Seguimi n.1 anno 2006

12
Seguimi PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006- 1 (Matteo 9:9) Ed egli, alzatosi, lo seguì Che cosa intendeva dire Gesù, quando parlava del “Figlio dell’uomo ” Sommario ( Continua a pag.11) È difficile riassumere in due pagine quello che il Vangelo dice di Gesù Cristo. I quattro libri del Vangelo contengono più di 100 pagine di informazioni ; e molte di queste sembrano proprio molto importanti. Forse possiamo riassumere l’Evangelo, concentrandoci su tre punti: 1) Chi è la persona di Gesù Cristo? 2) Che cosa ha fatto? 3) Che significato ha per noi, oggi? Chi è questa persona? Gesù aveva l’aspetto di una persona normalissima. Nacque in modo normale, in circostanze umili. Come gli altri ragazzi giudei, Egli fu circonciso. Come primogenito, fu dedicato al tempio. Per il fatto che furono sacrificati due piccioni per la Sua dedicazione, indica che la famiglia era povera (Luca 2:24; Levitico 12:8). Come gli altri bambini, Gesù cresceva fisicamente, intellettualmente e socialmente. Più tardi fu noto come “il falegname, il figlio di Maria” (Marco 6:3). Egli viveva e lavorava come le altre persone, mangiava, dormiva, si stancava, aveva fame e sete. Più tardi morì, come muoiono tutti gli uomini. Gesù aveva un interesse speciale per la “religione”. La sua famiglia si recava ogni anno a Gerusalemme per la Pasqua e, quando Gesù ebbe 12 anni, gli anziani del tempio furono sorpresi per la Sua sapienza. (Luca 2:46-47). Anche suo cugino Giovanni il battista era “religioso” e abbastanza fuori dalla normalità. Egli viveva nel deserto, mangiava quello che trovava e indossava strani indumenti. Giovanni predicava il pentimento e, come simbolo del perdono, battezzava le persone. Grandi masse di persone andavano da lui per riconsacrare se stessi a Dio. Anche Gesù andò e fu battezzato. Un comportamento straordinario Al battesimo di Gesù accadde qualcosa di straordinario: una voce dal cielo e qualcosa simile ad una colomba scesero su di Lui (Luca 3:22). Questo fu un importante punto di svolta nella Sua vita. Il suo comportamento cambiò improvvisamente: lasciò il suo lavoro, andò nel deserto e digiunò per quaranta giorni. Gesù tornò alla sinagoga di Nazaret e, praticamente, proclamò di essere il Messia quando disse che Dio lo aveva unto per predicare. Egli annunciò di essere il compimento della Scrittura (Luca 4:16- 29). Gesù cominciò a fare delle cose straordinarie: cambiava l’acqua in vino, dava da mangiare a migliaia di persone, guariva ogni specie di malattia, dava la vista ai ciechi e, persino, risuscitava i morti. Egli ordinava ai demoni di allontanarsi; e questi ubbidivano. Gesù Cristo predicava il ravvedimento, perché il Regno di Dio era vicino. Potrebbe essere questo il Messia? In nessun modo, dicevano gli esperti. Gesù era piaciuto loro all’età di 12 anni, non da adulto. . Egli interrompeva gli affari che si facevano nel tempio, rovesciava i tavoli e scacciava gli animali (Giovanni 2:13-17). Criticava pubblicamente i capi giudei, chiamandoli guide cieche, serpenti, figli del diavolo, figli della geenna (Matteo 15:14; 23:15,33; Giovanni 8:44). 1 Che cosa intendeva dire Gesù, quando parlava del “Figlio dell’uomo ” 2 Il cielo 4 La potenza dell’intenzione 6 Donne alla guida della chiesa (Parte III) di Michael Morrison

description

Rivista Seguimi

Transcript of Seguimi n.1 anno 2006

SeguimiPUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006- 1

(Matteo 9:9)Ed egli, alzatosi, lo seguì

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Che cosa intendeva dire Gesù, quandoparlava del “Figlio dell’uomo ”

Sommario

( Continua a pag.11)

È difficile riassumere in due paginequello che il Vangelo dice di GesùCristo. I quattro libri del Vangelo

contengono più di 100 pagine diinformazioni ; e molte di queste sembranoproprio molto importanti.

Forse possiamo riassumere l’Evangelo,concentrandoci su tre punti: 1) Chi è lapersona di Gesù Cristo? 2) Che cosa hafatto? 3) Che significato ha per noi, oggi?

Chi è questa persona?Gesù aveva l’aspetto di una personanormalissima. Nacque in modo normale,in circostanze umili. Come gli altri ragazzigiudei, Egli fu circonciso. Comeprimogenito, fu dedicato al tempio. Peril fatto che furono sacrificati due piccioniper la Sua dedicazione, indica che lafamiglia era povera (Luca 2:24; Levitico

12:8).Come gli altri bambini, Gesù cresceva

fisicamente, intellettualmente e socialmente.Più tardi fu noto come “il falegname, il figliodi Maria” (Marco 6:3). Egli viveva e lavoravacome le altre persone, mangiava, dormiva,si stancava, aveva fame e sete. Più tardi morì,come muoiono tutti gli uomini.

Gesù aveva un interesse speciale per la“religione”. La sua famiglia si recava ognianno a Gerusalemme per la Pasqua e,quando Gesù ebbe 12 anni, gli anziani deltempio furono sorpresi per la Sua sapienza.(Luca 2:46-47).

Anche suo cugino Giovanni il battista era“religioso” e abbastanza fuori dallanormalità. Egli viveva nel deserto, mangiavaquello che trovava e indossava straniindumenti. Giovanni predicava il pentimentoe, come simbolo del perdono, battezzava lepersone. Grandi masse di persone andavanoda lui per riconsacrare se stessi a Dio. AncheGesù andò e fu battezzato.

Un comportamentostraordinario

Al battesimo di Gesù accadde qualcosa distraordinario: una voce dal cielo e qualcosasimile ad una colomba scesero su di Lui(Luca 3:22). Questo fu un importante puntodi svolta nella Sua vita. Il suocomportamento cambiò improvvisamente:lasciò il suo lavoro, andò nel deserto edigiunò per quaranta giorni.

Gesù tornò alla sinagoga di Nazaret e,praticamente, proclamò di essere il Messiaquando disse che Dio lo aveva unto per

predicare. Egli annunciò di essere ilcompimento della Scrittura (Luca 4:16-29).

Gesù cominciò a fare delle cosestraordinarie: cambiava l’acqua in vino,dava da mangiare a migliaia di persone,guariva ogni specie di malattia, dava la vistaai ciechi e, persino, risuscitava i morti. Egliordinava ai demoni di allontanarsi; e questiubbidivano. Gesù Cristo predicava ilravvedimento, perché il Regno di Dio eravicino.

Potrebbe essere questo ilMessia?

In nessun modo, dicevano gli esperti. Gesùera piaciuto loro all’età di 12 anni, non daadulto. . Egli interrompeva gli affari che sifacevano nel tempio, rovesciava i tavoli escacciava gli animali (Giovanni 2:13-17).Criticava pubblicamente i capi giudei,chiamandoli guide cieche, serpenti, figli deldiavolo, figli della geenna (Matteo 15:14;23:15,33; Giovanni 8:44).

1 Che cosa intendeva dire Gesù, quando parlava del “Figlio dell’uomo ”2 Il cielo4 La potenza dell’intenzione6 Donne alla guida della chiesa (Parte III)

di Michael Morrison

2 Seguimi

Personalmente da . . .○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Joseph Tkach

Pastore generaledella Chiesa di Dio Universale

IL CIELO

I Cristiani vanno in cielo quandomuoiono? Paolo disse che alla suamorte egli sarebbe andato alla

presenza del Signore (2 Corinzi 5:8; eFilippesi 1:23). Dal momento che ilSignore è in cielo, anche Paolo deve esserelì. Alcuni dicono che egli stia gustando lapresenza di Dio. Altri dicono che è in unostato di incoscienza. In un modo onell’altro, egli comunque è in cielo conCristo.

Che cosa è questo posto chiamato“cielo”? Esso è davvero un posto?Salomone riconobbe che il cielo non puòcontenere Dio; eppure, paradossalmente,è il posto dove Dio abita (1 Re 8:27-30).Anche se Dio è onnipresente, Egli non èpresente in ogni luogo nello stesso modo.Per esempio, Egli vive nei credenti in unmodo in cui non vive nei non credenti.Noi “veniamo alla sua presenza”,diventando più consapevoli di talepresenza.

Le Scritture mostrano che Dio, puressendo in ogni luogo, ha scelto di abitareparticolarmente in cielo. Forse dovremmodire che gli esseri umani hanno usato laparola “cielo” o “paradiso” per riferirsial regno divino. Gli esseri umani sapevanoche Dio non abitava sulla terra, enemmeno nel mondo sotterraneo. Essinon potevano vedere Dio neanche in cielo,per cui usarono la parola “cielo” inriferimento al posto dove abita Dio.

Molta gente aveva una comprensionepiù semplificata del luogo dove abita Dio,mentre altri ne avevano un’altra un po’più sofisticata. Malgrado i malintesi e lelimitazioni delle parole umane, Dio ispiròagli autori della Bibbia a usare la parolain ebraico e greco che, tradotte in Italiano,è “cielo” per indicare il regno di Dio. Avolte il termine “cielo” è semplicementeun modo per indicare Dio stesso, qualchealtra volta si riferisce alla sua gloria, allasua potenza oppure alla sua santità. Egli èpiù grande del cielo, per cui il cielo è inriferimento alla pienezza della suapresenza.

I limiti dei linguaggiNaturalmente, dal momento che Dio èspirito, le parole che suggerisconodistanze e spazio possono essere usatesolo metaforicamente. Il cielo non è nésu né giù, né a Est né a Ovest. Esso nonpuò essere localizzato su una mappatridimensionale delle galassie. Perciò,quando la gente si preoccupa del posto,quando si preoccupa se i Cristiani “vanno”in cielo subito dopo la morte, stannolottando con delle terminologie che nonsono adeguate al compito.

La verità è che le nostre parole nonsono adeguate alle realtà spirituali.Prendiamo ad esempio il trio “amore,gioia e pace”. L’amore di Cristo sorpassaogni conoscenza (Efesini 3:19). Dio ci dàuna gioia ineffabile (1 Pietro 1:8) e la suapace trascende ogni intelligenza (Filippesi4:7).

Ci mancano le parole quando vogliamodiscutere di queste realtà spirituali. Se nonpossiamo nemmeno discuterecompletamente dell’amore, della gioia edella pace, quanto più saremo limitatiquando si tratta di discutere sulla presenzadi Dio?

Il filosofo greco Platone una voltainventò una parabola che spiega i nostrilimiti: C’era una razza di esseri umani chevisse tutta la sua vita in una caverna. Ilsolo contatto che questi uomini avevanocon il mondo di fuori erano le ombre suimuri. Essi avevano solamente unacomprensione monocromatica ebidimensionale della realtà.

Ora supponiamo che uno degli abitantidella caverna sia stato abbastanzacoraggioso da uscire fuori, scoprendocosì il mondo dei colori, la consistenza,gli odori, le profondità e la densità. Comepoteva l’esploratore spiegare questiconcetti ad un gruppo di persone che nonaveva alcuna esperienza con quelle cose?Sarebbe stato impossibile descriverel’aroma del caffè, il concetto delleiridescenze o il calore del sole. Il solesarebbe sembrato un racconto bizzarro.L’onda dell’oceano sarebbe statastranissima da concepire, impossibile dacredere.

Nello stesso modo, noi viviamo in unmondo limitato; vediamo solo una frazionedella realtà. Anche se possiamo sentirparlare dell’esistenza del mondospirituale, noi non possiamo né vederlo,né investigarlo. Coloro che lasciano questomondo per esplorare la vita dopo la mortenon fanno mai ritorno. Solo Gesù hasuperato questa separazione.

In 1 Corinzi 2:9-10 è scritto: “Le coseche occhio non vide, e che orecchio nonudì, e che mai salirono nel cuordell’uomo, sono quelle che Dio hapreparate per coloro che lo amano. A noiDio le ha rivelate per mezzo dello Spirito”.Quindi dobbiamo ammettere la nostraincapacità, quando ci accingiamo adiscutere il nostro futuro eterno con Dio.

La realtà spiritualeIl cielo è nel reame dello Spirito. QuandoPaolo dice che Dio “ci ha benedetti di ogni

3 Seguimi

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Pubblicazione trimestrale dellaChiesa di Dio Universale

EDITOREVerein Weltweite Kirche Gottes

Postfach 82158036 Zürich(Svizzera)

DIRETTOREDaniel Bösch

TRADUTTORIMarisa Betti, Silvia Derrigo,

Vera Derrigo Vladimiro Meandri, Andrea Papi, Alice Porcu

COLLABORATORI Saro Barracato, Gaetano Longo

Vincenzo Scannapieco

REDAZIONE TECNICAPaolo Nauer, Pietro Papi

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONELaura Papi

STAMPATO IN SVIZZERA

Seguimicontiene articoli tratti dalle nostre

pubblicazioni internazionali e viene diffusain Italia dalla Chiesa di Dio Universale.

L’abbonamento è completamente gratuito epuò essere richiesto al seguente indirizzo:

Chiesa di Dio UniversaleCasella Postale 67

24030 Brembate di Sopra (BG)E-mail: [email protected]

Sito internet: www.wcg.org/italy

Eventuali offerte possono essere versate sulseguente conto corrente postale:

Conto Corrente Postale N. 10783249intestato a:

Chiesa di Dio Universale, CP 67 24030 Brembate di Sopra (BG)

Manoscritti e foto, non richiesti,anche se non pubblicati, non si

restituisconoCopyright © Verein Weltweite Kirche Gottes

Anno 7 °Numero 12006

Seguimi (Matteo 9:9)Ed egli, alzatosi, lo seguì

PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006-1

benedizione spirituale nei luoghi celesti”(Efesini 1:3), non sta parlando di un posto,e nemmeno del futuro. Sta parlando dellarealtà spirituale, di benedizioni spiritualiqui e in questo momento (stesso versetto).Quando dice che siamo seduti nel cielo inCristo (Efesini 2:6), non sta parlando diun posto. Ma sta parlando di realtàspirituali, cioè, della nostra vita edesistenza, che ora è con Cristo.

Con Cristo, noi possiamo entrare neiluoghi celesti ancor prima di morire. InEbrei 10:19 è detto: “Avendo dunque,fratelli, libertà di entrare nel luogosantissimo per mezzo del sangue di Gesù”(Ebrei 10:19). Noi entriamo nella suapresenza non attraverso un trasporto fisico,ma con la parte più intima di una persona,con il cuore e la mente. Si tratta di unmovimento dello spirito, non del corpo! E’un cambiamento di attitudine, non dialtitudine.

Ora la nostra cittadinanza è in cielo(Filippesi 3:20). Veramente, noiapparteniamo al mondo spirituale. Dio cichiama verso questa realtà, che è il cielo(versetto 14). Visto che è al cielo cheapparteniamo, dobbiamo focalizzarci sullerealtà spirituali. Questo è il nostro futuro ela nostra chiamata, anche oggi. Siamopartecipi di una celeste vocazione; abbiamoconosciuto un dono celeste (Ebrei 3:1;6:4). Ci siamo già avvicinati allaGerusalemme celeste (Ebrei 12:22).Queste sono realtà spirituali.

Un futuro meravigliosoMa c’è ancora molto di più, perché, anchese abbiamo conosciuto le cose buone diDio e abbiamo intravisto la Sua bontà, noivogliamo vederla più chiaramente e piùabbondantemente. Vogliamo essere saturidel suo amore e della sua gloria. ComeAbrahamo, desideriamo una patria celeste(Ebrei 11:16).

Desideriamo ardentemente di esserecon Dio; desideriamo che Egli soddisfi inostri più profondi desideri. E in 10,000anni, avremmo solamente incominciato adimparare dalla sua infinita saggezza ecompassione. Di fronte a noi abbiamoun’eternità di gioia. “Tu m’insegni la viadella vita; ci sono gioie a sazietà in tuapresenza; alla tua destra vi son delizie ineterno” (Salmo 16:11). Le parole nonpossono descrivere quanto tutto ciò sia

buono e bello. E’ una gioia eterna, una pacebenedetta e la giustizia di Dio (2 Pietro3:13).

La nostra eredità è conservata nel cieloper noi (1 Pietro 1:4). Ci sono dei premispirituali che ci aspettano. C’è una “casa”eterna riservata in cielo per noi (2 Corinzi5:1; Giovanni 14:2-3).

Quella sarà la nostra casa; ed è perquesto che la parola “cielo” (o paradiso)è usata per il destino eterno di tutti i redentifigli di Dio. Essere in cielo è rimanere inCristo alla presenza di Dio. Non importadove sia questo posto in tutta la creazione.E’ il cielo, e noi saremo lì!

“Perciò in questa tenda gemiamo,desiderando intensamente di essere rivestitidella nostra abitazione celeste” (2 Corinzi5:2). Siamo stanchi dei dolori, deidispiaceri e delle sofferenze di questomondo. “Gemiamo dentro di noi,aspettando l’adozione, la redenzione delnostro corpo” (Romani 8:23).Ciononostante, l’aspettiamo con pazienza(versetto 25), sapendo che molto prestonon ci sarà più morte, cordoglio, grido odolore (Apocalisse 21:3-4; 22:1-5).

Nella risurrezione avremo un corpospirituale (1 Corinzi 15:44). In qualchemodo saremo simili a Cristo nella suarisurrezione (1 Giovanni 3:2). Saràcelestiale, in ogni senso della parola. “Ecome abbiamo portato l’immagine delterrestre, così porteremo anche l’immaginedel celeste” (1 Corinzi 15:49). Saremogente “celeste” (versetto 48).

I premi del cielo saranno nostri e negodremo per l’eternità. Il tempo esatto incui cominceremo a provare quella glorianon è molto importante. E non è moltoimportante il posto esatto dove saremo.

La cosa importante è che saremo conil Signore per sempre (1 Tessalonicesi4:17). Comunque sia, è ancora piùimportante il fatto che è tramite il SignoreGesù Cristo, e solamente tramite Lui, chenoi possiamo essere lì. E’ solo per la graziadi Dio che noi possiamo entrare nel regnodei cieli.

Ma ringraziamo il nostro Padre Eterno,perché ci ha dato la vittoria. Con Cristo ilnostro futuro è assicurato: “Il Signore milibererà da ogni azione malvagia e misalverà nel suo regno celeste. A lui sia lagloria nei secoli dei secoli. Amen” (2Timoteo 4:18).q

4 Seguimi

di Randal Dick

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Il presente articolo vuole essere ilseguito di un mio precedente articolopubblicato su “Seguimi”, l’anno

scorso, intitolato “Parlare del Vangelo”.Devo ammettere di essere stato spinto ascriverlo per via del grande numero dipersone che hanno risposto aquell’articolo. Il contenuto di quellerisposte indica il grande interesse, nonchélo sforzo per cercare di capire comerispondere al comando di Cristo di essereparte della sua grande missione.

Qual è il mio prossimo passo?Molti di voi mi hanno ricordato la miapromessa di scrivere di più su questosoggetto. Di conseguenza, ho investitomolto tempo ed energia per arrivare aduna risposta implicita nella maggior partedelle domande: “Qual è il prossimopasso?”

La risposta che sembrò emergere era,ancora una volta, incredibilmente facile:bisogna diventare intenzionali nelcammino con Cristo. Qui la parola chiaveè intenzionale. Questo prossimo passo èessenziale per la maggior parte di noi.Esso può anche fare una enormedifferenza nella vita dell’individuo e dellafratellanza.

Un amico di lunga data e anziano nellachiesa fu molto chiaro quando disse cheil maggior problema, che le persone dellasua congregazione dovevano affrontare,

girava attorno al fatto che per più di duedecenni eravamo stati condizionati adessere inattivi, per non dire passivi, versoi bisogni e le opportunità del Vangelonell’ambiente a noi più vicino.

Egli disse che noi ora comprendiamoil bisogno di prenderci delleresponsabilità per condividerepersonalmente il Vangelo, ma concluseche per molti membri è una vera lotta farequella trasformazione dall’essere passiviall’essere parte attiva del Vangelo di Cristo;e questo significa vivere la nostra vita, conla conoscenza che ci è stata data, non soloper noi stessi, ma anche per i nonconvertiti.

Perché sta dicendo chel’intenzione è così importante?Se ci pensate, in fondo è molto semplice:Dio è un essere intenzionale. Potetevederlo in Genesi 1, dove il Dio dellacreazione si muove attraverso la superficiedelle acque di un pianeta in uno stato ditotale confusione e con grande intenzionelo restaura ad uno stato di bellezza.Oppure, potete guardare in Giovanni 1,dove Dio intenzionalmente venne sullaterra e visse una vita intenzionale nellacarne per essere il Salvatore della genereumano.

Dio non è soltanto un Dio che agiscecon intenzione; Egli ha anche la potenzadi fare qualunque cosa desidera chediventi realtà. Anche la grande missioneè una dichiarazione di intenzioni. Gesù stadicendo che, siccome la potenza direndere l’intenzione realtà è stata data aLui, Egli vuole che noi, quando andiamonel mondo, facciamo discepoli.

Anche noi siamo degli esseriintenzionali. Questo è uno dei grandi doniche Dio ci ha dato, quando ci ha fatto asua immagine. Ma, diversamente da Dio,non abbiamo sempre la forza di far sì chel’intenzione diventi realtà. Qualche voltanon riusciamo per niente a rendere lenostre intenzioni realtà, e qualche altravolta produciamo una realtà noncompresa.

Perché l’intenzione deve essereil prossimo passo.

La grande missione riveste massimaimportanza. Ma la grande missione non

è un “mantra” (formula magica la cuiefficacia non dipende dalla partecipazioneinteriore); e non è nemmeno un comandoindipendente dalle altre affermazioni chelo circondano.

Edmund Gibbs, professorespecializzato nella crescita della Chiesa alFuller Theological Seminary, osserva cheper poter capire Matteo 28:18-20 bisognavedere questo passo nel contesto di Matteo4:19, dove Gesù disse a quelli chesarebbero diventati discepoli: “Venitedietro a me e vi farò pescatori di uomini”.

L’intenzione primaria di un cristianodovrebbe essere quella di camminareincondizionatamente con Gesù Cristo elasciare che sia Lui a guidarci in quelpercorso. Gesù stesso condurrà, guideràe sorveglierà questo processo. Egliconosce sia la via, sia la destinazione. Eglisceglierà i prati piacevoli dei tempi bellie i momenti bui delle nostre prove eafflizioni. Questo è un percorso che, inquesta vita, mai finiremo. Quandoesaleremo il nostro ultimo respiro,saremo, per modo di dire, ancora sullastrada. Cosa ancor più importante per noiè che questo è inteso essere un percorsodi trasformazione.

E’ essenziale essere chiari su questopunto, perché esso è il fondamento di tuttociò che segue. Gesù opererà una potentetrasformazione dentro di noi, se avremopartecipato intenzionalmente e ci saremosottomessi incondizionatamenteall’autorità di Cristo nelle nostre vite.Quando il nostro modo di essere saràcambiato, diventeremo attraenti per i noncredenti che stanno cercando di capire ilsenso della loro vita. Non enfatizzerò maiabbastanza che questo è ciò che fa ladifferenza fra l’essere parte di Cristo,portando avanti la sua volontà su questaterra, e cercare di annunciare il Vangelo,chiedendo a Dio di benedirne il tentativo.

Dove la potenza dell’intenzioneentra nel quadro

Cristo desidera formare il nostro futuro,la nostra realtà e renderci consapevoli dichi siamo. Questo è il vero significato dellaparola “Seguimi”. Non posso rendere lamia intenzione reale, ma ho l’abilità e laresponsabilità, datami da Dio, di essereintenzionale nel mio desiderio di seguirlo.Questa è la risposta indispensabile al

La potenza dell’intenzione

5 Seguimi

comando di Gesù: “Venite dietro a me e vifarò pescatori di uomini”. Nel fare questo,apriamo noi stessi a Cristo, permettendoglidi fare di noi una parte efficiente della suavolontà su questa terra.

Quali saranno alcuni effetti dellatrasformazione, quando siamo intenzionalinel far parte del percorso di Cristo, invecedi chiedergli di essere la guida del nostropercorso? La semantica è quasi la stessa,ma la differenza nella vita è enorme.

Saremmo sempre più consapevolidell’esistenza di persone non salvate, checi stanno intorno. Noi siamo inclini adignorare la confusione che c’è nella vita dialtre persone, specialmente verso quellenei cui confronti pensiamo di non averealcuna responsabilità. Essere intenzionalinel seguire Gesù, in un percorsogiornaliero, automaticamente ci spingedentro una mentalità sacerdotale, perchéè questo che Gesù è.

E’ interessante rendersi conto cheCristo ispirò Pietro a scrivere che noi,membri del Corpo di Cristo, siamo partedi un sacerdozio regale che offre sacrificispirituali nel nome di Gesù, il SommoSacerdote (1 Pietro 2:9). Quali sono questisacrifici spirituali, in termini pratici delventunesimo secolo, che Cristo desiderache offriamo? La risposta a questa domandadovrebbe plasmarci per quello che siamoe per quello che facciamo, siapersonalmente che collettivamente.

In questo modo, cresceremmospiritualmente. L’essere intenzionali nelcamminare con Cristo, probabilmente,potrebbe spronare qualche persona adiniziare a parlare con Dio, chiedendogliaiuto a risolvere alcune persistenti vecchiemanchevolezze, siano esse opere odomissioni, che ci portano a mancarel’obiettivo. Questo è del tutto diversodall’approccio legalista di cambiare soloperché motivati dal timore di non esserenel regno, o motivati dal desiderio diricevere un premio più grande.

Questo desiderio di avere il nostrocarattere formato in Cristo è guidato dallaconsapevolezza che è Cristo in noi che cirende attraenti per i non credenti; e ognipeccato che continua a risiedere in noiporta le persone a vedere la via di Satanain azione, invece della trasformante potenzadell’amore di Dio che agisce in noi.

In questa logica, saremmo piùseriamente interessati a conoscere ciò incui crediamo e ad avere la capacità di dareuna convincente spiegazione sulle nostre

credenze. Essere intenzionali nel nostrocammino con Cristo tende anche astimolarci ad essere intenzionali nel dareuna risposta efficiente a un non credente,il quale, nel suo bisogno, desidera sapereche c’è un Dio e come può fare per mettersiin contatto con Lui. Perché mai vorremmolasciare una cosa così importante ad uncaso fortuito?

Pensate alle parole di Isaia che Cristoadottò come tema primario nel suoministero per l’umanità: “Consolate il miopopolo”; “Proclamate che il debito dellasua iniquità è pagato”; “Proclamate che iltempo della sua schiavitù è compiuto”;“Preparate nel deserto la via del Signore”.

Non dovremmo investire un po’ deinostri sforzi intenzionali per poter valutarei bisogni che una persona pensa di avere,ed essere capaci di esprimere quella partedel Vangelo che parla del loro immediatobisogno e, quindi, incoraggiarla a fare unaltro passo verso la redenzione? Non è unavia, una lunga serie di passi che è stataliberata dagli ostacoli e il cui cammino èstato reso il più semplice possibile? Qual èl’applicazione pratica per creare una viache porti al Signore i non credenti? Qualeparte giochiamo noi, e che cosa costituisce,in termini veri, il creare una via per loro?

Essere intenzionali nel camminare conCristo ci porterebbe a cambiare il modo incui impegniamo il nostro tempo.Potremmo iniziare a focalizzarci su comedare più tempo ed energie alle persone,invece che alle cose. Potremmo tendereanche a focalizzarci di più sulle relazioniche abbiamo già; o possiamo coltivarnedelle nuove con persone che non hannoancora la relazione di salvezza con Gesù.In tal modo, il punto focale di quel temposarebbe estroverso; saremmo lì per loro,per servirli in qualche piccolo o grandemodo, una volta o continuamente.

Io spero che diventi chiaro che sefossimo più intenzionali nell’essereremissivi al comando di Gesù Cristo apartecipare ad un cammino per tutta la vitanel seguirlo, metteremmo noi stessi nellaposizione migliore per essere efficientinella sua grande missione. Questa è lapotenza dell’intenzione!

La prossima parte sarà ancoramigliore!

Fino ad ora abbiamo parlato del potentedinamismo spirituale, che è messo in attoquando siamo intenzionali nel rendere ilnostro cammino con Cristo una parte reale

dei nostri pensieri e azioni giornalieri. Noiabbiamo visto l’effetto trasformatore cheha avuto nella nostra vita personale. Maquello è solo l’inizio. La potenza dell’essereintenzionati va ben al di là della nostra vita.Essendo intenzionali, nel nostro camminocon Cristo, diventiamo una parte di quelloche Egli sta facendo su una scala molto piùvasta. Spesso non ce ne rendiamonemmeno conto, fino a quando non siapassato e sia stato prodotto del fruttoincredibile.

Nel prossimo articolo, che apparirà inuno dei prossimi numeri di “Seguimi”, vidarò un paio di esempi emozionanti trattidalla vita dei nostri fratelli della Chiesaprimitiva; di come un piccolo,insignificante gruppo di emarginatiscossero un impero. Essi non sapevano chestavano facendo questo; erano,semplicemente, attivi e partecipi nel seguireCristo. Ma, nell’essere intenzionali nel lorocammino con Cristo, si misero nellaposizione di far parte di qualcosa digrandioso.q

Il 21 Aprile 2006 il nostro fratelloAlessandro Deruschi compie il suonovantesimo anno. Fin dal 1986, annoin cui accettò il Signore Gesu’ comeSalvatore, è stato una figura diriferimento per la Chiesa di Milano,a causa della sua personalità semprefiduciosa e serena.Da qualche tempo a causa della suaetà avanzata non frequenta le riunionidi culto, così in questa occasionespeciale vogliamo onorarlo con tantoaffetto: Buon Compleanno “NonnoDeruschi” !q

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Auguri nonno Deruschi!

6 Seguimi

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

Gesù disse che “da principio, li creòmaschio e femmina” (Matteo19:4). Questa creazione stabilisce

un modello per il matrimonio; epotrebbe anche stabilire un modello perle relazioni tra maschio e femmina. [1]Esamineremo cosa dice il Genesi versettoper versetto.

Genesi 1Il modello iniziale ci è dato in Genesi1:26-27: “Poi Dio disse: ‘Facciamol’uomo a nostra immagine, conforme allanostra somiglianza, e abbia dominio suipesci del mare, sugli uccelli del cielo, sulbestiame, su tutta la terra e su tutti i rettiliche strisciano sulla terra’. Dio creòl’uomo a sua immagine; lo creò aimmagine di Dio; li creò maschio efemmina.”

C’è l’uso plurale della parola “uomo”.La lingua ebraica passa, senza commentare,dal singolare della parola uomo (‘adam,che in una seconda occorrenza presental’articolo definito “ha”) al pronome plurale“li”, e spiega che “uomo” significa siamaschio che femmina.

“Umanità” è una traduzione migliore,perché in questo versetto la parola ‘adamchiaramente include tutti gli esseri umani,maschi e femmine. Anche Genesi 5:2mostra che la parola ‘adam includemaschio e femmina.

Alcuni studiosi pensano che sia moltosignificativo il fatto che Dio nomini la razzaumana con un solo sesso: “uomo”. [2] Inrisposta, facciamo notare che ‘adam nonsignifica “maschio”, perché, come si è giàvisto prima, può anche essere usato per“femmina”.

Forse la traduzione migliore è“umano”; ed ha senso per Dio nominarela prima persona sulla terra “umano”,senza voler intendere che tutti gli ulteriorimaschi rappresentino la razza umana piùdi quanto non lo possano rappresentare lefemmine.

Il fatto che la stessa parola ebraica fosseusata per il primo maschio come per tuttal’umanità potrebbe sostenere la tesidell’autorità maschile. Ma se l’autoritàmaschile fosse veramente nel disegno diDio, ciò sarebbe dimostrato da qualcosadi più che una mera implicazione di unascelta di termini.

Maschio e femmina sono stati fattientrambi a immagine di Dio. Genesi 9:6dice: “Il sangue di chiunque spargerà ilsangue dell’uomo [ha’adam] sarà sparsodall’uomo, perché Dio ha fatto l’uomo[ha’adam] a sua immagine.” Il significatoqui non è uomo in quanto maschio, ma“uomo” in quanto maschio e femmina.

Nonostante il fatto che alcunipotrebbero discutere su cosa significhi “aimmagine di Dio”, [3] gli studiosiconservatori e liberali, generalmente, sonoconcordi sul fatto che sia gli uomini che ledonne sono fatti a immagine di Dio. Lamaggior parte dei conservatori è d’accordocon Ortland quando dice: “sia gli uominiche le donne rivelano con uguale splendorela gloria dell’immagine di Dio.” [4]

Nonostante uomini e donne siano fattia immagine di Dio, Paolo scrive: “Poiché,quanto all’uomo (aner, che significamaschio), egli non deve coprirsi il capo,essendo immagine e gloria di Dio; ma ladonna è la gloria dell’uomo” (1 Corinzi11:7).

Discuteremo su questo passaggio inmodo più dettagliato in un articolo futuro.

Osserviamo per ora il modo in cui Paoloragiona. Egli dice che una donna dovrebbecoprirsi il capo quando sta profetizzando(versetto 5), ma l’uomo non dovrebbefarlo, perché l’uomo è immagine e gloriadi Dio. La logica potrebbe sottintendere chele donne non sono a immagine e gloria diDio; ma la maggior parte degli studiosirifiuta l’idea che le donne non siano createad immagine e gloria di Dio.

Thomas R. Schreiner, un conservatore,dice: “Paolo non sta negando che le donnesono state create a immagine di Dio, perchési sta riferendo, qui, alla descrizione dellacreazione; egli era perfettamente aconoscenza del fatto che il Genesi insegnache sia gli uomini che le donne sono staticreati a immagine di Dio.” [5] Schreinersi concentra sulla parola ‘gloria’, ma nonparla del perché Paolo include anche laparola ‘immagine’.

Gordon D. Fee arriva ad unaconclusione simile, quando dice:“L’interesse di Paolo, tuttavia, in ultimo nonè nell’uomo che è a immagine di Dio, manel suo essere gloria di Dio. Questa è lapersonale riflessione di Paolo sullacreazione dell’uomo, ed è la parola cheinfine serve a delineare il contrasto tral’uomo e la donna.” [6] C.K. Barret dice,“Paolo considera il termine “immagine”solo nel suo guidare al termine gloria.” [7]

Il largo consenso va attribuito al fattoche il Genesi insegna che le donne sonostate create a immagine di Dio e che,quindi, è un errore interpretare le paroledi Paolo come se contraddicessero quellaconclusione. Questo versetto dimostra cheè un errore usare gli argomenti di Paolo(ideati per una diversa situazione) perinterpretare Genesi.

Quando Paolo usa il Genesi a sostegno

Donne alla guida della Chiesa (Parte III)Prefazione di Joseph Tkach.La Bibbia dice che gli uomini e le donne debbano avere dei ruoli differenti all’interno della Chiesa? Sebbene l’AnticoTestamento non ci fornisca una risposta definitiva a questa domanda, coloro che propongono o che si oppongono alledonne come anziani, spesso fanno riferimento all’Antico Testamento per sostenere il loro punto di vista.Quando Gesù parlò della questione del divorzio davanti al pubblico ebreo del primo secolo, citò un versetto di Genesi, permostrare come era “in principio” (Matteo 19:4-5). Dato che il Genesi ci parla della creazione del maschio e della femmina,il racconto potrebbe dirci qualcosa riguardo al disegno originario di Dio per il ruolo dell’uomo e della donna, in modo taleda poter vedere quale fosse l’ideale, prima che il peccato distorcesse la relazione tra i due sessi.Tuttavia, il libro della Genesi non dice quanto desidereremmo sapere; forse sia quelli che sono pro che quelli che sonocontro l’ordinazione delle donne hanno preteso troppo da quello che esso dice. Vi chiedo di considerare attentamente ilseguente rapporto della commissione dottrinale e di riflettere assieme a noi su questo tema.

Uomini e donne in Genesi 1-3○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

7 Seguimi

delle sue riflessioni, forse sta usando solouna piccola parte della questione; quindi,solo un riferimento al suo immediatoproblema e non un completa discussione suciò che Genesi insegna. Paolo usa il librodella Genesi per dare supporto al suoargomento. Ma è azzardato fare dellededuzioni dalle sue argomentazioni perinterpretare Genesi. Quando leggiamo tra iversetti, corriamo il rischio di leggere piùdi quello che Paolo intendesse. Ritroveremoun’altra illustrazione di questo più in seguito.

Come ultimo commento su Genesi 1:26,osserviamo che entrambi, uomini e donne,devono governare sulla terra e sugli animali;nonostante Dio abbia creato l’uomo e ladonna distinti e differenti l’uno dall’altra,questo capitolo nulla dice riguardo ai diversiruoli che possono avere gli uomini e ledonne.

Nei versetti 28 e 29 si legge: “Dio libenedisse; e Dio disse loro: ‘Siate fecondi emoltiplicatevi; riempite la terra, rendetevelasoggetta, dominate sui pesci del mare e sugliuccelli del cielo e sopra ogni animale che simuove sulla terra’. Dio disse: ‘Ecco, io vi doogni erba che fa seme sulla superficie di tuttala terra, e ogni albero fruttifero che fa seme;questo vi servirà di nutrimento.” E così fu.

Le istruzioni vengono date sia all’uomoche alla donna: a entrambi fu comandato digenerare e governare. A entrambi fupermesso di mangiare da ogni alberofruttifero.

Genesi 2Il secondo capitolo si concentra sullacreazione degli esseri umani. Essocomincia con la descrizione di una terraarida, senza pioggia, piante o uomini(versetto 5). Così Dio “formò l’uomo[ha’adam, l’umano] dalla polvere dellaterra [ha’adamah, una parola alfemminile] (versetto 7). Dio piantò ungiardino, fece crescere in esso degli alberie vi pose l’uomo perché lo lavorasse e locustodisse (versetti 8-9,15). Poi ordinòall’uomo di non mangiare da un alberoparticolare (versetto 17).

Dio il Signore disse: “Non è bene chel’uomo sia solo; io gli farò un aiuto che siaadatto a lui” (versetto 18). In contrasto conil resto della creazione, definita “buona”, laScrittura mette in luce che non era buonoper l’essere umano stare solo con se stesso.Dio vuole che gli esseri umani siano esserisociali.

L’espressione “un aiuto che sia adatto a

lui” implica che la donna fu creata per essereuna serva dell’uomo? No! La parola ebraica“aiuto” è più comunemente usata perdefinire Dio come Colui che aiuta gli esseriumani (vedi ad esempio Esodo 18:4). Laparola non indica minore autorità. La donnapoteva “aiutare” l’uomo sia lavorando dapari, sia lavorando in subordinazione a lui.

Il punto che viene sottolineato in Genesiè semplicemente quello che la donna è“adatta” all’uomo, in quanto è lo stesso tipodi essere.

Gordon J. Wenham scrive : “La frasecomposta, ‘corrispondente a lui’ [kenegdo],letteralmente, ‘come opposto a lui’, si trovasolo qui. Sembra esprimere un’idea dicomplementarità più che di identità. Comeosserva Delitsch (1:140), se avesse volutosignificare identità, una frase più logicasarebbe stata “come lui”. [8]

E’ significativo che Eva fu creata “per”l’uomo? La preposizione ebraica nonsignifica avere meno autorità. Ciò che vienesottolineato in Genesi è che l’uomo eraincompleto senza la donna. Questo versettoniente dice riguardo all’autorità. AnchePaolo osserva che la donna fu fatta perl’uomo (1 Corinzi 11:9); ma poi conclude,dicendo che gli uomini e le donne sonoreciprocamente dipendenti (versetto 11). Lapreposizione “per” non comporta inferioritào gerarchia.

Il Genesi spiega che Dio ha creato glianimali, e “li condusse all’uomo per vederecome li avrebbe chiamati” (versetto 19).Così, il primo uomo diede il nome aglianimali (versetto 20). Ma nessuno “aiutoche fosse adatto a lui” fu trovato per lacreatura umana solitaria. Nessuno tra glianimali era un partner appropriato perAdamo. Certamente Dio sapeva questo dalprincipio, ma l’esperienza di dare il nomeagli animali aiutò l’uomo a capire che: 1.non era come ogni altro animale; 2. che,diversamente dagli animali precedentementecreati, non aveva un partner.

Una volta che l’uomo si accorse del suobisogno, Dio lo fece addormentare, preseuna delle sue costole [9] e da questa formòuna donna (versetti 21-22). Nonostante ilprimo uomo fosse creato dalla terra(proprio come lo erano anche gli animali -versetto 19- ), la donna aveva un’origineumana, come per enfatizzare la sua unitàorganica con l’uomo. Dio condusse la donnaall’uomo, e l’uomo disse: “Questa,finalmente, è ossa delle mie ossa e carnedella mia carne. Ella sarà chiamata donna[‘ishshah] perché è stata tratta dall’uomo”[‘iysh] (versetto 23 ). Questa espressione

poetica, che ci comunica le prime paroledette da un essere umano, è un’espressionedi gioia per la scoperta del partner adatto,di cui l’uomo aveva bisogno. Le due persone,nonostante fossero diverse, erano dellastessa carne.

Tali parole esprimono somiglianza, nongerarchia. Tuttavia, si nota spesso chel’uomo diede il nome alla donna, comeprima aveva fatto con gli animali; e lasemplice azione del dare il nome sarebbepresumibilmente un indicatore di autorità.[10] Ma non è necessariamente così. [11]Agar diede a Dio un nome: “Il Dio che mivede”; un nome che Dio apparentementeaccettò, dato che è riportato nelle Scritture(Genesi 16:13).

Dare un nome non sempre indicaautorità. [12] Nel racconto dove venivanodati i nomi agli animali, il contesto letterarionon ha niente a che fare con l’autorità suglianimali. Qui si tratta della creazione delladonna e dell’apprezzamento di Adamo perlei. Quando Adamo dà il nome alla donna,l’enfasi del testo è su quanto lei fosse ugualeall’uomo.

La Bibbia poi conclude, riguardoall’essenziale somiglianza dell’uomo e delladonna: “Perciò l’uomo lascerà suo padre esua madre e si unirà a sua moglie, e sarannouna stessa carne” (Genesi 2:24). E’interessante notare che è all’uomo che vienedetto di lasciare e non alla donna, anche sequesto è probabilmente sottinteso. [13]

La coppia diventa una nuova famiglia,non più sotto l’autorità del padre e dellamadre. Questo indica che, non importa dovevivano, la responsabilità primaria dell’uomoè verso sua moglie, non verso i suoi genitori;e, in modo simile, la responsabilità primariadella donna è verso suo marito, non verso isuoi genitori. Il versetto, quindi, non faalcuno accenno riguardo all’autorità di unapersona sull’altra.

Genesi 2 (diversamente da Genesi 1) fadelle distinzioni tra uomo e donna. L’uomofu creato per primo e gli venne affidato unlavoro nel giardino, fu avvertito del fruttoproibito e gli fu detto di dare il nome aglianimali. Egli rispose con gioia allacompagnia che Dio gli diede. La donna nonfa alcunché in questo capitolo; e neancheviene detto nulla riguardo al perché l’unofu fatto prima dell’altra. Richard Davidsonscrive: “Il filo del discorso di Genesi 2…non va da superiore a inferiore, ma daincompletezza a completezza”. [14]

Tuttavia, il prossimo capitolo mostra chela donna era a conoscenza del fruttoproibito. Il silenzio del capitolo 2 non

8 Seguimi

significa che a lei niente fu detto. [15] Genesinon ci dice se a dirglielo fu Dio o Adamo.Evidentemente, non era importante saperechi fu a dirglielo. Allo stesso modo, nonpossiamo attribuire molto significato alsilenzio del capitolo 2 su altre questioni.

L’uomo fu creato per primo. E, perquesto, si è concluso spesso che Dio haconferito all’uomo autorità sulla donna.[16]Ma ciò non dovrebbe essere preso pergarantito. Per esempio, le piante non hannoautorità sugli animali, né gli animali sugliuomini. Leggendo il Genesi, vediamo che iprimogeniti non sempre comandano suifratelli più giovani.

Beck e Blomberg scrivono: “Ci si chiedese un ipotetico lettore che legge per la primavolta Genesi 1-3, anche dell’antico mondogiudeo, avrebbe percepito una sola delle seiindicazioni inerenti la subordinazione delladonna [come ad esempio la prioritàdell’uomo] che Schreiner discute.” [17]Questo commento suggerisce che unarisposta definitiva deve venire dal NuovoTestamento; la discussione di Genesi è solouno studio preliminare. Per arrivare ad unaconclusione, abbiamo bisogno di ulterioreevidenza biblica. E gli scritti di Paolo, aquesto riguardo, sono molto rilevanti.

Commenti di Paolo sullacreazione

In 1 Corinzi 11 Paolo dice che la donnadovrebbe coprirsi la testa quando staprofetizzando, ma un uomo no, perché “ladonna è la gloria dell’uomo; perchél’uomo non viene dalla donna, ma ladonna dall’uomo; e l’uomo non fu creatoper la donna, ma la donna perl’uomo”(versetti 7-9).

In questo capitolo vi sono numerosedomande sulle affermazioni di Paolo.Tratteremo l’argomento in un futuroarticolo. Ma possiamo notare, qui, sulledonne che si coprono la testa, che Paolousa la priorità della creazione dell’uomocome supporto per l’usanza culturale diallora. Egli può servirsi del racconto dellacreazione per sostenere un’usanzatemporale.

Paolo sta dicendo che gli uomini e ledonne nella società di Corinto del suo tempopossono profetizzare, ma devono farlo inmodi leggermente diversi. Paolo, alriguardo, non si sta riferendo all’autorità diuomini e donne [18], né all’autorità di ciòche dicono, ma soltanto all’aspetto dellapersona che sta parlando.

Egli indebolisce anche il significato dellapriorità del primo uomo, osservando che lerelazioni “uomo – donna” sono trasformatenel Signore: “D’altronde, nel Signore, né ladonna è senza l’uomo, né l’uomo senzadonna. Infatti, come la donna vienedall’uomo, così anche l’uomo esiste permezzo della donna” (versetti 11-12) [19].Questi versetti colpiscono per una nota diuguaglianza nel Signore e ci ricordano che,nonostante la prima donna fosse venuta dalprimo uomo, tutti gli uomini successivivengono dalle donne; per cui il discorsodella priorità è inconcludente.

Quindi, cosa vuole dirci questo passo sulsignificato di Genesi 2? Significa che Genesi2 può essere usato per sostenere un’usanzaculturale; ma anche ci mostra che undiscorso sull’autorità basato sulla prioritàlogicamente non regge. Il passo non provache agli uomini è stata data autorità sulledonne, perché non è quello il proposito diPaolo in questo passo. Piuttosto, eglipermette alle donne di fare la stessa cosache fanno gli uomini, consigliandoconformità alle norme culturali .

Per illustrare questo, possiamoparafrasare la logica di 1 Corinzi 11 inquesto modo: le donne dovrebbero coprirele loro teste quando profetizzano, perché gliuomini sono stati creati per primi. Il Genesistesso non dice certo questo; e non è moltochiaro come Paolo sia passato dallapremessa alla conclusione. Ciò può indicareche egli stesse ragionando, basandosi su unapratica usuale nella sua cultura.

La questione della priorità dellacreazione appare anche in 1 Timoteo 2:13.E anche in questo caso, una più ampiadiscussione sarà affrontata in un articolofuturo. Il versetto 12 dice: “Poiché nonpermetto alla donna d’insegnare, né di usareautorità sul marito, ma stia in silenzio”. Ilversetto 13 ragiona in questi termini: “ InfattiAdamo fu formato per primo, e poi Eva.”Ma come abbiamo già visto, la priorità diAdamo poteva essere messa in risalto persostenere un’usanza culturale. Perciò, il fattoche questo passo sostenga la subordinazionedella donna non ci dice, di per sé, se quelruolo fosse di natura culturale o una normavalida per sempre.

Similmente, il capitolo 2 di 1 Timoteodice che le donne non dovrebbero insegnareo avere autorità sugli uomini, perché gliuomini furono creati per primi. Di nuovo,Genesi 1-3 non dice questo. E’ possibile chePaolo sia passato dalla premessa allaconclusione, a causa di motivi culturali.Entrambi i passi si servono del racconto

della creazione, ma nessuno dei due intendedirci cosa il Genesi voglia significare.

Entrambi i passi del Nuovo Testamentosono facilmente letti con la comprensioneche la priorità della creazione dell’uomo diaagli uomini una sorta di autorità sulle donne.Tuttavia, essi possono essere anche lettisecondo un principio di uguaglianza. Litratteremo in modo più dettagliato in articolifuturi.

L’evidenza di Genesi 1 tende verso ruoliuguali tra uomo e donna e l’evidenza diGenesi 2 permetterebbe di vedervi ruolidiversi. Ciononostante, nessuno dei duecapitoli tratta in modo diretto il problemadell’autorità che possiamo loro conferire.Perciò, dobbiamo essere cauti nell’azzardareconclusioni.

L’evidenza di Genesi 2 è circoscritta dalleseguenti osservazioni:

1) Il nostro scopo nella Chiesa non èsempre quello di imitare la creazioneoriginale prima della caduta dell’uomo. Adesempio, non proponiamo alla gente ditogliersi i loro vestiti!

2) Le scritture del Nuovo Testamentopossono sostituire le conclusioni cheabbiamo tratto dal Genesi. Il libro dellaGenesi, nei capitoli 1e 2, non si riferisce alproblema dell’autorità; per cui, nondobbiamo provare a desumere qualcosa daquesti capitoli, oltre a quanto affermano inmodo diretto.

3) Mettere insieme i versetti che parlanodi autorità tra i sessi potrebbe non fornireun discorso parallelo a questioni inerentialla leadership della Chiesa. Per esempio,l’autorità nella struttura familiare nondovrebbe necessariamente essere trasferitaalla struttura della Chiesa.

4) Il Nuovo Testamento potrebbe darcidelle visioni addizionali, dal momento chequalche versetto del Nuovo Patto, in modopiù diretto, si indirizza al problema dellaleadership della Chiesa.

Genesi 3Nel capitolo 3 del Genesi il peccato entranella storia, iniziando con il serpenteastuto. Il serpente parlò alla donna,nonostante l’uomo fosse con lei (versetti1-6). Perché il serpente parlò alla donna,anziché all’uomo? Il testo non lo dice. Ciòche il testo afferma è che entrambimangiarono il frutto. Eva fu ingannata dalserpente e Adamo la seguì.

Il serpente contraddisse in manieradiretta ciò che Dio aveva detto; e la donna

9 Seguimi

volle ciò che il serpente offriva, mangiandodel “frutto proibito”. Evidentemente, leivoleva che anche l’uomo fosse sapiente.Quindi, gli diede il frutto ed egli ne mangiò.Per una inspiegabile ragione, sivergognarono delle loro nudità e sinascosero da Dio, nonostante avesseroapprontato qualcosa che li coprisse (versetti7-8).

Essi risposero al peccato allo stessomodo: “Allora si aprirono gli occhi adentrambi e s’accorsero che erano nudi;unirono delle foglie di fico e se ne fecerodelle cinture… si nascosero dalla presenzadi Dio il Signore”. Il Genesi non dàsignificato a quale persona peccò per prima,poiché, teologicamente parlando, questonon importa. Il punto è che entrambi hannopeccato.

Dio chiamò l’uomo (versetto 9). Perchél’uomo anziché la donna? Il testo non lo dice.Adamo disse che si nascondeva perché eranudo; e Dio gli chiese se aveva mangiatodall’albero proibito. [20] L’uomo incolpòla donna e la donna incolpò il serpente. Così,Dio maledisse il serpente (versetti 14-15).

La parola “maledizione” non è usata pergli esseri umani. Per loro Dio ha descrittoqualche spiacevole conseguenza. Egli dissealla donna: “Io moltiplicherò grandementele tue pene e i dolori [‘itstsabon] della tuagravidanza; con dolore partorirai figli; i tuoidesideri si volgeranno verso tuo marito edegli dominerà su di te” (versetto 16).

Perché Dio pronunciò la punizioneprima per la donna? Il testo non lo dice; è,forse, per motivi letterari. La sequenza vaavanti e indietro: 1) serpente, donna, uomo;2) uomo, donna, serpente; 3) serpente,donna, uomo. La maledizione piùsignificativa, che è la morte, sembra essereriservata a dopo che sia stata pronunciatala punizione per l’uomo.

Al serpente Dio predisse il conflitto conla progenie della donna e dell’uomo; alladonna Dio predisse conflitto con suo maritoe all’uomo conflitto con la terra. E la terraavrebbe trionfato.

Il peccato ebbe effetto sulla relazione trai sessi. Dio disse alla donna “i tuoi desiderisi volgeranno verso tuo marito ed eglidominerà su di te”. Il preciso significato di“desiderio” è soggetto ad interpretazionidiverse, ma non è essenziale per il nostrostudio [21].

In Genesi 3, Dio fa delle distinzioni tra igeneri e disse che i mariti avrebberodominato sulle loro mogli. A questo puntodella storia Adamo rappresenta gli uominied Eva le donne che seguirono.

Quando Dio spiegò le conseguenze delpeccato, alcune cose rimasero le stesse ealtre cambiarono. Quando Dio disse che ildolore della donna sarebbe aumentato nellagravidanza, Egli non stava creando un nuovoruolo per la donna, ma predisse uncambiamento del ruolo che Dio aveva giàdesignato per lei.

Quando Dio disse che il marito avrebbedominato su lei, prediceva un cambiamento?La parola “dominare” in Genesi 3:16 vienedalla parola ebraica mashal, che può essereusata per esprimere un dominio oppressivo;ma dominio in sé non implicanecessariamente oppressione. [22]

Dal momento che mashal non ènecessariamente una forma negativa digoverno, sembra che: 1) o il fatto deldominio dell’uomo non sia nuovo, quindi,nel momento in cui il peccato è entrato ingioco, la situazione di dominio dell’uomosia stato effetto del peccato; 2) o il fatto deldominio dell’uomo è nuovo, per cui, è in sestesso, una delle conseguenze del peccato.Comunque, siccome Genesi non ha parlatoprima di un sesso che domina l’altro, uncambiamento è implicito. [23]

All’uomo Dio disse: “Poiché hai datoascolto alla voce di tua moglie e hai mangiatodel frutto dell’albero circa il quale io ti avevoordinato di non mangiarne, il suolo saràmaledetto per causa tua; ne mangerai ilfrutto con affanno [‘itstsabon], tutti i giornidella tua vita. Esso ti produrrà spine e rovi,e tu mangerai l’erba dei campi; mangerai ilpane con il sudore del tuo volto, finché turitorni nella terra da cui fosti tratto; perchései polvere e in polvere ritornerai” (versetti17-19).

L’uomo avrebbe sofferto perché avevadato ascolto a sua moglie. Questo significache non doveva ascoltarla? No! Il problemanon è “chi” ascoltò, ma “che” ascoltò (nelsenso di ubbidire), quando lei proposequello che era, infatti, un peccato. Niente disbagliato vi sarebbe in un uomo che ascoltasua moglie, se gli propone di assaggiare unafragola. Ascoltare è un problema solo seviene proposto il peccato. Perciò, questoversetto niente implica riguardo al disegnooriginale di Dio per i ruoli maschili efemminili.

A causa del peccato, la terra è statamaledetta e il lavoro dell’uomo sarebbedivenuto grandemente più pesante. Sarebbestato più difficile procurarsi cibo; e l’uomo,alla fine, sarebbe morto e sarebbe ritornatoalla terra [24]. Almeno, la parte finale dellapredizione si applica ad entrambi: donne euomini. Sappiamo che in molte culture le

donne devono faticare per procurarsi cibo,tanto quanto gli uomini e anche di più. Leconseguenze negative sulla vita familiare,nonostante fossero attribuite alla donna,avrebbero avuto un effetto anche sull’uomo.La maledizione per Adamo che per Evacontenevano elementi applicabili sia all’unoche all’altra.

Quando Dio parlò alla donna delleconseguenze matrimoniali del peccato, nonfu perché lei rappresentasse la vita familiarepiù dell’uomo; similmente, quando Dioparlò all’uomo della morte, non era perchéegli rappresentasse l’umanità più delladonna. Il Genesi insiste sul fatto che sia ladonna che l’uomo avevano peccato, per cuientrambi ne avrebbero sofferto leconseguenze. Genesi non dice che c’è unqualche significato da attribuire a chi ècaduto per primo.

Commenti di Paolo sul primopeccato

Romani 5:12-19 insegna che tuttal’umanità fu condannata a morte per ilpeccato di Adamo; a volte si dice che ciòmostra che Adamo rappresentò l’umanità,non solo perché fu il primo uomo, maanche perché era maschio, implicandol’autorità maschile sulla donna.

Tuttavia, questo rappresenta l’erroremenzionato prima: quando Paolo usa Genesiper dare un supporto al suo discorso, èazzardato provare a usare il suo punto divista per interpretare qualcos’altro del primolibro della Scrittura, perché Paolo non èintenzionato a spiegare il Genesi. Piuttosto,egli usa delle piccole parti di questo libroper elaborare il suo argomento specifico.Useremmo male le sue parole, seprovassimo a cambiarle per dire qualcosache Paolo non intendeva dire.

Nel versetto 12, Paolo dice che il peccatoè entrato nel mondo attraverso unanthropos, che significa un essere umano:maschio o femmina. Paolo avrebbe potutofacilmente usare aner, che significa unmaschio. Ma non lo fece, dimostrando cheegli non è interessato al genere di sesso checommise il primo peccato. Per lo scopo diPaolo, il genere è irrilevante. Nell’ultimaparte del versetto 12, Paolo usa il plurale dianthropos per spiegare la sua posizione: lamorte si estende a tutti gli esseri umani,perché tutti hanno peccato, incluso Adamoed Eva, i quali, essenzialmente, hannomancato il bersaglio nello stesso momento.

L’apostolo Paolo poi afferma che lamorte regna da Adamo fino a Mosé (versetto

10 Seguimi

14). Egli non dice che Adamo fu la primapersona a morire. Paolo potrebbe alludereal fatto che Adamo fu la persona su cui vennefatta ricadere la condanna a mortedell’umanità; ma, più probabilmente, si stariferendo ad Adamo come primo essereumano. Egli sta designando un periodo ditempo, dalla creazione a Mosé; e lo fanominando la prima persona Adamo. Paolosi focalizza su Adamo perché lo sta usandocome antitipo (anticipazione) di Cristo. Ilprimo essere umano, Adamo, è figura delprimo della nuova umanità di Dio: Cristo.L’analogia sarebbe inutilmente complicatase Paolo avesse usato sia Adamo che Eva.

Nei versetti 15-18, Paolo dice che molti(cioè tutta l’umanità) morirono per latrasgressione di “uno solo”, riferendosiapparentemente alla trasgressione di Adamomenzionata nel versetto 14. In Genesi 3, lacondanna a morte per l’umanità fu data adAdamo, pur applicandosi anche ad Eva, chefu soggetta alla morte dall’istante in cuipeccò.

In tutta questa discussione, Paolo nonfa alcun accenno per indicare che Adamoabbia rappresentato l’umanità per il fatto cheera maschio. L’intenzione teologicadell’apostolo è diversa: Adamo ècontrapposto a Cristo; il suo peccato ècontrapposto alla rettitudine di Cristo; lasentenza di morte data all’umanità attraversoAdamo è contrapposta al dono gratuito dellarettitudine offerta tramite Cristo. Adamo è ilpunto di contrasto, di cui Paolo si serve perpredicare Gesù Cristo, in quanto soluzionealla sentenza di morte che si applica a tuttal’umanità, senza riguardo al sesso.

SommarioCosa ci dice Genesi 3 riguardo allerelazioni tra uomo e donna? In verità,molto poco, direttamente, perché il testoè incentrato su come il peccato sia entratonella razza umana. Ecco ciò che dice, insintesi, il libro della Genesi:

1) La donna, in qualche modo, fuingannata e peccò, mangiando il fruttoproibito. L’uomo, invece di resistere alpeccato, ignorò l’avvertimento di Dio,mangiò il frutto e diede la colpa a suamoglie.

2) Il testo mostra anche che Dio fa unacerta distinzione fra i generi, nonostante ilfatto che in questo libro il loro pienosignificato non è definito in modo chiaro.

3) Il peccato ha avuto un effetto sul ruolodel maschio e della femmina. Ma il versetto16 ci dice che l’uomo avrebbe dominato

sulla donna.Genesi 1 dà sia all’uomo che alla donna

il dominio sulla creazione. Genesi 2 descriveciò che Adamo fece prima che Eva fossecreata; e, poi, descrive la donna come simileall’uomo. Quindi, niente si evince di precisoriguardo a una persona che avrebbe autoritàsu un’altra. Genesi 3, tuttavia, ci dice chel’uomo avrebbe dominato sulla donna. Ilcapitolo conclude, dicendo che Adamo diedeil nome “Eva” a sua moglie, Dio diede loropelli di animali per vestirsi e li espulse dalgiardino.

Nella prossima parte, esamineremo ciòche il resto del Pentateuco dice riguardo airuoli maschili e femminili.

Note1) La relazione tra uomo e donna nelmatrimonio non è automaticamentedeterminativo per i ruoli all’interno dellaChiesa. Queste ruoli sono legati, ma nonidentici. Nonostante il nostro studio siaincentrato sui ruoli all’interno dellaChiesa, guarderemo ai passi dell’AnticoTestamento per avere un quadro in mododa capire i passaggi del Nuovo Testamento,cercando di comprendere che la societàe il tipo di adorazione dell’AnticoTestamento non sono necessariamente unmodello, a cui oggi la Chiesa dovrebbeispirarsi. In più, le nostre conclusioni perle relazioni “uomo – donna”, nel corpodi Cristo, possono essere valide oppureno, per quanto riguarda le relazioni inambito matrimoniale.

2) Raymond C. Ortland, “Male-FemaleEquality and Male Headship: Genesis 1-3”,pagg. 95-112 in Recovering BiblicalManhood and Womanhood: A Response toEvangelical Feminism (pubblicato da JohnPiper e Wayne Grudem; Wheaton: Crossway1991), pagg. 97, 480. Questo librocostituisce la difesa più approfondita dellaposizione conservatrice.

3) Questo articolo non specifica qual èla ’immagine’. Un articolo sul nostro sitoWeb sostiene che il Signore Gesù ci rivelaquale sia la vera ’immagine’ e il punto focale:la caratteristica di Dio, a cui abbiamobisogno di conformarci di più, è amore; nonè potere o apparenza. Vedi http://www.wcg.org/lit/gospel/imagegod.htm .

4) Ortland, pag.97. A pagina 98, Ortlandparla in nome del consenso conservatorequando scrive: “Chi, mi domando, insegnache soltanto gli uomini portano l’immaginedi Dio? Nessuno in questo libro affermerà

questo.”5) Thomas R. Schreiner, “Head

Coverings, Prophecies and the Trinity: 1Corinzi 11:2-16”, pagg. 124-139 in Piper eGrudem; qui, pagg 132-133.

6) Gordon D. Fee, The First Epistle tothe Corinthians (New InternationalCommentary on the New Testament;Grands Rapids: Eerdmans, 1987), pag. 515.

7) C.K. Barrett, The First Epistle to theCorinthians (Black’s New TestamentCommentary; London: A&C Black, 1971),pag. 252.

8) Gordon J. Wenham, Genesi 1-15(Word Biblical Commentary 1; Waco: Word,1987), pag. 68.

9) Molti interpreti hanno dato deisuggerimenti per quanto riguarda ilsimbolismo che si riferisce alla costola. Peresempio, Matthew Henry scrisse: “La donnanon fu fatta dalla testa dell’uomo persuperarlo in intelligenza, non fu fatta dai suoipiedi per essere da lui calpestata, ma da unacostola per essergli vicina e uguale, sotto ilsuo braccio per essere protetta e vicino alsuo cuore per essere amata.” Non importaquanto incisivo sia questo simbolismo. Nonpuò essere provato che questa fossel’intenzione originaria di Dio.

10) “Sebbene fossero uguali per natura,il fatto che l’uomo diede il nome alla donna(vedi 3:20) indica che da lei ci si aspettisubordinazione nei confronti di lui, la qualcosa è un’importante presupposizione perla narrazione che segue”(Wenham, pag. 70).Vedi anche Schreiner, pag. 207.

11) Linda Belleville scrive, “Il dare inomi nell’antichità era un modo perricordare un evento o catturare qualcosa didistinto. Non era un’azione di controllo opotere (capitolo 2 di Beck and Blomberg,pag. 143).

12) Lea e Rachele diedero il nome aifigli di Giacobbe; solo Beniamino fuchiamato così da Giacobbe (Genesi 29-30;35:18). Anche Mosé e Samuele furonochiamati con tali nomi da donne (Esodo2:10; 1 Samuele 1:20).

13) “Il matrimonio israelita erasolitamente patrilocale; cioè, l’uomocontinuava a vivere in casa o vicino alla casadei suoi genitori” (Wenham, pag. 70). Salmo45:10 consiglia alla donna di lasciare igenitori.

14) Richard M. Davidson “Headship,Submission, and Equality in Scripture”, pag.259-295 in Women in Ministry: Biblicaland Historical Perspectives (pubblicato daNancy Vynmeister; Berrien Springs: Andrews

11 Seguimi

University Press), pag. 261.15) Thomas R. Schreiner non ha alcuna

evidenza nel proporre che “Dioprobabilmente abbia detto ordinato adAdamo di istruire Eva su questocomandamento” (capitolo 4 di Two Viewson Women in Ministry (ed. James R. Becke Craig L. Blomberg [Counterpoints; GrandRapids: Zondervan], pag. 203).

16) Schreiner sostiene che i lettori ebreiavrebbero preso per scontato le leggi dellaprimogenitura.

17) Beck e Blomberg “Reflections onComplementarian Essays”, in Two Views onWomen in Ministry, pag. 312.

18) Quando Paolo dice che “il capo delladonna è l’uomo” (versetto3), egli sipotrebbe anche riferire all’autorità (si trattadi una domanda da trattare in un articolofuturo). Ma il resto del passo discute sullabase di onore e disonore, non di autorità.Uomini e donne hanno uguale diritto diprofetizzare; le loro profezie sono di ugualeautorità. L’unico interrogativo in questopasso è il modo in cui le donne profetizzano.E’ per questo che noi affermiamo quantoabbiamo detto sopra: Paolo non si stariferendo all’autorità che debbano avere gliuomini e donne. Al massimo si tratta di uncommento marginale, ma non del soggettoprincipale.

19)Beck e Blomberg notano che “iversetti 11-12 potrebbero suggerire che lanuova creazione in Cristo vada oltre lacreazione originale di Dio. Chiaramente ciòavverrà nei giorni a venire” (pag. 312).

20) Quando Dio inflisse una punizionead Adamo, Egli non ritenne responsabileAdamo per ciò che Eva aveva fatto. Evadovette rispondere di se stessa. (MarySeltzer, “Women Elders … Sinners orSaints?” 59; ricerca non pubblicata che puòessere consultata al seguente indirizzoInternet: http://churchwomen.tripod.com/Women%20seltzer.doc).

21) La parola ebraica è anche usata inGenesi 4:7 e nel Canto dei Cantici 7:11. SusanFoh, una conservatrice, suggerisce che Diosta predicendo che, nonostante le donnedesiderino comandare sui loro mariti, gliuomini continueranno a dominare sulledonne. (Women and the Word of God: AResponse to Biblical Feminism[Philadelphia: Presbyterian & Reformed,1979] pagg. 68-69). Anche Ortland accettaquesta visione (108-9). L’interpretazione piùtradizionale è che le donne vorranno lacompagnia e la protezione degli uomininonostante la conseguenza del dolore nel

Nessuno aveva mai insegnato comeinsegnò Gesù. E che cose straordinariediceva sul proprio conto! Ad esempio: - Senon mettete in pratica le mie parole, nonentrerete nel Regno di Dio. Nessuno vieneal Padre se non tramite me. Il Padre haaffidato tutto il giudizio a me.

Io posso perdonare i vostri peccati(Matteo 7:26; 9:2-6; 10:33; 16:27; Giovanni5:22; 14:16)-.Gesù disse: Mosè non èabbastanza. Mosè diceva una cosa, ma io viinsegno qualcosa di diverso (Matteo 5:21-39). Gesù Cristo proclamava di essere piùgrande del tempio, più grande di Salomonee Giona (Matteo 12:5-8; 41-42). Egli dicevache le persone dovevano essere più giustedei farisei e, allo stesso tempo, ignorava leloro regole sui rituali tradizionali, come leabluzioni e l’osservanza di un giornoparticolare.

Chi è quest’uomo? Da dove gli venivanoqueste idee straordinarie?

Se Gesù non avesse fatto dei miracoli, isuoi insegnamenti sarebbero stati ignoratio considerati come ridicoli. Ma i suoimiracoli mettevano in evidenza che Egliaveva veramente ricevuto autorità dal Padree, quindi, poteva perdonare i peccati eportare luce spirituale ai ciechi. Questouomo non poteva essere ignorato.

La gente vedeva i miracoli compiuti daGesù e, meravigliandosi, si chiedeva: -Potrebbe veramente essere Lui il Messia?(Giovanni 7:25-31, 40-44). Potrebbe questapersona, che critica le nostre tradizioni,essere davvero unto da Dio?-

Infamia straordinariaGesù Cristo spesso chiamava se stesso

“il Figlio dell’Uomo”. Qualche volta questaespressione significava ‘una personanormale’. Qualche altra volta si riferiva aduna persona straordinaria, a qualcuno“simile a un figlio d’uomo”, che viene sullenuvole del cielo, incoronato e con grandegloria (Daniele 7:13-14). Gesù diceva chesarebbe venuto con gran potenza e gloria(Matteo 24:30). Questa affermazione eratanto audace che il Sommo Sacerdote avevaaccusato Gesù di essere blasfemo (Matteo26:64-65).

Paradossalmente, Gesù usò purel’espressione ‘Figlio dell’Uomo’ perprofetizzare la propria morte sulla croce(Matteo 20:18-19; 26:2). Per un Giudeo lacrocifissione era il modo più infamante dimorire,. perché il cadavere appeso ad unalbero è maledetto da Dio (Deuteronomio21:23).

Come era possibile che “qualcuno”potesse avere sia l’infamia che la gloria?Come poteva una persona blasfema essereonorata da Dio? Se Gesù era il Messia,perché ha detto che la gente lo avrebberifiutato e ucciso? Un Messia morto nonavrebbe avuto senso.

Per questo motivo Pietro disse: -Nonquesto, Signore! Non permetteremo mai chequesto ti succeda!- Ma Pietro non potevafermare né l’invidia dei capi giudei nél’ingiustizia dei governanti romani. Pietronon aveva nulla da opporre al peccato e almale.

E così, Gesù, prima acclamato dallagente come re, presto fu rigettato, tradito,abbandonato, condannato, frustrato ecrocifisso. Le speranze dei discepoli eranostate distrutte. Qualcuno lasciò la città, altripensarono di tornare a fare i pescatori.

Il Vangelo non nasconde la vergogna

parto.22) Mashal viene usato per il sole e la

luna che presiedono il giorno e la notte(Genesi 1:18), per Giuseppe che governasull’Egitto (45:8), e per Israele che avrebbedominato sulle altre nazioni (Deuteronomio15:6). Gli israeliti chiesero a Gedeonemashal su di loro; ed egli rispose che Dioavrebbe avuto mashal su loro. “La naturaprecisa del dominio è tanto varia quanto lesituazioni reali in cui l’azione o lo stato cosìdesignato si verifica” (TheologicalWordbook of the Old Testament, 1:534).

23) William Webb puntualizza che lemaledizioni bibliche spesso includono uncambiamento dello stato di faccia a facciacon altre persone, creando una gerarchiadove nessuna è esistita prima (Slaves,Women and Homosexuals: Exploring theHermeneutics of Cultural Analysis [DownersGrove: InterVarsity] , pagg. 117-19). Laparola maledizione non è sempre usata inquesti casi, proprio come non lo è per Eva eAdamo.

24) La sentenza di morte si applicò siaagli uomini che alle donne. Allora, perché èstata pronunciata solo nei confrontidell’uomo? Linda Belleville suggerisce unaplausibile ragione letteraria: “L’impattosull’uomo è legato alla terra dalla quale fupreso… L’impatto sulla donna è legatoall’uomo dalla costola da cui lei fu formata”.(Women Leaders and the Church: ThreeCrucial Questions [Baker, 1999], pag. 104);diverse parole ebraiche sono state cancellatedalla citazione, senza indicare le omissioniper ellissi.q

( Continua da pag.1)

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

12 Seguimi

Questo periodico è diffuso in Italia dalla

Chiesa di Dio Universale

Casella Postale 67

24030 Brembate di Sopra (BG)

E-mail: [email protected]

Sito internet: www.wcg.org/italy

○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○

della morte di Gesù. Al contrario, tutti equattro i libri dell’Evangelo danno grandespazio per descrivere questo tragico evento.Lo scopo di questi libri era quello di dircitutto ciò che Gesù aveva fatto (Atti 1:1). Tuttie quattro i libri sopraddetti parlanoampiamente della sofferenza e morte diGesù. Può essere che la sua morte fosseparte di quello che Egli ha fatto? Può essereche il suo modo di morire facesse parte delsuo ministero? Che cos’era che faceva questamorte un avvenimento così meritevole agliocchi degli evangelisti da essere tantodivulgato?

Rivalutazione straordinariaPersino nella morte, Gesù fu un personaggiocontroverso. Un Giudeo influente chiese ilpermesso di seppellirlo in una tomba nuova.Altri capi giudaici misero una guardiadavanti alla tomba.

Il primo giorno della settimana, dibuon’ora, alcune donne andarono permettere sulle spoglie di Gesù unguenti per imorti; ma esse tornarono con una strananotizia. Raccontarono: -Ci fu un terremotoe un angelo aveva spostato la pietra, leguardie erano svenute e Gesù,all’improvviso, era apparso loro. .

Nella fattispecie, la Bibbia dice: “Quelleparole sembrarono loro (ai discepoli) unvaneggiare; e non prestarono fede alledonne” (Luca 24:11). Pur avendo constatatol’evidenza, Pietro “se ne andò,meravigliandosi dentro di sé per quello cheera avvenuto” (versetto 12).

Non trascorse molto tempo prima chePietro si convinse di quello che erasuccesso. Ma perché? Se Dio voleva cheGesù vivesse, perché aveva permesso chemorisse? È racchiuso tutto qui quello cheGesù rappresenta?

“E, cominciando da Mosè e da tutti iprofeti, spiegò loro in tutte le Scritture lecose che lo riguardavano” (versetto 27). Idiscepoli iniziarono ad acquisire una nuovacomprensione di Gesù, non soltanto perquanto riguarda la sua risurrezione, maanche per lo scopo della Sua morte. Essi

cominciarono a comprendere il sensodella sua vita e, cosa più sorprendentedi tutte, iniziarono a capire chi Egli era.

Chi era quest’uomo di Nazaret? Eglichiamava se stesso “il Figlio dell’uomo”.Delle persone cieche e una donna diCanaan lo chiamavano “Figlio diDavide”, che è un altro titolo per dire“Messia”. Anche i demòni lo chiamavano“Figlio di Dio”.

Anche Natanaele, Pietro e Marta lochiamavano ‘Figlio di Dio’. Gesù accettòquesto titolo di fronte al sommosacerdote; perciò, fu condannato. Perquesto motivo la folla lo ridicolizzò. Mail centurione diceva: “Veramente, costuiera Figlio di Dio”! Marco, Luca eGiovanni iniziano i loro librichiamandolo “Figlio di Dio”;certamente, non un figlio di Dio nellostesso modo che lo sono i fedeli, maFiglio in un modo senza precedenti.

Una persona straordinariaMalgrado le apparenze, Gesù non iniziòla sua vita nel modo consueto. Matteo eLuca ci raccontano che fu generato dalloSpirito di Dio. Anche quando era unneonato, i magi lo adorarono. Anche isuoi discepoli caddero sulle loroginocchia per adorarlo (Matteo 2:11;14:33; 28:9, 17).

Giovanni ci racconta qualcosa diancora più sbalorditivo: Gesù era, fin dalprincipio del tempo, la Parola di Dio che“era con Dio, e la Parola era Dio”. “Ognicosa è stata fatta per mezzo di lei”(Giovanni 1:1-3). Giovanni lo chiama“l’unigenito Dio” (versetto 18).Tommaso lo chiama “Signore mio e Diomio” (Giovanni 20:28). Gesù disse cheaveva la gloria di Dio “prima che ilmondo esistesse” (Giovanni 17:5).

Chi era questa persona? Era Dio,degno di adorazione, onore e assolutaubbidienza.

I Giudei come avrebbero fatto acredere a una cosa del genere? Non erafacile! Ma gli evangelisti erano testimoni

dell’evidenza e ci hanno riportato le prove cheli hanno convinti. Essi ci hanno descritto unGesù che era uomo comune e straordinarionello stesso tempo.

In conclusione, se Gesù era Dio in carneumana, cosa faceva lì sulla croce? Perchésembra che il punto centrale del suo ministerosia proprio quella di una morte infamante?L’Evangelo non ci dà molti dettagli sul perché(Altri libri del Nuovo Testamento ce ne dannomolti di più). Gesù Cristo disse che avrebbeattirato a sé la gente attraverso la croce(Giovanni 12:32). La sua morte sarebbediventata un mezzo per fare discepoli.

Gesù disse che la sua morte era statapredetta nell’Antico Testamento (Matteo 26:24;Marco 9:12; Luca 24:46). Così, possiamoguardare all’Antico Testamento per imparare dipiù. Ma esso dove predice che qualcuno sarebbestato inviato da Dio per morire per gli altri?

In Luca 22:37 Gesù ci dà un’indicazione,citando una profezia specifica e dicendo: “…inme dev’essere adempiuto ciò che è scritto”. Eglicitava, da Isaia 53, che descrive un servo chesta portando i nostri peccati, soffre e muore,porta il perdono e viene onorato da Dio. Gesùsi identificava con questo servo. È lui chesarebbe venuto “…per dare la sua vita comeprezzo di riscatto per molti” (Matteo 20:28).

Come riscatto per molti, come un sacrificioche prende su di sè i peccati, Gesù ha compiutodi più con la sua morte che con tutti i suoimiracoli. Era questa la ragione della sua venuta:morire sulla croce. (Giovanni 12:27). Nonesisteva alcun altro modo per raggiungere il suoscopo (Matteo 26:42).

E noi come ci dobbiamo comportare difronte a questa persona? In che modo èimportante tuttora?

Giovanni ci dice di avere scritto il Vangeloin modo che noi potessimo essere in grado dicredere che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio; epotessimo avere la vita eterna tramite lui,mediante la fede (Giovanni 20:31). Possiamoavere la vita eterna solo se siamo perdonati. Edè soltanto grazie alla morte di Cristo chepossiamo essere perdonati. E’ a Lui chedobbiamo rispondere. Dovremmo cadere sullenostre ginocchia ed esclamare, confessando: -Mio Signore e mio Dio! - . q