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Ufficio stampa Rassegna stampa martedì 24 aprile 2012 Pagina 1 di 28

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Ufficio stampa

Rassegna stampamartedì 24 aprile 2012

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Il Sole 24 Ore

Italia Oggi

INDICE

Rimborsi dell'Iva: subito una soluzione24/04/12 Pubblica amministrazione 3

Nelle stime del Governo balletto di cifre sui gettiti24/04/12 Pubblica amministrazione 4

Roma capitale dell'Imu24/04/12 Pubblica amministrazione 5

Dalla spending review 4 miliardi anti-rincari Iva24/04/12 Pubblica amministrazione 8

Alt dei sindacati alla riduzione dei dipendenti24/04/12 Economia e Lavoro, Pubblica amministrazione 12

L'autovelox spiegato a chi guida24/04/12 Pubblica amministrazione 13

Troppa ironia, pochi shock I giovani bocciano gli spot24/04/12 Pubblica amministrazione 15

Più occhi meno infrazioni24/04/12 Pubblica amministrazione 16

Di notte multe solo dalle pattuglie24/04/12 Pubblica amministrazione 17

Strade strette, tanti tir24/04/12 Pubblica amministrazione 19

Telecamere contro la criminalità24/04/12 Pubblica amministrazione 20

Sullo smog rilevazioni punto per punto24/04/12 Pubblica amministrazione 21

Scatta la stagione dei nuovi appalti24/04/12 Pubblica amministrazione 22

Due comuni rinnegano Equitalia24/04/12 Pubblica amministrazione 23

Debiti Equitalia, niente blocco24/04/12 Pubblica amministrazione 24

E' a una svolta la ripartizione dei proventi delle multe stradali24/04/12 Pubblica amministrazione 25

Imu, enti turistici a rischio crack24/04/12 Pubblica amministrazione 26

Tris di agevolazioni sulla prima casa24/04/12 Pubblica amministrazione 28

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Rimborsi dell'Iva inchiesta svolta nei giorni

1..J scorsi da questo giornale ha documentato un'ulteriore dimensione della crisi di liquidità in cui versano le imprese. Ai problemi derivanti dalla restrizione del credito e dall'accumulo di debiti della Pa verso fornitori si aggiunge ora il ritardo nei rimborsi dei crediti fiscali. Il governo lo ha

riconosciuto in modo trasparente nella risposta a un interrogazione parlamentare relativa ai rimborsi Iva del 2010. Al 31 gennaio scorso risultavano accolte solo 23.416 domande di rimborso su 62.211 per un importo erogato pari a meno di 3 miliardi su un totale richiesto di 8,6 miliardi.

Continua pagina 7

La risposta del governo si conclu-de con una frase che val la pena di citare: «In conformità al piano di accelerazione avviato dall'Agen-zia delle Entrate, gli importi relati-vi alle restanti richieste, qualora accolte, verranno erogati nel cor-so del zolz tenuto conto della effet-tiva disponibilità finanziaria». Dunque oltre 5 miliardi di crediti relativi al solo zolo verranno ero-gati con due anni di ritardo e solo se lo Stato avrà le risorse per farlo. Questa è la situazione di fatto. Una situazione grave, come con-fermano i dati della Ragioneria sulle erogazioni per rimborsi fi-scali. Fra il 2009 e il 2011 le eroga-zioni sono scese da 8,1 miliardi di euro a 5,9. Nel primo trimestre del 2012, esse sono state pari a 891 mi-lioni, meno della metà che nel pri-mo trimestre del 2011 e del 2010. Per quanto incerta possa essere la base di riferimento dei rimborsi e il suo andamento stagionale, non possono esservi molti dubbi circa la fondatezza delle denuncie fatte da molte imprese negli ultimi me-si. Il problema è particolarmente grave per le imprese che hanno un'alta quota di fatturato all'este-ro per le quali il ritardo si configu-ra come una vera e propria tassa sulle esportazioni. Riguarda an-che tutte quelle imprese, ad esem-pio nel settore agroalimentare, i cui acquisti sono gravati da un'ali-quota Iva maggiore di quella che si applica.alle vendite. È evidente che occorre un piano per far fronte alle richieste. Così come occorre mettere fine ai ritar-di nei pagamenti verso fornitori, come previsto dalla Direttiva Eu-ropea, e approntare un piano per far fronte ai debiti pregressi. Debi-ti che, secondo la Corte dei Conti, hanno assunto caratteri e dimen-sioni di vera e propria patologia, comunque sconosciuti negli altri principali Paesi europei. Un sollievo importante può veni-re da un accordo con il sistema bancario per facilitare lo sconto dei crediti delle imprese. Ma si tratterebbe di un sollievo tempo-raneo se lo Stato continuasse a non pagare. L'obiezione è nota. Non ci sono i soldi, l'Italia non può permettersi di mancare gli obietti-vi di finanza pubblica concordati con l'Unione Europea. Questo è si-curamente vero, ma il modo giu-sto di affrontare la sfida non può essere quello di stritolare le impre-se causandone vere e proprie crisi

di liquidità e spesso il fallimento. In questo modo la crisi dell'econo-mia si avvita su se stessa e comun-que nessun problema strutturale viene risolto, dal momento che prima o poi i pagamenti devono es-sere fatti. Tanto più che questi pro-blemi,si aggiungono a quelli pro-dotti da uno straordinario aumen-to della pressione fiscale, dal 42,5% del Pil nel 2011 al 45,1 nel 2012

e ancor di più, stando ai documen-ti ufficiali, nei due anni successivi. Diventa davvero indispensabile trovare una via d'uscita per allen-tare la stretta di liquidità sulle im-prese nell'immediato e per dare una prospettiva di riduzione della pressione fiscale nel medio termi-ne. Nei giorni scorsi il governo è tornato a prospettare forti conte-nimenti di spesa ad esito della co-siddetta spending review. Non è una via facile, come lamenta il mi-nistro Giarda, ma è una via obbli-gata. Per riuscire a percorrerla oc-corre ritrovare lo "spirito di di-cembre", quello che nelle prime settimane del governo Monti con-sentì di varare il decreto Salva Ita-lia. Quelle decisioni furono possi-bili perché c'era una percezione condivisa di pericolo. Oggi, pur-troppo, la situazione reale dell'Ita-lia non è molto diversa. Abbiamo certamente evitato il baratro che si prospettava a dicembre. Ma non siamo affatto fuori pericolo e lo spread sta sopra i 400 punti, co-me a ottobre dell'anno scorso. Lo scenario europeo, dopo le elezio-ni francesi, e quello internaziona-le sono pieni di incertezze e di ri-schi. In questa condizione, è com-prensibile che si vogliano lanciare segnali tranquillizzanti all'opinio-ne pubblica, ma non ha molto sen-so dire che la crisi è superata. La verità è che sono necessarie altre decisioni difficili e altre riforme strutturali della spesa, come strut-turale è stata la riforma delle pen-sioni. Se si dice che la crisi è alle spalle è quasi inevitabile che il compito di conseguire gli obietti-vi di bilancio finisca per ricadere sulla Ragioneria dello Stato che non può fare le riforme, ma ha il dovere di controllare giorno per giorno i flussi di cassa e non può farlo in altro modo se non rinvian-do i pagamenti. Il che non risolve i problemi di fondo del bilancio e aggrava la situazione dell'econo-mia più di quanto non sarebbe ne-cessario.

Giampaolo Galli

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'Europa kos.le Borse Milano -3,8%, spremi a 409

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Rebus bilanci. I numeri ufficiali alla base dei tagli

Nelle stime del Governo balletto di cifre sui gettiti iterd Non sono sòlo provvisori i numeri sul gettito Imu stimato per ogni Comune dal Governo: sono anche molto mobili. Una caratteristica, questa, che molti-plica le ansie dei sindaci alle pre-se con i bilanci preventivi, an-che perché i livelli di gettito sti-mato per la nuova imposta mu-nicipale governano i tagli al fon-do di riequilibrio, secondo un meccanismo nato per tagliare di più nei Comuni in cui l'impo-sta sul mattone produce frutti più generosi (si veda «Il Sole 24 Ore» del 21 aprile).

A un primo sguardo, l'Imu ha risultati quasi miracolosi rispet-to alla vecchia Ici, nonostante il fatto che il 5o% del gettito da im-mobili diversi dall'abitazione principale dovrà andare allo Stato. A Milano, per esempio, dovrebbe portare secondo le stime aggiornate di Via XX Set-tembre 417 milioni, cioè i127,4% in più rispetto all'Ici (il confron-to è basato sui consuntivi 2010,

ultimi disponibili, ma nel 2011 i

Comuni non potevano alzare le aliquote); a Torino il "guada-gno" è del 54,9%, e a Roma rag-giunge il record del 62% (le scel-te locali non hanno influenza su questi dati, dal momento che i conti ministeriali sono tutti ef-fettuati in base alle aliquote na-zionali di riferimento). Tra i ca-poluoghi, finora, la più benefi-ciata sarebbe però Monza, che secondo l'Economia si deve at-tendere dalla nuova imposta 46,9 milioni, il 76,1% in più dei 26,6 raggranellati con l'Ici.

Ovviamente non si tratta di un guadagno netto, perché gli incre-menti di gettito fiscale vengono "pagati" dai sindaci con le sforbi-ciate al fondo sperimentale di rie-quilibrio, cioè l'equivalente "fede-ralista" dei vecchi trasferimenti statali. A Monza, comunque, dal-laprima alla seconda stima il getti-to ipotizzato dal ministero dell'Economia è passato da 37,6 a 46,9 milioni, con un aumento del 24,7%, mentre a Rimini il balzo è stato addirittura del 34,6% e non

mancano casi in cui la revisione dei calcoli ha portato a un raddop-pio abbondante dell'imposta sti-mata: accade per esempio a Civi-tavecchia, a cui la prima ipotesi at-tribuiva 11,3 milioni e la seconda oltre 23. Nelle grandi città, invece, il cambio di tabelle ha in genere ridotto i frutti attesi.

L'ondeggiamento delle cifre aumenta la preoccupazione dei Comuni, che temono di dover far fronte a tagli effettivi dettati da stime di gettito destinate a ri-velarsi troppo generose. Un meccanismo analogo era stato previsto dal decreto Visco-Ber-sani del 2006 (D1223/2006), che con l'accatastamento dei fabbri-cati rurali promise ai sindaci un gettito di circa 800 milioni all'an-no tagliando contestualmente i trasferimenti. Il gettito reale fu meno del io%, ma all'epoca una certificazione (non prevista dal-le regole sull'Imu) garantì ai sin-daci le compensazioni.

G. Tr. 0 RIPRODUZIONE RISERVATA

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Roma capitale dell'Imu Primato dovuto a rendite elevate e ritocchi comunali alle aliquote Gianni Trovati MILANO

La base imponibile molto più alta della media e i ritocchi alle aliquote determinati dai problemi del bilancio capitoli-no fanno di Roma la capitale dell'Imu. Appena dietro si collo-ca Torino, mentre Reggio Cala-bria, Cosenza e Palermo si rive-lano al momento le più "parche" fra le città capoluogo.

Sono queste le linee principa-li del quadro delineato per la nuova imposta "municipale" dalle scelte che i Comuni stan-no compiendo per sciogliere il rebus dei bilanci 2012 (le indica-zioni sulle Giunte che sono già avanti nella definizione delle ali-quote sono state raccolte sul So-le 24 Ore del 20 aprile). I numeri, che nel corso dell'anno potreb-bero peggiorare ulteriormente a causa dei tempi supplementa-ri concessi ai Comuni (fino al 30 settembre) e al Governo (fino al io dicembre) per fissare i livelli di prelievo definitivi, conferma-

no i rincari drastici concentrati sulle case concesse in affitto, mentre l'abitazione principale torna nel raggio d'azione dell'imposta dopo quattro anni .

di assenza e in media si ricolloca vicino ai livelli di prelievo sop-portati nel 2007.

In generale, la geografia cata-stale porta a pagare pegno so-

MPOSTA DI SCOPO Il ministero dell'Economia: esiste dal 2007, a marzo 2011 deciso l'ampliamento Pdl e Pd chiedono di riconsiderare lo strumento

prattutto i proprietari nelle grandi città. Il primato di Roma non si discute né sulla casa di abitazione né sul secondo im-mobile dato in affitto. Sul primo versante, a spingere la Capitale in vetta alla classifica delle tasse sulla casa sono prima di tutto i

valori della base imponibile, sen-sibilmente più alti rispetto alla media delle altre città. I calcoli sono condotti su un trilocale di categoria A2 e di classe media («abitazioni civili») in zona resi-denziale, non in centro: a Roma, secondo il Catasto, con i molti-plicatori Imu un immobile del genere vale 299mi1a euro, con-tro i 208mila di Milano e i 63mila scarsi di Cosenza e Reggio Cala-bria. La Giunta Alemanno, poi, aggiunge un tassello per consoli-dare il primato, alzando al 5 per mille l'aliquota che al livello ba-se mantenuto da molte ammini-strazioni locali è al 4 per mille. Scelte ancora più drastiche, co-munque, sono compiute per esempio a Torino (5,5 per mille) e a Caserta (6 per mille, come a Parma e Catania), dove però l'imposta si mantiene più bassa proprio per i più ridotti valori fi-scali di riferimento.

Roma primeggia anche sulla casa data in affitto (in questo ca-so sotto esame finisce un bilo-

cale di categoria A3, «abitazio-ni economiche», sempre di classe media e in zona residen-ziale: nella capitale un immobi-le del genere paga 1.343 euro all'anno; se a essere concesso in affitto fosse il trilocale qui analizzato come abitazione principale, l'imposta volereb-be a quota 2.275 euro all'anno), dove anche l'aliquota è portata al massimo consentito dalla leg-ge (1o,6 per mille). In questa classifica, Milano si piazza se-conda con 1.14o euro, tallonatt da Bologna (1.103), mentre a To-rino ce la si potrà cavare con 1.058,5 euro all'anno. Lo stesso immobile pagherà 223 euro all'anno a Cosenza, dove le ali-quote secondo le intenzioni co-munali si terranno però lonta-ne dal massimo, e 258,5 a Son-drio, dove l'amministrazione ha deciso di mantenere il livel-lo di riferimento fissato dalla legge nazionale (7,6 per mille).

Sempre in fatto di immobili, ieri il ministero dell'Economia

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I conti

Quanto costa l'Innu 2012 per un'abitazione principale (trilocale di categoria A2) e un immobile in affitto (bilocale di categoria A3) nelle città dove le aliquote sono già state delineate * - Graduatoria in base all'imposta sull'abitazione principale

Comune Abitazione principale

Seconda casa affittata Comune

Abitazione principale

Seconda casa ,

affittata

1 Roma 1.296,7 1.342,8 31 Reggio Emilia 359,6 483,1

2 Torino 1.188,7 1.058,5 32 Brescia 351,8 461,6

3 Parma 799,5 901,3 33 Viterbo 351,8 580,3

4 Bologna 757,9 1.103,6 34 Benevento 346,6 531,0

5 Cagliari 737,1 567,1 35 Bergamo 341,4 662,2

6 Caserta 690,2 735 , 8 36 Novara 341,4 699,7

7 Salerno 680,8 983 ,9 37 Lodi 331,0 356,1

8 Aosta 653,8 567,1 38 Sassari 320,6 305,4

9 Milano 632,9 1140,4 39 Teramo 320,6 369,3

10 Modena 625,7 499,8 40 Chieti 310,2 607,0

1 Lecco 622,5 41 Lecce 716,3 310,2 395,6

12 Savona 591,3 42 Pordenone

1048,5 310,2 395,6

13 La Spezia 14 Siena

580,9

570,5

43 Ancona 4,

655,9 44 Arezzo

815,6

289,4

289,4

382,5

429,5

45 Ildine 289,4 447,7 15 Bari 560,1 725,4

46 Belluno 268,5 356,1 16 Monza 560,1 626,8

47 Brindisi 258,1 488,0 17 Pavia 558,8 422,7

48 Latina 258,1 570,2 18 Livorno 539,8 386,3

49 Prato 258,1 461,6 19 Pescara 487,2 646,2 50 Treviso 247,7 432,8 20 Forlì 487,2 561,2 51 Alessandria 237,3 356,1 21 Foggia 466,4 567,1 52 Pesaro 237,3 570,2 22 Catania 440,3 459,9 53 Vicenza 237,3 416,5 23 Rovigo 440,3 441,5 54 Ascoli P. 216,5 421,7 24 Taranto 393,5 619,8 55 Cuneo 216,5 393,6 25 Firenze 383,1 841,8 56 Avellino 215,2 329,7 26 Oristano 372,6 395,6 57 Sondrio 174,8 258,5

27 Campobasso 372,6 474,8 58 Asti .. 112,4 342,9

28 Mantova 372,6 395,6 59 Palermo 112,4 313,2

29 Biella 362,2 566,4 60 Cosenza 49,9 224,9

30 Ferrara 3622 640,3 61 R.Calabria 49,9 298,5

Nota: * In entrambi i casi, è stato considerato un immobile di classe media in zona residenziale. Nell'abitazione principale

non si tiene conto di eventuali detrazioni per i figli conviventi.

Fonte: elaborazione del Sole 24 Ore sulla base delle tariffe d'estimo ufficiali e delle aliquote comunicate dai Comuni

è intervenuto nella polemica sull'imposta di scopo ritoccata dagli emendamenti al decreto fi-scale. «L'imposta - spiega il mi-nistero in una nota - esiste dal 2007», il suo ampliamento (con la possibilità di finanziare il co-sto integrale dell'opera pubbli-ca e di durare per io anni) è sta-to portato dal Dlgs 23/2011 ap-provato nel marzo dell'anno scorso, e gli emendamenti al Dl fiscale si sono limitati a «coordi-narla con la nuova Imu» (come illustrato sul Sole 24 Ore del 22 aprile). La pressione fiscale gon-fiata dall'Imu rende inoltre acci-dentato il terreno per la nuova imposta, finora applicata in 20

Comuni, come conferma anche il presidente dell'Anci Grazia-no Delrio: «È la tassa giusta nel momento sbagliato». Ieri, co-munque, sia il Pdl (da cui è arri-vato l'emendamento) sia il Pd hanno chiesto di «riconsidera-re questo strumento».

giannì[email protected]

RIPROD11710NE RISERVATA

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Il Sole/2

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Diff. % rispetto a nuova stima Valore*

12,1 14,4

Nota: *Valori in milioni Fonte: Elaborazione del Sole 24 su dati ministero Economia e Interno

Numeri ballerini

Le stime comunicate dal ministero dell'Economia a confronto con il gettito Ici nei capoluoghi con le differenze maggiori fra prima e seconda stima

Stime gettito Imu

-Città Nuova* Vecchia"' Rimini 49,4 36,7

Monza 46,9 37,6

Reggio Emilia 46,Q 37,2

Modena 58,6 52,2

Parma 50,8 45,3

Perugia 38,2 33,4

Prato 49,5 44,8

Bergamo 35,4 30,8

Forlì 30,1 25,9

La Spezia 25,9 21,8

Milano 417 534,5

Torino 239,2 294,5

Napoli 162,6 209,8

Roma 1.092,5 1118,3

Bari 81,1 100,4

Venezia 70,9 87,7

Bologna 134,1 146,9

Reggio Calabria 13,4 24,7

Trieste 43,2 54,3

Bolzano 23,6 33,6

35,2 40,3

26,6 76,1

36,2 27,2

43,5 34,6

38,5 32,0

28,0 36,5

32,6 52,0

25,1 40,9

20,9 44,1

20,1 29,0

327,4 27,4

154,4 54,9

140,2 16,0

674,5 62,0

59,0 37,4

56,4 25,8

86,9 54,4

N.d.

27,1 59,7

18,1 30,5

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Gettito Ici 2010

Differenza %

34,6

12,3

10,5

14,9

16,2

18,8

-22,0

-18 8

-22,5

-2,3

-19,2

-19,2

-45,7

-20,4

-29,8

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Dalla «spending review» 4 miliardi anti rincari Iva È l'obiettivo minimo del Governo per evitare l'aumento dell'imposta

Dino Pesole ROMA

La ricognizione è in corso,

41.

culminerà a breve nella presen-tazione in Consiglio dei mini-stri di un primo documento del ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda sulle «criticità» emerse nel consegui-re i risparmi già previsti dalle manovre del 2011. Con un obiet-tivo, che è per ora sullo sfondo ma che potrebbe acquisire rile-vanza nelle prossime settima-

GLI AGGIORNAMENTI DEL DEF I costi devono ridursi dai 352,8 miliardi del 2011 ai 339,5 miliardi del 2013. A regime si punta a un'altra sforbiciata da 5 miliardi

ne: recuperare 4 miliardi dal fronte dei tagli alla spesa per evi-tare l'aumento di due punti del-le aliquote Iva dello e 21% in pro-gramma dal prossimo 1° otto-bre. Decisione che spetterà al presidente del Consiglio, Ma-rio Monti, una volta verificati i primi risultati della «spending review». La strada al momento è in salita, come sta emergendo dalle rilevazioni in corso a Pa-lazzo Chigi.

Il compito dì Giarda è a dir po-co complesso. Si tratta di impo-stare un percorso stabile di ridu-zione della spesa, che al momen-to assorbe, esclusi gli interessi,

il 45,6% del bilancio dello Stato (720,5 miliardi). L'obiettivo nu-mero uno, prima ancora di im-maginare i risparmi futuri, è evi-tare che per centrare il pareg-gio di bilancio nel 2013 si debba ricorrere a una manovra bis. Si tratta, tanto per intenderci, di minori spese che per quel che ri- ' guarda le amministrazioni cen-trali ammontano a 15,8 miliardi nel 2012, 13,6 nel 2013 e 11,1 nel 2014. Correzioni tarate sul "ten-denziale", vale a dire sulla spesa presunta a legislazione vigente, che ora il Def provvede ad ag-giornare: per rispettare quanto già previsto, le spese correnti delle amministrazioni pubbli-che, al netto degli interessi, de-vono ridursi dai 352,8 miliardi del 2011 ai 342,8 del 2012 e ai 339,5 miliardi del 2013.In totale, nel bi-ennio, si tratta di circa 13 miliar-di, che le manovre del 2011 assi-curano attraverso í tagli lineari disposti dal precedente gover-no. Operazione che ora, alla pri-ma verifica, si sta rivelando più complessa del previsto. L'insie-me della manovre del 2011 com-porta una correzione netta di 48,9 miliardi nel 2012, che salgo-no a 75,7 miliardi nel 2013 e al 81,3 miliardi nel 2014. Per due terzi si tratta di maggiori entra-te. È del tutto evidente che se non si realizzasse l'obiettivo as-segnato ai tagli di spesa, sareb-be necessario correre ai ripari. E già in sede tecnica stanno emergendo dubbi e perplessità su alcune previsioni di spesa,

che coinvolgono gli enti decen-trati, in particolare le Regioni. È il caso della spesa sanitaria che, stando alle tabelle del «Def», dovrebbe attestarsi nel 2012 e 2013 sullo stesso livello: 14 mi-liardi, per crescere poi ma solo di un miliardo nel 2014. Ipotesi effettivamente realizzabile?

Obiettivo numero due: avvia-re con la spending review un percorso di ulteriore razionaliz-zazione a regime della spesa, in grado di assicurare risparmi strutturali che, stando al dispo-sitivo introdotto nella manovra dell'agosto 2011 (è l'emenda-mento Morando), potrebbero garantire attorno ai 5 miliardi. Crescono le pressioni perché si accelerino i tempi, come ha sot-tolineato il presidente del Sena-to, Renato Schifani: «Il mini-stro Giarda lavora bene, ma de-ve epsere ancora più rapido, ma-gari facendosi aiutare». Ieri Giarda ha incontrato il ministro dell'Interno, Anna Maria Can-cellieri. Confronto, a quanto è emerso, improntato a uno spiri-to di «massima collaborazio-ne», nel quale è stato affrontato anche il tema del taglio delle Prefetture e del possibile taglio dei dipendenti.

Una volta acquisiti gli ele-menti di base con il documento che Giarda presenterà a fine me-se in Consiglio dei ministri, par-tirà la fase operativa vera e pro-pria, con l'ausilio della task for-ce chiesta dallo stesso Giarda.

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press unE 24/04/2012

Il Sole12

Verso una prefettura ogni 350mila abitanti

Iter ín corso per ridurre i militari a 150mila

Marco Ludovico ROMA

t.91-c, Ridurre le spese del mini-stero dell'Interno è una scom-messa impossibile: lo sanno be-ne i vari ministri al Viminale pri-ma di Anna Marìa Cancellieri. Però l'attuale titolare dell'Inter-no, appena insediata, ha aperto il fascicolo e nominato un consi-gliere ad hoc. Le idee ci sono, la praticabilità può darsi, ma i no-di reali per ora restano irrisolti. L'accorpamento delle prefettu-re - oggi sono 103 - è sul tavolo: l'ipotesi è non più una in ogni Provincia, ma su un territorio con 35omila abitanti.

Andrà considerato anche il numero dei Comuni e l'esten-sione della superficie in que-stione, indici ad alta variabilità in Italia. Però, si aggiunge al Vi-minale, dove viene meno la pre-fettura dovrebbe essere cancel-lata anche la questura, il coman-do provinciale dei carabinieri e, perché no, quello dellaFinan-za. Controproposta: rilancia-mo le prefetture come Utg, uffi-ci territoriali del governo (è la loro sigla ufficiale, ma scono-sciuta ai più). E accorpiamo gli altri uffici dello Stato sul territo-rio: quelli del ministero dell'Economia, Istruzione, Be-ni culturali e Lavoro. Poi si può provare a spostare il personale presente negli uffici in affitto -costano l'anno al Viminale ol-tre 3o milioni- in beni demania-li. Ma, si sa, è operazione lunga, laboriosa e non dà sempre ri-sparmi immediati.

Anna Maria Cancellieri ieri s'è trovata la levata di scudi di sindacati e Pd contro l'ipotesi di taglio del io% del personale civile. Il problema vero è se, e - come, sia possibile ridurre du-plicazioni e sovrapposizioni tra Polizia e Carabinieri. Que-stione atavica per gli addetti ai lavori e finora immutabile. I 5mila presidi dell'Arma sul ter-ritorio hanno un delicato valo-re sociale e simbolico di legali-tà, non solo di mero contrasto al crimine. Se il ministro dell'In-terno vorrà intervenire dovrà vedersela con il collega della Di-fesa, Giampaolo Di Paola, da cui l'Arma dipende per l'ordina-mento anche se poi straordina-ri al personale e locazioni delle caserme sono pagati dal Vimi-nale. Tuona il presidente della Corte dei Conti, Luigi Giampao-lino: ci sono «distorsioni strut-turali connesse ad assetti orga-nizzativi da drasticamente ri-considerare, ad esempio quello della tutela dell'ordine pubbli-co addella sicurezza». Arma e Di-partimento Ps hanno avuto un dialogo serrato con il ministro Piero Giarda. Ma la ricetta fina-le non è per niente facile.

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30 milioni Il costo degli affitti La spesa annuale del Viminale per gli uffici presi in locazione

ROMA

«Siamo stati i primi a fare la spending review» dicono al ministero della Difesa. Il riferi-mento è al disegno di legge de-lega al Governo per la «revisio-ne dello strumento militare» come lo definisce il ministro Giampaolo Di Paola. Proprio ieri l'ha firmato il presidente della Repubblica, Giorgio Na-politano, ora il testo andrà al Senato. Il provvedimento ha l'obiettivo di ridurre i militari a i5omila - oggi sono i8omila e i9omila è l'organico - e i civili a zomila entro il 2024.

Mentre il Ddl va in Parla-mento alla Difesa si stanno già formando i gruppi di lavoro per stilare i decreti attuativi. La materia è ardua: occorre, ad esempio, decidere la sorte di 3omila marescialli ín esube-ro. Mandarli in altre ammini-strazioni sembra impossibile, il Viminale ha già fatto sapere che non se ne parla neanche. Nonbasta. Labozza del regola-mento, contestatissimo da sin-dacati e Cocer, per armonizza-re il comparto Difesa e Sicu-rezza col resto del pubblico im-piego sulla riforma Fornero, aumenta di un paio d'anni l'età pensionabile di Forze dell'or-dine e armate, ma rischia so-prattutto di far saltare i conti di Di Paola sui tempi delle fuo-riuscite di personale.

Del regolamento si parlerà tra i titolari dei dicasteri inte-ressati prima dell'inizio del Consiglio dei ministri di vener-

dì. Intanto Di Paola scommet- te di poter tener ferma la sua posizione iniziale sulla revisio- ne dello strumento militare, il- lustrata anche al Consiglio su- premo di Difesa. Le riduzioni di personale - ma anche accor- pamenti, accentramenti e sop- pressioni di presidi militari - andranno non in economia di spesa, ma per riqualificarla «e portarla alle percentuali 50%-25%-25% rispettivamen- te per il personale, il funziona- mento e gli investimenti». Del resto anche palazzo Chigi do- po l'ok alla riforma delle Forze armate ha ricordato che l'Ita- lia «può destinare al settore lo 0,84% del Pil a fronte di una percentuale che nel 2004 era dello 1,01% e che nei Paesi eu- ropei è, in media, dell'1,61%».

L'azione dí rísparmío co- munque prosegue al di là del riordino. Un obiettivo è accen- trare gli appalti e darli diretta- mente alla C onsip,la "centrale acquisti" dell'Economia. Pro- prio di recente è stato fatto un contratto con C onsip per met- tere a gara fino a i3omila cellu- lari del personale della Difesa.

M. Lud. © RIPRODUZIONE RISERVATA

150 Esercito Il piano prevede la riduzione dei militari dai 180mila attuali

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press unE 24/04/2012

Il Sole12

Abbattimento del SO% per le intercettazioni

Da immobili e acquisti risparmi per 145 milioni

Donatella Stasio

Tribunali, intercettazioni, carceri: è qui - ma non solo - che il ministero della Giustizia ha in-dividuato sprechi e dunque tagli pet razionalizzare la spesa e re-cuperare efficienza.

Il piano carceri del governo Berlusconi, dopo il taglio di 228 milioni di euro, è stato «rimodu-lato» e tuttavia i posti detentivi passeranno da 9.300, previsti nel 2010, a n.573. Non è un mira-colo, assicura il prefetto Angelo Sinesio nominato Commissario delegato, ma l'effetto di una «di-versa logica progettuale» che tiene conto delle «localizzazio-ni a costi contenuti» e della pos-sibilità di «sfruttare economie di scala» nell'utilizzo di servizi comuni già esistenti, così da «ot-timizzare» l'impiego di risorse umane. Tagliato anche il com-penso dei "commissari" e il co-sto per le collaborazioni ester-ne: 2,1 milioni di euro in meno. Infine, sulla base dell'input di Pa-lazzo Chigi per conseguire ri-sparmi di spesa, è stato archivia-to il project fmancing.

In una lettera a Giarda viene poi segnalata la «rilevanza» del progetto di indire una gara uni-ca nazionale per il noleggio del-le apparecchiature per le inter-cettazioni (telefoniche, telema-tiche, internet e ambientali). Il ministero è in attesa del richie-sto parere dell'Avvocatura del-lo Stato, ma ritiene che per que-sta via il costo possa essere ab-battuto del 50% e quindi passare dai 350-450 milioni di euro an-

nui a 150-200 milioni. Nella stes-sa lettera, al primo punto, figura la riforma dei "Tribunalini", an-che se un po' in ritardo rispetto al tabellino di marcia. Il taglio dei giudici di pace comporterà un risparmio di 28 milioni l'anno e un recupero di 1.944 giudici e 2.104 amministrativi; quello dei "Tribunalini" farà risparmiare circa 8o milioni, con un recupe-ro di 5.900 amministrativi e 95o toghe (il Parlamento ha però già derogato alla delega del gover-no, rinviando di tre anni il taglio dei 4 Tribunalini dell'Abruzzo).

Tagli anche su altri quattro fronti: le auto blu (su i.5oo ne so-no state tagliate 325 con un ri-sparmio di circa 2omilioni), i cri-teri di rimborso delle spese per "consumi intermedi" sostenute dai Comuni (si dovrebbe defini-re un tot preventivamente), il potenziamento della posta elet-tronica certificata (2 milioni di euro ogni milione di notifiche in meno, e oggi sono 28 milioni). È infine allo studio una modifica normativa dei criteri di paga-mento dell'indennizzo dovuto per irragionevole durata dei pro-cessi, onde evitare intasamenti nelle Corti d'appello.

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56 milioni O Nel mirino la legge Pinto Dalle carceri e dalle intercettazioni risparmi per oltre 400 milioni

Eugenio Bruno

Dopo io anni di tagli e un bilancio destinato per oltre il 90% al pagamento degli sti-pendi, i margini per contene-re le uscite, dalle parti di viale Trastevere, non sono poi così ampi. Ma, in tempi di spen-ding review, anche l'Istruzio-ne è pronta a fare la sua parte. Il dicastero guidato da France-sco Profumo ha deciso di col-laborare con il ministro per i rapporti con il Parlamento, Piero Giarda, nello scandaglia-mento dei costi della Pa. E an-che,se le somme verranno tira-te aínetà giugno per ora si sa che dalla «reingegnerizzazio-ne» della spesa per logistica e consumi intermedi potrebbe-ro arrivare risparmi per circa 145 milioni. Che il Miur vor-rebb però redistribuire al proffio interno.

A spiegarlo è il capo di gabi-netto, Luigi Fiorentino: «Dob-bian*3 far sì che la spesa sia re-sa produttiva e orientata sul nostro core business. Ogni eu-ro risparmiato - aggiunge - va investito su istruzione, univer-sità e ricerca per dare un se-gnale chiaro e netto agli inse-gnanti e alle famiglie». Quan-te e quali risorse si riuscirà a recuperare grazie all'efficien-tamento delle uscite ancora non è chiaro. Al momento sot-to la lente c'è lo stato dell'orga-nizzazione amministrativa, sia centrale che periferica.

L'analisi delle singole com-ponenti della cosiddetta «spe-

sa discrezionale» - quella non destinata cioè al pagamento degli stipendi, ndr - lascia in-travedere degli spiragli per in-tervenire. Più con il bisturi pe-rò che con l'accetta poiché, su 53 miliardi di uscite complessi-ve, la massa aggredibile con la spending review è di circa un miliardo. A cominciare dai 937 milioni destinati all'acqui-sto di beni e servizi. Di questi, usando meglio le convenzioni della C onsip, se ne potrebbe-ro recuperare circa i115% (140 milioni). E altri io milioni po-trebbero arrivare dalla ridu-zione dei costi per la logistica, in primis l'affitto degli immo-bili, che oggi ammontano a 13 milioni. Mentre più avanti po-trebbe essere preso in conside-razione l'accorpamento di strutture o incarichi.

La fase due della spending review interesserà invece l'istruzione vera e propria. Nel farlo, fanno notare dal Miur, servirà che vengano sciolti anche dei nodi politici: dal rapporto con le Regioni al ruolo dell'autonomia scolasti-ca fino all'impatto delle reti di scuole.

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7milli ni Consumi intermedi È la spesa per beni e servizi: si punta a risparmiare il 15%

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press unE 24/04/2012

Il Sole12

Al ministero tagli del 5% In attesa dei costi standard

Via nove auto-blu su 10 E ora lente sugli incentivi

Roberto Turno

Siringhe e tac, cerotti e ri-sonanze magnetiche, protesi e attrezzature chirurgiche. Ma anche le spese per lavanderie e riscaldamento, trasporti e mense. Teoricamente anche i farmaci acquistati dagli ospe-dali, sui quali però è in corso un'altra partita su un tavolo di-verso. Si chiama razionalizza-zione, si legge lotta agli spre-chi e alle spese fuori dalle ri-ghe. La prima cura d'urto della spending review in sanità col-pirà l'acquisto di beni e servizi sanitari e non sanitari con l'in-troduzione dei prezzi di riferi-mento. Conun obiettivo di fon-do, già messo preventivamen-te nero su bianco dalla mano-vra di luglio 2on: realizzare un risparmio di circa 750 milioni l'anno. Che a regime potrebbe-ro crescere ancora. Un primo passo, in vista della costruzio-ne dei costi standard che do-vrebbero partire dal 2013.

«La sanità ancora una volta precorre gli altri comparti del-la pubblica amministrazio-ne», prevede il ministro della Salute, Renato Balduzzi. Che intanto sta seguendo i lavori in corso sui prezzi di riferimento per l'acquisto di beni e servizi da parte del Ssn. Ma che al mi-nistero ha avviato una spen-ding review parallela per inci-dere sui costi di funzionamen-to complessivi della struttura romana e di quelle periferi-che: il risparmio in cantiere sa-rà del 5% sul totale delle spese

per far marciare la macchina ministeriale, che si aggiunge al 20% del budget già tagliato in questi anni

La prossima misura al mini-stero della Salute scatterà tra qualche giorno, dal 3 maggio, con la razionalizzazione degli orari dei dipendenti della sede all'Eur, che potranno restare al lavoro al massimo fino alla 18.30. Tra costi in meno per ri-scaldamento e aria condiziona-ta, elettricità e quant'altro, per non dire dell'organizzazione interna, si risparmieranno 15omila euro l'anno. Mentre le auto di servizio da 26 sono di-ventate 15 con uso esclusivo soltanto per il ministro, consu-lenti ed esperti per lo più lavo-rano gratis "per la causa" (cir-ca ioornila euro nel 2on), le spe-se telefoniche sono affidate a internet col Voit, le spese di rappresentanza e di missione sono state finora quasi azzera-te. E la stessa comunicazione riduce i costi: ne farà le spese per esempio anche la prossi-ma «gio?'nata del malato onco-logico» con un budget ridotto dell'8o% e un risparmio calco-lato in 8omila curo.

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7 O milioni Il peso dei prezzi di riferimento Il risparmio annuo sull'acquisto di beni e servizi sanitari e non solo

Marzio Bartoloni

Un uso più razionale delle sedi, un taglio del 90% alle au-to blu e del 40-50% alle spese dirette del ministro (tra staff e collaboratori). La caccia ai ri-sparmi del ministro per lo Svi-luppo economico e le Infra-strutture, Corrado Passera, è cominciata. Ma la sfida vera passa per il riordino di tutti gli incentivi e gli aiuti alle impre-se: una sorta di spending re-view della politica industriale italiana già delineata in una bozza di decreto (anticipata dal Sole 24 Ore di giovedì scor-so) che abroga una quarantina di norme e disposizioni nazio-nali spostando le risorse verso pochi e selezionati obiettivi.

Si tratta di una partita cru-ciale che Passera porterà an-che al tavolo del collega Piero Giarda e che dovrebbe rimet-tere in circolo, secondo le pri-me stime, 700 milioni di euro in due anni. Un "tesoretto" che - proprio in accordo con la filosofia della spending re-view che non significa solo ta-gli, ma anche allocazione vir-tuosa delle risorse - sarà desti-nata alla crescita. Ma non più con interventi a pioggia, bensì puntando su tre obiettivi prio-ritari: ricerca e innovazione (con il ricorso al credito d'im-posta da rivedere per render-lo ancora più efficiente e auto-matico); internazionalizzione delle imprese e infine soste-gno alle aree di crisi industria-le (concentrandosi però su un

numero limitato di casi emble-matici). Con un occhio di ri-guardo alle Pmi e alle start up tecnologiche, uno dei "palli-ni" del ministro Passera.

Nel mirino di questo profon-do restyling degli aiuti alle im-prese finiranno tutta una serie di interventi che in alcuni casi sono stati definanziati, in altri si sono rilevati inutili doppio-ni o misure poco attraenti per eccessive dosi di burocrazia. Sotto la lente anche strumenti importanti del passato: dalla legge 488 fino al progetto «in-dustria 2015».

Tra le altre azioni già intra-prese per recuperare risorse vanno segnalate la riduzione della auto blu - disponibili, as-sicurano dal ministero, solo per ministro, sottosegretari e capo di gabinetto- e il taglio ai costi dei collaboratori e dello staff del gabinetto del mini-stro. In cantiere anche l'uso più razionale degli immobili del dicastero in modo da privi-legiare lo sfruttamento di quel-li di proprietà rispetto agli af-fitti: una misura, questa, che a regime dovrebbe portare ri-sparmi per 5-7 milioni di euro.

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Razionalizzati gli aiuti La somma, recuperata in due anni, sarà ridestinata allo sviluppo

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press unE 24/04/2012

Il Sole12

RIORGANIZZAZIONE PA

Alt dei sindacati alla riduzione dei dipendenti

,: I sindacati in allarme per il possibile taglio di dipendenti pubblici sollecitarlo un con-fronto sulla riorganizzazione della Pa. Ieri davanti a palazzo Vidoni la Fp e Flc Cgil hanno or-ganizzato un presidio, ma an-che le altre sigle sono in allerta: «Dalla manovra Tremonti del 2008 sono stati tagliati 90 mi-liardi alla Pa - afferma Michele Gentile (Cgil) - che è vicina al collasso, si rischia di eliminare prestazioni essenziali mentre si spendono 1,2 miliardi per consulenze». Preoccupa l'an-nuncio del ministro dell'Inter-no sul piano per tagliare un di-pendente su lo: «il ministro Cancellieri dovrebbe sapere che da oltre un mese stiamo trattando con il ministro della Funzione Pubblica - afferma Gianni Baratta (Cisl) -. È stra-no che possa proporre dei pre-pensionamenti quando abbia-filo già da gestire centinaia di migliaia di lavoratori esodati, a cui il Governo deve ancora tro-vare una soluzione. Credo che i ministri non si parlino».

G. Pog. RIPRODUZIONE RISERVATA

Dalla«spendt i, re, mílìardia

IMRE IMIU

IL 28 APRILE ARRIVA ITALO, IL TRENO. PIÙ

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L'auroveloxs:piegai;) a clii.{,I0a

press unE 24/04/2012

Il Sole12

Controlli automatici. Dopo indagini giudiziarie e polemiche contro le multe, si cerca di piazzare i rilevatori dove serve e di informare i cittadini

L'autovelox spiegato a c h• i guida

Il Codice della strada impone vincoli su posizionamento, presegnalazioni e visibilità

PAGINA A CURA DI Maurizio Caprino

In queste settimane, si par-la di sicurezza stradale più nei tribunali che in al-tri luoghi teoricamente

più adatti, come scuole e mezzi di comunicazione. È la grande anomalia italiana. Cioè di un Paese dove negli ul-timi trent'anni sono state aperte centinaia di indagini penali per abusi - veri e pre-sunti - commessi da enti loca-li e imprese che sembrano aver fatto dei controlli sulle infrazioni solo un business. E dove - per reazione a questo stato di cose - dal 2007 si è im-posto per legge che i controlli di velocità debbano essere tut-ti visibili e presegnalati: una sorta di cuccagna per i tra-sgressori incalliti, che lascia increduli guidatori e poliziot-ti del resto d'Europa. Dunque, una situazione incancrenita. Dove però fra i controllori ha iniziato a farsi strada la consa-pevolezza che la contrapposi-zione non paga. Così si sono messe in campo iniziative per coinvolgere i controllati, spie-gando i nuovi controlli e la lo-ro specifica utilità.

Le inchieste giudiziarie Quelle che stanno venendo al pettine in queste settimane so-no le inchieste che avevano por-tato anche a clamorosi arresti nella prima metà del 2009. Ri-guardano soprattutto il T-Red, uno dei più avanzati apparecchi di rilevazione di passaggi al se-maforo col rosso. Le accuse,

NELLE AULE PENALI Le inchieste di varie procure su velocimetri e semafori «truccati» e su irregolarità negli appalti stanno finendo e alcuni processi sono iniziati

mosse prevalentemente da Pro-cure di tutto il Nord e da que14, di Perugia, vanno da una diffori mità tra il prototipo fatto omolo-gare al ministero delle Infra-strutture e gli esemplari monta-ti su strada a irregolarità nei bandi di gara per la fornitura de-gli apparecchi, per finire a quel, la di aver accorciato la durata del giallo per multare più guida-tori possibile. Le richieste dei pm alla fine delle indagini e

quei processi già iniziati stanno ora dimostrando che non tutte queste accuse sono fondate.

Nello stesso periodo scoppia-va poi lo scandalo di alcuni rile-vatori divelocità Velomatic, pro-babilmente inaffidabili perché l'azienda che li gestiva faceva manutenzione e tarature al ri-sparmio. L'azienda era ricondu-cibile a un imprenditore coinvol-to in inchieste sul settore sin da metà anni Ottanta.

La contrapposizione Due vicende-simbolo del rap-porto malato fra controllori e controllati. Un rapporto che ha portato alla nascita di comitati di cittadini che hanno agito per farsi annullare le multe, invi-tando popolazioni intere a ri-bellarsi. Si è così creato come un movimento spontaneo e dif-fuso (specie al Nord), in cui hanno "trovato casa" anche molti che le infrazioni le aveva-no commesse davvero.

D'altra parte, in alcuni casi è pure emerso che alcune prefet-ture (come quelle di Torino, Fi-renze e Arezzo) hanno autoriz-zato controlli di velocità automa-tici su strade urbane ordinarie (dove sono vietati per legge). In

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L'auroveloxs:piegai;) a clii.{,10a

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altri casi (come nel Crotonese) le postazioni sono state piazzate in punti diversi da quelli autoriz-zati dalla prefettura.

Il problema

Ma l'indignazione popolare si è

scatenata anche dove tutte le carte erano in regola. Fonda-mentalmente, la gente non ha ca-pito come mai le strade dove cir-cola tranquillamente da una vi-ta siano state talvolta riempite di controlli automatici, che "pro-

ducono" multe a ripetizione. La gente ne è impressionata, per-ché non è messa in grado di capi-re che i numeri col tempo dimi-nuiscono. Ma, soprattutto, per-ché nessuno aveva preventiva-mente giustificato la decisione

di ricorrere ai controlli automa-tici, documentando l'effettiva pericolosità dei punti in cui so-no stati poi installati.

Ciò è accaduto un po' per inca-pacità comunicativa. Ma un po' anche per effettiva mancanza di pericolosità: ci sono atti in cui è scritto chiaramente che i punti scelti sono quelli dove ci si atten-de più incassi. In malafede, per fare business, o anche in buona fede, per essere certi di coprire i costi dei controlli.

La soluzione

Così negli ultimi anni molti Co-muni che hanno organizzato o riorganizzato controlli automa-tici sono stati più attenti a pub-blicizzarne esistenza, ubicazio-ne ed effetti. E ne è nato un nuo-vo business: ci sono società che offrono "pacchetti completi" di postazioni di controllo e di even-ti pubblici in cui ne è stata spie-gata alla cittadinanza l'utilità. Sono stati coinvolti anche psico-logi del traffico. Ma esperienze così strutturate sono ancora agli albori e sono ancora poco diffuse. La strada per ricucire il rapporto fra controllori e con-trollati è ancora lunga.

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Sigilli. Il sequestro di un T-Red nel Veronese nel 2009

63 7% Trasgressori in maggioranza Quota di conducenti che superava il limite di velocità di 50 km/h (su 6,2 milioni di rilevazioni)

Il calo di velocità Diminuzione della velocità media rilevata sui tratti autostradali controllati dal Tutor

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Il Sole12

Il giudizio degli universitari sulle campagne per la sicurezza

Troppa ironia, pochi shock I giovani bocciano gli spot

Finora è stato soprattutto un dibattito da bar. Da una parte, chi sostiene che, per fare davvero breccia, una campagna sulla sicu-rezza stradale deve far vedere im-magini di incidenti scioccanti, per colpire le persone e indurle a riflettere sul serio e cambiare i propri comportamenti alla guida. Dall'altra, chi obietta che le imma-gini troppo crude finiscono per impressionare il pubblico, indu-cendolo a "girare la testa dall'al-tra partP" In verità, c'è un po' di ragione e un po' di torto in en-trambe le tesi. Ma è difficile dimo-strarlo: le indagini scientifiche sulla materia sono poche. Perchè molti organizzano campagne sul-la sicurezza stradale, ma pochi so-no i soggetti che organizzano rile-vazioni sulla sua efficacia.

I risultati di tutto questo sono preoccupanti: dimostrano che i

giovani (che ne sono i principali destinatari, si veda l'articolo in al-to a destra) dei tanti messaggi che danno corpo alle campagne sulla sicurezza stradale non resta qua-si nulla. È la conclusione di un'in-dagine promossa da Nomina Pdc (società di comunicazione e rela-zioni pubbliche) e realizzata dal dipartimento Discipline di comu-nicazione dell'Università di Bolo-gna fra 73 iscritti all'ateneo emilia-no (55 ragazze e i8 ragazzi, etàme-dia 21 anni circa).

Nonostante la ricerca abbia ri-

L'AUTOCRITICA Pignatti (Homina Pdc): «Nella comunicazione sulla sicurezza stradale non si deve più pensare in termini di slogan»

scontrato una certa sensibilità di questi ragazzi ai temi della sicu-rezza stradale, la quota di questi cui è rimasta in mente almeno una campagna sul tema supera di poco la metà (41 su 73). Quelli che non ne ricordano ne hanno spes-so attribuito la causa alla mancan-za di efficacia. Un giudizio esteso alla qualità di tutta la comunica-zione sociale che si fa in Italia: i ra-gazzi intervistati l'hanno spesso definita «debole, smorta, con nes-suna idea forte, nuova, chiara e violenta quando serve». Sono ri-masti infastiditi da campagne "vecchio stampo", cioè troppo di-dattiche, semplicistiche e pater-nalistiche o basate su testimoniai famosi che hanno finito con il di-strarre Pattenzion! rispetto al messaggio che avrebbero dovuto veicolare. Solo una minoranza dei ragazzi intervistati (sette su

ha anni supporta Icaro - tendo-no a rimuovere il rischio di veni-re coinvolti in incidenti. Meglio mostrarne loro la brutalità, ma senza crudezze (come insistere sul sangue, ndr) e accompagnan-do il tutto con incontri nelle scuo-le, mettendo i ragazzi anche a confronto con coetanei rimasti invalidi per incidente stradale».

Dunque, uno slogan non ba-sta. tanto più se spiritoso, come in certe campagne che si sono spesso viste in Italia. Ma nemme-no bisogna esagerare con le im-magini scioccanti. Bisogna consi-derare che esse colpiscono di più se inserite in un racconto capace di coinvolgere emozionalmente i giovani. Ecco perché le campa-gne più sofisticate non si basano solo su pubblicità, ma anche su spettacoli che "creano l'atmosfe-ra". E in questi mesi nelle scuole sta girando anche un film: «Young Europe». Che sembra una normale storia di ragazzi che vivono in parti diverse d'Europa, con i loro problemi quotidiani, che coinvolgono lo spettatore. Ma poi nella trama entrano gli in-cidenti che li riguardano e che, a quel punto, prendono emozio-nalmente il pubblico.

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73) ha espresso giudizi positivi. Un campanello d'allarme per

Homina Pdc, che d'altra parte aveva sostenuto questa ricerca proprio per capire quanto le cam-pagne che la società e le sue con-correnti ideano di continuo sia-no efficace. Così è scattata l'auto-critica: «La comunicazione so-ciale - ha detto l'amministratore delegato, Omer Pignatti - non può più permettersi di ragionare in termini di campagne pubblici-tarie, ma deve trovare un pro-prio linguaggio e un proprio mix comunicativo realmente capace di incidere sul comportamento. Un risultato possibile solo quan-do le agenzie smetteranno di pen-sare solo in termini di slogan e immagini accattivanti».

Tutto questo, però, non vuol dire che si debbano usare imma-gini scioccanti e basta. Lo dice l'esperienza ultradecennale di Icaro, la campagna della Polizia stradale in collaborazione col di-pertimento di Psicologia dell'Università La Sapienza di Roma, ora affermata a livello eu-ropeo col nome Icarus. È una del-le poche iniziative che prevede una valutazione dei risultati fina-li. «I giovani - spiega Sandro Ve-dovi, della Fondazione Ania, che

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Più occhi meno infrazioni

Controlli e campagne sul-la sicurezza stradale non sono in antitesi: so-

no necessari entrambi, se ben fatti. Anche perché si rivolgono in parte a destinatari diversi: gli studenti sonopiùrecettivi ri-spetto ai messaggi delle campa-gne e questo è il motivo per cui dal 2000 la Polizia stradale sta investendo energie sul suo pro-getto Icaro nelle scuole, disto-gliendone anche dalla vigilan-za sul traffico. Chi invece guida da tempo può essere raggiunto più difficilmente da messaggi mirati, senza contare che spes-so le campagne diffuse attraver-so i mass media sono poco effi-caci (si veda l'articolo in fondo alla pagina). Dunque la repres-sione diventa fondamentale.

Lo dimostra l'esperienza del Tutor, che controlla la velocità media e quindi è praticamente ineludibile: mortalità abbattu-ta del 51%, velocità media sce-sa di 23 km/h. Una conferma viene dai dati raccolti sulle strade urbane di oltre ioo co-muni che hanno aderito al pro-getto Noisicuri (per imitare il

più possibile il Tutor, sono sta-te installate più postazioni su una stessa strada a rischio, una sola delle quali eventual-mente attiva). Su un campione di 6.2 milioni dipassaggi rileva-ti, appena il 36,3% dei condu-centi rispettava il limite di velo-cità di 5o km/h, mentre il 63,7% era oltre. Non di molto, visto che la velocità vedia è stata di 55,5 km/h e le infrazioni gravi appena lo 0,62% (con una pun-ta di 115 km/h). Dopo l'installa-zione delle postazioni, accom-pagnata da eventi per spiegare l'iniziativa alla cittadinanza, su 6,3 milioni di passaggi i limi-ti venivano superati appena nel 20,8% dei casi e le infrazio-ni gravi sono ulteriormente di-minuite (0,12%); la velocità me-dia è scesa a44,2 km/h e la mas-sima a 102. I risultati migliori sono stati ottenuti di notte.

Questi dati sono stati rileva-ti in varie aree d'Italia, ma pre-valentemente nelle Marche e nel Bresciano. Un'installazio-ne è stata fatta anche a Roma. La zona dove l'iniziativa si è diffusa di più è il Maceratese, dove dal 2007 al 2009 la mor-talità stradale è scesa del 47,9%, contro il 17,4% registra-to a livello nazionale e il 20,4% regionale. Non è corretto attri-buire tutto il miglioramento al-la presenza delle postazioni di controllo, ma probabilmente un effetto c'è stato.

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Il caso•Molise. Progetto.coordinato fra i Comuni attraversati dalle statali, la Prefettura e la Polizia per effettuare controlli senza «fare cassa»

Di notte multe solo dalle pattuglie Postazioni automatiche spente: la Stradale fermerà i trasgressori per togliere loro la patente

candoli, per applicare effettiva- mente sospensioni e decurtazio- ni della patente). Una modalità che, se messa in atto di frequen- te, aumenta la deterrenza. E che in Molise è fattibile: come .ha spiegato Paolo Mancino, diri- gente provinciale della Strada- le, di notte il traffico è molto scarso e ai bordi delle strade ci sono abbastanza spazi liberi per far fermare i trasgressori.

Il quadro è completato da to-tem lungo il percorso, con mes-saggi studiati per farne com-prendere la pericolosità (si ve-da anche l'articolo sulla de-stra). Vi ha contribuito le asso-ciazioni Guida Sicura e Noi e la vita, già attive nella zona.

Uno tra gli elementi più insi-diosi è il fatto che talvolta il trac-ciato non passa nei centri abita-ti, ma lambisce aree in cui nel tempo si è comunque costruito (soprattutto capannoni ed eser-cizi commerciali) e gli enti pro-prietari delle strade hanno auto-rizzato o tollerato molte immis-sioni laterali. «Così - dice il sin-daco di Macchia d'Isernia,Nico-fina Del Bianco - si guida di fat-to in un contesto urbano, ma non lo si nota. Il fatto che ci sia-no lunghi rettilinei concorre a far tenere velocità eccessive; senza rendersi conto che posso-no esserci anche pedoni. Per questo mi sono posta il proble-ma della sicurezza stradale già prima di essere eletta».

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Problema: come svolgere controlli automatici di velocità con i vincoli previsti dal Codi-ce della strada negli ultimi anni e senza scatenare proteste po-polari? Se lo sono posto in pro-vincia di Isernia e nelle zone li-mitrofe, lungo gli assi tra il Mo-lise, l'autostrada del Sole e le co-ste adriatica e tirrenica. La solu-zione individuata si chiama «Percorso della sicurezza»: controlli non solo "calmierati" (come già in altre zone d'Ita-lia), ma abbinati ad altre iniziati-ve per la sicurezza degli abitan-ti: videosorveglianza lungo tracciati extraurbani per con-trastare la criminalità e rileva-zioni sulla qualità dell'aria.

Con ulteriori diramazioni nei campi del risparmio energetico (illuminazione pubblica a led) e, potenzialriente, di telecomuni-cazioni e turismo (con una rete wifi che potrebbe essere utiliz-zata anche per dare informazio-

I TRATTI CRITICI I misuratori di velocità saranno piazzati dove si sono verificati più incidenti: le località stanno per essere individuate

L'ESTENSIONE Si studia l'ingresso nel programma anche per alcuni centri del Lazio sulla direttrice da Cassino a Formia

ni ai turisti, oltre che per fornire internet veloce ai piccoli centri della zona). Così dovrebbe arri-vare il consenso popolare, an-che sui controlli di velocità.

Già farne rispettando il Co-dice non è questione da poco. Si tratta di piazzare i misurato-ri in posizione visibile e prese-gnalata, a più di un chilometro dal segnale che impone il limi-te. Il tutto nei punti autorizzati dalla Prefettura perché ricono-sciuti effettivamente a rischio, per le loro caratteristiche o per il numero di incidenti che vi si è verificato (il prefetto di Isernia sta per firmare il nuo-vo decreto di individuazione dei punti, sulla base di analisi aggiornate). Requisiti a volte difficili da conciliare tra loro.

E non basta rispettare i requi-siti di legge: occorre scaglionare i controlli per non dare l'impres-sione di accanimento e accetta-re che gli incassi siano inferiori a quelli dei "tempi d'oro" (che però hanno lasciato in eredità polemiche e indagini giudizia-rie, si veda la pagina preceden-te). Dunque, per coprire i costi, bisogna avere nuove idee.

Di qui il modello "combina-to" che si sta avviando in Molise. Un "patto" tra amministrazioni locali, enti di ricerca, associazio-ni e imprese per mettere in sicu-

rezza il territorio sotto vari aspetti. Il Percorso della sicurez-za, promosso - dopo più incon-tri avvenuti alla Prefettura di Isernia - da Giampiero Colella (amministratore della Avenue srl e responsabile del progetto), è stato patrocinato da Presiden-za del Consiglio, Regione Moli-se, Anpci (l'associazione dei pic-coli Comuni) e Confcommer-cio. I Comuni coinvolti sono Se-sto Campano (capofila), Mac-chia d'Isernia, Pettoranello (tut-ti in provincia di Isernia) e San Pietro Infine (paese del Caserta-no al confine con Lazio e Moli-se). Dovrebbero aderire altri centri molisani e dell'itinerario Tirreno-Adriatico che passa per la regione (come per esem-pio Ausonia, centro in provincia di Frosinone da cui passa la su-perstrada Formia-Cassino).

Ogni Comune avràuna posta-zione automatica di controllo sul proprio territorio. Le posta-zioni saranno accese alternati-vamente di giorni, con orari co-ordinati da Prefettura e Polizia stradale, in modo da evitare so-vrapposizioni. Uno schema già adottato in altre zone d'Italia: per esempio, nel tratto cesenate della E45, sulla superstrada Fi-renze-Pisa-Livorno e in provin-cia di Matera. Ma con un impor-tante dettaglio: di notte tutte le postazioni saranno spente, per-ché opererà solo la Polizia stra-dale con le proprie pattuglie, di-sposte in modo da fermare subi-to i trasgressori (quindi identifi-

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I rami sotto gli occhi elettronici

LEGENDA Percorso monitorato

Macchia d'Isernia Pettoranello di Molise

Filignano Telecamera di sicurezza

Scampoli

,~ 1Isernia

La politica. Sopra, Filoteo Di Sandro, assessore alla Sanità della Regione Molise. Sotto, Luigi Mazzuto, presidente della Provincia di Isernia

Postazione autovelox Polizia Municipale

M :o lise Castelpizzuto •

Campania

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Prata Sannita

Lazio

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Gli itinerari

Strade strette, tanti tir

La crisi fa diminuire il traf-fico. Ma su certe strade no. È il caso degli assi viari che attra-versano il Molise: prevalgono i piccoli paesi, sempre poco serviti dal trasporto pubblico. E poi, coi rincari delle tariffe autostradali, passare di qui può essere conveniente da chi deve raggiungere Roma dalla Puglia (e quindi anche da Gre-cia, Turchia, Bulgaria e Roma-nia). E pazienza se le strade so-no piuttosto strette, lente e dis-seminate di insidie: tanti incro-ci a raso, accessi da proprietà laterali, asfalto e segnaletica di qualità incostante, traffico pesante diurno sostenuto (in rapporto alle due corsie dispo-nibili), pendenze che rallenta-no sensibilmente i vecchi ca-mion (parte rilevante del traf-fico) e attraversamento di zo-ne abitate, tra cui un intero pa-ese (Venafro) e la periferia del capoluogo di regione.

Da decenni anche il Molise è incluso fra le aree che do-vrebbero essere attraversate da nuove dorsali Tirreno-Adriatico, concepite per alleg-gerire il traffico autostradale su cui si riversano anche veico-li provenienti da aree non toc-cate dalla grande viabilità. Il Molise dovrebbe costituire la parte centrale della dorsale tra Formia e Vasto, oggi con caratteristiche relativamente veloci solo tra quest'ultima cit-tadina adriatica e Isernia e tra la costa tirrenica e Cassino.

L'ASSE DEI SOGNI Da decenni si parla di collegamenti veloci fra Tirreno e Adriatico, come per Grosseto-Fano e Quadrilatero Marche

Una situazione analoga a quella degli altri due grandi itinerari previsti da decenni per l'Italia centrale: il cosid-detto Quadrilatero delle Mar-che, cioè il doppio collega-mento (uno più settentriona-le e uno più meridionale) del-la costa del Maceratese con l'Umbria (evitando tra l'altro il collo di bottiglia del valico di C olfiorito) e la Grosseto-Fano, fra Toscana, Marche e Umbria. Strade ancora più im-portanti della dorsale tra Abruzzo, Molise e Lazio, per-ché collegano regioni che svi-luppano più traffico e talvol-ta possono anche fare da sup-porto alla Roma-L'Aquila e al-la E45 (Orte-Ravenna).

Ma le nuove dorsali restano in buona parte sulla carta. Ogni tanto vengono aperti nuovi brevi lotti, ma il comple-tamento non è ancora all'oriz-zonte: alle lentezze croniche degli appalti (procedure, espropri, contenzioso, diffi-coltà tecniche tipiche dei trac-ciati di montagna e revisione dei costi) ora con la crisi ag-giunge l'aggravarsi della ca-renza di risorse finanziarie. Così i vari tronconi già aperti sono intervallati da lunghi trat-ti non ammodernati, in cui ba-stano un semaforo o un senso unico alternato in corrispon-denza di un cantiere o di una frana a far abbassare velocità medie già necessariamente basse. Ciò accade soprattutto nelle zone interne.

Un esempio della comples-sità del quadro viene dalla par-te settentrionale interna del Quadrilatero: sulla SS 3 nel tratto di valico umbro proce-donodove i raddoppi dei tun-nel, ma tra Nocera Umbra e Fiuminata c'è il Traforo del Fornello, dove i cantieri sono stati aperti nel 1993 ma finora sono stati realizzati solo 500 metri su 4.000.

Paradossalmente, accado-no incidenti anche tenendo medie basse: nell'illusione di poterle alzare, si prendono ri-schi inutili, senza capire che il flusso del traffico su queste strade è pressoché continuo e quindi si procede tutti alla stessa velocità, salvo pochi momenti in cui si ha davanti al-cune centinaia di metri liberi.

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PROGETTO SICUREZZA SPECIALE

COORDINAMENTO Maurizio Caprino

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Nel progetto-autovelox anche la videosorveglianza degli itinerari con la registrazione delle targhe

Telecamere contro la criminalità Nel Percorso della sicurez-

za ci saranno anche telecamere per registrare i transiti sugli as-si viari di cui la provincia di Isernia è snodo. Un modo per contrastare la criminalità. Da quella grande, che traffica in ri-fiuti e continua a farlo approfit-tando dell'incerto avvio del Si-stri (il sistema satellitare che dovrebbe tracciare tutti i tra-sporti effettuati dagli operatori del settore), a quella piccola.

Quando si parla di videosor-veglianza contro la criminalità, si pensa soprattutto alle teleca-mere installate da sempre Più Comuni sulle loro strade urba-ne. E invece l'idea di tenere sot-to controllo anche i percorsi ex-traurbani è anch'essa consoli-data: si cominciò nel 1997, con il piano per la Salerno-Reggio Calabria, segnata all'epoca an-che da omicidi (come quello del piccolo americano Nicho-las Green durante un tentativo di rapina). Solo che da allora la videosorveglianza ha riguarda-to soprattutto le autostrade, pe-raltro già facili da controllare in quanto vi si può entrare e uscire solo da pochi svincoli. Sulla viabilità ordinaria, c'è un

piano dell'Anas mirato più a co-de e incidenti, che ha portato a installare telecamere solo ne-gli ultimi due armi.

In Molise, a questo piano si affiancano ora le telecamere del Percorso della sicurezza, la cui immagini confluiranno nel-la sala operativa della Polizia provinciale di Isernia. Come spiegato dal comandante, Ezio

GLI SCOPI PRINCIPALI Provincia e Regione vogliono vigilare sul traffico dei rifiuti e «chiudere la porta» ai malviventi di altre zone

Stefanelli, all'occorrenza le im-magini saranno poi messe a di-sposizione di tutte le altre for-ze di polizia. Infatti, ai fini di in-dagini giudiziarie, non valgono le regole sulla privacy e le forze dell'ordine hanno ampie possi-bilità d'intervento. ,

Le immagini sono raccolte dalla Polizia procinciale per-ché il soggetto promotore di questa parte dell'iniziativa è la

Provincia, che ne ha condiviso il principio ispiratore: quello della sicurezza percepita e con-divisa dai cittadini.

La percezione è molto im-portante in zone come queste, dove gli indici di criminalità so-no bassi in assoluto e quindi può bastare anche un solo epi-sodio a creare allarme sociale. È il caso della morte di un poli-ziotto avvenuta il 23 marzo sul-la statale 85 all'altezza di Mac-chia d'Isernia, mentre insegui-va una vettura che non si era fermata all'alt.

L'episodio, tra l'altro, è avve-nuto su una delle statali inclu-se nel Percorso della sicurez-za, perché è una parte degli iti-nerari di attraversamento del Molise che collegano altre re-gioni. Quindi possono essere utilizzati da criminali come al-ternativa alle autostrade, dove i transiti lasciano più tracce. Il 23 marzo l'alt della pattuglia po-trebbe aver disturbato uno di questi viaggi. Anche per que-sto l'assessore regionale Filo-teo Di Sandro, presentando il Percorso della sicurezza, ha evidenziato che esso consente di controllare i confini della re-

gione per evitare infiltrazioni. Anche la condivisione della

sicurezza con i cittadini ha un ruolo fondamentale, non solo sul fronte del comportamento stradale (dove serve a ottene-re una guida più prudente) ma anche su quello del contrasto alla criminalità: «In molti cen-tri della Provincia di Isernia -spiega il prefetto, Filippo Piri-tore - la tradizionale tranquilli-tà sociale fa sì che ci sia ancora l'abitudine di lasciare la porta di casa aperta. Siamo impegna-ti nel comunicare agli abitanti, soprattutto a quelli più anzia-ni, che è opportuno cambiare abitudini, anche se non voglia-mo preoccuparli».

Dal punto di vista tecnologi-co, la videosorveglianza sfrut-terà l'infrastruttura creata nel-l'ambito del Percorso della si-curezza: le immagini viagge-ranno sulla normale rete elet-trica, su cui è stata implementa-ta la tecnologia delle onde con-vogliate che serve appunto a far passare sui cavi esistenti (quindi risparmiando) il segna-le delle telecamere ( si veda la scheda qui a sinistra).

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L'infrastruttura del Percorso della sicurezza servirà anche per misurare gli inquinanti in movimento

Sullo smog rilevazioni punto per punto In Molise la qualità dell'aria

non è mai stata un problema. Pe-rò ultimamente ci sono state al-cune proteste della popolazione per le emissioni di alcuni impian-ti industriali nel Venafrano, vici-no al confine con Lazio e Campa-nia. Inoltre, le direttive europee sulla qualità dell'aria si applica-no ovunque e quindi sono passa-

L'ESPERIENZA BOLOGNESE Le classiche centratine fisse sembrano piazzate dove te concentrazioni di gas nocivi sono inferiori rispetto ai dintorni

ti i tempi in cui la normativa na-zionale limitava l'esigenza di mo-nitorarla solo nelle 23 aree urba-ne a maggior rischio, determina-te dal ministero dell'Ambiente. Di qui l'inserimento nel Percor-so della sicurezza di una parte dedicata al monitoraggio dell'aria, chiamata Safety air, > vo-luto dal presidente della Provin-cia, Luigi Mazzuto.

«L'iniziativa si affianca alle

competenze dell'Arpa (l'agen-zia regionale per la protezione dell'ambiente) e la integra», di-ce Pasqualino De Benedictis, di-rigente del settore Energia e am-biente della Provincia. Infatti, fornisce rilevazioni (anche in tempo reale) anche in movimen-to, mentre l'attività dell'Arpa si basa sulle classiche centraline fisse collocate in alcuni punti dei maggiori centri.

In entrambi i casi, vengono ri-levate le concentrazioni di mo-nossido di carbonio (CO), ossi-di di azoto (NOx), ozono (03), anidride solforosa (S02), polve-ri sottili (PMio e PM2,5) e com-posti organici volatili (benze-ne, toluene, xileni, etilb enze-ne). Ma i controlli in movimen-to consentono di superare pro-blemi e polemiche che da sem-pre accompagnano i dati sull'in-quinamento: si dice sempre che le centraline fisse si trovano in punti poco significativi.

Una conferma è venuta da uno studio dell'Università di Cassino (dove il sistema di rile-vazione dinamica è stato ideato e messo a punto) sul "percorso dei viali" di Bologna (la cerchia

all'interno della quale è racchiu-so il centro storico del capoluo-go emiliano) e su alcuni assi che conducono in periferia. Ne é emersa una mappatura degli in-quinanti su buona parte del terri-torio cittadino, che ha evidenzia-

to come le centraline fisse si tro-vino in alcuni dei punto dove le concentrazioni di inquinanti so-no meno intense.

Nel caso del Molise, la rileva-zione in movimento dovrebbe essere importante perché non ci

sono molte industrie e quindi le fonti inquinanti sono più legate al traffico, che è sparso sul terri-torio. Tra l'altro, l'inquinante og-gi più pericoloso contenuto nel-le emissioni dovute al traffico so-no le polveri (caratteristiche dei

motori diesel, attualmente più diffusi), che per natura sono più volatili della media e possono concentrarsi anche in luoghi molto distanti da dove vengono emesse; questo è uno dei motivi per cui, per esempio, le limitazio-

ni del traffico nelle grandi città hanno scarsi effetti (bisognereb-be bloccare anche le tangenziali ,circostanti, quantomeno).

Una rilevazione in movimen-to può dunque ricostruire i flus-si degli inquinanti. E può farlo in tempo reale, senza attendere le elaborazioni dell'Arpa. Tutto ciò è utile ai sindaci, chiamati a prendere provvedimenti imme-diati in caso di emergenza. Una possibilità molto apprezzata dai sindaci di Sesto Campano, Renata Cicerone, e San Pietro Infine, Giuseppe Vecchiarino, entrambi medici.

Ma la tempestività è comun-que subordinata all'attendibilità dei dati, che nelle rilevazioni sul-le concentrazioni di gas nell'aria è sempre un fattore critico. Per questo, l'Università di Cassino ha previsto un sistema di verifi-ca delle apparecchiature duran-te il loro funzionamento. Anche in questo caso si utilizza l'infra-struttura del Percorso della sicu-rezza, cioè la rete elettrica dell'il-luminazione pubblica, su cui vengono fatte viaggiare onde convogliate (si veda la scheda so-pra). In questo caso, i segnali che vanno sulla rete sono relativi ai parametri standard su cui vengo-no tarate le apparecchiature ri-levazione, che viaggiano su un furgone. In questo modo, diven-ta possibile individuare eventua-li scostamenti e correggerli.

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I miliardi pubblici.I finanziamenti per la gestione dei servizi di autobus, tram e metrò che le Regioni incasserrano nel 2012, da trasferire alle imprese

Il calo. La riduzione dei contributi statali al trasporto pubblico locale dal 2010, quando furono distribuiti 5,5 miliardi di curo, al 2012

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Scatta la stagione dei nuovi appalti

Un passo avanti per i vostri traspo

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Scatta la stagione dei nuovi appalti Seconda tornata decisiva per le Regioni che già in passato hanno affidato tramite gara i servizi di bus, tram e metrò Avvio della concorrenza per gli enti ritardatari che si erano avvalsi direttamente di imprese pubbliche o di privati

Tre numeri chiave

Il bando toscano. Il valore della gara unica regionale per i bus urbani ed extraurbani che sarà bandita a breve: il contratto avrà una durata di 9 anni

di Morena Pivetti

Far partire una nuova stagione di gare per il trasporto pubbli-co locale, a cominciare dalla se-conda metà del 2012: questo

uno degli obiettivi più ambizio- si delle ultime manovre e della recente legge per le liberalizzazioni, la Cresci Italia, come l'ha ribattezzata il governo di Mario Monti. La seconda tornata, più incisiva ed efficace della prima, per le Regio-ni "virtuose", tutte al Centro e al Nord, che già in passito avevano affidato i servizi di bus, tram e metrò tramite appalto. E l'avvio della concorrenza per le Regioni "ritardata-rie"», che si erano rifugiate negli affidamen-ti diretti alle imprese pubbliche di proprietà degli enti locali e, in almeno un caso, la Sici-lia, persino agli operatori privati.

Con due novità rilevanti: che alla concor-

I NODI DELLE SCADENZE Il Governo prepara il regolamento per la verifica degli obiettivi: via libera tecnico della Conferenza unificata, critici gli operatori Taglio fondi statali: aziende in difficoltà

renza per il mercato (servizi affidati in esclu-siva a un'impresa) si è aggiunta la concor-renza nel mercato (più operatori sulla stes-sa tratta) e che in caso di inadempienza l'am-ministrazione locale viene commissariata e sostituita dal prefetto.

Le scadenze sono fissate e il tempo strin-ge. Entro il 3o giugno 2°12 le Regioni devono definire gli ambiti ottimali, di norma non in-feriori al bacino provinciale. Entro il 13 ago-sto 2012 Comuni (superiori a iomila abitan-ti) e Province che intendano attribuire dirit-ti di esclusiva sul servizio devono inviare all'Antitrust una delibera quadro che motivi la scelta attraverso un'analisi di mercato e la quantificazione degli obblighi di servizio pubblico previsti. Ancora, il 31 dicembre 2012 cessano tutti gli affidamenti in house so-pra i zoomila euro l'anno e il 31 marzo 2013 quelli alle società miste costituite senza ga-ra. I servizi assegnati rispettando le modali-tà specificate dal Regolamento Ue 1370 del 2007, che norma il trasporto locale in Euro-pa, cessano alla scadenza dae contratto.

Le Regioni dove il processo di liberalizza-zione non è mai partito sono Veneto, Lazio, Abruzzo, Campania, Calabria, Sardegna e Si-cilia e le Province autonome di Trento e Bol-

zano mentre in Puglia mancano all'appello le reti urbane. Sulla carta devono correre ai ripari ma, fatta la legge, si cerca l'inganno. Come molte altre volte in passato la strada più facile e indolore è la proroga dei termini.

E un allungamento dei tempi gli assessori regionali avevano chiesto al Governo il 3 aprile nel loro parere sullo schema di regola-mento che il ministero dell'Economia e dei Trasporti stavano mettendo a punto per de-finire «i criteri per la verifica della realizza-bilità di una gestione concorrenziale dei ser-vizi pubblici locali, per l'adozione della deli-bera quadro e per il progressivo migliora-mento, con benchmarking, della qualità ed efficienza delle gestioni». Poi la scorsa setti-mana la Commissione mobilità della Confe-renza ha accettato di licenziare il testo del regolamento. Ma tra gli operatori del tra-sporto le critiche restano forti.

Il nodo della delibera quadro e di come motivare l'esclusiva blocca, di fatto, anche le Regioni che stanno preparando il secon-do giro di gare. La Toscana, che a dicembre ha pubblicato sulla Guce il preavviso, lavo-ra all'appalto unico regionale per tutte le li-nee di bus, urbane ed extraurbane: un affare da oltre un miliardo e mezzo di euro per 8o milioni di bus/km e 16o milioni di euro l'an-no, per una durata di nove anni. A cui si po-tranno aggiungere finanziamenti di Comu-ni e Province. In Emilia, a parte Bologna, so-no scaduti o stanno per scadere gli affida-menti dei bacini provinciali «ma non possia-mo procedere a prescindere dal regolamen-to, che ancora non c'è», spiegano.

Anche in Lombardia, la prima ad aprire il mercato, i contratti sono al capolinea o qua-si, fatta eccezione per Milano e provincia. Il Consiglio regionale ha appena varato una ri-forma che ha ridotto a cinque i bacini di traf-fico e istituito le Agenzie come stazioni ap-paltanti: di conseguenza ha prorogato di 18 mesi gli affidamenti. Solo Cremona ha il ban-do aperto. Prima di rifare vasta la Liguria punta a costruire il bacino unico regionale e poi l'azienda unita (oggi-soilWéircrue); co- me l'Umbria e l'Abruzzo.

Intanto la riduzione dei contributi statali - dai 5 miliardi e 5oo milioni del 2010 ai 4 mi-liardi e 84o milioni del 2012 — e i ritardi con cui le Regioni trasferiscono i fondi mette ko le aziende più fragili: in Campania sono falli-te le Spa di Caserta e Salerno. Più probabile che, anziché bandire le gare per il servizio, altri Comuni, quelli grandi del nord, segua-no l'esempio del sindaco Matteo Renzi che, a Firenze, ha messo in vendita il 100% del suo gestore, l'Ataf.

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VENETO

Due comuni rinnegano Equitalia I sindaci dei comuni veneti di Calalzo di Cadore e San-to Stefano di Cadore hanno deciso: faranno a meno di Equitalia per riscuotere i tributi locali. I due sindaci si sono rifatti ad una legge, la 166/2011 che da la possibilità ai comuni di non appoggiarsi a Equitalia per la riscossione delle tasse. Il comune di Ca-lalzo di Cadore ha affidato la riscossione dei crediti al Ser-vizio tributi della Comunità montana Valbelluna. «In un momento di crisi e difficoltà per le nostre fami-glie desideriamo che i nostri cittadini si sentano più tu-telati, cosa che non avviene con Equitalia», afferma il sindaco di Calalzo, Luca De Carlo. «L'idea è che gestendo "in casa" i nuovi casi di recu-pero crediti, il comune potrà monitorare i casi di ritardato versamento e intervenire pri-

- ma che i cittadini rischino il pignoramento della casa». Il comune corrisponderà al Servizio Tributi incaricato solo le spese postali, mentre tutte le altre competenze sa-ranno a carico dell'utente, lasciando in tal modo inalte-rata la somma di spettanza dell'amministrazione muni-cipale. Riproduzione risero

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Debili Ey uitali,t, niente blocco

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DECRETO FISCALE/ La norma nel provvedimento oggi all'approvazione definitiva in senato

Debiti Equitalia, niente blocco Pagamenti più rapidi da parte della p.a. alle imprese

DI LUIGI OLIVERI

pagamenti più rapidi an-che per le aziende che abbiano ricevuto cartelle di pagamento da Equita-

lia per mancato versamento di tributi. Il decreto fiscale spinge le pubbliche amministrazioni ap-paltanti a effettuare i pagamen-ti di somme superiori ai 10 mila euro ai propri appaltatori, anche se le verifiche telematiche pre-viste dall'articolo 48-bis del dpr 602/1973 sulla regolarità della posizione in tema di imposte e tasse diano «semaforo rosso». Infatti, l'articolo 1 del decreto fiscale, a seguito degli emenda-menti approvati in Parlamento modifica l'articolo 19 del dpr 602/1972 e allenta il cosiddetto «blocco dei pagamenti» previsti

dal citato articolo 48-bis. Per il decreto fiscale si profila

poi un esame sprint al senato. Sono circa 150 gli emendamenti al dl fiscale presentati per l'Au-la del senato. Il testo approvato dalla camera ha iniziato ieri il suo brevissimo iter della terza lettura: iniziato alle 15 l'esame delle commissioni bilancio e fi-nanze, già alle 18 l'approdo in aula dove il decreto per le sem-plificazioni fiscali, che scade il 1° maggio, sarà approvato oggi quasi sicuramente con voto di fiducia. Quella del senato sarà l'approvazione definitiva del dl.

La norma introdotta dal decre-to fiscale, nella sostanza, impone alle pubbliche amministrazioni di pagare alle imprese, qualora l'importo della somma risulti più elevato del debito che l'impresa

ha nei confronti dell'Erario, le somme che epcedono l'ammon-tare delle imposte non pagate, comprensivo delle spese e degli interessi di mora dovuti.

In questo modo, fermo restano l'obbligo per le imprese di adem-piere alle obbligazioni tributarie contratte, si sventa l'eventualità che a causa di cartelle di paga-mento magari di importi non molto elevati, un'impresa subi-sca la sospensione o il mancato pagamento di un'intera presta-zione contrattuale di valore mol-to superiore.

Si tratta di una misura con ogni evidenza tendente a reim-mettere nel circuito risorse fi-nanziarie fresche, così da per-mettere alle imprese di fare almeno parzialmente fronte alle proprie spese. Tanto è vero che l'articolo 19 novellato del dpr 602/1973 dispone che il manca-to pagamento dell'eccedenza tra debito dell'azienda verso l'erario e importo contrattuale dovuto dall'amministrazione costitui-sce violazione dei doveri d'ufficio. La stessa responsabilità scatte-rà laddove, ai sensi dell'articolo 3, commi 5 e 6, del decreto del ministero dell'economia 40/2008, l'appaltatore adempia in tutto o in parte all'obbligo tributario o decorrano i 30 giorni senza che l'agente della riscossione abbia notificato l'ordine del versamento delle somme oggetto delle cartel-le e non intervenga il pagamento dell'amministrazione.

L'intento del legislatore di ac-celerare i pagamenti rende, tut-tavia, la connessa procedura una vera e propria corsa a ostacoli per

le pubbliche amministrazioni. Il pagamento, prima delle riforme recenti era una conseguenza sostanzialmente automatica al provvedimento di «liquidazione», consistente nell'accertamento che la prestazione contrattuale fosse stata regolarmente effet-tuata sulla base di un contratto e di un impegno di spesa preesi-stente. Per effetto della norma-tiva vigente, non solo per i lavori pubblici, ma anche per servizi e forniture il dpr 207/2010 impone al responsabile del procedimen-to o direttore dell'esecuzione di elaborare un certificato di paga-mento che preceda e costituisca presupposto della liquidazione. Ma, allo scopo di dare corso a tale provvedimento occorre acquisire un Durc valido favorevole. Riproduzione riservata—li

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Il decreto ministeriale dovrà essere emanato entro 90 giorni dall'entrata in vigore del dl n. 15/2012 dopo la conversione in legge. Altrimenti saranno comunque applicate le disPosizicai sulla ripartizione dei proventi previste dall'art. 142 cds. In caso di inadempienze dell'ente, i proventi saranno ridotti del 90%.

ONLAN

Novanta giorni di tempo per il dm attuativo. Riduzione per gli enti inadempienti

È a una svolta la ripartizione dei proventi delle multe stradali

DI STEFANO MANZELLI ED ENRICO SANTI

S ta per arrivare il via li-bera definitivo alla ri-partizione dei proventi derivanti dalle multe

per eccesso di velocità accerta-te con dispositivi elettronici. La novità è contenuta nel disegno di legge S 3184-B, attualmente all'esame del senato, per l'im-minente conversione del decre-to legge n. 16/2012. La legge n. 120 del 29 luglio 2010 ha proce-duto a una profonda riscrittu-ra dell'art. 142 del codice della strada in materia di eccesso di velocità e proventi delle multe. I nuovi commi 12-bis, 12-ter e 12-quater stabiliscono che per tutte le violazioni dei limiti di velocità accertate mediante l'impiego di apparecchi o di sistemi di rilevamento oppu-re attraverso l'utilizzazione di dispositivi o di mezzi tecnici di controllo a distanza delle violazioni i relativi proventi devono essere ripartiti in mi-sura uguale fra l'ente dal quale dipende l'organo accertatore e l'ente proprietario della strada restando comunque escluse le strade in concessione. Le som-me derivanti dall'attribuzione delle quote dei proventi ripar-titi dovranno essere destinate alla manutenzione e messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e al potenziamento delle attività di controllo e ac-certamento delle violazioni in materia di circolazione strada-le, comprese le spese relative al personale. Gli enti diversi dallo stato utilizzeranno la quota dei proventi ad essi destinati nella regione nella quale sono stati effettuati gli accertamenti. Ma

Legge dl riforma stradale

n. 120/2010

Disegno di legge S 3184-B per le

conversione dei di n. 16/2012

queste nuove disposizioni non sono mai diventate operative, in quanto non è stato emanato il decreto attuativo che deve fissare le regole specifiche per il versamento dei proventi e le modalità di trasmissione della dettagliata relazione che gli enti locali dovranno tra-smettere in via informatica al ministero delle infrastrutture e dei trasporti e al ministero dell'interno. Si tratta della re-lazione in cui dovranno essere indicati, con riferimento all'an-no precedente, l'ammontare complessivo dei proventi di propria spettanza (derivanti da tutte le violazioni stradali, non solo autovelox) e gli interven-ti realizzati in conseguenza di tali risorse. In caso di mancato invio della relazione o di non corretto impiego dei proventi, la relativa percentuale sarà ri-

dotta del 30% annuo. La causa della mancata emanazione del decreto attuativo è dovuta a più fattori. Le forti resistenze politiche delle autonomie loca-li, oggettive difficoltà tecniche di contabilità pubblica e la con-siderazione che le nuove regole non potranno essere applicata sulla rete stradale Anas, in quanto rete in concessione. A conferma di tali ostacoli lo scorso 28 febbraio il ministro Passera, nel corso dell'audizio-._ ne alla commissione trasporti della camera sul disegno di legge delega per la riforma del codice della strada, ha ribadi-to che al momento resta tutto bloccato sul fronte della regola della destinazione dei proventi autovelox. Ma una svolta sem-bra profilarsi all'orizzonte. Infatti, con un emendamento del relatore, approvato dalla

commissione finanze durante l'esame del disegno di legge C 5109 per la conversione del decreto legge n. 16/2012 (ora all'esame del senato come ddl S 3184-B) viene previsto che il decreto ministeriale di cui all'art. 25, comma 2, della legge n. 120 del 29 luglio 2010 dovrà essere emanato entro 90 giorni dall'entrata in vigore del decreto legge come sarà con-vertito in legge. Se entro que-sto termine il decreto non sarà emanato, saranno comunque applicate le disposizioni sulla ripartizione dei proventi di cui ai commi 12-bis, 12-ter e 12- quater dell'art. 142. Oltre a ciò, nei confronti dell'ente che non trasmetterà la relazione previ-sta dal comma 12-quater o che utilizzerà i proventi in modo difforme, la riduzione annua della percentuale dei proventi spettanti sarà del 90%, anzi-ché del 30%. Le inadempienze avranno rilevanza ai fini del-le responsabilità disciplinari ed erariali e dovranno essere segnalate tempestivamente al procuratore regionale della corte dei conti. Resta ora da verificare l'esito del disegno di legge S 3184-B al senato, che si conoscerà in tempi brevi consi-derando che il 1° maggio scade il termine per la conversione del decreto legge n. 16/2012. -

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Escluse le strade in concessione, i proventi delle multe per eccesso di velocità accertati con dispositivi dovranno essere ripartiti al 50% fra l'ente dal quale dipende l'organo accertatore e l'ente proprietario della strada. In caso di inadempienze dell'ente, i proventi saranno ridotti del 30%. Occorre però attendere un decreto ministeriale attuativo.

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La mappa dei tagli dal Lazio alla Liguria, dal Garda alle Dolomiti, dalla Versilia all'Argentario

Imu, enti turistici a rischio crack Il pasticcio sul gettito azzera i trasferimenti a 200 comuni

DI FRANCESCO CERISANO

I pasticcio dell'Imu rischia di far fallire i comuni turistici. Dalla Liguria al Lazio, dalle Dolomiti (Cortina la più pe-

nalizzata) al lago di Garda, dalla Versilia all'Argentario, passando per Ischia e Capri, non c'è locali-tà turistica di pregio che si salvi dall'azzeramento dei fondi cau-sato dalla sovrastima del gettito Imu operata dal Mef. Le tabelle ministeriali (anticipate da Italia-Oggi il 21 aprile) confermano le

e anticipazioni di questo giornale: saranno 209 i municipi che, a causa del cervellotico meccani-smo di compensazione ideato dal governo Monti col decreto Salva-Italia, non riceveranno nemmeno un euro dallo stato quest'anno (si veda ItaliaOggi del 27/3/2012). Anzi ci rimetteranno, dovendo re-stituire all'erario una buona fetta dei fondi incamerati con l'acconto di marzo.

Il record spetta a Fiumicino che dovrebbe rimborsare al Mef 7,8 milioni di euro. Il condizionale è d'obbligo perché i sindaci confi-dano che i dati sui primi incassi dell'acconto Imu di giugno siste-meranno le cose, portando a una sostanziosa integrazione del fondo di riequilibrio. Tuttavia, per quan-to generosa possa essere, difficil-mente la correzione estiva potrà compensare l'ammontare dei tagli certificati da via )0( settembre.

A far sballare i conti di Fiumi-cino c'è la sovrastima del gettito Imu sulla prima casa. «Noi pre-vediamo di incassare circa 7 mi-lioni di euro, mentre il Mef se ne aspetta 14. Si tratta di un dato irrealistico che non riusciremmo a centrare nemmeno se tutte le abitazioni di Fiumicino fossero considerate prima casa», dichia-ra sconsolato il sindaco di Ma-rio Canapini. Ma allora cosa è successo? Alla base di quello che sembra a tutti un evidente errore ci potrebbe essere la particolarità dell'ente che solo dal 1992 costi-tuisce comune a sé e dal punto di vista catastale risulta ancora unito a Roma. «Siamo esterrefat-ti», prosegue Canapini. «Il gettito complessivo Imu stimato dal Mef è di 37 milioni, per noi invece è di 26. Ballano 11 milioni che non possiamo recuperare a meno di non voler spremere di tasse i cittadini». Il caso di Fiumicino è emblematico ma è tutto il litora-le romano a subire un autentico salasso. Ne sa qualcosa Anzio,

terza assoluta nella graduatoria dei comuni più penalizzati dalle stime sull'Imu. Qui l'erario dovrà recuperare circa 5 milioni di euro, mentre Ardea e Santa Marinella andranno in rosso rispettivamen-te per 3 e 2,7 milioni.

La palma della regione più penalizzata va però alla Liguria che nella classifica dei comuni più colpiti ne conta 16 su 40. Il salas-so non risparmierà nessuna delle rinomate località turistiche del-la provincia di Genova: Rapallo, Chiavari, Recco, Santa Margheri-ta Ligure dovranno rimborsare ci-fre oscillanti tra i 5,6 e i 2,4 milioni di euro. In provincia di La Spezia, già funestata dalle alluvioni dello scorso ottobre, è particolarmente pesante il conto servito a Lerici: 3 milioni. Ma le cose non vanno meglio a Ponente, anzi. Qui tutte le località turistiche della riviera vanno in rosso: Alassio, Andora, Finale Ligure, Varazze, Loano, Pietra Ligure, Celle Ligure.

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I inno. enti lorindici a rischio erack

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ItaliaOggi

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ItaliaOggi

Comune Provincia Decurtazione Comune Provincia

Bs

e:, -

i Decurtazione i 1852130

1850122

Fiumicino 1[Rm 7848335

[5603840

5052149

Sirmione I

Castiglione della Pescaia.

Rapallo 1iGe

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Chiavari Ge 4375089 San Lazzaro di j Savona Bo

, 1691885

Desenzano del Garda

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1659126

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Forte dei Marmi LLu , __ , 3138823 Finale Ligure i Sv 1600475

Lerici [Sp i 3067212 Sanremo Im

Rm

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Ardea Rm 3042292

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1471336

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Pomezia i Rm 1408877 Arenzano Ge 2409690

Pino Torinese To 1299552 Carriaiore Lu 2182195 Follonica Gr 1299183 Comacchio Fe 2076035

Pietra Ligure Sv 1275137 Alassio Sv [2062499

Borghetto Santo Spirito

- Sv 1208486 Frascati Rm 1979287

Monza J Mb 1957025 Celle Ligure l Sv 1176820 Monte Argentario Gr 1930707 Pontedera Pi 1100537

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Pagina 26 I inno. enti III indici a rischio erack

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ATEI OPIMMINITA PER 1 PROPRIO'

Tris di agevolazioni sulla prima casa

Ae

liqu ota ridotta (tra il 2 e il 6 per mille), detrazione (di 200 uro maggiorata di altri 50 uro per ogni figlio «under

26»), pagamento facoltativo in tre rate (18/6, 17/9 e 17/12). Sono queste le age-volazioni Imu concesse per l'abitazione principale. Benefit che troveranno au-tomatica estensione anche al fabbrica-to del coniuge assegnatario e, in caso di assimilazione da parte del comune, anche alle case di anziani e di disabili lungodegenti e agli alloggi dei cittadini italiani residenti all'estero. Gli sbarra-menti antielusivi voluti dalla commis-sione finanze della camera, unitamente alla possibilità riconosciuta ai comuni di modificare fino al 30 settembre le decisioni già adottate, pongono però diversi problemi applicativi.

Definizione. Con l'assetto definitivo dell'art. 13, comma 2, del dl 201/2011, per «abitazione principale» si intende-rà l'unica unità immobiliare nel quale il contribuente e il suo nucleo familia-re dimorano abitualmente e risiedono anagraficamente. Con l'ulteriore preci-sazione che «nel caso in cui i componenti del nucleo abbiano stabilito la dimora abituale e la residenza anagrafica in immobili diversi situati nel territorio

comunale, le agevolazioni per l'abitazio-ne principale si applicano per un solo immobile».

Si tratta di una formulazione destina-ta a fornire più complicazioni di quelle che aveva creato per l'Ici l'art. 8 del dlgs 504/1992. Innanzitutto, a differenza di quanto avviene in tema di assegni fa-miliari e di Isee, la novella non fornisce alcuna definizione del «nucleo familia-re». Di talché potrebbe sorgere il dubbio sulla corretta applicazione della norma nel caso in cui, ad esempio, il figlio mag-giorenne trasferisca dimora e residenza dalla casa in cui viveva con i genitori (proprietari) a quella da lui acquistata nello stesso comune.

Per converso, posto che la disposizione limita l'agevolazione in ipotesi di «immo-bili diversi situati nel territorio comuna-le» si potrebbe addirittura giungere alla conclusione che tt uno déi coniugi (non separato) si trasferisce in un immobile di sua proprietà, però sito in un altro comune, avrebbe diritto al trattamento di favore senza farlo perdere all'altro coniuge.

A questo punto solo gli attesi chiari-menti del Mef potranno, forse, dissipare le perplessità sollevate dall'infelice for-mulazione della norma.

Le assimilazioni. Ai comuni verrà riservata la possibilità di assimilare all'abitazione principale le case di an-ziani e di disabili permanentemente ri-coverati e/o quelle dei cittadini italiani residenti all'estero (purché non locate). Ne consegue che se il regolamento comu-nale disporrà in tal senso, per tali fab-bricati si applicheranno tutte le regole concernenti l'abitazione principale, ossia: aliquota ridotta, detrazione, rateazione del pagamento e imposta dovuta al solo comune. Nel caso in cui l'assimilazione intervenga antecedentemente alla data del pagamento della prima rata non do-vrebbero esservi ostacoli all'immediata applicazione di tutti i benefici in que-stione. Qualche dubbio potrebbe sorgere qualora il comune eliminasse l'assimila-zione entro il 30 settembre. Va tuttavia ricordato che in base all'art. 10 della legge n7212/2000 al contribuente che si è attenuto alle indicazioni dell'ente im-positore non potrebbero essere richiesti interessi né applicate sanzioni.

Maurizio Bonazzi

I comuni possono inviare le segnalazioni sulle incongruenze

dei dati sul gettito Imu all'indirizzo [email protected]

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