Rassegna 20 novembre

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Sabato 20 novembre 2010 pagina 3

di Giampiero Calapà

DAI TITOLI DEL TG1 di Minzolini delle 20, ieri le motivazioni dellasentenza Dell’Utri sono sparite, nonostante un’ampia finestra sulla mafia(Lombardo si difende; il casalese Sandokan scrisse a Scalfaro nel ‘93 sullaTrattativa; il ministro Alfano firma il 41 bis per Iovine). Dieci minutidall’inizio del telegiornale e la conduttrice legge la nota d’agenzia (la primaAnsa è delle 19,32). Silenzio dall’ammiraglia informativa della Rai, silenzioda una parte della politica. I più prudenti sono i “finiani”, Adolfo Ursoelude la domanda di Lilli Gruber a O t t o e m e z zo su La7, mentre tutti gli altrida Carmelo Briguglio a Italo Bocchino a Flavia Perina, ieri sera, a caldonon nascondano l’imbarazzo: “Voglio capire prima bene la cosa”. Dal Pdl,invece, Daniele Capezzone parla di “sentenza ingiusta” e invoca una“Cassazione più coraggiosa”, mentre il senatore Carlo Vizzini ritiene che“se Dell’Utri si è macchiato di questo reato, che dire grave è poca cosa,bisognerà trarne le conseguenze; invece Berlusconi mi risulta che non sianeppure imputato e non credo che la Procura di Palermo abbia maivoluto favorirlo”. Dall’Italia dei valori Antonio Di Pietro fa un appello alParlamento: “Spero che adesso 316 parlamentari non si presteranno a

votare la fiducia a un governo il cui premier viene descritto come vicinoalla mafia da una corte. E Gianfranco Fini smetta di tergiversare se hadavvero a cuore le sorti della democrazia”. Se nella maggioranza i finianimostrano grande imbarazzo, all’opposizione l’Udc non è da meno. PerRoberto Rao “si tratta di cose prevedibili, non siamo sorpresi” e ilportavoce del segretario Lorenzo Cesa chiarisce la posizione del partitocentrista (che insieme ai finiani e all’Api di Rutelli si propone come terzopolo proprio in questi giorni): “Cesa non interviene, in linea di massimaqueste cose non le commentiamo”. Il Partito democratico parla di“sentenza choc, i cittadini hanno il diritto di sapere” (Donatella Ferranti),di “quadro inquietante: ragione in più per aprire una nuova stagionepolitica” (Andrea Orlando) e Emanuele Fiano chiede un commento al“ministro degli Interni Roberto Maroni, fortemente impegnato nellabattaglia anti-mafia sul ruolo del senatore Dell’Utri, fondatore di ForzaItalia, alleato di governo della Lega e braccio destro del premierBerlusconi, così come è stato descritto chiaramente dalla sentenza”.Mentre per Claudio Fava (Sel) “siamo ben al di là della soglia di tolleranzademocratica“. Il Parlamento con un atto di dignità renda giustizia agliitaliani al più presto”.

Vittorio Mangano,

il suo “eroe”

che non ha mai parlato

V ittorio Mangano, lo “s t a l l i e re ” diArcore, era un boss della famigliapalermitana di Porta Nuova,

condannato all’ergastolo per duplice omicidio.Una “testa di ponte dell’organizzazionemafiosa nel Nord Italia”, aveva dettoBorsellino. Ma per Dell’Utri è un “e ro e ”perché da detenuto ha resistito, dice lui, alle

pressioni dei magistrati che volevano accusasseBerlusconi e lo stesso senatore. Era l’8 aprile2008 quando pronuncia quella parola.L’indomani la ripete il Cavaliere. Dell’Utritorna a parlare del suo “ e ro e ” altre volte. Il 29novembre 2009 alla trasmissione di LuciaAnnunziata, il 4 dicembre 2009 nell’aula bunkerdi Torino, dopo la deposizione di Gaspare

Spatuzza. E insulta chi scrive perché gli chiedeconto di quell’appellativo: “ Testa di c..., loripeto. Mangano è stato e-ro-i-co”. Il 29 giugnoscorso, nel giorno della sua condanna inappello, Dell’Utri ci ricasca: “Mangano era unapersona in carcere, ammalata, invitata più voltea parlare di Berlusconi e di me si è semprerifiutato di farlo. È stato il mio eroe”. a.masc .

IL MEDIATORE CON I BOSSLe motivazioni della condanna a 7 anni per Dell’Utr i

I giudici: “È l’anello di congiunzione tra Cosa Nostra e B.”di Marco Lilloe Giuseppe Lo Bianco

P er quasi vent'anni SilvioBerlusconi ha preferitopagare la mafia pur di nondenunciare le estorsioni

subite: dall'arrivo di VittorioMangano ad Arcore al pizzo del-le antenne palermitane dei pri-mi anni '80. Se fosse iscritto aConfindustria dovrebbe essereimmediatamente espulso. Pergarantirsi la tranquillità ha in-contrato a pranzo boss del ca-libro di Bontade e Teresi, e si èpersino vantato con i carabinie-ri di pagare i criminali per staretranquillo: ''via, maresciallo,per trenta milioni...!''. Lo ha fat-to grazie alla ''mediazione'' delsuo braccio destro, MarcelloDell'Utri, condannato per ma-fia a sette anni nel giugno scor-so. Non sono le parole di una''toga rossa', ma quelle dellacorte di appello di Palermo cheha depositato in 641 pagine lemotivazioni della condanna delsenatore Marcello Dell'Utri asette anni per concorso in as-sociazione mafiosa da cuiemerge un quadro sconcertan-te dei rapporti tra Berlusconi eCosa Nostra. E l pm che ha so-stenuto l’accusa in primo gra-do, Antonio Ingroia, commen-ta: “non posso che esprimeresoddisfazione perchè è un’ulte -riore conferma della bontà del-l’impianto accusatorio del pro-cesso di primo grado". E cioe'che quella del suo braccio de-stro, Marcello Dell'Utri, non eraun’innocua amicizia con Vitto-rio Mangano, il suo ''eroe'', sog-getto dalle parentele “ingom -b ra n t i ”.

NON ERA ''una sporadica fre-quentazione con un emergenteesponente mafioso: no, Marcel-lo Dell'Utri, scrivono i giudici,''ricorrendo all’amico GaetanoCinà ed alle sue autorevoli cono-scenze e parentele, ha svolto lacontestata attività di “mediazio -ne” operando come specificocanale di collegamento tra l’as -sociazione mafiosa cosa nostra,in persona di Stefano Bontate,all’epoca uno dei suoi più auto-revoli esponenti, e Silvio Berlu-sconi, imprenditore milanese inrapida ascesa economica inquella ricca regione''. E dunqueMangano fu assunto ad Arcorecome "stalliere" non tanto peraccudire i cavalli ma per garan-tire l'incolumità di Silvio Berlu-sconi'', "avviando un rapportoparassitario protrattosi per qua-si due decenni". Berlusconiavrebbe pagato "ingenti sommedi denaro in cambio della pro-tezione alla sua persona e ai fa-miliari". La vicenda dei paga-menti da parte del Cavaliere siintreccia, secondo i giudici, conaltri versamenti per la "messa aposto" della Fininvest che all'i-nizio degli anni '80 aveva comin-ciato a gestire alcune emittentitelevisive in Sicilia. 'Sfruttandoproprio quell’amicizia e quelrapporto che lo collegavano di-

rettamente ai vertici della po-tente criminalità organizzata si-ciliana - scrivono i giudici - Del-l'Utri ha fornito un indubbio, ri-levante ed insostituibile contri-buto all’associazione mafiosacosa nostra consentendo ad es-sa di imporre ed attuare la con-sueta attività estorsiva ai dannidel facoltoso imprenditore mi-lanese al quale, secondo le usua-li modalità operative del sodali-zio criminale, furono sistemati-camente estorte per quasi duedecenni ingenti somme di dena-ro in cambio della “p ro t e z i o n e ”alla sua persona ed ai familiari''.

Ma, chiariscono subito dopo igiudici, si tratto' di una ben sin-golare estorsione, perche' con-divisa, e a tratti cercata, dallostesso Berlusconi: ''Si ha confer-ma quindi che almeno in queglianni ’70 e ’80 - e' scritto nellasentenza - il Berlusconi, pur distare tranquillo, preferisse tro-vare soluzioni accomodanti su-bendo ed accettando richiesteestorsive piuttosto che rifiutar-le denunciando i fatti all’Autor i-tà''. Emblematica, al riguardo, latelefonata con Dell'Utri del 29novembre poche ore dopo l’e-spolosione dell’ordigno collo-cato sulla recinzione della villadi via Rovani a Milano. Berlusco-ni, ridendo, riferiva al suo inter-locutore il contenuto del collo-quio già avuto con i Carabinieridi Monza: Ah, si? In teoria, se miavesse telefonato, io trenta mi-lioni glieli davo!" (ride). Scanda-lizzatissimi: "Come, trenta mi-lioni? Come? Lei non glieli devedare che poi noi lo arrestiamo!".dico: "Ma no, su, per trenta mi-lioni!"“Non e’ stata acquisita provacerta, nè concretamente ap-prezzabile, del preteso accordopolitico-mafioso stipulato tra

cosa nostra e l’imputato Marcel-lo Dell’Utr i”. Così la Corte di Ap-pello di Palermo concede a Mar-cello Dell’Utri un’assoluzioneper la fase politica del suo impe-gno in favore di Silvio Berlusco-ni sul fronte siciliano. Questafrase rappresenta però ancheun argomento potentissimo daspendere sul fronte mediaticoche i giudici consegnano a Ber-lusconi. Per sanare tutto quelloche è stato finora scritto, testi-moniato e intercettato sui rap-porti tra Forza Italia e la mafia esul ruolo di Dell’Utri i giudici im-piegano poco meno di 300 pa-g ine.

LA CORTE d’appello non me-te in discussione l’appoggio del-la mafia a Forza Italia dichiaratoin coro da decine di pentiti e te-stimoniato dalle intercettazio-ni. Ma si chiedono “se questa fuadesione spontanea” ovvero sesussistano “prove dimostrativedel fatto che l’imputato Marcel-lo Dell’Utri, relazionandosi conesponenti mafiosi, abbia contri-buito, con accordi e promesse,a suscitare o anche rafforzare ilconvincimento che Cosa no-stra, offrendo sostegno al nuovo

IL PREMIER E LA MAFIA

partito, avrebbe ottenuto con-creti vantaggi”. La risposta è ne-gativa ed è basata su un’inter -pretazione riduttiva di tutti glielementi raccolti dall’accusa evalorizzati dalla sentenza di pri-mo grado. A partire dalle dichia-razioni di Gaspare Spatuzza sulcelebre incontro al bar Doneycon il boss Giuseppe Graviano,euforico perché aveva “il paesenella mani grazie a Berlusconi eDell’Utr i”. Per la Corte “il prete-so contributo di Spatuzza, purpreceduto da una rilevante atte-sa anche mediatica, si è conno-tato invece conclusivamente

per la sua assai limitata, se nondel tutto insussistente, consi-stenza oltre che per la manifestagener icità”. Secondo la Corte diAppello, Spatuzza ha parlatotroppo tardi di quell’incontro e iriferimenti a Dell’Utri e Berlu-sconi sono poco credibili per-ché giunti in ritardo. In praticala paura di dire tutto subito, cheè già costata lo status di collabo-ratore di giustizia a Gaspare Spa-tuzza, invece di rappresentareun riscontro della credibilitàdelle affermazioni rese (che nes-sun vantaggio hanno comporta-to per il collaboratore) rendepoco credibili le dichiarazionitardive. Al pentito che ha sem-pre affermato di avere atteso unanno per raccontare quello chesapeva sui politici per paura del-le conseguenze negative sullasua sorte (poi puntualmente ve-rificatesi) la Corte ribatte a brut-to muso: “Ne consegue che, sele dichiarazioni differenti resein dibattimento alla Corte devo-no ritenersi comunque utilizza-bili, il giudizio sull’attendibilitàintrinseca dello Spatuzza, conriferimento a quanto dallo stes-so affermato sui fatti ritenuti dirilievo nel presente giudizio,non può che esseren e g a t i vo ”.

SEMPRE sui rapporti con iboss Giuseppe e Filippo Gravia-no, la Corte svaluta l’episodiodel provino del giovane calcia-tore Gaetano D’Agostino. Se-condo il Tribunale era provatoche il piccolo e promettentegiocatore, figlio di un favoreg-giatore dei Graviano (allora ave-va 10 anni) era stato raccoman-dato da Marcello Dell’Utri. Per laCorte di Appello invece non ècosì.Ma la Corte smonta anche la pro-va regina della mediazione diDell’Utri nei rapporti tra mafia eBerlusconi nella fase della disce-sa in campo: gli appunti sugli in-contri con lo stalliere di Arcore,Vittorio Mangano. Secondo ilTribunale nel suo interrogato-rio era stato lo stesso Dell’Utr iad ammettere quegli incontricon Mangano a Milano, proprionella fase in cui i mafiosi cerca-vano conferme e impegni dallanascente formazione politica.Per la Corte di appello invece“emerge dunque con assolutaed incontestabile chiarezza dal-l’esame del verbale di interroga-torio che Marcello Dell’Utri nonha affatto ammesso di avere avu-to con Vittorio Mangano queidue incontri del 2 e del 30 no-vembre 1993 che invece la sen-tenza appellata ha ritenuto es-sersi verificati sia sulla base diuna interpretazione delle anno-tazioni sul brogliaccio della se-gretaria che deve ritenersi deltutto errata”. Per sostenere que-sta tesi, i giudici arrivano a so-stenere che in uno dei due ap-punti era indicato solo il cogno-me. E dunque poteva trattarsi diun altro Mangano, presente an-che lui sulle agende di Dell’Utr i:Roberto, non Vittorio.

Il procuratoreI n g ro i a :”È un’u l t e r i o reconfermadella bontàdell’impiantoaccusatorio”

Il senatoreteneva i rapporticon Bontatee gli altri padrini“Pagate daBerlusconiingenti somme”

LE REAZIONI

aLa difesa del Pdl, l’imbarazzo di Fli

Marcello Dell’Utri durante il processo ( FOTO ANSA)

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Sabato 20 novembre 2010 pagina 5

“Pronto, Mara”

E Berlusconi fa di nuovo

tardi al vertice Nato

U na lunga telefonata con Mara Carfagnaper convincerla a ritirare la minaccia didimissioni. Sarebbe questa la ragione

per cui il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi èarrivato con quasi un’ora di ritardo al vertice dellaNato di Lisbona, dove i lavori si sono aperti in suaassenza. “Mara hai ragione. Su tutto. Io non voglioassolutamente che tu faccia passi indietro. Aspetta

che io ritorni, cerca di capire che questo è unmomento delicatissimo e complicato. Sistemiamotutto”, avrebbe detto il premier al ministro per lePari opportunità. La telefonata, effettuatadall’aeroporto della città portoghese, sarebbeandata avanti per quasi un’ora. Il cerimoniale diPalazzo Chigi ha invece tentato di giustificare ilritardo al vertice con questioni di ordine

protocollare e con un fortissimo acquazzone che haparalizzato Lisbona. Non è la prima volta cheBerlusconi si fa attendere a un vertice della Nato:nell’aprile dello scorso anno, in occasione delsummit per il 60esimo anniversariodell’organizzazione a Strasburgo-Kehl, fece aspettarea lungo la cancelliera tedesca Angela Merkel, mentreera impegnato in una conversazione al telefonino.

C’È M A R E T TA NEL PDLIl ministro Carfagna pronta a lasciare l’esecuti vo

“Accuse infamanti dai colleghi di partito”di Luca Telese

C on l’addio di Mara, nel beneo nel male si chiuderebbeun’era. E c’era qualcosa digrottesco e insieme di tragi-

co, ieri, nell’alto coro che si leva-va dal Pdl per scongiurarla di re-stare, elogiarla, appena si è diffu-sa la notizia di un possibile addio.Ma anche nel fatto che lo stessocoro si levasse per continuare adinfamarla, perché, come dice l’o-norevole Mario Pepe, uno deisuoi acerrimi nemici, “si è sco-perto che il rapporto intimo e diamicizia tra lei e Bocchino è con-tinuato, e invece lei avrebbe do-vuto troncarlo per rispetto a tut-to quello che Berlusconi ha fattoper lei”. Ancora una volta siamo ametà fra Shakespeare e i romanzid’appendice. Con Mara finisceun’era, se la ministra alla fine sene va, perché sono bastate duenotizie di agenzia per far entrarein fibrillazione tutto il centrode-stra. È, ovviamente un pizzino av-velenato, quello che il collega Ed-mondo Cirielli - un altro dei de-putati del sud che la odiano per lasua guerra a Nicola Cosentino -aveva infilato in tutte le caselledei parlamentari per darle aper-tamente della traditrice: “Ha giàin tasca un accordo con Futuro elibertà, in Campania”.

DIRE MARA Carfagna era co-me evocare un simbolo. Non pergli avversari del berlusconismo,ma per i suoi stessi cantori, per ilsuo stesso profeta che l’aveva im-maginata come un ricostituentedionisiaco per rinnovare l’imma -gine. “Quanto è intelligente Ma-retta, è la più brava di tutte!”, gri-dava il leader del Pdl ai marginidelle riunioni di gruppo e nelle ce-ne con i parlamentari, e giù lodi ebattute. È arrivata al governo per-ché ha fatto cose inenarrabili, ac-cusava invece su pubblico palco,a Piazza Navona (ma le parole, co-

me è noto, erano più prosaiche)Sabina Guzzanti. Sempre nel no-me di Mara, Paolo Guzzanti postu-lava l’esistenza della “mignotto -c ra z i a ” sul filo della querela e dellacontesa. Ma Maretta per Berlusco-ni era l’epifania, la rivoluzionepossibile, l’idea che una secondagenerazione di pidielline, eugene-ticamente corrette, avrebbe rige-nerato con la forza della loro bel-

lezza e con occhi cerbiatteschi ilciclo discendente del vecchio pa-triarca. Collocata a sorpresa al mi-nistero delle Pari opportunità, in-vestita da accuse infamanti, la Car-fagna si costruiva la propria imma-gine politica con le unghie e con identi. Acconciatura da intellet-tuale della rive gauche, vestiti casti-gatissimi, full immersion nellagiungla legislativa sotto la guida diun alleato di ferro - Italo Bocchino- e di una precettrice esperta - Isa-bella Rauti, moglie di Gianni Ale-manno - che l’aveva seguita al mi-nistero per lavorare nel suo dipar-timento. Maretta aveva subito unavera e propria mutazione geneti-

ca. Uno dei pochi ministri di Ber-lusconi che era riuscita a portare acasa una legge degna di questo no-me, quella sullo stalking.

IL GIORNO dopo l’invettiva diPiazza Navona, al contrario dellaGelmini, che destinataria dellostesso sospetto indicibile si som-merse in un prudente anonimato,la Carfagna scelse un’arena televi-siva, quella di Matr ix, e andò acombattere e ad esibire la sua in-dignazione: “Trovo incredibileche a sinistra qualcuno possa pen-sare di lucrare politicamente suuna accusa così indegna e machi-sta!”. Mara aveva dietro un regista,

Bocchino, e un consulente esper-to, il sondaggista Gigi Crespi, chela misero in condizione di realiz-zare un contropiede sorprenden-te. Quel giorno, davanti ad AlessioVinci, l’inquietudine venne tradi-ta dalle chiazze di sudore che le siformavano sotto le ascelle tingen-do l’argentina color pastello. Ungiorno, intervistandola le feci unadomanda carognesca: “Sa cosa di-cono?”. E lei: “No”. “Che lei tienegli occhi spalancati per eccesso dibotulino o di droghe leggere”. Ma-ra non fece un piega e sorrise: “Sepermette, del botulino, avendo iot re n t ’anni, non ho ancora biso-gno”. E delle droghe? Allargò le

Governo tecnico, Bossi alza il tiroIL SENATUR MINACCIA IL QUIRINALE. FINIANI DELUSI SUL WEB

MAGGIORANZA?

braccia: “Visto che per me è unagrave rottura anche solo assumereun’aspirina, si figuri”. Non era piùl’ex velina che chiedeva ai condut-tori dei talk di risparmiarle il re-pertorio di quando faceva la mi-crofonica per Mengacci.

CHE LA GRINTA non le man-casse si capì alle regionali. Marettadiventava ambiziosa, e si mettevaa sfidare sul suo stesso terreno Ni-cola Cosentino, concedendosi illusso di una candidatura. Ma dovevuole andare, sorridevano i suoiavversari, e Cosentino veniva per-sino intercettato mentre facevabattute a doppio senso con i suoi,scovate dal nostro Marco Lillo:“Nel mio partito ci sono due ten-denze. Quella Berlusconi... E quel-la Bocchinara, nel senso della Car-fa gna”. Però la ministra stupivatutti riuscendo a mettere insieme56 mila preferenze, un record. Co-me aveva fatto? Forte di questi votiiniziò a combattere contro il sot-tosegretario di Casal di Principe

ad ogni occasione, chiedendoneesplicitamente la testa dopo la ri-chiesta di arresto: “Si deve dimet-t e re ”. Berlusconi trovò un com-promesso. Addio al governo, mariserva protetta nella poltrona pe-sante di coordinatore della Cam-pania. Il resto è cronaca. Tre giornifa, in Transatlantico a Montecito-rio, Mara Carfagna, aveva avuto unanimato colloquio con il coordina-tore del Pdl, Denis Verdini, incaz-zata nera per il pizzino di Cirielli.Poi era arrivata la stoccata dellaMussolini, che la fotografava co-me per smascherare il suo rappor-to con Bocchino, da cui aveva pre-so la distanze in una intervista sen-za rompere. Tutti a piangerla ora:amici, nemici, coccodrilli. Ma conMara, in ogni caso finisce un’e ra ,finisce la fase crepuscolare euge-netica del berlusconismo, e si ca-piva leggendo le parole commos-se di Bondi o Frattini. Sì, con le di-missioni di Mara, se arriverannodavvero, si chiuderà un’era. Manon la sua. Quella del Cavaliere.

di Sara Nicoli

I l sapore è quello di una vera in-timidazione al capo dello Stato.

“Se il presidente della Repubblica– dice Bossi – facesse un governotecnico, provocherebbe una rea-zione del Paese troppo forte”. Poi,un’altra frase sibilante: “Ma Napo-litano è saggio, non lo farà”. Nellarealtà, quella che tratteggia Bossi èla strada che sembra aver imboc-cato da giorni anche il Cavaliere,nonostante si prodighi nel far pro-seguire il mercato di deputati e se-natori. “Secondo me – ecco il pia-no, dice il Senatur – penso che sidovrebbe andare a votare anche sesi otterrà la fiducia; una volta Fan-fani ebbe la fiducia e poi si dimise,ma Berlusconi è combattivo, pre-vede eventualmente la ritirata, an-che se questa non è una parola delsuo lessico perché attacca sem-

p re ”. In poche parole, il Senaturnon si ferma. E mentre Maroni siaugura di avere Tremonti comepresidente del Consiglio, “ma do-po le elezioni”, Bossi non perdel’occasione di sparare pesante con-tro Fini. Soprattutto adesso che tra-spaiono spaccature nella pattugliadel presidente della Camera: “Fi n ie la sinistra – per Bossi – hannopaura del voto”.

VERO NIENTE, dice Fini. Cheieri, dal profondo Nord (Torino) si èaffrettato a chiarire che le sue pa-role di ieri non dovevano essere af-fatto prese come una retromarciarispetto al proclama di Bastia Um-bra. Anzi, niente di cambiato: “Nes-suna retromarcia – ha spiegato il fi-niano Fabio Granata – non potremoche votare la sfiducia; del resto ab-biamo ritirato la delegazione dal go-verno, ci comporteremo di conse-

guenza”. Ecco, però anche i mili-tanti non hanno capito granché diquel che sta pensando Fini quandoinvoca “la responsabilità” di Berlu-sconi. Ieri il sito di Generazione Ita-lia è stato preso d’assalto da voci di“delusione”, di “non capisco” e per-sino di “facciamo ridere” per chiu-dere con un sonoro “complimentiper l’ambiguità, così Berlusconi hapotuto dire che Fini si è arreso”;“rischiamo di farci ridere dietro”.Non è un momento facile per i fi-niani. Le parole criptiche del pre-sidente della Camera hanno co-stretto dei moderati tormentati co-me l’avvocato Giuseppe Consolo ascendere in prima linea per smen-tire “tentazioni di retromarcia”, madi fatto, ha spiegato Bocchino, “Fi n iattende ancora una risposta da Ber-lusconi e se lui vorrà dare una ri-sposta muscolare, allora aprirà lastrada a una risposta uguale e con-

trar ia”. Messaggi minacciosi che siaffastellano in uno scenario parla-mentare che vede ancora in pienosvolgimento il “mercato delle vac-ch e ” di deputati e senatori. L’ope-razione reclutamento della Santan-chè sta segnando il passo, non co-me a Milano, dove l’unico finiano ingiunta Giampaolo Landi di Chiaven-na, ha pensato bene di prendere leinsegne del Pdl.

L’ELENCO dei “c a t t u ra n d i ” ve d eal primo posto Catia Polidori, se-guita da Carmine Patarino, da Giam-piero Catone e da Saverio Romano,ma nessuno di loro ieri ha mollato.Al Senato al momento i numeri ten-gono, anche se oltre al sardo e pi-saniano Massidda si fa un gran par-lare degli altoatesini (Thaler e Pin-zger) che ancora non avrebbero leidee chiare; alla fine, comunque, lamaggioranza a palazzo Madama reg-

ge ancora, quota 161 contro 153,mentre alla Camera, almeno al mo-mento, quota 316 per il Cavaliereresta ancora una chimera. Lui, però,ci crede. E ieri, in viaggio verso Li-sbona, l’ha ripetuto chiaro: “Bossi ècon me, se mi impediscono di go-vernare chiedo il voto”. Nella men-te di Berlusconi, l’idea sarebbequella di ottenere il voto favorevoledi entrambe le assemblee, ma sequesto dovesse essere di solo qual-che voto in più, allora “non resteròun minuto di più e salirò al Colle perchiedere il voto; io a Fini non la dovinta”.Una serie di passaggi dove non èaffatto previsto l’addio a PalazzoChigi e che metterebbero in fortedifficoltà il capo dello Stato, ma aBerlusconi non importa, tanto è giàpronto a decollare con un nuovopartito dal nome nostalgico. Forseproprio Forza Italia.

La foto della discordia Duegiorni fa il ministro Mara Carfagnaviene immortalata dall’o n o revo l eMussolini mentre chiacchiera conItalo Bocchino. Per lei è la goccia chefa traboccare il vaso FOTO DAGOSPIA

V ile e proditorio attacco a Feltri. Un quoti-diano milanese dedica due pagine al cor-

rosivo libro-intervista a Feltri curato da Stefano Lo-renzetto, che lo descrive come un uomo dalla “ri -cercata eleganza”, dalla “cura maniacale del detta-glio”, dal proverbiale “stoicismo”, dall’“eloquiosempre vivido, sintetico, trasparente”, dal caratteresempre “più pacato, più sereno. Dovrei dire piùbuono”. Segue la stroncatura firmata da tal Massi-miliano Parente: dopo aver precisato “sono stato ioa chiedere a Feltri il favore di poterne scrivere”(per -

messo accordato non senza una certa ritrosia),il Parente scortica Feltri per “l’eleganza dellasemplicità e la naturalezza esistenziale profon-da, disincantata”, per la “vita da irregolare, in-sofferente, ribelle, rivoluzionario”. Quale quo-tidiano ha osato tanto? Ma naturalmente il Gior-nale. Titolo: “Il vero Feltri raccontato da Feltri”,recensito e anticipato dal Giornale di Feltri.Quando si dice la “ricercata eleganza”.

LECCALECCA

Feltri, magistere l egan t i a r u m

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IL TIRRENO Pagina 6 - Pistoia Iniziativa dell’Italia dei valori Tra etica e cultura politici in campo venerdì alla Civetta M.Q. QUARRATA. Venerdì 26 novembre a partire dalle 21 si terrà presso la Civetta un incontro organizzato dall’ Idv di Quarrata dal titolo “Etica della cultura, cultura dell’etica, come condizione per il rilancio della politica e dello sviluppo economico e sociale”. Introdurrà Domenico Pagliaro, coordinatore comunale dell’Idv. Interverranno Marta Gazzarri, capogruppo Idv in consiglio regionale, Renzo Innocenti, Pd, Stefano Cristiano, segretario regionale Federazione della Sinistra. Concluederà Cristina Scaletti, assessore regionale alla cultura, turismo e commercio.

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IL TIRRENO Pagina 13 - Toscana La crisi, i cinesi, le frane: Massa e Carrara vivacchiano sulla rendita L’oro bianco non ferma il declino Il Pil pro-capite è inferiore a quello medio della regione e le due città litigano MASSA CARRARA. Le Apuane incombono quasi minacciose su Carrara e Massa. Lì c’è l’oro bianco di questo estremo lembo tra Toscana e Liguria. Il marmo ha plasmato l’indole e arricchito i portafogli soprattutto dei carrarini, ma da alcuni anni sono arrivati i cinesi e portano via a fior di milioni la materia prima più importante della regione. «Arrivano con le loro valigette strapiene di soldi e comprano blocchi e persino pareti di marmo. La maggior parte delle aziende di lavorazione sono andate ko, ma c’è chi si è arricchisce perché i cinesi pagano in contanti», denuncia il sindaco di Carrara Angelo Zubbani. Chi ci guadagna sono i cavatori, soprattutto quelli che estraggono marmo pregiato, come quello statuario, venduto anche a mille euro a tonnellata a fronte di 80 euro, che è il costo per l’escavazione. I signori del marmo sono soprattutto le famiglie Franchi (guidata dai fratelli Alberto e Bernarda), Soldati, Vanelli e la cooperativa dei cavatori di Gioia. Piove sulle Apuane. Giornata novembrina, umida e melmosa. «Le frane, l’erosione costiera, il buco milionario all’Asl sono la metafora di una provincia che non sta bene, degradata», osserva il parlamentare dell’Idv Fabio Evangelisti. Il suo collega Andrea Rigoni, potente leader del Pd, allarga il quadro desolante: «Ho appena terminato un incontro con il governatore Enrico Rossi sulla Eaton, la multinazionale che vuole mandare a casa i suoi 300 dipendenti. Meno male che la Nuovo Pignone invece ha intenzione di aprire un altro stabilimento a Carrara, dopo quello di Massa». La concorrenza dei cinesi, il dissesto idrogeologico della provincia, l’erosione costiera, la crisi del manifatturiero. Un quadro da provincia in declino. Da profondo sud. Dove chi comanda sono soprattutto coloro che hanno i soldi e vivono di rendita, soprattutto sul marmo e sull’immobiliare (seconde case). E non chi progetta il futuro. Eloquenti i dati dell’ultimo rapporto della Camera di commercio, presieduta da Norberto Ricci: il Pil pro-capite è 23mila euro contro i 27.739 della regione e i 25.263 dell’Italia. Il che fa precipitare la provincia di Massa-Carrara (203.642 abitanti) al 65º posto della classifica nazionale. Il tasso di disoccupazione è all’11,5% (5,8% Toscana, 7,8% Italia). Cresce il credito alle famiglie (più 5%) ma si riduce quello alle imprese (meno 3,1%). Peggiora inoltre l’indice di rischio del credito. La produzione e il fatturato delle imprese flettono del 19%. La crisi economica sembra generare una depressione sociale. Racconta Sergio Menchini, noto avvocato e professore di diritto privato a Pisa: «Mia moglie che fa la pediatra sostiene che le mamme di oggi rispetto a quelle di dieci anni fa sono mediamente meno colte e meno vive. Il massimo dell’aspirazione per molte di loro è fare la cassiera all’Euromercato». E anche la classe dirigente, soprattutto i professionisti, dagli avvocati agli architetti, sono come intristiti da un’economia stagnante. Anche se, sottolinea Alberto Pincione, avvocato, ex sindaco, presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Massa Carrara, «i giovani mostrano più intraprendenza rispetto al passato: aprono locali, società di informatica, cercano

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nell’impresa di tracciare il loro futuro». Annotazione che sembra trovare conferma nei dati del rapporto della Camera di commercio: nel 2009, rispetto all’anno precedente, si è registrato infatti un aumento di imprese. Questa intraprendenza giovanile può essere un segno ulteriore della crisi: chiudono le aziende, si perdono posti di lavoro, e le nuove generazioni si arrangiano e si iscrivono al popolo delle partite Iva. Ma può essere anche un segno che annuncia il futuro. Il segno dei figli che uccidono i loro padri che hanno prosperato sul marmo e sulle grandi aziende statali della chimica (dalla Farmoplant alla Montedison). Osserva Enrico Nori, intellettuale carrarino e ghost writer degli Agnelli: «Carrara è un accampamento di minatori tenuto male. L’alibi del marmo ha impedito alla città di crescere. Si è vissuto di rendita». Però la globalizzazione spazza via alibi e rendite: «Con la concorrenza globale le economie con una monocultura non hanno più senso», aggiunge Pincione. La carta del futuro, dicono a Carrara come a Massa, è legata più al mare che alla montagna. Il che vuol dire: porto commerciale e anche per crociere, porto turistico e nautica. Sul porto il re è l’armatore Enrico Bogazzi, che detiene il 75% della Porto spa, che da due anni però non fa utili. Bogazzi è anche proprietario di alcune delle colonie fatiscenti sul litorale apuano: il loro recupero potrebbe essere uno dei business del futuro. Per la costruzione del porto turistico ci sono diverse cordate, quelle più blasonate portano i nomi di Caltagirone e Ferragamo, ma non manca la cordata locale, capitanata dall’industriale Gualtiero Vanelli e Giacomo Sacchelli. Sul porto turistico si giocano molte aspettative e non pochi dissensi: «Diversi clienti del settore nautico mi dicono: ci vuole un porto turistico perché non si può continuare a portare le barche a Viareggio spendendo da ottocentomila a un milione di euro. Dobbiamo pensare ad un futuro in cui la zona apuana si agganci alla Versilia», racconta Menchini. «Il porto turistico? Non è facile. Incombe l’erosione costiera. L’equilibrio è difficile», dice Evangelisti. Sembra mancare una classe dirigente politica coesa in grado di azzardare il futuro. Il Partito democratico ha i voti, ma non i sindaci delle due città. Che nonostante la proposta di legge di Jacopo Ferri (ferma alla Camera dei deputati) per mettere la «e» tra i loro nomi, continuano ad essere divise, litigiose, incartate su se stesse. Strette tra la rendita del passato e le nebbie del futuro.

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IL TIRRENO Pagina 6 - Livorno «A queste condizioni non c’è sicurezza» Una mozione di Idv e Sel «Stop al rigassificatore» LIVORNO. Grane in vista per il sindaco Alessandro Cosimi e la sua amministrazione: due gruppi consiliari di maggioranza in Comune si sono infatti dichiarati contrari alla messa in funzione del rigassificatore offshore della Olt. E l’hanno messo per scritto. Con una mozione, che è stata presentata ieri mattina, Andrea Romano, Lorenzo Del Lucchese (rispettivamente capogruppo e consigliere dell’Italia dei Valori) e Lamberto Gianni (capogruppo di Sinistra e Libertà), hanno chiesto alla Regione Toscana «a seguito del parere espresso dalla Commissione internazionale di esperti, di interrompere l’iter per la messa in funzione dell’impianto di rigassificazione Olt di Livorno». E su questa mozione è facile prevedere che il centrosinistra andrà in fibrillazione, considerato che il Pd è favorevole all’operazione. La presa di posizoine di Idv e Sel prende spunto dallo studio degli esperti internazionali in cui si afferma «che il progetto di rigassificatore offshore non ha preso in considerazione i pericoli derivanti da minaccia di attacchi terroristici; collisione accidentale di un’altra nave; vaporizzazione del gas ed il pericolo di esplosioni; utilizzo dei bracci di carico in uso al terminale; sistema di ormeggio di nave a fianco nave; potenziale rottura delle tubazioni con diametro maggiore di 100 mm; danni strutturali dovuti alla possibilità di guasti a cascata». Per questi motivi di sicurezza, i tre consiglieri hanno deciso di stimolare il consiglio a prendere una posizione chiara: «A queste condizioni, niente rigassificatore», spiegano Romano, Del Lucchese e Giannini.

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IL TIRRENO Pagina 10 - Livorno ROMANO (IDV) L’Atl non aumenti biglietti e abbonamenti ANDREA ROMANO ITALIA DEI VALORI È doveroso chiedere alle amministrazioni locali e all’Atl di non procedere ad alcun aumento di biglietti e abbonamenti, a meno che non si realizzino prima alcune correzioni e si dimostri che gli aumenti restano necessari. L’Italia dei valori ha proposto che venga abolito il vitalizio ai consiglieri regionali, provvedimento da cui conseguiremmo un risparmio di circa 3 milioni di euro l’anno. Risorse che, insieme ad altre recuperate col taglio dei costi della politica, la Regione potrebbe destinare al trasporto pubblico locale. Sarebbe vergognoso aumentare biglietti e abbonamenti in costanza di una situazione in cui chi sfrutta gli autobus senza pagare (i cosiddetti ”portoghesi”) fanno i loro comodi e qualcuno di loro si permette anche di malmenare i controllori Atl risolva prima la situazione, facendosi aiutare dalle forze dell’ordine e obbligando gli utenti ad esibire il titolo di viaggio al conducente. Poi potremo parlare di aumenti, ma solo quando non ci saranno più furbi.

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IL TIRRENO Pagina 5 - Cecina L’ente a caccia di risparmi: non saranno rinnovati canoni per 95mila euro Il Comune aumenta gli affitti Simoncini: incideremo meno sugli spazi per sociale e cultura MARIO MOSCADELLI ROSIGNANO. C’era una volta un Comune generoso, che poteva chiudere un occhio davanti a servizi concessi a basso costo. Quel tipo di Comune da qualche mese non c’è più. Colpa di quella «atipica» variazione di bilancio, come l’ha definita il presidente del Collegio dei revisori Morfini. Un duro colpo alle casse comunali, abituate a ben altro. E così è partita la caccia al risparmio. E una delle voci al setaccio dell’ente sono gli affitti dei propri immobili, che saranno ritoccati al rialzo. La revisione riguarderà tuti gli affitti “attivi”, ovvero i locali su cui il gestore paga un canone, con scadenza 31 dicembre 2010. E sono diversi gli spazi interessati da quella che l’assessore al patrimonio Luca Simoncini definisce «una ottimizzazione del nostro imponente patrimonio». I più colpiti saranno i titolari di affitti che passano sotto la categoria di “commerciale puro”. Ecco alcuni esempi particolari sulla base di una ricognizione consegnata alla commissione consiliare afferente. Per l’ambulatorio in piazza Mazzini a Nibbiaia il gestore spende 1300,11 euro di affitto all’anno. Per l’ambulatorio in via Diacciarello a Gabbro chi lo occupa paga 1579,63 euro l’anno. Un ripostiglio ex lavanderia in via della Rimembranza a Castelnuovo costa al soggetto gestore 342,05 euro all’anno. Ma nella lista ci sono anche numerosi immobili affittati a società sportive o di carattere sociale. «Ma in questo caso - precisa Simoncini - i sacrifici saranno di minore entità». Aumenti. Ma anche dismissioni di affitti “passivi”, ovvero immobili su cui l’ente paga un canone. Già avvenuto il trasloco dell’ufficio Patrimonio in via don Bosco per un risparmio di 18mila euro (utenze comprese), così come la chiusura dell’anagrafe a Solvay (7.700). In via di chiusura la sede del Cdf di Vada (7.500) e dell’Associazione combattenti (5.500). «Nel caso dell’anagrafe - precisa Simoncini - avevamo comunque individuato un altro spazio, mentre il Cdf si è trasferito al centro nautico. Con questa riorganizzazione degli spazi andiamo a risparmiare 40mila euro». In questi giorni, tra l’altro, si stanno definendo i nuovi canoni per il Sorbetto a Castelnuovo e il capannone per i carri della Pro Loco di Rosignnao. Nel corso del 2011 «si andranno a eliminare - conclude Simoncini - altri affitti per circa 55mila euro».

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•• 2 PRIMOPIANOGROSSETO SABATO 20 NOVEMBRE 2010

LASTORIA INFINITA: GLI ULTIMI 10 ANNI

Collinare Costiera Sat 2008AdeguamentoL’ipotesi caldeggiata

dal ministro delleinfrastrutture del

Governo Berlusconi,Pietro Lunardi (nella

foto), passavanell’entroterra

L’assessore dellaGiunta Martini,

Riccardo Conti (nellafoto), propose di

tracciare laTirrenica accanto

all’Aurelia

Il progetto della Satapprovato dal Cipe nel2008 con il ministro

Altero Matteoli (nellafoto) rappresentava

un «ibrido» trainterno e costiero

L’Anas presentò nel2000 la proposta di

adeguare l’Aurelia atipologia

autostradale, perrenderla più sicurama senza pedaggio

L’AUTOSTRADATIRRENICA MENTRESI ALLARGA IL CORODEI NOILPRESIDENTEDI SATBARGONEFACHIAREZZASUTEMPI EPERCORSI

«Ilnuovotracciato?SaràpiùvicinoIl commissario Bargone anticipa l’ipotesi di Sat. «Variante di venti chilometri.

INTERVISTA ESCLUSIVA

di LUCA MANTIGLIONI

UN TRACCIATO che ricalcheràquasi per intero quello già esisten-te dell’Aurelia, tranne nel trattoche attraversa il territorio comuna-le di Orbetello, e nonostante si deb-ba parlare di un’idea progettualedel tutto nuova anche rispetto aquelle che sono state le raccoman-dazioni e le indicazioni del Cipe, itempi di attuazione potrebbero sìallungarsi, ma solo di alcuni mesi.O, almeno, queste sono le speran-ze del commissario Antonio Bargo-ne, presidente della Sat, societàche dovrà realizzare il Corridoiotirrenico. Si «riparte», dunque, daun’ipotesi che accantona il prece-dente progetto «rivisto e corretto»dal Cipe e che dovrebbe ridurre inmaniera sensibile anche i costi direalizzazione, punto che dovrebbesoddisfare almeno le esigenze di bi-lancio della Sat che, a differenza di

quanto previsto inizialmente, altermine della concessione previstaper il 2046 non si vedrà riconosce-re alcun indennizzo dallo Stato edovrà, invece, riconsegnare l’operasenza alcuna buona uscita in dena-ro.

Presidente, a quando il pro-getto definitivo?

«A febbraio presenteremo la stesu-ra e da quel momento partiranno itermini per depositare le osserva-zioni e per la convocazione dellaConferenza dei servizi, poi tuttoquanto tornerà all’esame del Cipe.Negli stessi tempi si rimetterà inmoto l’iter per la Valutazione diimpatto ambientale».

Dunque, ci saranno dei ritar-di.

«Certo, i tempi necessariamenteslitteranno, ma se non ci sarannointoppi di rilievo io credo che pri-ma dell’inizio dell’estate i cantieri

potrebbero essere aperti. L’unicacosa che potrebbe rappresentareun ostacolo non indifferente sonole eventuali elezioni politiche, vi-sto che si sta parlando di tornare al-le urne a marzo».

Intanto però la gente chiedelumi sul percorso.

«Sono in corso incontri con i rap-presentanti delle istituzioni locali.Un confronto costante per recepirele istanze delle varie realtà territo-riali».

Ci sveli qualcosa sul tracciato.«L’ipotesi progettuale su cui stia-mo lavorando ricalca in gran parte

LE PROSSIME TAPPEDopo febbraio scatterannoi termini per le osservazioniper la conferenzadei servizi

A ORBETELLO i nodi più complicati da sciogliere. Se infatti il trac-ciato dell’autostrada si sovrapporrà a quello dell’Aurelia in tutta la pro-vincia, nel comune lagunare lascerà l’Aurelia per l’immediato entroter-ra: nella zona della strada dei Poggi. Qui si concentra il fronte del«no», con l’associazione Colli e Laguna di Orbetello che ha superato i4.300 sostenitori su Facebook. Ed è a Orbetello che la questione assu-me una connotazione politica più marcata. Perché è il comune in cui èsindaco il ministro delle infrastrutture Altero Matteoli, che proprio inconsiglio ha annunciato per la primavera l’apertura dei cantieri, e per-ché proprio in primavera ci saranno le elezioni comunali. La minoran-za si è mossa con una mozione presentata dal consigliere di Rifondazio-ne comunista Giuliano Baghini insieme al gruppo del Pd formato daAdriano Bertaggia, Monica Paffetti, Mauro Barbini, Luca Aldi e Gian-franco Venturi: la discussione avverrà nella prima seduta consiliare.«La mozione chiede alla Sat il rispetto del progetto originario e solleci-ta il consiglio e il sindaco — spiega Baghini — a prendere una posizio-ne chiara sull’ipotesi di autostrada nella zona dei Poggi». Ora la mag-gioranza ha l’occasione di farlo, anche alla luce dell’ipotesi svelata piùnei dettagli in esclusiva a La Nazione dal commissario Bargone.

CASO POLITICO CRUCIALE IN VISTA DELLE ELEZIONI

La mozione della minoranza

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••3PRIMOPIANOGROSSETOSABATO 20 NOVEMBRE 2010

“all’Aurelia»Progetto pronto a febbraio»

l’attuale tracciato dell’Aurelianell’intero territorio di Grosseto.L’autostrada, però, farà una devia-zione entrando in quello di Orbe-tello. A sud, prima di Ansedonia,nei pressi di un’azienda florovivai-stica che sarà salvaguardata, entre-rà verso l’interno e passerà al di so-pra dei Poggi, più verso l’entroter-ra. La variante si ricollegherà altracciato attuale dell’Aurelia ad Al-binia. Questa variante sarà lungacirca venti chilometri».

E per quanto concerne la via-bilità alternativa?

«Non è vero che non sarà prevista,perché la sua presenza è un obbli-go di legge. Ma anche in questo ca-so cercheremo di utilizzare quantopiù possibile i collegamenti esisten-ti, così da ridurre al minimo la pre-senza di nuovo cemento. Però riba-disco: saranno previste vie di co-municazione alternative al Corri-doio tirrenico».

Secondo te qual è iltracciato meno impattanteper il Corridoio TirrenicoCommenta su

MESI CRUCIALIAncora alcune settimanedi lavoro per la Satper mettere a punto il tracciato

L’IPOTESI di ritornaresull’Aurelia apre uno scenarioin gran parte nuovo. Le princi-pali perplessità che riguardanoadesso il futuro di questa infra-struttura si legano ai tempi di re-alizzazione da una parte e allaviabilità alternativa dall’altra.Tornare sull’Aurelia, infatti, im-plica l’abbandono del tracciatoapprovato dal Cipe nel 2008 conle famose 127 prescrizioni. LaSat, infatti, stando a quello chesembra essere in questo momen-to il progetto sul quale sta lavo-rando, anziché adeguare il trac-ciato approvato nel 2008 alle ri-chieste del Cipe, che riguardava-no sostanzialmente quattro trat-ti di strada, potrebbe tradursi inun nuovo tracciato, che pur rece-pendo le perplessità espresse dalCipe arriva a un progetto nuovoche dovrà intraprendere da ca-po il proprio iter. Dovrà quinditornare alla Valutazione di im-patto ambientale, e soprattuttodovrà riprendere la fase delle os-servazioni e delle opposizioni.

Quanto tempo richiederà tuttoquesto? Pochi mesi? O qualcheanno? Dopo dieci anni dal pro-getto dell’Anas, che in praticaadeguava l’Aurelia senza trasfor-marla in autostrada, cioè in unastrada a pagamento, l’altra gran-de incognita riguarda a questopunto la viabilità alternativa,che per legge deve essere previ-sta. Fino al momento in cui il

progetto non sarà consegnato èimpossibile capire come questonodo sarà risolto. Ma venendomeno la strada parco, ovverol’Aurelia ridisegnata che facevaparte del progetto del 2008, poi-ché sull’Aurelia passerà l’auto-strada, dove sarà individuata la

viabilità alternativa? Può essereconsiderata a questo scopo la re-te stradale interna che, per esem-pio, passa da Montiano? Il pro-blema riguarda i mezzi agricoli,di cui l’economia maremmanafa largo uso, che non potrannotransitare sull’autostrada. Dovepasseranno? La questione dellaviabilità alternativa riguarda an-che gli automobilisti che non vo-gliono pagare il pedaggio. Suquesto punto sembra che le ipo-tesi sulle quali la Sat sta lavoran-do riguardino un periodo diesenzione, probabilmente di cin-que anni, per i residenti di un co-mune che useranno l’infrastrut-tura per spostarsi all’interno delcomune stesso. L’ultima inco-gnita riguarda il tracciato nelterritorio di Orbetello. Questosarebbe infatti l’unico tratto diAurelia a non diventare auto-strada, che invece potrebbe pas-sare, almeno questa sembra esse-re l’ipotesi sulla quale la Sat stalavorando, nella zona dei Poggi.

Riccardo Bruni

www.lanazione.it/grosseto

Prosegue il costantefaccia a faccia

con le varie istituzioniper recepire le istanze

delle differentirealtà territoriali

DI’ LATUA

CASELLO Decisivoil nodo dei percorsialternativi al pedaggio

L’ITER IL PIANO TORNERA’ AL PUNTO DI PARTENZA

Questioni roventi in balloE i tempi rischiano di slittare

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Page 18: Rassegna 20 novembre

LA NAZIONE Pagina 7 – Grosseto

••7CRONACAGROSSETOSABATO 20 NOVEMBRE 2010

OCCUPAZIONE&SVILUPPO

Tribunale, in arrivo le borse lavoroDodici mesi di contratto per sette in cassa integrazione o mobilità

IL PROGETTO

Ecco i voucherper il sostegnoalle lavoratriciinmaternità

LA VERTENZA L’INCONTRO SARA’ DECISIVO PER EVITARE LA MESSA IN LIQUIDAZIONE

Mabro, lunedì l’assemblea dei soci di «Royal Tuscany»

Vuoi conoscere le notiziedella tua città in temporeale e commentarle?Clicca su

FORMAZIONE e «aiuti» al piane-ta «giustizia» con il Protocollo d’in-tesa firmato ieri dal presidente del-la Provincia, Leonardo Marras, edal presidente del Tribunale diGrosseto, Michele Addimandi.Con l’ente locale che ha deciso diimpegnare 30mila euro per setteborse lavoro della durata, ciascuna,di dodici mesi (per 1.700 ore) cheandranno ad altrettanti lavoratoriche siano in cassa integrazione op-pure iscritti nelle liste di mobilità.«Si tratta di una iniziativa molto im-portante — ha commentato Marras— unica nel suo genere, che oltre adare la possibilità di formare il per-sonale, che altrimenti rimarrebbefuori dal mercato del lavoro, va a co-prire le reali esigenze del funziona-mento giustizia, con l’aggiunta di

personale proprio dove c’è carenza.E, permettetemelo, è la risposta con-creta allo sbandierato processo bre-ve: dando risorse sufficienti per ser-vizi efficienti». «E’ un’iniziativa na-ta quasi per caso — ha spiegato Ad-dimandi — parlando con l’assesso-re Gianfranco Chelini, il quale mi

spiegava come ci fossero fondi a di-sposizione per la formazione. Hochiesto, quindi, se era possibile im-piegarli per le nostre cancellerie. Ecosì è stato. Un progetto importan-te che ci permette di integrare an-che se provvisoriamente la carenzadi personale che abbiamo dopo i

prepensionamenti non sostituiti.Siamo passati infatti da 63 impiega-ti agli attuali 56 della pianta organi-ca, che in realtà poi sono 45 più 2prestati da altri settori. In più èun’opportunità di crescita per quan-ti stanno aspettando un’impiego de-finitivo». «E’ un’iniziativa impor-tante — ha detto l’assessore Chelini— anche nell’ottica dello sviluppoeconomico: una terra dove funzio-na la giustizia è anche appetibile».«Il progetto rientra — ha chiusol’assessore Cinzia Tacconi — nelprogramma anticrisi». A breve saràpubblicato un avviso pubblico dalquale saranno preselezionati 14 la-voratori, tra cui saranno scelti i 7 daimpiegare nelle cancellerie civile epenale: 500 euro per chi non perce-pisce niente e 350 per chi già benefi-cia di un ammortizzatore sociale».

Cristina Rufini

IMPEGNI familiari e cari-chi di cura rappresentanospesso un freno alla riqualifi-cazione e al ricollocamentoprofessionale. A questo pro-posito, la Provincia ha indi-viduato nel voucher di conci-liazione una misura efficacea favore dei lavoratori chepossiedono determinati cari-chi di cura familiare. Il vou-cher è un aiuto economicodestinato in particolare aquei soggetti che sono in pre-valenza donne e che hannodifficoltà a conservare il po-sto, ad inserirsi o reinserirsinel mondo del lavoro perchédevono badare ad un bambi-no piccolo. Per i voucher diconciliazione la Provinciaha stanziato 126mila euro. Ilcontributo a disposizione diogni destinatario può arriva-re fino ad un massimo di2.100 euro per spese comples-sive di almeno mille euro.«Questo è uno dei primi in-terventi del pacchetto anti-crisi messo in campo dallaProvincia — afferma Tizia-na Tenuzzo, assessore pro-vinciale alle Pari opportuni-tà — È un’azione concreta asostegno in particolare delledonne che vivono specifichedifficoltà ad entrare od areinserirsi nel mondo del la-voro».

«NON CONDIVIDO l’atteggia-mento dei politici, in questo mo-mento difficilissimo della vicen-da Mabro, che fanno a gara a chigrida più forte per richiamare allaproprie responsabilità civili e pe-nali i protagonisti della gestioneed in particolare Fiditoscana cheè intervenuta nel 2008 per salvarel’azienda. A noi non è concesso

protestare, ma cercare soluzioni».E’ il punto di vista dell’assessorecomunale Giuseppe Monaci suuna vicenda molto complessa, incui serve trovare vie di uscita, se-condo lui. Poi sarà il momento an-che di imputare le responsabilità.

SOLUZIONI per scongiurare lamessa in liquidazione di RoyalTuscany — azienda che ora gesti-

sce lo stabilimento di via Senese— che saranno discusse a partiredall’assemblea dei soci convocataper lunedì. Un passaggio fonda-mentale, dove un ruolo decisivopuò giocarlo la Regione, come di-chiarato nei giorni scorsi dall’as-sessore Riccardo Nencini. Anchese dall’altra parte i sindacati sonomolto scettici nella possibilità disalvare i 274 posti di lavoro.

www.lanazione.it/grosseto

NEWSECOMMENTI

RABBIA Le lavoratrici in corteo

INTESADa sinistraChelini,Addimandi,Marras eTacconi inProvincia

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IL TIRRENO Pagina 9 - Pistoia In un’interrogazione i due consiglieri si affidano ai poteri di indirizzo dell’ente «La Porrettana va salvata» Bini e Venturi (Pd) si appellano alla giunta regionale FIRENZE. Il futuro della ferrovia Porrettana all’attenzione della Regione. Con un’interrogazione urgente i consiglieri regionali del Pd, Caterina Bini e Gianfranco Venturi, raccolgono le recenti preoccupazioni espresse dagli enti locali e dalle associazioni degli utenti pistoiesi, per chiedere alla giunta regionale «se, anche a seguito del quadro derivante dalla manovra finanziaria 2011 sul trasporto pubblico, la Regione abbia intenzione di dare specifici indirizzi al gestore del servizio Trenitalia per il mantenimento della percorrenza ferroviaria sulla linea Porrettana, vista la sua importanza per il territorio servito ed il valore storico di essa, e se intenda approntare soluzioni innovative sulla qualità dei servizi che possano consentire una maggiore fruizione da parte degli utenti». Venturi e Bini, oltre a ricordare il valore storico della ferrovia, fanno presente che «la Porrettana svolge ancora oggi la funzione di importante presidio infrastrutturale per il territorio della montagna pistoiese, consentendo collegamenti con il capoluogo di provincia e con il versante bolognese». «Visti i tagli della finanziaria sul trasporto pubblico - spiegano Bini e Venturi - anche noi siamo fortemente preoccupati per il futuro della Porrettana e non vorremmo che si pensasse di tagliare questo tratto, che ha visto anche gli enti locali impegnarsi, in questi ultimi anni, per la manutenzione e la gestione delle stazioni. Considerato che la Regione - concludono i due consiglieri - è titolare del servizio di trasporto pubblico locale, crediamo che anche da da parte della giunta possano venire rassicurazioni per il mantenimento di questo importante tratto ferroviario interregionale». Sull’argomento interviene anche Daniela Sgambellone del coordinamento regionale dell’Italia dei valori, secondo la quale «secondo la riforma Bassanini spetta agli enti locali stabilire quanti e quali servizi il trasporto pubblico regionale deve svolgere. Possibile che nella prospettiva di potenziamento annunciata dal governatore Enrico Rossi non vi sia spazio per il mantenimento - sia pur sporadico - di una tratta non soltanto importante per il trasporto locale, ma di indubbio valore storico?»

Page 20: Rassegna 20 novembre

IL TIRRENO Pagina 5 - Pontedera L’Italia dei Valori lo porterà all’attenzione del consiglio dell’Unione Un piano per combattere la crisi PONTEDERA. Si è svolta nei giorni scorsi al Centro Poliedro di Pontedera un’assemblea pubblica con dirigenti e iscritti dell’Italia dei Valori in Valdera. Al centro del dibattito la situazione dei bilanci comunali 2011 alla luce dei tagli del governo previsti con la legge di stabilità in discussione in Parlamento. Dalla assemblea è emerso un documento che sarà portato in discussione nel consiglio comunale di Pontedera e in quello dell’Unione dei Comuni e che sarà inviato come contributo programmatico a tutti i sindaci della Valdera. L’Italia dei Valori denuncia con forza «la politica antipopolare del governo Berlusconi che attraverso la legge delega in discussione in Parlamento si appresta a colpire le fasce più deboli della popolazione. In particolar modo preoccupano i tagli dell’82% ai fondi nazionali per le politiche sociali, l’azzeramento dei fondi per la non autosufficienza, la decimazione (da 143 milioni a 14,3) dei contributi per le famiglie che vivono in affitto». L’IdV ricorda a questo proposito i dati allarmanti emersi dal Centro anti usura presente a Pontedera che si è trovato a gestire 125 richieste di aiuto al novembre 2010 rispetto alle 84 giunte in tutto il 2009. Inoltre, da gennaio ad agosto i servizi sociali della Valdera hanno erogato aiuti economici alle famiglie indigenti sotto forma di sconti sanitari, buoni alimentari e contributi economici per una cifra uguale a quella spesa in tutto il 2009. E le richieste di contributo affitto ammesse sono passate in Valdera dalle 998 del 2009 alle 1154 del 2010.

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IL TIRRENO Pagina 3 - Empoli Contestata la nomina della Poggi Idv e Pdl contro “l’assessore a metà” EMPOLI. L’Italia dei Valori commenta criticamente la nomina del nuovo assessore all’edilizia Arianna Poggi della giunta Cappelli. «Non abbiamo ben capito - si legge in un comunicato - come mai da quasi due anni il nostro Comune è privo di un vero assessore all’urbanistica né il perché all’assessore Poggi sia stata assegnata solo la delega all’edilizia». «Ci consola il fatto - dicono i seguaci di Di Pietro ricordando di avere proposto un anno fa per tale incarico l’ingegner De Carolis - che non siamo gli unici ad avere appreso solo all’ultimo momento di tale nomina, ma con noi anche tutti i componenti della coalizione, nonché il segretario comunale Pd Simona Salvadori e il segretario del Circondario Brenda Barnini. Non mi sembra il modo migliore di affrontare tali decisioni». «Riteniamo - prosegue l’Idv - che un sano rapporto di coalizione debba passare attraverso fasi di coinvolgimento e partecipazione attiva nelle scelte di governo. Nel riformulare la nostra fiducia al sindaco, ci auguriamo che in futuro tali decisioni vengano prese in un clima di maggiore collegialità, ribadendo che l’Idv è alleato fedele e sincero ma non subalterno». Anche il Pdl protesta. «L’assessore Poggi - affermano il capogruppo del Pdl Paolo Baroncelli e il consigliere Alessandro Borgherini - parte con un mandato a dir poco dubbio, è nostro dovere sottolineare che tale incarico è fortemente caratterizzato dalla mancanza di una delega amplia e qualificata sullo sviluppo territoriale empolese e quindi di fatto si caratterizza come un incarico di “assessore a metà”. Così si pone in essere una forzatura, dispendiosa per l’amministrazione che non risolve la questione politica in seno alla maggioranza: la mancanza di coraggio e forse di volontà di garantire a questa città il diritto ad una partecipazione ampia alla determinazione del proprio futuro. E dire che il Comune in questi giorni si trova a dover pagare 750mila euro per risarcire cittadini della mancanza di previsioni certe e durature negli strumenti urbanistici adottati».

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IL TIRRENO Pagina 11 - Viareggio Stefano Mussi accusa Andrea Giorgi, membro dell’Idv L’edilizia a Seravezza è ferma L’Udc all’attacco dell’assessore SERAVEZZA. «Assicuro all’Italia dei Valori che assieme all’UdC mi farò promotore di rivedere il Regolamento Urbanistico e il perverso strumento della perequazione». L’ex segretario dell’UdC, Stefano Mussi, tende la mano a Giovanni Boccoli sostenendo la sua azione in risposta a quanto sostenuto sull’operato della giunta Neri. «Quando l’IdV parla di previsioni urbanistiche nell’ottica di uno sviluppo sostenibile non dice che nemmeno un euro di oneri di urbanizzazione sta entrando nelle casse comunali. Questo in quanto il regolamento da loro voluto di fatto imbriglia l’edilizia invece che promuoverla e non va incontro alle esigenze del cittadino». Non a caso Mussi fa riferimento all’urbanistica, assessorato detenuto da Andrea Giorgi in forze all’IdV. «Colgo l’occasione per invitare i dipietrisiti a fare un giro nei comuni limitrofi se vogliono vedere esempi di dinamismo, purtroppo dopo dieci anni di amministrazione di sinistra il Comune di Seravezza altro non è che la Cenerentola della Versilia, avendo perso il treno dello sviluppo socio-economico che hanno caratterizzato invece i vicini Forte dei Marmi e Pietrasanta».

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