Rivista Emergency Oggi Mese di Luglio 2009

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Editore Key Communication Anno XV n.7 Luglio/Agosto 2009 Editore Key Communication sas Iscrizione Tribunale di Parma n. 32 del 08/08/1995 - Poste Italiane spa - Spedizione abb. postale 45% - DL 353/2003 (conv. in legge 27/02/04 n.46) Art. 1 comma 1 - DCB Roma 4,00 euro ISSN 1723-7033 Rivista tecnico scientifica riservata al personale specializzato. Non diffusa al pubblico. In caso di mancato recapito restituire PT Romanina per la restituzione previo add.to. Contiene IP HEMS 2009 17/18 Settembre Aeroporto Cinquale di Massa Incidenti sul lavoro il caso del FOSFORO BIANCO

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HEMS 200917/18 Settembre

Aeroporto Cinquale di Massa

Incidenti sul lavoro

il caso del FOSFORO BIANCO

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EMERGENCY OGGIMensile di Emergenza Sanitaria

Direttore responsabileMarina Boldrini [email protected]: Key Communication sasP.za Badalocchio Sisto Rosa, 9\b 43100 Parma RedazioneVia Po, 10 - 00198 Roma tel +39 06 8535 5798 - fax +39 06 8535 [email protected] - www.emergencyoggi.it

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Divisione pubblicità [email protected] Po, 10 - 00198 Roma tel +39 06 8535 5798 - fax +39 06 8535 5606

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Periodico associato USPI Unione Stampa Periodica Italiana

4IL CASO DEL FOSFORO BIANCO (WP)

ensile di emergenza sanitaria

L.Cimino, M.Izzi, F.Landuzzi,A.Iesurum, A.Monesi,

S.Musolesi

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12POSTO MEDICO AVANZATO… DI GRADO

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16LA CHIAMATA TELEFONICA AL 118: LE ABILITA’ COMUNICATIVE

ANNO XV n. 7

L u g l i o / A g o s t o 2 0 0 9

A.Masetti, P.Calafiore

D.Conte, M.De Persio, V. Capparozza, C. Lo Presti

G.Prati, L.Pietrantoni

L’ARRESTO CARDIOCIRCOLATORIO

GRUPPO INTERSOCIETARIOPEDIATRIA PER LEMAXIEMERGENZE

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Luglio/Agosto 2009Eo 4

Case reportDa un cantiere locato in zona di difficileaccesso, in un freddo mattino invernaleviene allertata (ore 09:39) la centraleoperativa per un infortunio lavorativo nelquale è rimasto coinvolto un operaio53enne intento a versare con una palameccanica del materiale inerte in unfrantoio per la produzione di ghiaia. Lacentrale invia subito sul posto un’ambu-lanza con due infermieri ed un mezzo disoccorso avanzato con un medico ed uninfermiere: ambedue i mezzi giungonosul “target“ alle ore 09:48. Nel frattempo, dalle prime sommarie in-formazioni, si apprende che l’operaio,accortosi di un fumo denso e biancastroche usciva dal frantoio, aveva fermatol‘escavatore e con l’estintore in dotazio-ne si era avvicinato al fine di spegnerequello che sembrava un principio di in-cendio, venendo così raggiunto da unaimprovvisa vampata, inizialmente daicolleghi addebitata al possibile scoppiodi una delle bombole di gas utilizzateper le operazioni di saldatura, inavverti-tamente finita all’interno del frantoio. Vi-

sto l’infortunato con i capelli e gli indu-menti in fiamme, gli stessi colleghi ave-vano subito provveduto a cospargerlod’acqua, di fatto peggiorando la gravitàdelle lesioni riportate. All’arrivo dei mezzi di soccorso, l’opera-io si presenta perfettamente cosciente ericorda ogni particolare dell’accaduto. E’relativamente tranquillo pur avendo ilvolto, i capelli, le mani, gli avambracci,le ginocchia e gli indumenti della partesuperiore del tronco ancora fumanti. Ilcolorito della cute delle aree che hannosubito l’insulto termico è di un rosso vi-vo particolarmente acceso e sembra

quasi verniciata con tinta di colore ruggi-noso. Ad un sommario e rapido esame obietti-vo non si evidenziano lesioni imputabilia fenomeni di scoppio: l’obiettività tora-cica appare infatti negativa per pneumo-torace iperteso, l’addome è trattabile enon si apprezzano fratture agli arti. Ilmurmure vescicolare è normotrasmessoagli apici ed alle basi polmonari; è pre-sente modica tachipnea (FR 20 atti/m’)e -dopo inizio di ossigenoterapia tramitemaschera con reservoire- la saturazioneperiferica (SpO2) è del 99%; si rileva ta-chicardia (FC 112 b/m’) ed ipertensione

Cimino L., Izzi M., Landuzzi F.,Iesurum A .Alma Mater Studiorum Università di BolognaMonesi A., Musolesi S.Azienda USL Bologna

Il caso del FOSFORO BIANCO (WP)

Sulla rilevanza di una adeguata informazione in merito a potenziali rischi lavorativi:

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(PA 220/120 mmHg); le pupille sono iso-coriche ed isocicliche. Si valuta che leustioni, classificabili quasi tutte di II gra-do, ricoprono circa il 20% della superfi-cie corporea, ove non sono nemmeno ri-levabili ferite attribuibili al lancio discheggie.Non avendo ancora la certezza dell’as-senza di fenomeni da scoppio con pos-sibili lesioni vertebrali e quindi in pre-senza di potenziale rischio per il midollospinale, si provvede ad immobilizzaresubito il rachide cervicale con un collarerigido monovalva e poi -al caricamentodel paziente sull’ambulanza- anche lacolonna vertebrale in toto, tramite mate-rassino a depressione.All’arto superiore destro si attiva una viavenosa con agocannula 18G attraversola quale si somministra terapia analgesi-ca (fentanyl 200 gamma in bolo) e si in-fondono cristalloidi (2 sacche da 500 cccadauna). Le aree ustionate sono ba-gnate con soluzione fisiologica sterile ericoperte con medicazioni a base d’oliodell’albero del the (maleleuca), produtti-ve di riduzione del dolore.Per ridurre i tempi di trasporto e cosìconsentire un rapido trasferimento del-l’infortunato presso un centro “Grandiustionati“, si richiede alla centrale ope-rativa l’intervento dell’eliambulanza cheatterra sul posto alle ore 10:09, conequipaggio costituito da personale infer-mieristico e medico (anestesista), alquale si affida il paziente collegato -pri-ma dell’imbarco- al monitor, sedato, in-tubato e posto in ventilazione controlla-ta (intermittent positive pressure ventila-tion - IPPV) con una FiO2 di 1, frequen-za respiratoria 14 atti/m’, volume corren-te 550 cc e pressione positiva di fineespirazione (PEEP) di 5 cm d’acqua, alfine di prevenire complicanze respirato-rie da eventuale edema alle alte vie re-spiratorie.Poichè le pessime condizioni meteorolo-giche non consentono l’immediato tra-sporto presso un centro “Grandi ustio-nati”, si decide per il trasferimento delpaziente presso il trauma center di rife-rimento locale ove -alle ore 11:18- glivengono rilevati i seguenti parametri:PA 190/120 mmHg; T°c (rilevata trami-te la sonda vescicale) 35,4°C; GlasgowComa Scale 3, per sedazione farmaco-logica. All’emogasanalisi si rileva pH7,444; PaCO2 32,2 mmHg; PaO2 561

mmHg; base excess (BE) -1,8.Contemporaneamente si effettua eco-grafia FAST dei distretti addominali, siposiziona una sonda oro-gastrica 24CH, si incannula una vena femorale concatetere Desilet 8 Fr (tramite il quale siinfondono cristalloidi caldi per 1500 cc)e l’arteria radiale destra per il monito-raggio cruento della pressione arteriosa;si inizia l’infusione in continuo di mida-zolam 10 cc/h e fentanyl 3 cc/h (per ga-rantire la necessaria sedazione ed anal-gesia) e si effettuano medicazioni seria-te delle lesioni a carico dell’avambracciosinistro e delle mani, tramite loro irriga-zione con soluzione ringer, rimozionedei frammenti di cute necrotica, applica-zione di pomata a base di sulfadiazinaargentica al 1%, flanelle di garza conantisettico iodoforo e bendaggio occlusi-vo.Alle ore 12:15, dopo aver spostato il pa-ziente su tavola spinale, si inizia l’iter ra-diologico che comprende TAC encefaloe del rachide (non alterazioni morfologi-che o densitometriche del tessuto ner-voso encefalico, sistema ventricolare insede e regolare, spazi sub-aracnoideidella volta e della base cranica nellanorma), TAC del torace e dell’addome(negativa per lesioni focali post-trauma-tiche ed assenza di aria libera perito-neale), Rx torace ed arti (non lesioni fo-cali o segni di versamento pleurico a ca-rico del parenchima polmonare, nè se-gni di frattura a carico dei segmenti os-sei esaminati). Alle ore 12.45 il paziente viene ricovera-to presso l’U.O. di Rianimazione e suc-cessivamente, sembrandosi confermarela addebitabilità delle lesioni agli effettidel fosforo contenuto in un proiettiletracciante, si contatta per specifica con-sulenza il centro “Grandi ustionati“ di ri-ferimento locale. Poiché l’effetto termi-co del fosforo perdura a lungo dopo l’av-venuto contatto e ciò è nella fattispecietestimoniato -alla rimozione delle medi-cazioni provvisorie- anche dalla proma-nazione di vapore dalle ferite, vieneconsigliato di continuare il lavaggio del-le parti ustionate con ringer lattato (nonacetato) tiepido, per tamponare l’ag-gressività della sostanza chimica e cosìridurre -di fatto- gli effetti lesivi sui tes-suti, proseguendo poi nell’utilizzo di sul-fadiazina argentica al 1%, come antibio-tico per uso topico. Inoltre, viene sugge-

rito di cospargere le aree interessatecon solfato di rame (CuSO4) al 1%, so-stanza chimica che non solo evidenza lezone cutanee contaminate dal fosforo,ma anche -mediante un meccanismo diossidazione- lo rende inerte trasforman-dolo in fosfato di rame (CuPO3).Per la possibilità di sua deplezione con-seguente alla chelazione dello stessoda parte del fosforo assorbito dall’orga-nismo si provvede a monitorare il calcio(Ca2+) sierico, mentre si infondono li-quidi rispettando la formula di Parkland(ringer lattato al dosaggio di 4 ml/kg/%di superficie corporea ustionata, metàdella quale da somministrarsi nell’arcodelle prime 8 ore) e si mantiene la vole-mia correggendo -quando necessario- ilbilancio elettrolitico. Inoltre, vengonotrattate mediante applicazione di un’as-sociazione di betametasone e cloramfe-nicolo in pomata delle abrasioni cornea-li con chemosi congiuntivale, evidenzia-te dal consulente oculista.Il mattino successivo si effettua il trasfe-rimento al centro “Grandi ustionati” che-a distanza di cinque giorni- viene poicontattato per un follow-up, apprenden-dosi così che il paziente è ancora seda-to, intubato per via orotracheale, ventila-to in ventilazione a supporto di pressio-ne (PSV), emodinamicamente stabile edapirettico. Viene pure riferito il positivorisultato di escarectomie e l’iniziale at-tecchimento di successivi innesti cuta-nei sulla mano sinistra ed al volto.ConsiderazioniI fatti succintamente qui descritti sonoaccaduti in uno scenario caratterizzatodalla presenza di numerosi operai e po-tenti macchinari di movìmentazione ter-ra, nell’ambito di un cantiere per grandiopere di viabilità in zona scarsamenteaccessibile, oggetto - durante l’ultimoconflitto mondiale - di prolungati e reite-rati bombardamenti.In un tale contesto, il conduttore di unapala meccanica scarica accidentalmen-te in un frantoio per la produzione dighiaia, insieme ad altro materiale inerte,anche un proiettile che -sottoposto apressione- si innesca e deflagra, proiet-tando il suo contenuto sull’operatorestesso.Solo nella serata del giorno dell’infortu-nio -dopo l’intervento dei Vigili del Fuo-co e degli artificieri dei Carabinieri- si hala conferma che tali peculiari lesività so-

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no addebitabili ad un proiettile lungo cir-ca 10 cm e privo di spoletta (probabil-mente un “tracciante”), scoppiato dopoessere stato accidentalmente raccoltodalla pala meccanica insieme ad altridetriti ed introdotto con questi nel franto-io adibito allo sminuzzamento degli iner-ti. Dalle sue caratteristiche, il proiettile quiin argomento parrebbe simile a quellooggetto di un case-report pubblicato du-rante l’ultimo conflitto mondiale (fig. 1) erelativo al ferimento di un aviatore, an-che con successivo suo avvelenamentomortale da fosforo.1

Sia nel medesimo cantiere qui in argo-mento che in altri adiacenti e finalizzatialla stessa opera, si erano in passatoverificati molteplici ritrovamenti di mate-riale esplosivo con ripetuti interventi de-gli sminatori dell’esercito per la bonificadella zona che -come già cennato- du-rante l‘ultimo conflitto mondiale era sta-ta bersaglio d’intensi bombardamenti daparte delle forze alleate, anche con queiparticolari proiettili con cariche di fosfo-ro bianco2 utilizzati nelle ore notturne permeglio individuare gli obiettivi prima dellancio dei vettori con testate esplosive.Essendo il fosforo bianco un agente chi-mico fortemente lesivo sui tessuti (coneffetto sia caustico che termico3), qualo-ra esso attinga una persona in vicinanzadelle vie aeree (con correlato rischio diinalazione di vapori irritanti), si imponeun immediata intubazione tracheale sulluogo stesso dell’evento per garantire laloro pervietà ed una adeguata sedazio-ne del dolore.Riguardo all’intervento messo nella fatti-specie in essere dagli operatori del-l’emergenza territoriale, si rileva comela fase preospedaliera sia durata 1h e39’, dalle ore 09:39 alle ore 11:18, mo-mento dell’accesso nel pronto soccorsodell’hub di riferimento locale ove la fasedi stabilizzazione e di impostazione dia-gnostica è proseguita per 87’ fino alleore 12:45, orario di presa in carico daparte dell’U.O. di rianimazione. In considerazione anche della scarsaaccessibilità del luogo ove i fatti eranoaccaduti, tali tempi possono essere giu-dicati positivamente, così come l’outco-me dell’intervento globale sul paziente,specie alla luce delle lesioni del tuttoparticolari e non ricollegabili immediata-

mente ad un ben definito agente chimi-co quale il fosforo bianco, peraltro di ri-scontro raro e citato quasi esclusiva-mente nell‘ambito della traumatologiamilitare, in quanto contenuto prevalente-mente in dispositivi bellici, come si evin-ce dai pochi casi simili descritti in lette-ratura.Il fosforo bianco è una delle tre forme al-lotropiche del fosforo. È un solido mole-colare costituito da tetraedri P4, uniti daforze di Van der Waals (fig. 2). La di-stanza P-P nei tetraedri è 2,21 Å conangoli di 60°: questo genera tensioni in-terne alla struttura di circa 100 kJ/mol,che la rendono la meno stabile delle for-me allotropiche. Fonde a 319,25 K(44,1°C) formando un liquido incoloreche bolle a 555 K (282 °C). A 313 K (40°C) brucia nell’aria, generando anidridefosforica.

Il fosforo bianco puro si presenta comeun solido cristallino con aspetto ceroso,incolore, tendente al bianco, ma la suaforma commerciale è solitamente gialla,venendo così conosciuto anche comefosforo giallo. Il fosforo bianco è anchechiamato fosforo tetramero ed ha unodore agliaceo caratteristico. Come giàcennato, si incendia a temperature su-periori di 10-15 gradi rispetto alla tem-peratura ambientale e brucia sponta-neamente nell’aria umida fino allo statodi pentossido. Nella combustione emet-te gas molto tossici ed è fonte pericolo-sa di esplosione in seguito a reazionicon numerose sostanze chimiche. Quin-di, proprio per la sua alta reattività conl’ossigeno in aria, viene generalmenteconservato in acqua.In natura non si trova allo stato nativo,ma generalmente combinato sotto for-ma di composto in diversi minerali.

Estratto industrialmente da rocce fosfa-tiche, viene usato principalmente perprodurre acido fosforico ed altre sostan-ze chimiche adoperate nella produzionedi fertilizzanti, additivi per alimenti e be-vande, miscele detergenti ed altri pro-dotti. Impiegato anche come fumigantenella conservazione di cereali, in picco-le quantità è stato utilizzato come vele-no per topi e scarafaggi, nonchè perfuochi d’artificio e fiammiferi. Conosciuto dai militari come “Willy Pete“(WP), il fosforo bianco viene da essi uti-lizzato come agente incendiario o neimateriali esplosivi, potendolo quindi tro-vare in bombe a mano, fumogeni e cari-che da artiglieria. Poiché a contatto conl’aria brucia spontaneamente fino al suototale esaurimento, ossidandosi veloce-mente a pentossido di fosforo e svilup-pando calore con produzione di fiammagialla e di denso fumo bianco, tale so-stanza viene anche sfruttata nella rea-lizzazione di “proiettili traccianti”, neiquali l’illuminazione -emessa dalla suaaccensione per attrito con l’aria- permet-te la visibilità notturna della traiettoria. In ambito militare vi è quindi una eleva-ta esposizione al fosforo bianco, con ri-schio di dolorose e invalidanti ustionichimiche dal caratteristico colore giallo-gnolo ed odore agliaceo. Alla sua carat-teristica di liposolubilità ne è collegato ilrapido assorbimento di frammenti even-tualmente indovatisi nelle ferite, con ral-lentamento del processo di cicatrizza-zione e possibilità di assorbimento si-stemico con danni epatici, renali e mio-cardici.Nel caso qui in discorso, le maggiori dif-ficoltà di sua gestione -sia sul territorioche in pronto soccorso- sono certamen-te derivate dalla mancata familiarità conquesto agente chimico che -in assenzadi significativi fenomeni di scoppio- ap-pare qui essere stato il primario ed uni-co responsabile dei danni riportati dal-l’infortunato.Infatti -come già detto- solo dopo diver-se ore si ebbero le prime informazionisulla natura dell’agente lesivo: i primisoccorritori non solo ancora la ignorava-no, ma anche disponevano solamente dicristalloidi (NaCl 0,9% e ringer acetato)che -a posteriori- si sono rivelati esserecontroindicati per la detersione delle le-sioni provocate dall’agente chimico in

IL CASO DEL FOSFORO BIANCO (WP)

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questione perché, al pari dell’acqua di fonte nel-l’immediatezza utilizzata dai colleghi dell’infortu-nato per cercare di spegnere le fiamme che avvol-gevano il malcapitato, tali liquidi entrando in con-tatto con il fosforo possono innescare una violen-ta reazione esotermica4.Particolarmente utili, invece, si sono rivelate leflanelle premedicate con olio dell’albero del theche, hanno dimostrato un abbassamento dell’ag-gressività chimica sulla cute attinta, con un’effica-ce azione analgesica.Solo all’arrivo in pronto soccorso è stato possibi-le richiedere una consulenza a colleghi di un cen-tro specializzato che hanno consigliato il tratta-mento con solfato di rame, in quanto utile sia ascopo diagnostico per individuare le aree cutaneeancora sottoposte agli effetti del chimico, sia ascopo terapeutico per neutralizzarne gli effetti suitessuti, come peraltro viene riportato -pur con di-verse concentrazioni (5%5 o 1%6)- in letteraturaspecialistica. Purtroppo però -essendo simili lesi-vità quasi mai riscontrabili in tempo di pace - talepreparato non era nella pronta disponibilità deglioperatori. Nel caso specifico, dette lesività -carat-terizzate da estese disepitelizzazioni richiedentiplurimi innesti cutanei - erano localizzate preva-lentemente al volto ed alle mani, cioè alle zonenon protette da indumenti, e sono esitate in areecutanee discromiche e distrofiche.Nel concludere questa breve nota, preme sia ri-cordare come all’accadimento descritto avrebbe-ro potuto conseguire ben più gravi danni alla per-sona, sia sottolineare come una informazione piùampia in merito ai precedenti casi di rinvenimen-to di reperti bellici avrebbe forse indotto l’operaioad una maggiore prudenza, emergendo da ciòl’opportunità -in cantieri similari per dimensione elocazione- di un più completo rapporto comunica-tivo tra i coordinatori delle emergenze ed i rappre-sentanti per la sicurezza del lavoratori.

1 Blaxland AJ (1942) Fatal phosphorus poisoning from an explo-sive bullet. Brit Med J 2:664-665.2 Wiecking DK (1988) Firearm projectile review for Medical Exam-iners. Part. II. Unusual and New Bullets. Medico-legal Bulletin37(4): 1-6.3 Barillo DJ, Cancio LC, Goodwin CW (2004) Treatment of whitephosphorus and other chemical burn injuries at one burn centerover a 51-year period. Burns 30: 448-452.4 Edlich RF, Farinholt HM, Winters KL, Britt LD, Long WB 3rd,Werner CL, Gubler KD (2005) Modern concepts of treatment andprevention of chemical injuries. J Long Term Eff Med Implants15(3):303-318.5 Mendelson JA (1971) Some principles of protection against burnsfrom flame and incendiary munitions. J Trauma 11(4): 286-294.6 Chou TD, Lee TW, Chen SL, Tung YM, Dai NT, Chen SG, LeeCH, Chen TM, Wang HJ (2001) The management of white phos-phorus burns. Burns 27: 492-497.

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Luglio/Agosto 2009Eo 8

L a SIMEUP – Società Italiana diMedicina di Emergenza Urgen-za Pediatrica - ha tra i suoi sco-pi quello di formare personale

sanitario che possa poi rispondere a si-tuazioni di grandi calamità in Italia e al-l’estero: all’uopo ha promosso l’istituzionedi uno specifico gruppo di lavoro. La mat-tina del 6 Aprile un terremoto di elevatamagnitudo ha colpito la città di L’Aquila edintorni, provocando il crollo di numerosiedifici e, alla fine, 299 vittime. Per il grande spavento e la successivapaura di nuove scosse sismiche, pratica-mente tutti gli abitanti della zona colpitasono fuggiti all’aperto, privi di ogni mezzodi sostentamento e colti di sorpresa an-che per il fatto che la città non subiva dan-ni naturali da oltre trecento anni. L’impat-to sulla vita quotidiana e sull’economiadella città è stato imponente e le conse-guenze si ripercuoteranno sulla societàabruzzese ancora per molto tempo.

La SIMEUP, per i raggiungimento deglispecifici scopi sociali, collabora con il Mi-nistero della Salute, le Regioni, la Prote-zione Civile ed altre Istituzioni Pubblichee Private, nell’ottica di promuovere pro-grammi di formazione e contribuire ad as-sicurare il trattamento più idoneo ai bam-bini affetti da patologie acute.I Soci ordinari sono Medici Pediatri, rap-presentati da oltre 1000 iscritti distribuiti intutte le Regioni Italiane. Soci aderenti so-no gli Infermieri Pediatrici e gli altri opera-tori sanitari che, a vario titolo, si occupa-no anche di problematiche infantili.In ogni regione vi è una Sezione Regiona-le con un Consiglio Direttivo ed un Presi-dente. Fin dalle prime ore dal sisma è stata chia-mata ad intervenire impegnata a L’Aquila,ove il presidente regionale territorialmen-te competente, Dott. Paolo Calafiore diGiulianova (TE), ha svolto dapprima unaazione assistenziale diretta, quindi hamagistralmente coordinato l’opera deglialtri colleghi, resisi disponibili da tutta Ita-

GRUPPO INTERSOCIETARIOPEDIATRIA PER LE MAXIEMERGENZE

Commissione Nazionale Maxiemergenze S.I.M.E.U.P.Antonio Masetti , Coord. Nazion. Commissione Maxiemergenze Paolo Calafiore , Presidente Regionale SIMEUP Abruzzo

A Sinistra Paolo Calafiore, a Destra Antonio Masetti

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lia, coadiuvato in questo compito essen-ziale dal Dott. Antonio Masetti di Roma,Ufficiale Medico dell’Esercito Italiano eResponsabile della Commissione Maxie-mergenze della SIMEUP, che con la suagrande esperienza, è sempre stato vicinoai soccorritori, consigliandoli e guidandolidurante le fasi più delicate dell’organizza-zione dei soccorsi. Fin dalle prime oredall’inizio dell’emergenza, sono stati presicontatti con il Servizio di Emergenza Ter-ritoriale attivato a L’Aquila presso laScuola Ispettori della Guardia di Finanzadi Coppito, ed in particolare con il referen-te regionale del Sistema 118 Dott. Ange-lo Mucciconi. Come da accordi intercosi con i verticidella Protezione Civile Nazionale, giuntiprontamente sul luogo del disastro, si èconvenuto che l’azione di soccorso e sor-veglianza sanitaria si sarebbe dovutaespletare sia a livello Ospedaliero (Ospe-dale da Campo ARES Marche) che terri-toriale (tende primo soccorso pediatricoallestite presso le principali tendopoli del-la zona). Questo report si prefigge di esa-minare sia quali siano stati i problemi sa-nitari della popolazione pediatrica colpitadirettamente o indirettamente dal sisma,che il modo in cui questi siano stati affron-tati, attenuandoli se non sempre risolven-doli, al fine di costruire un bagaglio espe-rienziale utile a fornire adeguate ed effica-ci risposte in caso di future altre calamitànaturali. Il periodo di attività assistenziale parte dal6 Aprile 2009 e si è protratto fino al 31maggio p.v. I dati di seguito esposti sonoderivati da un capillare flusso informativo,frutto delle riunioni di debriefing effettuateogni sera al termine delle attività, da par-te del personale impegnato nelle stesse,con un Referente incaricato di riassumeree sintetizzare l’operato di tutto il gruppo. Ilreport focalizza soprattutto le aree di in-tervento, i problemi riscontrati e le struttu-re organizzative che hanno partecipato aciascuna attività.Obiettivo principale dell’azione dellaS.I.M.E.U.P. , è stato quello di contribuireall’allestimento ed alla organizzazionedella tenda affidata al Pronto SoccorsoPediatrico, con annessa isola neonatale ezona di ricovero, presso l’Ospedale daCampo dall’ARES Marche, allestito allespalle dell’Ospedale Civile “San Salvato-re”, al fine di poter garantire una assisten-za specialistica ai piccoli pazienti in diffi-coltà, durante l’intero arco della giornata(Guardia H 24) . Il lavoro è stato coordina-to e svolto di comune accordo con il Ca-po Dipartimento Materno Infantile,Dott.ssa Sandra di Fabio, responsabile

anche del locale Reparto di Neonatologia.Altra fase dell’intervento si è svolta sulterritorio; fin dal secondo giorno, sonostati allestiti ambulatori di primo soccorsopediatrico presso le tendopoli più popola-te della città di L’Aquila e delle zone limi-trofe: Piazza D’Armi, Centi Colella, Ac-quasanta, San Gregorio, Paganica. Taliattività hanno previsto la presenza co-stante del Pediatra, nelle 12 ore diurne.Nella prima settimana dell’emergenza,sono stati utilizzati per la turnazione inP.S. Pediatrico Ospedaliero, medici ospe-dalieri afferenti prevalentemente alla limi-trofa ASL di Teramo, in collaborazionecon il personale strutturato in forza orga-nica al Reparto di Pediatria dell’Aquila. Lacopertura dei punti ambulatoriali perifericiè stata invece assicurata, nei primi giorni,

da Pediatri di Libera Scelta Abruzzesi, vo-lontariamente offertisi all’uopo e coordi-nati dalla Dott.ssa Adima Lamborghini. Già dal 15 aprile, raccolte le disponibilitàprovenienti numerose da tutta Italia, i pre-sidi pediatrici presso le tendopoli sonostati affidati a team di Medici Specializ-zandi in Pediatria, prossimi alla fine del-l’iter formativo, coordinati dalla Presiden-te Nazionale dell’Osservatorio NazionaleSpecializzandi in Pediatria – O.N.S.P. -Dott.ssa Bianca Lattanzi, provenientipressoché da tutte le Università Italianeche hanno dimostrato particolare sensibi-lità e solidarietà. Referente locale per la Pediatria territoria-le è stata la Dott.ssa Antonella Santilli. Ogni team, impegnato in turni settimana-li, si è articolato su 4 medici specializzan-

Tenda per la pediatria di famiglia allestita 48 h dopo il Sisma nella tendopoli diPaganica

Targa ricordo consegnata alle Istituzioni il giorno della cessione delle attività assistenziali della SIMEUP

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di frequentanti il 4° e/o 5° della scuola diSpecializzazione in Pediatria ed un pe-diatra specialista con funzioni di tutor.L’assistenza specialistica presso l’Ospe-dale da Campo “San Salvatore” è statainvece assicurata da Medici Pediatri edInfermieri Pediatrici Ospedalieri, prove-nienti da varie regioni italiane, semprecon turni settimanali. I gruppi impegnatisono stati genericamente costituiti da 3Medici Pediatri e 2 Infermieri/e Pediatrici,organizzati ed inviati in loco a cura deiPresidenti Regionali SIMEUP .Nell’ordine, si sono su succeduti, Tosca-na (Grosseto), Piemonte, Toscana nuo-vamente, Campania (Caserta), Piemonte(Torino), Sicilia ed infine, Lazio. Varie letipologie di intervento che, soprattutto neicampi periferici, sono andate oltre la puraarte medica: già dalla prima fase si è avu-ta la difficoltà ad avere disponibilità dispazi idonei per le attività sanitarie e lostoccaggio di grandi quantità di materialealimentare e di prima necessità per i bam-bini. La presenza del Pediatra in un talecontesto, è stata considerata poi un pun-to di riferimento per tutto ciò che potesseconcernere le necessità dei bambini, pre-scindendo spesso dalle specifiche patolo-gie. Alcune cifre: presso l’Ospedale SanSalvatore sono stati visitati circa 200bambini, e molto più alto è il numero degliaccessi presso le strutture periferiche(quasi 1000). La problematica più impor-tante dal punto di vista sanitario nel primoperiodo è stata l’insorgenza, tipica del pe-riodo, di focolai di varicella, prontamentecircoscritti, grazie anche all’allestimentodi una tenda di ricovero in isolamentopresso la struttura ospedaliera. Nella se-conda fase, con la popolazione terremo-tata alloggiata prevalentemente nelle ten-dopoli, le gastroenteriti e le infezioni delleprime vie aeree hanno costituito la mag-gior parte dei motivi di accesso alle curepediatriche, seguite dalle patologie trau-matiche di varia entità, legate più che al-tro alla sempre maggiore presenza dibambini nei campi di accoglienza. Nel-l’odierna terza fase dell’emergenza, quel-la dell’integrazione e della rinascita delleattività sociali e produttive locali, i medicistrutturati ospedalieri dell’Ospedale dil’Aquila, hanno ripreso ad essere presen-ti nelle turnazioni ufficiali in P.S. Pediatri-co, mentre i Pediatri di Libera Scelta loca-li da oggi assicurano l’assistenza specia-listica Pediatrica sul territorio, operandomagari nelle tende appositamente allesti-te, piuttosto che nei loro ambulatori , dan-neggiati come molti degli altri edifici Aqui-lani. Al fine di poter assicurare un’operaassistenziale efficace ed efficiente, in si-Nelle foto sopra: Breefing serale di fine attività quotidiana

Interno della tenda adibita a Pronto Soccorso

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tuazione di particolare emergenza, a favore dei bambini abruzzesi, il Presidente Na-zionale della SIMEUP, Dr. Antonio VITALE, interpretando il parere unanime di tuttoil Consiglio Direttivo Nazionale, ha stanziato la somma di euro 5000 , ponendola acompleta disposizione della sezione regionale Abruzzo della SIMEUP. Il 31 Maggio il ruolo della società scientifica S.I.M.E.U.P. quale coordinatrice dei soc-corsi pediatrici ai terremotati è terminato ufficialmente, con la piena ripresa di respon-sabilità delle figure sanitarie preposte locali, ma i nostri Soci rimarranno sicuramen-te a disposizione dei colleghi Aquilani e di tutti i bambini aquilani, affinché alla trage-dia e al dolore non si aggiunga altro sconforto. Sono ancora molte, infatti, le SezioniRegionali italiane che si stanno organizzando per dare anche il loro contributo e pre-stare la loro opera solidale. Parallelamente alle attività assistenziali e di coordina-mento “sul campo” , particolare attenzione è stata rivolta anche a fornire costante eprecisa informazione ai Soci ed ai Pediatri tutti mediante una sezione del Sito Webufficiale SIMEP – WWW.SIMEUP.COM – e con la neo-costituzione di un secondo,dettagliato, sito web appositamente dedicato – WWW.PEDIATRIPERLEMAXIEMERGENZE.110MB.COM Entrambi hanno visto numeri sempre crescenti di visitatori ogni giorno, fornendo co-sì una preziosa e pensiamo utile opera di puntuale informazione. Si sottolinea comel’attività prestata dal personale sanitario volontario sia stata completamente a titologratuito e, in molti casi, anche oneroso per gli stessi interessati.

Sala Direzione Comando e Controllo Protezione Civile Caserma Guardia di Finanza

Prima postazione di Pronto Soccorso Pediatrico in cui si è effettuata l’assistenza nelle prime 48h

Organizzati dal CEMEC

Centro Europeo di Medicina dei Disastri

SettembreDicembre 2009

PER INFORMAZIONI E ISCRIZIONICEMEC

c/o Ospedale di StatoVia Scialoja, 1 - 47893 Cailungo

Repubblica di San MarinoTel. 0549/994535 - 994600

Fax 0549/[email protected] e [email protected] - www.toxit.eu

●EPLS European Pediatric Life Support●Malattie Infettive Emergenti e da Armi

Batteriologiche●ALS Advanced Life Support●PBLS-D Rianimazione Cardiopolmonare

Pediatrica di Base e Defibrillazione●Emergenze NBCRe (nucleari, biologiche,

chimiche, radiologiche e da esplosione)●Psicologia dell’Emergenza e dei Disastri●Qualificazione in Medicina Legale, Legisla-

zione Sanitaria org. DEU e sistemi 118●Organizzazione Sanitaria in Medicina di

Emergenze e Urgenze: Approccio di base●Gestione Avanzata delle Maxiemergenze●AHLS Advanced Hazmat Life Support●Maxiemergenze Veterinarie●PTC Pre-Hospital Trauma Care (Base)●PTC Pre-Hospital Trauma Care (Avanzato)●TBST Toxicological Basis Support Therapy

FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO

IN MEDICINA DELL’EMERGENZA E

DEI DISASTRI

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Daniele Conte - soccorritore esperto Anpas LazioMariano De Persio - Infermiere “L. Spallanzani” RomaValentina Capparozza - infermiera “S. Pertini” RomaDr Claudio Lo Presti - Rianimatore “S. Filippo Neri” Roma

Posto Medico Avanzato…

di gradoAdibire un PMA a Punto di Primo Soccorso:

difficoltà Operative di uno start-up in Abruzzo

Nel campo di Pizzoli, località a circa 15 km da L’Aquila, il Posto Medico Avanzato eragià operativo alle 18.00 del 6 aprile 2009. Allestito secondo il criterio classico: area ditriage all’entrata, percorso lineare entrata-uscita pazienti, all’interno le postazioni attrez-zate secondo il codice colore, due ambulanze (ALS e BLS) di supporto.Nelle fasi di Prima Emergenza, operavano su turni squadre composte da un infermie-re, 2-3 soccorritori laici esperti, ed un medico rianimatore, supervisore e responsabiledel Posto Medico. Il coordinamento era affidato ad associazioni iscritte ad ANPAS, perla maggior parte provenienti dal Lazio.Dopo 72 ore dal Centro Operativo Misto si manifestavano due richieste: alleggerire illavoro del SS. Salvatore ed allestire all’interno della struttura sanitaria uno studio per laguardia medica. Il contesto operativo non era quindi più incentrato sulla gestione di un’emergenza, masul dover garantire un’assistenza prolungata nel tempo agli ospiti della nascente ten-dopoli. La funzione del PMA si era esaurita e la struttura doveva trasformarsi in un Punto diPrimo Soccorso.Secondo normativa, i PPS sono strutture dotate di strumenti e farmaci adeguati al trat-tamento di patologie a bassa complessità (urgenze minori), compatibili con i gradi 4 e5 dell’Emergency Severity Index (v 4). Non effettuano però una vera e propria attivitàambulatoriale, tanto è che non sono provvisti di ricettario. Nota: nella scala ESI l’attribuzione della priorità deriva dalla gravità e dal prevedibileuso di risorse/esami nel Pronto Soccorso. I livelli 4 e 5 sono univocamente rappresen-tativi di minima gravità e consumo di una (liv.4) o nessuna (liv. 5) risorsa diagnostica oassistenziale.Premesso quindi che nel Lazio non esistono modelli di riferimento, il personale sul po-sto, praticamente senza esperienza, si apprestava ad affrontare lo start-up di un PPS.Le difficoltà operative incontrate sono riportate nelle righe seguenti, insieme alle solu-zioni adottate.

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La prima difficoltà è stata la definizio-ne di linee guida, protocolli e proce-dureLa continua rotazione di volontari medi-ci (non sempre provenienti da reparti diRianimazione), infermieri e laici (soccor-ritori), non avrebbe garantito qualità co-stante nel lavoro, se non fossero giàstati individuati dei punti fermi. La lineaguida è stata quella di favorire l’integra-zione tra tutte le figure che avrebberooperato nel PPS. Ribadire la necessitàdi ogni figura, nel rispetto dei limiti e del-le reciproche competenze, si è poi rive-lato il cardine della capacità operativa.Per meglio permettere l’erogazione del-la prestazione in maniera efficace, si so-no poi definiti i protocolli di riferimento.• Responsabilità del Posto Medico: affi-

data (a rotazione) a due infermieri. Ilprimo con oltre quindici anni di servi-zio in area critica, il secondo espertoin maxiemergenze. Le uniche duepersone disponibili ad una permanen-za sul campo di almeno dieci giorniciascuno. Sarebbero stati i referentiverso il COM ed il Capo Campo.

• Personale Medico: aveva la totale re-sponsabilità delle diagnosi e delle te-rapie concesse all’interno del PMA.Prima di prendere servizio in PMA do-veva familiarizzare con le ambulanzedi supporto e con i relativi equipaggi.

• Personale infermieristico: aveva com-piti propri del ruolo professionale. Pri-ma di prendere servizio in PMA dove-va familiarizzare con le ambulanze disupporto e con i relativi equipaggi. La-vorando in ambito di emergenza-ur-genza, all’infermiere è stata ricono-sciuta, un’autonomia professionale at-ta a consentire una gestione indipen-dente nei riguardi di attività assisten-ziali fondamentali. Prima fra tutte, iltriage.

• Personale laico (soccorritori): poteva-no rilevare parametri quali PA SpO2ed HGT. Svolgevano prevalentemen-te compiti amministrativi quali: regi-strazione pazienti, report, centralino,gestione scorte.

I soccorritori erano impiegati come equi-paggio sulle ambulanze in supporto alPMA, insieme all’infermiere e/o medico.E’ stata prevista la possibilità di deman-dare a personale molto esperto (sottosupervisione) il compito di aiuto nellepratiche di triage.Studenti di medicina o in scienze infer-mieristiche erano considerati soccorrito-ri. Lavorando in un contesto para-ospeda-liero, non è stata adottata nessuna par-

ticolare procedura operativa che differis-se da quelle comunemente in uso, ec-cetto:• Intervento per chiamata da CO 118: Il

Centralinista / Dispatch, in accordocol medico, inviava l’ambulanza piùidonea. L’equipaggio, giunto sul po-sto, confermava il codice di invio alPMA e valutava la reale necessità ditrasporto al Pronto Soccorso.

Un quotidiano briefing serale oltre adanalizzare l’operato del giorno, servivacome incontro motivazionale e comemomento aggregativo per il gruppo.Prestare un buon servizio di assistenzaera il solo scopo del lavoro affidato adogni equipe. I soccorritori, tutti apparte-nenti all’ANPAS, hanno dimostratogrande capacità di integrazione ed unottimo livello di preparazione (professio-nali). Altrettanto i volontari provenientidal mondo sanitario (professionisti).

La seconda difficoltà è stato il doveraffrontare tutti i problemi di caratterelogistico.• Disposizione sul campoPer garantire la reciproca indipendenzatra l’operato della guardia medica el’operatività del PMA, le due tendepneumatiche sono state disposte a T. Inquesto modo rispetto ai criteri standard,si rinunciava solo al percorso lineare en-trata-uscita, dando però risposta alla ri-chiesta del COM. L’area rossa, che da protocollo è prefe-ribile far rimanere la più possibile protet-ta, è stata collocata nel primo terzo delbraccio verticale della T, come nella fi-gura 1. • Disposizione dei Farmaci e dei presidi

sanitariIl campionario dei farmaci a disposizio-ne ha subito variazioni contestualmenteal variare della funzione della struttura.Si è passati dalla disponibilità esclusivadi farmaci d’urgenza ad una disponibili-tà di farmaci di pronto impiego ed ancheda banco, inerenti alla risoluzione dellepatologie di minima urgenza.Sugli scaffali (costruiti e messi in sicu-rezza dai VVFF ) sono stati collocati perspecialità (antibiotici, antipiretici, anti-spastici, etc ) e non in ordine alfabetico.L’inventario e la gestione delle scorteera affidata ai soccorritori. La disposizione dei presidi si è imposta-ta in modo che tutti, laici e personale sa-nitario, potessero identificare subito ciòdi cui avevano bisogno. • Registrazione dei pazientiSin dalle prime ore post-sisma, alla regi-strazione degli ingressi è stata assegna-

ta la stessa priorità del “dover prestaresoccorso”. Nelle prime ore si è fatto ri-corso all’esperienza per adottare un mo-dello di “scheda triage”, cartacea, di fa-cile e rapido utilizzo. Dopo la consegnadel computer la stessa scheda è statamigliorata ed inserita in un database. Le modifiche fatte in corso d’opera han-no man mano dato risposta alla maggio-re esigenza di informazioni rispetto al ti-po di emergenza delle prime ore.Soprattutto mostrano come, dopo soloun mese, il PPS si sia talmente integra-to nel sistema sanitario locale al puntoda individuare i pazienti che necessita-vano prestazioni diverse dal soccorso esegnalarle presso i Servizi Sociali,SERT, assistenza domiciliare, psicologi.Nelle figure successive l’evoluzione del-la scheda dalla creazione (funzionale alPMA) ad oggi (funzionale al Punto diPrimo Soccorso)

La terza difficoltà è stata quella di ot-tenere la fiducia degli ospiti.Interfaccia tra COM e ospiti della tendo-poli, il personale PPS, è stato delegatoad assumere compiti di supervisionedelle condizioni igienico-sanitarie delCampo ed a promuovere attività di pre-venzione contro le epidemie. La tecnica usata durante l’allestimentodella tendopoli prevedeva che il perso-nale medico, coadiuvato dai soccorritori,effettuasse giornalmente una serie di vi-site “domiciliari”. Piccole anamnesi(usando un linguaggio semplice) e brevicolloqui; fondamentali per valutare sia le

T

E

V

E1

G

T

A

M

E EntrataE1 Entrata Guardia MedicaA Attesa Pazienti Guardia MedicaM Guardia MedicaT Area TriageV G R Aree di Lavoro Codici Triage

fig. 1

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condizioni di salute degli ospiti,sia quelle igienico sanitarie delletende. A questo è seguita la pubblica-zione di una lista di comporta-menti da far adottare a tutti (vo-lontari ed ospiti), scritta su vo-lantini distribuiti capillarmentenel Campo. Naturalmente era ilpersonale PPS il primo a rispet-tare le norme contenute nelmessaggio. Tutte le equipe presenti hannovissuto a pieno la Tendopoli:mangiando insieme agli ospiti,parlando con gli anziani, giocan-do coi bambini, riuscendo amantenere intatto (per i puristidel ruolo) il decoro ed il rispettodella divisa indossata. Di contro, quando la popolazio-ne ha iniziato a considerare ilpersonale come sostituto delmedico di famiglia, si è fatto ri-corso ad un intervento del Re-sponsabile presso la FunzioneSanità del COM. Non era corret-to, infatti, assumere un ruolo ap-partenente ad altri, per cui è sta-ta fatta emanare (a firma delSindaco) un’informativa nellaquale si ribadivano le funzioniproprie del Punto di Primo Soc-corso (es: nel PPS non si rila-sciano impegnative o ricette.) Nel contesto di questa emergen-za il connubio tra personale me-dico e laico, tra “professione edumanità”, e la coerenza nella te-stimonianza, si sono fortunata-mente rivelati comportamentivincenti.In caso di catastrofe, sia essanaturale o no, c’è fondamentalenecessità di integrazione tra fi-gure e ruoli delle forze in campo.La Tendopoli di Pizzoli grazie aciò è stata più volte portata adesempio dalle istituzioni.Sono state accolte fino a 1100persone e, ad oggi, le condizionidi vita sono talmente accettabiliche il DPC ha inaugurato un po-lo scolastico ed una strutturapneumatica da adibire a teatro.Naturalmente, le ambulanze disupporto al PPS assicurano as-sistenza alle scuole e durante glispettacoli.Riportiamo infine, per comple-tezza, i grafici dei dati sugli in-terventi effettuati nel Posto Me-dico Avanzato… di grado.

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Luglio/Agosto 2009 Eo 15www.emergencyoggi.it

Un gruppo di ricercatori italiani ha indivi-duato una concreta possibilità per rime-diare alla perdita cellulare associata aldanno spinale conseguente ad eventitraumatici, purtroppo molto diffusi tra lapopolazione giovane maschile (1.5 ogni10 abitanti).La scoperta si basa sulla possibilità disfruttare i molteplici ruoli del nuovo recet-tore GPR17, già precedentemente indivi-duato dal gruppo e presente, nel midollospinale, sia sulle cellule che muoiono inconseguenza del danno traumatico chesulle cellule coinvolte nella successiva ri-parazione e rigenerazione della zona lesa.Lo studio è stato coordinato dalla Profes-soressa Maria Pia Abbracchio, dell´Uni-versità degli Studi di Milano, dal ProfessorSalvatore Cuzzocrea dell´Università diMessina e dal Professor Placido Braman-ti, Direttore scientifico dell´IRCCS CentroNeurolesi Bonino Pulejo di Messina. Cru-ciale il ruolo svolto dai primi autori dellostudio, le Dottoresse Stefania Ceruti e Ti-ziana Genovese e il Dottor Giovanni Villa.Hanno partecipato allo studio anche i Dot-tori Patrizia Rosa e Renato Longhi delCNR di Milano.In un modello sperimentale di danno trau-matico spinale, i ricercatori hanno osser-vato che GPR17 è normalmente presentesulle cellule nervose e sull´oligodendro-glia, le cellule che formano la "guaina mie-linica" che rivestendo i prolungamenti ner-vosi permette ai neuroni di comunicare fradi loro. Subito dopo il danno, all´internodell´area lesa, vi è un´attivazione abnor-me di GPR17, che è responsabile di unacascata infiammatoria che inizia cometentativo disperato di limitare il danno, mache, fuori controllo, si trasforma in un mes-saggio di morte sia per neuroni che per lecellule dell´oligodendroglia. "Una primaimportante scoperta del nostro studio",spiegano il Professor Bramanti e il Profes-

sor Cuzzocrea, "è che l´inibizione preven-tiva di GPR17 è in grado di alleviare signi-ficativamente la perdita cellulare nell´arealesa, e il deficit neurologico associato altrauma. E´ stato possibile ottenere tale ini-bizione somministrando agli animali unfarmaco biotecnologico sperimentale di-segnato "ad hoc", in grado di bloccarespecificatamente la proteina recettorialeGPR17". Tuttavia, il ruolo di GPR17 è ben più com-plesso e non si limita alle prime fasi suc-cessive al trauma spinale, in cui peraltro èmolto difficile intervenire in maniera tem-pestiva. Oltre a quanto già descritto, alcu-ne cellule circostanti alla zona lesa emet-tono una sorta di segnale di allarme che,nei giorni successivi al danno, richiama inloco microglia e macrofagi, le cellule delsistema immunitario che agiscono da"spazzini", eliminando le cellule morte e ri-modellando la zona lesionata in modo dafavorirne la riparazione. Al tempo stesso,le cellule staminali adulte normalmentepresenti allo stato quiescente nel "canalecentrale" del midollo vengono attivate, einiziano a proliferare e ad esprimere pro-teine di staminalità, indicando il tentativodi iniziare un processo riparativo che però,purtroppo, rimane solo parziale e nellamaggior parte dei casi non risolutivo. "Laseconda informazione importante fornitadallo studio è che il segnale di danno cheattiva entrambi questi meccanismi più tar-divi viene recepito soltanto dalle celluleche possiedono GPR17" prosegue il Pro-fessor Bramanti. Quindi, questo recettorenon è soltanto coinvolto nella mediazionedel danno acuto, ma partecipa anche aimeccanismi riparativi più a lungo termine."Già in un nostro precedente studio suldanno associato ad ictus ischemico cere-brale", commenta la Professoressa Ab-bracchio, "avevamo osservato questo du-plice ruolo di GPR17. In particolare, ave-

vamo notato che, nelle fasi successive aldanno, la sua attivazione sulle cellule si-mil-staminali ancora presenti nel cervelloadulto può favorire il processo riparativo,che sta alla base della formazione di nuo-vi neuroni e nuove cellule oligodendroglia-li". Si apre così la prospettiva futura di po-ter incrementare la maturazione di questiprecursori non ancora differenziati versoforme specializzate, in grado di riformarela guaina mielinica danneggiata dalla le-sione e ripristinare la capacità dei neuronidi trasmettere impulsi.Si tratta quindi ora di mettere a punto unanuova terapia da somministrare precoce-mente nelle fasi successive al trauma perpotenziare l´attività rigenerativa diGPR17. "Dal punto di vista teorico, risulta-ti ottimali si potrebbero ottenere combi-nando sinergicamente l´uso di agenti far-macologici attivi su GPR17 con l´impiegodi farmaci biotecnologici che "spingano" ildifferenziamento delle cellule progenitriciadulte verso il tipo cellulare danneggiato"spiega Stefania Ceruti, uno dei primi auto-ri dello studio. "Quando messa a punto,questa nuova strategia potrebbe essereapplicata anche nei giorni e nelle settima-ne successive al trauma, permettendo dioperare con una "finestra terapeutica"molto più ampia di quella attuale".La ricerca è stata pubblicata il 15 giugno2009, sulla rivista "Brain" del gruppo TheOxford Journals, terza rivista mondiale nelcampo della neurologia clinica.Lo studio, totalmente indipendente, è sta-to finanziato dal Ministero dell´Istruzione,Università e Ricerca (progetti COFIN eFIRB), dal Ministero della Salute (RicercaFinalizzata) e dal Centro Neurolesi BoninoPulejo. Lo sfruttamento della scoperta ècoperta da brevetto dell´Università degliStudi di Milano che detiene l´80% dellaproprietà, in cotitolarietà con l´Universitàdi Pisa (10%) e il CNR (10%).

Trauma spinale, scoperta italiana: INDIVIDUATO INTERRUTTORE MOLECOLARECHE REGOLA LA MORTE E LA RIPARAZIONE CELLULARE

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La raccolta e il coordinamento dellerichieste di soccorso sanitario ge-stendo, in maniera oculata, le ri-

sorse disponibili costituiscono le finalitàprincipali della Centrale Operativa 118(D.Lgs 402/2001; D.P.R. 27 marzo 1992).Gli operatori del 118 hanno il compito dirispondere alle chiamate e ottenere le in-formazioni necessarie stimolando la col-laborazione di chi richiede il soccorso (ilcosiddetto caller) e utilizzando un proto-collo di interrogatorio standard che per-metta di rispondere allo stesso problemanella stessa maniera (1). Secondo ilD.P.R. 27/03/1992, il compito di un siste-ma di soccorso sanitario è quello di ridur-re il numero delle morti evitabili attraversol’invio tempestivo del mezzo più idoneosul luogo dell’evento e il trattamento piùqualificato. Questo risultato lo si raggiun-ge prima di tutto attraverso una gestioneottimale di una chiamata la quale permet-te di stabilire il tipo di intervento, le suepriorità e i mezzi necessari dall’inizio finoalla sua risoluzione (2).La gestione di una chiamata richiedecompetenze che fanno riferimento sia al-l’expertise tecnico di un operatore, peresempio riconoscere la gravità di una si-tuazione attraverso i sintomi riportati dal-l’utente, sia all’expertise non tecnico co-me ridurre l’ansia del chiamante, ottenerela collaborazione di una persona con unatteggiamento aggressivo, ecc. Nella let-teratura scientifica le competenze nontecniche (si veda il riquadro) si riferisconoa tutte quelle abilità a livello cognitivo,emotivo, comportamentale e interperso-nale che non sono specifiche dell’experti-se di una professione ma che sono egual-mente importanti nella riuscita delle prati-che operative e nel mantenimento delmassimo grado di sicurezza (3,4). La consapevolezza della situazione o “si-

tuation awareness” è importante nella ri-sposta a una chiamata. Attraverso pocheinformazioni riportate da un chiamanteche in alcuni casi può essere teso o an-sioso, l’operatore ha il compito di valutarela gravità della situazione e la sua possi-bile evoluzione nel futuro. Tuttavia in que-sta fase è importante che l’operatore si li-miti a identificare solo quelle informazioninecessarie per la valutazione della situa-zione e non di più: può succedere, infatti,che l’operatore abbia la tentazione di lan-ciarsi in una valutazione diagnostica checomporti una perdita di tempo e può trar-re facilmente in inganno l’operatore.L’obiettivo, quindi, è raccogliere le infor-mazioni essenziali tramite una scelta ac-curata. Queste informazioni serviranno poi perarrivare a prendere una decisione (deci-sion making) sul tipo di risposta più ap-propriata sulla base delle risorse disponi-bili. Gli operatori del 118 usano prevalen-temente due modalità di codifica degli in-terventi, un codice numerico e un codicecolore (si veda la tabella). Oltre alle deci-sioni circa la gravità dei pazienti e l’even-tuale cambio di codice, le altre riguardanol’eventuale invio di automedica, ambulan-ze e elicottero (in base alle risorse umaneed economiche).All’operatore di una centrale operativa èrichiesto di possedere specifiche abilitàcomunicative. Esse sono necessarie permassimizzare il numero di informazioniche si possono ottenere in un arco di tem-po ridotto e per non incorrere in fallimen-ti. Per esempio in una chiamata giunta al118 in occasione di una sparatoria il cal-ler diede come localizzazione “in via Pa-terlini” ma l’operatore del 118 capì “in viaPaganini”. Il potenziale errore comunicati-vo fu evitato poiché l’operatore chiese unfeedback, che in gergo tecnico significa

una conferma sulla ricezione del messag-gio. Nello specifico in quell’occasionel’operatore ripeté con tono leggermenteinterrogativo “in via Paganini?” e questopermise al chiamante di correggere il fal-limento comunicativo. Oltre alle abilità comunicative un operato-re del 118 deve saper adeguatamentegestire lo stress, la stanchezza specie neiturni notturni. Il lavoro al telefono può es-sere logorante e quindi è importante perun operatore comprendere i segnali di af-faticamento e rispondere in modo appro-priato. La fatica può avere conseguenzenegative sulle prestazioni cognitive, pen-siamo ad esempio alla concentrazione oalla memoria o alla capacità di prenderedecisioni rapide ed efficaci. Infine all’ope-ratore è richiesto non solo di gestire il pro-prio livello di stress ma anche, e soprat-tutto, quello del chiamante. La letteraturainternazionale ci dice che sono estrema-mente rari i casi di chiamanti il cui livellodi ansia è tale da rendere impraticabilel’intervento da parte dell’operatore. Alcontrario vi sono tecniche comunicativeche possono permettere all’operatore del118 di riuscire a ottenere tutte le informa-zioni necessarie anche in presenza di unchiamante estremamente ansioso (1,5).

La ricercaNella ricerca che abbiamo effettuato sonostate selezionate 244 telefonate raccoltepresso la sede della Centrale Operativa118-ReggioSoccorso. Nella selezione cisiamo avvalsi di criteri come la lunghezzadelle telefonate: dato che le telefonateentro un minuto possono rientrane nellaroutine operativa, abbiamo deciso di foca-lizzarci sulle telefonate che durano più di60 secondi. Inoltre nessuna chiamata do-veva avere come scopo il trasporto pro-grammato in ospedale del chiamante o

La chiamata telefonica al 118: LE ABILITÀ COMUNICATIVE

Gabriele Prati e Luca Pietrantoni , Università di Bologna

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una richiesta per un intervento di tipo ve-terinario. Con questi criteri abbiamo elimi-nato tutte quelle chiamate più di routineper avere la possibilità di concentrarci sul-le chiamate più delicate dal punto di vistaoperativo. Le chiamate selezionate sonoavvenute in tre giornate differenti (9 no-vembre 2003; 6 dicembre 2003; 28 giu-gno 2004). Per avere un’idea sulle caratteristiche deichiamanti, le telefonate sono state cate-gorizzate sulla base del tipo di caller. Inbase alla letteratura (1) il chiamante vienecategorizzato in first caller (prima perso-na) quando è il paziente stesso che effet-tua la telefonata; second caller (secondapersona) quando chi chiama è fisicamen-te vicino al paziente e third caller (terzapersona) quando chi chiama non è fisica-mente vicino al paziente. Dai risultati è emerso che nel 78.3% deicasi il chiamante è un second caller, nel17.6% un first caller, infine nel 4.1% è unthird caller. All’interno della categoria se-cond caller, il 43.6% delle chiamate è sta-to effettuato da parenti di primo grado, il31.2% da conoscenti ed estranei, il25.2% da familiari ed amici. Dai dati èemerso che i first caller pongono all’ope-ratore quesiti molto eterogenei e in alcunicasi non necessariamente riconducibili al-la funzione del Servizio 118 (ad esempio,richiesta di informazioni su dove si trovaun particolare reparto ospedaliero, piutto-sto che la composizione chimica di alcunifarmaci o anche quali sono le conseguen-ze di rapporti a rischio), mentre i second

caller e i third caller richiedono maggior-mente l’invio di un mezzo di soccorso. Ci siamo chiesti, inoltre, se a chiamare il118 fossero più uomini o donne. Dalla ri-cerca è emerso che il 56.6% è stato effet-tuato da femmine mentre il 43.4% da ma-schi. Questa dato conferma che nella no-stra società sono le donne a ricopriremaggiormente il ruolo di prestatore di cu-re in seno ai diversi contesti di vita.Tramite analisi del contenuto sono stateindividuate sei tipologie di strategie comu-nicative utilizzate dal soccorritore percontenere l’ansia del chiamante: persi-stenza, ovvero l’operatore ripete parole efrasi stimolo utilizzando la stessa formula-zione e lo stesso tono per una migliorecomprensione da parte del chiamante eper ridurre lo stato ansioso (ad esempio,“avete chiamato il dottore?...avete chia-mato il dottore?”); rassicurazioni, cioè fra-si o parole con tendenza lenitiva dello sta-to ansioso (ad esempio, “stia tranquillache adesso arriva l’ambulanza”); prossi-mità, ovvero frasi che determinano unapresa in carico costante del paziente e lapercezione da parte del chiamante di mo-nitoraggio continuo della situazione (adesempio, “… se cambia qualcosa mi ri-chiama d’accordo?”); “confronti verso ilbasso”, ovvero frasi che equiparano la si-tuazione in atto con altri eventi al fine didepotenziarne la carica ansiogena (adesempio, “non si preoccupi, ci sono situa-zioni più gravi di questa”); conferma, cioèfrasi che tendono a rinforzare il comporta-mento del chiamante (ad esempio, “…ha

fatto bene a metterlo sdraiato…”); pianifi-cazione, ovvero frasi con riferimento adazioni che il chiamante deve compiere al-l’interno del quadro spazio-temporale (adesempio, “… lei può scendere come met-tiamo giù dalla chiamata …”). Questo tipodi istruzioni possono diminuire lo stato ec-cessivamente ansioso poiché l’utente, fo-calizzandosi su un compito da eseguire,allevia l’ansia e/o si distrae da essa. Inol-tre le istruzioni restituiscono un senso dipadronanza su una situazione che gene-ralmente rende impotenti le persone. Per quanto riguarda invece le istruzionipre-arrivo, si possono distinguere quelleinerenti il primo soccorso, ovvero insiemedi informazioni per una prima gestione daparte del chiamante circa le azioni che sipossono effettuare prima dell’arrivo deisoccorsi (“… stia tranquilla metta qualco-sa sopra la ferita in modo che smetta disanguinare”; “... se avete ghiaccio lo met-tete fermo negli spogliatoi …”) e altre dicomunicazione continua, cioè frasi chel’operatore dice al chiamante per instau-rare un rapporto costante collaborativa erivolta ad una buona risoluzione del pro-blema (“… me lo può lasciar libero finchél’ambulanza non è arrivata se per casoabbiamo bisogno la ricontattiamo”). Un fattore di criticità particolare è dato daquelle telefonate che vengono definite da-gli operatori “telefonate scherzo”. La pro-blematicità, di questo tipo di chiamate, ri-siede nella difficoltà di discriminare sullabase di alcuni indicatori, le richieste realida quelle false evitando un inutile utilizzo

Codice numerico

non necessita di trasporto o lo rifiuta

scarsa gravità (ad esempio ferite superficiali)

urgenza, paziente con lesioni potenziali che possono compromettere le funzioni vitali (ad esempio traumi con fratture )

emergenza, paziente che presenta delle compromissione alle funzioni vitali (ad esempio arresto cardio-circolatorio)

paziente deceduto

Codice colore

pazienti in condizioni di non urgenza che possono ricevere prestazioni sanitarie differibili

pazienti che non presentano compromissione dei parametri vitali (alterazione dello stato di coscienza, respiratorio, apparato circolatorio)

pazienti che presentano un forte rischio di compromissione delle funzioni vitali

pazienti in pericolo di vita a causa della compromissione di uno o più parametri vitali

01234

BiancoVerdeGialloRosso

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Luglio/Agosto 2009Eo 18

di risorse. Nel riconoscimento delle “telefonate scherzo” il proble-ma maggiore risiede nei falsi positivi, ossia nelle telefonate cheerroneamente vengono interpretate come scherzo ma che in re-altà intendono veicolare una richiesta di soccorso. A questo pro-posito vi è stato il caso di una persona con forti problematichenell’espressione linguistica la cui richiesta di soccorsi in segui-to a infarto è stata scambiata per una telefonata scherzo poi-ché non riusciva a scandire bene le parole. Tuttavia anche i fal-si negativi, ossia le “telefonate scherzo” che non vengono rico-nosciute come tali, possono comportare dei problemi in terminidi risorse preziose impiegate inutilmente. Per esempio un arti-colo a pagina 11 del “Corriere della Sera” del 23 novembre2006 riporta il caso di una chiamata al 118, che poi si rivela fal-sa, la quale ha fatto scattare il soccorso e l’automedica in sire-na si è schiantata contro un’auto. Dalla presente ricerca èemerso che le telefonate scherzo vere e proprie sono state 2su 244, ossia lo 0.08%. Oltre alle “telefonate scherzo” vere eproprie vanno considerate anche 15 telefonate con immigraticon difficoltà linguistiche e 3 chiamate da parte di persone checon ogni probabilità sono affette da disturbi mentali le quali er-roneamente avrebbero potuto essere interpretate come scher-zo. Solitamente dall’ascolto di queste chiamate emergono casidi delirio alcuni plateali (per esempio “aiuto stanno per arrivaregli UFO!”) altri invece meno evidenti: per esempio in un caso diuna persona che ha chiamato il 118 per un forte mal di testasolo con opportune domande l’operatore ha compreso che lacausa del mal di testa era dovuta al fatto che qualcuno gli ave-va introdotto dei pensieri in testa (delirio detto di inserzione delpensiero dovuto alla convinzione di inserimento nella propriamente di pensieri estranei).

ConclusioniI dati preliminari di questa ricerca ci hanno permesso di analiz-zare le caratteristiche dei chiamanti del 118 e le modalità co-municative messe in atto dagli operatori per aumentare la col-laborazione e ridurre l’ansia del chiamante. Una risoluzione po-sitiva di una richiesta di soccorso ha una sua ricaduta non so-lo in termini di sicurezza del paziente ma anche in termini diqualità della vita professionale dell’operatore (7). Per questeragioni è importante che gli operatori siano adeguatamente for-mati a ottenere le informazioni necessarie secondo particolaritecniche comunicative (1). Il modello delle competenze nontecniche (7) è già stato utilizzato nella formazione degli opera-tori del 118 in un gruppo misto con altri operatori (Polizia Stra-dale e Vigili del Fuoco) orientato alla definizione di linee guidasull’intervento in Autostrada (8). Al momento attuale stiamo lavo-rando per definire le competenze non tecniche degli operatoriche lavorano in Centrale operativa. Queste conoscenze posso-no poi essere trasferite in sede di formazione.

BibliografiaGhiselli G, Calabrò P, Bono D, Enri-chens F. I codici gialli nell’interpretazio-ne delle chiamate. Emergency Oggi,8(9), 2003.Radeschi G, Rocca B. L’emergenzasanitaria al telefono. Edizioni MinervaMedica, Torino, 1995.

Prati G, Pietrantoni L, Rea A. Compe-tenze non tecniche e marcatori com-portamentali nelle professioni a rischio.Nuove Tendenze della Psicologia,4(3): 353-370, 2006.Pietrantoni L, Prati G. Psicologia del-l’emergenza, Bologna, Il Mulino, 2009.Clawson JJ, Dernocoeur KB. Princi-

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Pietrantoni L, Prati G. La formazionepsicologica degli operatori di PrimoSoccorso. In G.Trabucco e F.Buonoco-re (a cura di), Pronto soccorso triage.Accoglienza, rassicurazione, cura,aspettative, vissuti psicologici, bisogni(pp.477-484). Verona: Libreria Cortina,2007.

Nella formazione degli operatori del primo soc-corso, è data particolare rilevanza all’acquisizio-ne delle competenze tecniche, come il saper fareuna manovra, un bendaggio, una iniezione. Que-ste sono ben definite, valutate e aggiornate ade-guatamente, mentre lo stesso non si può dire del-le competenze non tecniche. L’Università diAberdeen, analizzando varie professioni impe-gnate nella gestione del rischio (piloti, chirurghi,operatori dell’emergenza), ha definito le compe-tenze a livello cognitivo, emotivo, comportamen-tale e interpersonale importanti nella riuscita del-le pratiche operative e nel mantenimento delmassimo di sicurezza (7). Sono state raggruppa-te in sei categorie:• Consapevolezza della situazione “(situationawareness)” è una competenza che ha a che farecon l’abilità di percepire, comprendere e preve-dere ciò che sta avvenendo al paziente• Presa di decisione (decision making): esprime ilprocesso di giudizio attraverso il quale si arriva ascegliere un’attività tra due o più opzioni, ad im-plementarla ed a verificarne gli esiti (ad es., deci-dere quanti e quali mezzi inviare).• Comunicazione: definita come lo scambio di in-formazioni, istruzioni e idee, è spesso indicatafra le cause di azioni non sicure e inconvenienti(es., il chiamante riferisce Hotel delle Terme sen-za riferire la città, l’operatore non pone domandee invia l’ambulanza a Porretta Terme invece chea Castel San Pietro Terme).• Leadership: consiste in un processo di influen-za sociale in cui una persona guida gli altri mem-bri del gruppo verso un obiettivo (es., saper as-segnare bene i compiti ai membri di un equipag-gio) .• Cooperazione: intesa come la capacità di lavo-rare efficacemente in un team/gruppo (es, saperchiedere aiuto ad altre unità).• Gestione dello stress e dell’affaticamento: fan-no riferimento alle abilità dell’operatore che saidentificarne i sintomi, riconoscerne gli effetti po-tenziali sulla prestazione e implementare adegua-te strategie per farne fronte.

Il modello delle competenze non tecniche

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L’Ecografia in Emergenza-Urgenza è daconsiderarsi modernamente disciplina asé stante e le sue caratteristiche sonostate chiaramente definite dalle più presti-giose Società scientifiche a livello interna-zionale. Tale metodica di Imaging garan-tisce un immediato contributo in numero-se condizioni post-traumatiche ad inte-grazione della valutazione clinica inizialedel paziente. Essa trova infatti un posto ri-levante nella cosiddetta Golden Hourtanto da collocarsi, oggi, subito dopole cosiddette abilità primarie. Essa èuna metodica focalizzata alla ricercadi determinati reperti per offrire rispo-ste mirate a quesiti specifici che pos-sono emergere durante la valutazio-ne iniziale del paziente (Primary Sur-vey). Tutto ciò è frutto di studi e diapplicazioni cliniche codificate chenella metà degli ’90 Grace Rozyckied altri hanno iniziato a definire edad applicare nell’ambito dell’emer-genza Nordamericana venendo a co-stituire così la FAST, acronimo chesta per Focused Assessment withSonogram for Trauma. La FAST daallora ha trovato la sua progressivaed inarrestabile affermazione nel-l’ambito dell’Emergenza sia Nordameri-cana che successivamente Europea finoa diventare metodica standard nella valu-tazione “point-of-care” del politrauma ov-vero quella valutazione eseguita nel pun-to di cura e gestione del trauma (dallascena dell’incidente sino alla shock roomo la sala operatoria). Lo scopo principale,sé non esclusivo della FAST, è di identifi-care un’emorragia interna in un pazientepolitraumatizzato da avviare immediata-mente al tavolo operatorio se emodinami-camente instabile oppure di candidare ilpaziente ad approfondimenti diagnosticidi secondo livello se la stabilità dei para-metri vitali lo consentono. La raccolta li-quida in peritoneo documentabile dallametodica ecografia è variabile e puòoscillare da 50-100 ml fino a 500-600ml.Essa generalmente viene visualizzata neirecessi più declivi dello spazio peritonea-le (spazio del Morison, sede perisplenicae spleno-renale, scavo del Douglas). LaFAST come indagine semplificata e codi-

ficata nello studio dell’addome esploraspecificatamente tali recessi peritoneali epuò altresì valutare anche la presenza dieventuale liquido pleurico, nei seni costo-frenici laterali, nonché fluido pericardico.E’ una indagine rapida, da eseguirsi inpochi minuti (3-5 minuti), spesso contem-poraneamente ad altre procedure o prati-che resuscitative. Essa è di facile appren-dimento da parte di diversi operatori sa-nitari grazie ad una semeiotica semplifi-

cata poiché il fluido endoperitoneale al-l’ecografia si riconosce generalmente co-me falda anecogena. La FAST si concre-tizza fondamentalmente in quattro scan-sioni ecografiche a livello dell’addome: 1) Sottocostale (ricerca di versamento pe-ricardio e valutazione anche di contrattili-tà cardiaca); 2) Quadrante addominale sup.Dx (ricercadi liquido nella tasca di Morison, sovrae-patica e seno costo-frenico dx); 3) Quadrante addominale sup.sin. (ricer-ca di liquido in perisplenica e seno costo-frenico sin.); 4) Pelvi(ricerca di fluido nel Douglas). Ilprotocollo FAST originariamente nato ecodificato per il riconoscimento dell’emo-peritoneo ed emopericardio recentemen-te si è poi ulteriormente esteso a un nu-mero consistente di altre applicazioni cli-niche mirate, sempre rapidamente ese-guibili, ad alto impatto diagnostico e tera-peutico. Si è quindi aggiunta la E-FAST(Extended

FAST) per il riconoscimento ecograficodel Pneumotorace e successivamente,molto più recentemente, la FAST ABCDE(Airways, Breathing, Circulation, Disabili-ty, Exposure). Tale ultima evoluzione diapproccio metodologico ecografico fa sìche la metodica supporti i molti quesiti cli-nici che possono nascere durante la valu-tazione nella scala di priorità assoluta chesi segue nell’approccio al paziente trau-matizzato. In particolare, e a titolo di

esempio, l’indagine ecografia può va-lutare la corretta intubazione endotra-cheale, la performance respiratoria ecardiaca, la eventuale distensionedella guaina del nervo ottico conscansione transpalpebrale qualeespressione di deficit neurologicocentrale,etc. In relazione a quantobrevemente descritto La FAST, sianella sua versione tradizionale checome protocollo esteso, può quindimodernamente inserirsi a pieno titolonella storia evolutiva e gestionale delpolitrauma dal momento del primosoccorso sul luogo dell’incidente atutte le fasi successive della GoldenHour sia in ambito extra che intraospedaliero.

Ecografia in Emergenza-UrgenzaE. L.Faiola, P. Gammardella, S. Corelli, A. Martellucci, A.a Stagnitti, F. Stefanelli, F. VicidominiScuola di Specializzazione di Chirurgia Generale V Università di Roma “Sapienza” – Polo Pontino - Ospedale “A.Fiorini” TerracinaUOC di Chirurgia Universitaria Direttore Prof. Franco Stagnitti

Bibliografia

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Il Comune di Roma ha avviato un piano strategico, ilprimo in Italia, volto a combattere la mortalità per ar-resto cardiaco improvviso.Nell’ambito di questo programma in Campidoglio so-no stati istallati cinque defibrillatori di ultima genera-zione, donati dal gruppo De Vita, ed è stato avviatoil programma di formazione per l’utilizzo di questiapparecchi.Due sono infatti le condizioni per ridurre la mortalitàda arresto cardiaco improvviso: la conoscenza dellemanovre di primo soccorso BLS (Basic Life Support)e la presenza sul posto dei defibrillatori semiauto-matici esterni, apparecchi salvavita che misurano iparametri vitali del paziente decidendo se e comesomministrare la scarica elettrica necessaria perriavviare il muscolo cardiaco. La letteratura scientifica è concorde nel ritenere chela presenza di questi due fattori aumenti in manierasignificativa il tasso di sopravvivenza: ogni minuto diritardo nel soccorso diminuisce infatti del 10% laprobabilità che la vittima sopravviva. Al contrario, unintervento corretto e tempestivo può salvare da mor-te certa oltre il 40% delle vittime. La correttezza del-l’intervento è garantita dalla frequenza ai corsi BLS(Basic Life Support) dove si apprendono le tecnichedi primo intervento. L’addestramento per l’utilizzodei defibrillatori da parte del Comune di Roma saràsempre a cura del Gruppo de Vita.Il programma della Giunta Capitolina mira a sensibi-lizzare il personale della città ad intervenire concompetenza e prontezza in caso di necessità, favo-rendo così la diffusione di una cultura della preven-zione capace di proteggere cittadini e turisti. L’obiet-tivo è di intervenire concretamente su un problemasociale di grande rilevanza coinvolgendo diretta-mente, in prima persona, i dipendenti municipali chesin da subito si sono dimostrati sensibili a questaproblematica. I cinque defibrillatori semiautomatici, prime maglie diuna rete destinata a coprire l’intera aerea metropoli-tana, sono stati istallati in luoghi di grande affluenza:i Musei Capitolini, il Palazzo dell’Avvocatura, il Pa-lazzo Senatorio - ingresso Sisto IV, il punto di primosoccorso IPA, il Dipartimento I - Politiche RisorseUmane e Decentramento in via del Tempio di Giove.Tutti gli apparecchi sono collegati on line a un ser-ver centrale che ne monitorizza permanentementela funzionalità mantenendoli nelle migliori condizionidi funzionamento e di sicurezza: un’ulteriore garan-zia per i cittadini che, osservando i totem ben visibi-li dove alloggiano i defibrillatori, avranno la certezzache Roma pensa a loro, col cuore.

DEFIBRILLATORI NEI LUOGHI PUBBLICI E PERSONALE FORMATO

UNA CITTÀATTENTA AL CUORE

L’arresto cardiocircolatorio è un’interruzione della funzione di pompaggio delcuore che causa il blocco dell’ossigenazione ai tessuti e agli organi.Questo evento causa 700.000 decessi all’anno in Europa, e tra i 50.000 e i70.000 in Italia.Nel nostro Paese i decessi per arresto cardiologico superano di dieci volte quel-li per incidente stradale, e di cinquanta volte quelli di Aids.La sopravvivenza a seguito di un arresto cardiocircolatorio è strettamente lega-ta alla rapidità dell’intervento e ogni minuto di ritardo la riduce del 10%.In Italia il tasso medio di sopravvivenza è inferiore al 6%.

La maggioranza degli arresti cardiaci si verifica al di fuori dell’ospedale, in am-bienti non protetti, più spesso in presenza di testimoni che potrebbero attuareun valido soccorso. Circa il 75% degli arresti cardiaci è causato da una aritmialetale del cuore chiamata Fibrillazione Ventricolare. Esistono protocolli precisiper la rianimazione che aumentano considerevolmente la possibilità di soprav-vivenza del paziente riducendo l’incidenza dei danni cerebrali. Questi protocollirichiedono la presenza di personale addestrato e tempi rapidi di intervento. L’unica terapia efficace della Fibrillazione Ventricolare è rappresentata dalla de-fibrillazione elettrica che oggi può essere erogata da apparecchi portatili in gra-do di individuare correttamente l’aritmia: i Defibrillatori Automatici Esterni (DAE).Un intervento corretto e tempestivo può salvare da morte certa oltre il 40% del-le vittime. La correttezza dell’intervento è garantita dalla frequenza ai corsi BLS(Basic Life Support) dove si apprendono le tecniche di primo intervento. La tem-pestività è altrettanto fondamentale: la defibrillazione, ossia la somministrazionedi uno shock elettrico capace di rimettere in funzione il muscolo cardiaco, è rac-comandata solamente se avviene entro i primi 2-3 minuti dall’evento. Da qui lanecessità di una loro diffusione nei luoghi di maggior affluenza.

I defibrillatori semiautomatici e automatici esterni DAEI defibrillatori semiautomatici e automatici esterni (DAE) sono apparecchi natiper intervenire rapidamente in caso di arresto cardiocircolatorio.Questi apparecchi, dopo aver riconosciuto la presenza della fibrillazione ventri-colare, (causa del 75% degli arresti cardiocircolatori) o della tachicardia ventri-colare rapida, somministrano lo shock elettrico necessario.Uno studio durato due anni su tre aeroporti di Chicago che si erano dotati di ap-parecchi DAE ha evidenziato che la percentuale di sopravvivenza in 18 pazien-ti che avevano subito un arresto cardiocircolatorio era arrivata al 56%. Nellamaggior parte dei casi, i dispositivi DAE erano stati utilizzati da persone che nonavevano neppure seguito un corso per il loro utilizzo, ma che avevano sempli-cemente seguito al momento le istruzioni fornite dallo stesso strumento.Un analogo studio effettuato in Europa su 110 dispositivi ha evidenziato in 134pazienti un tasso di sopravvivenza del 28%, che arrivava al 53% in quei luoghidove era intervenuto unicamente personale addestrato. La legge 120 del 3 aprile 2001 e la successiva legge 69 del 15 marzo 2004 haconcesso l’uso dei defibrillatori semiautomatici e automatici esterni a personalenon medico, purché in possesso di un’apposita formazione. L’Italia è stato il pri-mo Paese in Europa a dotarsi di una legge che permetteva l’utilizzo dei defibril-latori anche a personale “laico”, ossia non medico.

L’arresto cardiocircolatorio

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Luglio/Agosto 2009 Eo 21www.emergencyoggi.it

Per chi ha subito un infarto i primi due mesi dopo la degenza inospedale sono il momento peggiore. Durante il ricovero, infatti,la mortalità è in costante diminuzione da anni e non supera il 7-8%. Tornati a casa, però, il 10% dei 25.000 pazienti ad alto ri-schio sopravvissuti a un infarto non ce la fa. Lo rivelano gliesperti riuniti in questi giorni a Roma per il Forum interattivo dicardiologia, interamente dedicato proprio alla gestione del pa-ziente cardiologico ad alto rischio. L'allarme arriva dalla valutazione dei dati dei circa 100.000 casidi infarto che si verificano ogni anno nel nostro Paese, secondocui la mortalità durante i primi 60 giorni fuori dall'ospedale è incontinuo aumento: nella popolazione generale dei pazienti so-pravvissuti all'attacco cardiaco si attesta attorno al 4%, ma neicasi ad alto rischio supera il 10%. "Negli ultimi anni, grazie all'in-troduzione delle unità coronariche e alla realizzazione di retiospedaliere in grado di assicurare livelli di assistenza omogeneianche in realtà territoriali diverse, la mortalità per infarto duran-te il ricovero in ospedale ha continuato a scendere - spiega Ales-sandro Boccanelli, coordinatore del Forum e direttore del Dipar-timento per le malattie dell'apparato cardiocircolatorio dell'Ospe-dale S.Giovanni di Roma - Oggi c'è la pericolosa tendenza, giàattuata in diverse regioni, a passare a un'assistenza organizza-ta secondo intensità di cura, con posti letto accomunati solo dallivello di gravità invece che dal tipo di malattia".Questo però "non considera la continuità delle cure che solo ladisciplina specialistica può fornire, tenendo il paziente per manoattraverso il tunnel della sua malattia. E - prosegue Boccanelli -potrebbe mettere a rischio l'efficacia del sistema". Il timore deicardiologi è che con accorpamenti semplicistici le competenze ele conoscenze del personale delle Utic, formato ed esperto nel-la gestione delle emergenze cardiologiche, vadano disperse.Con risultati negativi sul contenimento della mortalità ospedalie-ra e post-ospedaliera. L'incremento rilevante della mortalità dopo la dimissione dal-l'ospedale "si può spiegare - dice lo specialista - soprattutto conla mancata riorganizzazione dell'assistenza e della fase di riabi-litazione cardiologica". Oggi il percorso riabilitativo viene intra-preso da non più di due terzi dei pazienti e i Centri in grado di of-frirla sono 190, per un totale di 3.000 posti letto concentrati so-prattutto al Nord. Il 55% dei pazienti in riabilitazione ha subitoun'operazione al cuore, meno del 10% vi arriva dopo un infarto.

E in questi casi quasi sempre la riabilitazione è poco incisiva:consigli generici sullo stile di vita, la prescrizione di una dieta,qualche sessione di esercizio fisico."Purtroppo in questo modo non riusciamo a essere efficaci quan-to potremmo e dovremmo - afferma Cesare Greco, direttore del-la Cardiologia riabilitativa del S.Giovanni e coordinatore del Fo-rum - Per questo è stato siglato un Protocollo d'intesa fra l'Asso-ciazione nazionale medici cardiologi ospedalieri (Anmco) e ilGruppo italiano di riabilitazione cardiovascolare (Girc), che pre-vede un 'triage' dell'infarto: al momento dell'arrivo in ospedale ilpaziente dovrebbe essere valutato e classificato in una di tre-quattro diverse categorie di rischio e poi, in base a questa, do-vrebbe intraprendere uno specifico percorso di assistenza intraed extra-ospedaliera". "L'individuazione del grado di rischio è semplice - prosegue Gre-co - la difficoltà sta nel prevedere poi approcci diversi e persona-lizzati a seconda del livello di rischio. Ed è questo che le cardio-logie e le istituzioni devono impegnarsi a offrire". Proprio per ga-rantire ai pazienti ad alto rischio di superare indenni i primi duemesi dopo l'infarto è partito al San Giovanni il progetto pilota 'Li-fe Vest', grazie al quale ai casi più delicati verrà fornito un giub-betto-defibrillatore portatile in attesa di decidere se è opportunoimpiantare un defibrillatore sottocutaneo. "La scelta deve essere fatta 40 giorni dopo l'infarto - dice Greco- L'impianto di defibrillatore definitivo può essere evitato qualorain questo periodo il cuore riacquisti spontaneamente funzionali-tà: il Life-Vest serve per proteggere il paziente dalla morte im-provvisa in questa fase di osservazione. Per questo abbiamopensato al giubbotto-defibrillatore: si tratta di una sorta di zainet-to, poco pesante e non ingombrante, da indossare sempre. E'collegato con elettrodi al torace e, in caso di aritmia pericolosa,avverte con un bip che sta per partire una scarica: se il pazien-te è cosciente e quindi si tratta di un'aritmia transitoria il disposi-tivo può essere bloccato, se il soggetto è incosciente entro 30secondi parte la scarica salvavita", conclude Greco. Tutto ciò presuppone però che il paziente sia seguito lungo tut-to il suo percorso assistenziale, dalla classificazione del livello dirischio al momento del ricovero fino al periodo post-ospedaliero.Il solo modo per garantirlo, secondo gli esperti, è una cardiolo-gia unitaria, in grado di prendersi cura del paziente nello svolger-si di tutte le fasi della malattia.

Un defibrillatore indossabile

E' un giubbotto salvavita post infartosperimentato a Roma

Somiglia a un giubbotto antiproiettili il defibrillatore indossabile, 'LifeVest', per cardiopatici a forte rischio. Da due mesi vie-ne usato nell'ospedale San Giovanni-Addolorata di Roma, per la prima volta sui pazienti post infarto ad alto rischio ai qualilo facciamo indossare nei primi 30 giorni dopo l'infarto. Il giubbotto e' munito di elettrodi che vengono sistemati sul toracedel paziente

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L'ecografia è la metodica diagnostica strumentale di più facile impiegoin emergenza-urgenza in quanto è contraddistinta da particolari carat-teristiche quali la rapidità di esecuzione, la non invasività, l'accettabilitàdel paziente, la ripetibilità, il basso costo e, soprattutto, è una tecnicadiagnostica eseguibile sia sul luogo del trauma che in emergency roomrappresentando realmente un potente strumento per facilitare l'attivitàdel personale che opera nel campo dell'area assistenziale critica. Que-sto volume si prefigge l'obbiettivo di favorire una corretta integrazionedell'approccio clinico e di quello strumentale ecografico nella gestionedel malato critico attraverso un percorso culturale moderno e innovati-vo per la partecipazione ampia e multidisciplinare dei più attivi e impor-tanti gruppi di lavoro italiani del settore. Il risultato ottenuto è quello diun'opera razionale, completa, aggiornata e ricca di iconografia che sipropone come un utile e indispensabile strumento di formazione e di ag-giornamento per tutti quei professionisti che esplicano la loro attività nel-l'area dell'emergenza-urgenza e della terapia intensiva (internisti, chirur-

ghi, radiologi, rianimatori).Il piano editoriale si sviluppa in sei sezioni: nella prima vengono affrontati i temi relativi agli aspetti introduttividell'argomento. Nella seconda si considerano le applicazioni dell'ecografia clinica alle patologie traumatiche dei diversi distretti ana-tomici, mentre nella terza si focalizza l'attenzione sull'impiego della stessa nella diagnostica delle patologie urgenti non traumatiche.Nella quarta si discute dell'utilizzo sempre più ampio degli ultrasuoni in alcune realtà cliniche di tipo specialistico e nella quinta del loroimpiego nella guida ad alcune procedure diagnostico-terapeutiche invasive urgenti. Infine, nell'ultima sezione l'attenzione si incentrasul futuro dell'ecografia in urgenza destinato soprattutto allo sviluppo e al perfezionamento della telemedicina e all'impiego della me-todica nelle aree di sottosviluppo o in quelle critiche (militari o da calamità naturali).

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Questo volume dal formato tascabile descrive esaurientemente gli er-rori più comunemente commessi da medici, intensivisti, specializzandi,personale infermieristico e infermieri anestesisti nelle unità di Terapia In-tensiva ed Emergenza e offre perle di saggezza pratiche, facili da ricor-dare, per evitarli. Il testo può essere anche usato per un rapido consul-to. Ogni errore è descritto in un capitolo clinicamente pertinente, con unelenco delle cose che si dovrebbero fare “sempre o mai” in quello spe-cifico contesto, e suggerimenti su come evitare o risolvere problemi.

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Cancellazioni e SostituzioniLe cancellazioni delle iscrizioni e ogni eventuale cambio di partecipante dovranno essere comunicate per iscritto a key communication entroil 04/09/2009. Per cancellazioni entro tale data verrà rimborsato il 70% dell’importo versato. Dopo tale data non sono previsti rimborsi. Il cambiodi partecipante sarà soggetto ad una penale pari a Euro 15,00. Gli aventi diritto al rimborso riceveranno il medesimo entro 60 giorni dalla datadi comunicazione.

SCHEDA DI ISCRIZIONE L'iscrizione al congresso può essere effettuata compilando ed inviando via fax al n. 06/8535.5606

la seguente scheda allegando copia del pagamento oppure direttamente online sul sito:www.hems2009.com entro il 10 settembre2009, dopo tale data sarà possibile iscriversi solo in sede congressuale

Infermieri con ECM € 120,00Iva inc.no ECM € 96,00Iva inc.

Medici con ECM € 180,00Iva inc.

Tariffe di partecipazione:

Key Communication tel. +39 06 8535 5798 fax +39 06 8535 5606 [email protected]

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Richiesta di partecipazione gratuita al workshop del 19 SettembreECOGRAFIA IN EMERGENZAriservata ai Medici iscritti al Congresso HEMS 2009

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19 settembre 2009

Patrocini:

INFORMAZIONI GENERALI

Esposizione tecnicaPer tutta la durata della manifesta-zione saranno allestiti in aeroportodegli stand tecnici per la presenta-zione di materiali ed attrezzaturetecniche e sanitarie utilizzate neiservizi di soccorso sanitario ed unamostra di elicotteri.Come nelle precedenti edizioni so-no stati invitati ad esporre i proprielicotteri: Polizia di Stato, Corpo Fo-restale dello Stato, Stato Maggioredell'Aeronautica Militare, Carabinie-ri, Esercito Italiano, Guardia di Fi-nanza, Nucleo Elicotteri Vigili delFuoco, Guardia Costiera, Servizioantincendio Regionale, Marina Mili-tare.

Come arrivareL'aeroporto Cinquale, Via Interco-munale 5, è a pochi chilometri dal-l'autostrada A12, uscita Massa, di-rezione Marina di Massa - Forte deiMarmi. In alternativa provenendo da sud,uscita Versilia direzione Forte deiMarmi e poi proseguendo verso Ma-rina di Massa.

Prenotazione alberghieraMareMontiMarmo centro di prenotazioneTel +39 0585 793003 Fax 0585 865539800 86 32 14

Hotel EXCELSIORTel. +39 0585 8601Fax +39 0585 869795

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Key CommunicationVia Po, 10 - RomaTel.+39 06 85355798 Fax+39 06 85355606 E-mail: [email protected] www.hems2009.com

La disponibilità di tecnologia sempre più avanzata, miniaturizzata e caratterizzata da co-sti sostenibili hanno permesso all’ecografia di guadagnare terreno anche nella medicinadi emergenza/urgenza territoriale.Nell’ultimo decennio l’ecografia si è sviluppata enormemente specialmente nella aneste-sia loco regionale, nella semeiotica toracopolmonare ed addominale e nel posizionamen-to di cateteri venosi centrali e periferici.L’ecografia, con la metodica FAST, permette di diagnosticare la presenza di un versamen-to ematico in addome o nel pericardio; è possibile la visualizzazione dei plessi nervosi e iloro rapporti con le strutture anatomiche circostanti, gli aghi e la distribuzione dell’ane-stetico intorno ai nervi proponendosi quindi come metodica migliore per un rapido con-trollo del dolore nel trauma. In ambito toracopolmonare l’ecografia permette di valutare la presenza e la quantità deiversamenti pleurici, con la possibilità di drenare il versamento sotto visione diretta. Èinoltre possibile la diagnosi di pneumotorace. L’utilizzo dell’ecografo nel posizionamento dei cateteri venosi centrali rappresenta il goldstandard. Per questi motivi è indispensabile che l’anestesista-rianimatore abbia tra le pro-prie armi anche l’ecografia sia al letto del malato che sul territorio. Lo scopo di questo workshop è quello di fornire agli anestesisti che lavorano nella emer-genza urgenza territoriale informazioni “baseline” ed indicazioni pratiche circa l’utilizzodegli ultrasuoni in anestesia, in rianimazione ed infine sul territorio. Il corso comprende quattro principali tematiche che dimostrano l’impatto che l’ecocagra-fia offre nella comprensione e nella gestione del paziente.Il Workshop è limitato a 60 partecipanti. La durata del corso sarà di 8 ore, durante le qua-li verrà svolta prima una sessione teorica e alla fine di essa una sessione pratica per grup-pi di partecipanti divisi su 4 work-stations a cui corrisponderanno altrettanti apparecchiecografici presenti in sala.È previsto un certificato di partecipazione ECM dedicato (distinto da quello di frequenzaal congresso) e riservato solo ai partecipanti a questo workshop.

9.00 Ecografia: principi fisici e materiali Mariotti Dr. M. (MI)10.00 La FAST: Neri Dr. L. (MI)11.00 Ecografia toracica: il polmone, Copetti Dr. R. (Tolmezzo - UD)

Aspetto polmonare normale, versamenti pleurici, PNX, interstiziopatie

11.30 Anestesia loco regionale, Danelli Dr. G. (PR) Anatomia ecografica e approccio loco regionale ai plessi nervosi dell’arto superiore e dell’arto inferiore

12.30 Cateterismo venoso centrale e periferico, Copetti Dr. R.(Tolmezzo - UD) Anatomia e tecniche dei principali siti di incannulamento centrale(giugulare, succlavia, ascellare) e periferico (cefalica, brachiale, ascellare).

14.30 - 19.00 WORK-STATIONS - esercitazione pratica divisa per isoleWS1: ANESTESIA LOCOREGIONALE WS2: POLMONE WS3: FASTWS4: CVC/PICC

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ECM

Per il Congresso ed il workshop so-no stati richiesti i crediti ECM per lefigure di Medico ed Infermiere Pro-fessionale.Gli eventi sono in attesa di assegna-zione dei crediti.Attestati di partecipazione: verran-no rilasciati personalmente a tuttigli iscritti che ne faranno richiestaalla Segreteria del Congresso, altermine della giornata e dietro resti-tuzione del badge.

CONTRIBUTI SCIENTIFICINORME PER LA PRESENTAZIONE

Coloro che desiderassero presenta-re Contributi Scientifici sui temi pre-visti dal programma, dovranno in-viare una mail alla Segreteria Orga-nizzativa contenente gli estremi dellavoro che si intende presentare,nome ed un breve profilo professio-nale.L'accettazione, sarà comunicata alrelatore all'indirizzo e-mail inviatoci.Le COMUNICAZIONI ORALI selezio-nate verranno presentate in SedeCongressuale con un tempo con-cesso per l'esposizione rigorosa-mente contenuto in 7 minuti (com-presa la discussione). E' prevista una sessione POSTERnella quale verranno presentati icontributi scientifici accettati comepresentazione poster.Nell'ambito della sessione assegna-ta l'autore del poster dovrà esserepresente per la discussione dei datipresentati. Chi presenterà una la Comunicazio-ne orale o un Poster dovrà essereregolarmente iscritto al Congresso.

18 settembre 2009

IL FUTURO DEL SERVIZIO DI ELISOCCORSO ALLA LUCE DELLA SOSTENIBILITÀ DEI COSTI

Moderatori: Ferreri Dr. Bartolomeo, Visetti Dr. Enrico

L’assistenza antincendio sulle elisuperfici e sugli eliportiFumagalli Dr. Pierluigi - Consulente Aeronautico

L’AREU LombardiaZoli Dr. Alberto - Direttore Generale AREU Lombardia

L’ARES 118 LazioD’Innocenzo D.ssa Marinella - Direttore Generale ARES 118 Lazio

Elisoccorso in Austria-Presentazione e valutazione dei costi in un confronto EuropeoMarc Kaufman, Speciaista in Anestesia e Rianimazione - DEAA - DEAA Università clinica di Insbruck

Elisuperfici: le novità normativeCardi Ing. Alessandro - Direttore Centrale Regolazione Aeroporti ENAC

L’elisoccorso di Massa CarraraBaratta Dr. Alberto, Direttore DipartimentoEmergenza Urgenza dell’ASL 1 PrimarioU.O di Anestesia-Rianimazione-ElisoccorsoASL 1 di Massa CarraraL’elisoccorso di BellunoCostola Dr.Angelo, Medico anestesista rianimatore - ULSS BellunoL’elisoccorso di BergamoGiupponi Dr. Angelo, Medico anestesista -rianimatore - Azienda Ospedaliera BergamoL’elisoccorso di ComoVolontè Dr. Maurizio, Dirigente Medico anestesia e rianimazioneAz. Ospedaliera Sant’Anna di ComoL’elisoccorso di MilanoMarconi Dr. Gianluca, Medico Referentedel servizio di Elisoccorso di MilanoAz. Regionale Emergenza Urgenza - AAT118 Milano L’elisoccorso del Piemonte BorgosesiaTaverna D.ssa Laura, Dirigente Medico di Ilivello - SSD Centrale Elisoccorso TorinoCentrale Opertativa 118 TorinoL’elisoccorso di PavulloFulgoni Dr.ssa Nicoletta, Medico anestesista rianimatore - USL PiacenzaL’elisoccorso di SondrioDella Torre Dr. Paolo, Medico anestesistarianimatoreA.O. della Valtellina e della Valchiavenna

L’elisoccorso di TrentoArmani Dr.ssa Stefania, Dirigente medicoc/o terapia intensiva Ospedale S.ChiaraTrento e Medico elisoccorso - ASL Trento eE/118 Trentino EmergenzaL’elisoccorso di UdineCroatto Fabio, Infermiere coordinatore triage elisoccorso - SOC Centrale Operativa118 – Elisoccorso FVGL’elisoccorso di VeronaCipolotti Dr. Giovanni, Medico in Emergen-za extra-ospedaliera ed elisoccorsoSUEM 118 Verona – ULSS 20 L’elisoccorso di AostaVisetti Dr Enrico, Direttore del DipartimentoUB. di Rianimazione Sala Urgenze, Direttore di Anestesiologia Cure Intensive edell’Urgenzadell’Ospedale Regionale di AostaL’elisoccorso nelle Marche Sestili Dr. Riccardo, Elisoccorso MarcheL’elisoccorso in CampaniaRondinella D.ssa Maria Rosaria, Direttore 118 di Napoli Satriano Dr. Giuseppe, Direttore CentraleOperativa 118 di SalernoL’elisoccorso della Basilicata Mileti Dr. Libero, Direttore Centrale Operativa 118 Basilicata SoccorsoL’elisoccorso in SiciliaAlagna Dr. Dino, Responsabile Reg. Sicilia

NOI LAVORIAMO COSÌ

Ogni base di elisoccorso presenterà un breve filmato riproducibile con P.C., illustrante leseguenti modalità di lavoro: addestramenti con particolare riguardo alle manovre specialidi sbarco dall’hovering, verricello ed eventualmente al sorvolo del mare.Materiali in uso (zaini, materiale sanitario, elettromedicali). Personale sanitario impiegato: qualifiche e addestramento sanitario ricevuto. Configurazione elicottero con l’indicazione del peso standard al decollo per tipo di missione.

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17 settembre 2009

PRESIDENTE DEL CONVEGNO

Alberto BarattaDirettore Dipartimento Emergenza UrgenzaPrimario U.O di Anestesia Rianimazione Elisoccorso ASL 1 di Massa Carrara

COMITATO SCIENTIFICO

Manfred BrandstaetterDirigente Medico di II° livello delSUEM 118 - Azienda Sanitaria diBolzano

Paolo Dalla Pe'Responsabile Servizio di ElisoccorsoUnità Operativa di Anestesia e Rianimazione – Ospedale S. ChiaraTrento

Bartolomeo FerreriComandante su elicotteri in attivitàHEMS presso Helitalia SpA

Eugenio FoccoliServizio Unità Operativa 118 Verona

Angelo GiupponiMedico Anestesista RianimatoreElisoccorso Bergamo

Marcello VecchioReferente infermieristico Base Elisoccorso e Servizio 118 Asl 11 Vercelli

Enrico VisettiDirettore del Dipartimento di Anestesiologia Cure Intensive e dell’Urgenza dell’ Ospedale Regionale di Aosta

VECCHIE E NUOVE TECNOLOGIE SANITARIE IN ELISOCCORSO: DOVE SIAMO ARRIVATI?

Moderatori: Brandstaetter Dr. Manfred, Paolini Dr. Piero

Lettura Magistrale - L’ecografia clinica nella medicina di emergenza Copetti Dr. Roberto, Medico Medicina d’Urgenza - ASS n° 3 “Alto Friuli”

L’indice di perfusione nel trauma maggiore Carchietti Dr. Elio, Direttore dipartimento e soc 118-elisoccorso - A.O. Università di Udine

Ultrasound Prehospital Life Support: stato dell’arte ed esperienza del SSUEm 118 MilanoNeri Dr. Luca, Dirigente Primo Livello in Anestesia rianimazioneS.S.U.Em. 118 Milano”, A.O. Niguarda Ca’ Granda

Ventilazione e monitoraggio: Quali novità? Quali limiti?Menarini Dr.Maurizio, Medico anestesista-rianimatore - Elisoccorso 118 Bologna

Più Precoce, più Efficace: Ipotermia Terapeutica sul territorio nel grave danno cerebrale anossicoSalaroli Dr. Christian, Medico chirurgo anestesista-rianimatore - SSUEm 118 Bergamo

Ipotermia terapeutica nel coma atossico post-arresto cardiaco-esperienza degli ospedaliriuniti di BergamoRiva Dr. Ivano, Dirigente Medico in anestesia e rianimazione - Ospedali Riuniti di Bergamo

La trasmissione dei dati in elisoccorsoBaratta Dr. Alberto, Direttore Dipartimento Emergenza Urgenza dell’ASL 1 Primario U.O diAnestesia-Rianimazione-Elisoccorso - ASL 1 di Massa Carrara

L’ecografia nella realtà tedescaConrad Dr. Gerson, Medico specialista in anestesia e medicina di emergenza DRF Stiftung Luftrettung gemeinnützige AG

L’uso degli Ultrasuoni (Ecografia) nell’HEMS Stolpe Dr. Erwin, Medico Chirurgo Senior, Specialista in Traumatologia, Chirurgia Ortopedi-ca e Medicina di Emergenza - Clinica Universitaria Harlaching di Monaco di Baviera

Presentazione dei primi dati dell’associazione: Le Valanghe - analisi dei dati e confronto diprotocolli d’intervento (Bergamo --Bolzano) Franz Dr. Alexander, Medico in anestesia - Ospedale di Bolzano

IL RUOLO DEL MEZZO AEREO NELLE MAXIEMERGENZE L’ESPERIENZA DEL TERREMOTO IN ABRUZZO

Moderatori: Del Ministro Dr. Valerio, Tortorella Dr. Alessandro

L’Elisoccorso del Trentino al Terremoto d’AbruzzoMatuella Dr. Claudio, Medico in anestesia e rianimazione - 118 Trento

L’impiego dell’elisoccorso nelle maxiemergenzeLandriscina Dr Mario, Medico in anestesia e rianimazione - S.S.U.E.mAzienda Ospedaliera Sant'anna di Como

Il servizio di elisoccorso della Regione Abruzzo Bianchi Dr. Gino, Responsabile Unita' operativa complessa di urgenza ed emergenza medica - 118 dell'Aquila

Il ruolo dell’elisoccorso nell’organizzazione di una maxi emergenza Dietl Dr Walther, Medico Specialista in Ortopedia e Traumatologia - USL Bolzano

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III° Edizione

19 Settembre 2009

17/18 Settembre 2009Aeroporto Cinquale di Massa

ECOGRAFIA IN EMERGENZAWorkshop a numero chiuso

Lo stato dell’arte: sostenibilità ed eccellenzaMezzi, tecnologie e servizi per l’ELISOCCORSO

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