NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

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RIVISTA DI INFORMAZIONE E APPROFONDIMENTI DI MERCATO Anno 3 - Febbraio 2013 – Supplemento a www.newsimpresa.it - Diffusione Gratuita

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La testata di NewSImpresa dedicata alle PMI, con approfondimenti nel settore Automazione Industriale, Meccatronica, Elettronica, Elettrotecnica, Energia, PLM, Infrastruttura ICT.

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RIVISTA DI INFORMAZIONE E APPROFONDIMENTI DI MERCATO

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... ... ...la storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripetela storia si ripete• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C• PLM le 5C

• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica

• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione

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EDITOREPentaconsulting SrlPiazza Caiazzo, 2 20124 MilanoTel. 02 92958990 - fax 02 700595960

REDAZIONEDirettore ResponsabileMassimo [email protected]

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Segreteria di redazioneArianna [email protected]

Art DirectorIvan [email protected]

StampaC&M print s.a.s.Via Sardegna, 13 - 20060 Vignate (MI)

Autorizzazione del Tribunale di Milano n.493 del 7/10/2009

SOMMARIO Anno 3 - Febbraio 2013 – Supplemento a www.newsimpresa.it - Diffusione Gratuita

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EdiTToriale

ICT PLMPLM le 5C: Cultura, Competenza, Conoscenza, Collaborazione e Comunicazione

Teamcenter 9, architettura a supporto della collaborazione aziendale

INTERVISTESolidWorks la stella più luminosa della galassia Dassault Systèmes

NC: Dal nastro perforato al controllo digitale

Anche le soluzioni PLM diventano open source o quasi…quale futuro?

EventImpresa AIdAM: la comprensione del presente per muoversi verso il futuro

AUTOMAZIONEAutomazione nella produzione meccanica

CASI DI SUCCESSOGli switch Ethernet dedicati ad una linea produttiva automobilistica

EVENTI Roadshow Rockwell: Automation Midrange, interagire per competere

ELETTRONICAMotori Elettrici, azionamenti, guide lineari e sistemi di motion control: i ʻmuscoli dellʼautomazioneʼ

FOCUSLinear: Sensori intelligenti che si alimentano da soli

BRAND COMMUNITY INFOLETTERInfoletter Brand Riello Nr. 2

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NewS mpresa

Di Caterina Rizzi e Massimo Fucci

PLM le 5C: Cultura, Competenza, Conoscenza, Collaborazione e Comunicazione

ICT - PLM PLM le 5 C

Il processo di sviluppo efficace dei prodotti necessita alla base di 2 elementi: strumenti per la progettazione e la simulazione interdisciplinari ed integrati nei diversi domini (meccanico, elettrico, automazione-elet-tronico e software), ma anche di strumenti per la gestione dei dati di prodotto, del processo stesso, della conoscenza aziendale, della collaborazione con entità interne ed esterne, nonché di controllo dei costi e dei tempi. La ricetta per competere dal lato dei prodotti è oramai consolidata … metodologie, soluzioni ed applicazioni sono disponibili a costi compatibili anche con i budget delle PMI… ma necessitano di un altro passo in avanti, quello della cultura aziendale.

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NewS mpresa

PLM le 5C: Cultura, Competenza, Conoscenza, Collaborazione e Comunicazione

ICT - PLM PLM le 5 C

In un mercato caratterizzato da un’influenza globale dei

fatti e da una sorta di pressione verso le aziende manifat-

turiere operative nel vecchio mondo (o mondo consoli-

dato) come quello Europeo, le aziende che intendono

continuare ad operare non hanno che una possibilità : il

cambiamento.

Un’opportunità che può essere perseguita da tutte le

aziende indipendentemente dalla loro dimensione e set-

tore operativo, poiché tecnologie, metodi, applicazioni, prodotti

per rendere un’azienda orientata e capace di cambiare sono

oramai disponibili ed in un certo qual modo consolidati.

Ma come nel caso dei successi nella formula uno, un buon

motore non basta e nemmeno una buona auto, che volendo si

può acquistare: il possesso non ne garantisce un uso di succes-

so. Vanno costruiti team, metodi e mentalità operative in grado

di comprendere ed, in alcuni casi, anticipare le tematiche da

affrontare, poiché le dinamiche, l’entità dei problemi, la capa-

cità reale di reazione non sono noti a priori. Perciò è necessaria

un’architettura integrata in grado di autoadattarsi alle condizioni

al contorno.

Tutto ciò si può realizzare non certo con la classica bacchetta

magica, ma operando e lavorando duramente sui diversi fattori

che ne inficiano il risultato finale.

Per le aziende manifatturiere il discorso è simile, il focus deve

tornare sul prodotto e su tutto ciò che consente all’azienda di

individuare un campione target di potenziali clienti, di catturare

le loro esigenze, di tradurle in prodotti e servizi e, non ultimo, di

assisterli adeguatamente lungo il ciclo di utilizzo.

In tutto ciò è necessario sviluppare un’infrastruttura IT in grado di

poter supportare modello di business, organizzazione, processi

e loro variazioni nel tempo, in maniera tale da garantire l’elimi-

nazione dei costi nascosti, un time to market adeguato ed un

prezzo di vendita adeguato al valore percepito dal mercato.

Da diversi anni, in quest’ottica, sono nate e si sono sviluppate

e consolidate le soluzioni PLM (Product lifecycle management)

con l’intento di fornire efficacia ed efficienza a tutto il ciclo di

vita dei prodotti dalla loro ideazione (target, esigenze, funziona-

lità) alla progettazione, produzione, messa in esercizio e smalti-

mento.

Agli inizi si pensava potesse essere un tema da affrontare a livello

tecnico (abbiamo bisogno di un buon motore), ma nel tem-

po si è visto che i risultati si ottengono andando ad operare su

organizzazione, processi, collaborazione…ed il tema tecnologico

vista la bontà medio alta dell’offerta oggi disponibile è solo quel-

lo che una volta si definiva: un infinitesimo di ordine superiore.

Infatti, la motivazione principale che dovrebbe muovere le

aziende, ed in particolare il loro management, è quella di con-

solidare la propria struttura organizzativa, soprattutto la funzione

che si occupa dello sviluppo prodotto, per quanto riguarda la

gestione dei processi e dei dati di prodotto.

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ICT - PLM PLM le 5 C

Non si tratta, però, solo di acquisire lo strumento giusto e impa-

rare ad utilizzarlo, ma di capire come migliorare tutti i processi

aziendali che interagiscono con i dati di prodotto disseminati

all’interno dei vari reparti aziendali ed in diversi formati. Da que-

sta considerazione consegue che implementare una soluzione

PLM signifi ca porsi non solo problematiche tecniche (quali e

quanti strumenti acquisire e utilizzare), ma soprattutto organizza-

tive e strategiche.

E’ necessario mappare i processi interni e mettere in atto una

serie di attività di analisi e revisione degli stessi. E’ importante

conoscere a fondo i propri processi aziendali, in particolare

quello di sviluppo prodotto, altrimenti si rischia di sfruttare poco le

potenzialità della soluzione proposta e quindi calare una nuova

tecnologia in un ambiente non adeguato, mantenendo colli di

bottiglia che la tecnologia permetterebbe invece di superare.

Implementare una soluzione PLM richiede, quindi, un’analisi

attenta e una re-ingegnerizzazione dei processi per identifi care

da un lato le aree critiche da potenziare e dall’altro le tipologie

di dati, come e quando vengono generati, la loro organizzazio-

ne, i fl ussi di informazioni, le sequenze di attività, ecc. Tutto ciò

permette anche di defi nire in modo chiaro gli obiettivi, i vincoli

ed i risultati attesi e monitorare l’implementazione della soluzione

che verrà adottata.

Oltre ad avere una visione globale dei processi sono però neces-

sari altri requisiti quali un adeguato coinvolgimento del perso-

nale con responsabilità e funzioni di diverso livello, capacità di

valorizzazione dell’informazione al fi ne di poterla interpretare,

utilizzare e comunicare, immissione sistematica delle informazioni

all’interno di una classifi cazione stabilita a priori e condivisa e

responsabilità dell’informazione diffusa e radicata all’interno del

tessuto aziendale.

E’ importante sottolineare che l’adozione di un sistema PLM non

dipende dalla dimensione dell’impresa; anche una piccola im-

presa che realizza componenti da assemblare deve necessaria-

mente confrontarsi e condividere dati con altri soggetti che ap-

partengono al network che realizzerà il prodotto. Infatti, i vendor

presenti sul mercato propongono soluzioni PLM pensate apposi-

tamente per le Pmi, caratterizzate da diversi livelli di integrazione

ed interoperabilità. Ovviamente è necessaria una personalizza-

zione per soddisfare le esigenze della specifi ca azienda.

L’utilizzo della tecnologia PLM porta ad una serie di benefi ci, di

natura sia tecnica sia organizzativa, direttamente riscontrabili

dall’intero organico aziendale. Prima di tutto la salvaguardia

dell’asset intellettuale dell’azienda attraverso una regolamenta-

zione all’accesso ed alla creazione dei dati di prodotto garan-

tendo così una consistenza ed una visione organica degli stessi

ed offrendo agli utenti la sicurezza di ottenere l’informazione il

più possibile aggiornata rispetto alle eventuali modifi che appor-

tate e quindi anche un miglioramento della qualità dei prodotti

stessi. Altro benefi cio riguarda l’aumento della produttività

durante la fase di progettazione. Infatti, i tempi sprecati da un

progettista durante la ricerca delle informazioni viene drastica-

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NewS mpresa

ICT - PLM PLM le 5 C

mente ridotto così come permette facilmente di identifi care,

modifi care e quindi riutilizzare le informazioni già presenti all’inter-

no del sistema ed eliminare la sindrome “della ruota inventata”.

Un terzo benefi cio riguarda il supporto per favorire la fl essibilità

aziendale e la “velocità dell’innovazione” e reagire in tempi

rapidi ai cambiamenti del mercato, delle tecnologie e della

concorrenza. Infatti, problemi cruciali dello sviluppo prodotto

riguardano la padronanza e controllo del processo e dei suoi

cambiamenti, la formalizzazione ed uso della conoscenza

disponibile in azienda e tempismo nel cogliere i cambiamenti

tecnologici e ambientali in termini di sviluppo.

Una soluzione PLM fornisce un supporto ad un’impresa per

affrontare tali problemi, gestire ed innovare in modo effi cace ed

effi ciente i suoi prodotti e relativi servizi. Quest’ultimo aspetto è

di fondamentale importanza in un contesto come quello attuale

dove la capacità di innovare è uno dei driver principali.

Situazioni in cui si voglia far sembrare confl ittuale la soluzione PLM

con quella ERP oramai non sono altro che strumentali e, spesso,

racchiudono la salvaguardia di posizioni aziendali consolida-

te che non hanno ancora compreso come il loro potere può

addirittura aumentare se si facilità l’integrazione trai due mondi

che possono tranquillamente e sinergicamente convivere, basta

far fare a ciascuno ciò che nativamente è a loro più consono e

defi nire la corretta linea di demarcazione, che varia da azien-

da ad azienda, in funzione di architetture, implementazioni ed

altri fattori ambientali, in cui far avvenire l’interscambio dei dati

prodotti.

Per concludere, disporre di un buon prodotto o di una buona

idea non sono più suffi cienti se non sono supportati da proces-

si, metodologie ed infrastrutture in grado di garantire qualità,

ridotti tempi di realizzazione ed i margini adeguati. Bisogna

però avere il coraggio di investire nell’innovazione, integrazione

ed introdurre al proprio interno metodi e strumenti, oltre al PLM,

che supportino tale attività quale, ad esempio, la metodologia

TRIZ per l’innovazione sistematica nonché migliorare l’effi cacia

della comunicazione e del coinvolgimento delle diverse fi gure

professionali all’interno ed all’esterno dell’azienda. Una conditio

sine qua non per continuare a competere con successo. Il mon-

do cambia, cambiano le condizioni al contorno per sviluppare

business e quindi devono cambiare ad una velocità adegua-

ta modelli, organizzazioni e processi. Perché ciò avvenga in

maniera fl uida deve realizzarsi un ecosistema fl essibile fatto di

Cultura aziendale, Conoscenza dei metodi, Competenza delle

tecnologie e delle applicazioni, Collaborazione ed integrazione

tra processi, organizzazione e dati, e non ultimo, Comunicazione

effi cace lungo tutta l’azienda estesa. Le 5C a supporto delle

aziende che vogliono continuare a competere con successo.

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NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Lo sviluppo di un mercato globale sempre più

dinamico ha accresciuto la complessità ope-

rativa per le aziende manifatturiere di qualsiasi

settore industriale. Le condizioni di mercato

possono variare improvvisamente. I clienti sono

sempre più esigenti e differenziati. Le

normative cambiano e aumentano

costantemente di numero. La

concorrenza può mutare inaspettatamente

attraverso fusioni, nuovi modelli di busi-

ness e innovazioni.

Queste condizioni rendono più difficile

bilanciare la necessità di soddisfare

mercati sempre più esigenti, con

l’aumento dei ricavi, mantenen-

do, allo stesso tempo, i costi sotto

controllo.

“Per affrontare con successo uno

scenario così complesso,– afferma

Gian Luca Sacco, Direttore Marketing

Sud Europa di Siemens Industry Softwa-

re – vengono realizzati ambienti nei quali

informazioni precise sono accessibili e disponi-

bili a tutti coloro che ne hanno bisogno, quando

servono, con modalità che consentono di prendere

decisioni efficaci il più rapidamente possibile”.

Un’efficace gestione del ciclo di vita del prodotto è alla base

della capacità di innovare processi e prodotti su scala mondia-

le. Grazie all’implementazione di un ambiente gestito, l’impresa

estesa può apportare innovazioni in qualsiasi fase del ciclo di

vita del prodotto e lungo tutta la catena del valore. Il risultato è

una migliore capacità, da parte delle aziende, di soddisfare le

tre principali esigenze di business: aumentare il rendimento delle

innovazioni di prodotto e di processo, ridurre il time-to-market e

ottimizzare le risorse per aumentarne l’efficienza, gestire effica-

cemente la dinamicità del business ottemperando alle normati-

ve e minimizzando i costi relativi.

“La nostra soluzione PLM – continua Sacco - è composta essen-

zialmente da tre portafogli di soluzioni: NX, Teamcenter e Tecno-

matix e rappresenta uno dei portafogli più vasti oggi disponibili

sul mercato dal punto di vista funzionale, organizzativo

e di processo. Oltre ad avere uno dei suoi mag-

giori punti di forza nell’integrazione tra tutti i

componenti, che possono operare come

un unico ambiente, è anche uno dei

portafogli di soluzioni più aperto, oggi

disponibile sul mercato, grazie all’ar-

chitettura SOA che ne costituisce

una delle fondamenta, ai meccani-

smi di interoperabilità con l’esterno

di PLM/XML, al formato di visualiz-

zazione dei dati tridimensionali JT,

che è standard ISO, al supporto

di tutti i sistemi operativi più diffusi

(Linux incluso) e una vasta gamma di

RDBMS utilizzabili.

Un portafoglio estremamente vasto in gra-

do di coprire le diverse esigenze dei differenti

dipartimenti/settori aziendali basato su architettu-

re aperte e flessibili in grado di seguire le dinamiche del

cambiamento che caratterizza e continuerà a caratterizzare la

vita delle aziende.

“Infine – conclude Sacco - la tecnologia software è solo una

delle componenti di una strategia PLM, che per garantire il ritor-

no dell’investimento e il raggiungimento degli obiettivi preposti,

non può prescindere dalla collaborazione con un partner solido

e fidato e che, grazie a un’esperienza pluriennale, è in grado

di comprendere al meglio le necessità di un’organizzazione e

tradurle nella soluzione migliore per le esigenze della singola

azienda”.

Portfolio a 360°, flessibilità e solidità aziendale

ICT - PLM PLM le 5 C

Frutto di molti anni di attività il portfolio di offerta di Siemens PLM Software consente di rispondere a tutto tondo alle esigenze delle aziende in ambito PLM. Caratteristiche peculiari, oltre all’ampio raggio d’impiego, sono l’integrazione tra i diversi moduli e la predisposizione intrinseca ad adattarsi velocemente alle dinami-che del cambiamento.

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NewS mpresa

La nuova versione di Teamcenter 9, il più diffuso PDM/PLM al mondo, aiuta le aziende a prendere decisioni più effi-caci e, quindi, realizzare prodotti migliori. La nuova relea-se punta su ingegneria dei sistemi, gestione dei contenuti, gestione del ciclo di vita dei servizi e gestione degli utenti in base alle fasi del processo. Una cinghia di trasmissione in grado di garantire la messa in atto di un ambiente col-laborativo efficace che opera trasversalmente ai processi che interessano l’intera azienda estesa.

Siemens PLM Software, business unit di Siemens Industry Automation Division, rende disponibile una nuova ver-sione del software Teamcenter il sistema PLM più diffuso al mondo. Teamcenter 9 offre nuove soluzioni e migliorie all’intera gamma di prodotti, a supporto della visione HD-PLM di Siemens PLM Software, concepita per aiutare le aziende a prendere le decisioni giuste per continuare a competere con successo. Teamcenter 9 continua a crescere sull’architettura unificata, con un approccio più integrato alla connessione delle informazioni generate dai gruppi di lavoro in tutta l’azienda estesa, garantendo agli utenti un’esperienza più personalizzata e produttiva.Ingegneria dei sistemi A differenza delle tradizionali soluzioni per ingegneria dei sistemi che utilizzano strumenti separati per la modella-zione dei sistemi, la documentazione delle interfacce e la documentazione dei requisiti, Teamcenter propone un approccio allo sviluppo del prodotto guidato dai sistemi e gestito dall’interno dell’ambiente stesso di Teamcenter. In questo modo, si ha una vista comune del sistema a monte e a valle della catena del valore, favorendo l’eliminazione dei problemi di integrazione dovuti alla mancanza di cor-relazione fra i requisiti e l’implementazione fisica. Team-center 9 accelera il processo di sviluppo dei prodotti con informazioni integrate in maniera intelligente e garantisce che tutti i reparti e le discipline utilizzino dati di prodotto sincronizzati, in funzione delle loro attività e dei permessi di interazione con il ‘sistema informativo tecnico’ dell’azien-da, secondo i più avanzati criteri di congruità e sicurezza. Inoltre, migliorate le integrazioni con l’ambiente software di Microsoft (Outlook ,Word ,Excel ,Visio), l’ambiente MAT-LAB e l Simulink. Gestione dei contenuti

L’integrazione avanza-ta della gestione dei contenuti in Team-center 9 permette di creare la documen-tazione di prodotto parallelamente al processo di progetta-zione. Inoltre, poiché i prodotti moderni hanno spesso diverse

opzioni e varianti, la gestione dei contenuti di Teamcenter supporta documentazione basata sulle configurazioni che riutilizzano parti comuni di testo, grafica e metadati. L’inte-grazione ancora più stretta con l’applicativo Rapid Author di Cortona3D consente la creazione di documenti in cui le illustrazioni restano legate dinamicamente ai dati di progetto corrispondenti. La nuova release supporta anche la versione più aggiornata dello standard S1000D, utilizzato per la documentazione nell’industria aerospaziale e nella pubblica amministrazione, e dell’architettura DITA (Darwin Information Typing Architecture).Gestione del ciclo di vita del servizio di manutenzioneSiemens PLM Software amplia la propria visione della gestione del ciclo di vita del servizio con un nuovo mo-dulo di programmazione ed esecuzione degli interventi di assistenza. Teamcenter 9 integra le soluzioni per la programmazione e l’esecuzione dei servizi, consentendo alle aziende di controllare più efficacemente i costi attra-verso una definizione e una programmazione efficiente atta a ottimizzare le risorse delle organizzazioni di servizi e migliorare la produttività nei servizi. Teamcenter traccia e registra l’esecuzione delle attività di servizio di manuten-zione, mantenendo una storia precisa delle risorse e degli interventi di servizio. Il personale di servizio può anche uti-lizzare le funzionalità di feedback per fornire informazioni utili agli ingegneri, contribuendo a migliorare le prestazioni e l’affidabilità dei prodotti.Gestione degli utenti in base alle fasi di processo Lo sviluppo di prodotto richiede il coinvolgimento di diversi utenti, che sempre più spesso operano in differenti aree geografiche, hanno diverse esigenze, operano in diffe-renti discipline, ma devono accedere ai dati PLM corretti in base alla mansione da svolgere. Con Teamcenter 9 è più facile personalizzare l’interazione con i dati di ciascun utente, mediante la definizione di fogli di stile che snelli-scono i processi indipendentemente dal fatto che venga utilizzato il client tradizionale di Teamcenter (applicazione) o il thin client (Web). Ora il layout può essere facilmente personalizzato in modo che sia molto più facile per gli utenti accedere a informazioni relative ad attività specifi-che, operazioni e comportamenti, assicurando un’espe-rienza di lavoro più immediata e produttiva.

Portfolio a 360°, flessibilità e solidità aziendale

ICT - PLM PLM le 5 C

TEAMCENTER 9, architettura a supporto della collaborazione aziendale

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NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Autodesk PLM 360 è una piattafor-

ma innovativa, sviluppata sulla

base dell’esperienza matura-

ta nell’ambito delle soluzioni

rivolte al ciclo di sviluppo

prodotto - dichiara Emanuel

Arnaboldi Country Leader di

Autodesk in Italia - Rispetto ai

sistemi PLM tradizionali che, secondo noi, sono partico-

larmente complessi e costosi, la nostra soluzione è facilmente

confi gurabile e soddisfa appieno le esigenze specifi che degli

utenti nel processo di gestione del ciclo di vita del prodotto”.

Autodesk PLM 360 è una soluzione focalizzata a tutto tondo sulle

applicazioni business, al di là e al di sopra della gestione dei dati

di progettazione e della gestione della distinta base. “Ne con-

segue – continua Arnaboldi - che le diverse fi gure professionali

di un’azienda– dalla pianifi cazione e sviluppo di un prodotto

alla conformità del servizio – possono gestire un accesso diretto

alle informazioni relative al prodotto e/o al progetto in modalità

integrata e sicura in funzione delle loro specifi che competen-

ze e relative autorizzazioni. Con PLM 360 abbiamo messo a

disposizione dei nostri clienti una piattaforma all’avanguardia

in maniera tale da poter soddisfare esigenze di business sempre

più complesse: dal design, alla progettazione, alla simulazione.

L’utilizzo di Autodesk PLM 360 permetterà alle aziende nostre

clienti di benefi ciare appieno di tutti i vantaggi derivanti dal

PLM, consentendo loro di diventare sempre più competitive”.

Autodesk PLM 360 arriva sul mercato dopo un percorso specifi -

co e può essere considerato come un’estensione del workfl ow

di Digital Protot-

yping. L’acces-

sibilità, la rapida

implementazione

e la semplicità di

utilizzo consento-

no di semplifi care

la gestione dei

processi PLM. La

Soluzione è ca-

ratterizzata da un

look & feel moderno che facilita l’operabilità dell’opera-

tore, non a caso è presente un approccio innovativo

alla confi gurazione del sistema che non necessita

dell’intervento di programmatori e consulenti.

Una modalità operativa costruita con l’apporto di

programmatori e sviluppatori degli ambienti Micro-

soft e Facebook. Basti pensare che grazie ad una

dozzina di App pre-installate è possibile automatizzare

i processi legati allo sviluppo dei prodotti. Grazie ad una

funzionalità drag-and-drop intuitiva, gli utenti possono facil-

mente personalizzare le app o crearne di nuove per soddisfare

le proprie esigenze senza dover acquistare moduli aggiuntivi.

L’applicazione è in ambiente cloud per cui gli utenti e gli ammi-

nistratori non dovranno più preoccuparsi degli aggiornamenti e

della personalizzazione, l’applicazione è sempre aggiornata e

compatibile con qualsiasi confi gurazione Autodesk in uso, inoltre

l’accesso avviene da un data center completamente gestito

che fornisce totale sicurezza, prestazioni elevate e funzionalità di

disaster recovery. Autodesk PLM 360 –- per la sua natura cluod,

offre all’utente un accesso virtuale continuo e da qualunque

luogo, da qualsiasi dispositivo mobile o browser web. Ovvia-

mente è garantita l’integrazione e interoperabilità con i sistemi

on-premise incluso il software PDM (product data management)

Autodesk Vault.

“Oggi Autodesk PLM 360 viene utilizzata a livello worldwide da

oltre 350 aziende, più di 8.000 utenti gestiscono oltre 40.000

workspace con più di 2,2 milioni di oggetti, - continua Arnaboldi

- Da una indagine che abbiamo fatto recentemente sui nostri

clienti di Autodesk PLM 360 abbiamo riscontrato che il 60% degli

intervistati utilizzava in precedenza strumenti Microsoft Offi ce

per gestire le proprie necessità di PLM e più del 30% non aveva

prima dell’adozione di PLM 360 un sistema di PLM”.

A differenza di altre soluzioni PLM, cosiddette tradizionali, Au-

todesk PLM 360 ha un modello di abbonamento semplice ed

economico che semplifi ca l’acquisto. L’accesso per i primi tre

utenti professionali è gratuito, mentre il costo mensile per ogni

utente aggiuntivo è dell’ordine di 100€ sulla base di un contrat-

to annuale. Un investimento compatibile con i budget della

stragrande maggioranza di PMI che porta lungo la strada del

pay per use.

Autodesk PLM 360, una soluzione basata su cloud predisposta al pay per useUna soluzione PLM alla portata delle PMI sia in termini di costo sia in termini di risorse e conoscenze IT è l’obiettivo di Autodesk che ha reso disponibile Autodesk PLM 360, una soluzione innovativa basata su di un’architettura cloud , affi dabile e semplice da implementare e disponibile ad un costo nettamente inferio-re rispetto ai sistemi PLM (Product Lifecycle Management) tradizionali.

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12magazine

NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Da anni oramai si dibatte

sull’importanza rela-

tiva o specifica delle

soluzioni PLM verso le

soluzioni ERP. Il mercato

ha mostrato come non

vi sia una regola precisa

per definire una preminenza,

dipende dal contesto e dalla cultura d’azienda. Infatti

il PLM, al pari dei sistemi ERP, è uno strumento “business critical”

per le aziende perchè interviene in tutte le attività di ideazione,

prototipazione, progettazione, costruzione e assistenza di un pro-

dotto. Le decisioni che vengono prese quando il prodotto non è

ancora reale ma solo digitale rivestono un’importanza vitale per

la competitività delle aziende. Prendere decisioni consapevoli,

informate, veloci, basate su fatti concreti o su esperienze passate

è fondamentale sia per l’ambito del prodotto digitale ma anche

per quello del prodotto fisico perchè dal primo dipendono molti

aspetti legati al secondo.

“Le motivazioni di una scelta PLM - sottolinea Fabrizio Ferro - Di-

rector, Technical Sales & Business Development Italia di PTC - risie-

dono quindi nella necessità di guadagnare vantaggi competitivi

legati al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia di tutti quei

processi e di quei dipartimenti che fanno delle scelte chiave per

le aziende e che hanno ricadute su tutte le attività a valle dello

sviluppo prodotto”.

Il valore che una soluzione PLM può fornire ad un’azienda può

essere percepito in modo diverso a seconda dell’interlocutore

che lo misura.

“Un responsabile dell’ingegneria – spiega Ferro - potrà sicuramen-

te rilevare come si possano avere benefici legati alla riduzione del

costo di prodotto, al miglioramento della qualità, alla capacità

di innovare, alla possibilità di attuare un reale sviluppo prodotto

globale. Un responsabile dell’assistenza al cliente sarà in grado di

apprezzare come si possano ottenere benefici aumentando la

profittabilità del servizio post vendita, incrementando il fatturato

derivante dai ricambi o migliorando l’immagine

dell’azienda nei confronti dei clienti. Il respon-

sabile dei sistemi informativi sarà invece interes-

sato a diminuire i costi di gestione, a supportare

correttamente le richieste degli operativi o ad

abilitare una collaborazione sicura”.

Tutti questi benefici, raggruppati a livello più eleva-

to, si traducono in maggiore competitività, efficienza,

profittabilità per le aziende determinandone, in ultima

istanza, la loro crescita.

“PTC si differenzia rispetto alla concorrenza – evidenzia Ferro

- grazie alla forza della sua tecnologia composta da una ricca

offerta di soluzioni CAD e PLM, altamente scalabili e web-based,

studiate per lavorare insieme come un unico sistema. La vastità

dell’offerta complessiva PTC ci consente di coprire il completo

ciclo di vita dei prodotti attraverso una serie di soluzioni integrate

che possono, a seconda delle necessità, operare nel proprio

singolo ambiente. Le soluzioni presenti a portafoglio sono state

sviluppate integralmente da PTC o sono state acquisite ed

integrate nel corso degli anni. Ma a differenza dei nostri com-

petitor pressochè la totalità delle nostre soluzioni è sviluppata

direttamente da PTC”. Questo garantisce un interlocutore unico

alle aziende che si affidano alle nostre soluzioni siano esse legate

alla progettazione

(MCAD), alla ge-

stione dello svilup-

po prodotti (PLM),

alla gestione del

software (ALM),

al supporto della

supply chain (SCM)

o al supporto delle

attività di servizio

post vendita e/o

di manutenzione

(SLM).

PLM, uno strumento business critical a supporto delle aziende

ICT - PLM PLM le 5 C

Un percorso da leader tecnologico in grado di miscelare elementi interni ed elementi esterni acquisiti, ca-ratterizza il portafoglio d’offerta di PTC. Un’azienda che è cresciuta culturalmente nel crogiolo delle applica-zioni rivolte al ciclo di sviluppo prodotto ed all’integrazione dei dati prodotti lungo tutta l’azienda estesa.

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NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Il portfolio d’offerta di Dassault Systèmes continua

crescere con l’aggiunta di nuovi moduli e con l’acqui-

sizione di aziende mirate, secondo una strategia che

risponde ad uno specifico disegno, con l’obiettivo di

fornire una piattaforma integrata in grado di rappre-

sentare la giusta risposta alle molteplici esigenze di

ogni singolo cliente.

Tra tutte le acquisizioni quella che ad oggi sembra

aver fornito il miglior risultato è SolidWorks (www.solidworks.it),

una linea di prodotto che ha continuato a crescere anno su

anno ed a produrre utili.

In termini di crescita rappresenta un caso di successo degno

di nota, nessun altro prodotto CAD può vantare un risultato di

questa consistenza.

Un ottimo acquisto che ora è sostanzialmente integrato all’in-

terno della galassia Dassault Systèmes. Un processo di integra-

zione ancora in progress, effettuato a singoli passi, che hanno

via via interessato i diversi dipartimenti aziendali.

“Nella regione EEMEA, abbiamo continuato la nostra crescita,

che in più di un paese può essere rappresentata da ben due

cifre – afferma Luca Rossettini Responsabile della Region EE-MEA e veterano dell’azienda in Italia – anche in Italia continu-

iamo a crescere, tanto da poter essere considerati la soluzio-

ne leader di mercato nella progettazione e simulazione 3D”.

Luca Rossettini è stato il fondatore delle attività SolidWorks in

Italia e ne ha seguito tutto l’iter ed il successo.

“La nostra clientela è il nostro miglior biglietto da visita - enfa-

tizza Rossettini – il loro grado di soddisfazione è per noi e per la

nostra rete di vendita uno degli asset su cui poggia la nostra

crescita”.

SolidWorkS la Stella più luminoSa della galaSSia daSSault SyStèmeS

intervista

La galassia di Dassault Systemes, leader nel settore delle soluzioni rivolte al ciclo di vita dei prodotti e del modello di business associato, vede la presenza di SolidWorks, che continua a brillare grazie alla continua crescita dei fatturati e soprattutto dell’elevato grado di soddisfazione del proprio parco clienti, nonché del continuo investimento in innovazione del prodotto.

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15magazine

NewS mpresa

SolidWorkS la Stella più luminoSa della galaSSia daSSault SyStèmeS

intervista

In realtà il prodotto SolidWorks è stato pensato,

fi n dalla sua nascita, per una larga diffusione

presso i progettisti che avrebbero dovuto

adottare stazioni di lavoro 3D a supporto

della loro attività quotidiana. Una felice

intuizione accompagnata da una serie

di elementi catalizzatori che ne hanno

facilitato la diffusione.

Dalle workstation grafi che basate su

Personal Computer, che hanno benefi -

ciato della continua crescita di presta-

zioni dei processori e delle sottostazioni

grafi che, alle funzionalità software che si

sono via via incrementate. “Per i nostri clienti

– aggiunge Rossettini – sono a disposizione diversi

user group con i quali interagire fornendo informazioni

ma anche attingendo know-how. Uno degli aspetti che ci ha

caratterizzato, da subito, riguarda il contatto con la ricerca e

sviluppo, i nostri clienti possono indicare quali funzionalità deb-

bono essere aggiunte nella prossima versione di prodotto”.

In genere più dell’80% delle richieste trova una sua risposta

nella successiva nuova release.

In Italia diversi sono i settori industriali in cui si esprime il parco

clienti, in particolare il cosiddetto mercato del machinery (o

delle macchine speciali) rimane un settore di riferimento in cui

le necessità di funzionalità di ausilio alla progettazione e alla

simulazione 3D dei prodotti da realizzare, giocano un ruolo fon-

damentale per sviluppare soluzioni innovative atte a soddisfare

le esigenze dei mercati quali il packaging, il dosaggio e l’im-

bottigliamento. Per rispondere adeguatamente alle continue

esigenze di chi progetta ed alla sempre crescente richiesta

di funzionalità di simulazione, è stato fatto molto in merito alle

funzionalità 3D. Le aziende hanno compreso che debbono svi-

luppare il prodotto vincente al primo inserimento sul mercato.

“La nostra industria alimentare ed affi ne – aggiunge Rossettini –

rappresenta quindi un terreno fertile per l’impiego di strumenti

CAD CAE e, non a caso, SolidWorks è un riferimento mondiale

per le macchine rivolte a questo settore. I progettisti di queste

aziende riescono sviluppare un prototipo digitale con il quale

poter interagire e simulare il comportamento degli oggetti

prima che questi vengano passati al processo della loro produ-

zione fi sica.

Ma progettare e simulare bene non basta! Infatti, in un merca-

to in cui i costi generali sono frutto anche della componente

organizzativa, è necessario poter disporre di una soluzione

integrata con i dati di sviluppo del processo CAD CAE in grado

di gestire con la massima effi cacia ed effi cienza i cosiddetti

dati di prodotto.

“Le nostre soluzioni PDM - conclude Rossettini - consentono di

gestire appieno i dati di prodotto dalla generazione della BOM

alla sua integrazione con il sistema informativo gestionale,

sono state studiate e realizzate per consentire un uso semplice

per i progetti, nonché per una facile integrazione con il resto

dell’azienda”.

Per quanto concerne la ricerca e sviluppo va sottolineato

come, caso decisamente raro, il responsabile

sia un italiano, il modenese Gianpaolo Bassi,

che, nel mondo del software è depositario

di una serie di brevetti e ha maturato una

notevole esperienza nella conduzione di

strutture di ricerca e sviluppo in ambito

software.

Ancora una volta SolidWorks si conferma

come una soluzione vincente in grado

di rispondere alle esigenze di mercato.

Una crescita caratterizzata anche dalla

continua innovazione come lo sviluppo di

specifi che App per iPAD che sono diventate

in brevissimo tempo tra le più scaricate nello

specifi co settore.

SolidWorks – quindi – si conferma come la stella più

luminosa della galassia Dassault Systemès.

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mpresa

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16magazine

NewS mpresamagazine

NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Tutto nasce, come gran parte delle innova-

zioni rivolte all’ufficio tecnico, negli anni 70,

in un’azienda fiore all’occhiello per l’industria

italiana di quei tempi: la Olivetti ICO. Un’azien-

da che poteva contare sulla contemporanea

presenza di una linea di controlli numerici (OSAI),

una linea di produzione di hardware (P60XX e

poi M30 e 40) e di sistemi operativi e, non ultimo,

di una struttura dedicata alla fornitura di soluzioni tecniche: la

Direzione Sistemi Tecnico Scientifici, più familiarmente cono-

sciuta come STS, per i più informati interno 2324.

Un ambiente ideale per lo sviluppo e la proposizione di solu-

zioni rivolte ad efficientare il processo legato alle lavorazioni

meccaniche.

“Ad un certo un punto - afferma Antonio Giglietti, Socio Fondatore di NC – ci si è resi conto che le potenzialità fornite

da una macchina utensile avrebbero potuto essere sfruttate

appieno se e solo se si passava da un’attività prettamente

manuale di gestione e programmazione delle lavorazioni ad

una modalità assistita da computer che consentiva un’ope-

ratività continua con livelli di qualità predefiniti e tempi di

realizzazione decisamente più ridotti. La chiave di volta, era

rappresentata da un prodotto immateriale, il software, e dalla

capacità di interloquire direttamente con i controlli numerici”.

Immateriale è proprio l’aggettivo corretto! Si può tranquilla-

mente affermare che questa caratteristica sia stata concausa

sia della sua adozione che del suo iniziale rifiuto.

Si, perché negli anni 80, ma anche oggi, l’interlocutore spesso

era il titolare delle singole piccole imprese (ad esempio gli

stampisti), al quale erano noti i parametri associati ad una

macchina utensile o meglio ad un centro di lavoro: pesava un

certo numero di chili, produceva camion di truciolo. Queste

grandezze, in definitiva, così come affermato dal pregiatissimo

Sig. Tacchi, erano l’unità di misura per la crescita del conto in

banca.

“Il computer aveva sempre una sua dimensione ed un suo

peso, per cui magari una fatica poteva essere digerita. Ma il

software – continua Giglietti – era assolutamente impalpabile,

NC: dal Nastro perforato al CoNtrollo digitale

intervista

Cambiano tecnologie, metodologie, mercati e modalità di lavoro ma Antonio Giglietti, nel mercato delle soluzioni per la gestione efficace delle lavorazioni meccaniche, può certamente fregiarsi del marchio di “Ironman”, che con il suo operato diretto e l’ausilio dei suoi collaboratori può essere considerato come una delle persone (storiche) che hanno segnato la crescita del settore: oggi a capo di NC, una struttura di riferimento nel campo delle lavorazioni a controllo numerico.

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NewS mpresa

NC: dal Nastro perforato al CoNtrollo digitale

intervista

lo si consegnava su un floppy disk e valeva svariati milioni delle

vecchie lire. Un boccone decisamente amaro per la classe

imprenditoriale del tempo”.

Va aggiunto che l’efficacia delle lavorazioni si poteva raggiun-

gere solo dopo un adeguato intervento di personalizzazione

della soluzione, con lo sviluppo di un altro strato di software e

la messa in opera di post-processor ad hoc, in grado di fare

da ponte tra i dati prodotti dal software di progettazione delle

lavorazioni meccaniche e i singoli controlli numerici a bordo

macchina.

“Abbiamo messo in opera soluzioni all’avanguardia per

più di 3000 aziende”, stigmatizza Giglietti. “Gra-

zie agli sviluppi, all’intuizione ed alla passione

che ci hanno sempre guidati, siamo riusciti a

generare lavorazioni 3D anche se il software

era prettamente 2D! Una prova superlativa

è stata la realizzazione della soluzione per la

produzione di eliche in quella che una volta

era denominata Eliche Radice.

Abbiamo cambiato il processo di lavoro intro-

ducendo una cabina di regia (l’ufficio program-

mazione) a monte delle officine in cui avvenivano

fisicamente le lavorazioni meccaniche. Da questa

cabina, grazi ai nostri cablaggi RS-232 (alcuni oltre 100 mt.

erano praticamente delle antenne) ed alle nostre personalizza-

zioni software, si realizzavano (primi in Europa) i primi collega-

menti CNC”.

Una situazione che consentiva di sopperire anche alla carenza

dei cosiddetti attrezzisti, i maghi delle lavorazioni a controllo

numerico che con intuizione e capacità manuali al di sopra

della media, riuscivano a realizzare lavorazioni artigiane di

notevolissimo valore come la testa dei motori delle Ferrari da

corsa.

“Molti sono stati i clienti che ci hanno dato fiducia – ci spiega

Giglietti – di questi alcuni hanno poi effettuato un loro per-

corso, come ad esempio Fontana e Compes. Le prime due

realtà in cui abbiamo introdotto una soluzione CAD/CAM/NC

completa ed integrata. Si potrebbe affermare che fosse una

soluzione chiavi in mano dal progettista… al truciolo”.

Infatti con il sistema CAD (il GTD - Geometrical and Technologi-

cal Drafting) il progettista sviluppava il pezzo da realizzare con il

sistema CAM (il GTL – Geometrical and Technological Langua-

ge ), si definivano le lavorazioni tecnologiche e con il post-pro-

cessor (NC) si andava a produrre il truciolo ed il pezzo finito.

“Il mondo è cambiato – conferma Giglietti – ma le problemati-

che principali da risolvere alla fine sono sempre quelle. Il nostro

cliente deve mettere a regime un processo di lavorazione

integrato con gli strumenti, le macchine e le maestranze che

ha a disposizione, in maniera tale da eliminare i costi nascosti,

realizzare bene, nei tempi richiesti dalla committenza, evitare

errori e - soprattutto – salvaguardare gli utili”.

Oggi Giglietti guida una realtà orientata a far raggiungere

i risultati ai propri clienti. Lo strumento di base è ora Edge-Cam della società Pathtrace (UK), ma il valore aggiunto sta

nell’esperienza e nella passione che compongono la Società

NC Srl. “La nostra capacità di sviluppo software – ci illustra Mar-

co Balen, Responsabile dello sviluppo software - ci porta a far

trasformare ad un nostro Cliente una macchina piegatrice di

filo metallico a Camme in una macchina a Controllo Numeri-

co che viene presentata alla fiera WIRE di Dusseldorf nel 1998

ottenendo un successo con diversi ordini da tutto il mondo”.

La collaborazione è tuttora attiva.

“Lo sviluppo personalizzato di software proprietari - afferma

Edoardo Salvioni responsabile delle personalizzazioni - ci ha visto

anche sviluppare una soluzione per un costruttore di torni per

la profilatura di materiale rotabile senza necessità di smontare

gli assi dai locomotori e dalle carrozze”. La soluzione ha

trovato applicazione in metropolitane, treni, tram e

simili, sia in Italia che nel mondo.

“Il nostro attuale portfolio d’offerta – spiega

Maurizio Porro, responsabile commerciale –

comprende TOOL2000, suite dei nostri program-

mi nel mondo delle lavorazioni a 2.5 assi ed

EdgeCam, soluzione per lavorazioni a 2.5, 3, 4

e 5 assi.

Un filone parallelo alle nostre attività tipiche di

CAM è quello del CAD che copriamo con Me-gacad 2D/3D della società Megatech di Berlino e

SpaceClaim della SpaceClaim Corp. USA”.

In conclusione NC rappresenta la storia delle Forniture di solu-

zioni personalizzate in ambito CAM e gestione delle Trasmissioini

Dati per l’ Officina. Un know how sedimentato ed entrato nel

DNA di tutto il personale tecnico e commerciale. Un elemento di

valore che potrà essere testato anche presso la fiera “Fornitore Offresi” che si terrà a Erba l’8 e il 9 febbraio 2013 presso il Centro Espositivo e Congressuale “Lariofiere”, Viale Resegone ad Erba (CO), dove NC sarà presente presso il Pad. C, stand C401.

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18magazine

NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Anche le soluzioni PLM diventano open source o quasi… quale futuro?

Intervista

Aras Corporation da azienda pioniera ha introdotto un diverso modello di business rispetto alle altre soluzioni PLM: l’open source. Trasportando - di fatto - il modello di business dalla vendita di prodotti a quello della fornitura di servizi. I risultati? Visti i livelli di fatturato raggiunti, sono da considerarsi davvero buoni. In Italia, visto l’inerzia rispetto alle innovazioni, saremo capaci di governare questo nuovo modello per incrementare efficacia ed efficienza dei processi per lo sviluppo dei prodotti?

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NewS mpresa

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19magazine

NewS mpresa

Anche le soluzioni PLM diventano open source o quasi… quale futuro?

Intervista

Vista la situazione generale dei diversi

mercati, le aziende hanno alzato il livello

di guardia in merito agli investimenti met-

tendo in atto una vera e propria opera

di ottimizzazione. Nel panorama degli

investimenti in soluzioni applicative, ini-

ziano ad essere prese in considerazione,

anche nel nostro mercato, le cosiddette

soluzioni open source. La spinta è rappresentata da una sorta di

presentimento che gli investimenti necessari siano minori rispetto

all’acquisizione di soluzioni brand; il freno è rappresentato dalla

loro effettiva utilizzabilità nel tempo e dal timore che, alla fine, il

total cost of ownership non si riveli addirittura maggiore, visto che

gli ambienti operativi e le architetture sono in evoluzione conti-

nua e le applicazioni debbono essere aggiornate di pari passo

per poter continuare ad essere operative.

Ma cosa si intende per soluzioni open source. Soluzioni softwa-

re caratterizzate da un codice sorgente aperto, i cui autori ne

permettono e favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche

da parte di altri programmatori indipendenti al fine di migliorare

le prestazioni del prodotto in questione sulla base della propria

esperienza e delle proprie conoscenze e, non ultime, delle esi-

genze degli utilizzatori.

Questo modo di intendere il software e la sua distribuzione

non è nuovo ma ha radici oramai lontane. Ha interessato un

po’ tutte le tipologie di applicazioni software ed ha generato

diverse tipologie ( si veda anche: “PLM: attenzione alle soluzi-

oni Open Source” e “PLM Open Source: la nuova frontiera”) in

cui possiamo trovare gli open source 100%, totalmente aperti

alla community; ma anche situazioni in cui sia possibile il libero

utilizzo ed integrazione di quanto sviluppato dalla community

con uno strato ben specifico, ma il core rimane di proprietà e di

responsabilità dello sviluppatore. Una sorta di proxy open source.

Su questo ultimo modello (fig.1) , di recente anche il mercato

del Product Lifecycle Management (PLM) ha visto la comparsa

di un primo operatore che proponequesto modello: un’azienda

americana con quartier generale ad Andover, nel Massachus-

sets, Aras Corp.(www.aras.com).

“Uno dei nostri principali punti di forza – racconta Peter Schroer

CEO di Aras – è la community costituita da sviluppatori che si

parlano continuamente, comunicano e condividono informazio-

ni al fine di migliorare i nostri prodotti. Ci arrivano moltissime idee

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20magazine

NewS mpresa

Intervista

riesce a diventare decisamente più bilanciato.

“Infatti - enfatizza Cislaghi - il cliente scarica il software gratui-

tamente e poi, solo se vuole, può decidere di sottoscrivere un

contratto di subscription, che include sia la suite full sia tutta una

serie di servizi aggiuntivi che può decidere di interrompere ed

eventualmente riprendere in qualsiasi momento e senza penali”.

Una scelta indubbiamente coraggiosa, quella di Aras, che per

riuscire a ottenere buoni risultati deve essere in grado

di offrire ai clienti un supporto di altissimo livello.

“Nel modello che abbiamo adottato- sottolinea Schro-

er- a differenza dei nostri competitor che prendendo i

soldi in anticipo hanno meno incentivi per migliorare la

loro offerta, in Aras dobbiamo guadagnarci la fiducia

dei clienti anno dopo anno e poi dobbiamo anche

mantenerla, perché ci è chiaro che altrimenti rischia-

mo che non rinnovino il contratto che hanno con noi. Il

successo ottenuto ad oggi è incoraggiante, infatti ben

il 96 per cento dei nostri clienti ha deciso di rinnovare

il contratto. Visto il risultato, superiore a quello ottenu-

to dai nostri competitor tradizionali, posso affermare

che –forse- il metodo Aras è proprio il modo giusto per

tenersi i clienti tutta la vita”.

Aras Innovator, quindi, non solo si configura come una

soluzione innovativa per la gestione del ciclo di vita

del prodotto ma consente lo sviluppo di soluzioni PLM

aziendali complete con investimenti contenuti e incrementali in

grado di essere affrontati dalla stragrande maggioranza delle

aziende e soprattutto dalle PMI che, in genere, possono far riferi-

mento a budget contenuti.

“Questo prodotto - enfatizza Cislaghi- è basato su di un’architet-

tura nativa web orientata ai servizi (SOA) che garantisce facilità

di integrazione con altri sistemi ed è implementato con tecno-

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21magazine

NewS mpresa

Intervista

logie allo stato dell’arte che consentono elevata confi gurabilità

mediante strumenti interattivi e, quando necessario, ulteriore per-

sonalizzazioni tramite linguaggi di programmazione standard.

Aras Innovator offre funzionalità complete che lo collocano tra le

soluzioni per il PLM di fascia alta e permettono la realizzazione di

soluzioni aziendali che coprano tutte le necessità di gestione del

ciclo di vita dei prodotti”.

Inoltre, la soluzione mette a disposizione una modalità di confi -

gurazione drag and drop(seleziona e trascina) che permette di

impostarne l’operatività anche ad un utente non molto esperto.

Infatti, vi è la possibilità di partire da template preconfi gurati che

ricalcano le esigenze di utilizzo più frequenti, semplifi cando molto

la messa in opera.

Il software – appunto perché l’azienda è l’unica responsabile

delle funzionalità core dell’applicazione- viene costantemente

aggiornato e migliorato, la tecnologia utilizzata è in grado di

separare le confi gurazioni dell’utente dal cuore del sistema: in

questo modo gli aggiornamenti non vanno a modifi care le impo-

stazioni personalizzate.

“Offriamo ai clienti in regola con la subscription continui upgra-

de della suite – specifi ca Schroer - e per ciascun utente ci occu-

piamo direttamente noi del passaggio dalla vecchia versione a

quella nuova, mantenendo tutte le personalizzazioni impostate

dall’utilizzatore. E siamo sempre noi a occuparci del passaggio da

un sistema della concorrenza ad Aras”.

Una politica che, di fatto, tende ad eliminare tutte le remore asso-

ciabili ad ambienti open source.

“Generalmente – continua Cislaghi - per una prima implemen-

tazione del porting da una soluzione concorrente, non ci vuole

molto tempo. Un mese o due al massimo. Diciamo poi, che la

conferma scritta del mantenimento delle personalizzazioni al

passaggio di versione in versione (a fronte del canone di manu-

tenzione) elimina quella che rappresentava l’alea più negativa

nel passare ad un prodotto Open Source”.

La fi losofi a adottata dall’azienda sembra davvero essere quella

giusta e ha portato Aras Innovator ad avere una diffusione capil-

lare sul mercato che si attesta nell’ordine dei 1000 download men-

sili in tutto il mondo.

“A chi ci chiede dati sulla diffusione free – afferma Schroer –

rispondo che abbiamo oltre 3000 utenti che utilizzano il software

che non hanno comprato il nostro supporto“.

Generalmente chi sceglie di sottoscrivere un contratto di subscrip-

tion sono le aziende medio grandi, come ad esempio quelle che

costruiscono aerei o elicotteri e quindi che vogliono essere certe

che il software che stanno utilizzando sia in grado di mantenere

un elevato grado di sicurezza in merito alla Business Continuity.

A tal proposito va sottolineato che Aras Corp, ha anche tanti

clienti nel settore militare americano, aziende che per loro natura

devono maneggiare continuamente segreti di alto livello per cui

debbono avere la garanzia di una assoluta sicurezza.

La soluzione di Aras Corp è indicata per diversi settori industriali –

anche quelli non tradizionalmente battuti da soluzioni PLM concor-

renti- che vanno da quello aerospaziale a quello automotive, da

quello dei trasporti e logistica a quello farmaceutico e così via. Per

tutti gli utenti PLM, indipendentemente dal settore in cui operano,

è necessario che il software sia sicuro, e al tempo stesso, di sempli-

ce utilizzo e, non ultimo, la presenza di un supporto adeguato alla

copertura, in tempi brevi, delle esigenze del singolo cliente.

“Aras non ha una forza vendita diretta - conclude Schroer - abbia-

mo il quartier generale negli Stati Uniti, una base in Svizzera e una

in Giappone Per il resto abbiamo deciso di avvalerci di una rete

di partner qualifi cati, più di 80 nel mondo, che si occupano della

vendita. Tutte strutture che certifi chiamo direttamente a garanzia

della qualità del servizio che sono in grado di offrire.”

Un canale indiretto che grazie all’elevata qualità dei servizi

erogati ha dato un contributo decisivo all’affermazione di Aras

Innovator sul mercato. “Il termine open source – conclude Cislaghi

– spesso viene confuso con ‘gratis’, ma effettivamente non è

così. Alcune aziende, specie se non hanno problemi di budget,

percepiscono erroneamente nell’approccio open source un qual-

cosa di scarsa solidità e con poca garanzia di supporto. Forse in

alcuni casi potrebbe essere vero, ma non è il caso di Aras Corp.

L’azienda è solida e vanta una lunga esperienza nel settore, oltre

a una community di programmatori esperti che giorno dopo

giorno si occupano di apportare migliorie alla suite”.

In conclusione la soluzione si è mostrata effi cace e il fatto che sia

distribuita secondo il modello open source non è assolutamente

un fatto che ne può sminuire il valore, anzi, al contrario contri-

buisce a valorizzarla. È un prodotto basato su un’architettura

nativa web e per questo è accessibile a tutti e, grazie al modello

adottato, i rischi in merito alla continuità sono legati alla solidità

dell’azienda Aras che ad oggi sembra veleggiare con crescita a

due cifre l’anno.

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22magazine

NewS mpresa

Di Massimo Fucci

Intervista

EventImpresa ha accu-

mulato nel corso degli

anni una notevole

esperienza nel dare

voce alle Associazioni

industriali e di Cate-

goria, nonché alle

Aziende Manifatturiere in merito a temi

che in generale riguardano la capa-

cità di competere, in particolare su

esigenze in merito al ciclo di sviluppo

di prodotto. Un argomento su cui ci si

deve necessariamente focalizzare per

continuare a competere con successo.

Un cammino di oltre 10 anni in cui si

è veicolata la cultura del confronto,

del problema e del benefi cio atteso in

un sano confronto tra utenti e fornitori

di soluzioni in cui l’obiettivo principe

non è una transazione economica

ma la comprensione e la soluzione dei

temi non solo tecnologici, ma spesso

organizzativi e culturali che potessero

supportare le attività sul campo delle

aziende.

AIdAM (Associazione Italiana di Automazione Meccatronica) nasce

nell’Aprile del 2011 dalla ultradecen-

nale esperienza AIdA (Associazione Italiana di Assemblaggio) per rappre-

sentare l’innovativo comparto indu-

striale della Meccatronica sul territorio

italiano. Un punto di riferimento delle

realtà aziendali italiane che gravitano

attorno a questa innovativa disciplina,

dai costruttori di impianti di automa-

zione “chiavi in mano” ai costruttori

e distributori di sistemi e componenti,

Le Associazioni Industriali e di categoria non rappresentano solo un momento di aggregazione ma sono l’espressione della volontà di chi vuole continuare ad operare su mercati comunque diffi cili mettendo a fattor comune idee, esigenze e capacità di fare sistema a tutti i livelli: tecnologico, di mercato, fi nanziario. In una recente tavola rotonda il presidente di AIdAM ci ha fornito le sue considerazioni.

EventImpresa AIdAM: la comprensione del presente per muoversi verso il futuro

Alessandro Torsoli

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23magazine

NewS mpresa

Intervista

fornendo servizi pratici di interesse comune e creando sinergie

con i poli di ricerca e sviluppo culturale del settore.

Alla tavola rotonda, il presidente, l’Ing. Alessandro Torsoli ha

voluto fornire un contributo significativo, aprendo i lavori con una

relazione contenente oltre che il percorso storico e dati anche

una serie di considerazioni su quanto fatto e su quanto non fatto

che rimane da fare. Un esempio di chiarezza e trasparenza che

non solo va a vantaggio del Presidente ma di tutta l’associazio-

ne. Di seguito si riporta il suo discorso.

Chi opera nel settore dell’assemblaggio e dell’automazione

conosce bene le condizioni di mercato nelle quali ci si trova

oggi ad operare : una pressione sempre più accentuata sul lato

economico, definizioni tecniche molto spesso lacunose, tempi di

consegna richiesti sempre più ridotti.

Dopo la crisi finanziaria del 2008 i problemi si sono trasferiti in

poco tempo al settore manifatturiero. La situazione economica

italiana, caratterizzata da una marcata caduta degli investimen-

ti fissi negli ultimi 2-3 anni, è rapidamente peggiorata innescando

una serie di conseguenze strutturali per le nostre aziende.

La prima e forse la più importante riguarda l’aumento di impor-

tanza dell’export : se prima questa via era solo un’opportunità

ora è diventata una necessità, chi non esporta si trova ad ope-

rare in un mercato con marginalità sempre più risicate, quando

non addirittura negative, esposto a ritardati e mancati paga-

menti, con tutte le drammatiche conseguenze del caso.

La seconda è la necessità di compiere un salto di qualità nella

gestione delle aziende : non è più sufficiente operare guardando

ai risultati ed ai metodi utilizzati ma va cambiato decisamente il

passo. Il dualismo tra lean manufacturing e robofacturing, intesa

come la proposta di soluzioni a costo “contenuto” confrontata

con gli impianti ad alto valore economico ,non ha ragione di

esistere : il mercato è molto frammentato ,ogni azienda cliente

ha una propria filosofia produttiva e un proprio target di clien-

tela in termini di volume ,di fatturato e di tipologia produttiva

(flusso continuo oppure a lotti). Quindi ogni azienda operante nel

nostro settore deve capire in quale fascia posizionarsi e per farlo

ha bisogno di guardarsi con onestà allo specchio e capire cosa

è in grado di produrre e cosa no, per cui è meglio specializzarsi e

quindi capire quali sono le proprie attitudini operative, ed in quali

mercati si vuole e si può operare.

Non è facile: bisogna scegliere ,bisogna dire dei no, rifiutare

possibili ordini ,bisogna essere onesti con se stessi e soprattutto

aperti. Aperti perché, e qui vi è un altro tema importante, appe-

na compiuta la scelta di campo ,cosa voglio e posso fare, ci si

accorgerà che si deve fare sistema, e…cambiare mentalità vei-

colando i possibili contratti che non possono più essere realizzati

,dovranno essere passati ad altre aziende con la specializzazione

richiesta e con le quali dovrò cooperare in un patto di assistenza

e collaborazione reciproca.

Non si deve produrre tutto, si deve produrre bene e per farlo

servono specializzazione e competenze mirate : soprattutto è

necessario porre estrema attenzione al buon equilibrio tra costo

e prestazione resa.

Per la nostra tipologia operativa il famoso detto “il meglio è

nemico del bene” va inteso in questa accezione : la ricerca del

meglio è orientata alla perfezione ,la ricerca del bene è orienta-

ta alla ricerca dell’equilibrio.

La perfezione non è raggiungibile (si può sempre fare meglio e

chi è di estrazione tecnica lo sa molto bene) il bene sì ,ma per

raggiungere questo equilibrio servono idee chiare ,a partire dalla

struttura aziendale ,perché una volta definita la “mission” (cosa

voglio produrre) diventa importante come lo voglio fare ,con

quali persone ,quali strumenti, quali sistemi organizzativi.

Se luci vogliamo trovare in questo difficile momento queste sono

da cercare in questa direzione, nelle aziende che con coraggio

,e un pizzico di incoscienza stanno facendo queste scelte.

Tra i nostri associati abbiamo aziende piccole e medie (per gli

standard italiani), aziende che producono macchine e linee in

svariate configurazioni ed in diversi settori, aziende che produ-

cono e commercializzano componenti e sistemi ,aziende che

forniscono componenti e sistemi per la visione artificiale ,settore

che consideriamo strategico per il nostro comparto.

Tutte queste aziende, molto spesso, tendono a voler produrre tut-

to, ma non riescono a rispondere alle richieste dei clienti: spesso

questo significa esporsi a rischi tecnici ed economici eccessivi.

Le clausole contrattuali lasciano poco spazio agli errori, ai ritardi,

alle incomprensioni : chi acquisisce l’ordine deve essere certo di

risolvere i problemi a costi certi ed in tempi certi e ciò non è più

possibile oggi se non si dispone delle necessarie competenze.

Personale qualificato e con esperienza nel settore, che conosca

i processi produttivi meglio del cliente finale, un sistema informa-

tico gestionale in grado di controllare con puntualità i costi e

le varianti “in corsa”, software progettuali in grado di adattarsi

velocemente alle richieste dei clienti rielaborando soluzioni in

tempi brevi.

Se si vuole operare all’estero queste caratteristiche sono ancora

più importanti: un piccolo errore in Italia può essere recupe-

rabile ,ma lo stesso piccolo errore a 10.000 km di distanza può

essere un disastro, soprattutto economico, ma anche gestionale

perché per porvi rimedio sarà necessario spostare risorse umane

creando ulteriori problemi nel flusso produttivo aziendale.

L’Associazione ha previsto per il 2013 una serie di attività che

hanno proprio questi obiettivi: creare consapevolezza, creare

sistema, affrontare i mercati esteri.

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Page 26: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

24magazine

NewS mpresa

Automazione nella produzione meccanica

Di Valerio Alessandroni

Automazione industriale: disciplina

che trae le sue origini dall’esigenza di

aumentare la produttività tramite la

standardizzazione delle attività e la loro

esecuzione mediante macchine; di mi-

gliorare la qualità specializzando i ruoli

degli operatori; e di abbassare i costi

attraverso l’ottimizzazione dei processi.

Nell’industria manifatturiera, l’automazione si esprime attraverso

l’adozione di macchinari in grado di eseguire una o più fasi del

ciclo di lavorazione. E’ possibile distinguere fra l’automazione

di processi continui (tipica, ad esempio, dell’industria chimica)

e l’automazione di processi discontinui (tipica dell’industria

meccanica).

Il primo tipo è caratterizzato da un flusso costante del prodotto

da lavorare, che subisce le diverse lavorazioni previste sotto

il controllo del sistema di automazione, che legge, verifica

e regola i diversi parametri, come temperatura, pressione e

concentrazione dei reagenti, per ottenere le condizioni ottimali

del processo. Nell’automazione dei processi discontinui. i singoli

pezzi da lavorare vengono trasferiti da un’isola di lavorazione

all’altra e affidati poi ai macchinari che eseguono le lavorazioni.

Tali macchinari sono dotati di sensori che acquisiscono informa-

zioni sul pezzo da lavorare (per es., segnalano la posizione del

pezzo), da un sistema di elaborazione che prende le decisioni

sulle azioni da compiere (per es. stabilisce quando il pezzo è po-

sizionato correttamente) e da attuatori che agiscono sul pezzo

da lavorare (per es. spostandolo nella posizione corretta).

Il settore della meccanica ha sempre rappresentato per l’industria italiana un traino importante ed anche un termometro molto sensibile della nostra economia

AutomAzione L’automazione nella meccanica

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25magazine

NewS mpresa

Un settore indUstriale in trasformazioneI dati UCIMU-Sistemi Per Produrre ci dicono che, nonostante

abbia subito un forte calo nel numero di imprese e di addetti nel

corso degli ultimi decenni, il settore della meccanica rappresen-

ta sempre un comparto di primo piano per l’economia italiana:

quasi il 45% degli occupati nell’industria lavora infatti nell’ambito

meccanico & metalmeccanico producendo un valore aggiun-

to pari al 40% del sistema industriale nazionale.

L’attività meccanica è molto mutata nel corso degli ultimi

decenni sia in termini di automazione dei processi produttivi

sia in termini di organizzazione del lavoro, e ciò ha comportato

significative modifiche nelle mansioni svolte dalle figure profes-

sionali del settore. In particolare, il settore meccanico vedeva

tradizionalmente la prevalenza di operatori addetti alla condu-

zione di macchinari per le diverse lavorazioni del metallo. I livelli

di automazione del settore stanno provocando lo spostamento

delle risorse umane verso profili che si occupano maggiormente

dell’interpretazione delle informazioni per programmare corret-

tamente i macchinari piuttosto che nella conduzione diretta dei

macchinari stessi.

Da qualche anno, anche i processi di progettazione nell’in-

dustria meccanica stanno subendo importanti cambiamenti.

Nel passato, la meccanica era l’aspetto più importante, ma

la moderna progettazione pone sempre più l’accento sulla

meccatronica , vale a dire sull’interazione e sulla sinergia tra la

meccanica, l’elettronica e il software.

Il livello di automazione raggiunto è frutto di tutta una serie di

cambiamenti progressivi consentiti dall’avvento di nuove tecno-

logie, ma gli aspetti organizzativi e gestionali hanno giocato e

continueranno a giocare un ruolo fondamentale nell’evoluzione

degli ambienti di fabbrica, soprattutto per quanto riguarda il

rapporto uomo-macchina ed il livello di coinvolgimento del ma-

nagement nell’impostazione e gestione dei processi produttivi.

Secondo molti osservatori, nell’universo del manufacturing sono

in atto alcune chiare tendenze.

Innanzitutto, vi è un crescente contenuto di elettronica anche

nei sistemi di produzione tradizionalmente meccanici, favorito

da miniaturizzazione, diminuzione dei costi della tecnologia,

maggiori prestazioni dei PC e dei microprocessori e domanda

del mercato. Pertanto, i prodotti utilizzati nella produzione mani-

fatturiera discreta diventano sempre più sofisticati.

Secondo, si ampliano le norme e le leggi che riguardano tutti i

settori manifatturieri, richiedendo in particolar modo la traccia-

bilità dei prodotti e registrazioni storiche. Anche negli ambienti

meno regolamentati, cresce la domanda di tracciamento dei

difetti e la gestione della qualità ha ormai abbondantemen-

te superato i limiti dell’SPC (controllo statistico di processo).

Le aziende hanno l’esigenza non solo di risalire all’impianto o

al reparto che ha provocato un certo difetto, ma addirittura

all’ora di produzione, alla macchina specifica, al suo operato-

re, al materiale utilizzato, al fornitore ed ai risultati di eventuali

collaudi. I sistemi MES aiutano a raccogliere ed utilizzare queste

informazioni.

In terzo luogo, la crescente competizione sta rendendo prio-

ritaria la necessità di abbreviare il time-to-market per i nuovi

prodotti, ridurre il tempo di attraversamento della fabbrica e

i cicli di produzione (il modo più rapido per eliminare il work in

progress, di per sé molto costoso), ridurre i costi e migliorare la

qualità. Tutto ciò porta a crescenti investimenti nelle tecnologie

di produzione ed informatiche. La necessità di incorporare la

qualità nel processo di produzione ha modificato anche l’ispe-

zione, che da attività casuale, eseguita alla fine della linea di

produzione, è diventata integrata nella linea stessa, utilizzando

sistemi di visione ed altre tecniche automatizzate, l’SPC, ecc.

con l’obiettivo ‘difetti zero’.

integrazione del processo di prodUzioneUna razionale integrazione di tutte le componenti del proces-

so produttivo rappresenta la sfida davanti a cui si trova oggi

l’industria meccanica. Infatti, l’efficienza delle singole celle non

è spesso sufficiente per ottenere i livelli di tempestività e qualità

(competitività) che il mercato impone. Il flusso dei materiali, del-

le lavorazioni e delle informazioni, le fluttuazioni del mercato, i

rapporti con il mondo esterno dei fornitori rappresentano alcuni

dei nuovi elementi su cui l’impresa deve puntare l’attenzione, al

di là della ottimizzazione delle singole fasi o delle singole mac-

chine. L’automazione globale, basata su una riorganizzazione

delle attività, sull’eliminazione delle ridondanze e degli sprechi,

nonché sulla creazione di un sistema informativo esteso all’inte-

ra azienda, costituisce pertanto l’obiettivo finale e più ambizioso

dell’azienda stessa. Il suo raggiungimento è oggi notevolmente

favorito dall’introduzione, nella fabbrica, delle tecnologie micro-

elettroniche e informatiche. L’integrazione dei processi gestio-

nali e produttivi della fabbrica richiede il trasferimento di ingenti

flussi di dati e di informazioni, a partire dalle singole macchine o

apparecchiature di progettazione/ingegnerizzazione/produzio-

ne fino ai centri di decisione e gestione.

Storicamente, nuclei di automazione di processi produttivi o

gestionali sono sorti in ambienti confinati, quali l’area ammini-

strativa, i magazzini e il controllo della movimentazione merci.

Nei reparti di produzione, sulle macchine si è passati dalla

conduzione manuale del processo, attuata da operatori sulla

base del riscontro visivo di misura, a controlli automatici sempre

più perfezionati.

Tuttavia, le problematiche caratteristiche della realizzazione di

un ambiente ‘future-proof’ consistono non tanto nella risolu-

zione del singolo processo (automazione ‘per isole’), quanto

nella definizione e predisposizione di una completa integrazione

delle diverse strutture di automazione e della loro capacità di

comunicare efficacemente. La comunicazione è pertanto il

presupposto indispensabile per lo sviluppo della fabbrica del

futuro e deve coinvolgere tutte le strutture di automazione pre-

senti in essa, caratterizzate come sono da una grande varietà

tipologica e funzionale. La comunicazione deve infatti giungere

a coprire integralmente tutto l’ambiente produttivo a partire dai

sensori a bordo macchina, fino a giungere ai sistemi informativi

preposti all’elaborazione dei budget e ai sistemi di organizzazio-

ne computerizzata.

Comunicazione non significa tuttavia che tutte le informazioni

debbano essere disponibili in ogni luogo della fabbrica; al con-

trario, secondo una struttura gerarchica decisionale, passando

dai reparti di produzione ai livelli decisionali, le informazioni

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Page 28: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

26magazine

NewS mpresa

devono essere elaborate, sintetizzate e trasmesse per ulteriori

operazioni di analisi e di sintesi. In senso inverso devono invece

procedere, dai livelli più elevati sino a giungere alla singola

macchina (per esempio, sotto forma di part program), le deci-

sioni che determinano l’esecuzione materiale della produzione.

In questo processo di controllo e di comando della produzione,

le decisioni iniziali (il progetto) devono dettagliarsi e specificarsi

al diminuire del livello e giungere sulla singola macchina con la

completa definizione di tutti gli aspetti di automazione (percorso

utensile, parametri tecnologici, ecc.).

I livelli bassi sono quindi caratterizzati da dati, misure, loop di

regolazione e controllo in tempo reale. I livelli alti sono invece

caratterizzati da flussi di informazione tra calcolatori dotati delle

risorse di memoria di massa necessarie per archiviare grandi

quantità di informazioni.

la ‘piramide’ della prodUzione aUtomatizzataLa complessità dei sistemi di controllo dei processi produttivi ren-

de necessaria l’adozione di un modello di riferimento a più livelli,

che rappresenta la base di partenza per definire le architetture

di sistema.

Ogni livello comprende un certo numero di controllori specia-

lizzati nell’esecuzione di particolari funzioni applicative. In una

configurazione essenziale, si possono in particolare identificare i

seguenti tipi di controllori (intesi come unità capaci di prendere

decisioni operative). Il controllore di campo gestisce i sensori e

gli attuatori per ricevere informazioni dal campo e per coman-

dare il processo di trasformazione dei materiali. Rientrano in

questa categoria, per esempio, i controllori di macchine utensili

o robot e i controllori programmabili (PLC). Il controllore per

moduli di automazione gestisce uno o più controllori di campo

per modificare lo stato di un certo prodotto, del quale però non

possiede alcun grado di conoscenza specifica. Il controllore di

stazione gestisce uno o più moduli di automazione, attraverso i

quali può eseguire una trasformazione di base del prodotto, del

quale possiede una conoscenza specifica. Il controllore di cella/

linea coordina un certo numero di stazioni di lavoro per eseguire

trasformazioni complesse dei prodotti, garantendo la disponibi-

lità dei materiali e degli strumenti di lavorazione. Il controllore di

reparto è l’unità responsabile della disponibilità dei prodotti a

stock e di tutte le attività di logistica collegate alla produzione.

Il controllore di fabbrica, infine, è responsabile della conduzione

ottimale della produzione a livello di fabbrica.

Contrariamente a quanto avviene nel lavoro di ufficio, dove è

pressoché impossibile definire uno o più obiettivi comuni rispetto

ai quali effettuare misure di prestazioni, nella produzione mec-

canica il problema da risolvere si prospetta in termini sufficien-

temente chiari, almeno a livello di enunciazione. La missione

di una impresa manifatturiera è, infatti, fabbricare i prodotti al

minimo costo con la massima tempestività e qualità, mantenen-

dosi in grado di adattarsi alle fluttuazioni del mercato.

In questi termini, tuttavia, gli obiettivi della produzione risultano

tra loro intrinsecamente contraddittori. Produrre al costo più bas-

so significa infatti produrre in grande serie, con strutture, risorse

e mezzi specializzati che lavorino al massimo della loro capaci-

tà, mentre ridurre i tempi, puntare alla qualità e mantenersi in

grado di interagire con il mercato significa, al contrario, disporre

di margini di risorse, gonfiare i costi della mano d’opera e non

specializzare le strutture. Un’analisi sia pure superficiale del pro-

blema produttivo mette quindi in luce una intrinseca contraddi-

zione tra gli obiettivi di produttività e di flessibilità.

analisi del processoDi fronte a questa evidenza di fatto, l’impostazione general-

mente seguita consiste nello scomporre il processo produttivo

in un certo numero di stadi (la progettazione, la pianificazione,

la fabbricazione e il controllo), nel considerarli tra loro indipen-

denti e asincroni e nell’ottimizzarli separatamente rispetto ai

loro obiettivi parziali. L’ipotesi di fondo è che, tramite aggiusta-

menti successivi, l’ottimizzazione delle singole fasi dia luogo a

una soluzione globale coerente, a sua volta ragionevolmente

ottimizzata.

Gli svantaggi di questo approccio sono molteplici. Per esempio,

occorre che, tra uno stadio e l’altro del processo produttivo,

si creino delle risorse tampone; cioè capacità inutilizzate di

mano d’opera, di materiali e di attrezzature che tengano conto

dell’asincronia del processo e non ritardino lo sviluppo degli

stadi una volta che siano soddisfatte le condizioni per avviarli.

Il problema della produzione può oggi essere risolto rigorosa-

mente sia in termini organizzativi che in termini informatici, ma

in ambedue i casi al prezzo di una tale complessità e di un

cambiamento cosi radicale della cultura d’impresa che solo

gradualmente si può pensare di arrivarci.

La soluzione informatica è quella che in passato veniva chia-

mata CIM o Computer Integrated Manufacturing; la soluzione

organizzativa è invece quella di rendere il processo di produzio-

ne un processo in cui le varie fasi si succedano tra loro in modo

perfettamente sincronizzato, dall’ordine del cliente all’approvvi-

gionamento dal fornitore, inglobando nel processo queste due

componenti esterne.

Spesso, l’introduzione di progetti d’informatizzazione avanzati

viene ostacolata da metodi antiquati di analisi dei costi, che

mettono in risalto solo i risparmi di lavoro diretto. Al contrario,

le moderne tecnologie di produzione richiedono un esame più

attento dei costi e dei benefici, utilizzando metodi che permet-

tano di tenere nella dovuta considerazione i numerosi ‘valori

aggiunti’ conseguibili in ogni fase del processo.

Per valutare gli investimenti in tecnologie di automazione sono

stati quindi proposti due approcci fondamentali: l’analisi dei

costi-benefici e il ‘tracking’ dei costi-benefici.

Il primo approccio aiuta a identificare le aree operative nelle

quali l’introduzione di tecnologie avanzate di produzione può

avere l’impatto finanziario più elevato; a valutare l’economia

di progetto dei potenziali interventi migliorativi; a preparare

un’analisi e un piano per gestire i rischi del progetto; infine, a

identificare i requisiti di tracking dei costi-benefici, in modo che

il ciclo di pianificazione e controllo possa chiudersi per verificare

se i benefici previsti sono stati davvero realizzati.

Il tracking dei costi-benefici è la costante determinazione del

livello attuale di investimento nel progetto, con i relativi costi e

risparmi ricorrenti. Queste informazioni sono confrontate con

quanto è stato pianificato durante la fase di analisi e, successi-

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vamente, con le stime correnti basate sulle nuove circostanze.

progettazione del sistema di aUtomazioneL’automazione in campo meccanico è sempre più legata

all’informatica e molte apparecchiature di controllo utilizza-

no linguaggi di programmazione molto simili al C, al C++ e al

Visual Basic. E’ il caso dei sistemi di monitoraggio degli impianti

industriali e dei robot, per esempio. Altre volte si ricorre invece a

linguaggi più specifi ci, che per motivi storici o di consuetudine

sono diventati uno standard de facto o addirittura uno standard

uffi ciale. Consideriamo, per esempio, i controllori programmabili

(PLC). Pur essendo stati creati per sostituire le vecchie logi-

che elettromeccaniche, essi ne hanno mantenuto i metodi di

rappresentazione delle variabili e di composizione dei quadri di

controllo, dando vita al linguaggio ‘a contatti’. A questo si sono

aggiunti nel tempo altri linguaggi ‘dedicati’, mano a mano che

la tecnologia di controllo si è evoluta: il linguaggio mnemonico,

quello letterale, e così via.

Nonostante l’effi cacia di questi strumenti software sia andata

aumentando costantemente, è tuttavia rimasto irrisolto un pro-

blema fondamentale. Quello, cioè, di permettere un dialogo

tra i tecnici (i progettisti, gli installatori, gli addetti alla manuten-

zione degli impianti, ecc.) e i committenti. In passato, sono stati

compiuti vari tentativi per arrivare a una sorta di ‘esperanto’

dell’automazione, ma senza grande successo. D’altra parte,

il gap culturale fra le due parti può essere notevole: gli uni (i

tecnici) conoscono bene gli strumenti hardware e software che

hanno a disposizione, ma spesso non hanno una conoscenza

altrettanto approfondita del processo. Gli altri (i committenti), al

contrario, conoscono bene il processo di produzione, ma spesso

non hanno una preparazione tecnica approfondita.

“Think different!”, recitava un noto slogan pubblicitario. E

proprio uscendo dagli schemi è stata trovata una soluzione inte-

ressante al problema sopra descritto. In sostanza, la complessità

dei precedenti linguaggi è stata ‘nascosta’ dietro una gramma-

tica e una sintassi estremamente semplici, creando un nuovo

linguaggio che, attraverso una manciata di simboli grafi ci e po-

chissime regole permette di costruire uno schema a blocchi del

processo. Uno schema, quindi, che i committenti sono in grado

di interpretare o addirittura tracciare, e nel quale sono contenu-

te informazioni suffi cienti per i tecnici di automazione.

Il Grafcet (questo è il nome del linguaggio, che letteralmente

signifi ca ‘Grafi co di controllo basato su fasi e transizioni’) per-

mette di descrivere il processo che si desidera automatizzare,

attraverso una sequenza di operazioni fondamentali, o ‘fasi’.

Una fase, per esempio, può essere costituita da un semplice

movimento, un dosaggio, un’operazione di pesatura, la rota-

zione di un motore, l’apertura di una valvola, ecc. Tra una fase

e l’altra, a controllare l’esecuzione della sequenza, vi è sempre

una transizione, ossia un istante nel quale una fase termina e

inizia la fase successiva. E’ facile verifi care che ogni processo di

natura sequenziale può essere descritto in questo modo.

Oltre a questa semplifi cazione formale, il Grafcet offre un altro

vantaggio: quello di potere utilizzare il proprio linguaggio abi-

tuale. Il committente, quindi, può descrivere le fasi e le transi-

zioni richieste in lingua corrente, senza dovere apprendere par-

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AutomAzione L’automazione nella meccanica

ticolari simbologie. “Avviamento del motore n.1”, per esempio,

può essere il modo con il quale l’utente indica una certa fase

del processo. A sua volta, il tecnico di automazione utilizzerà

un linguaggio più adatto al dialogo con un PLC e tradurrà la

fase precedente in una istruzione dipendente dal linguaggio di

programmazione scelto.

Il risultato è notevole. La teoria della comunicazione insegna

che nel trasferimento di informazione fra due entità che parlano

lingue diverse si perde sempre qualche cosa. Con il Grafcet,

questa perdita viene ridotta al minimo, perché entrambe le par-

ti parlano la stessa lingua. Pertanto, il committente è finalmente

in grado di farsi capire e di comprendere ciò che i tecnici gli

propongono. A loro volta, i tecnici ricevono una descrizione

del processo sufficientemente formale per essere tradotta in un

linguaggio di controllo dedicato. Linguaggio che può essere

lo stesso Grafcet: esso è stato infatti recepito nella norma IEC

1131-3 come SFC (Sequential fuction chart) ed è compreso da

molti PLC. Questa è un’altra sorpresa che ci riserva il Grafcet.

Esso è nato come linguaggio di rappresentazione dei processi,

ma è successivamente diventato un vero e proprio linguaggio

di programmazione, favorendo ancora di più il passaggio di

informazione da committenti a tecnici.

Ultimo vantaggio: la semplificazione della ricerca guasti. Quan-

do un impianto non funziona in modo corretto, la natura se-

quenziale del Grafcet permette di individuare immediatamente

la transizione che non si verifica, quindi i sensori responsabili

della mancata trasmissione di segnali al controllore. Il Grafcet

non arriva a indicarci i motivi alla base del guasto (per i quali

sarà necessaria una ricerca più approfondita), ma ci permette

di identificare i dispositivi che ne sono stati colpiti.

Vediamo ora come alcune aziende protagoniste del settore

automazione industriale affrontano il settore della meccanica.

Risponde: Pierluigi Olivari, general manager della filiale italiana - Beckhoff Automation.

La tecnologia di automazione Beckhoff si estende a una

gamma molto ampia di prodotti: dal software TwinCAT, ai PC

industriali, al sistema di comunicazione ad alte prestazioni Ether-

CAT, ecc. Il filo conduttore che unisce i vari elementi della nostra

offerta può essere riassunto nella frase ‘Automation made in

Beckhoff’. Facendo un’analogia con il mondo dell’automobile,

si parte da un ‘telaio’ che sono i nostri PC industriali, al quale

si aggiunge il ‘motore’ rappresentato dal nostro software per

l’automazione giunto alla versione TwinCAT 3. TwinCAT integra

funzioni PLC e di Motion Control e controlla i singoli passi delle

macchine. La programmazione del software PLC si basa sullo

standard internazionale IEC 61131-3. E’ disponibile un’ampia

gamma di moduli software per task differenti come camme e

movimenti sincronizzati e interpolati di più assi.

In campo meccatronico, la tecnologia PC-based Beckhoff

permette di controllare e monitorizzare singole macchine di la-

vorazione o linee di produzione complete. Le fasi di alimentazio-

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AutomAzione L’automazione nella meccanica

ne, unione (tramite saldatura, incollaggio, ecc.), assemblaggio,

verifica, manipolazione e pallettizzazione possono quindi essere

implementate in modo coerente utilizzando i PC industriali

Beckhoff come piattaforme hardware e la tecnologia TwinCAT

come software di automazione.

Ad esempio, i dispositivi di manipolazione a dinamica elevata

con elevata ripetibilità richiedono un sistema che garantisca un

ritardo minimo per tutti i sottoprocessi, inclusi campionamento

dei segnali fisici, elaborazione nel controllore di motion e risposta

a un’uscita fisica. Beckhoff offre i prodotti e le tecnologie rispon-

denti a tale scopo: IPC e PC Embedded ad alte prestazioni con

motherboard specificamente sviluppate per applicazioni indu-

striali, Control Panel come elementi di controllo e visualizzazione,

componenti di I/O veloci e compatti in versione IP 20 o IP 67,

EtherCAT come sistema di comunicazione aperto e ultraveloce,

una versatile tecnologia di servoazionamento, una conveniente

tecnologia di motori passo-passo e il software PLC e di motion

control TwinCAT.

La base della comunicazione di processo ultraveloce è il siste-

ma Ethernet Industriale EtherCAT, particolarmente adatto per

l’uso nelle macchine di produzione. La comunicazione veloce

fra il controllore e i segnali di I/O – senza richiedere hardware

speciale – offre al costruttore di macchine nuove possibilità,

come il Motion Control con più assi, sincronizzati tramite clock

EtherCAT distribuiti, con precisioni del nanosecondo.

Con la tecnologia XFC (eXtreme Fast Control Technology) di

Beckhoff, qualsiasi programmatore è in grado di realizzare solu-

zioni di controllo molto veloci e ad alta precisione per macchine

di produzione speciali, basate su componenti standard.

Infine, il software ‘TwinCAT Kinematic Transformation’ integra il

controllo di robot nella suite software di automazione TwinCAT.

Le funzioni PLC, Motion Control, HMI e robotiche sono eseguite

su una singola CPU di un potente PC industriale. Ciò offre molti

vantaggi all’utente, come l’eliminazione della CPU richiesta per

il controllo di robot e la riduzione dei costi di ingegnerizzazione.

Risponde: Panasonic

Garantire in settori quali

quello della produzione

meccanica, i necessari livelli

di eccellenza: tale obietti-

vo ha portato Panasonic a

ricercare il giusto equilibrio tra

l’eccessiva specializzazione su

una linea prodotto, che non

caratterizza un fornitore di so-

luzioni integrate, e la proposta

‘a catalogo’ indifferenziato.

Alcuni punti di forza dell’of-

ferta Panasonic per l’auto-

mazione della produzione

meccanica sono rappresen-

tati dal motion control, dalla

sensoristica evoluta e dal

networking locale e remoto.

L’utilizzo di bus Ethernet ad

alta velocità, il controllo di

movimento realizzato attra-

verso l’utilizzo driver motion con un’elettronica particolarmente

avanzata, soluzioni di controllo compatte sono elementi distintivi

che caratterizzano l’offerta Panasonic; il tutto completato da

un concetto di servizio inteso come vicinanza al cliente sia in

termini di ‘design in’ che di formazione.

Le soluzioni d’automazione Panasonic sono impiegate in tutti

i contesti dove la richiesta di compattezza è accompagnata

dall’esigenza di prestazioni importanti. Ad esempio, le soluzioni

di Motion Control garantiscono performance notevoli in termini

di velocità, controllo e precisione attraverso una gamma che

spazia dal piccolo servo azionamento comandato a treno d’im-

pulsi (Mnas Liqi) da abbinare a un PLC compatto (FP0R o FPX0),

alla soluzione su bus Ethernet ad alta velocità (Minas A5N con

Rtex) con PLC di alta gamma.

Allargando il concetto di servizio al cliente, Panasonic cura in

maniera particolare le attività di divulgazione e formazione, at-

traverso un fitto programma di workshop e seminari su argomen-

ti che spaziano dal telecontrollo alla safety, alla marcatura laser,

al networking, alla meccatronica.

Nel contesto della meccatronica, Panasonic offre soluzioni

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Page 32: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

30magazine

NewS mpresa

‘easy’ e ‘ready to use’, grazie alle peculiarità dei controllori pro-

grammabili Serie FP e dei servo azionamenti Minas, con ottimo

rapporto prestazioni/compattezza; coniugando tecnologie e

competenze tecniche, Panasonic permette un approccio siste-

matico alla cosiddetta ‘meccatronica ultracompatta’.

Le ultime novità, come il PLC Serie FP-X0 e il servoazionamento

brushless Minas LIQI, giocano perfettamente in questo contesto.

Il pacchetto di soluzioni entry level motion control trova natu-

rale utilizzo in molteplici ambiti applicativi (macchine utensili,

robot cartesiani, food processing e packaging, stampa, ecc.),

soprattutto dove è necessario superare i limiti di flessibilità

dell’elettronica dedicata e tecnologici dei motori passo-passo;

tra i vantaggi l’incremento di prestazioni e produttività derivanti

dall’utilizzo di assi elettrici veloci e precisi, e dalla semplicità di

PLC ultracompatti con motion ‘on board’ (Serie FP, fino a 4 assi).

I driver Minas LIQI e i motori compatti ad alta dinamica (fino

a 2,4 Nm) offrono caratteristiche e funzionalità mutuate dalla

fascia alta Minas A5, per esempio il Real Time Autotuning e

un’ampia gamma di filtri, fondamentali nelle varie fasi del

controllo di movimento per aumentare la precisione, anche

ad alta velocità, diminuendo lo stress meccanico, e migliorare

l’affidabilità.

Fondamentali infine gli strumenti software quali Panaterm per

i servo azionamenti ed FPWin PRO (IEC61131), per tutti i PLC

Panasonic.

Risponde: SMCNei sistemi di motion-control

di ultima generazione le

parole chiave sono sempli-

cità, connettività e risparmio

energetico.

I sistemi di motion-control

devono essere di facile

programmazione ed utilizzo.

La presenza di strumenti di

sviluppo facili ed intuitivi

abbinati a funzioni avanza-

te consentono un ‘set-up’

macchina veloce ed affi-

dabile. I sistemi ‘Plug & Play’

offrono una parametrizzazione predefinita e un ulteriore livello di

affinamento è gestito elettronicamente con l’ausilio di funzioni

integrate nei controlli. Quindi, al variare delle condizioni applica-

tive i sistemi si adeguano in modo automatico senza l’intervento

dell’operatore. La possibilità di connettersi alle reti di gestione

aziendale permette di ottenere in tempo reale l’allineamento

delle prestazioni in funzione dei volumi-cicli produttivi richiesti.

Nella competitività dobbiamo considerare gli aspetti energetici.

Sempre maggiore è la sensibilità in questo ambito e per questo

i sistemi di ultima generazione offrono funzioni specifiche di ridu-

zione degli assorbimenti (per es. fasi di ‘riposo’).

Le possibilità di offrire e supportare diverse tecnologie, integrabili

tra loro, è un punto di forza dell’offerta SMC. La loro gestione

è resa possibile grazie ai sistemi di controllo. In questo campo

l’elettronica ha dato un contributo enorme consentendo anche

ai dispositivi meno tecnologici di potersi evolvere. I progettisti,

sia meccanici che elettronici, possono spaziare su un ventaglio

di soluzioni – prestazioni senza precedenti. Basti pensare a quale

gamma di soluzioni possiamo valutare nel campo della manipo-

lazione dove è sempre più frequente vedere soluzioni ibride (es.:

pneumatiche ed elettromeccaniche) controllate elettronica-

mente o il pilotaggio e la gestione delle elettrovalvole mediante

bus di campo. Ogni applicazione richiede uno studio approfon-

dito e devono essere considerate e valutate, oltre alle variabili

di progetto, anche aspetti di affidabilità-ripetibilità e successiva

manutenzione. In questi termini ogni tecnologia offre le proprie

‘condizioni’ che concorrono alla scelta finale.

La proposta di SMC è in linea con quanto esposto. Abbiamo

lanciato con successo la nuova gamma di attuatori elettrici

Serie LE che offre elevate prestazioni combinate a semplicità di

utilizzo. In termini di esecuzioni disponibili la Serie LE propone la

completa specularità con le serie di attuatori pneumatici.

La gamma della Serie LE si articola in diverse esecuzioni ed offre

sia la trasmissione del moto a vite che a cinghia, con soluzioni

quali il cilindro Serie LEY, l’attuatore senza stelo Serie LEFS-B e

Serie LEJS-B (alto carico), le pinze a 2-3 dita di presa Serie LEHZ-

F-S, la tavola rotante Serie LER, le slitte Serie LES. I controllori della

Serie LEC offrono un preset di fabbrica che ne consente l’utilizzo

immediato (‘Easy-Mode’) ma sono, al bisogno, facilmente pro-

grammabili da pannello frontale, disponibili con filosofia Driver

o Posizionatore (max. 64 posizioni) per motori ‘Passo-Passo’ e

‘Servo CA – CC’. Ogni controllore presenta la funzione automa-

tica di ‘riduzione assorbimento’ che viene gestita durante le fasi

di ‘stazionamento’ e ‘riposo’ per contenere i consumi energetici

e preservare i componenti.

Risponde: FestoFesto offre ai costruttori di sistemi veri e propri pacchetti di cre-

azione di valore basati su componenti hardware e software a

elevate prestazioni, integrati e convenienti.

Un esempio è la serie di assi elettrici EGC, che si distingue per

alta velocità, risposta dinamica, maggiore rigidità ed eleva-

ta capacità di carico. L’asse EGC-HD, l’ultimo arrivato nella

famiglia, consente di movimentare anche i carichi più pesanti.

Profili con sezione ottimizzata assicurano la massima rigidità e

potenza. Il nuovo asse meccatronico modulare è adatto sia per

soluzioni individuali sia per l’implementazione in sistemi completi.

Nelle versioni a cinghia dentate o a vite, l’asse EGC-HD com-

pleta la gamma EGC con la sua guida a ricircolo di sfere. Le

numerose taglie e varianti della slitta, in opzione con adattatore

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Page 33: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

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Ottimizzando il singolo componente,

Festo propone soluzioni di manipolazione

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Automazione modulare su piattaforma mondiale.

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Page 34: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

32magazine

NewS mpresa

AutomAzione i Bus di campo

per lubrificazione centrale oppure con guida protetta, consen-

tono l’utilizzo in un ampio range di applicazioni.

Il montaggio flessibile del motore con opzioni di fissaggio su tutti

e quattro i lati è uno dei vantaggi distintivi dell’asse a cinghia

dentata per carichi pesanti EGC-HD. La gamma EGC offre

interfacce standardizzate per tutti i tipi di attuatori e pacchetti

motore. Il software di dimensionamento PositioningDrives sempli-

fica in maniera significativa il lavoro di progettazione.

I portali T e H sono il 30% più veloci dei sistemi di manipolazione

convenzionali. Le loro prestazioni aprono nuove opportunità

nella tecnica dell’imballaggio, grazie a risposte dinamiche pro-

prie di un sistema ad asse lineare e costi di un sistema a cinghia

dentata.

Questi due nuovi sistemi di manipolazione costituiscono un’alter-

nativa ai complessi sistemi robotizzati che utilizzano cinematiche

delta e Scara. Festo fornisce questi sistemi pronti per il montag-

gio a bordo macchina.

Il portale T permette di raggiungere tempi ciclo di 670 ms. E’

un’unità Pick and Place ad alta velocità con risposta dinamica

più elevata rispetto ad un portale lineare convenzionale, scala-

bile per qualsiasi corsa, che le consente di ‘tenere il passo’ con

le operazioni di formatura, riempimento e chiusura.

Il portale H distribuisce alimenti confezionati come le barrette di

cioccolata nelle scatole. E’ in grado di coprire un’area di lavoro

di forma rettangolare decisamente maggiore rispetto ai sistemi

robotizzati con cinematica delta. Esso è scalabile su qualsiasi

corsa, presenta una costruzione molto piatta, un centro di gravi-

tà basso e un telaio molto più semplice dei veloci robot delta. Il

profilo ottimizzato di accelerazione e frenatura permette corse

di due metri e un metro sugli assi X e Y, con una precisione di 0,2

mm. Festo fornisce la soluzione di sistema assemblata, collauda-

ta e pronta per il montaggio a bordo macchina – completa di

tutti i dati costruttivi, schemi circuitali, garanzia di funzionamento

e di prezzo fisso.

Infine, la nuova serie di motori passo-passo EMMS-ST combina

lunga durata e piena funzionalità di posizionamento con un

prezzo vantaggioso. Il motore ibrido passo-passo con elevato

momento torcente è realizzato con alto grado di protezione

e dispone di connessioni adatte per applicazioni industriali,

fornibile in opzione con freno e trasduttore di posizione integrati.

E’ incluso anche un ampio programma di riduttori compatibili,

disponibili a magazzino.

Risponde Luigi BernardelliCEO di VIPA ItaliaLe CPU SPEED7 di VIPA assicurano alte

prestazioni nella lavorazione a cicli,

flessibilità dell’evoluzione dell’applica-

zione e facilità di comunicazione con

rapporto costo/prestazioni ottimale.

Da venticinque anni VIPA offre all’in-

dustria ingegneristica e meccanica

sistemi PLC completi con tecnologie

all’avanguardia. VIPA è in grado di

rispondere alle nuove sfide con rapidità e competenza, con

soluzioni flessibili e innovative. Le soluzioni proposte dalla nostra

azienda hanno fatto scuola nel settore industriale.

La possibilità di programmazione con STEP7 di Siemens rende

VIPA un fornitore di PLC ideale per ogni tipo di applicazione. La

tecnologia SPEED7 consente infatti all’utente di disporre ampia-

mente di ogni funzionalità. La gestione flessibile della capacità

di memoria si può adattare perfettamente alle sue esigenze,

potendosi adattare anche a richieste di espansione successive

all’installazione senza bisogno di sostituire l’hardware esistente.

Gli ambiti di utilizzo dei sistemi VIPA vengono ampliati dalla possi-

bilità dell’uso in abbinamento a componenti Siemens.

Le interfacce di comunicazione on board ad alte prestazioni

con speciali interfacce Ethernet integrate e la memoria princi-

pale integrata combinata alla tecnologia veloce SPEED7 sono

i fattori decisivi nella scelta di VIPA da parte di molte aziende di

chiara fama. Tra queste, ad esempio, ThyssenKrupp Krause che

ha scelto le CPU SPEED7 VIPA per il sito Volkswagen di Kassel.

ThyssenKrupp Krause sviluppa, costruisce e fornisce sistemi di

montaggio chiavi in mano per l’industria automobilistica e della

componentistica. La gamma modulare dei prodotti compren-

de tutti i necessari componenti per l’assemblaggio di blocchi

motore, meccanismi di trasmissione e assali, nonché i relativi

sottocomponenti e la strumentazione completa per le misurazio-

ni integrate e il controllo finale.

Nuove linee di assemblaggio sono state recentemente installate

nello stabilimento Volkswagen di Kassel, dove la Casa automo-

bilistica produce i suoi sistemi di cambi automatici sequenziali

a doppio innesto. Con una capacità produttiva quotidiana di

diverse centinaia di sistemi di trasmissione per motori benzina

e diesel, il sito è uno dei siti più moderni e produttivi del suo

genere.

Su questa linea di montaggio, 37 CPU SPEED7 identiche comuni-

cano l’una con l’altra tramite l’interfaccia Ethernet integrata. I

dati operativi e relativi alla qualità vengono elaborati e catturati

in tempo reale per potere identificare e risolvere immediata-

mente ogni problema. Con tempi-ciclo di appena 0,010μs o

0,058 μs (aritmetica in virgola fissa/mobile) e una memoria base

di 1 Mbyte per programmi e dati, la CPU 315SN/NET SPEED7 di

VIPA con Ethernet-CP343 integrata si è dimostrata il sistema PLC

ideale per queste specifiche esigenze.

Grazie alla tecnologia SPEED7, il sistema VIPA 300S è il sistema

PLC (Hard-PLC) più veloce al mondo programmabile con lo

STEP7 di Siemens. Poiché la memoria programma e dati, espan-

dibile fino a 8 Mbyte, è già integrata nella CPU SPEED7, le CPU

possono operare senza schede memoria addizionali. Le CPU

System 300S montano un’interfaccia Ethernet. A seconda della

versione, possono essere integrate ulteriori interfacce per la

comunicazione Ethernet, Profibus o CANopen.

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Page 35: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

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Page 36: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

34magazine

NewS mpresa

Gli Switch Ethernet dedicati ad una linea produttiva automobilistica

IntroduzIone al progettoIl mercato automobilistico cinese si sta rivelando sempre di

maggior successo . Infatti, nel 2010,ha raggiunto un totale di

18 milioni di auto prodotte ed evidenzia un tasso di crescita

del 30% annuo. Un mercato che traina anche altri settori uno

di questi è rappresentato

dall’automazione industriale.

Un terreno ideale per Ad-

vantech laddove operano

tutta una serie di system

integrator in grado di fornire

soluzioni per il controllo au-

tomatico della produzione

e per una migliore gestione

del lavoro per la produzione

di motori cinesi. Un area in

cui le esigenze si focalizzano

sull’automazione di linee

produttive di componenti

per sistemi di trasmissione

per l’industri automobilistica

e sono naturalmente risolvibili impiegando la tecnologia ed i

prodotti Advantech in grado di operare secondo i requisiti di

rete Ethernet .

ambIente operatIvo Le soluzioni per Executive & Management Systems (EMS) e

Assembly Management Systems (AMS) utilizzate dai produttori di

motori e di pezzi di ricambio, richiedono il supporto del controllo

automatico e della tecnologia informatica. Per poter ottenere

tutta una serie di funzionalità quali: un monitoraggio in tempo

reale della produzione, l’impostazione e l’ottimizzazione dei

parametri di processo, la gestione della qualità del prodotto,

l’archiviazione e il backup dei dati nonché la gestione in remo-

to, è necessaria una rete di comunicazione capace, robusta e

sicura.

La rete, per poter garantire la necessaria affidabilità, deve

essere progettata secondo una struttura in grado di garanti-

re il necessario livello di ridondanza e comprende: gli switch

Ethernet gestiti con in una configurazione ad anello a croce con

tecnologia self- healing, che fornisce l’adeguata ridondanza in

caso di un guasto sulla rete. Inoltre, per garantire il giusto livello

caSi di SuccESSo advantech

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Page 37: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

35magazine

NewS mpresa

di sicurezza, è necessario introdurre anche un alimentatore

ridondante che consenta quantomeno la realizzazione dei ba-

ckup nel caso in cui venisse a mancare la corrente in maniera.

Inoltre, quando è fondamentale che il dispositivo venga mo-

nitorato costantemente in tempo reale, poiché i ritardi nella

trasmissione dati potrebbero causare ritardi sulla produzione,

allora è necessario utilizzare protocolli di comunicazione molto

veloci. Infine è cruciale l’affidabilità delle apparecchiature dati,

e la relativa capacità di operare in luoghi disagevoli caratteriz-

zati, ad esempio, da temperature elevate.

ImplementazIone del progetto Il progetto, visto le specifiche e l’ambiente operativo prospetta-

to, ha visto la presenza di tutta una serie di prodotti Advantech :

EKI-7659C

8 PORTE POE+2 PORTE Combo Gigabit Switch Ethernet Mana-

ged Redundant

EKI-7656C

16 PORTE POE+2 PORTE Combo Gigabit Switch Ethernet Mana-

ged Redundant

EKI-2528

8-PORTE Switch Ethernet Industriali Unmanaged

EKI-2525

5-PORTE Switch Ethernet Industriali Unmanaged

EKI-6311GN

IEEE 802.11 b/g/n Punto di accesso Wireless/Client Bridge

descrIzIone del sIstema : topolo-gIa dI reteLa soluzione sviluppata per la aziende pro-

duttrici di componenti per sistemi di tra-

smissione per l’azienda automobilistica si

compone di tre livelli: il primo detto livello

dispositivo, il secondo detto di controllo e

un terzo livello detto d’ informazione, che

trasmette i dati tramite rete in fibra ottica.

La struttura portante della rete viene

supportata dai due switch industriali

Ethernet manged di Advantech EKI-7659C

o EKI-7656C, i quali a loro volta supportano

il protocollo di ridondanza per reti proprietarie di Advantech – il

raccordo ad anello a croce, fornisce all’utente un modo sempli-

ce per realizzare una rete Ethernet ridondante con un tempo di

recupero ad altissima velocità, inferiore a 10ms.

Gli switch EKI-7659C/EKI-7656C sono forniti di una grande varietà

di porte e supportano la particolare funzione di “port trunking” (

porta per connessione di giunzione), ossia il raggruppamento di

due o più porte insieme e funziona come path logico in grado

di aumentare la banda tra due switch in cascata.

Al livello più basso della topologia di rete, sintrovano un gran

numero di switch Advantech EKI-2528 o EKI-2525 che vengo-

no utilizzati per connettersi con il relativo Programmable Logic

Controllers (PLCs) che comanda e controlla il dispositivo di

produzione. Gli switch EKI-2528/EKI-2525 supportano un ingresso

di alimentazione ridondante, e vengono protetti da un doppio

meccanismo di sicurezza: il sistema Power Polarity Reverse e un

Fusibile resettabile in caso di sovraccarico di corrente. Il primo

tollera il relè di potenza inversa, mentre l’altro protegge il siste-

ma da sovraccarichi di corrente.

Il livello più elevato nella descrizione di questa

applicazione, il cosiddetto sistema d’informa-

zione per i supervisori-viene supportato dagli

switch EKI-6311GN, un punto di accesso AP

wireless che è in grado di fornire un ambiente

wireless affidabile per sistemi industriali tale da

permettere un monitoraggio remoto in tempo

reale sulle linee produttive.

conclusIonI Gli switch Ethernet di Advantech Managed ed

Unmanaged, utilizzati con il supporto di ingressi

di doppia alimentazione, ampia temperatura,

la connettività ad anello a croce con rapido

approccio self–hearing e le possibilità del port-

trunking (porte per connessione di giunzione)

sono in grado di pilotare PLC di marchi diffe-

renti fornendo un’ottima prestazione di rete

e garantendo una buona sicurezza . Ancora

una volta, utilizzando i prodotti di Advantech si

risparmia senza sacrificare le performance del

sistema.

caSi di SuccESSo advantech

archItettura del sIstema

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Page 38: NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013

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NewS mpresa

Roadshow Rockwell Automation Midrange, interagire per competere

Di Massimo Fucci

L’attenzione massima alle esigenze dei clienti,

ovunque nel mondo, per aiutarli a raggiunge-

re i propri obiettivi, è un tratto caratteristico di

Rockwell Automation a cui si associano la

continua crescita del proprio livello di

competenza e gli investimenti in

innovazione e ricerca e sviluppo.

Questi valori hanno portato alla

recente introduzione delle soluzioni di controllo

Midrange che hanno consentito a Rockwell

Automation di estendere il portafoglio di

prodotti ‘Integrated Architecture’ anche alle

applicazioni di fascia media, arricchendolo

di una serie di controllori scalabili della famiglia

CompactLogix Allen-Bradley, di servo azionamenti

compatti Kinetix 5500, di inverter PowerFlex 525, di termi-

nali di visualizzazione PanelView Plus 6 e lo ha completato con

l’introduzione di un ambiente unico di progettazione e ingegne-

rizzazione: Studio 5000.

Un nutrito carnet a disposizione di chi si occupa di Automazione

Industriale che viene presentato, discusso ed interagito in un

Roadshow specifico in cui manager, responsabili automazione

e tecnici possono confrontarsi con le tecnologie i prodotti

e le competenze tecniche del personale Rockwell.

“Grazie alla Integrated Architecture – sottoli-

nea Roberto Motta Local Business Leader IA di

Rockwell Automation - gli utenti sono in grado

di standardizzare le applicazioni su un’unica

piattaforma di controllo, ad alte prestazioni, in

grado di soddisfare le proprie esigenze appli-

cative a condizioni economiche vantaggiose”.

Questa architettura è altresì caratterizzata

dai nuovi processori con una maggior potenza,

dall’utilizzo della tecnologia CIP Motion sul protocollo

di rete EtherNet/IP, con soluzioni di sicurezza integrata e

strumenti di sviluppo riutilizzabili.

“La Integrated Architecture, con le soluzioni Midrange -aggiun-

ge Motta- integra le discipline di controllo, sicurezza, motion e

eventi Rockwell

Un’occasione di apprendere “dal vivo” le novità tecnologiche di Rockwell e cogliere la possibilità di con-frontarsi con i tecnici Rockwell e con altri utilizzatori, con cui condividere le esperienze e chiarire gli aspetti tecnici di prodotti e soluzioni nonché i benefici ed il ritorno economico. Un Roadshow con molte tappe per consentire la partecipazione a un grande numero di aziende.

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37magazine

NewS mpresa

processo, permettendo ai costruttori di macchine di utilizzare

un’unica piattaforma e un ambiente comune di program-

mazione e di configurazione, indipendentemente dal tipo di

applicazione da gestire o dalla complessità della macchina da

costruire.

In particolare, i costruttori di macchine possono così ridurre i

costi e la complessità delle macchine stesse, migliorarne le

prestazioni e disporre di un’offerta più competitiva e scalabile e

gli utenti finali, grazie all’adozione di uno standard tecnologico

comune, beneficiano di un’integrazione più efficiente, di una

gestione di progetto più snella e di una messa in servizio più

rapida”.

Al centro delle soluzioni di controllo Midrange ci sono le tre

nuove piattaforme Allen-Bradley CompactLogix Programmable

Automation Controller (PAC), L1, L2 e L3, che utilizzano lo stesso

ambiente di programmazione, networking e visualizzazione di

sistemi basati su ControlLogix.

La piattaforma L1, disponibile in tre modelli con I/O digitali inte-

grati, offre all’utente funzionalità di memoria estesa e dispositivi

di controllo remoto che permettono all’utente di trovare una

corrispondenza tra le proprie esigenze di automazione e un con-

trollore ad alte prestazioni. Offre inoltre la possibilità di controlla-

re due assi in CIP Motion su EtherNet/IP.

La serie L2, disponibile anch’essa in tre modelli, è dotata di una

memoria più estesa rispetto alla serie L1, I/O integrati digitali

e analogici, maggiori funzionalità dei dispositivi remoti e della

capacità di controllare fino a quattro assi in CIP Motion su Ether-

Net/IP.

Infine, la serie L3, disponibile in sei modelli, espande ulteriormen-

te il portafoglio, offrendo una capacità di memoria maggiore

della serie L2, una maggiore capacità modulare di I/O, un’au-

mentata capacità di gestione del dispositivo remoto e tre mo-

delli che permettono di controllare 4, 8 e 16 assi del CIP Motion

su EtherNet/IP.

Il servoazionamento Allen-Bradley Kinetix 5500 e il servomotore

VPL a bassa inerzia per EtherNet/IP, una soluzione di motion

integrato su EtherNet/IP compatta, più facile da utilizzare e che

semplifica il cablaggio del sistema. Ideale per il packaging, la

movimentazione dei materiali o il converting con più di sei assi,

il servoazionamento Kinetix 5500 e il servomotore VPL non richie-

dono circuiti di alimentazione separati o accessori aggiuntivi, e

ciò permette di dimensionare le macchine in base a esigenze

specifiche. L’abbinamento ottimale tra le taglie del motore e

del servoazionamento, riduce i consumi alla metà dell’energia

impiegata da soluzioni analoghe, con tempi di ciclo entro 125

μsec, per massimizzare le prestazioni. Un bus esterno CA/CC

comune riduce i requisiti hardware e permette scalabilità totale,

utilizzando un’unica piattaforma sia per sistemi a singolo asse

che multiasse. La densità di potenza della soluzione best-in-class

consente una riduzione del 50 per cento dell’ingombro. Infine,

la soluzione con alimentazione e feedback su un singolo cavo

elimina l’hardware, i connettori e cavi superflui con conseguen-

te riduzione dei costi di cablaggio.

Allen-Bradley PowerFlex 525 AC Drive, è il primo di una nuova

generazione di inverter compatti e full-optional, che offre un

design modulare della parte di potenza, da 0,5 a 30 cavalli ( da

0,4 a 22 kilowatt) a 100-600 volt in ingresso. EtherNet/IP integrato,

sicurezza, programmazione tramite porta USB, risparmio energe-

tico e una varietà di opzioni di controllo del motore caratteriz-

zano il nuovo PowerFlex 525 CA, progettato per aiutare i clienti

a risparmiare, massimizzare le prestazioni del sistema e ridurre il

tempo di progettazione e consegna delle macchine.

Switch Stratix 5700 Layer 2, è il risultato delle migliori tecnologie

di Rockwell Automation e di Cisco, altamente scalabile e com-

patto nelle dimensioni, offre una vasta gamma di funzionalità

di commutazione, dalle applicazioni entry-level per costruttori

di macchine fino a soluzioni convergenti o soluzioni utente IT

ready già integrate. Utilizzando il software leader mondiale per

l’infrastruttura di rete Cisco IOS, lo switch Stratix 5700 fornisce

l’integrazione sicura dei servizi critici e il completo supporto dal

piano fabbrica a livelli gestionali. Stratix 5700 semplifica anche la

progettazione e lo sviluppo delle reti a livello macchina tramite

strumenti di configurazione e di monitoraggio. Questi strumenti

consentono una facile configurazione e diagnostica diretta-

mente da Architettura Integrata, colmando il divario tra sistemi

IT e sistemi di automazione.

“Rockwell Software Studio 5000è un ambiente unico di proget-

tazione e ingegnerizzazione, - conclude Motta- che abilita la

collaborazione tecnica. Questa prima versione include Logix

Designer per la programmazione e configurazione dei controllori

programmabili ControlLogix 5570 e CompactLogix 5370, mentre

le versioni successive permetteranno, attraverso plug-in aggiun-

tivi, di fornire un ulteriore supporto per attività di progettazione

specifiche, come lo sviluppo HMI, la gestione delle libreria di

codici, il dimensionamento delle applicazioni motion e altro

ancora.”

eventi Rockwell

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38magazine

NewS mpresa

Una prima classificazione dei sistemi di aziona-

mento, fondamentale presupposto per una

scelta corretta, può essere effettuata in base

al tipo di energia utilizzata. Troviamo così at-

tuatori elettrici, elettromagnetici, pneumatici,

oleodinamici, ecc.

In particolare, gli attuatori elettrici permetto-

no di comandare un contatto attraverso un

input elettrico e sono quindi adatti per azionamenti di tipo on/off

(partenza/arresto, apertura/chiusura, ecc.). Gli attuatori elettro-

magnetici, basati sulla forza di Lorentz, hanno una risposta veloce,

una bassa impedenza d’ingresso e un basso rumore. Sono quindi

adatti, ad esempio, per il controllo di azionamenti dotati di solenoi-

de (elettrovalvole, ecc.).

Nei sistemi pneumatici viene utilizzata l’aria compressa per gene-

rare forza motrice grazie alla pressione esercitata sulle parti mobili;

alcuni vantaggi di tali sistemi sono la rapidità di azionamento, la

leggerezza dei componenti, l’affidabilità e la lunga durata nel tem-

po. Inoltre, l’area compressa può facilmente essere immagazzina-

ta in serbatoi, è facilmente trasportabile, non è infiammabile e non

richiede circuiti di ricircolo. Si utilizzano questi azionamenti soprat-

tutto in presenza di atmosfera esplosiva. Gli attuatori oleodinamici,

infine, possono generare una forza maggiore (a parità di volume)

rispetto agli altri attuatori. Sono quindi utilizzati dove al comando

deve corrispondere immediatamente un’azione di potenza.

I motorI elettrIcINei sistemi di automazione vengono tipicamente utilizzati tre tipi

di motori elettrici: quelli a corrente continua, a corrente alternata

e passo-passo. Nei motori a corrente continua, in particolare, è

necessario sia ridurre la distorsione del flusso dovuto alla regola-

zione di armatura, con beneficio della linearità e della facilità

di commutazione, sia ridurre il momento d’inerzia del rotore. Per

piccole e medie potenze (da 1 a 5 kW) sono di largo impiego

motori con eccitazione a magneti permanenti, ossia motori a

controllo di armatura in cui il flusso al traferro è ottenuto tramite

poli in materiale magnetico. Ciò consente di ridurre gli ingombri e

di avere maggiore linearità nelle caratteristiche meccaniche, in

particolare alle basse velocità. Esiste tuttavia il pericolo di smagne-

tizzazione per effetto del campo di armatura qualora la corrente

dovesse superare di molto il valore nominale. Per ridurre l’inerzia

rotorica si costruiscono motori con armatura a disco di materiale

isolante. In questo caso, la coppia massima può diventare anche

dieci volte la coppia nominale. Magneti permanenti a terre rare

consentono di realizzare motori in cui è minore il pericolo di sma-

gnetizzazione dovuto a sovraccarichi. Molto importante è anche il

motore senza spazzole (brushless): esso consente infatti di aumen-

tare l’affidabilità del motore a corrente continua e di prolungarne

la vita; consente inoltre di costruire apparati con maggior grado

di protezione. La commutazione è ottenuta con circuiti elettronici.

I motori a corrente continua sono usati generalmente in catena

chiusa. Particolarmente importante è la possibilità che essi offrono

di fornire la coppia massima a velocità anche nulla. L’impiego

dei motori a corrente alternata nell’automazione era in passato

limitato al motore bifase, spesso addirittura preferibile al motore a

corrente continua nelle piccole potenze. Il motore trifase presenta-

va qualche difficoltà, come quella di ottenere un’elevata coppia

allo spunto e quella di regolazione della velocità. Problemi che

sono stati risolti grazie all’impiego di circuiti elettronici di potenza.

Poiché, nel motore bifase, per ottenere una caratteristica mecca-

nica pressoché lineare è necessario elevare la resistenza rotorica,

il rendimento del motore diminuisce. Pertanto, questo motore è

costruito solo per piccole potenze: nella robotica, per esempio, tali

potenze sono solitamente insufficienti. I motori passo-passo sono

sostanzialmente dei dispositivi attuatori per il controllo di posizione,

convertendo segnali elettrici impulsivi in movimenti meccanici.

Avendo ingressi di tipo digitale, sono compatibili con l’uscita di

un computer o un PLC. Essi consentono una buona precisione

di posizionamento nei sistemi di controllo anche se, operando

generalmente in catena aperta, il posizionamento può essere solo

presunto. Questi motori possono essere classificati in tre catego-

rie: a magnete permanente, a riluttanza variabile e ibridi. In linea

di massima, si può affermare che i primi presentano maggiore

Motori elettrici, azionamenti, guide lineari e sistemi di motion control: i ‘muscoli’ dell’automazione

Di Valerio Alessandroni

Tutti i sistemi di automazione sono necessariamente dotati di un sistema di attuazione, che traduce in co-mandi le decisioni prese dalla logica di elaborazione. Si tratta quindi della parte ‘muscolare’ del sistema di automazione, dotata della potenza richiesta per muovere guide lineari, azionare motori elettrici e così via.

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efficienza, ottimo smorzamento, buona velocità e alta risoluzione.

I motori a riluttanza variabile hanno minore efficienza, più bassa

inerzia rotorica, alta velocità e minore capacità di smorzamento.

Infine, i motori ibridi presentano altissima risoluzione, alta velocità,

bassa inerzia rotorica e buono smorzamento. L’impiego del motore

passo-passo nell’automazione è sostanzialmente per operazioni

di cambiamento della posizione di un carico meccanico tramite

passi angolari. Il rotore dovrà pertanto sviluppare una coppia ido-

nea a vincere la coppia resistente del carico e ad imprimere una

sufficiente accelerazione al carico stesso; vi sarà poi una velocità

massima alla quale il motore potrà operare con tale carico. Ai mo-

tori passo-passo viene richiesto soprattutto di avviarsi e di fermarsi

molto rapidamente, con un grande controllo della posizione di

arresto: questo significa presentare elevate coppie e rotore con

bassa inerzia. Viene anche richiesto di girare ad elevata velocità e

di operare con passi piccolissimi. Naturalmente, non tutti gli impie-

ghi richiedono motori con caratteristiche di funzionamento molto

spinte. Tra l’altro, anche nel caso di motori passo-passo, prestazioni

elevate significano costi altrettanto elevati.

VarIazIone elettronIca della VelocItàIl controllo dei motori elettrici può riguardare tre parametri fonda-

mentali: posizione, velocità e movimento.

Nel controllo di posizione, l’azionamento deve essere in grado di

pilotare il motore in modo da garantire un’adeguata precisione di

posizionamento e la possibilità di bloccare il rotore. Il motore passo

rappresenta l’attuatore ideale per risolvere questi problemi quan-

do sono in gioco potenze limitate, mentre negli altri casi si ricorre in

genere a motori a c.c. (più raramente a c.a.).

Nel controllo di velocità, l’azionamento deve gestire il moto di

accelerazione e di decelerazione, oltre a garantire una velocità

costante nel movimento a regime. Quando sono in gioco potenze

limitate i motori passo si prestano allo scopo; negli altri casi si utiliz-

zano i motori a c.a. (accoppiati ad un azionamento a tensione e

frequenza variabili) o a c.c. (dotati di un sensore di velocità). Il con-

trollo del movimento può essere visto come un contemporaneo

controllo di posizione e velocità. Il problema è tipico delle macchi-

ne a CN e dei centri di lavoro, in cui è necessario che il movimento

reale eseguito dalla macchina riproduca esattamente quello

programmato dall’operatore. Per generare il movimento si utilizza-

no in genere più attuatori che si muovono coordinati da un’unica

unità di controllo. Tutti i motori si prestano per questo impiego: quelli

passo per basse potenze, mentre gli altri devono essere dotati di

sensori di posizione e di velocità.

I variatori elettronici di velocità, largamente utilizzati da molti anni

e costantemente sviluppati e perfezionati, sono oggi classificabili

in due categorie fondamentali - i variatori analogici ed i variatori

digitali - che si distinguono, in particolare, per la natura del segnale

di riferimento utilizzato. In entrambi i casi, i variatori elettronici

possono impiegare transistor di potenza o tiristori. Nei variatori a

transistor, la variazione della tensione o della corrente d’uscita (da

cui dipende la velocità del motore controllato) può essere ottenu-

ta variando l’ampiezza di impulsi a frequenza fissa (modulazione

PWM) o la frequenza di impulsi ad ampiezza fissa (modulazione di

frequenza). Attualmente, il crescente impiego dei motori asincroni

rende particolarmente interessanti i sistemi di regolazione PWM. La

variazione elettronica di velocità soddisfa due tipi di applicazioni

fondamentali:

La prima è la regolazione dei motori a corrente continua, ottenuta

variando la tensione d’indotto ed eventualmente la tensione di

eccitazione (regolazione a potenza costante). I variatori elettronici

per motori a corrente continua utilizzano normalmente un’alimen-

tazione alternata monofase per le piccole potenze (all’incirca

fino a 7,5 kW) ed un’alimentazione alternata trifase per le medie

e grandi potenze. La diffusione di questa categoria di variatori è

favorita dalla forte concorrenzialità dei motori a corrente continua.

D’altra parte, essa è minacciata dai convertitori di frequenza,

nella gamma delle medie velocità, e dalle macchine a corrente

alternata autoregolate nelle applicazioni di massima precisione.

La seconda applicazione è la regolazione dei motori a corren-

te alternata, di tipo asincrono, ottenuta variando la tensione di

alimentazione nel caso dei graduatori, la tensione e la frequenza,

nel caso dei convertitori di frequenza, o la sola frequenza. Queste

tecniche sono complementari. La variazione di velocità dei motori

a corrente continua può coprire generalmente un campo da 1 a

100, mentre quella dei motori a corrente alternata offre un campo

da 1 a 10.

Attualmente, i sistemi a corrente alternata, sempre più competitivi

grazie al migliore rapporto prestazioni/prezzo che li contraddi-

stingue, tendono a sostituire i variatori meccanici ed i sistemi a

corrente continua nelle applicazioni meno sofisticate. I sistemi

brushlesó tendono invece a sostituire i sistemi a corrente continua

nelle applicazioni più raffinate. I variatori elettronici in genere, e

soprattutto i modelli totalmente digitali, hanno preso il sopravvento

sui variatori costruiti con altre tecnologie in quanto, grazie alle loro

maggiori capacità di dialogo con l’esterno, si integrano in modo

ottimale nelle macchine automatiche. Anche nei variatori elettro-

nici si è verificata una notevole evoluzione che, in particolare, ha

portato allo sviluppo di unità programmabili. Inoltre, accanto ai

variatori stand-alone si sono diffuse le unità ‘aperte’, capaci cioè

di comunicare con altri sistemi (normalmente tramite fieldbus). Il

controllo delle macchine asincrone è complicato dal fatto che

corrente, tensione e flusso sono alternati, mentre flusso e coppia

sono variabili che dipendono dalla corrente. Il principio del con-

trollo vettoriale consiste quindi nella trasformazione delle equazioni

della macchina in modo che sia possibile utilizzare variabili c.c.

anziché c.a. e, nello stesso tempo, le equazioni risultanti siano sem-

plificate, per separare le variabili flusso e coppia. La trasformazione

delle equazioni della macchina (trasformazione di Park) consiste

nel cambiare il riferimento da un sistema trifase a un sistema bifase

i cui assi d e q ruotano alla stessa velocità del campo rotante.

Rispetto a questo riferimento, i valori elettrici sono quindi in c.c.

Definendo l’asse d in fase con il vettore del flusso rotorico, si può

dimostrare che il flusso è proporzionale alla componente Id della

corrente. Poiché il flusso è supposto costante, la coppia è quindi

proporzionale alla componente Iq della corrente. Pertanto, orien-

tando il flusso, un motore a induzione può essere controllato come

un motore a c.c. con eccitazione separata.

Le prestazioni dinamiche ottenibili con questo tipo di controllo sono

simili a quelle di un motore a c.c. Il livello di prestazioni raggiunto

dipende da due fattori critici: l’uso di un sensore di posizione e la

conoscenza dei parametri del motore. L’area delle applicazioni

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per i motori asincroni con controllo vettoriale mediante sensore è

quella dove sono richieste prestazioni di medio livello, ossia con

campi di velocità da 1 a 1.000.

motIon control: l’eVoluzIone prosegueNell’ambito dell’automazione industriale, quella del motion control

è una delle funzioni che sono evolute maggiormente negli ultimi

anni. Le direttrici lungo le quali tale evoluzione si è sviluppata sono

diverse e spesso si sono incrociate. Vediamole in sintesi. La carat-

teristica più evidente del motion control è l’essere diventato esso

stesso una categoria a sé stante, una voce sotto la quale molti

fornitori offrono oggi soluzioni complete e basate su hardware e

software ad hoc. Si è passati quindi da un motion control realizzato

programmando PLC generici o assemblando schede general-

purpose, a prodotti ideati e nati proprio per controllare il movimen-

to. Ultimamente, poi, assistiamo a motion controller che sono in

grado di governare anche funzioni addizionali della macchina in

cui vengono inseriti: per esempio, gestione degli I/O, esecuzione di

funzioni logiche, interfacciamento con bus e reti di comunicazio-

ne, ecc. La spinta viene dalla naturale tendenza all’integrazione:

se in una certa macchina il movimento è la parte più importante,

perché prevedere un PLC separato? Questa stessa spinta all’in-

tegrazione ha generato anche un altro tipo di evoluzione. Per le

applicazioni dove il controllo del movimento è importante ma non

fondamentale o dove esso ha la stessa importanza della logica

on/off, dell’interfaccia operatore e della capacità di calcolo, molti

fornitori stanno oggi proponendo una nuova classe di macchine: i

PAC (Programmable Automation Controller). Possiamo considera-

re i PAC come uno sviluppo dei PLC nato proprio dall’esigenza di

dare loro nuove capacità, tipicamente proprio quelle del calcolo

(integrando nel PLC le funzioni di un PC inustriale) e del controllo

del movimento. La terza linea evolutiva del motion control è quella

delle soluzioni verticalizzate. Qualche anno fa, il motion controller

era ancora una piattaforma generica, un po’ come il PLC, sulla

quale ciascun utente poteva costruire le proprie applicazioni in

qualsiasi settore. Oggi, al contrario, nei cataloghi dei fornitori trovia-

mo spesso motion controller dedicati a specifiche funzioni: control-

lo di ascensori, controllo della trazione elettrica, ecc. E’ evidente

che queste specializzazioni sono ottenute soprattutto attraverso

il software, ma è altrettanto vero che alcune funzioni specifiche

sono richieste solo in certi settori. Quindi, si può ottimizzare il proprio

investimento acquistando solo ciò che serve. Inoltre, una soluzione

‘verticale’ ha generalmente il pregio di essere stata sviluppata da

specialisti del settore, quindi di essere più efficace di una soluzione

general-purpose. Come dicevamo all’inizio, queste linee evoluti-

ve spesso si intersecano: per esempio, troviamo sul mercato PAC

specializzati per determinati ambiti applicativi, motion controller

programmabili con i classici linguaggi dei PLC, ecc. Intanto, le

librerie di blocchi funzione si espandono continuamente, permet-

tendo una customizzazione sempre più spinta del motion control.

l’alternatIVa della pneumatIcaL’automazione pneumatica ha vissuto una rapida diffusione,

grazie anche alla spinta ricevuta dalle tecnologie elettroniche

ed informatiche. In particolare, il comando pneumatico è spesso

dominante nei piccoli automatismi ed è ben consolidato anche

laddove sia necessario operare in un ambiente con rischio di

esplosione. Le interfacce elettropneumatiche e pneumo-elettriche

hanno d’altra parte rinvigorito e standardizzato i legami fra elettro-

nica e pneumatica, mentre i rivelatori a soglia modulare pneuma-

tici, elettronici ed elettrici permettono di scegliere gli interruttori di

posizione più adatti alla tecnologia di comando di ogni singola

macchina.

Quindi, anche in un’epoca dominata dall’elettronica e dall’infor-

matica, rimane l’alternativa dell’attuazione pneumatica. Essa ha

infatti caratteristiche interessanti come il campo di forze coperto,

la spinta, le dimensioni contenute, l’economicità di esercizio e la

robustezza. Le obiezioni principali rivolte all’attuazione pneuma-

tica riguardano la precisione e la ripetibilità del posizionamento.

E’ certamente vero che l’aria non è incomprimibile, ma anche in

un asse pneumatico la precisione e la ripetibilità possono essere

garantite entro una tolleranza molto stretta, per esempio misuran-

do la posizione con un encoder integrato nella struttura (camicia)

insieme al freno di posizionamento. I vantaggi di questa soluzione

rispetto a un normale asse elettrico sono numerosi. Innanzitutto, il si-

stema ha una struttura molto compatta, perchè per movimentare

dei carichi anche dell’ordine di diverse decine di kilogrammi, sono

sufficienti l’attuatore, un gruppo valvole e l’unità di controllo. Non

sono quindi necessari i servizi ausiliari tipici degli assi elettrici, come

i trasformatori, gli azionamenti, le schede di controllo, i pulsanti e

le sicurezze. Di conseguenza, il risparmio economico è duplice,

riguardando sia l’attuatore stesso, sia i servizi ausiliari. Non possono

verificarsi inoltre i danni meccanici a cui è soggetto un sistema

elettrico in caso di errata manovra o di guasto del motore, del

riduttore o dell’azionamento. L’asse pneumatico, infatti, va sempli-

cemente a fine corsa senza compromettere la rimessa in funzione

dell’apparato; d’altra parte, se le manovre errate sono continua-

tive, il pezzo da cambiare è decisamente più economico rispetto

ad un asse elettrico. Da un punto di vista funzionale, un sistema

pneumatico presenta una parte di input, una parte di controllo e

una parte di output. Nella parte di input, il sistema riceve i segnali

che attivano le valvole (aria compressa). La parte di controllo

esegue normalmente delle commutazioni, mediante valvole. La

parte di uscita corrisponde invece al risultato finale o al movimento

ottenuto tramite l’uso controllato dei cilindri). Costruttivamente, i

sistemi pneumatici hanno una struttura simile a quella dei sistemi

elettronici ed elettrici: essi sono composti da un sottosistema di

produzione dell’aria, un sottosistema di distribuzione dell’aria e

un sottosistema di attuazione. In particolare, i principali attuatori

pneumatici comprendono martinetti, martelli, motori e semimotori.

I martinetti o cilindri pneumatici si differenziano funzionalmente dai

corrispondenti attuatori idraulici solo per l’impiego dell’energia di

pressione di un fluido comprimibile. Pertanto, le soluzioni costruttive

sono le stesse e comprendono martinetti a semplice e doppio

effetto, con stelo semplice e passante, a doppio effetto, di tipo

tandem, duplex, ecc.

I martelli pneumatici perforatori sono attuatori pneumatici volume-

trici nei quali si ha l’azionamento di una massa battente che opera

contemporaneamente da stantuffo e distributore, mosso alternati-

vamente all’interno del cilindro.

Il motore pneumatico è una macchina di tipo volumetrico che for-

nisce lavoro meccanico sfruttando l’energia di pressione fornita da

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un mezzo comprimibile. Gli attuatori di tipo rettilineo sono i mar-

tinetti, mentre quelli di tipo rotativo si definiscono motori quando

forniscono una rotazione continua senza limitazioni funzionali sul

numero di giri e semimotori quando eseguono rotazioni limitate

ad una frazione di giro o un certo numero di giri. Sentiamo ora il

punto di vista di alcune aziende presenti nel settore.

Risponde: Giuseppe Testa, Direttore Commerciale - Lenze ItaliaAffidabilità, compattezza, riduzione costi, efficienza energetica:

sono questi i criteri che guidano le scelte di architettura di auto-

mazione nell’integrazione delle linee di produzione.

Il Gruppo Lenze è in grado di assistere i costruttori di macchine

in tutte le fasi del processo di sviluppo di una macchina. I nostri

esperti elaborano assieme al cliente soluzioni di azionamento

e automazione all’avanguardia, che semplificano la progetta-

zione, la produzione e l’assistenza della macchina. In qualità di

specialista per l’automazione industriale, Lenze offre un ampio

portafoglio di prodotti, dai sistemi di controllo e visualizzazione

agli azionamenti elettrici, fino ai componenti elettromeccanici.

Lenze considera la catena di trasmissione del moto in una ottica

completa di ‘soluzione di azionamento’. La catena di trasmis-

sione del moto è infatti ascrivibile ai seguenti quattro segmenti: in-

verter, motore, riduttore, processo. I principali aspetti da tenere in

considerazione durante la progettazione o il revamping di appli-

cazioni di moto sono, in primo luogo, il dimensionamento corretto

delle apparecchiature, tarato sull’effettiva necessità di potenza

del carico. Secondo, la corretta gestione delle condizioni variabili

del carico. Terzo, la selezione dei corretti profili di moto: nelle

applicazioni dinamiche la scelta delle accelerazioni e dei profili

di moto ha un fortissimo impatto sui consumi. Infine, la corretta

progettazione dei componenti della catena del moto (aziona-

mento, motore, riduttore, giunto, ecc.). Lenze mette a disposizio-

ne un potente strumento a supporto della corretta progettazione

della catena del moto: il pacchetto software DSD (Drive Solution

Designer). Oggi il produttore di macchine deve coniugare nume-

rosi concetti per assolvere alle prestazioni richieste da un mercato

sempre più veloce e severo. Requisiti di macchina, elaborazione

del concetto e realizzazione della macchina passano attraverso

una collaborazione diretta e totale.

Tutti i nostri prodotti e servizi sono scalabili: non resta quindi che

selezionare il campo di prestazioni richiesto per il progetto.

L’ampio portafoglio L-force Lenze segue un principio molto

semplice; tre linee con funzioni scalabili: Base-Line, State-Line o

High-Line. In questo modo il cliente può identificare rapidamente

i prodotti che rappresentano la soluzione migliore per i suoi speci-

fici requisiti. In prima linea nel portafoglio L-force troviamo i nostri

potenti controlli per sistemi di automazione ad alte prestazioni.

Dai moderni motion controller integrabili nell’armadio elettrico al

compatto sistema I/O decentrato, fino agli avanzati terminali di

visualizzazione. Ad esempio, il Controller 3200 C offre tutto ciò che

può essere desiderato da un solido partner per l’automazione:

una costruzione compatta e resistente, alte riserve di potenza e

una dotazione completa di opzioni. È stato progettato su misura

dei requisiti per il controllo del moto centralizzato e può essere

ampliato con moduli aggiuntivi del sistema I/O 1000 Lenze trami-

te il bus integrato. EtherCAT è il sistema bus standardizzato della

nostra soluzione ‘Controller-based Automation’.

Risponde: Sabina Cristini, Business Development Manger General Motion Control - SiemensLa tecnologia più avanzata in termini di sistemi motion control

richiede oggi piattaforme flessibili sia in termini di hardware sia di

software, per permettere ottimizzazioni fin dalle fasi di enginee-

ring e sviluppo dei progetti da parte dei costruttori di macchine.

Le aziende sono sempre più sensibili e attente a nuove soluzioni

che consentano di migliorare i consumi delle macchine, fattore

ormai decisivo per la riduzione dei costi degli impianti di produzio-

ne, incrementando così la competitività.

È necessario, quindi, prestare la massima attenzione anche all’ef-

ficienza energetica, che interessa ogni aspetto dell’intero ciclo

di vita della macchina. Nello studio dei sistemi di automazione di

macchina è fondamentale affrontare lo studio dell’automazione

di controllo in relazione anche a sistemi diversi ma coesistenti

sull’impianto, ad esempio l’elettromeccanica, la pneumatica,

l’oleodinamica. Affrontando l’analisi con un approccio mecca-

tronico, sono possibili sostanziali evoluzioni, quali ad esempio l’ap-

plicazione di motorizzazioni dirette con motori lineari e torque in

sostituzione di trasmissioni tradizionali ad alti costi di manutenzione

e riconfigurazione. Il fattore chiave che Siemens offre al mercato

industriale è l’integrazione delle piattaforme, che rispondono al

concetto della Totally Integrated Automation. La comunica-

zione trasparente tra i sistemi, grazie al bus di comunicazione

Profinet, permette elevate prestazioni nello scambio dati sia a

livello di processo e supervisione, sia per la gestione delle funzioni

di motion control, sia per supportare le funzioni di sicurezza di

macchina.

Inoltre, i sistemi di motion control quali SIMOTION permettono

la gestione di sincronizzazioni e funzioni tecnologiche sia di assi

elettrici sia di assi idraulici, tipicamente in applicazioni legate al

mondo della deformazione lamiera.

La famiglia di azionamenti SINAMICS, il controllore motion control

SIMOTION e tutta la famiglia dei PLC sono disponibili con inter-

facce Profinet integrate. SIMOTION è il sistema ideale per dare

risposta alle più complesse esigenze di motion control e non solo,

in grado di gestire in multitasking sia le funzioni di motion control

degli assi, sia le funzioni di logica legate all’automazione della

macchina.

Nella versione decentrata e integrata con la famiglia di azio-

namento SINAMICS S, permette la realizzazione di architetture

hardware e software modulari e scalabili. Studiato nello specifico

per le macchine di produzione, il sistema di motion control SIMO-

TION D, è in grado di coprire tutti i livelli di prestazioni con tempi

di ciclo estremamente brevi e un numero elevato di assi. Grazie

alla propria scalabilità, Simotion offre un alto grado di flessibilità,

anche rispetto al cambiamento delle esigenze di automazione

sulla macchina. Il nuovo sistema di controllo multi asse SIMOTION

D offre le funzioni di PLC, motion control, tecnologiche e un

controllo del drive integrato basato sugli azionamenti della serie

SINAMICS S120. La nuova generazione di controllori multiasse,

triplicando le performance di calcolo, è in grado di gestire fino

a 128 assi, integra l’interfaccia Profinet e incrementa il numero

degli I/O per funzioni tecnologiche.

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elettronica - focus

Alla fine degli anni ’90, Kris Pister, fondatore

e Chief Technologist di Dust Networks,

aveva ideato il termine ‘Smart Dust’ per

indicare l’impiego di sensori wireless intel-

ligenti in grado di comunicare autono-

mamente con un centro di raccolta dati.

Oggi, le WSN sono diventate fondamen-

tali in molti settori: dalle Smart City agli

Smart Industrial Plant, agli Smart Building.

Il concetto originale di Smart Dust si è intanto evoluto in quello

di SmartMesh: una rete composta da un mesh autoformante di

nodi, noti come ‘mote’, che raccolgono e distribuiscono dati, e

da un network manager che monitorizza e gestisce le prestazio-

ni della rete. Ogni mote di una SmartMesh può funzionare per

anni senza sostituzione delle batterie, permettendo di piazzare i

sensori esattamente dove serve e senza costi di manutenzione.

sensori intelligenti che si alimentano da soli

Di Valerio Alessandroni

Le reti di sensori wireless (WSN) rappresentano una delle tecnologie più promettenti nel campo delle misure industriali. Recentemente, il gruppo prodotti Dust Networks di Linear Technology ha presentato le famiglie SmartMesh LTC5800 (System-on-Chip) e LTP5900 (modulo), i prodotti per reti di sensori wireless conformi alla specifica IEEE 802.15.4e a più bassa potenza disponibili sul mercato.

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43magazine

NewS mpresa

elettronica - focus

In particolare, i mote di Dust Networks si basano su SoC (System-

on-Chip) IEEE 802.15.4 sviluppati dall’azienda ed Eterna è la

rivoluzionaria tecnologia che rende i prodotti Dust estremamen-

te parsimoniosi dal punto di vista energetico. I dispositivi basati

su Eterna consumano fino a 8 volte meno dei loro concorrenti,

assicurando una durata delle batterie e una ecosostenibilità 8

volte maggiori. La bassa energia richiesta dai prodotti Eterna

rende inoltre possibile il cosiddetto ‘energy harvesting’, dove la

potenza richiesta viene ricavata dall’ambiente circostante.

Lo scorso anno, Linear Technology Corporation ha acquisito

Dust Networks, consolidando i suoi punti di forza nella strumenta-

zione industriale, nel power management e nelle applicazioni di

energy harvesting. Ne abbiamo parlato con Joy Weiss, respon-

sabile dei prodotti Dust Networks di Linear Technologies.

Quali sono i principali campi di applicazione dei prodotti Smart-Mesh?Esistono due linee di prodotti SmartMesh: SmartMesh Wire-

lessHART e SmartMesh IP. La linea SmartMesh WirelessHART è

adatta soprattutto per applicazioni destinate al settore dei pro-

cessi industriali in cui la conformità allo standard WirelessHART

garantisce la perfetta integrazione tra dispositivi wireless e oltre

30 milioni di dispositivi HART cablati sul campo. La linea Smart-

Mesh IP è adatta per applicazioni di processo non industriali e

consente agli sviluppatori di applicazioni di integrare questo

prodotto compatibile con lo standard 6LoWPAN IPv6 in applica-

zioni web-centric. Il basso consumo in tutta la rete è una delle

caratteristiche principali dei prodotti SmartMesh: consente

ad ogni nodo di funzionare a batteria per molti anni e

garantisce un’affidabilità maggiore del 99,999%.

Quali sono le differenze principali tra la tecno-logia SmartMesh e altre tecnologie WSN simili?La tecnologia SmartMesh è basata su stan-

dard. La linea SmartMesh WirelessHART è con-

forme allo standard WirelessHART (IEC62591

che fissa anche lo standard IEEE 802.15.4)

mentre la linea SmartMesh IP è conforme agli

standard 6LowPAN e IEEE 802.15.4e. Il SoC Dust

Networks di Linear Technology, che è alla base di

entrambe le linee di prodotti, costituisce l’implementazio-

ne a più bassa potenza dello standard 802.15.4 sul mercato e

il primo SoC ad adottare gli standard 802.15.4e. Tutti i prodotti

SmartMesh utilizzano un protocollo a salto di canale sincronizza-

to che offre una bassa potenza in tutta la rete e un’affidabilità

maggiore del 99,999%. Nelle reti che utilizzano l’LTC5800 i nodi di

routing consumano meno di 50μA, un valore ancora ineguaglia-

to nel settore.

La tecnologia SmartMesh è adatta anche per il recupero

energetico (energy harvesting)? Certamente. Essendo i consumi

della WSN SmartMesh ridotti al minimo, si può scegliere tra diver-

se fonti di alimentazione. L’energia ambientale è ovunque: luce,

vibrazioni e calore sono solo alcuni esempi dell’energia che può

essere facilmente recuperata e convertita in energia elettrica

sufficiente a far funzionare una rete SmartMesh. Diverse tecno-

logie di recupero energetico in grado di generare una potenza

maggiore di 150μW permettono di far funzionare un tipico nodo

di routing IPv6 in una rete SmartMesh IP.

Ad esempio, la maggior parte delle zone di un complesso di

uffici dispone di una quantità di luce interna sufficiente a far

funzionare una rete SmartMesh. Nelle zone più illuminate vi è

generalmente un livello di illuminazione di 500 lux. Nelle zone

considerate ‘normalmente illuminate’, come locali d’ingresso o

scale, il livello di illuminazione è di almeno 200 lux, mentre 300 lux

è un livello comune nella maggior parte delle sale conferenza.

Per 200-300 lux di luce sono disponibili molte celle fotovol-

taiche in grado di fornire una potenza sufficiente ad

alimentare un router IPv6 in una rete SmartMesh IP.

Consideriamo un altro caso, quello dei generatori

termoelettrici che producono energia sfruttando

la dissipazione di calore prodotta da superfici

calde, ad esempio il calore residuo rilasciato

da dispositivi come monitor o motori a corrente

elevata. Mano a mano che le soluzioni wireless

diventano più efficienti dal punto di vista ener-

getico, l’energia prodotta da normali differenze di

temperatura di soli 10°C diventa utilizzabile come fon-

te di alimentazione. Ad esempio, la differenza tra la tem-

peratura corporea e la temperatura ambiente è di circa 15ºC.

Molti trasduttori a recupero energetico producono solo poche

centinaia di mV, per questo spesso si usano convertitori c.c./c.c.

step-up per ottenere tensioni di alimentazione utilizzabili. Circuiti

integrati come l’LTC3105 di Linear Technology integrano un

MPPC (Maximum Power Point Control) per consentire ai trasdut-

tori di funzionare con la massima efficienza. L’LTC3105 permette

anche di aggiungere una batteria di riserva al circuito, utilizzata

quando la fonte di energia ambientale è insufficiente o assente,

con conseguente prolungamento della sua durata e riduzio-

ne dei costi di sostituzione. L’aggiunta di batterie di riserva al

circuito con recupero energetico offre una maggiore sicurezza

e continuità di funzionamento quando la fonte di alimentazione

diventa discontinua (ad es. quando le luci o i macchinari ven-

gono spenti durante il fine settimana).

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STRATEGIE

STRATEGIE

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Anno 2Numero 2

FOCUS

PRODOTTI

NEWSIMPRESA P.zza Caiazzo, 2 20124 Milano tel. 02 9295 8990 www.newsimpresa.it

RIELLLO UPS [email protected]

NEWSIMPRESA [email protected]

UPS, scelta strategica per continuare a competere con successoAncora una volta uno strumento tecnologico che nella sua evoluzione passa a parte integrante di una soluzione sistemistica per applicazioni. Travalica il dominio tecnico per passare a quello manageriale divenendo, di fatto, un tema strategico a supporto della capacità di competere. Un percorso compreso dal leader di mercato italiano: Riello UPS.

di Massimo Fucci

Noleggio operativo, uno strumento a supporto dell’innovazione

Nuovi UPS MULTI SENTRY 60-80

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INTERVISTELa risposta Riello UPS ai trend di mercato 2013Luca Buscherini, Direttore Marketing Riello UPS

In un contesto macroeconomico in cui i mercati, in generale, soffrono di una certa tensione economica che riduce le risorse dedicate agli investimenti, il mercato degli UPS ha un’alta opportunità per confermare la sua natura ‘anticiclica’, ossia di rappresentare un bene strumentale verso il quale ci si rivolge con l’obiettivo di migliorare la propria posizione competitiva e, nel contempo ridurre il TCO posizione competitiva e, nel contempo ridurre il TCO associato e le discontinuità di esercizio.“Nelle realtà vissute sul campo - espone Salvatore Moria, Direttore Commerciale Riello UPS Italia - vi sono alcuni mercati in cui viene riconosciuta l’indispensabilità degli UPS (ad esempio il mercato ospedaliero) ed in altri vi è l’obbligatorietà per legge. STRATEGIEospedaliero) ed in altri vi è l’obbligatorietà per legge. STRATEGIEParallelamente occorre considerare l’inevitabile crescita del mercato con la spinta che proviene dal parco installato delle soluzioni UPS, che presenta un’ampia percentuale vicina al ciclo di vita di esercizio del prodotto. Le due componenti mi portano ad esprimere un cauto ottimismo sullo sviluppo del mercato UPS”. In particolare la manutenzione e assistenza del parco installato è un tema che va affrontato in termini manageriali: un dominio in cui strategie, vision e trade-off economico debbono essere ben gestite con un’apertura verso il TCO delle soluzioni e del loro impatto sul modello di business attuale e soprattutto sulle capacità dell’azienda di trasferire valore al mercato.“Un tema interessante - aggiunge Moria – che da un lato potrebbe essere utilizzato come cartina di tornasole della crescita culturale delle aziende e dall’altro, inevitabilmente, deve necessariamente far parte della rosa dei criteri utilizzati da chi partecipa alla stesura dei budget ed ovviamente, anche verso chi è in grado di influenzarne la stesura a monte ed a valle”. Il mercato degli UPS è destinato a rendere più appetibile il rapporto prezzo/prestazioni del portafoglio di offerta per effetto combinato delle politiche di downsizing e delle nuove tecnologie utilizzate che sono in grado di rendere più efficienti i sistemi sia in termini di esercizio sia in termini di gestione e manutenzione. “Il processo di downsizing è altresì sostenuto -aggiunge Moria- oltre che da un incremento del

valore unitario intrinseco delle soluzioni, anche da un’attenzione più decisa verso i consumi energetici che convoglia tutte le componenti del mercato verso apparecchiature in grado di operare in classi energetiche sempre più a minor consumo”.Visto il pacchetto di benefici associati alle nuove tecnologie per la realizzazione dei sistemi UPS è opportuno che il management delle aziende ne opportuno che il management delle aziende ne comprenda l’importanza, anche perché queste tecnologie, già presenti da qualche tempo sono sufficientemente mature ed affidabili per essere impiegate con piena soddisfazione.“Tecnologie quali gli SMART GRID, UPS SuperCap (basati su supercapacitori) e Flywheel - aggiunge Moria – vanno conosciuti al fine di prendere le opportune decisioni ed ottenere i relativi benefici. Anche perché il sottosistema UPS è diventato una componente integrata dell’architettura IT e dei processi attivi dell’azienda”.L’ambito di applicazione degli UPS è sicuramente molto più ampio che in passato, spesso anche in virtù dello spostamento dell’oggetto protetto dal dispositivo che elabora l’informazione al building automation. Per questo specifico ambito cresce l’esigenza in virtù di un prolificare di case e uffici sempre più cablati, per i quali la continuità dell’energia non è un optional ma un must. Pensiamo per e s e m p i o alle serra-ture

Salvatore Moria

UPS, scelta strategica per continuare a competere con successoSalvatore Moria, Direttore Commerciale Riello UPS

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| Febbraio 2013PowerNews #due

PRODOTTI

TECNOLOGIA: Multi Sentry 60-80

Nuovi UPS MULTI SENTRY 60-80Massima efficienza in ingombri ridotti, i nuovi modelli della gamma Multi Sentry sono progettati e realizzati in Italia con le tecnologie e i componenti più innovativi presenti sul mercato. Questi UPS garantiscono la massima protezione, nessun impatto sulla linea di alimentazione e il massimo risparmio energetico il tutto in un ingombro di soli 0,4 m2. Un altro record che conferma l’eccellenza delle idee e del vantaggio tecnologico presente in azienda.

Display grafico intuitivo ed immediato, interfaccia grafica user-friendly

Smart Grid Ready pronti per le reti intelligenti di distri-buzione elettrica, che rappresentano il presente e il futuro nel campo dell’ener-gia

elettromagnetiche delle porte di alberghi o uffici: se non fossero protette dai black out, al primo evento critico ci sarebbe di che preoccuparsi. Lo sviluppo di una sempre maggior personalizzazione dei prodotti sulle specifiche esigenze dei clienti genera un aumento costante del numero di sistemi UPS, delle loro varietà, delle loro prestazioni e in modo particolare della loro qualità.Il time to market, cioè il tempo che intercorre tra l’ideazione di prodotto e la sua disponibilità sul mercato è sempre più breve e le innovazioni si susseguono a ritmo frenetico. Tutto ciò sposta il focus dal prodotto al fornitore, che deve offrire una certa garanzia di continuità del business (solidità aziendale) poiché è la conditio sine qua non ad investimenti che consentono di qua non ad investimenti che consentono di qua nonfornire risposte rapide alla dinamica delle esigenze di questo mercato.“Questa situazione - stigmatizza Moria - è destinata a subire un’accelerazione sempre più forte e a diventare un severo strumento di selezione per tutti gli operatori di questo mercato, in cui sopravvivranno solo coloro che riusciranno ad adeguare i propri sistemi e la propria mentalità alle nuove esigenze del mercato delle imprese e degli utenti di sistemi UPS”. Rivolgersi ad operatori capaci di tenere il passo dei nuovi prodotti e quindi di offrire sempre il top della tecnologia costituirà sempre più un fattore critico di successo per le

aziende, permettendo ai più rapidi di cavalcare le innovazioni prima che la concorrenza abbia avuto il tempo di adeguarsi, a tutto vantaggio della capacità di competere.Al fine di facilitare l’introduzione e/o il ricambio di soluzioni UPS all’interno dell’azienda è possibile utilizzare strumenti finanziari atti a rendere più compatibili i budget disponibili con la necessità di rimanere competitivi.“In quest’ottica, per primi - conclude Moria – abbiamo introdotto il noleggio operativo delle nostre soluzioni; uno strumento atto a facilitare l’investimento, che porta in sé, oltre a quello economico, tutta una serie di vantaggi che spaziano dal risparmio energetico alla copertura dei danni, grazie ad una polizza specifica (All Risk) a copertura danni all’UPS o derivanti dal suo utilizzo”.Nel contesto in cui si sta operando il successo di ciascuna azienda è legato sempre più indissolubilmente alla sua capacità di gestire correttamente l’innovazione tecnologica e di selezionare i più adeguati fornitori di servizi, capaci di rispondere in tempi sempre più ristretti a assicurando un livello di qualità sempre più elevato. Al management il compito di ben operare anche in questa direzione per consentire all’azienda di poter continuare a competere, nelle condizioni migliori e con successo nel proprio mercato di riferimento.

Riello UPS compie un altro passo in avanti verso prodotti sempre più tecnologicamen-te avanzati e con standard qualitativi elevati. Questa volta l’intervento riguarda la famiglia di UPS Multi Sentry, con una crescita della gamma, grazie all’introduzione di due nuovi modelli da 60-80 kVA con ingresso e uscita trifase con tecnologia On Line a doppia con-versione. Con la realizzazione di queste due unità, Riello UPS, ha raggiunto nuovi traguar-di in termini di efficienza e di riduzioni degli ingombri, ponendosi al vertice del mercato mondiale per entrambe le caratteristiche.I Riello UPS Multi Sentry 60-80 kVA, di fat-to, vanno ad ampliare la gamma attuale che prevede i modelli monofase 10-12-15-20 kVA e i modelli trifase 10-12-15-20-30-40-100-120 kVA. Sono stati pensati e realizzati per rispondere alle esigenze nella protezio-ne di sistemi informatici, data center, appa-rati di telecomunicazioni, reti informatiche e sistemi critici in genere, dove i rischi con-

nessi all’alimentazione con una scarsa qua-lità dell’energia, possono compromettere la continuità delle attività e dei servizi con grave impatto sui costi diretti, sul livello di soddisfazione delle utenze nonché con gravi ricadute nel tempo.L’innovativa tecnologia utilizzata con-sente di risolvere qualsiasi problema di inserimento in impianti dove la rete di alimentazione ha una limitata potenza in-stallata, dove l’UPS è alimentato anche da un gruppo elettrogeno o comunque dove esistono problemi di compatibilità con ca-richi che generano armoniche di corrente; infatti Multi Sentry ha impatto zero sulla sor-gente di alimentazione, sia essa la rete oppu-re un gruppo elettrogeno.“Avvalendoci delle tecnologie più all’avan-guardia – spiega guardia – spiega guardia Luca Buscherini, respon-sabile Marketing di Riello UPS - abbiamo progettato inverter a tre livelli che garanti-scono un rendimento complessivo in doppia

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| Febbraio 2013PowerNews #due

FOCUS

Battery Care System Funzioni e prestazioni che permettono di gestire in modo ottimale le batterie di accumulatori, sia per ottenerne le migliori prestazioni, sia per allungarne la vita di funzionamento.

Ancora una volta Riello UPS mostra la pro-pria lungimiranza non solo in tecnologie e prodotti ma anche in termini operativi sul mercato, agendo da pioniere nella propo-sizione dei propri UPS con la formula del noleggio operativo. Una scelta atta a favori-re l’ampliamento del mercato facilitando le decisioni delle aziende che possono pensare ad un impiego più efficace delle risorse da investire a vantaggio della sicurezza dei pro-pri processi. Infatti, l’evoluzione tecnologica dei componenti ha permesso di ridurre sen-sibilmente le perdite o il consumo dei Gruppi Statici di Continuità incrementandone così il rendimento. Va altresì sottolineato un lieve miglioramento in termini percentuali com-porta un notevole risparmio energetico tale da rendere economicamente valida la sosti-tuzione rispetto al mantenimento in eserci-zio di apparecchiature obsolete. Le nuove apparecchiature offrono numero si vantaggi tra i quali: prestazioni elevate, minore dis-sipazione di calore, riduzione degli ingom-bri e maggiore integrazione con i sistemi di comunicazione e informatici. La formula del noleggio operativo per effetto della durata, relativamente breve, permette quindi l’utiliz-zo di macchine sempre allo ‘stato dell’arte’.

Ma quali sono i vantaggi di questa formula; diversi e molteplici. Vantaggi Fiscali: completa deducibilità dei canoni dalle imposte nell’esercizio in cui avviene la transazione economica, inoltre il pagamento dell’imposta IRAP non è dovuto sui canoni di noleggio.Vantaggi finanziari: budgetizzazione dei costi mediante il pagamento della rata in un’unica soluzione con cadenza mensile; pa-gamento dilazionato dell’IVA corrisposta sui canoni e non anticipata sull’intero valore del bene; minore esposizione finanziaria, miglio-ramento del cash flow; allungamento delle linee di credito.Vantaggi operativi/gestionali: immediata disponibilità dell’UPS; eventuale manuten-zione e assistenza compresa per tutta la durata della locazione; aumento dell’affi-dabilità grazie alla presenza di UPS sempre aggiornati; assicurazione All Risk a copertura dei danni all’UPS o derivanti dal suo utilizzo.

In sintesi, quindi, con il noleggio dell’UPS il cliente gode dei vantaggi derivanti dall’uso delle più moderne tecnologie e di benefici fiscali e finanziari, senza gli svantaggi deri-vanti dalla proprietà del bene.

Noleggio operativo, uno strumento a supporto dell’innovazioneIl noleggio operativo è uno degli strumenti più diffusi nell’ambito dell’acquisizione dei beni industriali. Una prassi consolidata nell’adozione dei macchinari per la produzione e nelle infrastrutture IT che può essere adottata anche per acquisire la soluzione UPS, rendendo l’investimento compatibile anche con i budget delle PMI.

conversione fino al 96%, che si colloca senza dubbio tra i più alti del mercato. Queste solu-zioni tecnologiche permettono di risparmia-re oltre il 50% dell’energia consumata in un anno, rispetto a un analogo prodotto presente sul mercato”. Nel progetto è stata posta una particolare attenzione anche alla gestione delle batterie, un fatto di fondamentale im-portanza per assicurare il funzionamento del gruppo di continuità. “Il Battery Care System adottato -continua Buscherini- consiste in una serie di funzioni e prestazioni che permet-tono di gestire in modo ottimale le batterie di accumulatori, sia per ottenerne le migliori prestazioni, sia per allungarne la vita di fun-zionamento”.Inoltre, grazie al caricabatteria ad alta fre-quenza si riduce il valore di ‘Ripple’ a livelli trascurabili, allungando la vita degli accumu-latori e mantenendo le prestazioni elevate per lungo tempo. Molta attenzione è stata data alla supervisione e controllo dell’UPS. A tale scopo il Multi Sentry è stato dotato di un display grafico (240x128 pixel retroillumina-

to) che fornisce tutte le informazioni, i valori e lo stato degli allarmi in ben 14 lingue diver-se. Lo schermo è altresì in grado di visualiz-zare le forme d’onda e di tensione /corrente se posto in modalità oscilloscopio. “A tutto questo -conclude Buscherini- si aggiunge una dotazione di interfacce e software e per la co-municazione tra i più completi sul mercato”. Riello UPS, da sempre orientata all’innova-zione tecnologica, ha continuato ad investi-re in ricerca e sviluppo per la realizzazione di prodotti compatibili con le Smart Grid. Le famiglie Master HP, Master MPS e Multi Sentry sono i primi UPS “Smart Grid Ready”. Per essere considerati tali, gli UPS devono permettere l’implementazione di soluzioni di accumulo energetico, e contemporanea-mente garantire altissima efficienza oltre ad essere in grado sia di selezionare autono-mamente la modalità di funzionamento più efficiente in base allo stato della rete, sia di interfacciarsi elettronicamente con l’Energy Manager, attraverso la rete di comunicazione delle Smart Grids.

Noleggio Operativo: ecco i vantaggi

Vantaggi Fiscali - Completa deducibilità dei canoni dalle imposte nell’esercizio in cui avviene la transazione economica - Il pagamento dell’imposta IRAP non è dovuto sui canoni di noleggio Vantaggi finanziari - Budgetizzazione dei costi mediante il pagamento della rata in un’unica soluzione - Pagamento dilazionato dell’IVA corrisposta- Minore esposizione finanziaria, miglioramento del cash flow; - Allungamento delle linee di credito

Vantaggi operativi/gestionali- Immediata disponibilità dell’UPS - Manutenzione e assistenza compresa per tutta la durata della locazione - Aumento dell’affidabilità (UPS sempre aggiornati) - Assicurazione All Risk

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| Febbraio 2013PowerNews #due

Il mercato delle soluzioni e dei prodotti rivolti alla gestione e utilizzo dell’energia si prospetta particolarmente interessante in termini di sviluppo nel 2013. Diversi i fattori che contribuiscono al mantenimento dei volumi di vendita tra i quali vanno evidenziati: crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche delle aziende, verso lo sviluppo e l’utilizzo di prodotti e soluzioni a basso e/o zero impatto ambientale a cui si affianca la consapevolezza della necessità di un utilizzo più efficace ed efficiente dell’energia utilizzata e quindi di soluzioni di misura e monitoraggio in grado di supportare decisioni tecnico-manageriali in merito. “Due macro tendenze che ci vedono pronti grazie ad una notevole quantità di lavoro svolto dai nostri tecnici negli anni passati– afferma Luca Buscherini, Direttore Marketing Riello UPS – che ha reso possibile lo sviluppo e la realizzazione di prodotti e soluzioni che possono essere considerati, a pieno titolo, non solo all’avanguardia, ma in alcuni casi, uniche”. Il tema dell’efficacia ed efficienza è strettamente legato non solo alla progettazione e alle tecnologie in uso, ma anche ai sistemi di monitoraggio e supervisione. “In quest’ambito -sottolinea Buscherini- la nostra esperienza e la conoscenza approfondita del mercato ci ha portati all’identificazione di cinque macro aree di interesse: Energy Storage, Smart Grid, Green, Sistemi di misura, Tai lor ing” .

In particolare Riello UPS è stata la prima azienda a rendere disponibile sul mercato soluzioni UPS a Supercapa-c i t o r i / U l t r a c a p a c i t o r i , Flywheel e batterie al litio. I supercapacitori sono dispositivi in grado di accumulare energia elettrica, si differenziano dai capacitori convenzionali perché riescono a fornire anche grosse quantità di energia e possono essere caricati e ricaricati in maniera estremamente rapida, gestendo un notevole numero di cicli senza risentire di processi di invecchiamento. Inoltre l’immagazzinamento di energia è più efficiente e con minor consumo di spazio rispetto alle batterie convenzionali al piombo. Le soluzioni basate su Flywheel utilizzano come serbatoio l’energia cinetica immagazzinata da un volano, per cui sono soluzioni a zero emissioni e zero inquinamento.“La nostra gamma di offerta prevede prodotti e soluzioni basate anche su batterie al litio particolarmente indicate a supporto di applicazioni di Energy-storage – spiega di applicazioni di Energy-storage – spiega di applicazioni di Energy-storageBuscherini - va altresì sottolineato che le soluzioni SuperCap e Flywheel, al contrario di quelle tradizionali che debbono operare a circa 25°, per loro natura intrinseca sono in grado di funzionare in un range di temperatura ben più ampio; per cui sono utilizzabili in ambiti fino ad ora preclusi”. Nel corso degli anni è cresciuta sia la cultura delle aziende in merito ad un utilizzo efficace dell’asset energetico con riflessi positivi anche nell’implementazione di

nuove soluzioni che possono fare leva sulle nuove architetture, sia la tecnologia in merito a prodotti e architetture in

grado di facilitare l’efficacia dell’asset energetico.

“In questa direzione – stigmatizza In questa direzione – stigmatizza In questa direzioneBuscherini – Riello UPS risponde con una gamma di prodotti Smart Grid

Ready in grado di interfacciarsi con semplicità alle reti elettriche intelligenti (smart) che si stanno realizzando in questo momento in

tutto il mondo”. Un’altra esigenza di mercato si cristallizza nei sistemi di monitoraggio e supervisione dell’utilizzo dell’energia grazie ai quali è possibile verificare se e quanto efficacemente si sta utilizzando la risorsa energetica, specialmente in settori importantissimi come i Data Centers.“Anche in questo caso – esclama Buscherini – Riello UPS ha sviluppato soluzioni innovative e all’avanguardia che rendono immediati il calcolo del PUE (PUEasy) e del FVER (FVER easy ) di una installazione, in maniera tale da consentire di monitorare non solo il consumo di energia ma anche se la si sta utilizzando nel modo corretto”.L’offerta Riello UPS si contraddistingue anche per la possibilità di cucire addosso ai clienti il vestito energetico su misura (Tailoring).“Due filosofie e modalità di lavoro – conclude Buscherini - che fanno parte del DNA aziendale rivolto a fornire le migliori soluzioni alle diverse esigenze che caratterizzano il mercato degli UPS. Infatti, la vastissima gamma di UPS e soluzioni in offerta è caratterizzata da un’elevata flessibilità e scalabilità per poter rispondere in maniera adeguata a diverse applicazioni. Ma non solo, grazie alla presenza in azienda di una cultura ed una esperienza tecnica vastissima, siamo in grado di cucire addosso ad ogni cliente che ci pone uno specifico tema da risolvere, la giusta soluzione ”. giusta soluzione ”. giusta soluzione

La risposta Riello UPS ai trend di mercato 2013Il 2013 rappresenta un anno particolarmente significativo per almeno due grandi temi: efficacia ed efficienza delle soluzioni e la convergenza di alcune tecnologie rivolte all’utilizzo e la gestione dell’energia. In questi ambiti Riello UPS mette in campo tutte le sue capacità innovativa per rispondere alle diverse esigenze di mercato.

INTERVISTE

Luca Buscherini

www.riello-ups.com

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