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FREEPRESS Mensile di cultura e spettacoli febbraio 2016 n.1 4 ROMAGNA&DINTORNI R O M A G N A & D I N T O R N I TRA ANTICO E MODERNO LE GRANDI MOSTRE DI FORLÌ E RAVENNA: DA PIERO DELLA FRANCESCA A PICASSO ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa R e d a z i o n e t e l 0 5 4 4 2 7 1 0 6 8 r e d a z i o n e @ r a v e n n a e d i n t o r n i . i t P u b b l i c i t à t e l . 0 5 4 4 4 0 8 3 1 2 i n f o @ r e c l a m . r a . i t P r e z z o 0 , 0 8 ISSN 2499-0205 C O P I A O M A G G I O FEBBRAIO 2016 Giulio Paolini, “Mimesi” (1975), calchi in gesso: tra le opere in mostra a Ravenna dal 20 febbraio PRESTO IN LIBRERIA Ravenna Disegnata di Paolo Bolzani La nuova guida di Ravenna al tratto Le meraviglie di Ravenna come non si erano mai viste. In 45 eleganti disegni architettonici, le facciate e i particolari dei monumenti e degli edifici storici della millenaria città d'arte. Completano l’edizione bilingue italiano e inglese cenni storici e 11 percorsi turistici urbani.

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TRA ANTICO E MODERNOLE GRANDI MOSTRE DI FORLÌ E RAVENNA: DA PIERO DELLA FRANCESCA A PICASSO

ALL’INTERNO musica • teatro • libri • arte • gusto • junior • cultura d’impresa

• Redazione tel 0544 271068 • [email protected] • Pubblicità tel. 0544 408312 • [email protected] Prezzo € 0,08 ISSN 2499-0205COPIA OMAGGIO

F E B B R A I O 2 0 1 6

Giulio Paolini, “Mimesi” (1975),calchi in gesso: tra le opere inmostra a Ravenna dal 20 febbraio

P R E S T O I N L I B R E R I A

Ravenna Disegnatadi Paolo Bolzani

La nuova guida di Ravenna al trattoLe meraviglie di Ravenna come non sierano mai viste. In 45 eleganti disegni

architettonici, le facciate e i particolaridei monumenti e degli edifici storici della

millenaria città d'arte. Completanol’edizione bilingue italiano e inglese cenni

storici e 11 percorsi turistici urbani.

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Diritti gay, la cultura insegna...

L’ EDITORIALE

Partendo dall’idea che la cultura è tante cose mescolate e che le forme artistichedi cui cerchiamo di parlare in questo giornale non sono una cosa altra rispettoalla nostra vita quotidiana e alla nostra coscienza di cittadini, ecco che vienequasi spontaneo dire un paio di banalità sul dibattito che sta agitando l'Italia inquesto inizio 2016: la legge sulle unioni civili, cui si collegano l'idea di famigliae di matrimonio e via discorrendo. Ora, banalità per la verità forse non sono, seè vero che la prima proposta legislativa in merito risale al 1986 e che siamorimasto l'unico paese di quella che era la vecchia Europa occidentale senza unalegge in merito. Eppure, banalità dovrebbero esserlo. Le coppie gay sono unarealtà, i cittadini gay non devono essere discriminati, come nessun cittadinodeve esserlo. Peraltro nel mondo della letteratura, del teatro, della musica, lafaccenda dell’omosessualità come elemento di “dibattito” è superata da tempoormai. Il pianeta intero ha pianto la dipartita di David Bowie, che sulla questio-ne dei generi ha giocato e ha sfidato il pubblico. Del resto, il mondo dell’espres-sività artistica è quello del limite, della sperimentazione, del fuori dalle righe equindi qui ormai da tempo l’omosessualità non è più nemmeno ormai un temavero, in sé e per sé. Ciò che conta è la sessualità, forza vitale intrinsecamenteconnessa alla creatività e all'espressione di sé, ma che sia omo o etero o tran-sgender, pari fa. Per artisti e spettatori. Ciò che conta è l’esplorazione, la ricer-ca del sé e di un'identità sempre più complessa da costruire in un mondo in rapi-do mutamento che non può che essere foriera di interrogativi e risposte inatte-se. Dunque, non si può che essere felici di una mobilitazione davvero massicciaper riconoscere pari diritti (che poi veramente in Italia pari comunque nonsono) a tutti. E allo stesso tempo, non si può che auspicare al più presto unariflessione profonda di tutto ciò, ponendo a tutti interrogativi importanti sullaprocreazione, la genitorialità, e via discorrendo. Qui si tratta di prefigurare ilfuturo cercando di capire il presente. E come sempre i linguaggi della creativitàpossono essere di grande conforto. Leggere Ben Lerner per credere.

SOMMARIO

TEATRO: AL V IATEATRO: AL V IALA STAGIONELA STAGIONEANCHE A SAVIGNANOANCHE A SAV IGNANO

Fresco vincitore del Premio Ubu nellacategoria “nuovo attore/attrice operformer”, allievo di Luca Ronconi enoto anche per il suo lavoro sulgrande schermo con registi comeBellocchio, Ciprì e i fratelli Taviani,Fabrizio Falco (nella foto) apredomenica 7 febbraio – con uno deitesti più acclamati del nuovo teatroinglese, “Cock” di Mike Bartlett – lanuova stagione del teatro Moderno diSavignano. In febbraio l’altroappuntamento è per sabato 20 con inscena invece Flavio Insinna, attoreversatile e popolare presentatore diRai Uno, con una performance trattadal suo romanzo “La macchina dellafelicità” in cui il pubblico interagisceliberamente con l’attore e con La SuaPiccola Orchestra diretta dal maestroAngelo Nigro.Info: www.cinemateatromoderno.it.

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R&DCULTfebbraio 2016

• MUSICAArrivano Consoli e Negrita .....pag. 4-5

• TEATROParla Marco Paolini .....................pag. 13

• CINEMAIl nuovo film di Tarantino.........pag. 18

• LIBRIIl “primo” Eraldo Baldini..........pag. 20

• ARTETempo di grandi mostre ..............pag. 24

• JUNIORLa Rocca Malatestiana ................pag. 28

• GUSTOI vitigni autoctoni ....................pag. 30

R&D Cult nr. 14 - febbraio 2016Richiesta iscrizione il 27/01/2016 Registro stampaal Tribunale di Ravenna

Editore: Edizioni e Comunicazione srlVia della Lirica 43 - 48100 Ravenna - tel. 0544 408312www.reclam.ra.it

Direttore Generale: Claudia CuppiPubblicità: [email protected] tel. 0544 408312 - 392 9784242Area clienti: Denise Cavina tel. 335 7259872

Amministrazione: Alice Baldassarri, [email protected]

Stampa: Centro Servizi Editoriali srlStabilimento di Imola - Via Selice 187/189 - 40026 Imola (Bo)

Direttore responsabile: Fausto PiazzaCollaborano alla redazione: Andrea Alberizia, Federica Angelini,Luca Manservisi, Serena Garzanti (segreteria), Maria Cristina Giovannini, Gianluca Achilli (grafica). Collaboratori: Roberta Bezzi, Alberto Bucci, Matteo Cavezzali,Francesco Della Torre, Bruno Dorella, Matteo Fabbri, Francesco

Farabegoli, Nevio Galeati, SabinaGhinassi, Enrico Gramigna, GiorgiaLagosti, Linda Landi, Fabio Magnani,Guido Sani, Angela Schiavina, SerenaSimoni, Elettra Stamboulis.

Redazione: tel. 0544 271068 [email protected]

Poste Italiane spa Sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (conv. di legge27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB C.R.P.- C.P.O. RAVENNA

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di Francesco Farabegoli *

Avete mai sentito parlare di quellapratica comunemente detta 5 randomfacts about XXX? Consiste nel racconta-re cinque cose a caso su XXX, slegatetra loro, non necessariamente le piùinteressanti né le più utili. È una formaletteraria frequentata nell’ultimodecennio dai blogger, che in generesono poco eruditi ed usano la gabola deirandom facts perché sono gli only factsche conoscono di una data cosa / perso-na. Ok, questo articolo avrà un titoloscelto dalla redazione di R&D Cult el’informale sottotitolo “5 random factsabout me & Carmen Consoli”.

FACT 1: non ho mai posseduto un discooriginale di Carmen Consoli. Non ladisprezzo come artista, non è la miacantante preferita di sempre ma nonsono infastidito dalla sua musica comelo sono, non lo so, da quella di Jovanottio dei Nomadi, di cui possiedo dischi.Anzi: non possiedo nemmeno CDmasterizzati di Carmen Consoli, niente,zero. Questa cosa rende CarmenConsoli un’anomalia statistica sottoogni aspetto. Voglio dire, io sono unappassionato di musica, ok? Non pro-prio un collezionista terminale, ma unbuon appassionato; possiedo migliaia diCD originali e migliaia+migliaia di CDmasterizzati. Centinaia di questi dischimi sono guardato bene dall’ascoltarli,ma li possiedo comunque, ho sentito ilbisogno di averli, ho cliccato burn neiprimi anni duemila. Che so, Kenny G, iQueen, roba hair metal, cantanti tradi-zionali siciliane, fusion casuale, musicaetnica, Buddha Bar, new age,Disneymania, tutto. Nominatemi unqualsiasi artista a cui vi farebbe schifovenire associati, che vi vergognereste amorte se il vostro/a partner vedessecomparire nella vostra collezione didischi, CJ Lewis, Bieber, Shaggy, XTinao quello che volete: io ce l’ho. In certicasi ho persino pagato soldi per averedischi originali, così, per le ragioni piùdisparate (umore del momento, inqua-drabilità del suddetto artista in otticatrash, vedere che faccia fa il negoziantese gli porto il disco di Pink insieme aquello di Merzbow). OK? Ok. Ecco, intutte queste migliaia di dischi che hocomprato o masterizzato o doppiato oricevuto in omaggio a scopo recensionenon c’è MAI stato un CD di CarmenConsoli, non ho mai sentito il bisogno diascoltare una sua canzone o pensatoche forse un giorno avrei potuto sentireil bisogno. Eppure:

FACT 2: ho ascoltato tutti i suoi dischi,eccezion fatta per l’ultimo. I dischi fino aStato di necessità li conosco a menadito,so quali sono i miei singoli preferiti,posso citare qualche pezzo che non èandato singolo ma che inserirei in unipotetico best of Carmen Consoli da mecurato (che so, “Geisha”, “Per nientestanca”, etc). La ragione è che per uncerto periodo frequentavo un bar conun gruppo di amici che era anche ungruppo di studio Carmen Consoli.Andavano ai concerti, ascoltavano idischi, li suonavano al bar, commenta-vano i testi e la chiamavano amichevol-mente LA CARMEN come se fosse un’o-pera lirica umana o la parrucchiera delpaesello. Avete presente l’amico flippatocoi Marlene che cercavate di evitare alliceo, prima di diventare voi stessi l’ami-co flippato coi Marlene Kuntz da evita-re? Ecco, La Carmen è i miei MarleneKuntz, l’artista intellettuale, quello coi

testi e le chitarre affilate, quello che l’a-scolti per essere intelligente. Poi magariarrivavo io, stoppavo il CD e mettevo iMeshuggah per far vedere di essereancora più intelligente, ricevendo incambio i giusti ceffoni che meritavo.

FACT 3: Carmen Consoli ha scritto einciso la canzone che ho ascoltato più volte

in vita mia, tra quelle che non possiedo.Questo non è un vero e proprio calcolomatematico, è più un’impressione a cuisono arrivato ad un certo punto dellamia vita. Sono stato anche io, come voi,un giovane appassionato di film, diquelli che vanno al cinema tre/quattrovolte a settimana anche a costo di pre-sentarsi da soli o in compagnia di altri

cinefili spregevoli quasi quanto noi.Ecco, il mio cinema preferito a Cesena èun multisala che dal 2000 al 2012,anno in cui ho tolto le tende dalla città,ha passato “Parole di burro” all’inter-vallo di ogni proiezione. Provate a con-siderare la cosa secondo una prospetti-va storica: due volte alla settimana, perquattro settimane, per dieci mesi all’an-no. Se i miei calcoli si avvicinano alvero, significa che ho ascoltato 960volte “Parole di burro” al cinema, senzacontare tutte le altre volte che l’hoascoltata (nel 2000 non ero ancorauscito dal giro di amici di cui sopra).

FACT 4: non ho mai visto CarmenConsoli dal vivo. Questo in effetti nonsarebbe tutto ‘sto ché, nel senso, chi sene frega. Considerando tuttavia il fattoche i miei amici fossero così flippati conLa Carmen e l’abbiano vista qualchedecina di volte, e io mi lamentassi conloro che non venissero mai a vedersi unconcerto con me, è abbastanza assurdo.Tra le volte che pisciai il concerto delLaCarmen ce n’è anche una in cui la miamorosina dell’epoca, la mia primafidanzatina, decise di andare a vedere ilconcerto assieme ai miei amici e vennebombardata di domande sulla nostravita sessuale a cui, non so bene perché,

decise di rispondere. Avete la più pallidaidea di cosa significhi avere 21 anni inun paesino di mille persone e i tuoiamici al bar sanno qualcosa della tua vitasessuale? Brr.

FACT 5: Carmen Consoli ha scritto eregistrato la miglior canzone anni 2000che dà il titolo a un film italiano tratto dauna canzone. Questo forse è un concettofumoso. Avete presente il genere cine-matografico “film italiano tratto da unacanzone”? Tipo Notte prima degli esamio Come tu mi vuoi o Baciami ancora oLa prima cosa bella (l’unico film buonoin questa categoria, siamo onesti). Ecco,secondo me L’ultimo bacio è la migliorcanzone uscita negli anni duemila dacui un film italiano prende il titolo, ocon lo stesso titolo del film dentro cuista. Il che in sostanza la mette in garacon Baciami ancora di Jovanotti e credonient’altro, quindi sì, insomma, è unfact un po’ debole.

Il giorno 20 febbraio La Carmen suo-nerà al Carisport di Cesena. Ci vediamonel pogo.

* fondatore e autore di Bastonate,miglior sito musicale italiano alle ultime

tre edizioni degli Oscar del web

BASTONATE DI CARTA

Cinque cose a caso su Carmen Consoli

Carmen Consoli

IL 20 FEBBRAIOA CESENA

Nell’ambito del tour“Carmen a teatro”, CarmenConsoli si esibirà al Carisportdi Cesena sabato 20 feb-braio alle 21.

IL CONCERTO

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MUSICA

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Ancora una volta i palazzetti e iclub della Romagna sembranoessere palco privilegiato per lascena rock italiana.

In febbraio, per esempio, al Vidiadi Cesena i Negrita faranno addi-rittura due concerti. La storicaband toscana, con alle spalle oltrevent’anni di carriera e quattrodischi di platino, ha infatti aggiuntouna data alla luce dei continui soldout di questo suo ultimo tour: alVidia suoneranno così il 27 (con-certo già tutto esaurito) e anche il29 febbraio.

Altro concerto molto atteso dairispettivi fan è quello del 12 feb-braio al Velvet di Rimini: sul palcoi torinesi Subsonica, campioni diincassi in particolare negli anninovanta, tornati con il loro pop-rock dalle sfumature elettronichenel 2014 con il disco “Una nave inuna fortesta”, che ora stanno pro-muovendo con un tour nei clubitaliani.

Sarà molto pieno anche ilBronson, a Ravenna, per il concertodi una delle band più importantidella scena rock alternativa italia-na, Il Teatro degli Orrori, in con-certo il 20 febbraio. E il suo cari-smatico leader, Pierpaolo Capovilla,sarà al Bronson anche venerdì 5con Bunuel, il nuovo progetto con-diviso con Franz Valente (batteristasempre de Il Teatro degli Orrori),Xabier Iriondo degli Afterhours eaddirittura Eugene S. Robinson,

voce dei californiani Oxbow.Altro “debutto”, al Bronson, il 26

febbraio: sul palco Sorge, un pro-getto di musica elettronica nato nel2014 da Emidio Clementi, leaderdei Massimo Volume e scrittore, eMarco Caldera, produttore, musici-sta e tecnico del suono. Infine, ilmese del club ravennate termineràsabato 27 con il ritorno deiPerturbazione, la storica forma-zione pop-rock torinese impegnatanel tour del nuovo album “Le storieche ci raccontiamo”, uscito il 22gennaio per Mescal.

TRA DEATH E BLACKAL WAVE DI MISANO

Al Wave Club di MisanoAdriatico (Rimini) due seratededicate agli appassionati dimetal.Il 6 febbraio l’appuntamentoin particolare è con il filone“death” con gli emiliani TheModern Age Slavery e ipesaresi Nightland. Inapertura gli storicirappresentanti romagnoli delmetal estremo, CrawlingChaos.Il 21 febbraio invece, riflettoripiù sul mondo “black” opost-black metal con gliaustriaci Harakiri For The Sky(e in apertura i connazionaliAnomalie), oltre ai romaniShores Of Null, agli abruzzesiSelvans e ai riminesi DeadlyCarnage.

EXTREMA E ATROCIA PINARELLA DI CERVIA

Al Rock Planet di Pinarellasabato 13 febbraioappuntamento con GliAtroci, storica bandbolognese di heavy metaldemenziale, sul palco conun trucco pesante cherende irriconoscibili i suoimembri.Serata “pesante” poi ilsabato successivo, 20febbraio, con i veteranidella scena heavymetal/thrash italiana, gliExtrema. Ad aprire, altrequattro band (della scenalocale) all’insegnadell’hard & heavy metal:Beergasm, Underneath,Red*Max e Noiseed.

METAL

Dai Negrita ai Subsonica,la scena italiana tornanei club della Romagna

ROCK

LA STORIA DELLA MUSICA COI FLEXUS A LONGIANO

Domenica 7 febbraio al teatro Petrella di Longianouna vera e propria lezione-concerto con gli emilianiFlexus. La band accompagnerà il pubblico in unitinerario musicale raccontato e suonato interamentedal vivo, partendo dalle radici del blues americanod’inizio secolo e attraversando cinquant’anni dicambiamenti musicali, culturali e sociali. Un viaggiocon strumenti originali che tocca fra gli altri: BessieSmith, Bill Haley, Elvis, Chuck Berry, AdrianoCelentano, The Beatles, Bob Dylan, Jimy Hendrix,The Rolling Stones, The Doors, Pink Floyd.

LEZIONE-CONCERTO

Da sinistra in sensoorario Paolo “Pau”Bruni dei Negrita;Pierpaolo Capovillade Il Teatro DegliOrrori e Samueldei Subsonica

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MUSICAR&DCULTfebbraio 2016

Cambiamo leggermente il format di questa nostra rubrica di“consigli d’autore” concedendo una maggiore libertà al duo for-livese M+A, che ha preferito limitarsi a cinque veloci segnala-zioni che speriamo possano ugualmente essere stimolanti per inostri lettori appassionati – in questo caso in particolare – dimusica pop.

di Michele Ducci (M+A) *

Sono cinque dischi per chi ha una vita difficile e cercauna visione – una melodia – abbastanza folle e disperata dadirsi felice. Non c’è un criterio di scelta.

Parto dai Beach Boys – e mi riferisco alla biografia diWilson – perché contengono in nuce la mia teoria secondocui chi fa musica triste ha una vita più o meno appagata,mentre chi fa musica felice ha una guerra in campo esi-stenziale.

Si prende tutto, dai ragazzini ai tempi andati: che questofilo sia o no nell’intenzioni degli artisti poco importa.

Beach Boys - “Pet sounds” (1966) Suoni degli animali, suoni come anima dei mali.

Lorentz - “Kärlekslåtar” (2014)Nonostante sia un fisico, fa ottima musica pop.

Years & Years - “Communion” (2015) Nel film (quello di fantascienza del 1989 diretto da Philippe

Mora, ndr) si parla di rapimenti alieni, nel disco gli alienisono all’incirca del 1990.

Petite Meller - “Milk Bath” (2016) (sulla fiducia)Il latte unisce l’infanzia alla morte.(Il disco della chiacchierata cantautrice ex modella franco-

israeliana deve ancora uscire, ndr)

Justin Timberlake - “Justified” (2002) Come una voce possa rendere inutile un testo.

L’esistenza è una voce che non dice una parola e ne cantasempre una sola.

* Gli M+A sono un duo forlivese di musica pop ed elettroni-ca nato nel 2009. Il gruppo è formato da Michele Ducci, 24

anni, e Alessandro Degli Angioli, 27 anni, ed è noto probabil-mente più all’estero che in Italia grazie al successo in partico-lare del loro secondo album, “These days”. Nel 2014, grazie

alla vittoria ad un concorso con oltre 120 band, è stata laprima e finora unica band romagnola a salire sul palco di uno

dei festival rock più prestigiosi al mondo, quello diGlastonbury, in Inghilterra. Gli M+A stanno registrando in

questi mesi il loro terzo album.

M+A

Cinque dischiper chi hauna vita difficile...

CONSIGLI D’AUTORE

Venerdì 26 febbraioal Vidia di Cesenaconcerto deiKirlian Camera(nella foto),storica banddarkwave fondatanel 1980 da AngeloBergamini,sperimentatore epioniere della scenasynthpop italiana.In aperturagli Ash Code.

DARK

FOLK-POP

DREAM POP

Tra i concertidel Sidro Clubdi Savignanoda segnalareil dream popdella daneseEmma Acsinsieme ainorvegesi TheInbred Family(nella foto)il 12 febbraioIl 3, invece,appuntamentocon il fuzz-garage rockdei tedeschiDailyThompson

Tra i concerti al DiagonalClub di Forlì, da segnalarequello folk-pop del 17febbraio del duo tedescoSea + Air, composto dalcompositore DanielBenjamin e da sua moglieEleni Zafiriadou,clavicembalista e ballerina

INDIE-ROCK

Sono fratello e sorella,sono francesi e hannocirca quarant’anni in dueSi chiamano Ropoporosee sono il nome nuovodella scena indie-rockeuropea, richiamandogente come Sonic Youth oBlonde Redhead.Suoneranno in Romagnal’8 febbraio al Moog diRavenna e il 9 alla Vigna aPorta di Cesena

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MUSICA

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R&DCULTfebbraio 2016

Si chiamano O_R_k e sono il nuovo gruppo dinientemeno che il batterista (negli ultimi vent’anni)dei King Crimson, l’americano Pat Mastelotto, e delbassista (da oltre trent’anni) dei Porcupine Tree,l’australiano Colin Edwin. Due membri delle due sto-riche band progressive inglesi che si sono messi alservizio di Carmelo Pipitone dei siciliani Marta SuiTubi e Lef, nome d'arte del cantante Lorenzo EspositoFornasari, stretto collaboratore di Giovanni LindoFerretti. Un supergruppo che ha da poco pubblica-to – sulla spinta di una campagna crowdfunding suMuricraiser – il suo primo album “Inflamed Rides”che ora sta portando in tour in Europa.

L’unica data in Romagna sarà quella del 13 feb-

braio al Bronson di Madonna dell’Albero (Ravenna),che in questo mese propone anche altri appunta-menti di caratura internazionale (i concerti dei gruppiitaliani a pagina 5), a partire da domenica 7 con gliamericani Golden Void (psichedelia dallaCalifornia) e Holy Sons (progetto noir-folk-ambientparallelo agli Om) e il compositore di culto olandesedi musica contemporanea Jozef Van Wissem.

Il 10 altro gruppo di culto, i Singapore Sling, col-lettivo psichedelico islandese che arriva al Bronsonin collaborazione con il Sidro Club, mentre il 19 saràla volta del cantautore svedese Daniel Norgren.

Info: www.bronsonproduzioni.com e 3332097141.

A Ravenna in febbraio anche il supergruppocon membri di King Crimson e Porcupine Tree

ROCK

La musica in cassetta:se è estrema rende il doppio

di Bruno Dorella *

Se siete stati al vostro ipermercato preferito e non avete trova-to un lettore cd... Se state pensando di comprarvi un giradischiperché il vinile è tornato di moda... Se state ancora prendendoconfidenza con Spotify... Beh, siete comunque indietro. Lanuova tendenza è quello che non ti aspetti: la cassetta. Il mer-cato hipster, guidato da etichette trendy come BurgerRecords, ha riportato in auge questo formato obsoleto. Inrealtà la cassetta ha un grande fascino artigianale, lontano dal-l’impalpabilità del cloud e dalla bulimia del torrent.L’immaginario hip hop vuole il ghetto blaster su ogni marciapiede. Se avete visto ilrecente documentario sugli N.W.A. concedetevi il gusto di ascoltare Straight OuttaCompton col suono giusto. Con le sue frequenze tagliatissime, la cassetta non haalcuna pretesa di alta fedeltà, e perciò è particolarmente adatta a stili musicali moltoaggressivi. La gabber o l’hardcore techno su cassetta trasformeranno la vostra cuci-na in un capannone occupato dei primi anni 90. La compilation IndustrialStrength in questo senso è imbattibile. Personalmente i generi che più mi dannosoddisfazione in questo formato sono l’harsh noise ed il crust. Il primo è una versio-ne estrema del rumorismo di matrice elettronica, spesso “suonato” con macchinettee pedalini di qualità infima. Dal più noto Merzbow fino ai nomi più oscuri e under-ground come Government Alpha e Bastard Noise: mettete il nastro, schiaccia-te il tasto play. Seguirà una sorta di massaggio cerebrale o, se la cosa non funziona,il più insopportabile mal di testa. Per quanto mi riguarda, mi rilassa più di un trat-tamento shiatsu. Per crust invece si intende la versione più cruda del punk, quellanata in seguito alla diaspora che ha portato gruppi come i Crass a staccarsi dal latopiù commerciale del genere, per dar vita ad un movimento genuinamente politico. Trale cassette più truci, quelle che vi faranno sentire nella cucina di una casa occupataolandese mentre vi preparano il tofu, cito a bruciapelo World Downfall degliExtreme Noise Terror, Arise! degli Amebix, War Crimes dei Doom, Why deiDischarge. Insomma, se è estremo, se è registrato male senza la patina fighetta dello-fi, se è marcio, in cassetta renderà il doppio. E se avete più di 40 anni e da qualcheparte avete ancora le vostre C-90 di Battiato, Genesis, Alice In Chains o qualunquecosa ascoltaste prima dell’avvento degli mp3, fatevi un favore: tiratele fuori e lascia-tevi andare al ricordo di quell’estate.. Sì, proprio quella. Quella in cui avreste volutoche la vostra vita rimanesse così per sempre.

* Batterista dei Bachi Da Pietra e degli OvO, chitarrista dei Ronin, membrodella Byzanthium Experimental Orchestra, felicemente ex discografico, aspi-rante sommelier, orgoglioso ravennate d'adozione, in attesa della giornata di

48 ore per poter finire un paio di cose.

UN DISCO AL MESE

Una delleillustrazionidel discodegli O_R_k

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ELETTRONICA/2

Space is the place, i “paradossi” del PlanetarioUna rassegna di musica unica nel suo genere, tra fumo, laser, onde sonore e costellazioni in movimento

di Filippo Papetti

“Paradoxes” è uno dei segreti megliocustoditi della scena musicale romagnola,una rassegna di musica elettronica (e nonsolo) unica nel suo genere, e di caraturainternazionale. Si svolge così: il Planetario diRavenna – proprio la sala con lo strumentoottico per la proiezione della volta celeste –diventa lo stage del concerto. Si sprofondanel buio e si rimane in contemplazione dellamusica e delle stelle; con il fumo artificiale, ilaser e le vibrazioni delle onde sonore adaggiungere una dimensione ulteriore altutto.

Giunta al quinto anno, e con ormai ven-ticinque esibizioni alle spalle, la rassegnanasce dagli sforzi congiunti tra l’associazio-ne culturale Orthographe e l'etichettaindipendente Presto?! Records, con l'im-prescindibile collaborazione di MarcoGaroni dell'Associazione RavennateAstrofili Rheyta, che si occupa di pilotarein tempo reale il movimento delle costella-zioni.

Il rapporto tra musica e spazio è uno deitopos classici della pop-culture delNovecento, da Sun Ra a David Bowie pas-sando per mille altri ancora, e viene indaga-to qui in maniera inedita e trasversale. Ladirezione artistica della parte musicale èinfatti a cura del cesenate Lorenzo Senni,uno dei musicisti elettronici italiani piùconosciuti e rispettati all'estero, fondatore diPresto?! e autore di dischi notevoli in ambitoavant (se vi interessa approfondire, reperite“Quantum Jelly”, uscito nel 2012 sottoEditions Mego, un vero capolavoro). Lo stes-so Senni si è esibito nelle due occasioni in cui“Paradoxes” è stato ospitato fuori città,prima al Großplanetarium di Berlino e poiall’Ulrico Hoepli di Milano, il planetario piùgrande d'Italia. Ma la musica è solo unodegli elementi dello show, il cui punto diforza è senza dubbio la compenetrazione traquesta e le suggestioni a livello visuale. Di

queste se ne occupa AlessandroPanzavolta, regista del gruppo teatraleOrthographe, co-ideatore della rassegna einstancabile sperimentatore in tutto ciòche ha a che fare con la luce.

Lo spazio è il luogo – per così dire – delsilenzio assoluto, e il paradosso è tutto qui.I vari musicisti che sono stati chiamati asuonare live si sono dovuti quindi con-frontare con questo assunto di partenza, econ i vincoli dettati dalla specificità nonsolo acustica dell'ambiente. La sfida però èanche per l'ascoltatore, che si ritrovaimmerso in una nebulosa di contraddizio-ni e deve lasciarsi andare al flusso.

La data del 14 febbraio – no, non c'en-tra nulla San Valentino – si preannunciain questo senso come un qualcosa dimolto particolare. Un set tutto acustico didue sassofoniste di grande talento, ladanese Mette Rasmussen e l'italianaVirginia Genta, che si rirtroveranno perla prima volta a suonare in duo, per un'e-sibizione basata sull'esplorazione sonoradegli inganni auditivi che confondono l'o-recchio e disorientano la psiche, in un vor-tice interstellare di dissonanze estatiche.

Mette Rasmussen è stata definita dalmensile americano Downbeat – pratica-mente la bibbia del Jazz – la “young scan-dinavian saxophone sensation” e nono-stante la giovane età vanta un'esperienzadi tutto rispetto a livello internazionale.Virginia Genta non è da meno, una “mon-ster saxophone player”, per citare le paro-le di Henry Rollins, il controverso ex-voca-list dei Black Flag.

Se cercate un'esperienza sonora chetravalichi il tipico ascolto casalingo o inmacchina o ai concerti, “Paradoxes” èquello che fa per voi. D'altronde, comediceva Sun Ra, Space is the Place, oggicome ieri.

Informazioni sulla pagina Facebook“Paradoxes” e sul sito internet

http://www.orthographe.it.La bella illustrazione qui sopra ispirata alle serate della rassegna Paradoxes è stata realizzata da Michele Papetti

ELETTRONICA/1 RAP

C.A. LOOSE E IL NUOVO SUONO SUDAFRICANO AL VALTORTOIl 19 febbraio (dalle 23) come anteprima del festival C.A. Loose appuntamento al Valtorto di Ravennaper una serata dedicata alle nuove sonorità elettroniche di Durban, in Sudafrica, un suono oscuro eviscerale che è stato definito Gqom. Protagonista a Ravenna sarà Nan Kolè, dj italiano residente aLondra, che ha creato insieme al sudafricano Lerato Phiri la Gqom Oh! records con l’intento disostenere i giovani producer di Durban.

CAMEO AL TEATRO VERDIIl 6 febbraio torna la serata Cameo alteatro Verdi di Cesena con alcuni dj eartisti esponenti della scena elettronicaunderground italiana come Ayarcana(nella foto) e Sciahri.

MURUBUTU AL CISIM, TRA HIP HOP E LETTERATURASabato 27 febbraio al Cisim di Lido Adriano live di Murubutu, rapper emilianofondatore e voce del collettivo reggiano La Kattiveria (che lo accompagnerà anche aLido). La sua musica è definita “rap di ispirazione letteraria” o “letteraturap” e lorende particolarmente originale in Italia grazie alla sua abilità appunto di miscelare ilrap, la letteratura, la storia e la saggistica.

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Radio Melody è tornataDal lunedì al sabato sul web

LA NOVITÀ

Sono iniziate in gennaio le program-mazioni di “Melody box”, la strisciaradiofonica dove lo staff originale diRadio Melody si alterna alla conduzionedal lunedì al sabato dalle 22 alle 24 suwww. radiogarbino.it. Dopo le iniziativepiù sporadiche dei mesi scorsi, è tornatacosì ufficialmente la storica radio cese-nate che negli anni ottanta arrivò adessere la più ascoltata in Romagnanonostante il suo target di pubblicofosse chiaramente legato alla musicarock alternativa, o perlemono lontana

da logiche prettamente commerciali.Ora gli storici dj ritornano, con la

stessa filosofia: si tratta di LuigiBertaccini, Matteo Bocca, Matteo Bosi,Antonio Fabbri, Magnus, Marco Turci ela new entry Luca D’Altri. Tutti i pro-grammi sono e saranno disponibili inpodcast sul sito di Radio Garbino e neivari profili social dei conduttori e diMelody. E intanto proseguono le serate atema e le feste di Radio Melody: la pros-sima il 27 febbraio all’Area Sismica diRavaldino in Monte (Forlì).

TUTTA LA “VIOLENZA”DEI MORKOBOT A SALUDECIO

I lombardi Morkobot – due bassi e batteriaper un sound violento interamentestrumentale, tra psichedelia, noise e metal –saranno in concerto il 7 febbraio al circolo ArciAlbini di Saludecio (Rimini).

VALE & THE VARLETAL PROMETEO DI FAENZA

Il duo elettro-folk-pop bolognese alfemminile Vale & The Varlet presenta ildisco d’esordio “Believer” in concertosabato 20 febbraio al circolo Prometeo diFaenza.

ALLA ROCCA MALATESTIANALA SCAPIGLIATURA E MORO

Continua la rassegna di concerti del sabatosera alla Rocca Malatestiana di Cesena. Dasegnalare in particolare le date del 6febbraio con la canzone d’autore deicremonesi La Scapigliatura, e del 27 con ilpop-rock alternativo di Moro & The SilentRevolution.

IL DEBUTTO DI MÉSICOAL COSMONAUTA DI FORLÌ

Il 5 febbraio al Cosmonauta di Forlìconcerto di Mésico, nome d’arte delcantautore Paolo Mazzacani (giàTempelhof), che presenta il suo primo disco,uscito il 18 gennaio, dal titolo “A LongBetrayal” e che vede la partecipazione diGionata Mirai (Il Teatro degli Orrori) eStefano Pilia (In Zaire, Massimo Volume).

IL POST-HARDCORE DEI MARNEROAL GROTTAROSSA DI RIMINI

Il 19 febbraio al Grottarossa di Riminiconcerto dei bolognesi Marnero. La bandpost-hardcore presenterà l’ultimo album “Lamalora”.

AGENDA ROCK E DINTORNI

Aurora Ricci canta,suona la chitarra e si fachiamare semplicementeIO. Barbara Suzzi suonala batteria con unamaschera sugli occhi e sitrasforma nella TIGRE.Già noto da queste partianche solo per questo suonome bizzarro, il giovaneduo al femminile cesenateha pubblicato lo scorso10 dicembre – su

Garrincha Dischi – il suo album d’esordio. Si chiama“10 e 9” e sono una trentina di minuti tra rock senzatroppi fronzoli e alcune ballate in punta di chitarra.Qualcuno le ha definite pure punk, per via di alcunipezzi più tirati, ma in realtà IO e la TIGRE sono, sindalla loro immagine, molto pop. E lo si prenda comeun complimento. La musica delle due brilla infattiinnanzitutto per la sua immediatezza, voce aggrazia-ta, accordi semplici, testi in italiano quasi adolescen-ziali ma con un certo gusto e originalità. Un’esteticamolto da indie-rock alternativo (ma neanche troppo)anni ottanta-novanta, musicalmente parlando.Quando va bene, infatti, ad ascoltarle tornano allamente i mai troppo lodati Beat Happening, quando vamale pure i Prozac+. In alcuni momenti più riflessiviCristina Donà. In altri la Nada più rock. Alcuni pezzi,inutile far finta di nulla, ti si appiccicano addosso (peril sottoscritto per esempio succede con“L’appuntamento” e “Lentamente”) altri soffrono dicerti cliché del genere, ma in generale l’album funzio-na. Nella sua grande leggerezza e senza troppe pretese,va detto. Una mezzora di divertimento che per esem-pio ti può far venir voglia di andare a vedere IO e laTIGRE dal vivo. E che ti fa pensare che forse abbianosbagliato epoca: vent'anni fa un passaggio su Mtv nonglielo toglieva nessuno. E all’epoca non era mica poco.

LA ROMAGNA IN CUFFIA

IO e la TIGRE,leggerezza da Mtv

di Luca Manservisi

Urali presenta Persona a Santarcangelo e Cesena

È uscito a inizio gennaio “Persona”, il nuovo e secondo al-bum di Urali, progetto tra il folk-cantautorato e il metal delriminese Ivan Tonelli, chitarrista dei Cosmetic. Due le tapperomagnole del tour partito dal Velvet a inizio anno: l’11 feb-braio all’Ottavino di Santarcangelo e il 17 al Magazzino Pa-rallelo di Cesena.

NUOVE USCITE

MUSICA

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LA RASSEGNA DI FEBBRAIO DELLO ZINGARÒ

Lo storico Jazz Club dello Zingarò di Faenzaprosegue ogni mercoledì. Il 3 febbraioappuntamento con il trio del chitarrista AngeloLazzeri che presenta il suo nuovo progetto trapsichedelia, swing e sonorità afro e blues. Il 10riflettori sul progetto Arka-Ira (con la cantanteElisa Ridolfi, Massimo Valentini ai sassofoni eHilario Baggini a voce e strumenti etnici a corde ea fiato); il 17 composizioni originali e un omaggioai grandi del jazz e agli standard a cura delquartetto del pianista Marco Ponchiroli; infine, il24, un altro quartetto con la tromba di GiacomoUncini e la chitarra di Carlo Petruzzellis tratradizione, richiami etnici e moderna elettricità.

JAZZ/3

FABRIZIO BOSSO ALLA CORTE DI CORIANO

Al teatro Corte di Coriano appuntamento con il jazz ilgiorno di San Valentino con I Musicanti di Croma e unaserata sulla “Love song” e giovedì 25 febbraio con ilquartetto Alessandro Fariselli con tanto di ospited’eccezione come Fabrizio Bosso alla tromba.

JAZZ/2

GIROTTO E FERRA AL PETRELLA DI LONGIANO

Venerdì 19 febbraio al Jazz Club del teatroPetrella di Longiano appuntamento con duemusicisti di caratura internazionale come JavierGirotto (sassofono, clarinetti, flauto) e BeboFerra (chitarra). Il duo presenterà il nuovoprogetto musicale, nonché disco,Kaleidoscopic Arabesque.

JAZZ/1

Tutto pronto per la terza edizione di “Jazzenatico”, rasse-gna jazz in programma al teatro comunale di Cesenaticosotto la direzione artistica di Fabio Nobile e AlessandroFariselli.

Il primo appuntamento è per giovedì 4 febbraio conJames Carter e il suo Organ Trio: il tenorista colosso del jazzamericano di oggi, ai sassofoni, sarà accompagnato daGerard Gibbs all’organo hammond e da Alex White allabatteria.

In febbraio si proseguirà venerdì 19 con una serata in cuiil jazz incontra la musica d’autore italiana. Grande prota-

gonista Fabio Concato, affiancato per l’occasione dal triodel pianista Paolo Di Sabatino (con Marco Siniscalco albasso e Glauco Di Sabatino alla batteria).

Ad affiancare il cartellone di concerti principale (cheproseguirà in marzo) anche la rassegna “JazzenaticOff ” inalcuni locali di Cesenatico: il 12 febbraio lo StandardTriocon Massimo Greco e Roberto Siroli si esibirà all’Osteria delLago, il 26 febbraio invece il Jazz Manouche Trio sarà pro-tagonista alla Piccola Corte.

Inizio concerti ore 21.30 (info e prenotazioni allo 0547-79274 dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 13).

Anche Concato suona a JazzenaticoLA RASSEGNA

Si parte il 4 al Comunale con il jazzista americano James Carter

La cantanteLaquidaraal Belleville

JAZZ/4

Continua la rassegna del BellevilleJazz Club di Rimini sotto la direzioneartistica e gestione di Jar –JazzAroundRimini. In febbraio l’appun-tamento è per il 12 febbraio (ore 22)con la cantante e compositrice pluripre-miata siciliana Patrizia Laquidara –nota soprattutto per le sue interpreta-zioni del repertorio portoghese e brasi-liano – e il pianista Alfonso Santimone.

I due musicisti nel pomeriggio primadel concerto terranno un seminario dicanto e musica popolare.

James Carter,atteso al teatrodi Cesenatico

Gino Paoli con Danilo Rea al Socjale

Tra gli eventi del venerdì (sempre con cappelletti nell’inter-vallo) del teatro Socjale di Piangipane (Ravenna), da segna-lare la serata del 12 febbraio “Due come noi che…”, nuovoprogetto di Gino Paoli (nella foto) e Danilo Rea a base di vo-ce e pianoforte, tra jazz e canzone d’autore.

L’EVENTOALL’AREA SISIMICA TRA CAGE E IL SAX DI GEBBIA

All’Area Sismica di Ravaldino in Monte (Forlì) il14 febbraio (alle 18) il percussionista cesenateEnrico Malatesta terrà una lezione-concerto chevuole indagare la relazione tra suono, strumentoe spazio nella manifestazione musicale, traendoliberamente ispirazione da alcune composizioniper interprete solo di John Cage.Il 21 febbraio (sempre alle 18) invece concertodel sassofonista Gianni Gebbia che ha concepitoun nuovo solo nel quale ispirazioni provenientidal passato e dalla musica antica si incontranocon la musica contemporanea el’improvvisazione.

AVANGUARDIA

DAI SUPERMARKET ALLA GRECIA AL MAMA’S

Tra gli appuntamenti musicali del sabato al Mama’sClub di Ravenna, da segnalare il 6 febbraio il concerto(orientato più verso il rock) dei Supermarket con la loro“world music romagnola” interamente strumentale; il20 quello dedicato alla Grecia degli Evì Evàn, divenutiriferimento del rebetiko in Italia con il loro “bluesd’Oriente” e il 27 una serata dedicata al flamenco conGiulio Cantore e Almadira.

WORLD

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MUSICA

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R&DCULTfebbraio 2016

ciclo di conferenze 2016

ORDINEARCHITETTIRAVENNA

Comune di Ravenna

Comune di Cervia

Comune di Faenza

Comune di Lugo

Comune di Forlì

Comune di Cesena

Info Reclam tel. 0544 408312 - [email protected] www.reclam.ra.it

Con il patrocinio

Otto incontri/confronti fra protagonisti esperti ed emergenti della progettazione contemporanea con tavola rotonda

Edizione 2016 a Ravenna e in Romagna

Primo appuntamento GIOVEDÌ 11 FEBBRAIOAlbergo Cappello - Ravenna

CLASSICA IN ROMAGNA

Tra orchestre e grandi pianistiGli appuntamenti a Ravenna e a Lugo, mentre a Forlì saltano le etichette...

Lunedì 1 febbraio al teatro Bonci di Cesenaconcerto del trio dell’israeliano AvishaiCohen, considerato uno dei più grandi bassistial mondo. Porta in concerto alcune delle suecomposizioni originali e dei nuovi arrangia-menti, presentando i pezzi dell’ultimo album,“From Darkness”.

Mercoledì 24 sul palco del Bonci salirà quel-lo che viene considerato tra i migliori chitarri-sti jazz in circolazione, l’italo-americano Al DiMeola. Con alle spalle una carriera quaran-tennale, 3 dischi d'oro e 6 milioni di copie ven-dute, Di Meola presenterà il nuovo album“Elysium”, con pezzi storici di Lennon eMcCartney, il Tango di Piazzolla e nuove com-posizioni.

melologo del compositore milaneseMarco Tutino, per voce recitante eorchestra, su testo di Angelo Callipo.

A Forlì invece l’appuntamento è diquelli senza dubbio originali, lunedì 1febbraio al teatro Fabbri, con ilQuintetto Bislacco e la loro “Musicasenza etichette”. Si tratta di una for-mazione composta da cinque musici-sti provenienti da alcune delle piùprestigiose orchestre internazionaliche sorprende l'ascoltatore con picco-le citazioni ed esilaranti gag musicali.In programma musiche di Bach,Bernstein, Morricone, Mozart,Rossini e Strauss.

Entra nel vivo a Ravenna al teatroAlighieri la stagione dell’associazioneMariani che il 13 febbraio ospital’Orchestra Leonore, sotto la direzionedi Daniele Giorgi, con musicisti prove-nienti da ogni parte d’Europa chehanno fatto parte di formazioni come laLucerne Festival Orchestra, i BerlinerPhilharmoniker, la Mahler ChamberOrchestra per un programma tuttodedicato a Schumann, tra cui ilConcerto per violoncello e orchestra,con la parte di solista affidata all’affer-mato Alban Gerhardt. A impreziosire ilcartellone due recital pianistici tenutida due fuoriclasse internazionali:Federico Colli (che il 18 febbraio pro-porrà un ampio programma da Bach aFranck attraverso Schumann eBrahms) e l’argentino Nelson Goerner,che il 29 febbraio sarà l’interprete dicelebri pagine di Chopin e Debussy.

Il 22 invece musica da camera conl’Europa Galante, gruppo acclamato intutto il mondo per le sue interpretazionidel grande repertorio barocco e classicosu strumenti d’epoca.

Restando a Ravenna, continuano ledomeniche mattina in musica alla salaCorelli del teatro Alighieri nell’ambitodella rassegna della scuola di musicaMikrokosmos: da segnalare il 7 febbraioil duo formato dal soprano DamianaMizzi e dal chitarrista Massimo Felici; il21 febbraio l’omaggio a Edith Piaf delRare Duo e il 28 un altro duo pianofor-te-voce (questa volta un omaggio aFrancesco Paolo Tosti nel primo cente-nario della morte), ossia il pianista di

caratura internazionale NazzarenoCarusi e la cantante pop/jazz ValentinaCortesi.

Al teatro Rossini di Lugo l’appunta-mento di febbraio con la stagione con-certistica è per venerdì 5: sul podio dellaFilarmonica Arturo Toscanini ci sarà ildirettore d'orchestra britannico DavidAngus, specialista d'opera (oggi è ildirettore musicale della Boston LyricOpera), ma anche raffinato interpretedel repertorio sinfonico. Sullo spartitouna delle più belle Sinfonie di AntoninDvorak, la n. 7 in re minore op. 70, con-siderata la sua opera più romantica. Inapertura invece si potrà ascoltare Vatel,

Al Di MeolaL’orchestraLeonore

Avishai Cohene Al Di Meola:due big al Bonci

JAZZ/5

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Sabato 13 febbraioCena col comico

BEPPE BRAIDA

Terza serata in compagnia dei comici di Zelig

Prevendita diretta al locale o al numero 348 7046583

Ristorante • pizzeria • pub • disco showchef • cabaret • musica dal vivo

«Per 1915 The Armenian Files hovoluto lavorare con amici che stimomolto per creare qualcosa di inaudito.Per questo l’electronic wizard StefanoSpada aka Light Parade, FabrizioModonese Palumbo e Julia Kent (che mihanno permesso di inserire chitarraelettrica e violoncello) e – last but notleast – Boghos Levon Zekiyan che mi hadonato la sua voce per far risuonare itesti di Daniel Varoujan (poeta armenotorturato e ucciso a 31 anni nell'agosto del

1915 da un gruppo di ufficiali turchi, ndr).Levon è un amico di famiglia, ci cono-sciamo da una ventina d’anni, la regi-strazione è di qualche anno fa e precedeil suo attuale incarico comeArcivescovo di Istanbul (nominato daPapa Francesco)».

Allargando lo sguardo alla suacarriera, come si intreccianoforme d'arte così diverse tra loro?

«Con Giardini Pensili (il gruppo tea-trale da lui fondato che nel 2015 ha festeg-

giato trent'anni di vita, ndr) ho potuto neltempo realizzare progetti anche com-plessi nati grazie alla collaborazione trapersone provenienti da discipline diver-se. Il teatro – inteso come spazio fisico ementale – è per eccellenza il luogo del-l'incontro tra le arti. Da sempre. Sepenso alla forza immaginifica e medialedel teatro barocco non posso non consi-derare come alcune delle invenzionidell'epoca siano ancora alla base dellemesse in scena di oggi (o almeno delle

mie). La costruzione quindi di architet-ture percettive. Il mio lavoro non è“multimediale”, al contrario. Esso èmono medium perché ciascun mediumha suoi codici e modalità. E ciascunmedium ha un pubblico con una cono-scenza della sua grammatica».

È soddisfatto del riscontro cheottiene il suo lavoro? È difficile fareun certo tipo di musica, in Italia,fuori da ogni logica commerciale?

«Certamente è un lavoro di nicchiama c’è da dire che, almeno in Italia, èsufficiente non apparire in televisioneper essere di nicchia. Presento i mieiprogetti in festival, teatri e musei cono-sciuti come anche in posti minuscoli espazi occupati. Questo movimento traluoghi istituzionali e indipendenti è perme vitale e nutre l’attivista che è in me.Penso che l'arte sia sempre un processoanche politico. Lo dico da anarchicostrutturalista. Credo sia importanteconfrontarsi con tanti mondi e tanticontesti. Poiché vivo di un lavoro chemi sono inventato e dove generalmenteho carta bianca per fare le mia pazzieposso dire di essere davvero felice».

Qual è il suo rapporto con laRomagna?

«Sono nato a Rimini ma sono cre-sciuto a Tremosine del Garda, un paesi-no di 500 abitanti in cima al lago.Dopodiché sono rientrato in Romagnae ho studiato al Liceo artistico diRavenna mentre studiavo musica invarie scuole seguendo il mio maestro diclarinetto Renzo Angelini. Ho vissutoanni a Roma, Napoli e soprattutto a

Berlino, con Vancouver la mia città delcuore, dove ho passato lunghi periodi.Insomma, inevitabilmente in Romagnafaccio un po’ l’antropologo guardando-la dall’interno e dall’esterno allo stessotempo. La vedo come una regionemetropolitana – dal diametro di Cittàdel Messico per capirci – con una fortemobilità. In Romagna si guida molto eci si sposta con facilità per vedere spetta-coli, concerti, mostre, film. È , da questopunto di vista, molto nordamericana eciò mi piace parecchio. Diciamo chel’interfaccia Romagna è praticamenteperfetto. Chi la visita, temporaneamen-te rimane strabiliato per la convivialità,il calore, le persone. Altra cosa è trasfe-rircisi. A mio avviso è un luogo chiuso,arroccato. È difficile approfondire vera-mente i rapporti e la cosiddetta “inte-grazione” è ardua».

Quali sono gli artisti che l’hannopiù influenzata e con i quali è statoutile lavorare?

«John Cage è stato il mio maestro. ANew York era lui che mi portava in giroa sentire concerti oppure a casa suachiacchierando e bevendo una tazza ditè. Ed era sempre lui che veniva a senti-re i miei concerti all’ExperimentalIntermedia, the place in town, il miticoloft di Phill Niblock nella Spring Street.Ho una lista infinita di artisti che amo eho anche la grande fortuna di essereamico e collega di alcuni di quelli chepiù mi ispirano e con i quali lavoro. Citotra gli altri Rupert Huber, Scanner,Philip Jeck, Robert Lippok, AdrianaBorriello, David Moss, Luca Aquino,Gabriele Frasca, Guido Guidi, KronosQuartet, Fred Frith, Alvin Curran,Terry Riley, Tom Cora, StefanoScodanibbio, Scanner, Sacri Cuori,Andrea Felli, Paolo Rosa, YasuhiroMorinaga, Patrizia Valduga, GiorgioAgamben, Predrag Matvejevic', LevonZekiyan. Non potrei desiderare dimeglio».

Luca Manservisi

In dicembre ha ricevutoall’Auditorium Rai del capoluogo cam-pano il Premio Napoli, tra i più presti-giosi riconoscimenti per la cultura e lalingua italiana, che di fatto ne ha cele-brato la carriera. Nato a Rimini 54 annifa, Roberto Paci Dalò è un compositore,regista e artista visivo di fama interna-zionale che può vantare, tra le altrecose, una sorta di amicizia pure conJohn Cage. A Napoli è stato premiatoper il suo ultimo progetto, 1915 TheArmenian Files. Si tratta di un film, unamostra, un’opera radiofonica, un con-certo multimediale e dall’11 dicembreanche di un vero e proprio disco – incoproduzione con l’Ambasciata dellaRepubblica d’Armenia in Italia – chemescola elettronica, voci, strumentiacustici, ritmi e trame sonore tratte damateriale d'archivio, registrato dal vivoa Vienna durante una puntata del pro-gramma Kunstradio negli studi dellaOrf, la radio nazionale austriaca.

Roberto, da dove nasce l'interes-se verso il popolo armeno?

«L’Armenia è nel mio cuore fin daglianni Ottanta. Il primo incontro è statocon il regista Sergei Parajanov. Unarivelazione. Ho creato nel tempo unaserie di opere (musicali, cinema, teatra-li, visive, ndr) che riflettono sull’univer-so armeno da pià aspetti ma la matriceParajanov permane. Nel 2015 è ricorsoil centenario del Genocidio compiutodal governo ottomano: 1.500.000armeni sono stati deportati e stermina-ti a partire dal 1915. Al di là dei cente-nari – che solitamente non mi interes-sano molto – tutto concorreva a crearequalcosa di simbolico proprio in questomomento».

Che tipo di lavoro c’è dietro aldisco?

«Ho lavorato sul mio archivio arme-no, i miei “armenian files”, unendolo aimateriali creati e raccolti sul campodurante il 2015, tra cui le riprese fatte aBourj Hammoud, la “città armena” –qualcosa come 150.000 abitanti – diBeirut. Il sito del progetto è anche unasorta di aggregatore dove inserisco manmano materiali non solo miei. Fonti chemi sembra interessante diffondere persapere in maniera trasversale cosa èsuccesso».

L’album resta comunque moltointeressante anche dal punto divista esclusivamente musicale,qual era il suo obiettivo?

«Lavorando come faccio di solito inpiù media si pone sempre il problemadel linguaggio, dell’approfondimento edella coerenza. Mi spiego: un discosignifica, appunto, un disco. Non altro.Un disco deve tenere conto della musi-ca, del suo pubblico, della percezioneall’interno di un contesto ben precisocon un suo vocabolario. Fare un film èaltra cosa, così come realizzare unamostra».

Come sono nate le collabo-razioni?

L’INTERVISTA

L’omaggio al popolo armeno dell’artistache prendeva il tè a casa di John Cage...Il riminese Roberto Paci Dalò, «anarchico strutturalista», tra i vincitori del Premio Napoli 2015

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MUSICAR&DCULTfebbraio 2016

«Chi arriva in Romagna rimanestrabiliato, ma è un luogo chiuso»

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13TEATRO R&DCULTfebbraio 2016

IL PERSONAGGIO

Marco Paolini, il teatro e la potenza di Jack LondonL’attore in scena a Cesena con Ballata di uomini e cani. «Portare in scena racconti brevi è un esercizio di disciplina»

di Matteo Cavezzali

Marco Paolini è uno dei piùmagistrali attori-narratori con-temporanei. Da solo sulla scena,anche senza scenografie e conluci quasi assenti, riesce con ilsolo uso delle parole a creare edisfare mondi. Con Ballata diuomini e cani rilegge Jack Londonin uno spettacolo composto da trestorie che dopo essere stato al tea-tro Goldoni di Bagnacavallo saràin scena al Bonci di Cesena il 20 eil 21 febbraio.

Come mai ha deciso di ritro-vare Jack London, quello cheè stato un eroe della suainfanzia?

«Leggendo London da adultomi sono accorto di quante cosenon avevo capito leggendolo daragazzo, mi sono accorto di quan-to è potente il suo messaggio e ilsuo stile. Mi piace tutto ciò che hascritto, come giornalista e comescrittore, sento che gli è passatoattraverso la pelle».

Cosa la affascina della scrit-tura di London?

«Mi affascina che London se nefreghi completamente dello stileletterario del tempo e della ferociadella critica. Per questo vieneamato dal pubblico e snobbatodalla critica. Mi piace il suo nonfermarsi alle cose che ha. Accettalavori scomodi come fare l’inviatonella guerra russo-giapponese. Èindisciplinato, salpa con il marein tempesta per raggiungere ilfronte, mentre i suoi colleghi sta-vano dove gli indicava l’esercitogiapponese. Gli altri si limitavanoa non indispettire i giapponesi, alcontrario di lui. Memorabile il suoviaggio nei quartieri degradati diLondra da cui nasce Il popolo degli

abissi, che esce dopo I miserabili eIl capitale di Marx, ma riesce araccontare agli americani checos’è una metropoli. Non è mini-mamente paragonabile allaLondra che ci si immaginava inquegli anni, ma è una analisi per-sonale e sociale con cui si calapersonalmente negli inferi dellacittà vivendoli in prima persona.È il London socialista che non èmai pago di dare fastidio».

Chi porta avanti oggi que-sta sua modalità di scrittura?O crede che quella strada sisia persa?

«Non si è persa, ma oggi l’invia-to non è più organico al giornale.È un volontario che va come undisperato a cacciarsi in situazionidi guerra, senza avere alcunatutela dell’editore. Però è ancorauna potente figura romantica. Cisono molti giovani cronisti oggi inLibia e in Siria. La lezione diLondon non è da confinare in unpassato nobile, ma è ancoraviva».

Come è stato confrontarsiin scena con racconti brevi?

«È un esercizio di disciplina.Finire e ricominciare una storiapiù volte nello stesso spettacolo èuna sfida nuova per me».

Lei è attore, ma anche auto-re dei suoi spettacoli. Come siè cimentato nella riscritturadi London? C’era il timore ditoccare le sue parole o si èconcesso la libertà di reinter-pretarlo?

«La libertà bisogna prenderse-la. Altrimenti si è dei matti.Qualsiasi opera letteraria portatasulla scena va riscritta, per lasalute del pubblico. Altrimentidiventa un libro parlante, che èuna noia mortale. Non è il lettore

il mio referente, che non troveràmai quello che si aspetta in unospettacolo o in un film, perché haun legame profondo con l’autoree vede di cattivo occhio la tuamediazione. I casi di grandi filmtratti dalla letteratura sono rari, eaccomunati da un tradimentodell’opera letteraria».

Lei ha definito questo suolavoro “un canzoniere teatra-le”, in che senso?

«Il linguaggio che abbiamoscelto è quello della ballata. Cisiamo ispirati all’immaginariodella frontiera americana, masenza rimanere schiavi dell’im-maginario western. L’ispirazionemusicale viene da varie partid’Europa, c’è anche Verdi. Verdiera molto presente nella culturadi quel tempo, come scrive WaltWhitman nel suo Foglie d’erba,che cita tra le canzoni popolaricantate nelle strade d’america esuonate dalle bande anche le ariedi Rossini e di Verdi».

Lei è stato definito il princi-pale autore di teatro di narra-zione, strada molto emulatadopo il successo del Vajont…

«Io non l’ho mai chiamato così.Gli altri lo chiamano così. Certo

se sei da solo in scena fai fatica adialogare, diventa un io narrantecon cui lo spettatore familiarizza.È come il coro greco, ma fatto dauna sola persona».

Negli ultimi anni mi pareperò che il “teatro di narra-zione”, come lo chiama la cri-tica, abbia meno emuli, è così?

«Non so se stanno calando inarratori, ma potrebbe essere unbuon segno. Vorrebbe dire che sitorna a fare teatro di compagnia,che è faticoso, ma dà soddisfazio-ne. La regola dell’attore da solo èun po’ misera. Andare in scenada soli è difficile, non si può dareper scontato che funzioni, o chese è funzionato in passato possafunzionare ancora».

Quindi è più complicato dasoli che in gruppo?

«Per l’attore si complica sicura-mente essere soli in scena, ma sisemplifica la regia. Da solo gover-no meglio la situazione. Ci deveperò essere una motivazione cheva giustificata di volta in volta,non può essere un teatro poveroper scelta ideologica. Io lo faccioperché mi accorgo che funzionameglio togliendo che aggiungen-do. Però mi capita anche di vede-re grandi allestimenti e di pensare“bello! Perché non ci ho pensato!”e mi rispondo “forse è perché eroconcentrato sulle parole più chesulla scena?” Non lo so».

Visti i tempi che corronoforse il teatro povero diven-terà il nuovo orizzonte pertutti…

«Beh, accettare una logica dimercato è già perdere. Vuol direadeguarsi ai tempi in manierastupida. Bisognerà trovare la stra-da per aggirare lo spauracchio delpareggio di bilancio».

MarcoPaoliniin scena

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Castiglioni e il silenzio di Dio LONGIANO

Al teatro Petrella di Longiano il 12 febbraio alle 21 va in scena ilprogetto di Silvio Castiglioni (una produzione Celesterosa/I Sacchi diSabbia) Il silenzio di Dio tratto da testi di Silvio D’Arzo/FëdorDostoevskij, con la drammaturgia di Andrea Nanni e la regia diGiovanni Guerrieri. Uno stesso silenzio, il silenzio di Dio, risuona siain Casa d’altri (tratto dal racconto di Silvio D’Arzo) sia in Domani ti faròbruciare (ispirato a I fratelli Karamazov di Fëdor Dostoevskij). Allasommessa domanda di una vecchia che vorrebbe togliersi la vita, faeco la furente requisitoria di un demone che vorrebbe incarnarsi.Castiglioni dà voce, corpo e profondità al tormento del dubbio chedevasta l’uomo davanti a un Dio tragicamente silenzioso.

Ipotesi per un’OresteaFORLÌ

Sabato 20 febbraio alle 21 sul palco del Diego Fabbri di Forlì va inscena Darling (Ipotesi per un’Orestea) di Ricci/Forte Performing artsensemble, per la regia di Stefano Ricci. Uno spettacolo che rifacendo-si a Eschilo mette insieme genesi e ipercontemporaneo, Artaud el’hard rock dei Led Zeppelin, sovrapposizioni intertestuali sonore efisiche, tutte tese a scansionare una lisergia che, dicono gli autori:«serva da bussola per rintracciare traiettorie». Una produzioneRomaeuropa, Festival e Snaporazverein in coproduzione con ThéâtreMC93, Bobigny/Festival Standard Ideal, CSS Teatro stabile di innova-zione del FVG, Festival delle Colline Torinesi.

Il teatro sul fare teatro oggi RIMINI

Al Teatro degli Atti di Rimini venerdì 12 febbraio va in scena Benormal! Daimon Project del Teatro Sotterraneo, con Sara Bonaventurae Claudio Cirri. Una riflessione sulla generazione dei trentenni, sulsenso del fare teatro oggi, scrivono infatti gli autori: «Se dovessimofare uno spettacolo teatrale ci sarebbero due attori più o meno tren-tenni, un maschio e una femmina, sarebbero italiani, persone comu-ni, e dovrebbero farsi un gran culo sulla scena, provare in ogni modoa fare non si sa bene cosa, il pubblico dovrebbe provare pietà per loro,poi per se stesso, poi tutto andrebbe sempre peggio, sarebbe un disa-stro, e forse potremmo farla finita per sempre con la domanda “Certo,teatro – ma di lavoro?”».

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TEATRO [CONTEMPORANEO]R&DCULTfebbraio 2016

Operazione Atarax: un esordioal Rasi da tenere d’occhio

IL CONSIGLIO

Difficile credere che il “trailer” dello spettacolo Operazione Atarax,di Teatro Onnivoro, andato in scena a dicembre a Ravenna a PalazzoRasponi possa essere stato davvero scritto a giugno 2015 e non a finenovembre, dopo l’attentato del Bataclan. Eppure pare proprio così.Gli spettatori sono stati fatti accomodare in un memorial dove si cele-brava l’ultima missione di un’astrovane dell’Occidente civilizzato che

trasportava nello spazio prigio-nieri politici islamici, i nemici cat-tivi, in quel fatidico 11 dicembre2097 in cui qualcosa di irrepara-bile accadde e i membri dell’equi-paggio furono trucidati. Da unfuturo nemmeno troppo remoto,veniamo così a sapere che nelcorso del secolo vari attentati euna vera e propria guerra ha piùo meno ridisegnato i confini e gliequilibri del mondo. L’effettosullo spettatore è assicurato, gra-zie al testo dalle forti venatureironiche con tocchi di surrealtà(cifra questa ricorrente nel lavorodella giovane compagniaOnnivoro e del loro autoreMatteo Cavezzali) ma con unradicamento fortissimo con l’at-tualità. Bravissima JennyBurnacci nella parte della guidache accompagna i visitatori. E seil “trailer” – chiamamo così quel-la che per la verità è stata unaperformance di una ventina diminuti che ha lasciato il pubblico

piuttosto stranito – è in qualche modo un assaggio dello spettacolovero e proprio che andrà invece in scena al teatro Rasi nella stagioneScena Contemporanea di Ravenna il 10 e l’11 febbraio, alloraOperazione Atarax potrebbe essere un esordio su questo palcoscenicoda tenere d’occhio, dove si parte da un radiodramma per farne – cianticipa uno dei protagonisti, Massimiliano Rassu (in scena conAntonio Maiani) – un novello Ubu, un’inedita riflessione sul maleche prende spunto da un testo del grandissimo Friedrich Dürrenmattper una riscruttura che lo cala nell’attualità anche più di quanto,pare, fosse stata l’intenzione iniziale dell’autore. (fe. an.)

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TEATRO [CONTEMPORANEO]

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R&DCULTfebbraio 2016

Il Mozart dei Sacchi di sabbiaFAENZA

Al Ridotto del Masini di Faenza prosegue la stagione di teatro con-temporaneo con l’ensemble de I sacchi di sabbia che porta in scenamercoledì 17 febbraio il Don Giovanni di W.A. Mozart, un progetto diGiovanni Guerrieri, Giulia Solano e Giulia Gallo. Lo spettacolo è un’e-secuzione a cappella di una riduzione strumentale del Don Giovannida parte di una piccola corale. I sei che la compongono non sono peròmusicisti, ma attori che hanno costruito la loro partitura “recitando”la musica di Mozart, imitando una versione del Don Giovanni esegui-ta da Karajan nel 1986. Dalla recitazione “del suono”, dal tentativodi riprodurre il rumore dello strumento, si arriva a una pionieristicaversione dell’opera di Mozart.

E’ Bal: le Albe e il dialettoRAVENNA

Da martedì 23 a domenica 28 febbraio, nello spazio VulKano diSan Bartolo, nei pressi di Ravenna, per la stagione ScenaContemporanea va in scena E’ Bal, testo di Nevio Spadoni. Con que-sto spettacolo Roberto Magnani del teatro delle Albe prosegue il suopercorso di ricerca che si inserisce nel lavoro trentennale delle Albesull’uso del dialetto come lingua di scena. In questo “divertissment ogioco linguistico”, che racconta la storia di Ezia, donna emarginatadella campagna romagnola il cui andare in cerca assomiglia a unafolle danza solitaria, Magnani dialoga con Simone Marzocchi, trom-bettista e compositore.

Tra arte circense e surrealtàCATTOLICA

Sabato 6 febbraio al teatro della Regina di Cattolica, una serata trateatro e circo con Bianco su Bianco, scritto e diretto da Daniele FinziPasca, con Helena Bittencourt e Goos Meeuwsen. Si tratta di unospettacolo teatrale e clownesco interpretato da due attori con unagrande esperienza circense. La storia è raccontata da un’attrice e daun tecnico di scena che, supportandola in modo maldestro, l’aiuta acomporre immagini che portano il pubblico in un mondo surreale,dove la luce respira amplificando le emozioni, costruendo geometriee paesaggi semplici e allo stesso tempo sorprendenti. Uno spettacolodove l’estetica della compagnia si misura con la vertigine della sem-plicità, che in questo caso sarà piena di piccole sorprese.

Un monologo per raccontarel’abisso del gioco d’azzardo

LA RECENSIONE

Pulito, rigoroso, diretto, profondo. Lo spettacolo del teatro delle Albe SlotMachine (che l’anno scorso abbiamo visto sotto il titolo Il giocatore), di MarcoMartinelli, è un monologo che porta in scena un personaggio delle nostreterre che diventa universale.

Non c’è giudizio morale, ma una discesa nell’abisso che comincia con lecorse dei cavalli e si trasforma in qualcosa di irreversibile nell’alienazionedelle macchinette. Non c’è nemmeno pie-tismo verso un uomo che mente, ingan-na, deruba i propri genitori incapace diuscire da quella discesa agli inferi di cui èin qualche modo, a tratti confusamente,consapevole ma non pentito.

C’è la solitudine di un uomo evidenzia-ta dall’efficace gioco di specchi e riflessisulla scena, una scena spoglia che vedeappunto un solo, bravissimo AlessandroArgnani muoversi tra pochi colori scuridove l’unico squarcio è rappresentantoda un simbolico verde. Uno spettacoloche pone domande, mette in luce con-traddizioni, costringe a riflettere coinvol-gendo chi lo guarda e denuncia unarealtà senza mai cedere alla tentazionedell’invettiva, senza mai diventare “atesi”, restando dentro una narrazioneche funziona dall’inizio alla fine (certo,non sorprende in alcun punto perché lavicenda è segnata e necessariamente ine-luttabile), capace di tramutare un’espe-rienza individuale in un momento collet-tivo da cui scaturisce consapevolezza e dacui si esce con uno sguardo più lucido suun tema di cui rischia di sfuggire la porta-ta sociale e politica a chi ha la fortuna di non averci a che fare direttamentein alcun modo. Il tutto peraltro viene riprosto (dopo essere stato a Rimini il30 gennaio) nella cornice di Vulkano, a San Bartolo nei pressi di Ravenna,che si conferma come un nuovo luogo prezioso per il teatro cittadino. La vici-nanza, il limitato numero di posti, contribuiscono in modo non banale acreare un’intimità forte tra attori e spettatori di cui lo spettacolo beneficiasicuramente. Da non perdere, insomma, né da spettatori, né da cittadini. Inscena da venerdì 5 a domenica 14 febbraio alle 21, riposo dall’8 all’11 com-presi. Domenica ore 16.

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COMICO

DAL COSTUME ALLA SATIRA POLITICA: RIDERE AL FEMMINILEComico al femminile, da sinistra: Paola Minaccioni in Io sono qui al Comunale di Cervia il 12 e il 13 febbraio al teatro diCoriano; Virginia Raffaele con Performance il 15 febbraio all’Alighieri di Ravenna e il 16 al Fabbri di Forlì; il volto noto die la voce scomoda di Sabina Guzzanti ne Come ne venimmo fuori al Godoloni di Bagnacavallo il 19 febbraio.

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TEATRO

Il febbraio della prosa romagnola iniziaal teatro Comunale di Cervia, il 6 e il 7,con la commedia contemporanea I suoce-ri albanesi con Frencesco Pannofino edEmanuela Rossi (nella foto) per sorrideredi cosa consideriamo progressismo e sucosa sia il pregiudizio. Ironia e garboanche al teatro Binario di Cotignola,sempre nel primo sabato di febbraio, alle21 quando va in scena Vecchia Sarai tu! die con Francesco Brandi, un trittico sullegenerazioni e il tempo che passa. E sempreper chi è in cerca di leggerezza a fine meseinvece l’appuntamento è al Rossini diLugo con Vincenzo Salemme il 27 e il 28febbraio.

Toni decisamente meno lievi quello del-l’acclamato (e talvolta discusso, cometutti gli innovatori) Antonio Latella che èinterprete, regista e autore di Ti regalo lamia morte, Veronika, uno spettacolo libera-mente ispirato alla poetica di Fassbinderin scena il 16 e il 17 febbraio all’Alighieridi Ravenna, alle 21. Al Masini di Faenza invece il 19 feb-braio (repliche fino al 21), arriva a teatro un grande perso-naggio della storia della pittura: Modigliani con MarcoBocci, in scena anche sabato 27 febbraio al teatro Astra diBellaria. E ancora all’Alighieri arriva come una sorta diinvolontario omaggio al grande regista Ettore Scola, recen-temente scomparso, lo spettacolo Una giornata particolarecon Giulio Scarpati e Valeria Solarino.

Il grande teatro inglese del Novecento protagonista alloSpazio Tondelli di Riccione: Ambra Angiolini, FrancescoScianna, Francesco Biscione diretti da Michele Placido por-tano in scena “Tradimenti”, una delle opere più note delpremio Nobel Harold Pinter. «La storia di quegli anni (glianni sessanta, ndr) parla – dice il regista – , e non solo perme, di amori finiti, ma soprattutto di tradimenti politici,ideologici e sociali. Ecco, sì, forse questo testo si può legge-re non solo come la fine di una storia d’amore più o menogrande, ma anche come un totale fallimento di un’utopiarivoluzionaria che voleva migliorare e cambiare il pensierooccidentale. E, proprio come nel testo di Pinter, anch’io, chefacevo parte di quella generazione, mi ritrovo oggi di nuovopunto e accapo».

Dall’11 al 14 febbraio al Bonci di Cesena si torna inveceai contemporanei con lo spettacolo diretto da AlessandroGassmann con Ottavia Piccolo dal titolo 7 minuti, un testoche entra in fabbrica per affrontare il tema dei diritti. EGassmann firma la regia anche dell’adattamento teatrale

(a firma dello scrittore Maurizio de Giovanni) Qualcuno volòsul nido del cuculo di Dale Wasserman, dall’omonimoromanzo di Ken Kesey che sta circolando un po’ per tutti iteatri della Romagna e che dal 25 al 28 febbraio sarà alFabbri di Forlì. Dal 13 al 15 febbraio, al Novelli di Riminici si interroga invece sui temi dell’etica e della politica conil testo di Sciascia L’onorevole nell’adattamento e regia diEnzo Vetrano (anche inteprete) e Stefano Randisi. E sem-pre al Novelli, dal 19 al 21 febbraio arriva invece Il sindacodel Rione Sanità il testo di Eduardo de Filippo portato inscena da Eros Pagni che si è aggiudicato il premio “Lemaschere del teatro 2015” come miglior attore.

LELLO ARENA È L’AVARO

L’avaro di Molière con Lello Arena andrà in scenamartedì 2 febbraio alle 20.45 al Comunale di Russi.

IL GABBIANO DI CECHOV ALL’ALIGHIERI

Il Piccolo teatro di Milano e LuganoInscena portano alteatro Alighieri di Ravenna il grande classico di Cechov,Il gabbiano, martedì 9 e mercoledì 10 febbraio, untesto eterno sul tema dell’amore e della libertà.

TUTTO SHAKESPEARE IN NOVANTA MINUTI

Uno spettacolo che è ormai diventato un classico e cheprende spunto dal teatro classico inglese pereccellenza, quello del Bardo. Tutto Shakespeare innovanta minuti realizzato nella versione italiana daAlessandro Benvenuti e Nino Formicola, e che appuntocompendia le opere del grande drammaturgo in un’orae mezza di spettacolo, sarà in scena al Comunale diCervia il 25 e il 26 di febbraio.

I RUSTEGHI DI GOLDONI A CESENA

Dal 25 al 28 febbraio al teatro Bonci di Cesena va inscena la commedia di Carlo Goldoni I Rusteghi, per laregia di Giuseppe Emiliani in una produzione del TeatroStabile del Veneto - Teatro Nazionale che dirige perquesto allestimento un gruppo di attori veneti“specializzati” nel repertorio del grandecommediografo.

IL CYRANO SECONDO FERRINI A RIMINI

Martedì 23 febbraio alle 21 il Teatro Novellipropone il grande classico francese Cyrano deBergerac di Edmond Rostand nella traduzione,adattamento e regia di Jurij Ferrini.

CLASSICIPROSA

Amore, arte, etica e lavoroUn variegato cartellone che va da Pinter a Sciascia fino a testi contemporanei

R&DCULTfebbraio 2016

LE FOSSE ARDEATINE NELRACCONTO DELLE DONNE

Martedì 2 febbraio alle 21, al Teatrodegli Atti di Rimini, va in scenaTante facce nella memoria a cura diMia Benedetta e FrancescaComencini (anche regista), con testiliberamente tratti dalle registrazionidi Alessandro Portelliper raccontare sei storie di donnepartigiane e non che nel '44 visserol'eccidio delle Fosse Ardeatine,feroce rappresaglia dopo il tragicoattentato di via Rasella del 23 marzo1944.

IL RICORDO

L’OMAGGIO DI BEPPE FIORELLOA DOMENICO MODUGNO

Lo spettacolo di Giuseppe Fiorello, tra musica eteatro, dedicato a Domenico Modugno Penso cheun sogno così... (regia di Giampiero Solari, musichedal vivo da Daniele Bonaviri e Fabrizio Palma) saràin scena al Fabbri di Forlì l’11 e il 12 febbraio (e poiil 5 e il 6 marzo), mentre a Rimini al Novelli dal 5 al 7febbraio. Omaggio a Modugno è anche Volare di econ Gennaro Cannavacciuolo a Russi il 23 febbraio.

MUSICA

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TEATRO

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DANZA/1

MANNINO, MANERA E UN SALONE DI BELLEZZA

Da sinistra: gli irriverenti danzatori de Les Ballets Trocadero de Montecarlo in scena all’Alighieri con un trittico diclassici il 21 febbraio; danza contemporanea il 6 febbraio al Bonci di Cesena con Lego, la nuova coreografia diGiuseppe Spota per Aterballetto (in scena anche a Russi il 16 febbraio con Cahier de la danse); al Fabbri di Forlìinvece il 23 febbraio è in scena My Contemporary Dance Company con Carmen/Bolero.

Il turco di Rossini all’AlighieriOPERA

Con l’orchestra Luigi Cherubini diretta da Di StefanoPer la stagione di danza e opera di

Ravenna Manifestazioni, al TeatroAlighieri di Ravenna, il 5 e 7 febbraiova in scena l’opera Il turco in Italia,dramma buffo in due atti diGioacchino Rossini (libretto di FeliceRomani) che, oltre all’Alighieri stessovede coinvolta la Fondazione I Teatri diPiacenza e come coproduttori il TeatroComunale di Ferrara e quello diTreviso. Dirige Giovanni Di Stefanomentre la regia è firmata da FedericoBertolani. Suona l’orchestraCherubini con il coro del TeatroMunicipale di Piacenza.

R&DCULTfebbraio 2016

DAI SONICS AL DON CHISCIOTTE DI EUGENIO SCIGLIANO

Al Masini in scenail 26 e 27 febbraioi Sonics con il lorospettacolareDuum, mentre il19 febbraiosaranno di scenaal Bonci di Cesenacon Meraviglia. Espettacolaripromettono diessere anche leMagic Shadowsdella compagniaCatapult in scena allo Spazio Tondelli di Riccione il 28 febbraio. Danza anche aCoriano, il 6 febbraio, con la Compagnia Sisma TD ne Il Mio Tempo. Giovedì18 febbraio invece su coreografia di Eugenio Scigliano va in scena Don Q -Don Quixote de la Mancha (foto) con musiche classiche spagnole ecomponimenti del finlandese Kimmo Pohjonen in una produzioneAterballetto.

DANZA/2

Foto di repertorio:un allestimeno deIl turco in ItaliaPesaro, RossiniOpera Festival

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di Albert Bucci*

4 febbraio 2016: esce in ItaliaThe Hateful Eight, l'ottavo e nuovofilm di Quentin Tarantino. E vi diròsubito che, come ogni film diTarantino, anche questo è uncapolavoro imperdibile, unwestern che segnerà la storia delCinema.

Un po’ di trama, solo l'essenzia-le, per non svelare nulla dellasuspence narrativa: Un rigidoinverno del Wyoming pochissimianni dopo la fine della guerra civi-le negli Stati Uniti, con le sue feritee lacerazioni ancora aperte e san-guinanti. A bordo di una diligenza,il cacciatore di taglie John Ruth,detto anche Il Boia (Kurt Russell),sta scortando la sua prigionieraDaisy Domergue (Jennifer JasonLeigh) nella città di Red Rock, dovesarà impiccata. Lungo la strada siscatena una feroce tormenta dineve e a loro si uniscono un altrocacciatore di taglie, l’afro-america-no Marquis Warren (Samuel L.Jackson), che aveva combattutosenza scrupoli con le truppe delNord contro gli schiavisti, e ChrisMannix (Walton Goggins), il futu-ro sceriffo di Red Rock, che a suavolta aveva combattuto la guerra,ma dalla parte del Sud. La tempe-sta costringe i quattro a fermarsiin un rifugio-emporio dove adaccoglierli, anziché la proprietariae loro vecchia amica Minnie, tro-vano l’aiutante di Minnie e altri treclienti: un vecchio generale sudi-sta e razzista (Bruce Dern); unsilenzioso bovaro (MichaelMadsen); e il loquacissimo nuovoboia di Red Rock (Tim Roth). Latempesta bloccherà per qualchegiorno le otto persone nel rifugio...

La colonna sonora originale, giàlo saprete, è di Ennio Morricone; ela voce narrante fuori campo checommenta la storia, nella versioneoriginale, è quella di QuentinTarantino.

The Hateful Eight non è sempli-cemente un western, come dice lostesso Quentin Tarantino: «Certo:ci sono una diligenza, un saloonda tipico film western con sparato-rie, duelli, brutti ceffi molto inaffi-dabili e sfide all’ultima pallottola. Ec’è anche una donna che preparaun caffè».

Non può essere un semplicewestern perché Tarantino non si èmai limitato a scegliere un generenarrativo, ma lo ha sempre riela-borato secondo stilemi che oscilla-no tra la classicità della tragediagreca (Le iene) e la narrativa post-moderna più sperimentale allaElmore Leonard (Pulp Fiction).

Quest’ultimo The Hateful Eight,già nella struttura narrativa, si rifàalla classicità. Diviso in sei capitolicon un “intermezzo”; rispettoso

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18 CINEMACONTROCINEMA

Il magnifico western shakespeariano di TarantinoThe Hateful Eight, l’atteso ottavo film del grande regista americano, in tutte le sale a partire dal 4 febbraio

tempo (Morricone ha avuto soloun mese per consegnare la musi-ca) e un po’ perchè, come dice lostesso Morricone: «Non mi piaceripetermi. Se Quentin avesse volu-to qualcosa di simile a SergioLeone, gli avrei detto di no, perchésaremmo stati entrambi criticatiper aver riproposto ciò che è passa-to».

Quanto alla violenza, da sempreelemento essenziale del cinema diTarantino, il primo riferimentosono i western di Sam Peckinpahcome Il mucchio selvaggio, ma die-tro i quali emerge qualcosa di piùarcaico e ancestrale: la violenzaassoluta e primordiale del teatroelisabettiano, da ChristopherMarlowe al magnificoShakespeare, così visibili nella tea-tralità di un film chiuso in unastanza-teatro e nella cura pittoricae manierista di ogni inquadratura,così espliciti nei lunghi dialoghiesistenziali in cui gli odiosi ottopersonaggi conversano sul sensodella vita e della giustizia, del fato edel destino, prima di precipitarecome animali nella spirale di unaviolenza necessaria e ineluttabile,come nelle più alte tragedie diShakespeare.

E dunque The Hateful Eight èmolto più di una storia di cow-boys: è un dolente e cinico westernnichilista dentro il quale ritrovaretutte le magnifiche ossessioni diTarantino per la Storia, il Cinema,il Teatro e la Letteratura.

In due cinema italiani, il filmuscirà anche in versione 70mm,più lunga di 15 minuti e più spet-tacolare delle copie digitali norma-li. Uno dei due cinema è il Lumièredi Bologna, dove andrò sicura-mente per rivedere questo capola-voro, e dove, se potete, consiglio atutti voi di vederlo.

*Albert Bucci (Ravenna, 1968) èdirettore artistico del RavennaNightmare. È stato docente diSceneggiagtura e Tecniche dellaNarrazione alla Iulm di Milano eproduttore esecutivo di spot pubblici-tari televisivi. Possiede anche unalaurea in Fisica Teorica. Il suo veronome è Alberto, ma in effetti è meglionoto come Albert.La rassegna

Da Agatha Christie a Marlowe, da Carpentera Sartre, in questo filmnichilista ci sono tutte

le magnifiche ossessionidell’autore di Pulp Fiction

dell’unità di spazio e di tempo (ipersonaggi si muovono in unastanza chiusa e isolata dalla tor-menta); girato nel formato 70mmdei grandi classici del cinema: TheHateful Eight è un’opera contem-poranea profondamente ispiratadalla Storia del Cinema, cometutta la filmografia di Tarantino.Un western che di primo acchitosembra rispettoso delle sue originie a esse vuole ispirarsi (una strut-tura più vicina a Un dollaro d'onoredi Howard Hawks e a Mezzogiornodi fuoco di Fred Zinnemann, cheall'amatissimo Sergio Leone), ma

che evolve subito in un geniale eimprevedibile mix tra l’enigmadella camera chiusa e conseguen-te meccanismo a eliminazione deiDieci piccoli indiani di AgathaChristie, la claustrofobia filosoficadi A porte chiuse di Jean Paul Sartree, per ammissione diretta diTarantino, il suo primo film Le ienee soprattutto La cosa di JohnCarpenter. Non a caso la colonnasonora di Morricone comprendeanche alcune composizioni createnel 1982 per La cosa ma che poinon sono confluite nella versionedefinitiva, un po’ per mancanza di

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CINEMA

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Cinema Km Zero” è una nuova rasse-gna a cura di Marco Müller – già diretto-re del festival di Pesaro, Rotterdam eLocarno, della Mostra del Cinema diVenezia, del Festival del Cinema di Romae ora programmatore di eventi in Cina eSvizzera – che ha individuato in quattroartisti della scena cinematografica italia-na la lungimiranza di uno sguardo “achilometro zero”.

Le opere dei quattro artisti, vincitori dipremi e frequentatori di festival interna-zionali, saranno mostrate nella salarestaurata del Circolo IX Febbraio diGambellara (Ravenna) in quattroappuntamenti a partire dalla fine di gen-naio 2016. Sarà un'occasione permostrare agli avventori dell'Osteria delPancotto (all’interno del circolo) e agliappassionati del cinema d'autore, delleopere girate nel territorio di provenienzadegli artisti stessi, e ispirate a un rappor-to col territorio fortissimo, centrale,genuino.

Tutti gli artisti, ad eccezione diRaffaele Andreassi, deceduto nel 2008 eil cui film apre la rassegna il 29 gennaio,saranno presenti in occasione dellaproiezione delle loro opere e sarà possibi-le dialogare con loro al termine dellaproiezione.

In particolare il programma a febbraioprevede Alberto Fasulo con Rumore bian-co il 5 febbraio e il 6 febbraio AliceRohrwacher con Le meraviglie. E la pre-senza dello stesso Muller a dialogare congli artisti.

Proiezione 5 euro. Cena-buffet+proie-zione 15 euro. Tessera Endas 7 euro.

TORNA ACROSS THE MOVIE: FILM, MUSICA LIVE (DA APPINO A GIACOMO TONI) E ANCHE DJ-SET DOPO LA PROIEZIONE

Ritorna per l’ottavo anno la rassegna cinematografica Across the movies, al cinema Eliseo diCesena. La rassegna è interamente dedicata alla musica e propone, alle 21, documentari storici,biopic ed ogni tipologia di film in cui la musica è protagonista con la particolarità (dalle 19.30) diuna introduzione dedicata all’artista protagonista della serata curata da Luigi Bertaccini e musicistiospiti a reintepretare dal vivo brani degli artisti che appariranno sullo schermo. Novità di questaedizione, l’aftermovie party a La Cantera con dj set a tema, dopo la proiezione. Dopo la primaserata, giovedì 28 gennaio, dedicata a Janis Joplin, si prosegue giovedì 4 febbraio con TheWrecking Crew (regia di Denny Tedesco, con Brian Wilson, Sonny & Cher, Frank Zappa, Usa 2008– 101 min). Dalle ore 19.30 aperitivo nel foyer del cinema Eliseo con intervento musicale dal vivodi Antonio Gramentieri and Friends e al termine della proiezione Aftermovie party a La Cantera: djset Marco Turci: “Set the record straight”. L’11 febbraio è in proiezione Kurt Cobain Montage ofHeck (regia di Brett Morgen, con Kurt Cobain, Dave Grohl, Courtney Love, Krist Novoselic, Usa2015 – 135 min), live di Appino, Francesco Motta, Andrea Ruggiero e Aftermovie party con dj setLappa: “Smell like love buzz”. Il 18 febbraio è la volta di What Happened, Miss Simone? (regia diLiz Garbus, con Nina Simone, Malcolm X, Martin Luther King – Usa 2015 – 101 min) con musica livedi Eloisa Atti & Giacomo Toni e aftermovie party con dj set ToffoloMuzik: “The Wild Blue”. Giovedì25 febbraio viene proiettato Daft Punk Unchained (regia di Hervé Martin-Delpierre, con ThomasBangalter, Guy-Manuel De Homem-Christo - Francia 2015 – 85min.) con Alessandro Piatto(N.O.I.A.) dal vivo prima e, a seguire, il dj set ToffoloMuzik: “Unhumans” a La Cantera.

CESENA

Marco Muller sarà alPancotto di Gambellara,Ravenna, nel primo weekend di febbraio

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Cinema a km zero:proiezioni in osteriacon Marco Muller

GAMBELLARA (RA)CINEMA DELLA VERITÀ AL MASINICON “IN VIAGGIO CON RICCARDO TERZO”

Novità per la stagione 2016 del Ridotto del teatroMasini di Faenza con una rassegna interamentededicata al docufilm, “Il Cinema della Verità”, chesarà sviluppata in sei appuntamenti in cui sarannopresentate pluripremiate opere, già ospitate inimportanti festival internazionali, realizzate dagiovani ma già affermati autori e registi italiani diquesto particolare genere cinematografico. Il primoappuntamento prevede la presentazione deldocumentario In viaggio con RiccardoTerzo,realizzato da Gianni Cannizzo e incentrato sullamessinscena dello spettacolo teatrale InsanamenteRiccardoTerzo di Roberta Torre al Piccolo TeatroStudio di Milano avvenuta a novembre 2013. Inviaggio con RiccardoTerzo è quindi la narrazioneappassionata delle prove e dei retroscena chehanno accompagnato la realizzazione dellospettacolo teatrale fortemente voluto da RobertaTorre e da lei costruito mescolando le esperienze diattori e pazienti psichiatrici. Mercoledì 24 febbraioalle 10 e alle 21. Ingresso gratuito.

FAENZA

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di Matteo Cavezzali

Persone misteriosamente scom-parse, efferati serial killer, paura emistero sono stati gli ingredientidei primi romanzi del ravennateEraldo Baldini, che negli anni ’90 èstato tra i più venduti autori dinoir in Italia, che ha poi sperimen-tato varie altre cifre stilistiche eche molti conoscono per la suaattività di antropologo e profondoconoscitore della cultura e dellatradizione romagnola. Lo incon-triamo nel momento in cui tornain libreria con la riedizione diBambine, grazie all’editore raven-nate Fernandel. Un giallo, appun-to.

Come mai il pubblico amacosì tanto i libri gialli?

«Da una parte c’è il bisogno diesorcizzare delle paure, l’esigenzadi circoscriverle in una storia cheha un principio e una fine, diversa-mente dai fatti di cronaca chehanno un inizio e raramentehanno fine. Nella realtà il pericolorimane, l’ordine non viene ristabi-lito. Nel giallo la frattura inveceviene ricomposta, nel noir non èdetto che venga ricomposta, maviene messo in luce questo conod’ombra».

Appassionano però anche icasi irrisolti…

«In quelli c’è una componenteauto-salvifica, è il pensare: “fortu-natamente non è toccata a me”,cosa che in realtà non è mai scon-tata… e in aggiunta c’è un pizzicodi voyeurismo».

È tornato in libreria in que-sti giorni “Bambine”, il libroche venti anni fa la fece cono-scere al grande pubblico e cheera da tempo introvabile,peraltro tutto ambientato aMarina di Ravenna.Soddisfatto?

«Sono molto legato a quel libro.È stato il mio primo vero romanzo.Prima avevo scritto solo racconti.Ed è stato anche il primo libro cheho pubblicato per una casa editricenazionale nel vero senso dellaparola. Allora Theoria era unabella casa editrice che puntava sunuovi giovani autori. Allora forseero ancora nella categoria giova-ne… quasi».

Cosa ricorda di quegli anni?«C’era un gran entusiasmo. A

Theoria ci lavoravano con editorcome Severino Cesari che poi pas-sarono a Einaudi aprendo la colla-na Stile Libero dove hanno portatoautori come Carlo Lucarelli eGiampiero Rigosi. Era quel gruppoche allora si frequentava moltoattorno a Lucarelli e che creò larivista Incubatoio 16. Quella primarivista informatica che uscì in solitre numeri... Per l’epoca eravamoavanti. Erano i primi anni ’90. Io

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20 LIBRIL’INTERVISTA

Eraldo Baldini, venticinque anni da scrittore Ristampato l’ormai introvabile romanzo che consacrò lo scrittore ravennate a livello nazionale, “Bambine”

Tour ma gli intellettuali viaggia-vano per conoscere. Ravenna nonera una meta classica, ma avevaun suo richiamo, soprattuttodopo che era stata scelta da Byronper un lungo e denso soggiorno.Ravenna era considerata “anti-chissima” ancor più di Roma. Erala città di Dante. Città unica almondo a mostrare testimonianzedi un periodo che aveva lasciatopoco dietro di sé: il passaggiodalla romanità al periodo dei“barbari”. Gli stranieri sentivanoanche il fascino della natura diquesta città orfana del mare, inquesto scenario cupo e molto evo-cativo della pineta e delle paludi.Silenziosa e abbandonata dallastoria».

«Negli anni Novanta c’era un grandeentusiasmo, eravamo un gruppo che sifrequentava spesso e fondammo una

rivista on line. Io non avevo nemmenoancora internet in casa, per leggerla

andavo da Carlo Lucarelli»

non avevo ancora internet acasa… »

Quindi non la poteva legge-re?

«No, andavo a leggerla daLucarelli».

Venti anni dopo com’è cam-biata la scena letteraria?

«Nascono ancora esperienzeeditoriali nuove, ma allora siavvertiva un gran fermento, cheoggi non sento più. O forse loavvertivo io perché stavo inizian-do… Riuscire a pubblicare per uneditore nazionale mi diede il sensoe la speranza che quella cosa dello“scrivere” poteva diventare unmestiere».

Anche questo libro parte dauna storia vera…

«Sì, è la storia vera della mortedi un mio amico in mare e dellasua bambina, che oggi ha 27anni... Mi sentivo, e mi sento anco-ra, molto vicino a lei, come se perlei fossi un po’ una figura paterna.La scrittura iniziò in un periododifficile della mia vita. Avevo divor-ziato nel ’91, era venuto un tumo-re a mio padre e poi la perdita delmio caro amico... Una serie disituazioni dolorose che sentivo ilbisogno di sfogare raccontando.Ne venne fuori questo libro».

I lettori oggi sono diversi da

quelli degli anni ’90, come siaspetta che reagiranno?

«È una generazione diversa dilettori. È un vecchio libro, scom-parso da anni, ma di fatto è unlibro nuovo per chi non l’ha mailetto. La storia non è una storiache invecchia, perché è una storiadi solitudine, di una vita che haperso il filo e su questo smarrimen-to si innesta un noir. È stato unodei primi libri sui serial killer scrit-to in Italia ed è ambientato aRavenna e nei lidi ravennati».

Oggi non scrive più noir,come mai?

«Il giallo e il noir allora mi piace-vano molto, a un certo punto mene sono allontanato e non ne hopiù scritti. Il mio era un noir antro-pologico più che basato sul crimi-ne. Adesso non ne leggo più e nonmi appassitone nemmeno seguire icasi in tv. Forese ho fatto indige-stione, di libri e serie tv, è un conti-nuo… e io mi sono stufato».

Per Longo, sempre di recen-te, ha pubblicato Il richiamo diRavenna, La città e i suoi din-torni secondo i visitatori stra-nieri (1800-1960), cosa affa-scinava i visitatori di questacittà? Anche i suoi mistero?

«Dall’inizio dell’800 a metà del‘900 il viaggio non era più il Grand

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ANCHE MURGIA E SCARPA AGLI ITINERARI LETTERARI DELL’EX LAVATOIO

Nella sala dell’ex Lavatoio di Morciano diRomagna tornano gli “Itinerari letterari” delladomenica pomeriggio, sempre alle 16.30, curatida Emiliano Visconti. Si comincia il 7 febbraio conAndrea Bajani e il suo fortunato La vita non è inordine alfabetico (Einaudi), mentre il 14 sarà lavolta di Michela Murgia con il suo romanzo Chirù(Einaudi) che mette al centro una vicendasentimentale ma con una forte valenza politica: ilrapporto maestra/allievo di vita tra unatrentottenne e un diciottenne. Il 21 febbraio saràla volta di Fabio Stassi con il suo volume dedicatoai personaggi letterari che hanno fatto la storiadella letteratura e sono diventate vere e proprieicone, se non archetipi della nostra civilità. Infine,il 28 febbraio chiude il ciclo Tiziano Scarpa, giàpremio Strega, con il suo attesissimo romanzouscito in libreria a gennaio: “Il brevetto del geco”.

MORCIANO

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ALBERGO RISTORANTE - CANTINA

SALA CONVEGNIARTI VISIVE

UN FEBBRAIO TRA POESIA E MUSICAIN CHIUSURA MICHELA MARZANO

Nell’ambito della rassegna “Caffè Letterario” di Lugo,venerdì 5 febbraio Emilio Pasquini introdotto da ArnaldoBruni, all’hotel Ala d’Oro di Lugo, presenta il suo Il viag-gio di dante. il 12 febbraio alle 21, al Salone Estense dellaRocca di Lugo, Valerio Varesi presente Lo stato di ebbrez-za (Milano, Frassinelli, 2015) una parabola umana che èmetafora della storia politica dell’Italia degli ultimi qua-rant’anni. Il 19 febbraio, ma all’Hotel Hotel Ala d'Oro alle21, inizia una serie di incontri dedicati alla musica conGiovanni Bietti Mozart all’opera (Bari, Laterza, 2015) intro-dotto da Giovanni Emiliani. Domenica 21 febbraio alle 18,sempre all’Ala d’Oro (ingresso a 15 euro con cena a buf-fet) “Musica e Poesia I poeti del cuore raccontati attraver-so i loro versi e la Musica di grandi compositori. Poulenc,Schuloff e Wisława Szymborska”, con il trio Colarelli,Baldi, Bezziccheri e la voce di Patrizia Randi. Mercoledì 24faebbraio alle 21 (hotel Ala d’oro) Domenico Randi intro-duce la giornalista Giuseppina Manin che presenta il suoNel giardino della musica. Sabato 27 con un tema di gran-de attualità: Michela Marzano infatti interviene sulla que-stione delle famiglie omosessuali, delle donne e del“gender” parlando del suo libro Papà, mamma e gen-der, (Torino, Utet , 2015).

LUGO

Nella bellissima cornice di PalazzoRasponi, in centro a Ravenna, la rassegna diincontri letterari curata dall’associazioneOnnivoro e Matteo Cavezzali “Il tempo ritro-vato” ha in programma un febbraio connomi di sicuro interesse. Tutti gli incontriiniziano alle 18.30. Si comincia lunedì 1febbraio parlando di scuola (ma, c’è dascommettere, non solo) con ChristianRaimo, autore del libro per EinaudiTranquillo prof, la richiamo io, nato dalla suapagina Facebook dove con ironia e sagaciaaveva iniziato a scrivere quasi brevi raccon-ti di un docente (come effettivamente Raimoè) in cerca di conferme da parte degli stu-denti, incapace di percepirsi nella propriapochezza e che metteva in luce invece lamaturità e la saggezza degli studenti. Raimoè intellettuale, collaboratore della rivistaInternazionale, editor di Minimum Fax.

Mercoledì 3 febbraio sarà invece la volta diCorrado Augias, nome che non ha bisogno dipresentazioni e che a Ravenna parlerà del suolibro Le ultime diciotto ore di Gesù Cristo.

Mercoledì 17 febbraio sarà invece la voltadella raffinata scrittrice bolognese GraziaVerasani e del suo Senza ragione apparente(Feltrinelli). Una nuova indagine di GiorgiaCantini che si muove questa volta nelmondo dell’adolescenza per scoprire leragioni del suicidio di un diciassettenne.

Infine, martedì 23 l’ospite sarà uno scrit-tore pluripremiato (si è aggiudicato ilCampiello ed è stato finalista anche delloStrega) sempre al centro dell’attenzionemediatica e delle pagine culturali dei gior-nali: Antonio Scurati parlerà del suoromanzo Il tempo migliore della nostra vita(Bompiani).

Augias, Raimo,Verasani e Scuratia Palazzo Rasponi

RAVENNA

Michela Murgia saràanche l’ospite dellaserata della serie“Scritto e soffritto”,cena con l’autore, daGhigo a Cesena,sempre a cura diEmiliano Visconti

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LIBRI

di Gloria Bernabini

Prende il via il 5 febbraio alla Biblioteca Saffi di Forlì Philosophy of Horror – pensareal di là dell’umano, un ciclo di conversazioni sulla filosofia del postumano, del preuma-no e del non umano organizzato dall’associazione culturale Praxis. Protagonista delprimo incontro è il filosofo forlivese RoccoRonchi, autore di Zombie Outbreak. La filoso-fia dei morti viventi edito dalla casa editriceTextus de l’Aquila. Il ciclo di conferenze, ci rac-conta il professor Ronchi, è l’occasione per pre-sentare i testi di “Filosofia al presente”, collanada lui diretta per la piccola e coraggiosa Textus,il cui filo rosso è proprio la riflessione sul postu-mano, oltre che per offrire un’anticipazionedella terza edizione della scuola di filosofiaPraxis, organizzata dall’omonima associazionedi cui Ronchi è presidente, che si terrà a Forlìdal 28 al 30 luglio e tratterà il tema “Tecnica enatura”.

Professor Ronchi, che cos’è la filosofiadel postumano? Si può dire che perde ladimensione antropocentrica che ha sem-pre dominato la riflessione filosofica?

«Sì, la filosofia contemporanea è attraversa-ta da una forte tendenza critica nei confrontidella centralità della figura umana e prova apensare al di là dell’umano, in consonanza conun’esigenza più generale, dettata anche dal-l’attualità, di ripensare la natura al di fuori delparadigma antropologico, libera dall’impron-ta umana».

La riflessione sul post umano è in uncerto senso condotta anche dalla fanta-scienza e dall’horror.

«La fantascienza e l’horror fornisconomolto materiale alla riflessione filosofica, per-ché permettono di lavorare su delle situazionidi carattere sperimentale e di condurre quindidegli esperimenti del pensiero. Nel cicloPhilosophy of Horror partiamo dalla metaforazombie, passando da quella del cyborg, percontinuare con riflessioni più tradizionali,come le dimensioni parapsicologiche e spettrali dell’esperienza».

Ci parli dunque della figura dello zombie: perché la filosofia sente il bisognodi esplorare questo argomento?

«I morti viventi sono diventati protagonisti dell’immaginario contemporaneo, unapresenza pervasiva non soltanto nel cinema, ma anche nel fumetto, nella televisione enei videogiochi, e durante il primo incontro cercheremo di capirne il motivo. Perché imorti viventi sono entrati così prepotentemente nel nostro immaginario, a quale esigen-za corrispondono? Le spiegazioni sono tante: dal punto di vista sociologico e antropolo-gico è facile vedere nella figura dello zombie una metafora dei larghi strati di popolazio-ne che attraversano i confini alla ricerca di condizioni di vita migliori e che spesso sono

trattati come morti viventi da chi invece li dovrebbe ospitare. La metafora zombie spiegainfatti la percezione che abbiamo dell’altro: quando l’altro è radicalmente diverso noi lospogliamo della sua umanità e individualità, confinandolo in una terra di nessuno dovenon è né vivo né morto. Dal punto di vista psicologico ed etico lo zombie si situa in unadimensione di soglia tra la vita e la morte che oggi il progresso tecnico e scientifico ha

reso molto più frequente. La medicina ci per-mette infatti di prolungare la nostra esisten-za, ma creando molto spesso condizioni disoglia, nelle quali non si può più stabilire conchiarezza se c’è vita o se c’è morte».

Lo zombie è dunque una vittima o uncarnefice?

«Entrambe le cose. Lo zombie è innanzitut-to la vittima perfetta, perché nei suoi confron-ti non si ha alcun genere di scrupolo morale:nei film e nella letteratura sugli zombie il dirit-to a distruggerli è un diritto assoluto. Da que-sto punto di vista lo zombie è la creatura piùmaledetta e perduta che ci sia, mentre da unaltro punto di vista si presenta come il carne-fice perfetto, cioè il carnefice che non ha anti-doto. Gli zombie sono inarrestabili, rappre-sentano la minaccia assoluta, contro cui nonc’è possibilità di difesa, la minaccia al princi-pio stesso del mondo. Gli zombie e l’apocalis-se vanno di pari passo».

Tornando all’associazione degli zom-bie con i migranti, la filosofia ci può aiu-tare a trovare una via verso una convi-venza con quelle che molti percepisconoappunto come masse anonime e minac-ciose?

«La filosofia ci insegna che la ricerca dellaverità si fa solo attraverso il dialogo e chequindi la presenza dell’altro è indispensabile.Da questo punto di vista la filosofia ci puòessere d’esempio, se non d’aiuto, poiché cimostra che soltanto attraverso il rapporto trale differenze è possibile la creazione di un verosapere».

Per concludere, quali sono le sue let-ture preferite, nell’ambito della narrati-

va? Frequenta spesso i generi horror e fantascientifico?«A dire il vero la mia conoscenza di questo universo è mediata dal cinema, anche per-

ché il mondo zombie è soprattutto cinematografico. A differenza di altre figure, comequella del vampiro, nato in ambito letterario, lo zombie nasce immediatamente al cine-ma, quindi il suo luogo deputato è l’immagine. Nel corso del primo incontro proveremoa discutere proprio della consustanzialità tra lo zombie e l’immagine, di questa stranaomogeneità e complementarietà che rende il morto vivente un perfetto eroe cinemato-grafico, e oggi anche televisivo. Per quanto riguarda la narrativa in generale, invece,devo dire che tendo a leggere poca narrativa contemporanea. Se ho in mano dellanarrativa è quasi soltanto classica»

L’INTERVISTA

La filosofia dello zombie per andare oltre l’umanoRocco Ronchi aprirà il 5 febbraio alla biblioteca Saffi un cliclo di incontri dal titolo “Philosophy of Horror”

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UN INCONTRO AL MESE FINO A GIUGNO TRA CYBORG E FANTASMI

Gli appuntamenti della rassegna vedono Giovanni Sironi parlare di “HungerGambes, un tributo al godimento” venerdì 18 marzo, Franscesco Giusti con“Cantare la morte” venerdì 1 aprile, sabato 7 maggio invece si parla di “Cyborg ela vita” con Daniele Poccia e si chiude il 3 giugno con Giacomo Foglietta e “I fan-tasmi di William James”. Sempre alla biblioteca Aurelio Saffi in Corso dellaRepubblica 78 alle 17.30.

A sinistra un’immagine del poetico zombie di TimBurton nel film La sposa cadavere. A destra unfotogramma del film Io sono leggenda, trattodall’omonimo romanzo di Richard Matheson

IL PROGRAMMA

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Al fine di celebrare e valorizzare in maniera unica e innovativa il profondo legame tra DanteAlighieri e la città che fu il suo “ultimo rifugio”, Ravenna Festival e il Comune di Ravenna (in collabo-razione con la sede ravennate dell’Università di Bologna, l’Istituzione Biblioteca Classense, laFondazione Cassa di Risparmio di Ravenna, Dante 2021 e il Centro Dantesco Francescano) promuo-vono un bando internazionale dal nome “Giovani artisti per Dante”, volto a selezionare delle proposteartistiche che valorizzino la figura dell’esule poeta, l’identità di Ravenna come “città dantesca” e larestituzione performativa dell’opera dell’Alighieri.

Gli spettacoli prescelti dovranno durare dai 30 ai 40 minuti e saranno prodotti da Ravenna Festival,che li inserirà nel programma ufficiale dell’edizione 2016, andando a creare una sorta di rassegnanella rassegna: le esibizioni avranno luogo dal 13 maggio al 12 luglio, alle ore 11, presso gli AntichiChiostri Francescani situati nella cosiddetta “zona del silenzio”.

Al bando possono partecipare artisti, gruppi, associazioni di performer e cultori di Dante la cui mag-gioranza dei componenti sia di età inferiore ai 30 anni. Le domande devono essere presentate in formadigitale all’indirizzo [email protected] entro e non oltre le 12 del 28 febbraio. Per maggio-ri informazioni visitare il sito www.ravennafestival.org.

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IL BANDO

RaFestival in cerca di ideeper raccontare Dante

IL SAGGIO

Vanoli e il sentimentodel Mediterraneo

Un viaggio sentimentale promette di essere fin dal sottotitolo, e un viaggio sentimentale è ciò cheeffettivamente è questo libro di Alessandro Vanoli (Quando guidavano le stelle) uscito per Il Mulino. Unanavigazione, anzi quattro navigazioni, che portano il lettore a scoprire con l’autore il Mediterraneo inun sovrapporsi di epoche e geografie. Docente universitario, Vanoli, già autore di altri volumi comeAndare per l’Italia araba, qui sfodera una penna da vero narratore e divulgatore tanto da usare anche igrandi eventi storici come fondali per dar la parola a personaggi, che siano personaggi reali o inven-tati poco importa, che diventano di volta in volta altrettanti “virgili” per il lettore, ovverosia guide percapire appunto il sentimento di un luogo in un dato momento storico. E così si partedall'Egeo dal Pireocon Platone e l’Egeo al tempo di Ulisse per approdare all’Alessandria di Tolomeo e poi a Cartagine,negli ultimi suoi giorni da capitale, prima di approdare a Ostia. E poi, ancora, da Betlemme per attrac-care nella Costantinopoli erede di Roma e alle Colonne d’Ercole, mentre le nuove religioni monoteisteconquistano le terre che si affacciano sul mare e si arriva fino all'Andalusia di Cid El Campeador e allaGenova delle Repubbliche marinare. A Venezia si approda nel 1495 e ad Ancona ci fermeremo adascoltare i presunti racconti di un mercante bolognese in attesa di imbarcarci per Cipro. Palermo,Napoli, i bastimenti da Genova diretti negli Stati Uniti sono le tappe del declino del Mediterraneo,durante la quarta navigazione che si chiude ai giorni nostri, a Ravenna. In questo solcare mari ed epo-che scopriamo colori, odori, sapori, parole, sogni, aspettative, scontri filtrati attaverso secoli di storia.

Ad accompagnarci è un narratore che è anche uno studioso e che nonlesina i ricordi personali e reclama un suo spazio, rifiutandosi di scom-parire dietro le storie che racconta. Questa sua presenza funge ancheda ponte per il continuo spostamento tra ciò che fu e ciò che è e rendequasi tangibile come sia oggi impossibile scindere i nodi che legano alpassato questo mare di cui ora spesso parliamo soprattutto per raccon-tare di fughe, profughi, morti, naviganti della disperazione. Di questomare che oggi tanti vogliono trasformare in una barriera lì a dividereOriente da Occidente, più ancora che il Sud dal Nord. Eppure c’è unfaro che Vanoli offre per rileggere la storia e soprattutto affrontare l’og-gi: Oriente e Occidente non sono due entità delineate e separate, anzidi più, in questo mare Oriente e Occidente non esistono. Ma forseabbiamo perso consapevolezza di ciò, così come di ciò che questo mareha dato e può dare. O questo sembra dire l’approdo finale nell’unicacittà della costa romagnola che viene toccata, quella Ravenna contem-poranea che ha ormai però girato le spalle al mare pur custodendo itesori venuti dall’aldilà dell’Adriatico e oltre. Un finale amaro per unlibro capace di stimolare riflessioni su questioni come identità, cultura,appartenenza e allo stesso tempo di regalare il piacere di una fuga dalqui e ora (almeno per le prime tre navigazioni) senza concessioni alnostalgico o al retorico ma senza rinunciare, appunto, al sentimento.Alessandro Vanoli sarà a Casa Melandri, in via ponte Marino, aRavenna, il 5 febbraio alle 18. (fe. an.)

Una città di amore e passioneL’INIZIATIVA

Visita guidata e letteraria a Ravenna per San Valentino Un’occasione quanto mai romantica per scoprire il lato più “passionale” dell’an-

tica città dei mosaici. Nel giorno di San Valentino, infatti, a Ravenna è possibile par-tecipare a una visita guidata del centro città tutta incentrata su questo tema.L’ideatrice è la guida Manuela Farneti che ci ha anticipato quale sarà il percorso,con una fortissima impronta letteraria.

La partenza è alle 15 dallo Iat di Palazzo Rasponi delle Teste in piazza Kennedy,ora chiusa per lavori e a cui si accede da via Luca Lunghi. Da lì si prende la direzio-ne di Piazza del Popolo per introdurre il quadro storico della Signoria dei Polentania cui apparteneva quella Francesca da Rimini immortalata da Dante nell’inferno

nell’abbraccio con l’amante. E di lei la guida parlerà soprattuttodurante la sosta alla Tomba di Dante per approfondire anchecome la sua figura sia cambiata nei secoli, da peccatrice lussurio-sa a simbolo di libertà per i patrioti risorgimentali. E qui verràaccennato anche all'amore non corrisposto del nobile ravennateNastagio degli Onesti per una fanciulla, vicenda descritta daBoccaccio in una delle novelle del Decamerone e ambientatanella pineta ravennate. In piazza San Francesco, davanti allatarga che ricorda il soggiorno di Lord Byron, ci racconta Farneti,«parlerò della passione che lo legò a Teresa Guiccioli e del suosoggiorno di due anni a Ravenna». La passeggiata terminerà inpiazza Garibaldi davanti al monumento dell’Eroe e al bassorilievoche lo ritrae insieme ad Anita, donna dalla passione e dal corag-gio leggendario che gli fu accanto per circa dieci anni fino allamorte, il 4 agosto 1849 a Mandriole.

Info: Ravenna Incoming c/o Iat Ravenna, Palazzo Rasponidalle Teste. Tel. 0544 482838 - 35404; email: [email protected].

La tomba diDante, unadelle tappedella visita“amorosa”

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24 ARTE

Inaugura il 13 febbraio l’attesissima mostra “Piero della Francesca, indagine su unmito” ai Musei San Domenico di Forlì, che resterà aperta fino al 26 giugno. La mostra, chenon mancherà di richiamare migliaia di visitatori, nasce per raccontare il rispecchiamen-to tra critica e arte, tra ricerca storiografica e produzione artistica nell’arco di più di cinquesecoli rispetto a un artista la cui fortuna ha attraversato varie fasi. «Alcuni dipinti di Piero,scelti per tracciare i termini della sua riscoperta, costituiscono il cuore dell'esposizione.Accanto ad essi figurano in mostra opere dei più grandi artisti del Rinascimento che con-sentono di definirne la formazione e poi il ruolo sulla pittura successiva», si legge nella pre-sentazione. Per illustrare la cultura pittorica fiorentina negli anni trenta e quaranta delQuattrocento, che vedono il pittore di Sansepolcro muovere i primi passi in campo artisti-co, saranno presenti opere di Domenico Veneziano, Beato Angelico, Paolo Uccello e Andreadel Castagno, esponenti di punta della pittura post-masaccesca. Ma la mostra vuol darconto anche dei primi riflessi della pittura fiamminga, da cogliere negli affreschi del porto-ghese Giovanni di Consalvo. Gli spostamenti dell'artista tra Modena, Bologna, Rimini,Ferrara e Ancona determinano l’affermarsi di una cultura pierfrancescana nelle opere diartisti emiliani come Marco Zoppo, Francesco del Cossa, Cristoforo da Lendinara,Bartolomeo Bonascia. Importanti sono i suoi influssi nelle Marche su Giovanni Angelod'Antonio da Camerino e Nicola di Maestro Antonio; in Toscana, con Bartolomeo dellaGatta e Luca Signorelli; e a Roma, con Melozzo da Forlì e Antoniazzo Romano. Ma l'impor-tanza del ruolo di Piero è stata colta anche a Venezia, dove Giovanni Bellini e Antonello daMessina mostrano di essere venuti a conoscenza del suo mondo espressivo. La mostra dàconto della nascita moderna del suo "mito" anche attraverso gli scritti dei suoi principaliinterpreti: da Bernard Berenson a Rober to Longhi. La riscoperta ottocentesca di Piero dellaFrancesca è affidata ai disegni di Johann Anton Ramboux alle copie del ciclo di Arezzo ese-guite da Charles Loyeux, fino alla riscoperta inglese del primo Novecento, legata in parti-colare a Roger Fry, Duncan Grant e al Gruppo di Bloomsbury, di cui fece parte anche lascrittrice Virginia Woolf. «Il fascino degli affreschi di Arezzo sembra avvertirsi nella nuovasolidità geometrica e nel ritmo spaziale di Edgar Degas - dicono ancora i curatori. Un simi-le percorso di assimilazione lo si ritrova in pittori sperimentali e d’avanguardia come iMacchiaioli. Echi pierfrancescani risuonano in Seurat e Signac, nei percorsi del postim-pressionismo, tra gli ultimi bagliori puristi di Puvis de Chavannes, le sperimentazioni meta-fisiche di Odilon Redon e, soprattutto, le vedute geometriche di Cézanne». La sua opera ètenuta come modello da pittori che ne apprezzano di volta in volta l'astratto rigore formalee la norma geometrica. La fortuna novecentesca dell’artista è raccontata confrontando, tragli altri, gli italiani Guidi, Carrà, Donghi, De Chirico, Casorati, Morandi, Funi, Campigli,Ferrazzi, Sironi con fondamentali artisti stranieri come Balthus e Hopper che hanno con-segnato l’eredità di Piero alla piena e universale modernità. La mostra è a cura di AntonioPaolucci, Daniele Benati, Frank Dabell, Fernando Mazzocca e Paola Refice.

FORLÌ

La fortuna di Piero della FrancescaOpere di cinque secoli a confronto per indagare un «mito» ai Musei San Domenico

Il Novecento e il fascino dell’antico (anche nelle avanguardie)RAVENNA

Inaugurazione il 20 febbraio per la mostra antologica al Mar con opere di Picasso, Duchamp, De Chirico

ORARI E NUMERI

Info e prenotazioni: 199.15.11.34dal lunedì al venerdì 9-18; sabato9-12, chiuso nei festivi. Orari di visita: da martedì a venerdì:9.30-19; sabato, domenica, giornifestivi: 9.30-20. Lunedì chiuso (28marzo e 25 aprile apertura straordi-naria).La biglietteria chiude un’ora primaLa visita è regolamentata da unsistema di fasce orarie.La prenotazione è obbligatoriaper gruppi e scuole ed è consiglia-ta per i singoli.Sede: Musei San Domenico, PiazzaGuido da Montefeltro, 12, Forlì.

INFO UTILI

Piero della Francesca,“Madonna dellaMisericordia”, 1445-1462,olio su tavola. MuseoCivico, Sansepolcro

Vernice invece il 20 febbraio al Mar di Ravenna per la grandemostra allestita dal museo nel 2016 e curata da Claudio Spadoni: Laseduzione dell’antico - Da Picasso a Duchamp, da De Chirico a Pistoletto(fino al 26 giugno).

La mostra esamina quanto insopprimibile sia stato il richiamo del-l'antico lungo tutto il Novecento. Il secolo che all'insegna del “nuovo”ha visto le avanguardie dei primi decenni e quindi le neoavanguardiedel secondo dopoguerra, protagoniste della scena artistica interna-zionale, e alle quali anche la critica, musei, fondazioni e un mercatosempre più determinante, hanno rivolto le maggiori attenzioni.Questa mostra, ripercorrendo la storia del secolo scorso con unosguardo diverso, mira a documentare artisti e vicende che testimo-niano l'attenzione all' “antico” non solo degli artisti che non sonostati partecipi delle ricerche e delle trasgressioni delle avanguardie,ma anche di molti che senza rinnegare la loro appartenenza amovimenti, gruppi, tendenze innovative, hanno attinto, in modidiversi, alla memoria storica. In mostra dunque si trovano opereche vanno da De Chirico, Morandi, Carrà, Martini, Casorati, alperiodo cruciale del “ritorno all'ordine” fra le due guerre, colNovecento di Margherita Sarfatti e Sironi figura dominante, fino alcosiddetto Realismo magico, ma anche alle versioni diversissimedel 'neobarocco', da Scipione a Fontana a Leoncillo; figure comeGuttuso e Clerici, quindi la stagione della Pop Art, con Schifano,Festa, Angeli, Ceroli, e quindi, nel pieno dell'Arte Povera, Paolini ePistoletto. E ancora, da Salvo ad Ontani, da Mariani a Paladino.Con una presenza rilevante di stranieri quali Duchamp, Man Ray,Picasso, Klein, per citare solo pochi nomi.

ORARI E NUMERI

Info e prenotazioni: Orari fino al31 marzo: martedì - venerdì 9-18,sabato e domenica 9-19. Chiuso illunedì. La biglietteria chiude un’oraprima. aperture festive 9-19Pasqua, Lunedì dell’Angelo, 25aprile, 1° maggio, 2 giugno. Sede: Mar, via di Roma, 13Ravenna. Tel. 0544 482477/482356

INFO UTILI

Renato Guttuso,” Lastiratrice e ragazzo diCaravaggio”, 1974,olio su tela, Varese,FondazioneFrancesco Pellin

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ARTE

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R&DCULTfebbraio 2016

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Anteprima 11 febbraio - Albergo Cappello Ravenna

Continuano gli eventi della ricca programma-zione di Cristallino, curato dall’AssociazioneCalligraphie, al Musas di Santarcangelo diRomagna. Dopo l’indagine su La Fondazione diRaffaello Baldini attraverso una serie di opere sitespecific di dieci artisti differenti e due visite eccen-triche, ora la riflessione si sposta su «una ricogni-zione della condizione umana, passando attra-verso le esperienze traumatiche dei conflitti del-l'ultimo secolo e la progressiva reificazione socia-le e culturale che ha contraddistinto la moder-nità»: è la morale quindi a essere raccontata. Adaccompagnare il pubblico sono due artisti,Claudio Ballestracci e Erich Turroni, che – ilprimo il 23 gennaio scorso, il secondo il 7 feb-braio con vernice alle 18 – costruiscono dueinterventi destinati ad essere “abitati” da questipensieri, ad aprirsi a relazioni di prossimità con ivisitatori, con i loro sguardi. Ballestracci in Godonel sentire che state tutti bene - progetto per il“Memoriale del contemporeaneo”, crea un’in-stallazione ispirata al centenario della primaguerra mondiale, raccogliendo in una serie diteche lettere e cartoline scritte dai soldati sempli-ci al fronte, raccolte nel libro Verificato per censu-ra di Giuseppe Bellosi e Marcello Savini, di cuisono esposte le versioni originali, concesse dallaBiblioteca Malatestiana di Cesena. I testi sonoaccompagnati da alcune registrazioni audio,ambientate con i rumori e suoni tipici di una trin-cea, e da qualche oggetto di uso quotidiano sulfronte, tratto dalla collezione di Bruno Zama eAngelo Nataloni. I file audio di tutte le vetrinesono diffusi contemporaneamente in modo dapercepire una specie di coro intimo e confuso,così come spesso ci è dato coglierlo nei forzatiassembramenti umani. In occasione della verni-ce Dany Greggio e Atto Andrea Alessi si sono

SANTARCANGELO DI ROMAGNA

Dalla trincea al crepuscoloI nuovi eventi di Cristallino al Musas

relazionati con l’opera attraverso un’azioneperformativa. Erich Turroni mette in scena conCarsico uno spazio con opere a parete e alcuneinstallazioni, dove prende corpo una sorta di ele-gia dell’umano, raccolta sotto il segno di una

condizione postuma, di un crepuscolo. Una con-dizione che si profila come qualcosa di rassegna-to in una distanza incommensurabile, chiusonella perfetta dolorosità di un commiato.Durante la vernice sarà presentato il catalogomonografico sulle ultime opere di Erich Turroni,con testi di Gian Ruggero Manzoni. Ritorna,quindi di nuovo, sotto il segno della sperimenta-zione del pensiero la riflessione “cristallina”sulla contemporaneità, sulle sue fratture, sullesue illuminazioni, attraverso una prassi esteticamultidisciplinare che rappresenta un’azionecostruttiva, e possibile, sul mondo.

Sabina Ghinassi

In mostra opere di Claudio Ballestracci

e di Erich Turroni

SABBAGH E ALTINIDOPPIA PERSONALE TRAFOTOGRAFIA E SCULTURA

La galleria Marcolini ospita, con vernice il6 febbraio alle 18, la doppia personaleDpi – Darkness per Inch. Denominatoricomuni della mostra sono il corpo e ilcolore nero indagati da due artisti, ilfotografo Mustafa Sabbagh e la scultriceMilena Altini, che hanno spesso intrecciatouna dialettica tra le loro produzioni. Inquesti spazi Sabbagh porta una serie difotografie di Madonne con Bambino ePietà contemporanee, deliberata citazionedall’iconografia classica. Sabbagh, italopalestinese e giordano di nascita, è statodefinito è tra gli 8 fotografi più importantidel panorama nazionale contemporaneo ealterna la collaborazione con magazinescome The Face e Vogue alla carriera diartista (The Grass Grows ad Art Basel2014, NIRVANA, Musée de design etd'arts appliqués contemporains ,Lausanne). Altini, faentina di origine e conun carnet di importante esposizioni allespalle, presenta Waiting Souls, un grupposcultoreo nel quale prende corpoun’indagine plastica focalizzata sulla pellee sugli involucri, affascinante e di grandeimpatto emotivo. (sa. ghi.)

Galleria Marcolini: via francescomarcolini 25/A - 47121 Forlì, Orari:mercoledì e giovedì, dalle 16.30 alle19.30; venerdì e sabato, dalle 10 alle13 e dalle 16.30 alle 19.30; visitabileanche su appuntamento. Info: +39388 3711896 - [email protected]

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ARTER&DCULTfebbraio 2016

Prosegue fino al 7 febbraio, alla Galleria Comunale d’ArtePalazzo del ridotto la mostra Nowhere Landscapes - Per unanuova geografia dello sguardo, curata da Sabina Ghinassidell’Associazione Culturale di Volontariato RavennArte e chefino al 31 gennaio ha coinvolto anche la BibliotecaMalatestiana con esposizioni e incontri. La mostra è un attra-versamento del paesaggio tramite lo sguardo e l’opera di cin-que artisti differenti come generazione, scelta espressiva e radi-ce culturale: Mauro Pipani, Giorgia Severi, Angela Corelli,Gloria Salvatori, Gerardo Lamattina. «La mostra – spiega lacuratrice – si lega al disagio sociale del non riconoscersi nellapropria pelle che caratterizza il nostro tempo, dove al bisognodi appartenenza si mescola contemporaneamente il bisogno diessere altrove o semplicemente altro da sé. La ricerca poeticadegli artisti punta un modo nuovo di essere oltre a quello delluogo in cui è dato vivere per aprirsi a un sentire più autenticoin grado di viaggiare dentro di sé, nonostante i limiti o cercan-do di superarli. È un invito a superare gli schemi quotidiani perriconoscere i frattali della realtà e intuire l’infinito possibile apartire dal semplice, una ricerca quasi terapeutica in grado diintuire lo spazio laddove sembra non esistere più, accettando-ne la fatica e trasformandola in qualcosa di nuovo, di altro, acui appartenere empaticamente». I linguaggi degli artisti inmostra sono differenti. Angela Corelli, costruisce paesaggiinterni che diventano il cahier de vie del suo sguardo e delle sueesperienze dentro il mondo. Gerardo Lamattina è un video-maker e artista che lavora sul tema del paesaggio con lo sguar-do e la disposizione del Flaneur. Mauro Pipani produce operenelle quali il paesaggio ritorna come scrittura interiore e forte-mente emozionale, lavorando per sedimentazioni di parole,pensieri, materie. Giorgia Severi agisce sul territorio liminaletra land art e l’intervento concettuale. Infine Gloria Salvatorilavora con disegni e fotografia a una narrazione intima dove ilpaesaggio si fa incontro emozionante. In particolare il Ridottocon i suoi ampi spazi, ospita la seconda sezione, quella dedica-ta a progetti site specific e alle installazioni. La mostra è accom-pagnata da un catalogo edito in collaborazione con le EdizioniCalligraphie presentato il 31 gennaio nell’Aula Magna dellaBiblioteca Malatestiana.

Nowhere Landscapes,una nuova geografiadello sguardo a cinque

CESENA

Gerardo Lamattina, “Installazione audiovideo”, 2015-2016 Formato HD 720P

I giusti dell’Emilia-Romagna al MicFAENZA

Il primo riconosciuto in Italia è il romagnolo Ezio Giorgetti di BellariaFino al 28 febbraio al Mic, Museo Internazionale delle Ceramiche di Faenza, è visitabile la mostra storico-

documentaria organizzata grazie alla collaborazione del Museo Ebraico di Bologna che ha reso disponibili 17pannelli, che raccontano le storie di 54 "Giusti tra le Nazioni" che hanno operato nel territorio dell’Emilia-Romagna. Con l’attivazione del Giorno della Memoria si sono sempre ricordate direttamente più le vittime

della Shoah che non le numerose persone e organizzazioni chesi sono prodigate, in Europa e in Italia, per la salvezza degliebrei. In tutti questi cinquant’anni sono stati riconosciuti"Giusti tra le nazioni" 20.000 persone di cui 400 italiani e traquesti 54 in Emilia-Romagna. I Giusti dell’Emilia-Romagnasono stati in gran parte persone semplici, umili, spesso contadi-ni o gente di montagna. Alcuni erano impiegati o artigiani(Guido Morganti era un sarto), o commercianti (i coniugiMuratori); si annovera tra questi anche un Maresciallo deiCarabinieri (Osman Carugno), un magistrato (PellegrinoRiccardi pretore a Fornovo di Taro), una infermiera crocerossi-na (Luisa Minardi). Il primo Giusto riconosciuto in Italia èstato, nel 1964, il romagnolo Ezio Giorgetti di Bellaria.

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ARTE

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R&DCULTfebbraio 2016

RIMINI

L’anarchia comunitariadi quegli young dogs

Portrait of the artist as a young dog, fra Bologna e la Romagna 1985/1995. È questo il titolo della mostra che inaugura il 6 feb-braio alle 18 a Rimini, alla F.a.r. (fino al 29 febbraio) curata da Gino Gianuizzi e Danilo Montanari. «Ci sono periodi storici, luo-ghi e artisti che a volte concorrono a determinare una felice congiunzione. Tale è per noi quanto accadde tra Bologna e laRomagna tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 del novecento – dicono i curatori –. Artisti che trovarono un linguaggio comu-ne e un atteggiamento di curiosità, voglia di sperimentare, a volte di giocare con l’arte. Una sorta di laboratorio diffuso che videin Roberto Daolio in particolare, ma non solo lui, un attento osservatore, un fiancheggiatore e complice, e mai il critico ufficia-le. Una specie di anarchia comunitaria di monelli dell’arte (young dog ha tra l’altro questa accezione). Artisti che di lì a pocoavrebbero intrapreso percorsi diversi, alcuni verso la fama internazionale, altri più rinchiusi nella loro ricerca, altri ancoradispersi in diversi campi della vita. Il percorso si muove tra Bologna, con la galleria Neon di Gino Gianuizzi, Ravenna con leEdizioni Essegi e la 420WB di Danilo Montanari, Palazzo del Diavolo a Forlì, poi Rimini, Imola, Castel San Pietro con il lavoro diMauro Manara…». La mostra allestita negli spazi della Far di Rimini - accompagnata da un libro di testimonianze dell’epoca –intende indagare gli esordi di un gruppo di giovani artisti, sottolinearne alcuni aspetti comuni e evidenziare per ognuno di lorole peculiarità che già lasciavano intravedere quali sarebbero stati gli sviluppi della loro ricerca artistica. In occasione della mostraverrà pubblicato un volume con testi dei curatori e alcuni scritti di Roberto Daolio. Artisti: Sergia Avveduti, Gianfranco Beghi,Francesco Bernardi, Bertozzi & Casoni, Raniero Bittante, Maurizio Cattelan, Gianluca Codeghini, Cuoghi Corsello, Emilio Fantin,Patrizia Giambi, Giardini Pensili (Roberto Paci Dalò, Isabella Bordoni), Mala. Arti Visive, Eva Marisaldi, Maurizio Mercuri,Giancarlo Norese, Alessandro Pessoli, Antonella Piroli, Leonardo Pivi, Marco Samoré, Tommaso Tozzi, Maurizio Vetrugno,Cesare Viel, Luca Vitone, Alberto Zanazzo.

SCATTI DI IMPERMANENZE PER FERMARE L’EFFIMERO

Fino al 10 febbraio alla galleriaLilith di via di Roma a Ravenna èvisitabile la collettiva difotografia “Impermanenze”.Ogni artista è stato invitato aproporre una sua visione deltema e a raccontare attraversoun'immagine e un testo unparticolare riferimento alcarattere impermanente delnostro mondo e del nostrotempo. Info:[email protected].

RAVENNA

Sopra: Maurizio Cattelan Stadium, 1991opera costituita da un calcetto che ospitaundici giocatori per parte, utilizzato nellaperformance che Cattelan fece nel 1991 allaGalleria Comunale d'Arte Moderna diBologna, dove il team A.C. Forniture Sud,costituito da 11 immigrati nordafricanisponsorizzati dalla scritta RAUSS sfidavanoun gruppo di Italiani bianchi.

Raniero BittanteLa rivoluzione dei corpi singolari, 1990/93Sculture in lattice gonfie d’aria, persone,gomma, resina, pigmenti, nylon,lunghezza totale 13 metri.Installazione sulla disgregazione delleideologie che una volta costituivano unorizzonte politico, i visitatori venivano legatialle sculture e alle strutture in resina mediantecinghie di nylon.Viafarini, Milano 1993

La foto in mostradi Adriano Zanni

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R&DCULTfebbraio 2016

28 JUNIOR

di Elettra Stamboulis

Cosa succede se una pedagogista-paesaggista, Roberta Magnani, e unmusicista compositore polistrumenti-sta, Dario Giovannini, si mettono intesta di ridare vita a una Rocca storica?Accade alla Malatestiana di Cesena,dove dal 2012 l'associazione Aidorugestisce questo spazio: il risultato è chedalle 22mila presenza annue sono pas-sati a 90.000. Come sia successo l'ab-biamo chiesto proprio a Roberta.

Come siete arrivati in tre anni digestione a moltiplicare le presenzecome i pani e i pesci?

«Diciamo che è stato un po' il cuoredel nostro progetto. Volevamo utilizzareil luogo per moltiplicare l'offerta. Primac'era un'associazione che sostanzial-mente gestiva le visite guidate. Che c'e-rano, ma ovviamente erano indirizzatea chi già era interessato all'aspetto stori-co artistico della Rocca. Noi abbiamoampliato lo spettro, presentando unprogetto al Comune indirizzato ai turi-sti, ai giovani, alle famiglie, alle scuole.Questo spazio, che è composto da unparco di quattro ettari e dalla storicaRocca, è diventato così uno spazio in cuisi può ancora fare la visita diciamo ordi-naria, ma a questa si aggiunge la visitaLumen Malatesta che è un percorsoperformativo e narrativo a lume di lan-terna con degustazione, particolar-mente indicato per le famiglie. Sempreper un pubblico di più giovani ci sonopoi i laboratori dal grano alla piadina oCappuccetto Rosso o l'attraversare il

CESENA

Aidoru: la nuova vita della Rocca 90mila presenze annue per una programmazione pensata anche per famiglie

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INFO tel. 0544 408312 [email protected]

LE DOMENICHE CON MERENDA

Tre gli appuntamenti domenicali per le famigliea febbraio alla Rocca di Cesena: il 14 dalle 16.30alle 18, ci sarà Roberto Fabbri in “… Così comesei!”. Un bancone pieno di attrezzi, un grandeportone in una stanza da falegname: è la casa diEli, lo scultore del legno, che produce continua-mente nuove marionette che vanno a popolareil mondo. Il 21 febbraio sarà invece la volta diLumen Malatesta, Percorso a Lume di Lanterna,un’esperienza narrativa ed esplorativa con lan-terne alla scoperta della Fortezza Malatestianacon Cristina Lentini e Lorenzo Bigiarini, oggettidi scena Michele Montalti. Il 28 febbraio, infine,dalle 16.30, “Cappuccetto rosso o l’attraversareil bosco dei segreti", nuova versione per interni.Esperienza interattiva itinerante (fra gioco e rac-conto) nel Museo di Storia dell’Agricoltura e nelParco della Rimembranza o Camminamentiinterni. Prenotazioni allo 0547 22409 tramitesms al 347 7748822.

IL PROGRAMMA

bosco dei segreti. Si tratta di un percor-so performativo attraverso gli spazi,inseguendo la fiaba... L'idea è di fareun’esperienza, non solo vedere ed ascol-tare. La strategia sta funzionando: ognidomenica i 40 o 50 posti a secondadella proposta sono sempre esauriti. Edè successo tutto quasi naturalmente».

E per quelli che più piccini nonsono?

- Lo spazio è pensato ovviamenteanche per gli adulti, è un luogo di spet-tacolo a 360°. C'è il punto ristoro,c'è la musica, c'è il teatro oppure leiniziative artistiche per raccoltafondi come quella dell'11 febbraioper sostenere il centro culturaleMeque che opera in Colombia.Oppure ancora il Salotto del custo-de, un luogo e una programmazio-ne per ascolti e aperitivi fuori dalcomune, in uno spazio accoglien-te...D'estate il wellness nel parco ela musica nella corte.

Questa vostra programma-zione ha previsto anche unaumento di organico? È stataquindi anche un'operazioneche ha creato nuove professio-nalità?

«Assolutamente sì. Dalle 4/5persone iniziali siamo passati a 15persone che, tra l'altro, a parte spe-cifiche professionalità come il bari-sta, sono multitasking. Fanno i grafici,gli attori, ma anche l'amministrazione.Sono tutte sotto i 30 anni».

Avete avuto un modello in testaquando avete presentato il proget-

to all'amministrazione cesenate?«Sono state due le fonti di ispirazione.

Una la Germania. Viaggiando in quelpaese ci siamo appassionati di questiluoghi che sanno avere un'accoglienzaversatile, dove chiunque si sente a casa.È a proprio agio chi arriva con il cane, èa proprio agio chi ha il bambino, il turi-sta riservato e colto...ci sono quindimeccanismi e dispositivi di accoglienzapensati per tutti. Dai bagni pensati adaccogliere chiunque (e qui mi scappa la

risata, che la questione sembra secon-daria invece ormai in Italia sembra cen-trale: Roberta coglie il mio sorriso e diceEh, sì, hai capito, no?). C'è un'illumina-zione che ti permette di essere rilassato,

ma anche leggere i libri che sono adisposizione in consultazione libera. Enessuno se li porta via, perché capisceche fa parte della nostra azione di ospi-talità, e quindi perché rovinarla? L'altraera proprio questa nostra volontà speci-fica di fare un luogo disponibile a chiun-que perché non difficile, non ostico, nonper pochi. E i numeri ci confermano chenon abbiamo sbagliato».

Tra poco la convenzione scadrà,cosa ne pensa il Comune del vostro

operato?«Per il momento sono molto soddi-

sfatti, certo ancora la convenzionenon è stata rinnovata, ma il nuovoassessore sembra molto interessato

alle nostre attività».Che cosa ti piacerebbe ci fosse

che ancora non c'è, quali pezzi diprogetto ancora vi mancano peressere diciamo completi?

«Ecco, un buon progetto paesaggisti-co per il Parco della Rimembranza.L'area verde dell'accoglienza è ancoracarente e potrebbe creare uno scenarioveramente magico. Capisco che puòessere impegnativo, ma quando cipenso...»

Devo dire che non stento a crederle,essendo anche una paesaggista edavendo come Aidoru una particolarepropensione all'azione nel paesaggio,viene da pensare che con questa ulte-riore tessera potrebbe essere unaRomagna diversa, meno divertimentifi-cio senza contenuti, più divertimentocon il cervello e la bellezza.

Il programma di febbraio e tutte leinformazioni sul sito www.roccamalate-stianadicesena.it.

Un’immagine dalCappuccetto Rossoall’interno dellaRocca, unaperformance sitespecific ora anche inversione invernale

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A Bellaria punti ristoro e molto altro per Apollonia

Sabato 6, domenica 7 e martedì 9 febbraio torna a BellariaIgea Marina la Fiera di Sant’Apollonia in onore della patronacon eventi, musica, mercatino, luna park e naturalmente ga-stronomia. Il centro della città si anima con anche punti ga-stronomici per un evento che si ripeterà in via eccezionaleanche nel weekend di San Valentino.

LA FESTA

I pomeriggi del bicchiere a Bertinorocon Pozzetto, Baldini e musica live

LA RASSEGNA

Proseguono a Bertinoro i “Pomeriggi delBicchiere”, nelle domeniche di febbraio, tra musica,arte e poesia, cultura ed enogastronomia. Gli incon-tri hanno inizio alle 15.30 e terminano con degu-stazioni.

All’ex seminario di Bertinoro l’appuntamento(accompagnato sempre anche da musica dal vivo) èper domenica 7 febbraio con Graziano Pozzetto chepresenta il suo libero “Frutti dimenticati. Frutti indi-menticabili – Tradizione, biodiversità e cucina” (edi-zione Il Ponte Vecchio); domenica 14 con GianRuggero Manzoni con “Briganti, saracca & archibu-gio” (edizione Il Ponte Vecchio); domenica 21 conRoberto Mercadini (nella foto) con il suo “RapsodieRomagnole”.

Domenica 28, invece, il ciclo si conclude a FrattaTerme, al Grand Hotel Terme della Fratta, con il cele-bre scrittore ravennate Eraldo Baldini che perlerà delsuo libro “I riti del nascere in Romagna”. Seguirà“Swing and Blues”, gruppo di fiati e ritmica direttoda Alessandro Fariselli.

L’ATTRAZIONE DELLA BIRRA, A RIMINI

Da sabato 20 a martedì 23 febbraio si terrà alla fiera diRimini “Beer Attraction”, l’evento internazionale

organizzato da RiminiFiera dedicato allespecialità birrarie,birre artigianali,tecnologie,attrezzature e materieprime. Lamanifestazione sirivolge a tutti glioperatori professionalidella filiera. Sabato edomenica l’ingresso è

aperto anche al pubblico degli appassionati e deidegustatori.

FIERE/1

LA PRIMA MANIFESTAZIONE NAZIONALE SULL’IDENTITÀ ROMAGNOLA, A CESENA

Si chiama “Sono Romagnolo” ed è la prima fiera nazionale dell’identità romagnola, unevento dedicato a sapori, cultura e tradizioni del territorio. Tante sagre, iniziative e prodotti

tipici in un unico evento che si terrà nel weekend dal 26 al 28febbraio nei padiglioni fieristici di Cesena, con ingressogratuito.I padiglioni della fiera saranno suddivisi per aree tematiche: la“Piazza di Romagna”, dove saranno presenti gli stand sagre,con protagonisti gli eventi del territorio; il settore Produttori,in cui i migliori produttori gastronomici, le cantine e le attivitàdi artigianato proporranno i loro prodotti; la Strada deiMestieri, in cui verranno rappresentati i mestieri di una volta.Infine, il settore enogastronomia presenta: l’Area Ristorazione,in cui sarà possibile degustare i piatti tipici che vengonoproposti durante le feste, un ricco menu che spazia dai

prodotti del mare a quelli dell’entroterra; la Strada dei Vini, per degustare i migliori vinilocali; la Strada della Birra, con birre artigianali locali da assaggiare.

FIERE/2

29GUSTO R&DCULTfebbraio 2016

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R&DCULTfebbraio 2016

30 GUSTO

di Fausto Piazza

Macina chilometri per tutta la Romagna, dalle colline alla bassa, fino aiconfini della riviera, sempre fra i campi delle adorate vigne, per vedere comecrescono, che frutti danno, e poi in cantina, ad accompagnare il vino chenasce. Marisa Fontana, bagnacavallese, è da tempo un’istituzione nel mondodel vino anche oltre i confini della regione, e non c’è operatore del settore, dalcontadino al sommelier che non la conosca o non abbia collaborato o sempli-cemente scambiato un parere o un’opinione con lei . Una laurea in agrono-mia, una in enologia e una grande esperienza, letteralmente sul campo, fannoparte del suo curriculum professionale, ma dal carattere di Marisa emergesoprattutto una grande passione per l’uva e una particolare inclinazione perla ricerca e la sperimentazione. Soprattutto legata alle varietà autoctone delnostro territorio, a volte dimenticate e in certi casi in via d’estinzione.

Marisa, non è per caso che è nata sotto una vite?«Beh diciamo che sono figlia di contadini... e quindi conosco l’am-

biente fin da piccola. Ma nessuno, a partire dai miei genitori, pensavaper me ad un futuro fra i campi. A dire il vero ho fatto il Liceo Classicoma poi mi sono iscritta ad agraria a Bologna, e ho studiato con il pro-fessor Cesare Intrieri, innamorandomi così definitivamente della viti-coltura. Ho fatto il percorso per una tesi sperimentale e una borsa distudio prima della laurea, poi sono andata a “farmi le ossa” a Tebano...

Quando si parla di sviluppo del know how della vitivinicoltu-ra romagnola vien sempre fuori Tebano, di cosa si tratta?

È un centro di formazione e ricerca sul campo sostenuto da consor-zi di produttori, operatori del settore enologico e la facoltà di agraria diBologna. Per l’Università è un legame diretto e concreto con le esigen-ze della produzione agricola e alimentare, per le imprese agricole e ilsettore del vino in genere un’opportunità di orientare le scelte e miglio-rare la qualità dei prodotti. A Tebano vi sono terreni e una cantina pertestare e sperimentare impianti e vinificazioni. Diversi laureati e ricer-catori universitari si sono perfezionati e hanno fatto esperienza in quelcentro. Fra i migliori enologi che oggi operano a livello nazionale moltisono passati per la cantina sperimentale di Tebano».

Quindi è passata anche lei per quella cantina e ha deciso che

oltre alla coltura delle viti le interessava anche l’enologia...Non ero ancora troppo impegnata professionalmente e avendo

ancora un po’ di tempo ho deciso che sarebbe stato utile capire anchequalcosa di più e di meglio sul vino. Così ho preso anche una laurea inenologia. Ma non sono un'enologa in senso stretto, mi occupo più diviti che di vino, però mi interessa avere a disposizione il quadro com-plessivo. Quando devo decidere di raccogliere l'uva per fare un buonvino devo anche sapere cosa succede dopo. Diciamo che sono una spe-cie di anello di congiunzione fra la vigna e la cantina».

Vista la sua esperienza ci racconta com'è cambiato e comesta cambiando il rapporto fra produttori ed esperti come lei di

vigne e di cantina? Come si è passati dal vino "fai da te" del con-tadino al vino di alta qualità, pulito e buono?

«Direi che questa relazione è cambiata molto, e in positivo.Sicuramente i rapporti fra esperti e produttori si sono sviluppati e sonodivenuti sempre più stretti e saldi. Si sono accorciate le distanze. C'èmaggiore interscambio di esperienze e si è rafforzata una certa fiduciareciproca. Chi da tempo ha scelto di fare vino di alta qualità qui inRomagna si è affidato spesso anche a consulenti esterni, che portava-no magari un'esperienza di tipo internazionale. Ma recentemente fra ivitivinicoltori si è fatta largo la convinzione che lavorare con espertilocali, che conoscono bene il territorio, può meglio valorizzare i loroprodotti. Perché è fondamentale il rapporto sinergico fra vitigno e ter-ritorio e bisogna lavorare su questo fattore per ottenere risultati eccel-lenti. Peraltro la tecnica enologica se vuole raggiungere obbiettivi piùche soddisfacenti non può prescindere dall'origine dell'uva. E di questoi produttori sono sempre più consapevoli. L'intervento dei esperti hainnalzato quindi la qualità dei vini del nostro territorio. Si sono fatti deipassi molto importanti e si arrivati così a prodotti notevoli».

Parlando di vini del territorio, e magari pensando alSangiovese si prefigura la zona collinare, ma la Romagna ècostituita anche di una vasta pianura, dove si è sempre coltiva-ta la vite. È vero che a valle non si ricavano grandi vini?

«In linea di massima, in Romagna, abbiamo due vitivinicoltureparallele, per l’appunto in collina e in pianura. Nel primo caso abbiamocaratteristiche dei terreni e microclimi che favoriscono una certa qua-lità potenziale, in pianura d'altra parte abbiamo la possibilità di unamaggiore produttività a fronte di caratteristiche qualitative tendenzial-mente più mediocri. Ma pensare che da vigne di pianura non si possa-no ottenere buoni vini è un pregiudizio… Recentemente, ad esempio,mi sono occupata di vigne anche vicino al mare, nel litorale ferrarese.Si tratta di originari terreni sabbiosi su cui crescono i vitigni autoctonidel cosiddetto Bosco Eliceo. Purtroppo sono vitigni molto particolari sucui si è lavorato troppo poco. Sono viti e vini antichissimi ma purtrop-po sono stati trascurati e ora rischiano di scomparire o restare margi-nali, almeno sul piano economico. In quelle aree coltivabili certe pro-

FRA I FILARI E IN CANTINA

Dalle colline alla pianura di Romagna,è qui che rinascono le viti dimenticate

L’agronomaed enologa

Marisa Fontana

Autentico Ristorante Indiano

Via Faentina, 273Prossima apertura a Ravenna

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GUSTO R&DCULTfebbraio 2016

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duzioni vivaistiche e colture orticole ed estensive permettono molta piùredditività dei terreni a scapito della vite. Questa resiste si e no su un'a-rea complessiva di 100 ettari, alquanto residuali. Ma le vigne in pianu-ra crescono bene, eccome, e possono anche donare ottimi vini, bastacrederci e valorizzarle».

Lei ha lavorato molto sui vitigni autoctoni, anche di pianura,ci racconta altri casi?

«Un esempio, emblematico per gli esiti positivi, è la rinascita e l’evo-luzione del Bursôn su cui si lavora nel territorio di Bagnacavallo da piùda vent'anni. È un vino dal carattere originale che ha al pari estimato-ri e detrattori ma ormai è un prodotto “maturo”, ben sperimentato siain vigna che in cantina. E oggi può essere confrontato per le sue qua-lità intrinseche anche con vini rossi importanti, ben più noti e blasona-ti, a livello nazionale. Altri casi su cui si sta lavorando con impegnosono la Lanzesa, tipica dell'area pedecollinare fra Faenza e Ravenna.Un vitigno piuttosto coltivato in passato, pian piano scom-parso per il fatto che produce grappoli piuttosto piccoli e, frai bianchi di pianura, nel tempo i coltivatori hanno preferitosostituirlo con il Trebbiano, più generoso d'uve. In realtà, laLanzesa è una varietà interessante, versatile e produce unottimo mosto. Recentemente ho lavorato ad un impianto diLanzesa nel faentino per produrre uno spumante diRomagna. Poi va citato in tema di rilancio un altro anticovitigno, la Rambela, le cui tracce risalgono addirittura inuno scritto di metà del Quattrocento. La Rambela – noto eiscritto al registro nazionale come Famoso già con il rangodi Igt – è stato da poco rivalutato da alcuni produttori delConsorzio Bagnacavallo. Anche per la territorialità, puòessere considerato una specie di alter ego del Bursôn sulfronte dei bianchi. Dopo alcune prove in cantina, trovata latecnica di vinificazione più adatta, oggi la Rambela si pro-pone come uno spumantino con note aromatiche chericordano il moscato, ben riuscito e molto apprezzato».Inoltre, fra i redivivi, o sarebbe meglio dire fra gli inediti opoco sfruttati dalle nostre parti, anche se non si può parla-re di autoctoni, va menzionato l’incrocio Manzoni diRiesling e Pinot bianco, varietà creata negli anni ‘30 delNovecento ma per molto tempo ignorata. Recentemente hacominciato a diffondersi anche in Romagna, con notevole soddisfazio-ne. Come nel caso di due giovani produttori della zona di Bertinoro, checon il Manzoni bianco vinificato in purezza hanno ottenuto una gran-de gratificazione in termini di qualità di prodotto. Anch’io sto seguen-do un nuovo impianto di questo vitigno nel faentino, vedremo conquali risultati, ma sono ottimista...».

Ma c'è anche qualche vitigno antico o della tradizione cheinvece non è possibile recuperare o valorizzare più di tanto?

Un vitigno e un vino autoctono può avere un certo successo quan-do riesce a inserirsi in un minimo di circuito commerciale, insomma ainteressare i consumatori e ad essere economicamente sostenibile. LaCanéna è un’esempio in senso limitativo. Si tratta di un vitigno tradi-zionale legato al territorio di Russi e alla sua cultura popolare, su cui si

è cercato di costruire un progetto di recupero e valorizzazione. Di fattoè un vino consumato prevalentemente in fase di fermentazione, che sievolve e non si riesce a mantenere stabile per lungo tempo. Solitamentela Canéna è bevuta subito dopo la vendemmia, in occasione dell’anticaFira di Sett Dulur, abbinata ad un altro prodotto tipico di quel territo-rio: il Bél e Còt. Inizialmente si presenta dolce al palato poi, in pochimesi, diventa secco, molto acido, fino a degenerare. Così abbiamomesso a punto una tecnica per la sua stabilizzazione in bottiglia, chefunziona ma non garantisce comunque una lunga durata. E quindi laCanéna come si diceva resta un prodotto di nicchia, circoscritto ad unatradizione, ad un evento temporale e ad un luogo unico, con prospetti-ve di commercializzazione molto limitate fuori da questi contesti».

Ebbene, che livello di temerarietà, che coraggio imprendito-

riale deve avere un agricoltore per dedicare i suoi terreni allacoltivazione di vitigni come quelli di cui abbiamo parlato?

«Una buona dose di incoscienza ci vuole.. A dire il vero, per quantoriguarda il recupero delle vecchie varietà solitamente si compie unnotevole lavoro di analisi preliminare, per cercare di capire la bontà diquesti vitigni anche in termini enologici. Con il polo di Tebano abbiamofatto una serie di piccoli progetti non solo sulle piante ma anche sul ver-sante della vinificazione. E questa sperimentazione è ad uso e consumodei produttori. Per cui, in effetti, sono sempre disponibili elementi divalutazione per misurare la dimensione dell'investimento e il rischiod'impresa».

A quanto ci dice anche in Romagna si possono creare buonispumanti, che peraltro sono sempre più di moda fra i consuma-tori. Ma non era il Nord Est il regno delle bollicine?

«Qua da noi si possono fare buoni spumanti, eccome, ma non pos-siamo certo competere con l’esperienza e le tecnologie adisposizione nell’area vocata storicamente allo spumante.D’altra parte le uve di Famoso di cui parlavo prima vengo-no spumantizzate in Veneto. Perché il risultato è migliore ei costi abbordabili. Per ottenere quei risultati in Romagnabisognerebbe fare investimenti tecnologici e professionaliper ora non proprio convenienti...».

Però in futuro se gli spumanti romagnoli sarannosempre più apprezzati si realizzeranno pure le canti-ne in grado di produrli...

«Chi lo può dire... Dipende, soprattutto se le uve riguar-dano piccoli produttori. L’utilizzo di cantine per conto terzivale la pena, a mio parere, anche per altre tipologie di vino.Riguarda essenzialmente la dimensione produttiva. Il pro-blema non è fare una cantina in sé, perché una volta attrez-zata poi ci vuole il cantiniere esperto, inoltre bisognaaffrontare consistenti costi di manutenzione. Un piccolo ebravo coltivatore è meglio se si concentra sulla cura dellavigna e sul ricavare buona uva, delegando la produzionedel vino ad affidabili poli di vinificazione e confezione perconto terzi. Magari, successivamente, può investire qualco-sa nella commercializzazione del vino che ha imbottigliato.Insomma lungo la filiera vitivinicola non sempre è bene

impegnarsi e investire su tutto. In diversi casi conviene lasciare fare achi è più esperto, competente e attrezzato».

A proposito di marketing, qual è l’immagine che emergedella Romagna del vino?

«Sicuramente questa attività è in difetto. La Romagna del vino nonsi è mai saputa vendere abbastanza bene. Anche se nell'ultimo decen-nio un po’ tutti gli operatori del settore si sono resi conto dell’importan-za del problema dandosi molto da fare per recuperare il tempo perduto.Forse si tratta di retaggi del passato che fatichiamo a superare, comel’avere privilegiato la quantità alla qualità, alla varietà, all’identità. Eforse abbiamo anche qualche carenza nel riuscire a raccontare conprofondità e passione il nostro mondo del vino: il territorio, il clima, ilsaper fare in vigna e cantina».

Conversazione con Marisa Fontana,esperta di viticoltura ed enologia,che, con passione e competenzasul campo, da anni sperimenta

e valorizza il recupero di vitigni autoctoni per creare

nuovi vini eccellenti

Aperto dalle 12 alle 14,30 Chiusoe dalle 19,30 alle 22,30 il mercoledì

L'Osteria Malabocca è un piccolo e conforte-vole locale a gestione familiare situato nellapiazza principale di Bagnacavallo. Ci piace di-re che la nostra cucina è priva di etichette, senon quella della "stagionalità", infatti i nostrimenù cambiano con il mutare dei prodottiche la natura mette a disposizione, cercandodi lavorarli nella maniera più semplice possibi-le. Tutto viene preparato giornalmente da noi,compresi le paste, i dolci e il pane.Roberto e Denise vi aspettano tutti i giorniescluso il mercoledì, mettendo a vostra dispo-sizione un menù vegetariano, uno di pesce euno di carne oltre ad una selezione di piattidedicati ai sapori e ai profumi del territorio.

OSTERIA MALABOCCA Piazza della Libertà 15 Bagnacavallo (RA)Tel. 0545 64468www.malabocca.it

Osteria Malabocca

L’Antica Bottega di Felice nasce dalla piùautentica tradizione contadina e rurale, di cuiFelice Malpassi è stato erede, capace ditrasformare dalla terra e dagli allevamenti in cui ènato e cresciuto, con amore e passione, prodottidella gastronomia unici ed eccellenti. La suasapienza e passione per la selezione delle materieprime del territorio e stata trasmessa a Giordana eRoberto che nel loro locale di via Ponte Marino, aRavenna, proseguono i valori di quella tradizione.

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