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Ufficio stampa Rassegna stampa venerdì 6 aprile 2012 Pagina 1 di 31

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Ufficio stampa

Rassegna stampavenerdì 6 aprile 2012

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Il Resto del Carlino Bologna

La Repubblica Bologna

Il Sole 24 Ore

Italia Oggi

INDICE

QS: Le nomination Sanzo, Rinaldi e Lelli Ecco i campioncini da tenere d’occhio06/04/12 Sport 3

GIANLUCA CHE A 18 ANNI HA SCELTO DI MORIRE06/04/12 Cronaca 4

Auto e affitti pagheranno la riforma06/04/12 Economia e Lavoro, Pubblica amministrazione 5

Deduzione ridotta per le case locate senza cedolare06/04/12 Pubblica amministrazione 7

Apprendistato via d'accesso anche nella pa06/04/12 Economia e Lavoro, Pubblica amministrazione 8

PALERMO FA I CONTI DEL DISASTRO AMIA06/04/12 Pubblica amministrazione 10

«QUI INTERESSI AFFARISTICI CRIMINALI»06/04/12 Pubblica amministrazione 12

Crediti certificati Rischia l'impresa06/04/12 Pubblica amministrazione 13

Stangata sugli immobili storici06/04/12 Pubblica amministrazione 14

Il patto di stabilità cambia ancora06/04/12 Pubblica amministrazione 15

Tso deciso dal commissario06/04/12 Pubblica amministrazione 18

Cambia il lavoro. Anche nella pa06/04/12 Pubblica amministrazione 20

Responsabilità dei dirigenti sotto la lente06/04/12 Pubblica amministrazione 22

Le linee guida per le multiutility06/04/12 Pubblica amministrazione 23

Spending review ai raggi X06/04/12 Pubblica amministrazione 24

Compagnia di S.Paolo in Piemonte risorse per l'housing sociale06/04/12 Pubblica amministrazione 25

Enti, è ora di convertire i prestiti06/04/12 Pubblica amministrazione 26

Agevolazioni in pillole06/04/12 Pubblica amministrazione 27

La Lombardia stanzia 2.2 mln per favorire l'integrazione giovanile06/04/12 Pubblica amministrazione 28

Illuminazione in partnership06/04/12 Pubblica amministrazione 29

Iva sulla Tia, la Cassazione non ha detto nulla di nuovo06/04/12 Pubblica amministrazione 31

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press LITE a Resto del Carlino 06/04/2012 Bologna

\o,'nìnaon Sanzo, Rinaldi e Letti Ecco i campioncini da tenere d'occhio

Predosa QUESTI, secondo il responsabile Francesco Santoro, i migliori in-terpeti appartenenti ad altre sode--à delle varie categorie. Juniores: Peter Lorenzetti ('93, attaccante Castellarano), Oladi-meli Lawal ('94, centrocampista Sant'Antonio), Filippo Fiori ('93, centrocampista Sasso M arcon i).

Matteo Sanzo ( 795, attac-cante Sasso Marconi), Bassem l'ammaini ('96, difensore Sasso

Marconi). Matteo .Muzzioli ('96, centrocampista Progresso). Giovanissimi: Andrea Rinaldi ('97, difensore Sasso Marconi), Fe-derico Costa ('97, difensore Corti-cella), Elia Soli ('97, portiere 'Vai. sa. Gold).

Matteo Macchiaroli ('99, centrocampista Anzolavi-no), Stefano Cevenini ('99, centro-campista Ponievecchio), Luca Lenì ('99, attaccante Athletic Fel.- sina).

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press unE 06/04/2012

la Repubblica

BOLOGNA

• -`a,:e.t- Era uno studente del Belluzzi, viveva ad Anzola, amava la musica

Gianluca che a 18 anni ha scelto di togliersi la vita

GIANLUCA CHE A 18 ANNI HA SCELTO DI MORIRE

ALESSANDRO CORI

IL VIDEO di una canzone di Bruce Springsteen, "De ad man walkin", è stata l'ultima

cosa che Gianluca Lolli, 18 anni, ha pubblicato su Facebook. Poi si è tolto la vita. Il brano parla di un condannato a morte, di chi ha il destino segnato e aspetta solo di sapere quando verrà eseguita la sentenza. Ma dietro al suicido del diciottenne, studente all'ultimo anno dell'Istituto tecnico Belluz- zi, come spesso accade, sembra non esserci un motivo scatenante.

SEGUE A PAGINA XI

ALESSANDRO CORI

(segue dalla prima di cronaca)

G IANLUCA non ha lasciato biglietti, né pare avesse mai confidato il suo ma-

lessere. Mercoledì pomeriggio, mentre era solo in casa, adAnzo-la, dove viveva con i genitori, si è legato un cavo elettrico al collo e poi si è lasciato andare, impic-candosi alla porta della sua ca-mera. Ha scelto l'ultimo giorno di lezioni, prima delle vacanze di Pasqua, per farla finita. A scuola non aveva problemi e anche l'ul-tima prova sostenuta in classe, proprio mercoledì, era andata bene. «Un fulmine inaspettato» dice PietroAceto , vicepreside del Belluzzi, che per due anni è stato suo insegnante. «Non riusciamo a capire cosa possa essere scatta-to nella mente di Gianluca. La sua condotta scolastica è stata sempre discreta, mai una nota disciplinare, un battibecco con compagni o professori. Era un

ragazzo inserito perfettamente, con tanti amici e passioni. Certo, aveva un carattere riservato, ma questo non significa niente. Era riflessivo, acuto, ho sempre pen-sato che potesse studiare filoso-fia, più che diventare un capo tecnico. Noi professori siamo di-strutti. Quando riaprirà la scuola decideremo come ricordarlo».

I carabinieri sentiranno tutte le persone più vicine a Gianluca per scoprire cosa possa averlo spinto a suicidarsi. E controlle-ranno il computer personale e il cellulare. Nelle foto delFacebook Gianluca sorride sempre, in viaggio con gli amici o quando si prepara ad assistere al concerto degli Iron Maiden, uno dei suo gruppi preferiti insieme ai Red Hot Chili Peppers. Poi, tra le tan-te, la foto di uno Sean Penn ma-linconico nel film di Sorrentino "This must be the piace" e ac-canto scrive: "Alter Ego".

C RIPRODUZIONE RISERVATA

Pagina 11 Ceeisasulle anni all'automobilista

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Auto e affitti pagheranno la riforma Per finanziare il Ddl Fornero serviranno 1,7 miliardi nel 2013 e 3 miliardi nel 2014

Dino Pesole ROMA

Una nuova raffica di misu-re fiscali, con casa e auto che tor-nano nel mirino per finanziare i costi della riforma del mercato del lavoro. Dopo le maxi-mano-vre del 2011, che nella loro proie-zione al 2014 valgono 81,2 miliar-di, per due terzi concentrati sul-le maggiori entrate, ora si torna a battere sull'antico e mai di-smesso tasto del ritocco di im-poste e contributi. E la pressio-ne fiscale si avvia a centrare il record storico del 45% del Pil.

Alla fine, dopo settimane di annunci e ritocchi dell'ul-tim'ora alla ricerca delle possi-bili soluzioni, il testo del dise-gno di legge sul lavoro che af-fronta l'esame da parte del Se-nato fissa nel dettaglio le mo-dalità di copertura. Si tratta di 1,7 miliardi nel 2013, che salgo-no a circa 3 miliardi nel 2014 per attestarsi poi in un range tra i 2 e i 2,5 miliardi negli anni successivi. Ed ecco le misure. La prima riguarda la casa. Con esclusione dei proprietari di immobili che hanno optato

per la cedolare secca, viene ri-dotto dal io al 5% lo sconto for-fettario oggi previsto per quan-ti dichiarano con l'Irpef i reddi-ti che derivano dalla locazione di immobili. In tal modo, l'im-ponibile su cui si applica l'im-posta aumenta di 10 punti per-centuali, con effetti di maggior gettito pari a 627,1 milioni nel

LE FONTIú I aETTITO Sconto minore su locazioni e assicurazioni Rc, vetture aziendali a deducibilità ridotta, tasse aeroportuali più alte, tagli a Inps e Inail

2014 e 365,2 milioni nel 2015. Modifiche in arrivo anche

per quel che riguarda le auto aziendali, attraverso la riduzio-ne dal 90 al 70% per i mezzi in uso promiscuo concessi ai di-pendenti, mentre per profes-sionisti, artigiani e commer-cianti lo sconto fiscale per i mezzi utilizzati per l'esercizio di impresa scende dal 40 al 27,5

di 172,4 milioni nel 2013 e 101 mi-lioni nel 2014.

Quanto alle spese di funzio-namento di Inps e Inail, si agirà attraverso la riduzione del con-tributo erogato dallo Stato, quantificata in 18 milioni per l'Inail e 72 milioni per l'Inps. Misure di razionalizzazione so-no previste anche per i Mono-poli di Stato, attraverso un ta-glio delle spese per io milioni da versare all'entrata del bilan-cio dello Stato.

Il quadro degli effetti finan-ziari complessivi del provvedi-mento comprende l'addiziona-le contributiva dell'1,4% per i la-voratori assunti a tempo deter-minato, che comporterà un au-mento di 611 milioni delle entra-te nel 2013, per raggiungere i 734 milioni nel 2021. Misura che punta a disincentivare il ricor-so a questa tipologia contrattua-le, all'interno di un testo che pri-vilegia il contratto di lavoro su-bordinato a tempo indetermina-to come la «forma comune di rapporto di lavoro».

Il prospetto di sintesi della re-lazione tecnica fissa, in termini

di saldo netto da finanziare, i maggiori oneri dell'intero prov-vedimento in 1,71 miliardi nel 2013, 2,92 miliardi nel 2014, e 2,5 miliardi l'anno successivo. Nel 2016 si passa a un totale di 2,48 miliardi che scendono nel 2017 a 2 miliardi per poi risalire a 2,1

miliardi nel 2018. Più o meno la stessa stima per il biennio suc-cessivo, per chiudere con i 2,22

miliardi del 2021.

Le risorse saranno in gran parte assorbite dalla spesa per gli ammortizzatori. Che passe-rà dai 2,7 miliardi (di cui 500 milioni per la contribuzione fi-gurativa) del 2013 ai 3,6 del 2015 passando per un picco di oltre 4 miliardi nel 2014. Una parte sarà coperta con l'aggravio contributivo sulle imprese (854 milioni l'anno prossimo che 12 mesi dopo diventeranno 1,3 miliardi); un'altra con l'au-mento delle aliquote sui lavo-ratori subordinati (28o milioni nel 2013 che nel 2015 diventano 697). Il resto arriverà dalle nuove fonti di finanziamento riassunte in precedenza.

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per cento. Dal 2013 si incasse-ranno in tal modo 801 milioni in più, che salgono a 1 miliardo nel 2014 e nel 2015.

Dal i° luglio 2013 l'addiziona-le comunale sui diritti d'imbar-co dei passeggeri, applicati sui biglietti aerei (istituita con la Fi-nanziaria del 2004), sarà mag-giorata di ulteriori 2 euro a pas-seggero imbarcato, raggiungen-do così i 5 euro. Maggior gettito previsto: 64,7 milioni nel 2013, 129,4 nel 2014 e 129,4 nel 2014. Stime effettuate sulle partenze del 2009: 28 milioni per i voli na-zionali, 36,7 milioni per quelli internazionali.

Infine tra le modalità di co-pertura previste dal disegno di legge compare la norma in base alla quale la deducibilità dei contributi sanitari obbligatori per l'assistenza erogata nell'am-bito del servizio sanitario, ver-sati con il premio di assicurazio-ne di responsabilità civile per i veicoli, si applicherà solo agli importi superiori ai 4o euro. Al momento è prevista invece la deducibilità totale. La stretta propizierà un maggior gettito

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Auto eaffitti pagheranno la riforma

press LinE 06/04/2012

Il Sole12

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Il Sole press LinE 06/04/2012

Effetto sul saldo netto da finanziare. Dati in milioni di euro

Le coperture

TASSE :SEEIOPCbRTNAI

Aumento dal 01/07/2013 di due euro (da 3 a 5) dell'add.le comunale sui diritti di imbarco passeggeri

Introduzione di una franchigia di 40 euro per la deducibilità dei contributi sanitari obbligatori su RCA

MINISTERO ECONOMIA

Riduzione delle dotazioni finanziarie del Programma di spesa "Regolazioni contabili, restituzioni e rimborsi di imposta" MEF

AZIENDAII

Deducibilità ai fini delle imposte dirette delle spese per auto e moto

.AFEETTI

Riduzione percentuale di abbattimento canone locazione

IENTI PREI.MOESIIIIAU

Riduzione spese di funzionamenti Enti

Totale

coperture

Fonte: Relazione tecnica al disegno di legge sulla riforma del lavoro

Pagina 3 »7;3744; Auto eaffitti pagheranno la riforma

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sugh immobili Cambia il metodo di calcolo

Deduzione ridotta per le case locate senza cedolare Saverio Fossati

Dopo la mazzata sui con-tratti concordati, sancita dall'Imu, sugli affitti a libero mercato si abbatte il colpo di grazia. Con la riduzione della quota dei canoni esente da Ir-pef, da115% al 5 per cento, le im-poste sugli affitti "liberi" au-menteranno dal io% in su a se-conda del reddito e del gioco di aliquote e addizionali.

L'imposizione fiscale sulle locazioni è sempre stata piut-tosto pesante. Per quelle in re-gime di libero mercato il reddi-to è dato dal valore più alto tra la rendita catastale rivalutata e il canone di locazione (ag-giornato con le rivalutazioni Istat) ridotto del 15% (o del 25% per i fabbricati situati nel-la città di Venezia e in alcune isole della Laguna); mentre i «concordati» il reddito ai fini Irpef è determinato con le stes-se modalità previste ma è ri-dotto ulteriormente del 30%,

arrivando a una base imponi-bile di solo il 59,5% se il fabbri-cato è localizzato in uno dei Comuni ad alta tensione ab ita-tiva (praticamente le città e re-lativo hinterland). C'è poi il re-centissimo regime della «ce-dolare» del 21% secco, che pe-rò, stando ai dati di gettito, si è rivelata un flop.

Con l'Imu e la cancellazione dei regimi speciali che i Comu-ni avevano costruito per il "concordato" (in qualche caso anche esentando l'immobile dall'Ici), la convenienza fisca-le di questo regime a canoni più bassi è di fatto scomparsa. Restavano libero mercato e ce-dolare, che pur subendo un pe-sante contraccolpo (pari a cir-ca una pigione mensile in me-dia) non erano legati a tetti spe-cifici, quindi il mercato, pur gravemente danneggiato, si sa-rebbe riposizionato su altri va-lori e altre redditività.

Il tiro mancino al mercato libero lascia di fatto il sistema della cedolare padrone del campo. Quel 10-12% di Irpef

in più, infatti, ha definitiva-mente fatto saltare gli equili-bri che si stavano faticosa-mente riformando sui canoni di mercato: in un solo anno la redditività media netta dell'abitativo è scesa dal 3-4% al t-3% tra Irpef e Imu, gli au-menti si sono mangiati oltre una mensilità di affitto.

La cedolare, invece, non vie-ne toccata e infatti, come si leg-ge nella relazione tecnica, «si ipotizza che per la totalità del-le locazioni a uso abitativo ven-ga effettuata l'opzione per la cedolare secca». Gli effetti di gettito, quindi, dovrebbero esi-stere solo per i periodi d'impo-

Uff.F.UTì: Il prelievo sui canoni «liberi» salirà dal 10% in su a seconda del reddito e del gioco di aliquote e addizionali

sta dal 2013 in poi e, dato che ogni anno è possibile cambia-re regime scegliendo la cedola-re, riguarderanno solo gli im-mobili non abitativi (per i qua-li non è ammessa la cedolare) di proprietà di persone fisiche. In sostanza, l'ipotesi (realisti-ca) è che tutti i proprietari di abitazioni affittate migrino ver-so la cedolare mentre sugli al-tri immobili l'aggravio sarà ine-vitabile. Il Governo però non sembra aver tenuto conto che anche il passaggio alla cedola-re porterà a una perdita di getti-to sulle locazioni abitative.

A negozi e magazzini, quin-di, che già trovano un mercato locativo pessimo, il fisco farà pagare una quota degli ammor-tizzatori sociali, dimenticando che potrebbe innescarsi l'effet-to domino: difficile che un pic-colo investitore continui a rite-nere appetibile l'acquisto di uno spazio non abitativo da mettere a reddito.

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Il Sole12

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Apprendistato via d'accesso anche nella Pa Il documento di Patroni Griffi punta sui contratti professionalizzanti e quelli per l'alta formazione

Davide Colombo ROMA

L'operazione di adatta-mento al pubblico impiego del-le nuove regole introdotte dal-la riforma Fornero non passa solo per il taglio prospettato ai contratti di collaborazione co-ordinata e continuativa. Il do-cumento predisposto dal Di-partimento della Funzione pubblica per il confronto aper-to con i sindacati e le rappre-sentanze delle Regioni e degli enti locali punta molto sull'ap-

NMPLESITÀ NILA Cea

Secondo il sindacato

bisogna puntare invece

sulla formazione lavoro

e chiudere la stagione

del precariato

prendistato come canale di ac-cesso strategico dei giovani nelle amministrazioni.

Il testo, su cui è aperta una ri-flessione che al momento regi-stra consensi ma anche per-plessità, cita in particolare due forme di apprendistato previ-ste da nuovo Testo unico (dlgs 167/20n): l'apprendistato pro-fessionalizzante e quello di al-ta formazione e ricerca, en-trambi applicabili al settore pubblico per il reclutamento di giovani tra i i8 e i 29 anni. Il ra-gionamento che fanno i tecnici di palazzo Vidoni sembra inte-ressante perché, se dovesse fa-re breccia, può allineare le logi-che di ingresso al lavoro di pub-blico e privato in una prospetti-

va di lungo periodo rispettan-do, nel contingente, i vincoli di spesa. Per le nuove assunzioni dei giovani apprendisti si po-trebbe utilizzare parte delle ri-sorse che oggi sono destinate ai contratti flessibili (o ai tempi determinati) senza intaccare il blocco parziale del turn-over sulle nuove assunzioni, che è vincolato fino a tutto il 2013 al 20% dei pensionamenti.

L'operazione apprendistato nella Pa - che tra l'altro vanta buoni esempi in Europa, in par-ticolare in Francia - potrebbe essere realizzata con una prima forma di reclutamento per con-corso, nel rispetto quindi dei vincoli costituzionali sull'acces-so nelle amministrazioni (arti-colo 97), cui potrebbe seguire un esame finale dopo il periodo di formazione per l'assunzione definitiva; un po' ricalcando e generalizzando il modello del «corso-concorso» che oggivie-ne utilizzato per il reclutamen-to della nuova dirigenza. Per at-tuare queste soluzione una stra-da normativa è già aperta: si trat-ta del Decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm) che, come prevede il nuovo Testo unico dell'appren-distato, deve essere adottato en-tro il prossimo autunno d'inte-sa con Funzione pubblica, Lavo-ro ed Economia.

Sulle altre forme di contratti flessibili attualmente utilizzati nella Pa (tempo determinato, formazione lavoro, sommini-strazione di lavoro a tempo de-terminato e lavoro accessorio; articolo 36 del dlgs 165/2001) il documento di Funzione pubbli-

N

Apprendistato

L'apprendistato, riformato a ottobre scorso dalTesto Unico Sacconi, potrebbe diventare il contratto d'ingresso dei giovani anche nella pubblica amministrazione. Nell'area di applicazione dell'apprendistato rientra infatti ['intera fascia giovanile tra i 15 e i 29 anni. Il Testo Unico 167 del 2011 prevede tre tipologie di contratto: ['apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, ['apprendistato professionalizzante (o di mestiere), e ['apprendistato di alta formazione. Nel pubblico impiego si punta a introdurre ['apprendistato professionalizzante e quello di alta formazione e ricerca, che interessano giovani tra i 18 e i 29 anni. Con la riforma Sacconi, prima, e Fornero, ora, ['apprendistato è divenuto un contratto molto vantaggioso per le imprese. Oltre a forti sgravi contributivi, il datore di lavoro che assume apprendisti ha la possibilità di inquadrare il lavoratore fino a due livelli inferiori rispetto alla categoria spettante, in applicazione del contratto collettivo di lavoro, ovvero, in alternativa, di stabilire la retribuzione dell'apprendista in misura percentuale e in modo graduale alla anzianità di servizi.

ca individua numerose «compa-tibilità» con le modifiche intro-dotte dalla riforma Fornero al netto delle ipotesi che prevedo-no la conversione in tempi inde-terminati dei contratti flessibi-li, che rimane escluso.

Tra le varie casistiche indica-te, per esempio, si conviene sul-la possibilità di conteggiare an-che i periodi di lavoro in sommi-nistrazione per il computo dei 36 mesi limite di un contratto a termine, mentre si propone un approfondimento con «avvisi comuni» con le organizzazioni sindacali per studiare possibili deroghe al vincolo dei 36 mesi in settori particolari come la Ri-cerca e la Sanità. Discorso a par-te, naturalmente, andrà fatto perla Scuola, dove invece i con-tratti a termine vengono utiliz-zati con una logica differente e su numeri importanti (circa 2oomila addetti l'anno).

Sull'ipotesi di utilizzo dell'ap-prendistato come nuovo cana-le d'accesso alle amministrazio-ni la contrarietà maggiore arri-va dalla Cgil, secondo cui senza inventarsi strade di difficile pra-ticabilità, bisognerebbe invece utilizzare i contratti di forma-zione lavoro. La Cgil è poi con-traria alla riduzione delle causa-li sui contratti a termine e chie-de che il tema del recepimento della riforma Fornero nel setto-re pubblico venga accompagna-to da un piano per l'assorbimen-to del precariato (oggi sono 120-130mila i lavoratori flessibi-li del settore pubblico) e per l'assunzione dei vincitori dei concorsi pubblici.

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Apprendi,

press LinE 06/04/2012

Il Sole12

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Il soler /,1 press LinE 06/04/2012

2008 O

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Davide Colombo

Arriva il test della spending review per la mobilità

a pratica dei «licenziamenti

.„2 economici» nel settore pubblico passa dall'applicazione delle norme sulla mobilità collettiva per le eccedenze di personale, così come sono state fissate nel decreto legge dell'agosto scorso. I dipendenti che risultassero in soprannumero possono essere trasferiti ad altre amministrazioni o collocati in mobilitàper un periodo massimo di 24 mesi, con una indennitàpari all'80% dello stipendio. Senza ricollocamento il rapporto di lavoro si chiude. Ma sitratta di procedure che prevedono un confronto conle organizzazioni sindacali e che potranno praticarsi in contesti di vere riorganizzazioni degli apparati (conia spending review, per esempio). Ragionamento diverso vale peri licenziamenti individuali nella Pa, che passano invece perla responsabilità del dirigente che lidecide.Inquesticasi, aldilà della disputa sull'applicazione dell'articolo 18, resta da risolvere un quesito a monte: il dirigente che fa unlicenziamento poi giudicato illegittimo da un giudice, può essere assolto dal danno erariale arrecato alla sua amministrazione?

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Pagina 7

Apprendi,

I precari nel pubblico impiego

IL LAVORO FLESSIBILE Lavoratori interinali, socialmente utili, a tempo determinato e con contratti di formazione lavoro (in "unità annue")

"Te"0":ggOíìéit .i..Ó. e

i"i"ì1iiíiíítitàlf3H1 2Q99 2008

Servizio sanitario nazionale Enti pubblici non economici Enti di ricerca Regioni ed autonomie locali (ccnl) Regioni a statuto speciale e provincie autonome Ministeri Pres.za consiglio ministri Afa m Università

Totale

201.0 7.010 2.063

7

5.121 6.305 581 705 5.702 6.239 674 6.913

557 215 933 L946 117 331 888 1.148

16 6 16 9 1 9

25.534 4.616 19.168 16.946 23.217 20.766 4.049 3.820 20.918

150 344 324 793 447 494 L117 338 109

65 65 21 23 21 23 5

186 1,177

5 2 6 2 6

3 1 3 1

204 106 144 22 31 42 226 137

1:0:921 321383:: 21}.23W

Servizio sanitario nazionale Enti pubblici non economici Enti di ricerca Regioni ed autonomie locali (ccnl)

Regioni a statuto speciale e provincie autonome Ministeri Agenzie fiscali

Pres.za consiglio ministri Scuola* Afam* Università** Vigili del fuoco

:90:391m1174::m211« Sd1 10835:7 9171 ai 3 3 Nota: le unità annue si ottengono sommando i mesi lavo ati dal personale che presta attività lavorativa a termine e dividendo il totale per i 12 mesi dell'anno; (*) supplenti brevi comunicati dagli Enti diversi dal ministero dell'Istruzione e dal ministero dell'Università; ("") i professori universitari a contratto non sono considerati neltempo determinato Fonte: Ragioneria generale dello Stato

33.503 33.157 2.120

2.514

36.731 32.931 226 36.811 33.300 80 203

576 95 2.160 2.311 2.736 2.406 2.120

4.775 3.563 2.507 3.570 7 7 4.778 3

34.125 32.750 33.157 39.771 741 407 40.871 34.866 L100

10.501 1L055 10.510 26 1L029 10.809 9 10 10.819

L891 L494 L619 L494 L619 154

17 407 170

3.654

L891

151 L154 10 11 3 L388 L143 L398

27 17 14 27 13 1

487 407 487 483 483

345 345 247 170 247

3.654 4.468 2.749 4.468 2.749

3.605 3.656 3.605 3.605 3.656 3.60

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Enfi :cadi. Il Comune contesta la correttezza del bilancio - Dal 2007 ad oggi perdite cumulate per 270 milioni - A rischio i 59 milioni di fondi Fas

Palermo fa i conti del disastro Arnia Sotto accusa i commissari governativi per non avere saputo risanare la Spa per la gestione rifiuti

Giuseppe Oddo PALERMO. Dal nostro inviato

conti dell'Arnia non sono in regola e la città è di nuovo sommersa dai rifiuti. La verità sull'azienda per l'igiene ambien-tale e sui due anni di gestione commissariale opaca emerge danna relazione di culli Sole-24 Ore è in possesso. L'autore di queste diciotto pagine, dense di numeri e di passaggi al vetriolo, è l'azionista unico dell'Arnia, il Comune di Palermo, a sua volta retto da un commissario straor-dinario. L'estensore materiale del documento (che è già su mol-te scrivanie, tra cui quelle del collegio dei revisori e dei re-sponsabili dei gruppi consilia-ri) è il Ragioniere generale di Piazza Pretoria, Bohuslav Basi-le. L'Amia - vi si legge - mostra un «preoccupante disallinea-mento tra i ricavi iscritti nel va-lore della produzione dai com-missari per gli anni 2010 e 2011 ed i corrispettivi effettivamen-te riconosciuti e liquidati dall'amministrazione». Tale circostanza, insieme alla «man-cata contabilizzazione...delle penali comminate per i disservi-zi..., rende la quantificazione del risultato economico signifi-cativamente so ttostima La». Il Comune in altre parole conte-sta la correttezza del bilancio: non appaiono coerenti con le scritture contabili dell'Arnia gli importi che il gruppo riceve ogni anno da Palazzo delle Aqui-le. E chiama in causa i tre com-missari: l'ex magistrato Seba-stiano Sorbello, il commerciali-sta Paolo Lupi e Francesco Foti, noto alle cronache come giudi-ce televisivo della trasmissione "Forum", in onda su Rete4.

«Dalle rilevazioni condotte dalla Ragioneria generale emerge una situazione econo-mico-patrimoniale della socie-tà fortemente deficitaria..., il conto economico risulta strut-turalmente squilibrato per un importo prossimo ai zo milioni di euro annui ed il patrimonio netto è negativo per circa 55 mi-lioni di euro». E inoltre: «...nel medesimo patrimonio netto ri-sultano iscritti crediti di dub-bia esigibilità, a fronte dei qua-li i fondi rischi accantonati ap-paiono inappropriati».

Un disastro che vanifica l'au-mento di capitale deliberato dal consiglio comunale nel novem-bre 2009.11 salvataggio sarebbe dovuto avvenire conferendo all'Amia il 51% dell'Amg (l'azienda del gas), due immmo-bili in città e un terreno nell'area della discarica di Bello-lampo, tutti cespiti di proprietà pubblica, per un valore com-plessivo di quasi 97 milioni. Ma l'intera operazione rischia di non andare in porto per il man-ca to risana mento economico.

Dal 2007 a oggi l'azienda ha registrato un risultato netto cu-

mulato di -270 milioni e nel bi-ennio digestione commissaria-le ha continualo a chiudere in "rosso" per circa 2o milioni l'an-no. Anche per il 2012 non vi è la garanzia di un risultato d'eserci-zio positivo. I soldi in cassa non bastano mai a pagare gli stipen-di a fine mese. I costi sono strut-turalmente superiori ai ricavi, come dimostra il valore del margine operativo netto sem-pre negativo dal 2004. E negati-vo dal 2008 a oggi è anche il pa-trimonio netto, rimasto tale du-rante l'amministrazione straor-dinaria. Nel 2011 è precipitato a -55 milioni. Senza contare che

CATIM ESIION L'aumento di capitale deliberato nel 2009

per 97 milioni rischia

di non andare in porto

per il mancato risanamento

nel dicembre 2008 la società aveva distrutto altri 80 milioni di capitale arrivati a Palermo per gentile concessione del go-verno Berlusconi, su sollecita-zione del presidente del Sena-to, Rena to Schifani.

Conclusione del Ragioniere generale: «Non ricorrono le con-dizioni per trasferire alla socie-tà, a titolo di capitale, le risorse stanzia te a favore del Comune» dal governo nazionale. il Cipe ha assegnato all'amministrazio-ne diPalermo 59,2 milioni di fon-di Fas, che l'Arnia non può utiliz-zare avendo chiuso in negativo gli ultimi tre esercizi. Per di più i Fas debbono essere spesiper in-vestimenti; non possono essere impiegati per ripianare perdite. Quindi l'Amia non vedrà un cen-

Commissari contestati Il Comune, con un documento

dettagliato di diciotto pagine, contesta la correttezza del bilancio dell'Arnia, la controllata al100% che si occupa della raccolta rifiuti. Non appaiono coerenti con le scritture contabili dell'Amia gli importi che il gruppo riceve ogni anno da Palazzo delle Aquile. E chiama in causa i tre commissari: l'ex magistrato Sebastiano Sorbello (nella foto), il commercialista Paolo lupi e Francesco Foti

tcsimo di questi soldi. I commissari sbraitano con-

tro il Comune, chiedono il ri-spetto degli impegni assunti con la delibera di aumento di ca-pitale, pretendono un incre-mento di 8 milioni del contratto di servizio anche se il Ragionie-re scrive a chiare lettere che manca qualsiasi copertura fi-nanziaria. Ancora nel dicembre scorso comunicavano di aver chiuso il 2011 «con risultati con-fortanti» e di sperare nel 2012 in un «pareggio di bilancio» e nel-la «conservazione di tutti i posti di lavoro». Un'affermazione che lascia basiti e che non trova alcun riscontro nei numeri (co-me chiunque può constatare scorrendo i grafici a lato). Un gruppo che non genera margini è praticamente fallito, a meno di non ridurre i costi; e i costi più onerosi dell'Arnia sono quel-li per i dipendenti, molto al di so-pra della media nazionale. Nel programma di risanamento ap-provato dal ministero dello Svi-luppo si legge che, nel 2009, le spese per il personale rappre-sentavano i156% dei costi di pro-duzione dell'Amia, contro il 42% delle aziende di pari dimen-sione. Eppure nel 2010 i costi per «voci accessorie» (lavoro straordinario, notturno, festivo e produttività) sono ammontati «a io a milioni».

C'è poi la grave situazione dei crediti, che al momento dell'insolvenza ammontava-no a 186 milioni. I commissari affermano che i crediti «sono assistiti da capienti fondi ri-schi e svalutazioni in grado di mettere al riparo l'azienda da imprevisti legati alla loro effet-tiva realizzabilità», senza alcu-na ripercussione negativa sui conti. Ma anche su questo l'azionista ha molto da ridire. Non è possibile prevedere l'adeguatezza del fondo rischi per la voce «crediti diversi». Si può invece affermare «con certezza» che, per quanto ri-guardai crediti che l'Amia «ri-tiene divantare» dall'ammini-strazione di Palermo, «esiste un preoccupante disallinea-mento tra la contabilità della società e quella del Comune». In sostanza i commissari iscri-vono a bilancio crediti verso l'amministrazione, «impro-priamente reclamati», per un totale di 51,2 milioni.

Per la società la strada appa-re sempre più in salita anche in vista del concordato preventi-vo prossimo venturo. Lo stato passivo sfiora i no milioni e non è chiaro con quali soldi l'Arnia possa pagare i creditori. La do-manda che tutti si pongono è co-me mai i tre commissari non ab-biano fmora avanzato un'azio-ne diresponsabilità contro ivec-chi amministra tori dell'Arnia, responsabili del crack.

.1PRO 17101., FISFRVATA

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press LinE 06/04/2012

Il Sole12

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Il soler /,1 press LinE 06/04/2012

2011 2010 2008 2009

I DEBITI In milioni

LA VORAGINE In milioni

Nota: *stima Fonte: Amia in amministrazione straordinaria

L'Arnia in cifre

IL CONTO ECONOMICO Principali dati. In milioni

l osti per servizi e godimento beni 40,0

N 136,6 N 131,0

Risu lt a

ante inipost

38,5 N 43,9

-..: .

L N

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3,0

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-31,0 -181,0

2009

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2010

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2011

N ,,, L

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W s „

, ,N 110,5

222

197

232

249

Patrimonio netto

2009 2010 2011 * Risultato netto

2007 2008

24 i

-77,5 i i i

-102,0 i

-38,0 i i

-55,0 -20,0 -21,0 -17,0

Verso banche Tributari ImI Fornitori Altro

Totale

2008

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Le reaàonì. Bernava (Cisl): clima di contiguità e di silenzio che non permette di capire

«Qui interessi affaristici criminali» «Vanno trovati i buratti-

nai». Antonello Montante, suc-ceduto nei giorni scorsi a Ivan Lo Bello al vertice di Confindu-stria Sicilia, è molto duro sul ca-so Amia. «Le responsabilità vanno cercate nel passato, ma anche nel presente», dice. Il rife-rimento è alla gestione dei tre commissari e al fatto che in que-sti due anni non sia stato attua-to alcun piano di ristrutturazio-ne per il risanamento economi-co dell'azienda. Si continua a spremere una società ormai completamente illiquida e si fa fmta di non sapere che l'Amia, negli anni delle giunte di centro-destra, è stato il principale cro-cevia tra affari-mafia e politica. Accusa Montante: «Nell'Amia

esistono problemi di alta mafia che debbono essere smaschera-ti con azioni forti e incisive e non con l'applicazione di sem-plici protocolli di legalità».

Durissimo anche il sindaca-to, soprattutto dopo l'inchiesta scattata contro 121 lavoratori in-dagati per gli scioperi selvaggi dei giorni scorsi. Dichiara Mau-rizio Bernava, segretario gene-rale della Cisl Sicilia: «Ben ven-

SOTTO LA LENTE Antonello Montante (Confindustria Sicilia): servono azioni forti e incisive, vanno trovati i burattinai di tutto questo

gano le sanzioni esemplari, ma allora andrebbero indagati an-che i commissari dell'Amia per aver sparso il panico nei giorni scorsi comunicando che non c'erano più soldi per gli stipen-di di marzo, mentre poi invece i soldi sono spuntati». E prose-gue: «Non è accettabile che i commissari dell'Amia agiscano in continuità con i precedenti amministratori, ossia con i re-sponsabili della distruzione economico-finanziaria del gruppo, e non facciano niente sul versante della ristrutturazio-ne. Bisogna fare chiarezza sui fattori contabili. C'è una cappa di silenzio che non permette di capire. C'è un clima di contigui-tà che richiama interessi affari-

stici criminali». Il disastro dell'emergenza rifiuti proprio alla vigilia di Pasqua, mentre i turisti cominciano a ritornare a Palermo, è un danno economi-co rilevante per la città. Secon-do Bernava, in una realtà re-sponsabile i commissari sareb-bero stati già rimossi.

I commissari replicano che il loro impegno prioritario è di ri- portare «correttezza, traspa- renza e legalità nella gestione dei rifiuti a Palermo e di caccia- re via le imprese mafiose». Ma certe dichiarazioni appaiono tardive. «La Procura indaghi sui comportamenti dei vertici dell'Amia», conclude Bernava.

G.O. D RIPRODUZIONE RISERVATA

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Il Sole12

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press LinE 06/04/2012

ItaliaOggi

La norma sui ritardi nei pagamenti della p.a.

Crediti certificati Rischia l'impresa

DI LUIGI OLIVERI

L a certificazione dei crediti del-le aziende verso le pubbliche amministrazioni nasconde insidie e rischi da ponderare

piuttosto bene per evitare di incorrere in responsabilità erariali. Se è da un lato evidente per le aziende l'utilità dello strumento introdotto dal decreto fiscale (dl 16/2012) e che consente loro di ottenere dalle banche finanziamen-ti garantiti dall'impegno della p.a. di pagare entro una certa data un suo debito qualificato come certo, liquido ed esigibile, è anche vero che il mecca-nismo nel suo complesso non è esente da vischiosità e rischi.

In sostanza, l'articolo 9, comma 3-bis, del dl 185/2008, convertito in legge 2/2009 come modificato dalla legge di conversione del decreto fisca-le modifica la disciplina consentendo alle aziende creditrici delle pubbli-che amministrazioni di ottenere la certificazione della sussistenza del credito, ma assumendosi il rischio dell'eventuale inadempimento delle amministrazioni stesse (cosiddetto effetto della cessione del credito «pro solvendo»). Questo mettendo in mora l'amministrazione pubblica, che dun-que risulta esposta, per effetto della cessione, all'aumento della spesa per interessi, nonché ad azioni giudizia-li per il recupero del credito, che le banche porrebbero in essere con molti minori scrupoli rispetto alle aziende appaltatrici.

Ma, la certificazione della sussi-stenza di un credito non può di per sé garantire che alla data fissata per il pagamento la pubblica ammi-nistrazione riesca effettivamente a pagare.

Infatti, l'ente pubblico, se accetta di certificare il suo debito affinché ven-ga ceduto dal creditore a una banca, molto probabilmente lo fa perché ha problemi di cassa. Altrimenti non avrebbe alcuna ragione e gli bastereb be continuare a pagare puntualmente. Dunque, la certificazione dei crediti è di per sé indice di una situazione di cassa non positiva.

In ogni caso, anche un ente senza problemi di cassa potrebbe certificare oggi, ma non poter egualmente pagare domani per responsabilità non sue.

Posto, infatti, che per effetto del-la certificazione del credito l'ente pubblico si impegna a pagare entro quattro mesi, nulla garantisce che a quella data le caratteristiche di cer-tezza, liquidità e, soprattutto, esigi-bilità del credito, sulle quali si era basata inizialmente la certificazione, permangano. Basterebbe che l'azien-da creditrice non si trovi, al momen-to della scadenza del pagamento, in regola col pagamento delle imposte e delle tasse (certificazione negativa di Equitalia), o col versamento dei con-tributi previdenziali (Dure negativo), per privare il titolo di pagamento sul quale si era basata la certificazione della caratteristica dell'esigibilità.

--o Riproduzione riservata__.

Pagina 24 Stangatasii immobili storici

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DECRETO FISCALE/ L'aggravio per i proprietari, abituati a pagare meno con l'Ici, è certo

Stangata sugli immobili storici Imu scontata del 50% ma sono abolite le agevolazioni

DI NORBERTO VILLA

I l governo Monti non risparmia gli immobili storici. Ilabolizio-ne in un solo colpo delle age-volazioni fiscali è compensato

unicamente da una riduzione al 50% dell'Imu dovuta. Il regime tributario degli immobili di inte-resse storico e artistico trova una nuova e penalizzante formulazio-ne con aggravio certo per i pro-prietari. Costoro abituati a pagare poco (sia ai fini Ici che ai fini Irpef) si vedono infatti riconosciuto uno sconto del 50% sull'imposta mu-nicipale propria ma dovranno tor-nare (spesso) a versare imposte in misura ordinaria. Ecco il tratta-mento. che risulterà non appena sarà definitivamente approvato il decreto fiscale (di 16/2012) che, dopo aver ottenuto rok del sena-to, è passato alla camera, dove c'è tempo per presentare gli emenda-menti fino a mercoledì prossimo alle ore 16. In vista della discus-sione alla camera che si terrà il 12 aprile, il presidente dell'Anci, Graziano Delrio, ha inviato la ri-chiesta di un incontro urgente ai capigruppo dei partiti.

' Immobile storico abita-

catastale. Sia ai fini Irpef che Ici entrava però in gioco la norma di favore prevista per tali immobili che consentiva di individuare la rendita di riferimento conside-rando la tariffa d'estimo minore tra quelle previste nella zona catastale di competenza. Se il decreto arriverà alla sua appro-vatone e conversione in base agli emendamenti a oggi conosciuti la situazione cambierà radicalmen-te. Tale immobile infatti pagherà Imu in base alla aliquota stabilita dal comune e avendo riguardo al suo valore catastale (individuato mediante i moltiplicatori previsti) seppure poi ridotta al 50%. Il dato catastale di riferimento (rendi-ta) sarà però quella propria del singolo immobile non potendosi più riferirsi alla tariffa d'estimo inferiore prevista per la zona di appartenenza. Però come contro-partita (e in base alle regole ordi-narie stabilite con l'introduzione dell'Imu) l'immobile non dovrà più scontare né Irpef né addizio-nali in quanto tali oneri sono or-mai assorbiti dalla nuova imposta municipale propria.

Immobile storico concesso in locazione. Questa è l'ipotesi

in cui gli aggravi si faranno sen-tire in modo eclatante. Fino a oggi questi immobili scontavano l'Ici in base alla già richiamata regola che vedeva per questi im-mobili rilevante la minore delle tariffe d'estimo della zona. Ma oltre a ciò le imposte dirette dovu-te erano anch'esse commisurate al medesimo parametro. Per tali immobili infatti si superava la regola ordinaria che comportava in caso di locazione la tassazione dell'importo maggiore risultante tra il canone (ridotto del 15%) e la rendita catastale (sempre con-siderando le particolarità previ-ste per gli immobili di interesse storico e artistico). La base impo-nibile Irpef anche in presenza di locazione era commisurata all'im-ponibile catastale. Ora le regole cambiano. Tali immobili sconte-ranno l'Imu in base alla rendita catastale loro propria seppur con una riduzione del 50%. Ma ai fini Irpef tornano a essere applicate le regole ordinarie, per cui nel caso in cui l'importo del canone di locazione (ridotto come vedre-mo del 25%) risulti superiore alla rendita (ipotesi più che scontata in molte ipotesi) sarà questo che

formerà base imponibile Irpef. L'unico vantaggio che è concesso dal decreto è che l'abbattimento della rendita era previsto in linea generale nella misura del 15%, è innalzata al 25% come per gli im-mobili veneziani. Ma tale sconto non può certo compensare raggra-vio sopra individuato. L'aggravio è quindi scontato. Ma forse qualche considerazione in più deve (dove-va) essere fatta. Gli immobili di interesse storico artistico è vero che godevano di una tassazione di assoluto favore, ma erano (e sa-ranno anche in futuro) soggetti a una serie di vincoli che compen-savano tali vantaggi. Si pensi solo al fatto che la tutela a cui giusta-mente sono sottoposti comporta particolari procedure in caso di ristrutturazione e simili. Fino a giungere a un diritto di prelazione dello stato nel caso di vendita. Ma di tutto ciò sembra che la nuova manovra del governo Monti non si sia interessata avendo avuto come fine solo quello di cancellare le agevolazioni fino a oggi previste (ma che forse almeno parzialmen-te erano giustificate dai vincoli connessi a tali immobili).

Riproduzione riservata—li

zione principale. Prima delle innovazioni tale immobile non concorreva a formare né la base imponibile Irpef (o meglio la for-mava ma poi tale quota di reddito era azzerata) e nemmeno la base imponibile Id. Il conto fiscale dell'immobile ogni anno era in sostanza pari a zero. Con le inno-vazioni fermo restando il sostan-ziale esonero da Irpef la proprietà dell'immobile invece comporterà il pagamento dell'Imu. Il calcolo della base imponibile comporte-rà un aggravio rispetto alle regole precedenti. Occorre individuare la rendita dell'immobile, rivalutarla del 5% e poi individuare il valore Imu dell'immobile applicando i coefficienti prevista. Per esempio, nel caso di immobile di categoria A (escluso A10) la rendita rivalu-tata è moltiplica per 160 così da ottenere la base imponibile Imu.

Immobile storico seconda casa. Prima delle innovazioni tale immobile concorreva a for-mare la base imponibile Irpef per un importo pari alla sua rendita rivalutata maggiorata di un terzo. Nel contempo lo stesso immobile era da assoggettare a Ici avendo come base imponibile il suo valore

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Stangata sugli nurnobili storici

press LITE 06/04/2012

ItaliaOggi

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ll & fiscale ha modificato le regole contabili. Multe più salate ma dilazionabili in tre anni

Il patto di stabilità cambia ancora Stretta su sanzioni. Tempi lunghi sulle compensazioni regionali

DI MATTEO BARBERO

Giro di vite sulle sanzioni e tempi più lunghi per il Patto regionale. Sono queste le novità in ma-

teria di patto di stabilità interno previste dal maxi-emendamen-to al decreto fiscale. L'ennesimo restyling è contenuto nei nuovi commi 12-bis. e 12-ter, aggiunti in sede di conversione all'art. 4 del dl 16/2012.

Sanzioni. La prima disposi-zione (si veda anche ItaliaOggi di ieri) interviene sulle sanzioni per gli enti inadempienti, novel-lando l'art. 7, comma 2, lett. a), del decreto «premi e sanzioni» (dlgs 149/2011). In base alla di-sciplina tno ad oggi vigente, gli enti che sforano il Patto erano assoggettati ad una riduzione del fondo sperimentale di rie-quilibrio (o perequativo) pari alla differenza tra il risultato registrato e l'obiettivo program-matico, ma comunque non su-periore al 3% delle entrate cor-renti dell'ultimo consuntivo. La novella ha introdotto un duplice correttivo: da un lato, è stato eli-minato il tetto del 3%, dall'altro, è stato previsto che la riduzione sia «riportata nella misura di un terzo in ciascuno dei tre eserci-zi successivi». Nel complesso, si tratta di una modifica peggiora-tiva: solo gli enti che riusciranno a contenere lo sforamento entro il 3% delle proprie entrate cor-renti ne avranno un beneficio, poiché il taglio sarà spalmato su un triennio, anziché essere concentrato nell'anno succes-sivo a quello in cui l'inadem-pienza è commessa o accertata. Negli altri casi, il venir meno della clausola di salvaguardia (a suo tempo fortemente voluta dall'Anci, che ottenne anche di abbassarla dal 5% inizialmente previsto) renderà la multa più salata, anche se gli enti potran-no rateizzarla. Non è chiara la decorrenza della nuova discipli-na: se essa si applicasse anche a chi ha sforato il Patto 2011, ne sarebbero fortemente penalizza-ti gli enti che avessero deciso di ampliare la forbice fra saldo ed obiettivo facendo affidamento sul fatto che la sanzione sarebbe comunque rimasta invariata.

Patto regionale. Il nuovo comma 12-ter modifica l'art. 1, comma 142, della 1220/2010, ri-vedendo la tempistica del Patto regionale «orizzontale», ovvero quello che consente a province e comuni di scambiarsi permessi di sforamento del Patto grazie

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Il palio <li stabiliti contl,ia ancora

press LinE 06/04/2012

ItaliaOggi

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Wi5

Sanzioni rPatto regionale «orizzontale»

-L Fino ad oggi Fino ad oggi

al ruolo di stanza di compen-sazione svolto dalle regioni. In precedenza, le variazioni degli obiettivi (in senso migliorativo o peggiorativo) avrebbero do-vuto essere disposte entro il 30 giugno, termine assolutamente irrealistico ed inapplicabile, considerato che a quella data molti enti potrebbero avere appena approvato il bilancio di previsione. Per questo la sca-denza è stata posticipata al 31 ottobre, allineandola a quella del Patto regionale «verticale» (che consente alle regioni di ce-dere quote del proprio obiettivo agli enti locali).

Enti virtuosi. Mentre il Par-lamento lavorava sul decreto fi-scale, il Mef ha messo a punto lo schema di decreto che individua gli enti virtuosi, ora all'esame della Conferenza Unificata. Si tratta di 143 comuni e quattro

province che beneficeranno di un Patto assai più leggero, potendo limitarsi a conseguire un saldo di competenza mista pari a 0. Per tutti gli altri, invece, il Patto si appesantisce ulteriormente: essi, infatti, dovranno calcolare il loro obiettivo applicando alla spesa corrente media 2006-2008 un coefficiente maggiorato (16% per i comuni, 16,9% per le pro-vince). La geografia della vir-tuosità premia decisamente gli enti locali del Nord e penalizza .

fortemente il Mezzogiorno. La gran parte degli enti vir-

tuosi, infatti, si trova in Alta Italia (Piemonte, Lombardia e Veneto). Se si contano anche Liguria, Emilia-Romagna e Toscana, viene fuori che sono ben 131 i comuni virtuosi del Settentrione: una maggioranza schiacciante. Le altre ripartizio-ni geografiche devono acconten-

tarsi delle briciole: al Centro si collocano appena nove comuni virtuosi, mentre Sud e Isole sono rappresentati da tre soli comuni. Guardando alle pro-vince, la musica non cambia: delle quattro virtuose, ben tre si trovano al Nord (Lodi, Son-drio e Vicenza) e solo 1 al Sud (Bari). Fra i quattro parametri utilizzati per operare la scelta (rispetto del Patto, capacità di riscossione, equilibrio di parte corrente ed autonomia finan-ziaria), è stato probabilmente quest'ultimo a marcare le diffe-renze più importanti: nel Mez-zogiorno, infatti, la dipendenza dai trasferimenti erariali (che nel 2009, anno assunto come base di riferimento, non erano ancora stati fiscalizzati) è deci-samente più elevata di quanto non accada nel Centro-Nord. Si tratta, tuttavia, di un criterio

Regione omunivirtuosi

Lombardia _1L46 Veneto 140 Piemonte 1116 Emilia- 10 Romagna Toscana Liguria Marche Umbria

9 „_ 11_4

1r 1 Abruzzo Lazio

1[1

113 Campania Puglia ._._._______

1- 1 11[1 1[1 1143

Sardegna Totale

discutibile, specialmente in una fase di progressivo superamen-to del vecchio regime di finanza «derivata» in favore di un siste-ma di «federalismo fiscale». An-cora più discutibile la scelta di operare la verifica circa il grado di compliance delle diverse am-ministrazioni nei confronti del Patto rispetto ad un solo anno (il 2010), e non ad un periodo di tempo più lungo (ad esempio, l'ultimo triennio).

--c)Ripmcluzione riservata

Gli enti locali che sforano il Patto erano assoggettati a una riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio (o perequativo) pari alla differenza tra il risultato registrato e l'obiettivo programmatico, ma comunque non superiore al 3% delle entrate correnti dell'ultimo consuntivo.

Da oggi Viene meno il tetto del 3% e la riduzione è riportata nella misura di un terzo in ciascuno dei tre esercizi successivi a quello nel corso del quale la violazione del Patto è stata commessa o accertata.

Da oggi _ 1- Le regioni avranno tempo fino al 31 ottobre per compensare gli obiettivi di province e comuni.

La scadenza per attuare il Patto regionale orizzontale era fissata al 30 giugno.

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Il palio «li stabiliti con.1,ia 011COra

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ItaliaOggi

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C i Al I:1)1 114DIMIDUAIR

Entro il 2012 la mappa delle attività senza licenza I comuni devono approvare entro l'anno un regolamento con cui individuare tutte le attività imprenditoriali che non avran-no più bisogno di autorizzazione o licen-za, principio che si deve applicare in modo generalizzato, salve cioè le attività in cui le limitazioni sono motivate dalla tutela di specifici interessi pubblici di primaria importanza. Essi, come tutte le p.a. e i gestori di servizi pubblici, devono inoltre introdurre nelle carte dei servizi forme di risarcimento nel caso di inosservanza delle clausole poste a tutela degli utenti. Sono queste due importanti scadenze dettate dalla legge n. 27/2012, cioè dal provve-dimento di conversione del dl n. 1, c.d. di liberalizzazione. Il legislatore prevede, in termini generali all'articolo 1, la abroga-

zione di tutte le disposizioni normative, leggi statali, leggi regionali, regolamenti etc, che sottopongono l'esercizio di attività imprenditoriali al vincolo del preventivo rilascio di autorizzazioni. Sono fatte salve esclusivamente le prescrizioni che sono dettate a tutela di interessi di carattere generale, ovvero di principi che hanno rile-vanza costituzionale, ovvero che risultano essere compatibili con l'ordinamento co-munitario e sempre che queste limitazioni rispettino il principio della proporzionalità tra la misura adottata e l'interesse tutela-to. Con particolare attenzione il legislatore stabilisce la abrogazione delle limitazioni che sono motivate da ragioni di carattere economico o che pongono ostacoli all'avvio di nuove attività o che producono una spe-

requazione tra coloro che sono o meno in possesso della autorizzazione. Ed ancora sono abrogate le disposizioni che produ-cono effetti di limitazione della tutela dei consumatori e degli utenti ovvero della concorrenza. Le autorizzazioni preventi-ve continuano a sopravvivere se sono pro-porzionate alla tutela di specifici interessi pubblici, nonché della salute, dell'ambien-te, del paesaggio, del patrimonio cultura-le, della sicurezza pubblica, della libertà individuale, dei tributi (in tutte le forme) dei vincoli comunitari e di quelli interna-zionali. Il legislatore indica peraltro diret-tamente nel Tpl e nei servizi finanziari, di comunicazione e sottoposti a controllo delle Autorità le attività escluse.

Giuseppe Rambaudi

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Il palio cl i stabiliti cambia ancora

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A chí spetta la competenza a decidere il trattamento sanitario obbligatorio

Tso deciso dal commissario Sostituisce il sindaco se il comune è stato sciolto

Qual è l'organo com-petente ad adottare l'ordinanza relativa al procedimento am-

ministrativo di trattamen-to sanitario obbligatorio, in assenza del commissario straordinario incaricato della temporanea gestione dell'ente?

L'articolo 34 della legge 23 dicembre 1978, numero 833, attribuisce al sindaco la com-petenza ad adottare le ordi-nanze in materia di tratta-mento sanitario obbligatorio, entro 48 ore dalla convalida della proposta da parte di un medico della unità sanitaria locale. Nel caso di specie, se il comune è sottoposto a gestione commissariale e non è previ-sta dalla specifica normativa regionale in materia di sciogli-mento degli organi la nomina di vice o sub commissari, la competenza all'adozione del provvedimento in argomento, spetta in via esclusiva al com-missario straordinario incari-cato della gestione dell'ente.

• INCOMPATIBILITÀ

PER LITE PENDENTE Sussiste l'ipotesi d'in-

compatibilità per lite pen-dente, ai sensi dell'art. 63, comma 1, n. 4 del de-creto n. 267/2000, nel caso di un consigliere comunale chiamato in giudizio davanti al Tar dall'ente presso cui esercita il manda-to amministrativo?

In linea di principio, le cause ostative al mandato sono previste dal legisla-tore al fine di assicurare il regolare funzionamen-to dell'organo elettivo ed evitare l'insorgere di possibile conflitto di inte-ressi tra l'ente e l'amministra-tore. Nel caso di lite penden-te l'incompatibilità si genera al momento dell'iscrizione a ruolo della vertenza che vede parti contrapposte l'ente lo-cale e il singolo amministra-tore. Il caso di specie risulta riconducibile alla previsione normativa, di talché compete all'amministratore formulare le proprie osservazioni al con-siglio comunale, che valuterà

la fondatezza delle deduzioni e, laddove riconosca sussisten-te la causa di incompatibilità, inviterà il consigliere a rimuo-

verla. Nella fattispecie in esame,

a fronte della tutela sia proce-durale che sostanziale che la disposizione normativa citata introduce a tutela di opposti interessi di rango costituzio-nale, rimane di dubbia prati-cabilità il ricorso alla facoltà di opzione della rimozione della causa di incompatibilità mediante la rinuncia alla lite, non avendo il consigliere inte-

ressato, nella qualità di parte convenuta, la piena disponibi-lità della lite. In conformità al principio generale per cui ogni

organo collegiale è competente a delibe-rare sulla regolarità dei titoli di appar-tenenza dei propri componenti, compe-te all'organo comu-nale ogni definitiva determinazione in proposito, ferma re-stando la possibilità di contestare per le vie giudiziali le de-cisioni che saranno assunte.

PERMESSI AI CONSIGLIERI Quale disciplina è previ-

sta in ordine ai permessi di lavoratori dipendenti, pubblici o privati, che sono componenti dei consigli comunali e provinciali?

Con la modifica al primo comma dell'art. 79 del Tuel, di recente disposi dal comma 21 dell'art. 16 del dl 13/08/11, n. 138, convertito nella legge

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Tso deriso dal " savio

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14/09/11, n. 148, le parole «per l'intera giornata in cui sono convocati i rispettivi consigli» sono state sostituite dalle se-guenti «per il tempo stretta-mente necessario per la par-tecipazione a ciascuna seduta dei rispettivi consigli e per il raggiungimento del luogo del suo svolgimento». La rettifica è stata apportata nei termini suindicati solo relativamente al primo periodo del comma 1 dell'art. 79 che, nella parte rimanente, rimasta invariata, prevede che «nel caso in cui i consigli si svolgano in orario serale, i predetti lavoratori hanno diritto di non ripren-dere il lavoro prima delle otto ore del giorno successivo; nel caso in cui i lavori dei consigli si protraggano oltre la mezza-notte, hanno diritto di assen-tarsi dal servizio per l'intera giornata successiva».

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Nel ddl Fornero l'incarico a palazzo Vidoni per armonizzare le regole del pubblico impiego alla riforma

Cambia il lavoro. Anche nellap.a. Ma resta il pasticcio della delega alla Funzione pubblica

DI LUIGI OLIVERI

esta un pasticcio l'estensione della ri- forma del lavoro per quanto riguarda le

amministrazioni pubbliche. In queste ore, le prime analisi

sul testo del disegno di legge di Elsa Fornero hanno sostenuto che esso conterrebbe una delega legislativa. Le cose non stanno affatto in questo modo ed, anzi, il testo dell'articolo 2, dedicato alla questione, introduce dif-ficoltà operative non dì poco conto, oltre che istituti innova-tivi, come l'affidamento ad un ministro dell'iniziativa di una legge delega.

Vediamo nel concreto cosa indica il comma 1 dell'articolo 2 del ddl: «le disposizioni della presente legge, per quanto da esse non espressamente pre-visto, costituiscono principi e criteri per la regolazione dei rapporti di lavoro dei dipenden-ti delle pubbliche amministra-zioni di cui all'articolo 1, com-ma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e successive Wodificazioni, in coerenza con quanto disposto dall'articolo 2, comma 2 del medesimo decreto legislativo».

La disposizione è piuttosto contorta. Ma, sostanzialmente essa afferma l'ovvio e quanto da molti giorni sostiene ItaliaOggi: la riforma del mercato del lavo-ro non può non applicarsi anche al lavoro alle dipendenze delle

amministrazioni pubbliche. Ciò perché non solo ogni rego-la dello Statuto dei lavoratori e sue successive modificazioni è direttamente operante come disposizione cogente, ai sensi dell'articolo 51, comma 2, del dlgs 165/2001, ma anche perché l'articolo 2, comma 2, del mede-simo decreto legislativo estende al lavoro pubblico l'efficacia di tutte le leggi che disciplinano il lavoro nell'impresa privata, ferme restando regole «specia-li» poste in via peculiare per il lavoro pubblico dal medesimo dlgs 165/2001 e la necessità di specifici adeguamenti.

Per questo, prudenzialmente il comma 1 dell'articolo 2 della riforma-Fornero afferma che l'applicazione delle nuove re-gole sul avviene per principi: ma in realtà il meccanismo del cosiddetto «rinvio dinamico» di cui all'articolo 2, comma 2, del dlgs 165/2001 alla normativa privatistica, salve le peculia-rità pubblicistiche, implica la tracimazione diretta di tutte le regole del lavoro privato non incompatibili con quelle del la-voro pubblico.

Esemplificando, gran parte della regolamentazione della riforma concernente i lavori flessibili non può essere este-sa al lavoro pubblico, perché lo impedisce l'articolo 97 della Costituzione, che impone il re-clutamento mediante concorso. Ulteriore esempio è l'estraneità

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del lavoro pubblico al sistema degli ammortizzatori sociali, con l'unica eccezione dell'Aspi per i lavoratori a tempo deter-minato.

Ancora, la peculiarità del lavoro pubblico non consente di limitare a soli 36 mesi i pe-

riodi di lavoro dei dipendenti a tempo determinato, se il cu-mulo delle mensilità dipenda dal superamento di più con-corso presso lo stesso ente: il concorso impedisce la chiama-ta diretta e, dunque, rende im-possibile la volontaria conca-

tenazione di più lavori precari che oltre i 36 mesi costituisce, nel solo lavoro privato, causa di trasformazione in lavoro a tempo indeterminato.

Il comma 2 dell'articolo 2 del-la riforma-Fornero è la norma che ha tratto in inganno mol-ti, inizialmente considerata come «delega legislativa». Il testo dimostra che non è così: «A tal fine il ministro per la pubblica amministrazione e per la semplificazione, senti-te le organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative dei dipendenti delle ammini-strazioni pubbliche, individua e definisce, anche mediante iniziative normative, gli am-biti, le modalità e i tempi di armonizzazione della discipli-na relativa ai dipendenti delle amministrazioni pubbliche».

A meglio vedere, si scopre che il governo non è delegato, come invece prevede l'articolo 76 del-la Costituzione, ad elaborare una legge delegata. Del resto, come si nota, manca l'indicazio-ne di principi e criteri direttivi ai quali il governo dovrebbe attenersi.

Invece, si tratta di un incari-co, inserito in modo a dir poco originale in una norma di legge, rivolto al ministro della funzio-ne pubblica, per studiare, sen-tendo i sindacati, strumenti vol-ti ad armonizzare le regole del lavoro pubblico alla riforma, nel tentativo, dunque, di smussare gli angoli di eventuali questioni interpretative. Il titolare di Pa-lazzo Vidoni a questo scopo si farà, non si sa quando, latore di successive ed eventuali iniziati-ve legislative.

Insomma, il quadro risulta piuttosto offuscato, anche se nell'immediato le regole vigen-ti e contenute nel dlgs 165/2001 conducono necessariamente alla diretta applicazione delle regole della riforma già compatibili col lavoro pubblico. Ivi compreso il «reintegro del reintegro» con ri-ferimento all'articolo 18, fermo restando che la regolamenta-zione degli esuberi per ragioni finanziarie nella p.a. resta co-munque più severa di quella relativa al licenziamento per ragioni economiche nel lavoro privato.

© Riproduzione riservata

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Bsa Forner

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A VICENZA L'11/4

Responsabilità dei dirigenti sotto la lente Che possibilità di riscatto han-no i pubblici funzionari e i di-rigenti onesti rispetto agli epi-sodi di corruzione che vedono sempre più coinvolti i politici? L'interrogativo, di drammatica attualità in questi giorni, sarà al centro del convegno, orga-nizzato da Direl Veneto, che si svolgerà a Vicenza il prossi-mo 11 aprile. I dirigenti degli enti veneti discuteranno di «autonomie locali e controllo democratico delle performan-ce: linguaggio, strumenti, con-traddizioni e prospettive» nel corso di un fitto pomeriggio di lavoro che vedrà alternar-si sul palco esperti e studiosi della materia. Ad aprire i lavo-ri Mauro Bellesia, ragioniere capo del comune di Vicenza che si concentrerà sull'analisi de-gli strumenti di programmazio-ne e comunicazione. Sarà poi la volta di Aik van Emeren, segretario dell'associazione olandese dei manager pubbli-ci, che metterà a confronto esperienze italiane e olandesi in materia. A seguire la rela-zione dell'avvocato Giovanni Trivellato che si concentrerà sulle responsabilità vecchie e nuove dei funzionari pubblici. Concluderà i lavori una tavola rotonda a cui parteciperanno i segretari di Confedir-Mit Pa e Direl.

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Le ha messe a punto l'Odcec di Milano

Le linee guida per le multiutility

DI VALERIO STROPPA

rrivano le linee guida per la redazione del bi- lancio di sostenibilità

elle imprese multiuti-lities. Dall'impegno in materia ambientale alle politiche sociali, passando per l'adozione di codici valoriali (carta dei valori, codice etico, ecc.) e attraverso una go-vernance attenta alla compliance etico-legale, alla qualità dell'am-biente di lavoro e alla tutela della salute dei propri dipendenti. Le guidelines per rendicontare in maniera quali-quantitativa la sostenibilità delle aziende mul-tiutilities sono state presentate mercoledì a Milano. A metterle a punto è stato il tavolo istituito dall'Ordine dei dottori commer-cialisti e degli esperti contabili meneghino e dai rappresentanti di alcune tra le principali mul-tiutilities italiane. Nel corso del convegno sia le associazioni di categoria di settore (Federutili-ty e Federambiente) sia alcune aziende che hanno partecipato al gruppo di lavoro (A2a, Asa e gruppo Hera), congiuntamente ai membri della commissione bilan-cio integrato dell'Odcec Milano, hanno illustrato il contenuto del documento e le applicazioni ope-rative nell'ambito della rendicon-tazione di sostenibilità.

Il vademecum contiene una

tavola di raccordo che racchiude tutti gli indicatori analizzati nel-le linee guida, fornendo così alle realtà che redigono il bilancio di sostenibilità un vero e proprio schema di autovalutazione. La tabella è costituita da una parte generale comune nella quale ven-gono descritti il profilo organizza-tivo, le relazioni con gli stakehol-der, le strategie di sostenibilità (economica, ambientale, sociale), nonché i sistemi di governante, di controllo e di gestione dei rischi. La seconda parte, invece, reca gli indicatori specifici di ciascun set-tore: fornitura gas, produzione e distribuzione di energia elettrica e termica, servizi idrici, raccolta e smaltimento rifiuti o illumina-zione pubblica. «Gli indicatori», spiega la commissione dell'Odcec milanese presieduta da France-sco Randazzo, «sono utilizzabili dalle imprese di qualsiasi dimen-sione e costituiscono un sicuro valore aggiunto, in quanto sono specifici di settore e indicano il legame con linee guida ufficiali (Gri, Gbs, Csr-Sc), norme di leg-ge e altre disposizioni cogenti o prassi interne alle aziende o esterne alle stesse. Pertanto con-sentono il confronto fra quanto richiesto a vario titolo all'azien-da nella redazione del bilancio di sostenibilità e quanto dalla stessa concretamente realizzato in sovra o sottoperformance».

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PROMO P.A.

Spending review ai raggi X Spending review, mobilità, collocamento in disponibi-lità e blocco di incarichi e assunzioni. La legge 183/11 e il dl 201/11 obbliganò gli enti locali ad una profonda riflessione sull'utilizzo del-le risorse umane. 11 decreto salva Italia impone a tutte le amministrazioni una puntua-le attività di spending review con particolare attenzione alle spese di personale. Oc-corre pertanto avviare da subito l'attività di revisione degli organici, al fine di indi-viduare eventuali situazioni di inefficienza e possibilità di risparmio. In quest'ottica la legge di stabilità 2012 ha iformato gli istituti della

mobilità, delle eccedenze e del collocamento in disponi-bilità. La problematica sarà affrontata, con particolare riferimento all'individua zione dei vincoli di spesa ed all'attivazione delle-proce-dure di mobilità, nel semina-rio «mobilità, collocamento in disponibilità, incarichi e assunzioni dopo le mano-vre 2011 e fa legge 183/11» organizzato da Promo P.a. Fondazione a Firenze il 18 e 19 aprile prossimi. Info: 0583-582783; infoOpronto pa.it; wivw.promopa.it.

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0.15 MAGGIO

Compagnia di S. Paolo, in Piemonte risorse per iliousing sociale

La Compagnia di San Paolo mette a dispo-sizione per gli enti pubblici, enti senza fine di lucro e enti religiosi che si trovano nella regio-ne Piemonte risorse per interventi a sostegno dello sviluppo di esperienze abitative innova-five a uso sociale. La prima linea di intervento è rivolta ad azioni che prevedono il miglio-

• ramento di opportunità abitative di persone uscite da situazioni di disagio psico-sociale ed economico e in situazioni di vulnerabilità.

• Varabito d'intervento riguarda la promozione e la protezione dell'autonomia abitativa riva. ta a singoli oio Midei familiari con una propria capacità di reddito, anche se limitata, ma, che in un periodo predefinito attraverso program-mi di accontpagnamento sociale leggero, riu-sciranno a raggiungere una loro autonomia abitativa anche attraverso il potenziamento delle competenze individuali. Valtra linea

• di intervento riguarda soggetti con limitate capacità di reddito, ma non caratterizzati o provenienti da situazioni di emarginazione e disagio sociale. Vazione é mirata a iniziative volte a mantenere la piena autonomia abita-tiva attraverso canoni di locazione agevolati, cercando di prevenire l'insorgere di situazioni di disagio verso particolari categorie di sog-getti quali giovani, famiglie e anziani. Ogni k progetto presentato entro il 15 maggio 2012 potrà accedere a un contributo massimo di 30 mila cere per le azioni di accompagnamento, servizi e gestione della prima annualità, per la prima linea, mentre per la seconda lino a60 mila ellre. Per gli interventi di adeguamento degli firanebilli ele acquisto di arredi e attrez-zature potranno essere richiesti contributi fina a 130 mila erro per entrambe le linee di intervento.

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press LITE 06/04/2012

ItaliaOggi

La Cassa depositi ha lanciato l'iniziativa per modificare i debiti da ordinari in flessibili

Enti, è ora di convertire iprestiti Coinvolte 5 mila amministrazioni. Risorse per 1,5 miliardi

Pagina a cura DI ROBERTO LENZI

Scatta l'operazione di con-versione dei prestiti ordi-nari in prestiti flessibili. La Cassa depositi e pre-

stiti ha lanciato quest'iniziativa a favore degli enti locali che han-no contratto dei prestiti ordinari con l'ente. L'iniziativa, lanciata lo scorso 28 marzo, coinvolgerà circa 5 mila tra comuni e provin-ce per un ammontare di risorse complessivo fino a 1,5 miliardi di euro provenienti da una più ampia operazione di gestione dei residui. I comuni interessati po-tranno avanzare apposita richie-sta a partire da lunedì 21 maggio 2012 e fino a venerdì 1° giugno 2012. Gli enti beneficiari dell'ope-razione, oltre ai classici vantaggi del prestito flessibile, potranno ottenere una maggiorazione del-la durata del finanziamento per un massimo di 3,5 anni, nonché il passaggio al regime degli interes-si a tasso variabile. L'operazione di trasformazione di prestiti or-dinari in prestiti flessibili fina-lizzata alla gestione dei residui non erogati su finanziamenti già

concessi agli enti locali è stata lanciata dalla Cdp dal proprio sito internet con un avviso del 2 aprile scorso. Tutti gli enti che hanno operazioni potenzialmen-te trasformabili saranno avvisati dalla Cdp attraverso un'apposita lettera-circolare che informerà su questa possibilità. Comun-que, sull'applicativo web per la presentazione della richiesta di conversione sarà disponibile l'elenco dei prestiti potenzial-mente trasformabili, con le relative istruzioni per poter operare l'eventuale adesione all'operazione e con l'indicazione, tra l'al-tro, delle condizioni finan-ziarie che regoleranno tali prestiti post trasformazio-ne in flessibili. Grazie a questo, gli enti interessati potranno effettuare una verifica di con-venienza economico-finanziaria come previsto dalla legge.

Beneficiari tutti gli enti lo-cali. Potranno avanzare richie-sta di conversione comuni, pro-vince e comunità montane, con esclusione degli enti terremotati dell'Abruzzo che saranno oggetto

di uno specifico intervento. Per poter presentare richiesta, gli enti locali dovranno attestare l'avvenuta approvazione del bilancio annuale di previsione 2012 nonché il rispetto del limite di indebitamento.

I prestiti ordinari che pos-

sono essere convertiti. L'ope-razione riguarderà un portafoglio di prestiti in ammortamento al 31 dicembre 2011 e concessi in base a leggi ordinarie tra il 2005 e il 2008, con inclusione di quelli concessi nel 2009 e nel 2010 a oggi mai erogati. I prestiti che po-tranno essere convertiti dovran-no avere un residuo da erogare maggiore o uguale a 100 mila

euro, con identità tra soggetto debitore e soggetto beneficiario e con scadenza maggiore o uguale al 2014. Inoltre, dovrà risultare un'assenza di erogazioni succes-sive al 2009, con importo erogato minore dell'importo già ammor-tizzato. Infine, i prestiti non do-

vranno risultare finalizzati ad acquisto di automezzi, a debiti fuori bilancio o ad in-carichi professionali, devo-luti ad altro scopo o concessi ad enti ad oggi morosi o in dissesto finanziario.

Decorrenza dal 1° lu-glio 2012. L'effetto della trasformazione decorrerà dal 1° luglio 2012, dopo il pagamento della rata in sca-denza al 30 giugno prossimo. La durata del prestito sarà

uguale a quella residua del pre-stito prima della trasformazione maggiorata del periodo di utiliz-zo per un massimo di 3,5 anni e, comunque, non superiore a 30 anni complessivi. Il regime degli interessi sarà a tasso variabile, determinato, per ciascun presti-to, a norma dell'art. 41, comma 2, della legge n. 448/2001.

Le caratteristiche del pre-

stito flessibile Il prestito flessibile è richiedi-

bile dagli enti locali per la rea-lizzazione di investimenti pub-blici. Ha un importo minimo di 250 mila euro, riducibile a 100 mila euro in caso di comuni con popolazione inferiore a 5 mila abitanti o in caso di progetti congiunti tra più enti. Ha una durata totale compresa tra 5 e 30 anni, con periodo di preammor-tamento compreso tra 1 anno e 5 anni e periodo di ammortamento di durata compresa tra 4 anni e 28 anni. Il prestito flessibile si caratterizza quindi per la lunga durata del periodo di preammor-tamento, la sostanziale coinci-denza tra il periodo di utilizzo e il periodo di pre-ammortamento, diritto dell'ente di ricevere nor-malmente erogazioni durante il periodo di utilizzo.

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EVOLAZ ONI IN PILLOLE

Emilia Romagna, più tem-po peri Gac. E stato proroga-to al 16 aprile 2012 il termine ultimo per la presentazione delle domande di contributo per lo sviluppo sostenibile delle zone di pesca, previsto dal Bando di attuazione dell'Asse 4 del Fondo europeo della Pesca 2007/2013. Tra le modifiche apportate al bando, le domande potranno essere presentate esclusivamente a mano o per il tramite di corrieri, escludendo la racco-mandata.

Puglia, contributi per le lingue minoritarie. E stata varata la legge regionale 22 marzo 2012 n. 5 «Norme per la promozione e la tutela delle lingue minoritarie in Puglia». I comuni potranno finanziarie iniziative rivolte alla tutela, al recupero, alla conservazione e alla valorizzazione delle lin-gue minoritarie e del relativo patrimonio storico-culturale. La legge regionale riguarda in particolare le comunità sto-rico-linguistiche della Grecia salentina, arberesche e franco-provenzali. Lo stanziamento è di 50 mila euro e le domande devono essere presentate entro il 26 aprile 2012.

Molise, proroghe per i bandi del Psr. Sono stati prorogati al 30 aprile 2012 i termini per la presentazione delle domande di aiuto per lo sviluppo e il rinnovamento dei villaggi di cui alla misura 322 del Psr e per la tutela e ri-

qualificazione del patrimonio rurale di cui alla misura 323 del Psr. Le proroghe sono state disposte a seguito delle richie-ste pervenute in tal senso.

Toscana, entro il 31 mag-gio l'accesso al fondo di anticipazione per spese progettuali. Entro il 31 maggio 2012 i comuni toscani possono presentare domanda a valere sul fondo di antici-pazione per spese progettuali a norma dell'articolo 93 della legge regionale 27 dicembre 2011, n. 68. Sono a disposi-zione fondi per oltre 200 mila euro a copertura delle spese per la progettazione e per la realizzazione di opere pubbli-che dei comuni, nonché per la redazione di piani strutturali e regolamenti urbanistici e studi connessi.

Premio «Tom Benetollo», in corso la V edizione. La provincia di Roma promuove la V Edizione del «Premio Tom Benetollo - Per le buo-ne pratiche locali». Possono concorrere tutti i comuni e le province d'Italia che nel corso di questi anni abbiano avviato politiche nell'ambito di: pace; diritti umani; immigrazione; solidarietà internazionale; finanza etica ed economia equosolidale; democrazia par-tecipata; ambiente e sviluppo sostenibile; legalità; politiche giovanili; tecnologie, nuovi saperi e lotta al digital divi-de. La scadenza del bando è fissata al 30 aprile 2012.

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ItaliaOggi

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ItaliaOggi

DOMANDE ENTRO IL 29/6

La Lombardia stanzia 2,2 mln per favorire l'integrazione giovanile

La Lombardia stanzia 2,23 milioni di euro per reti di comuni che avviano mi processo di par-tecipazione attivo dei giovani della comunità locale. Potranno essere strutturate strategie di rete diverse che prevedono il rafforzamento e la valorizzazione di reti esistenti, l'ampliamento della rete con l'inclusione di altri soggetti ap-partenenti all'obiettivo o che vanno ad allentare legami troppo stretti che per le loro caratteristi-che limitano l'innovazione. La partnership dovrà includere tutti gli attori necessari al processo per questo ogni partner dovrà apportare al piano quote di cofinanziamento anche sotto forma di valorizzazione che assicurino una visione siste-mica e integrata rispetto alla programmazione. 11 soggetto individuato come capofila dovrà agire come referente amministrativo unico verso la -regione Lombardia. Costituiscono oggetto del co-finanziamento sia le spese per azioni di sistema e per il consolidamento e innovazione della rete sia in relazione ai risultati raggiunti che gli interven-ti diretti ai destinatari finali. Infatti, concorrono al finanziamento solo le spese ritenute idonee e funzionali al conseguimento dell'obiettivo ge-nerale e degli obiettivi specifici individuali dal piano, concordate in fase di definizione tecnica e di negoziazione. Il sistema di cofinanziamento avverrà in una quota fissa del 70% delle spese ammissibile e una quota variabile dal 10 al 20% delle spese ammissibili. L'erogazione dell'aiuto avverrà in due tranche: la prima pari all'80% del cofmanziamento assegnato per le azioni di sistema entro 60 giorni dall'approvazione e ac-cettazione delle condizioni raggiunte, il restante 20% verrà assegnato entro 90 giorni dalla comu-nicazione di fine attività e presentazione della rendicontazione. Le domande dovranno essere presentate entro 11 29 giugno 2012.

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Illuminazione inpartnership Gestione unitaria per risparmiare sui costi degli impianti

DI TOMMASO D'ONZA* E PASQUALE CRISTIANO*

S i potrebbe dire che, come recita il vecchio detto, il bisogno aguzza l'ingegno. È certamente da sottoli-

neare che la crescente riduzione dei trasferimenti di risorse dallo stato centrale a favore degli enti locali, se da un lato, ha certa-mente creato notevoli difficoltà alla finanza pubblica (e anche a quella privata, visto gli effetti a catena connessi ai ritardi dei pa-gamenti della filiera del sistema pubblico), dall'altro, ha determi-nato la necessità di farvi fronte in qualche modo, costringendo così gli enti locali a individuare forme e modi per sviluppare nuove en-trate e/o ridurre i costi e/o aprirsi alle opportunità offerte dai mo-delli di partenariato pubblico-privato. Tale atteggiamento, per una volta certamente virtuoso, è stato altresì favorito e in certi casi stimolato dalle novità offerte e/o connesse al progresso tecno-logico, di cui l'intero settore delle energie alternative e rinnovabili costituisce espressione. Pari-menti dicasi per le opportunità

o connesse alle soluzioni impron-tate al risparmio energetico che, peraltro, consentono di coniugare le accennate esigenze economico-finanziarie degli enti locali con più alti concetti di sviluppo soste-nibile e di responsabilità sociale ed ambientale.

In questo contesto, si inseri-scono certamente le numerose

iniziative attivate già da molti comuni finalizzate all'adegua-mento tecnologico dei propri im-pianti di pubblica illuminazione, con l'introduzione di soluzioni preordinate al risparmio energe-tico, e alla conseguente riduzio-ne degli attuali costi di gestione (spesso molto, molto alti, visto, da un lato, la vetustà degli impianti e la conseguente necessità di cre-scenti interventi manutentivi, e dall'altro, l'aumento del costo per la fornitura dell'energia). Ovvia-mente gli interventi necessari a adeguare gli impianti e consenti-re così i recuperi di efficienza ca-paci di ridurre ì costi di gestione sono tali da presupporre investi-menti significativi che, tuttavia, si rendono allo stato impossibili per le esangui casse dei nostri comuni. Per questo i comuni si sono aperti (sia pure con soluzio-ni tecniche non sempre ortodosse e del tutto vantaggiose) alle di-verse forme riconducibili al par-tenariato pubblico-privato. Non è questa la sede per scendere nel dettaglio su quale sia lo strumen-to da preferire; piuttosto si vuole segnalare come tale percorso ha già portato molti comuni a ve-dere completamente rinnovato il proprio impianto di pubblica illuminazione (con investimento sostenuto dal privato) e per di più a vedere ridotta la propria spe-sa annuale per la gestione della pubblica illuminazione.

In questo contesto si inserisce l'art. 3-bis della legge n.27/2012 (di conversione del cosiddetto dl

liberalizzazioni), il quale, al 1° comma, prevede l'organizzazione su base di «ambiti o bacini terri-toriali ottimali e omogenei tali da consentire economie di scala e di differenziazione idonee a massi-mizzare l'efficienza del servizio» dei «servizi pubblici locali a rete di rilevanza economica». La nor-ma rimette alle regioni il com-pito di definire (entro il termine del 30 giugno 2012) il perimetro dell'ambito che, tuttavia, «di norma deve essere non inferio-re almeno a quella del territorio provinciale». La stessa disposi-zione consente poi alle regioni di «individuare specifici bacini ter-ritoriali di dimensione diversa da quella provinciale, motivando la scelta in base a criteri di diffe-renziazione territoriale e socio-economica e in base a principi di proporzionalità, adeguatezza ed efficienza rispetto alle carat-teristiche del servizio, anche su proposta dei comuni presentata entro il 31 maggio 2012 previa lettera di adesione dei sindaci interessati». L'entrata in vigore della predetta disposizione ha suscitato una serie di pressanti interrogativi circa l'applicabilità della disposizione in commento alla pubblica illuminazione e alla possibilità, per singoli comuni, di procedere all'affidamento della gestione del proprio impianto di pubblica illuminazione nelle more dell'eventuale delimitazio-ne degli Ambiti territoriali otti-mali da parte delle regioni.

Si tratta di questione tanto

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delicata quanto complessa che merita di essere declinata in una serie di ulteriori riflessioni: la pubblica illuminazione è qua-lificabile come servizio pubblico di rilevanza economica? Può altresì essere qualificato come servizio pubblico locale «a rete»? La questione (lungi dall'avere rilievo meramente teorico e con-cettuale) assume una significati-va portata di ordine pratico dal momento che l'eventuale neces-sità di attendere il passaggio alla gestione d'Ambito potrebbe danneggiare significativamente quei comuni interessati a coglie-re le opportunità sopra indicate. Andando con ordine e pur non potendo sottacere le difficoltà di inquadramento dogmatico del-la materia, si ritiene tuttavia di condividere l'orientamento espresso dalla giurisprudenza amministrativa secondo la quale il servizio di illuminazione delle strade comunali ha carattere di servizio pubblico (cfr. Cons. sta-to, sez. V, 25.11.2010, n. 8231). Né tale conclusione può essere smentita dal fatto che l'eroga-zione del servizio di pubblica illuminazione avviene senza il pagamento di alcun corrispetti-vo da parte dell'utente.

Certamente più complessa, tanto più in mancanza di alcun orientamento giurisprudenziale che possa supportare l'interpre-te, è la qualificazione del servizio in commento come spl «a rete»: pur senza pretesa di assolu-tezza e/o esaustività, si ritiene

tuttavia di poter escludere tale opzione dal momento che il ser-vizio di pubblica illuminazione si sostanzia nella gestione del singolo impianto del singolo comune. Né d'altra parte, i sin-goli impianti comunali possono ritenersi tra loro interconnessi, appunto «a rete», né invocare la connessione di tutti i singo-li impianti comunali all'unica «rete» nazionale. Viceversa il legislatore, pur non definendo il concetto di «rete», intendeva evocare una gestione d'Ambito per tutti quei servizi pubblici che si sostanziano nella gestione di una infrastruttura suscettibi-le di determinare un monopolio naturale (reti idriche e del gas, ferrovie regionali ecc.).

Deve pertanto ritenersi che l'affidamento della gestione del servizio di pubblica illuminazio-ne possa e debba essere affidato dai singoli comuni sulla base di una autonoma procedura di af-fidamento, senza che lo stesso servizio debba intendersi at-tratto nell'orbita della gestione d'Ambito. Ciò evidentemente non esclude che più comuni, nell'am-bito della propria autonomia or-ganizzativa, possano decidere di procedere a una gestione unitaria del servizio, espletando un'unica procedura per l'individuazione di un unico gestore, con lo scopo di perseguire i medesimi obiettivi di efficacia, efficienza ed economici-tà che sono propri di ogni forma di gestione associata.

*avvocati

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Iva sulla Tia, la Cassazione non ha detto nulla di nuovo

C on una recentissima sentenza della Suprema Corte (n. 3294 del 15 Febbraio 2012 depositata il 2 marzo scorso), i giudici han-

no ribadito la natura tributaria in riferi-mento alla Tariffa di igiene ambientale (cosiddetta Tia), con esclusione quindi della debenza dell'imposta sul valore ag-giunto in riferimento alla Tia. L'interes-se della sentenza in argomento, posto che riepiloga sentenze già conosciute e che hanno formato oggetto di preceden-ti articoli su queste colonne, è più che altro nella esposizione della sentenza che riepiloga le prese di posizione, sia legislative che giurisprudenziali, che si sono succedute fino ad oggi.

Vediamo di riepilogarne, per sommi capi, i precedenti. Si ricorderà come già la Corte costituzionale (sent. n. 239/2009) avesse ritenuto, con una nota commentata da noi su queste stesse colonne, essere la Tia una va-riante della Tarsu, avente la sua stessa natura tributaria. Il pronunciamento della Corte non era un caso isolato, ma veniva ripreso anche da altre sentenze della Corte di cassazione , alcune prese addirittura a sezioni unite.

Infatti la Cassazione aveva ritenuto, che la Tia ha natura di obbligazione tri-

butaria in quanto non può essere rico-nosciuta ad essa il carattere di «tariffa» a fronte di una prestazione del servizio di raccolta e smaltimento di rifiuti, (che avrebbe in tal caso natura sinallagma-tica), perché essa, come già la Tarsu e la successiva Tia2 (quella del decreto Ronchi, per intenderci) , è a tutti gli effetti un tributo, che soggiace anche alla giurisdizione delle commissioni tributarie.

Analogamente l'assoggettamento ad Iva di tale tributo Tia, effettuato in fat-tura in base alla rivalsa compiuta dal concessionario del servizio, è illegittimo, in quanto per i giudici, la Tia non ri-veste natura di corrispettivo per il ser-vizio relativo ai rifiuti e come tale non può essere assimilata alle prestazioni di servizi di cui agli artt. 3 e 4 del dpr 633/72. Del resto a parere della Corte, non esiste una norma legislativa che espressamente sottoponga ad Iva le prestazioni di servizio legate alla rac-colta e smaltimento dei rifiuti, giacché l'art. 4, V° comma lett. b) parla di altri tipi di servizi pub-blici (acqua, gas, fogne), ma non di rifiuti.

Di conseguenza il rim-

borso Iva in riferimento alla Tia, che sempre più contribuenti stanno intra-prendendo per ottenere la ripetizione di quanto pagato non ha ad oggetto un rapporto tributario tra contribuente ed amministrazione finanziaria, ma un rapporto di natura privatistica tra sog-getti privati, in particolare tra utente e concessionario del servizio di raccolta e smaltimento rifiuti. In tutta questa vicenda, ricorda la sentenza della Cas-sazione in commento, è intervenuta «la manovra di emergenza» contenuta nel dl n. 78 del 2010, convertito in legge n. 122 del 2010, attraverso l'art. 14, comma 33, secondo cui «le disposizioni di cui al dlgs 3 aprile 2006, n. 152, art. 238, si in-terpretano nel senso che la natura della tariffa ivi prevista non è tributaria.

Le controversie relative alla predetta tariffa, sorte successivamente alla data di entrata in vigore del presente decreto, rientrano nella giurisdizione dell'auto-rità giudiziaria ordinaria». Disposizione che appare piuttosto

contorta e intima- mente contraddit- toria: se la «tariffa» «non è tributaria» la giurisdizione sembra non possa essere as-

segnata al giudice tributario neanche per le controversie sorte anteriormente alla entrata in vigore del decreto 78. E' possibile che attraverso la citata norma la amministrazione, che ha elaborato il provvedimento, intendesse sottoporre ad Iva la somme versate, in passato, a titolo di Tia. Ciò non appare però che sia stato tradotto in un contenuto normati-vo adeguato.

La stessa circolare 3/df dell'Agenzia delle entrate, prende atto della circo-stanza che il dlgs n.152 del 2006, art. 238, crea una «seconda Tia», destinata a sostituire con il tempo la «prima Tia» nata dal dlgs 5 febbraio 1997, n. 22, art. 49. Il disposto riguarda direttamente solo la Tia2 e può essere esteso alla Tial solo ove si ritenga che ci si trovi di fronte ad una norma di carattere sostan-zialmente interpretativo. Ma così non è, perché la giurisprudenza della Corte costituzionale e della Cassazione, come ricorda la sentenza in commento, era già al momento della entrata in vigore del dl n. 78 del 2010, pacificamente orientata nel senso di ritenere la natura tributa-ria e non di corrispettivo della Tial.

Duccio Cucchi dottore commercialista

in Firenze

Pagi na a cura di

FINA NZA PER I.F. INFRAST RUTTURE S.P.A.

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