Rassegna stampa - comune.anzoladellemilia.bo.it · Dal 2013 l'Imu vada tutta ai municipi 25/05/12...

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Ufficio stampa Rassegna stampa venerdì 25 maggio 2012 Pagina 1 di 39

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Ufficio stampa

Rassegna stampavenerdì 25 maggio 2012

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Il Resto del Carlino Bologna

Il Sole 24 Ore

Italia Oggi

INDICE

QS: BOLOGNA, LA STRATEGIA Via alla trattativa con Tamburi «Niente lettera, subito l’incontro»25/05/12 Sport 4

«Con Rotolo porto la boxe in PiazzaMaggiore»25/05/12 Sport 5

FLASH25/05/12 Cronaca 6

Demanio: 100 immobili in concessione per 50 anni25/05/12 Infrastrutture, viabilità, trasporti, Pubblica amministrazione 9

IMU, F24 VALIDO ANCHE SENZA RATA25/05/12 Pubblica amministrazione 10

TRIPLO OSTACOLO ALLE CERTIFICAZIONI25/05/12 Pubblica amministrazione 11

CON IL CONTRIBUTIVO UN PREMIO A CHI RESTA25/05/12 Economia e Lavoro, Pubblica amministrazione 12

Cresce il disequilibrio con il settore privato25/05/12 Economia e Lavoro, Pubblica amministrazione 14

Uscita obbligatoria per chi matura il diritto25/05/12 Economia e Lavoro, Pubblica amministrazione 15

Tariffe idriche differenziate in base al reddito degli utenti25/05/12 Pubblica amministrazione 16

FORNERO: LICENZIAMENTI ANCHE NEL PUBBLICO25/05/12 Pubblica amministrazione 17

Pagando a 60 giorni liberi 545 miliardi per gli investimenti25/05/12 Pubblica amministrazione 18

L'Imu parte col piede sbagliato25/05/12 Pubblica amministrazione 20

Tassazione ridotta e tutto l'incasso al comune25/05/12 Pubblica amministrazione 22

Enti locali, si passa dal registro25/05/12 Pubblica amministrazione 23

Evasione, l'Inps arruola i comuni25/05/12 Pubblica amministrazione 24

Riforma del lavoro, valutazione più snella25/05/12 Pubblica amministrazione 25

All'Ifel fondi per 7,2 mln25/05/12 Pubblica amministrazione 26

Demansionare un vigile può costare caro al comune25/05/12 Pubblica amministrazione 27

Autovelox, multe subito in bilancio25/05/12 Pubblica amministrazione 28

Se l'Ue rigetta il progetto l'ente paga le spese25/05/12 Pubblica amministrazione 30

Check up ai bilanci25/05/12 Pubblica amministrazione 31

Enti, fondi contro il terrorismo25/05/12 Pubblica amministrazione 32

Riscossione e recupero crediti Tutte le novità ai raggi X25/05/12 Pubblica amministrazione 34

Più facile spendere i fondi Ue25/05/12 Pubblica amministrazione 35

Emilia Romagna, 900mila euro per i giovani25/05/12 Pubblica amministrazione 37

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Dal 2013 l'Imu vada tutta ai municipi25/05/12 Pubblica amministrazione 38

Asili e welfare locale ai raggi X25/05/12 Pubblica amministrazione 39

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BOLOGNA

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Via alla trattativa con Tamburi «Niente Lettera, subito L'incontro» AvveW eWkmokù «Prima ci conosceremo, poi chiederò nome del cliente»

Stefano Biondi w Bologna

DUE SETTIMANE FA,, da Milano, era partito l'araldo per recapitare ai bolognesi l'avviso di un importan-te canibiatnento. Udite, udite: il Bfc fa gola a un soggetto straniero. Persona fisica o marchio, non è da-to di sapere. Presto, noto ai più, anche da Bolo-gna partirà un araldo, incaricato di recapitare all'advisor Tamburi la ri-sposta: si tratta di Bruno Catalanot-ti, che era stato investigatore e giu-dice negli anni di piombo e che dal 1983 esercita la professione di avvo-cato. Da tempo Catalanotti è noto anche nell'ambiente sportivo. Fu Corioni, metà Anni Ottanta, il pri-mo presidente a volerlo al suo fian-co. In molti, strada facendo, si sono avvalsi della sua esperienza. Per andare in fondo alla misteriosa vicenda dell'acquirente, è a lui che Guaraldi si è rivolto. Catalanotti ha già messo in moto la macchina della trattativa, che sarà lui a pilotare.

Avvocato, in che modo e in quali tempi?

«Intanto ho già comunicato allo studio Tamburi di aver accettato il mandato che mi è stato conferito dai soci azionisti del Bologna Cal-cio. Ma questa, credo, sarà la prima e ultima lettera che spedirò a Tam-buri».

«Ho aderito alla richiesta avuta ma ora non c'è nulla da scrivere E necessario aprire un dialogo»

Quindi, niente risposta scritta alle raccomandate.

«Mi pare prematuro. Preferirei in-contrare l'advisor di persona».

Quando lo farà? «Entro la prossima settimana».

Gli chiederà di svelare il no- me o i nomi dell'acquirente?

«Non subito. Sarebbe indelicato en-trare in casa d'altri e dopo pochi mi-nuti porre delle condizioni».

«Nessuna strategia. Semplicemen-te trovo più ragionevole, più nor-male conoscersi e capirsi prima, eventualmente, di intavolare un af-fare. Parlarsi e guardarsi in faccia è meglio che scriversi senza essersi neppure conosciuti».

Quindi i bolognesi dovranno convivere ancora ci lungo con il famoso domandone «chi c'è dietro a Tamburi»?

«Non a lungo. Per pochi giorni, spe-ro. Nessuna domanda indiscreta al primo approccio, ma al secondo sì, senza dubbio. Perché se si va avan-ti, è giusto sapere con chi si ha a che fare».

Qui a fianco, gli uruguaiani a Mosca. Da sinistra, Gaston Ramirez, Diego Perea, Cristian Rodriguez, Nicolas Lodeiro e Walter Gargano. Sopra, Giovanni Tamburi presidente della Tamburi Investment

Lei avvocato non esclude che si vada avanti?

«Io tento solamente di svolgere al meglio il compito che mi è stato af-fidato».

RETROSCENA dell'ultima assem-blea: i soci che vorrebbero uscire si sono nuovamente rivolti a Guaral-di, come indiziato numero uno a ri-levare le loro quote. Le hanno mes-se in vendita al valore nominale, senza chiedere una minima plusva-lenza. E' strano che non abbiano aspettato di conoscere la consisten-za dell'offerta che potrebbe garanti-re un sovlapprezzo. Quale strategia adotterà?

TT IL NOTO ADVISOR MILANESE HA FATTO SAPERE DI AVERE UN CLIENTE NON ITALIANO. I SOCI: ANDIAMO A VEDERE

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LE NASCE UNA MULTINAZIONALE DEL CALCIO. IL CLUB DI GUARALDI SAREBBE IL TASSELLO ITALIANO DEL PUZZLE

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«Con Rotolo porto La boxe in Piazza Maggiore»

z.z i «Simone deve battersi a casa sua» Marco Spano

E-3(31.ogna

UN'IDEA nata durante la StraBo-logna, la classica non competitiva che aveva proprio Simone Rotolo tra i testimonial. Sul Crescento-ne, Simone, l'assessore Rizzo Ner-vo e Franco Caniato, responsabile delle pagine sportive de il Resto del Carlino. «Il mio sogno è com-battere qua in piazza Maggiore», dice Simone. «Assessore, dobbia-mo trovare una soluzione», rilan-cia Caniato. «Un progetto da studiare», la chio-sa di Rizzo Nervo, ora alla ricerca della soluzione migliore per il no-stro Simone. «Un omaggio a un campione che ha portato lustro al-la città spiega l'assessore . Sa-rei contentissimo se potessimo or-ganizzare un incontro in piazza Maggiore. Un'idea che mi affitsci-na». Aspettando il grande ritorno a Bo-

logna, il campione italiano si pre-para per la prossima sfida in pro-gramma. La difesa del titolo con-tro il napoletano Gaetano Nespro (terzo nel ranking) che verrà di-sputata tra agosto e settembre nel-la tana dello sfidante. «Sarò di nuovo solo contro avver-

guar sned.e «Ho sempre desiderato esibirmi aut Crescentone Sarebbe fantastico»

sano e pubblico come nel match del titolo contro Signani — dice Simone —, Non è un problema, anzi, mi stimola e mi carica». Renato Rizzoli, presidente del Co-ni provinciale, però, annuncia che proverà a portare questa sfida davanti al pubblico amico bolo-gnese. «Credo che Bologna sia in grado

di ospitare la prossima difesa del titolo — dice —. La città ha tutte le carte in regola. Vedremo se riu-sciremo a fare qualcosa. Sarebbe bello se Simone combattesse in una palestra bolognese o bellissi-mo se lo facesse addirittura in piazza Maggiore». Nonostante i 35 anni Simone non ha smesso di sognare. Un sogno che è quasi un'ossessione. Quella di avere un'altra chance per il tito-lo europeo come dieci anni fa quando lo sfiorò in Germania. «Sono contento per il riconosci-mento alla carriera nonostante ar-rivi dieci anni dopo Ekfurth. Con-tro Signani è stato il miglior ma-tch della mia carriera (ko al 50" dall'ultimo gong) ma alla mia età l'ho accusato. Dopo tre settimane avevo ancora male dappertutto. Prendendo esempio da Bangu e Fragomeni, che hanno combattut-to fino a 42 anni, credo che il mio tempo di sognare non sia ancora finito».

UN ALTRO OULETTM «CREDO DI MERITARE UNA NUOVA CHANCE EUROPEA DIECI ANNI DOPO L'EPICA SFIDA DI EKFURTH»

UNA CARO .ERA MFMTA «L'ETA' SI SENTE, MA VOGLIO IMITARE BANGU E FRAGOMENI, ANCORA SUL RING A QUARANTADUE ANNI»

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Studenti del liceo scientifico "Righi" sttadì21510 fisica,.. in barca a velai!, Circolo auti

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"tuirtici della VeSa" di Cervia ha infatti ospitato una settantina di ragazzi di tre cla

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chie hanno aderito a un progetto ideato dal Circolo lo scorso anno quno partì in marsiera sperimentale e con una sola classe dello stesso liceo. Graile alla vela., si possono verificare rnolteplici noziorii di fisica, come dimostrato dalle ore dà lel3Orte fatte nella loro

aula scolastica da Sergio Vigna, responsabile della didattica del Circolo. Nei tre giorni Cervia, gli alunni, coordinati dal professor Claudio Massa (il docente di ca che per

primo, fin dallo scorso anno, ha. creduto neWirilzia.tiva) hanno avuto modo di visitare il cantiere nautico De Cesari, dove Se barche vengono ancora costruite iri legno, come nella

tradizion; e quindi hanno potuto vivere in prima persona, nel corso di uscite in ware, 'plicazione delle leggi della fisica al mondo della vela.. Inoltre, grazie a una

conaborazione fra il Co

rcol e Mirailandi, hanno anche partecipato ai "progetto fisica" organizzato dal parco divertimenti ravennate

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Nell'ultima disfida Musici& Poeti del Take Five in gara anche Anita Menegozzo (a destra) nella categoria poeti, e il cantante Giorgio Borghes (sotto). in alto, Fausto Carpani, ospite della serata. In basso, l'organizzatrice Silvia Parma.

La registrazione sarà trasmessa sabato su Radio Città Fujiko 103.100

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Carpigiani 'addolcisce'

Firenze Il Gelato Museum Carpigiani che aprirà ad Anzola a luglio è in preview mondiale fino a domenica al Firenze Gelato Festival e visitatori avranno la possibilità di cimentarsi nel disegno del "cono gelato" del futuro, partecipando al contest "Designing Gelato Cone Evolution", organizzato dalla Fondazione Bruto e Poerio Carpigiani mentre la Gelato University organizza i corsi 'Gelatiere per un giorno'

e allestiti' •

'sta in Sa oria 'artista si Masmo Arrighi e Corinna

gitto, la titolare

dell'atelier Max Laifini, clov'è allestita /a sua rraostra fino al 30

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Demanio: 100 immobili in concessione per 50 anni ROMA

L'Agenzia del Demanio è pronta a valorizzare cento beni pubblici con concessioni a 5o an-ni per un valore di almeno i mi-liardo.Lo ha annunciato ieri il di-rettore dell'Agenzia del Dema-nio Stefano Scalera, in occasio-ne della presentazione a Roma del "vademecum digitale" per migliorare la gestione del patri-monio immobiliare pubblico: una guida, per l'amministratore pubblico e per il professionista privato, che raccoglie le norme e le più recenti innovazioni legi-slative sul settore. La pubblica-zione, nq pagine, è stata redatta in stretta collaborazione da De-manio, Cassa depositi e prestiti, Assoimmobiliare, Anci, Ance e UrbanLand Institute Italia.

La carica dei loo nuovi beni in concessione, tra i quali anche caserme ma non solo, prevede canoni più bassi della norma per i primi tre-quattro anni: gli sconti dureranno fino a quando l'iter della valorizzazione verrà terminato con il cambio della destinazione d'uso. Gli impren-ditori potranno partecipare da soli oppure assistiti dal Dema-nio. I partecipanti alle gare, ha spiegato Scalera, potranno esprimere preferenze e interve-nire su immobili presi singolar-mente. «Le concessioni sono più alla portata del mercato, gli acquisti impegnano più risor-se», ha puntualizzato il numero uno del Demanio, nella speran-za che questa operazione sia un rompighiaccio per i Comuni ine-sperti nella gestione degli asset.

Valorizzazioni e dismissioni immobiliari sono stati i due fili conduttori del seminario orga-nizzato dal Demanio, fili con la

tendenza a intrecciarsi e non a svilupparsi in parallelo. Giusep-pe Chinè, consigliere capo legi-slativo del ministero dell'Econo-mia, ha sottolineato come le più recenti normative sulla gestio-ne del patrimonio immobiliare pubblico non mirino ad abbatte-re il debito con le dismissioni ma a generare un ritorno econo-mico, tramite valorizzazione, per il sociale e il pubblico. «Le norme possono essere migliora-te: c'è la volontà del Governo a farlo», ha detto invitando gli

IL PROGETTO L'operazione, del valore di un miliardo, servirà ad attrarre capitali privati per valorizzare il patrimonio pubblico

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.•I "piani unitari di valorizzazione del territorio" (PU.Va.T) sono il punto d'arrivo di un percorso normativo di governante per la valorizzazione degli immobili pubblici, con la cooperazione e copianificazione tra istituzioni statali, regionali e locali. Sono stati introdotti dal comma 2, art. 27 del D.L. 201/2011 entrato in vigore lo scorso dicembre.

esperti a contribuire e ammet-tendo che negli ultimi 12 anni si sono «accavallate decine e deci-ne di disposizioni», difficili per-sino per gli addetti ai lavori.

Il pubblico e il privato nel campo della gestione del patri-monio immobiliare pubblico formano già una squadra. Silvia Rovere, Assoimmobiliare, ha auspicato maggiore certezza di processi, ruoli, regole del gioco e termpistica e ha affermato con vigore che occorre «massa criti-ca». La Cassa depositi e prestiti è destinata a giocare un ruolo di primo piano, assieme al Dema-nio, per rilanciare il processo di valorizzazione, definito da Mat-teo Del Fante, direttore genera-le della Cdp, «una sfida». La Cas-sa è pronta a mettere a disposi-zione la sua expertise per aiuta-re i soggetti pubblici a valorizza-re adeguatamente i beni ed at-trarrei capitali dei privati. «Sen-za un sostegno istituzionale gli asset rischiano di non arrivare al mercato», ha ammonito Del Fante. Tanto il pubblico quanto il privato puntano ad accelerare le valorizzazioni, dopo tante «false partenze», come ha ricor-dato Roberto Reggi, ex-sindaco di Piacenza esponente dell'An-ci. «I Comuni hanno bisogno di risorse in tempi rapidi e sono di-sposti a vendere gli immobili». Antonio Gennari, dell'Ance, ha posto l'enfasi sul ruolo delle cit-tà e sulla necessità di studiare modelli progettuali validi. Gui-do Inzaghi di Uli Italia ha sugge-rito una maggiore centralizza-zione a livello decisionale, mo-dello-inglese: in Inghilterr a, l'ul-tima parola spetta allo Stato.

I. B. RIPRODUZIONE RISERVATA

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Versamenti Un comunicato delle Entrate salva le deleghe presentate in banca già compilate sulle abitazioni principali

Imu, F24 valido anche senza rata L'Agenzia precisa però che da ora il numero dei pagamenti deve essere indicato

Cristiano Dell'Oste

Il modello F24 per il paga-mento dell'Imu deve essere ac-cettato dalle banche anche se non indica il numero delle rate con cui si versa l'imposta sull'abitazione principale. Il chiarimento è arrivato ieri sera con un comunicato delle Entra-te, al termine di una giornata se-gnata da un nuovo allarme dei Caf, dopo quello sui codici tri-buto di qualche settimana fa. L'Agenzia precisa - e questa è una novità- che «è ora necessa-rio indicare nella delega di pa-gamento F24 il numero di rate scelto dal contribuente per il pagamento di giugno», ma ag-giunge che le deleghe già com-pilate senza questo dato sono comunque corrette.

Il primo a segnalare l'intop-po è stato il Caf Acli, poi seguito dalla Consulta nazionale dei Caf. In pratica, ieri centinaia di pensionati e lavoratori dipen-denti si sono visti respingere da banche, poste e agenti di riscos-sione le deleghe di pagamento prive dell'indicazione della scelta all'interno del riquadro «rate azione/mes e rif.». Un pro-blema non da poco, perché i Caf nelle scorse settimane hanno consegnato ai contribuenti un

milione e mezzo di F24 con il ri-quadro in bianco. Tutti modelli pronti per il pagamento, che pe-rò nella stragrande maggioran-za dei casi non sono ancora sta-ti portati in banca dai diretti in-teressati e che quindi rischiava-no di essere bocciati.

Per capire come si è arrivati a questa situazione è necessario fare un passo indietro. Il nuovo modello F24, quello con la «Se-

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Il chiarimento è arrivato dopo che si era temuto che milioni di prospetti già presentati non fossero validi

zione Imu» al posto della «Se-zione Ici», è stato approvato il 12 aprile scorso dalle Entrate, in-sieme alla risoluzione 35/E che ha messo a punto i nuovi codici tributo da utilizzare per il versa-mento dell'imposta. Nelle istru-zioni al modello, ancora ieri si leggeva che «lo spazio "ratea-zione" non deve essere compila-to». E d'altra parte l'indicazio-ne delle rate era sicuramente su-perflua nel momento in cui so-

no state scritte le istruzioni, per-ché l'Imu andava versata sem-pre e comunque in due step: ac-conto entro il 18 giugno, saldo entro il 17 dicembre.

Pochi giorni dopo, è interve-nuta la legge 44/2012 - approva-ta dal Senato il 26 aprile - che ha convertito il decreto fiscale, in-troducendo la possibilità di pa-gare l'Imu sull'abitazione prin-cipale in tre tempi, con una se-conda rata d'acconto entro il 17 settembre. Ma gli operatori dei Caf, forti delle istruzioni ufficia-li, hanno continuato a compila-re le deleghe senza indicare il numero delle rate. Del resto, an-che la prima versione del va-demecum diffuso venerdì scor-so dalle Finanze riportava in bianco il riquadro, mentre quel-la attualmente scaricabile dal si-to del dipartimento contiene i codici per la rateazione.

Ad ogni buon conto - spiega Paolo Conti, direttore del Caf Acli - tutto è filato liscio finché non sono entrate in azione le nuove specifiche tecniche per gli sportelli bancari e postali, che prevedono il "rifiuto" dei modelli in cui non è stata compi-lata la casella rateazione. Ecco perché, al di là del chiarimento delle Entrate, è importante che

i software vengano aggiornati rapidamente. Tra l'altro, sem-bra che alcuni di essi non preve-dessero il codice nel formato corretto, che è «0101» per chi pa-ga l'acconto a giugno e il saldo a dicembre, mentre diventa «0102» per chi aggiunge la rata di settembre (infatti è l'acconto a essere eventualmente diviso in due, mentre quello di dicem-bre è il saldo e fa storia a sé e avrà il codice «orni»).

Senza l'indicazione delle rate prescelte, il Comune in cui si tro-va l'abitazione principale non potrà sapere se l'importo versa-to dal contribuente corrisponde a metà o ad un terzo dell'impo-sta calcolata secondo l'aliquota nazionale, e quindi non potrà cal-colare con certezza il gettito del tributo. Ma l'ostacolo forse è più teorico che pratico, dato che se-condo le stime del Caf Acli quasi tutti i proprietari stanno sce-gliendo la formula giugno-di-cembre, senza la rata di settem-bre. E comunque il problema ri-guarda solo l'abitazione princi-pale (in pratica, il rigo con il codi-ce tributo 3912): per gli altri fab-bricati, la rateazione non è possi-bile e il vademecum delle Finan-ze lascia il riquadro in bianco.

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PERCORSO DIFFICILE

L'ultima disavventura dell'imposta • , piu contorta

di Salvatore Padula

e qualcosa può andare male, di sicuro lo farà. Il debutto dell'Imu, chiama-

ta in questi giorni al test del pri- mo pagamento dell'acconto, non si è sottratto al tragicomi- co assioma della legge di Mur- phy. E l'incidente di percorso

che si è verificato intorno all'obbligo o meno di indicare il numero di rate scelte per il pagamento dell'imposta sull'abitazione principale - er-rore "bloccante" che ieri ha im-pedito l'acquisizione di molti pagamenti - altro non è che la conferma delle moltissime in-certezze, complicazioni, con-traddizioni che accompagna-no sin dall'inizio l'operazione.

L'agenzia delle Entrate, cer-to, ci ha messo una toppa in ex-tremis: poste, banche e agenti della riscossione devono ac-cettare anche le deleghe di pa-gamento che non indicano il numero di rate. Ben fatto. Ma il messaggio dall'Agenzia con-tiene una contraddizione che rischia di creare caos su caos. Da un lato si ammette l'ipotesi che «le deleghe di pagamento già compilate senza l'indica-

zione della scelta all'interno del riquadro "rateazione/me-se rif." sono comunque consi-derate corrette». Dall'altro, però, si avverte che «ora è ne-cessario indicare nella delega di pagamento F24 il numero di rate scelto dal contribuente».

Quindi? Rata o non rata? Se un contribuente si presen-terà in b anca il 18 giugno (ulti-mo giorno per l'acconto) con una delega compilata ieri -pare che i Caf abbiano già consegnato circa 1,5 milioni di modelli F24 compilati - po-trà non indicare le rate. Se in-vece la delega la compilerà, per esempio, domani, allora sarà indispensabile indicare la scelta. Ma la banca come lo saprà? Pretenderà un'auto-certi fi cazi one?

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Effetti paradossali anche dalle clausole sul contenzioso e sulla compensazione dei debiti iscritti a ruolo

Triplo ostacolo alle certificazioni Il meccanismo che esclude le Regioni in deficit sanitario blocca i crediti più lenti

Gianni Trovati MILANO

L'impresa A sta aspettando il pagamento di una fattura di gennaio 2008 (quando al Gover-no c'era Prodi e Turigliatto face-va sbandare la sua maggioranza, tanto per rendere l'idea) per una fornitura all'Asl di Napoli cen-tro, dove i crediti si fanno aspetta-re fino a 1.700 giorni. Aspettava anche gli sblocca-pagamenti go-vernativi, ma dopo il varo di mar-tedì scopre che non può sfruttar-li. La porta si apre invece per l'im-presa B, che lavora con l'Asl dell'Alto Friuli: lì, però, i soldi ar-rivano in 61 giorni, e l'aiuto per decreto non serve.

I due casi limite mostrano bene i problemi operativi dei provvedi-menti varati martedì scorso dal Governo per restituire liquidità alle aziende creditrici della Pa. La-vorare con Regioni dai bilanci problematici, aver fatto ricorso al-le carte bollate, essere in regola con gli obblighi fiscali, si trasfor-mano infatti in ostacoli insormon-tabili. Alla base delle clausole ci sono ragioni giuridiche o di finan-za pubblica, che nella pratica ri-schiano però di bloccare proprio chi ha più bisogno.

La certificazione non si applica alle Regioni che stanno provando a risalire la china del deficit sanita-

Enti in deficit La certificazione non è possibile per i crediti vantati nei confronti di Regioni impegnate in piani di recupero dal deficit sanitario e di enti locali sciolti per mafia

Ricorsi Esclusi dal meccanismo della certificazione anche i crediti oggetto di procedimenti giudiziari pendenti, dal momento che non sono certi, liquidi ed esigibili

Iscrizioni a ruolo La compensazione è possibile solo fra crediti e debiti fiscali o contributivi iscritti a ruolo, e di conseguenza esclude dal possibile beneficio le aziende in regola con i versamenti

rio grazie a piani di rientro concor-dati con il Governo. Non serve che l'extradeficit abbia prodotto com-missariamenti e aliquote massime delle imposte territoriali, perché il nodo riguarda tutte le Regioni «sottoposte ai piani di rientro» e i loro servizi sanitari. Oltre al Pie-monte, non possono quindi rien-trare nei meccanismi delle certifi-cazioni i debiti con Regioni o Asl in Lazio, Abruzzo, Molise, Campa-nia, Puglia, Calabria e Sicilia: in queste Regioni abitano 28,8 milio-ni di italiani, cioè il 47,6% del tota-le. Com'è ovvio, sono proprio que-ste Regioni a primeggiare nelle at-tese dei pagamenti alle imprese che lavorano con loro. L'ultimo monitoraggio di Assobiomedica (sul Sole 24 Ore del 22 febbraio scorso) offre conferme impietose: in Calabria si aspetta in media per 974 giorni, in Molise per 903 e in Campania 795, mentre guardando ai valori assoluti i crediti dei forni-tori primeggiavano in Campania (932 milioni di euro: la sanità cam-pana assorbe da sola i118% dei cre-diti nazionali), seguita da Lazio (690,7 milioni) e Calabria (459). Dopo il decreto governativo, chi ri-fornisce l'Asl dell'alto Friuli (paga-menti medi in 61 giorni) potrebbe certificare il credito, mentre chi aspetta ancora per fatture di inizio 2008 con l'Asl di Napoli (lì ci vo-

gliono 1.596 giorni) non può farlo. In questo senso, l'arrivo del decre-to potrebbe rendere ancora più complicata la situazione, perché prima del provvedimento era "so-lo" la resistenza degli istituti di cre-dito a ostacolare la cessione di cre-diti così problematici.

Quando i tempi si allungano così, la spinta a rivolgersi ai giudi-ci aumenta, ma anche questo si ri-vela un passo falso per la certifica-zione disegnato dai decreti gover-nativi. Con il contenzioso in cor-so, infatti, il credito non è «certo, liquido ed esigibile», e di conse-guenza non può essere certifica-to. Per questa via, un'altra clauso-la nata da ragioni giuridiche fini-sce per escludere dall'aiuto le im-prese più in difficoltà.

Sono invece motivi di finanza pubblica a limitare la compensa-zione ai soli debiti fiscali o con-tributivi iscritti a ruolo, come già previsto (senza essere attua-to) fin dalla manovra estiva del 2010. La compensazione "libe-ra", proposta per esempio dal Pdl, avrebbe infatti sgonfiato il gettito erariale, ma quella così vincolata ha un effetto parados-sale: chi ha pagato puntualmen-te tasse e contributi, non ha stru-menti per sfruttarla.

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Punto per punto

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chi Con il contributivo un premio a cm resta Effetti limitati dai nuovi coefficienti per i lavoratori con un'ampia quota calcolata con il retributivo

Claudio Pinna Gianni Trovati

La revisione dei coefficien-ti previdenziali pubblicata sul-la «Gazzetta Ufficiale» di ieri li-ma dal 2013 anche l'assegno di chi andrà in pensione con il con-tributivo pro rata previsto dal-la riforma Fornero, ma solo se imboccheranno la via dell'usci-ta anticipata.

Per chi dovrà (o deciderà di) attendere la data «ordinaria», l'assegno sarà un po' più pesan-te: con il passare degli anni, quando si accumuleranno più aggiornamenti automaticibien-nali dei requisiti legati alla dina-mica demografica del Paese, la tendenza è destinata ad accen-tuarsi. I coefficienti, infatti, ri-guardano solo laparte contribu-tiva dell'assegno, per cui i loro effetti crescono al diminuire della quota dipensione calcola-ta con il retributivo.

In generale, del resto, è lo stesso meccanismo di aggiorna-mento dei coefficienti a rende-re ancora più stringente la rego-la del «più versi, più ricevi», estesa all'intero sistema previ-denziale dalla riforma varata a Natale dal Governo Monti. Sui lavoratori interessati dal contri -

butivo pro rata introdotto a Na-tale, che hanno iniziato a lavora-re con continuità prima del 1977 e che dunque sono la mag-gioranza dei pensionamenti nel futuro prossimo, la nuova revi-sione ha un impatto leggero, dal momento che la fetta di gran lunga più consistente della loro pensione continuerà a essere calcolata con il retributivo.

Le tabelle qui a fianco ipotiz-zano tre profili di reddito per un lavoratore con una storia contri-butiva iniziata a 23 anni di età. L'effetto più negativo si ha con il pensionamento a 65 anni, che in ogni caso non impone rinunce superiori al 2 per mille dellapen-sione totale. Dai 66 anni in poi, si iniziainvece a "guadagnare", an-che se l'incremento è limitato per la stessa ragione che rende-va minimo il sacrificio.

Più importanti le conseguen-ze su chi ha iniziato a lavorare dal 1977 in poi, e sarà di conse-guenza destinatario di un tratta-mento previdenziale in cui il si-stema di calcolo contributivo ha un ruolo determinante. Le con-

seguenze determinate dai nuovi coefficienti sui profili considera-ti nelle tabelle qui a fianco corro-no parallele, sia nel caso di calco-lo con sistema «misto» (retribu-tivo per la prima parte della car-riera, contributivo per la secon-da) sia nel caso di «contributivo puro» (chi ha iniziato a lavorare dopo la riforma Dini).

Anche in questa ipotesi, il pic-co degli effetti si incontra nel ca-so del pensionamento a 65 anni di età, quando il taglio rispetto all'assegno calcolato coni coeffi-cienti pre-aggiornamento oscil-la fra il 2,6 e il 3,1 per cento. Dall'uscita con 66 anni di età si inizia invece ad avvertire un lie-ve incremento di pensione, che si accentua con una permanen-za ulteriore al lavoro.

In termini assoluti, comun-que, la revisione dei coefficien-ti non cambia i termini della questione cruciale del sistema previdenziale, cioè il rapporto fra ultima retribuzione e asse-gno pensionistico (si tratta del «tasso di sostituzione»). Un da-to, questo, che dipende anche dalla continuità contributiva, e che quindi è soggetto nel qua-dro attuale a due spinte contra-stanti: l'obbligo dimaggiore per-manenza al lavoro alza la pen-sione, il rischio di impieghi di-scontinui invece la abbassa.

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SCN Ue:

La domanda di ritiro entro fine giugno

Le domande di pensione del personale docente del comparto Scuola, compreso il personale ATA (ammini-strativo, tecnico e ausiliario) e gli insegnanti tecnico-prati-ci, finalizzate al consegui-mento della pensione dal i° settembre 2012 dovranno es-sere presentate entro ilio giu-gno prossimo. È quanto preci-sa il messaggio Inps n. 8855 di mercoledì scorso.

Gli interessati potranno av-valersi dei Patronati oppure utilizzare il nuovo canale tele-matico messo a disposizione dall'Inpdap. Tale ultima moda-lità richiede l'autenticazione da parte del pensionando.

La competenza per la lavo-razione della pratica è affida-ta alla sede provinciale dell'istituto di previdenza do-ve è ubicata l'ultima sede dila-voro dell'iscritto.

Da quest'anno, i flussi tele-matici conterranno anche i da-ti del personale che ha chiesto la trasformazione del rappor-to a tempo parziale (Dm 331/1997) con contestuale rico-noscimento del trattamento di pensione (ridotto).

Gli Uffici scolastiprovincia- li, dal canto loro, dovranno in- viare alle rispettive sede dell'Inpdap la documentazio- ne cartacea relativa alle prati- che inviate telematicamente.

F. Ve.

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Con il contributivo un premio a chi resta

press unE 25/05/2012

Il Sole12

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L'impatto dei nuovi indici di trasformazione

L'effetto dei nuovi coefficienti di trasformazione sulla copertura pensionistica offerta dall'Inps. Importi in euro

Età di prima iscrizione all'Inps 47 anni Retribuzione annua lorda percepita nell'ultimo anno di attività lavorativa

Il Sole12 press unE 25/05/2012

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Pubbkko ego L'allarme dei sindacati

Cresce il disequilibrio con il settore privato Davide Colombo ROMA

L'introduzione dei nuovi co-efficienti di trasformazione in rendita dei montanti contributi-vi rischia di aprire una nuova fal-la nel difficile equilibrio tra lavo-ro pubblico e lavoro privato. I nuovi valori, che entrano invigo-re a gennaio e che determineran-no per il prossimo triennio l'im-porto delle nuove pensioni, so-no stati estesi fino all'età di 7o an-ni proprio per incentivare il po-sticipo. Ma nel pubblico impie-go, a differenza di quanto acca-de nel settore privato, solo in po-chissimi casi per il lavoratore è davvero possibile fare la scelta di continuare a lavorare dopo la maturazione dei requisiti.

Come conferma l'ultimo mes-saggio-circolare Inps gestione ex Inpdap (si veda l'articolo a fianco) le amministrazioni «de-vono» collocare a riposo i dipen-denti che hanno raggiunto i re-quisiti (65-66 anni per lavecchia-ia, 42 per l'anticipata). E l'unica

eccezione ammessa è quella del cosiddetto «trattenimento in servizio» che può essere conces-so dalle amministrazioni per si-tuazioni molto particolari (di so-lito è appannaggio della dirigen-za alta) e secondo procedure di-verse nei vari comparti.

L'anomalia è stata immediata-mente sottolineata, ieri, da Vera Lamonica, segretario confedera-le della Cgil, che in una nota criti-ca sui nuovi coefficienti ha sotto-lineato come essi creano «un nuovo disallineamento con il la-voro pubblico per il quale, ad ec-cezione di alcune fasce dirigen-ziali, non è consentito il tratteni-mento in servizio oltre i 66 an-ni». Il problema non è di facile soluzione soprattutto perché si pone in un contesto di blocco del turn over, dei contratti pub-blici (fino al 2014) e in una pro-spettiva di snellimento del per-sonale delle amministrazioni centrali e periferiche.

Ipotizzare percorsi di allunga-mento della permanenza al lavo-

ro di dipendenti pubblici diven-ta difficile anche tenendo conto della pressione all'ingresso da parte del personale precario e dei (non pochi) vincitori di con-corsi in attesa di una collocazio-ne. Uno strumento per cercare di affrontare la questione potreb-be essere offerto dalla delega che il ministro Filippo Patroni Griffi ha messo a punto per ar-monizzare le regole del pubbli-co impiego alla riforma Fornero. L'articolo 2 del Ddl prevede fra l'altro ipotesi di valorizzazione delle esigenze di conciliazione dellavita lavorativa con la vita fa-miliare con la «trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno in tempo parziale». Po-trebbe essere una strada per con-sentire, con gradualità, allunga-menti del rapporto di lavoro che, con i nuovi coefficienti, con-sentirebbero anche ai lavoratori pubblici di beneficiare di coeffi-cienti più generosi a chi si ritira in età più avanzata.

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Con il contributivo un premio a chi resta

press unE 25/05/2012

Il Sole12

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,dap, Il messaggio

Uscita obbligatoria per chi matura il diritto Fabio Venanzi

L'Inps - ex Inpdap - è tornata pochi giorni fa a ribadire che, quando possibile, i lavoratori del pubblico impiego devono essere pensionati prima dei 70 anni.

L'istituto di previdenza, con il messaggio n. 8381 del 15 maggio, chiarisce che il datore di lavoro pubblico è tenuto a risolvere il rapporto di lavoro con il dipen-dente qualora questi abbia rag-giunto i limiti di età previsti dall'ordinamento di appartenen-za e sia in possesso del requisito contributivo per il diritto al tratta-mento pensionistico anticipato, anche se conseguito dopo i131 di-cembre 2011. La Funzione pubbli-ca, con la circolare 2 dell'8 marzo, aveva già precisato che tutti i di-pendenti pubblici in possesso di un qualsiasi diritto a pensione (vecchiaia, quota 040 anni di con-tributi) maturato entro il 31 di-cembre 2011 continuano a essere soggetti al limite ordinamentale (65 anni). Anche le lavoratrici pubbliche, che fino allo scorso an-

no potevano accedere alla pen-sione di vecchiaia (nate entro il 165o e quindi con 61 anni entro il 2011) in presenza del requisito mi-nimo contributivo, non sono sog-gette ai nuovi requisiti. Tali lavo-ratori, anche se ancora in servi-zio, non possono essere soggetti, neppure su opzione, ai nuovi re-quisiti di età e di anzianità contri-butiva stabiliti dalla riforma For-nero.Palazzo Vidoniprosegue af-fermando che per i dipendenti che hanno maturato il diritto alla pensione (diversa da quella di vecchiaia e quindi con i requisiti per la pensione anticipata) l'età ordinamentale costituisce un li-mite vincolante e il datore dilavo-ro deve far cessare il rapporto di lavoro. Ne consegue che l'età or-dinamentale non costituisce un paletto da applicare solo nei con-fronti di chi ha maturato un qual-siasi diritto alla pensione entro il 2011, ma deve essere applicato nei confronti di tutti i lavoratori. Naturalmente, prima di procede-re alla risoluzione del rapporto

di lavoro, l'amministrazione de-ve verificare l'acquisizione del di-ritto alla pensione anticipata. Per-tanto il lavoratore che non ha ma-turato il diritto alla pensione en-tro il 2011 ma che, una volta com-piuti 65 anni di età ha perfeziona-to i requisiti per il conseguimen-to della pensione anticipata (nel 2012 servono 42 anni e un mese di contributi per gli uomini e 41 an-ni e un mese per le donne) dovrà andare in pensione.

Questa interpretazione con-trasta con lo spirito della riforma che incentiva l'attività lavorativa fmo a 70 anni. Inoltre, considera-to che dal 2013, saranno vigenti i nuovi coefficienti di trasforma-zione del montante in rendita (quota contributiva) a causa dell'aumento della speranza divi-ta, a parità di montante e di età anagrafica la quota C (cioè quel-la calcolata secondo il sistema contributivo per le anzianità ac-quisite dal 1° gennaio 1666) subi-rà una flessione verso il basso.

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Con il contributivo un premio a chi resta

press unE 25/05/2012

Il soler /,1

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Servísì tocalt, Le Linee guida dell'Autorità per l'energia

Tariffe idriche differenziate in base al reddito degli utenti

Gianni Trovati MILANO

Tariffe idriche differenzia-te inbase al reddito, oltre che al-la tipologia di utenza, quota in-vestimenti applicata solo dopo la realizzazione delle opere e criteri univoci su tutto il territo-rio nazionale per mettere in lu-ce le componenti di costo. Sono i pilastri delle Linee guida sul fu-turo metodo tariffario per il ser-vizio idrico integrato diffuse dall'Authority per l'energia, che ha sostituito la vecchia com-missione di vigilanza e il mini-stero dell'Ambiente nella defi-

nizione delle regole e nella su-pervisione sul tema in base al Dpcm attuativo del decreto «Salva-Italia» (si veda anche Il Sole 24 Ore del 7 maggio).

Nella riscrittura dei meccani-smi tariffari, pubblicato per una consultazione pubblica, l'Autho-

«Quota investimenti» aperta

solo alle opere già realizzate

e pertinenti coi piani d'ambito

ma resta il nodo delle risorse

per avviare le infrastrutture

tity si pone un doppio obiettivo: garantire l'equilibrio economi-co mettendo però a carico degli utenti un «prezzo ragionevole» che sia gravato solo dai costi «strettamente pertinenti». Sul versante del prezzo, l'idea è di ar-rivare a una griglia di criteri fles-sibile, che sia in grado di parame-trare la tariffa non solo alla tipo-logia di utilizzo (conia distinzio-ne, per esempio, fra uso privato e industriale), ma anche in base al «reddito economico» dell'utente, con una definizione che dovrebbe abbracciare para-metri articolati che individuano

la capacità contributiva. Il nodo più critico per il setto-

re rimane quello degli investi-menti, stretti fra la «carenza in-frastrutturale» ricordata dalla stessa Autorità e le difficoltà cre-scenti di remunerazione. Nel ten-tativo di fissare regole in linea con il quadro normativo succes-sivo al referendum di giugno, le Linee guida propongono griglie rigide sulla possibilità di "scari-care" gli investimenti in tariffa, prevedendo due condizioni indi-spensabili: per entrare nella «quota investimenti», le opere dovranno essere «effettivamen-te realizzate» (dunque non solo programmate) e «strettamente pertinenti» al quadro dei servizi previsti nel piano d'ambito.

I nuovi vincoli servono a supe-rare uno degli aspetti più nebulo-si delle vecchie regole, che per esempio hanno consentito al Go-verno di limitare in modo unila-

terale la restituzione dei canoni di depurazione agli utenti non serviti. Resta, e anzi viene aggra-vato dal progressivo alleggerirsi degli stanziamenti pubblici, il problema degli interventi neces-sari a estendere la depurazione (pende il rischio di nuove infra-zioni Ue) e limitare le perdite. «Il primo compito dell'interven-to - conferma Adolfo Spaziani, direttore generale di Federutili-ty - sarà quello di supportare la partenza di un ciclo di investi-menti», già nella fase transitoria destinata ad accompagnare il ser-vizio idrico verso il nuovo siste-ma. Un contributo importante potrebbe venire da qualche esclusione dal Patto di stabilità o da strumenti come gli Hydro Bond, che abbiamo proposto da tempo senza però ottenere ri-scontro dal Governo».

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press LITE 25/05/2012 Il Sole 2gillym

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lavara. Il ministro auspica una riduzione delle distanze dal settore privato

Fornero: licenziamenti anche nel pubblico Patroni Griffi: disposizioni già previste da approfondire

Giorgio Pogliotti ROMA

«Mi auguro che qualcosa di simile a quello che abbiamo fatto per i dipendenti privati sulla possibilità di licenziare sia inserito nella delega per i di-pendenti pubblici, fermo re-stando che quello dei dipen-denti pubblici non è un merca-to, perché ha regole diverse». L'auspicio rivolto dal ministro del Lavoro, Elsa Fornero, che ri-spondendo alle domande degli studenti della Facoltà di Econo-mia dell'Università di Torino ha sottolineato come il D dl sul-

la riforma del mercato del lavo-ro all'articolo 2 affidi al mini-stro della Pa, Filippo Patroni Griffi, la delega su questo te-ma: «Siamo in contatto - ha ag-giunto Fornero - stiamo lavo-rando insieme. Non vogliamo difformità di trattamento tra pubblico e privato».

Le dichiarazioni del mini-stro del Lavoro sono state ac-colte da forti critiche dai sinda-cati, mentre Patroni Griffi in un comunicato stringato ha ri-cordato come «il tema dei li-cenziamenti degli statali è già previsto nel testo predisposto per la legge delega: a questo punto ritengo sia opportuno approfondire alcuni aspetti tec-nici in Consiglio dei ministri». Dal dipartimento della Funzio-ne pubblica fanno notare che si tratta di una questione com-plessa, che richiede approfon-dimenti tecnici e una valutazio-ne collegiale.

Ma intanto si riscalda il cli-ma con i sindacati che conte-stano il ministro Fornero. Per Michele Gentile (Cgil) «un au-spicio del genere, espresso in una fase di gravissima crisi economica», è il segno di co-me Fornero «non abbia chiaro il titolo del suo ministero: è a capo del dicastero del lavoro e non certo dei licenziamenti». Nel sottolineare che i dipen-denti pubblici «sono sottopo-sti ad una chiara regolamenta-zione, con una disciplina rigi-da e le previsioni per i licenzia-menti scritte nei contratti di la-voro», Gentile domanda al mi-nistro Fornero se voleva rife-rirsi ai licenziamenti illegitti-mi: «Voleva augurarsi la possi-bilità di licenziare anche quei lavoratori per i quali i giudici hanno considerato illegittimo il licenziamento»? In questo caso la Cgil è intenzionata a mobilitarsi per «non rendere

possibile» questa eventualità. Dello stesso tono il commen-

to del leader della Cisl, Raffae-le Bonanni: «Non si capisce proprio, con tutto il rispetto, questo furore ideologico del ministro del Lavoro sulla licen-ziabilità dei pubblici dipenden-ti». Bonanni cita il recente ac-cordo con il ministro Patroni Griffi per armonizzare la disci-plina pubblica con la nuova ri-forma del mercato del lavoro e conclude: «Non serve a nessu-no alzare questi polveroni me-diatici solo per soddisfare le esigenze di chi vuole fomenta-re divisioni tra lavoratori pub-blici e privati». Per Paolo Pira-ni (Uil) «è giusto quel che dice la Fornero sull'equiparazione tra pubblico e privato», ma que-sto ragionamento «va applica-to, innanzitutto, ai rinnovi con-trattuali attualmente bloccati da provvedimenti legislativi».

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press LITE 25/05/2012 Il So eli, l

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Uno studio del Centro Einaudi di Torino

Pagando a 60 giorni liberi 545 miliardi per gli investimenti Francesco Antonioli TORINO

Fate presto. Entro il 15 no-vembre - ma sarebbe meglio pri-ma - il Governo deve adottare un provvedimento che modifichi il decreto legislativo 231 del 9 otto-bre 2002 per il "recepimento inte-grale" della direttiva Ue deli6 feb-braio 2011(la numero 7) in tema di lotta contro i ritardi di pagamen-to nelle transazioni commerciali. Sia tra privati, dunque, sia tra pri-vati e Pubblica amministrazione.

Fate presto. Lo sostiene il Cen-tro Einaudi di Torino, think tank liberai subalpino, che ha cofinan-ziato con l'Api e l'Unione indu-striale del capoluogo piemontese una ricerca in cui propone già ai "tecnici" del professor Monti un articolato bell'e pronto. Tra gli ideatori del progetto c'è anche l'avvocato Alberto Musy, ferito misteriosamente a colpi di pisto-lail zi marzo scorso e ancorain co-ma.I1 lavoro è stato portato avan-ti dal suo collega Riccardo Viri-glio, amministrativista con espe-rienza in Università nel campo del diritto costituzionale su for-ma di governo, fonti del diritto e tecniche legislative.

Iltesto - unavera e propriaboz-za di decreto legislativo di attua-zione della direttiva Ue con cui sostituire il "vecchio" 231- presen-ta un allegato economico, curato per il Centro Einaudi dall'econo-mista Giuseppe Russo. È una si-mulazione sulla base della più re-cente tabella "input ouput" dell'Istat (rilasciata nel 2011 su ba-se 2008). Se per effetto delle nuo-ve norme i tempi medi di paga-mento (e, quindi, di vita dei credi-ti) si riducessero a 6o giorni - su un anno commerciale convenzio-nale di 36o giorni- l'indebitamen-to dovuto al dilazionamento de-gli incassi si ridurrebbe da 908 a 363 miliardi, con una minore esposizione verso le banche per 545 miliardi di euro ogni anno.

Che cosa significa? Risponde Russo: «Consideriamo gli impie -

ghi bancari totali pari a 1.86o mi-liardi. Se il finanziamento del cir-colante comportasse impieghi per 908 miliardi, ne rimarrebbe-

ro liberi per operazioni di finan-ziamento della crescita e dello svi-luppo 952. Se invece il circolante si fermasse a 363 miliardi, ecco che la quota di credito interno de-stinabile ad altro, per esempio a investimenti, salirebbe da 952 a a 1.497». Si tratta di un balzo del 57%: in cifra assoluta 545 miliardi, esattamente la minore esposizio-ne verso le banche. Ne avrebbe vantaggio tutto il sistema Paese. Un po' meno, all'inizio, le banche

'APPELLO AL GOVERNO Va subito recepita la direttiva Ue del 2011 che contrasta i ritardi Una simulazione sugli effetti positivi per il sistema Paese

e i "grandi pagatori", quelle im-prese testa di filiera che vedrebbe-ro aumentare il fabbisogno di ca-pitale (circa 20 miliardi, ma la sti-ma è indicativa) per far fronte al-la riduzione dei debiti verso le Pmifornitrici.

Tra le novità - nella ipotizata bozza di decreto - spiccano il con-trasto delle "prassi dilatorie", la responsabilità contabile e disici-plinare nei confronti della Corte dei Conti, l'ampliamento delle as-sociazioni di categoria legittima-te a tutelare in sede giurisdiziona-le gli interessi collettivi. «Le nor-me - precisa l'avvocato Viriglio -sono necessarie, ma purtroppo non ancora sufficienti a formare una "cultura del pagamento rapi-do". C'è molto da fare sia nel pub-blico sia nel privato». «È il moti-vo per cui abbiamo ritenuto di im-pegnarci con questo contributo di idee - conclude Giuseppina De-santis, direttore del Centro Einau-di -: bisogna fare presto per rida-re competitività al Paese e non ri-petere gli errori del passato».

f [email protected]

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www.centroeinaudi.it

Sul sito del Centro Einaudi l'ipotesi

di bozza del decreto legislativo

e le valutazionieconomico-giuridiche

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press LITE 25/05/2012 Il Sole 2gillym

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Italia maglia nera

I ritardi medi di pagamento, espressi in giorni, in Europa tra Pubblica amministrazione e imprese private (dati al primo trimestre 2012)

174 Olanda

Giond

Austria

160 Regno Unito

139 Repubblica Ceca

83 Svizzera

Polonia 73

Lettonia

Danimarca 62

57 Svezia

56 Islanda

52 Norvegia

48 Estonia

45 Finlandia

Grecia

Spagna

Portogallo

Cipro

Belgio

Francia

Repubblica Slovacca

Ungheria

Lituania

Bulgaria

Irlanda

Romania

65

Germania

Gioiii

44

44

43

42

42

39

38

37

36

35

34

34

25

24 ■

Slovenia 45

Fonte: Elaborazioni Ufficio Studi CGIA di Mestre su dati Intrum Justitia

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Le deleghe di pagamento già compilate senza l'indicazione della scelta all'interno del riquadro "rateazione/mese rif.” sono comunque considerate corrette e devono essere accettate dagli intermediari della riscossione (banche, Poste Italiane Spa e Agenti della riscossione). Con l'entrata in vigore dell'articolo 4, comma 5 lettera i) del Decreto legge n. 16/2012 (introdotto in sede di conversione dalla legge 26 aprile 2012 n. 44) i contribuenti hanno la possibilità di versare l'acconto dell'IMU dovuta per l'abitazione principale e per le relative pertinenze in due rate (scadenza il 18 giugno 2012 e il 17 settembre 2012), mentre il versamento del saldo è previsto in unica soluzione (scadenza il 17 dicembre 2012). Ai fini della corretta esecuzione dei versamenti relativi all'IMU si precisa, quindi, che è ora necessario indicare nella delega di pagamento F24 il numero di rate scelto dal contribuente per il pagamento di giugno (1 o 2 per l'acconto nel formato rispettiva-mente 0101 e 0102). Le deleghe di pagamento già compilate senza l'indicazione della scelta all'interno del riquadro "rateazione/mese rif." sono comunque considerate corrette e devono essere accettate dagli intermediari della riscossione (banche, Poste Italiane Spa e Agenti della riscossione).

L'inconveniente segnalato dai Caf trova soluzione in serata con una nota dell'Agenzia

L'Imuparte col piede sbagliato Mancata indicazione della rata: migliaia di F24 rifiutati

DI MAURIZIO BONAZZI

D ebutto con caos per l'Imu. Migliaia di con-tribuenti che si sono recati in banca o in po-

sta per effettuare il versamento dell'acconto, ieri sono stati rispe-diti a casa in quanto, su disposi-zione dell'Agenzia delle entrate, da mercoledì pomeriggio, in cor-rispondenza del codice tributo 3912 (riguardante l'imposta do-vuta per l'abitazione principale) nella colonna "rateazione" del modello F24, è necessario indi-care il numero della rata corri-spondente alla scelta effettuata dal contribuente di pagare l'Imu in due o in tre rate. Peccato però che con la risoluzione n. 35/E del 12/4/2012, con la quale sono state diramate le istruzioni operative per la compilazione del modello F24, nulla fosse stato detto al ri-guardo. E così i Caf hanno già rispedito al mittente un milione e mezzo di F24 (secondo la stime fornita dai Caf delle Acli) senza l'indicazione del numero delle rata. La consulta dei Caf è im-mediatamente intervenuta con-tattando l'Agenzia delle entrate la quale ha fatto sapere che co-municherà a banche e poste che il dato in questione è facoltative e che pertanto l'F24 dovrà essere accettato anche privo di tale indi. cazione. In dettaglio, la consulte dei Caf evidenzia in una nota che "nella giornata di oggi (ieri, ndr si è verificato un problema nelle ricezione da parte di Banche e Po-ste degli F24 dei contribuenti che riportano il codice tributo 1912 "Casa di abitazione e relative pertinenze". Per questa tipologia

di F24, in base alle disposizioni avute dall'Agenzia delle Entrate, la procedura di Banche e Poste rilevava infatti un errore nella mancata indicazione del campo "rate". I contrubuenti si sono visti respingere i Modelli F24 e non hanno potuto procedere al pa-gamento. Su sollecito della con-sulta dei Caf", prosegue la nota, "la Direzione dell'Agenzia delle Entrate ha tempestivamente trasmesso alla rete interna di Banche e Poste un comunicato che rettifica la precedente indi-

cazione e dà disposizione di non rendere obbligatorio il campo "rate" nella loro procedura di ac-quisizione. La questione è quindi risolta, e i contribuenti potranno adempiere al pagamento senza ulteriori disagi e con i modelli F24 già in loro possesso". In se-rata l'amministrazione finanzia-ria ha diramato un comunicato (riprodotto in pagina) in cui si spiegano i termini della vicenda e la soluzione adottata: le deleghe già compilate senza l'indicazione della scelta della rata sono co-

munque considerate corrette e devono essere accettate dagli in-termediari della riscossione

Come se non bastasse, per il calcolo della prima rata, si ag-giunge un ulteriore problema nel caso in cui l'immobile non sia stato posseduto per tutto il primo semestre del 2012. Dall'analisi della circolare n. 3 del 18/5/2012 emerge, infatti, un cambio di rot-ta rispetto alle indicazioni a suo tempo fornite dallo stesso Mef (circ. n. 3/11/2001) con riguardo all'Ici: in caso di acquisto dell'im-

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parte col piede sbagliato

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COMUNICATO DELL'AGENZIA

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ItaliaOggi

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mobile intervenuto nei primi sei mesi dell'anno, l'acconto non deve essere calcolato in ragione dei mesi di possesso nel semestre essendo necessario determinare l'imposta dovuta per tutto il 2012 e quindi moltiplicare il risultato ottenuto per il 50%.

L'art. 9, comma 3, del d.lgs. n. 23/2011, applicabile anche all'Imu "sperimentale" in virtù del rinvio operato dall'art. 13, c. 1, del d.l. n. 201/2011, dispone che "i soggetti passivi effettuano il versamento dell'imposta dovuta al comune per l'anno in corso in due rate di pari importo, scadenti la prima il 16 giugno e la secon-da il 16 dicembre". Seguendo quindi il dettato normativo, per il calcolo dell'acconto di giugno dovuto per un immobile posse-duto solo nei primi due mesi del 2012, si dovrebbe partire dalla determinazione dell'imposta dovuta per "l'anno d'imposta" e quindi dividere per due il ri-sultato ottenuto. La prima rata dovrebbe quindi essere versata entro il 18/6 e la seconda paga-ta entro il 17/12. E invece, se-condo il Mef (es. 3 di pag. 49 e 2 di pag. 53 della circolare), nel caso prospettato, entro il 18/6 il contribuente deve pagare tutto il tributo (e non il 50%) dovuto, di fatto, per l'intero anno d'im-posta. Tale assunto si pone in evidente contrasto con ulteriori esempi, contenuti sempre nella stessa circolare (a pag. 42 e 53), con i quali viene esposto il cal-colo dell'acconto dovuto per un fabbricato posseduto dai primi giorni di aprile 2012.

---Wiproduzione riservata—E

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parte col piede sbagliato

1.11=1111111111

press unE 25/05/2012

ItaliaOggi

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paomArnsposizioNEDosi

Tassazione ridotta e tutto n'incasso a comune La speranza di anziani, disabili e cittadini Aire per un carico Imu più leggero è rimes-sa ora ai consigli comunali. Che potranno assimilare la loro casa non locata all'abi-tazione principale, con un doppio effetto: il contribuente fruirà di una tassazione ridot-ta e il comune sì terrà tutto l'incasso. La nuova formulazione dell'art. 13, comma 10 , del dl n. 201/2011 consente a co- muni di considerare direttamente adibita ad abitazione principale l'unità immobiliare posseduta a titolo proprietà o di usufrutto da anziani o disabili che acqui-siscono la residenza in istituti di ricovero o sanitari a seguito di ri-covero permanente, a condizione che la stessa non risulti locata, nonché l'unità immobiliare pos-seduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato a titolo di proprietà o di usufrut-to in Italia, a condizione che non risulti. locata. Fuori discussione, pertanto, che qualora il comune intenda operare l'assimilazione, troveranno automatica applica- zione l'aliquota ridotta, la detrazione di base e la maggiorazione per eventuali figh aimder 26» (purché residenti nella casa), oltre alla possibilità di pagare l'acconto in due rate (una entro il 18/6 e l'altra entro 17/9 nella misura di un terzo ciascuna). Restava tut-tavia il dubbio circa la debenza della quota a favore dello Stato (pari al 3,8 per mille della base imponibile) prevista dal comma 11 dell'art. 13 del dl n. 201/2011. Tale dispo-sizione prevede che «le detrazioni e riduzio-ni di aliquote deliberate dai comuni non si applicano alla quota di imposta riservata allo Stato». La questione era estremamen-te rilevante posto che se il comune avesse operato l'assimilazione (ferma restando la

quota statale e tenendo conto anche delle detrazioni) ìl gettito per l'ente sarebbe risul- tato quasi sempre nullo, con la conseguenza che difficilmente i municipi avrebbero dispo-sto l'assimilazione. Sul punto è intervenuta la circolare n. 3/df del 18/5/2012 con la qua-le il Mef ha affermato che l'assimilazione in questione comporta che, laddove venga

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ministero, le modifiche intervenute a opera rimborso dell'In% erariale. Non è tuttavia dell'art. 4 del dl n. 16/2012 «hanno privato di azzardato preve ere che su tale questio-

srdur. seta al comune. Ciò in quanto, precisa il nulla dice con riguardo alle p L'art. ;13, esercitata tale facoltà, tutta l'Imu va v comma 11, el di

significato» il comma 11 defi'art. 13 (secondo ne il legislatore possa intervenire

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cui le detrazioni e le riduzioni di aliquota prevedendo che i comuni diventino titolari deliberate dai comuni non si applicano alla anche delle procedure di rimborso della quota riservata allo Stato) «poiché l'attuale componente erariale del tributo. Nell'attesa comma 10 dello stesso art. 13 prevede ora di conoscere le intenzioni del legislatore, si la possibilità di assimilazione all'abitazione potrebbe però ritenere percorribile l'ipotesi principale». Si tratta di una precisazione fon- di chiedere all'Agenzia dell'entrate la cor- data, oltre che su argomentswioni giuridiche rezione del codice tributo (da 3919 a 3912) ineccepibili, sul buon senso: se si fosse giunti indicato sul modello F24 di giugno, e quindi alla conclusione opposta, infatti, l'intervento versare al comune il saldo residue entro il correttivo della legge n. 44/2012 si sarebbe 17 dicembre. dimostrato inutile, essendo incontroverti-

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dovuta , posta che se il comune stabilisce l'assimilazio- ne prima del 18/6 è da ritenere che il contribuente sia legittimato a non versare la quota allo Stato (e a pa- gare, se vuole, l'acconto in, due rate anziché in una), il problema si pone laddove il comune dovesse decidere per l'equiparazione solo dopo la sca- denza dell'acconto (per es. il 28/9). In questo ancaso, l'ziano il disabile o il cittadino Aire si troverebbero

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Maurizio BOitaZZi

Pagina 26 Non pmrd, esenzioni filtrate ér,,

PRELIEVO SU APAIZIA

DAcii

press unE 25/05/2012

ItaliaOggi

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Il bruciore di stomaco controllo.

L'Inrl ha impugnato al Tar del Lazio il decreto che estende l'abilitazione ai commercialisti

Enti locali, si passa dal registro I controlli devono essere assegnati solo ai revisori iscritti

Entra nel vivo il contenzio-so sollevato dall'Istituto nazionale revisori legali nei riguardi del decreto n.

23 del 15 febbraio 2012 pubbli-cato sulla Gazzetta Ufficiale del 20 marzo col quale il ministero dell'interno autorizza l'inseri-mento nell'elenco dei revisori dei conti degli enti locali anche dei dottori commercialisti non iscritti al registro dei revisori. Con l'im-pugnativa depositata nei giorni scorsi al Tar del Lazio, l'Istituto richiede l'annullamento del de- creto perché in contrasto con la direttiva europea del 17 maggio 2006 e con il dlgs 39/2010 e di conseguenza ne sollecita la so-spensione dell'efficacia e conces-sione di idonee misure cautelari. Nel testo dell'impugnativa viene evidenziata l'illegittimità per in-

competenza del mini-stero dell'interno ad abilitare all'esercizio della revisione legale soggetti diversi da quelli previsti dalla direttiva comunitaria e dal provvedimento nazionale. Una ille-gittimità motivata da quanto disposto dal dlgs 39/2010 che nel-lo specifico, all'art. 2, affida al Mef la com-petenza in materia di revisione e inoltre di-spone inequivocabil-mente che l'esercizio della revisione ven-ga riservato esclu- sivamente ai soggetti iscritti al registro e che solo l'iscrizione al suddetto registro ottenuta attra-

verso apposito e obbligatorio per- corso formativo dà diritto all'uso del titolo di revisore legale. L'im- pugnativa depositata dall'Ing inoltre, rileva che bandi e avvisi di selezione pubblicati dagli enti

locali in applicazione dei provve-dimenti impugnati risulterebbe-ro lesivi delle norme comunitaria e nazionale, di tutte le misure adottate per la revisione con-tabile pubblica e degli interessi della categoria professionale dei revisori legali.

«Si tratta di un atto dovuto», evidenzia il presidente dell'Inrl Virgilio Baresi, «a tutela dei no-stri iscritti e di tutti i revisori legali abilitati dalla loro iscrizio-ne al registro e vorremmo richia-mare l'attenzione sul rischio che i bilanci approvati con un colle-gio privo di revisori potrebbero essere impugnati e sospesi. In buona sostanza l'impugnativa predisposta dall'Istituto e de-positata al Tar del Lazio serve per evitare gravi danni agli enti pubblici. Il comportamen-to dell'Istituto è puro spirito di servizio al fine di scongiurare gravissimi danni economici al Ministero dell'interno e a tutta la Pubblica amministrazione. In-tesa peraltro a salvaguardare in toto il diritto e il riconoscimento pubblico della formazione del re-visore legale.» La confusione di ruoli professionali, prosegue poi il testo dell'impugnativa dell'In-rl, risulterebbe pregiudizievole per il buon andamento dell'azio-ne amministrativa e della gestio-ne economico-finanziaria locale. Non deve poi sfuggire la rilevan-za che nell'attuale contesto so-cio-economico del paese, riveste la certificazione dei bilanci degli enti locali, già richiamati recen-temente dalla Corte dei conti a un rigore contabile essenziale per il risanamento del siste-ma economico pubblico. L'atto dell'Istituto depositato al Tar del Lazio conclude con la richie-sta di sospensione dei provve-dimenti impugnati e l'adozione tempestiva di misure cautelari a tutela dell'attività professionale dei revisori legali.

Pagina 31 Enti locali, si passa dal registro

ERES9 112=1

press LITE 25/05/2012

ItaliaOggi

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Il dl n. 78/2010, per potenziare l'azione di contrasto al 'evasione fiscale e contributiva, incentiva i Comuni a partecipare alle attività di accertamento fiscale e contributivo

Ai Comuni è riconosciuta il 33% dei maggiori tributi statali riscossi e delle sanzioni civili applicate sui maggiori contributi riscossi a titolo definitivo

Gli ambiti rilevanti ai fini dell'accertamento dei contributi non dichiarati riguardano i soggetti che: • effettuano attività edilizia senza denuncia contributiva

d'impresa; svolgono attività di commercio ambulante o su area pubblica privi di ComUnica

• svolgono attività commerciale o artigiana privi di ComUra.ica e di denuncia contributiva d'impresa

Gli ambiti Inps

La collaborazione

L'incentivo

Un messaggio dell'Istituto di previdenza detta le istruzioni sulle segnalazioni qualificate

Evasione, l'Inps arruola i comuni Controlli su edilizia, ambulanti, commercio e artigianato

DI DANIELE CIRIOLI

Comuni in campo contro l'evasione contributiva. Edilizia, commercio am-bulante e attività arti-

giane e commerciali «fantasma» sono gli ambiti rilevanti ai finì Inps per i quali, per ogni segna-lazione qualificata effettuata, i comuni riceveranno una quota (33%) delle sanzioni eventual-mente riscosse. Ma, come detto, deve trattarsi di «segnalazioni qualificate», ossia segnalazioni evidenti di posizioni sogget-tive irregolari, per evasione o elusione che non richiedono

elaborazioni elaborazioni dell'In-ps. A precisarlo, tra l'altro, è lo stesso ente di previdenza che, nel messaggio n. 8798/2012, detta le prime istruzioni per la collaborazione con i comuni alle attività di accertamento tribu-tari e contributivi, anticipando il provvedimento dell'Agenzia delle entrate, di prossima pub-blicazione, attuativo dell'artico-lo 18 del dl n. 78/2010.

Comuni in campo Il dl n. 78/2010, come mo-

dificato dal dl n. 201/2011, al fine di potenziare l'azione di contrasto all'evasione fisca-le e contributiva, incentiva la partecipazione dei comuni all'accertamento fiscale e con-tributivo con il riconoscimento di una quota pari al 33% dei maggiori tributi statali riscos-si e delle sanzioni civili appli-cate sui maggiori contributi riscossi a titolo definitivo. Al fine di realizzare questa col-laborazione, spiega l'Inps, le amministrazioni interessate (Agenzia entrate, Inps, Agen-zia del territorio, Conferen-za unificata), con il supporto dell'Anci, hanno avviato un percorso per definire gli ambiti di collaborazione e le modalità tecniche di accesso alle banche dati e l'invio delle «segnala-zioni qualificate» da parte dei comuni. Per segnalazioni qua-lificate, precisa il messaggio, «si intendono quelle posizioni soggettive che a seguito di ri-lievi svolti dai comuni devono evidenziare comportamenti evasivi e/o elusivi senza ulte-riori elaborazioni logiche da parte dell'istituto».

Gli ambiti rilevanti L'attuazione dell'articolo 18

è rimessa al provvedimento del direttore dell'Agenzia del-le entrate che, spiega l'Inps,

sarà pubblicato a breve dopo il recepimento di alcune mo-difiche del Garante privacy. Il provvedimento definisce le modalità di accesso alle ban-che dati e di trasmissione delle informazioni utilizzabili ai fini dell'accertamento fiscale e con-tributivo. Inoltre, per quanto riguarda l'Inps, determina gli

ambiti rilevanti ai fini dell'ac-certamento dei contributi non dichiarati. I predetti ambiti, in particolare, riguardano i sog-getti che:

• effettuano attività edilizia omettendo la denunzia contri-butiva relativa all'impresa;

• svolgono attività «fanta-sma» di commercio ambulante

o su area pubblica omettendc la comunicazione Unica ai fini fiscali, amministrativi e previ-denziali e/o la denunzia contri-butiva relativa alla impresa;

• svolgono attività commer-ciale o artigiana «fantasma' omettendo sia la Comunica-zione Unica ai fini fiscali, am-ministrativi e previdenziali

che la denunzia contributiva relativa all'impresa.

Le convenzioni. L'Inps, spiega ancora il mes-

saggio, ha avviato un tavolo di lavoro con l'Unione dei comuni e con il supporto dell'Anci, per definire un processo operativo di partecipazione dei comuni all'attività di accertamento. Il processo, in particolare, prevede la messa a disposi-zione dei comuni interessati, a seguito di sottoscrizione di specifica convenzione (l'Inps sta predisponendo una boz-za di convenzione-quadro), di una procedura che consente di inviare all'Inps soltanto le informazioni considerate «segnalazioni qualificate». Il processo sarà supportato da una procedura telematica che consentirà anche di operare le ulteriori verifiche ammini-strative e/o ispettive da parte dell'Inps, nonché di quantifica-re le somme per sanzioni civili destinate ai comuni.

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Riforma del lavoro, valutazione più snella Valutazioni dei dipendenti pubblici, si va al riordino. Troppo complesso il quadro opera-tivo previsto dalla riforma-Brunetta, tra ciclo della performance, documento annuale di pro-grammazione, Civit, organismi indipendenti di valutazione, valutazioni dell'ente nel suo complesso, valutazione degli uffici, valuta-zione dei singoli dipendenti, la valutazione invece di essere un supporto per comprendere l'efficacia dell'azione amministrativa rischia di essere fonte di nuovi adempimenti buro-cratici. Il ddl elaborato dal ministro Patroni Griffi per modificare l'assetto del lavoro pubblico intende mettere pesantemente mano al siste-ma di valutazione, per conseguire due princi-pali scopi: rendere meno oneroso il processo valutativo e puntare più decisamente alla va-lorizzazione dei risultati delle strutture or-ganizzative, piuttosto che della prestazione individuale dei singoli dipendenti. L'articolo 4 del ddl contiene i criteri ai quali si dovrà attenere il governo per emanare il de-curto legislativo attuativo della legge delega. Un primo obiettivo indicato dal ddl è la più stretta connessone tra il sistema di valuta-zione e la programmazione economico finan-ziaria. Lo scopo è fare sì che l'appostamento delle risorse finanziarie, quando si forma il bilancio di previsione, tenga conto dei risul-tati conseguiti. Dunque, a maggiore efficienza, deve corrispondere una più alta assegnazione di risorse. Ma, il punto forte è la modifica a 180 gradi del- le regole sulla valutazione della performance individuale. L'articolo 4 indica di inserire il

giudizio sulla produttività del singolo dipen-dente «nel contesto della performance orga-nizzativa». In sostanza, il risultato dell'ufficio nel quale il dipendente presta servizio deve condizionare anche la valutazione della per-formance del singolo, che, dunque, dovrebbe perdere di peso, anche se il giudizio indivi-duale resterà fondamentale per «assicurare la retribuzione differenziata in relazione ai risultati conseguiti, fermo il divieto di corre-sponsione di trattamenti uniformi, automatici o a rotazione». Tra i criteri previsti dal ddl anche la possibi-lità di favorire la «valutazione comparativa». Da capire se essa riguarderà il confronto tra dipendenti del medesimo ente, o se la compa-razione avrà ad oggetto il confronto tra risul-tati di enti diversi ma comparabili. Ancora la revisione del sistema di valutazio-ne contiene un ritorno al passato: il nuovo metodo dovrà tenere «anche conto del livello di responsabilità e dell'inquadramento del dipendente». Sul piano organizzativo, per conseguire l'obiettivo rendere meno burocratico il si-stema di valutazione, il ddl indica al legisla-tore delegato di «snellire gli adempimenti connessi all'attuazione del ciclo di gestione della performance». Si ventila la possibilità di ridurre il numero dei soggetti coinvolti nel processo ed anche il livello di dettaglio delle prescrizioni. Più spazio, dunque, a standard valutativi discendenti dall'esperienza deri-vante da buone pratiche messe in piedi dalle amministrazioni.

Luigi Oliveri

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1N &AMI, 11aps arruola i comuni

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ItaliaOggi

All'Ifel fondi per 7,2 mln Dall'Agenzia delle entra-te arriva un bel regalo all'Ifel: circa 7,2 milioni di euro che finanzieran-no l'istituto a valere sul gettito dell'Imu. La legge di conversione del decre-to fiscale (dl n. 16/2012) da un lato ha ridotto l'aliquota di spettanza dell'istituto (era 1'1 per mille del gettito Ici), ma dall'altro ha agganciato il nuovo finanziamento all'Imu che, com'è noto, rispetto all'Ici ingloba anche l'Irpef fondiaria. Si prevede dunque che da quest'anno l'Ifel debba beneficiare dello 0,8 per mille della quota comuna-le del gettito relativo alle seconde case. Il governo ha stimato in 18 mjliardi di euro il valore dell'Inni sulle abitazioni seconda-rie, di cui il 50% andrà ai comuni e il 50% allo stato. Il contributo sarà versato mediante trattenuta sugli incassi. Le istruzioni sono contenute in un provvedi-mento dell'Agenzia delle entrate diffuso ieri.

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1N &AMI, rlaps arruola i comuni

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Dem,anstonare un vigile può costare caro al comune Il comune che intende spostare un agente da un ufficio operativo a un altro impiego amministrativo revocandogli pure l'assegnazione dell'armadeve attivarsi in conformità alla legge 241/1990 e documentare adeguatamente le pro-prie determinazioni. Diversamente ogni decisione potrà essere facilmente annullata dai giudici che potranno pure condannare l'amministrazione al pagamento delle spese. Lo ha evidenziato il Tar sez. II con la sentenza n. 292 del 7 maggio 2012. Il trasferimento forzato ad altro impiego di un operatore di polizia municipale è un fatto frequente e poco invasivo del decoro e del prestigio dell'agente. Cosa diversa è invece la revoca dell'assegna-zione dell'arma. Questa determinazione in genere viene adottata a fronte di giustificati motivi che incidono sulle stesse capacità psico-fisiche dell'oi) eratore. Viene invece letta, correntemente, come una sorta di punizione in tutti gli altri casi, specialmente se tutti glioperatori del coman- do sono assegnatari di arma per difesa personale. Nel casa esaminato dal collegio un agente titolare deliau q alifica di pubblica sicurezza è stato disar to e trasferito ad altro ufficio con due specifiche dete inazioni, senza alcuna co- municazione preventiva. Alla base di queste decisioni, a parere dell'amministrazione, una vecchia condanna penale subita dal ricorrente il 22/10/1992, ancor prima dell'assun- n i one in servizio. Contro queste disposizio • l'interessato .

ha quindi proposto ricorso al Tar ottenendosoddisfazione. Innanzitutto trattandosi di un provvedimento .

e giuridica le «lesivo in modo rilevante della posizion dica del ricorrente, l'amministrazione comunaleay e ebbe dovuto comunicare al proprio dipendente l'avviso della legge n. 241 del 1990, onde consentirgli Ai all'art. 7

al procedimento a cui era dirett t ente in erepsa:atteoc>l>1)aNra. non basta. È anche necessario che il comune motivi detta-

una gliatamente il proprio iter logico a fronte di determinazioni così importanti. Nel casa in ea,einefadit- ti, l'unico elemento a sfavore dell'operatore è costituito da una vecchia condanna penale per un reato dichiarato estinto.

Stefano Manzelli

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kat° elnx, multe su hitt, in bilancio

press unE 25/05/2012

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I municipi navigano a vista sulla ripartizione dei. proventi. Serve una delibera di. giunta

Autovelox, multe subito in bilancio L'obbligo scatta dal rgiugno. Dal 2013 relazione al ministero

DI STEFANO MANZELLI E ENRICO SANTI

Scatterà potenzialmente già dal prossimo mese di giugno l'obbligo di ripartire con l'ente pro-

prietario della strada i proventi derivanti delle multe accertate con autovelox e telelaser. Ma al momento sarà sufficiente accan-tonare le risorse e variare i bilan-ci. Solo dal prossimo anno infatti gli enti locali dovranno inviare al ministero la relazione indicante l'importo dei proventi autovelox ripartiti e l'ammontare di tutte le multe stradali con le spese ef-fettuate. E procedere alla mate-riale destinazione delle risorse. Sono questi gli importanti effetti contabili e gestionali introdotti automaticamente dal 1° giugno 2012 (in mancanza di un decre-to ad hoc da adottare entro il 31 maggio e di cui non vi è traccia) dal comma 16 dell'art. 4-ter del dl 16/2012, inserito in fretta e fu-ria in sede di conversione dalla legge n. 44/2012, in vigore dal 29 aprile 2012. Sull'intera questio-neta prudenza è d'obbligo anche in considerazione dell'assoluta mancanza di indicazioni mini-steriali, peraltro molto attese dai comuni. L'unica certezza al momento è che la ripartizione dei proventi autovelox riguarderà gli

tig

Legge di riforma stradale n. 120

del 29 luglio 2010

Legge n. 44 del 26 aprile 2012,

in vigore dal 29 aprile (conversione

del dl 16/2012, in vigore dal 2 marzo)

accertamenti alle violazioni dei limiti massimi di velocità rileva-ti dagli organi di polizia stradale sulle strade appartenenti a enti diversi da quelli dai quali dipen-dono gli organi accertatori, con esclusione delle strade Anas. Le sòmme derivanti dalla riparti-zione dei proventi delle sanzioni dovranno essere destinate alla realizzazione di interventi mira-ti, preventivamente individuati dalla legge. E sarà necessario

relazionare annualmente al mi-nistero, a partire dal 31 maggio 2013, tutte le infrazioni stradali accertate nel corso dell'anno pre-cedente, con particolare attenzio-ne all'autovelox.

Sono molte però le criticità da risolvere. Innanzitutto la data esatta dalla quale decorre que-sto nuovo obbligo. Stando a una lettura formale della norma i 90 giorni concessi per l'emanazione del dm fantasma decorrono dal 2

marzo 2012, data di entrata in vi-gore del decreto legge n. 16/2012. Pertanto se il decreto, come risul-ta a ItaliaOggi, non sarà emana-to entro il 31 maggio, dal 1° giu-gno 2012 ai sensi della novella di aprile troveranno immediata applicazione formale le disposi-zioni del codice della strada di cui all'art. 142, commi 12-bis (obbligo di ripartizione dei proventi), 12- ter (destinazione delle somme derivanti dai proventi ripartiti)

I problemi applicativi

Non si capisce quale sia la data di entrata in vigore formale dell'automatismo (31 maggio o 28 luglio). Non è chiaro se l'au-tomatismo sia poi condizionato anche dall'art. 25/3° della legge 120/2010 che rinvia al successivo esercizio finanziario ogni effetto. Per la rendicontazione e per la materiale gestione dei flussi economici manca infine ogni regola tecnica.

Pagina 34 , „...

\ntovelox. Ite subito in bilancio

Ha agg unto i commi 12-bis, 12-ter e 12-quater all'art. 142 cds, che si applicano a decorrere dal primo esercizio finanziario suc-,cessivo all'approvazione di un decreto ministeriale attuativo ad hoc per la cui emanazione non è stata fissata una scadenza

Il dm attuativo (di cui ncn vi è traccia) dovrebbe essere emanato entro il 31 maggio 2012. In caso di mancata emanazione troveranno automaticamente applicazione le disposizioni di cui ai commi 12-bis, 12-ter e 12-quater all'art. 142 cd

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ItaliaOggi

e 12-quater (relazione da inviare entro il 31 maggio di ogni anno al ministero dei trasporti e al mini-stero dell'interno).

Non mancano però interpreta-zioni dottrinarie che, disancoran-dosi dalla lettura formale della disposizione introdotta in malo modo nella conversione in legge del d116/2012, individuano il dies a quo per il calcolo dei novanta giorni non nel 2 marzo, ma nel 29 aprile 2012, data di entrata in vigore della legge di conver-sione n. 44/2012. In tal caso, dunque, l'obbligo di ripartizione dei proventi e tutta la burocrazia connessa decorrerebbero dal 29 luglio 2012.

Altri considerano infine rin-viato comunque ogni effetto dell'automatismo al 1° gennaio 2013 in virtù della disposizione prevista dall'art. 25/3° della legge 120/2010.

Aderendo a una valutazio-ne prudente è corretto ritenere operativa già da quest'anno la nuova destinazione dei proven-ti autovelox da suddividere con l'ente proprietario della strada e variare prima possibile il bilancio di previsione iscrivendo anche gli importi di spettanza di altri enti. Ma anche adottare una nuova delibera di giunta sulla destinazione degli importi.

—oRtproduzzone riservata

Pagina 34 \ntowlox.

te subito in bilancio

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Se l'Ue rigetta il progetto l'ente paga le spese L'esclusione di talune spese dal limite imposto dall'art. 6, comma 12, della legge 122/2010, si fonda nel finan- ziamento integrale da parte di soggetti estranei ed alla conseguente ininfluenza delle stesse sul bilancio dell'ente lo- cale. Ne consegue che, in caso di spese correlate alla presen- tazione di progetti finanziabi- li dall'Ue (quali ad esempio le traduzioni o le attività di interpretariato), qualora il progetto sia successivamente rigettato, le stesse non sono rimborsate dall'Ue ma inci-deranno sul bilancio comunale e, pertanto, soggiacciono al limite imposto dalla sopra citata. Operando diversamente, infatti, si configurerebbe una forma di elusione del dettato normativo, improntato a una severa razionalizzazione della spesa pubblica.

Non ammette deroghe la conclusione cui è pervenuta la sezione regionale di control-lo della Corte dei conti per il Veneto nel testo del parere n. 336/2012, con il quale, rispondendo a un quesito posto dal comune di Verona, si è fatta chiarezza sull'ambito di esclusione di alcune tipologie di spese dal limite massimo imposto dalla legge n. 122/2010. Norma questa, lo si ricorderà, che vieta alle p.a. di effettuare spese per mis-sioni per un ammontare superiore al 50% della stessa spesa sostenuta nel 2009.

Per la Corte, nell'ambito delle procedure di finanzia-mento di progetti indette dall'Unione europea, il rim-borso delle spese, che ven-gono anticipate dall'Ente, segue alla rendicontazione

ed al riconoscimento delle stesse in quanto pertinenti al progetto. Questa correlazione consente di qualificare come «esterna» la fonte di finanziamento della spesa e, di con-seguenza, di applicare alla stessa un regime «diverso rispetto a quello cui sono assog-gettate tutte le altre spese dell'ente».

Invece, l'esito negativo del progetto com-porta il «ritorno» della fonte di finanzia-mento all'interno del bilancio dell'ente, determinando l'inclusione delle stesse ai fini del computo del 50%.

In poche parole, ammette la Corte, è solo con la liquidazione delle spese da parte dell'Unione europea che si costituisce l'ele-mento necessario ai fini della classificazio-ne della copertura.

Quindi, l'esclusione delle spèse in esame dal limite imposto dall'articolo 6, comma 12 della legge n. 122/2010 può essere am-

messa solo in presenza di un finanziamento integrale da parte di soggetti estranei, cosicché da rendere le stesse «ininfluenti» ai fini dei saldi di bilancio dell'ente.

Antonio G. Paladino

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uni elnx, 111u Ite sa lìiltn in bilancio

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ItaliaOggi

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Se ne parlerà il 4 giugno a Cesena in un convegno

Check up ai bilanci La recessione impone il monitoraggio

1 perdurare della recessione economica e le relative pres- sioni esercitate sulla finanza pubblica locale per rispettare

gli obiettivi di finanza pubblica e di pareggio del bilancio, pongono il tema della salute finanziaria degli enti locali al centro del di-battito politico nazionale e locale. I tagli effettuati dalle ultime ma-novre finanziarie e l'inasprimen-to dei vincoli dettati dal patto di stabilità obbligano ad una ulte-riore ridefinizione degli indirizzi e degli obiettivi di governo locale che tengano conto delle minori ri-sorse disponibili.

Con un taglio spiccatamente operativa, l'incontro, promosso da Legautonomie, Bureau van Dijk e Farneti & Padovani, con il prezioso sostegno del comune di Cesena, si pone l'obiettivo di presentare strumenti operativi utili agli amministratori per la gestione e il monitoraggio delle proprie politiche di bilancio ed ef-fettuare un check-up della situa-zione economico-finanziaria del comune e delle società partecipa-te amministrate, attraverso un clinfronto obiettivo con le altre realtà limitrofe o nazionali.

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press unE 25/05/2012

ItaliaOggi

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Le domande vanno trasmesse online. Contributi fino al 90% dei costi. Ultima chiamata il 17/7

Enti, fondi contro il terrorismo L'Ue stanzia 18 mln per la protezione della popolazione

Pagina a cura DI ROBERTO LENII

rotezione contro il ter- rorismo e gli altri ri- schi per la sicurezza di infrastrutture e punti

sensibili è questo l'obiettivo del bando Ue relativo al program- ma di lavoro 2012 «Giustizia e affari interni-prevenzione, preparazione e gestione delle conseguenze in materia di ter- rorismo e di altri rischi» la cui cali scadrà il 17 luglio 2012. Il bando contribuisce a sostenere gli sforzi interni all'Ue nella prevenzione, nella preparazione e nella protezione della popola- zione e delle infrastrutture cri- tiche contro gli attentati terro- ristici e altri incidenti correlati alla sicurezza. Gli obiettivi su cui si focalizza sono la gestione delle crisi, l'ambiente, la sanità pubblica, i trasporti, la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Punta sulla coesione economica e so- ciale nei confronti del terrori- smo e degli altri rischi correlati alla sicurezza. Le domande de-

. vono essere trasmesse telema- ticamente attraverso l'apposito

sistema Priamos.

Finanziabili progetti tran-snazionali o di impatto na-zionale

Le domande devono essere presentate da enti e organizza-zioni con personalità -uridica con sede in uno degli stati membri dell'Ue. Possono partecipazione anche soggetti stabiliti in paesi terzi, Organizza-zioni internazio-nali e di Agenzie comunitarie, ma solo in qualità di partner associati, cioè senza contri-buto comunitario. È possibile pre-sentare progetti sia a livello tran-snazionale che nazionale. In caso di progetti transnazionali, devono essere coinvolti almeno due partner di due diversi stati europei, quindi almeno un pro-ponente e almeno un partner co-beneficiario. In caso di pro-getti nazionali le azioni devono

essere realizzate all'interno di un singolo Stato membro Ue e devono essere preparatorie in vista di futuri progetti transna-zionali o di azioni della Ue. In alternativa possono integrare progetti transnazionali o azioni dell'Unione ovvero contribuire

allo sviluppo di metodi innova-tivi o tecnologie con un poten-ziale di trasferibilità a livello di Unione europea. I progetti dovranno, tra le altre cose, svi-luppare metodologie, tecniche e strumenti per uso operativo o per la formazione nel settore.

Provvedere allo scambio e diffu-sione di informazioni, esperien-ze e buone pratiche tra gli Stati membri e tra le diverse organiz-zazioni o enti responsabili della protezione delle infrastrutture critiche; dovranno tendere a mi-liorare i rapporti tra autorità

pubbliche ed enti privati.

Finanziati pro-getti di protezione delle infrastrut-ture da attentati terroristici

I progetti potran- no prevedere azioni per agevolare l'iden- tificazione di infra- strutture sensibili e implementare la loro protezione. Po- tranno supportare collaborazioni all'in-

terno del 'Ue per la prevenzione e il controllo del terrorismo, pro- muovere studi sui rischi relativi alle reti di telecomunicazione. Possono essere mirati a mette- re in sicu)ezza le infrastruttu- re energetiche, promuovere la collaborazione tra settore pub-

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Enti, fondi contro il terrorismo

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bfico e privato nell'ambito della protezione dal terrorismo. Po-tranno riguardare lo studio di particolar piani di evacuazione di aree a rischio, la formazio-ne degli operatori addetti alle infrastrutture a rischio, l'incre-mento della sicurezza delle in-frastrutture di trasporto, delle energia, dell'Ict ecc.

Contributo fino al 90% dei costi

Il contributo a fondo perduto concesso dalla Ue per ogni pro-getto selezionato è pari al 90% dei costi ammissibili Il contri-buto deve risultare pari ad al-meno 100 mila euro, pertanto saranno esclusi i progetti che prevedono un cofinanziamen-to Ue inferiore. La durata del progetto non deve superare i due anni, a partire dalla firma dell'accordo di finanziamento. I costi ammissibili corrispon-dono alle spese di personale impiegato nel progetto, costi di viaggio, attrezzature e materia-li, organizzazione di seminari e conferenze, pubblicazioni e dis-seminazione dei risultati, altri costi generali.

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Riscossione e e recupro crediti Tutte le ~i raggi novità ai ragg A.

Dopo il dl 70/11 sono aumentati i livelli di confusione e incertezza sulla riscossione e recupero crediti. Le proble-matiche aperte dalla cessazione dell'attività di Equitalia non sono da poco, pensiamo che vi si affidava il 75% dei comuni. Alcuni enti hanno riportato il servizio di riscossione e recupero all'interno, ma si sono trovati alle prese con i vincoli della spesa di personale. Altri hanno costituito società a cui affidare in modo diretto il servizio Qual-cuno ha scelto di affidarsi a società private, sfruttando l'elevato know how nella fase di attività stragiudiziale. Ora si attende che i punti critici aperti siano chiariti dal decreto fiscale. Nella bozza di delega, all'art. 11, il governo è delega-to ad introdurre norme per il «riordino della disciplina della riscossione delle entrate degli enti locali, al fine di assicurare, certezza, efficienza ed efficacia dei loro poteri di riscossione, competitività, certezza e traspa-renza nei casi di esternalizzazione di tali poteri, nonché forme di garanzia quanto alla trasparenza, effettività e tempestività dell'acquisizione da parte degli enti locali delle entrate riscosse». L'S giugno a Firenze Promo P.a. organizza un Convegno gratuito dedicato a: «l'importanza della gestione del cre-dito nella p.a. e nelle partecipate: rischi, opportunità e prospettive dopo il dl 70/2011 e le novità del decre-to fiscale». Saranno rilasciati cinque crediti formativi dall'Ordine dei commercialisti. Per iscrizioni: www.pro-mopa.it

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Abruzzo Basilicata Calabria Campania Emilia-Romagna Friuli-Venezia Giulia Lazio Liguria Lombardia Marche Molise P A. Bolzano P A. Trento Piemonte Puglia Sardegna Sicilia Toscana Umbria Valle d'Aosta Veneto

Totale

13 21 95 197 21 10 37 16 27 11 5 4 4 41 161 48 213 32 12 3 28

1.000

1,3% 2,1% 9,5%

19,7% 2,1% 1,0% 3,7% 1,6% 2,7% 1,1% 0,5% 0,4% 0,4% 4,1%

16,1% 4,8%

21,3% 3,2% 1,2% 0,3% 2,8%

100,0%

Un decreto firmato da Mario Monti e Fabrizio Barca sblocca le risorse per il triennio 2012-2014

Più facile spendere i fondi Ue Alle regioni una dote di un mld di euro esclusa dal Patto

DI MATTEO BARBERO

Una dote da un miliardo di euro per accelerare la spesa sui fondi eu-ropei. Un ulteriore tas-

sello nel mosaico di misure con-tro i ritardati pagamenti della pubblica amministrazione.

Con un decreto di prossima pubblicazione, firmato dal pre-mier e titolare dell'economia, Mario Monti, su proposta del ministro per la coesione ter-ritoriale, Fabrizio Barca, il governo è pronto a dare attua-zione all'art. 3, comma 1, del dl 201/2011.

Tale disposizione ha sta-bilito l'esclusione dai limiti rilevanti ai fini del patto di stabilità interno per le re-gioni a statuto ordinario e le province autonome di Trento e Bolzano delle spese effettuate a valere sulle risorse dei cofi-nanziamenti nazionali ai fon-di strutturali (ovvero Fondo europeo di sviluppo regionale e Fondo sociale europeo), nei limiti complessivi di 1.000 mi-lioni di euro per ciascuno degli anni 2012, 2013 e 2014.

In precedenza, l'unica dero-ga riguardava le spese diret-tamente finanziate dall'Ue e non, invece, le quote di finan-ziamento statale e regionale correlate.

Ciò, tuttavia, è in contrasto con la logica dei fondi strut-turali, che prevedono in linea generale l'obbligo del cofinan-ziamento.

In tal senso, anche in que-sto ambito, i vincoli del Pat-to hanno contribuito in modo decisivo ad allungare i tempi

di erogazione delle spese, met-tendo a rischio, come noto, la puntuale attuazione dei re-lativi programmi (Por) e la stessa disponibilità delle ri-sorse. Queste ultime, infatti, sono soggette a disimpegno automatico secondo la regola «n+2», in virtù della quale le somme non spese entro due anni dall'impegno non ven-gono più coperte dal bilancio comunitario e, quindi, sono di

fatto perse. Da qui la previsione inseri-

ta nel decreto Salva Italia, che ora sta per essere attuata dal decreto del Mef, firmato già il 15 marzo scorso ma registra-to solo pochi giorni fa dalla Corte dei conti e che a breve dovrebbe arrivare in Gazzetta Ufficiale.

I 1.000 milioni disponibili per ciascuna delle tre annuali-tà sono stati distribuiti appli-

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cando la chiave di riparto dei fondi strutturali 2007-2013 stabilita dal Quadro strategico nazionale adottato con decisio-ne Ce C(2007) n. 3329 del 13 luglio 2007.

Gli importi sono quelli evi-denziati nella tabella in pagi-na: ovviamente, le quote mag-giori vanno alle regioni del Mezzogiorno (inserite nel c.d. obiettivo Convergenza), con Campania, Puglia, Calabria e Sicilia che, da sole, si aggiu-dicano oltre il 60 per cento della disponibilità totale (666 milioni).

La deroga, come detto, riguarda solo le regioni (e le pro-vince autonome), mentre per gli enti locali continua ad ap-plicarsi la vecchia re-gola, che consente a province e comuni di escludere dal proprio Patto la sole risorse di matrice stretta-mente comunitaria e le relative spese (non i cofinanziamenti). Si tratta di

un'asimmetria poco comprensibile, che andrebbe corretta anche perché rischia di vanificare, almeno in parte, l'intera ope-razione.

Barca, in effetti, sta valutando ulte-riori correttivi, che potrebbero trovare posto (compatibil-mente con gli equi-libri della finanza pubblica) all'interno

del più ampio dossier finaliz-zato a rendere più efficace la gestione dei fondi europei.

Nel frattempo, una possibile soluzione transitoria (condi-visa e suggerita dallo stesso Barca) è quella di privilegiare lo sblocco dei pagamenti a va-lere sui Por nell'ambito degli interventi di regionalizzazione del Patto.

Supplemento a cura di FRANCESCO CERISANO

[email protected]

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DOMANDE ENTRO IL 23/6

Emilia-Romagna, 900 mila giuro peri giovani Potranno essere ammessi ai contributi regio-nali gli enti locali e loro forme associative, co-stituite ai sensi delle norme regionali. La per-centuale massima del contributo regionale in rapporto al costo del progetto, è stabilita fino a un massimo del 70%. Sono finanziabili progetti per i giovani, finalizzati a sviluppare le attività degli spazi attraverso anche esperienze di coin-volgimento nella gestione di realtà associative e gruppi informali; progetti diretti a valorizza-re la cittadinanza attiva dei giovani, attraverso percorsi che prevedano il loro coinvolgimento, di promozione dell'impegno civico, della parte-cipazione responsabile, nell'ottica dell'atten-zione anche alle fasce più deboli. Sono inoltre finanziabili progetti di sviluppo di servizi In-formagiovani finalizzati alla costruzione di reti provinciali. Sono ammissibili anche progetti di sostegno delle attività di informazione rivolte ai giovani che prevedano la condivisione tra più soggetti pubblici e privati, di competen-ze, metodologie di lavoro e Strumenti opera-tivi. I contributi sono concedibili anche per progetti finalizzati a sviluppare le attività di avvicinamento al mondo del lavoro, finalizzati all'inserimento nel mercato del lavoro, anche partendo dagli spazi di aggregazione. Sono am-missibili anche progetti diretti a valorizzare la costruzione di competenze, anche attraverso il coinvolgimento dei giovani stessi nella proget-tazione di percorsi di avvio al lavoro, declinato nelle sue diverse forme. Le domande di acces-so ai contributi previsti dalla legge regionale 14/2008 possono essere presentate entro il 23 giugno 2012. Saranno valutati prioritariamente progetti integrati e di sistema di dimensioni sovra comunali e per ogni territorio provinciale si potranno presentare complessivamente non più di quattro progetti.

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Legautonomie: urge dl correttivo

Dal 2013 l'Imu vada tutta ai municipi

Ufficio di presiden-za di Legautonomie, riunito a Roma il 16 maggio 2012

Premesso che - il dl 201/2011, ha anticipato

l'avvio sperimentale della nuo-va imposta municipale propria, al 1° gennaio 2012, senza alcuna concertazione reale con le asso-ciazioni rappresentative delle autonomie locali;

- che le suddette disposizioni hanno modificato parti impor-tanti del precedente dlgs 23/2011, istitutivo del nuovo Federalismo fiscale municipale, eliminando l'esclusiva competenza del tribu-to a favore dei comuni italiani e introducendo una compartecipa-zione statale al gettito dell'impo-sta e nuovi vincoli centralistici, in palese contrasto con il principio dell'autonomia impositiva;

- che dl 16/2012 ha violato la potestà regolamentare degli enti locali, eliminando l'articolo 59 del decreto legislativo n. 446 del 15 dicembre 1997 e ha introdotto ul-teriori modifi,he normative che incidono nella difficile quadratu-ra dei conti dei bilanci preventivi

2012, generando incertezza sulle entrate e sui flussi finanziari;

- che le scelte del governo ap-prossimative e contraddittorie, stanno generando difficoltà ope-rative nel prossimo pagamento dell'acconto dell'Imposta muni-cipale propria da parte dei citta-dini, con possibili contrazioni dei flussi di entrata;

Considerato che - su un gettito complessivo

dell'imposta stimato in poco più di 21 miliardi di euro, circa 12 an-dranno allo stato, sia sotto forma di tagli ai trasferimenti che sot-to forma di interventi sul fondo di riequilibrio, mentre i comuni, che dovrebbero ricevere circa 3,2 miliardi dal gettito sulla prima casa finiranno per perderne 2,5 a causa dei tagli operati con le ultime manovre;

- la sommatoria dei tagli delle ultime leggi finanziarie determi-na l'impossibilità oggettiva per i comuni italiani di mantenere il li-vello minimo dei servizi richiesti dalle collettività amministrate, di garantire gli equilibri di bilanci e il rispetto del parametri previsti dal patto di stabilità interno;

- che il governo con il dl 16/2012 si è riservato il diritto di modifi-care le aliquote base entro il 10 dicembre 2012, a soli sette giorni dalla scadenza del saldo, con il rischio di generare ulteriore con-fusione e difficoltà di calcolo da parte dei cittadini;

Chiede 1. l'approvazione da parte del

consiglio dei ministri di un de-creto legge che confermi il diritto

dei comuni a regolamentare l'Im-posta municipale propria, ripri-stinando la piena potestà rego-lamentare prevista dagli articoli 52 e 59 del dlgs 446/1997;

2. che il termine fissato al 10 dicembre 2012, per l'eventuale modifica statale delle aliquote base, sia anticipato al 30 set-tembre 2012, in coincidenza con il termine fissato per l'approva-zione delle aliquote Imu da parte dei comuni, al fine di evitare con-fusione e complicazioni a ridosso della scadenza del saldo;

3. che il fondo sperimentale di riequilibrio sia in grado di garan-tire, con adeguate risorse statali, i disequilibri finanziari territo-riali che deriveranno agli enti locali, a causa delle superficiali e approssimative stime nazionali del gettito 2012;

4. che il governo attivi un per-corso legislativo che attribuisca, a decorrere dal 1° gennaio 2013, l'intero gettito Imu a favore dei comuni italiani, intervenendo anche sulla riforma del catasto, attraverso un riequilibrio delle rendite e delle categorie cata-stali, che tenga conto dei diversi valori di mercato tra le diverse aree territoriali;

5. che il governo, in presenza di un gettito inferiore alle stime statali, si impegni a varare mi-sure compensative e ad appor-tare modifiche che consentano ai comuni di rispettare i para-metri del patto di stabilità.

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Asili nido e welfare locale ai raggi X

ptartendo da un'approfondita ricognizione sullo stato at-uale dell'offerta dei servizi socio-educativi per la prima

infanzia in Italia, l'iniziativa si propone di concorrere a definire un percorso che ne consenta la crescita sia

sul piano quantitativo che qualitativo, per rispondere a una domanda delle famiglie ancora largamente inevasa in buona parte del nostro Paese.

Si tratta, in una parola, di definire le tappe di un processo che consenta di superare la logica dei servizi a domanda individua-le, per affermare a pieno titolo la logica del diritto universale, tanto più importante in un campo come quello dei servizi di cura e di educazione della prima infanzia che è universalmente riconosciuto come essenziale ai fini della riduzione delle disu-guaglianze, poiché ha effetti destinati a influire positivamente sui futuri percorsi di vita sia nella scuola che nel lavoro.

Una sezione importante dei lavori del convegno sarà perciò dedicata a una ricognizione puntuale delle basi normative- isti-tuzionali su cui si deve fondare un programma di incremento progressivo di tali servizi (costi e fabbisogni standard, obiettivi di servizio e livelli essenziali delle prestazioni, perequazione, funzioni fondamentali dei comuni ecc.).

A questo fine, un ruolo centrale nell'economia dei lavori del convegno, avrà la tavola rotonda, incentrata su un confronto fra diverse esperienze concrete di gestione dei servizi, tanto più im-portante nel contesto attuale di scarse risorse disponibili, in cui è quanto mai importante il tema del rapporto costi- qualità.

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