Bassapad dic2013 n161

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EDITORIALE Amarezza metropolitana di Nicola Stievano I l 2014 dovrebbe essere l’anno della città metropolitana Padova - Venezia -Treviso, durante il quale il progetto prenderà forma e finalmente decollerà dopo un lungo dibattito politico. Ma l’an- no nuovo non si apre certo sotto i migliori auspici visto che l’intento di dare vita ad un grande sistema di relazioni fra i tre centri e i territori interessati rischia di es- sere ridimensionato, se non addirittura affossato, dalle carenze della rete dei trasporti. In una città metropolitana che si rispetti i collegamenti ferroviari e stradali dovrebbero essere potenziati al massimo, resi più efficienti e messi a disposizione dei lavoratori e di tutti coloro che si muovono quotidianamente all’interno dell’area. Solo così è possibile accorciare le distanze, ren- dere più facili gli spostamenti di uomini e merci. Invece questo 2014 si apre con i problemi di sempre soprattutto sul fronte del trasporti ferroviari. Nonostante i note- voli investimenti, specialmente sulla linea Padova - Venezia, il sistema ferroviario me- tropolitano, del quale si sente parlare ormai da un ventennio buono, è ancora al palo e i collegamenti, dopo l’entrata in vigore del nuovo orario “cadenzato”, mostrano tutta la loro fragilità proprio in ambito locale. continua a pag. 3 Arriva la Tares ecco come e quanto si paga Monselice pag.8 pag. 6 Emergenza lavoro anche per il 2014 Nella Bassa Padovana la situazione resta drammatica, da Santa Tecla all’Italcementi L a situazione di crisi è tutt’altro che supe- rata e la mancanza di lavoro sta diven- tando il problema più rilevante. Non è diversa la condizione nella Bassa padovana dove le aziende ormai chiudono con una ra- pidità drammatica. Basti pensare al problema occupazionale generato dalla vicenda Italce- menti a Monselice. Ma nel Comune di Este le cose non vanno meglio: il Natale ha portato pessime notizie con 100 lettere di licenzia- mento indirizzate ai dipendenti dell’istituto Santa Tecla. Ma non è l’unico caso pur essendo il più eclatante. Nelle scorse settimane si è conclusa un’altra vertenza: i 20 lavoratori delle Offici- ne Stefanelli di Este sono stati tutti licenziati. L’azienda, che operava nel settore della me- talmeccanica e della carpenteria, era stata di- chiarata fallita un mese fa e. Ma le trattative e l’annuncio dell’arrivo di un curatore fallimen- tare in grado di “traslare” la proprietà verso alcuni presunti compratori avevano portato un raggio di speranza. Il declino della ditta è iniziato quando i cementifici della zona, con cui le Officine avevano importanti rapporti di lavoro, sono entrati in crisi. Poi è partita la cassa integrazione. Alla fine il sistema è fallito e nel giro di pochi giorni ogni speranza è stata cancellata. Non manca l’agitazione anche per i la- voratori della cooperativa Cal, che verrà rim- piazzata nella gestione del magazzino e della logistica per conto della Komatsu di Este. La vicenda è arrivata in Provincia con una delega- zione del personale della cooperativa. Narduolo attacca “Sr 10, sbagliato far pagare” Montagnana pag. 9 Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 161 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it della Bassa Padovana NUOVA CONDOTTA METANO A COSTO ZERO Sono praticamente conclusi i lavori di metanizzazione della frazione di Ma- rendole. Una serie di interventi richiesti a gran voce, ma procrastinati anche a causa dell’entità dei lavori. Il cantiere ha coinvolto via Motta, via Rampa, via Montefiorin, via Marendole e altre traverse minori per 5 km di nuova linea. pag. 8 FILODRAMMATICI, TEATRO RIMESSO A NUOVO pag. 6 A Este l’amministrazione è riuscita a concentrare gli sforzi per completare il restauro del teatro dei Filodrammatici. Ma non solo: oltre ad aver tirato a nuo- vo la struttura, si preannuncia già il tutto esaurito grazie ad una stagione teatrale programmata con i fiocchi. Il restauro è durato parecchi mesi. Dilagano i furti nelle abitazioni, la gente ha paura Primo Piano pagg. 4-5 continua a pag. 15 L’Intervento L a lotta alla contraffazione alimentare e la sicurezza del consuma- tore sono troppo importanti per essere oggetto di demagogia e di polveroni mediatici. Siamo da sempre in prima linea nella difesa della qualità delle nostre produzioni e della sicurezza alimentare. Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia *Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova di Giovanni Taliana* 10% 40% 50% 30% 30% 50% 50% 20% 20% 10% 10% 30% 20% 60% 40% 60% COUPON del risparmio Cogli le migliori offerte della tua zona! SPACCIO DI FABBRICA VIA DEL COMMERCIO, 12 - ROVIGO Loc. BORSEA AREA COMMERCIALE LA FATTORIA - TEL. 0425 474954 dormiflex.rovigo@dormiflex.it - www.dormiflex.it

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EDITORIALE

Amarezza metropolitana di Nicola Stievano

Il 2014 dovrebbe essere l’anno della città metropolitana Padova - Venezia -Treviso, durante il quale il progetto

prenderà forma e fi nalmente decollerà dopo un lungo dibattito politico. Ma l’an-no nuovo non si apre certo sotto i migliori auspici visto che l’intento di dare vita ad un grande sistema di relazioni fra i tre centri e i territori interessati rischia di es-sere ridimensionato, se non addirittura affossato, dalle carenze della rete dei trasporti. In una città metropolitana che si rispetti i collegamenti ferroviari e stradali dovrebbero essere potenziati al massimo, resi più effi cienti e messi a disposizione dei lavoratori e di tutti coloro che si muovono quotidianamente all’interno dell’area. Solo così è possibile accorciare le distanze, ren-dere più facili gli spostamenti di uomini e merci. Invece questo 2014 si apre con i problemi di sempre soprattutto sul fronte del trasporti ferroviari. Nonostante i note-voli investimenti, specialmente sulla linea Padova - Venezia, il sistema ferroviario me-tropolitano, del quale si sente parlare ormai da un ventennio buono, è ancora al palo e i collegamenti, dopo l’entrata in vigore del nuovo orario “cadenzato”, mostrano tutta la loro fragilità proprio in ambito locale.

continua a pag. 3

Arriva la Taresecco come e quanto si paga

Monselice

pag.8

pag. 6

Emergenza lavoroanche per il 2014Nella Bassa Padovana la situazione restadrammatica, da Santa Tecla all’Italcementi

La situazione di crisi è tutt’altro che supe-rata e la mancanza di lavoro sta diven-tando il problema più rilevante. Non è

diversa la condizione nella Bassa padovana dove le aziende ormai chiudono con una ra-pidità drammatica. Basti pensare al problema occupazionale generato dalla vicenda Italce-menti a Monselice. Ma nel Comune di Este le cose non vanno meglio: il Natale ha portato pessime notizie con 100 lettere di licenzia-mento indirizzate ai dipendenti dell’istituto Santa Tecla.

Ma non è l’unico caso pur essendo il più eclatante. Nelle scorse settimane si è conclusa un’altra vertenza: i 20 lavoratori delle Offici-ne Stefanelli di Este sono stati tutti licenziati. L’azienda, che operava nel settore della me-talmeccanica e della carpenteria, era stata di-chiarata fallita un mese fa e. Ma le trattative e l’annuncio dell’arrivo di un curatore fallimen-tare in grado di “traslare” la proprietà verso alcuni presunti compratori avevano portato un raggio di speranza. Il declino della ditta è iniziato quando i cementifici della zona, con

cui le Officine avevano importanti rapporti di lavoro, sono entrati in crisi. Poi è partita la cassa integrazione. Alla fine il sistema è fallito e nel giro di pochi giorni ogni speranza è stata cancellata.

Non manca l’agitazione anche per i la-voratori della cooperativa Cal, che verrà rim-piazzata nella gestione del magazzino e della logistica per conto della Komatsu di Este. La vicenda è arrivata in Provincia con una delega-zione del personale della cooperativa.

Narduolo attacca“Sr 10, sbagliato far pagare”

Montagnana

pag. 9

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 161 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

della Bassa Padovana

nuova condotta metano a costo zero

Sono praticamente conclusi i lavori di metanizzazione della frazione di Ma-rendole. Una serie di interventi richiesti a gran voce, ma procrastinati anche a causa dell’entità dei lavori. Il cantiere

ha coinvolto via Motta, via Rampa, via Montefiorin, via Marendole e altre

traverse minori per 5 km di nuova linea. pag. 8

filodrammatici, teatro rimesso a nuovo

pag. 6

A Este l’amministrazione è riuscita a concentrare gli sforzi per completare

il restauro del teatro dei Filodrammatici. Ma non solo: oltre ad aver tirato a nuo-

vo la struttura, si preannuncia già il tutto esaurito grazie ad una stagione teatrale programmata con i fiocchi. Il restauro è

durato parecchi mesi.

Dilagano i furti nelle abitazioni, la gente ha paura

Primo Piano

pagg. 4-5

continua a pag. 15

L’Intervento

La lotta alla contraffazione alimentare e la sicurezza del consuma-tore sono troppo importanti per essere oggetto di demagogia e di polveroni mediatici. Siamo da sempre in prima linea nella difesa

della qualità delle nostre produzioni e della sicurezza alimentare.

Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia

*Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova

di Giovanni Taliana*

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EDITORIALE

Amarezza metropolitana Ormai le proteste dei pendolari sono all’ordine del giorno e le notizie dei disagi si moltiplicano, al punto che la Regione ha intenzione

di cancellare l’accordo per il trasporto locale con Trenitalia e individuare altre soluzioni. Proprio mentre andiamo in stampa arriva la notizia che il Governatore del Veneto Zaia ha revocato il contratto con Trenitalia invocando la possibilità di fare una gara per assegnare il servizio. “Mettiamo in discussione il fatto che ci possa essere solo ed esclusivamente un gestore per i treni regionali. - ha detto - Facciamo una gara, è una facoltà che ci viene data dalla legge”.

Non è accettabile che migliaia di lavoratori ogni giorno siano in balia di ritardi, cancellazioni, disservizi e molte altre incognite che causano problemi a non fi nire. Non è accettabile che chi sceglie o è costretto a ricorrere ai mezzi pubblici si trovi a dover affrontare temi di percorrenza insostenibili, almeno il doppio rispetto a chi ricorre all’automobile. Ma anche per gli automobilisti muoversi all’interno della cit-tà metropolitana comincia a costare caro, molto caro. Ad inizio anno gli aumenti dei pedaggi su sistema autostradale tra Padova, Venezia, Treviso e Rovigo sono un’amara realtà con la quale sono chiamati a fare i conti anche gli autotrasportatori. A quanto pare è il prezzo da pagare per la costruzione del Passante, il quale però, con queste cifre rischia di essere sempre meno frequentato, soprattutto dai pendolari.

Anche loro devono far quadrare i conti con costi sempre più alti e stipendi al palo. Mentre la politica sta cercando di correre ai ripari prevedendo sconti e agevolazioni per i residenti, soluzioni che probabilmente dovevano essere messe a punto prima dell’introduzione degli aumenti, c’è chi prevede un sensibile aumento del traffi co sulla viabilità locale. E qui siamo ancora in pieno scaricabarile fra entri e Regione. Davvero un pessimo debutto per l’anno della Pa-Tre-Ve.

segue da pag. 1

di Nicola Stievano

Bassapadovana Provincia Regioneeste,

pag. 6

Appello del Sindaco per la pala del Tiepolo

monselice

pag. 8

Una nuova vitaper il boschettodei frati graziealla ristrutturazione

montagnana

pag. 9

Treni che passione,pendolari sulpiede di guerra

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VeneziaPadovaRovigo Treviso

È un periodico formato da 14 edizioni locali mensilmente recapitato a oltre 250.000 famiglie del Veneto.Questa edizione raggiunge le zone Montagnana, Monselice, Este, per un numero complessivo di 12.504 copie. Iscrizione testata al Tribunale di Venezia n. 1142 del 12.04.1994; numero iscrizione ROC 22120

DIREZIONE - AMMINISTRAZIONEe ConCessionaria di PubbliCità loCale

Padova, via Svezia 9Tel. 049 8704884 Fax 049 [email protected]

REDAZIONE:Direttore responsabileMauro GaMbin [email protected] Jovane [email protected] in redazione il 29 dicembre 2013Centro Stampa: rotopreSS InternatIonalloreto, vIa breCCIa (an)

Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana

è un marchio registrato di proprietà

srldi

Periodico fondato nel 1994 da Giuseppe Bergantin

Nel quartiere Terranegraapre il nuovo parkdi via boccaccio

Aprirà tra gennaio e febbraio il par-cheggio sotterraneo del nuovo centro civico di via Boccaccio, a Terranegra: 105 posti auto a servizio del consiglio di quartiere 3 est, dell’Istituto di fisio-terapia Cemes, del supermercato, della farmacia. Ad annunciarlo l’assessore al patrimonio Umberto Zampieri.“Lo scorso agosto, a fronte di una petizione sottoscritta da 800 cittadini del quartie-re che chiedevano appunto l’apertura del garage sotterraneo, un tavolo di lavoro ha trovato una soluzione per arrivare a mettere a punto l’apertura del nuovo parcheggio”.

Basta guardare dei videouna app gratuitaper fare beneficenza

Si chiama wegive.it, l’appicazione gra-tuita per iOS o Android, che permette di fare beneficenza semplicemente guardando dei video. Si tratta di una applicazione, frutto di una start up tutta padovana, con investitori veneti, che trasforma il denaro messo a disposizio-ne dalle aziende che caricano spot e video pubblicitari sulla piattaforma, in donazioni per associazioni e onlus.

Pasticceri e artigianicornetto d’autore19 locali si alleano

Il Gruppo Pasticcieri Artigiani di Padova e l’Associazione Provinciale Pubblici Esercizi con il contributo della Camera di Commercio di Padova ed il patrocinio del Comune di Padova, lanciano il progetto “Le Brioches di Pasticceria”, un’iniziativa che intende valorizzare un prodotto di consumo tanto diffuso e generalizzato. La presenza sul mercato di prodotti similari, di origine industriale, tendono a confondere il consumatore e dequalificare l’offerta. “Le Brioches di Pasticceria” sono promosse da un circuito di 19 locali che valorizza in modo originale i “cornetti” più amati da chi vuole iniziare bene la giornata.

lotta al “tarocco”

pag. 18

Prodotti falsi, fannomale all’economiae anche alla salute

ambiente

pag. 19

Nasce il polo deimusei provinciali,piccoli gioiellidel territorio

cultura

pag. 22

Missione spazialepreparata anchea Padova

Coinvolta l’intera provinciacon kairos rete per

i servizi assistenziali

Una rete che misura la salute di una comunità, ne rileva i problemi e tenta di individuare le possibili soluzioni. Si

sintetizza così il progetto sociale Kairòs, promosso dalla Provincia di Padova con la consulenza scientifica del Dipartimen-to di Psicologia Applicata dell’Università degli Studi di Padova, in collaborazione con i Comuni del territorio, la Prefettura e la Questura di Padova, l’Ufficio Scola-

stico Provinciale, le Usl 15, 16 e 17. L’iniziativa ha preso avvio a fine

2011 e ha coinvolto l’intero territorio provinciale con l’obiettivo di suppor-tare e incentivare la rete dei servizi

socio-assistenziali esistenti, mediante il coinvolgimento diretto delle Istituzioni.

Amministratori padovanimini imu, i sindaci

“virtuosi” resistono

Fronte comunae fra il vicesindaco di Padova Ivo Rossi con i sindaci di Ferrara, Cadoneghe, Albignasego e Vigodarzere, per discutere la strategia di pressione dei sindaci virtuosi che non hanno ritoccato

le aliquote Imu e che ora rischiano di vedere i propri concittadini penalizzati

per evitare la mini Imu nei comuni che invece hanno fatto i furbi.

Elezioni della presidenzaterme e turismo

zanin confermato

L’imprenditore Gian Ernesto Zanin è stato confermato alla presidenza

della Sezione Terme e Turismo di Confindustria Padova per il biennio

2013-2015. L’elezione è avvenuta nei giorni scorsi nel corso dell’assemblea dei soci. Zanin, padovano, 58 anni, è

presidente di Alabarda Gestioni, società che gestisce l’Hotel Plaza di Padova.

Lo affiancherà la vice presidente Giulia Zanettin (Hotel Terme delle Nazioni,

Montegrotto Terme). L’assemblea ha inoltre rinnovato il

Consiglio direttivo di sezione.

sanità

pagg. 24-25-26

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?

politica

pag. 27

Aria di votazioni, 345 sindaci al rinnovo

spettacolo

pag. 28

Intervista ad Aldo Tagliapietra, storico leader de “Le Orme”

Page 6: Bassapad dic2013 n161

4 Argomento del mese

materie prime salgono prezzi e furti

Sicurezza ferroviaria e furti di rame

423mila euro e 38mila chilogrammi di rame trafugato. A tanto ammontano i danni provo-cati dai furti di rame sulle linee ferroviarie

venete nei soli primi nove mesi del 2013.Un fenomeno che mette seriamente a rischio

il buon funzionamento del trasporto ferroviario. Nel periodo preso in esame sono stati coinvolti 291 tre-ni per un totale di quasi ottomila minuti di ritardo. Furti che sin troppo spesso restano impuniti. L’ulti-mo episodio ha bloccato per ore quaranta treni sulla tratta Venezia-Padova a causa dell’ennesimo furto di rame. I ladri hanno agito sulla linea AV Venezia-

Padova fra le stazioni di Venezia Mestre e Pado-va Interporto. L’anomalia lungo la linea è stata rilevata dai sistemi di sicurezza e i treni in entrambi i sensi di marcia sono stati deviati sulla linea convenzionale con ingenti ritardi. Per ora questi furti hanno provocato solo ritardi e disagi ai cittadini in viaggio e alle Ferrovie ma se i sistemi di rilevamento dei problemi un giorno avessero un guasto improvviso? Questi furti sono pericolossimi eppure sempre più frequenti. I dati dell’Osservatorio Nazionale sui furti di rame sono signifi cativi se si guarda ai primi 6 mesi del 2013: 11.040 furti (+12,1% vs 2012) per 2.720 soggetti denunciati (+41%) di cui 1.631 (+36,7%) in stato di arresto.

E’ Andrea, 23 anni, la vittima più grave dell’escalation di rapine e furti che negli ultimi mesi del 2013 ha inve-stito in modo preoccupante il Veneto.Lui, un commesso di dicount, si è visto puntare la pisto-

la alla testa e poi ha sentito lo sparo che l’ha costretto ad una diffi cile lotta per la vita. Ma la cronaca racconta quasi ogni giorno di signore più o meno anziane colpite brutal-mente lungo le vie delle nostre città anche per un bottino di pochi euro.

La gente ha paura e la preoccupazione degli ammini-stratori locali è altissima tanto che non si contano le richieste di aumentare le forze dell’ordine di pattuglia sui territori.

Molti i primi cittadini che hanno fatto appello anche al Governatore Zaia chiedendo risorse economiche, fi nanzia-menti ai propri distretti di polizia, soldi che il più delle volte erano a bilancio in Regione e sono stati cancellati, così come è accaduto per l’impegno a fi nanziare le telecamere.

In alcuni territori, come a Padova e nella Saccisica, ver-so fi ne anno sono arrivati rinforzi nell’ambito di competenza dell’arma dei carabinieri. Così sono stati intensifi cati i pattu-gliamenti e la presenza di agenti là dove sono sempre più in

azione bande di ladri che non disdegnano di compiere danni e atti di vandalismo.

Purtroppo però, operazioni come queste non potranno durare a lungo su un territorio e, soprattutto, non possono essere replicate all’infi nito.

Nel Veneziano i reati complessivi, nei primi otto mesi del 2013, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sono aumentati del 3,5 per cento. Con un’impennata dei reati predatori in particolare ad agosto dove i furti in casa sono aumentati del 14 per cento, mentre quelli nei negozi del 24 per cento. “Ogni tanto - ha affermato Alessandro Pansa, capo della Polizia all’assemblea dell’Associazione funzionari di polizia - qualcuno mi chiede di aumentare il livello dei controlli in alcune città. Voglio essere sincero con tutti: oggi non siamo in grado di accrescere la sicurezza da nessuna parte del territorio. E da nessuna parte vuol dire anche Venezia”. L’annuncio di Pansa è ancora più grave guardando al futuro. “Il prossimo anno caleranno ancora gli uomini e ci sarà ancora meno sicurezza”.

E’ paradossale pensare che aumentano i reati e cala il numero di chi può contrastarli. “I reati predatori si com-

battono anche con la prevenzione - spiega infatti Diego Brentani, segretario provinciale del sindacato di polizia Siulp - e questa la si fa mettendo agenti in strada. In questo momento siamo al lumicino. Se abbiamo gli uomini non abbiamo le macchine e viceversa. Poi fi niscono i soldi per la manutenzione delle auto e queste si fermano. A riprova che stare in strada porta a risultati l’abbiamo avuta a gennaio 2013, quando sono stati messi per le vie la metà dei poli-ziotti arrivati per sostituire quelli che sono stati trasferiti. In nemmeno quindici giorni sono calati, del sessanta per cento, i reati predatori denunciati”. “Non è solo una questione di organici e mezzi - afferma però Francesco Lipari, se-greta-rio provinciale del sindacato di polizia Coisp - Il problema è più complesso, riguarda il fatto che il sistema giustizia in Italia non funziona. Chi commette reati si rende conto che nella gran parte dei casi la fa franca. Non solo, da tempo in Italia non c’è la certezza della pena”. “Chi commette la gran parte dei reati predatori - conclude Lipari - è consape-vole del fatto che pochi giorni dopo, se non ore, si ritrova fuori e torna a fare quello che sa fare meglio: delinquere”.

di Germana Urbani

Pansa: “Nel 2014 caleranno ancora gli agenti di polizia e ci sarà ancora meno sicurezza”

Lipari: “Il problema è più complesso,

riguarda il fatto che il sistema giustizia

in Italia non funziona”

SICUREZZAAggressioni e scippi

per strada, di giorno e di notte, topi d’appartamento

di nuovo all’opera in un crescendo di furti messi a segno nelle province venete.

Una escalation che i soli agenti presenti

nei territori non possono contrastare effi cacemente

Allarme sicurezza: sempre più ladri e sempre meno agenti

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5Argomento del mese

di Germana Urbani

Zaia ringrazia ma chiede un impegno al GovernoTornano le ronde Le vere risposte dovrebbero venire dalle istituzioni

Se la sicurezza non arriva dallo Stato i cittadini si organizzano e tornano sulla strada a far la ronda. Sulle ronde si era tanto discusso anni fa, quando l’argomento sicurezza era cavalcato di gran carriera dalla Lega e da An. Ma dopo la regolarizzazione delle ronde non se ne era più vista una. Di fronte a una crescente domanda di sicurezza, però, in tutta la regione stanno tornando di moda i

pattugliamenti delle associazioni di volontari. Alcuni, soprattutto giovani, girano armati di telefonini pronti a documentano tutto il possibile e a pubblicarlo in diretta sui social media. Scelte che possono essere molto pericolose e che hanno allarmato anche il prefetto Domenico Cuttaia che ha sottolineato quanto sia rischioso postare su Facebook foto o altro materiale di presunte situazioni di reato. Ma certamente è rischioso anche sostituirsi agli agenti nel controllo del territorio, una soluzione dal fi ato corto, come riconosce lo stesso Governatore Luca Zaia, leghista della prima ora. “Io apprezzo la generosità con la quale queste persone si rendono disponibili a collaborare con le forze dell’ordine ma è evidente che questa non può essere la soluzione dirimente per prevenire e contrastare gli episodi malavitosi - ha detto il governatore Zaia - “Gli episodi criminosi, in base alle statistiche, sono in aumento e per contro si registra, a causa dei tagli statali, una drastica riduzione dell’organico degli agenti: ciò signifi ca esporre a eccessivi pericoli le famiglie e le aziende. Il governo riveda le sue priorità”. Ma anche la Regione ha le sue mancanze e basta dare un’occhiata al bilancio regionale per verifi care se Zaia e la sua Giunta crede nella necessità di investire o no in sicurezza. “Occorre pensare - ha sottolineato Piero Ruzzante, Consigliere regionale del Pd - che si è passati dai 5,6 milioni di euro del 2010 ai 100 mila euro del 2011, fi no agli zero euro messi a bilancio per il 2012. Ma non erano proprio la Lega e il Pdl a ritenere la sicurezza e la lotta alla criminalità obiettivi strategici per il loro mandato? Beh, a giudicare dai numeri non si direbbe affatto”.

Allarme sicurezza: sempre più ladri e sempre meno agenti

A Padova nuovo Prefetto e Questore

Reale o percepita? In città e provincia preoccupazione per furti in casa e aggressioni Nell’anno in cui si torna al voto per le amministrative a Padova e in numerosi

comuni della provincia uno dei temi destinato sicuramente a tenere banco è quello della sicurezza. O meglio, dell’insicurezza, sia essa reale o percepita da

parte dei cittadini. A scorrere le cronache delle ultime settimane e a leggere i rapporti delle forze dell’ordine i fenomeni che destano maggiore preoccupazione continuano ad essere i furti in casa (ma anche nelle attività commerciali, abbigliamento e cal-zature in particolare, insieme alle rapine a supermercati e tabaccherie) ma anche le aggressioni. Non solo scippi dunque, ma veri e propri “assalti”, spesso ai danni di persone anziane, per rubare pochi spiccioli. Episodi che oltre ad essere un grave trauma per chi li subisce, impressionano l’opinione pubblica e aumentano il senso di insicurezza.

A fi ne anno una ricerca sulla qualità della vita diffusa da un quotidiano nazionale ha messo piazzato Padova nel poco ambito secondo posto della classifi ca sulla cri-minalità relativa al traffi co di droga. Un’altra ricerca mette in evidenza che nel com-plesso a Padova si vive bene per la presenza di servizi, consumi e tenore generale di vita anche se peggiora la situazione per l’ordine pubblico, vale a dire i reati come estorsioni, microcriminalità e rapine, appartamenti svaligiati. Un fenomeno che ritro-viamo anche nell’immediata cintura urbana cittadina. Tutto ciò non fa che aumentare la preoccupazione fra cittadini e i commerci, insieme alla richiesta di un maggiore impegno per la sicurezza, con l’inevitabile contorno di prese di posizione politiche e di polemiche. Non si sente più parlare di “ronde”, a quanto pare un’esperienza ormai messa da parte. A livello territoriale, ad esempio a nord di Padova nell’Unione Medio Brenta, anche la polizia locale viene impegnata per la sicurezza e mobilitata proprio per aumentare la percezione di un maggiore controllo nei confronti della microcriminalità. Anche in città gli agenti di polizia locale sono impegnati in questo senso, così come nei Comuni che possono contare su un corpo abbastanza strutturato (Padova Sud, Piovese ad esempio). Intanto con il nuovo anno i padovani hanno assistito al cambio della guardia sia in Prefettura che in Questura. Padova ora ha la sua prima donna Prefetto, Patrizia Impresa, arrivata da Cuneo. Viceprefetto vicario a Varese dal 2004 al 2006, ha poi lavorato al ministero in veste di componente della Commissione per la progressione in carriera. Dal 2008 è stata presidente della commissione per la Protezione internazionale di Milano, quindi l’approdo a Cuneo, come prefetto. In Questura il successore di Vincenzo Montemagno è Ignazio Coccia, ex capo della Digos di Roma e attualmente nella segreteria del capo della polizia di Stato, Alessandro Pansa. Porterà a Padova la sua esperienza in materia di antiterro-rismo e tecniche investigative volte a sgominare gruppi anarchici. Il primo pensiero di Prefetto e Questore è andato ovviamente alla sicurezza in città e in provincia e all’impegno per combattere anche il fenomeno della “paura percepita”, come ha ricordato Patrizia Impresa.

Coccia ha aggiunto che ci sono delle situazioni che meritano la massima atten-zione, da monitorare proprio per permettere ai cittadini di recuperare il meritato sen-so di sicurezza. Da esperto di criminalità assicura infi ne di non aver trovato situazioni particolarmente gravi, il che è un segnale incoraggiante. Nicola Stievano

spalla pag 5 per padova

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6 Este

La situazione di crisi è tutt’altro che superata e la mancanza di lavoro sta diventando il problema più rilevante.

Non è diversa la condizione nella Bassa padovana dove le aziende ormai chiudono con una rapidità drammatica. Basti pensare al problema occupazionale generato dalla vicenda Italcementi a Monselice. Ma nel Comune di Este le cose non vanno meglio: il Natale ha portato pessime notizie con 100 lettere di licenziamento indirizzate ai dipen-denti dell’istituto Santa Tecla.

Ma non è l’unico caso pur essendo il più eclatante. Nelle scorse settimane si è conclusa un’altra vertenza: i 20 lavoratori delle Officine Stefanelli di Este sono stati tutti licenziati. L’azienda, che operava nel settore della metalmeccanica e della carpen-teria, era stata dichiarata fallita un mese fa. Ma le trattative e l’annuncio dell’arrivo di un curatore fallimentare in grado di “traslare” la proprietà verso alcuni presunti compratori avevano portato un raggio di speranza. Il declino della ditta è iniziato quando i cemen-

tifici della zona, con cui le Officine avevano importanti rapporti di lavoro, sono entrati in crisi. Poi è partita la cassa integrazione. Alla fine il sistema è fallito e nel giro di pochi giorni ogni speranza è stata cancellata.

Non manca l’agitazione anche per i lavoratori della cooperativa Cal, che verrà rimpiazzata nella gestione del magazzino e della logistica per conto della Komatsu di Este. La vicenda è arrivata in Provincia

con una delegazione del personale della cooperativa. Il contratto con la Komatsu è scaduto, secondo la decorrenza dei termini, e l’azienda avrebbe già scelto una nuova co-operativa per il prossimo rapporto di lavoro. I posti di lavoro a rischio sono quindi almeno 30, ma c’è la concreta possibilità che tutti e 50 gli operatori della Cal si ritrovino senza un contratto in tempi molto brevi.

Nel periodo delle feste natalizie è però la questione Santa Tecla a fare la parte del leone. Il centinaio di posti a fortissimo ri-schio (99 per la precisione) sarebbero frutto di la situazione che si è determinata a causa di una scelta di vecchia data: i dipendenti avrebbero accettato un accordo che avrebbe consentito per due anni un contratto di soli-darietà e poi avrebbe rimesso in discussione tutta la situazione, evitando nel frattempo di perdere posti di lavoro. L’amministrazione comunale ha rivolto un appello alla nuova cooperativa che subentrerà, chiedendo di non far venire meno l’ipotesi di applicare comunque quell’accordo.

All’Istituto Santa Tecla sono a rischio ben99 persone, licenziati in 20 alla Stefanelli

Le vertenze Numerosi e preoccupanti i fronti occupazionali ancora aperti

Lavoro, un anno difficile

Una recente manifestazione

Il restauro della tela del Tiepolo tiene occupato il sindaco Giancarlo Piva. Un’o-pera molto legata al territorio e ai citta-

dini di Este, tanto che l’amministrazione ha deciso di fare appello alla generosità dei suoi concittadini, perché contribuiscano a sovvenzionare l’intervento di restauro della pala del Tiepolo, commissionata all’artista veneziano nel 1758 dalla Magnifica Comu-nità per il Duomo estense.

La pala d’altare di Giambattista Tiepolo (1696-1770) dal titolo “Santa Tecla libera la città di Este dalla pestilenza” è un olio su tela, che misura 6,75 per 3,90 metri. Il dipinto raffigura santa Tecla inginocchiata e piangente che prega il Padre Eterno affinché scacci la peste dalla città. La pestilenza cui si fa riferimento è quella manzoniana del 1630- 1631.

Nella tela si vede Este avvolta da nubi scure, mentre in alto il Padre Eterno, avvolto dalla luce, scaccia la peste che sta fuggen-do. Sullo sfondo appare uno dei pochi pa-esaggi dipinti dal Tiepolo, che rappresenta Este com’era nel ‘700. Si può scorgere il ponte della Porta vecchia, il Castello, la villa del principe, tanto che la tela può essere considerata anche un documento urbanisti-co di un certo rilievo.

La spesa preventivata per l’attuale in-tervento di recupero della pala dell’abside ammonta a 40 mila euro. Il Comune di Este ha stanziato 10 mila euro per l’operazione di restauro, ma all’appello mancano altri 30 mila euro. “La pala venne finanziata dalla Magnifica comunità di Este — spiega Gian-

carlo Piva, primo cittadino di Este — vale a dire dall’amministrazione comunale di allora, amministrazione che nel tempo si è anche fatta carico della manutenzione della tela, che ha subito diverse fasi di restauro.

Il Comune di Este ha destinato dieci mila euro a questo intervento di restauro di rilevo importantissimo, ma la spesa prevista è ben maggiore, per questo chiediamo ai cittadini e alle imprese estensi di contribuire a sostenere economicamente questa opera-zione. La pala del Tiepolo è un patrimonio dell’intera comunità cittadina e serve la generosità collettiva per poter finanziare questo fondamentale restauro”.

APPEllO DEl SINDACO PER Il TIEPOlO

E.M.

In tempo di crisi, gli appunta-menti culturali sono i primi a farne le spese. Ma nel Co-

mune di Este l’amministrazione è riuscita a concentrare gli sforzi per completare il restauro del teatro dei Filodrammatici. Ma non solo: oltre ad aver tirato a nuovo la struttura, si preannuncia già il tutto esaurito grazie ad una stagione teatrale programmata con i fiocchi. Il restauro è durato parecchi mesi. La platea, che evidenziava il peso dei suoi anni, è stata tirata a lucido e il vecchio controsoffitto è stato eliminato, lasciando a vista una splendida travatura in legno. Tutti gli impianti del complesso, che sorge a ridosso dell’ex collegio Vescovile, sono stati rifatti. E pure l’area destinata alle prove e ai camerini è stata completamente ricostruita. Ora si può vedere dall’interno l’ossatura dell’antico edificio, che un tempo rappresentava parte delle officine e delle rimesse del tram atestino.

A testimonianza del valore storico e culturale dell’edificio è sufficiente ricordare che il muro esterno dell’area per le prove e dei camerini è una sezione delle mura difensive veneziane del centro. I lavori di restauro per mettere a nuovo il teatro dei Filodramma-tici sono costati 800 mila euro in parte garantiti da un finanziamento.

“Con questo restauro possiamo riconsegnare alla città un pezzo di storia davvero molto importante – spiega Giancarlo Piva, sindaco di Este – Ora la struttura è comple-ta e tirata a lucido, manca solo una piccola parte del progetto che riguarda l’area esterna e che verrà portata a termine in tempi molto rapidi. Era un intervento che avevamo promesso e finalmente siamo riusciti a portarlo a termine. Crediamo molto nel settore culturale della nostra città e siamo decisi ad impegnarci sempre per valorizzarla con tutti gli strumenti possibili”.

restauro

Al termine dei lavori al via la nuova stagione di prosafilodrammatici, teatro rimesso a nuovo

E.M.

L’esterno del Teatro di Este

di Emanuele Masiero

La pala del Tipepolo

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Bolletta rifiuti in aumento? Forse si, per effetto della Tares. Il 2014 sarà un anno di forte cam-biamento nella gestione del prelievo per i rifiuti

che porterà ad una bolletta più salata anche se per qualcuno invece ci sarà pure un risparmio. Il motivo di questo cambiamento è da imputare alla Tares.

Se prima con la Tarsu, la bolletta era calcolata solo sui metri quadrati dell’abitazione, dal 2014 il prelievo sarà proporzionale anche il numero di com-ponenti del nucleo familiare. Un principio questo che dovrebbe tenere conto dell’effettiva produzione di rifiuti che certamente è più alta all’aumentare del numero di persone all’interno di un’abitazione. Ma il passaggio alla Tares ha comportato un altro effetto dirompente: se prima non era necessaria la copertura totale dei costi del servizio da parte dei cittadini, oggi è invece obbligatoria. Pertanto tutto il ciclo di gestione dei rifiuti dovrà essere pagato con la bolletta.

I numeri certamente danno l’idea della por-tata del fenomeno: nel 2011 i costi erano pari a 2.681.506 euro mentre i ricavi erano fermi a 2.282.413 euro. Una differenza di 400.000 euro che per volere dello Stato deve essere azzerata. Nel 2012 i costi sono scesi a 2.458.215 euro e i ricavi sono saliti a 2.323.209 euro con una differenza di 135.006 euro, decisamente meno impattante. Il 2013 invece è stato l’anno del pareggio obbligatorio con costi e ricavi bloccati a 2.337.147 euro.

Sempre legata alla Tares una piccola seppur importante novità per le attività produttive di Monse-lice: per le utenze non domestiche è stata introdotta la possibilità di detrarre l’Iva e di avere specifiche riduzioni in caso di autosmaltimento. La diminuzione dei costi non ha comunque intaccato la qualità del servizio con il mantenimento di tutti i servizi aggiun-tivi. Un fatto tutt’altro che banale visto l’aumento

Raccolta dei rifiuti Il 2014 è l’anno del cambiamento, che ovviamente peserà sulle tasche di tutti

Tares, ecco quanto si paga

Raccoltadifferenziatadei rifiuti, da quest’annocosterà di più a fami-glieed imprese

Introdotta per legge la copertura obbligatoria dei costi del servizio daparte dei cittadini, a Monselice sonopreviste agevolazioni per le famiglie

Nuovi tributi

Il Parco Buzzaccarini è il polmone verde di Monse-lice. Una piccola “central park” dove le famiglie portano i bambini per giocare in tranquillità. Da

anni ormai si parlava di lavori di riqualificazione e finalmente è arrivato il momento tanto atteso. Si procederà quindi con un bando di gara con richie-ste molto precise. L’appalto prevede interventi di riqualificazione e recupero del patrimonio storico architettonico del Parco Buzzaccarini attraverso una

complessiva riqualificazione e riorganizzazione degli spazi e dei percorsi. L’area verde è anche conosciu-ta come “boschetto dei frati” per la vicinanza alla chiesa dei frati francescani. L’intervento prevede una riqualificazione completa relativamente alle aree del parco, opere di pulizia, espurgo delle acque del la-ghetto, posa in opera di berlinesi, di restauro della muratura di recinzione del perimetro del parco, di adeguamento tecnologico di vani esistenti con la

chiusura delle strutture lignee attualmente aperte e il recupero dei vialetti pedonali. Quest’ultima voce è forse la più sentita visto che la fruibilità del parco per i diversamente abili è diventata davvero difficile. Lo stesso vale per gli anziani che nei mesi di forte calura si recano spesso al boschetto per trovare refrigerio e magari un po’ di compagnia. L’importo complessivo degli interventi è di 207.818 euro di cui 197.818 euro per i lavori a ribasso d’asta.

il parco l’intera area sarà sistemata e ripulita, compreso il lago, con il recupero dei vialetti pedonaliboscHetto dei frati, finalmente al via la riQualificazione

E.M. Il laghetto del Parco Buzzaccarini

dei costi industriali (per esempio il gasolio) che ri-schiava di vanificare gli sforzi profusi per l’attivazio-ne di altri servizi. Beccati anche i furbetti dei rifiuti: con la verifica dei dati catastali è stata recuperata anche una buona parte di “evasione”.

Anche il valore dei contributi Conai, generati dalla vendita dei materiali recuperabili, è di tutto rispetto: ben 113.187 euro che ripagano gli sforzi quotidiani dei cittadini nel differenziare correttamen-te i rifiuti. Per rispondere alle esigenze delle fasce più colpite dalla crisi, in accordo con l’amministrazione comunale, il rimborso a favore del Comune è sceso da 580.000 a 465.000 euro, senza contare che

sono previste agevolazioni importanti per chi risulta avere un valore Isee basso. Ecco qualche esempio. Una famiglia di 3 componenti con 100 mq paga 127,70 euro di Tares.

Il conto scende a 119,98 euro in caso di attiva-zione del compostaggio domestico. Con Isee minore di 6500 euro l’importo dovuto diventa 78,76 euro, mentre con Isee compreso tra 6500 e 12500 diven-ta 98,23 euro.

Nel caso invece di un solo componente (sempre con 100 mq) abbiamo 68,33 euro di Tares, 60,84 con il compostaggio, 42,35 con Isee in prima fascia e 55,34 con Isee in seconda fascia.

Sono praticamente conclusi i lavori di metanizzazione del-la frazione di Marendole. Una serie di interventi richiesti a gran voce, ma procrastinati anche a causa dell’entità

dei lavori. Il cantiere ha coinvolto via Motta, via Rampa, via Montefiorin, via Marendole e altre traverse minori. L’Italgas ha realizzato circa 5 chilometri di nuova linea a costo zero per il Comune grazie all’esito di una serie di accordi e alla disponi-bilità di alcuni privati che hanno acconsentito all’interramento delle condutture nel proprio terreno per ridurre la lunghezza delle tubature e la complessità della loro posa.

Novità in vista quindi per i proprietari delle case nelle vie coinvolte. Gli allacciamenti alle singole utenze eseguiti in contemporanea con la costruzione della rete hanno un costo preventivato di 664 più Iva per una lunghezza fino a 6 metri. Naturalmente ad avvenuto ripristino della pavimentazione i co-sti saranno maggiori.

“I tratti stradali interessati dai lavori saranno muniti, volta per volta, della cartellonistica necessaria di preavviso dei lavori” – ha affermato Andrea Tasinato, assessore ai lavori pubblici - con l’obiettivo di arrecare il minor disagio possibile alla nor-male percorrenza stradale nelle vie in cui verranno approntati i cantieri». I lavori eseguiti da Italgas, per ora, porteranno alla realizzazione di circa 5 nuovi chilometri di rete indispensabile per diffondere l’utilizzo del metano pubblico a Marendole e a tutte le abitazioni della frazione nonchè alle attività produttive. “Parliamo di opere preziose e attese da decenni da tutta la comunità di Marendole – spiega il sindaco Francesco Lunghi – questa amministrazione ha portato a termine un importante impegno che ci eravamo presi con i cittadini”.

i lavori

Grazie all’esito di una serie di accordimetanizzazione a marendole5 km di condotta a costo zero

di Emanuele Masiero

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La situazione della Bassa Padovana all’ini-zio del 2014? Ce la racconta il giovanis-simo Deputato Giulia Narduolo che ha

parlato di passato e futuro insieme a noi. Giulia, 29 anni, più vicina alla gente che ai palazzi romani, preferisce i rapporti umani agli ameni formalismi della politica. Cittadina doc della bassa padovana, iscritta al Partito Democratico, non si è risparmiata con le critiche nonostante il periodo natalizio.

Buongiorno Giulia, quale pensi debba essere il proposito per il 2014 nella Bassa Padovana?

“Il periodo non è semplice per nessuno e i propositi potrebbero essere tantissimi. Ma

credo che per molti motivi, il 2014 deve essere l’anno della svolta sul tema della viabilità. A partire dalla Sr10 su cui va chiusa la questione una volta per tutte senza targiversare”.

La proposta avanzata dalla Regione ti soddisfa? Come valuti l’idea di pagare un pedaggio?

“Trovo che sia una scelta completamente sbagliata che va nella direzione opposta della mia idea. Come possiamo chiedere ai cittadini di pagare un pedaggio per usare una strada che li collega al nuovo ospedale? E’ una soluzione sbagliata e senza senso. E poi sembra la storia infinita. Io non ero ancora nata quando già si parlava di questa strada”.

Come procederesti quindi?“Prima di tutto va fatta una premessa.

Ci sono dei tratti che meritano di essere rivisti per garantire maggiore sicurezza. Troppe volte abbiamo assistito passivamente a incidenti che hanno coinvolto i giovani del nostro territorio. In secondo luogo, non si possono prendere in giro i cittadini dicendo che devono pagare un pedaggio”.

Ma per gli utenti di alcuni Comuni ci sarebbe l’esenzione...

“Non farmi ridere... l’esenzione sarebbe valida solo per i cittadini dei Comuni attraver-sati dalla strada e comunque per due anni non di più. Della serie: i cittadini di Megliadino San

Fidenzio andranno all’ospedale senza pagare mentre i loro vicini di San Vitale dovranno paga-re un pedaggio. Vi sembra una buona soluzio-ne? Poi non lamentiamoci se la gente preferi-sce andare all’ospedale di Legnago. Ci mettono meno tempo e non gli costa pedaggi”.

Quindi che soluzione proponi?“Se siamo arrivati a questo punto il merito

o la colpa è da imputare alla Regione. Ora sono loro che devono trovare una soluzione. Credo comunque che l’unica via sia quella di trovare i fondi necessari. I cittadini della bassa sono stanchi si essere trattati da persone di serie B. Perchè noi veniamo sempre dopo?”

Cosa ne pensi invece della crisi econo-

mica e del lavoro?“Credo che la bassa paghi la sua frammen-

tazione un po’ di più rispetto ad altri territori. Ma credo anche che ci siano risorse e poten-zialità altissime. Basta trovare i giusti canali di sostegno e finanziamento. Dobbiamo dirigere lo sguardo verso l’Europa. Fare gruppo e costru-ire progetti insieme ai professionisti in grado di intercettare i finanziamenti”.

Ai giovani come te cosa vuoi dire?“Non sono abituata a fare promesse, ma

credo ci siano realtà locali da imitare e soste-nere. Penso a tante start-up anche di piccole dimensioni che stanno lottando per restare in piedi e competere con i mercati più importanti”.

Spetta alla Regione trovare le risorse adeguate

L’intervista Giulia Narduolo, giovane deputato del Pd eletto nella circoscrizione Bassa Padovana

“Sr 10, no al pedaggio”Un tratto della Strada Regionale 10, polemica sul pedaggio

La situazione dei treni nella Bassa ha raggiunto ormai livelli disastrosi. A nulla sono valse le promesse fatte dalla Regione di nuove corse e meno ritardi. “Il trasporto ferroviario nella

bassa padovana è il peggiore del Veneto – ha spiegato il Depu-tato del Pd Giulia Narduolo – La Regione deve prendersi le sue

responsabilità e dimostrare un impegno forte. Bisogna lavorare prima di tutto sull’affidabilità dei convogli: non è possibile che i pendolari debbano alzarsi alla mattina pregando che il treno arrivi in stazione e li porti a destinazione”.

Per Narduolo serve subito un cambio di direzione nella ge-stione oltre all’avvio di progetti di viabilità completamente nuovi. “E’ inutile che ci promettano gli scarti messi meglio delle altre tratte – ha continuato la parlamentare – noi non siamo cittadini

di serie B. Ci aspettiamo risposte concrete e l’avvio di progetti come quello della metropolitana di superficie.

Attualmente ci sono ancora delle zone dove i treni non posso-no essere alimentati elettricamente. Una situazione inverosimile. E’ naturale che i pendolari siano totalmente indignati ed esausti. Basta guardare nei social network la quantità di gruppi e commen-ti negativi sul servizio ferroviario per capire come la questione non sia più sostenibile”. E.M.

nella bassa padovanavita d’inferno per i pendolari

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10 Sguardo al Conselvano

Dal primo gennaio l’Unione dei Comuni del Conselvano non è più un “can-tiere” ma una realtà operativa, che

in un colpo solo si è fatta carico di tutti i 110 dipendenti dei sette comuni e di tutte le funzioni. Con l’inizio del 2014 infatti il personale di Conselve, Arre, Agna, Bovolen-ta, Bagnoli, Candiana e Terrassa è sotto le competenze dell’Unione così come tutti i servizi gestiti dagli utenti. Ora ci vorranno almeno tre mesi perché il provvedimento entri a regime ma non nascondono la pro-pria preoccupazione i rappresentanti sinda-cali dei dipendenti, che da mesi chiedevano un confronto sull’organigramma e sulla riorganizzazione degli uffici.

I sindaci sostengono che fino a primave-ra non cambierà nulla perché nel frattempo verrà messo a punto il nuovo organigram-ma. I sindacati invece hanno chiesto al Prefetto di Padova un incontro urgente per discutere di questa piccola rivoluzione, della quale sia i cittadini che i dipendenti sanno ancora poco. “Non potevamo aspettare

oltre. - ha detto il sindaco di Candiana An-drea De Marchi di fronte ai rappresentanti sindacali - Abbiamo di fronte una grande occasione per fare sistema e fare squadra aggregando il servizi del territorio. E’ ov-vio che in questa prima fase ci sono delle difficoltà ma c’è la volontà politica a pro-cedere con l’Unione. L’organigramma è in parte abbozzato e nelle prossime settimane continueremo a lavorarci”. Cinque i voti con-trari in seno al consiglio dell’Unione, fra i quali il Movimento 5 Stelle di Conselve. “In questo percorso - afferma il portavoce Luca

Martinello - c’è stata poca trasparenza, i dipendenti e gli stessi cittadini non sono mai stati informati di quanto stava accadendo. Questa non è democrazia ma abuso di po-tere, per di più senza una progettualità e senza soldi in bilancio”.

I rappresentanti sindacali dei dipendenti denunciano: “Finora è mancata la volontà di confrontarsi - sostiene Salvatore Livorno della Cgil - eppure la qualità dei servizi ai cittadini passa attraverso la qualità del la-voro. Invece non c’è chiarezza sulle risorse economiche né sull’organizzazione”. Fran-co Maisto della Cisl aggiunge: “Le Unioni, previste dalla legge, nascono introducendo un piano di lavoro ai sindacati e implemen-tando le funzioni una alla volta verificando così la corretta gestione delle risorse uma-ne. Il tempo c’era per poter gestire con mo-dalità più chiare l’intero progetto, cosa che a Conselve non è stata fatta. I cittadini che rischiano di pagare a caro prezzo le scelte non condivise e prive di una verifica a monte sul loro funzionamento”.

Interessati 110 lavoratori di sette Comuni,sindaci chiedono tempo, sindacati preoccupati

La novità Dall’inizio dell’anno personale e funzioni trasferite al nuovo ente

Dipendenti all’Unione

Il municipio di Conselve

La sentenza di fallimento ha messo la parola fine alle vicissitudini di Attiva, la Spa che ha tentato di risollevare le sorti

dell’ex Cosecon ed invece è stata travolta dai debiti e dagli scandali. A nulla è valso anche il ricorso al concordato e alla messa in liquidazione della società, deciso a giugno dai soci. Caterina Santinello, della sezio-ne fallimentare del Tribunale di Padova, è stata nominata giudice delegato mentre i curatori fallimentari sono i padovani Miche-le Antonucci e Luca Pieretti. L’analisi dello stato passivo è stata fissata all’11 aprile 2014. Finisce così anche il breve lavoro dei tre liquidatori nominati l’estate scorsa dall’assemblea dei soci con il compito di gestire il concordato e la messa in vendita del patrimonio. Restano senza lavoro anche i dodici dipendenti in carico alla società. Ora tutto passa in mano al Tribunale e ai curatori e cala definitivamente il sipario sull’ex consorzio per lo sviluppo economico del Conselvano, fondato negli anni Sessan-ta e trasformato in Spa a metà degli anni Novanta. Determinante per il fallimento è stata l’istanza presentata da un creditore, la Ste (ex Consta) per una somma di circa 600 mila euro legata alla costruzione del cogeneratore ad olio vegetale, l’ultima di-scussa opere realizzata da Cosecon - Attiva, già finita nel mirino della Corte dei Conti che ipotizza un danno patrimoniale di almeno dieci milioni di euro. Ammonta invece ad una novantina di milioni il debito complessi-vo contratto dalla società, per lo più nei con-fronti delle banche. Il patrimonio, stando ad

una stima di qualche mese fa, ammonta a poco più di 120 milioni di euro, ma si tratta di immobili e fabbricati, per i quali oggi non c’è mercato. Ovviamente resteranno a boc-ca asciutta i Comuni soci, che detenevano la maggioranza del capitale. Gli amministra-tori avevano riposto tutte le loro speranze nel concordato. “E’ una brutta notizia per il nostro territorio - ha commentato il sindaco di Conselve Antonio Ruzzon - in questo modo perdono tutti. Purtroppo è mancata da parte delle banche la volontà di com-piere un ulteriore sforzo, in veste di soci, per guidare la società in questa fase. Attiva era sana dal punto di vista patrimoniale e con una esposizione finanziaria importante ma ben inferiore ai beni a disposizione. Nei prossimi mesi qualcuno farà buoni affari, ma non saranno certamente a beneficio dei nostri Comuni. E’ bene che lo sappia anche chi ha sempre invocato il fallimento senza considerare che in questo modo ci avrebbe rimesso l’intero territorio”.

ATTIvA, CAlA Il SIPARIO: fAllIMENTO

Dopo tre anni di richieste e di appelli, è pronto il progetto definitivo dei lavori di messa in sicurezza, fir-

mato dal Genio Civile di Padova, per un importo di 4,3 milioni di euro. Si tratta di costruire un diaframma impermeabile all’interno dell’argine a nord del centro, in modo che in caso di piena sia scon-giurato il rischio di un cedimento. Se si aprisse una falla in quel punto, infatti, l’intero centro del paese, interamente circondato da argini, finirebbe sommerso nel giro di pochi minuti. Per la verità l’intervento era stato pianifi-cato il 23 ottobre 2010, una settimana prima dell’alluvione che interessò anche Bovolenta. La notte di Natale di tre anni fa il centro storico venne evacuato perché c’era il rischio che cedesse l’argine del canale Roncajette che scorre a nord del paese. Oltre 250 persone furono costrette a fare i bagagli in fretta e furia e trovare una nuova sistemazione. Finalmente adesso qualcosa si muove perché certe situazioni non debbano più ripertersi. “Un primo lotto fun-zionale di 1,2 milioni di euro - spiega l’assessore regionale all’ambiente Maurizio Conte - è stato inserito nella fase attuativa tra quelli urgenti e prioritari mentre un secondo lotto da 2,2 milioni è previsto nella fase programmatica. I miei uffici assicurano che non appena ci saranno i requisiti il professo esecutivo in corso di redazione per la parte finanziaria verrà inoltrato al Commissario straordinario per l’approvazione immediata e la successiva indizione del bando di gara”. Il sindaco Vittorio Meneghello si augura che in primavera i lavori possano partire. “Ad ogni piena si pone il problema se evacuare o meno il paese. L’anno scorso mi sono preso la responsabilità di lasciare le famiglie a casa loro ma non possiamo continuare così”. Il Genio Civile spenderà altri 500 mila euro per la sistemazione di altre frane lungo l’argine da Ponte San Nicolò a Bovolenta. Un tratto estremamente delicato, che in mancanza di una seria manutenzione potrebbe cedere in occasione di piene ormai sempre più frequenti. Altra opera molto attesa ma non ancora programmata è lo scavo dell’alveo del fiume, in modo da aumentarne la portata.

bovolenta

Pronto il progetto definitivo dei lavori di messa in sicurezzaarrivano i primi milioni per rifare l’argine

Il centro minacciato dall’acqua

di Nicola Stievano

La sede di Attiva a Bagnoli

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di Emanuele Masiero

Definirlo un codice etico è riduttivo. Il regolamen-to approvato dal Comune di Tribano sembra più un codice di condotta per dipendenti e ammini-

stratori, in grado di guidare la macchina pubblica tra i gangli della spending review. Un codice che potrebbe portare ad un risparmio di parecchie migliaia di euro e impedirà qualsiasi tipo di corruzione dai più bassi ai più alti livelli di gestione. Ce ne parla l’assessore alle attività produttive e alla sicurezza Denis Berto.

“Siamo tra i primi Comuni in Italia ad approvare questo importan-te documento – ha commentato l’assessore – E’ di fatto un codice di condotta del personale comunale, ma definisce anche le regole per un comportamento etico dei dipendenti, la prevenzione della corruzione, la massima trasparenza di tutti gli attivi amministrativi, nonché la condotta e i rapporti con i cittadini. Il codice sancisce inoltre il divieto per i pubblici dipendenti di ricevere regali importanti di qualsiasi genere. Senza conta-re che per garantire il rispetto delle nuove regole c’è anche un sistema sanzionatorio come previsto dal contratto collettivo nazionale”. Si tratta insomma di una serie di “norme” restrittive che permettono di controllare il funzionamento della macchina pubblica. “Come primo obiettivo ci era-vamo prefissati una riduzione dei costi e ci siamo riusciti tagliando consu-lenze e altre spese non indispensabili – ha spiegato Berto – ma non ci siamo fermati a questo: siamo andati oltre e abbiamo introdotto un codice

di comportamento più vicino al cittadino. Una serie di regole che valgono con il pubblico, ma anche con i fornitori”. Ma il regolamento non è solo un elenco di norme. “Uno dei punti fondamentali di questo co-dice è lo spirito di collaborazione con cui è nato – ha

continuato Berto – E’ stato un processo di partecipazione con il personale e abbiamo fatto anche diverse riunioni con i dipendenti per spiegare l’etica di questa novità. Il tutto in un clima di collaborazione veramente da ma-nuale”. Il lavoro di “squadra” ha coinvolto anche il segretario comunale ed è la garanzia che il regolamento stesso venga applicato essendo nato e cresciuto proprio insieme a chi lo deve rispettare. Il primo step si è con-cluso con un importante traguardo che vede in 4 anni, diminuire i costi della macchina pubblica di oltre 100.000 euro all’anno. Risparmi a volte pesanti che però hanno garantito alcuni servizi essenziali per i cittadini nonostante la crisi. I passi successivi definiti dall’amministrazione comu-nale hanno valorizzato trasparenza ed etica comportamentale. “Ci siamo attenuti alla legge 190 che prevede l’adozione di codici di comportamento da parte delle amministrazioni – ha concluso Berto – E’ una garanzia in fatto di anti corruzione e di conseguenza permette di essere veramente un’amministrazione trasparente. Per esempio sono vietati i conflitti di in-teresse e i rapporti diretti con ditte in gara. Senza contare il limite di 100 euro per gli omaggi destinati ai dipendenti”.

Tribano Definita la linea di condotta che devono tenere i funzionari comunali

Codice etico per i dipendentiL’assessore Denis Berto: “Siamo tra i primi Comuni ad approvare questo importante documento, in precedenza abbiamo ridotto i costi amministrativi”

Dal primo gennaio 2014 è nata la Banca di Credito Cooperativo “Annia”, dalla fusione delle Bcc di

Cartura e del Polesine. E’ una delle pri-me dieci del Veneto, con con un volume di 1,3 miliardi di euro, 210 dipendenti, 90 milioni di patrimonio, operativo in 103 Comuni, da Padova a Ferrara, pas-sando per il rodigino, con 31 sportelli e seimila soci, un bacino potenziale di 1,1 milione di residenti e 127 mila imprese. La “testa” della nuova Bcc Annia, che deve il nome all’antica strada romana che univa il territorio del Polesine con Padova, resta a Cartura con la direzione generale ma anche con i vertici, visto che alla pre-sidenza è stato confermato Mario Sarti,

già per molti anni numero uno della Bcc di Cartura, e alla direzione Andrea Binel-lo. Modificata invece la composizione del consiglio d’amministrazione con due degli otto componenti designati dalla Bcc del Polesine, Giovanni Piasentini (il presiden-te uscente) e Mauro Toso. Completano la squadra Alessandro Terrin, Alessandra Gruden, Francesco Bettella, Piero Baldis-serotto e Antonio Rampin. Per fare posto ai rodigini si sono dimessi i padovani Ro-berto Faccio e di Giorgio Bellucco. Dall’as-semblea di Rovigo il progetto di fusione ha raccolto 574 voti a favore e 5 contrari, a Padova 608 i favorevoli e due i contrari. Ora inizia la nuova fase di riorganizzazio-ne della struttura.

cartura

Svolta storica per il credito cooperativoda gennaio e’ nata la nuova banca annia con il polesine

E.M.

La presentazione della nuova Bcc Annia

15Sguardo al Conselvano

segue da pag. 1

Lo dimostra il primo sì di Bruxelles all’etichetta sulla provenienza delle materie prime, risultato della forte pressione di Confindustria. È in Europa che si gioca la tutela di tutta la filiera agroalimentare, dall’agricoltura alla trasformazione, non a Roma. Di questo farebbe bene a occuparsi il ministro De Girolamo.

L’industria alimentare italiana assorbe il 72% dei prodotti agricoli nazionali ma è struttural-mente obbligata a importare materie prime agricole a integrazione di una produzione nazionale insufficiente. Questo nel pieno rispetto della normativa europea. Siamo i primi a sostenere il potenziamento dei controlli, così estesi e penetranti da rendere sicuro il prodotto alimentare trasformato in Italia. Ma ogni strumentalizzazione o demagogia protezionistica rischia di dif-fondere messaggi ambigui e di pregiudicare l’intero settore agroalimentare, che è il secondo in Italia con 132 miliardi di fatturato, di cui 27 alla voce export.

Il Veneto, con 4.900 imprese agroalimentari e oltre 35mila addetti, realizza l’11% di questo fatturato, pari a 14 miliardi. Nel primo semestre del 2013 le esportazioni venete di prodotti alimentari sono cresciute del 7,4% (Italia +6,7%).

L’appello è ad evitare gli integralismi e a spostare l’attenzione sul futuro del made in Italy agroalimentare e sulle strategie per allargare i mercati. Non si può ridurre il tema a una lotta di confine. La contraffazione si combatte presidiando i mercati, promuovendo con più incisività i prodotti italiani di qualità, rafforzandone la reputazione negli altri paesi europei e nel mondo, sbocchi decisivi per tutta la filiera agroalimentare. Occupiamoci di come valorizzarne il potenzia-le, visto che altri paesi, come la Germania, esportano più di noi senza avere la nostra qualità e tradizione enogastronomica.

Possiamo fare ancora meglio, valorizzando l’assoluta qualità del prodotto trasformato in Italia e spingendo sull’internazionalizzazione rafforzando le reti lunghe, stimolando i processi di aggregazione tra imprese. Sono le priorità su cui essere compatti e che ci auguriamo siano al centro del confronto con le forze politiche, anche in vista delle prossime elezioni europee. Siamo convinti che anche la Regione sia determinata in questa direzione, per rendere sempre più moderna e competitiva la filiera agroalimentare.

*Presidente della Sezione alimentari di Confindustria Padova

L’Intervento

di Giovanni Taliana*

Sì alla sicurezza alimentare, no alla demagogia

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16 Sguardo al Conselvano

Dopo sei mesi dall’avvio ufficiale dei lavori, la cooperativa sociale Alambic-co di Conselve ha aperto le porte del

cantiere che porterà alla nascita delle due nuove comunità alloggio per 20 persone con disabilità del territorio. L’evento è stato l’occasione per fare il punto sulle novità in programma e sulle iniziative realizzate in collaborazione con le realtà economiche e con le amministrazioni pubbliche locali.

“Le due nuove strutture, che saranno operative entro giugno 2015, offriranno un’importante opportunità alle persone con disabilità del conselvano e consentiranno alle loro famiglie di vivere serenamente il

pensiero del “dopo di noi”: molti genitori anziani sentono una forte preoccupazione per il futuro dei loro figli non autosufficienti e chiedono risposte concrete” ha spiegato Graziella De Marchi, presidente di Alam-bicco. Pensiero condiviso dalla presidente di Anffas Conselve, Paola Baldo, che ha evidenziato come questo progetto sia la concretizzazione degli sforzi che sono in corso da decenni nel territorio per garantire una migliore qualità della vita agli utenti e alle loro famiglie. In questo periodo econo-mico – ha aggiunto De Marchi - scegliere di investire nel futuro è un atto di fiducia e spe-ranza, che abbiamo chiesto ai famigliari, ma

in generale al territorio e ai suoi cittadini, di condividere: da qui sono nate le partnership per la raccolta fondi, tra le quali l’iniziativa “Casette del Cuore”, giunta ormai alla terza edizione”.

Le “Casette del Cuore” sono una colle-zione di calamite a forma di casa, realizzate a mano dagli utenti della cooperativa, il cui ricavato va a finanziare la costruzione delle comunità alloggio: ogni casetta ha un co-sto di 10 euro, grazie al quale è possibile finanziare la costruzione di 100 centimetri quadrati delle nuove strutture. Da quest’an-no i punti di distribuzione saranno diffusi capillarmente nel territorio, grazie alla col-

laborazione di circa 60 esercenti (il numero è in aumento) che ospitano all’interno dei loro punti vendita i box porta casette.

Le autorità presenti, tra le quali il Sin-daco di Conselve Antonio Ruzzon e i Sindaci di Arre Franco Casotto e di Bagnoli di Sopra Mario Rasi, hanno sottolineato il forte lega-me che lega Alambicco, definita da Ruzzon come un “fiore all’occhiello del territorio” e la comunità, con la quale interagisce da 30 anni, fornendo servizi alle persone svantag-giate ma anche posti di lavoro e opportunità di interscambio e socializzazione.

L’incontro è stata anche l’occasione per illustrare un’altra opera in corso vo-

luta dal Comune di Conselve, che sorgerà proprio a ridosso delle due nuove strutture della cooperativa sociale: si tratta del Par-co Giochi Inclusivo, il cui progetto è stato curato da Enrico Lorenzin dell’Associazione Billi Integration onlus. Un’area pensata per sviluppare il concetto di inclusione e quindi offrire al territorio uno spazio in cui bambini con disabilità e normodotati possano gio-care insieme senza limitazioni. Il progetto – del costo complessivo di 398.000 euro (180.000 dalla Fondazione Cassa di Ri-sparmio, 45.000 dalla Regione del Veneto e i restanti dal Comune di Conselve) – sarà ultimato nella primavera del 2014.

Alambicco Conselve lancia la gara di solidarietà

Conselve A buon punto la costruzione della nuova comunità alloggio al Palù

Le “casette del cuore”La costruzione dell’edificio che ospiterà la comunità alloggio

L’associazione socio-culturale “Non so beo, ma paro bon” di Agna ha tagliato il traguardo dei 10 anni di vita. E’ stata fondata il 21 dicembre 2003 l’associazione “Non so beo, ma

paro bon” dai 6 soci fondatori Paolo Mazzuccato, Vignato Patri-zia, Mignone Elisa, Barbierato Eddy, Mazzuccato Barbara e Piva

Gianluca. L’associazione e’ attiva nel mondo del volontariato, nello sport e nel sociale ad Agna. Ricordiamo il memorial Daniel Belloni di calcio a sette, che questa estate è stata la decima edizione. Il nome dell’associazione è nato da un’idea del primo presidente in carica Paolo Mazzuccato a significare che anche quello che non è bello esternamente, in realtà può avere del buono dentro. E proprio per questo il logo prescelto dall’associazione è una castagna, la cui bontà è all’interno del guscio. A gennaio prossimo ci sarà una cena

sociale di festeggiamento per il decennale come conferma l’attuale presidente in carica Patrizia Vignato. “Faccio i migliori auguri a nome di tutta la nostra amministrazione - afferma Gianluca Piva assessore al sociale e volontariato e tra i fondatori dell’associazione stessa - al Non so beo, ma paro bon e li ringrazio di cuore per tutto cio’ che fanno per la nostra comunità. La porto nel cuore, essendo stata per me un’ottima palestra per il mio attuale ruolo di assessore al volontariato e sociale”. E.M.

“non so beo ma paro bon”al traguardo dei dieci anni

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12

VIAGGIO IN PROVINCIAPADOVA

La contraffazione delle merci, e in particolare dei grandi marchi anche se non in via esclusiva, è senza dubbio una delle grandi piaghe del commercio contemporaneo

che ha messo e continua a mettere a dura prova le aziende produttrici e i rivenditori uffi ciali.

Ma la contraffazione è una tematica che non mette solo in diffi coltà il commercio ma anche la salute di chi acquista tali merci che possono essere dannose a causa dei materiali di bassa qualità e in alcuni casi addirittura nocivi. Vere e proprie mine alla salute in particolare di persone allergiche che possono avere reazioni improvvise e problematiche ma anche per persone che non hanno particolari allergie il cui organismo può reagire in maniera improvvisa e repentina.

Per prevenire e contrastare direttamente queste con-seguenze da non sottovalutare Ascom Confcommercio di Padova è scesa in piazza nell’ambito della manifestazione nazionale “Legalità, mi piace” proposta dall’associazione stessa a favore delle legalità e contro la contraffazione in tutte le sue forme. Davanti alla sede municipale di Padova di Palazzo Moroni, in contemporanea con il discorso del Presidente Carlo Sangalli a Roma, ha avuto luogo il fl ash mob dedicato alla salute in primo luogo e all’economia locale in seconda sede.

Non bisogna infatti pensare che solo accessori o

indumenti siano oggetto di contraffazione che invece è una tematica che coinvolge anche i prodotti alimentari, in particolare quelli della tradizione italiana, che vengono realizzati con materie prime di scarsa qualità che rischiano di compromettere i manufatti fi nali ma soprattutto le qua-lità alimentari dei cibi.

Non sono così rari i casi in cui que-sti prodotti possono rivelarsi addirittu-ra tossici, mettendo a rischio la vita di chi li consuma senza conoscerne le conseguenze. Al fl ash mob, in mo-dalità streaming, hanno partecipato esponenti di categoria e della Camera di Commercio, nonché la Guardia di Finanza e la dermato-loga Anna Belloni Fortina.

Ma la manifestazione non è stato solo un momento di confronto fra varie realtà in quanto nell’ambito delle di-scussioni il presidente di Ascom Padova, Fernando Zilio, ha presentato il nuovo accordo realizzato dall’Associazione con le forze dell’ordine che permetterà ai tecnici camera-li di effettuare controlli all’interno degli esercizi cittadini per garantire un maggiore controllo e monitoraggio dei prodotti che quotidianamente vengono messi in vendita.

Una vera e propria lotta alla contraffazione che at-traverso ispezioni accurate andrà a tutelare la salute dei

cittadini e consumatori nonché le realtà produttive locali sempre più messe a dura prova dalla crisi. In tale occasio-ne Zilio ha affermato come sia necessario combattere la contraffazione che in molti casi si lega a organizzazioni criminali che mettendo a dura prova l’economia italia-na. Una lotta che va combattuta soprattutto attraverso

l’educazione dei consumatori alla distinzione dei prodotti e al rifi uto di altri che non rispondono a determinati requisiti.

E’ importante sottolineare come il triangolo della contraffazione in Italia coinvolga direttamente Padova

che con Prato e Milano è una delle zone in cui i prodotti “tarocchi” prendono vita e si diramano in tutta Italia.

Ma quali sono, sulla base delle statistiche uffi ciali, i prodotti più contraffatti in Italia? Come ovvio le grandi eccellenze italiane con in primis ci sono i capi di abbi-gliamento seguiti da prodotti alimentari (sia alimenti che bevande), occhiali e pelletteria per arrivare infi ne a scarpe e calzature. Sebbene la consapevolezza verso i rischi insiti in questi prodotti sia cresciuta notevolmente negli ulti-mi anni molti sono ancora i consumatori che acquistano prodotti a rischio, motivo che ha giustifi cato ancor di più la creazione della squadra anti-contraffazione padovana.

di Martina Celegato

I commercianti denunciano: “la contraffazioneè una piaga per noi ma anche per i cittadini”

Ascom padovana mobilitata Un fenomeno preoccupante, in costante aumento

“Tarocchi” invadono il mercato, sono pericolosi

Circa 11.000 articoli tra cavi elettrici, prese multiple, adattatori, ferri da stiro, piastre per capelli privi delle

certifi cazioni di sicurezza e del marchio dell’importatore sono stati sequestrati a Padova dalla polizia locale in alcuni punti vendita all’ingrosso della zona industria-le, tra cui il ‘centro Ingrosso Cina’. L’at-tività di controllo e sequestro è avvenuta nell’ambito del progetto ‘Insieme contro la contraffazione’, sostenuto da Anci, ministero dello Sviluppo economico, po-lizia locale e Camera di Commercio di Padova. L’autorità giudiziaria ha delegato la polizia locale al sequestro dei prodotti potenzialmente pericolosi. Molti di questi non rispettavano le prescrizioni vigenti, quali ad esempio la mancanza del nome dell’importatore, del produttore o marchi e certifi cazioni.

Senza requisiti di sicurezza

occHio alle spinescattano i seQuestri

M.C.

Oltre 150 allevatori e agricoltori padovani sono saliti al Passo del Brennero insieme a circa diecimila imprenditori provenienti da tutte le Regioni, anche con i loro trattori per difen-dere l’economia e il lavoro dalle importazioni di bassa qualità che varcano le frontiere

per essere spacciate come italiane. “Nei due giorni di presidio - racconta Federico Miotto, presi-dente di Coldiretti Padova autobotti, camion frigo, container sono stati verifi cati dagli agricoltori e dagli allevatori per smascherare il “fi nto Made in Italy”, all’insaputa dei consumatori per la mancanza di una normativa chiara sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti. Uno scandalo che riguarda da vicino l’agricoltura padovana e un’eccellenza come il prosciutto marchio Berico – Euganeo Dop, minacciato proprio dai falsi d’oltre confi ne. IIl prosciutto nostrano è danneggia-

to dai continui arrivi di cosce di maiale principalmente Germania, Olanda e Belgio. Si stimano oltre 40 milioni di pezzi ogni anno, pari a circa il quadruplo della produzione nazionale. E un prosciutto italiano su dieci viene prodotto in Veneto. Un dato che evidenzia la dipendenza della nostra industria di trasformazione da materia prima che proviene da fuori confi ne e che troppo spesso viene italianizzata. In Veneto gli arrivi si concentrano nelle province di Padova, Treviso e Verona. Per diventare prelibatezza, il suino italiano viene macellato a 160 kg, con un costo di allevamento ben superiore (circa il 20 per cento) a quello estero”. Il 27 per cento dei 170 tir, camion e container fermati e controllati trasportava prodotti alimentari stranieri destinati ad essere venduti come Made in Italy. M.C.

PROSCIUTTO BERICO-EUGANEO DOP MINACCIATO AGRICOlTORI AllA fRONTIERA

Sono concretie seri i rischiper la salutederivanti daprodotti tossici

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di Emanuele Masiero

13Spazi Aperti

In principio era la Tarsu che presto divenne Tia per poi diventare Tares, Trise, Tari e infi ne Tuc. Che al Governo manchi fantasia sul nome delle tasse proprio

non si può dire. E così la tariffa rifi uti diventa sempre più caotica e cara per le tasche dei cittadini. Ad accorgerse-ne sono proprio loro visto che in questi giorni siamo tutti chiamati a pagare la maggiorazione di 30 centesimi a metro quadro indispensabile per coprire i costi dei servi-zi indivisibili. Ovvero illuminazione pubblica, sicurezza, verde pubblico, manutenzione strade e chi più ne ha più ne metta. Perchè poi si chiamino servizi indivisibili resta un mistero, ma sta di fatto che anche Padova e provincia non sono esenti da questa sovrattassa.

LA TARES. Quella che una volta si chiamava Tarsu o Tia, quest’anno ha preso il nome di Tares. A parti-re dall’1 gennaio 2013 in tutto il territorio nazionale per obbligo di legge è entrata in vigore sostituendo la vecchia tassa/tariffa sui rifi uti. Oltre al pagamento del servizio di gestione dei rifi uti, la Tares prevede una maggiorazione da versare direttamente allo Stato. La maggiorazione deve essere liquidata mediante il model-lo unico di pagamento (F24) oppure con il bollettino

di conto corrente postale unico nazionale intestato a “pagamento tares” reperibile negli uffi ci postali. La sca-denza per il pagamento era fi ssata per il 16 dicembre come previsto per Legge. L’addizionale viene calcolata sulla base dei metri quadrati utilizzati per la tariffa rifi u-ti. Il calcolo viene effettuato su 365 giorni ed è riferito al 2013. Pertanto chi avesse chiuso o aperto il contratto rifi uti durante l’anno (per esempio per l’acquisto o la vendita di un immobile) dovrà procedere al calcolo esat-to dell’importo da pagare.

MAGGIORAZIONE. L’addizionale, ovvero una tassa della tassa, costerà ai cittadini della provincia di Padova circa 15 milioni di euro. Mica poco se pensiamo che rispetto all’anno scorso sono tutti soldi che vanno dritti nelle casse dello Stato in un momento di crisi profonda. Solo Padova vale 5.400.000 euro di maggiorazione, una cifra quasi identica a quella della bassa padovana da Piove di Sacco fi no a Montagnana passando per Con-selve, Monselice ed Este.

INCERTEZZA TOTALE. Ci aspetta un 2014 a tutto Tares? Certo che no. Il Governo sta ancora navigando nell’incertezza, ma sono allo studio almeno 5-6 possibili

varianti. Di certo, visto il suo fallimento, la Tares sarà sostituita: con buona probabilità sarà il turno del Tuc, il tributo unico comunale, nato per soppiantare anche l’I-mu. L’unica cosa certa è che peserà di più per le tasche dei cittadini. Basti pensare che l’elaborazione dei dati e la spedizione a casa di 111.739 lettere, è costata solo ai cittadini della Bassa Padovana, 150.000 euro. Una cifra che inevitabilmente dovrà avere copertura.

PASTICCIO MIN IMU. Intanto una nuova tegola si abbatte ad inizio anno su quasi la metà dei padovani proprietari di abitazioni, le prime case. Nonostante l’a-bolizione della seconda rata dell’Imu per le abitazioni principali numerosi cittadini, pur rientrando in questa categoria con i loro immobili, si troveranno costretti a

pagare la differenza tra l’aliquota base del 4 per mille e quella fi ssata dai Comuni che hanno deciso di aumentare il gettito. Non tutta però, circa la metà, perché il resto è coperto dallo Stato. Un bello smacco per tante famiglie che dovranno rimettere mano al portafoglio e saldare la “mini-Imu” entro gennaio. Sul piede di guerra anche i comuni “virtuosi” che hanno scelto di non aumentare le aliquote e ora avranno meno rispetto ai comuni “furbet-ti” che invece hanno scelto di aumentare l’Imu per ave-re maggiori entrate dallo Stato. Una strategia che però si è rivoltata contro i cittadini che ora dovranno pagare la differenza non riconosciuta dal Governo. Nella maggior parte dei casi si tratta di cifre modeste, inferiori ai 25-30 euro, ma è un nuovo balzello che proprio non ci voleva.

Smaltimento rifi uti sempre più caro acausa delle imposizioni statali, adessola maggiorazione cambierà nome

Servizi ambientali. Nel 2014 dopo il caos dell’anno precedente la tassazione dovrebbe cambiare ma continuerà a pesare

Dopo la Tares in arrivo Tuc e mini Imu

Dopo la Tares ci aspettanoalmeno cinque o seivarianti della nuovamaggiorazione impostasul servizio di raccoltadei rifi uti

Solo nella BassaPadovana laspedizione deibollettini è costata 150 mila euro

Musei come spazi vivi e da vivere a stretto contatto con la natura. Luoghi di scienza o di storia, ma

anche di relax dove trascorrere qualche ora insieme alla famiglia, ai fi gli, agli amici alla scoperta di tante curiosità e delle bel-lezze di Padova e dei Colli Euganei. Nasce con quest’obiettivo la Rete dei Musei della Provincia di Padova, ossia dei musei che sono ospitati in immobili di proprietà della Provincia e gestiti direttamente dalla stes-sa o tramite convezione con soggetti terzi. La nuova iniziativa è fi nalizzata a rendere sempre più accessibile il patrimonio cultu-rale e ambientale del territorio. Grazie alla collaborazione attivata dalla Provincia tra gli enti gestori (Esapolis, Cooperativa Terra di Mezzo, Ecoffi cina, Comune di Monselice e La Fucina delle Scienze) ci saranno agevo-lazioni e proposte per fare dei musei provin-ciali dei luoghi da vivere. “La nostra sfi da come Provincia – ha spiegato la presidente Barbara Degani - è trasformare il museo in un posto vitale, accogliente, piacevole e capace di regalare emozioni. L’idea è quella di partire dai suoi contenuti invogliando i visitatori a vivere l’ambiente che circonda

i siti museali. È possibile coniugare un po’ di sano

sapere a un bel picnic, a qualche escursio-ne, passeggiata o a un bel giro in bici tra i vari percorsi ciclabili che abbiamo realizzato come ad esempio l’Anello dei Colli. Oppure si possono scoprire le mostre e le esposizio-ni attraverso eventi o altre iniziative orga-nizzate nei musei. Sono potenzialità fi nora mai del tutto esplorate che intendiamo valo-rizzare”. I musei che fanno parte di questa rete sono cinque: Villa Beatrice di Baone, Museo Centanin di Monselice, Castello di San Martino a Cervarese Santa Croce, Cava Bomba di Cinto Euganeo ed Esapolis il Mu-seo degli Insetti di Padova. “Come gestori di tre dei musei della Provincia accogliamo con entusiasmo la proposta di rafforzare la Rete dei Musei Provinciali – hanno commentato i rappresentanti delle Cooperative Terra di Mezzo ed Ecoffi cina - Incorniciati dal magi-co panorama dei Colli proponiamo attività didattiche e di divulgazione scientifi ca nel territorio fi nalizzate all’educazione delle giovani generazioni, alla valorizzazione del patrimonio culturale e ambientale, allo sviluppo della socialità”.

MUSEI PROvINCIAlI NASCE lA RETE

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“Come ribaltare la crisi a proprio favore”. Potrebbe benissimo essere stato questo il titolo del

gruppo di interventi che i rappresentati della giovane holding veneta Gruppo Ethan han-no tenuto durante l’incontro di studio intito-lato “Sviluppare nuove attività in tempi di crisi”. L’incontro è stato organizzato presso il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Padova, con la collabo-razione del Collegio Ingegneri di Padova e dell’Associazione Termotecnica Italiana. La storia e l’esempio di questa holding sono infatti decisamente controcorrente, ma i ri-sultati ottenuti sono tali e tanti da indurla a divulgarli, per far rifl ettere su quello che potrebbe essere un modello per superare l’attuale crisi.

“Innanzitutto abbiamo rivisitato il con-cetto di collaborazione con l’Università” dichiara il presidente del Gruppo, l’ing. Antonio Casotto. “Non la intendiamo come l’occasione per attingere dall’ateneo mano-dopera intellettuale a seconda dei bisogni, ma come una situazione di partnership da utilizzare per la crescita aziendale. In altre parole, in 13 anni di vita abbiamo ospita-to almeno 15 fra laureandi e neolaureati e grazie ai loro studi abbiamo fatto sorgere 6 nuovi business del Gruppo con relative assun-

zioni.” L’ultimo nato grazie a questo approc-cio, Epton, si occupa di mobilità elettrica, ed è sorto attraverso una tesi economica sullo sviluppo della mobilità elettrica nel mon-do. Sempre nel campo dell’innovazione, il Gruppo si sta attualmente dedicando alla Chlorella Protothecoides, microalga con cui depurare le acque, ricavare biodisel, e come se non bastasse a bilancio zero di CO2. La ricerca è seguita dall’ing. Luca Vecchiato di Eco Management. “Va detto che tutto questo” continua Casotto “non sarebbe stato possibile senza la lungimiranza del Dipar-timento di Ingegneria Chimica, in particolare del suo direttore prof. Alberto Bertucco oltre che dei professori Fa-brizio Bezzo ed Alberto Mirandola del Polo meccanico di Ingegneria Industriale.

Un’altra novità di metodo è rappresen-tata dal rapporto con la burocrazia. “L’ab-biamo affrontata di petto, quindi in uno dei settori in cui è più intricata: quello dei rifi uti” dichiara Mirko Muraro di Ecorex. “Lo abbia-mo chiamato Progetto Estar e lo abbiamo af-fi dato a due neolaureati da noi assunti. Ne è nato il software e il relativo portale cui sono collegate 30 mila aziende per complessivi

5 milioni di operazioni all’anno. Ciò senza nascondere che proprio a causa dell’estrema ed inutile burocratizzazione presente in Ita-lia, resta inevitabile quell’esodo verso nuovi mercati cui anche noi stiamo guardando con estremo interesse”. Ultimo punto la struttu-ra del Gruppo. “Siamo una holding, e come tale ci si aspetterebbe che creassimo azien-de nei settori più disparati e slegati fra loro” afferma Casotto. “La nostra holding, inve-ce, è sorta per investire soltanto su settori accomunati da un denominatore comune:

l’ambiente. Il nostro range va quindi dai rifi uti (riciclaggio) al led, e dal fotovoltaico agli scooter elettrici.” In Gruppo ha infatti in-dividuato un fi lo comu-

ne che si vede persino nella denominazione delle singole aziende. Non è un caso se i nomi delle imprese iniziano tutti con la “E” di Energia-Ecologia.

Intanto, restando nel settore, salgono a 54 le aziende Esco (Energy Service Com-pany) certifi cate in Italia, grazie all’entrata di Ranzato Antonio srl, società di Campolongo Maggiore (Venezia) specializzata in impian-tistica elettrica. L’ingresso è avvenuto attra-verso la collaborazione di Eco-Management,

15Economia

Tutte le occasionidi sviluppo offertedel settoreambientale ed energetico

Fondamentale la collaborazione con il mondo universitario Il gruppo Ethan mette in campo neo laureati per la ricerca a tutto campo

Innovazione e buone idee ricetta anti crisi

Gli imprenditori del gruppo Ethan, da sinistra Egidio Ricciardi,Antonio Casotto e Mirko Muraro, in sella agli scooter elettrici

società di consulenza in campo energetico di Gruppo Ethan. La nuova Esco è la seconda certifi cata attraverso Eco-Management.

Gruppo Ethan, holding veneta massic-ciamente presente a Grisignano di Zocco (Vicenza) e Monselice (Padova), si occupa di ecologia, energia e new economy. Le società Esco sono considerate determinanti per gli obiettivi che l’Italia deve raggiungere entro il 2020. Per questo motivo l’Uni, Ente

Nazionale Italiano di Unifi cazione, è stato indotto a varare una specifi ca norma (la UNI 11352) dedicata ai requisiti minimi che una società deve possedere per svolgere le attività previste dalla certifi cazione Esco. La neo certifi cata ha positivamente concluso l’i-ter di ottenimento della certifi cazione Esco, secondo la norma Uni CEI 11352:2010. La certifi cazione è stata rilasciata da IMQ, Isti-tuto Italiano del Marchio di Qualità.

20 Economia

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16 Mondo Scuola

I giovani industriali mobilitati per l’orienta-mento scolastico. A Padova l’iniziativa, che punta a diventare il punto di incontro

fra il mondo della formazione e quello del lavoro, ha coinvolto più di 250 tra alunni e genitori interessati alle tematiche e pre-sentato alcuni dati relativi al nord est che chiariscono l’importan-za di effettuare una scelta accurata della formazione superiore per poi entrare senza problemi nel mondo del lavoro.

Nel Nord Est infatti a 4 anni dal diplo-ma ben il 54,6% dei giovani lavora, con occupazioni stabili e contratti qualifi cati, a differenza del resto dell’Italia dove l’occu-pazione giovanile arriva al 45,7%, mentre il 32,1% è impegnato negli studi universi-

tari ed infi ne il 9,1% è in cerca di un’occu-pazione (solitamente la prima occupazione stabile). I dati parlano quindi chiaro, il Nord Est e le sue piccole e medie industrie si con-fermano come il traino per l’economia e il punto in cui i giovani possono trovare la loro

realizzazione. Proprio in questo quadro si è andato ad inserire l’e-vento di Confi ndustria che mira a rendere consapevoli i giovani e le loro famiglie del ruo-

lo strategico della formazione superiore che può transitare nella giusta direzione verso il mondo della formazione universitaria o del lavoro. Una scelta dunque strategica verso la quale però non viene ancora posta suffi -ciente attenzione come confermano i dati presentati da AlmaDiploma fra i quali spicca

il 44% dei neodiplomati che dichiarano al termine del percorso scolastico di aver fatto la scelta sbagliata e non aver cambiato in tempo l’indirizzo di studi.

L’evento padovano era intitolato “Cosa farà domani?... Coltivando un sogno” e come tutti gli eventi promossi da Confi ndu-stria Giovani si è dimostrato un ottimo stru-mento per comprendere il mondo del lavoro e i requisiti fondamentali per affrontarlo ed entrare a farne parte attraverso un percorso ben ponderato sulle proprie possibilità e propensioni.

La giornata si è strutturata sulla base di diversi interventi con l’apertura del vice presidente dei Giovani di Confi ndustria Pa-dova Massimo Arcolin e il vice presidente della Camera di Commercio Sergio Gelain a cui ha seguito il confronto, condotto da Alessandra Mercanzin, intitolato “I giovani

e le scelte” con Santo Romano commissa-rio straordinario all’Istruzione, formazione e lavoro della Regione Veneto, Gianluca Toschi ricercatore della Fondazione Nord Est, Renzo Paolo Vedova Uffi cio Scolastico Territoriale Padova, Anna Viel dei Giovani di Confi ndustria Padova, Angelo Boccato psicolo-go del lavoro. A conclu-dere l’evento è arrivato l’infotainment con Fred Dalla Rosa e Silvia Mar-tin impegnati in “Cosa farà da grande?”. A tutti i partecipanti è andata la guida “It’s your life”, pensata appositamente per studenti delle scuole medie e genitori.

Ma l’impegno di Confi dustria con le scuole non si è concluso con la giornata di orientamento. Padova ha ospistato la quar-

ta edizione di “Industriamoci – Open Day PMI” un evento che quest’anno ha coinvol-to 13 aziende padovane attraverso le visite da parte degli studenti agli stabilimenti dove hanno potuto conoscere da vicino i procedimenti industriali e produttivi. Nel

dettaglio le realtà coinvolte sono state Berto’s (Tribano), Criocabin (Teolo), Diana (Torreglia), Idrobase (Borgoric-co), Lundbeck Phar-

maceuticals Italy (Padova), Mafi n (Galliera Veneta), Mediagraf (Noventa Padovana), Parker Hannifi n Manifacturing (Sant’Angelo di Piove), Pettenon Cosmetics (San Martino di Lupari), Plastic Nord (Padova), Prefabbri-cati Zanon (Cittadella), Studioverde (Curta-rolo), Unifl air (Conselve).

Oltre 250 ragazzi delle medie per l’orientamentoTredici aziende padovane aperte per gli studenti

Formazione e lavoro Doppia iniziativa di Unindustria Padova per le scuole

Giovani industriali“ciceroni” in azienda

Un momento dell’Orientagiovani per i ragazzi delle medie

Il mondo della produzione ha voluto offrireagli studentinumerose notizie

di Martina Celegato

La scelta delcorso di studisuperiore è unmomento da non sottovalutare

21Mondo scuola

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C’è un bel pezzo di Padova nella la mis-sione astronomica Gaia dell’Agenzia Spaziale Europea. Non a caso lo spet-

tacolare lancio del satellite dalla rampa della base europea di Kourou, in Guiana Francese è stato seguito in diretta anche dai ricercato-ri della nostra città. Gaia è uno dei progetti più importanti per l’astronomia: la sfi da è realizzare una mappa tridimensionale della Galassia, facendo un censimento accurato di più di un miliardo di singoli oggetti.Oltre alle distanze e ai moti propri di un miliardo di oggetti brillanti in Cielo, Gaia determinerà anche i parametri astrofi sici di stelle quali luminosità, temperatura, gravità superfi ciale e composizione chimica, e di galassie quali il tasso di formazione stellare, e l’arrossa-mento. Inoltre identifi cherà circa 500mila quasar che saranno fondamentali per de-terminare un buon sistema di riferimento astrometrico.

L’ Osservatorio Astronomico di Padova ha lavorato per la missione fi n dalla sua progettazione, contribuendo alla stesura dei ”casi” scientifi ci attraverso i quali si sono potute determinare le caratteristiche degli

strumenti a bordo del satellite. “La comu-nità europea progetta da quasi 20 anni questa missione spaziale - spiega Antonella Vallenari dell’Osservatorio Astronomico di Padova nonché vice responsabile europeo del Consorzio Gaia- che rivoluzionerà qua-si ogni campo dell’astronomia moderna, fornendo il primo fi lm in 3D della nostra Galassia. Questo progetto è interamente Eu-ropeo e conferma la leadership Europea nel settore da un punto di vista scientifi co, ma anche tecnologico, dato che spinge al limite le capacità delle industrie coinvolte. Resta da sottolineare il contributo fondamentale Italiano al progetto che svolge un ruolo chiave sotto molti aspetti. L’Osservatorio di Padova è coinvolto nel progetto Gaia ai più alti livelli fi n dalla prima proposta di questa straordinaria missione, dalla defi nizione dei suoi obbiettivi scentifi ci fi no al diffi cile pro-cesso di analisi dei dati che include anche la caratterizzazione del grande numero di supernove che Gaia scoprirà, responsabilità del gruppo del Direttore Massimo Turatto. E’ doveroso evidenziare che nell’arco di quasi due decenni, lo sviluppo del progetto è sta-

ta una fomidabile occasione di formazione scientifi ca per i nostri giovani ricercatori. E’ anche grazie al loro talento ed entusiasmo che la partecipazione Italiana si è mantenu-ta ai più alti livelli”. “Gaia misurerà le di-stanze di un miliardo di stelle con precisione geometrica, - aggiunge Giampaolo Piotto, vice direttore del Dipartimento di Astrono-mia dell’Università di Padova - usando un concetto simile a quello usato dai geometri

che misurano le distanze o le misure dei ter-reni. Si tratta di un progetto che tocca alle fondamenta le basi delle nostre conoscenze astronomiche, ma con misure dallo spazio. Un progetto rivoluzionario anche perchè distanze precise signifi ca età precise. Non sarei sorpreso che fra dieci anni molte delle nostre conoscenze, incluso dimensioni e età dell’Universo siano signifi cativamente cam-biate, grazie al contributo di Gaia”.

Farà il censimento di un miliardo di stelle e altri corpi celestirivoluzionando le conoscenze

Astronomia Osservatorio e Università coinvolti nel progetto europeo per la mappatura dello spazio

Gaia, il satellite parla padovano

La messa a punto del satellite prima del suo lancio

Al via tre nuovi progetti per la promo-zione turistica di Padova, protago-nista il pubblico attraverso i social

network: “Padova sei tu”, “Sei social vieni a Padova” e “Loving Padova”. Il primo ha preso il via a novembre e prevede la ge-stione dei profi li uffi ciali di Discover Padova su Facebook, Twitter e Google+, da parte di amanti e appassionati della città, “Sei social vieni a Padova” si rivolge ai blogger e un concorso fotografi co. “Padova sei tu” sono 12 i candidati che hanno passato le selezioni e che per 4 giorni ciascuno, fi no a febbraio, scriveranno, “posteranno” e animeranno i social network di Padova. “Sei social vieni a Padova” si rivolge inve-ce ai blogger. Saranno loro a raccontare e descrivere il loro viaggio alla scoperta di Padova, degli angoli più sorprendenti e dei monumenti più interessanti condividendo in tempo reale le emozioni e gli scatti.

turismo

“Padova sei tu”emozioni social

Il Prato della Valle a Padova

17Cultura provinciale

L’inviato della Stampa al Due Palazzi Ha ripercorso il dramma del sequestro

L’inviato de La Stampa Domenico Qui-rico ha incontrato circa 150 tra detenu-ti e operatori coinvolti nelle lavorazioni

carcerarie promosse da Offi cina Giotto. L’in-contro si è tenuto nel capannone della casa di reclusione Due Palazzi di Padova che nor-malmente ospita l’assemblaggio delle bici-clette Esperia. Così, tra torni e postazioni di montaggio, il 62enne giornalista torinese si è confrontato vis-a-vis con i detenuti. Una conversazione drammatica, essenziale, che ha sorvolato sugli aspetti più conosciuti dei 152 giorni di prigionia trascorsi in Siria e si è concentrata subito su questioni di fondo, sui punti che accomunano lui e il suo non abituale uditorio.

La mancanza di libertà, ad esempio, il tempo che non scorre mai. “Per 152 giorni ho dovuto riempire, guadagnare ogni ora, ogni minuto, ogni secondo perché i miei carcerieri mi lasciavano a far nulla in una stanzetta vuota. Aprivano la porta ogni tan-to per gettarmi qualcosa da mangiare, ma tu non sapevi mai se era per quello, se era per portarti fuori a giustiziarti o per trasferir-ti in un posto ancora peggiore”.

L’unico conforto è la vicinanza del bel-ga Pierre Piccinin. “Se non ci fosse stato lui sarei diventato folle. Ci siamo raccontati la nostra vita, le speranze, i progetti, le

letture”.“I veri ostaggi, i veri prigionieri”, ha

ripetuto più volte Quirico, “non siamo stati noi, ma le nostre famiglie. Io sono colpevo-le di averli fatti soffrire, per la vanità di scri-vere 120 righe sul mio giornale, di essermi cacciato in una situazione pericolosa per cui loro hanno dovuto soffrire inutilmente”. Quando gli riuscì, per un insperato gesto di bontà umana di un custode, di comunicare con la famiglia, la fi glia minore gli chiese “Papà quando tornerai?”. “Non lo so”, fu la risposta, “ma ho la certezza di tornare, per venirvi a chiedere perdono per questo

dolore che vi ho imposto”. “La tua carcerazione è stata molto peg-

giore della nostra”, reagisce un detenuto. “Tu non eri responsabile di nessun reato. E poi la tua vita era in gioco ogni momento”. “È vero, non avevo fatto nulla a loro”, am-mette Quirico. “Quando mi hanno liberato il loro capo mi ha detto “Tu te ne torni a casa tua, noi invece restiamo qui in mezzo alle bombe, i veri prigionieri siamo noi”. Ecco perché tra me e quegli uomini non può es-serci odio. Sono così cattivi perché devono sopravvivere, perché in quel paese se non fai così sei costretto a perire”.

“Non odio i miei carcerieri”Quirico incontra i detenuti

Il giornalista stringe la mano ad un detenuto a Padova

eventi e mostre

CONCORSO SULLE TIPICITÀL’Istituto Alberghiero Pietro D’Abano festeggia i suoi 75 anni con un concorso lette-rario, dedicato, naturalmente, al variegato mondo del cibo e della cultura enogastro-nomica con particolare riguardo ai prodotti tipici veneti, nonché le tradizioni legate al piacere della tavola. Del resto il nostro territorio è ricco di prodotti d’eccellenza e gli spunti non mancano. Non ci sono limiti d’età, l’unico requisito per chi vuole partecipare è quello di risiedere in Veneto. Le opere dovranno essere consegnate tra il 15 e il 30 gennaio via e-mail all’indirizzo: [email protected], o consegnan-dole direttamente all’uffi cio di segreteria dell’Istituto.

I “CODICI TRASCENDENTALI”La mostra personale di Tobia Ravà “Codici trascendentali”, allestita al Centro culturale Altinate San Gaetano, è un affascinante viaggio alla scoperta dei signifi cati nascosti della realtà, attraverso una lettura a vari livelli delle parole e delle immagini. L’espo-sizione, organizzata dall’assessorato alla Cultura del Comune di Padova e curata da Maria Luisa Trevisan e Sirio Luginbühl , in marzo-aprile sarà poi visibile a Tel Aviv e in maggio-giugno a Roma negli spazi della Ermanno Tedeschi Gallery. La mostra dà conto della ricerca inerente le correnti mistiche della cultura ebraica.

LE SCULTURE DI TONI BONILa mostra “Toni Boni, un padovano nell’arte del Novecento”, di scena a Palazzo Zuckermann fi no al 24 gennaio 2014, è un omaggio all’artista che riunisce una selezione di opere realizzate tra gli anni Trenta e Settanta del secolo scorso, tutte provenienti dalla collezione Rinaldi-Tonello. Sculture in marmo, terracotta e bronzo, graffi ti su marmo e disegni in cui emerge la centralità della fi gura umana.

a cura di Laura Organte

22 Cultura veneta

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1 gen Capodanno6 gen Epifania7 gen Festa del Tricolore27 gen Giorno della Memoria11 feb Patti Lateranensi14 feb San Valentino27 feb Giovedì Grasso2 mar Carnevale4 mar Martedì Grasso19 mar Festa San Giuseppe30 mar Ora legaleAPRILE:

13 apr Le Palme20 apr Pasqua21 apr Lunedì dell’angelo25 apr Anniversario della liberazione1 mag Festa dei Lavoratori9 mag Giorno Europer11 mag Festa della mamma2 giu Festa della Repubblica8 giu Pentecoste9 giu Lunedì di Pentecoste15 ago Ferragosto26 ott Ora d’inverno1 nov Ognissanti2 nov Giorno dei Morti4 nov Giorno dell’unità Nazionale30 nov Primo Avvento7 dic Secondo Avvento8 dic Immacolata Concezione14 dic Terzo Avvento21 dic Quarto Avvento25 dic Natale26 dic Santo Stefano31 dic San Silvestro

1994 - 2014

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IL VENETOin PRIMO PIANO

Fine vita, un tema che fa paura, diffi cile da trattare e che pone problemi etici e medici importantissi-mi. Quello che intendiamo affrontare con questo

numero della Piazza è il problema dell’utilizzo sempre più diffuso nel caso dei malati terminali, delle cure palliative e della fase conclusiva delle cure, la sedazio-ne terminale palliativa. Va sgombrato subito il campo da un equivoco, la sedazione terminale palliativa non è eutanasia (che invece è un’azione che porta con mezzi specifi ci direttamente e volutamente la morte del paziente). Per sedazione terminale palliativa si intende: “la riduzione intenzionale della vigilanza con mezzi farmacologici, fi no alla perdita di coscienza, allo scopo di ridurre o abolire la percezione di un sintomo, altrimenti intollerabile per il paziente, nonostante siano stati messi in opera i mezzi più adeguati per il controllo del sintomo, che risulta, quindi, refrattario”. Sono 100 mila i malati (prevalentemente oncologici) presi in ca-rico ogni anno dal servizio di cure palliative in Italia. I dati più recenti riportano un ricorso alla sedazione terminale negli ultimi giorni di vita in percentuali che arrivano fi no anche all’88% dei casi per i differenti setting assistenziali (ad es. ospedale, hospice, as-sistenza domiciliare). In Veneto le persone in carico alle cure palliative sono circa 7-8 mila ogni anno. A spiegare queste diffi cili questioni è il dottor Giovanni Poles medico specialista in Oncologia nell’area Cure Palliative al Policlinico San Marco a Mestre, e autore di numerose pubblicazioni sull’argomento. “Nelle fasi

terminali della vita - spiega il dottor Poles - si avverte la necessità di dover difendere la dignità della persona da un tecnicismo spesso immotivato ed eccessivo. Del resto il problema a volte si pone in senso opposto, rischiando di ricadere nel quasi totale astensionismo terapeutico. Non sempre è chiaro come ci si deve comportare nei confronti di trattamenti “vitali” come la nutrizione e l’idratazione artifi ciali. Di analoga diffi coltà può spesso risultare la valutazione se fare trasfusioni su un ammalato con una prospettiva di vita limitata. Per tentare una risposta a tali interrogativi, si deve cercare di capire quali sono i criteri che possono permettere al medico di inquadrare un trattamento come accanimento terapeutico o, all’opposto, come astensionismo e, al limite, come eutanasia”. Il dottor Poles studioso da anni del problema va nello specifi co. “L’accanimento terapeutico - spiega- viene defi nito dal Comitato Nazionale per la Bioetica (CNB) come “un trattamento di documentata ineffi cacia in relazione all’obbiettivo, a cui si aggiunga la presenza di un ri-schio elevato o una particolare gravosità per il paziente con un’ulteriore sofferenza, in cui l’eccezionalità dei mezzi adoperati è chiaramente sproporzionata agli obiettivi della condizione specifi ca. A volte però non è chiaro se anche per quanto riguarda alimentazione e idratazione artifi ciali si possa parlare di trattamen-ti sproporzionati (in questo caso si potrebbe talora giustifi carne la sospensione)”. Poles poi affronta il tema della sedazione palliativa terminale “In questi

casi come medici ci troviamo – spiega - nella necessità di sedare un malato in fase terminale quando siamo di fronte a sintomi non altrimenti controllabili. In altre parole la sedazione terminale è indicata per quei sinto-mi che incidono pesantemente sulla qualità di vita del paziente e che rispondono solamente al trattamento sedativo. La sedazione può essere reversibile e spesso viene utilizzata per ridurre i disturbi respiratori, quando il dolore stesso e altri sintomi non sono controllabili con le usuali terapie”. Poles poi vuol chiarire un aspetto importante. Da recenti dati scientifi ci risulta che l’inter-vento della sedazione terminale è pari in media a 2.8 giorni (media ponderata). La sopravvivenza di pazienti sedati in fase terminale non differirebbe da questi dati da quella dei pazienti non sedati. “La sedazione pallia-tiva – spiega Poles - non ha la fi nalità di abbreviare la vita del paziente, pertanto non ha nulla che vedere con l’eutanasia ma deve essere gestita in modo attento e competente da parte del personale medico e infermie-ristico. Oltre all’esperienza, emergono altri due aspetti importanti dell’agire medico che diffi cilmente possono essere inquadrati nell’ambito di una norma: basi eti-che solide, equidistanti da eutanasia ed accanimento terapeutico ed il fatto che ogni intervento deve essere valutato nella date circostanze”. Problemi importanti arrivano spesso nella gestione di questa delicatissima fase, nei reparti di ospedale piuttosto che negli hospice o nelle cure palliative a domicilio dove il personale è invece estremamente preparato.

di Alessandro Abbadir

Ridurre il dolore del paziente nei suoi ultimi giorni di vita è una questione umana, prima che etica. Tuttavia la sedazione palliativa, a volte, viene percepita come una forma di eutanasia: un modo di troncare la sofferenza insieme alla vita dell’ammalato

Sanità Inchiesta sul fi ne vita

Sedazione palliativa o eutanasia mascherata?

Un aspetto etico di capitale importanza riguarda l’individuazione del “chi decide” l’inizio della sedazione terminale palliativa. Il per-corso decisionale deve rispettare criteri etici internazionalmente

riconosciuti e differenziati in base alla capacità mentale del malato. In particolare, se il malato è mentalmente capace al momento in cui insor-ge l’indicazione per compiere la sedazione, vale il criterio del consenso informato. In generale non si raccomanda né l’adozione di un modulo di consenso specifi co né l’apposizione della fi rma del malato; si ritiene suf-fi ciente una registrazione del consenso verbalmente espresso in cartella clinica da parte dei curanti. Nel limite del possibile è opportuno invitare il malato ad informare i suoi familiari delle decisioni prese, in modo da facilitarne l’accettazione e ridurre l’impatto emotivo. Se, invece, il ma-lato non è mentalmente capace o non vuole partecipare alle decisioni, valgono, sul piano etico, le direttive o dichiarazioni anticipate. In assenza di tali disposizioni anticipate, la decisione può essere assunta dai sanitari curanti ricorrendo al giudizio sostitutivo, basato sulle volontà e i desideri espressi in precedenza dal malato ai suoi cari o all’équipe curante. In caso di malato mentalmente incapace di cui non è possibile ricostruire volontà o orientamenti pregressi, o in caso di situazioni d’emergenza (in cui non sia possibile né ottenere il consenso informato o direttive antici-pate né formulare un giudizio sostitutivo), i sanitari devono ricorrere al criterio del migliore interesse del malato, procedura decisionale che si fonda sul bilancio fra i benefi ci attesi e gli oneri previsti del trattamento terapeutico

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11Il Veneto in primo piano

Hospice, delle strutture sempre più diffuse in Vene-to per affrontare il tema delicatissimo della cura de malati terminali cioè alla fi ne della vita. In

Italia, ogni anno circa un milione di persone si trovano a dover gestire una situazione estremamente diffi cile a causa di una prognosi infausta. Per andare incontro ai malati, ai famigliari e alle loro diffi coltà sono nati gli hospice, strutture dedicate proprio a questo scopo. L’8O % dei ricoverati in queste strutture soffre di una malattia oncologica terminale, ma sono strutture aperte a tutti coloro che, in fi n di vita, necessaria di un’assistenza, dai malati di Aids a quelli con malattie neurologiche a evolu-zione progressiva, come la sclerosi laterale amiotrofi ca

(Sla). Come funzionano queste strutture? Non essen-doci direttive nazionali, il funzionamento è variabile. In linea generale gli hospice si occupano di assistere i malati con un’aspettativa di vita breve, di pochi giorni o poche settimane. L’obiettivo di queste strutture è quello di migliorare la qualità di vita fi no alla fi ne, agendo a più livelli. Si interviene sul piano fi sico, prescrivendo trattamenti farmacologici o di altro tipo, come massag-gi rilassanti, tecniche di respirazione, che controllino i diversi sintomi. Esistono hospice convenzionati con il servizio sanitario nazionale che a pagamento. Nel pri-mo caso, la famiglia non deve sostenere costi. Il vitto e l’alloggio sono gratuiti, anche per un famigliare. La

persona che assiste il malato, ha diritto ai principali, alla biancheria per il letto e al bagno. C’è la possibilità di portare da casa oggetti e anche piccoli mobili, che pos-sano servire a far stare meglio la persona. Nell’hospice non ci sono orari di visita. L’obiettivo è aiutare il malato e i suoi famigliari a vivere al meglio la situazione. Si lascia massima libertà anche in questo campo: parenti e amici possono far visita alla persona quando vogliono e senza limiti di tempo. In quasi tutte le strutture c’è la possibilità di trascorrere la notte con il proprio caro: in ogni camera c’è un secondo letto, che può essere usato dai famigliari. L’idea è permettere al paziente di avere un parente accanto 24 ore su 24. Gli hospice

dovrebbero rappresentare la soluzione ultima, da adot-tare quando l’assistenza domiciliare non è fattibile per mancanza di fondi, per diffi coltà della famiglia o perché il malato è solo. Invece oggi solo chi è in un hospice riceve l’assistenza e il supporto di cui ha bisogno. In Italia, e anche in Veneto sotto diversi aspetti insomma sembra mancare diffusamente la cultura dell’assistenza al malato terminale.

di Alessandro Abbadir

Fine vita Strutture specializzate nelle cure dei malati terminali

Hospice, un aiuto alle famiglie

la mappa

Sono 20 in tutto il Veneto gli Hospice attivi e collegati alle Ulss di riferimento. La provincia che ne vede di più sul suo territorio è quella di Padova con 5 strutture, 4 sono in provincia di Venezia, 3 a Vicenza e 3 a Verona, 2 a Treviso, 2 a Belluno e

infi ne una a Rovigo. Per le province in cui esce il nostro giornale e cioè Padova, Rovigo e Venezia, andiamo nel dettaglio.

In provincia di Padova ci sono: l’ Hospice “Il Melograno” Centro Residenziale di cure palliative presso la Rsa “Anna Moretti Bonora” a Camposampiero. C’è poi l’Hospice di Montagnana. A Padova centro, l’Hospice “Casa S. Chiara” all’ Istituto Suore Terziarie, il

“Centro Cura e Sollievo Paolo VI” alla Fondazione Opera Immacolata Concezione e per i bambini il “Centro regionale terapia antalgica e cure palliative pediatriche “Casa del Bam-bino” al dipartimento di pediatria dell’Ulss 16. A Rovigo l’Hospice “Casa del Vento Rosa” nucleo cure palliative a Lendirara. In provincia di Venezia, l’Hospice Casa Residenziale “Pia Opera Francescon” a Portogruaro e l’ Hospice Iris all’Ipab di San Donà”. C’è poi l’Hospice “Casa San Giovanni di Dio” all’Ospedale Fatebenefratelli a Venezia centro storico. Infi ne il centro Nazareth alla Fondazione Opera S.Maria della Carità padiglione Roncalli a Mestre.

dove sono le strutture a padova, venezia e rovigo

L’8O% dei ricoverati in queste strutture soffre di una malattia oncologica terminale, ma ci sono anche malati di Aids e Sla

25Il Veneto in primo piano

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14 Il Veneto in primo piano

condizione di sopportare i dolori causati dalla malattia e sono per questo riconosciute come doverose. L’eutanasia invece presuppone l’intenzione di provocare la morte del malato e, pur in mancanza di una defi nizione e di una disciplina specifi ca, nell’ordinamento giuridico italiano é confi gurata come reato, essendo riconducibile ad un delitto contro la vita”. L’avvocato fa anche una rifl es-sione sociologica e di tipo penale. “In tempi nei quali il malato viene percepito sempre più come un costo che grava sulle limitate risorse della sanità pubblica - spiega - si teme che dietro cure palliative non correttamente somministrate, possano insinuarsi forme mascherate di eutanasia. Alle cure palliative può conseguire infatti l’accelerazione della fi ne del paziente. Nell’ipotesi in cui la cura sia proporzionata al dolore, l’eventuale anticipa-

zione della morte non è imputabile al medico che abbia somministrato le terapie antalgiche nel pieno rispetto di tutte le regole di cautela. Diversamente, qualora il medico, somministrando cure palliative con farmaci o inadeguati o in dosi non proporzionate, si assuma il rischio dell’accelerazione della fi ne del paziente, la sua condotta è commissiva e causale dell’evento morte. La colpevolezza assume, in tal caso, i caratteri del “dolo eventuale” ed il medico è imputabile di omicidio. Le cure palliative correttamente somministrate rappresentano in-vece l’alternativa all’eutanasia, in quanto umanizzano il processo del morire, assicurando al malato, considerato come una persona e non come un inutile peso, una mor-te dignitosa perché assistita e senza sofferenze”.

Sulla questione abbiamo sentito per chiarirne i contorni legali della questione anche l’opinione di Elisabetta De Sepits, avvocato di Padova docen-

te di Biodiritto, patrocinante in Cassazione, e autrice del libro “Eutanasia, tra bioetica e diritto”. “Curare non signifi ca solo guarire, ma anche alleviare le sofferenze - spiega l’avvocato De Septis - la medicina palliativa vede ancora la possibilità di curare, nel senso di prendersi cura del malato, anche nei pazienti che presentano stati clinici ormai irreversibili. Le cure palliative consistono nel-la somministrazione di farmaci capaci di lenire i dolori intollerabili dei malati terminali. L’assistenza prende in considerazione il malato nella sua completezza, con particolare attenzione alle sue necessità oltre che fi si-che, psicologiche ed emotive, e coinvolge il suo nucleo familiare. La famiglia viene adeguatamente assistita e psicologicamente sostenuta per essere messa in grado di affrontare con il proprio congiunto l’iter completo della malattia, anche nella fase fi nale della vita. La materia è regolata dalla legge n. 38 del 2010 (“Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore”), la quale confi gura l’accesso alle cure palliative

come “diritto del cittadino”, prevedendo per i minori, per prima, a livello mondiale , il diritto di essere assistiti a domicilio”. L’avvocato De Septis va nel dettaglio della legge. ”Le norme prescrivono - spiega De Septis - che le strutture sanitarie che erogano cure palliative debbano assicurare un programma di cura personalizzata per il pa-ziente e per la sua famiglia, nel rispetto di alcuni principi fondamentali quali la tutela della dignità e dell’autono-mia del malato, senza alcuna discriminazione, la tutela e promozione della qualità della vita fi no al suo termine, l’adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale del-la persona malata e della famiglia”. Ma c’è differen-za dall’eutanasia. “Alla somministrazione delle cure palliative - continua l’avvocato - si contrappone l’aiuto farmacologico a morire che si inquadra nell’eutanasia, praticata con iniezione letale in Olanda, Belgio e Lussem-burgo, dove da alcuni anni è stata legalizzata. Si tratta di fattispecie totalmente diverse. L’eutanasia fornisce un “aiuto a morire”, mentre al contrario le cure palliative rappresentano un “aiuto nel morire”. Le cure palliative non sono fi nalizzate alla morte del paziente, bensì ad esaudire la sua legittima richiesta di essere posto in

di Alessandro Abbadir

La sedazione palliativa è regolata dalla legge n. 38 del 2010, che prevede l’assistenza domiciliare palliativa anche per i minori

La normativa sulla sedazione palliativa Parla Elisabetta De Sepits, avvocato, docente di Biodiritto

“Il rischio? Dosi troppo elevate di narcotici”

Nel campo bioetico le opinioni sulla que-stione fi ne vita sono differenziate. L’ ”Associazione Luca Coscioni” anche in

Veneto insieme ai radicali si batte anche per l’interruzione delle terapie che come posizione va oltre l’utilizzo e il sostegno alla sedazione terminale. “Al contrario dell’eutanasia – spiega in una nota l’associazione - la sospensione delle cure o l’interruzione delle terapie (cosiddetta “eutanasia passiva”) costituisce un diritto invio-labile in base all’articolo 32 della Costituzione italiana in base al quale: “Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanita-rio se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Principio affermato, tra l’altro, dalla sentenza con la quale il Tribunale di Roma ha prosciolto Mario Riccio, il medico che ha praticato a Welby la sedazione terminale. Tuttavia in Italia viene disatteso anche questo principio che conduce al fenomeno dell’eutanasia clandestina. In quest’ottica la battaglia radicale di Piergiorgio Welby ha incarnato la semplice applicazione del diritto di ogni malato a non essere sottoposto a terapie mediche contro la propria volontà. Altri casi dimostrano che nel nostro paese questo di-ritto viene spesso disatteso, anche in relazione agli anatemi integralisti lanciati quotidianamen-te dalle gerarchie vaticane”. Diversa l’opinione del mondo cattolico che con padre Ermanno Barucco dello Studio Generale Marcianum di Venezia, puntualizza le posizioni della chiesa sull’argomento. “Dal punto di vista etico - spie-ga Barruco - la sedazione palliativa è legittima e doverosa, e non va identifi cata, sul piano delle

intenzioni o dei mezzi usati, con un atto di eu-tanasia, che presuppone la deliberata fi nalità di accorciare e interrompere la vita per eliminare la sofferenza ad esempio con dosi eccessive di morfi na senza motivi proporzionati”. “L’inse-gnamento della Chiesa cattolica – già espresso da Pio XII nel 1957 e confermato da Giovanni Paolo II nel 1997- spiega Barruco - afferma che è lecito sopprimere il dolore con narcotici, pur con la conseguenza non voluta di limitare la co-scienza e di abbreviare la vita, se non esistono altri mezzi: in questo caso, infatti, la morte non è voluta o ricercata, nonostante che per motivi ragionevoli se ne corra il rischio, semplicemen-te si vuole lenire il dolore in maniera effi cace (Evangelium vitae 65). Viene applicato il prin-cipio del duplice effetto: il fi ne oggettivo dell’a-zione e l’intenzione dell’agente è solo di lenire il dolore; l’effetto non voluto è di abbreviare di poco la vita. Ma la grande differenza rispetto all’eutanasia è che non si ottiene il primo ef-fetto per mezzo del secondo, che rimane fuori dall’intenzione e non è direttamente provocato dai mezzi impiegati, ma dalla malattia che re-sta la causa della morte”.

BIOETICA lE DIffERENTI OPINIONI

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26 Il Veneto in primo piano

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13Il Veneto in primo piano

Quello che inizia è un anno che potremmo defi nire straordinario dal punto di vista elet-torale. Primo perché a primavera i veneti

saranno chiamati alle urne per eleggere i propri rappresentanti in Europa ma anche perché si do-vranno rinnovare ben 345 sindaci e relativi consigli comunali. Il dato più signifi cativo, però, è che da questa tornata di amministrative i consigli comu-nali avranno profi li e numeri molto diversi da quelli che abbiamo conosciuto sino ad oggi.

Le elezioni amministrative impegneranno tut-te le province con numeri considerevoli di comuni al voto ma l’unico comune capoluogo che va al rinnovo è Padova. Altri 60 i municipi da rinnova-re nel resto della provincia, ben cinque quelli con popolazione al di sopra dei 15mila abitanti che potranno eleggere il primo cittadino col doppio turno: Cadoneghe, Monselice, Padova, Rubano, Selvazzano Dentro.

Nel vicentino saranno 88 le amministrazioni da rinnovare. Anche qui sono cinque i comuni al di sopra dei 15mila abitanti che eleggeranno il primo cittadino quasi sicuramente al secondo turno. Sono Basano del Grappa, Schio, Valdagno, Arzignano e Montecchio.

In provincia di Verona, invece, i comuni al voto saranno 52, quattro quelli al di sopra dei 15mila abitanti: Legnago, San Bonifacio, Negrar e Pescan-tina.

Belluno, invece, rinnoverà le amministrazioni di 38 comuni, quasi tutti sotto i 5mila abitanti, mentre Rovigo ne rinnoverà 34 ma solo tre di me-die dimensioni e comunque sotto i 15mila. Nel ve-neziano si voterà per il sindaco solo in 15 comuni, in tre di questi, Spinea, Scorzè e Noale, si voterà con il doppio turno.

Le prossime amministrative, però, cambie-ranno il volto dei Consigli Comunali che potranno essere più “rosa”, grazie all’introduzione della doppia preferenza di genere che interesserà i comuni sopra i 5000 abitanti, ma soprattutto più ridotti per effetto della norma che, con l’obiettivo di ridurre i costi della politica, ha ridotto il numero di consiglieri e assessori comunali. In nome della famigerata spending review, nel 2011 il Governo Monti decise di tagliare le spese cominciando dal basso e, a dirla tutta, dalle briciole.

Sì perché è vero che qualcosa si risparmierà ma è anche vero che il gettone di un consigliere

di un comune di medie dimensioni non è che una minuscola frazione del compenso pagato ad un parlamentare o ad un consigliere regionale. Ma quel che è peggio è che con questi tagli a farne davvero le spese sono le minoranze che, anche nelle città più grandi, si troveranno con una man-ciata di consiglieri.

Guardando in profondità alle normative è pos-sibile capire la portata del dimagrimento dei consi-gli comunali. Governerà solo il sindaco, senza as-sessori, nei Comuni che hanno fi no a mille abitanti.

Accanto a lui verranno eletti sei consiglieri in-vece che nove e tutte le competenze della giunta comunale verranno attribuite esclusivamente al primo cittadino.

Il numero dei consiglieri passerà da nove a sei, anche nei Comuni con popolazione da 1.001 a 3 mila abitanti, mentre gli assessori saranno al massimo due.

I municipi con residenti tra i 3.001 e i 5 mila, avranno 7 consiglieri, non più 12, e la giunta sarà composta al massimo da tre persone. Cambierà relativamente poco per i Comuni che contano tra i 5.001 e i 10 mila abitanti: il numero dei con-siglieri scende da 12 a 10, mentre quello degli assessori resta fermo a quattro.

Riduzioni previste anche nei centri più grandi. I Comuni con il numero di abitanti tra 10.001 e 30 mila avranno 16 consiglieri, non più 20, quelli che hanno tra 30.001 e 100 mila abitanti, ne avranno 24 invece di 30, mentre per quelli con più di 100 mila abitanti o per i capoluoghi di provincia, come Padova, il numero di consiglieri scenderà da 40 a 32.

di Germana Urbani

Meno consiglieri, meno assessori e soprattutto meno minoranza. E se il comune non raggiunge i mille abitanti: solo il sindaco!

Molte le novità normative

Aria di votazioni: 345 sindaci a rinnovo

Tra le novità che investiranno questa tornata ci sono quelle introdotte dalla legge n.215 del 2012 pensata per rispondere alla sotto rappresentazione delle donne nelle istituzioni pub-

bliche, e in particolar modo “volta a promuovere il riequilibrio delle rappresentanze di genere nelle amministrazioni locali”. Questa legge ha, di fatto, cambiato la normativa per l’elezione dei consi-gli comunali dei comuni che superano i 5000 abitanti. I cittadini, infatti, potranno esprimere due preferenze per i consiglieri comu-nali purché riguardanti candidati di sesso diverso. Se per errore la doppia preferenza, comunque non obbligatoria, dovesse andare a persone dello stesso sesso, la seconda preferenza verrà annullata.

La legge inoltre prevede la cosiddetta “quota di lista”, che fa sì che nessuno dei due sessi possa essere rappresentato in lista per oltre due terzi del totale dei candidati. E’ vero, però, che solo nei comuni con popolazione superiore a 15.000 abitanti, il mancato rispetto della quota potrà determinare la decadenza della lista. La norma, entrata in vigore già lo scorso anno, ha già dimostrato la sua effi cacia in termini di presenze femminili nei neo-eletti Consigli Comunali. Si è registrata, infatti, una crescita robusta e diffusa delle donne, tanto che in termini assoluti esse raddoppiano mentre in termini percentuali la loro presenza è due volte e mezzo quella della precedente tornata.

Da ultimo un recente emendamento, approvato alla Camera nella seduta notturna del 21 dicembre, nel corso dell’esame del ddl n. 1542-A di riforma degli enti locali (città metropolitana, province, unioni e fusioni di comuni) sancisce che nelle giunte comunali nes-sun genere può essere rappresentato in misura inferiore al 40 per cento. Saranno pertanto illegittime le giunte con meno del 40 per cento di donne. Il testo deve ancora passare all’esame del senato ma se passerà anche lì il volto delle prossime giunte cambierà molto con buona pace di tutti.

I nuovi Consigli Comunali vedranno le minoranze ridottea numeri scandalosi per la democrazia

Rappresentanza di generedoppia preferenza e giunte paritarie

27Il Veneto in primo piano

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16 Cultura veneta

Possagno, Museo e Gipsoteca Antonio Canova

Le Tre Grazie, sono una delle opere scultoree più ammirate e conosciute del Canova ma in realtà sono sei: tre sono quelle del gruppo commissionato da Josephine de Beauharnais, moglie di Napoleone, oggi all’Ermitage di San Pietroburgo, le altre tre invece andarono al Duca di Bedford che, visto il gesso con-

servato nell’atelier romano dello stesso scultore, lo supplicò di creargli un ulteriore esemplare in marmo. A Possagno rimasero solo i gessi sui quali Canova aveva lavorato per preparare le versioni in marmo. La prima versione non si spostò mai dalla casa dell’artista, il secondo gesso, invece, quello servito per le Grazie inglesi, arrivò più tardi, giusto in tempo per venire, con altre opere conservate nella Gipsoteca, investito dalla nuvola di calcinacci causata dai cannoneggiamenti austroungarici durante la Prima Grande Guerra, quando Possa-gno, ai piedi del Grappa, era zona di battaglia. All’indomani del confl itto, Stefano e Siro Serafi n, custodi e abilissimi restauratori, sanarono molti dei danni riportati dai fessi del Canova ma non agirono sulle Grazie di Bedford che deturpate trovarono sede nella sala del consiglio comunale di Possagno come stridente ricordo di un guerra terribile per il paese. A cent’anni dallo scoppio della Grande Guerra, però, mentre l’Europa si appresta a ricordare quel centenario, anche le Grazie “inglesi” risorgono, ritrovando tutte le loro parti. Quello che i Serafi n non si sentirono di fare lo consente ora la tecnologia. Grazie alla collaborazione delle National Galleries of Scotland, di Edinburgo, proprietari del prezioso marmo, è stato possibile fotografare e scansiona-re l’opera e grazie all’elettronica si è riusciti a ricomporre le parti mancanti al gesso di Possagno. In mostra, fi no al prossimo 4 maggio, si potranno ammirare entrambi gruppi delle Grazie, quello “russo”, e quello “inglese”. Insieme ai bozzetti delle due opere, fanno parte dell’esposizione le tempere, i disegni, le incisioni preparati da Canova per le grazie mentre una vera mostra nella mostra è costituita dall’esposizione delle crude immagini della Gipstoteca e dei Gessi di Canova all’indomani dei bombardamenti: immagini concesse da due archivi pubblici, drammatiche nella volontà di costituire una precisa documentazione di un orrore.

La bellezza torna dopo l’orrore L’uomo, fi n dalle origini della sua storia, si è spo-

stato, ha camminato per cercare terre fertili, nuovi orizzonti. Le tre grandi religioni monoteiste, inoltre,

hanno tutte radici nella storia di popolazioni nomadi e le divinità si sono spesso rivelate a popoli in cammino o a singoli pellegrini. Il viaggio, dunque, è connaturato all’uomo e il viaggio è centrale anche nel suo rapporto con il soprannaturale. Per questo la settima edizione dell’ormai popolare mostra di illustrazioni e illustratori “I colori del sacro” sarà interamente dedicata al tema del viaggio. Dal 18 gennaio le tavole di illustratori di tutto il mondo, moltissimi da paesi “nuovi” fi nora non rappresentati, daranno corpo e colore all’esposizione che fi no al prossimo 2 giugno rimarrà allestita al Museo Diocesano, di Padova. Abbiamo sollecita-to illustrazioni – spiega Andrea Nante, direttore del Museo Diocesano e curatore della Rassegna - che esplicitino il tema approfondendo sia quegli aspetti legati al desiderio di conoscenza e di sco-perta che da sempre caratterizza gli spostamenti verso terre e popoli lontani, sia tutti i risvolti più di tipo psicologico, emotivo e spirituale che accompagnano le fasi del viaggio e che accomunano il sentire di chi parte, per qualsiasi meta, fosse anche un partire simbolico”. L’edizione 2014 della rassegna vuole quindi raccontare il viaggio come esperienza di vita tout court, ripercorrendo la storia, i testi sacri e i racconti pagani e mitologici, i riti e le tradizioni, nel tentativo di rivelare la dimensione emotiva e spirituale di ogni partenza e di ogni ritorno.

Museo Diocesano di Padova

Aldo Tagliapietra ha una biografi a lunga un braccio con Le Orme, band storica veneziana, di cui è stato leader; e poi ha una carriera solista importante. Scri-

ve libri: “Le mie verità nascoste” è l’ultima fatica letteraria ma continua anche a cantare e con il suo nuovo disco “L’ angelo rinchiuso” ha toccato le corde più alte del “pro-gressive”, nella migliore tradizione romantico/melodico/progressiva italiana. Le due produzioni sono state l’occa-sione di questa intervista che ripercorre oltre quarant’anni della sua vita artistica.

L’ultima volta che ti ho visto eri al concerto di Crosby, Stills, Nash...

“Si’, belli, non li avevo mai visti conoscevo quattro/cin-que loro canzoni e risentirle mi ha fatto piacere. Ero curioso di sentire e vedere come “tre” quasi settantenni se la cavavano dal vivo. Mi sono piaciuti ed ho visto come hanno conservato il loro entusiasmo”.

Quali altri concerti sei andato a vedere negli ultimi anni?

“Vedo spesso Tiziano Ferro e Gianna Nannini grazie al fatto che mio fi glio Davide è chitarrista e lavora con loro. Davide è produttore e collabora anche con Ramazzotti ed Antonacci”.

Pensavo mi parlassi anche dei Van Der Graaf Gene-rator. So che sei loro amico soprattutto di David Jackson che ha suonato con te diverse volte...

“Vuoi sapere una cosa? Non li ho mai visti dal vivo. Anche se siamo stati noi italiani a scoprirli prima dei loro paesi anglosassoni”.

Hai presentato a fi ne estate 2013 il tuo ultimo disco “L’Angelo Rinchiuso” al Parco San Giuliano di Mestre suonandolo prima di “Felona e Sorona”...

“Mi sembrava doveroso farlo vicino a casa. E’ stata una serata in cui il tempo ha tenuto e c’è stato un bell’affl usso di gente”.

Il titolo: da dove nasce?“Da un vecchio quadro di Paul Whitehead. Quando

viene in Italia mi manda sempre una cartolina. Una delle

ultime aveva impressa l’immagine di un suo quadro “Locked Angel”. E così è nato il titolo del mio ultimo disco”.

Quali copertine ritieni le migliori che ha fatto?“Ne ha fatta di belle per i Genesis...”E anche per i VDGG.“Sì, giusto. Ma per me la più bella sua copertina è quella

che ha disegnato per il mio penultimo disco del 2012 “Nella Pietra e nel Vento”.

Poi come è andata a Milano in ottobre 2013?“E’ stata una serata esclusiva per i giornalisti nella quale

ho presentato l’ultimo cd con “Felona e Sorona””.Cosa differenzia “Felona e Sorona” da questo tuo cd

del 2013 e cosa li unisce?“Volevo che fosse una suite, il tema principale di questo

mio ultimo lavoro discografi co. Le mie composizioni rappre-sentano le mie due anime. Ho un’anima cantautorale da ballata ed un’anima progressive. In effetti se ascolti da “L’an-gelo rinchiuso” il brano “Passato e Futuro” ci sono arpeggi di organo che richiamano “Felona e Sorona””.

Cosa ascoltavi quando avete composto con Le Orme “Collage” e cosa ascolti ora?

“All’epoca 1969/1970 ascoltavo Quatermass, Atomic

Rooster, E.LP., Yes. Eravamo molto infl uenzati dai suoni delle bands che prediligevano ballads e suite tastieristiche. Oggi non ascolto molte cose nuove”.

Oggi alcuni giovani non conoscono il “prog”. Altri lo defi niscono “dinosauresco”...

“I giovani non sono interessati più di tanto a questa mu-sica. Per loro è un genere che considerano coma la “musica classica del rock”. Noi sappiamo quanto è bella, comunque. Sia il progressive che la musica classica. Io amo molto la melodia e questa mi viene molto facilmente”.

Produzione e distribuzione di un disco oggi quanto sono cambiati rispetto a quando hai iniziato?

“Noi siamo stati venti anni con la Phonogram, oggi Universal che aveva grandi mezzi di produzione e di distri-buzione. Noi ci preoccupavamo solo di fare musica; al resto pensavano loro.

Le case discografi che oggi stanno scomparendo e sono state ridimensionate con internet. Io, senza contratto disco-grafi co, ho optato anni fa per l’autoproduzione insieme a Gloria (Tagliapietra, sua fi glia, nda). Abbiamo la Clamore che è una società di comunicazione e produzione che con la Self distribuisce i miei lavori discografi ci e libri. Così ho il controllo

completo su tutta la proprietà editoriale della mia produzione di oggi”.

I rapporti con le altre “Orme” oggi come sono?“Ognuno sta’ facendo la sua vita. Non aggiungo altro”.Ora sei in tour? Vuoi dirci dove possiamo vederti nei

prossimi mesi? “Inizieremo a fare qualcosa da fi ne gennaio 2014. In-

tanto proseguo con questi “reading parole e musica”.Ci parli di questo tuo ultimo libro?“Le mie verità nascoste” è una autobiografi a che nasce

dalla voglia di narrare non solo della musica che ho fatto, dei viaggi, del sistema musicale vigente, di Sanremo ma anche dei miei pensieri, delle mie opinioni, della vita. In effetti, si chiama “Le mie verità nascoste” perché sono le mie. Il titolo è in parte preso da una canzone delle Orme scritta da me “Verità nascoste” appunto”.

Immagino che anche “L’ angelo rinchiuso” racconti di te?

“Sì, the “locked angel”, sono io che parlo, che racconto i miei pensieri attuali attraverso la musica. Una suite progres-siva di 12 brani scritti da me ed arrangiati con la complicità di Matteo Ballarin ed Andrea De Nardi. Una suite che ha qualche collegamento con “Felona e Sorona”.

Racconti ai nostri lettori di quando viaggiavate con un furgoncino 238 Fiat per andare a vedere i concerti fi no a Londra...

“Viaggiavamo con una 1100 fi at scassata non nostra. E noleggiavamo un furgoncino 238 Fiat per le nostre serate. Poi abbiamo acquistato una 125 Fiat. Con quella siamo a andati a Londra ed all’isola di White...”

Avete visto l’ultimo concerto di Jimi Hendrix!“Esatto! Ed anche il primo grande live di Emerson Lake

& Palmer”.E con le macchine come andò?“Poi quando siamo diventati “relativamente benestanti”

abbiamo acquistato un bel Mercedes blu ed abbiamo iniziato anche a viaggiare in aereo”.

di Graziano Edi Corazza

Intervista ad Aldo Tagliapietra

“Le mie verità nascoste” e “L’ angelo rinchiuso”, un’occasione per rivivere quarant’anni di carriera

dal 18 gennaio “i colori del sacro”, gli illustratori raccontano il viaggio

28 Cultura veneta

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18 Cultura veneta

Dopo il successo di critica e di pubblico otte-nuto dalla mostra Mario Sironi. Anni ’40 e ’50, il Museo d’Arte Moderna Mario

Rimoldi di Cortina d’Ampezzo prosegue l’appro-fondimento sull’opera di Sironi dedicando la mo-stra della stagione invernale, che proseguirà fi no al prossimo 21 aprile, all’incontro e al confronto tra due artisti che non si sono mai conosciuti, ma il cui lavoro presenta dei forti tratti comuni: Ma-rio Sironi e Gino Cortelazzo. Si tratta del primo omaggio che il Museo delle Regole dedica all’ar-tista di Este di cui possiede una pregevole scultu-ra in alabastro. Gino Cortelazzo fu una delle voci più originali della scultura italiana del dopoguer-ra. Alla sua scomparsa, nel 1985, ha lasciato più di cinquecento sculture oltre ad opere plastiche di vario tipo, disegni e grafi ca. Opere di Cortelazzo si trovano in varie città e musei come la Galleria internazionale d’arte moderna di Ca’ Pesaro, il MART e il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi appunto. Artista di ricerca, Cortelazzo, così come anche Mario Sironi, sperimentò ogni materiale: non smise di indagare le possibilità del bronzo ma lavorò anche la pietra, l’alabastro, l’onice, perfi no la cartapesta e la resina. Amò molto il ferro e il legno, ai quali spesso tornava. Sviluppò una personalissima idea di fi gurazione indiretta, basata sul suggerire stimoli visivi sui quali ogni spettatore potesse costruire una sua propria im-magine, frutto del dialogo con la sua fantasia e la sua cultura. La mostra, curata da Luciano Gemin, architetto, collaboratore di Carlo Scarpa e grande amico di Cortelazzo, propone ventidue sculture messe a confronto con ventidue dipinti di Mario Sironi, tra cui il bellissimo Ritratto di Boc-cioni in trincea, dipinto quando Sironi e Boccioni condivisero i duri momenti della trincea durante la prima guerra mondiale e Il mio funerale picco-la e struggente opera in cui Sironi immaginava il suo funerale con il carro funebre seguito da uno sparuto gruppo di persone: in effetti la sua previ-sione si avverò, morì a Milano in agosto e al suo funerale assistettero pochi intimi amici. Il Museo d’Arte Moderna Mario Rimoldi custodisce nelle sue sale oltre novanta opere del pittore sassare-se, quasi tutte appartenenti agli anni ’40 e ’50. Sono anni particolarmente diffi cili per Sironi, de-luso dalla deriva totalitaria e dal successivo crollo dell’ideologia fascista, straziato dalla morte della fi glia, le opere che dipinse in questi anni, ispirate dal paesaggio montano di Cortina, sono inten-se e dure, di grande forza espressiva. Pur non essendosi mai incontrati di persona, molte sono le analogie che è possibile ravvisare nel lavoro di Sironi e Cortelazzo. Entrambi approfondirono con interesse ed attenzione l’arte contempora-nea a loro, parteciparono, pur con il carattere schivo che li contraddistingueva, ai fermenti ar-tistici e alle ricerche dei propri anni. Il loro animo sensibile li portò ad affrontare, nei propri lavori, tematiche esistenziali, pur con esiti stilistici dif-ferenti. L’opera di Sironi poi, pur utilizzando la pittura come mezzo espressivo, è estremamen-te scultorea, soprattutto negli anni di cui sono testimonianza le opere in mostra. Le montagne

Pur non essendosi mai incontrati di persona, il loro lavoro presenta tratti comuni, il loro sensibile li portò ad affrontare, tematiche esistenziali, solopur con esiti stilistici differenti

Grandi mostre Fino al prossimo 21 aprile al Museo d’Arte Moderna di Cortina

Sironi e Cortellazzo, dialogo tra chi non si è mai conosciuto

Pietro Bellotti è l’ul-timo nome di una dinastia famigliare

già di per sé affascinante e ‘complicata’ dove tutti sono pittori, per di più specializzati in vedute. Bernardo Bellotto è suo fratello, Canaletto suo zio e forse sono stati i loro nomi ad eclissare il pur bravo Pietro. Per lungo tempo ritenuto un vedutista marginale oggi fi nal-mente, grazie anche a recenti studi che ne hanno riabilitato il nome all’interno dell’arte veneziana del ‘700, Ca’ Rezzonico ospita la sua prima mostra monografi ca. L’esposi-zione curata da Charles Beddington, Alberto Craievich e Domenico Crivellari riunisce per la prima volta quarantatre dipinti provenienti da collezioni private europee e statunitensi, che ricostruiscono il percorso artistico di Bellotti, documentando con la maggior ampiezza oggi possibile il suo vasto repertorio fi gura-tivo. Faranno inoltre parte dell’esposizione, allestita nelle scenografi che sale al primo pia-no di Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, i pochi dipinti fi rmati dal pittore e l’eccezionale nucleo di diciassette tele con vedute delle principali città europee, alcune delle quali fi rmate sul retro, il cui percorso col-lezionistico è documentato dal XVIII secolo: si tratta dei ‘dipinti pilota’ da cui è iniziata, a partire dal 1952, la riscoperta dell’artista. Il pittore, attraverso uno stile autonomo e personale, elabora le invenzioni di Canaletto ampliando il tradizionale repertorio venezia-no con numerose vedute delle più importanti città d’Europa - oltre ad alcuni capricci archi-tettonici - e rivelando, attraverso le opere oggi a lui attribuite, una personalità più complessa di quanto si potesse sospettare in passato.

venezia

Ca’ Rezzonicouna mostra per riscoprire pietro bellotti

di Cortina, così forti e massicce, ispirarono molto il pittore e gli suggerirono un tratto altrettanto forte e dai volumi defi niti per dare forma alle proprie sensazioni. Anche per Cortelazzo intensa fu l’esigenza di trovare, come scrisse il critico Mazzariol, nella materia la propria possibilità di essere messa in forma.

29Cultura veneta

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Tensioni all’interno del Partito Democratico

Porto Tolle

pag. 17

Potranno avere inizio già entro la

fi ne dell’anno i lavori di riqualifi cazione

del quartiere Norge di Rosolina che

permetteranno ai residenti di potersi

godere al meglio gli spazi all’aperto del

centro della frazione

ROSOLINA, RIQUALIFICAZIONE

DEL QUARTIERE NORGE

pag. 18

Taglio delle Province, Delrio fa partire il countdown

Enti locali

pag. 34

pagg. 4-5 e 6

Casa di cura di Porto Viro, non è più presidio ospedalieroCon l’approvazione delle schede ospedaliere

è stata declassata la struttura

Il coro delle forze politiche bassopolesane

si è alzato unanime e trasversalmente

contro la perdita decretata dalla schede

ospedaliere regionali del presidio ospedalie-

ro della casa di cura Madonna della Salute

di Porto Viro, appellativo che permetteva di

porre il nosocomio in posizione di assoluta

parità rispetto alla sanità pubblica e che nel

rapporto annuale di Agenas (Agenzia Nazio-

nale per i servizi sanitari) ha indicato come

il secondo miglior centro del Veneto nel trat-

tare gli infarti del miocardio. Per discutere

in merito alla questione, la sala consiliare

portovirese è stata recentemente teatro

dell’incontro pubblico “L’ospedale di Porto

Viro mutilato da Venezia: pronto soccorso al

pronto soccorso” promosso dal capogruppo

di Uniti per Porto Viro Thomas Giacon e a

cui hanno partecipato diversi rappresentanti

istituzionali compresi i consiglieri regionali

Cristiano Corazzari e Graziano Azzalin, oltre

all’onorevole Diego Crivellari, tutti accomu-

nati da un unico scopo dopo il declassa-

mento avvenuto con le schede ospedaliere

predisposte dalla Giunta ed approvate dalla

V commissione regionale. Geremia Gennari,

ricordando l’ordine del giorno approvato ad

agosto all’unanimità in consiglio comunale

per il mantenimento del presidio ospedalie-

ro, ha voluto ancora una volta precisare che

“Porto Viro non arretrerà di un millimetro:

se c’è da urlare o da sbarcare a Venezia,

lo faremo.

Assolti i 25 attivisti di Greenpeace

Centrale Enel

pag. 14

La struttura del costo di 500.000 euro

circa è stata fi nanziata con 250.000 euro

provenienti da un contributo regionale e il

rimanente sarà addebitato con ammorta-

mento nel piano Tia/Tares. Tra le novità del

centro, spiccano le modalità di accesso e di

conferimento dei rifi uti

PORTO VIRO. ECOCENTRO

PRONTO PER I CONFERIMENTI

pag. 10

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EDITORIALE

Davanti al “dio palanca” così fan tutti di Nicola Stievano

“Davanti al dio palanca non ci

sono fratelli, amici o parenti”:

è una delle frasi pronunciate

in una delle decine di intercettazioni della

recente inchiesta sulla rete di corruzione

legata agli appalti pubblici. Poche parole

che sintetizzano, ancora una volta se ce ne

fosse il bisogno, qual è il criterio adottato

da funzionari pubblici infedeli e da impren-

ditori complici. Il denaro, ovviamente, che

giustifi ca i favori piccoli e grandi, gli “ag-

giustamenti” di gare e procedure, il ritocco

in corso d’opera, sempre a danno del pub-

blico e, di conseguenza, di ciascuno di noi.

Il denaro, sia “cash”, basta anche qualche

banconota da 50-100 euro di tanto in

tanto, che sottoforma di “regali” come

il viaggio esotico ma anche una mano di

bianco in casa o qualche piccolo lavoretto

“extra”. E’ la corruzione nostrana, di pic-

colo cabotaggio e piccola pezzatura, quella

che alimenta una zona grigia di cui nessuno

conosce i contorni con chiarezza. E’ il primo

passo che poi giustifi ca tutti gli altri, fi no ad

arrivare ai grandi scandali. Il tutto in nome

del “dio palanca”, ovviamente, ma anche

di una distorta concezione di moralità e di

senso civico. Perché dunque scandalizzarsi

se “così fan tutti”?

continua a pag. 3

continua a pag. 10

L’Intervento

Le recentissime modifi che legislative, inserite con decreto legge lo scorso agosto

e convertito in legge il 15 ottobre 2013, hanno recepito

le raccomandazioni europee della Convenzione

del Consiglio d’Europa ed hanno risposto al crescente

allarme sociale determinato dai delitti contro le donne.

Violenza sulle donne, il decreto

legge sullo stalking

*Avvocato penalista ed esperta in diritto della famiglia

di Silvia Giuriato*

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Il Parco forse è stato salvato da una rana

Passante Nord

pag. 6

Dalla crisi non si esce, sindacati preoccupati

Lavoro

pag. 8CARCERE, IL SERT MIGLIORA LE CONDIZIONI SANITARIE

Passa da 110 a 70 km orari il limite della velocità nell’arteria stradale strategica S.S. 434 meglio nota come Transpolesana. La decisione è stata presa dall’Anas. Polemico Corazzari che ha indicato nelle voragini aperte sul manto stradale il vero problema per gli automobilisti che transitano.

pag. 10SULLA S.S. 434 SI VIAGGIA A 70 CHILOMETRI L’ORA

C’è stato un taglio considerevole di risorse, soprattutto di fornitura di certi farmaci, che se vogliono devono procurarsi pagando, quindi alle persone detenute oltre alla libertà viene tolta loro anche la salute. Fondamentale l’intervento prestato dal Sert.

pag. 12

La guida alla nuova mostra del Roverella

Arte

pag. 26-27

pagg. 4-5

Serve un cambio di rotta per il Cen.Ser?In molti credono possibile un rilancio ma non esclusivamente legato alle fi ere Malato grave aveva defi nito il Cen.Ser la presidente della Provincia, qualche anno fa. I costi di gestione molto alti avevano di fatto portato ad uno stato debitorio importante, si parlava di oltre un milione di euro che lo stesso ente aveva cercato di abbattere indicendo un bando di vendita per alcuni dei propri immobili. Va detto, e lo conferma il neodeputato Diego Crivellari, che negli ultimi anni si è compiuto un importante lavoro di risanamento dei con-ti. “Di questo – ha spiegato - va dato atto

agli amministratori”. Infatti per tentare di rientrate dallo stato debitorio lo scorso anno è stato fatto un piano di rientro che prevede-va un accordo con RovigoExpò, una società partecipata, in larga parte, dalla Regione Ve-neto e dalla Camera di commercio di Rovigo, al quale fu affi dato il compito di organizzare eventi (fi ere, convegni, presentazioni, ecc...) prevalentemente, ma non esclusivamente, presso il Centro Servizi di Rovigo. Lo scopo prefi sso era, ed è tuttora, quello di far sì che il Cen.Ser di Rovigo diventasse luogo di riferi-

mento per lo svolgimento di manifestazioni, anche specifi che e settoriali; il fi ne, inoltre, era quello di far conoscere il Polesine e di renderlo soggetto ospitante di eventi rilevanti al livello nazionale e internazionale. L’attività svolta lo scorso anno, tuttavia, non sembrata essere così signifi cativa per il rilancio della struttura dell’ex zuccherifi cio e in molti oggi pensano che una nuova vita della struttura potrebbe essere garantita da un totale cam-bio di rotta.

Periodico d’informazione locale. Anno XX n. 25 - Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 1, NE/PD www.lapiazzaweb.it

di Rovigo

EDITORIALELa crisi dietro la protesta

di Alessandro Abbadir*

Dalle urne del 24 e 25 febbraio scorso emerge una situazione davvero ine-stricabile, o perlomeno diffi cilmente risolvibile. Un caos politico che rischia di portare spediti a nuove consultazioni. Pro-prio quello che non ci voleva in una situa-zione economica del genere, caratterizzata da una recessione a cui dal 2008 non si vede fi ne. Il ciclone o tsunami (come lo defi nisce il suo capo Beppe Grillo) del Movimento 5 Stelle, si è abbattuto sui partiti, anche in Veneto, con una potenza per molti versi davvero inaspettata.

Nella nostra regione però, quello che sorprende più che il boom dei grillini (che è stato un evento generalizzato su tutto il territorio italiano), è il crollo verticale di par-titi che hanno caratterizzato la vita politica delle nostre terre da 20 anni a questa par-te: il Pdl prima Forza Italia e la Lega Nord. Due partiti che fi no a due anni fa ave-vano totalizzato oltre il 60% dei consensi con l’elezione di Luca Zaia a governatore del Veneto. La Lega crolla dal 35% a poco più del 10% di questa ultima tornata elet-torale. Il Pdl dal 2008 perde 10 punti e si assesta sotto il 20%.

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L’Intervento

Come tanti e forse come tutti, sono rimasto senza parole! Lo sbigottimento e anche lo smarrimento di fronte al pronun-ciamento del Papa che dichiara di ritirarsi è stato totale e per molte ore non mi ha permesso alcun commento che non fosse la ripetizione di qualche luogo comune.

Benedetto Papa…

*Parroco Chioggia

di Don Angelo Busetto*

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10 Sì, viaggiare

del Kakum National Park con le sue lunghe passerelle so-spese a 40 metri d’altezza sopra gli alberi. Kumasi è tappa d’obbligo. E’ la città reale, la città della dinastia Ashanti, non più al potere ma ancora molto infl uente. L’attuale sovrano, Asantehen Osei Tutu, è personaggio ancora molto amato dai ghanesi. La fortuna è capitare a Kumasi durante l’Akwasidae Festival. Nel corso della festa il re viene portato in sfi lata su una portantina seguito da un corteo di notabili protetti da gran-di ombrelloni rossi simili a quelli esibiti con sfarzo nei riti copti in Etiopia. E tutt’intorno danze tradizionali accompagnate dai ritmi delle percussioni. A Bonwire c’è un villaggio di tessitori di stoffe kente con telai in legno.

Il viaggio entra nel vivo nella regione di Tamale, il Bron-go Alto, dove la savana comincia a dominare il paesaggio. A Pikworo ci sono i resti del campo in cui venivano concentrati gli schiavi catturati all’interno, una visita che stringe il cuore. Nei pressi di Bolgatanga sorgono dei villaggi di etnia Kokom-ba. I più tradizionali sorgono sulle Tongo Hills, fra spettacolari formazioni rocciose modellate dal vento e impreziosite da piante senza foglie ma dai grandi fi ori rosa. La visita ai santua-ri, dove ancora si svolgono sacrifi ci animali (come del resto all’interno dei villaggi), avviene secondo antichi rituali: anche le donne devono entrarvi senza maglietta e a piedi scalzi. Ogni villaggio ha un re, o un capotribù, che in genere ha più mogli.

Via terra, lungo una strada polverosa, si passa la frontie-ra per il Togo. E il paesaggio cambia di colpo: più verde, più montuoso. Lungo le strade un andirivieni costante di gente.

L’ex colonia tedesca (e poi francese) nella sua parte nord, nei pressi di Kara, propone la sua parte etnografi ca più interes-sante: i villaggi fortifi cati dei Tata Tamberma, oggi tutelati come patrimonio dell’umanità dell’Unesco. Le case fortezza di paglia, fango e legno hanno permesso a queste popolazioni di difendersi da numerose minacce. Gli ingressi sono molto stretti e in molti casi bisogna entrare di spalla.

Il Benin è il paese più povero fra i tre, ma turisticamente non meno interessante. Entrando dal Togo si penetra nella regione dei Somba, nome dato ai Betammaribe, popolo inse-diatosi fra le pietre del massiccio Atacora un migliaio di anni fa. I Somba amano costruire le loro case molto distanziate le une dalle altre. Durante gli attacchi mirati alla cattura degli schiavi queste genti si barricavano nelle loro case fortifi cate. In questi villaggi sopravvivono molti riti tribali, come quello della circoncisione, che si pratica a 25 anni (il giovane deve arrivarci “vergine”).

Imprescindibile nel Benin la visita di Abomey, l’antica capitale dell’impero Dan-Homey (da cui Dahomey, nome ori-ginario del paese dopo l’indipendenza dalla Francia). Del gran-dioso palazzo reale, dopo le distruzioni operate dai francesi nel 1892, rimagono poche vestigia, recentemente restaurate su iniziativa dell’Unesco. La Casa delle perle è un tempio animista fato costruire da re Glele utilizzando anche il sangue di 41 schiavi... nell’esercito del Dan-Homey è leggendaria la presenza di seimila amazzoni armate fi no ai denti. Bella l’atmosfera coloniale che si respira lungo le strade di Abomey

Aver letto Bruce Chatwin nel suo “Vicerè di Ouidah” aiu-ta a capire meglio questa realtà a noi così lontana. Come la visione dell’inquietante fi lm “Cobra verde” di Werner

Herzog. Questo angolo di Africa misteriosa e profonda richiede una sorta di iniziazione culturale per essere colta nella sua es-senza. E’ l’Africa della tratta degli schiavi, vergognosa pratica commerciale continuata fi no al 1885 (quando da Ouidah in Benin salpò l’ultima nave portoghese diretta in Brasile con il suo carico di disperazione umana); l’Africa dei riti vudù, sospe-sa fra credenze animiste e magia.

Un viaggio in Ghana, Togo e Benin, lontano dalle rotte turistiche, introduce a questo mondo ai nostri occhi così sco-nosciuto. Ci fa vedere un’Africa lontana dagli stereotipi dei depliant turistici, un’Africa che nemmeno la devastante piaga del colonialismo sembra aver scalfi to più di tanto.

Il Ghana è il paese più sviluppato dei tre, è il paese che ha dato i natali all’ex segretario dell’Onu Kofi Annan). Quando si chiamava Costa d’Oro (l’attuale repubblica indipendente è nata nel 1957) ed era inglese le sue ricchezze erano i giaci-menti auriferi e il cacao. Dal 2007 vi si è aggiunto anche il petrolio, scoperto lungo la costa. Il Ghana ha molti volti da mostrare. Lasciata la caotica Accra e costeggiato l’Atlantico bor-dato di palme da cocco si raggiungono Winneba, Cape Coast ed Elmina, pittoresche località animate dalla vita del porto peschereccio e dominate dalle possenti fortezze costruite dai Portoghesi quali punto di partenza verso le Americhe dei galeo-ni carichi di schiavi. Quattro anni fa hanno visto il pellegrinaggio anche del presidente americano Obama. Elmina in particolare, con il suo stile coloniale e il suo pullulare di gente intorno alle lunghe barche dei pescatori, suscita sensazioni e atmosfere già care a Chatwin. Lasciata la costa un brivido lo offre la visita

IN COPERTINA LA SFILATA DEL CORTEO REALE DURANTE L’AKWASIDAE FESTIVAL DI KUMASI: IN PRIMO PIANO IL RE (DEPOSTO) ASANTEHEN OSEI TUTU. IN ALTO: IL MERCATO GALLEGGIANTE DI GANVIÉ IN BENIN, LA PREPARAZIONE DEL FUFU E UN VILLAGGIO KOKOMBA IN GHANA. SOTTO: L’ALBA A BOUKOMBÈ IN BENIN, VENDITRICE DI ANANAS IN TOGO, LA FORTEZZA DI ELMINA (GHANA) E MERCATO DEI FETICCI AD ABOMEY IN BENIN. SOTTO: UN VILLAGGIO DI ETNIA BASSAR (GHANA), LA COSTA GHANESE NEI PRESSI DI CAPE CROSS, BARCHE TIPICHE A GANVIÉ (BENIN) LA PIETRA DEI SACRIFICI ANIMALI FRA I BASSAR, DANZA TRADIZIONALE TOGOLESE, PASSERELLA AL KUKUMI NATIONAL PARK IN GHANA E LA PORTA DEL “NON RITORNO” A OUIDAH IN BENIN

VIAGGIO SU ROTTE SCONOSCIUTE AL TURISMO DI MASSACON LO SPIRITO DI VIAGGIATORI D’ALTRI TEMPI(CHATWIN VI AMBIENTÒ IL “VICERÈ DI OUIDAH”)PER RIPERCORRERE LA MEMORIA DEL TURPECOMMERCIO PRATICATO FINO AL 1885 DAI NEGRIERIE PER CONOSCERE DA VICINO CULTURE TRIBALICOME QUELLE DEI KOKOMBA, DEI BASSARDEI TATA TAMBERMA E DEI SOMBACUSTODI DI MISTERIOSE PRATICHE ANIMISTEE INFINE GANVIÉ, GRANDE CITTÀ LACUSTRE SULLE PALAFITTE

Ghana, Togo e Benin memorie di schiavi e riti vudù

L’AVVENTURA

e anche in qualche albergo (in qualche caso ricco di giardini con grandi sculture in legno). Nella zona non è raro imbattersi in qualche rito vudù, durante il quale lo stregone si fa da intermediario con gli spiriti tramite dei feticci (in genere parti di animale essiccate al sole) a fi ni propiziatori della fertilità o di altri auspici.

Ganvié è la Venezia del Benin, città di 35.000 abitanti costruita interamente su palafi tte, dove la vita di tutti i giorni si svolge a bordo di barche e piroghe. Persino i commerci. Questo straordinario insediamento è stato costruito sul lago Nokouè, di fronte a Cotonou (la capitale economica del Benin), per sfuggire ai commercianti di schiavi. Offre scorci estremamente suggestivi. Infi ne Ouidah, dove il simbolo della memoria degli schiavi è rappresentato dalla “Porta del non ritorno”, da cui partivano i dolenti carichi umani per attraver-sare l’oceano. Ouidah è una roccaforte del vudù, rito che da qui fu esportato nei Caraibi dagli schiavi di etnia Ewe. E’ una bella cittadina dall’atmosfera coloniale ricca di musei che rac-contano della tratta degli schiavi. Da vedere anche il Tempio del pitone che conserva i segreti del culto del serpente. Imper-dibile l’emozione di passare parte della notte sulla spiaggia ad ascoltare il ruggito minaccioso dell’Oceano... con l’accortezza di restare lontani dalla portata delle onde, in quanto il rischio di farsi travolgere e risucchiare è reale. Coinvolgenti anche le osservazioni notturne del cielo: la volta celeste, in assenza di inquinamento luminoso, sembra a portata di mano. Pare quasi di toccarla. E quante stelle cadenti...

31Sì, viaggiare

Page 34: Bassapad dic2013 n161

35

ARTICOLI E ARTICOLAZIONI

Lussazione della spalla e intervento chirurgico in artroscopia

Indirizzo email per maggiori informazioni: [email protected].

Quando l’articolazione della spalla - formata dalla testa dell’omero e dal piatto della scapola - è ruotata traumaticamente in avanti, la testa omerale scivola fuori della zona d’appoggio e si verifi ca la lussazione anteriore di spalla (sub lussazione se lo scivolamento è parziale e torna spontaneamente a posto). L’evento si verifi ca più spesso nei giovani al di sotto dei 30 anni, fi sicamente attivi. Quando interessa persone più avanti negli anni si associa in generale ad altre patologie della spalla come fratture o rottura dei tendini. Vi sono anche persone che nascono con spalle “lasse”, soggette a sub lussazioni o lussazioni anche in assenza di traumi. Ma come si verifi ca il trauma? Generalmente con il movimento del braccio all’altezza della spalla o al di sopra di essa, come per lanciare un sasso; in alcuni casi si verifi cano lussazioni quando due persone si aggrappano l’una all’altra per evitare una caduta o quando si cade sulla propria spalla. Quando la spalla si lussa è opportuno riposizionare la testa omerale in sede il più rapidamente possibile: ad ogni

ulteriore lussazione aumenta la probabilità che vengano irrimediabilmente danneggiate le superfi ci ossee o legamentose, con sviluppo di processi artritici a carico dell’articolazione. Il corretto trattamento è rappresentato da un intervento chirurgico che è indispensabile nei giovani sotto i 25 anni (a rischio di recidiva nel 90% dei casi). In persone oltre tale età è opportuno tentare di stabilizzare la spalla con un periodo di riposo seguito da fi sioterapia, mentre una seconda lussazione non lascia alternative. La riparazione chirurgica può essere effettuata nella maggior parte dei casi in artroscopia, inserendo un sottile telescopio con una telecamera che consente di vedere le strutture dell’articolazione dall’interno, per fi ssare nuovamente il legamento all’osso utilizzando fi li di sutura ed eventualmente delle microscopiche ancorette metalliche. Nei casi in cui i legamenti siano staccati dalle loro sedi in maniera grave o siano molto allungati è necessario un intervento di chirurgia aperta, attraverso un’incisione di 5-7 centimetri. I vantaggi dell’intervento per via artroscopica sono: praticamente assenza

di cicatrici, modestissimo dolore, ridottissimi tempi di ricovero, ritorno ad una maggiore ampiezza del movimento dell’arto, minimi rischi d’infezione. In ambedue i casi il trattamento post operatorio prevede l’immobilizzazione della spalla per 3 settimane mentre vengono iniziati subito esercizi per la mobilizzazione di mano, polso e gomito. In seguito subentrano esercizi di mobilizzazione passiva e dopo 4-5 settimane esercizi in piscina. La mobilizzazione attiva inizia intorno alla 6a settimana con esercizi di tonifi cazione muscolare. Al 3° mese sono possibili esercizi con pesi liberi o macchine da palestra e, per gli atleti, esercizi complessi come il lancio. Al 4° mese possono essere effettuate tutte le attività desiderate. In sintesi, la ridotta incidenza del rischio chirurgico - soprattutto in artroscopia – giustifi ca ampiamente l’intervento verso una condizione notevolmente invalidante, che spesso porta ad artriti deformanti e al rischio di compromissione permanente dei nervi responsabili della sensibilità e del funzionamento della mano.

A cura di Dr. Marco Capuzzo. Specialista in Ortopedia

Articolo redatto dal Dr. Marco Capuzzo. Specialista in Ortopedia, ha frequentato presso l’Istituto Humanitas di Milano l’Unità Ortopedica di Chirurgia Mini-invasiva diretta dal Prof. Castagna, specializzandosi in artroscopia della spalla e del ginocchio.Ha ulteriormente affi nato le competenze in ambito artroscopico in Australia presso il North Orthopedic and Sport Medicine Centre di Sydney e la Clinica Sportsmed di Adelaide.

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UN PRIMO PIATTO IN SONO ORIGINALMENTE ACCOSTATI IL PESTO DI BASILICO ED I FUNGHI.SEMPLICISSIMA LA PREPARAZIONE DI QUESTO CONDIMENTO: CREMOSO PESTO, SAPORITI CHIODINI E GUSTOSE CASTAGNE, IL TUTTO RINFRESCATO CON LA SALVIA, PER CREARE UN MORBIDO E CURIOSO GIOCO DI SAPORI E CONSISTENZE.INGREDIENTI, CHE SOLITAMENTE NON SI TROVANO ABBINATI, SI RIVELANO UNA PIACEVOLISSIMA SCOPERTA PER UN PIATTO ANCHE ESTREMAMENTE VELOCE DA PREPARARE.

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LA RICETTA

FLAN DI RASPADURA CON PORCINI CRUDI AL BALSAMICO E PORRI FRITTI

INGREDIENTI: 50 GR. DI BURRO, 20 GR. DI FARINA 00, 125 GR. DI LATTE, 2 UOVA, 75 GR. DI RASPADURA (FORMAGGIO GRANA CON SOLI 3 MESI DI STAGIONATURA TAGLIATO IN FOGLI SOTTILISSIMI GRAZIE AD UN’APPOSITA LAMA), 4 PORCINI FRESCHI MEDIO-PICCOLI, 4 CUCCHIAI DA ZUPPA DI OLIO EXTRAVERGINE, 2 CUCCHIAI DA CAFFÈ DI ACETO BALSAMICO TRADIZIONALE DI MODENA, LA PARTE BIANCA DI 1 PORRO.ESECUZIONE IN UN TEGAME IN ALLUMINIO ANTIADERENTE, FONDERE IL BURRO E UNIRE LA FARINA, FRUSTARE PER AMALGAMARE E AGGIUNGERE IL LATTE; SALARE E CUOCERE A FUOCO DOLCE SEMPRE FRUSTANDO FINCHÈ NON COMINCERÀ A BOLLIRE, SPEGNERE IL FUOCO ED UNIRE LA RASPADURA. MESCOLARE FINO A COMPLETO SCIOGLIMENTO ED AGGIUNGERE I DUE ROSSI D’UOVO, TENENDO DA PARTE I BIANCHI. INTANTO TAGLIARE IL PORRO IN DUE TRONCHETTI DI CIRCA 8 CM., DIVIDERLI E POI TAGLIARLI ALLA JULIENNE FINISSIMA PER IL LUNGO. METTERLI A BAGNO IN ACQUA FREDDA. PRENDERE I DUE BIANCHI D’UOVO E PORLI IN UNA CIOTOLA DI ACCIAIO, QUINDI APPOGGIARLI IN UN BAGNOMARIA TIEPIDO E ROMPERLI CON L’AIUTO DI UNA FORCHETTA; VERSARLI NEL COMPOSTO PREPARATO IN PRECEDENZA, SISTEMARLO DI SALE E DIVIDERLO IN 4 CIOTOLOINE DI ALLUMINIO IMBURRATE; CONSERVARLI IN FRIGORIFERO. SCOLARE I PORRI E FARLI ASCIUGARE IN UN COLINO PER POCHI MIN., DEVONO RESTARE UMIDI MA PERDERE L’ECCESSO DI ACQUA, INFARINARLI E FRIGGERLI IN OLIO NON TROPPO CALDO AFFINCHÈ SECCHINO SENZA COLORARE. ACCENDERE IL FORNO A 210° E POSIZIONARVI UNA PLACCA PIENA DI ACQUA PER FARE BAGNOMARIA, QUANDO SARÀ IN TEMPERATURA METTERVI A CUOCERE I FLAN PER 12 MIN.;INTANTO MONDARE E SPAZZOLARE PER BENE I PORCINI E TAGLIARLI A FETTE IL PIÙ SOTTILE POSSIBILE, DISTRIBUIRLE U 4 PIATTI PIANI E FREDDI, SALARE, PEPARE E CONDIRE CON OLIO E ACETO BALSAMICO PRECEDENTEMENTE MESCOLATI. QUANDO I FLAN SARANNO PRONTI (DEVONO ESSERE ANCORA UN PÒ CRUDI NEL LORO INTERNO) GIRARLI AL CENTRO DEI PIATTI E METTEVI SOPRA UN CIUFFO DI PORRI FRITTI.

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commercializza in loco gli stessi prodotti (etichette ed accessori), oggi conta 35 dipendenti con una quota di penetrazione pari all’80% del consumo totale cileno di eti-chette per l’abbigliamento. Fino al 2006, vale a dire prima della crisi che ha attanagliato l’edilizia, Pao-lo Pinato si è distinto anche come costruttore edile in special modo nel saper investire nell’edifi cazione di capannoni industriali, tant’è che l’ampliamento della Zona Indu-striale ovest del piovese (in totale 60 mila mq coperti) è stata opera sua. “Ora però mi sono fermato – ci ha dichiarato - l’edilizia, sia quella industriale che abitativa, qui da noi non tira più e così mi sono orientato verso i Caraibi a S.Domingo dove il turismo mondiale richiede sempre più alloggi come riportato anche dal sole 24 ore del 21 novembre di quest’anno; là fi nora ho costruito 3 residence per una settantina di ap-partamenti totali e altri 30 sono in costruzione, oltre a 4 ville signorili. Brevettato pilota di aereo VFR, sin da giovane Paolo Pinato ha amato la velocità e le auto sportive. La sua passione lo ha portato a gareggiare nel Ferrari challenger e nel campio-nato europeo GT. “Ora però non corro più, ma non ho abbandonato del tutto le quattro ruote, mi piace con i miei due fi gli fare qualche giro in Kart a Jesolo. La sua fi losofi a di vita, comunque, è improntata alla ricerca del benessere fi sico. Non manca mai, nella pausa pranzo, di frequentare la palestra che rimane vicino alla sua azienda: “Sono con-vinto che sia importante mantenersi in forma e non esagerare col cibo”. A 47 anni, insomma, Paolo Pinato si può considerare un imprenditore che sa come e dove investire le ri-sorse e tracciare per la sua azienda un percorso sempre più votato alla crescita.

Protagonisti a NordestProtagonisti a Nordest

Grazie all’intuizione e capacità imprenditoriale del presidente Paolo Pinato esporta in Europa e in centro e sud America fatturando oltre 10 milioni di euro

Il suo uffi cio è a dir poco accoglien-te, così come l’intero edifi cio della PANAMA TRIMMINGS in via Meuc-ci al civico 24 di Piove di Sacco, da pochi anni ristrutturato secondo le direttive del presidente e ammini-stratore delegato Paolo Pinato. Vetro, acciaio e legno dominano in una miscellanea piacevole e armo-niosa che ti offre un colpo d’occhio luminoso. Nata a Vigorovea come ditta individuale nel lontano 1971, grazie all’intuito del padre Giulia-no (prematuramente scomparso nell’89) successivamente ha preso in mano la conduzione dell’azien-da Paolo Pinato 47 anni sposato con due fi gli. L’acume commerciale di Paolo ha fatto sì che la PANA-MA TRIMMINGS crescesse sempre

più fi no ad arrivare agli attuali 10 milioni di fatturato. L’azienda si è specializzata su due fi loni: quello che commercializza accessori per il settore dell’abbigliamento, e quello della produzione di etichette di pel-le e similpelle utilizzate dalle grandi marche e fi rme dell’abbigliamento mondiale.Il 70% del lavoro della PANAMA TRIMMINGS si rivolge all’estero e più precisamente nel nord e centro Europa oltre che al centro america. La PANAMA TRIMMINGS attual-mente annovera una cinquantina di dipendenti, ma con quelli impiegati nell’indotto il numero oltrepassa il centinaio. Nel 2001 a Santiago del Cile per volontà di Paolo nasce Biesse Cile azienda che produce e

Commercializza e produce etichette per l’abbigliamento con oltre un centinaio di dipendenti

La Panama Trimmings azienda del piovese votata all’eccellenza

Paolo Pinato

L’intervista

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Paolo Pinato si è distinto anche nell’edilizia abitativa ed industriale. Quasi tutto suo l’investimento sulla Zona industriale Ovest di Piove di Sacco

Grande amante della velocità, Paolo Pinato ha acquisito il brevetto di pilota di aereo VFR ed ha gareggiato nel Ferrari challenger e nel campionato europeo GT

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BILANCIADAL 2 3/09AL 22/10FASCINO ALTI E BASSI IN

ARRIVO IN CAMPO SENTI-MENTALE. SARETE CONTRADDIT-

TORI: ORA PASSIONALI E GRINTOSI ORA INCERTI · SALUTE NON STRAPAZZATEVI TROPPO ANCHE SE VI SENTITE IN FORMA. UNA SANA ALIMENTAZIONE VI AIUTERÀ A STAR BENE

SCORPIONEDAL 23/10AL 22/11FASCINO LA

MORBIDEZZA UNITA AD UNA BELLA DOSE

DI SENSUALITÀ VI AIUTERANNO A CON-QUISTARE CHIUNQUE. SIATE LEGGERI · SALUTE L’OTTIMA FORMA AIUTA AD AVERE CORAGGIO: CAMBIATE LOOK O TAGLIO DI CAPELLI. PERFETTI I TRATTA-MENTI ESTETICI

SAGITTARIODAL 23/11AL 21/12

FASCINO VOGLIA DI SE-DURRE E GIOCARE CON GLI SGUARDI CHE VI GARANTI-

RANNO IL SUCCESSO NEGLI AFFARI DI CUORE SALUTE SE DOVRETE RIPRENDERVI DA UN PROBLEMA SAPPIATE CHE LA CONVALESCENZA SARÀ BREVE. OTTIMO QUADRO ASTRALE

CAPRICORNODAL 22/12

AL 20/01FASCINO I CON-TRASTI TACIUTI NEL

CUORE DI CHI AMATE METTONO RADICI: CORRETE AI RIPARI E CONCEDETEVI UN CHIARIMENTO · SALUTE NON SCEGLIETE IL CIBO COME MEZZO CONSOLATORIO. DOVETE AVERE UNA BUONA SCORTA DI PAZIENZA. EVI-TARE GLI ECCESSI

ACQUARIODAL 21/01AL 19/02FASCINO SARETE APPAS-SIONATI E AUDACI, PRONTI A

SPAZZARE VIA ANTICHI RESI-DUI DEL PASSATO. IN AR-RIVO NOVITÀ IMPORTANTI · SALUTE I PIANETI INCOR-

AGGIANO LO SPORT E LA MUSCOLATURA PER SMALTIRE PESO E DELINEARE LA SILU-ETTE UN PO’ APPESANTITA

PESCI DAL 20/02 AL 20/03FASCINO LE BRACCIA DI CUPIDO SONO AP-

ERTE E TI ASPETTANO. OCCORRE, PERÒ, CHE TU ABBIA FIDUCIA E TI LASCI AN-DARE · SALUTE AMMINISTRATE BENE LE VOSTRE FORZE PERCHÉ ARRIVATE UN PO’ STANCHI E ALL’ORIZZONTE NON C’È UNA RIPRESA COMPLETA

ARIETEDAL 21/03

AL 20/04FASCINO QUALCHE CONTRADDIZIONE FA-

MILIARE POTREBBE RENDERVI LA VITA DIFFICILE. SIATE PAZIENTI CON CHI AM-ATE · SALUTE SARETE MOLTO NERVOSI, IRRITABILI, SCONTENTI. SI FARANNO SENTIRE I CLASSICI ACCIACCHI DI STAG-IONE

TORO DAL 21/04

AL 20/05FASCINO SIETE

P E R - SONE DIVERSE: I PROB-LEMI CHE AVETE AFFRONTATO IN PASSATO VI HANNO RESO PIÙ FORTI · SALUTE LA FORMA FISICA SARÀ SOGGETTA A QUAL-CHE CALO IMPROVVISO, MA IL BILANCIO SARÀ POSITIVO

GEMELLIDAL 21/05AL 21/06FASCINO RICHIESTE IRRITANTI IN FAMIGLIA,

BATT I- BECCHI CON GLI AMICI, EQUIVOCI E AMBIGUITÀ: TOLLERANZA · SALUTE RAFFREDDORI E CLASSICI MALANNI DI STAGIONE STANNO IN AG-GUATO: ATTENTI AI COLPI DI FREDDO ALLE VIE RESPIRATORIE

CANCRODAL 22/06AL 22/07

FASCINO MOLTE LE CONTRADDIZIONI CHE AGITANO

I RAPPORTI PERSONALI. SIATE CAUTI E NON PRETENDETE DI IM-

PORRE IL VOSTRO PARERE · SALUTE LE DIFESE IMMUNITARIE BASSE VI FANNO SENTIRE FIACCHI E SVOGLIATI. DOVETE SFORZARVI DI ESSERE PIÙ ATTIVI

LEONEDAL 23/07AL 23/08

FASCINO TANTA VOGLIA DI VIAGGIARE, DIVER-TIRSI E CONOSCERE GENTE NUOVA. FINAL-MENTE SI ESCE DAL LETARGO CRONICO ·

SALUTE SE SIETE SPORTIVI QUESTO È IL MOMENTO DI RAGGIUNGERE TRAGUARDI IMPORTANTI. SE NON LO SIETE INIZIATE ORA

VERGINEDAL 24/08

AL 22/09FASCINO L’AMORE VI GRATIFICHERÀ MOLTO E VI FARÀ PROVARE SENSAZIONI

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