito così che l’esecuzione del compito risulti più agevole, potreb-bero essere un esempio. Al fine di procurare al partecipante una certa autonomia ed indipendenza con una minima supervisione da parte dello staff, si insegna al paziente ad eseguire il compito attraverso l’uti-lizzo una sistema di registrazione audio che fornisce suggerimenti verbali, corrispondenti ai singoli passaggi precedentemente identi-

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ficati con la Task Analysis.Questa procedura, inoltre, ha il vantaggio di poter essere utilizza-ta non solo in ambito ospedaliero, ma anche e soprattutto in ambito domestico.I risultati ottenuti dall’utilizzo di questo tipo di tecnica riabilitativa mostrano che la maggior parte dei partecipanti ha “ri-acquisito” quel-le abilità che l’aggravarsi della ma-lattia aveva reso deficitarie. L’uti-lizzo di tali supporti tecnologici ha permesso, quindi, il ripristino di abilità perdute per il decorso della demenza e la ri-acquisizione di au-tonomia e auto-efficacia, nonché di una vita dignitosa, vissuta non più in totale dipendenza da supporti esterni e sociali.

Serena Illuzzipsicologa

una conquista per malati e familiari

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TECNICHE DI AIUTO NELLA MALATTIA DI ALZHEIMERcorso organizzato in collabora-zione con l’Associazione Alzhei-mer Bari

CORSO DI PRIMO SOCCORSOcorso organizzato in collabora-zione con Croce Rossa Italiana

Tra il Sapere e il saper “fare”

Nell’ambito delle diverse attivi-tà svolte dall’Associazione Serena Assistenza, particolare impegno è dedicato alla Formazione Pro-fessionale di operatori in ambito socio sanitario e assistenziale, sul territorio locale. L’impiego di risorse umane com-petenti, qualificate e motivate rap-presenta per ogni tipo di organiz-zazione l’elemento fondamentale che fa la differenza in termini di efficienza e qualità, ancor più nel settore dei servizi alla persona e, in particolare, dell’assistenza do-miciliare dove il fattore umano è indiscutibilmente l’elemento base per la realizzazione delle finalità sociali perseguite.Gli interventi formativi realizza-ti dall’Associazione Serena rien-trano nel quadro di un impegno programmatico assunto dall’Or-ganizzazione e sono finalizzati alla diffusione e all’aggiornamen-to delle conoscenze teoriche e al potenziamento delle competenze pratiche in ambito di assistenza domiciliare e, più in generale, di “tutela della salute”.Serena Assistenza si prende cura della “formazione continua” dei propri operatori/associati e del pe-riodico aggiornamento delle loro competenze professionali, moti-vandoli nel contempo a compren-dere pienamente il proprio ruolo, le finalità dei propri sforzi. Grazie alla disponibilità di ampi e confortevoli spazi idonei presso la propria sede, Serena Assistenza organizza corsi di formazione spe-cifici e a vari livelli aperti a tutti e, in particolar modo, rivolti a coloro che intendono accostarsi al mondo dell’assistenza e del volontariato, nonché a soggetti coinvolti a vario titolo nella gestione e nel sostegno fisico e morale degli anziani e/o delle persone non autosufficienti.L’operatore che si occupa di assi-stenza deve essere in grado di ge-

stire a domicilio qualsiasi assistito: dal disabile, all’autonomo, dal pa-ziente lucido al paziente affetto da Alzheimer ed essere in grado di for-nire risposte sempre più adeguate e misurate alle contingenti realtà, disponendo, nel patrimonio delle proprie conoscenze e capacità, del giusto connubio tra il “sapere”…e il “saper fare”..

Marilena Stufano

NUOVO CORSO:TECNICHE DI RIABILITAZIONE PER IL PAZIENTE CON MALAT-TIA DI ALZHEIMER

Per informazioni rivolgersi a:

Serena Gruppo AssistenzaDirezione Organizzativavia Amendola 174/A70126 Baritel. [email protected]

Associazione Alzheimer Barilargo Ciaia 3tel. [email protected]

Formazione professionale

ALZHEIMER ITALIA BARIla forza di non essere soli

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L’angolo della poesia...

Prendi un sorriso

Prendi un sorriso,regalalo a chi non l’ha mai avuto.

Prendi un raggio di sole,fallo volare là dove regna la notte.

Scopri una sorgente,fa bagnare chi vive nel fango.

Prendi una lacrima,posala sul volto di chi non ha

pianto.Prendi il coraggio,

mettilo nell’animo di chi non sa lottare.

Scopri la vita,raccontala a chi non sa capirla.

Prendi la speranza,e vivi nella sua luce.

Prendi la bontà,e donala a chi non sa donare.

Scopri l’amore,e fallo conoscere al mondo.

M. Gandhi

U Addore de Natale

Cuss’anne so fatte nu bèlle presèb-bie

Che la gròtte, le stàddue e la stèd-de lecènde

Po’ nge so puèste nu rame de pìneE so appennùte le mandarìnequàtte marànge e se’ lemùne

ca dònne a la case nu bèdde spre-fùme.

Po’ le lecèdde appìcce e stute,sop’a la pàgghie u Bammìn’a

l’anùte.Ngìme a la gròtte nu bell’angiuic-

chie,le peggherèdde attùrne a nu spèc-

chiele trè Re Magge che le cammiìdde.

E po’ u vove e u ciucciariìddeE u uarda stèdde petève amman-

gà?Le vrazze a ll’arrie e ngììle a uardà.

E cusse presèbbie, com’apprìme,u so fatte au cuèste de la checìne.

Iè ddà ca u facèvene mamme e tatàE nu peccenìnne a mbambuà…

Acquànne trasiìve iìnde a la case,sendìve mbrìme n’addòre me-

sckàte:de pìne, de quètte e de carteddàte,ca sole a recherdà u sènghe angòre

e me fàsce veddequà u core…Iève cusse “U addore de Natàle”.

Franca Fabris Angelillo

È Natale

È Natale ogni voltache sorridi a un fratello

e gli tendi la mano.È Natale ogni volta

che rimani in silenzioper ascoltare l’altro.È Natale ogni volta

che non accetti quei principiche relegano gli oppressiai margini della società.

È Natale ogni voltache speri con quelli che disperano

nella povertà fisica e spirituale.È Natale ogni volta

che riconosci con umiltài tuoi limiti e la tua debolezza.

È Natale ogni voltache permetti al Signore

di rinascere per donarlo agli altri

Madre Teresa di Calcutta

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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Evento Natale 2009 organizzato da: Serena

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Il coro Sisters & Brothers è in attività da quasi 6 anni e si avva-le esclusivamente di cantanti non professionisti ma sicuramente pro-fessionali per l'impegno che pro-fondono nel progetto.Annovera,artigiani,casalinghe,maestre d'asilo e studenti che lamaestria e la passione per la mu-sica dell'ideatore nonché direttore Giarletti Patrizio ha saputo amal-gamare al meglio. Il repertorio spazia dal Gospel al Musical, dal Popolare al Classico con estrema facilità coinvolgendo sempre il pubblico presente che inevitabilmente canta assieme al coro le melodie più note come ad esempio AGGIUNGI UN POSTO A TAVOLA, GREASE, HAPPY DAYS ed altri famosissimi brani annove-rati nel vasto repertorio. Il coro Sisters & Brothers è molto impegnato nel sociale ed è sempre disponibile a serate di beneficenza atte alla raccolta di fondi per tutte le iniziative umanitarie riconosciu-te a livello nazionale,collaborando

molto spesso con associazione ed enti come ADMO, AVIS, FRATRES, CRI, ecc...

Diretto da Giarletti PatrizioCoro

SISTERS & BROTHERS

Voci Toniche MaschiliGiovanni Scigliuolo/Raffaele Scat-tarelli/Vito RagoneVoci Toniche FemminiliGloria Partipilo/Rosa Vessio/Mar-ta Tempesta/Marika LaviosaVoci BasseVito Affatato/Michele Rubino/Agostino AbbaticchioVoci Contralto e FalsettiChiara Carbonara/Alba Campobas-so/Margherita BurdiVoci Soliste e ControcantoUmberto Giarletti/Patrizia Schi-lardi/Fiorangela Togo/Antonio Cutrignelli

Feste Patronali, Serate di Be-neficenza, Galà, Convention, Sagre

Gruppo Assistenza e Associazione AlzheimerCoro SISTERS & BROTHERS Info: 334.9039460

Associazione SerenaInfo: 080.5423300

Associazione AlzheimerInfo: 080.3994455

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Eventi Serena Natale 2009

Sede Vicenza

Sede Foggia

L’Associazione Serena Onlus sede di Foggia, organizza Messa Canta-ta, venerdì 18 dicembre 2009 ore 18.30 presso la chiesa di San Do-menico (Foggia).Celebrazione eucaristica padre Val-ter Arrigoni.Esecuzione del Coro Kononia, di-retto da Claudio Iopolito.

L’Associazione Serena Onlus sede di Vicenza, organizza Concerto di Natale, sabato 19 dicembre 2009 ore 21.00 presso la chiesa di San Gaetano (Vicenza).Esecuzione del Coro Polifonico e Strumentale: Ensemble Vocale Phonè, diretto dal Maestro Luigi Ceola.

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Sede di TraniIl Gruppo Serena Assistenza è attivo nella sede di Trani con l’As-sociazione Serena Onlus e con la Cooperativa “Serena Assistenza Trani”Serena Assistenza Trani ha aderito agli stessi principi etici, gli stessi obiettivi e la stessa “mission” del Gruppo Serena Assistenza nascen-do e operando con finalità di offri-re servizi di assistenza domiciliare e residenziale.Nell’ambiente domestico, Serena è un aiuto fondamentale per l’anzia-no e la famiglia, con i servizi che fornisce a domicilio, 24 ore su 24, 365 giorni all’anno.Serena assicura un’assistenza do-miciliare totale comprensiva di tutte quelle che possono essere le necessità e le problematiche di un anziano, sia che egli sia autosuffi-ciente o non, e della famiglia che lo accudisce. Un anziano, si sa, ha bisogno di cura e dedizione ed ha diritto a vivere questo particolare periodo con meritata serenità.Serena assicura tutto questo. È di supporto, di aiuto, una presenza rassicurante e qualificata all’inter-no della famiglia, nella tranquillità domestica e nella vita quotidia-na dell’assistito. Può vantare un completo staff professionista che ha come missione un’ assistenza prima di tutto rivolta alla perso-na. Ed i tipi di servizi offerti sono completi, puntuali e precisi e van-no dall’assistenza semplice alla compagnia, fino a fornire a domici-lio assistenza totale a soggetti non autosufficienti, grazie a complessi interventi forniti da personale spe-cializzato.

Per informazionireferente dott. Paolo Caputicell. 347.9013810piazza della Repubblica 35 (Trani)tel. 0883.954083

Sede Trani

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Sono sempre più numerosi gli stu-di e le esperienze che attestano l’utilità della musicoterapia con gli anziani, soprattutto se vivono l’ultima parte della loro vita in isti-tuto. È solitamente proprio nelle strutture residenziali che i pazienti geriatrici hanno l’opportunità di iniziare un percorso preventivo/terapeutico con la musica, che di-venta aiuto e sostegno psicologico per l’anziano, che spesso vive il ri-covero con forte disagio fisico ed emotivo. L’anziano e le strutture residenziali L’ingresso in istituto rappresenta un momento di forte cambiamen-to delle condizioni ambientali (ab-bandono della propria casa e del proprio paese), affettive (si lascia-no parenti, amici e conoscenti) e comportamentali (mutano a volte radicalmente le abitudini quotidia-ne); in pratica si interrompe bru-scamente un vissuto di continuità, uno stile di vita che può favorire ri-sposte disadattive. Studi e ricerche psicogeriatriche sostengono che l’istituzionalizzazione può deter-minare l’insorgere o l’accentuazio-ne di disturbi emotivi e un’accelera-zione dell’involuzione intellettiva (Poderico, 1993); in particolare se-gnalano un impoverimento della vita emozionale dell’anziano che vive in istituto, minore creatività, minore chiarezza percettiva, mi-nore integrità, minore capacità di reazione agli stimoli che agiscono sull’affettività, una tendenza ver-so la passività e l’inattività, una maggiore chiusura ed una minore reattività all’ambiente, autosvalu-tazione, sentimenti di apatia e di perdita di speranza o incompletez-za (Delicati, 1997). Il ricovero, inol-tre, favorisce manifestazioni di di-sagio psicofisico che spesso sfocia in una forte depressione senile, ca-ratterizzata da disturbi dell’umore (tristezza, pessimismo, mancanza di stima in se stessi), e da inibizio-ne psicomotoria accompagnata da senso di grande stanchezza e ansia,

alle quali si aggiungono disturbi somatici.

La musicoterapia in istituto

Per contrastare il decadimento e il deterioramento fisico, mentale e psicologico, in questi ultimi anni nelle strutture residenziali per an-ziani si stanno attivando dei pro-grammi animativi e preventivi/te-rapeutici. L’anziano viene, quindi, coinvolto in attività corporee, ma-nuali, grafico-pittoriche, teatrali, verbali e musicali.Tra gli interventi musicali un posto di rilievo è ricoperto sempre più dalla musicoterapia che dà aiuto espressivo e comunicativo all’an-ziano sofferente (Delicati, 1997). È necessario, però, che le sedute si integrino con le altre attività di animazione e con le attività sanita-rie ed assistenziali, per perseguire assieme i seguenti obiettivi:• valorizzare la persona nella sua globalità; • attivare e mantenere nell’anzia-no l’interesse per una socialità viva e positiva; • mantenere nei pazienti l’autono-mia a livello cognitivo, sensoriale e funzionale; • fornire momenti di benessere agli ospiti; • migliorare la qualità di vita nel reparto; • recuperare e/o mantenere delle capacità residue anche in soggetti affetti da deterioramento mentale.L’anziano e la musica L’anziano, anche quello che non ha ricevuto un’educazione musicale, ha una competenza esperienziale in tutto quello che concerne il cam-po sonoro-musicale: la conoscenza di canti, il ricordo di eventi sono-ri per lui significativi, le pratiche sociali inerenti la musica come il ballo, le serenate, i cantastorie, gli strumenti musicali. Questo baga-glio sonoro-musicale che l’anziano si porta dentro, che lo accompa-gna, che parla della sua storia, del

suo vissuto, dei suoi sentimenti, delle sua sensibilità, delle vicende passate, della sua cultura diventa materiale su cui lavora il musico-terapeuta. L’anziano è, dunque, considerato una persona ancora ricca di potenzialità, di speranze, di desideri e di bisogni da attivare, conservare, preservare e rispetta-re. La musicoterapia lavora sulle parti sane dell’anziano e suo obiet-tivo primario è quello di valorizza-re tutte le potenzialità residue; la musica diventa così un mezzo per prendersi cura degli anziani troppo nostalgicamente legati al passato e quindi incapaci di vivere un pre-sente proiettato nel futuro, e degli anziani che presentano problemi di depressione, aiutandoli ad accetta-re il proprio processo di invecchia-mento e/o ad elaborare un lutto.Francesco Delicati, musicoterapeu-ta che opera da anni in questo set-tore, ha elencato una serie di fun-zioni e di obiettivi generali della musicoterapica per anziani:• movimento e rilassamento: la musica è uno stimolo fisico che aiu-ta il rilassamento e la distensione muscolare ed il movimento di arti colpiti; essa motiva la motricità e costituisce un supporto ed una spinta per la mobilizzazione attiva; • socializzazione: la musica, come attività sociale, agisce sul piano della prevenzione, facilita la comu-nicazione; consente l’integrazione del gruppo, la partecipazione e lo stabilirsi di legami interpersonali, il rinforzo dell’identità del singolo, l’emergere di sentimenti positivi originati dalla sensazione di appar-tenenza; • ricreazione (aspetto ludico): la musica può essere fonte di godi-mento, di gioia e di divertimento spontaneo; essa dà un piacere mo-mentaneo che non richiede sforzo di apprendimento né implica pre-parazione; • gratificazione (aspetto animati-vo): l’influenza di un clima musica-le incoraggia visibilmente l’attività

Musicoterapia e Anziani

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generale, l’espressività e la creativi-tà, aumentando la considerazione di se stessi e l’autostima; • aiuto alla memoria (terapia della reminescenza): la musica fa rivive-re momenti del passato, rende pre-senti situazioni connotate in senso emotivo, soprattutto i periodi felici della vita, e aiuta a ristrutturare la nozione del tempo; attraverso l’uso di canzoni e musiche accettate e ri-conosciute si stimolano i ricordi e le associazioni; • apprendimento: la musica faci-lita l’apprendimento secondo due modalità principali: - il riapprendi-mento di una destrezza perduta o menomata in seguito a malattie o traumi - l’apprendimento di nuove competenze per compensare quelle perdute o menomate; • contatto con la realtà: la musica aiuta gli anziani a stabilire e man-tenere durante gli incontri brevi momenti di contatto con la realtà; la scansione settimanale degli in-contri, ad esempio, aiuta a ristrut-turare e riorientare la sensazione del tempo; • sostegno e rinforzo psicologico: la musica dà sollievo alla propria ansia e consente all’anziano di al-lentare l’attenzione su se stesso e i suoi disturbi, allontanando pensie-ri negativi e atteggiamenti di com-patimento; • proiezione (liberazione di emo-zioni e di tensioni psichiche): la musica può essere un mezzo pro-iettivo che stimola le libere associa-zioni e produce la liberazione delle emozioni e dei contenuti inconsci, aiutando l’espressione e la canaliz-zazione delle pulsioni interne di-sturbanti; la musica può essere uno strumento proiettivo di induzione e di suggestione, finalizzato ad un cambiamento terapeutico.

Le attività musicoterapiche

L’esperienza musicale nel paziente anziano istituzionalizzato è un’oc-casione importante per impegnarsi

in attività spesso nuove e di grande coinvolgimento sul piano emozio-nale, rievocativo e cognitivo.All’interno dell’istituto con la pra-tica corale, che è certamente una delle attività principali dell’inter-vento musicoterapeutico, si realiz-zano momenti di socializzazione e d’informazione culturale. Cantare vecchie canzoni o anche solo bre-vi frasi crea un’atmosfera gioiosa e distesa, grazie alla quale l’anziano si diverte, si rende più disponibile nei confronti degli altri e partecipa attivamente all’attività di gruppo. Cantare in gruppo rappresenta un’esperienza comunitaria capace di far dimenticare la routine quo-tidiana, di distogliere la mente dell’anziano dall’essere troppo oc-cupato in tristi preoccupazioni. Cantare fa bene all’apparato respi-ratorio e a quello digestivo e può influire positivamente sullo stato generale di salute; si aiuterà dun-que l’ospite a prendere atto della propria respirazione, alla base del-la produzione canora, e a coprire il tono muscolare (teso/rilassato) ad essa corrispondente. Spesso il canto, spiega Delicati, è finalizzato al recupero della memoria sonora: il canto è il linguaggio degli affet-ti, delle emozioni e della memoria, è un mezzo per creare la motiva-zione al narrare, al raccontare e al raccontarsi. La canzone popolare diventa strumento evocativo che risveglia le memorie affettive lega-te alle esperienze della vita passata e che fa riaffiorare le emozioni vis-sute in gioventù. Associare al canto la narrazione, la reminescenza e la conseguente verbalizzazione è un modo che consente alle persone di far luce e di ricostruire la propria vita passata, ma anche presente e futura. Osservando gruppi di anziani sot-toposti a musicoterapia si è nota-to che lo stimolo ritmico-musicale a volte induce spontaneamente a partecipare alla danza; addirittura

molto spesso questi comportamen-ti sono automatici, infatti sono gli stessi pazienti ad iniziare da soli la danza che li aiuta ad orientarsi nel tempo e nello spazio. Alcune espe-rienze hanno fatto registrare nei partecipanti cambiamenti d’umo-re, aumento della fiducia in se stes-si, mantenimento o riacquisizione dell’autonomia e superamento dei momenti di solitudine e apatia; inoltre semplici esercizi motori, a tempo di musica, riattivano la cir-colazione sanguigna, aumentano il tono muscolare e allentano l’irrigi-dimento. L’ascolto di musica semplice può inserirsi nella routine quotidiana della vita della residenza, renden-do diversa la giornata. L’ascolto è utilizzato non solo come mezzo di distrazione, ma come momen-to importante per riavviare l’an-ziano ad una percezione attenta e globale. L’ascolto è, inoltre, un vero e proprio mezzo per “ l’atti-vazione delle funzioni cerebrali, poiché è un’azione complessa che coinvolge non solo la componente affettiva della persona ma anche quella razionale. È dimostrato che l’ascolto della musica con un atteg-giamento prevalentemente domi-nato dall’emotività provoca un net-to aumento dell’attività cerebrale nell’emisfero di destra, mentre un ascolto di tipo analitico-interpreta-tivo, che si accompagna alla lettura dello spartito, produce un aumento della funzionalità a livello dell’emi-sfero di sinistra” (Marco Trabucchi in Lorenzetti L.M., 1984).

Bibliografia

1) BRIGHT R., Music in Geriatric Care, Angus and Robertson, Syd-ney, 1972. 2) ZUCCHINI G.L., Animazione musicale e disadattamento, Ed. Guaraldi, Rimini-Firenze, 1976. 3) LORENZETTI L.M. - PIATTI M., Musica adulti e terza età, Qua-

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derni di Musica Applicata n°6, ED. Fonografiche e Musicali PCC, Assi-si, 1984. 4) BONANOMI C. - GAJANI D. - VITALI M., Il giallo e il grigio. Ani-mazione musicale e pensionati, Ed Clueb, Bologna, 1992. 5) PODERICO C., L’anziano. Nuo-ve prospettive in psicologia, Ed. Li-viana Medicina, Napoli, 1993. 6) DELICATI F., Il canto fa venire fuori il paese più in fretta. Espe-rienze di musicoterapica con gli an-ziani di una casa-albergo, Ed. Pro Civitate Christiana, Assisi, 1997.

La DirezioneVILLA MARIAMARTINA

Le sedute di musicoterapia si terranno nei pomeriggi del mercoledì e della domenica alle ore 17.00 presso la sala living della struttura Villa Mariamar-tina.Le sedute saranno tenute a cura dello psicologo e musico-terapeuta dott. Sabino Marti-radonna della scuola di musico-terapia A.M.O. di Bari.

Per informazioni riguardanti anche i corsi di musicoterapia cell. 348.1616139e - mail: [email protected]

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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L’avvocato...rispondeGentile avvocato,

il matrimonio di mia figlia, che è casalinga, è ormai in crisi e si sta separando. Ha due figli minori e il marito, che è funzionario di un Ente pubblico, intende versare a titolo di mante-nimento per lei e i suoi due figli la somma di € 350. Tenga presente che è proprietario di numerosi im-mobili.Desidero sapere, considerando la inaccettabile proposta avanzata, come si deve determinare l’assegno di mantenimento.

Gentile signora,

per determinare in modo equo e corretto l’entità dell’assegno di mantenimento occorre necessaria-mente prendere visione del reddi-to e patrimonio del marito di sua figlia.La quantificazione dell’assegno va valutata con riferimento all’intera consistenza patrimoniale dell’ob-bligato. Non basterà quindi considerare il reddito netto derivante dall’attivi-tà lavorativa, ma si dovranno com-prendere tutti i beni fruibili della coppia: mobili, immobili e tutti i redditi ulteriori.Il valore complessivo del patrimo-nio del coniuge è quindi un ele-mento essenziale nell’operazione di quantificazione dell’assegno, che dovrà essere sufficiente a formare ovvero ad integrare i redditi del beneficiario al fine di raggiungere un TENORE DI VITA SIMILE A QUELLO AVUTO DURANTE IL MATRIMONIO.Per aiutarla ulteriormente nella definizione dell’entità dell’assegno di mantenimento, tenga presente che secondo il più recente orienta-mento, ormai consolidato, del tri-bunale di bari l’assegno per i figli

non può essere inferiore ad € 180 per ciascuno e costituisce un im-porto minimo assolutamente inde-rogabile.

avv. Antonio D’Addosiopiazza Gramsci, 49

70010 Capurso (Ba)tel. 080.4507036 fax 080.4559653

cell. [email protected]

080.5423300Assistenza Domiciliare24 ore su 24 per 365 giorni all’anno

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Nel 2001 l’America Accademy of Neurology ha indicato la musicote-rapia come una tecnica per miglio-rare le attività funzionali e ridurre i disturbi del comportamento nel malato di Alzheimer. Ciò è possibi-le perché la musica sembra rivelarsi una via di accesso privilegiata per contattare il cuore dei malati che preservano intatte certe abilità e competenze musicali fondamenta-li (intonazione, sincronia ritmica, senso della tonalità), nonostante il deterioramento cognitivo dovuto alla malattia.

La malattia

Le persone colpite dall’Alzheimer sin dall’inizio presentano una gra-duale perdita delle funzioni mne-stiche (orientamento, memoria a breve termine e disturbi cognitivi), alla quale si associano comporta-menti inadeguati e pericolosi: vaga-bondaggio ossessivo e aggressività, ansia e depressione. Successiva-mente si verifica una progressiva e sempre più grave compromissione del linguaggio, una diminuzione dell’emotività e dell’iniziativa (apa-tia) e un incremento dell’ostinazio-ne. La malattia, cagionata da una grave degenerazione dei neuroni cerebrali, oggi riveste una grande rilevanza sociale, a causa del pro-gressivo invecchiamento della po-polazione; si calcola che essa sia re-sponsabile di oltre la metà dei casi di demenza senile, che riguarda un numero molto alto di soggetti an-ziani (circa il 10% della popolazio-ne sopra i 65 anni, e un 30% del-la popolazione sopra gli ottanta).Convivere e prendersi cura di una familiare colpito da questa malat-tia, ancor oggi pressoché incurabi-le, è difficile e gravoso.

Le terapie

Nei malati di Alzheimer la terapia farmacologica è diretta a contra-stare alcuni aspetti di un quadro

Musicoterapia e malattia di Alzheimerclinico destinato ad un inevitabile peggioramento, e quella verbale, a causa dei gravi deficit mnemonici, cognitivi e linguistici che accom-pagnano i pazienti, non può essere avviata. Si deve perciò ricorrere a pratiche riabilitative e terapeuti-che che coinvolgano il paziente, lo stimolino in modo adeguato, cer-cando di mantenere e ravvivare il suo interesse con il mondo esterno e con gli altri; per questo sempre più geriatri ritengono utile e ne-cessario incoraggiare gli anziani a seguire terapie espressive, tra le quali la musicoterapia, che hanno come obiettivo quello di migliorare la qualità della vita, oltre a rivita-lizzare l’umore, ridurre l’aggres-sività e, ovviamente, stimolare la memoria.

La musicoterapia

Gli approcci musicoterapici sono volti ad integrare funzioni cogni-tive, affettive, fisiche ed interper-sonali, utilizzando tecniche attive e ricettive. Durante le sedute i pa-zienti cantano canzoni popolari, ascoltano musica dal vivo e/o regi-strata, danzano liberamente o ven-gono coinvolti in danze popolari molto semplici, accompagnano con strumenti a percussione brani mu-sicali o canzoni. Durante le sedute il paziente non deve mai sentirsi a disagio e non gli devono mai essere fatte delle richieste superiori alle sue capacità. L’intervento musico-terapico mira a raggiungere alcu-ni dei seguenti obiettivi (AA.VV., 2003):• socializzazione; • modificazione dello stato umo-rale della persona e contenimento di manifestazioni d’ira e di stati di agitazione; • contenimento dell’aggressività, del Wondering (vagabondaggio afinalistico) e degli stati ansiosi-depressivi; • aiutare l’ospite a soffocare il pro-prio compatimento e a distogliere

l’attenzione dai disturbi somatici; • accrescimento dell’autostima e della considerazione di se stessi; • riattivazione della memoria mu-sicale ed emozionale: recuperare il presente attraverso la rivisitazione e la riappropriazione dei ricordi; • indurre un comportamento mu-sicale attivo (cantare o suonare uno strumento) per favorire il mante-nimento delle abilità motorie, an-che attraverso movimenti semplici del corpo; • costruzione di una relazione em-patica tra musicoterapeuta e pa-ziente.L’importanza di introdurre la mu-sicoterapia nella riabilitazione dell’Alzheimer è supportata da una serie di studi scientifici che hanno valutato attentamente le condizioni degli anziani durante e dopo ogni seduta: in generale si osserva che si riducono i sintomi più invalidanti della malattia e, pur sottolineando che i canti e le improvvisazioni strumentali non hanno alcuna pretesa di guarire, è palese che la partecipazione rego-lare alle sedute, soprattutto per pa-zienti ancora autosufficienti, aiuta a rallentare i processi degenerativi e migliora le condizioni generali, specie se il malato vive in istitu-to (ALDRIDGE, 1998). Ciò è am-piamente supportato anche dalle schede di valutazione compilate al termine di ogni seduta, dalle quali emerge chiaramente che la musico-terapia ha effetti benefici sui mala-ti, in particolare:• si riscontrano comportamenti socialmente accettabili e coerenti rispetto al contesto: manifesta-zioni di applausi, verbalizzazioni dotate di senso compiuto, compor-tamenti orientati verso il contatto fisico, interazioni con gli altri, so-cializzazione, formazione di gruppi e loro conduzione; • si registrano modificazioni si-gnificative della sfera emotiva e dell’umore della persona, che vive la seduta come momento di diver-

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timento, di soddisfazione e di be-nessere; • gli episodi di Wondering a volte vengono inibiti dalla presenza del-la musica e del musicoterapeuta, che trasmettono al paziente tran-quillità e sicurezza; l’aggressività trova sfogo creativo nel ritmo e nella musica cantata e suonata dal paziente, che così aumenta il pro-prio livello di autostima e fiducia in sé stesso, attenua atteggiamenti ansiogeni e ripetitivi, diventando meglio gestibile; • le sedute di musicoterapia non sono orientate soltanto al passa-to, ma indagano anche la capacità di creare in modo estemporaneo nuovi ritmi e nuove melodie. La persona demente accetta l’improv-visazione inserendovisi in modo cosciente, dimostrando di posse-dere ancora una dose significativa di creatività che emerge in modo palese durante gli incontri; • i pazienti danno prova, a vari li-velli, di possedere una competenza musicale rilevante che si manifesta nel canto, nella pratica strumenta-le e nell’esecuzione di movimenti o semplici danze popolari che favori-scono l’orientamento e l’acquisizio-ne della dimensione spazio-tempo-rale; • i malati sono capaci di cantare (a volte citano il testo correttamente a volte solo in parte, a volte mani-festano lallazione) e ricordano in-tere canzoni appartenenti al loro bagaglio culturale, ciò accelera ad esempio il recupero della parola negli afasici; • il musicoterapeuta instaura una relazione significativa col pazien-te: la musica permette di creare un dialogo sonoro che il soggetto è in grado di gestire a un livello di co-municazione non verbale (AA.VV., 2003).

Le sedute

I musicoterapeuti sono concor-di nel sostenere che è necessario

stabilire una scansione spazio-temporale degli incontri, poiché la maggior parte dei malati perde precocemente questi due parame-tri di riferimento. Ecco, allora, che le sedute devono svolgersi sempre nello stesso spazio, alla stessa ora e dagli stessi operatori. Anche i con-tenuti degli incontri devono avere una successione temporale definita e ripetitiva affinché i pazienti tro-vino stabilità e regolarità. Le pro-poste così si succedono gradual-mente: l’approccio iniziale è forse la fase più delicata poiché deve at-tirare ed incuriosire con discrezio-ne i malati per invitarli a parteci-pare alle sedute, segue una fase centrale caratterizzata da maggior coinvolgimento, quindi la chiusura e il saluto finale.

La canzone popolare

Ricordare e ricostruire una canzo-ne in tutte le sue parti, ritmo, me-lodia e testo, è una tecnica musico-terapica ampiamente utilizzata con i malati d’Alzheimer, ed ha lo scopo di mantenere attiva la memoria, di accrescere la produzione lingui-stica e di tranquillizzare il malato. Bisogna, però, lavorare sempre con canzoni che i pazienti conoscono, che fanno parte del loro bagaglio culturale, che ricordano il loro passato. Nel cantare una canzone i malati ritrovano le loro origini, i ricordi, le emozioni, i vissuti e gli stati d’animo delle esperienze più significative della loro vita. Il musicoterapeuta interpretando canzoni e melodie del passato re-stituisce al paziente fatti, episodi e circostanze altrimenti sommerse dalla malattia e perdute per sem-pre. Il paziente si scopre ancora capace di cantare e di provare pia-cere nel condividere un’esperienza di gruppo; anche gli anziani non autosufficienti spesso ricordano e cantano i testi delle canzoni, par-tecipano e rispondono con logi-cità agli stimoli musicali, mentre

hanno chiare difficoltà a sostenere attività dialogiche di altro tipo. Il canto, infine richiede uno sforzo di concentrazione, di attenzione, di espressione, di memoria; la pratica canora distrae da una situazione aggressiva, permette un controllo della respirazione e quindi il rilas-samento. (AA.VV., 2003)

Gli strumenti musicali

L’utilizzo degli strumenti musi-cali facilita gli anziani che hanno difficoltà ad esprimersi, poiché lo strumento è un mediatore tra l’in-dividuo ed il mondo; la scelta spe-cifica dello strumento deve tener conto delle limitate possibilità di movimento degli arti superiori ed inferiori dei pazienti, perciò è con-sigliabile strumenti dalle superfici ampie, come i tamburi, così facen-do i pazienti non si sentono ina-deguati e frustrati e si inseriscono facilmente nell’attività. Solo suc-cessivamente si introducono stru-menti più difficili da maneggiare e suonare. Durante l’esecuzione strumentale ed il lavoro ritmico i malati riattivano e potenziano le capacità motorie, acquistano mag-gior autocontrollo e precisione nei movimenti, stimolano i proces-si cognitivi, anche se perdono la spontaneità e la libertà di espri-mersi.

I movimenti

Accade spesso che l’ascolto musi-cale spinga spontaneamente i pa-zienti ad esibirsi in balli popolari e, là dove le condizioni lo permetta-no, è proprio il musicoterapeuta a proporre al gruppo semplici danze coreografiche, con lo scopo di favo-rire la socializzazione ma anche la coordinazione motoria.

La DirezioneVILLA MARIAMARTINA

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Inaugurazione Casa di riposo/Casa protetta

Per info e prenotazionitel. 080.4675008VILLA MARIAMARTINACasa protetta - Casa di riposovia Vecchia per Ceglie 70010 Valenzano (BA) oppure tel. 080.5423300Linea Cuore del Gruppo Serena Assistenza Onluswww.assistenzaserena.eu

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Chiacchiere di Carnevale

DOSI250 gr di farina50 gr di burro2 cucchiai di zucchero1 uovo intero2 cucchiai di rum o brandy1 pizzico di salezucchero a veloolio per frittura

PREPARAZIONEIn una terrina mettere il burro e un cucchiaio di latte (il burro deve liquefarsi lentamente senza frigge-re). Setacciare a parte la farina sul-la spianatoia, formare una fosset-ta, al centro versare il burro fuso raffreddato, lo zucchero, l’uovo, un pizzico di sale ed il rum. Lavorare il tutto fino a formare un impasto elastico ed omogeneo (se l’impasto risultasse un po’ duro aggiungere uno o due cucchiai di rum). Stende-re la pasta ben sottile (spolverare il piano ed il mattarello con la fari-na), con l’apposita rotella dentella-ta tagliare delle losanghe e frigger-le in olio abbondante, quando sono dorate (pochi minuti) scolarle e metterle su carta assorbente. Porle su un vassoio e cospargerle di zuc-chero a velo.

Straccetti di vitello con rucola e pomodorini

DOSI400 gr di straccetti di vitello100 gr di pomodoriniun bel mazzetto di rucolaolio extraverginesale e pepe

PREPARAZIONERosolare gli straccetti in olio con i pomodorini tagliati a pezzetti per 20 minuti, una volta cotti ag-giungere e sale e pepe. Disporre gli straccetti nel piatto da porte su un letto di rucola.

a cura di Matilde Chietiassistente Gruppo Serena Assistenza

Torta africana

DOSI300 gr di farina300 gr di zucchero100 gr di cacao amaro½ litro di latte1 bustina di pane angeli

PREPARAZIONESetacciare insieme la farina ed il cacao in una ciotola, aggiungere lo zucchero, mescolare, aggiungere il latte un po’ alla volta e mescolare fino ad esaurimento del latte, in-fine il lievito setacciato. Versare il composto in una teglia preceden-temente imburrata e infarinata. Mettere in forno a una tempera-tura di 160° C per 40 minuti. Sfor-nare la torta e farla raffreddare nel tegame stesso. Togliere il dolce dal tegame e farcire con panna mon-tata dolce, con crema pasticcera o con marmellata d’arancia.

Ricette di Matilde Chieti

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