Rassegna 7 novembre

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Domenica 7 novembre 2010 pagina 5

Il “Giornale” e il Bunga

bunga. Ora è una suoneria

a cui fare pubblicità

“V uoi l’ironica ediver tentissimacanzoncina del Bunga

Bunga subito in regalo sul tuo telefonino?Manda un sms con scritto Bunga Bunga al. . .”. Non scriveremo il numero per evitarepubblicità, ma davvero ha l’intuito per gliaffari, non se ne lascia scappare una.

Devono averlo fiutato anche quelli diVisibilia, la concessionaria pubblicitaria di cuiè socia Daniela Santanchè: la pubblicitàdella suoneria, ieri, è apparsa proprio su IlGiornale , quotidiano di proprietà dellafamiglia Berlusconi. Una sola avvertenza, silegge in piccolo, sotto allo spot: il servizio è“riservato ai maggiorenni”.

INCUBO RUBYI TELEMISSIONARIDEL CAIMANO

Difesa del premier, nuova classifica:De Girolamo promossa bocca di fuoco

di Carlo Tecce

C’ è chi ha attraversatoforeste infernali, af-frontato voraci preda-tori e sorvegliato stu-

di televisivi pubblici e privati.Notte e giorno. Freschi di par-rucchiere o sudati per l’in-fluenza. E c’è chi ha taciuto,forse per vergogna e rigurgitomorale. Signore e signori, inesclusiva per voi, abbiamocompilato la playlist dei “mis-sionari di B.”, i difensori d’uf-ficio del premier, pronti a ne-gare il principio copernicanopur di aiutare il capo. Ecco laclassifica da urlo, pezzi origi-nali e dischi rotti, un sali escendi di politici, giornalisti eopinionisti (e di senza catego-ria). Chiamati a turni logoran-ti per difendere il Caimano suRuby la marocchina (finta egi-ziana) e Nadia Macrì l’escor t.Vince per manifesta superio-rità (e novità), Nunzia De Gi-rolamo, avvocato sannita, de-putata prescelta al castello diTor Crescenza. Nominata por-tavoce femminiledal presidente delConsiglio nelle ce-ne estive: la piùmatura, spigolosae incazzata. Memo-rabile il suo esor-dio ad A n n o ze ro ,chiede la parola ezittisce NiccolòGhedini: “Mi sembra un’auladi tribunale”. La sua frase è untormentone: “Io è la primavolta che vengo qui”.

IN 24 ORE e con un tagliodiverso, ricomparea Otto e mezzo di Lil-li Gruber e ingaggiaun duello con De-bora Serracchiani,le due sembranopicchiarsi con losguardo. La De Gi-rolamo, nervosa,inciampa sui nomie la sintassi: “Dovrebbe fidarsidi ciò che ha detto Bruto Li-b e ra t i ”. Voleva dire: sull’af fidodi Ruby prendiamo per buonoil comunicato di EdmondoBruti Liberati, procuratore ca-po di Milano. La giovane de-putata è un concentrato di ri-sorse, a leggere la biografia sulsito scritta da papà, mamma esorelle: “Tra le sue passioniemerge anche una particolarepredilezione per l’arte, la poe-

CHI SALE

Mara Carfagna

sia, la scrittura, il teatro, il ci-nema e i viaggi. Ama sciare”.L’ultima volta l’hanno segnala-to a Unomattina, alle prime lucidell’alba, stanco all’i nve ro s i -mile e con la barba incolta. Diquesto passo dovrà ricevereun’indennità di servizio. Mau-rizio Lupi ha un’agenda tele-visiva spaventosa: Porta a Porta(tre volte in dieci giorni), unpaio di Mattino Cinque, Ballarò econtenitori vari. E quasi stre-

IL BUON SAMARITANO

mato, a Unomattina s’è rialzatoper un colpo disperato. Ligioal dovere di (contro)informa-re: “Massimo D’Alema convo-ca Berlusconi? Non possiamoutilizzare il Copasir a fini po-litici”. Il ministro GianfrancoRotondi ha sempre il sorriso dichi va in battaglia con la guerragià persa. Oppure è felice ditradire con un po’ di telecame-re la malinconia di dirigere ilministero per l’Attuazione del

programma. Quando per mira-colo c’è ancora un governo. Ecosì Rotondi chiama l’interlo-cutore con affetto: Rosy perBindi, Anto’ per Di Pietro,Adolf ’ per Urso. A Linea Notterideva di gusto. Per le emer-genze, telefonare Daniela San-tanchè. La sottosegretaria chesforna barili di petrolio quan-do c’è da spegnere una pole-mica su Berlusconi. A Matr ixera compassata, avversari mo-

sci e conduttore di parte. Unpo’ debole, Alessio Vinci, laSantanchè suggeriva persinol’argomento: “Basta Ruby. Par-liamo di politica e famiglia”.

PER SCAMBIARE adunatedi donne, minorenni e prosti-tute con cene signorili, ragaz-zine bisognose e pazze scate-nate, i “missionari di B.” hannoreclutato i più spregiudicati escafati. Quelli con faccia sicu-ra e (poco sincera) capaci digiurare: “Non si danno festininelle ville di Berlusconi” (Lu-pi, Ballarò). Eppure chi ha uncompito preciso nel governo eun diritto-dovere di replica, stazitto. Il silenzio di Mara Carfa-gna, ministro per le Pari op-portunità, non è sintomo dicomplicità, ma di imbarazzoper il presidente del Consiglio.La Carfagna su Ruby e dintorniha lasciato un segno, uno solo:una querela per il M e s s a g ge ro .E l’ascesa di Nunzia (De Giro-lamo) bilancia la discesa di Ma-ra nella playlist. I “missionari diB .” hanno perso un valorosoprotagonista, Sandro Bondi. Ilministro ha smesso di vergarepoesie, ora scrive in prosa:nessun commento televisivo aRuby, soltanto una letteraaperta a Gianfranco Fini e PierFerdinando Casini. Non perve-

nuto Vittorio Feltri: la sua so-lidarietà si è fermata al mestie-re sul Giornale. Non sarà facilerintracciare Fabrizio Cicchit-to, il capogruppo dei deputati.Esce di rado e dichiara ancorameno. All’Agorà di Andrea Via-nello faceva tenerezza: “Il go-verno è saldo. Pensiamo al pre-sente, non al futuro. Tra diecianni? Non ci sarò nemmeno io,for se”. E pensare che un annofa, anzi undici mesi, Cicchittoera il capitano incontrastatodei “missionari di B.”: campa-gna di odio, terroristi media-tici, guerra civile fredda. Leaveva cantate, a Montecitorio.Bei tempi andati. Ora la voceforte è di Nunzia De Girolamo:“Nel nostro partito c’è demo-c ra z i a ”.

Su “The Times”

“B? Escort ministre, bikini e Cdm in piscina”

CHI SCENDE

Vittorio Feltri Fabrizio Cicchitto Sandro Bondi

Nunzia De Girolamo Maurizio Lupi Gianfranco Rotondi Daniela Santanchè

di Carlo Antonio Biscotto

L ast, but not least è arrivato persino ilpaludatissimo, serioso, a volte persino

noioso “Times” di Londra. Il quotidianoche un tempo – almeno così si favoleg-giava – veniva venduto solo a chi portavala bombetta e che sbucava sotto il bracciodi tutti i banchieri della City, si è unito alcoro di scherno che ormai sale da ogni an-golo del mondo e che assume sempre più ilsuono sinistro del leggendario “pernac -c hio” di Eduardo De Filippo. La stampainternazionale quando deve parlare delnostro presidente del Consiglio sembra or-mai ispirarsi più a “Zelig” oa“C o l o ra d o ” omagari ai cinepattoni che ai maestri delgiornalismo. Evidentemente ai lettori in-glesi, francesi, americani, tedeschi, spa-gnoli, di Berlusconi interessa il gorgo diescort, di danzatrici del ventre, di nipotinedi Mubarak, di massaggiatrici vere o pre-sunte, di igieniste d(m)entali rigorosamen-te 90-60-90, di aspiranti veline, di aspi-

ranti attrici, di aspiranti fotomodelle, in-somma di aspiranti. Per chi ci osserva dalontano è la patetica riedizione della “Dol -ce Vita”, con un clown ipercinetico e tristeal posto di Mastroianni e una squillo mi-norenne al posto di Anitona.Il “Times” in edicola ieri ricostruisce la set-timana di “d u ro ” lavoro del nostro pre-mier-operaio. In pochissime righe sono

sintetizzati tutti i tic verbali, le clamorosegaffe, le vanterie maschiliste, le sbruffo-nerie da caserma che hanno contrasse-gnato il “regno berlusconiano”. Persino ilpiù autorevole quotidiano britannico hadeciso di gettare le metafore e le allusioninel cestino e di abbracciare il vernacolo diun Alvaro Vitali in salsa british.“Vieni amica mia, sì, sì... sulle mie ginoc-c hia”. Comincia così il lunedì mattina lasettimana del capo del governo che riceveuna immaginaria giornalista. “In Italia ab-biamo un detto: Bunga Bunga, hai un culocome una pesca. Sì! Noi italiani siamomolto romantici”. “No, tranquilla” – pro -segue imperterrito Silvio – “non è niente.È solo la vibrazione del cellulare. Tutte lestorie che raccontano su di me sono pan-zane. Certo se ti tirassi su la camicetta tinominerei ministra dell’Agricoltura! Mano. Che hai capito? Scherzo, naturalmen-te. Non è necessario che telefoni al tuoavvocato”. A questo punto qualche anzia-no lettore del “Times”avrà strabuzzato gli

occhi. Non osiamo nemmeno pensare allareazione di Sua Maestà Elisabetta II chequalche mese fa in occasione di un rice-vimento a corte chiese al suo maestro dicerimonie chi era quell’ometto buffo ebassino che urlava, saltellava a destra e asinistra e dava di gomito agli ospiti.Martedì mattina l’addetta stampa fa no-tare a Berlusconi che le ragazze che fre-quenta sono sempre più giovani. “Sei sologelosa, vecchia strega!”. Ma l’addettastampa risponde che ha solo 22 anni e chesotto il vestito ha un bikini di lamé dorato.Mercoledì il premier deve fare una tele-fonata importante. Dall’altro capo dellalinea c’è il presidente Obama: “Barac k!” –esordisce Silvio – “Amico mio abbronzato!Eh queste elezioni, ma non pensarci. Sia-mo tutti sulla stessa barca”. Il presidentedegli Stati Uniti si schermisce e fa notareche la situazione non gli sembra simile.“Perché tu non hai la barca e io ne ho di-ver se?”, chiede Silvio apparentementeconfuso.

Il giovedì si scaglia impavido contro la ma-fia e le femministe. “È tutta colpa loro.Bunga Bunga in piscina? Ma sono scemi?Possibile che non capiscano che era unariunione del Consiglio dei ministri? Escort?Ma quali escort? Sono i miei consiglieri.Tutte esperte di diplomazia, di finanza e dimassaggi intimi. Però per mettere fine atutte queste chiacchiere forse dobbiamosmettere di usare il baby oil”.È venerdì. “Mamma mia, che settimana!Sono il più gran burino del mondo seguitoa una incollatura da quell’imbecille di Ste-phen Fry che sostiene che alle donne il ses-so non piace. Forse perché non le pagaabbastanza”. Poi mentre se ne torna a ca-sa nella sua auto blindata dopo una set-timana dedicata agli affari di Stato, all’im -provviso urla all’autista di fermarsi: “Quel -la è perfetta come ministro degli Esteri”!,dice agitando il braccio fuori del finestrino“Quale?” – risponde l’autista – “La bam-bina che salta alla corda o quella con labambola in mano?”. Sipario.

I mpietosa, a tratti spietata l’intervistadi Daria Bignardi a Ferruccio de Bor-

toli, venerdì sera su “La 7”. Un crescendo didomande urticanti, aggressive, duramenteprovocatorie che hanno messo a dura provail direttore del “Corriere della Sera”, più vol-te sul punto di abbandonare lo studio. Il mo-mento più drammatico all’ultimo roundquando l’implacabile Bignardi ha sferrato ilcolpo del ko. Tenetevi forte. “Direttore, leiera un sex symbol anche da ragazzo?”. De

Bortoli, che non se l’aspettava ha barcol-lato balbettando frasi sconnesse. Pur-troppo per lui il peggio doveva ancoravenire con una domanda davvero crude-le: “Lei è una persona di bell’aspetto, ar-moniosa, come sarebbe stata la sua vitase fosse nato invece che direttore pro-stituta nigeriana?”. De Bortoli è svenuto.Scene di panico nelle case.

LECCA LECCA

Quel sex symboldi de Bortoli

La escort Nadia Macrì (FOTO ANSA)

Sono i forzatidelletrasmissioni:ma crollanoBondi eCicchitto, finitiin panchina

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LA REPUBBLICA Pagina 3 - Interni Il capo dei futuristi: così non ce la fa, guidi un nuovo governo L´ultimatum di Gianfranco "Berlusconi si deve dimettere" Finita l´illusione dell´autosufficienza FRANCESCO BEI BASTIA UMBRA - «Berlusconi deve andare a dimettersi». Gianfranco Fini è pronto allo strappo finale, a quella richiesta di «discontinuità» - l´apertura di una «fase nuova» - che solo in parte ha lasciato intravedere ai fedelissimi alla vigilia del discorso di oggi. È finita l´era del Cavaliere, si volta pagina dunque. Ma tutti i passaggi devono essere consumati con i tempi giusti, Fini è pur sempre il presidente della Camera. Inoltre c´è da tener conto di Giorgio Napolitano, preoccupato per le conseguenze di una crisi al buio, per ciò che le «fibrillazioni istituzionali» possono comportare nell´immagine del paese all´estero, sui mercati dove si negozia il debito pubblico italiano. Fini ne è consapevole, per questa ragione chiederà oggi che sia Berlusconi stesso a gestire la «fase nuova» che si aprirà in Parlamento. Il percorso immaginato passa anzitutto per l´apertura formale di una crisi di governo, con la presa d´atto che «l´illusione dell´autosufficienza è finita», che «l´attuale maggioranza da sola non ce la fa più ad affrontare i gravi problemi del paese». Dunque il Cavaliere deve salire al Colle e dimettersi. Per andare alle urne? Per lasciare spazio a un governo tecnico? Niente affatto. «Gli italiani hanno scelto Berlusconi e deve essere lui a provare a dar vita a una nuova maggioranza. Non siamo ribaltonisti». Un nuovo governo per una nuova maggioranza, non un Berlusconi-bis. Una maggioranza di «responsabilità nazionale», aperta ai parlamentari che ci stanno, in primis quelli dell´Udc. Un governo di «unità nazionale». Con alcune priorità, in testa lo sviluppo e il lavoro, la lotta alla precarietà, il taglio della spesa improduttiva e gli investimenti nell´università. E i 5 punti del Cavaliere? Roba vecchia. Su questa linea Fini terrà insieme falchi e colombe. «Si chiude una fase - sintetizza Andrea Ronchi - e se ne apre un´altra, all´insegna della leadership di Fini». Fabio Granata è certo che il nuovo partito non si spaccherà: «Siamo tutti d´accordo che qualsiasi prospettiva che sia solo un rimescolamento di cose già viste, compreso il patto di legislatura, a questo punto sia inaccettabile». Le prime parole pronunciate ieri sera da Fini davanti ai giovani del Fli, d´altra parte, lasciano intuire il clima: «Non vi farò mai cantare meno male che Gianfranco c´è perché bisogna essere fedeli a un´idea, non ad una persona. Le persone passano». E ancora, «in Italia oggi c´è troppa atonia morale, i giovani devono ribellarsi». Raccontano che, dietro la decisione dello strappo, ci siano anche le voci arrivate all´orecchio del presidente della Camera. Si parla di un incontro segreto tra Bossi e Casini, con la Lega pronta ad accogliere l´Udc nella maggioranza. Anche per anticipare una mossa del genere, Fini avrebbe deciso di gettare il cuore oltre l´ostacolo. E l´impatto con la folla accorsa nei padiglioni di Umbria Fiere, dove il tasso di antiberlusconismo è altissimo, ha di certo giocato un ruolo. «Fini - osserva Umberto Croppi, assessore alla cultura del Campidoglio - è davanti a un bivio: fare il leader di un partitino alla Dini, oppure intestarsi la battaglia e proiettare la sua leadership oltre l´area dei delusi del Pdl. Ma per far questo deve prima «uccidere» il Re». Il «regicidio» è dunque un passaggio obbligato. E si vedrà, se mai ci si dovesse arrivare, se sarà davvero Berlusconi a gestire la fase finale della legislatura. Oppure, come già prevedono i colonnelli finiani, dovrà passare la mano a qualcun altro di sua scelta. «Nel patto di legislatura - suggerisce sibillino Italo Bocchino - non c´è mica scritto con quale premier e con quale maggioranza». Se Fini pensa di aver trovato il modo per fare un passo in avanti, senza deludere le aspettative di chi è venuto ad ascoltarlo, ma senza neppure aprire una crisi al buio, è anche vero che nessuno si illude che Berlusconi possa accettare una proposta del genere. «Se si assume la responsabilità di dirci di no - spiega un finiano - allora al Cavaliere non restano che due possibilità: tirare a campare indebolito, o strappare provando ad andare al voto». Ma il premier, a sentire chi gli ha parlato, è invece convinto di avere buone carte in mano per andare avanti. «Se davvero vogliono l´apertura di una crisi - ragiona Berlusconi - mi devono votare contro. A quel punto voglio proprio vedere quanti resteranno con Fini». Dai calcoli fatti in queste ore a palazzo Grazioli, Fini dovrebbe perdere quasi tutto il gruppo al Senato e restare con una quindicina di deputati a Montecitorio. Ma già in passato si è visto quanto fossero fallaci i numeri sulla scarsa consistenza parlamentare di Fli. Intanto i finiani sono certi di aver strappato alla Lega il baricentro della maggioranza. «Martedì - ti spiegano soddisfatti - Tremonti verrà da noi a concordare come spendere gli otto miliardi della Finanziaria».

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LA REPUBBLICA Pagina 8 - Cronaca In frantumi per le infiltrazioni d´acqua. Il commissario: restauro non prioritario Pompei, crolla la Domus dei Gladiatori Napolitano: una vergogna per l´Italia Oggi il responsabile dei Beni culturali sarà agli scavi dove incontrerà i funzionari STELLA CERVASIO POMPEI - Crolla Pompei, si sbriciola uno dei suoi edifici pubblici che più evocano il passato: la Schola Armaturarum (Domus dei Gladiatori), congregazione di giovani sportivi, dove venivano custoditi i trofei dei gladiatori. Alle sei di ieri mattina il palazzetto affacciato con due begli affreschi sulla frequentatissima arteria di via dell´Abbondanza, nella regio III e insula II, si è dissolto in una nuvola di polvere. Uno smottamento del terrapieno che custodisce altri resti di Pompei, alle spalle della casa dopo le piogge che hanno fustigato il sud nei giorni scorsi, la causa del crollo. «Quello che è accaduto dobbiamo, tutti, sentirlo come una vergogna per l´Italia», dice il presidente della Repubblica Napolitano, «e chi deve dare delle spiegazioni non si sottragga al dovere di darle al più presto e senza ipocrisie». Un monito raccolto dal ministro Sandro Bondi che oggi sarà a Pompei dove incontrerà i responsabili degli scavi. Immediatamente transennata, anzi "oscurata" alla vista di turisti e cronisti, con l´aiuto di teli bianchi, la Schola distrutta, mentre il percorso veniva deviato nei vicoli circostanti. Dove pure si vedono cornicioni sbriciolati e pezzi di muri caduti proprio in zona pedonale: la manutenzione non è il forte di Pompei. Il crollo è avvenuto alle sei del mattino, più tardi avrebbero corso seri rischi tanto i custodi, che proprio lì timbrano il cartellino, quanto le tante scolaresche che visitano gli Scavi. Secondo le dichiarazioni del segretario generale del Mibac Roberto Cecchi, sarebbe andata distrutta la parte ricostruita dopo i bombardamenti della seconda guerra mondiale, mentre quella più bassa e affrescata dell´unico ambiente di otto metri per dieci, alto sei metri, che ospitava presumibilmente armadi con armi, si sarebbe conservata. Ma una piramide di sassi e mattoni è quanto resta a prima vista del palazzetto dove la gioventù pompeiana si riuniva e che i gladiatori usavano come "show-room" per i loro trofei, raffigurati anche negli affreschi all´ingresso, con tuniche rosse, cataste di armi e una pelle di orso polare su un carro. L´edificio era chiuso ai visitatori, ma le pitture erano visibili all´esterno, e non c´era mai stato allarme. Anche se a gennaio e la scorsa settimana altri due crolli si erano avuti nella vicina Casa dei Casti Amanti, dove il commissario della Protezione civile Marcello Fiori, scaduto a giugno scorso, aveva creato un "cantiere-evento" visitato anche dal ministro Bondi per la Settimana dei beni culturali. Alle critiche della Uil, Fiori replica che l´edificio crollato «non era nella lista delle priorità indicate dalla soprintendenza». Ma a Pompei dal ‘96 esiste un "piano-programma" che scheda ciascun edificio indicando le priorità di intervento: in circa dieci anni quelli sull´area scavata sono passati dal 14 al 31 per cento. Nel 2006 la legge 41 effettuò il primo taglio di 30 milioni e nel 2008 saltarono altri 40. Il budget per la gestione commissariale, affidata a due diversi responsabili, prima all´ex prefetto Profili e poi a Fiori, ammonta a 79 milioni di euro. Profili ne ha impegnati 40, di cui oltre il 90 per cento per restauri e messa in sicurezza con progetti redatti dalla soprintendenza di Pier Giovanni Guzzo. A Fiori sono andati 39 milioni di euro (18 che la Regione Campania deve ancora dare), ma per i restauri ha impiegato il 25 per cento. «Il nostro è il museo all´aperto più grande del mondo - dichiara il sindaco di Pompei Claudio D´Alessio, che protesta per il mancato coinvolgimento del Comune - ma viene trascurato: il cedimento dell´edificio è un crollo annunciato, la Schola attendeva da anni un restauro». Critici anche gli ambientalisti: «I milioni di euro spesi per lo smaccato falso del teatro restaurato - dichiara il presidente di Italia nostra di Napoli Guido Donatone - potevano essere utilizzati per monitorare le strutture di Pompei».

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LA REPUBBLICA Pagina XII - Firenze Il giorno della Leopolda. "Se non fai parte di una cordata non lavori" Scuola, lavoro, dignità per tutti la rivoluzione dei Rottamatori ERNESTO FERRARA MASSIMO VANNI Avete presente un congresso di partito? Tutta un´altra cosa. La proposta sul fisco qui, una denuncia sulle donne ridotte a merce di là, lo sfogo sulla strana alleanza siciliana tra Pd ed Mpa su, l´invito a guardare alla sinistra europea giù. La Convention dei rottamatori alla Leopolda è una maratona di interventi, di scene di film-cult come "L´attimo fuggente" e cartoon di Willy Il Coyote (slittato ad oggi) lunga un´intera giornata. Senza l´ombra di un simbolo Pd sul palco. Un fiorire di idee, l´una slegata dall´altra. Ma tutte strettamente collegate all´esperienza personale. Mila Spicola è una giovane insegnante palermitana dice che la scuola andrebbe rottamata da capo a piedi, a partire dai banchi: «La popolazione fino a 13 anni la stiamo perdendo. Affogano in una noia mortale. Noi dobbiamo governare la loro crescita anche con l´uso del computer». Quello di Laura Coppato, ex sindaco di Montebelluna (Treviso) è un grido di dolore: «Il Veneto non è più forza motrice, sta tornando indietro, ci siamo agganciati a chi sta peggio». Il calabrese Luigi Madeo è pessimista: «Se non fai parte di una cordata, politica o familiare che sia, non trovi lavoro». Antonella Trapani arriva dal Verbanio Cusio Ossiola, nel nord del Piemonte, si commuove: «Non ridete ma io vengo da un paese dove abbiamo dovuto allearci con la Lega. Però abbiamo stravinto e oggi amministriamo: possiamo affermare le nostre idee». Carlo Menguzzi di Milano la butta sul tragicomico: «Sono juventino e di sinistra, sono stufo di perdere. Ho chiesto perché continuiamo a presentare candidati perdenti? Mi è stato risposto che così non soffriamo l´ansia di vincere». Cinque minuti a testa. Il gong è inesorabilmente democratico, vale per tutti. Anche per il numero uno del Pd toscano, presentato solo come «Andrea Manciulli». Qualcuno s´immagina l´intervento del segretario in una riunione di partito? È così che gira il mondo alla Leopolda. E Matteo Renzi (in golf viola) e Pippo Civati (in giacca) fanno da conduttori: «Vai col film» e «Avanti un altro». Oppure, «questo è giovane, mi sa che ci rottamerà tutti». La platea applaude. Paolo Bartoloni commerciante di Prato giudica l´evasione fiscale il primo dei problemi italiani. Propone l´importazione del sistema americano: «Scaricare tutto, scaricare tutti». Giovanni Porcelli sindaco di Mugnano (Napoli), che sta a 500 metri dalla discarica di Chiaiano: «Sono un eretico, sono stato eletto da una coalizione che va dall´Udc all´Idv a due liste civiche. Abbiamo battuto sia il Pd che il Pdl. Eppure io nel cuore sono Pd». Antonio Iannamorelli, iscritto Pd dell´Aquila, dice che «un partito che vuole governare deve saper dire anche dei no. No alla casta dei segretari di partito, no agli ordini professionali e no anche alla Cgil e alla Fiom perché prima dei garantiti bisogna pensare ai precari». Dopo le immagini del film su Bob Kennedy, Raffaele Colabretta, ricercatore Cnr di Roma, espone la suggestiva teoria delle "doparie" da aggiungere alle primarie: «Servono a consultare gli elettori quando un tema divide il partito». Paola Caporossi di Grosseto, analista per una banca, s´interroga sulla diffidenza del Pd ufficiale: «Perché Renzi e Civati dovrebbero essere diversi? Il Pd non è credibile perché non fa quello che dice. Le idee in questo partito ci sono, manca però la sintesi e il coraggio di difenderle». Il sindaco Renzi è raggiante. La maratona convince i presenti. E il web dice che è molto seguita anche da fuori: «La vera sfida sarà dalla prossima settimana, tenere insieme questa esperienza senza farla diventare né una corrente né uno spiffero. Il nuovo Pd c´è già, si tratta di dargli gambe. Noi siamo il Pd come gli altri. E ora ci sono anche le idee». Altroché «un colpo al partito», come dice il governatore Enrico Rossi. Il nuovo Pd parte dalla Leopolda, rivendica Renzi. Giovanni Faleg è un fiorentino che vive a Londra: «Le sinistre europee ci insegnano che dobbiamo imparare a comunicare la politica, anche se qui alla Leopolda mi pare che ce la caviamo bene». Efisio di Ololai, in provincia di Nuoro, ama le precisazioni: «Noi non siamo quelli delle barzellette, noi in genere il sesso lo pratichiamo. E la parola "rottamazione" è la cosa più sensata degli ultimi dieci anni». Giulia Innocenti, volto tv di Anno Zero: «La macchina del Pd è ferma in un tunnel in cui non si vede la luce: a destra ci sorpassa Bocchino, a sinistra Di Pietro, sopra ci monta Grillo in bicicletta. E noi?» Antonio Lago, 20 anni di Lecce: «Il Sud si associa alla mafia e ai problemi economici, il governo da decenni stanzia aiuti che però diventano preda del clientelismo, è ora di finirla». Chi metterà insieme tutte le tessere di questo mosaico? «L´elenco della spesa non è ancora un progetto», fa notare Antonella sulla pagina di Facebook. «La sintesi la facciamo domani», replica Renzi. Cioè oggi: «E se viene Bersani è ben accetto».

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IL TIRRENO Pagina 4 - Grosseto L’INTERVENTO Lavoro, il caso-Mabro è emblematico FABIO EVANGELISTI SEGRETARIO IDV TOSCANA È capitato più volte di rimaner vittima di un simpatico calembour ed essere definiti esponenti dell’“Italia dei Lavori”. Il lavoro, infatti, è fra i primi valori che come partito intendiamo tutelare. E con questo spirito, venerdì pomeriggio da Grosseto, è iniziato un tour delle dieci province toscane dedicate al lavoro e ai lavori. Quel lavoro cancellato dall’agenda e dal linguaggio della politica. In Italia non si parla più del lavoro inteso come dignità di una persona, come speranza e gratificazione, oltre che come valore economico. Il lavoro è stato opacizzato. Il peso della crisi è stato scaricato in massima parte sulle spalle dei lavoratori. Il Convegno di venerdì al Granduca di Grosseto è servito per riaffermare, innanzi tutto, che l’Italia dei Valori sta con i lavoratori. Sta con i tre operai di Melfi. Sta con la Fiom. Sta con le lavoratrici della Mabro di Grosseto. Un caso, quest’ultimo, esemplare delle criticità diffuse di una provincia che vive di contraddizioni e difficoltà, dove, nonostante un ricorso alla CIG inferiore alla media regionale e nazionale (161% contro 300%), gli avviamenti al lavoro sono in calo (-8,7%), mentre mediamente in Toscana aumentano, mentre il Pil segna nel 2009 un -1,4% contro il -4,5% a livello regionale, dove il 60% delle imprese è dedito all’agricoltura e al commercio, e il settore manifatturiero è debole. Scomparsi i bacini industriali, almeno nella loro grande dimensione, delle Colline Metallifere e dell’Amiata, all’economia provinciale sono rimaste solo le altre risorse storiche di questo territorio, l’agricoltura e il turismo, che pure soffrono il peso della crisi. A questo si aggiungano anche le criticità del sistema: la mancanza di una cultura della sicurezza, un approccio ancora troppo assistenziale da parte degli enti pubblici, la cultura dello sviluppo soppiantata dal culto della rendita. Noi dell’Idv, invece, organizziamo un convegno come quello di venerdì per tornare ad affermare con forza il valore centrale del lavoro. Incontriamo i territori perché vogliamo parlare dei diritti dei lavoratori ma anche dei doveri dei lavoratori, vogliamo definire delle priorità in una logica di confronto e ascolto con le istituzioni, con i sindacati, con le associazioni di categoria. Vogliamo trovare delle strategie condivise per uscire dal trip del bunga bunga e farci carico della ricostruzione economica, sociale e morale del Paese. Una ricostruzione che passa, anzi tutto, dalla riscoperta del valore del lavoro.

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•• 4 PRIMOPIANOAREZZO DOMENICA 7 NOVEMBRE 2010

I POLITICI

MARCONI SILURATO: REAZIONI NONHAANCORADECISOSEDARA’BATTAGLIA INCAMPAGNAELETTORALE«ABOTTACALDASI RAGIONAMALE»

La rabbia dell’ex sceriffo: hanno vintoLui non parla, solo confidenze agli amici: aspetto l’inchiesta in procura. A cogliere

Manneschi (Idv)

Dringoli (sinistra)

IL FUTURO

di SALVATORE MANNINO

«HANNO VINTO gli sciacallisugli interessi della città». Nelgiorno in cui il sindaco Fanfani losilura ufficialmente (cronaca diuna «morte», politica, mai tantoannunciata), l’ormai ex sceriffodella giunta Giuseppe Marconi siritira in campagna a cogliere le oli-ve. Manco fosse un Cincinnatoche medita i tempi della rivincita.L’amarezza dell’ex ministro dellefinanze del Nipotissimo, nonchèex ministro della sicurezza non-chè ex responsabile della Giostranonchè ex di chissà quante altredeleghe che ne facevano il vero uo-mo forte nell’amministrazione diPalazzo Cavallo, è affidata tuttauna frase che trapela dal suo en-tourage. Lui ufficialmente nonparla: «No, niente interviste - si li-mita a dire - parlerò solo quandosarà conclusa l’inchiesta della ma-gistratura, spero dimostrando chein questa storia mi sono mosso inmodo assolutamente corretto».In effetti, un fascicolo in procurac’è già o sta per essere aperto, co-me spiegano fonti di Palazzo diGiustizia. Se non altro perchè asollecitare l’avvio di un’indagineè stato lo stesso Marconi conl’esposto-querela presentato ve-nerdì all’ufficio dei Pm, ultimopiano del «Garbasso». Nei prossi-mi giorni dovrebbe scattare pres-so l’Aato delle acque l’acqusizio-ne delle carte relative alla gara

d’acquisto della nuova sede, 645mila euro per 400 metri quadratiin via Gobetti (zona Calaman-drei) poi lievitati a circa 900 milacon pagamento del 20 per centodi Iva e alcuni lavori di ristruttu-razione. Dell’«Immobiliare 3000»che ha venduto la sua unica pro-prietà, cioè il palazzo in cui l’Aatosi è trasferito da qualche meseMarconi era ed è socio al 23 percento. Ma, dice lui, «come rappre-sentante del Comune in seno

all’assemblea dei sindaci, mi sonoastenuto dal partecipare e dal vota-re nelle riunioni che hanno deci-so l’operazione». Basta probabil-mente a scongiurare il reato diabuso d’ufficio, ma basta anche ascacciare l’ombra del conflitto diinteressi? Sì, secondo il vicesinda-co che resta in carica solo per il fi-ne settimana, fino alla revoca for-male di domani, Fanfani, insegui-to da Italia dei Valori e Sinistra, lapensa diversamente.

FINE DI UNA carriera politica?Marconi non si arrende: «Sonoun combattente», confida agliamici. Come a dire che non fini-sce qui, che da ieri, nonostante leparole che ha speso per il suo exnumero due, Fanfani ha un avver-sario in più. Uno che si metterà dimezzo anche nei mesi di qui alleelezioni di primavera, quando ilNipotissimo chiederà la confer-ma? Lo sceriffo pensionato anzi-tempo non lo esclude ma neppure

«Il sindaco ha fatto benea seguire la linea che erastata definita in sede di

accordo politico. Lagiunta deve essere al disopra di ogni sospetto. Aquesto punto la soluzione

era inevitabile»

Anche la sinistra conl’assessore FrancoDringoli esprime

soddisfazione per lasoluzione individuata dalsindaco al caso Marconi.logica conseguenza della

linea tenuta finora

SEGUE DA PAGINA 1....E’ intanto impensabile che presidente e direttore dell’Aato nonsapessero di chi fosse il palazzo che stavano acquistando.Una volta, ascatola chiusa, si comprava solo Arrigoni e allora le amenità è meglioraccontarle altrove. Ma il guanto di sfida lanciato da Fanfaniall’Aato, significa molto di più.Significa voler regolare i conti, all’interno del Pd e della coalizioneche in questo frangente lo ha messo in pratica con le spalle al muroorganizzando da subito il plotone di esecuzione e andandoaddirittura oltre le proteste del centrodestra, molto più garantistaalmeno in alcuni esponenti, come Cantaloni o come Mugnai che findal primo minuto ha posto l’accento sulla vera questione: non già ilprofilo penale (ci penserà, nel caso, la Procura), quanto l’opportunitàpolitica.Ancora un paio di osservazioni a margine della settimana piùschizofrenica dell’anno, coincisa pure con la sceneggiata napoletanadella vendita dell’Arezzo calcio (vendo, forse non vendo, non vendo ate ma forse a un altro: siamo seri, per favore!): le attuali fibrillazionipolitiche riportano in prima fila l’alta probabilità della formazione diliste civiche alle prossime elezioni politiche.Avremo anche, a meno di soprese, un candidato espresso da Udc eFiniani. L’eventualità di un ballottaggio appare dunque nelle cose,considerando pure la litigiosità del centrosinistra. E unballottaggio,per chi ha a mente il ‘99, significa una grandeopportunità per Grazia Sestini. Sarà questo il quadro? Possibile, ameno di uno sparigliamento di carte del sindaco Fanfani.

Sergio Rossi

B U O N A D O M E N I C A

E’ SOLO IL PRIMO ATTO, IL SINDACOPROVA AD USCIRE DALL’ANGOLO

I PROTAGONISTI Marconi col suo grande alleato fino a ieri: il nipotissimo Fanfani

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LA NAZIONE Pagina 4 – Prato Permessopoli Ferrara (Idv): «Integrazione, politiche giuste» L’ASSESSORE alle Politiche sociali della Provincia, Lorendana Ferrara, replica all’intervento della capogruppo del Pdl, Cristina Attucci. «Attucci si sbaglia di grosso — dice Ferrara —. Fa comodo affermare che le politiche di integrazione della Provincia sono fallite ma è una bugia. La scelta di lavorare con coraggio e determinazione per rafforzare i processi di integrazione, anche attraverso lo scambio e la collaborazione diretta con le comunità di migranti, è più che mai valida e in fase di consolidamento. Sono processi complessi che siamo decisi a governare con coraggio anche se ci sono difficoltà. Non c’è una strada alternativa, non possiamo ingannare i cittadini con illusioni che non portano a niente». «Sulla questione Maffei il mio atteggiamento personale e quello dell’Italia dei valori resta ancorato alla trasparenza e non sono disponibile ad accettare lezioni dagli esponenti del Pdl — prosegue l’assessore — proprio per questo dico no a ogni forma di giustizialismo preventivo, utilizzato ai soli fini della propaganda politica». «Stia tranquilla Attucci — conclude Ferrara — nessuno ha timore di perdere la propria poltrona. Ci sono le elezioni».

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IL TIRRENO Pagina 6 - Cecina Cantieri dal prossimo 10 gennaio Gabbro, otto mesi di lavori in centro GABBRO. Si è svolta l’altra sera a Gabbro, alla presenza di numerosi cittadini, l’assemblea pubblica per la presentazione dei lavori di riqualificazione del centro storico del paese. Un’opportunità importante per spiegare i contenuti del progetto e le varie fasi dei lavori, che avranno inizio a partire dal 10 gennaio 2011, e per offrire alla cittadinanza la possibilità di porre domande ed avere chiarimenti. Presenti gli assessori Lilia Benini e Luca Simoncini, due tecnici del Comune - Serena Talamucci e Barbara Sarti - e due rappresentanti della ditta Castorani di Bibbona che eseguirà l’intervento. L’intervento - è stato sottolineato - rappresenta il primo lotto di un più ampio progetto che prevede la riqualificazione di tutto il tratto di via Ricasoli compreso tra piazza della Chiesa e piazza Cavour, includendo alcune traverse pedonali. «I lavori del primo lotto - ha spiegato l’ingegner Talamucci - avranno un costo complessivo di 600mila euro ed andranno ad interessare un tratto di via Ricasoli e la scalinata di via della Vignatteria. L’obiettivo è duplice: conferire alle strade, attraverso la pavimentazione in pietra, un aspetto più consono ad un centro storico di qualità e risistemare gli impianti, in particolare le fognature nere e le fognature bianche». Con l’intento di limitare i disagi della popolazione durante i lavori, che andranno avanti per circa otto mesi, il Comune ha stabilito di suddividere l’intervento in due fasi. Durante tutto il periodo dei lavori sarà comunque garantito il transito pedonale per raggiungere le abitazioni ed il passaggio, in caso di necessità, dei mezzi di soccorso.

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IL TIRRENO Pagina 7 - Montecatini APERTURE FESTIVE Betti: vita privata a rischio per chi lavora nei negozi PISTOIA. Un uso prolungato delle deroghe sulle aperture commerciali non permetterebbe ai tanti cittadini che operano nel settore di vivere in maniera adeguata la propria vita, sociale e famigliare. Per questo il consigliere Andrea Betti (Idv) ha presentato una mozione sulle aperture domenicali dei negozi, affinché sindaco e giunta si impegnino a trovare un’intesa con le associazioni di categoria e le organizzazioni sindacali dei lavoratori per un piano di aperture domenicali per il 2011 che preveda aperture festive con un limite massimo di 22 giornate. Le prese di posizione contrarie all’incremento del numero di domeniche trovano, secondo Betti, giustificazione e significato «dal momento che riaffermano valori imprescindibili quali il primato dell’uomo rispetto alla produzione ed al consumo di merci e la corretta educazione delle giovani generazioni, a cui potrebbero venir meno una corretta distinzione tra morale ed economia». «Il riposo settimanale collocato nella domenica - aggiunge il consigliere - è ormai in moltissime culture considerato un giorno libero dal lavoro. Per moltissime famiglie che hanno un congiunto impegnato nei settori del commercio c’è il rischio di vanificare questa conquista e questo valore».

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LA NAZIONE Pagina 11- Grosseto C’è un nuovo circolo dell’Italia dei Valori LO SCORSO 29 ottobre a Firenze, in occasione del direttivo regionale il Coordinatore provinciale Idv di Grosseto Mauro Pasquali ha portato in approvazione il Circolo Idv Tematico «Giuseppe Tosi» di Grosseto (via Manetti 29). Presidente del Circolo è stata eletta Rossana Falini.