Piovese dic2013 n160

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Dilagano i furti nelle abitazioni, la gente ha paura Primo Piano pagg. 4-5 Amministrazione, bilancio sui primi 7 mesi di Gianella Piove di Sacco pag.8 Il Comune vara il codice del “dipendente modello” Legnaro pag. 9 pag. 6 Mini Imu, la protesta a Roma dei sindaci virtuosi Delegazione di 19 primi cittadini,fra i quali quello di Piove e di Legnaro, per dire al governo che si sentono penalizzati L ’hanno definita la “marcia su Roma dei sin- daci virtuosi”. Una delegazione di 19 primi cittadini, tra cui molti padovani, compresi il sindaco di Piove di Sacco, Davide Gianella e il collega di Legnaro, Ivano Oregio Catelan, a di- cembre si è recata a Roma per protestare contro il rimborso sull’Imu. A guidare la protesta, a cui hanno aderito oltre una trentina di amministratori veneti, il sindaco di Albignasego e assessore al Lavoro della Provincia di Padova, Massi- miliano Barison. Caos Imu. Il decreto legge 133/2013 con il quale è stata soppressa la seconda rata dell’Imposta sulla casa stabilisce che lo Stato ristori ai Comuni metà del minor getti- to calcolato sull’aliquota di base prevista nel 2012 per le prime case, e fissata al 4 per mille. Lo stesso provvedimento prevede che a quei Comuni che hanno aumentato nel corso del 2013 la stessa aliquota sull’abita- zione principale, la differenza venga pagata per il 40% dai cittadini, entro il 24 gennaio 2014, e per il restante 60% dallo Stato. E qui la disparità di trattamento lamentata dai sindaci. I motivi della protesta. Il Governo, so- stengono i sindaci dei cosiddetti “Comuni virtuosi”, non andrà a riconoscere nulla agli enti locali che hanno mantenuto l’aliquota base sulla prima casa allo 0,4%, mentre ai municipi che hanno aumentato l’aliquota di base, anche fino al massimo dello 0,6%, lo Stato andrà a versare una quota proporzio- nalmente più alta. FORMAZIONE E LAVORO, STUDENTI E IMPRESE A CONFRONTO L’inviato de La Stampa Domenico Quirico ha incontrato circa 150 tra detenuti e operatori coinvolti nelle lavorazioni carcerarie promosse da Officina Giotto. pag. 31 AL DUE PALAZZI, QUIRICO INCONTRA I DETENUTI I giovani industriali mobilitati per l’orientamento scolastico. A Padova l’i- niziativa, che punta a diventare il punto di incontro fra il mondo della formazio- ne e quello del lavoro, ha coinvolto più di 250 tra alunni e genitori interessati alle tematiche. pag. 32 Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 160 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it del Piovese EDITORIALE Amarezza metropolitana di Nicola Stievano I l 2014 dovrebbe essere l’anno della città metropolitana Padova - Venezia -Treviso, durante il quale il progetto prenderà forma e finalmente decollerà dopo un lungo dibattito politico. Ma l’an- no nuovo non si apre certo sotto i migliori auspici visto che l’intento di dare vita ad un grande sistema di relazioni fra i tre centri e i territori interessati rischia di es- sere ridimensionato, se non addirittura affossato, dalle carenze della rete dei trasporti. In una città metropolitana che si rispetti i collegamenti ferroviari e stradali dovrebbero essere potenziati al massimo, resi più efficienti e messi a disposizione dei lavoratori e di tutti coloro che si muovono quotidianamente all’interno dell’area. Solo così è possibile accorciare le distanze, ren- dere più facili gli spostamenti di uomini e merci. Invece questo 2014 si apre con i problemi di sempre soprattutto sul fronte del trasporti ferroviari. Nonostante i note- voli investimenti, specialmente sulla linea Padova - Venezia, il sistema ferroviario me- tropolitano, del quale si sente parlare ormai da un ventennio buono, è ancora al palo e i collegamenti, dopo l’entrata in vigore del nuovo orario “cadenzato”, mostrano tutta la loro fragilità proprio in ambito locale. continua a pag. 3 continua a pag. 18 L’Intervento L a lotta alla contraffazione alimentare e la sicurezza del consuma- tore sono troppo importanti per essere oggetto di demagogia e di polveroni mediatici. Siamo da sempre in prima linea nella difesa della qualità delle nostre produzioni e della sicurezza alimentare. Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia *Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova di Giovanni Taliana* 10% 40% 50% 30% 30% 50% 50% 20% 20% 10% 10% 30% 20% 60% 40% 60% COUPON del risparmio Cogli le migliori offerte della tua zona!

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Piovese dic2013 n160

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Page 1: Piovese dic2013 n160

Dilagano i furti nelle abitazioni, la gente ha paura

Primo Piano

pagg. 4-5

Amministrazione, bilancio sui primi 7 mesi di Gianella

Piove di Sacco

pag.8

Il Comune vara il codice del “dipendente modello”

Legnaro

pag. 9

pag. 6

Mini Imu, la protesta a Roma dei sindaci virtuosiDelegazione di 19 primi cittadini,fra i quali quello di Piovee di Legnaro, per dire al governo che si sentono penalizzati

L’hanno definita la “marcia su Roma dei sin-daci virtuosi”. Una delegazione di 19 primi cittadini, tra cui molti padovani, compresi il

sindaco di Piove di Sacco, Davide Gianella e il collega di Legnaro, Ivano Oregio Catelan, a di-cembre si è recata a Roma per protestare contro il rimborso sull’Imu.

A guidare la protesta, a cui hanno aderito oltre una trentina di amministratori veneti, il sindaco di Albignasego e assessore al Lavoro della Provincia di Padova, Massi-miliano Barison.

Caos Imu. Il decreto legge 133/2013 con il quale è stata soppressa la seconda rata dell’Imposta sulla casa stabilisce che lo Stato ristori ai Comuni metà del minor getti-to calcolato sull’aliquota di base prevista nel 2012 per le prime case, e fissata al 4 per mille. Lo stesso provvedimento prevede che a quei Comuni che hanno aumentato nel corso del 2013 la stessa aliquota sull’abita-zione principale, la differenza venga pagata per il 40% dai cittadini, entro il 24 gennaio 2014, e per il restante 60% dallo Stato.

E qui la disparità di trattamento lamentata dai sindaci.

I motivi della protesta. Il Governo, so-stengono i sindaci dei cosiddetti “Comuni virtuosi”, non andrà a riconoscere nulla agli enti locali che hanno mantenuto l’aliquota base sulla prima casa allo 0,4%, mentre ai municipi che hanno aumentato l’aliquota di base, anche fino al massimo dello 0,6%, lo Stato andrà a versare una quota proporzio-nalmente più alta.

formazione e lavoro, studenti e imprese a confronto

L’inviato de La Stampa Domenico Quirico ha incontrato circa 150 tra detenuti e operatori coinvolti nelle lavorazioni carcerarie promosse da

Officina Giotto.

pag. 31

al due palazzi, quirico incontra i detenuti

I giovani industriali mobilitati per l’orientamento scolastico. A Padova l’i-

niziativa, che punta a diventare il punto di incontro fra il mondo della formazio-ne e quello del lavoro, ha coinvolto più di 250 tra alunni e genitori interessati

alle tematiche.

pag. 32

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 160 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

del Piovese

EDITORIALE

Amarezza metropolitana di Nicola Stievano

Il 2014 dovrebbe essere l’anno della città metropolitana Padova - Venezia -Treviso, durante il quale il progetto

prenderà forma e fi nalmente decollerà dopo un lungo dibattito politico. Ma l’an-no nuovo non si apre certo sotto i migliori auspici visto che l’intento di dare vita ad un grande sistema di relazioni fra i tre centri e i territori interessati rischia di es-sere ridimensionato, se non addirittura affossato, dalle carenze della rete dei trasporti. In una città metropolitana che si rispetti i collegamenti ferroviari e stradali dovrebbero essere potenziati al massimo, resi più effi cienti e messi a disposizione dei lavoratori e di tutti coloro che si muovono quotidianamente all’interno dell’area. Solo così è possibile accorciare le distanze, ren-dere più facili gli spostamenti di uomini e merci. Invece questo 2014 si apre con i problemi di sempre soprattutto sul fronte del trasporti ferroviari. Nonostante i note-voli investimenti, specialmente sulla linea Padova - Venezia, il sistema ferroviario me-tropolitano, del quale si sente parlare ormai da un ventennio buono, è ancora al palo e i collegamenti, dopo l’entrata in vigore del nuovo orario “cadenzato”, mostrano tutta la loro fragilità proprio in ambito locale.

continua a pag. 3

continua a pag. 18

L’Intervento

La lotta alla contraffazione alimentare e la sicurezza del consuma-tore sono troppo importanti per essere oggetto di demagogia e di polveroni mediatici. Siamo da sempre in prima linea nella difesa

della qualità delle nostre produzioni e della sicurezza alimentare.

Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia

*Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova

di Giovanni Taliana*

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Piovese Provincia Regionepiovese

pag. 6

“Bussola della trasparenza” non tutti i comuni “passano” l’esame

piove di sacco

pag. 8

Sicurezza, installate altre 10 telecamere nei punti critici della città

brugine

pag. 9

A Campagnola sotto accusa il percorso per non vedenti

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VeneziaPadovaRovigo Treviso

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto.Questa edizione raggiunge le zone di Piove di Sacco, Legnaro, Sant’Angelo di Piove, Arzergrande, Brugine, Codevigo, Pontelongo, Polverara per un numero complessivo di 16.614 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 15752DIREZIONE - AMMINISTRAZIONE

e ConCessionaria di PubbliCità loCale

Padova, via Svezia 9Tel. 049 8704884 Fax 049 [email protected]

REDAZIONE:Direttore responsabileMauro GaMbin [email protected] Jovane [email protected] in redazione il 29 dicembre 2013Centro Stampa: rotopreSS InternatIonalloreto, vIa breCCIa (an)

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

è un marchio registrato di proprietà

srldi

Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin

Nel quartiere Terranegraapre il nuovo parkdi via boccaccio

Aprirà tra gennaio e febbraio il par-cheggio sotterraneo del nuovo centro civico di via Boccaccio, a Terranegra: 105 posti auto a servizio del consiglio di quartiere 3 est, dell’Istituto di fisio-terapia Cemes, del supermercato, della farmacia. Ad annunciarlo l’assessore al patrimonio Umberto Zampieri.“Lo scorso agosto, a fronte di una petizione sottoscritta da 800 cittadini del quartie-re che chiedevano appunto l’apertura del garage sotterraneo, un tavolo di lavoro ha trovato una soluzione per arrivare a mettere a punto l’apertura del nuovo parcheggio”.

Basta guardare dei videouna app gratuitaper fare beneficenza

Si chiama wegive.it, l’appicazione gra-tuita per iOS o Android, che permette di fare beneficenza semplicemente guardando dei video. Si tratta di una applicazione, frutto di una start up tutta padovana, con investitori veneti, che trasforma il denaro messo a disposizio-ne dalle aziende che caricano spot e video pubblicitari sulla piattaforma, in donazioni per associazioni e onlus.

Pasticceri e artigianicornetto d’autore19 locali si alleano

Il Gruppo Pasticcieri Artigiani di Padova e l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi con il contributo della Camera di Commercio di Padova ed il patrocinio del Comune di Padova, lanciano il progetto “Le Brioches di Pasticceria”, un’iniziativa che intende valorizzare un prodotto di consumo tanto diffuso e generalizzato. La presenza sul mercato di prodotti similari, di origine industriale, tendono a confondere il consumatore e dequalificare l’offerta. “Le Brioches di Pasticceria” sono promosse da un circuito di 19 locali che valorizza in modo originale i “cornetti” più amati da chi vuole iniziare bene la giornata.

Coinvolta l’intera provinciacon kairos rete per

i servizi assistenziali

Una rete che misura la salute di una comunità, ne rileva i problemi e tenta di individuare le possibili soluzioni. Si

sintetizza così il progetto sociale Kairòs, promosso dalla Provincia di Padova con la consulenza scientifica del Dipartimen-to di Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con i Comuni del territorio, la Prefettura e la Questura di Padova, l’Ufficio Scola-

stico Provinciale, le Usl 15, 16 e 17. L’iniziativa ha preso avvio a fine

2011 e ha coinvolto l’intero territorio provinciale con l’obiettivo di suppor-tare e incentivare la rete dei servizi

socio-assistenziali esistenti, mediante il coinvolgimento diretto delle Istituzioni.

Amministratori padovanimini imu, i sindaci

“virtuosi” resistono

Fronte comunae fra il vicesindaco di Padova Ivo Rossi con i sindaci di Ferrara, Cadoneghe, Albignasego e Vigodarzere, per discutere la strategia di pressione dei sindaci virtuosi che non hanno ritoccato

le aliquote Imu e che ora rischiano di vedere i propri concittadini penalizzati

per evitare la mini Imu nei comuni che invece hanno fatto i furbi.

Elezioni della presidenzaterme e turismo

zanin confermato

L’imprenditore Gian Ernesto Zanin è stato confermato alla presidenza

della Sezione Terme e Turismo di Confindustria Padova per il biennio

2013-2015. L’elezione è avvenuta nei giorni scorsi nel corso dell’assemblea dei soci. Zanin, padovano, 58 anni, è

presidente di Alabarda Gestioni, società che gestisce l’Hotel Plaza di Padova.

Lo affiancherà la vice presidente Giulia Zanettin (Hotel Terme delle Nazioni,

Montegrotto Terme). L’assemblea ha inoltre rinnovato il

Consiglio direttivo di sezione.

EDITORIALE

Amarezza metropolitana Ormai le proteste dei pendolari sono all’ordine del giorno e le notizie dei disagi si moltiplicano, al punto che la Regione ha intenzione

di cancellare l’accordo per il trasporto locale con Trenitalia e individuare altre soluzioni. Proprio mentre andiamo in stampa arriva la notizia che il Governatore del Veneto Zaia ha revocato il contratto con Trenitalia invocando la possibilità di fare una gara per assegnare il servizio. “Mettiamo in discussione il fatto che ci possa essere solo ed esclusivamente un gestore per i treni regionali. - ha detto - Facciamo una gara, è una facoltà che ci viene data dalla legge”.

Non è accettabile che migliaia di lavoratori ogni giorno siano in balia di ritardi, cancellazioni, disservizi e molte altre incognite che causano problemi a non fi nire. Non è accettabile che chi sceglie o è costretto a ricorrere ai mezzi pubblici si trovi a dover affrontare temi di percorrenza insostenibili, almeno il doppio rispetto a chi ricorre all’automobile. Ma anche per gli automobilisti muoversi all’interno della cit-tà metropolitana comincia a costare caro, molto caro. Ad inizio anno gli aumenti dei pedaggi su sistema autostradale tra Padova, Venezia, Treviso e Rovigo sono un’amara realtà con la quale sono chiamati a fare i conti anche gli autotrasportatori. A quanto pare è il prezzo da pagare per la costruzione del Passante, il quale però, con queste cifre rischia di essere sempre meno frequentato, soprattutto dai pendolari.

Anche loro devono far quadrare i conti con costi sempre più alti e stipendi al palo. Mentre la politica sta cercando di correre ai ripari prevedendo sconti e agevolazioni per i residenti, soluzioni che probabilmente dovevano essere messe a punto prima dell’introduzione degli aumenti, c’è chi prevede un sensibile aumento del traffi co sulla viabilità locale. E qui siamo ancora in pieno scaricabarile fra entri e Regione. Davvero un pessimo debutto per l’anno della Pa-Tre-Ve.

segue da pag. 1

di Nicola Stievano

lotta al “tarocco”

pag. 24

Prodotti falsi, fannomale all’economiae anche alla salute

ambiente

pag. 27

Nasce il polo deimusei provinciali,piccoli gioiellidel territorio

cultura

pag. 32

Missione spazialepreparata anchea Padova

politica

pag. 34

Aria di votazioni, 345 sindaci al rinnovo

spettacolo

pag. 36

Intervista ad Aldo Tagliapietra, storico leader de “Le Orme”

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4 Argomento del mese

materie prime salgono prezzi e furti

Sicurezza ferroviaria e furti di rame

423mila euro e 38mila chilogrammi di rame trafugato. A tanto ammontano i danni provo-cati dai furti di rame sulle linee ferroviarie

venete nei soli primi nove mesi del 2013.Un fenomeno che mette seriamente a rischio

il buon funzionamento del trasporto ferroviario. Nel periodo preso in esame sono stati coinvolti 291 tre-ni per un totale di quasi ottomila minuti di ritardo. Furti che sin troppo spesso restano impuniti. L’ulti-mo episodio ha bloccato per ore quaranta treni sulla tratta Venezia-Padova a causa dell’ennesimo furto di rame. I ladri hanno agito sulla linea AV Venezia-

Padova fra le stazioni di Venezia Mestre e Pado-va Interporto. L’anomalia lungo la linea è stata rilevata dai sistemi di sicurezza e i treni in entrambi i sensi di marcia sono stati deviati sulla linea convenzionale con ingenti ritardi. Per ora questi furti hanno provocato solo ritardi e disagi ai cittadini in viaggio e alle Ferrovie ma se i sistemi di rilevamento dei problemi un giorno avessero un guasto improvviso? Questi furti sono pericolossimi eppure sempre più frequenti. I dati dell’Osservatorio Nazionale sui furti di rame sono signifi cativi se si guarda ai primi 6 mesi del 2013: 11.040 furti (+12,1% vs 2012) per 2.720 soggetti denunciati (+41%) di cui 1.631 (+36,7%) in stato di arresto.

E’ Andrea, 23 anni, la vittima più grave dell’escalation di rapine e furti che negli ultimi mesi del 2013 ha inve-stito in modo preoccupante il Veneto.Lui, un commesso di dicount, si è visto puntare la pisto-

la alla testa e poi ha sentito lo sparo che l’ha costretto ad una diffi cile lotta per la vita. Ma la cronaca racconta quasi ogni giorno di signore più o meno anziane colpite brutal-mente lungo le vie delle nostre città anche per un bottino di pochi euro.

La gente ha paura e la preoccupazione degli ammini-stratori locali è altissima tanto che non si contano le richieste di aumentare le forze dell’ordine di pattuglia sui territori.

Molti i primi cittadini che hanno fatto appello anche al Governatore Zaia chiedendo risorse economiche, fi nanzia-menti ai propri distretti di polizia, soldi che il più delle volte erano a bilancio in Regione e sono stati cancellati, così come è accaduto per l’impegno a fi nanziare le telecamere.

In alcuni territori, come a Padova e nella Saccisica, ver-so fi ne anno sono arrivati rinforzi nell’ambito di competenza dell’arma dei carabinieri. Così sono stati intensifi cati i pattu-gliamenti e la presenza di agenti là dove sono sempre più in

azione bande di ladri che non disdegnano di compiere danni e atti di vandalismo.

Purtroppo però, operazioni come queste non potranno durare a lungo su un territorio e, soprattutto, non possono essere replicate all’infi nito.

Nel Veneziano i reati complessivi, nei primi otto mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono aumentati del 3,5 per cento. Con un’impennata dei reati predatori in particolare ad agosto dove i furti in casa sono aumentati del 14 per cento, mentre quelli nei negozi del 24 per cento. “Ogni tanto - ha affermato Alessandro Pansa, capo della Polizia all’assemblea dell’Associazione funzionari di polizia - qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città. Voglio essere sincero con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza da nessuna parte del territorio. E da nessuna parte vuol dire anche Venezia”. L’annuncio di Pansa è ancora più grave guardando al futuro. “Il prossimo anno caleranno ancora gli uomini e ci sarà ancora meno sicurezza”.

E’ paradossale pensare che aumentano i reati e cala il numero di chi può contrastarli. “I reati predatori si com-

battono anche con la prevenzione - spiega infatti Diego Brentani, segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp - e questa la si fa mettendo agenti in strada. In questo momento siamo al lumicino. Se abbiamo gli uomini non abbiamo le macchine e viceversa. Poi fi niscono i soldi per la manutenzione delle auto e queste si fermano. A riprova che stare in strada porta a risultati l’abbiamo avuta a gennaio 2013, quando sono stati messi per le vie la metà dei poli-ziotti arrivati per sostituire quelli che sono stati trasferiti. In nemmeno quindici giorni sono calati, del sessanta per cento, i reati predatori denunciati”. “Non è solo una questione di organici e mezzi - afferma però Francesco Lipari, se-greta-rio provinciale del sindacato di polizia Coisp - Il problema è più complesso, riguarda il fatto che il sistema giustizia in Italia non funziona. Chi commette reati si rende conto che nella gran parte dei casi la fa franca. Non solo, da tempo in Italia non c’è la certezza della pena”. “Chi commette la gran parte dei reati predatori - conclude Lipari - è consape-vole del fatto che pochi giorni dopo, se non ore, si ritrova fuori e torna a fare quello che sa fare meglio: delinquere”.

di Germana urbani

Pansa: “Nel 2014 caleranno ancora gli agenti di polizia e ci sarà ancora meno sicurezza”

Lipari: “Il problema è più complesso,

riguarda il fatto che il sistema giustizia

in Italia non funziona”

SICUREZZAAggressioni e scippi

per strada, di giorno e di notte, topi d’appartamento

di nuovo all’opera in un crescendo di furti messi a segno nelle province venete.

Una escalation che i soli agenti presenti

nei territori non possono contrastare effi cacemente

Allarme sicurezza: sempre più ladri e sempre meno agenti

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5Argomento del mese

di Germana urbani

Zaia ringrazia ma chiede un impegno al GovernoTornano le ronde Le vere risposte dovrebbero venire dalle istituzioni

Se la sicurezza non arriva dallo Stato i cittadini si organizzano e tornano sulla strada a far la ronda. Sulle ronde si era tanto discusso anni fa, quando l’argomento sicurezza era cavalcato di gran carriera dalla Lega e da An. Ma dopo la regolarizzazione delle ronde non se ne era più vista una. Di fronte a una crescente domanda di sicurezza, però, in tutta la regione stanno tornando di moda i

pattugliamenti delle associazioni di volontari. Alcuni, soprattutto giovani, girano armati di telefonini pronti a documentano tutto il possibile e a pubblicarlo in diretta sui social media. Scelte che possono essere molto pericolose e che hanno allarmato anche il prefetto Domenico Cuttaia che ha sottolineato quanto sia rischioso postare su Facebook foto o altro materiale di presunte situazioni di reato. Ma certamente è rischioso anche sostituirsi agli agenti nel controllo del territorio, una soluzione dal fi ato corto, come riconosce lo stesso Governatore Luca Zaia, leghista della prima ora. “Io apprezzo la generosità con la quale queste persone si rendono disponibili a collaborare con le forze dell’ordine ma è evidente che questa non può essere la soluzione dirimente per prevenire e contrastare gli episodi malavitosi - ha detto il governatore Zaia - “Gli episodi criminosi, in base alle statistiche, sono in aumento e per contro si registra, a causa dei tagli statali, una drastica riduzione dell’organico degli agenti: ciò signifi ca esporre a eccessivi pericoli le famiglie e le aziende. Il governo riveda le sue priorità”. Ma anche la Regione ha le sue mancanze e basta dare un’occhiata al bilancio regionale per verifi care se Zaia e la sua Giunta crede nella necessità di investire o no in sicurezza. “Occorre pensare - ha sottolineato Piero Ruzzante, Consigliere regionale del Pd - che si è passati dai 5,6 milioni di euro del 2010 ai 100 mila euro del 2011, fi no agli zero euro messi a bilancio per il 2012. Ma non erano proprio la Lega e il Pdl a ritenere la sicurezza e la lotta alla criminalità obiettivi strategici per il loro mandato? Beh, a giudicare dai numeri non si direbbe affatto”.

Allarme sicurezza: sempre più ladri e sempre meno agenti

A Padova nuovo Prefetto e Questore

Reale o percepita? In città e provincia preoccupazione per furti in casa e aggressioni Nell’anno in cui si torna al voto per le amministrative a Padova e in numerosi

comuni della provincia uno dei temi destinato sicuramente a tenere banco è quello della sicurezza. O meglio, dell’insicurezza, sia essa reale o percepita da

parte dei cittadini. A scorrere le cronache delle ultime settimane e a leggere i rapporti delle forze dell’ordine i fenomeni che destano maggiore preoccupazione continuano ad essere i furti in casa (ma anche nelle attività commerciali, abbigliamento e cal-zature in particolare, insieme alle rapine a supermercati e tabaccherie) ma anche le aggressioni. Non solo scippi dunque, ma veri e propri “assalti”, spesso ai danni di persone anziane, per rubare pochi spiccioli. Episodi che oltre ad essere un grave trauma per chi li subisce, impressionano l’opinione pubblica e aumentano il senso di insicurezza.

A fi ne anno una ricerca sulla qualità della vita diffusa da un quotidiano nazionale ha messo piazzato Padova nel poco ambito secondo posto della classifi ca sulla cri-minalità relativa al traffi co di droga. Un’altra ricerca mette in evidenza che nel com-plesso a Padova si vive bene per la presenza di servizi, consumi e tenore generale di vita anche se peggiora la situazione per l’ordine pubblico, vale a dire i reati come estorsioni, microcriminalità e rapine, appartamenti svaligiati. Un fenomeno che ritro-viamo anche nell’immediata cintura urbana cittadina. Tutto ciò non fa che aumentare la preoccupazione fra cittadini e i commerci, insieme alla richiesta di un maggiore impegno per la sicurezza, con l’inevitabile contorno di prese di posizione politiche e di polemiche. Non si sente più parlare di “ronde”, a quanto pare un’esperienza ormai messa da parte. A livello territoriale, ad esempio a nord di Padova nell’Unione Medio Brenta, anche la polizia locale viene impegnata per la sicurezza e mobilitata proprio per aumentare la percezione di un maggiore controllo nei confronti della microcriminalità. Anche in città gli agenti di polizia locale sono impegnati in questo senso, così come nei Comuni che possono contare su un corpo abbastanza strutturato (Padova Sud, Piovese ad esempio). Intanto con il nuovo anno i padovani hanno assistito al cambio della guardia sia in Prefettura che in Questura. Padova ora ha la sua prima donna Prefetto, Patrizia Impresa, arrivata da Cuneo. Viceprefetto vicario a Varese dal 2004 al 2006, ha poi lavorato al ministero in veste di componente della Commissione per la progressione in carriera. Dal 2008 è stata presidente della commissione per la Protezione internazionale di Milano, quindi l’approdo a Cuneo, come prefetto. In Questura il successore di Vincenzo Montemagno è Ignazio Coccia, ex capo della Digos di Roma e attualmente nella segreteria del capo della polizia di Stato, Alessandro Pansa. Porterà a Padova la sua esperienza in materia di antiterro-rismo e tecniche investigative volte a sgominare gruppi anarchici. Il primo pensiero di Prefetto e Questore è andato ovviamente alla sicurezza in città e in provincia e all’impegno per combattere anche il fenomeno della “paura percepita”, come ha ricordato Patrizia Impresa.

Coccia ha aggiunto che ci sono delle situazioni che meritano la massima atten-zione, da monitorare proprio per permettere ai cittadini di recuperare il meritato sen-so di sicurezza. Da esperto di criminalità assicura infi ne di non aver trovato situazioni particolarmente gravi, il che è un segnale incoraggiante. Nicola Stievano

spalla pag 5 per padova

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6 Piove di Sacco

Comuni piovesi bocciati in trasparenza. Parla chiaro l’ultimo monitoraggio effet-tuato il 14 dicembre scorso dalla “Busso-

la della trasparenza”, lo strumento operativo del ministero per la Pubblica amministrazione che compie una rilevazione automatica dei siti degli enti pubblici verificandone l’adeguamento alle disposizioni introdotte in materia di traspa-renza dal decreto 33 entrato in vigore il 20 aprile scorso.

Stando ai dati raccolti dal software, la maggior parte dei Comuni piovesi si sono dimo-strati inadempienti rispetto agli obblighi di pub-blicazione che prevedono un aggiornamento costante delle informazioni inerenti specifici pa-rametri: esiti dei bandi di gara, bilanci comuna-li, tassi di assenza dei dipendenti, curricula dei dirigenti e persino redditi degli amministratori.

Al primo posto della classifica si piazzano, a pari merito, i Comuni di Brugine, Correzzola e Legnaro che raggiungono il punteggio pieno soddisfacendo tutti e i 64 requisiti seguiti, solo dal Comune di Polverara che adempie a 62 dei criteri richiesti. Bisogna scendere al cinquanta-

seiesimo posto per trovare il Comune di Piove di Sacco che risponde ad appena 9 dei requisiti con una percentuale di aderenza dei contenuti minimi del 14,06%.

Tra gli ultimi in classifica i Comuni di Sant’Angelo (5 su 64) e Arzergrande (ap-pena 1 su 64). Il primato, negativo, spetta ai Comuni di Codevigo e Pontelongo fermi a zero punti. Tuttavia sono tanti i Comuni (e quelli della Saccisica non fanno eccezione) che hanno semplicemente adeguato la struttura formale dei siti, inserendo i titoli richiesti dalla normativa nella sezione “amministrazione tra-sparente”, ma non i contenuti. Mancanze che al momento non vengono rilevate dalla Bus-sola ma che possono essere sanzionate: dal mese di ottobre, 180 giorni l’entrata in vigore del decreto, i Comuni inadempienti possono essere multati. Amministratori locali, ma anche gli stessi cittadini, possono verificare in tempo reale se il sito dell’ente risponde agli obblighi di legge: è sufficiente collegarsi al sito internet www.magellanopa.it.

BuSSOlA DEllA TRASPARENZA, NON TuTTI I COMuNI “PASSANO” l’ESAME

Ma.Ma.

L’hanno definita la “marcia su Roma dei sindaci virtuosi”. Una delegazione di 19 primi cittadini, tra cui molti padovani, compresi il sindaco di Pio-

ve di Sacco, Davide Gianella e il collega di Legnaro, Ivano Oregio Catelan, a dicembre si è recata a Roma per protestare contro il rimborso sull’Imu.

A guidare la protesta, a cui hanno aderito oltre una trentina di amministratori veneti, il sin-daco di Albignasego e assessore al Lavoro della Provincia di Padova, Massimiliano Barison.

Caos Imu. Il decreto legge 133/2013 con il quale è stata soppressa la seconda rata dell’Impo-sta sulla casa stabilisce che lo Stato ristori ai Co-muni metà del minor gettito calcolato sull’aliquo-ta di base prevista nel 2012 per le prime case, e fissata al 4 per mille. Lo stesso provvedimento prevede che a quei Comuni che hanno aumentato nel corso del 2013 la stessa aliquota sull’abita-zione principale, la differenza venga pagata per il 40% dai cittadini, entro il 24 gennaio 2014, e per il restante 60% dallo Stato. E qui la disparità di trattamento lamentata dai sindaci.

I motivi della protesta. Il Governo, sosten-gono i sindaci dei cosiddetti “Comuni virtuosi”,

non andrà a riconoscere nulla agli enti locali che hanno mantenuto l’aliquota base sulla prima casa allo 0,4%, mentre ai municipi che hanno aumen-tato l’aliquota di base, anche fino al massimo dello 0,6%, lo Stato andrà a versare una quota proporzionalmente più alta. Senza considerare che il rimborso Imu della seconda abitazione e delle attività produttive verrà ulteriormente ridot-ta per alimentare il fondo di solidarietà che poi verrà ripartito tra tutti i Comuni. Ma i sindaci non ci stanno a quella che definiscono “una beffa in-tollerabile”. “E’ del tutto evidente – scrivono in un documento di protesta i primi cittadini, riuniti nel “Movimento dei sindaci virtuosi” - che quan-to sta accadendo lede in maniera sostanziale il

principio di eguaglianza tra tutti i cittadini e tutti gli amministratori”. “E’ partita una vera e propria mobilitazione – spiegano – di quei sindaci che non avendo aumentato l’aliquota Imu sulla prima abitazione o avendolo fatto in modo modesto nel 2012, per non gravare pesantemente sulle tasche dei cittadini, si vedono ora, a bilanci già chiusi, penalizzati rispetto a chi ha alzato l’Imu in maniera sostanziosa una volta che si è saputo che il Governo avrebbe ripianato l’intero”.

La trasferta a Roma. La questione è stata posta all’incontro che si è svolto nella capitale con i senatori veneti Massimo Bitonci (Lega), Antonio De Poli (Udc), Giorgio Santini e Rosanna Filippin (Pd) e Marco Marin (Forza Italia), a cui è segui-to anche un appuntamento con il leader di Anci Veneto Giorgio Dal Negro e con il vicepresidente nazionale di Anci, Alessandro Cattaneo. La richie-sta inoltrata al Governo, quindi, è quella di favo-rire una più equa distribuzione delle risorse, “per confermare – sostengono - un principio di equità e di giustizia distributiva delle risorse pubbliche secondo quanto previsto dalla Costituzione”.

di Martina Maniero

Anche il primo cittadino di Piove, Gianella, e il collega di Legnaro, Catelan a protestare: per loro il governo penalizza i Comuni che hanno mantenuto l’aliquota minima

Rimborso sull’Imu Una delegazione di 19 primi cittadini padovani si sono mobilitati

La marcia su Roma dei sindaci virtuosi

Rimborsi sull’Imu, i Comuni virtuosi si sentono penalizzati

Sulla questione Imu interviene Andrea Recaldin, nel Direttivo Anci Veneto ed esperto in finanza locale.

“I tagli dei trasferimenti che il Governo ha operato sui Comuni tra il 2012 e il 2013 – spiega - hanno creato in molte amministrazioni dei vuoti di risorse a cui, ogni sindaco, ha controbattuto con le poche armi che aveva: chi aumentando l’Irpef, chi operando tagli alla spesa corrente, chi aumentando le aliquote Imu. E qui nasce il problema”. “Lo Stato – evidenzia Recaldin - ha fatto due scelte che hanno stravolto l’impianto della finanza locale: ha lasciato aperto fino al 30 novembre la possibilità di aumentare l’aliquota sulla prima casa e ha promesso di rimborsarla per intero.

Ma ha fatto male i conti, perché numerosi enti hanno deciso di alzare le aliquote, fiduciosi poi di incassare il rialzo, mentre c’è stato chi, altrettanto legittimamente, ha deciso di non intervenire e a costoro, norma alla mano, oggi nulla è dovuto”.

Ad un parere sul virtuosismo di questi Comuni Recaldin replica: “Non necessariamente chi ha aumentato le aliquote lo ha fatto per necessità, alcuni si sono infilati nella finestra del 30 novembre, viceversa c’è stato chi ha aumentato perché aveva subito tagli governativi eccessivi. Allo stesso modo, un Comune potrebbe non aver toccato l’Imu per scelta po-litica, o perché ha potuto contare sugli incassi di altre voci di bilancio”.

“Il mix di fattori - conclude Recaldin - sono tanti, ma una cosa è certa: tanto può essere legittima l’aspirazione di questa richiesta dei sindaci, quanto di difficile accoglimento.

Se già per lo Stato nel 2013 sarà difficile trovare il bandolo di questo pasticcio e la copertura finanziaria necessaria a compensare le maggiorazioni Imu, figuriamoci trovare altri milioni per questi Comuni”.

focus

Anci Veneto“aspirazione legittima ma di difficile accoglimento”

Ma.Ma.

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8 Piove di Sacco

A2013 appena scaduto il sindaco Davide Gia-nella tira le somme su questi primi 7 mesi di legislatura. “Ci siamo trovati una situazione

congelata – attacca il primo cittadino - con numerosi problemi da risolvere e con la questione del persona-le aperta. In questi mesi la questione delle posizioni organizzative è stata risolta con la firma del nuovo contratto collettivo decentrato. L’extra fondo è stato certificato in 218.000 euro, di cui 76.000 ripianati volontariamente con i premi e le indennità dei diri-genti, altri 50.000 recuperati nel 2013 ed il resto da recuperare sul fondo dei prossimi anni”.

Un quadro, quello tracciato dal sindaco, carat-terizzato dagli interventi sui costi della politica con la riduzione dei posti dirigenziali (da 6 a 4) che porteranno un risparmio di 25.000 euro l’anno. Tra i provvedimenti in tema “sicurezza” il sindaco ricorda il ripristino dei turni della polizia locale; il potenziamento del sistema di videosorveglianza e l’assunzione, per il 2014, di due nuovi agenti a tempo determinato.

Nella valutazione Gianella torna a parlare di “Saccisica”, con Piove ente capofila. Quanto agli interventi in itinere ricorda il progetto di messa in sicurezza di via Provinciale per Corte; la rotonda di Arzerello; la manutenzione dei piagni sul fiumicello; il rifacimento del ponte in via Piave; l’installazione di rilevatori di velocità (cartelli stradali) nelle vie di ingresso alla città e la manutenzione di strade, marciapiedi e illuminazione nel capoluogo. Quanto alla spesa pubblica il sindaco ricorda che il Comune,

attraverso bandi di gara, ha recuperato 247.000 euro per edilizia scolastica, 60.000 per l’ecocentro e 40.000 per il capitolo sociale. C’è poi la questione “casa” con la mini-Imu che a Piove non verrà paga-ta; l’esenzione dell’imposta sulla casa in comodato d’uso ai parenti (su proposta dell’opposizione) e lo sconto Osap per chi rinuncia alle slot machine.

Nel resoconto non poteva mancare la mobi-litazione a difesa dell’ospedale. “Un importante lavoro di squadra – lo ha definito il sindaco - che ha coinvolto sindaci, amministrazioni e parrocchie a

tutela del ruolo del nostro ospedale, al quale sono stati riconsegnati i primariati e i reparti di chirurgia e anestesia e rianimazione fra tutti. È un buon punto di partenza, ma molto ci sarà da fare, e noi, Piove in primis, vigileremo attentamente”.

La lista è lunga e le motivazioni non mancano. “Sono orgoglioso della squadra, coesa e motivata – conclude il Gianella - stiamo lavorando molto e spero riusciremo a mantenere tutti gli impegni presi con i cittadini”.

di Martina Maniero

Attività amministrativa Il sindaco Davide Gianella fa un bilancio dei primi sette mesi della sua Giunta

“Questione del personale, Saccisica, ospedale: stiamo lavorando bene”

Il sindaco Davide Gianella

Il primo cittadino rivendica il merito di aver “scongelato” una situazione ereditata con diversi problemi da risolvere ed elenca con soddisfazione i risultati finora raggiunti

Primo piano

Un investimento di oltre mezzo milione di euro per implementare il sistema di videosorve-glianza cittadino e modernizzare le infrastrut-

ture telematiche della città. Sono questi i termini del progetto “Piove sicura” illustrato dall’assessore alla Sicurezza, Luca Carnio (in foto).

Dieci le nuove telecamere che verranno instal-late nei cosiddetti punti critici della città, individuati grazie alle segnalazioni dei cittadini e delle forze dell’ordine. Gli occhi elettronici verranno posiziona-ti in piazza Nassiriya e Carlo Rosso, in cortile San Martino, nelle piazze Vittorio Emanuele II e Incoro-

nata, nel passaggio del Bottesin e in piazzale Sere-nissima. Altre due, fuori dal centro storico, verranno montate in via San Rocco, zona ospedale e in via Parini. Altre nove telecamere verranno invece instal-late negli accessi stradali al capoluogo e quindi sulla Piovese, nella frazione di Arzerello, ad Albora, in via Marconi, Leonardo da Vinci e Mareggia in zona industriale, in via Valerio, a Corte e tra le frazioni di Piovega e Sant’Anna lungo via Caselle.

Queste telecamere saranno in grado di leggere e registrare le targhe dei veicoli in entrata in città, ma non di multare. I dispositivi, che verranno col-

legati alle centrali operative della polizia locale e dei carabinieri, non saranno in funzione durante il periodo delle feste. Per il progetto, che prevede anche l’assun-zione a tempo determinato di due vigili, in modo da poter estendere l’attività della polizia locale fino al terzo turno garantendo la presenza sul territorio fino alle 2.30 di notte, verrà realizzato utilizzan-do parte degli introiti delle sanzioni elevate dagli autovelox.

focus Progetto “Piove sicura”videosorveglianza, installate altre 10 telecamere nei punti critici della città

Ma.Ma.

Un bilancio sostanzialmente “neutro” quello del con-sigliere all’opposizione Carlo Valerio, che consegna all’esecutivo locale una sorta di pagella. Positivo, se-

condo il capogruppo dei moderati “il cambio di atteggiamento generale rispetto al recente passato”; sbilanciato il versante della comunicazione che privilegia “gli aspetti folcloristici come fiere, feste e sagre, che purtroppo non sono gratis per le casse del Comune”; abbastanza bene “la revisione del personale del Comune, ma bisognerà ridistribuire molto meglio i carichi di lavoro tra settori diversi”.

Rimandati gli assessori. “Alcuni– evidenzia l’ex sindaco - agiscono un po’ troppo sopra le righe, talmente onnipresen-ti da rischiare di oscurare il sindaco e il resto della giunta”. Quanto all’azione amministrativa, Valerio definisce “poco coraggiose” le azioni di modifica del bilancio “ancora troppo appiattito sulla versione poco politica preparata dal Commis-sario Prefettizio. Maldestra, in particolare, la gestione delle esenzioni Imu sulle seconde case affidate a familiari addirittura non commentabile l’uso dell’enorme gettito delle multe, quasi tutte sulla Strada dei Vivai: un’mministrazione seria non può stare in piedi con le multe”. “Siamo solo all’inizio – conclude Valerio - di sicuro svolgeremo correttamente il nostro ruolo di stimolo e controllo”.

“Sei mesi sono troppo pochi per dare un giudizio obbietti-vo” . Così il capogruppo della Lega e della civica Forza Piove, Andrea Recaldin, “sarebbe come parlare di scudetto dopo poche partite di campionato. Preferisco concentrarmi invece sulle istanze che Lega e civica hanno portato all’attenzione dell’amministrazione”. La questione “sicurezza” in primis, tor-nata in primo piano e trattata come priorità. “Evidentemente – dice Recaldin - il nostro spunto era corretto, come corretta è stata la ricognizione dei punti critici della città per la mobilità dei disabili”.

Il capogruppo si dice soddisfatto sul risultato dell’ospeda-le: “possibile grazie il lavoro di ogni componente politica, una partita che sembrava persa in partenza e che invece, in Regio-ne, è stata riportata ad un livello migliore”. A questo risultato si aggiunge quello contro la proliferazione delle slot machine e quella sul comodato d’uso gratuito dell’abitazione ai figli, “la cui portata – rimprovera il leghista - è stata però ridotta da una timorosa amministrazione”. “Per giudicare con maggiore obiettività – conclude Recaldin - meglio attendere tempi più lunghi, quando si inizierà ad affrontare temi importanti e l’eu-foria iniziale sarà superata”.

Il giudizio delle opposizionivalerio: alcune cose positive, altre meno recaldin: lega e civica, stimolo a far bene

Ma.Ma.

focus

Da sx Carlo Valerio e Andrea Recaldin

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Page 9: Piovese dic2013 n160

Il Comune vara un Codice di comporta-mento per i dipendenti pubblici: d’ora in avanti niente più regali, compensi o

altre utilità di importo superiore a 100 euro; obbligo di astenersi da attività in conflitto di interesse con le mansioni svolte; divie-to di accettare incarichi di collaborazione da soggetti privati che abbiano avuto, nel biennio precedente, un interesse economico in decisioni o attività inerenti all’ufficio di appartenenza.

Sono queste alcune delle regole conte-nute nella bozza di Regolamento che defi-nisce “i doveri minimi di diligenza, lealtà, imparzialità e buona condotta che i pubblici dipendenti sono tenuti ad osservare”.

Regole più severe per gli statali, a breve in vigore a Legnaro, ma che presto o tardi dovranno essere osservate da tutti i dipendenti pubblici degli enti locali. Ligio al dovere, trasparente nelle pratiche, pronto

ad astenersi da procedure d’ufficio nel caso di conflitto d’interessi che tocchino lui e i suoi familiari: questo l’identikit del buon funzionario pubblico.

Tuttavia nel documento, accanto a norme specifiche previste dalla legge anti corruzione nella pubblica amministrazione, si trovano regole dettate più che altro dal buon senso. Da evitare, per esempio, l’infe-lice quanto troppo spesso utilizzata formula del “lei non sa chi sono io”: nei rapporti privati con pubblici ufficiali, anche al di fuori dell’ambito lavorativo, il dipendente non

sfrutta né menziona la posizione che ricopre per ottenere qualsivoglia utilità. Attenzione anche alla durata della pausa caffè: nel cor-so della giornata lavorativa è consentita una sola pausa, purché non comporti l’uscita dal luogo di lavoro e per il tempo strettamente necessario, che comunque non deve supera-re i 10 minuti.

Giro di vite anche sull’utilizzo di tele-foni e altro materiale, limitato ad un uso strettamente d’ufficio. Attenzione, chi non rispetterà le nuove regole rischia di essere sottoposto ad un procedimento disciplinare.

Dai regali, agli incarichi, alla pausa caffé: l’identikit del buon funzionario pubblico

Legnaro Il Regolamento che definisce i doveri di buona condotta

Il Comune vara il codice del “dipendente modello”di Martina Maniero

Troppe cadute: finisce sotto accusa il per-corso per non vedenti a Campagnola. L’ultimo incidente un mese fa. A farne

le spese, stavolta, una donna disabile resi-dente in zona. L’episodio non ha mancato di alzar polemiche, anche all’interno delle stessa maggioranza. Inaugurato nel 2012 con un contributo regionale di 86 mila euro, il percorso tattile aveva l’obiettivo di miglio-rare la mobilità cittadina di alcuni percorsi urbani per renderli maggiormente accessibili a disabili e non vedenti.

In buona sostanza, nella pavimenta-zione di alcune strade e marciapiedi sono state inserite delle piastrelle con elementi in rilievo (pallini e righe) in grado di segna-lare situazioni di pericolo come gli attraver-samenti pedonali, ma anche ingressi ad edifici pubblici. Il sistema è stato applicato per la prima volta in paese lungo i percorsi pedonali delle vie De Gasperi, Don Bosco, Cimitero, IV Novembre, Aldo Moro e in cor-rispondenza dell’impianto semaforico del centro cittadino. Ma non in tutte le zone è stato utilizzato lo stesso tipo di materiale. Se in alcuni marciapiedi sono state installa-te le tradizionali piastrelle “ad incastro” in altri, per non rovinare la pavimentazione in trachite, si è preferito applicare al suolo una

piastrella in gomma. Tasselli che nel tempo - neanche troppo - si sono scollati, creando più di qualche disagio a pedoni e ciclisti. A primavera il problema era stato sollevato dalla minoranza consiliare. Seguirono quindi alcuni interventi di manutenzione. Oggi l’as-sessore ai Lavori pubblici, Michele Giraldo, propone di rimuovere le porzioni in gomma. Lo ha fatto protocollando in municipio una lettera indirizzata ai colleghi di giunta, che ha preso alla sprovvista lo stesso sindaco Davide Zanetti. L’assessore ricorda di aver eseguito numerosi sopralluoghi tra febbraio e marzo, evidenziando da subito due gravi anomalie: il materiale particolarmente scivo-loso (sebbene omologato e certificato) e il distaccamento di alcuni tasselli. “Riportata la mia posizione di profonda perplessità sulla sicurezza delle piastrelle in gomma - scrive Giraldo - la giunta si è espressa per il solo ripristino delle porzioni staccate”. Replica il sindaco Zanetti “Mi fa specie che l’assessore rinneghi un intervento concordato in giunta. Evidentemente si tratta di una tattica eletto-rale in vista delle amministrative”. Rilancia Giraldo: “Non dobbiamo aver paura di mi-gliorare una situazione di profondo disagio, anche se a crearla siamo stati noi”.

neWs

Campagnolatroppe cadute: sotto accusa il percorso per non vedenti

Regole più severe per i dipendenti pubblici degli enti locali

9Legnaro-Brugine

Ma.Ma.

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di Nicoletta Masetto

10 Sguardo a Padova nord

Ancora un nulla di fatto per il progetto Sfmr ossia il collegamento “metropo-litano” con Venezia. Sarebbe dovuto

partire il 15 dicembre, in occasione dell’en-trata in vigore del nuovo orario di TrenItalia, concordato con la Regione, ma così non è stato. E pensare che si doveva partire anco-ra dieci anni fa com’era stato annunciato a Vigodarzere.

Tra i primi interessati al passaggio me-tropolitano proprio Vigonza. Era infatti stato realizzato il quadruplicamento dei binari sulla Padova-Mestre (27 chilometri), così come il raddoppio della linea fra Padova-Camposampiero e Castelfranco. Realizazta poi anche la nuova linea tra Maerne di Mar-tellago e Mestre, via Spinea, nuove stazioni ed eliminati decine di passaggi a livello. Insomma sulla carta sembrava tutto pron-to. Tanto che la partenza del sistema metro ferroviario (costata finora almeno 100 mi-lioni) era stata programmata per il giugno scorso. Alla fine di maggio la Regione aveva comunicato che, per motivi tecnici, sarebbe

stata posticipata al 15 dicembre. Data che era parsa quella definitiva. E invece, nei giorni scorsi, i vertici di TrenItalia e della Re-gione hanno fatto sapere che il primo treno “metro” per Busa, Vigonza-Pianiga, Dolo, Mira-Mirano, Mestre e Venezia Santa Lucia partirà, purtroppo, solo a metà 2014.

Quali le cause di tanti ritardi? Una rispo-sta Rfi-Ferrovie dello Stato ce l’ha: il sistema veneto è fermo a un binario morto perché, nonostante la realizzazione completa della stazione giardino sul lato sud di Padova Cen-trale (da dove partirà, ogni quarto d’ora, un

treno per Venezia) mancherebbe il colle-gamento tra il nuovo fascio di circolazione e la linea per Ponte di Brenta. Di più: non sarebbe ancora pronta la nuova stazione di Busa di Vigonza, con il relativo parcheggio.

Secondo altri tecnici della Regione, il metro è ancora in lista di attesa perché dalla Svizzera non sono ancora arrivati tutti i nuo-vi 24 treni Stadler, in via di acquisizione da tre anni. Non ci sarebbero, insomma, tutti i convogli regionali necessari ad attivare una vera e propria metropolitana tra Padova e Venezia.

Saltato anche il posticipo del 15 dicembre, Rfi si giustifica con il mancato termine dei lavori

Trasporti Non decolla il collegamento metropolitano con Venezia

Il treno del desiderio

La stazione ferroviaria di Vigonza - Pianiga, niente metro

Nuova rotatoria in pieno centro a Vigonza. Il tutto per realizzare un nuovo impianto stradale di distribu-

zione carburanti. La nuova rotatoria, che funzionerà in via sperimentale per sei mesi, sarà anche un ottimo test per verificare, ad esempio, se questo sistema potrà consenti-re o meno un migliore deflusso del traffico all’altezza del semaforo lungo la Noalese. Quest’ultimo rappresenta un punto «nero» viste le lunghissime code che si registrano non solo nelle ore di punta.

Intanto sono stati messi in modalità lampeggiante i semafori dell’incrocio. Gli operai hanno, quindi, posizionato i new jersey sotto la supervisione dei tecnici co-munali.

In questo incrocio, tra l’altro, risulta impossibile realizzare una rotatoria classica. Per questa ragione il progettista ha messo a punto una particolare forma ad anello centrale allungato con quattro attestazioni. Farla rotonda avrebbe comportato, infatti, l’eliminazione delle sedi di alcune attività produttive. La rotatoria viene realizzata dopo che è stato ottenuto il permesso di fare il nuovo impianto stradale di distribu-zione carburanti e altre attività complemen-tari. L’impianto aveva visto il «no» della So-printendenza del Veneto che si era opposta per salvaguardare l’area. Il richiedente, un imprenditore vicentino, ha fatto però ricorso al Consiglio di Stato e ha vinto.

I lavori della rotatoria, di forma appunto ellissoidale, interessano le vie Cavour, Noa-lese (S.R. Strada Regionale 515), Grandi

(provinciale 46), e Roma.All’interno dell’anello la circolazione è

a senso unico di marcia antiorario con un limite massimo di 30 all’ora. Se la speri-mentazione sarà positiva e si registrerà la scorrevolezza del flusso di traffico, si passe-rà al definitivo.

Questa una breve cronistoria dell’ope-ra. La richiesta di poter realizzare il nuovo impianto di carburanti da parte della società Bortolomei di Camisano Vicentino risale al settembre del 2012. L’atto d’obbligo stipu-lato con il Comune è invece del novembre scorso. Tra le motivazioni proprio quelle legate al traffico e alle lunghe code che si formano lungo al strada regionale, in pieno centro, all’intersecazione tra varie strade. Dello scorso ottobre l’approvazione da parte della giunta del progetto preliminare redatto dall’ingegner Michele Artusato dello Studio Area Engineering di San Donà di Piave per un importo di complessivi 37.670 euro. Risale sempre a ottobre l’autorizzazione di Veneto Strade.

NuOVA ROTATORIA, SEI MESI DI PROVA

N.M.

Piccole città che entrano nei cataloghi del terzo concorso nazionale per

il restauro dell’architettura “tradizione, devozione e ambizione”, ideato da Unpli e Regione con il patrocinio di Unesco e Ministero dei Beni Culturali.

Il Veneto si conferma a pieno titolo capitale dell’arte e del restauro. Con il suo pa-trimonio di beni culturali “minori”, resta una delle regioni più attente alla conservazione e al recupero non solo dei gioielli architettonici e delle imponenti ville palladiane, ma anche di una innumerevole serie di opere minori. Oltre a Venezia, Padova, Vicenza, anche cittadine come Noale, Marostica, Vigonza e Due Carrare.

Su sette progetti premiati a Villa Contarini di Piazzola sul Brenta, cinque ricadono in Veneto, uno di questi a Vigonza. Alla cerimonia di premiazione erano presenti il rettore dello Iuav Amerigo Restucci, il presidente del comitato provinciale dell’Unpli Fernando Tomasello, il presidente dell’Ordine degli architetti di Padova Giuseppe Cappochin, il di-rettore generale San Marco – Terreal Italia Fernando Cuogo e il vicegovernatore veneto Marino Zorzato. Sul maxischermo, una carrellata di immagini degli interventi vincitori, che andranno a costituire una mostra allestita nelle sale della villa e visitabile fino al 31 gennaio. Oltre alle dimore storiche, sono state premiati anche i migliori progetti per le categorie 2edifici di culto” e “aree pubbliche”.

Due interventi per ciascuna categoria. Per gli edifici di culto, ha vinto il restauro del chiostro dell’ex convento di Santa Margherita a Vigonza, progettato dall’architetto Massimo Benetollo. Un edifico con quasi mille anni di storia, con elementi romanici, gotici e del ‘700, che è stato dapprima oggetto di conservazione, messa in sicurezza e salvaguardia e poi recuperato nella sala del Capitolo. Rimesso a nuovo, potrà ospitare uffici parrocchiali, sala riunioni e spazi espositivi.

restauro

Premiato da unpli il recupero progettato dall’architetto BenetollocHiostro eX convento santa margHerita

N.M.

Uno scorcio del chiostro restaurato

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1 gen Capodanno6 gen Epifania7 gen Festa del Tricolore27 gen Giorno della Memoria11 feb Patti Lateranensi14 feb San Valentino27 feb Giovedì Grasso2 mar Carnevale4 mar Martedì Grasso19 mar Festa San Giuseppe30 mar Ora legaleAPRILE:

13 apr Le Palme20 apr Pasqua21 apr Lunedì dell’angelo25 apr Anniversario della liberazione1 mag Festa dei Lavoratori9 mag Giorno Europer11 mag Festa della mamma2 giu Festa della Repubblica8 giu Pentecoste9 giu Lunedì di Pentecoste15 ago Ferragosto26 ott Ora d’inverno1 nov Ognissanti2 nov Giorno dei Morti4 nov Giorno dell’unità Nazionale30 nov Primo Avvento7 dic Secondo Avvento8 dic Immacolata Concezione14 dic Terzo Avvento21 dic Quarto Avvento25 dic Natale26 dic Santo Stefano31 dic San Silvestro

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Page 13: Piovese dic2013 n160

Definirlo un codice etico è riduttivo. Il regola-mento approvato dal Comune di Tribano sem-bra più un codice di condotta per dipendenti

e amministratori, in grado di guidare la macchina pubblica tra i gangli della spending review. Un codice che potrebbe portare ad un risparmio di parecchie migliaia di euro e impedirà qualsiasi tipo di corru-zione dai più bassi ai più alti livelli di gestione. Ce ne parla l’assessore alle attività produttive e alla sicurezza Denis Berto.

“Siamo tra i primi Comuni in Italia ad approvare questo importante documento – ha commentato l’assessore – E’ di fatto un codice di condotta del personale comunale, ma definisce anche le regole per un comportamento etico dei dipendenti, la pre-venzione della corruzione, la massima trasparenza di tutti gli attivi amministrativi, nonché la condotta e i rapporti con i cittadini. Il codice sancisce inoltre il divieto per i pubblici dipendenti di ricevere regali importanti di qualsiasi genere. Senza contare che per garantire il rispetto delle nuove regole c’è anche un sistema sanzionatorio come previsto dal contratto collettivo nazionale”.

Si tratta insomma di una serie di “norme” restrittive che permettono di controllare il funziona-mento della macchina pubblica. “Come primo obiet-tivo ci eravamo prefissati una riduzione dei costi e ci siamo riusciti tagliando consulenze e altre spese non indispensabili – ha spiegato Berto – ma non ci sia-mo fermati a questo: siamo andati oltre e abbiamo introdotto un codice di comportamento più vicino al cittadino. Una serie di regole che valgono con il pub-blico, ma anche con i fornitori”. Ma il regolamento non è solo un elenco di norme.

“Uno dei punti fondamentali di questo codice è lo spirito di collaborazione con cui è nato – ha continuato Berto – E’ stato un processo di partecipa-

Approvato il regolamento Definita la linea di condotta che devono tenere i funzionari comunali

Codice etico per i dipendenti

Il Muninicipiodi Tribano, mini rivolu-zione per i dipendenti sottopostial nuovocodice dicomporta-mento

L’assessore Denis Berto: “Siamo tra i primi Comuni ad approvare questoimportante documento, in precedenzaabbiamo ridotto i costi amministrativi”

Tribano

Dal primo gennaio 2014 è nata la Banca di Credito Cooperativo “Annia”, dalla fusione delle Bcc di Cartura e del Polesine. E’ una

delle prime dieci del Veneto, con con un volume di 1,3 miliardi di euro, 210 dipendenti, 90 milioni di patrimonio, operativo in 103 Comuni, da Padova a Ferrara, passando per il rodigino, con 31 sportelli e seimila soci, un bacino potenziale di 1,1 milione di residenti e 127 mila imprese. La “testa” della nuo-

va Bcc Annia, che deve il nome all’antica strada ro-mana che univa il territorio del Polesine con Padova, resta a Cartura con la direzione generale ma anche con i vertici, visto che alla presidenza è stato con-fermato Mario Sarti, già per molti anni numero uno della Bcc di Cartura, e alla direzione Andrea Binel-lo. Modificata invece la composizione del consiglio d’amministrazione con due degli otto componenti designati dalla Bcc del Polesine, Giovanni Piasentini

(il presidente uscente) e Mauro Toso. Completano la squadra Alessandro Terrin, Alessandra Gruden, Francesco Bettella, Piero Baldisserotto e Antonio Rampin. Per fare posto ai rodigini si sono dimessi i padovani Roberto Faccio e di Giorgio Bellucco. Dall’assemblea di Rovigo il progetto di fusione ha raccolto 574 voti a favore e 5 contrari, a Padova 608 i favorevoli e due i contrari. Ora inizia la nuova fase di riorganizzazione della struttura.

cartura Svolta storica per il credito cooperativo, la direzione e la presidenza restano nel padovanoda gennaio e’ nata la nuova banca annia con il polesine

E.M. La presentazione della nuova Bcc Annia

zione con il personale e abbiamo fatto anche diverse riunioni con i dipendenti per spiegare l’etica di questa novità. Il tutto in un clima di collaborazione veramen-te da manuale”. Il lavoro di “squadra” ha coinvolto anche il segretario comunale ed è la garanzia che il regolamento stesso venga applicato essendo nato e cresciuto proprio insieme a chi lo deve rispettare. Il primo step si è concluso con un importante traguardo che vede in 4 anni, diminuire i costi della macchina pubblica di oltre 100.000 euro all’anno.

Risparmi a volte pesanti che però hanno garan-tito alcuni servizi essenziali per i cittadini nonostante

la crisi. I passi successivi definiti dall’amministrazio-ne comunale hanno valorizzato trasparenza ed etica comportamentale.

“Ci siamo attenuti alla legge 190 che prevede l’adozione di codici di comportamento da parte delle amministrazioni – ha concluso Berto – E’ una ga-ranzia in fatto di anti corruzione e di conseguenza permette di essere veramente un’amministrazione trasparente. Per esempio sono vietati i conflitti di interesse e i rapporti diretti con ditte in gara. Senza contare il limite di 100 euro per gli omaggi destinati ai dipendenti”.

Ormai da due anni la gestione rifiuti del Comune di Tribano ha cambiato rotta e i risultati non sono mancati. Il primo dato da mettere in evidenza è il miglioramento della

percentuale di raccolta differenziata. Nel 2010 la percentuale era ferma al 66,9%, mentre nel 2012 è stato raggiunto il traguardo del 72%. Un dato questo che pone ovviamente il Comune di Tribano tra quelli “ricicloni” d’Italia e rompe il muro simbolico del 70 per cento. Il Comune conta 1.753 utenze domestiche e 193 utenze non domestiche. Nel 2012 sono stati raccolti 347.910 kg di rifiuto verde, 138.000 kg di vetro, 231.710 kg di carta e cartone, 137.360 kg di plastica e latti-ne. Ben diversi i dati riferiti al 2010 con 444.900 kg di rifiuto verde, 131.060 kg di vetro, 278.300 kg di carta e cartone, 143.890 kg di plastica e lattine. Risultato reso possibile grazie alla diminuzione della percentuale di rifiuto secco e ad una ri-organizzazione del calendario della raccolta. Il 2014 è iniziato anche con l’inaugurazione del nuovo ecocentro comunale, di-sponibile esclusivamente per i cittadini di Tribano e Pozzonovo. L’ecocentro si trova in viale Germania, in zona artigianale e con orari di apertura validi tutto l’anno: il martedì mattina dalle 8 alle 12, il giovedì pomeriggio dalle 14 alle 18 e il sabato dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 18. Per conferire i rifiuti bisognerà qualificarsi tramite con un documento d’identità e una bolletta rifiuti. Si potranno portare: rifiuti ingombranti, apparecchiature elettriche ed elettroniche, lampade, tubi al neon, cellulari e pic-coli elettrodomestici, cartucce e toner esauriti, olii alimentari e minerali, vetro e plastica, carta e cartone, legno, metallo, farmaci e medicinali scaduti, batterie, pile esaurite, sfalci, foglie e potature, pneumatici. Non saranno accettati invece secco e umido, eternit e rifiuti inerti.

ambiente

Tribano si piazza in vetta alla classificail nuovo ecocentro migliorala percentuale di differenziata

di Emanuele Masiero

E.M.

13Sguardo al Conselvano

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Page 14: Piovese dic2013 n160

Dopo sei mesi dall’avvio ufficiale dei lavori, la cooperativa sociale Alambic-co di Conselve ha aperto le porte del

cantiere che porterà alla nascita delle due nuove comunità alloggio per 20 persone con disabilità del territorio. L’evento è stato l’occasione per fare il punto sulle novità in programma e sulle iniziative realizzate in collaborazione con le realtà economiche e con le amministrazioni pubbliche locali.

“Le due nuove strutture, che saranno operative entro giugno 2015, offriranno un’importante opportunità alle persone con disabilità del conselvano e consentiranno alle loro famiglie di vivere serenamente il pensiero del “dopo di noi”: molti genitori anziani sentono una forte preoccupazione per il futuro dei loro figli non autosufficienti e chiedono risposte concrete” ha spiegato Graziella De Marchi, presidente di Alam-bicco.

Pensiero condiviso dalla presidente di Anffas Conselve, Paola Baldo, che ha evidenziato come questo progetto sia la concretizzazione degli sforzi che sono in corso da decenni nel territorio per garantire una migliore qualità della vita agli utenti e alle loro famiglie. In questo periodo econo-mico – ha aggiunto De Marchi - scegliere di investire nel futuro è un atto di fiducia e speranza, che abbiamo chiesto ai fami-gliari, ma in generale al territorio e ai suoi cittadini, di condividere: da qui sono nate le partnership per la raccolta fondi, tra le quali l’iniziativa “Casette del Cuore”, giunta or-mai alla terza edizione”.

Le “Casette del Cuore” sono una colle-zione di calamite a forma di casa, realizza-te a mano dagli utenti della cooperativa, il cui ricavato va a finanziare la costruzione delle comunità alloggio: ogni casetta ha un costo di 10 euro, grazie al quale è possibile finanziare la costruzione di 100 centimetri quadrati delle nuove strutture. Da quest’an-no i punti di distribuzione saranno diffusi capillarmente nel territorio, grazie alla col-laborazione di circa 60 esercenti (il numero è in aumento) che ospitano all’interno dei loro punti vendita i box porta casette.

Le autorità presenti, tra le quali il Sin-daco di Conselve Antonio Ruzzon e i Sindaci di Arre Franco Casotto e di Bagnoli di Sopra Mario Rasi, hanno sottolineato il forte lega-me che lega Alambicco, definita da Ruzzon come un “fiore all’occhiello del territorio” e la comunità, con la quale interagisce da 30 anni, fornendo servizi alle persone svantag-giate ma anche posti di lavoro e opportuni-tà di interscambio e socializzazione.

L’incontro è stata anche l’occasione per illustrare un’altra opera in corso volu-ta dal Comune di Conselve, che sorgerà proprio a ridosso delle due nuove strutture della cooperativa sociale: si tratta del Par-

Alambicco Conselve lancia la gara di solidarietà a sostegnodei costi della nuova struttura

Conselve A buon punto la costruzione della nuova comunità alloggio al Palù

Le “casette del cuore”pronte a giugno 2015

La costruzione dell’edificio che ospiterà la comunità alloggio

L’associazione socio-culturale “Non so beo, ma paro bon” di Agna ha tagliato il traguardo dei 10 anni

di vita. E’ stata fondata il 21 dicembre 2003 l’associazione “Non so beo, ma paro bon” dai 6 soci fondatori Paolo Mazzuccato, Vignato Patrizia, Migno-ne Elisa, Barbierato Eddy, Mazzuccato Barbara e Piva Gianluca. L’associazione e’ attiva nel mondo del volontariato, nello sport e nel sociale ad Agna. Ri-cordiamo il memorial Daniel Belloni di calcio a sette, che questa estate è stata la decima edizione. Il nome dell’asso-ciazione è nato da un’idea del primo presidente in carica Paolo Mazzuccato a significare che anche quello che non è bello esternamente, in realtà può avere del buono dentro. E proprio per questo il logo prescelto dall’associazione è una castagna, la cui bontà è all’interno del guscio. A gennaio prossimo ci sarà una cena sociale di festeggiamento per il de-cennale come conferma l’attuale presi-dente in carica Patrizia Vignato. “Faccio i migliori auguri a nome di tutta la nostra amministrazione - afferma Gianluca Piva assessore al sociale e volontariato e tra i fondatori dell’associazione stessa - al Non so beo, ma paro bon e li ringra-zio di cuore per tutto cio’ che fanno per la nostra comunità. La porto nel cuore, essendo stata per me un’ottima palestra per il mio attuale ruolo di assessore al volontariato e sociale”.

agna

“Non so beo ma paro bon”dieci anni perl’associazione

E.M.

di Emanuele Masiero

co Giochi Inclusivo, il cui progetto è stato curato da Enrico Lorenzin dell’Associazione Billi Integration onlus. Un’area pensata per sviluppare il concetto di inclusione e quindi offrire al territorio uno spazio in cui bambini con disabilità e normodotati possano gio-care insieme senza limitazioni. Il progetto – del costo complessivo di 398.000 euro (180.000 dalla Fondazione Cassa di Ri-sparmio, 45.000 dalla Regione del Veneto e i restanti dal Comune di Conselve) – sarà ultimato nella primavera del 2014.

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Page 15: Piovese dic2013 n160

Dal primo gennaio l’Unione dei Comuni del Conselvano non è più un “can-tiere” ma una realtà operativa, che

in un colpo solo si è fatta carico di tutti i 110 dipendenti dei sette comuni e di tutte le funzioni. Con l’inizio del 2014 infatti il personale di Conselve, Arre, Agna, Bovolen-ta, Bagnoli, Candiana e Terrassa è sotto le competenze dell’Unione così come tutti i servizi gestiti dagli utenti. Ora ci vorranno almeno tre mesi perché il provvedimento entri a regime ma non nascondono la pro-pria preoccupazione i rappresentanti sinda-cali dei dipendenti, che da mesi chiedevano un confronto sull’organigramma e sulla riorganizzazione degli uffici.

I sindaci sostengono che fino a primave-ra non cambierà nulla perché nel frattempo verrà messo a punto il nuovo organigram-ma. I sindacati invece hanno chiesto al Prefetto di Padova un incontro urgente per discutere di questa piccola rivoluzione, della quale sia i cittadini che i dipendenti sanno ancora poco. “Non potevamo aspettare

oltre. - ha detto il sindaco di Candiana An-drea De Marchi di fronte ai rappresentanti sindacali - Abbiamo di fronte una grande occasione per fare sistema e fare squadra aggregando il servizi del territorio. E’ ov-vio che in questa prima fase ci sono delle difficoltà ma c’è la volontà politica a pro-cedere con l’Unione. L’organigramma è in parte abbozzato e nelle prossime settimane continueremo a lavorarci”. Cinque i voti con-trari in seno al consiglio dell’Unione, fra i quali il Movimento 5 Stelle di Conselve. “In questo percorso - afferma il portavoce Luca

Martinello - c’è stata poca trasparenza, i dipendenti e gli stessi cittadini non sono mai stati informati di quanto stava accadendo. Questa non è democrazia ma abuso di po-tere, per di più senza una progettualità e senza soldi in bilancio”.

I rappresentanti sindacali dei dipendenti denunciano: “Finora è mancata la volontà di confrontarsi - sostiene Salvatore Livorno della Cgil - eppure la qualità dei servizi ai cittadini passa attraverso la qualità del la-voro. Invece non c’è chiarezza sulle risorse economiche né sull’organizzazione”. Fran-co Maisto della Cisl aggiunge: “Le Unioni, previste dalla legge, nascono introducendo un piano di lavoro ai sindacati e implemen-tando le funzioni una alla volta verificando così la corretta gestione delle risorse uma-ne. Il tempo c’era per poter gestire con mo-dalità più chiare l’intero progetto, cosa che a Conselve non è stata fatta. I cittadini che rischiano di pagare a caro prezzo le scelte non condivise e prive di una verifica a monte sul loro funzionamento”.

Interessati 110 lavoratori di sette Comuni,sindaci chiedono tempo, sindacati preoccupati

La novità Dall’inizio dell’anno personale e funzioni trasferite al nuovo ente

Dipendenti all’Unione

Il municipio di Conselve

Dopo tre anni di richieste e di appelli, è pronto il progetto definitivo dei lavori di messa in sicurezza, fir-

mato dal Genio Civile di Padova, per un importo di 4,3 milioni di euro. Si tratta di costruire un diaframma impermeabile all’interno dell’argine a nord del centro, in modo che in caso di piena sia scon-giurato il rischio di un cedimento. Se si aprisse una falla in quel punto, infatti, l’intero centro del paese, interamente circondato da argini, finirebbe sommerso nel giro di pochi minuti. Per la verità l’intervento era stato pianifi-cato il 23 ottobre 2010, una settimana prima dell’alluvione che interessò anche Bovolenta. La notte di Natale di tre anni fa il centro storico venne evacuato perché c’era il rischio che cedesse l’argine del canale Roncajette che scorre a nord del paese. Oltre 250 persone furono costrette a fare i bagagli in fretta e furia e trovare una nuova sistemazione. Finalmente adesso qualcosa si muove perché certe situazioni non debbano più ripertersi. “Un primo lotto fun-zionale di 1,2 milioni di euro - spiega l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte - è stato inserito nella fase attuativa tra quelli urgenti e prioritari mentre un secondo lotto da 2,2 milioni è previsto nella fase programmatica. I miei uffici assicurano che non appena ci saranno i requisiti il professo esecutivo in corso di redazione per la parte finanziaria verrà inoltrato al Commissario straordinario per l’approvazione immediata e la successiva indizione del bando di gara”. Il sindaco Vittorio Meneghello si augura che in primavera i lavori possano partire. “Ad ogni piena si pone il problema se evacuare o meno il paese. L’anno scorso mi sono preso la responsabilità di lasciare le famiglie a casa loro ma non possiamo continuare così”. Il Genio Civile spenderà altri 500 mila euro per la sistemazione di altre frane lungo l’argine da Ponte San Nicolò a Bovolenta. Un tratto estremamente delicato, che in mancanza di una seria manutenzione potrebbe cedere in occasione di piene ormai sempre più frequenti. Altra opera molto attesa ma non ancora programmata è lo scavo dell’alveo del fiume, in modo da aumentarne la portata.

bovolenta

Pronto il progetto definitivo dei lavori di messa in sicurezzaarrivano i primi milioni per rifare l’argine

Il centro minacciato dall’acqua

di Nicola Stievano

15Sguardo al Conselvano

Page 16: Piovese dic2013 n160

La situazione di crisi è tutt’altro che superata e la mancanza di lavoro sta diventando il problema più rilevante.

Non è diversa la condizione nella Bassa padovana dove le aziende ormai chiudono con una rapidità drammatica. Basti pensare al problema occupazionale generato dalla vicenda Italcementi a Monselice. Ma nel Comune di Este le cose non vanno meglio: il Natale ha portato pessime notizie con 100 lettere di licenziamento indirizzate ai dipen-denti dell’istituto Santa Tecla.

Ma non è l’unico caso pur essendo il più eclatante. Nelle scorse settimane si è conclusa un’altra vertenza: i 20 lavoratori delle Officine Stefanelli di Este sono stati tutti licenziati. L’azienda, che operava nel settore della metalmeccanica e della carpen-teria, era stata dichiarata fallita un mese fa. Ma le trattative e l’annuncio dell’arrivo di un curatore fallimentare in grado di “traslare” la proprietà verso alcuni presunti compratori avevano portato un raggio di speranza. Il declino della ditta è iniziato quando i cemen-

tifici della zona, con cui le Officine avevano importanti rapporti di lavoro, sono entrati in crisi. Poi è partita la cassa integrazione. Alla fine il sistema è fallito e nel giro di pochi giorni ogni speranza è stata cancellata.

Non manca l’agitazione anche per i lavoratori della cooperativa Cal, che verrà rimpiazzata nella gestione del magazzino e della logistica per conto della Komatsu di Este. La vicenda è arrivata in Provincia

con una delegazione del personale della

cooperativa. Il contratto con la Komatsu è scaduto, secondo la decorrenza dei termini, e l’azienda avrebbe già scelto una nuova co-operativa per il prossimo rapporto di lavoro. I posti di lavoro a rischio sono quindi almeno 30, ma c’è la concreta possibilità che tutti e 50 gli operatori della Cal si ritrovino senza un contratto in tempi molto brevi.

Nel periodo delle feste natalizie è però la questione Santa Tecla a fare la parte del leone. Il centinaio di posti a fortissimo ri-schio (99 per la precisione) sarebbero frutto di la situazione che si è determinata a causa di una scelta di vecchia data: i dipendenti avrebbero accettato un accordo che avrebbe consentito per due anni un contratto di soli-darietà e poi avrebbe rimesso in discussione tutta la situazione, evitando nel frattempo di perdere posti di lavoro. L’amministrazione comunale ha rivolto un appello alla nuova cooperativa che subentrerà, chiedendo di non far venire meno l’ipotesi di applicare comunque quell’accordo.

All’Istituto Santa Tecla sono a rischio ben99 persone, licenziati in 20 alla Stefanelli

Este, Le vertenze Numerosi e preoccupanti i fronti occupazionali ancora aperti

Lavoro, un anno difficile

Il restauro della tela del Tiepolo tiene occupato il sindaco Giancarlo Piva. Un’o-pera molto legata al territorio e ai citta-

dini di Este, tanto che l’amministrazione ha deciso di fare appello alla generosità dei suoi concittadini, perché contribuiscano a sovvenzionare l’intervento di restauro della pala del Tiepolo, commissionata all’artista veneziano nel 1758 dalla Magnifica Comu-nità per il Duomo estense.

La pala d’altare di Giambattista Tiepolo (1696-1770) dal titolo “Santa Tecla libera la città di Este dalla pestilenza” è un olio su tela, che misura 6,75 per 3,90 metri. Il dipinto raffigura santa Tecla inginocchiata e piangente che prega il Padre Eterno affinché scacci la peste dalla città. La pestilenza cui si fa riferimento è quella manzoniana del 1630- 1631.

Nella tela si vede Este avvolta da nubi scure, mentre in alto il Padre Eterno, avvolto dalla luce, scaccia la peste che sta fuggen-do. Sullo sfondo appare uno dei pochi pa-esaggi dipinti dal Tiepolo, che rappresenta Este com’era nel ‘700. Si può scorgere il ponte della Porta vecchia, il Castello, la villa del principe, tanto che la tela può essere considerata anche un documento urbanisti-co di un certo rilievo.

La spesa preventivata per l’attuale in-tervento di recupero della pala dell’abside ammonta a 40 mila euro. Il Comune di Este ha stanziato 10 mila euro per l’operazione di restauro, ma all’appello mancano altri 30 mila euro. “La pala venne finanziata dalla Magnifica comunità di Este — spiega Gian-

carlo Piva, primo cittadino di Este — vale a dire dall’amministrazione comunale di allora, amministrazione che nel tempo si è anche fatta carico della manutenzione della tela, che ha subito diverse fasi di restauro.

Il Comune di Este ha destinato dieci mila euro a questo intervento di restauro di rilevo importantissimo, ma la spesa prevista è ben maggiore, per questo chiediamo ai cittadini e alle imprese estensi di contribuire a sostenere economicamente questa opera-zione. La pala del Tiepolo è un patrimonio dell’intera comunità cittadina e serve la generosità collettiva per poter finanziare questo fondamentale restauro”.

APPEllO DEl SINDACO PER Il TIEPOlO

E.M.

In tempo di crisi, gli appunta-menti culturali sono i primi a farne le spese. Ma nel Co-

mune di Este l’amministrazione è riuscita a concentrare gli sforzi per completare il restauro del teatro dei Filodrammatici. Ma non solo: oltre ad aver tirato a nuovo la struttura, si preannuncia già il tutto esaurito grazie ad una stagione teatrale programmata con i fiocchi. Il restauro è durato parecchi mesi. La platea, che evidenziava il peso dei suoi anni, è stata tirata a lucido e il vecchio controsoffitto è stato eliminato, lasciando a vista una splendida travatura in legno. Tutti gli impianti del complesso, che sorge a ridosso dell’ex collegio Vescovile, sono stati rifatti. E pure l’area destinata alle prove e ai camerini è stata completamente ricostruita. Ora si può vedere dall’interno l’ossatura dell’antico edificio, che un tempo rappresentava parte delle officine e delle rimesse del tram atestino.

A testimonianza del valore storico e culturale dell’edificio è sufficiente ricordare che il muro esterno dell’area per le prove e dei camerini è una sezione delle mura difensive veneziane del centro. I lavori di restauro per mettere a nuovo il teatro dei Filodramma-tici sono costati 800 mila euro in parte garantiti da un finanziamento.

“Con questo restauro possiamo riconsegnare alla città un pezzo di storia davvero molto importante – spiega Giancarlo Piva, sindaco di Este – Ora la struttura è comple-ta e tirata a lucido, manca solo una piccola parte del progetto che riguarda l’area esterna e che verrà portata a termine in tempi molto rapidi. Era un intervento che avevamo promesso e finalmente siamo riusciti a portarlo a termine. Crediamo molto nel settore culturale della nostra città e siamo decisi ad impegnarci sempre per valorizzarla con tutti gli strumenti possibili”.

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Al termine dei lavori al via la nuova stagione di prosafilodrammatici, teatro rimesso a nuovo

E.M.

L’esterno del Teatro di Este

di Emanuele Masiero

La pala del Tipepolo

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Page 18: Piovese dic2013 n160

Bolletta rifiuti in aumento? Forse si, per effetto della Tares. Il 2014 sarà un anno di forte cam-biamento nella gestione del prelievo per i rifiuti

che porterà ad una bolletta più salata anche se per qualcuno invece ci sarà pure un risparmio. Il motivo di questo cambiamento è da imputare alla Tares.

Se prima con la Tarsu, la bolletta era calcolata solo sui metri quadrati dell’abitazione, dal 2014 il prelievo sarà proporzionale anche il numero di com-ponenti del nucleo familiare. Un principio questo che dovrebbe tenere conto dell’effettiva produzione di rifiuti che certamente è più alta all’aumentare del numero di persone all’interno di un’abitazione. Ma il passaggio alla Tares ha comportato un altro effetto dirompente: se prima non era necessaria la copertura totale dei costi del servizio da parte dei cittadini, oggi è invece obbligatoria. Pertanto tutto il ciclo di gestione dei rifiuti dovrà essere pagato con la bolletta.

I numeri certamente danno l’idea della por-tata del fenomeno: nel 2011 i costi erano pari a 2.681.506 euro mentre i ricavi erano fermi a 2.282.413 euro. Una differenza di 400.000 euro che per volere dello Stato deve essere azzerata. Nel 2012 i costi sono scesi a 2.458.215 euro e i ricavi sono saliti a 2.323.209 euro con una differenza di 135.006 euro, decisamente meno impattante. Il 2013 invece è stato l’anno del pareggio obbligatorio con costi e ricavi bloccati a 2.337.147 euro.

Sempre legata alla Tares una piccola seppur importante novità per le attività produttive di Monse-lice: per le utenze non domestiche è stata introdotta la possibilità di detrarre l’Iva e di avere specifiche riduzioni in caso di autosmaltimento. La diminuzione dei costi non ha comunque intaccato la qualità del servizio con il mantenimento di tutti i servizi aggiun-tivi. Un fatto tutt’altro che banale visto l’aumento

Raccolta dei rifiuti Il 2014 è l’anno del cambiamento, che ovviamente peserà sulle tasche di tutti

Tares, ecco quanto si paga

Raccoltadifferenziatadei rifiuti, da quest’annocosterà di più a fami-glieed imprese

Introdotta per legge la copertura obbligatoria dei costi del servizio daparte dei cittadini, a Monselice sonopreviste agevolazioni per le famiglie

Nuovi tributi

Il Parco Buzzaccarini è il polmone verde di Monse-lice. Una piccola “central park” dove le famiglie portano i bambini per giocare in tranquillità. Da

anni ormai si parlava di lavori di riqualificazione e finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Si procederà quindi con un bando di gara con richie-ste molto precise. L’appalto prevede interventi di riqualificazione e recupero del patrimonio storico architettonico del Parco Buzzaccarini attraverso una

complessiva riqualificazione e riorganizzazione degli spazi e dei percorsi. L’area verde è anche conosciu-ta come “boschetto dei frati” per la vicinanza alla chiesa dei frati francescani. L’intervento prevede una riqualificazione completa relativamente alle aree del parco, opere di pulizia, espurgo delle acque del la-ghetto, posa in opera di berlinesi, di restauro della muratura di recinzione del perimetro del parco, di adeguamento tecnologico di vani esistenti con la

chiusura delle strutture lignee attualmente aperte e il recupero dei vialetti pedonali. Quest’ultima voce è forse la più sentita visto che la fruibilità del parco per i diversamente abili è diventata davvero difficile. Lo stesso vale per gli anziani che nei mesi di forte calura si recano spesso al boschetto per trovare refrigerio e magari un po’ di compagnia. L’importo complessivo degli interventi è di 207.818 euro di cui 197.818 euro per i lavori a ribasso d’asta.

monselice l’intera area sarà sistemata e ripulita, compreso il lago, con il recupero dei vialetti pedonaliboscHetto dei frati, finalmente al via la riqualificazione

E.M. Il laghetto del Parco Buzzaccarini

dei costi industriali (per esempio il gasolio) che ri-schiava di vanificare gli sforzi profusi per l’attivazio-ne di altri servizi. Beccati anche i furbetti dei rifiuti: con la verifica dei dati catastali è stata recuperata anche una buona parte di “evasione”.

Anche il valore dei contributi Conai, generati dalla vendita dei materiali recuperabili, è di tutto rispetto: ben 113.187 euro che ripagano gli sforzi quotidiani dei cittadini nel differenziare correttamen-te i rifiuti. Per rispondere alle esigenze delle fasce più colpite dalla crisi, in accordo con l’amministrazione comunale, il rimborso a favore del Comune è sceso da 580.000 a 465.000 euro, senza contare che

sono previste agevolazioni importanti per chi risulta avere un valore Isee basso. Ecco qualche esempio. Una famiglia di 3 componenti con 100 mq paga 127,70 euro di Tares.

Il conto scende a 119,98 euro in caso di attiva-zione del compostaggio domestico. Con Isee minore di 6500 euro l’importo dovuto diventa 78,76 euro, mentre con Isee compreso tra 6500 e 12500 diven-ta 98,23 euro.

Nel caso invece di un solo componente (sempre con 100 mq) abbiamo 68,33 euro di Tares, 60,84 con il compostaggio, 42,35 con Isee in prima fascia e 55,34 con Isee in seconda fascia.

di Emanuele Masiero

18 Sguardo alla Bassapadovana

segue da pag. 1

Lo dimostra il primo sì di Bruxelles all’etichetta sulla provenienza delle ma-terie prime, risultato della forte pressione di Confindustria. È in Europa che si gioca

la tutela di tutta la filiera agroalimentare, dall’agricoltura alla tra-sformazione, non a Roma. Di questo farebbe bene a occuparsi il ministro De Girolamo.

L’industria alimentare italiana assorbe il 72% dei prodotti agricoli nazionali ma è strutturalmente obbligata a importare ma-terie prime agricole a integrazione di una produzione nazionale insufficiente. Questo nel pieno rispetto della normativa europea. Siamo i primi a sostenere il potenziamento dei controlli, così estesi e penetranti da rendere sicuro il prodotto alimentare trasformato in Italia. Ma ogni strumentalizzazione o demagogia protezionistica rischia di diffondere messaggi ambigui e di pregiudicare l’intero settore agroalimentare, che è il secondo in Italia con 132 miliardi di fatturato, di cui 27 alla voce export.

Il Veneto, con 4.900 imprese agroalimentari e oltre 35mila addetti, realizza l’11% di questo fatturato, pari a 14 miliardi. Nel primo semestre del 2013 le esportazioni venete di prodotti ali-mentari sono cresciute del 7,4% (Italia +6,7%).

L’appello è ad evitare gli integralismi e a spostare l’attenzione sul futuro del made in Italy agroalimentare e sulle strategie per allargare i mercati. Non si può ridurre il tema a una lotta di confine. La contraffazione si combatte presidiando i mercati, promuovendo con più incisività i prodotti italiani di qualità, rafforzandone la repu-tazione negli altri paesi europei e nel mondo, sbocchi decisivi per tutta la filiera agroalimentare. Occupiamoci di come valorizzarne il potenziale, visto che altri paesi, come la Germania, esportano più di noi senza avere la nostra qualità e tradizione enogastronomica.

Possiamo fare ancora meglio, valorizzando l’assoluta qualità del prodotto trasformato in Italia e spingendo sull’internazionaliz-zazione rafforzando le reti lunghe, stimolando i processi di aggre-gazione tra imprese. Sono le priorità su cui essere compatti e che ci auguriamo siano al centro del confronto con le forze politiche, anche in vista delle prossime elezioni europee. Siamo convinti che anche la Regione sia determinata in questa direzione, per rendere sempre più moderna e competitiva la filiera agroalimentare.

*Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova

L’Intervento

di Giovanni Taliana*

Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia

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La situazione della Bassa Padovana all’inizio del 2014? Ce la racconta il giovanissimo Deputato Giulia Narduolo

che ha parlato di passato e futuro insieme a noi. Giulia, 29 anni, più vicina alla gente che ai palazzi romani, preferisce i rapporti umani agli ameni formalismi della politica. Cittadina doc della bassa padovana, iscritta al Partito Democratico, non si è risparmiata con le criti-che nonostante il periodo natalizio.

Buongiorno Giulia, quale pensi debba essere il proposito per il 2014 nella Bassa Padovana?

“Il periodo non è semplice per nessuno e i propositi potrebbero essere tantissimi. Ma credo che per molti motivi, il 2014 deve esse-re l’anno della svolta sul tema della viabilità. A partire dalla Sr10 su cui va chiusa la que-stione una volta per tutte senza targiversare”.

La proposta avanzata dalla Regione ti soddisfa? Come valuti l’idea di pagare un pedaggio?

“Trovo che sia una scelta completamente sbagliata che va nella direzione opposta della mia idea. Come possiamo chiedere ai cittadini di pagare un pedaggio per usare una strada che li collega al nuovo ospedale? E’ una solu-zione sbagliata e senza senso. E poi sembra la storia infinita. Io non ero ancora nata quan-do già si parlava di questa strada”.

Come procederesti quindi?“Prima di tutto va fatta una premessa. Ci

sono dei tratti che meritano di essere rivisti per garantire maggiore sicurezza. Troppe volte ab-biamo assistito passivamente a incidenti che hanno coinvolto i giovani del nostro territorio. In secondo luogo, non si possono prendere in giro i cittadini dicendo che devono pagare un pedaggio”.

Ma per gli utenti di alcuni Comuni ci sarebbe l’esenzione...

“Non farmi ridere... l’esenzione sarebbe valida solo per i cittadini dei Comuni attraver-sati dalla strada e comunque per due anni non di più. Della serie: i cittadini di Megliadino San Fidenzio andranno all’ospedale senza pagare mentre i loro vicini di San Vitale dovranno pagare un pedaggio. Vi sembra una buona soluzione? Poi non lamentiamoci se la gente preferisce andare all’ospedale di Legnago. Ci mettono meno tempo e non gli costa pedag-gi”.

Quindi che soluzione proponi?“Se siamo arrivati a questo punto il meri-

to o la colpa è da imputare alla Regione. Ora sono loro che devono trovare una soluzione. Credo comunque che l’unica via sia quella di trovare i fondi necessari. I cittadini della bassa sono stanchi si essere trattati da persone di serie B. Perchè noi veniamo sempre dopo?”

Cosa ne pensi invece della crisi econo-mica e del lavoro?

“Credo che la bassa paghi la sua fram-mentazione un po’ di più rispetto ad altri

“Spetta alla Regione trovare le risorse adeguate senza peròpesare sulle tasche di tutti”

Montagnana Giulia Narduolo, deputata del Pd eletta nella circoscrizione Bassa Padovana

Pedaggio sulla Sr 10“una scelta sbagliata”

Un tratto della Strada Regionale 10, polemica sul pedaggio

La situazione dei treni nella Bassa ha raggiunto ormai livelli disastrosi. A nulla sono valse le promesse fatte

dalla Regione di nuove corse e meno ritardi. “Il trasporto ferroviario nella bassa padovana è il peggiore del Veneto – ha spiegato il Deputato del Pd Giulia Narduolo – La Regione deve prendersi le sue responsabilità e dimostrare un im-pegno forte. Bisogna lavorare prima di tutto sull’affidabilità dei convogli: non è possibile che i pendolari debbano alzarsi alla mattina pregando che il treno arrivi in stazione e li porti a destinazione”.

Per Narduolo serve subito un cam-bio di direzione nella gestione oltre all’avvio di progetti di viabilità comple-tamente nuovi. “E’ inutile che ci promet-tano gli scarti messi meglio delle altre tratte – ha continuato la parlamentare – noi non siamo cittadini di serie B. Ci aspettiamo risposte concrete e l’avvio di progetti come quello della metropolitana di superficie.

Attualmente ci sono ancora delle zone dove i treni non possono essere ali-mentati elettricamente. Una situazione inverosimile. E’ naturale che i pendolari siano totalmente indignati ed esausti. Basta guardare nei social network la quantità di gruppi e commenti negativi sul servizio ferroviario per capire come la questione non sia più sostenibile”.

trasporti

Servizi ferroviari nel mirinoper i pendolariincubo quotidiano

E.M.

di Emanuele Masiero

territori. Ma credo anche che ci siano risorse e potenzialità altissime. Basta trovare i giusti ca-nali di sostegno e finanziamento. Dobbiamo dirigere lo sguardo verso l’Europa. Fare grup-po e costruire progetti insieme ai professionisti in grado di intercettare i finanziamenti”.

Ai giovani come te cosa vuoi dire?“Non sono abituata a fare promesse,

ma credo ci siano realtà locali da imitare e sostenere. Penso a tante start-up anche di piccole dimensioni che stanno lottando per restare in piedi e competere con i mercati più importanti”.

22 Sguardo alla Bassapadovana

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23Cultura locale

Il carattere unico di Venezia e il suo stra-ordinario fascino hanno sempre preso l’a-nimo di innumerevoli persone. E in modo

tutto particolare di quanti avevano predispo-sizione per il disegno e per il colore. Si sono avuti così, nel tempo, grande numero di arti-sti che hanno voluto immortalarla alla vista, fissandone i tratti e i colori su tela, legno e carta. Tantissimi. Dai grandi maestri del Rinascimento, quali Gentile Bellini e Vittore Carpaccio ai vedutisti settecenteschi, rap-presentati principalmente dal Guardi e dal Canaletto, ai pittori di epoca moderna fra cui hanno fatto spicco in modo tutto partico-lare Ugo Valeri, Virgilio Guidi, Fiore Brustolin Zaccarian. Immagini per lo più attinenti al reale ma non di rado risolte anche in ma-niera astratta, informale, lasciando magari maggior spazio alle prerogative intime, proprie dell’essere profondo di questa città.

Tra i molti pittori che ancora oggi ama-no visceralmente riportare su immacolate superfici l’aspetto di chiese e palazzi, di cieli, acque e rii di Venezia, vi è Giampaolo Cappello, un conterraneo che, dono una dili-gente e accurata preparazione effettuata in apposita scuola, si è dedicato con passione e ardore alla realizzazione di dipinti ritra-endo, oltre alla figura umana, tutte le cose

maggiormente seducenti del creato. Ma anch’egli è stato tosto preso da

vivo interesse per il capoluogo lagunare veneto ed ha iniziato così a studiarlo e a fissarne sulla tela gli angoli più suggestivi, più pittoreschi. Ha quindi scoperto che cielo e acqua esercitavano nel suo essere una singolare influenza, un ascendente che lo favoriva nella buona riuscita delle proprie raffigurazioni, per cui ha continuato ad ope-rare sulla strada intrapresa, fino a pervenire a sempre nuovi traguardi, ad ulteriori mete. E’ così che egli oggi, quando si siede da-vanti al cavalletto e infila con il pollice la tavolozza, vede automaticamente davanti a sé un nastro azzurro d’acqua o una calle con ai lati abitazioni frammiste a ciuffi di

verde, cose tutte che egli con prontezza e abilità riporta su bianche superfici infon-dendovi, nel contempo, con l’abilità tecnica esecutiva, una cospicua dose del suo essere profondo, del suo animo d’artista. E poiché la prassi dura da un certo tempo, oggi egli si ritrova a vivere circondato da tanti scorci del-la Serenissima, da inquadrature addirittura sconosciute, ai più ma, ad ogni buon conto, cariche di fascino, di suggestione, di tanta magnificenza da far vibrare lo spirito tutto di chiunque vi si ponga di fronte, assaporando magari, idealmente, gli stessi odori, le stes-se atmosfere che vi esalano le acque, che si espandono dai cieli.

di Paolo Tieto

Pittura Lo straordinario fascino della città lagunare fonte di ispirazione di molti artisti

La Venezia di Giampaolo CappelloUn conterraneo che ancora oggi ama riportare sulla tela chiese, palazzi, cieli, acque e rii della suggestiva città

Un’immagine di Venezia dipinta da Giampaolo Cappello

F. Lucianetti GF. trabuio SAN FRANCESCO E IL SULTANOeditrice anciLLa, 2013

Meraviglioso singolare “libro-fumetto” ispirato ad uno dei momenti più salienti della vita di San Francesco d’Assisi, quello concernente il suo storico incon-tro con Malek-Al Kamel, sultano d’Egitto, agli albori del tredice-simo secolo. Immagini a tutta pagina, delineate con efficacia e precisione, con vigore cromatico e profondità prospettiche, per cui si ha la sensazione di singolare dinamicità, di animato movimen-to. Lucianetti dà prova, in questo genere di narrazione, di auten-tica maestria, di competenza e fine gusto, più che rari, unici. Sì, perché, pur ispirandosi a modelli di epoca storica e a testimonianze iconografiche di rigorosa fedele autenticità, fa uso di tratti disegnativi e di colorazioni del tutto proprie, esclusive. Prerogative di rigorosa individualità che emergono in modo tutto particolare nei differenti stili architettonici delle varie località che fanno da sfondo alla narrazione - Italia, Spagna, Egitto - e nelle atmosfere improntate ad albe e a tramonti, a solari meriggi e a notti di mistero, cui si inseriscono, in debiti spazi bianchi, ora i testi narrativo-illustrativi e ora i ragionamenti dei diversi personaggi protagonisti dell’evento. Testi letterari autenticati da seria ricerca condotta sui documenti dell’epoca, resi poi maggiormente gradevoli e recepibili da, esposizione linguistica limpida, aggiornata al tempo presente, per cui compare di agevole lettura e suggestiva visione, adatta sia ai ragazzi come anche agli adulti..

GiuLio GaLassi L’UOMO ChE GUARDA LA NATURAeditrice raGazzini e &, 2013

Il volumetto — introdotto da Carlo Polgrossi — presenta oltre venti immagini a colori tra le più belle e significative realizzate in anni diversi dall’artista di Bagnacavallo (RA) Giulio Galassi. Una sintesi dei numerosissimi lavori realiz-zati da questo valente pittore, osservando le innumerevoli meraviglie della natura e, in modo tutto particolare, i fiori. Piante rigogliose, alte fino a perdersi con le nubi del cielo, e fiori di prato e di giardino, dai colori ora tenui e ora smaglianti, con tratti segnici a volte determinati e precisi e altre volte ancora di stampo informale, astratto. Sempre comunque carichi di luminosità e di grazia. E soprattutto di vivezza, di quel magico brio che Gelassi ha costantemente saputo imprimere ai propri lavori.

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Dieci minuti di applausi hanno suggellato il successo ottenuto in un Filarmonico gremito in ogni ordine di posti dal recital “Maria nei

Vangeli” allestito dall’associazione “Madonna delle Grazie” in collaborazione col Cgt “Vivi Piove e Ba-rabao Teatro. Un’ora e mezza di spettacolo filata via, liscia liscia, che alla fine ha veramente toccato il cuore dei molti presenti. Un’escursione puntuale e contestualizzata ai giorni nostri della vita di Ma-ria, dall’annunciazione fino all’Ascensione passando per il dolore della crocifissione del figlio Gesù. Il racconto prende il via in un convento di frati con le problematiche date dall’educazione di alcuni fanciulli ai quali il priore fra’ Tommaso inizia a raccontare la storia di Maria interpretata da Giorgia Rumiato. Il suo rapporto col Figlio giovane Antonio Molena e il Cristo adulto interpretato da Simone Carraretto. Accattivante la regia e scenografia curata da Ornella Marin Ranzato e la coreografia inter-

pretata da Emilia Masiero, Marta Patella e Sara Cecconello che hanno accompagnato con le loro leggiadre danze tutta la durata del recital. Ornella Marin Ranzato ha saputo affrontare con garbo e professionalità anche le più scabrose scene come quella della flagellazione e la morte del Cristo, il viaggio di Maria a Betlemme con Giuseppe, la nascita del Bambino, così come l’assunzione della Vergine. Un elogio va a tutti i figuranti, oltre una

trentina, e ai sedici coristi che hanno interpretato le musiche di fondo. Alla fine è salito sul palco il rettore del Santuario della Madonna delle Grazie don Franco Callegari che ha invitato i presenti a “portare Maria nel cuore e nelle altre case”. Due sono state le rappresentazioni in dicembre al teatro Filarmonico e una terza è prevista per il 12 aprile. Inoltre la Cassa Rurale ha chiesto che il recital sia proposto anche ai propri clienti.

focus Teatro. Il recital al Filarmonico“maria nei vangeli” tocca il cuore degli spettatori

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Page 24: Piovese dic2013 n160

12

VIAGGIO IN PROVINCIAPADOVA

La contraffazione delle merci, e in particolare dei grandi marchi anche se non in via esclusiva, è senza dubbio una delle grandi piaghe del commercio contemporaneo

che ha messo e continua a mettere a dura prova le aziende produttrici e i rivenditori uffi ciali.

Ma la contraffazione è una tematica che non mette solo in diffi coltà il commercio ma anche la salute di chi acquista tali merci che possono essere dannose a causa dei materiali di bassa qualità e in alcuni casi addirittura nocivi. Vere e proprie mine alla salute in particolare di persone allergiche che possono avere reazioni improvvise e problematiche ma anche per persone che non hanno particolari allergie il cui organismo può reagire in maniera improvvisa e repentina.

Per prevenire e contrastare direttamente queste con-seguenze da non sottovalutare Ascom Confcommercio di Padova è scesa in piazza nell’ambito della manifestazione nazionale “Legalità, mi piace” proposta dall’associazione stessa a favore delle legalità e contro la contraffazione in tutte le sue forme. Davanti alla sede municipale di Padova di Palazzo Moroni, in contemporanea con il discorso del Presidente Carlo Sangalli a Roma, ha avuto luogo il fl ash mob dedicato alla salute in primo luogo e all’economia locale in seconda sede.

Non bisogna infatti pensare che solo accessori o

indumenti siano oggetto di contraffazione che invece è una tematica che coinvolge anche i prodotti alimentari, in particolare quelli della tradizione italiana, che vengono realizzati con materie prime di scarsa qualità che rischiano di compromettere i manufatti fi nali ma soprattutto le qua-lità alimentari dei cibi.

Non sono così rari i casi in cui que-sti prodotti possono rivelarsi addirittu-ra tossici, mettendo a rischio la vita di chi li consuma senza conoscerne le conseguenze. Al fl ash mob, in mo-dalità streaming, hanno partecipato esponenti di categoria e della Camera di Commercio, nonché la Guardia di Finanza e la dermato-loga Anna Belloni Fortina.

Ma la manifestazione non è stato solo un momento di confronto fra varie realtà in quanto nell’ambito delle di-scussioni il presidente di Ascom Padova, Fernando Zilio, ha presentato il nuovo accordo realizzato dall’Associazione con le forze dell’ordine che permetterà ai tecnici camera-li di effettuare controlli all’interno degli esercizi cittadini per garantire un maggiore controllo e monitoraggio dei prodotti che quotidianamente vengono messi in vendita.

Una vera e propria lotta alla contraffazione che at-traverso ispezioni accurate andrà a tutelare la salute dei

cittadini e consumatori nonché le realtà produttive locali sempre più messe a dura prova dalla crisi. In tale occasio-ne Zilio ha affermato come sia necessario combattere la contraffazione che in molti casi si lega a organizzazioni criminali che mettendo a dura prova l’economia italia-na. Una lotta che va combattuta soprattutto attraverso

l’educazione dei consumatori alla distinzione dei prodotti e al rifi uto di altri che non rispondono a determinati requisiti.

E’ importante sottolineare come il triangolo della contraffazione in Italia coinvolga direttamente Padova

che con Prato e Milano è una delle zone in cui i prodotti “tarocchi” prendono vita e si diramano in tutta Italia.

Ma quali sono, sulla base delle statistiche uffi ciali, i prodotti più contraffatti in Italia? Come ovvio le grandi eccellenze italiane con in primis ci sono i capi di abbi-gliamento seguiti da prodotti alimentari (sia alimenti che bevande), occhiali e pelletteria per arrivare infi ne a scarpe e calzature. Sebbene la consapevolezza verso i rischi insiti in questi prodotti sia cresciuta notevolmente negli ulti-mi anni molti sono ancora i consumatori che acquistano prodotti a rischio, motivo che ha giustifi cato ancor di più la creazione della squadra anti-contraffazione padovana.

di Martina Celegato

I commercianti denunciano: “la contraffazioneè una piaga per noi ma anche per i cittadini”

Ascom padovana mobilitata Un fenomeno preoccupante, in costante aumento

“Tarocchi” invadono il mercato, sono pericolosi

Circa 11.000 articoli tra cavi elettrici, prese multiple, adattatori, ferri da stiro, piastre per capelli privi delle

certifi cazioni di sicurezza e del marchio dell’importatore sono stati sequestrati a Padova dalla polizia locale in alcuni punti vendita all’ingrosso della zona industria-le, tra cui il ‘centro Ingrosso Cina’. L’at-tività di controllo e sequestro è avvenuta nell’ambito del progetto ‘Insieme contro la contraffazione’, sostenuto da Anci, ministero dello Sviluppo economico, po-lizia locale e Camera di Commercio di Padova. L’autorità giudiziaria ha delegato la polizia locale al sequestro dei prodotti potenzialmente pericolosi. Molti di questi non rispettavano le prescrizioni vigenti, quali ad esempio la mancanza del nome dell’importatore, del produttore o marchi e certifi cazioni.

Senza requisiti di sicurezza

occHio alle spinescattano i sequestri

M.C.

Oltre 150 allevatori e agricoltori padovani sono saliti al Passo del Brennero insieme a circa diecimila imprenditori provenienti da tutte le Regioni, anche con i loro trattori per difen-dere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere

per essere spacciate come italiane. “Nei due giorni di presidio - racconta Federico Miotto, presi-dente di Coldiretti Padova autobotti, camion frigo, container sono stati verifi cati dagli agricoltori e dagli allevatori per smascherare il “fi nto Made in Italy”, all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti. Uno scandalo che riguarda da vicino l’agricoltura padovana e un’eccellenza come il prosciutto marchio Berico – Euganeo Dop, minacciato proprio dai falsi d’oltre confi ne. IIl prosciutto nostrano è danneggia-

to dai continui arrivi di cosce di maiale principalmente Germania, Olanda e Belgio. Si stimano oltre 40 milioni di pezzi ogni anno, pari a circa il quadruplo della produzione nazionale. E un prosciutto italiano su dieci viene prodotto in Veneto. Un dato che evidenzia la dipendenza della nostra industria di trasformazione da materia prima che proviene da fuori confi ne e che troppo spesso viene italianizzata. In Veneto gli arrivi si concentrano nelle province di Padova, Treviso e Verona. Per diventare prelibatezza, il suino italiano viene macellato a 160 kg, con un costo di allevamento ben superiore (circa il 20 per cento) a quello estero”. Il 27 per cento dei 170 tir, camion e container fermati e controllati trasportava prodotti alimentari stranieri destinati ad essere venduti come Made in Italy. M.C.

PROSCIuTTO BERICO-EuGANEO DOP MINACCIATO AGRICOlTORI AllA FRONTIERA

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Page 25: Piovese dic2013 n160

LA PRIMA CasaClima CLASSE "A"A PIOVE DI SACCOLA SCELTA DEGLI IMPIANTIIN UNA CASACLIMA.(terza e ultima parte)

A cura dell’arch. Luca Sartori, Consulente CasaClima ([email protected])

Nel numero precedente sono state descritte in maniera puntuale le caratteristiche dell’involucro dell’abitazione. Solo dopo aver ben progettato l’involucro con gli opportuni strati di isolamento, e con gli accorgimenti per l’eliminazione di tutti i ponti termici, è ora pos-sibile stabilire la tipologia di impianto e le potenze necessarie per riscaldare e raffrescare l’edificio.Per l’edificio in oggetto è stato previsto un sistema di riscaldamen-to con caldaia a condensazione a metano con potenza massima pari a 32 kW, abbinato a pannelli radianti a pavimento (il cosiddetto “riscaldamento a pavimento”). Questa tipologia di impianto oltre a prevedere il recupero del calore dei fumi di combustione della cal-daia (caldaia a condensazione), riduce i consumi in quanto l’acqua viene scaldata al massimo a 35°C per essere poi distribuita nella serpentina a pavimento, contrariamente a quanto avviene in sistemi tradizionali a termosifoni dove l’acqua viene scaldata a 70°C. Per la produzione di acqua calda sanitaria sono stati installati due pannelli solari sulla falda ad ovest, collegati ad un accumulo interno pari a 500lt (FOTO 1).Per il raffrescamento è stata installata una unità esterna che andrà a raffreddare nel periodo estivo l’acqua all’interno della serpentina a pavimento. Ovviamente questo sistema è integrato dalla presenza di alcuni deumidificatori incassati a parete per evitare il pericolo di condensa.

Altro componente molto importante all’interno del fabbricato è l’impianto di Ventilazione Meccanica Controllata (VMC) con recupero di calore.

Questo impianto consente di abbattere le perdite di calore per ven-tilazione, nel senso che normalmente per il ricambio d’aria degli ambienti, al fine di assicurare un grado di benessere e di qualità dell’aria interna, vengono aperte le finestre per effettuare il ricam-bio dell’aria. Ovviamente questo ricambio nel periodo invernale è molto svantaggioso in quanto l’aria che entra in casa è fredda e quindi l’impianto di riscaldamento deve funzionare di più per riscal-dare l’aria. L’impianto di ventilazione è costituito da una macchina (FOTO 2) che, per mezzo di tubazioni flessibili (FOTO 3-4) che corrono a pavimento e/o a parete, preleva l’aria da alcuni loca-li tipo bagni, cucina, disimpegni, e immette aria pulita nei locali

tipo soggiorno, camere. All’interno della macchina di ventilazione viene “ceduto” il calore dell’aria aspirata, all’aria fresca prelevata all’esterno in modo che questa venga immessa nei locali ad una temperatura quasi uguale a quella dell’aria interna. Si comprende quindi come in questo caso si possa risparmiare in maniera sensi-bile nei costi di riscaldamento.Per ultimo un breve cenno alla prova finale a cui è stato sottoposto l’edificio: il blower door test (FOTO 5).Questo test si effettua a lavori ultimati, quando l’edificio è comple-tato in tutte le sue parti e verifica la tenuta all’aria del fabbricato. Il test è obbligatorio ai fini della certificazione CasaClima, ma so-prattutto è una garanzia per il cliente che tutte le opere siano state eseguite in maniera corretta. Questa prova si svolge come segue: una volta chiuse tutte le por-te esterne e le finestre, si aziona un ventilatore collocato presso la porta d’ingresso. In questo modo si può creare, a scelta, una sovrapressione o una depressione e quindi misurare il valore n50.I punti da cui filtra l’aria sono individuati dapprima approssima-tivamente, passando il dorso della mano in corrispondenza delle possibili zone critiche; lì andrà poi collocato il termo-anemometro per la misurazione (FOTO 6).Nella prima fase viene creata e mantenuta una differenza di pres-sione tra l’interno e l’esterno costante di 50 Pa; durante questa fase viene ispezionata l’intera superficie dell’involucro edilizio alla ricerca dei punti non ermetici che causano le maggiori perdite di carico termico per infiltrazione;Nella seconda fase viene generata un depressione decrescente, a partire da valori pari a circa 70 Pa e si prosegue a passi di 5 Pa sino a raggiungere un valore finale di 25 Pa. Per ogni step vengono registrati i volumi d’aria che si perdono attraverso i punti di per-meabilità e viene calcolato l’indice di quantità d’aria penetrata in un ora (n50);nella terza fase viene creata una sovrapressione e viene ripetuta la sequenza di cui alla fase precedente. Questo per valutare anche le dispersioni dovute alle diverse guarnizioni.Il risultato finale per il nostro fabbricato è stato di n=0,86 (il limite per CasaClima “A” n=1). Anche questo risultato è sinonimo di garanzia, ma soprattutto di una eccellente qualità dell’edificio realizzato secondo il protocollo CasaClima.

Hanno partecipato al progetto e alla costruzione:

Progetto e Direttore dei Lavori: Arch. Zara Tertuliano, (Zara Studio-Associato, Piove di Sacco) Consulente energetico CasaClima: Arch. Luca Sartori, (Zara Stu-dio-Associato, Piove di Sacco) Impresa di costruzioni: Romagnosi Costruzioni Edili, Piove di Sacco Classe Energetica CasaClima: "A" (26 kWh/mq anno)

Aderente al Network casaclima PD-RO-VEtel 049 9705261 - [email protected]

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Tensioni all’interno del Partito Democratico

Porto Tolle

pag. 17

Potranno avere inizio già entro la

fi ne dell’anno i lavori di riqualifi cazione

del quartiere Norge di Rosolina che

permetteranno ai residenti di potersi

godere al meglio gli spazi all’aperto del

centro della frazione

ROSOLINA, RIQUALIFICAZIONE

DEL QUARTIERE NORGE

pag. 18

Taglio delle Province, Delrio fa partire il countdown

Enti locali

pag. 34

pagg. 4-5 e 6

Casa di cura di Porto Viro, non è più presidio ospedalieroCon l’approvazione delle schede ospedaliere

è stata declassata la struttura

Il coro delle forze politiche bassopolesane

si è alzato unanime e trasversalmente

contro la perdita decretata dalla schede

ospedaliere regionali del presidio ospedalie-

ro della casa di cura Madonna della Salute

di Porto Viro, appellativo che permetteva di

porre il nosocomio in posizione di assoluta

parità rispetto alla sanità pubblica e che nel

rapporto annuale di Agenas (Agenzia Nazio-

nale per i servizi sanitari) ha indicato come

il secondo miglior centro del Veneto nel trat-

tare gli infarti del miocardio. Per discutere

in merito alla questione, la sala consiliare

portovirese è stata recentemente teatro

dell’incontro pubblico “L’ospedale di Porto

Viro mutilato da Venezia: pronto soccorso al

pronto soccorso” promosso dal capogruppo

di Uniti per Porto Viro Thomas Giacon e a

cui hanno partecipato diversi rappresentanti

istituzionali compresi i consiglieri regionali

Cristiano Corazzari e Graziano Azzalin, oltre

all’onorevole Diego Crivellari, tutti accomu-

nati da un unico scopo dopo il declassa-

mento avvenuto con le schede ospedaliere

predisposte dalla Giunta ed approvate dalla

V commissione regionale. Geremia Gennari,

ricordando l’ordine del giorno approvato ad

agosto all’unanimità in consiglio comunale

per il mantenimento del presidio ospedalie-

ro, ha voluto ancora una volta precisare che

“Porto Viro non arretrerà di un millimetro:

se c’è da urlare o da sbarcare a Venezia,

lo faremo.

Assolti i 25 attivisti di Greenpeace

Centrale Enel

pag. 14

La struttura del costo di 500.000 euro

circa è stata fi nanziata con 250.000 euro

provenienti da un contributo regionale e il

rimanente sarà addebitato con ammorta-

mento nel piano Tia/Tares. Tra le novità del

centro, spiccano le modalità di accesso e di

conferimento dei rifi uti

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EDITORIALE

Davanti al “dio palanca” così fan tutti di Nicola Stievano

“Davanti al dio palanca non ci

sono fratelli, amici o parenti”:

è una delle frasi pronunciate

in una delle decine di intercettazioni della

recente inchiesta sulla rete di corruzione

legata agli appalti pubblici. Poche parole

che sintetizzano, ancora una volta se ce ne

fosse il bisogno, qual è il criterio adottato

da funzionari pubblici infedeli e da impren-

ditori complici. Il denaro, ovviamente, che

giustifi ca i favori piccoli e grandi, gli “ag-

giustamenti” di gare e procedure, il ritocco

in corso d’opera, sempre a danno del pub-

blico e, di conseguenza, di ciascuno di noi.

Il denaro, sia “cash”, basta anche qualche

banconota da 50-100 euro di tanto in

tanto, che sottoforma di “regali” come

il viaggio esotico ma anche una mano di

bianco in casa o qualche piccolo lavoretto

“extra”. E’ la corruzione nostrana, di pic-

colo cabotaggio e piccola pezzatura, quella

che alimenta una zona grigia di cui nessuno

conosce i contorni con chiarezza. E’ il primo

passo che poi giustifi ca tutti gli altri, fi no ad

arrivare ai grandi scandali. Il tutto in nome

del “dio palanca”, ovviamente, ma anche

di una distorta concezione di moralità e di

senso civico. Perché dunque scandalizzarsi

se “così fan tutti”?

continua a pag. 3

continua a pag. 10

L’Intervento

Le recentissime modifi che legislative, inserite con decreto legge lo scorso agosto

e convertito in legge il 15 ottobre 2013, hanno recepito

le raccomandazioni europee della Convenzione

del Consiglio d’Europa ed hanno risposto al crescente

allarme sociale determinato dai delitti contro le donne.

Violenza sulle donne, il decreto

legge sullo stalking

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Dalla crisi non si esce, sindacati preoccupati

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Passa da 110 a 70 km orari il limite della velocità nell’arteria stradale strategica S.S. 434 meglio nota come Transpolesana. La decisione è stata presa dall’Anas. Polemico Corazzari che ha indicato nelle voragini aperte sul manto stradale il vero problema per gli automobilisti che transitano.

pag. 10SULLA S.S. 434 SI VIAGGIA A 70 CHILOMETRI L’ORA

C’è stato un taglio considerevole di risorse, soprattutto di fornitura di certi farmaci, che se vogliono devono procurarsi pagando, quindi alle persone detenute oltre alla libertà viene tolta loro anche la salute. Fondamentale l’intervento prestato dal Sert.

pag. 12

La guida alla nuova mostra del Roverella

Arte

pag. 26-27

pagg. 4-5

Serve un cambio di rotta per il Cen.Ser?In molti credono possibile un rilancio ma non esclusivamente legato alle fi ere Malato grave aveva defi nito il Cen.Ser la presidente della Provincia, qualche anno fa. I costi di gestione molto alti avevano di fatto portato ad uno stato debitorio importante, si parlava di oltre un milione di euro che lo stesso ente aveva cercato di abbattere indicendo un bando di vendita per alcuni dei propri immobili. Va detto, e lo conferma il neodeputato Diego Crivellari, che negli ultimi anni si è compiuto un importante lavoro di risanamento dei con-ti. “Di questo – ha spiegato - va dato atto

agli amministratori”. Infatti per tentare di rientrate dallo stato debitorio lo scorso anno è stato fatto un piano di rientro che prevede-va un accordo con RovigoExpò, una società partecipata, in larga parte, dalla Regione Ve-neto e dalla Camera di commercio di Rovigo, al quale fu affi dato il compito di organizzare eventi (fi ere, convegni, presentazioni, ecc...) prevalentemente, ma non esclusivamente, presso il Centro Servizi di Rovigo. Lo scopo prefi sso era, ed è tuttora, quello di far sì che il Cen.Ser di Rovigo diventasse luogo di riferi-

mento per lo svolgimento di manifestazioni, anche specifi che e settoriali; il fi ne, inoltre, era quello di far conoscere il Polesine e di renderlo soggetto ospitante di eventi rilevanti al livello nazionale e internazionale. L’attività svolta lo scorso anno, tuttavia, non sembrata essere così signifi cativa per il rilancio della struttura dell’ex zuccherifi cio e in molti oggi pensano che una nuova vita della struttura potrebbe essere garantita da un totale cam-bio di rotta.

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 25 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

di Rovigo

EDITORIALELa crisi dietro la protesta

di Alessandro Abbadir*

Dalle urne del 24 e 25 febbraio scorso emerge una situazione davvero ine-stricabile, o perlomeno diffi cilmente risolvibile. Un caos politico che rischia di portare spediti a nuove consultazioni. Pro-prio quello che non ci voleva in una situa-zione economica del genere, caratterizzata da una recessione a cui dal 2008 non si vede fi ne. Il ciclone o tsunami (come lo defi nisce il suo capo Beppe Grillo) del Movimento 5 Stelle, si è abbattuto sui partiti, anche in Veneto, con una potenza per molti versi davvero inaspettata.

Nella nostra regione però, quello che sorprende più che il boom dei grillini (che è stato un evento generalizzato su tutto il territorio italiano), è il crollo verticale di par-titi che hanno caratterizzato la vita politica delle nostre terre da 20 anni a questa par-te: il Pdl prima Forza Italia e la Lega Nord. Due partiti che fi no a due anni fa ave-vano totalizzato oltre il 60% dei consensi con l’elezione di Luca Zaia a governatore del Veneto. La Lega crolla dal 35% a poco più del 10% di questa ultima tornata elet-torale. Il Pdl dal 2008 perde 10 punti e si assesta sotto il 20%.

continua a pag. 3*[email protected]

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L’Intervento

Come tanti e forse come tutti, sono rimasto senza parole! Lo sbigottimento e anche lo smarrimento di fronte al pronun-ciamento del Papa che dichiara di ritirarsi è stato totale e per molte ore non mi ha permesso alcun commento che non fosse la ripetizione di qualche luogo comune.

Benedetto Papa…

*Parroco Chioggia

di Don Angelo Busetto*

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Page 27: Piovese dic2013 n160

di Emanuele Masiero

13Spazi Aperti

In principio era la Tarsu che presto divenne Tia per poi diventare Tares, Trise, Tari e infi ne Tuc. Che al Governo manchi fantasia sul nome delle tasse proprio

non si può dire. E così la tariffa rifi uti diventa sempre più caotica e cara per le tasche dei cittadini. Ad accorgerse-ne sono proprio loro visto che in questi giorni siamo tutti chiamati a pagare la maggiorazione di 30 centesimi a metro quadro indispensabile per coprire i costi dei servi-zi indivisibili. Ovvero illuminazione pubblica, sicurezza, verde pubblico, manutenzione strade e chi più ne ha più ne metta. Perchè poi si chiamino servizi indivisibili resta un mistero, ma sta di fatto che anche Padova e provincia non sono esenti da questa sovrattassa.

LA TARES. Quella che una volta si chiamava Tarsu o Tia, quest’anno ha preso il nome di Tares. A parti-re dall’1 gennaio 2013 in tutto il territorio nazionale per obbligo di legge è entrata in vigore sostituendo la vecchia tassa/tariffa sui rifi uti. Oltre al pagamento del servizio di gestione dei rifi uti, la Tares prevede una maggiorazione da versare direttamente allo Stato. La maggiorazione deve essere liquidata mediante il model-lo unico di pagamento (F24) oppure con il bollettino

di conto corrente postale unico nazionale intestato a “pagamento tares” reperibile negli uffi ci postali. La sca-denza per il pagamento era fi ssata per il 16 dicembre come previsto per Legge. L’addizionale viene calcolata sulla base dei metri quadrati utilizzati per la tariffa rifi u-ti. Il calcolo viene effettuato su 365 giorni ed è riferito al 2013. Pertanto chi avesse chiuso o aperto il contratto rifi uti durante l’anno (per esempio per l’acquisto o la vendita di un immobile) dovrà procedere al calcolo esat-to dell’importo da pagare.

MAGGIORAZIONE. L’addizionale, ovvero una tassa della tassa, costerà ai cittadini della provincia di Padova circa 15 milioni di euro. Mica poco se pensiamo che rispetto all’anno scorso sono tutti soldi che vanno dritti nelle casse dello Stato in un momento di crisi profonda. Solo Padova vale 5.400.000 euro di maggiorazione, una cifra quasi identica a quella della bassa padovana da Piove di Sacco fi no a Montagnana passando per Con-selve, Monselice ed Este.

INCERTEZZA TOTALE. Ci aspetta un 2014 a tutto Tares? Certo che no. Il Governo sta ancora navigando nell’incertezza, ma sono allo studio almeno 5-6 possibili

varianti. Di certo, visto il suo fallimento, la Tares sarà sostituita: con buona probabilità sarà il turno del Tuc, il tributo unico comunale, nato per soppiantare anche l’I-mu. L’unica cosa certa è che peserà di più per le tasche dei cittadini. Basti pensare che l’elaborazione dei dati e la spedizione a casa di 111.739 lettere, è costata solo ai cittadini della Bassa Padovana, 150.000 euro. Una cifra che inevitabilmente dovrà avere copertura.

PASTICCIO MIN IMU. Intanto una nuova tegola si abbatte ad inizio anno su quasi la metà dei padovani proprietari di abitazioni, le prime case. Nonostante l’a-bolizione della seconda rata dell’Imu per le abitazioni principali numerosi cittadini, pur rientrando in questa categoria con i loro immobili, si troveranno costretti a

pagare la differenza tra l’aliquota base del 4 per mille e quella fi ssata dai Comuni che hanno deciso di aumentare il gettito. Non tutta però, circa la metà, perché il resto è coperto dallo Stato. Un bello smacco per tante famiglie che dovranno rimettere mano al portafoglio e saldare la “mini-Imu” entro gennaio. Sul piede di guerra anche i comuni “virtuosi” che hanno scelto di non aumentare le aliquote e ora avranno meno rispetto ai comuni “furbet-ti” che invece hanno scelto di aumentare l’Imu per ave-re maggiori entrate dallo Stato. Una strategia che però si è rivoltata contro i cittadini che ora dovranno pagare la differenza non riconosciuta dal Governo. Nella maggior parte dei casi si tratta di cifre modeste, inferiori ai 25-30 euro, ma è un nuovo balzello che proprio non ci voleva.

Smaltimento rifi uti sempre più caro acausa delle imposizioni statali, adessola maggiorazione cambierà nome

Servizi ambientali. Nel 2014 dopo il caos dell’anno precedente la tassazione dovrebbe cambiare ma continuerà a pesare

Dopo la Tares in arrivo Tuc e mini Imu

Dopo la Tares ci aspettanoalmeno cinque o seivarianti della nuovamaggiorazione impostasul servizio di raccoltadei rifi uti

Solo nella BassaPadovana laspedizione deibollettini è costata 150 mila euro

Musei come spazi vivi e da vivere a stretto contatto con la natura. Luoghi di scienza o di storia, ma

anche di relax dove trascorrere qualche ora insieme alla famiglia, ai fi gli, agli amici alla scoperta di tante curiosità e delle bel-lezze di Padova e dei Colli Euganei. Nasce con quest’obiettivo la Rete dei Musei della Provincia di Padova, ossia dei musei che sono ospitati in immobili di proprietà della Provincia e gestiti direttamente dalla stes-sa o tramite convezione con soggetti terzi. La nuova iniziativa è fi nalizzata a rendere sempre più accessibile il patrimonio cultu-rale e ambientale del territorio. Grazie alla collaborazione attivata dalla Provincia tra gli enti gestori (Esapolis, Cooperativa Terra di Mezzo, Ecoffi cina, Comune di Monselice e La Fucina delle Scienze) ci saranno agevo-lazioni e proposte per fare dei musei provin-ciali dei luoghi da vivere. “La nostra sfi da come Provincia – ha spiegato la presidente Barbara Degani - è trasformare il museo in un posto vitale, accogliente, piacevole e capace di regalare emozioni. L’idea è quella di partire dai suoi contenuti invogliando i visitatori a vivere l’ambiente che circonda

i siti museali. È possibile coniugare un po’ di sano

sapere a un bel picnic, a qualche escursio-ne, passeggiata o a un bel giro in bici tra i vari percorsi ciclabili che abbiamo realizzato come ad esempio l’Anello dei Colli. Oppure si possono scoprire le mostre e le esposizio-ni attraverso eventi o altre iniziative orga-nizzate nei musei. Sono potenzialità fi nora mai del tutto esplorate che intendiamo valo-rizzare”. I musei che fanno parte di questa rete sono cinque: Villa Beatrice di Baone, Museo Centanin di Monselice, Castello di San Martino a Cervarese Santa Croce, Cava Bomba di Cinto Euganeo ed Esapolis il Mu-seo degli Insetti di Padova. “Come gestori di tre dei musei della Provincia accogliamo con entusiasmo la proposta di rafforzare la Rete dei Musei Provinciali – hanno commentato i rappresentanti delle Cooperative Terra di Mezzo ed Ecoffi cina - Incorniciati dal magi-co panorama dei Colli proponiamo attività didattiche e di divulgazione scientifi ca nel territorio fi nalizzate all’educazione delle giovani generazioni, alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, allo sviluppo della socialità”.

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Page 28: Piovese dic2013 n160

“Come ribaltare la crisi a proprio favore”. Potrebbe benissimo essere stato questo il titolo del

gruppo di interventi che i rappresentati della giovane holding veneta Gruppo Ethan han-no tenuto durante l’incontro di studio intito-lato “Sviluppare nuove attività in tempi di crisi”. L’incontro è stato organizzato presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, con la collabo-razione del Collegio Ingegneri di Padova e dell’Associazione Termotecnica Italiana. La storia e l’esempio di questa holding sono infatti decisamente controcorrente, ma i ri-sultati ottenuti sono tali e tanti da indurla a divulgarli, per far rifl ettere su quello che potrebbe essere un modello per superare l’attuale crisi.

“Innanzitutto abbiamo rivisitato il con-cetto di collaborazione con l’Università” dichiara il presidente del Gruppo, l’ing. Antonio Casotto. “Non la intendiamo come l’occasione per attingere dall’ateneo mano-dopera intellettuale a seconda dei bisogni, ma come una situazione di partnership da utilizzare per la crescita aziendale. In altre parole, in 13 anni di vita abbiamo ospita-to almeno 15 fra laureandi e neolaureati e grazie ai loro studi abbiamo fatto sorgere 6 nuovi business del Gruppo con relative assun-

zioni.” L’ultimo nato grazie a questo approc-cio, Epton, si occupa di mobilità elettrica, ed è sorto attraverso una tesi economica sullo sviluppo della mobilità elettrica nel mon-do. Sempre nel campo dell’innovazione, il Gruppo si sta attualmente dedicando alla Chlorella Protothecoides, microalga con cui depurare le acque, ricavare biodisel, e come se non bastasse a bilancio zero di CO2. La ricerca è seguita dall’ing. Luca Vecchiato di Eco Management. “Va detto che tutto questo” continua Casotto “non sarebbe stato possibile senza la lungimiranza del Dipar-timento di Ingegneria Chimica, in particolare del suo direttore prof. Alberto Bertucco oltre che dei professori Fa-brizio Bezzo ed Alberto Mirandola del Polo meccanico di Ingegneria Industriale.

Un’altra novità di metodo è rappresen-tata dal rapporto con la burocrazia. “L’ab-biamo affrontata di petto, quindi in uno dei settori in cui è più intricata: quello dei rifi uti” dichiara Mirko Muraro di Ecorex. “Lo abbia-mo chiamato Progetto Estar e lo abbiamo af-fi dato a due neolaureati da noi assunti. Ne è nato il software e il relativo portale cui sono collegate 30 mila aziende per complessivi

5 milioni di operazioni all’anno. Ciò senza nascondere che proprio a causa dell’estrema ed inutile burocratizzazione presente in Ita-lia, resta inevitabile quell’esodo verso nuovi mercati cui anche noi stiamo guardando con estremo interesse”. Ultimo punto la struttu-ra del Gruppo. “Siamo una holding, e come tale ci si aspetterebbe che creassimo azien-de nei settori più disparati e slegati fra loro” afferma Casotto. “La nostra holding, inve-ce, è sorta per investire soltanto su settori accomunati da un denominatore comune:

l’ambiente. Il nostro range va quindi dai rifi uti (riciclaggio) al led, e dal fotovoltaico agli scooter elettrici.” In Gruppo ha infatti in-dividuato un fi lo comu-

ne che si vede persino nella denominazione delle singole aziende. Non è un caso se i nomi delle imprese iniziano tutti con la “E” di Energia-Ecologia.

Intanto, restando nel settore, salgono a 54 le aziende Esco (Energy Service Com-pany) certifi cate in Italia, grazie all’entrata di Ranzato Antonio srl, società di Campolongo Maggiore (Venezia) specializzata in impian-tistica elettrica. L’ingresso è avvenuto attra-verso la collaborazione di Eco-Management,

15Economia

Tutte le occasionidi sviluppo offertedel settoreambientale ed energetico

Fondamentale la collaborazione con il mondo universitario Il gruppo Ethan mette in campo neo laureati per la ricerca a tutto campo

Innovazione e buone idee ricetta anti crisi

Gli imprenditori del gruppo Ethan, da sinistra Egidio Ricciardi,Antonio Casotto e Mirko Muraro, in sella agli scooter elettrici

società di consulenza in campo energetico di Gruppo Ethan. La nuova Esco è la seconda certifi cata attraverso Eco-Management.

Gruppo Ethan, holding veneta massic-ciamente presente a Grisignano di Zocco (Vicenza) e Monselice (Padova), si occupa di ecologia, energia e new economy. Le società Esco sono considerate determinanti per gli obiettivi che l’Italia deve raggiungere entro il 2020. Per questo motivo l’Uni, Ente

Nazionale Italiano di Unifi cazione, è stato indotto a varare una specifi ca norma (la UNI 11352) dedicata ai requisiti minimi che una società deve possedere per svolgere le attività previste dalla certifi cazione Esco. La neo certifi cata ha positivamente concluso l’i-ter di ottenimento della certifi cazione Esco, secondo la norma Uni CEI 11352:2010. La certifi cazione è stata rilasciata da IMQ, Isti-tuto Italiano del Marchio di Qualità.

28 Economia

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commercializza in loco gli stessi prodotti (etichette ed accessori), oggi conta 35 dipendenti con una quota di penetrazione pari all’80% del consumo totale cileno di eti-chette per l’abbigliamento. Fino al 2006, vale a dire prima della crisi che ha attanagliato l’edilizia, Pao-lo Pinato si è distinto anche come costruttore edile in special modo nel saper investire nell’edifi cazione di capannoni industriali, tant’è che l’ampliamento della Zona Indu-striale ovest del piovese (in totale 60 mila mq coperti) è stata opera sua. “Ora però mi sono fermato – ci ha dichiarato - l’edilizia, sia quella industriale che abitativa, qui da noi non tira più e così mi sono orientato verso i Caraibi a S.Domingo dove il turismo mondiale richiede sempre più alloggi come riportato anche dal sole 24 ore del 21 novembre di quest’anno; là fi nora ho costruito 3 residence per una settantina di ap-partamenti totali e altri 30 sono in costruzione, oltre a 4 ville signorili. Brevettato pilota di aereo VFR, sin da giovane Paolo Pinato ha amato la velocità e le auto sportive. La sua passione lo ha portato a gareggiare nel Ferrari challenger e nel campio-nato europeo GT. “Ora però non corro più, ma non ho abbandonato del tutto le quattro ruote, mi piace con i miei due fi gli fare qualche giro in Kart a Jesolo. La sua fi losofi a di vita, comunque, è improntata alla ricerca del benessere fi sico. Non manca mai, nella pausa pranzo, di frequentare la palestra che rimane vicino alla sua azienda: “Sono con-vinto che sia importante mantenersi in forma e non esagerare col cibo”. A 47 anni, insomma, Paolo Pinato si può considerare un imprenditore che sa come e dove investire le ri-sorse e tracciare per la sua azienda un percorso sempre più votato alla crescita.

Protagonisti a NordestProtagonisti a Nordest

Grazie all’intuizione e capacità imprenditoriale del presidente Paolo Pinato esporta in Europa e in centro e sud America fatturando oltre 10 milioni di euro

Il suo uffi cio è a dir poco accoglien-te, così come l’intero edifi cio della PANAMA TRIMMINGS in via Meuc-ci al civico 24 di Piove di Sacco, da pochi anni ristrutturato secondo le direttive del presidente e ammini-stratore delegato Paolo Pinato. Vetro, acciaio e legno dominano in una miscellanea piacevole e armo-niosa che ti offre un colpo d’occhio luminoso. Nata a Vigorovea come ditta individuale nel lontano 1971, grazie all’intuito del padre Giulia-no (prematuramente scomparso nell’89) successivamente ha preso in mano la conduzione dell’azien-da Paolo Pinato 47 anni sposato con due fi gli. L’acume commerciale di Paolo ha fatto sì che la PANA-MA TRIMMINGS crescesse sempre

più fi no ad arrivare agli attuali 10 milioni di fatturato. L’azienda si è specializzata su due fi loni: quello che commercializza accessori per il settore dell’abbigliamento, e quello della produzione di etichette di pel-le e similpelle utilizzate dalle grandi marche e fi rme dell’abbigliamento mondiale.Il 70% del lavoro della PANAMA TRIMMINGS si rivolge all’estero e più precisamente nel nord e centro Europa oltre che al centro america. La PANAMA TRIMMINGS attual-mente annovera una cinquantina di dipendenti, ma con quelli impiegati nell’indotto il numero oltrepassa il centinaio. Nel 2001 a Santiago del Cile per volontà di Paolo nasce Biesse Cile azienda che produce e

Commercializza e produce etichette per l’abbigliamento con oltre un centinaio di dipendenti

La Panama Trimmings azienda del piovese votata all’eccellenza

Paolo Pinato

L’intervista

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Paolo Pinato si è distinto anche nell’edilizia abitativa ed industriale. Quasi tutto suo l’investimento sulla Zona industriale Ovest di Piove di Sacco

Grande amante della velocità, Paolo Pinato ha acquisito il brevetto di pilota di aereo VFR ed ha gareggiato nel Ferrari challenger e nel campionato europeo GT

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16 Mondo Scuola

I giovani industriali mobilitati per l’orienta-mento scolastico. A Padova l’iniziativa, che punta a diventare il punto di incontro

fra il mondo della formazione e quello del lavoro, ha coinvolto più di 250 tra alunni e genitori interessati alle tematiche e pre-sentato alcuni dati relativi al nord est che chiariscono l’importan-za di effettuare una scelta accurata della formazione superiore per poi entrare senza problemi nel mondo del lavoro.

Nel Nord Est infatti a 4 anni dal diplo-ma ben il 54,6% dei giovani lavora, con occupazioni stabili e contratti qualifi cati, a differenza del resto dell’Italia dove l’occu-pazione giovanile arriva al 45,7%, mentre il 32,1% è impegnato negli studi universi-

tari ed infi ne il 9,1% è in cerca di un’occu-pazione (solitamente la prima occupazione stabile). I dati parlano quindi chiaro, il Nord Est e le sue piccole e medie industrie si con-fermano come il traino per l’economia e il punto in cui i giovani possono trovare la loro

realizzazione. Proprio in questo quadro si è andato ad inserire l’e-vento di Confi ndustria che mira a rendere consapevoli i giovani e le loro famiglie del ruo-

lo strategico della formazione superiore che può transitare nella giusta direzione verso il mondo della formazione universitaria o del lavoro. Una scelta dunque strategica verso la quale però non viene ancora posta suffi -ciente attenzione come confermano i dati presentati da AlmaDiploma fra i quali spicca

il 44% dei neodiplomati che dichiarano al termine del percorso scolastico di aver fatto la scelta sbagliata e non aver cambiato in tempo l’indirizzo di studi.

L’evento padovano era intitolato “Cosa farà domani?... Coltivando un sogno” e come tutti gli eventi promossi da Confi ndu-stria Giovani si è dimostrato un ottimo stru-mento per comprendere il mondo del lavoro e i requisiti fondamentali per affrontarlo ed entrare a farne parte attraverso un percorso ben ponderato sulle proprie possibilità e propensioni.

La giornata si è strutturata sulla base di diversi interventi con l’apertura del vice presidente dei Giovani di Confi ndustria Pa-dova Massimo Arcolin e il vice presidente della Camera di Commercio Sergio Gelain a cui ha seguito il confronto, condotto da Alessandra Mercanzin, intitolato “I giovani

e le scelte” con Santo Romano commissa-rio straordinario all’Istruzione, formazione e lavoro della Regione Veneto, Gianluca Toschi ricercatore della Fondazione Nord Est, Renzo Paolo Vedova Uffi cio Scolastico Territoriale Padova, Anna Viel dei Giovani di Confi ndustria Padova, Angelo Boccato psicolo-go del lavoro. A conclu-dere l’evento è arrivato l’infotainment con Fred Dalla Rosa e Silvia Mar-tin impegnati in “Cosa farà da grande?”. A tutti i partecipanti è andata la guida “It’s your life”, pensata appositamente per studenti delle scuole medie e genitori.

Ma l’impegno di Confi dustria con le scuole non si è concluso con la giornata di orientamento. Padova ha ospistato la quar-

ta edizione di “Industriamoci – Open Day PMI” un evento che quest’anno ha coinvol-to 13 aziende padovane attraverso le visite da parte degli studenti agli stabilimenti dove hanno potuto conoscere da vicino i procedimenti industriali e produttivi. Nel

dettaglio le realtà coinvolte sono state Berto’s (Tribano), Criocabin (Teolo), Diana (Torreglia), Idrobase (Borgoric-co), Lundbeck Phar-

maceuticals Italy (Padova), Mafi n (Galliera Veneta), Mediagraf (Noventa Padovana), Parker Hannifi n Manifacturing (Sant’Angelo di Piove), Pettenon Cosmetics (San Martino di Lupari), Plastic Nord (Padova), Prefabbri-cati Zanon (Cittadella), Studioverde (Curta-rolo), Unifl air (Conselve).

Oltre 250 ragazzi delle medie per l’orientamentoTredici aziende padovane aperte per gli studenti

Formazione e lavoro Doppia iniziativa di Unindustria Padova per le scuole

Giovani industriali“ciceroni” in azienda

Un momento dell’Orientagiovani per i ragazzi delle medie

Il mondo della produzione ha voluto offrireagli studentinumerose notizie

di Martina Celegato

La scelta delcorso di studisuperiore è unmomento da non sottovalutare

31Mondo scuola

RistoranteAlla Fornace

MenùAperitivo della casa con salatiniSchiette fritte - Polentina Baccalà fresco aglio prezzemoloAntipastoGamberetti, polipi, insalata di mare, latticini di seppia, gamberoniPrimi a vassoioRisotto alla pescatoraFarfalle con salmone e gamberiGrigliata di pesce a personaOrata, Coda pescatrice, Scampo Vassoi di frittura con polentaContorni misti di stagione

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14 Febbraio 2014

S. Valentino• Aperitivo della Casa

• Gamberetti in Cocktail

• Antipasto Fornace: polipi con sedano,

latticini di seppia, gamberoni

• Bis di Taglierini al Salmone di Scozia,

Gnocchetti con Scampi e funghi

• Grigliata di Orata, Coda di Rospo e

Scampo alla griglia

• Frittura di Calamari e Gamberi

• Insalatine di stagione e carotine

• Sorbetto al limone

• Dolce con vino amoroso

• Caffè e Limoncello

• Vini e Acque Minerali

€ 30,00 a persona

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C’è un bel pezzo di Padova nella la mis-sione astronomica Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea. Non a caso lo spet-

tacolare lancio del satellite dalla rampa della base europea di Kourou, in Guiana Francese è stato seguito in diretta anche dai ricercato-ri della nostra città. Gaia è uno dei progetti più importanti per l’astronomia: la sfi da è realizzare una mappa tridimensionale della Galassia, facendo un censimento accurato di più di un miliardo di singoli oggetti.Oltre alle distanze e ai moti propri di un miliardo di oggetti brillanti in Cielo, Gaia determinerà anche i parametri astrofi sici di stelle quali luminosità, temperatura, gravità superfi ciale e composizione chimica, e di galassie quali il tasso di formazione stellare, e l’arrossa-mento. Inoltre identifi cherà circa 500mila quasar che saranno fondamentali per de-terminare un buon sistema di riferimento astrometrico.

L’ Osservatorio Astronomico di Padova ha lavorato per la missione fi n dalla sua progettazione, contribuendo alla stesura dei ”casi” scientifi ci attraverso i quali si sono potute determinare le caratteristiche degli

strumenti a bordo del satellite. “La comu-nità europea progetta da quasi 20 anni questa missione spaziale - spiega Antonella Vallenari dell’Osservatorio Astronomico di Padova nonché vice responsabile europeo del Consorzio Gaia- che rivoluzionerà qua-si ogni campo dell’astronomia moderna, fornendo il primo fi lm in 3D della nostra Galassia. Questo progetto è interamente Eu-ropeo e conferma la leadership Europea nel settore da un punto di vista scientifi co, ma anche tecnologico, dato che spinge al limite le capacità delle industrie coinvolte. Resta da sottolineare il contributo fondamentale Italiano al progetto che svolge un ruolo chiave sotto molti aspetti. L’Osservatorio di Padova è coinvolto nel progetto Gaia ai più alti livelli fi n dalla prima proposta di questa straordinaria missione, dalla defi nizione dei suoi obbiettivi scentifi ci fi no al diffi cile pro-cesso di analisi dei dati che include anche la caratterizzazione del grande numero di supernove che Gaia scoprirà, responsabilità del gruppo del Direttore Massimo Turatto. E’ doveroso evidenziare che nell’arco di quasi due decenni, lo sviluppo del progetto è sta-

ta una fomidabile occasione di formazione scientifi ca per i nostri giovani ricercatori. E’ anche grazie al loro talento ed entusiasmo che la partecipazione Italiana si è mantenu-ta ai più alti livelli”. “Gaia misurerà le di-stanze di un miliardo di stelle con precisione geometrica, - aggiunge Giampaolo Piotto, vice direttore del Dipartimento di Astrono-mia dell’Università di Padova - usando un concetto simile a quello usato dai geometri

che misurano le distanze o le misure dei ter-reni. Si tratta di un progetto che tocca alle fondamenta le basi delle nostre conoscenze astronomiche, ma con misure dallo spazio. Un progetto rivoluzionario anche perchè distanze precise signifi ca età precise. Non sarei sorpreso che fra dieci anni molte delle nostre conoscenze, incluso dimensioni e età dell’Universo siano signifi cativamente cam-biate, grazie al contributo di Gaia”.

Farà il censimento di un miliardo di stelle e altri corpi celestirivoluzionando le conoscenze

Astronomia Osservatorio e Università coinvolti nel progetto europeo per la mappatura dello spazio

Gaia, il satellite parla padovano

La messa a punto del satellite prima del suo lancio

Al via tre nuovi progetti per la promo-zione turistica di Padova, protago-nista il pubblico attraverso i social

network: “Padova sei tu”, “Sei social vieni a Padova” e “Loving Padova”. Il primo ha preso il via a novembre e prevede la ge-stione dei profi li uffi ciali di Discover Padova su Facebook, Twitter e Google+, da parte di amanti e appassionati della città, “Sei social vieni a Padova” si rivolge ai blogger e un concorso fotografi co. “Padova sei tu” sono 12 i candidati che hanno passato le selezioni e che per 4 giorni ciascuno, fi no a febbraio, scriveranno, “posteranno” e animeranno i social network di Padova. “Sei social vieni a Padova” si rivolge inve-ce ai blogger. Saranno loro a raccontare e descrivere il loro viaggio alla scoperta di Padova, degli angoli più sorprendenti e dei monumenti più interessanti condividendo in tempo reale le emozioni e gli scatti.

turismo

“Padova sei tu”emozioni social

Il Prato della Valle a Padova

17Cultura provinciale

L’inviato della Stampa al Due Palazzi Ha ripercorso il dramma del sequestro

L’inviato de La Stampa Domenico Qui-rico ha incontrato circa 150 tra detenu-ti e operatori coinvolti nelle lavorazioni

carcerarie promosse da Offi cina Giotto. L’in-contro si è tenuto nel capannone della casa di reclusione Due Palazzi di Padova che nor-malmente ospita l’assemblaggio delle bici-clette Esperia. Così, tra torni e postazioni di montaggio, il 62enne giornalista torinese si è confrontato vis-a-vis con i detenuti. Una conversazione drammatica, essenziale, che ha sorvolato sugli aspetti più conosciuti dei 152 giorni di prigionia trascorsi in Siria e si è concentrata subito su questioni di fondo, sui punti che accomunano lui e il suo non abituale uditorio.

La mancanza di libertà, ad esempio, il tempo che non scorre mai. “Per 152 giorni ho dovuto riempire, guadagnare ogni ora, ogni minuto, ogni secondo perché i miei carcerieri mi lasciavano a far nulla in una stanzetta vuota. Aprivano la porta ogni tan-to per gettarmi qualcosa da mangiare, ma tu non sapevi mai se era per quello, se era per portarti fuori a giustiziarti o per trasferir-ti in un posto ancora peggiore”.

L’unico conforto è la vicinanza del bel-ga Pierre Piccinin. “Se non ci fosse stato lui sarei diventato folle. Ci siamo raccontati la nostra vita, le speranze, i progetti, le

letture”.“I veri ostaggi, i veri prigionieri”, ha

ripetuto più volte Quirico, “non siamo stati noi, ma le nostre famiglie. Io sono colpevo-le di averli fatti soffrire, per la vanità di scri-vere 120 righe sul mio giornale, di essermi cacciato in una situazione pericolosa per cui loro hanno dovuto soffrire inutilmente”. Quando gli riuscì, per un insperato gesto di bontà umana di un custode, di comunicare con la famiglia, la fi glia minore gli chiese “Papà quando tornerai?”. “Non lo so”, fu la risposta, “ma ho la certezza di tornare, per venirvi a chiedere perdono per questo

dolore che vi ho imposto”. “La tua carcerazione è stata molto peg-

giore della nostra”, reagisce un detenuto. “Tu non eri responsabile di nessun reato. E poi la tua vita era in gioco ogni momento”. “È vero, non avevo fatto nulla a loro”, am-mette Quirico. “Quando mi hanno liberato il loro capo mi ha detto “Tu te ne torni a casa tua, noi invece restiamo qui in mezzo alle bombe, i veri prigionieri siamo noi”. Ecco perché tra me e quegli uomini non può es-serci odio. Sono così cattivi perché devono sopravvivere, perché in quel paese se non fai così sei costretto a perire”.

“Non odio i miei carcerieri”Quirico incontra i detenuti

Il giornalista stringe la mano ad un detenuto a Padova

eventi e mostre

CONCORSO SULLE TIPICITÀL’Istituto Alberghiero Pietro D’Abano festeggia i suoi 75 anni con un concorso lette-rario, dedicato, naturalmente, al variegato mondo del cibo e della cultura enogastro-nomica con particolare riguardo ai prodotti tipici veneti, nonché le tradizioni legate al piacere della tavola. Del resto il nostro territorio è ricco di prodotti d’eccellenza e gli spunti non mancano. Non ci sono limiti d’età, l’unico requisito per chi vuole partecipare è quello di risiedere in Veneto. Le opere dovranno essere consegnate tra il 15 e il 30 gennaio via e-mail all’indirizzo: [email protected], o consegnan-dole direttamente all’uffi cio di segreteria dell’Istituto.

I “CODICI TRASCENDENTALI”La mostra personale di Tobia Ravà “Codici trascendentali”, allestita al Centro culturale Altinate San Gaetano, è un affascinante viaggio alla scoperta dei signifi cati nascosti della realtà, attraverso una lettura a vari livelli delle parole e delle immagini. L’espo-sizione, organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Padova e curata da Maria Luisa Trevisan e Sirio Luginbühl , in marzo-aprile sarà poi visibile a Tel Aviv e in maggio-giugno a Roma negli spazi della Ermanno Tedeschi Gallery. La mostra dà conto della ricerca inerente le correnti mistiche della cultura ebraica.

LE SCULTURE DI TONI BONILa mostra “Toni Boni, un padovano nell’arte del Novecento”, di scena a Palazzo Zuckermann fi no al 24 gennaio 2014, è un omaggio all’artista che riunisce una selezione di opere realizzate tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso, tutte provenienti dalla collezione Rinaldi-Tonello. Sculture in marmo, terracotta e bronzo, graffi ti su marmo e disegni in cui emerge la centralità della fi gura umana.

a cura di Laura Organte

32 Cultura provinciale

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Protagonisti a Nordest

Usa solo i migliori materiali e i tecnici più qualificati e alla consegna esibisce i certificati energetici e di insonorizzazione

Danio Vangelista abita a Rosara di Codevigo con la moglie e i due fi gli. Dal padre ha eredi-tato la passione per il commercio. Ma, nel con-tempo, ha voluto diversifi care la sua attività entrando anche nel settore della costruzione edilizia di qualità. Sue, infatti, alcune lottizza-zioni a Brugine, a Campagnola a Codevigo. Ora Danio Vangelista ha individuato anche una bella ed accogliente zona residenziale a Piove di Sacco situata tra le vie Aldo Moro e Breo. In un quartiere accogliente e verdeggiato oltre che tranquillo dove ha edifi cato una serie di villette servite anche da un parco giochi per bambini.

Quante sono le villette di via Aldo Moro? “Attualmente edifi cate sono 14, ma il progetto ne prevede una ventina”.

Con quali criteri costruttivi ha edifi cate queste villette?“Prima di tutto le ho fornite della massima si-curezza, sono infatti antisismiche ed ho messo la massima attenzione al consumo energetico, a questo proposito posso contare sulle testi-monianze di coloro che già vi abitano. Non ho trascurato anche il problema dei rumori, tant’è che all’atto di vendita posso esibire il certifi ca-to energetico e di insonorizzazione”.

Si può dire che non ha lesinato nella fase di costruzione?“Di questo si può stare certi, ho scelto sempre i migliori materiali e i migliori tecnici per assi-curare ai clienti un prodotto di grande qualità”

Adesso parliamo di prezzi, con queste caratteristiche una villetta verrà a co-stare molto.“Sono pronto a confrontarmi con altri prodot-ti. Posso fare un esempio: una villetta delle mie di 232mq dotata di tre camere da letto, ampio salone, zona cottura, tre bagni, doppio gara-ge di 40mq, ripostiglio e scoperto la vendo a 248.000 euro, poco più di 1.000 euro al mq. Con le caratteristiche di costruzioni e di mate-riali impiegati posso assicurare che la spesa è ampliamente giustifi cata”.

Cosa vuole dire a quanti hanno intenzio-ne di acquistare una casa?“Che mi contattino senza alcun impegno. Farò visitare il quartiere ma soprattutto la villette in tutti i suoi particolari, posso esibire le fotogra-fi e scattate nelle varie fasi di costruzioni cosi da rendersi conto della qualità del prodotto che offro”.

Danio Vangelista, dal commercio alle costruzioni edili

Le sue villette sono in classe “A” e a prova di sisma Danio

Vangelista

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Offre una villetta di 232mq dotata di tre camere da letto, ampio salone, zona cottura, tre bagni, doppio

garage di 40mq, ripostiglio e scoperto a partire da 248.000 euro. Possibilità anche in Classe “A”

Isolamento acustico tra due unità abitative dalle fondazioni

Isolamento acustico tra solaio e solaio

Isolamento termico con poliuretano con muri perimetrali da 45 cm

Isolamento termico con doppia guaina per l’umidità

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IL VENETOin PRIMO PIANO

Fine vita, un tema che fa paura, diffi cile da trattare e che pone problemi etici e medici importantissi-mi. Quello che intendiamo affrontare con questo

numero della Piazza è il problema dell’utilizzo sempre più diffuso nel caso dei malati terminali, delle cure palliative e della fase conclusiva delle cure, la sedazio-ne terminale palliativa. Va sgombrato subito il campo da un equivoco, la sedazione terminale palliativa non è eutanasia (che invece è un’azione che porta con mezzi specifi ci direttamente e volutamente la morte del paziente). Per sedazione terminale palliativa si intende: “la riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fi no alla perdita di coscienza, allo scopo di ridurre o abolire la percezione di un sintomo, altrimenti intollerabile per il paziente, nonostante siano stati messi in opera i mezzi più adeguati per il controllo del sintomo, che risulta, quindi, refrattario”. Sono 100 mila i malati (prevalentemente oncologici) presi in ca-rico ogni anno dal servizio di cure palliative in Italia. I dati più recenti riportano un ricorso alla sedazione terminale negli ultimi giorni di vita in percentuali che arrivano fi no anche all’88% dei casi per i differenti setting assistenziali (ad es. ospedale, hospice, as-sistenza domiciliare). In Veneto le persone in carico alle cure palliative sono circa 7-8 mila ogni anno. A spiegare queste diffi cili questioni è il dottor Giovanni Poles medico specialista in Oncologia nell’area Cure Palliative al Policlinico San Marco a Mestre, e autore di numerose pubblicazioni sull’argomento. “Nelle fasi

terminali della vita - spiega il dottor Poles - si avverte la necessità di dover difendere la dignità della persona da un tecnicismo spesso immotivato ed eccessivo. Del resto il problema a volte si pone in senso opposto, rischiando di ricadere nel quasi totale astensionismo terapeutico. Non sempre è chiaro come ci si deve comportare nei confronti di trattamenti “vitali” come la nutrizione e l’idratazione artifi ciali. Di analoga diffi coltà può spesso risultare la valutazione se fare trasfusioni su un ammalato con una prospettiva di vita limitata. Per tentare una risposta a tali interrogativi, si deve cercare di capire quali sono i criteri che possono permettere al medico di inquadrare un trattamento come accanimento terapeutico o, all’opposto, come astensionismo e, al limite, come eutanasia”. Il dottor Poles studioso da anni del problema va nello specifi co. “L’accanimento terapeutico - spiega- viene defi nito dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) come “un trattamento di documentata ineffi cacia in relazione all’obbiettivo, a cui si aggiunga la presenza di un ri-schio elevato o una particolare gravosità per il paziente con un’ulteriore sofferenza, in cui l’eccezionalità dei mezzi adoperati è chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifi ca. A volte però non è chiaro se anche per quanto riguarda alimentazione e idratazione artifi ciali si possa parlare di trattamen-ti sproporzionati (in questo caso si potrebbe talora giustifi carne la sospensione)”. Poles poi affronta il tema della sedazione palliativa terminale “In questi

casi come medici ci troviamo – spiega - nella necessità di sedare un malato in fase terminale quando siamo di fronte a sintomi non altrimenti controllabili. In altre parole la sedazione terminale è indicata per quei sinto-mi che incidono pesantemente sulla qualità di vita del paziente e che rispondono solamente al trattamento sedativo. La sedazione può essere reversibile e spesso viene utilizzata per ridurre i disturbi respiratori, quando il dolore stesso e altri sintomi non sono controllabili con le usuali terapie”. Poles poi vuol chiarire un aspetto importante. Da recenti dati scientifi ci risulta che l’inter-vento della sedazione terminale è pari in media a 2.8 giorni (media ponderata). La sopravvivenza di pazienti sedati in fase terminale non differirebbe da questi dati da quella dei pazienti non sedati. “La sedazione pallia-tiva – spiega Poles - non ha la fi nalità di abbreviare la vita del paziente, pertanto non ha nulla che vedere con l’eutanasia ma deve essere gestita in modo attento e competente da parte del personale medico e infermie-ristico. Oltre all’esperienza, emergono altri due aspetti importanti dell’agire medico che diffi cilmente possono essere inquadrati nell’ambito di una norma: basi eti-che solide, equidistanti da eutanasia ed accanimento terapeutico ed il fatto che ogni intervento deve essere valutato nella date circostanze”. Problemi importanti arrivano spesso nella gestione di questa delicatissima fase, nei reparti di ospedale piuttosto che negli hospice o nelle cure palliative a domicilio dove il personale è invece estremamente preparato.

di Alessandro Abbadir

Ridurre il dolore del paziente nei suoi ultimi giorni di vita è una questione umana, prima che etica. Tuttavia la sedazione palliativa, a volte, viene percepita come una forma di eutanasia: un modo di troncare la sofferenza insieme alla vita dell’ammalato

Sanità Inchiesta sul fi ne vita

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?

Un aspetto etico di capitale importanza riguarda l’individuazione del “chi decide” l’inizio della sedazione terminale palliativa. Il per-corso decisionale deve rispettare criteri etici internazionalmente

riconosciuti e differenziati in base alla capacità mentale del malato. In particolare, se il malato è mentalmente capace al momento in cui insor-ge l’indicazione per compiere la sedazione, vale il criterio del consenso informato. In generale non si raccomanda né l’adozione di un modulo di consenso specifi co né l’apposizione della fi rma del malato; si ritiene suf-fi ciente una registrazione del consenso verbalmente espresso in cartella clinica da parte dei curanti. Nel limite del possibile è opportuno invitare il malato ad informare i suoi familiari delle decisioni prese, in modo da facilitarne l’accettazione e ridurre l’impatto emotivo. Se, invece, il ma-lato non è mentalmente capace o non vuole partecipare alle decisioni, valgono, sul piano etico, le direttive o dichiarazioni anticipate. In assenza di tali disposizioni anticipate, la decisione può essere assunta dai sanitari curanti ricorrendo al giudizio sostitutivo, basato sulle volontà e i desideri espressi in precedenza dal malato ai suoi cari o all’équipe curante. In caso di malato mentalmente incapace di cui non è possibile ricostruire volontà o orientamenti pregressi, o in caso di situazioni d’emergenza (in cui non sia possibile né ottenere il consenso informato o direttive antici-pate né formulare un giudizio sostitutivo), i sanitari devono ricorrere al criterio del migliore interesse del malato, procedura decisionale che si fonda sul bilancio fra i benefi ci attesi e gli oneri previsti del trattamento terapeutico

focus la sceltail processo decisionale

A.A.

34

13Il Veneto in primo piano

Quello che inizia è un anno che potremmo defi nire straordinario dal punto di vista elet-torale. Primo perché a primavera i veneti

saranno chiamati alle urne per eleggere i propri rappresentanti in Europa ma anche perché si do-vranno rinnovare ben 345 sindaci e relativi consigli comunali. Il dato più signifi cativo, però, è che da questa tornata di amministrative i consigli comu-nali avranno profi li e numeri molto diversi da quelli che abbiamo conosciuto sino ad oggi.

Le elezioni amministrative impegneranno tut-te le province con numeri considerevoli di comuni al voto ma l’unico comune capoluogo che va al rinnovo è Padova. Altri 60 i municipi da rinnova-re nel resto della provincia, ben cinque quelli con popolazione al di sopra dei 15mila abitanti che potranno eleggere il primo cittadino col doppio turno: Cadoneghe, Monselice, Padova, Rubano, Selvazzano Dentro.

Nel vicentino saranno 88 le amministrazioni da rinnovare. Anche qui sono cinque i comuni al di sopra dei 15mila abitanti che eleggeranno il primo cittadino quasi sicuramente al secondo turno. Sono Basano del Grappa, Schio, Valdagno, Arzignano e Montecchio.

In provincia di Verona, invece, i comuni al voto saranno 52, quattro quelli al di sopra dei 15mila abitanti: Legnago, San Bonifacio, Negrar e Pescan-tina.

Belluno, invece, rinnoverà le amministrazioni di 38 comuni, quasi tutti sotto i 5mila abitanti, mentre Rovigo ne rinnoverà 34 ma solo tre di me-die dimensioni e comunque sotto i 15mila. Nel ve-neziano si voterà per il sindaco solo in 15 comuni, in tre di questi, Spinea, Scorzè e Noale, si voterà con il doppio turno.

Le prossime amministrative, però, cambie-ranno il volto dei Consigli Comunali che potranno essere più “rosa”, grazie all’introduzione della doppia preferenza di genere che interesserà i comuni sopra i 5000 abitanti, ma soprattutto più ridotti per effetto della norma che, con l’obiettivo di ridurre i costi della politica, ha ridotto il numero di consiglieri e assessori comunali. In nome della famigerata spending review, nel 2011 il Governo Monti decise di tagliare le spese cominciando dal basso e, a dirla tutta, dalle briciole.

Sì perché è vero che qualcosa si risparmierà ma è anche vero che il gettone di un consigliere

di un comune di medie dimensioni non è che una minuscola frazione del compenso pagato ad un parlamentare o ad un consigliere regionale. Ma quel che è peggio è che con questi tagli a farne davvero le spese sono le minoranze che, anche nelle città più grandi, si troveranno con una man-ciata di consiglieri.

Guardando in profondità alle normative è pos-sibile capire la portata del dimagrimento dei consi-gli comunali. Governerà solo il sindaco, senza as-sessori, nei Comuni che hanno fi no a mille abitanti.

Accanto a lui verranno eletti sei consiglieri in-vece che nove e tutte le competenze della giunta comunale verranno attribuite esclusivamente al primo cittadino.

Il numero dei consiglieri passerà da nove a sei, anche nei Comuni con popolazione da 1.001 a 3 mila abitanti, mentre gli assessori saranno al massimo due.

I municipi con residenti tra i 3.001 e i 5 mila, avranno 7 consiglieri, non più 12, e la giunta sarà composta al massimo da tre persone. Cambierà relativamente poco per i Comuni che contano tra i 5.001 e i 10 mila abitanti: il numero dei con-siglieri scende da 12 a 10, mentre quello degli assessori resta fermo a quattro.

Riduzioni previste anche nei centri più grandi. I Comuni con il numero di abitanti tra 10.001 e 30 mila avranno 16 consiglieri, non più 20, quelli che hanno tra 30.001 e 100 mila abitanti, ne avranno 24 invece di 30, mentre per quelli con più di 100 mila abitanti o per i capoluoghi di provincia, come Padova, il numero di consiglieri scenderà da 40 a 32.

di Germana urbani

Meno consiglieri, meno assessori e soprattutto meno minoranza. E se il comune non raggiunge i mille abitanti: solo il sindaco!

Molte le novità normative

Aria di votazioni: 345 sindaci a rinnovo

Tra le novità che investiranno questa tornata ci sono quelle introdotte dalla legge n.215 del 2012 pensata per rispondere alla sotto rappresentazione delle donne nelle istituzioni pub-

bliche, e in particolar modo “volta a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali”. Questa legge ha, di fatto, cambiato la normativa per l’elezione dei consi-gli comunali dei comuni che superano i 5000 abitanti. I cittadini, infatti, potranno esprimere due preferenze per i consiglieri comu-nali purché riguardanti candidati di sesso diverso. Se per errore la doppia preferenza, comunque non obbligatoria, dovesse andare a persone dello stesso sesso, la seconda preferenza verrà annullata.

La legge inoltre prevede la cosiddetta “quota di lista”, che fa sì che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in lista per oltre due terzi del totale dei candidati. E’ vero, però, che solo nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il mancato rispetto della quota potrà determinare la decadenza della lista. La norma, entrata in vigore già lo scorso anno, ha già dimostrato la sua effi cacia in termini di presenze femminili nei neo-eletti Consigli Comunali. Si è registrata, infatti, una crescita robusta e diffusa delle donne, tanto che in termini assoluti esse raddoppiano mentre in termini percentuali la loro presenza è due volte e mezzo quella della precedente tornata.

Da ultimo un recente emendamento, approvato alla Camera nella seduta notturna del 21 dicembre, nel corso dell’esame del ddl n. 1542-A di riforma degli enti locali (città metropolitana, province, unioni e fusioni di comuni) sancisce che nelle giunte comunali nes-sun genere può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento. Saranno pertanto illegittime le giunte con meno del 40 per cento di donne. Il testo deve ancora passare all’esame del senato ma se passerà anche lì il volto delle prossime giunte cambierà molto con buona pace di tutti.

I nuovi Consigli Comunali vedranno le minoranze ridottea numeri scandalosi per la democrazia

Rappresentanza di generedoppia preferenza e giunte paritarie

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13Il Veneto in primo piano

Quello che inizia è un anno che potremmo defi nire straordinario dal punto di vista elet-torale. Primo perché a primavera i veneti

saranno chiamati alle urne per eleggere i propri rappresentanti in Europa ma anche perché si do-vranno rinnovare ben 345 sindaci e relativi consigli comunali. Il dato più signifi cativo, però, è che da questa tornata di amministrative i consigli comu-nali avranno profi li e numeri molto diversi da quelli che abbiamo conosciuto sino ad oggi.

Le elezioni amministrative impegneranno tut-te le province con numeri considerevoli di comuni al voto ma l’unico comune capoluogo che va al rinnovo è Padova. Altri 60 i municipi da rinnova-re nel resto della provincia, ben cinque quelli con popolazione al di sopra dei 15mila abitanti che potranno eleggere il primo cittadino col doppio turno: Cadoneghe, Monselice, Padova, Rubano, Selvazzano Dentro.

Nel vicentino saranno 88 le amministrazioni da rinnovare. Anche qui sono cinque i comuni al di sopra dei 15mila abitanti che eleggeranno il primo cittadino quasi sicuramente al secondo turno. Sono Basano del Grappa, Schio, Valdagno, Arzignano e Montecchio.

In provincia di Verona, invece, i comuni al voto saranno 52, quattro quelli al di sopra dei 15mila abitanti: Legnago, San Bonifacio, Negrar e Pescan-tina.

Belluno, invece, rinnoverà le amministrazioni di 38 comuni, quasi tutti sotto i 5mila abitanti, mentre Rovigo ne rinnoverà 34 ma solo tre di me-die dimensioni e comunque sotto i 15mila. Nel ve-neziano si voterà per il sindaco solo in 15 comuni, in tre di questi, Spinea, Scorzè e Noale, si voterà con il doppio turno.

Le prossime amministrative, però, cambie-ranno il volto dei Consigli Comunali che potranno essere più “rosa”, grazie all’introduzione della doppia preferenza di genere che interesserà i comuni sopra i 5000 abitanti, ma soprattutto più ridotti per effetto della norma che, con l’obiettivo di ridurre i costi della politica, ha ridotto il numero di consiglieri e assessori comunali. In nome della famigerata spending review, nel 2011 il Governo Monti decise di tagliare le spese cominciando dal basso e, a dirla tutta, dalle briciole.

Sì perché è vero che qualcosa si risparmierà ma è anche vero che il gettone di un consigliere

di un comune di medie dimensioni non è che una minuscola frazione del compenso pagato ad un parlamentare o ad un consigliere regionale. Ma quel che è peggio è che con questi tagli a farne davvero le spese sono le minoranze che, anche nelle città più grandi, si troveranno con una man-ciata di consiglieri.

Guardando in profondità alle normative è pos-sibile capire la portata del dimagrimento dei consi-gli comunali. Governerà solo il sindaco, senza as-sessori, nei Comuni che hanno fi no a mille abitanti.

Accanto a lui verranno eletti sei consiglieri in-vece che nove e tutte le competenze della giunta comunale verranno attribuite esclusivamente al primo cittadino.

Il numero dei consiglieri passerà da nove a sei, anche nei Comuni con popolazione da 1.001 a 3 mila abitanti, mentre gli assessori saranno al massimo due.

I municipi con residenti tra i 3.001 e i 5 mila, avranno 7 consiglieri, non più 12, e la giunta sarà composta al massimo da tre persone. Cambierà relativamente poco per i Comuni che contano tra i 5.001 e i 10 mila abitanti: il numero dei con-siglieri scende da 12 a 10, mentre quello degli assessori resta fermo a quattro.

Riduzioni previste anche nei centri più grandi. I Comuni con il numero di abitanti tra 10.001 e 30 mila avranno 16 consiglieri, non più 20, quelli che hanno tra 30.001 e 100 mila abitanti, ne avranno 24 invece di 30, mentre per quelli con più di 100 mila abitanti o per i capoluoghi di provincia, come Padova, il numero di consiglieri scenderà da 40 a 32.

di Germana urbani

Meno consiglieri, meno assessori e soprattutto meno minoranza. E se il comune non raggiunge i mille abitanti: solo il sindaco!

Molte le novità normative

Aria di votazioni: 345 sindaci a rinnovo

Tra le novità che investiranno questa tornata ci sono quelle introdotte dalla legge n.215 del 2012 pensata per rispondere alla sotto rappresentazione delle donne nelle istituzioni pub-

bliche, e in particolar modo “volta a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali”. Questa legge ha, di fatto, cambiato la normativa per l’elezione dei consi-gli comunali dei comuni che superano i 5000 abitanti. I cittadini, infatti, potranno esprimere due preferenze per i consiglieri comu-nali purché riguardanti candidati di sesso diverso. Se per errore la doppia preferenza, comunque non obbligatoria, dovesse andare a persone dello stesso sesso, la seconda preferenza verrà annullata.

La legge inoltre prevede la cosiddetta “quota di lista”, che fa sì che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in lista per oltre due terzi del totale dei candidati. E’ vero, però, che solo nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il mancato rispetto della quota potrà determinare la decadenza della lista. La norma, entrata in vigore già lo scorso anno, ha già dimostrato la sua effi cacia in termini di presenze femminili nei neo-eletti Consigli Comunali. Si è registrata, infatti, una crescita robusta e diffusa delle donne, tanto che in termini assoluti esse raddoppiano mentre in termini percentuali la loro presenza è due volte e mezzo quella della precedente tornata.

Da ultimo un recente emendamento, approvato alla Camera nella seduta notturna del 21 dicembre, nel corso dell’esame del ddl n. 1542-A di riforma degli enti locali (città metropolitana, province, unioni e fusioni di comuni) sancisce che nelle giunte comunali nes-sun genere può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento. Saranno pertanto illegittime le giunte con meno del 40 per cento di donne. Il testo deve ancora passare all’esame del senato ma se passerà anche lì il volto delle prossime giunte cambierà molto con buona pace di tutti.

I nuovi Consigli Comunali vedranno le minoranze ridottea numeri scandalosi per la democrazia

Rappresentanza di generedoppia preferenza e giunte paritarie

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Page 36: Piovese dic2013 n160

16 Cultura veneta

Possagno, Museo e Gipsoteca Antonio Canova

Le Tre Grazie, sono una delle opere scultoree più ammirate e conosciute del Canova ma in realtà sono sei: tre sono quelle del gruppo commissionato da Josephine de Beauharnais, moglie di Napoleone, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo, le altre tre invece andarono al Duca di Bedford che, visto il gesso con-

servato nell’atelier romano dello stesso scultore, lo supplicò di creargli un ulteriore esemplare in marmo. A Possagno rimasero solo i gessi sui quali Canova aveva lavorato per preparare le versioni in marmo. La prima versione non si spostò mai dalla casa dell’artista, il secondo gesso, invece, quello servito per le Grazie inglesi, arrivò più tardi, giusto in tempo per venire, con altre opere conservate nella Gipsoteca, investito dalla nuvola di calcinacci causata dai cannoneggiamenti austroungarici durante la Prima Grande Guerra, quando Possa-gno, ai piedi del Grappa, era zona di battaglia. All’indomani del confl itto, Stefano e Siro Serafi n, custodi e abilissimi restauratori, sanarono molti dei danni riportati dai fessi del Canova ma non agirono sulle Grazie di Bedford che deturpate trovarono sede nella sala del consiglio comunale di Possagno come stridente ricordo di un guerra terribile per il paese. A cent’anni dallo scoppio della Grande Guerra, però, mentre l’Europa si appresta a ricordare quel centenario, anche le Grazie “inglesi” risorgono, ritrovando tutte le loro parti. Quello che i Serafi n non si sentirono di fare lo consente ora la tecnologia. Grazie alla collaborazione delle National Galleries of Scotland, di Edinburgo, proprietari del prezioso marmo, è stato possibile fotografare e scansiona-re l’opera e grazie all’elettronica si è riusciti a ricomporre le parti mancanti al gesso di Possagno. In mostra, fi no al prossimo 4 maggio, si potranno ammirare entrambi gruppi delle Grazie, quello “russo”, e quello “inglese”. Insieme ai bozzetti delle due opere, fanno parte dell’esposizione le tempere, i disegni, le incisioni preparati da Canova per le grazie mentre una vera mostra nella mostra è costituita dall’esposizione delle crude immagini della Gipstoteca e dei Gessi di Canova all’indomani dei bombardamenti: immagini concesse da due archivi pubblici, drammatiche nella volontà di costituire una precisa documentazione di un orrore.

La bellezza torna dopo l’orrore L’uomo, fi n dalle origini della sua storia, si è spo-

stato, ha camminato per cercare terre fertili, nuovi orizzonti. Le tre grandi religioni monoteiste, inoltre,

hanno tutte radici nella storia di popolazioni nomadi e le divinità si sono spesso rivelate a popoli in cammino o a singoli pellegrini. Il viaggio, dunque, è connaturato all’uomo e il viaggio è centrale anche nel suo rapporto con il soprannaturale. Per questo la settima edizione dell’ormai popolare mostra di illustrazioni e illustratori “I colori del sacro” sarà interamente dedicata al tema del viaggio. Dal 18 gennaio le tavole di illustratori di tutto il mondo, moltissimi da paesi “nuovi” fi nora non rappresentati, daranno corpo e colore all’esposizione che fi no al prossimo 2 giugno rimarrà allestita al Museo Diocesano, di Padova. Abbiamo sollecita-to illustrazioni – spiega Andrea Nante, direttore del Museo Diocesano e curatore della Rassegna - che esplicitino il tema approfondendo sia quegli aspetti legati al desiderio di conoscenza e di sco-perta che da sempre caratterizza gli spostamenti verso terre e popoli lontani, sia tutti i risvolti più di tipo psicologico, emotivo e spirituale che accompagnano le fasi del viaggio e che accomunano il sentire di chi parte, per qualsiasi meta, fosse anche un partire simbolico”. L’edizione 2014 della rassegna vuole quindi raccontare il viaggio come esperienza di vita tout court, ripercorrendo la storia, i testi sacri e i racconti pagani e mitologici, i riti e le tradizioni, nel tentativo di rivelare la dimensione emotiva e spirituale di ogni partenza e di ogni ritorno.

Museo Diocesano di Padova

Aldo Tagliapietra ha una biografi a lunga un braccio con Le Orme, band storica veneziana, di cui è stato leader; e poi ha una carriera solista importante. Scri-

ve libri: “Le mie verità nascoste” è l’ultima fatica letteraria ma continua anche a cantare e con il suo nuovo disco “L’ angelo rinchiuso” ha toccato le corde più alte del “pro-gressive”, nella migliore tradizione romantico/melodico/progressiva italiana. Le due produzioni sono state l’occa-sione di questa intervista che ripercorre oltre quarant’anni della sua vita artistica.

L’ultima volta che ti ho visto eri al concerto di Crosby, Stills, Nash...

“Si’, belli, non li avevo mai visti conoscevo quattro/cin-que loro canzoni e risentirle mi ha fatto piacere. Ero curioso di sentire e vedere come “tre” quasi settantenni se la cavavano dal vivo. Mi sono piaciuti ed ho visto come hanno conservato il loro entusiasmo”.

Quali altri concerti sei andato a vedere negli ultimi anni?

“Vedo spesso Tiziano Ferro e Gianna Nannini grazie al fatto che mio fi glio Davide è chitarrista e lavora con loro. Davide è produttore e collabora anche con Ramazzotti ed Antonacci”.

Pensavo mi parlassi anche dei Van Der Graaf Gene-rator. So che sei loro amico soprattutto di David Jackson che ha suonato con te diverse volte...

“Vuoi sapere una cosa? Non li ho mai visti dal vivo. Anche se siamo stati noi italiani a scoprirli prima dei loro paesi anglosassoni”.

Hai presentato a fi ne estate 2013 il tuo ultimo disco “L’Angelo Rinchiuso” al Parco San Giuliano di Mestre suonandolo prima di “Felona e Sorona”...

“Mi sembrava doveroso farlo vicino a casa. E’ stata una serata in cui il tempo ha tenuto e c’è stato un bell’affl usso di gente”.

Il titolo: da dove nasce?“Da un vecchio quadro di Paul Whitehead. Quando

viene in Italia mi manda sempre una cartolina. Una delle

ultime aveva impressa l’immagine di un suo quadro “Locked Angel”. E così è nato il titolo del mio ultimo disco”.

Quali copertine ritieni le migliori che ha fatto?“Ne ha fatta di belle per i Genesis...”E anche per i VDGG.“Sì, giusto. Ma per me la più bella sua copertina è quella

che ha disegnato per il mio penultimo disco del 2012 “Nella Pietra e nel Vento”.

Poi come è andata a Milano in ottobre 2013?“E’ stata una serata esclusiva per i giornalisti nella quale

ho presentato l’ultimo cd con “Felona e Sorona””.Cosa differenzia “Felona e Sorona” da questo tuo cd

del 2013 e cosa li unisce?“Volevo che fosse una suite, il tema principale di questo

mio ultimo lavoro discografi co. Le mie composizioni rappre-sentano le mie due anime. Ho un’anima cantautorale da ballata ed un’anima progressive. In effetti se ascolti da “L’an-gelo rinchiuso” il brano “Passato e Futuro” ci sono arpeggi di organo che richiamano “Felona e Sorona””.

Cosa ascoltavi quando avete composto con Le Orme “Collage” e cosa ascolti ora?

“All’epoca 1969/1970 ascoltavo Quatermass, Atomic

Rooster, E.LP., Yes. Eravamo molto infl uenzati dai suoni delle bands che prediligevano ballads e suite tastieristiche. Oggi non ascolto molte cose nuove”.

Oggi alcuni giovani non conoscono il “prog”. Altri lo defi niscono “dinosauresco”...

“I giovani non sono interessati più di tanto a questa mu-sica. Per loro è un genere che considerano coma la “musica classica del rock”. Noi sappiamo quanto è bella, comunque. Sia il progressive che la musica classica. Io amo molto la melodia e questa mi viene molto facilmente”.

Produzione e distribuzione di un disco oggi quanto sono cambiati rispetto a quando hai iniziato?

“Noi siamo stati venti anni con la Phonogram, oggi Universal che aveva grandi mezzi di produzione e di distri-buzione. Noi ci preoccupavamo solo di fare musica; al resto pensavano loro.

Le case discografi che oggi stanno scomparendo e sono state ridimensionate con internet. Io, senza contratto disco-grafi co, ho optato anni fa per l’autoproduzione insieme a Gloria (Tagliapietra, sua fi glia, nda). Abbiamo la Clamore che è una società di comunicazione e produzione che con la Self distribuisce i miei lavori discografi ci e libri. Così ho il controllo

completo su tutta la proprietà editoriale della mia produzione di oggi”.

I rapporti con le altre “Orme” oggi come sono?“Ognuno sta’ facendo la sua vita. Non aggiungo altro”.Ora sei in tour? Vuoi dirci dove possiamo vederti nei

prossimi mesi? “Inizieremo a fare qualcosa da fi ne gennaio 2014. In-

tanto proseguo con questi “reading parole e musica”.Ci parli di questo tuo ultimo libro?“Le mie verità nascoste” è una autobiografi a che nasce

dalla voglia di narrare non solo della musica che ho fatto, dei viaggi, del sistema musicale vigente, di Sanremo ma anche dei miei pensieri, delle mie opinioni, della vita. In effetti, si chiama “Le mie verità nascoste” perché sono le mie. Il titolo è in parte preso da una canzone delle Orme scritta da me “Verità nascoste” appunto”.

Immagino che anche “L’ angelo rinchiuso” racconti di te?

“Sì, the “locked angel”, sono io che parlo, che racconto i miei pensieri attuali attraverso la musica. Una suite progres-siva di 12 brani scritti da me ed arrangiati con la complicità di Matteo Ballarin ed Andrea De Nardi. Una suite che ha qualche collegamento con “Felona e Sorona”.

Racconti ai nostri lettori di quando viaggiavate con un furgoncino 238 Fiat per andare a vedere i concerti fi no a Londra...

“Viaggiavamo con una 1100 fi at scassata non nostra. E noleggiavamo un furgoncino 238 Fiat per le nostre serate. Poi abbiamo acquistato una 125 Fiat. Con quella siamo a andati a Londra ed all’isola di White...”

Avete visto l’ultimo concerto di Jimi Hendrix!“Esatto! Ed anche il primo grande live di Emerson Lake

& Palmer”.E con le macchine come andò?“Poi quando siamo diventati “relativamente benestanti”

abbiamo acquistato un bel Mercedes blu ed abbiamo iniziato anche a viaggiare in aereo”.

di Graziano Edi Corazza

Intervista ad Aldo Tagliapietra

“Le mie verità nascoste” e “L’ angelo rinchiuso”, un’occasione per rivivere quarant’anni di carriera

dal 18 gennaio “i colori del sacro”, gli illustratori raccontano il viaggio

36 Cultura veneta

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tiraKKina®

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18 Cultura veneta

Dopo il successo di critica e di pubblico otte-nuto dalla mostra Mario Sironi. Anni ’40 e ’50, il Museo d’Arte Moderna Mario

Rimoldi di Cortina d’Ampezzo prosegue l’appro-fondimento sull’opera di Sironi dedicando la mo-stra della stagione invernale, che proseguirà fi no al prossimo 21 aprile, all’incontro e al confronto tra due artisti che non si sono mai conosciuti, ma il cui lavoro presenta dei forti tratti comuni: Ma-rio Sironi e Gino Cortelazzo. Si tratta del primo omaggio che il Museo delle Regole dedica all’ar-tista di Este di cui possiede una pregevole scultu-ra in alabastro. Gino Cortelazzo fu una delle voci più originali della scultura italiana del dopoguer-ra. Alla sua scomparsa, nel 1985, ha lasciato più di cinquecento sculture oltre ad opere plastiche di vario tipo, disegni e grafi ca. Opere di Cortelazzo si trovano in varie città e musei come la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, il MART e il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi appunto. Artista di ricerca, Cortelazzo, così come anche Mario Sironi, sperimentò ogni materiale: non smise di indagare le possibilità del bronzo ma lavorò anche la pietra, l’alabastro, l’onice, perfi no la cartapesta e la resina. Amò molto il ferro e il legno, ai quali spesso tornava. Sviluppò una personalissima idea di fi gurazione indiretta, basata sul suggerire stimoli visivi sui quali ogni spettatore potesse costruire una sua propria im-magine, frutto del dialogo con la sua fantasia e la sua cultura. La mostra, curata da Luciano Gemin, architetto, collaboratore di Carlo Scarpa e grande amico di Cortelazzo, propone ventidue sculture messe a confronto con ventidue dipinti di Mario Sironi, tra cui il bellissimo Ritratto di Boc-cioni in trincea, dipinto quando Sironi e Boccioni condivisero i duri momenti della trincea durante la prima guerra mondiale e Il mio funerale picco-la e struggente opera in cui Sironi immaginava il suo funerale con il carro funebre seguito da uno sparuto gruppo di persone: in effetti la sua previ-sione si avverò, morì a Milano in agosto e al suo funerale assistettero pochi intimi amici. Il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi custodisce nelle sue sale oltre novanta opere del pittore sassare-se, quasi tutte appartenenti agli anni ’40 e ’50. Sono anni particolarmente diffi cili per Sironi, de-luso dalla deriva totalitaria e dal successivo crollo dell’ideologia fascista, straziato dalla morte della fi glia, le opere che dipinse in questi anni, ispirate dal paesaggio montano di Cortina, sono inten-se e dure, di grande forza espressiva. Pur non essendosi mai incontrati di persona, molte sono le analogie che è possibile ravvisare nel lavoro di Sironi e Cortelazzo. Entrambi approfondirono con interesse ed attenzione l’arte contempora-nea a loro, parteciparono, pur con il carattere schivo che li contraddistingueva, ai fermenti ar-tistici e alle ricerche dei propri anni. Il loro animo sensibile li portò ad affrontare, nei propri lavori, tematiche esistenziali, pur con esiti stilistici dif-ferenti. L’opera di Sironi poi, pur utilizzando la pittura come mezzo espressivo, è estremamen-te scultorea, soprattutto negli anni di cui sono testimonianza le opere in mostra. Le montagne

Pur non essendosi mai incontrati di persona, il loro lavoro presenta tratti comuni, il loro sensibile li portò ad affrontare, tematiche esistenziali, solopur con esiti stilistici differenti

Grandi mostre Fino al prossimo 21 aprile al Museo d’Arte Moderna di Cortina

Sironi e Cortellazzo, dialogo tra chi non si è mai conosciuto

Pietro Bellotti è l’ul-timo nome di una dinastia famigliare

già di per sé affascinante e ‘complicata’ dove tutti sono pittori, per di più specializzati in vedute. Bernardo Bellotto è suo fratello, Canaletto suo zio e forse sono stati i loro nomi ad eclissare il pur bravo Pietro. Per lungo tempo ritenuto un vedutista marginale oggi fi nal-mente, grazie anche a recenti studi che ne hanno riabilitato il nome all’interno dell’arte veneziana del ‘700, Ca’ Rezzonico ospita la sua prima mostra monografi ca. L’esposi-zione curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico Crivellari riunisce per la prima volta quarantatre dipinti provenienti da collezioni private europee e statunitensi, che ricostruiscono il percorso artistico di Bellotti, documentando con la maggior ampiezza oggi possibile il suo vasto repertorio fi gura-tivo. Faranno inoltre parte dell’esposizione, allestita nelle scenografi che sale al primo pia-no di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, i pochi dipinti fi rmati dal pittore e l’eccezionale nucleo di diciassette tele con vedute delle principali città europee, alcune delle quali fi rmate sul retro, il cui percorso col-lezionistico è documentato dal XVIII secolo: si tratta dei ‘dipinti pilota’ da cui è iniziata, a partire dal 1952, la riscoperta dell’artista. Il pittore, attraverso uno stile autonomo e personale, elabora le invenzioni di Canaletto ampliando il tradizionale repertorio venezia-no con numerose vedute delle più importanti città d’Europa - oltre ad alcuni capricci archi-tettonici - e rivelando, attraverso le opere oggi a lui attribuite, una personalità più complessa di quanto si potesse sospettare in passato.

venezia

Ca’ Rezzonicouna mostra per riscoprire pietro bellotti

di Cortina, così forti e massicce, ispirarono molto il pittore e gli suggerirono un tratto altrettanto forte e dai volumi defi niti per dare forma alle proprie sensazioni. Anche per Cortelazzo intensa fu l’esigenza di trovare, come scrisse il critico Mazzariol, nella materia la propria possibilità di essere messa in forma.

38 Cultura veneta

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18 Cultura veneta

Dopo il successo di critica e di pubblico otte-nuto dalla mostra Mario Sironi. Anni ’40 e ’50, il Museo d’Arte Moderna Mario

Rimoldi di Cortina d’Ampezzo prosegue l’appro-fondimento sull’opera di Sironi dedicando la mo-stra della stagione invernale, che proseguirà fi no al prossimo 21 aprile, all’incontro e al confronto tra due artisti che non si sono mai conosciuti, ma il cui lavoro presenta dei forti tratti comuni: Ma-rio Sironi e Gino Cortelazzo. Si tratta del primo omaggio che il Museo delle Regole dedica all’ar-tista di Este di cui possiede una pregevole scultu-ra in alabastro. Gino Cortelazzo fu una delle voci più originali della scultura italiana del dopoguer-ra. Alla sua scomparsa, nel 1985, ha lasciato più di cinquecento sculture oltre ad opere plastiche di vario tipo, disegni e grafi ca. Opere di Cortelazzo si trovano in varie città e musei come la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, il MART e il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi appunto. Artista di ricerca, Cortelazzo, così come anche Mario Sironi, sperimentò ogni materiale: non smise di indagare le possibilità del bronzo ma lavorò anche la pietra, l’alabastro, l’onice, perfi no la cartapesta e la resina. Amò molto il ferro e il legno, ai quali spesso tornava. Sviluppò una personalissima idea di fi gurazione indiretta, basata sul suggerire stimoli visivi sui quali ogni spettatore potesse costruire una sua propria im-magine, frutto del dialogo con la sua fantasia e la sua cultura. La mostra, curata da Luciano Gemin, architetto, collaboratore di Carlo Scarpa e grande amico di Cortelazzo, propone ventidue sculture messe a confronto con ventidue dipinti di Mario Sironi, tra cui il bellissimo Ritratto di Boc-cioni in trincea, dipinto quando Sironi e Boccioni condivisero i duri momenti della trincea durante la prima guerra mondiale e Il mio funerale picco-la e struggente opera in cui Sironi immaginava il suo funerale con il carro funebre seguito da uno sparuto gruppo di persone: in effetti la sua previ-sione si avverò, morì a Milano in agosto e al suo funerale assistettero pochi intimi amici. Il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi custodisce nelle sue sale oltre novanta opere del pittore sassare-se, quasi tutte appartenenti agli anni ’40 e ’50. Sono anni particolarmente diffi cili per Sironi, de-luso dalla deriva totalitaria e dal successivo crollo dell’ideologia fascista, straziato dalla morte della fi glia, le opere che dipinse in questi anni, ispirate dal paesaggio montano di Cortina, sono inten-se e dure, di grande forza espressiva. Pur non essendosi mai incontrati di persona, molte sono le analogie che è possibile ravvisare nel lavoro di Sironi e Cortelazzo. Entrambi approfondirono con interesse ed attenzione l’arte contempora-nea a loro, parteciparono, pur con il carattere schivo che li contraddistingueva, ai fermenti ar-tistici e alle ricerche dei propri anni. Il loro animo sensibile li portò ad affrontare, nei propri lavori, tematiche esistenziali, pur con esiti stilistici dif-ferenti. L’opera di Sironi poi, pur utilizzando la pittura come mezzo espressivo, è estremamen-te scultorea, soprattutto negli anni di cui sono testimonianza le opere in mostra. Le montagne

Pur non essendosi mai incontrati di persona, il loro lavoro presenta tratti comuni, il loro sensibile li portò ad affrontare, tematiche esistenziali, solopur con esiti stilistici differenti

Grandi mostre Fino al prossimo 21 aprile al Museo d’Arte Moderna di Cortina

Sironi e Cortellazzo, dialogo tra chi non si è mai conosciuto

Pietro Bellotti è l’ul-timo nome di una dinastia famigliare

già di per sé affascinante e ‘complicata’ dove tutti sono pittori, per di più specializzati in vedute. Bernardo Bellotto è suo fratello, Canaletto suo zio e forse sono stati i loro nomi ad eclissare il pur bravo Pietro. Per lungo tempo ritenuto un vedutista marginale oggi fi nal-mente, grazie anche a recenti studi che ne hanno riabilitato il nome all’interno dell’arte veneziana del ‘700, Ca’ Rezzonico ospita la sua prima mostra monografi ca. L’esposi-zione curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico Crivellari riunisce per la prima volta quarantatre dipinti provenienti da collezioni private europee e statunitensi, che ricostruiscono il percorso artistico di Bellotti, documentando con la maggior ampiezza oggi possibile il suo vasto repertorio fi gura-tivo. Faranno inoltre parte dell’esposizione, allestita nelle scenografi che sale al primo pia-no di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, i pochi dipinti fi rmati dal pittore e l’eccezionale nucleo di diciassette tele con vedute delle principali città europee, alcune delle quali fi rmate sul retro, il cui percorso col-lezionistico è documentato dal XVIII secolo: si tratta dei ‘dipinti pilota’ da cui è iniziata, a partire dal 1952, la riscoperta dell’artista. Il pittore, attraverso uno stile autonomo e personale, elabora le invenzioni di Canaletto ampliando il tradizionale repertorio venezia-no con numerose vedute delle più importanti città d’Europa - oltre ad alcuni capricci archi-tettonici - e rivelando, attraverso le opere oggi a lui attribuite, una personalità più complessa di quanto si potesse sospettare in passato.

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Ghana, Togo e Benin, memorie di schiavi e riti vudù

Ridurre il dolore del paziente nei suoi ultimi giorni di vita è una questione umana, prima che etica. Tuttavia la sedazione palliativa, a volte, viene percepita come una forma di eutanasia: un modo di troncare la sofferenza insieme alla vita dell’ammalato

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Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?

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“Nelle fasi terminali della vita - spiega il dottor Poles - si avverte la necessità di do-ver difendere la dignità della persona da un tecnicismo spesso immotivato ed eccessi-vo. Del resto il problema a volte si pone in senso opposto, rischiando di ricadere nel quasi totale astensionismo terapeutico. Non sempre è chiaro come ci si deve com-portare nei confronti di trattamenti “vitali” come la nutrizione e l’idratazione artificiali. Di analoga difficoltà può spesso risultare la valutazione se fare trasfusioni su un am-malato con una prospettiva di vita limitata. Per tentare una risposta a tali interrogativi, si deve cercare di capire quali sono i criteri che possono permettere al medico di in-quadrare un trattamento come accanimen-to terapeutico o, all’opposto, come asten-sionismo e, al limite, come eutanasia”. Il dottor Poles studioso da anni del problema va nello specifico. “L’accanimento terapeu-tico - spiega- viene definito dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) come “un trattamento di documentata inefficacia in relazione all’obbiettivo, a cui si aggiunga

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Fine vita, un tema che fa paura, difficile da trattare e che pone problemi etici e medici importantissimi. Quello che

intendiamo affrontare con questo numero della Piazza è il problema dell’utilizzo sempre più diffuso nel caso dei malati terminali, delle cure palliative e della fase conclusiva delle cure, la sedazione termina-le palliativa. Va sgombrato subito il campo da un equivoco, la sedazione terminale palliativa non è eutanasia (che invece è un’azione che porta con mezzi specifici di-rettamente e volutamente la morte del pa-ziente). Per sedazione terminale palliativa si intende: “la riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fino alla perdita di coscienza, allo scopo di ridurre o abolire la percezione di un sintomo, al-trimenti intollerabile per il paziente, nono-stante siano stati messi in opera i mezzi più adeguati per il controllo del sintomo, che risulta, quindi, refrattario”. Sono 100 mila i malati (prevalentemente oncologici) presi in carico ogni anno dal servizio di cure palliative in Italia. I dati più recenti riportano un ricorso alla sedazione termi-nale negli ultimi giorni di vita in percentuali che arrivano fino anche all’88% dei casi per i differenti setting assistenziali (ad es. ospedale, hospice, assistenza domiciliare). In Veneto le persone in carico alle cure palliative sono circa 7-8 mila ogni anno. A spiegare queste difficili questioni è il dottor Giovanni Poles medico specialista in Oncologia nell’area Cure Palliative al Policlinico San Marco a Mestre, e autore di numerose pubblicazioni sull’argomento.

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?Ridurre il dolore del paziente nei suoi ultimi giorni di vita è una questione umana, prima che etica. Tuttavia la sedazione palliativa, a volte, viene percepita come una forma di eutanasia: un modo di troncare la sofferenza insieme alla vita dell’ammalato

di Alessandro Abbadir

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Attualità6

la presenza di un rischio elevato o una particolare gravosità per il paziente con un’ulteriore sofferenza, in cui l’eccezionalità dei mezzi adoperati è chiara-

mente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifica. A volte però non è chiaro se anche per quanto riguarda alimentazione e idratazione artificia-li si possa parlare di trattamenti sproporzionati (in questo caso si potrebbe talora giustificarne la sospen-sione)”. Poles poi affronta il tema della sedazione palliativa terminale “In questi casi come medici ci tro-viamo – spiega - nella necessità di sedare un malato in fase terminale quando siamo di fronte a sintomi non altrimenti controllabili. In altre parole la sedazio-ne terminale è indicata per quei sintomi che incidono pesantemente sulla qualità di vita del paziente e che ri-spondono solamente al trattamento sedativo. La seda-zione può essere reversibile e spesso viene utilizzata per ridurre i disturbi respiratori, quando il dolore stesso e altri sintomi non sono controllabili con le usuali te-rapie”. Poles poi vuol chiarire un aspetto importante. Da recenti dati scientifici risulta che l’intervento della sedazione terminale è pari in media a 2.8 giorni (me-dia ponderata). La sopravvivenza di pazienti sedati in

Un aspetto etico di capitale importanza riguarda l’individuazione del “chi decide” l’inizio della se-dazione terminale palliativa. Il percorso decisionale

deve rispettare criteri etici internazionalmente riconosciuti e differenziati in base alla capacità mentale del malato. In particolare, se il malato è mentalmente capace al momen-to in cui insorge l’indicazione per compiere la sedazione, vale il criterio del consenso informato. In generale non si raccomanda né l’adozione di un modulo di consenso specifico né l’apposizione della firma del malato; si ritie-ne sufficiente una registrazione del consenso verbalmente espresso in cartella clinica da parte dei curanti. Nel limite del possibile è opportuno invitare il malato ad informare i suoi familiari delle decisioni prese, in modo da facilitarne l’accettazione e ridurre l’impatto emotivo. Se, invece, il malato non è mentalmente capace o non vuole parteci-pare alle decisioni, valgono, sul piano etico, le direttive o dichiarazioni anticipate. In assenza di tali disposizioni anticipate, la decisione può essere assunta dai sanitari curanti ricorrendo al giudizio sostitutivo, basato sulle vo-lontà e i desideri espressi in precedenza dal malato ai suoi cari o all’équipe curante. In caso di malato mentalmente incapace di cui non è possibile ricostruire volontà o orien-tamenti pregressi, o in caso di situazioni d’emergenza (in cui non sia possibile né ottenere il consenso informato o direttive anticipate né formulare un giudizio sostitutivo), i sanitari devono ricorrere al criterio del migliore interesse del malato, procedura decisionale che si fonda sul bilancio fra i benefici attesi e gli oneri previsti del trattamento terapeutico

La sceltaiL processo decisionaLe

>> Sanità. inchiesta sul fine vita

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?

“Nelle fasi terminali della vita - spiega il dottor Poles - si avverte la necessità di do-ver difendere la dignità della persona da un tecnicismo spesso immotivato ed eccessi-vo. Del resto il problema a volte si pone in senso opposto, rischiando di ricadere nel quasi totale astensionismo terapeutico. Non sempre è chiaro come ci si deve com-portare nei confronti di trattamenti “vitali” come la nutrizione e l’idratazione artificiali. Di analoga difficoltà può spesso risultare la valutazione se fare trasfusioni su un am-malato con una prospettiva di vita limitata. Per tentare una risposta a tali interrogativi, si deve cercare di capire quali sono i criteri che possono permettere al medico di in-quadrare un trattamento come accanimen-to terapeutico o, all’opposto, come asten-sionismo e, al limite, come eutanasia”. Il dottor Poles studioso da anni del problema va nello specifico. “L’accanimento terapeu-tico - spiega- viene definito dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) come “un trattamento di documentata inefficacia in relazione all’obbiettivo, a cui si aggiunga

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Fine vita, un tema che fa paura, difficile da trattare e che pone problemi etici e medici importantissimi. Quello che

intendiamo affrontare con questo numero della Piazza è il problema dell’utilizzo sempre più diffuso nel caso dei malati terminali, delle cure palliative e della fase conclusiva delle cure, la sedazione termina-le palliativa. Va sgombrato subito il campo da un equivoco, la sedazione terminale palliativa non è eutanasia (che invece è un’azione che porta con mezzi specifici di-rettamente e volutamente la morte del pa-ziente). Per sedazione terminale palliativa si intende: “la riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fino alla perdita di coscienza, allo scopo di ridurre o abolire la percezione di un sintomo, al-trimenti intollerabile per il paziente, nono-stante siano stati messi in opera i mezzi più adeguati per il controllo del sintomo, che risulta, quindi, refrattario”. Sono 100 mila i malati (prevalentemente oncologici) presi in carico ogni anno dal servizio di cure palliative in Italia. I dati più recenti riportano un ricorso alla sedazione termi-nale negli ultimi giorni di vita in percentuali che arrivano fino anche all’88% dei casi per i differenti setting assistenziali (ad es. ospedale, hospice, assistenza domiciliare). In Veneto le persone in carico alle cure palliative sono circa 7-8 mila ogni anno. A spiegare queste difficili questioni è il dottor Giovanni Poles medico specialista in Oncologia nell’area Cure Palliative al Policlinico San Marco a Mestre, e autore di numerose pubblicazioni sull’argomento.

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?Ridurre il dolore del paziente nei suoi ultimi giorni di vita è una questione umana, prima che etica. Tuttavia la sedazione palliativa, a volte, viene percepita come una forma di eutanasia: un modo di troncare la sofferenza insieme alla vita dell’ammalato

di Alessandro Abbadir

segue dalla pagina precedente

fase terminale non differirebbe da questi dati da quel-la dei pazienti non sedati. “La sedazione palliativa – spiega Poles - non ha la finalità di abbreviare la vita del paziente, pertanto non ha nulla che vedere con l’eutanasia ma deve essere gestita in modo attento e competente da parte del personale medico e infermie-ristico. Oltre all’esperienza, emergono altri due aspetti importanti dell’agire medico che difficilmente possono

essere inquadrati nell’ambito di una norma: basi eti-che solide, equidistanti da eutanasia ed accanimento terapeutico ed il fatto che ogni intervento deve essere valutato nella date circostanze”. Problemi importanti arrivano spesso nella gestione di questa delicatissima fase, nei reparti di ospedale piuttosto che negli hospi-ce o nelle cure palliative a domicilio dove il personale è invece estremamente preparato.

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Page 50: Piovese dic2013 n160

Attualità8

Hospice, delle strutture sempre più dif-fuse in Veneto per affrontare il tema delicatissimo della cura de malati ter-

minali cioè alla fine della vita. In Italia, ogni anno circa un milione di persone si trovano a dover gestire una situazione estremamen-te difficile a causa di una prognosi infausta. Per andare incontro ai malati, ai famigliari e alle loro difficoltà sono nati gli hospice, strutture dedicate proprio a questo scopo. L’8O % dei ricoverati in queste strutture soffre di una malattia oncologica terminale, ma sono strutture aperte a tutti coloro che, in fin di vita, necessaria di un’assistenza, dai malati di Aids a quelli con malattie neu-rologiche a evoluzione progressiva, come la sclerosi laterale amiotrofica (Sla). Come

funzionano queste strutture? Non essen-doci direttive nazionali, il funzionamento è variabile. In linea generale gli hospice si occupano di assistere i malati con un’aspet-tativa di vita breve, di pochi giorni o poche settimane. L’obiettivo di queste strutture è quello di migliorare la qualità di vita fino alla fine, agendo a più livelli. Si interviene sul piano fisico, prescrivendo trattamenti farmacologici o di altro tipo, come mas-saggi rilassanti, tecniche di respirazione, che controllino i diversi sintomi. Esistono hospice convenzionati con il servizio sanita-rio nazionale che a pagamento. Nel primo caso, la famiglia non deve sostenere costi. Il vitto e l’alloggio sono gratuiti, anche per un famigliare. La persona che assiste il ma-

Hospice, un aiuto alle famiglie

lato, ha diritto ai principali, alla biancheria per il letto e al bagno. C’è la possibilità di portare da casa oggetti e anche piccoli mo-bili, che possano servire a far stare meglio la persona. Nell’hospice non ci sono orari di visita. L’obiettivo è aiutare il malato e i suoi famigliari a vivere al meglio la situazione. Si lascia massima libertà anche in questo campo: parenti e amici possono far visita

L’8O% dei ricoverati in queste strutture soffre di una malattia oncologica terminale, ma ci sono anche malati di Aids e Sla

>> Fine vita Strutture specializzate nelle cure dei malati terminali

alla persona quando vogliono e senza limiti di tempo. In quasi tutte le strutture c’è la possibilità di trascorrere la notte con il pro-prio caro: in ogni camera c’è un secondo letto, che può essere usato dai famigliari. L’idea è permettere al paziente di avere un parente accanto 24 ore su 24. Gli hospi-ce dovrebbero rappresentare la soluzione ultima, da adottare quando l’assistenza

domiciliare non è fattibile per mancanza di fondi, per difficoltà della famiglia o perché il malato è solo. Invece oggi solo chi è in un hospice riceve l’assistenza e il supporto di cui ha bisogno. In Italia, e anche in Veneto sotto diversi aspetti insomma sembra man-care diffusamente la cultura dell’assistenza al malato terminale.

di Alessandro Abbadir

Sono 20 in tutto il Veneto gli Hospice attivi e collegati alle Ulss di riferi-mento. La provincia che ne vede di

più sul suo territorio è quella di Padova con 5 strutture, 4 sono in provincia di Ve-nezia, 3 a Vicenza e 3 a Verona, 2 a Trevi-so, 2 a Belluno e infine una a Rovigo. Per le province in cui esce il nostro giornale e cioè Padova, Rovigo e Venezia, andiamo nel dettaglio.

In provincia di Padova ci sono: l’ Hospice “Il Melograno” Centro Residen-ziale di cure palliative presso la Rsa “Anna Moretti Bonora” a Camposampiero. C’è poi l’Hospice di Montagnana. A Padova centro, l’Hospice “Casa S. Chiara” all’

Istituto Suore Terziarie, il “Centro Cura e Sollievo Paolo VI” alla Fondazione Opera Immacolata Concezione e per i bambini il “Centro regionale terapia antalgica e cure palliative pediatriche “Casa del Bambi-no” al dipartimento di pediatria dell’Ulss 16. A Rovigo l’Hospice “Casa del Vento Rosa” nucleo cure palliative a Lendirara. In provincia di Venezia, l’Hospice Casa Residenziale “Pia Opera Francescon” a Portogruaro e l’ Hospice Iris all’Ipab di San Donà”. C’è poi l’Hospice “Casa San Gio-vanni di Dio” all’Ospedale Fatebenefratelli a Venezia centro storico. Infine il centro Nazareth alla Fondazione Opera S.Maria della Carità padiglione Roncalli a Mestre.

La mappadove sono Le strutture a padova, venezia e rovigo

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Page 51: Piovese dic2013 n160

Attualità 9

Nel campo bioetico le opinioni sulla questione fine vita sono diffe-renziate. L’ ”Associazione Luca Coscioni” anche in Veneto insie-me ai radicali si batte anche per l’interruzione delle terapie che

come posizione va oltre l’utilizzo e il sostegno alla sedazione terminale. “Al contrario dell’eutanasia – spiega in una nota l’associazione - la so-spensione delle cure o l’interruzione delle terapie (cosiddetta “eutana-sia passiva”) costituisce un diritto inviolabile in base all’articolo 32 della Costituzione italiana in base al quale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Principio affermato, tra l’altro, dalla sentenza con la quale il Tribunale di Roma ha prosciolto Mario Riccio, il medico che ha praticato a Welby la sedazione terminale. Tuttavia in Italia viene disatteso anche questo principio che conduce al fenomeno dell’eutana-sia clandestina. In quest’ottica la battaglia radicale di Piergiorgio Welby ha incarnato la semplice applicazione del diritto di ogni malato a non essere sottoposto a terapie mediche contro la propria volontà. Altri casi dimostrano che nel nostro paese questo diritto viene spesso disatteso, anche in relazione agli anatemi integralisti lanciati quotidianamente dal-le gerarchie vaticane”. Diversa l’opinione del mondo cattolico che con padre Ermanno Barucco dello Studio Generale Marcianum di Venezia, puntualizza le posizioni della chiesa sull’argomento. “Dal punto di vista

etico - spiega Barruco - la se-dazione palliativa è legittima e doverosa, e non va identifi-cata, sul piano delle intenzioni o dei mezzi usati, con un atto di eutanasia, che presuppone la deliberata finalità di accor-ciare e interrompere la vita per eliminare la sofferenza ad esempio con dosi eccessive di morfina senza motivi proporzionati”. “L’insegnamento della Chiesa cattolica – già espresso da Pio XII nel 1957 e confermato da Giovanni Paolo II nel 1997- spiega Barruco - afferma che è lecito sopprimere il dolore con narcotici, pur con la conseguenza non voluta di limitare la coscienza e di abbreviare la vita, se non esistono altri mezzi: in questo caso, infatti, la morte non è voluta o ricercata, nonostante che per motivi ragionevoli se ne corra il rischio, semplicemente si vuole leni-re il dolore in maniera efficace (Evangelium vitae 65). Viene applicato il principio del duplice effetto: il fine oggettivo dell’azione e l’intenzione dell’agente è solo di lenire il dolore; l’effetto non voluto è di abbreviare di poco la vita. Ma la grande differenza rispetto all’eutanasia è che non si ottiene il primo effetto per mezzo del secondo, che rimane fuori dall’intenzione e non è direttamente provocato dai mezzi impiegati, ma dalla malattia che resta la causa della morte”.

iL mercato deL Lavoro punta suLLa professionaLità

Sulla questione abbiamo sentito per chiarirne i contorni legali della questio-ne anche l’opinione di Elisabetta De

Sepits, avvocato di Padova docente di Bio-diritto, patrocinante in Cassazione, e autrice del libro “Eutanasia, tra bioetica e diritto”. “Curare non significa solo guarire, ma anche alleviare le sofferenze - spiega l’avvocato De Septis - la medicina palliativa vede ancora la possibilità di curare, nel senso di prendersi cura del malato, anche nei pazienti che pre-sentano stati clinici ormai irreversibili. Le cure palliative consistono nella somministrazione di farmaci capaci di lenire i dolori intollerabili dei malati terminali. L’assistenza prende in considerazione il malato nella sua comple-tezza, con particolare attenzione alle sue necessità oltre che fisiche, psicologiche ed emotive, e coinvolge il suo nucleo familiare. La famiglia viene adeguatamente assistita e psicologicamente sostenuta per essere messa in grado di affrontare con il proprio congiunto l’iter completo della malattia, anche nella fase finale della vita. La materia è regolata dalla legge n. 38 del 2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”), la quale configura l’accesso alle cure palliative come “diritto del cittadino”, prevedendo per i minori, per prima, a livello mondiale , il diritto di essere assistiti a domicilio”. L’avvocato De Septis va nel dettaglio della legge. ”Le norme pre-scrivono - spiega De Septis - che le strutture sanitarie che erogano cure palliative debbano assicurare un programma di cura personaliz-zata per il paziente e per la sua famiglia, nel rispetto di alcuni principi fondamentali quali la tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione, la tu-tela e promozione della qualità della vita fino al suo termine, l’adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia”. Ma c’è differenza dall’euta-nasia. “Alla somministrazione delle cure pal-liative - continua l’avvocato - si contrappone l’aiuto farmacologico a morire che si inqua-dra nell’eutanasia, praticata con iniezione

“Il rischio? Dosi troppo elevate di narcotici”La sedazione palliativa è regolata dalla legge n. 38 del 2010, che prevede l’assistenza domiciliare palliativa anche per i minori

>> La normativa sulla sedazione palliativa Parla Elisabetta De Sepits, avvocato, docente di Biodiritto

di Alessandro Abbadir

letale in Olanda, Belgio e Lussemburgo, dove da alcuni anni è stata legalizzata. Si tratta di fattispecie totalmente diverse. L’eu-tanasia fornisce un “aiuto a morire”, mentre al contrario le cure palliative rappresentano un “aiuto nel morire”. Le cure palliative non sono finalizzate alla morte del paziente, bensì ad esaudire la sua legittima richiesta di essere posto in condizione di sopportare i dolori causati dalla malattia e sono per que-sto riconosciute come doverose. L’eutanasia invece presuppone l’intenzione di provocare la morte del malato e, pur in mancanza di una definizione e di una disciplina specifica, nell’ordinamento giuridico italiano é configu-rata come reato, essendo riconducibile ad un delitto contro la vita”. L’avvocato fa anche una riflessione sociologica e di tipo penale. “In tempi nei quali il malato viene percepito

sempre più come un costo che grava sulle limitate risorse della sanità pubblica - spiega - si teme che dietro cure palliative non corret-tamente somministrate, possano insinuarsi forme mascherate di eutanasia. Alle cure pal-liative può conseguire infatti l’accelerazione della fine del paziente. Nell’ipotesi in cui la cura sia proporzionata al dolore, l’eventuale anticipazione della morte non è imputabile al medico che abbia somministrato le terapie antalgiche nel pieno rispetto di tutte le regole di cautela. Diversamente, qualora il medico, somministrando cure palliative con farmaci o inadeguati o in dosi non proporzionate, si assuma il rischio dell’accelerazione della fine del paziente, la sua condotta è commis-siva e causale dell’evento morte. La colpe-volezza assume, in tal caso, i caratteri del “dolo eventuale” ed il medico è imputabile di omicidio. Le cure palliative correttamente somministrate rappresentano invece l’alter-nativa all’eutanasia, in quanto umanizzano il processo del morire, assicurando al malato, considerato come una persona e non come un inutile peso, una morte dignitosa perché assistita e senza sofferenze”.

L’Avvocato Elisabetta de Septis

Page 52: Piovese dic2013 n160

Attualità10

ne dell’individuo da altri, ma per una banca l’identità è una questione decisamente più spicciola che si risolve con la sequenza delle lettere e dei numeri che compongono un co-dice “iban”. Nella posta elettronica, inoltre, l’identità è data da un “account” e il mio cellulare mi riconosce soltanto attraverso un “pin”, mortificando ogni mia altra fati-ca culturale condotta per distinguermi dalla “massa”. Tuttavia, guai se qualcuno entras-se in possesso di queste “identità”, potreb-be spacciarsi per me. E’ un grave rischio, diventato esponenziale con l’avvento delle tecnologie informatiche e per questo una sua trattazione in termini di giurisprudenza è una questione molto recente. Per saperne di più abbiamo chiesto il parere dell’avvo-cato Fulvia Fois che di recente ha tenuto diversi convegni sull’argomento.

Avvocato che cos’è il furto di identità digitale?

“Nel linguaggio comune, per furto d’i-dentità digitale si intende il conseguimento delle informazioni personali di un soggetto in modo non autorizzato al fine di compie-re azioni illecite a suo nome e all’insaputa di quest’ultimo. Con l’avvento delle tec-nologie informatiche, delle comunicazioni elettroniche e ancor più dei social network, i casi di furto di identità si sono incrementati in maniera esponenziale al punto che una grande fetta degli utenti del web risulta es-sere a rischio di identitytheft”.

Un furto, dunque. Sanzionabile come un’altra qualsiasi sottrazione in-debita?

“Oltre all’elevato numero di utenti del-la rete e dei social network, la diffusione esponenziale del così detto furto d’identità è altresì imputabile alla facilità con cui nella realtà virtuale, diversamente da quelle re-ale, è possibile creare una nuova identità. E’ da precisare che fino all’agosto 2013 con l’espressione furto d’identità digitale si intendevano fattispecie tra loro diverse ancorché accomunate dall’abuso dei dati identificativi di un soggetto. In particolare si era soliti ricondurre al furto d’identità tanto la clonazione dei profili, ravvisabile nell’accesso al profilo di un determinato utente e nell’agire per conto di questo la-sciando messaggi e commenti, quanto il “phishing”, vera e propria frode finalizzata a rubare l’identità di un utente. In partico-lare, il furto d’identità digitale, in assenza di un’espressa norma incriminatrice veniva generalmente ricondotto, a seconda delle circostanze del caso concreto, al reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.) o a quello di frode informatica (art. 640 ter c.p.)”.

Ora, invece che cosa è cambiato? Oltre ad una normativa specifica per il reato è stata individuata anche una spe-cifica sanzione?

“Con l’intervento legislativo dello scor-so agosto, la condotta sopra indicata viene considerata quale aggravante della frode informatica. Con il D.L.14 agosto 2013, n. 93 convertito con modificazioni in L. 15 ottobre 2013, n. 119, riguardante “dispo-sizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissa-

“Per me, io sono colei che mi si crede”. Luigi Pirandello aveva risolto così la questione dell’identità, con una manciata di parole.

Del resto, chi meglio dell’autore di “Uno, nessuno, centomila” poteva riuscirci, mettendo tutto l’uomo in un concetto così efficace? Pirandello, con il tema dell’identità pone anche quello della percezione. Del credere. L’identità, appunto, è tutto quello che permet-te agli altri di credere, o ritenere, che io sia veramente io. Ma chi sono io? Un volto? Un nome? Un numero? Ai tempi di Pirandello l’identità poteva anche essere una questione squisitamente esistenziale ma oggi non lo è più in modo così esclusivo visto che dei nuovi ele-menti concorrono nel dar forma alla nostra identità. Qualcuno può continuare a credere che i suoi caratteri identitari siano esclusivamente l’etnia di appartenenza, la propria moralità o il livello culturale e sicuramente questi sono elementi che contribuiscono alla distinzio-

>> La tecnologia informatica ha portato a nuove forme di appropriazione indebita

continua alla pag. seguente

Con l’avvocato Fulvia Fois abbiamo parlato del recente intervento legislativo con il quale è stato normato e sanzionato un reato sempre più diffuso

di Mauro Gambin

Il furto d’identità digitale, ora è reato

Nella foto l’avvoca-to Fulvia Fois

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Page 53: Piovese dic2013 n160

Attualità 11

riamento delle province”, è stata introdotto, nel Codice Penale, la nozione di “identità digitale”. Come si evince dalla Relazione al Parlamento le ragioni della legge si indivi-duano nel “rendere più efficace il contrasto del preoccupante e crescente fenomeno del cosiddetto “furto d’identità digitale”, attraverso il quale vengono commesse frodi informatiche, talora con notevole danno economico per la vittima”.

E per quanto riguarda la pena per

coloro che sono stati riconosciuti come trasgressori?

“Certo anche questo è stato previsto inserendo nell’art. 640 ter c.p. (frode in-formatica) un terzo comma che, attraverso un’aggravante ad effetto speciale, punisce con la reclusione da due a sei anni e con una multa da 600 euro a 3.000 euro chiunque realizzi il fatto di frode informa-tica mediante il furto o l’indebito utilizzo dell’identità digitale in danno di uno o più

>> La tecnologia informatica ha portato a nuove forme di appropriazione indebita

Il furto d’identità digitale, ora è reato

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Page 54: Piovese dic2013 n160

Attualità12>> La tecnologia informatica ha portato a nuove forme di appropriazione indebita

Iban, account, pin sono forme d’identità

L’intervista12

ne dell’individuo da altri, ma per una banca l’identità è una questione decisamente più spicciola che si risolve con la sequenza delle lettere e dei numeri che compongono un co-dice “iban”. Nella posta elettronica, inoltre, l’identità è data da un “account” e il mio cellulare mi riconosce soltanto attraverso un “pin”, mortificando ogni mia altra fatica culturale condotta per distinguermi dalla “massa”. Tuttavia, guai se qualcuno entras-se in possesso di queste “identità”, potreb-be spacciarsi per me. E’ un grave rischio, diventato esponenziale con l’avvento delle tecnologie informatiche e per questo una sua trattazione in termini di giurisprudenza è una questione molto recente. Per saperne di più abbiamo chiesto il parere dell’avvo-cato Fulvia Fois che di recente ha tenuto diversi convegni sull’argomento.

Avvocato che cos’è il furto di identità digitale?

“Nel linguaggio comune, per furto d’i-dentità digitale si intende il conseguimento delle informazioni personali di un soggetto in modo non autorizzato al fine di compie-re azioni illecite a suo nome e all’insaputa di quest’ultimo. Con l’avvento delle tec-nologie informatiche, delle comunicazioni elettroniche e ancor più dei social network, i casi di furto di identità si sono incrementati in maniera esponenziale al punto che una grande fetta degli utenti del web risulta es-sere a rischio di identitytheft”.

Un furto, dunque. Sanzionabile come un’altra qualsiasi sottrazione in-debita?

“Oltre all’elevato numero di utenti del-la rete e dei social network, la diffusione esponenziale del così detto furto d’identità è altresì imputabile alla facilità con cui nella realtà virtuale, diversamente da quelle re-ale, è possibile creare una nuova identità. E’ da precisare che fino all’agosto 2013 con l’espressione furto d’identità digitale si intendevano fattispecie tra loro diverse ancorché accomunate dall’abuso dei dati identificativi di un soggetto. In particolare si era soliti ricondurre al furto d’identità tanto la clonazione dei profili, ravvisabile nell’accesso al profilo di un determinato utente e nell’agire per conto di questo la-sciando messaggi e commenti, quanto il “phishing”, vera e propria frode finalizzata a rubare l’identità di un utente. In partico-lare, il furto d’identità digitale, in assenza di un’espressa norma incriminatrice veniva generalmente ricondotto, a seconda delle circostanze del caso concreto, al reato di sostituzione di persona (art. 494 c.p.) o a quello di frode informatica (art. 640 ter c.p.)”.

Ora, invece che cosa è cambiato? Oltre ad una normativa specifica per il reato è stata individuata anche una spe-cifica sanzione?

“Con l’intervento legislativo dello scor-so agosto, la condotta sopra indicata viene considerata quale aggravante della frode informatica. Con il D.L.14 agosto 2013, n. 93 convertito con modificazioni in L. 15 ottobre 2013, n. 119, riguardante “dispo-sizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere, nonché in tema di protezione civile e di commissa-

“Per me, io sono colei che mi si crede”. Luigi Pirandello aveva risolto così la questione dell’identità, con una manciata di parole.

Del resto, chi meglio dell’autore di “Uno, nessuno, centomila” poteva riuscirci, mettendo tutto l’uomo in un concetto così efficace? Pirandello, infatti, con il tema dell’identità pone anche quello della percezio-ne. Del credere. L’identità, appunto, è tutto quello che permette agli altri di credere, o ritenere, che io sia veramente io. Ma chi sono io? Un volto? Un nome? Un numero? Ai tempi di Pirandello l’identità poteva anche essere una questione squisitamente esistenziale ma oggi non lo è più in modo così esclusivo visto che dei nuovi elementi concorrono nel dar forma alla no-stra identità. Qualcuno può continuare a credere che i suoi caratteri identitari siano l’etnia di appartenenza, la propria moralità o il livello culturale e sicuramente questi sono elementi che contribuiscono alla distinzio-

>> La tecnologia informatica ha portato a nuove forme di appropriazione indebita

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Con l’avvocato Fulvia Fois abbiamo parlato del recente intervento legislativo con il quale è stato normato e sanzionato un reato sempre più diffuso

di Mauro Gambin

Il furto d’identità digitale, ora è reato

Nella foto l’avvoca-to Fulvia Fois

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soggetti”.

Sei anni di carcere, una pena piut-tosto severa!

“Lo scopo dell’intervento normativo è quello di implementare la tutela dell’iden-tità digitale al fine di aumentare la fiducia dei cittadini nell’utilizzazione dei servizi on-line e porre un argine al fenomeno delle frodi realizzate (principalmente nel settore del credito al consumo) mediante il furto di identità”.

Ma come ci si accorge di essere vit-tima di un furto d’identità digitale? Se qualcuno inviasse delle mail usando il mio account di posta elettronica, rientre-rebbe nella casistica del reato?

“Nonostante il legislatore utilizzi l’e-

spressione “identità digitale” non è certa-mente chiaro cosa essa ricomprenda attesa l’assenza di una sua espressa definizione, come invece avrebbe dovuto fare.

Questa lacuna dovrà essere necessa-riamente colmata tramite l’intervento della Giurisprudenza sul punto.

Giusto per fornire una migliore indi-

cazione ritengo si possa riassumere nel concetto di identità digitale quel complesso di informazioni online relative a un determi-nato soggetto (non solo quindi username e password bensì quelle ulteriori inerenti la dimensione digitale, il profilo su social network o altri mezzi di comunicazione informatica.

Il furto di username e password sono, in realtà condotte più agevolmente ricondu-cibili al diverso reato di detenzione e diffu-sione abusiva di codici di accesso a sistemi informatici o telematici (art. 615 quater c.p.) che prevede però una pena più mite rispetto all’ipotesi di furto di identità digi-tale oggi previsto dall’art. 640 ter, comma

terzo, del Codice Penale.Concludendo bisogna fare massima

attenzione a divulgare i propri dati identi-ficativi nonché provvedere periodicamente all’aggiornamento o alla modifica degli stessi avendo cura, inoltre, di aggiornare antivirus e firewall”.

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Luoghi da scoprire14 Luoghi da scoprire 9

Non solo neve e sci. Le Dolomiti vene-te offrono moltissimi svaghi e anche qualche grande scoperta archeologi-

ca tra le più importanti d’Europa. Ci riferia-mo all’ormai famoso “Uomo di Mondeval”, una sepoltura mesolitica del VI millennio a. C., rinvenuta a Mondeval de Sora, a 2150 metri d’altitudine. La sepoltura del caccia-tore preistorico, del tipo Cro Magnon, e il suo ricco corredo funerario furono scoperti nel 1985 in corrispondenza di un grande masso erratico di dolomia. Se scegliete di passare qualche giorno dell’inverno in Alto Cadore, quindi, oltre a gustare il panorama e i prodotti tipici locali, dedicate una gior-nata a visitare il museo di selva di Cadore Vittorino Cazzetta (www.museoselvadica-dore.it). Questo museo, davvero ben curato, prende il nome da chi si accorse per la prima volta che sotto un grande masso erratico di dolomia doveva esserci qualcosa di prezioso. Vittorino Cazzetta non era un archeologo ma una persona innamorata delle montagne in cui era nato, appassionato della sua terra e dalla storia che la caratterizzava e la caratterizza tut-tora. Un giorno, durante una delle sue lunghe escursioni notò nel terriccio accumulato da una marmotta che stava scavando una tana, dei manufatti litici e dei resti da pasto. Così, gra-zie all’operosità di una marmotta e all’occhio esperto di un appassionato il professor Antonio Guerrreschi, docente di Paletnologia dell’Univer-sità di Ferrara, condusse uno scavo che riportò alla luce l’Uomo di Mondeval de Sora. Il sito precisamente si trova in territorio di San Vito di Cadore tra i Lastoni di Formin, la Croda da Lago

I tesori più antichi delle Dolomiti

>> Archeologia: il più vecchio montanaro che si conosca scoperto a circa 2150 metri di quota

Grazie all’operosità di una marmotta e all’occhio appassionato di un escursionista oggi è possibile ammirare l’Uomo di Mondeval

e il Becco di mezzodì.Qui, praticamente sotto il pavimento di

una capanna allestita da cacciatori mesoliti, fu sepolto questo cacciatore vissuto circa 7.500 anni fa e ritrovato nel 1985 perfettamente conservato col suo corredo funebre. Questa sepoltura costituisce, per diversi motivi, una scoperta culturalmente e scientifi camente uni-ca. E’ l’unica sepoltura mesolitica ad alta quota (2150) rinvenuta a tutt’oggi e quella che ha permesso più di ogni altra nuovi studi e scoper-te. Accanto allo scheletro, sistemato in posizio-ne supina, fu ritrovata una grande quantità di oggetti di pietra scheggiata, utensili e ornamenti in osso e denti di cervo. Certamente si trattava di un cacciatore delle Dolomiti. Era alto circa un metro e settanta, avrà avuto più o meno 40 anni e probabilmente morì per una frattura alla colonna verte-brale. La perfetta conservazione dello stesso scheletro e di altri reperti organici è già un fatto eccezionale, unico per la quota, quando normalmente si conserva solo la selce. Il ricco corredo ed i resti di pasto hanno dato risposte a molti interrogativi sui cacciatori meso-litici, dei quali fi no a una quarantina di anni fa, la frequentazione dell’alta montagna era anco-ra sconosciuta. Lo scheletro è ancora oggetto di studi scientifi ci volti a una maggior conoscenza del modo di vita di questi cacciatori-raccoglitori. Le successive scoperte casuali della sepoltura di Val Rosna e della mummia del Similaun, han-no confermato la presenza e frequentazione tutt’altro che sporadica nell’arco alpino da parte degli uo-mini preistorici Se deciderete di visitare il Cadore d’Estate ricordate di programmare un’escursione a Mondeval, un magnifi co sito di grande suggestione paesaggistica, raggiungibile dal Passo Giau attraverso Forcella Giau in nean-che due ore di cammino.

di Germana Urbani

L’uomo era stato posto supino con i piedi appoggiati su una pietra e poi era stato coperto con sassi di natura volutamen-

te diversa da quelli che abbondavano nelle vicinanze. Come corredo funebre, sono stati trovati vicino al collo 7 denti di cervo forati, 3 lame di selce gialla di cui 2 sotto le spalle ed una sotto la testa, i due punteruoli in corno trovati sul petto e sulle ginocchia a probabil-mente erano serviti per chiudere un sudario.

La sepoLtura

De c i s a -m e n t e suggesti-

va è la visione della sala che contiene lo scheletro originale: ci accoglie il buio di una notte stellata, rappresentata dalla costel-lazione di Orione, dove si notano le stelle che formano l’arco del cacciatore, in onore dell’uomo preistorico che fu sepolto a Mon-deval e che in questo Museo è stato portato per essere ammirato dal mondo intero.

un cacciatore sotto Le steLLe

Sì, viaggiare11

Aver letto Bruce Chatwin nel suo “Vi-cerè di Ouidah” aiuta a capire meglio questa realtà a noi così lontana. Come

la visione dell’inquietante fi lm “Cobra ver-de” di Werner Herzog. Questo angolo di Africa misteriosa e profonda richiede una sorta di iniziazione culturale per essere col-ta nella sua essenza. E’ l’Africa della tratta degli schiavi, vergognosa pratica commer-ciale continuata fi no al 1885 (quando da Ouidah in Benin salpò l’ultima nave porto-ghese diretta in Brasile con il suo carico di disperazione umana); l’Africa dei riti vudù, sospesa fra credenze animiste e magia.

Un viaggio in Ghana, Togo e Benin, lontano dalle rotte turistiche, introduce a questo mondo ai nostri occhi così scono-sciuto. Ci fa vedere un’Africa lontana dagli stereotipi dei depliant turistici, un’Africa che nemmeno la devastante piaga del coloniali-smo sembra aver scalfi to più di tanto.

Il Ghana è il paese più sviluppato dei

tre, è il paese che ha dato i natali all’ex segretario dell’Onu Kofi Annan). Quando si chiamava Costa d’Oro (l’attuale repubbli-ca indipendente è nata nel 1957) ed era inglese le sue ricchezze erano i giacimenti auriferi e il cacao. Dal 2007 vi si è aggiunto anche il petrolio, scoperto lungo la costa. Il Ghana ha molti volti da mostrare. Lasciata la caotica Accra e costeggiato l’Atlantico bordato di palme da cocco si raggiungono Winneba, Cape Coast ed Elmina, pittore-sche località animate dalla vita del porto peschereccio e dominate dalle possenti for-tezze costruite dai Portoghesi quali punto di partenza verso le Americhe dei galeoni carichi di schiavi. Quattro anni fa hanno visto il pellegrinaggio anche del presidente americano Obama. Elmina in particolare, con il suo stile coloniale e il suo pullulare di gente intorno alle lunghe barche dei pe-scatori, suscita sensazioni e atmosfere già care a Chatwin. Lasciata la costa un brivido

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IN COPERTINA LA SFILATA DEL CORTEO REALE DURANTE L’AKWASIDAE FESTIVAL DI KUMASI: IN PRIMO PIANO IL RE (DEPOSTO) ASANTEHEN OSEI TUTU. IN ALTO: IL MERCATO GALLEGGIANTE DI GANVIÉ IN BENIN, LA PREPARAZIONE DEL FUFU E UN VILLAGGIO KOKOMBA IN GHANA. SOTTO: L’ALBA A BOUKOMBÈ IN BENIN, VENDITRICE DI ANANAS IN TOGO, LA FORTEZZA DI ELMINA (GHANA) E MERCATO DEI FETICCI AD ABOMEY IN BENIN. NELLE ALTRE PAGINE: UN VILLAGGIO DI ETNIA BASSAR (GHANA), LA COSTA GHANESE NEI PRESSI DI CAPE CROSS, BARCHE TIPICHE A GANVIÉ (BENIN) LA PIETRA DEI SACRIFICI ANIMALI FRA I BASSAR, DANZA TRADIZIONALE TOGOLESE, PASSERELLA AL KUKUMI NATIONAL PARK IN GHANA E LA PORTA DEL “NON RITORNO” A OUIDAH IN BENIN

VIAGGIO SU ROTTE SCONOSCIUTE AL TURISMO DI MASSACON LO SPIRITO DI VIAGGIATORI D’ALTRI TEMPI(CHATWIN VI AMBIENTÒ IL “VICERÈ DI OUIDAH”)PER RIPERCORRERE LA MEMORIA DEL TURPECOMMERCIO PRATICATO FINO AL 1885 DAI NEGRIERIE PER CONOSCERE DA VICINO CULTURE TRIBALICOME QUELLE DEI KOKOMBA, DEI BASSARDEI TATA TAMBERMA E DEI SOMBACUSTODI DI MISTERIOSE PRATICHE ANIMISTEE INFINE GANVIÉ, GRANDE CITTÀ LACUSTRE SULLE PALAFITTE

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Aver letto Bruce Chatwin nel suo “Vi-cerè di Ouidah” aiuta a capire meglio questa realtà a noi così lontana. Come

la visione dell’inquietante fi lm “Cobra ver-de” di Werner Herzog. Questo angolo di Africa misteriosa e profonda richiede una sorta di iniziazione culturale per essere col-ta nella sua essenza. E’ l’Africa della tratta degli schiavi, vergognosa pratica commer-ciale continuata fi no al 1885 (quando da Ouidah in Benin salpò l’ultima nave porto-ghese diretta in Brasile con il suo carico di disperazione umana); l’Africa dei riti vudù, sospesa fra credenze animiste e magia.

Un viaggio in Ghana, Togo e Benin, lontano dalle rotte turistiche, introduce a questo mondo ai nostri occhi così scono-sciuto. Ci fa vedere un’Africa lontana dagli stereotipi dei depliant turistici, un’Africa che nemmeno la devastante piaga del coloniali-smo sembra aver scalfi to più di tanto.

Il Ghana è il paese più sviluppato dei

tre, è il paese che ha dato i natali all’ex segretario dell’Onu Kofi Annan). Quando si chiamava Costa d’Oro (l’attuale repubbli-ca indipendente è nata nel 1957) ed era inglese le sue ricchezze erano i giacimenti auriferi e il cacao. Dal 2007 vi si è aggiunto anche il petrolio, scoperto lungo la costa. Il Ghana ha molti volti da mostrare. Lasciata la caotica Accra e costeggiato l’Atlantico bordato di palme da cocco si raggiungono Winneba, Cape Coast ed Elmina, pittore-sche località animate dalla vita del porto peschereccio e dominate dalle possenti for-tezze costruite dai Portoghesi quali punto di partenza verso le Americhe dei galeoni carichi di schiavi. Quattro anni fa hanno visto il pellegrinaggio anche del presidente americano Obama. Elmina in particolare, con il suo stile coloniale e il suo pullulare di gente intorno alle lunghe barche dei pe-scatori, suscita sensazioni e atmosfere già care a Chatwin. Lasciata la costa un brivido

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IN COPERTINA LA SFILATA DEL CORTEO REALE DURANTE L’AKWASIDAE FESTIVAL DI KUMASI: IN PRIMO PIANO IL RE (DEPOSTO) ASANTEHEN OSEI TUTU. IN ALTO: IL MERCATO GALLEGGIANTE DI GANVIÉ IN BENIN, LA PREPARAZIONE DEL FUFU E UN VILLAGGIO KOKOMBA IN GHANA. SOTTO: L’ALBA A BOUKOMBÈ IN BENIN, VENDITRICE DI ANANAS IN TOGO, LA FORTEZZA DI ELMINA (GHANA) E MERCATO DEI FETICCI AD ABOMEY IN BENIN. NELLE ALTRE PAGINE: UN VILLAGGIO DI ETNIA BASSAR (GHANA), LA COSTA GHANESE NEI PRESSI DI CAPE CROSS, BARCHE TIPICHE A GANVIÉ (BENIN) LA PIETRA DEI SACRIFICI ANIMALI FRA I BASSAR, DANZA TRADIZIONALE TOGOLESE, PASSERELLA AL KUKUMI NATIONAL PARK IN GHANA E LA PORTA DEL “NON RITORNO” A OUIDAH IN BENIN

VIAGGIO SU ROTTE SCONOSCIUTE AL TURISMO DI MASSACON LO SPIRITO DI VIAGGIATORI D’ALTRI TEMPI(CHATWIN VI AMBIENTÒ IL “VICERÈ DI OUIDAH”)PER RIPERCORRERE LA MEMORIA DEL TURPECOMMERCIO PRATICATO FINO AL 1885 DAI NEGRIERIE PER CONOSCERE DA VICINO CULTURE TRIBALICOME QUELLE DEI KOKOMBA, DEI BASSARDEI TATA TAMBERMA E DEI SOMBACUSTODI DI MISTERIOSE PRATICHE ANIMISTEE INFINE GANVIÉ, GRANDE CITTÀ LACUSTRE SULLE PALAFITTE

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tre, è il paese che ha dato i natali all’ex segretario dell’Onu Kofi Annan). Quando si chiamava Costa d’Oro (l’attuale repubbli-ca indipendente è nata nel 1957) ed era inglese le sue ricchezze erano i giacimenti auriferi e il cacao. Dal 2007 vi si è aggiunto anche il petrolio, scoperto lungo la costa. Il Ghana ha molti volti da mostrare. Lasciata la caotica Accra e costeggiato l’Atlantico bordato di palme da cocco si raggiungono Winneba, Cape Coast ed Elmina, pittore-sche località animate dalla vita del porto peschereccio e dominate dalle possenti for-tezze costruite dai Portoghesi quali punto di partenza verso le Americhe dei galeoni carichi di schiavi. Quattro anni fa hanno visto il pellegrinaggio anche del presidente americano Obama. Elmina in particolare, con il suo stile coloniale e il suo pullulare di gente intorno alle lunghe barche dei pe-scatori, suscita sensazioni e atmosfere già care a Chatwin. Lasciata la costa un brivido

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Sì, viaggiare16 Sì, viaggiare12

lo offre la visita del Kakum National Park con le sue lunghe passerelle sospese a 40 metri d’altezza sopra gli alberi. Kumasi è tappa d’obbligo. E’ la città reale, la città della dinastia Ashanti, non più al potere ma ancora molto infl uente. L’attuale so-vrano, Asantehen Osei Tutu, è personaggio ancora molto amato dai ghanesi. La fortuna è capitare a Kumasi durante l’Akwasidae Festival. Nel corso della festa il re viene portato in sfi lata su una portantina seguito da un corteo di notabili protetti da grandi ombrelloni rossi simili a quelli esibiti con sfarzo nei riti copti in Etiopia. E tutt’intor-no danze tradizionali accompagnate dai ritmi delle percussioni. A Bonwire c’è un villaggio di tessitori di stoffe kente con te-lai in legno. Il viaggio entra nel vivo nella regione di Tamale, il Brongo Alto, dove la savana comincia a dominare il paesaggio. A Pikworo ci sono i resti del campo in cui venivano concentrati gli schiavi catturati all’interno, una visita che stringe il cuore. Nei pressi di Bolgatanga sorgono dei vil-

Ghana, Togo e Benin memorie di schiavi e riti vudù

laggi di etnia Kokomba. I più tradizionali sorgono sulle Tongo Hills, fra spettacolari formazioni rocciose modellate dal vento e impreziosite da piante senza foglie ma dai grandi fi ori rosa. La visita ai santuari, dove ancora si svolgono sacrifi ci animali (come del resto all’interno dei villaggi), avviene se-condo antichi rituali: anche le donne devono entrarvi senza maglietta e a piedi scalzi. Ogni villaggio ha un re, o un capotribù, che in genere ha più mogli.

Via terra, lungo una strada polverosa, si passa la frontiera per il Togo. E il paesaggio cambia di colpo: più verde, più montuoso. Lungo le strade un andirivieni costante di

gente. L’ex colonia tedesca (e poi fran-cese) nella sua parte nord, nei pressi di Kara, propone la sua parte etnografi ca più interessante: i villaggi fortifi cati dei Tata Tamberma, oggi tutelati come patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Le case fortezza di paglia, fango e legno hanno permesso a queste popolazioni di difendersi da numero-se minacce. Gli ingressi sono molto stretti e in molti casi bisogna entrare di spalla.

Il Benin è il paese più povero fra i tre, ma turisticamente non meno interessante. Entrando dal Togo si penetra nella regione dei Somba, nome dato ai Betammaribe, popolo insediatosi fra le pietre del massic-

L’AVVENTURASì, viaggiare9

Aver letto Bruce Chatwin nel suo “Vi-cerè di Ouidah” aiuta a capire meglio questa realtà a noi così lontana. Come

la visione dell’inquietante film “Cobra ver-de” di Werner Herzog. Questo angolo di Africa misteriosa e profonda richiede una sorta di iniziazione culturale per essere col-ta nella sua essenza. E’ l’Africa della tratta degli schiavi, vergognosa pratica commer-ciale continuata fino al 1885 (quando da Ouidah in Benin salpò l’ultima nave porto-ghese diretta in Brasile con il suo carico di disperazione umana); l’Africa dei riti vudù, sospesa fra credenze animiste e magia.

Un viaggio in Ghana, Togo e Benin, lontano dalle rotte turistiche, introduce a questo mondo ai nostri occhi così scono-sciuto. Ci fa vedere un’Africa lontana dagli stereotipi dei depliant turistici, un’Africa che nemmeno la devastante piaga del coloniali-smo sembra aver scalfito più di tanto.

Il Ghana è il paese più sviluppato dei

tre, è il paese che ha dato i natali all’ex segretario dell’Onu Kofi Annan). Quando si chiamava Costa d’Oro (l’attuale repub-blica indipendente è nata nel 1957) ed era inglese le sue ricchezze erano i giacimenti auriferi e il cacao. Dal 2007 vi si è aggiunto anche il petrolio, scoperto lungo la costa. Il Ghana ha molti volti da mostrare. Lasciata la caotica Accra e costeggiato l’Atlantico bordato di palme da cocco si raggiungono Winneba, Cape Coast ed Elmina, pittore-sche località animate dalla vita del porto peschereccio e dominate dalle possenti for-tezze costruite dai Portoghesi quali punto di partenza verso le Americhe dei galeoni carichi di schiavi. Quattro anni fa hanno visto il pellegrinaggio anche del presidente americano Obama. Elmina in particolare, con il suo stile coloniale e il suo pullulare di gente intorno alle lunghe barche dei pe-scatori, suscita sensazioni e atmosfere già care a Chatwin. Lasciata la costa un brivido

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in Copertina la sfilata del Corteo reale durante l’akwasidae festival di kumasi: in primo piano il re (deposto) asantehen osei tutu. in alto: il merCato galleggiante di ganvié in Benin, la preparazione del fufu e un villaggio kokomBa in ghana. sotto: l’alBa a BoukomBè in Benin, venditriCe di ananas in togo, la fortezza di elmina (ghana) e merCato dei fetiCCi ad aBomey in Benin. sotto: un villaggio di etnia Bassar (ghana), la Costa ghanese nei pressi di Cape Cross, BarChe tipiChe a ganvié (Benin) la pietra dei saCrifiCi animali fra i Bassar, danza tradizionale togolese, passerella al kukumi national park in ghana e la porta del “non ritorno” a ouidah in Benin

Viaggio su rotte sconosciute al turismo di massacon lo spirito di Viaggiatori d’altri tempi(chatwin Vi ambientò il “Vicerè di ouidah”)per ripercorrere la memoria del turpecommercio praticato fino al 1885 dai negrierie per conoscere da Vicino culture tribalicome quelle dei KoKomba, dei bassardei tata tamberma e dei sombacustodi di misteriose pratiche animistee infine ganVié, grande città lacustre sulle palafitte

Ghana, Togo e Benin memorie di schiavi e riti vudù

L’avvenTura

segue dalla pagina precedente

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Sì, viaggiare 17Sì, viaggiare 13

cio Atacora un migliaio di anni fa. I Somba amano costruire le loro case molto distan-ziate le une dalle altre. Durante gli attacchi mirati alla cattura degli schiavi queste genti si barricavano nelle loro case fortifi cate. In questi villaggi sopravvivono molti riti triba-li, come quello della circoncisione, che si pratica a 25 anni (il giovane deve arrivarci “vergine”). Imprescindibile nel Benin la visi-ta di Abomey, l’antica capitale dell’impero Dan-Homey (da cui Dahomey, nome origi-nario del paese dopo l’indipendenza dalla Francia). Del grandioso palazzo reale, dopo le distruzioni operate dai francesi nel 1892, rimagono poche vestigia, recente-

mente restaurate su iniziativa dell’Unesco. La Casa delle perle è un tempio animista fato costruire da re Glele utilizzando anche il sangue di 41 schiavi... nell’esercito del Dan-Homey è leggendaria la presenza di seimila amazzoni armate fi no ai denti. Bel-la l’atmosfera coloniale che si respira lungo le strade di Abomey e anche in qualche al-bergo (in qualche caso ricco di giardini con grandi sculture in legno). Nella zona non è raro imbattersi in qualche rito vudù, duran-te il quale lo stregone si fa da intermediario con gli spiriti tramite dei feticci (in genere parti di animale essiccate al sole) a fi ni pro-piziatori della fertilità o di altri auspici.

segue dalla pagina precedente

Ganvié è la Venezia del Benin, città di 35.000 abitanti costruita interamente su palafi tte, dove la vita di tutti i giorni si svolge a bordo di barche e piroghe. Persino i commerci. Questo straordinario insedia-mento è stato costruito sul lago Nokouè, di fronte a Cotonou (la capitale economica del Benin), per sfuggire ai commercianti di schiavi. Offre scorci estremamente sugge-stivi. Infi ne Ouidah, dove il simbolo della memoria degli schiavi è rappresentato dalla “Porta del non ritorno”, da cui partivano i dolenti carichi umani per attraversare l’o-ceano. Ouidah è una roccaforte del vudù, rito che da qui fu esportato nei Caraibi dagli

schiavi di etnia Ewe. E’ una bella cittadi-na dall’atmosfera coloniale ricca di musei che raccontano della tratta degli schiavi. Da vedere anche il Tempio del pitone che conserva i segreti del culto del serpente. Im-perdibile l’emozione di passare parte della notte sulla spiaggia ad ascoltare il ruggito minaccioso dell’Oceano... con l’accortezza di restare lontani dalla portata delle onde, in quanto il rischio di farsi travolgere e ri-succhiare è reale. Coinvolgenti anche le osservazioni notturne del cielo: la volta ce-leste, in assenza di inquinamento luminoso, sembra a portata di mano. Pare quasi di toccarla. E quante stelle cadenti...

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Giardinaggio 19Giardinaggio 21

Fate entrare le fate in casa vostra

>> Nell’antichità i luoghi sacri venivano spazzati solo con ramoscelli di erica

L’erica è uno dei fi ori invernali più facili da coltivare sia in giardino che sul davanzale e, a detta degli esperti, è magico

Può una piccola pianta fi orita aiutarci ad iniziare bene l’anno nuovo? Cer-to, se si tratta dell’Erica che viene

considerata la pianta delle fate. Chi crede a questa leggenda sostiene che le magiche creature vivano proprio tra i suoi rametti ricchi di campanelline colorate. Ma è una pianta propizia per iniziare bene l’anno nuovo perché ad essa viene attribuito il potere di scacciare la negatività e gli spiri-telli dispettosi come i folletti. Per questo si dice che regalarne una pianta ad un amico signifi ca regalagli anche una buona dose di fortuna. Certo non sappiamo quanto la re-altà si distanzi dalla fantasia ma certo ogni leggenda ha un’origine lontana e anche per le piante di Erica è così. Nota sin dall’anti-chità, i suoi rami venivano utilizzati per cre-are delle scope utilizzate per uno scopo più che nobile: i templi i luoghi sacri venivano infatti spazzati solo con i ramoscelli di erica.

In altri paesi è stata da sempre molto utiliz-zata nei giardini ma solo da pochi anni gli italia-ni hanno riscoperto la sua utilità ornamentale. Non che prima fosse ignorata, al contrario! Per secoli, anzi, i nostri contadini si sono serviti di ‘eriche’ per fare scope, produrre miele, ricavare sostanze antireumatiche e così via, ma circa un loro uso precipuamente decorativo abbiamo dovuto imparare da altri popoli.

Comunque sia, le Eriche sono piante pe-renni che crescono come piccoli cespugli, origi-narie del sud Africa. La fi oritura avviene verso la fi ne del periodo autunnale quando si coprono di piccoli fi ori campanulati di colore variabile, dal bianco al rosso vivo, a seconda della specie e della varietà. Sono talmente numerosi da far sembrare la pianta una nuvola colorata. Anche le foglie, piccole e aghiformi, possono assu-

mere delle sfumature che vanno dal giallo, al rosso, al ruggine all’arancione. Quindi, davve-ro, questi cespugli posizionati con intelligenza possono diventare per il vostro giardino delle bellissime macchie di colore.

Così, scegliendo piante dai fi ori diversi, anche sul balcone si potranno ottenere inte-ressanti composizioni. Magari intervallando le Eriche con dei ciclamini.

La cura di queste piante non è particolar-mente impegnativa: necessitano di ambienti freschi ed arieggiati, dentro casa, e per questa ragione, durante il periodo estivo, è opportuno, se possibile, spostarle all’aperto in una zona ombreggiata. Infatti, amano la luce ma non la luce diretta del sole se non per poche ore la mattina presto.

Attenzione a come le annaffi ate. Questo, infatti, potrebbe rappresentare l’unico proble-ma per ottenere buone fi oriture. Sono piante che non tollerano in alcun modo il calcare. Se l’acqua della vostra casa è dura allora sarà meglio che utilizziate dell’acqua piovana o dell’acqua demineralizzata. Non ne serve molta. L’Erica va annaffi ata con moderazione e con regolarità facendo il modo che il terriccio sia sempre leggermente umido.

Meglio sarebbe nebularizzare spesso la chioma o poggiare il vaso sopra un sottovaso con della ghiaia o argilla espansa o altro ma-teriale dove terrete sempre un po’ acqua che evaporando garantirà il microclima umido di cui questa pianta avrebbe bisogno.

di Germana Urbani

E’ impor-tantissimo potare le

piante dopo la fi oritura. Occorre accorciare tutti i fusti che por-tano i fi ori appassiti. Se è possibile potate le piante in primavera tenendo conto che queste piante fi oriscono sui rami dell’anno precedente, e producono i boccioli fl oreali già in estate; per questo motivo, una potatura tardiva potrebbe asportare la gran parte della fi oritura.

una Buona potatura

L’erica fi ori-sce a tem-perature tra

i 7°C ed i 15°C e se si riesce a mantenere le temperature su questi valori, la fi oritura durerà molti mesi. Attenzione dunque a dove posizionarla in casa perché con temperature più alte i fi ori appassiscono. Durante il periodo della fi ori-tura, è importante mantenere un ambiente umido e fresco intorno alla pianta.

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Vigodarzere

Limena

Mestrino

VillafrancaPadovana

Rubano

Tensioni all’interno del Partito Democratico

Porto Tolle

pag. 17

Potranno avere inizio già entro la

fi ne dell’anno i lavori di riqualifi cazione

del quartiere Norge di Rosolina che

permetteranno ai residenti di potersi

godere al meglio gli spazi all’aperto del

centro della frazione

ROSOLINA, RIQUALIFICAZIONE

DEL QUARTIERE NORGE

pag. 18

Taglio delle Province, Delrio fa partire il countdown

Enti locali

pag. 34

pagg. 4-5 e 6

Casa di cura di Porto Viro, non è più presidio ospedalieroCon l’approvazione delle schede ospedaliere

è stata declassata la struttura

Il coro delle forze politiche bassopolesane

si è alzato unanime e trasversalmente

contro la perdita decretata dalla schede

ospedaliere regionali del presidio ospedalie-

ro della casa di cura Madonna della Salute

di Porto Viro, appellativo che permetteva di

porre il nosocomio in posizione di assoluta

parità rispetto alla sanità pubblica e che nel

rapporto annuale di Agenas (Agenzia Nazio-

nale per i servizi sanitari) ha indicato come

il secondo miglior centro del Veneto nel trat-

tare gli infarti del miocardio. Per discutere

in merito alla questione, la sala consiliare

portovirese è stata recentemente teatro

dell’incontro pubblico “L’ospedale di Porto

Viro mutilato da Venezia: pronto soccorso al

pronto soccorso” promosso dal capogruppo

di Uniti per Porto Viro Thomas Giacon e a

cui hanno partecipato diversi rappresentanti

istituzionali compresi i consiglieri regionali

Cristiano Corazzari e Graziano Azzalin, oltre

all’onorevole Diego Crivellari, tutti accomu-

nati da un unico scopo dopo il declassa-

mento avvenuto con le schede ospedaliere

predisposte dalla Giunta ed approvate dalla

V commissione regionale. Geremia Gennari,

ricordando l’ordine del giorno approvato ad

agosto all’unanimità in consiglio comunale

per il mantenimento del presidio ospedalie-

ro, ha voluto ancora una volta precisare che

“Porto Viro non arretrerà di un millimetro:

se c’è da urlare o da sbarcare a Venezia,

lo faremo.

Assolti i 25 attivisti di Greenpeace

Centrale Enel

pag. 14

La struttura del costo di 500.000 euro

circa è stata fi nanziata con 250.000 euro

provenienti da un contributo regionale e il

rimanente sarà addebitato con ammorta-

mento nel piano Tia/Tares. Tra le novità del

centro, spiccano le modalità di accesso e di

conferimento dei rifi uti

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Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 128 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

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EDITORIALE

Davanti al “dio palanca” così fan tutti di Nicola Stievano

“Davanti al dio palanca non ci

sono fratelli, amici o parenti”:

è una delle frasi pronunciate

in una delle decine di intercettazioni della

recente inchiesta sulla rete di corruzione

legata agli appalti pubblici. Poche parole

che sintetizzano, ancora una volta se ce ne

fosse il bisogno, qual è il criterio adottato

da funzionari pubblici infedeli e da impren-

ditori complici. Il denaro, ovviamente, che

giustifi ca i favori piccoli e grandi, gli “ag-

giustamenti” di gare e procedure, il ritocco

in corso d’opera, sempre a danno del pub-

blico e, di conseguenza, di ciascuno di noi.

Il denaro, sia “cash”, basta anche qualche

banconota da 50-100 euro di tanto in

tanto, che sottoforma di “regali” come

il viaggio esotico ma anche una mano di

bianco in casa o qualche piccolo lavoretto

“extra”. E’ la corruzione nostrana, di pic-

colo cabotaggio e piccola pezzatura, quella

che alimenta una zona grigia di cui nessuno

conosce i contorni con chiarezza. E’ il primo

passo che poi giustifi ca tutti gli altri, fi no ad

arrivare ai grandi scandali. Il tutto in nome

del “dio palanca”, ovviamente, ma anche

di una distorta concezione di moralità e di

senso civico. Perché dunque scandalizzarsi

se “così fan tutti”?

continua a pag. 3

continua a pag. 10

L’Intervento

Le recentissime modifi che legislative, inserite con decreto legge lo scorso agosto

e convertito in legge il 15 ottobre 2013, hanno recepito

le raccomandazioni europee della Convenzione

del Consiglio d’Europa ed hanno risposto al crescente

allarme sociale determinato dai delitti contro le donne.

Violenza sulle donne, il decreto

legge sullo stalking

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Il Parco forse è stato salvato da una rana

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Dalla crisi non si esce, sindacati preoccupati

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Passa da 110 a 70 km orari il limite della velocità nell’arteria stradale strategica S.S. 434 meglio nota come Transpolesana. La decisione è stata presa dall’Anas. Polemico Corazzari che ha indicato nelle voragini aperte sul manto stradale il vero problema per gli automobilisti che transitano.

pag. 10SULLA S.S. 434 SI VIAGGIA A 70 CHILOMETRI L’ORA

C’è stato un taglio considerevole di risorse, soprattutto di fornitura di certi farmaci, che se vogliono devono procurarsi pagando, quindi alle persone detenute oltre alla libertà viene tolta loro anche la salute. Fondamentale l’intervento prestato dal Sert.

pag. 12

La guida alla nuova mostra del Roverella

Arte

pag. 26-27

pagg. 4-5

Serve un cambio di rotta per il Cen.Ser?In molti credono possibile un rilancio ma non esclusivamente legato alle fi ere Malato grave aveva defi nito il Cen.Ser la presidente della Provincia, qualche anno fa. I costi di gestione molto alti avevano di fatto portato ad uno stato debitorio importante, si parlava di oltre un milione di euro che lo stesso ente aveva cercato di abbattere indicendo un bando di vendita per alcuni dei propri immobili. Va detto, e lo conferma il neodeputato Diego Crivellari, che negli ultimi anni si è compiuto un importante lavoro di risanamento dei con-ti. “Di questo – ha spiegato - va dato atto

agli amministratori”. Infatti per tentare di rientrate dallo stato debitorio lo scorso anno è stato fatto un piano di rientro che prevede-va un accordo con RovigoExpò, una società partecipata, in larga parte, dalla Regione Ve-neto e dalla Camera di commercio di Rovigo, al quale fu affi dato il compito di organizzare eventi (fi ere, convegni, presentazioni, ecc...) prevalentemente, ma non esclusivamente, presso il Centro Servizi di Rovigo. Lo scopo prefi sso era, ed è tuttora, quello di far sì che il Cen.Ser di Rovigo diventasse luogo di riferi-

mento per lo svolgimento di manifestazioni, anche specifi che e settoriali; il fi ne, inoltre, era quello di far conoscere il Polesine e di renderlo soggetto ospitante di eventi rilevanti al livello nazionale e internazionale. L’attività svolta lo scorso anno, tuttavia, non sembrata essere così signifi cativa per il rilancio della struttura dell’ex zuccherifi cio e in molti oggi pensano che una nuova vita della struttura potrebbe essere garantita da un totale cam-bio di rotta.

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 25 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

di Rovigo

EDITORIALELa crisi dietro la protesta

di Alessandro Abbadir*

Dalle urne del 24 e 25 febbraio scorso emerge una situazione davvero ine-stricabile, o perlomeno diffi cilmente risolvibile. Un caos politico che rischia di portare spediti a nuove consultazioni. Pro-prio quello che non ci voleva in una situa-zione economica del genere, caratterizzata da una recessione a cui dal 2008 non si vede fi ne. Il ciclone o tsunami (come lo defi nisce il suo capo Beppe Grillo) del Movimento 5 Stelle, si è abbattuto sui partiti, anche in Veneto, con una potenza per molti versi davvero inaspettata.

Nella nostra regione però, quello che sorprende più che il boom dei grillini (che è stato un evento generalizzato su tutto il territorio italiano), è il crollo verticale di par-titi che hanno caratterizzato la vita politica delle nostre terre da 20 anni a questa par-te: il Pdl prima Forza Italia e la Lega Nord. Due partiti che fi no a due anni fa ave-vano totalizzato oltre il 60% dei consensi con l’elezione di Luca Zaia a governatore del Veneto. La Lega crolla dal 35% a poco più del 10% di questa ultima tornata elet-torale. Il Pdl dal 2008 perde 10 punti e si assesta sotto il 20%.

continua a pag. 3*[email protected]

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L’Intervento

Come tanti e forse come tutti, sono rimasto senza parole! Lo sbigottimento e anche lo smarrimento di fronte al pronun-ciamento del Papa che dichiara di ritirarsi è stato totale e per molte ore non mi ha permesso alcun commento che non fosse la ripetizione di qualche luogo comune.

Benedetto Papa…

*Parroco Chioggia

di Don Angelo Busetto*

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Page 62: Piovese dic2013 n160

Benessere20 Benessere8

Il 2013 si è chiuso regalando notizie molto positive per i tantissimi malati di Epatite C che fi no ad oggi potevano

solo sperare in nuovi farmaci o nuove spe-rimentazioni per sconfi ggere una malattia subdola che, potrebbe rimanere silente per sempre o attaccare il fegato da un giorno all’altro e portare il paziente alla morte in poche ore.

Dai laboratori di ricerca di medicina molecolare dell’università di Padova è uscito Ottimo 2013, un sistema che, gra-zie a sofi sticate formule personalizzate, ottimizza il trattamento della malattia. Una nuova frontiera accolta con entusiasmo dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che ha inserito Ottimo 2013 sul proprio portale web come primo esempio di algo-ritmi terapeutici personalizzati. A questo si aggiungono due nuovi farmaci che aprono davvero nuove frontiere in campo medico.

“L’epatite C – spiega Giorgio Palù, direttore del dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, cen-tro di riferimento virologico regionale – è una malattia che conta circa 170 milioni di malati al mondo, pur con considerevoli dif-ferenze nella distribuzione. In Italia le per-sone colpite sono circa un milione e mez-zo”. Si tratta di una malattia cronica nel 75% dei casi e principale causa di cirrosi e tumore al fegato. I due nuovi farmaci (Bo-ceprevir e Telaprevir) da poco in commercio vengono utilizzati per il trattamento dell’in-fezione da genotipo 1 del virus dell’epatite C (Hcv – 1), il più diffuso nel nostro Paese, e somministrati in associazione alla tradi-zionale terapia con interferone e ribavirina.

La cura tuttavia, battezzata col nome di “triplice terapia”, ha anche un rove-scio della medaglia. Se da un lato infatti si dimostra effi cace, pur con signifi cative differenze da paziente a paziente, perché per la prima volta va a colpire direttamente il virus, dall’altro presenta effetti collaterali importanti come l’aumento della tossicità midollare e dell’anemia cui si associa spes-so anche una diminuzione dei leucociti e delle piastrine. A ciò si aggiunga che la

>> Un progetto di ricerca di medicina molecolare dell’università di Padova ottimizza il trat-tamento

Da Padova a New York nuove cure destinate ad aprire una nuova frontiera nella lotta ad una delle malattie più pericolose e diffuse

L’epatite C è sempre più curabile

di Germana Urbani

Sconcerto dei medici e rabbia dei pazienti co-stretti a percorrere anche

100 km per ritirare i medici-nali di cui hanno bisogno. Tut-to questo grazie ad una deci-sone della Regione Veneto che ha stabilito con una delibera che i nuovi farmaci per l’epati-te C (Boceprevir e Telaprevir) saranno dispensati ai pazienti unicamente da Centri di Rife-rimento, individuati in base a criteri “tecnico-scientifi ci” e “logistici”. I Centri attualmen-te designati sono i solo i reparti di Malattie Infettive, Gastrenterologia e Medicina situati presso i capoluoghi di provincia, escludendo tutti quelli che operano in periferia, nono-stante il grande bacino d’utenza al quale si riferiscono (si pensi a Bassano, Castelfranco Veneto, Cittadella, Conegliano, Legnago, San Donà di Piave). Questo per i pazienti si traduce nella necessità di percorrere decine di chilometri per recarsi presso i Centri di Riferimento, almeno una volta al mese per tutta la durata della terapia. Ciò potrebbe trasformarsi nell’abbandono della terapia da parte dei pazienti che non possano per-mettersi di perdere tempo e giornate lavorative. Un gruppo di specialisti, coordinati dal dott. Pierangelo Rovere, ha presentato un’interrogazione al Consiglio Regionale del Veneto. E un’altra è stata presentata dal gruppo Pd. “La Giunta regionale deve interve-nire tempestivamente per ottenere la revisione di questo decreto fi rmato dal Segretario regionale per la sanità” afferma Franco Bonfante (in foto), che sulla questione ha presentato un’interrogazio-ne assieme ai colleghi Lucio Tiozzo e Roberto Fasoli.

“Escludere a priori - continua l’esponente democratico - tutti gli ospedali periferici, anche quelli che da anni si occupano del problema, spesso con grande professionalità, ha delle conseguenze pesantissime per i malati di epatite C. Autorizzando solo i centri delle città capoluogo, a discapito di realtà come Legnago, Bussolengo, Este, Castelfran-co Veneto, Vittorio Veneto, Conegliano - spiega Bonfante - si obbligano i pazienti a muo-versi per 50 o 60 km per più volte al mese e per lunghi periodi. Con la conseguenza che spesso dovranno essere accompagnati e perdere giornate di lavoro, quando già la malattia di per se’ causa problemi anche con il lavoro. In alcuni casi, con i malati più fra-gili sul piano economico o psicologico, si produrrà inevitabilmente una rinuncia od una riduzione della cura e solo quello sarà purtroppo il risparmio nell’acquisto delle medicine sperato da una scelta cervellotica e sbagliata, che nasconde probabilmente altre ragioni rispetto a quelle dichiarate”. A questo si aggiunga la preoccupazione degli esponenti del Pd “che la scelta accentratrice inoltre si allarghi ad altre tipologie di cura, portando ad un graduale depauperamento del ruolo di tali ospedali presenti sul territorio. La scusa del risparmio in molti casi e’ ridicola, come e’ già stato dimostrato in alte occasioni, ma quello che e’ peggio e’ che il ‘non risparmio’ viene fatto sulla pelle dei cittadini”.

veneti penaLizzati: centinaia di cHiLometri per curarsi

terapia prevede l’assunzione di un numero elevato di compresse al giorno, dalle 6 alle 12 a seconda del farmaco, associate a un pasto “grasso” (un problema per chi soffre di epatite) e che mancano protocolli d’uso formalizzati, se si escludono le linee guida nazionali e internazionali. “Questo tipo di cura inoltre – sottolinea Palù – deve es-sere somministrato a un particolare stadio della malattia che non sia iniziale né troppo evoluto, ragion per cui non tutti i pazienti possono essere sottoposti al trattamento”. A fronte di tutto ciò si intuisce la comples-sità nella somministrazione del farmaco e la necessità di un monitoraggio continuo del paziente”. Oggi, tutto questo è più facile grazie al progetto messo a punto a Padova. “Per aiutare i medici a gestire il trattamento con i due nuovi farmaci – spie-ga Franco Noventa ideatore con Alfredo Alberti della nuova piattaforma informatica ed en-trambe docenti del dipartimento di medicina molecolare – abbiamo ideato un sistema di gestione guidato della terapia. Prima l’abbiamo formalizzato attraverso ‘algoritmi decisionali’, cioè una serie di schemi che illustrano come orientarsi nella somministrazione della cura, convertito poi in una piattaforma on line”.

Ma se quella per cui è nato Ottimo 2013 è ancora una terapia complessa e che non sempre sconfi gge il virus, dagli

Usa arriva una notizia che tutti gli scienziati hanno salutato come una vera e propria rivoluzione. La Fda (Food and Drug Admi-nistration) ha approvato un nuovo farmaco capace di debellare la malattia senza effetti collaterali di peso.

La cura è davvero poco invasiva ed è risultata effi cace sull’80% dei test effettuati fi no ad oggi. Basterà assumere una pillo-la al giorno per tre mesi e, probabilmente si guarirà. Alla base di Sovaldi, questo il nome della pillola, sta il principio attivo che combatte il virus, sofosvubir, una molecola in grado di sconfi ggere anche i ceppi più resistenti.

A leggerla così, la cura sarà una pas-seggiata rispetto a quanto accade ogg. Per ora il rimedio più effi cace sono le punture di interferone che portano con sé pesanti effetti collaterali: insonnia, nausea, depres-sione, sintomi infl uenzali.

L’unico neo di questa nuova cura è il costo: per quattro settimane di cura servono 28mila dollari, che diventano 84mila per il ciclo consigliato di 12 settimane. E si arriva a quota 168mila per le 24 che sono neces-sarie per battere le infezioni più resistenti. E se il farmaco in America è pronto ad entrare in commercio già quest’anno in Italia, pro-prio per i costi elevati, forse arriverà solo fra qualche anno.

Page 63: Piovese dic2013 n160

Benessere8

Il 2013 si è chiuso regalando notizie molto positive per i tantissimi malati di Epatite C che fi no ad oggi potevano

solo sperare in nuovi farmaci o nuove spe-rimentazioni per sconfi ggere una malattia subdola che, potrebbe rimanere silente per sempre o attaccare il fegato da un giorno all’altro e portare il paziente alla morte in poche ore.

Dai laboratori di ricerca di medicina molecolare dell’università di Padova è uscito Ottimo 2013, un sistema che, gra-zie a sofi sticate formule personalizzate, ottimizza il trattamento della malattia. Una nuova frontiera accolta con entusiasmo dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), che ha inserito Ottimo 2013 sul proprio portale web come primo esempio di algo-ritmi terapeutici personalizzati. A questo si aggiungono due nuovi farmaci che aprono davvero nuove frontiere in campo medico.

“L’epatite C – spiega Giorgio Palù, direttore del dipartimento di medicina molecolare dell’università di Padova, cen-tro di riferimento virologico regionale – è una malattia che conta circa 170 milioni di malati al mondo, pur con considerevoli dif-ferenze nella distribuzione. In Italia le per-sone colpite sono circa un milione e mez-zo”. Si tratta di una malattia cronica nel 75% dei casi e principale causa di cirrosi e tumore al fegato. I due nuovi farmaci (Bo-ceprevir e Telaprevir) da poco in commercio vengono utilizzati per il trattamento dell’in-fezione da genotipo 1 del virus dell’epatite C (Hcv – 1), il più diffuso nel nostro Paese, e somministrati in associazione alla tradi-zionale terapia con interferone e ribavirina.

La cura tuttavia, battezzata col nome di “triplice terapia”, ha anche un rove-scio della medaglia. Se da un lato infatti si dimostra effi cace, pur con signifi cative differenze da paziente a paziente, perché per la prima volta va a colpire direttamente il virus, dall’altro presenta effetti collaterali importanti come l’aumento della tossicità midollare e dell’anemia cui si associa spes-so anche una diminuzione dei leucociti e delle piastrine. A ciò si aggiunga che la

>> Un progetto di ricerca di medicina molecolare dell’università di Padova ottimizza il trat-tamento

Da Padova a New York nuove cure destinate ad aprire una nuova frontiera nella lotta ad una delle malattie più pericolose e diffuse

L’epatite C è sempre più curabile

di Germana Urbani

Sconcerto dei medici e rabbia dei pazienti co-stretti a percorrere anche

100 km per ritirare i medici-nali di cui hanno bisogno. Tut-to questo grazie ad una deci-sone della Regione Veneto che ha stabilito con una delibera che i nuovi farmaci per l’epati-te C (Boceprevir e Telaprevir) saranno dispensati ai pazienti unicamente da Centri di Rife-rimento, individuati in base a criteri “tecnico-scientifi ci” e “logistici”. I Centri attualmen-te designati sono i solo i reparti di Malattie Infettive, Gastrenterologia e Medicina situati presso i capoluoghi di provincia, escludendo tutti quelli che operano in periferia, nono-stante il grande bacino d’utenza al quale si riferiscono (si pensi a Bassano, Castelfranco Veneto, Cittadella, Conegliano, Legnago, San Donà di Piave). Questo per i pazienti si traduce nella necessità di percorrere decine di chilometri per recarsi presso i Centri di Riferimento, almeno una volta al mese per tutta la durata della terapia. Ciò potrebbe trasformarsi nell’abbandono della terapia da parte dei pazienti che non possano per-mettersi di perdere tempo e giornate lavorative. Un gruppo di specialisti, coordinati dal dott. Pierangelo Rovere, ha presentato un’interrogazione al Consiglio Regionale del Veneto. E un’altra è stata presentata dal gruppo Pd. “La Giunta regionale deve interve-nire tempestivamente per ottenere la revisione di questo decreto fi rmato dal Segretario regionale per la sanità” afferma Franco Bonfante (in foto), che sulla questione ha presentato un’interrogazio-ne assieme ai colleghi Lucio Tiozzo e Roberto Fasoli.

“Escludere a priori - continua l’esponente democratico - tutti gli ospedali periferici, anche quelli che da anni si occupano del problema, spesso con grande professionalità, ha delle conseguenze pesantissime per i malati di epatite C. Autorizzando solo i centri delle città capoluogo, a discapito di realtà come Legnago, Bussolengo, Este, Castelfran-co Veneto, Vittorio Veneto, Conegliano - spiega Bonfante - si obbligano i pazienti a muo-versi per 50 o 60 km per più volte al mese e per lunghi periodi. Con la conseguenza che spesso dovranno essere accompagnati e perdere giornate di lavoro, quando già la malattia di per se’ causa problemi anche con il lavoro. In alcuni casi, con i malati più fra-gili sul piano economico o psicologico, si produrrà inevitabilmente una rinuncia od una riduzione della cura e solo quello sarà purtroppo il risparmio nell’acquisto delle medicine sperato da una scelta cervellotica e sbagliata, che nasconde probabilmente altre ragioni rispetto a quelle dichiarate”. A questo si aggiunga la preoccupazione degli esponenti del Pd “che la scelta accentratrice inoltre si allarghi ad altre tipologie di cura, portando ad un graduale depauperamento del ruolo di tali ospedali presenti sul territorio. La scusa del risparmio in molti casi e’ ridicola, come e’ già stato dimostrato in alte occasioni, ma quello che e’ peggio e’ che il ‘non risparmio’ viene fatto sulla pelle dei cittadini”.

veneti penaLizzati: centinaia di cHiLometri per curarsi

terapia prevede l’assunzione di un numero elevato di compresse al giorno, dalle 6 alle 12 a seconda del farmaco, associate a un pasto “grasso” (un problema per chi soffre di epatite) e che mancano protocolli d’uso formalizzati, se si escludono le linee guida nazionali e internazionali. “Questo tipo di cura inoltre – sottolinea Palù – deve es-sere somministrato a un particolare stadio della malattia che non sia iniziale né troppo evoluto, ragion per cui non tutti i pazienti possono essere sottoposti al trattamento”. A fronte di tutto ciò si intuisce la comples-sità nella somministrazione del farmaco e la necessità di un monitoraggio continuo del paziente”. Oggi, tutto questo è più facile grazie al progetto messo a punto a Padova. “Per aiutare i medici a gestire il trattamento con i due nuovi farmaci – spie-ga Franco Noventa ideatore con Alfredo Alberti della nuova piattaforma informatica ed en-trambe docenti del dipartimento di medicina molecolare – abbiamo ideato un sistema di gestione guidato della terapia. Prima l’abbiamo formalizzato attraverso ‘algoritmi decisionali’, cioè una serie di schemi che illustrano come orientarsi nella somministrazione della cura, convertito poi in una piattaforma on line”.

Ma se quella per cui è nato Ottimo 2013 è ancora una terapia complessa e che non sempre sconfi gge il virus, dagli

Usa arriva una notizia che tutti gli scienziati hanno salutato come una vera e propria rivoluzione. La Fda (Food and Drug Admi-nistration) ha approvato un nuovo farmaco capace di debellare la malattia senza effetti collaterali di peso.

La cura è davvero poco invasiva ed è risultata effi cace sull’80% dei test effettuati fi no ad oggi. Basterà assumere una pillo-la al giorno per tre mesi e, probabilmente si guarirà. Alla base di Sovaldi, questo il nome della pillola, sta il principio attivo che combatte il virus, sofosvubir, una molecola in grado di sconfi ggere anche i ceppi più resistenti.

A leggerla così, la cura sarà una pas-seggiata rispetto a quanto accade ogg. Per ora il rimedio più effi cace sono le punture di interferone che portano con sé pesanti effetti collaterali: insonnia, nausea, depres-sione, sintomi infl uenzali.

L’unico neo di questa nuova cura è il costo: per quattro settimane di cura servono 28mila dollari, che diventano 84mila per il ciclo consigliato di 12 settimane. E si arriva a quota 168mila per le 24 che sono neces-sarie per battere le infezioni più resistenti. E se il farmaco in America è pronto ad entrare in commercio già quest’anno in Italia, pro-prio per i costi elevati, forse arriverà solo fra qualche anno.

Page 64: Piovese dic2013 n160

Consigli di bellezza22 Consigli di bellezza 14

Una fragranza che ci contraddistingue preannuncia il nostro arrivo e prolunga la nostra presenza, come ben insegnava Chanel.

Perciò se nella lista delle novità 2014 che contrad-distingueranno il vostro look c’è anche la ricerca di un nuovo profumo, abbiate cura di scegliere con calma. Solitamente, infatti, questa scelta non è mai casuale ma sempre dettata da un bisogno conscio o inconscio.

Se arrivate al nuovo anno stanchi e avendo esaurito tutte le energie allora la fragranza più adatta sarà a base di incenso, un aroma che induce a quella calma dello spirito capace di generare nuove idee fi no alla realizza-zione delle proprie aspirazioni. Profondo, avvolgente con accenti freschi si dice sia effi cace contro gli incubi, la tensione nervosa, la paura del futuro e che doni armo-nia a chi lo indossa. L’olio essenziale di incenso, inoltre, restituisce alla pelle l’elasticità perduta e la protegge dall’azione del tempo.

Un effetto rilassante sulla psiche è proprio anche

della vaniglia, un’essenza capace di regalare consolazio-ne e fascino. Le sue note golose infondono serenità e allentano le ten-sioni risvegliando dolci ricordi d’infanzia. Proprio per queste caratteristiche questo profumo è adat-to a chi cade spesso vittima di pesanti tristezze e grigie malinconie. E se cercate un’essenza che vi doni un tocco in più di sensualità, la vaniglia fa proprio al caso vostro. Grazie al fatto che alcune molecole di cui è composta sono molto simili ai nostri feromoni è una delle essenze più sensuali in circolazione.

Chi si pone, invece, come obiettivo primario il risve-glio dei sensi scelga decisamente il gelsomino, capace di amplifi care le onde celebrali dello stato di veglia e di stimolare un atteggiamento di grande apertura nei con-fronti dell’altro. Nella tradizione indiana è considerato un profumo afrodisiaco, tanto che le spose si inondano della sua essenza rotonda ancor oggi.

Sempre legato al risveglio della sessualità, alla gioia dei sensi e alla riscoperta dell’amore per il proprio corpo

è il fi ore dei fi ori, Ylang ylang. L’olio essenziale è tal-mente effi cace che, anche in situazione di forte stress, regola facilmente palpitazioni e tachicardia: bastano po-che gocce sui polsi e angosce e paure si sciolgono come neve al sole.

Ma se più in generale volete un essenza capace di rendervi felice scegliete l’arancio. Una ricerca dell’Univer-sità di Vienna ha recentemente dimostrato che quest’a-roma aiuta a rilassarsi in periodi forte stress, aumenta la voglia di fare e risveglia affettività e amore.

>> Essenze naturali che diventano sulla pelle note di carattere uniche

L’aroma d’arancio rende felici: a dirlo una ricerca dell’ Università di Vienna

Sentirsi bene nella propria pelle è fondamentale e, se usate il profumo, saper scegliere quello più adatto a voi è fondamentale

Per l’anno nuovo, un profumo nuovo

di Germana Urbani

La Bellezza è Rosa è una struttura dedicata alla cura del proprio corpo , situata a Tribano. E’ un’oasi di pace e relax per il fisico e per la mente ,dove rigenerarsi per affrontare con energia positiva la nostra vita stressante di tutti i giorni.Il centro racchiude le migliori attrezzature per l’estetica e per il relax,vi permette di unire trattamenti di bellezza o solarium a mo-menti di estrema pace e coccolarti da un massaggio .La Bellezza è Rosa e dedicata a donne e uomini che desiderano ritrovare il proprio equilibrio psicofisico.

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Page 65: Piovese dic2013 n160

Consigli di bellezza 15

>> Essenze naturali che diventano sulla pelle note di carattere uniche

Rosa e vani-glia sono

protagoniste del nuovo

profumo di Guess, Girl

Belle, arricchi-to da peonia,

gelsomino sambac,

violetta e note fi nali

di muschio e sandalo

australiano

La vaniglia è uno degli ingredienti

principali scelti da Trussardi per My

Name, una fra-granza fl oreale,

arricchita da note di muschio e ambra

I delicati petali di gardenia e l’ipnotico gelsomino egiziano rivelano il suo lato roman-tico e sofi sticato, esaltato da calde ambre el muschio

Profumi meravigliosi creati dalle maggiori maison della moda italiana e custoditi dentro boccette di-segnate da creativi che le rendono piccole opere

d’arte da ammirare e annusare. Tutto questo, nel pa-ese della Bellezza, qual’è l’Italia, rende il mondo dei profumi un regno scintillante che appaga tutti i sensi, anche l’udito. Occorre pensare che dietro un profumo di classe si muove un mondo vasto di professionisti. Da coloro che creano il bouquet, sempre nuovo e sorpren-dente, a coloro che disegnano la confezione e pensano alla promozione. Trussardi per My Name, ha ingaggiato l’architetto Antonio Citterio per creare la boccetta dagli angoli smussati protagonista dello spot girato da Gabrie-

le Salvatores.Sono sempre di più le case di moda che lanciano

edizioni extralusso dove la confezione conta anche di più della fragranza stessa. E non sono soldi buttati. A dirlo è l’ultimo rap-porto sull’industria dei profumi di lusso che rileva un trend in continua ascesa: si spende sempre di più pur di scegliere un profumo di lusso e in particolare in Italia dove, secondo i dati di Euromonitor International si è avuto un incremento del 12% del fatturato per i profumi d’alta gamma negli ultimi 5 anni. Anni di crisi profonda!?

“I prodotti sono scelti a cura di Germana Urbani”

Mandarino, bergamotto,

fi ori d’arancio, peonia e fi ore

di tiarè sono le essenze

che fan-no di La Perla Just Precious una

fragranza raffi nata

Provocante e intenso Miss Dior Le Parfume si presenta con accentuate note fl oreali, arricchite da mandarino, ambra, vaniglia e patchouli

Especially Escada Elixir, sensuale ma delicato al tempo stesso grazie alle note delicate

di rosa e ylang ylang, arricchite da un fi nale leggermente muschiato

Per l’anno nuovo, un profumo nuovo

Il mondo scintillante del profumo

Consigli di bellezza 23

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Page 66: Piovese dic2013 n160

Crucilibro24 Crucilibro20

di Germana Urbani · rizzoli.rcslibri.corriere.it< >www.lafetrinelli.it< >www.mondadori.it<

Eroe - Eroina Marina Bellezza, 20 anni Guido, rampollo trascurato di una famiglia altoborghese Chiara Matilde

Don MimìL’abbandono Costantino, sensibile e massiccio fi glio del portiereAndrea, 27 anniAlter Ego

Polignano a MareLa capitaleRomaValle Cervo, centro post industrialeLocation

Ninella, la consuoceraLa psicoanalistaL’inaccettabile L’impotenza generata dalla crisiCo-Protagonisti

La vigilia di Natale, Matilde riceve un anello con smeraldo da don Mimì, suo marito, “colpevo-le”

di averla troppo trascurata. Improvvisa, allora, un cenone

con l’obiettivo di sfi dare Ninella, consuocera e grande amore di

gioventù di suo marito

Chiara a 36 anni viene abbandonata dal marito e la sua psicanalista la invita a riprendersi la vita giocando: ogni giorno per un mese dovrà impegnarsi per almeno dieci minuti in qualcosa

che non ha mai fatto prima

Due ragazzi, due uomini, due destini. Uno eclettico e inquieto, l’altro sofferto e carnale. Si in-namorano ma nel loro mondo

questo sentimento è inaccettabile e resta come un fi lo d’acciaio

te-so sul precipizio di una intera esistenza

Marina è bellissima, cresciuta inseguendo l’affetto dei suoi genitori e un sogno su tutti: il

riscatto e la fama. Andrea è un bibliotecario con un progetto folle e coraggioso: tornare a lavorare la

campagna come suo nonno

Intrigo

Tra cocktail di gamberi, regali riciclati, frecciate e risate, ne

succederanno di tutti i colori. Ma ai due consuoceri, Ninella e don

Mimì, importerà solo essere seduti uno accanto all’altra

Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà

che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte

sorprendenti. Da cui ricominciare. Un minuto per volta è possibile

tornare a vivere

I due protagonisti si allontanano, crescono geografi camente distanti,

stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell’altro resiste in quel

primitivo abbandono che li riporta a se stessi, pronti a mettere a

repentaglio tutto

Marina e Andrea si attraggono e respingono ma bruciano di

un amore che vuole essere per sempre. Lei canta e balla ovunque

e punta alla Rai, lui vuol vivere secondo i ritmi antichi delle

stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla del cambiamento

Finale

Un libro divertente dove i protagonisti, veri e propri casi

umani, catturano il lettore in modo in-dimenticabile proprio come nel romanzo precedente: “Io che amo

solo te”

Con la profonda originalità che la contraddistingue, Chiara

Gamberale più cattiva e ironica del solito, racconta quanto il

cambiamento sia spaventoso, ma necessario

Un libro magistrale sull’amore, l’amore omosessuale, ma

soprattutto sul rimpianto che spesso la vita non coincida con ciò

che siamo davvero

Il romanzo è un bel modo per rispondere a questo senso di generale impossibilità che ci

circon-da e rifl ettere anche sul rapporto sempre diffi cile che lega

padri-fi gli

Cosa dire del libro

Luca Bianchini Cena di Natale

Mondadori, pp. 192€ 12.00

Chiara GamberalePer dieci minutiFeltrinelli, pp. 201

€ 16.00

Margaret MazzantiniSplendore

Mondadori, pp. 312€ 20.00

Silvia AvalloneMarina Bellezza

Rizzoli, pp. 509€ 18.50

Leggere…

Silvia Avallone Margaret Mazzantini Chiara Gamberale Luca Bianchini

Ogni fase della vita rende più struggente la nostalgia del grande amore Ognuno di noi può essere soltanto quello che è.

Il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità

Finale

Leggere

Page 67: Piovese dic2013 n160

Crucilibro20

di Germana Urbani · rizzoli.rcslibri.corriere.it< >www.lafetrinelli.it< >www.mondadori.it<

Eroe - Eroina Marina Bellezza, 20 anni Guido, rampollo trascurato di una famiglia altoborghese Chiara Matilde

Don MimìL’abbandono Costantino, sensibile e massiccio fi glio del portiereAndrea, 27 anniAlter Ego

Polignano a MareLa capitaleRomaValle Cervo, centro post industrialeLocation

Ninella, la consuoceraLa psicoanalistaL’inaccettabile L’impotenza generata dalla crisiCo-Protagonisti

La vigilia di Natale, Matilde riceve un anello con smeraldo da don Mimì, suo marito, “colpevo-le”

di averla troppo trascurata. Improvvisa, allora, un cenone

con l’obiettivo di sfi dare Ninella, consuocera e grande amore di

gioventù di suo marito

Chiara a 36 anni viene abbandonata dal marito e la sua psicanalista la invita a riprendersi la vita giocando: ogni giorno per un mese dovrà impegnarsi per almeno dieci minuti in qualcosa

che non ha mai fatto prima

Due ragazzi, due uomini, due destini. Uno eclettico e inquieto, l’altro sofferto e carnale. Si in-namorano ma nel loro mondo

questo sentimento è inaccettabile e resta come un fi lo d’acciaio

te-so sul precipizio di una intera esistenza

Marina è bellissima, cresciuta inseguendo l’affetto dei suoi genitori e un sogno su tutti: il

riscatto e la fama. Andrea è un bibliotecario con un progetto folle e coraggioso: tornare a lavorare la

campagna come suo nonno

Intrigo

Tra cocktail di gamberi, regali riciclati, frecciate e risate, ne

succederanno di tutti i colori. Ma ai due consuoceri, Ninella e don

Mimì, importerà solo essere seduti uno accanto all’altra

Di dieci minuti in dieci minuti, arriva così ad accogliere realtà

che non avrebbe mai immaginato e che la porteranno a scelte

sorprendenti. Da cui ricominciare. Un minuto per volta è possibile

tornare a vivere

I due protagonisti si allontanano, crescono geografi camente distanti,

stabiliscono nuovi legami, ma il bisogno dell’altro resiste in quel

primitivo abbandono che li riporta a se stessi, pronti a mettere a

repentaglio tutto

Marina e Andrea si attraggono e respingono ma bruciano di

un amore che vuole essere per sempre. Lei canta e balla ovunque

e punta alla Rai, lui vuol vivere secondo i ritmi antichi delle

stagioni. Loro due, insieme, sono la scintilla del cambiamento

Finale

Un libro divertente dove i protagonisti, veri e propri casi

umani, catturano il lettore in modo in-dimenticabile proprio come nel romanzo precedente: “Io che amo

solo te”

Con la profonda originalità che la contraddistingue, Chiara

Gamberale più cattiva e ironica del solito, racconta quanto il

cambiamento sia spaventoso, ma necessario

Un libro magistrale sull’amore, l’amore omosessuale, ma

soprattutto sul rimpianto che spesso la vita non coincida con ciò

che siamo davvero

Il romanzo è un bel modo per rispondere a questo senso di generale impossibilità che ci

circon-da e rifl ettere anche sul rapporto sempre diffi cile che lega

padri-fi gli

Cosa dire del libro

Luca Bianchini Cena di Natale

Mondadori, pp. 192€ 12.00

Chiara GamberalePer dieci minutiFeltrinelli, pp. 201

€ 16.00

Margaret MazzantiniSplendore

Mondadori, pp. 312€ 20.00

Silvia AvalloneMarina Bellezza

Rizzoli, pp. 509€ 18.50

Leggere…

Silvia Avallone Margaret Mazzantini Chiara Gamberale Luca Bianchini

Ogni fase della vita rende più struggente la nostalgia del grande amore Ognuno di noi può essere soltanto quello che è.

Il vero splendore è la nostra singola, sofferta, diversità

Finale

Leggere

Page 68: Piovese dic2013 n160

Non solo concerti2636 Concerti e non solo

sguardo a nordest

Si chiama “8 BALL” il nuovo disco dei SYZYGY ed uscirà a distanza di 13 anni... dal precedente. Un tempo lunghissimo durante il quale il duo trevigiano ha sperimentato nuovi suoni, nuovi generi e, forse, ne ha co-

ideato uno nuovo: lo “space metal”. Ma si è anche costruito uno studio di registrazione modernissimo (tutto suo) nel frattempo per realizzare un tale progetto discografi co. Pietro ha continuato a studiare perfezionandosi nella in-gegneria dei suoni e Carlo Alberto si è diplomato al Conservatorio di Venezia in “composizione musicale”. Sarà anche lunga la fase di pubblicazione del loro nuovo lavoro discografi co. Il progetto infatti ha avuto avvio il 1 gennaio 2014 con l’inserimento del primo brano “Rach Bus” del cd nuovo sulla piattaforma musicale REVERBNATION e poi ad uno ad uno saranno inseriti 12 brani in tutto! Oltre REVERBNATION i pezzi di “8 BALL” verranno poi posizionati su ITunes, FaceBook, YouTube. Il primo brano è un inno alla follia onirica, un “viaggio/bus” per Rach... scoprite voi dove si va... Andrà così avanti per tutto il 2014 con l’inserimento di altri undici brani, dopo “Rach Bus”, uno ogni mese, per la precisione uno ogni primo del mese. Il cd vero e proprio, quello fi sico per intenderci, di “8 BALL” vedrà la luce il 1 dicembre 2014! I SYZYGY sono alla loro seconda prova discografi ca... Ecco le cronache di 12 anni fa circa... “Il gruppo vincitore del Secondo Rock Festival del Veneto è stato un duo trevigiano ed è entrato in sala di registrazione il 8 dicembre 2001 ed ha chiamato “Fée-rique” il loro primo cd. Si sono formati nel 1997 come gruppo metal, senza un nome, e non volendo adattarsi a fare la musica comune agli altri gruppi circolanti si sono specializzati nello sfruttare suoni digitali e campionati. Col pas-sare degli anni chitarristi e batteristi si sono persi per strada; ma Pietro (tastiere, programmazione suoni) e Carlo Alberto (basso, chitarra) non si sono arresi: così nacquero i SYZYGY, gruppo trevigiano in cui i vuoti lasciati dagli elementi mancanti sono tuttora colmati da sequencer e computer. Diffi cile classifi care la musica dei SYZYGY: la fantasia di Pietro, unita alla suggestiva visione del basso in titanio costruito da Carlo li rendono unici nel loro genere. “Féerique” è fatto di suoni nuovi e melodie idilliache.” I due musicisti, oggi, con il nuovo progetto discografi co “8 BALL” , si propongono di esplorare sempre più a fondo il mondo della musica e dei suoni con l’intenzione di far volare l’ascoltatore con la fanta-sia --di cui il nome SYZYGY (fase lunare)-- :”... lo spazio è l’ unico limite: basta osare!” - dicono di se stessi i due componenti del gruppo. Uno “space metal” a tratti duro ed aggressivo, a tratti melodico/elettronico. Due mesi fa hanno partecipato al Metal Guitar God 2013 giungendo ai primi posti.

sYzYgY, iL duo trevigiano con un progetto/disco Lungo un anno “space metaL” neL nuovo “8 BaLL” cHe si compone di 12 Brani

Tornano con uno straordinario appuntamento con uno straordinario a giugno 2014 nello stadio di TriesteiL grande ritorno Live in itaLia dei pearL Jam

22 giugno 2014 – TRIESTE – STADIO NEREO ROCCO. Ho visto i Pearl Jam la prima volta in concerto il 2 luglio 1993. Conoscevo il loro album di esordio “Ten” del 1991, ma non ero andato allo stadio di Verona quella sera per vedere loro. Ma... sorpresa, quando giunsi in prossimità del palco grande, vicini alle transenne, vidi un gruppo nutrito di ragazzi con un lungo striscione alto sopra le loro teste sul quale c’era scritto: “EHY PEARL JAM, WE’RE HERE FOR YOU, NOT FOR U2!” ... traduzione :” ... siamo qui per Voi (il YOU era scritto in rosso), non per gli U2!”.In effetti i Pearl Jam, in quel tour del 1993 degli U2, erano la “opening band”. “Gustai” dunque i loro suoni grintosi con la formazione storica: Stone Gossard - chitarre, Mike McCready - chitarra solista, Eddie Vedder - voce, Dave Krusen - batteria. Jeff Ament - basso; suonarono circa 45 minuti; poi una breve pausa: quindi ... U2. I Pearl Jam, gruppo grunge e alternative rock, oggi sono fra i più famosi al mondo, ed hanno annunciato che intraprenderanno un tour europeo di undici date a giugno e luglio 2014. Il tour estivo della band partirà il 16 giugno da Amsterdam, e farà tappa, come headliner, in due importanti festival europei (all’Open’er Festival in Polonia il 3 luglio e al Rock Werchter Festival in Belgio il 5 luglio). Comprenderà anche due date in Italia, allo Stadio San Siro di Milano il 20 giugno ed allo Stadio Nereo Rocco di Trieste il 22 giugno. Nel corso degli ultimi ventidue anni i Pearl Jam hanno rappresentato e sono tuttora una grandissima forza nel rock, grazie alla loro lealtà verso i loro fans e grazie ai loro principi sociali e politici. Il tour si concluderà l’11 luglio 2014 con un concerto al National Bowl di Milton Keynes, in Gran Bretagna. I Pearl Jam hanno pubblicato il loro attesissimo decimo lavoro discografi co, “Light-ning Bolt”, lo scorso 15 ottobre 2013 negli Stati Uniti, su etichetta Monkeywrench Records/Republic Records. Prodotto da Brendan O’Brien, “Lightning Bolt” è il primo album in studio dei Pearl Jam dopo l’acclamato “Backspacer” del 2009. “Lightning Bolt” ha debuttato al numero 1 della classifi ca Top 200 di Billboard es al numero 1 della classifi ca di iTunes in oltre 50 paesi.Ecco tutte le date del tour europeo dei Pearl Jam del 2014:16 giugno Amsterdam, Olanda Ziggo Dome20 giugno MILANO - STADIO SAN SIRO22 giugno TRIESTE - STADIO NEREO ROCCO

25 giugno Vienna, Austria Stadhalle26 giugno Berlino, Germania Kindl-Buhne Wuhlheide28 giugno Stoccolma, Svezia Friends Arena29 giugno Oslo, Norvegia Telenor Arena3 luglio Gdynia, Polonia Open’er Festival5 luglio Werchter, Belgio Rock Werchter Festival8 luglio Leeds, UK First Direct Arena11 luglio Milton Keynes, UK The National BowlPer maggiori informazioni www.pearljam.com, www.livenation.it e www.azalea.it. Ed anche www.tuttoeventiitalia.it, www.ecoveneto.it .

A Padova neL 2014 aL gran teatro geoX di padova arrivano:

DREAM THEATER 23 GENNAIO, ONE REPUBLIC 11 FEBBRAIO, SKUNK ANANSIE 22 MARZO,YES 17 MAGGIO...MA ANCHE GLI ITALIANISSIMI:LUCA CARBONI 9 FEBBRAIO, ALEX BRITTI 21 MARZO, MASSIMO RANIERI 7 MARZO:tutte le info: www.zedlive.com

neL 2014 aL paLafaBris di padova arrivano:

ELISA 8 MARZO,ALESSANDRA AMOROSO 29 MARZO,GIORGIA 3 MAGGIO;tutte le info: www.zedlive.com

in veneto eventi

mille e ancora mille...pagina a cura di graziano edi corazza1111

parLiamo di artisti veneti ivana spagna e massimo BuBoLaivana spagna

Ivana Spagna, conosciuta anche come Spagna, è una cantautrice e scrittrice veneta. Con oltre 10 milioni di dischi venduti, traguardo per il quale nel 2006 le è

stato consegnato dalla FIMI il Disco d’Oro alla carriera, è tra gli artisti italiani che hanno avuto maggiore successo commerciale in Italia e all’estero. Il 21 giugno 2009 è stata tra le artiste che parteciparono al concerto “Ami-che per l’Abruzzo” allo stadio Meazza di Milano. Nell’e-state del 2009 vince il Premio Lunezia assieme a Loredana Berte’ nella Categoria “Poesia rock 2009” per l’album “Lola & Angiolina Project”. A settembre esce, solo per il download digitale, “Easy Lady Remake 2009”. A novembre è stato lanciato il nuovo disco, una raccolta di canzoni tratte dalle colonne sonore dei cartoni animati della Walt Disney, Pixar e Dreamworks reinterpretate da Spagna. Il titolo dell’album è “Il cerchio della vita”. A febbraio 2010 esce, solo per il download digitale, “Call Me Remake 2010”, che raccoglie (come in “Easy Lady Remake 2009”) nuove versioni del suo secondo successo internazionale remixa-te dai migliori dj del momento. Il 25 maggio esce il cd “3 tituli - La compilation dei campioni” con il nuovo inno dedicato all’Inter scritto e interpretato da Spagna “Noi.. sempre con voi (un cuore nerazzurro)”. Il cd arriva fi no al 2’ posto della classifi ca Fimi delle compilation più vendute in Italia. L’8 marzo 2011 e’ stata pubblicata la sua autobiografi a, interamente scritta da Ivana Spagna, dal titolo “Quasi una confessione! A febbraio 2010 esce, solo per il download digitale, Call Me Remake 2010, che raccoglie (come in Easy Lady Remake 2009) nuove versioni del suo secondo successo internazionale remixate dai migliori dj del mo-mento. Il 25 maggio 2010 esce il cd 3 tituli - La compilation dei campioni con

il nuovo inno dedicato all’Inter scritto e interpretato da Spagna Noi.. sempre con voi (un cuore nerazzurro). Il cd arriva fi no al 2º posto della classifi ca Fimi delle compilation più vendute in Italia. Il 3 dicembre 2010 esce in tutte le edicole la rivista Music Magazine, interamente dedicata a Spagna, con in allegato il nuovo album Buon Natale che contiene cinque cover natalizie e sette canzoni tratte dal precedente album Il cerchio della vita. L’8 marzo 2011 è stata pubblicata la sua autobiografi a, interamente scritta da Ivana Spagna, dal titolo Quasi una confes-sione! Tutto quello che non ho mai detto. Il libro, di 160 pagine con illustrazioni, è stato pubblicato dalla Azzurra Music. Il 17 gennaio 2012 è uscito “Four,” nuovo album di inediti in inglese realizzato con la collaborazione di musicisti di fama mondiale del calibro di: Brian Auger, Eumir Deodato, Dominic Miller, Lou Marini, Gregg Kofi Brown, Fabrizio Bosso e Ronnie Jones. In seguito diventa stilista per cani e gatti. Il nome della griffe per quadrupedi è “Belli Monelli”. Dal 2012 Ivana Spagna è testimonial uffi ciale dell’associazione di volontariato dei City Angels. Il 17 dicembre 2012 ha partecipato al concerto di Natale “Valerio Scanu...and so this is Christmas” come ospite, duettando con il cantante con i brani Il cerchio della vita e “A whole new world”. I brani saranno presenti nel cofanetto CD/DVD Valerio Scanu Live in Roma. E poi...

massimo priviero

Massimo Priviero è un rocker veneto fra i migliori degli ultimi venti anni e contemporaneamente uno dei più interessanti. E’ di San Donà di Piave. Vive a Milano. Massimo Priviero pubblica il primo album nel 1988, ‘’San

Valentino’’. Nel 2000 Massimo cambia casa discografi ca e dà alle stampe il lavoro discografi co : ‘’Poetika’’. A fi ne 2003 è uscito il nuovo disco dal titolo “Te-stimone”. Nel novembre 2006 esce “Dolce resistenza” un cd ancora più elettrico

del precedente. Nel novembre 2007 esce “ROCK AND POEMS”, il nono. Un album di covers, ma rifatte alla sua maniera e due sue songs. Massimo inizia in questo periodo anche una felice condivisio-ne che lo porta a girare l’Italia con spettacoli che potremmo defi nire di “musica e teatro civile” pri-ma con lo scrittore Roberto Curatolo (lo spettacolo

storico si intitolerà’ “Dall’Adige al Don”) e poi contemporaneamente con il giorna-lista-scrittore Daniele Biacchessi ed i Gang, realizzando insieme e portando in tour le “Storie dell’altra Italia”. In termini di collaborazione, è importante comunque sottolineare come negli anni si sia rafforzato tanto il sodalizio con il chitarrista Alex Cambise, che fi rma insieme a Massimo gran parte degli arrangiamenti dei suoi brani, quanto sul palco col pianista Onofrio Laviola, compagni di live e tour senza fi ne, a cui è doveroso aggiungere Paolo Siconolfi , il tecnico del suono che da più di un decennio lo segue in studio di registrazione. Ed è anche in questi termini che è da considerare altresì notevole la recente collaborazione col violini-sta Michele Gazich, prima insieme a Massimo in molti suoi concerti e insieme al quale Priviero fi rma l’ultima pubblicazione del 2012 intitolata “Folkrock”, inten-so ed emozionante viaggio acustico nei grandi classici della musica “popular” del “novecento”. Il nuovo capitolo, infi ne, è storia edita ormai di oggi e si chiama, quasi ad intitolare la storia di una vita, “Ali di libertà”. Da martedì 12 novembre 2013, in occasione dei 25 anni di carriera artistica di MASSIMO PRIVIERO, è in VINILE una limited edition del nuovo album “Ali di Libertà”. Il package contiene anche il cd già in distribuzione nei negozi tradizionali, in digital download e su tutte le piattaforme streaming. Nel LP è inclusa la bonus track “Bacio d’ addio” in versione elettrica e inedita.

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I nostri esperti 2935

articoli e articolaZioni

Lussazione della spalla e intervento chirurgico in artroscopia

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Quando l’articolazione della spalla - formata dalla testa dell’omero e dal piatto della scapola - è ruotata traumaticamente in avanti, la testa omerale scivola fuori della zona d’appoggio e si verifi ca la lussazione anteriore di spalla (sub lussazione se lo scivolamento è parziale e torna spontaneamente a posto). L’evento si verifi ca più spesso nei giovani al di sotto dei 30 anni, fi sicamente attivi. Quando interessa persone più avanti negli anni si associa in generale ad altre patologie della spalla come fratture o rottura dei tendini. Vi sono anche persone che nascono con spalle “lasse”, soggette a sub lussazioni o lussazioni anche in assenza di traumi. Ma come si verifi ca il trauma? Generalmente con il movimento del braccio all’altezza della spalla o al di sopra di essa, come per lanciare un sasso; in alcuni casi si verifi cano lussazioni quando due persone si aggrappano l’una all’altra per evitare una caduta o quando si cade sulla propria spalla. Quando la spalla si lussa è opportuno riposizionare la testa omerale in sede il più rapidamente possibile: ad ogni

ulteriore lussazione aumenta la probabilità che vengano irrimediabilmente danneggiate le superfi ci ossee o legamentose, con sviluppo di processi artritici a carico dell’articolazione. Il corretto trattamento è rappresentato da un intervento chirurgico che è indispensabile nei giovani sotto i 25 anni (a rischio di recidiva nel 90% dei casi). In persone oltre tale età è opportuno tentare di stabilizzare la spalla con un periodo di riposo seguito da fi sioterapia, mentre una seconda lussazione non lascia alternative. La riparazione chirurgica può essere effettuata nella maggior parte dei casi in artroscopia, inserendo un sottile telescopio con una telecamera che consente di vedere le strutture dell’articolazione dall’interno, per fi ssare nuovamente il legamento all’osso utilizzando fi li di sutura ed eventualmente delle microscopiche ancorette metalliche. Nei casi in cui i legamenti siano staccati dalle loro sedi in maniera grave o siano molto allungati è necessario un intervento di chirurgia aperta, attraverso un’incisione di 5-7 centimetri. I vantaggi dell’intervento per via artroscopica sono: praticamente assenza

di cicatrici, modestissimo dolore, ridottissimi tempi di ricovero, ritorno ad una maggiore ampiezza del movimento dell’arto, minimi rischi d’infezione. In ambedue i casi il trattamento post operatorio prevede l’immobilizzazione della spalla per 3 settimane mentre vengono iniziati subito esercizi per la mobilizzazione di mano, polso e gomito. In seguito subentrano esercizi di mobilizzazione passiva e dopo 4-5 settimane esercizi in piscina. La mobilizzazione attiva inizia intorno alla 6a settimana con esercizi di tonifi cazione muscolare. Al 3° mese sono possibili esercizi con pesi liberi o macchine da palestra e, per gli atleti, esercizi complessi come il lancio. Al 4° mese possono essere effettuate tutte le attività desiderate. In sintesi, la ridotta incidenza del rischio chirurgico - soprattutto in artroscopia – giustifi ca ampiamente l’intervento verso una condizione notevolmente invalidante, che spesso porta ad artriti deformanti e al rischio di compromissione permanente dei nervi responsabili della sensibilità e del funzionamento della mano.

A cura di Dr. Marco Capuzzo. Specialista in Ortopedia

Articolo redatto dal Dr. Marco Capuzzo. Specialista in Ortopedia, ha frequentato presso l’Istituto Humanitas di Milano l’Unità Ortopedica di Chirurgia Mini-invasiva diretta dal Prof. Castagna, specializzandosi in artroscopia della spalla e del ginocchio.Ha ulteriormente affi nato le competenze in ambito artroscopico in Australia presso il North Orthopedic and Sport Medicine Centre di Sydney e la Clinica Sportsmed di Adelaide.

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I nostri esperti30

La disciplina del condominio è stata recentemente modificata della L. n. 220/2012, in vigore dal 18.6.2013; di grande importanza sono alcune norme dettate in tema di responsabilità per le spese condo-miniali. Poiché le spese condominiali possono raggiungere cifre anche molto importanti, occorre prestare grande attenzione quando si vende o si acquista un appartamento in condominio; né chi vende né chi com-pra può dirsi davvero al sicuro se non si è provveduto nell’atto di compravendita a disciplinare in modo chiaro la sorte delle spese condominiali.In base alle nuove disposizioni, infatti, chi acquista in condominio è obbligato al pagamento delle spese non solo per l’anno in corso in cui acquista, ma pure per tutto l’anno precedente; quindi, si potrebbe essere tenuti a versare i contributi di spese anche piuttosto remote (es. se ho comprato nel novembre del 2013, sono obbligato per tutte le spese del 2013 ed, in più, per quelle del 2012). Il consiglio, dunque, po-trebbe essere quello di pretendere dal venditore una dichiarazione in atto con la quale il medesimo dichiari di essere in regola con il pagamento delle spese ovvero, ancor meglio, pretendere un’attestazione da parte dell’amministratore di condominio dalla quale risulti lo stato dei pagamenti degli oneri condominiali da par-te di chi ci vende l’appartamento. Resta ferma, comunque, la possibilità di far assumere in atto al venditore la garanzia per eventuali spese non saldate che dovessero emergere dopo il rogito.Anche chi vende, tuttavia, deve prestare grande attenzione alla sorte delle spese; non si creda, in-fatti, che, una volta venduto l’appartamento, delle spese risponda semplicemente il nuovo proprietario; di-fatti l’art. 63 disp. att. c.c., nella sua nuova versione, stabilisce che chi vende non solo è obbligato per tutte le spese maturate prima dell’atto di vendita, ma che pure resta obbligato con chi compra per tutti i contri-buti che dovessero maturare fino a quando una copia autentica (cioè notarile) dell’atto di compravendita non venga trasmessa all’amministratore. Si tratta di una formalità in più di grande importanza, che, tuttavi-a, spesso, viene tralasciata (un po’ per la novità della norma un po’ per impreparazione). Per capirne il rilie-vo basti questo semplice esempio: Tizio vende nel novembre 2013 a Caio un appartamento; l’atto di com-pravendita non viene trasmesso all’amministratore; supponiamo che Caio nel periodo successivo (es. nei due anni successivi 2014 e 2015) risulti moroso nel pagamento delle spese condominiali; ebbene l’amministratore di condominio potrebbe rivolgersi per il pagamento

Il “nuovo” condominio: attenzione al passaggio delle spese

il diritto per il cittadino

Dott. Avv. Notaio Matteo Ceolin

di queste spese anche a Tizio, che a suo tempo ha venduto l’appartamento a Caio e che, per ignoranza o non adeguatamente consigliato, non ha proceduto a trasmettere l’atto di compravendita all’amministratore: una bella sorpresa, dunque, che potrebbe arrivare anche a molti anni di distanza da quando si è venduto l’appartamento!

DOTT. AVV. NOTAIO MATTEO CEOLIN [email protected]

DOTT. LARA TASSO - Psicologo del Lavoro – e-mail: [email protected]

Saper gestire il proprio tempo (time management) è una abilità molto importante per riuscire a portare a termine con successo i propri obiettivi, senza rischiare un negativo eccesso di stress e una inutile dispersione di risorse. La frenesia di tutti i giorni, tuttavia, rende questo non sempre facile, e spesso i piani della giornata o della settimana vengono solo parzialmente raggiunti, aumentando le cose da fare nelle volte successive. Per facilitare la gestione del tempo, indicherò di seguito alcuni suggerimenti. In primis, è bene fare una lista scritta delle attività da svolgere, tagliandole una ad una appena terminate. E’ bene, inoltre, che gli obiettivi siano realistici e raggiungibili. Uno studente che, per esempio, deve organizzare lo studio in vista di un esame, non potrà pianificare di studiare in un giorno duecento pagine, se in media riesce a farne cinquanta. Porsi obiettivi non realistici comporta, infatti, sconforto e abbandono del compito. Per programmare bene i propri impegni, è fondamentale conoscersi bene, tenendo conto che è importante prendersi delle pause e dei momenti di stacco. Alcune persone, per esempio, rendono meglio di mattina (morning people), mentre altre hanno livelli più alti la sera (evening people): capire a quale gruppo si appartiene permette di concentrare, se possibile, i compiti che richiedono più sforzo nel momento della giornata in cui siamo più produttivi. Dopo pranzo, inoltre, è bene ridurre i compiti che richiedono un maggiore sforzo cognitivo, in quanto le risorse del nostro organismo sono concentrate nella digestione. Un altro importante aspetto, è di dare una diversa priorità ai compiti da svolgere, così da distinguere quelli che devono assolutamente essere terminati, da quelli che è possibile procrastinare. Teniamo anche conto che, dove è possibile, è bene delegare, sia in campo lavorativo sia domestico. Si pensi, per esempio, all’importanza dell’equa distribuzione dei compiti tra moglie e marito nella gestione della casa.Quando si pianifica, è bene stimare quanto tempo si pensa di dedicare a ciascun compito, stando pronti a modificare il proprio programma in itinere, nel caso in cui ci renda conto di aver sottostimato o sovrastimato il carico di lavoro. E’ sempre bene tener conto di possibili imprevisti, che possono ritardare il programma. Per questo, è consigliabile non riempire ogni momento della giornata di cose da fare. Ricordiamo, inoltre, di lasciare il giusto spazio agli affetti, alle relazioni interpersonali, e anche ai momenti vuoti di attività, ma pieni di significato, poiché ci portano a pensare e riflettere.

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FREGOLA SARDA CON PESTO DI BASILICO, CHIODINI E CASTAGNE

UN PRIMO PIATTO IN SONO ORIGINALMENTE ACCOSTATI IL PESTO DI BASILICO ED I FUNGHI.SEMPLICISSIMA LA PREPARAZIONE DI QUESTO CONDIMENTO: CREMOSO PESTO, SAPORITI CHIODINI E GUSTOSE CASTAGNE, IL TUTTO RINFRESCATO CON LA SALVIA, PER CREARE UN MORBIDO E CURIOSO GIOCO DI SAPORI E CONSISTENZE.INGREDIENTI, CHE SOLITAMENTE NON SI TROVANO ABBINATI, SI RIVELANO UNA PIACEVOLISSIMA SCOPERTA PER UN PIATTO ANCHE ESTREMAMENTE VELOCE DA PREPARARE.

INGREDIENTI PER 5 PERSONE: 500G FREGOLA SARDA GROSSA

180G FUNGHI CHIODINI IN LATTINA

5 CASTAGNE LESSE

150G PESTO DI BASILICO

3 FOGLIE SALVIA

1 SPICCHI AGLIO

OLIO EVO

SALE

FAR SOFFRIGGERE L’AGLIO IN UN PENTOLINO CON L’OLIO, UNIRVI I FUNGHI E LE CASTAGNE SMINUZZATE, POI AROMATIZZARE CON LA SALVIA E SALARE.CUOCERE LA FREGOLA IN ACQUA BOLLENTE SALATA, SCOLARLA TENENDO DA PARTE UN PÒ DI ACQUA DI COTTURA.MESCOLARE LA FREGOLA CON IL PESTO DI BASILICO, UNIRVI I FUNGHI CON LE CASTAGNE ED AMMORBIDIRE CON L’ACQUA TENUTA DA PARTE.SERVIRE SPOLVERANDO A PIACERE CON FORMAGGIO PARMIGIANO.

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FLAN DI RASPADURA CON PORCINI CRUDI AL BALSAMICO E PORRI FRITTI

INGREDIENTI: 50 GR. DI BURRO, 20 GR. DI FARINA 00, 125 GR. DI LATTE, 2 UOVA, 75 GR. DI RASPADURA (FORMAGGIO GRANA CON SOLI 3 MESI DI STAGIONATURA TAGLIATO IN FOGLI SOTTILISSIMI GRAZIE AD UN’APPOSITA LAMA), 4 PORCINI FRESCHI MEDIO-PICCOLI, 4 CUCCHIAI DA ZUPPA DI OLIO EXTRAVERGINE, 2 CUCCHIAI DA CAFFÈ DI ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE DI MODENA, LA PARTE BIANCA DI 1 PORRO.ESECUZIONE IN UN TEGAME IN ALLUMINIO ANTIADERENTE, FONDERE IL BURRO E UNIRE LA FARINA, FRUSTARE PER AMALGAMARE E AGGIUNGERE IL LATTE; SALARE E CUOCERE A FUOCO DOLCE SEMPRE FRUSTANDO FINCHÈ NON COMINCERÀ A BOLLIRE, SPEGNERE IL FUOCO ED UNIRE LA RASPADURA. MESCOLARE FINO A COMPLETO SCIOGLIMENTO ED AGGIUNGERE I DUE ROSSI D’UOVO, TENENDO DA PARTE I BIANCHI. INTANTO TAGLIARE IL PORRO IN DUE TRONCHETTI DI CIRCA 8 CM., DIVIDERLI E POI TAGLIARLI ALLA JULIENNE FINISSIMA PER IL LUNGO. METTERLI A BAGNO IN ACQUA FREDDA. PRENDERE I DUE BIANCHI D’UOVO E PORLI IN UNA CIOTOLA DI ACCIAIO, QUINDI APPOGGIARLI IN UN BAGNOMARIA TIEPIDO E ROMPERLI CON L’AIUTO DI UNA FORCHETTA; VERSARLI NEL COMPOSTO PREPARATO IN PRECEDENZA, SISTEMARLO DI SALE E DIVIDERLO IN 4 CIOTOLOINE DI ALLUMINIO IMBURRATE; CONSERVARLI IN FRIGORIFERO. SCOLARE I PORRI E FARLI ASCIUGARE IN UN COLINO PER POCHI MIN., DEVONO RESTARE UMIDI MA PERDERE L’ECCESSO DI ACQUA, INFARINARLI E FRIGGERLI IN OLIO NON TROPPO CALDO AFFINCHÈ SECCHINO SENZA COLORARE. ACCENDERE IL FORNO A 210° E POSIZIONARVI UNA PLACCA PIENA DI ACQUA PER FARE BAGNOMARIA, QUANDO SARÀ IN TEMPERATURA METTERVI A CUOCERE I FLAN PER 12 MIN.;INTANTO MONDARE E SPAZZOLARE PER BENE I PORCINI E TAGLIARLI A FETTE IL PIÙ SOTTILE POSSIBILE, DISTRIBUIRLE U 4 PIATTI PIANI E FREDDI, SALARE, PEPARE E CONDIRE CON OLIO E ACETO BALSAMICO PRECEDENTEMENTE MESCOLATI. QUANDO I FLAN SARANNO PRONTI (DEVONO ESSERE ANCORA UN PÒ CRUDI NEL LORO INTERNO) GIRARLI AL CENTRO DEI PIATTI E METTEVI SOPRA UN CIUFFO DI PORRI FRITTI.

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MORBIDEZZA UNITA AD UNA BELLA DOSE

DI SENSUALITÀ VI AIUTERANNO A CON-QUISTARE CHIUNQUE. SIATE LEGGERI · SALUTE L’OTTIMA FORMA AIUTA AD AVERE CORAGGIO: CAMBIATE LOOK O TAGLIO DI CAPELLI. PERFETTI I TRATTA-MENTI ESTETICI

SAGITTARIODAL 23/11AL 21/12

FASCINO VOGLIA DI SE-DURRE E GIOCARE CON GLI SGUARDI CHE VI GARANTI-

RANNO IL SUCCESSO NEGLI AFFARI DI CUORE SALUTE SE DOVRETE RIPRENDERVI DA UN PROBLEMA SAPPIATE CHE LA CONVALESCENZA SARÀ BREVE. OTTIMO QUADRO ASTRALE

CAPRICORNODAL 22/12

AL 20/01FASCINO I CON-TRASTI TACIUTI NEL

CUORE DI CHI AMATE METTONO RADICI: CORRETE AI RIPARI E CONCEDETEVI UN CHIARIMENTO · SALUTE NON SCEGLIETE IL CIBO COME MEZZO CONSOLATORIO. DOVETE AVERE UNA BUONA SCORTA DI PAZIENZA. EVI-TARE GLI ECCESSI

ACQUARIODAL 21/01AL 19/02FASCINO SARETE APPAS-SIONATI E AUDACI, PRONTI A

SPAZZARE VIA ANTICHI RESI-DUI DEL PASSATO. IN AR-RIVO NOVITÀ IMPORTANTI · SALUTE I PIANETI INCOR-

AGGIANO LO SPORT E LA MUSCOLATURA PER SMALTIRE PESO E DELINEARE LA SILU-ETTE UN PO’ APPESANTITA

PESCI DAL 20/02 AL 20/03FASCINO LE BRACCIA DI CUPIDO SONO AP-

ERTE E TI ASPETTANO. OCCORRE, PERÒ, CHE TU ABBIA FIDUCIA E TI LASCI AN-DARE · SALUTE AMMINISTRATE BENE LE VOSTRE FORZE PERCHÉ ARRIVATE UN PO’ STANCHI E ALL’ORIZZONTE NON C’È UNA RIPRESA COMPLETA

ARIETEDAL 21/03

AL 20/04FASCINO QUALCHE CONTRADDIZIONE FA-

MILIARE POTREBBE RENDERVI LA VITA DIFFICILE. SIATE PAZIENTI CON CHI AM-ATE · SALUTE SARETE MOLTO NERVOSI, IRRITABILI, SCONTENTI. SI FARANNO SENTIRE I CLASSICI ACCIACCHI DI STAG-IONE

TORO DAL 21/04

AL 20/05FASCINO SIETE

P E R - SONE DIVERSE: I PROB-LEMI CHE AVETE AFFRONTATO IN PASSATO VI HANNO RESO PIÙ FORTI · SALUTE LA FORMA FISICA SARÀ SOGGETTA A QUAL-CHE CALO IMPROVVISO, MA IL BILANCIO SARÀ POSITIVO

GEMELLIDAL 21/05AL 21/06FASCINO RICHIESTE IRRITANTI IN FAMIGLIA,

BATT I- BECCHI CON GLI AMICI, EQUIVOCI E AMBIGUITÀ: TOLLERANZA · SALUTE RAFFREDDORI E CLASSICI MALANNI DI STAGIONE STANNO IN AG-GUATO: ATTENTI AI COLPI DI FREDDO ALLE VIE RESPIRATORIE

CANCRODAL 22/06AL 22/07

FASCINO MOLTE LE CONTRADDIZIONI CHE AGITANO

I RAPPORTI PERSONALI. SIATE CAUTI E NON PRETENDETE DI IM-

PORRE IL VOSTRO PARERE · SALUTE LE DIFESE IMMUNITARIE BASSE VI FANNO SENTIRE FIACCHI E SVOGLIATI. DOVETE SFORZARVI DI ESSERE PIÙ ATTIVI

LEONEDAL 23/07AL 23/08

FASCINO TANTA VOGLIA DI VIAGGIARE, DIVER-TIRSI E CONOSCERE GENTE NUOVA. FINAL-MENTE SI ESCE DAL LETARGO CRONICO ·

SALUTE SE SIETE SPORTIVI QUESTO È IL MOMENTO DI RAGGIUNGERE TRAGUARDI IMPORTANTI. SE NON LO SIETE INIZIATE ORA

VERGINEDAL 24/08

AL 22/09FASCINO L’AMORE VI GRATIFICHERÀ MOLTO E VI FARÀ PROVARE SENSAZIONI

CHE CREDEVATE DIMENTICATE: DELICATEZZA · SALUTE AMMINISTRATE BENE LE VOSTRE FORZE O RISCHIERETE DI SENTIRVI FIACCHI E DEMOTIVATI. AT-TENTI AI RAFFREDDORI

OroscopoINIZIATE L’ANNO CON I MIGLIORI

PROPOSITI: L’AMORE E LA SALUTE

VENGONO PRIMA DI TUTTO

24

Eventi LiveEventi LiveVenerdi 24 gennaio

17 re(Tributo l i tf iba)

Sabato 25 gennaio

SiSmica

Sabato 1 febbraio

white Voice

Sabato 8 febbraio

bollicine(tr ibuto vasco rossi)

Venerdi 14 febbraio

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