NewSImpresa Magazine - Febbraio 2013
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RIVISTA DI INFORMAZIONE E APPROFONDIMENTI DI MERCATO
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Cambiare Cambiare Cambiare per non estinguersi, per non estinguersi, per non estinguersi, dal dal dal T-RexT-RexT-Rex a a a T-Rex a T-RexT-RexT-Rex a T-Rex a T-Rex a T-RexT-RexT-Rex a T-Rex NewSImpresaNewSImpresaNewSImpresa… … …
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• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica• Automazione nella produzione meccanica
• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione• Motion Control: il ‘muscolo’ dell’automazione
magazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazinemagazine
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EDITOREPentaconsulting SrlPiazza Caiazzo, 2 20124 MilanoTel. 02 92958990 - fax 02 700595960
REDAZIONEDirettore ResponsabileMassimo [email protected]
Direttore TecnicoValerio [email protected]
Segreteria di redazioneArianna [email protected]
Art DirectorIvan [email protected]
StampaC&M print s.a.s.Via Sardegna, 13 - 20060 Vignate (MI)
Autorizzazione del Tribunale di Milano n.493 del 7/10/2009
SOMMARIO Anno 3 - Febbraio 2013 – Supplemento a www.newsimpresa.it - Diffusione Gratuita
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EdiTToriale
ICT PLMPLM le 5C: Cultura, Competenza, Conoscenza, Collaborazione e Comunicazione
Teamcenter 9, architettura a supporto della collaborazione aziendale
INTERVISTESolidWorks la stella più luminosa della galassia Dassault Systèmes
NC: Dal nastro perforato al controllo digitale
Anche le soluzioni PLM diventano open source o quasi…quale futuro?
EventImpresa AIdAM: la comprensione del presente per muoversi verso il futuro
AUTOMAZIONEAutomazione nella produzione meccanica
CASI DI SUCCESSOGli switch Ethernet dedicati ad una linea produttiva automobilistica
EVENTI Roadshow Rockwell: Automation Midrange, interagire per competere
ELETTRONICAMotori Elettrici, azionamenti, guide lineari e sistemi di motion control: i ʻmuscoli dellʼautomazioneʼ
FOCUSLinear: Sensori intelligenti che si alimentano da soli
BRAND COMMUNITY INFOLETTERInfoletter Brand Riello Nr. 2
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NewS mpresa
Di Caterina Rizzi e Massimo Fucci
PLM le 5C: Cultura, Competenza, Conoscenza, Collaborazione e Comunicazione
ICT - PLM PLM le 5 C
Il processo di sviluppo efficace dei prodotti necessita alla base di 2 elementi: strumenti per la progettazione e la simulazione interdisciplinari ed integrati nei diversi domini (meccanico, elettrico, automazione-elet-tronico e software), ma anche di strumenti per la gestione dei dati di prodotto, del processo stesso, della conoscenza aziendale, della collaborazione con entità interne ed esterne, nonché di controllo dei costi e dei tempi. La ricetta per competere dal lato dei prodotti è oramai consolidata … metodologie, soluzioni ed applicazioni sono disponibili a costi compatibili anche con i budget delle PMI… ma necessitano di un altro passo in avanti, quello della cultura aziendale.
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NewS mpresa
PLM le 5C: Cultura, Competenza, Conoscenza, Collaborazione e Comunicazione
ICT - PLM PLM le 5 C
In un mercato caratterizzato da un’influenza globale dei
fatti e da una sorta di pressione verso le aziende manifat-
turiere operative nel vecchio mondo (o mondo consoli-
dato) come quello Europeo, le aziende che intendono
continuare ad operare non hanno che una possibilità : il
cambiamento.
Un’opportunità che può essere perseguita da tutte le
aziende indipendentemente dalla loro dimensione e set-
tore operativo, poiché tecnologie, metodi, applicazioni, prodotti
per rendere un’azienda orientata e capace di cambiare sono
oramai disponibili ed in un certo qual modo consolidati.
Ma come nel caso dei successi nella formula uno, un buon
motore non basta e nemmeno una buona auto, che volendo si
può acquistare: il possesso non ne garantisce un uso di succes-
so. Vanno costruiti team, metodi e mentalità operative in grado
di comprendere ed, in alcuni casi, anticipare le tematiche da
affrontare, poiché le dinamiche, l’entità dei problemi, la capa-
cità reale di reazione non sono noti a priori. Perciò è necessaria
un’architettura integrata in grado di autoadattarsi alle condizioni
al contorno.
Tutto ciò si può realizzare non certo con la classica bacchetta
magica, ma operando e lavorando duramente sui diversi fattori
che ne inficiano il risultato finale.
Per le aziende manifatturiere il discorso è simile, il focus deve
tornare sul prodotto e su tutto ciò che consente all’azienda di
individuare un campione target di potenziali clienti, di catturare
le loro esigenze, di tradurle in prodotti e servizi e, non ultimo, di
assisterli adeguatamente lungo il ciclo di utilizzo.
In tutto ciò è necessario sviluppare un’infrastruttura IT in grado di
poter supportare modello di business, organizzazione, processi
e loro variazioni nel tempo, in maniera tale da garantire l’elimi-
nazione dei costi nascosti, un time to market adeguato ed un
prezzo di vendita adeguato al valore percepito dal mercato.
Da diversi anni, in quest’ottica, sono nate e si sono sviluppate
e consolidate le soluzioni PLM (Product lifecycle management)
con l’intento di fornire efficacia ed efficienza a tutto il ciclo di
vita dei prodotti dalla loro ideazione (target, esigenze, funziona-
lità) alla progettazione, produzione, messa in esercizio e smalti-
mento.
Agli inizi si pensava potesse essere un tema da affrontare a livello
tecnico (abbiamo bisogno di un buon motore), ma nel tem-
po si è visto che i risultati si ottengono andando ad operare su
organizzazione, processi, collaborazione…ed il tema tecnologico
vista la bontà medio alta dell’offerta oggi disponibile è solo quel-
lo che una volta si definiva: un infinitesimo di ordine superiore.
Infatti, la motivazione principale che dovrebbe muovere le
aziende, ed in particolare il loro management, è quella di con-
solidare la propria struttura organizzativa, soprattutto la funzione
che si occupa dello sviluppo prodotto, per quanto riguarda la
gestione dei processi e dei dati di prodotto.
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Non si tratta, però, solo di acquisire lo strumento giusto e impa-
rare ad utilizzarlo, ma di capire come migliorare tutti i processi
aziendali che interagiscono con i dati di prodotto disseminati
all’interno dei vari reparti aziendali ed in diversi formati. Da que-
sta considerazione consegue che implementare una soluzione
PLM signifi ca porsi non solo problematiche tecniche (quali e
quanti strumenti acquisire e utilizzare), ma soprattutto organizza-
tive e strategiche.
E’ necessario mappare i processi interni e mettere in atto una
serie di attività di analisi e revisione degli stessi. E’ importante
conoscere a fondo i propri processi aziendali, in particolare
quello di sviluppo prodotto, altrimenti si rischia di sfruttare poco le
potenzialità della soluzione proposta e quindi calare una nuova
tecnologia in un ambiente non adeguato, mantenendo colli di
bottiglia che la tecnologia permetterebbe invece di superare.
Implementare una soluzione PLM richiede, quindi, un’analisi
attenta e una re-ingegnerizzazione dei processi per identifi care
da un lato le aree critiche da potenziare e dall’altro le tipologie
di dati, come e quando vengono generati, la loro organizzazio-
ne, i fl ussi di informazioni, le sequenze di attività, ecc. Tutto ciò
permette anche di defi nire in modo chiaro gli obiettivi, i vincoli
ed i risultati attesi e monitorare l’implementazione della soluzione
che verrà adottata.
Oltre ad avere una visione globale dei processi sono però neces-
sari altri requisiti quali un adeguato coinvolgimento del perso-
nale con responsabilità e funzioni di diverso livello, capacità di
valorizzazione dell’informazione al fi ne di poterla interpretare,
utilizzare e comunicare, immissione sistematica delle informazioni
all’interno di una classifi cazione stabilita a priori e condivisa e
responsabilità dell’informazione diffusa e radicata all’interno del
tessuto aziendale.
E’ importante sottolineare che l’adozione di un sistema PLM non
dipende dalla dimensione dell’impresa; anche una piccola im-
presa che realizza componenti da assemblare deve necessaria-
mente confrontarsi e condividere dati con altri soggetti che ap-
partengono al network che realizzerà il prodotto. Infatti, i vendor
presenti sul mercato propongono soluzioni PLM pensate apposi-
tamente per le Pmi, caratterizzate da diversi livelli di integrazione
ed interoperabilità. Ovviamente è necessaria una personalizza-
zione per soddisfare le esigenze della specifi ca azienda.
L’utilizzo della tecnologia PLM porta ad una serie di benefi ci, di
natura sia tecnica sia organizzativa, direttamente riscontrabili
dall’intero organico aziendale. Prima di tutto la salvaguardia
dell’asset intellettuale dell’azienda attraverso una regolamenta-
zione all’accesso ed alla creazione dei dati di prodotto garan-
tendo così una consistenza ed una visione organica degli stessi
ed offrendo agli utenti la sicurezza di ottenere l’informazione il
più possibile aggiornata rispetto alle eventuali modifi che appor-
tate e quindi anche un miglioramento della qualità dei prodotti
stessi. Altro benefi cio riguarda l’aumento della produttività
durante la fase di progettazione. Infatti, i tempi sprecati da un
progettista durante la ricerca delle informazioni viene drastica-
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mente ridotto così come permette facilmente di identifi care,
modifi care e quindi riutilizzare le informazioni già presenti all’inter-
no del sistema ed eliminare la sindrome “della ruota inventata”.
Un terzo benefi cio riguarda il supporto per favorire la fl essibilità
aziendale e la “velocità dell’innovazione” e reagire in tempi
rapidi ai cambiamenti del mercato, delle tecnologie e della
concorrenza. Infatti, problemi cruciali dello sviluppo prodotto
riguardano la padronanza e controllo del processo e dei suoi
cambiamenti, la formalizzazione ed uso della conoscenza
disponibile in azienda e tempismo nel cogliere i cambiamenti
tecnologici e ambientali in termini di sviluppo.
Una soluzione PLM fornisce un supporto ad un’impresa per
affrontare tali problemi, gestire ed innovare in modo effi cace ed
effi ciente i suoi prodotti e relativi servizi. Quest’ultimo aspetto è
di fondamentale importanza in un contesto come quello attuale
dove la capacità di innovare è uno dei driver principali.
Situazioni in cui si voglia far sembrare confl ittuale la soluzione PLM
con quella ERP oramai non sono altro che strumentali e, spesso,
racchiudono la salvaguardia di posizioni aziendali consolida-
te che non hanno ancora compreso come il loro potere può
addirittura aumentare se si facilità l’integrazione trai due mondi
che possono tranquillamente e sinergicamente convivere, basta
far fare a ciascuno ciò che nativamente è a loro più consono e
defi nire la corretta linea di demarcazione, che varia da azien-
da ad azienda, in funzione di architetture, implementazioni ed
altri fattori ambientali, in cui far avvenire l’interscambio dei dati
prodotti.
Per concludere, disporre di un buon prodotto o di una buona
idea non sono più suffi cienti se non sono supportati da proces-
si, metodologie ed infrastrutture in grado di garantire qualità,
ridotti tempi di realizzazione ed i margini adeguati. Bisogna
però avere il coraggio di investire nell’innovazione, integrazione
ed introdurre al proprio interno metodi e strumenti, oltre al PLM,
che supportino tale attività quale, ad esempio, la metodologia
TRIZ per l’innovazione sistematica nonché migliorare l’effi cacia
della comunicazione e del coinvolgimento delle diverse fi gure
professionali all’interno ed all’esterno dell’azienda. Una conditio
sine qua non per continuare a competere con successo. Il mon-
do cambia, cambiano le condizioni al contorno per sviluppare
business e quindi devono cambiare ad una velocità adegua-
ta modelli, organizzazioni e processi. Perché ciò avvenga in
maniera fl uida deve realizzarsi un ecosistema fl essibile fatto di
Cultura aziendale, Conoscenza dei metodi, Competenza delle
tecnologie e delle applicazioni, Collaborazione ed integrazione
tra processi, organizzazione e dati, e non ultimo, Comunicazione
effi cace lungo tutta l’azienda estesa. Le 5C a supporto delle
aziende che vogliono continuare a competere con successo.
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NewS mpresa
Di Massimo Fucci
Lo sviluppo di un mercato globale sempre più
dinamico ha accresciuto la complessità ope-
rativa per le aziende manifatturiere di qualsiasi
settore industriale. Le condizioni di mercato
possono variare improvvisamente. I clienti sono
sempre più esigenti e differenziati. Le
normative cambiano e aumentano
costantemente di numero. La
concorrenza può mutare inaspettatamente
attraverso fusioni, nuovi modelli di busi-
ness e innovazioni.
Queste condizioni rendono più difficile
bilanciare la necessità di soddisfare
mercati sempre più esigenti, con
l’aumento dei ricavi, mantenen-
do, allo stesso tempo, i costi sotto
controllo.
“Per affrontare con successo uno
scenario così complesso,– afferma
Gian Luca Sacco, Direttore Marketing
Sud Europa di Siemens Industry Softwa-
re – vengono realizzati ambienti nei quali
informazioni precise sono accessibili e disponi-
bili a tutti coloro che ne hanno bisogno, quando
servono, con modalità che consentono di prendere
decisioni efficaci il più rapidamente possibile”.
Un’efficace gestione del ciclo di vita del prodotto è alla base
della capacità di innovare processi e prodotti su scala mondia-
le. Grazie all’implementazione di un ambiente gestito, l’impresa
estesa può apportare innovazioni in qualsiasi fase del ciclo di
vita del prodotto e lungo tutta la catena del valore. Il risultato è
una migliore capacità, da parte delle aziende, di soddisfare le
tre principali esigenze di business: aumentare il rendimento delle
innovazioni di prodotto e di processo, ridurre il time-to-market e
ottimizzare le risorse per aumentarne l’efficienza, gestire effica-
cemente la dinamicità del business ottemperando alle normati-
ve e minimizzando i costi relativi.
“La nostra soluzione PLM – continua Sacco - è composta essen-
zialmente da tre portafogli di soluzioni: NX, Teamcenter e Tecno-
matix e rappresenta uno dei portafogli più vasti oggi disponibili
sul mercato dal punto di vista funzionale, organizzativo
e di processo. Oltre ad avere uno dei suoi mag-
giori punti di forza nell’integrazione tra tutti i
componenti, che possono operare come
un unico ambiente, è anche uno dei
portafogli di soluzioni più aperto, oggi
disponibile sul mercato, grazie all’ar-
chitettura SOA che ne costituisce
una delle fondamenta, ai meccani-
smi di interoperabilità con l’esterno
di PLM/XML, al formato di visualiz-
zazione dei dati tridimensionali JT,
che è standard ISO, al supporto
di tutti i sistemi operativi più diffusi
(Linux incluso) e una vasta gamma di
RDBMS utilizzabili.
Un portafoglio estremamente vasto in gra-
do di coprire le diverse esigenze dei differenti
dipartimenti/settori aziendali basato su architettu-
re aperte e flessibili in grado di seguire le dinamiche del
cambiamento che caratterizza e continuerà a caratterizzare la
vita delle aziende.
“Infine – conclude Sacco - la tecnologia software è solo una
delle componenti di una strategia PLM, che per garantire il ritor-
no dell’investimento e il raggiungimento degli obiettivi preposti,
non può prescindere dalla collaborazione con un partner solido
e fidato e che, grazie a un’esperienza pluriennale, è in grado
di comprendere al meglio le necessità di un’organizzazione e
tradurle nella soluzione migliore per le esigenze della singola
azienda”.
Portfolio a 360°, flessibilità e solidità aziendale
ICT - PLM PLM le 5 C
Frutto di molti anni di attività il portfolio di offerta di Siemens PLM Software consente di rispondere a tutto tondo alle esigenze delle aziende in ambito PLM. Caratteristiche peculiari, oltre all’ampio raggio d’impiego, sono l’integrazione tra i diversi moduli e la predisposizione intrinseca ad adattarsi velocemente alle dinami-che del cambiamento.
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La nuova versione di Teamcenter 9, il più diffuso PDM/PLM al mondo, aiuta le aziende a prendere decisioni più effi-caci e, quindi, realizzare prodotti migliori. La nuova relea-se punta su ingegneria dei sistemi, gestione dei contenuti, gestione del ciclo di vita dei servizi e gestione degli utenti in base alle fasi del processo. Una cinghia di trasmissione in grado di garantire la messa in atto di un ambiente col-laborativo efficace che opera trasversalmente ai processi che interessano l’intera azienda estesa.
Siemens PLM Software, business unit di Siemens Industry Automation Division, rende disponibile una nuova ver-sione del software Teamcenter il sistema PLM più diffuso al mondo. Teamcenter 9 offre nuove soluzioni e migliorie all’intera gamma di prodotti, a supporto della visione HD-PLM di Siemens PLM Software, concepita per aiutare le aziende a prendere le decisioni giuste per continuare a competere con successo. Teamcenter 9 continua a crescere sull’architettura unificata, con un approccio più integrato alla connessione delle informazioni generate dai gruppi di lavoro in tutta l’azienda estesa, garantendo agli utenti un’esperienza più personalizzata e produttiva.Ingegneria dei sistemi A differenza delle tradizionali soluzioni per ingegneria dei sistemi che utilizzano strumenti separati per la modella-zione dei sistemi, la documentazione delle interfacce e la documentazione dei requisiti, Teamcenter propone un approccio allo sviluppo del prodotto guidato dai sistemi e gestito dall’interno dell’ambiente stesso di Teamcenter. In questo modo, si ha una vista comune del sistema a monte e a valle della catena del valore, favorendo l’eliminazione dei problemi di integrazione dovuti alla mancanza di cor-relazione fra i requisiti e l’implementazione fisica. Team-center 9 accelera il processo di sviluppo dei prodotti con informazioni integrate in maniera intelligente e garantisce che tutti i reparti e le discipline utilizzino dati di prodotto sincronizzati, in funzione delle loro attività e dei permessi di interazione con il ‘sistema informativo tecnico’ dell’azien-da, secondo i più avanzati criteri di congruità e sicurezza. Inoltre, migliorate le integrazioni con l’ambiente software di Microsoft (Outlook ,Word ,Excel ,Visio), l’ambiente MAT-LAB e l Simulink. Gestione dei contenuti
L’integrazione avanza-ta della gestione dei contenuti in Team-center 9 permette di creare la documen-tazione di prodotto parallelamente al processo di progetta-zione. Inoltre, poiché i prodotti moderni hanno spesso diverse
opzioni e varianti, la gestione dei contenuti di Teamcenter supporta documentazione basata sulle configurazioni che riutilizzano parti comuni di testo, grafica e metadati. L’inte-grazione ancora più stretta con l’applicativo Rapid Author di Cortona3D consente la creazione di documenti in cui le illustrazioni restano legate dinamicamente ai dati di progetto corrispondenti. La nuova release supporta anche la versione più aggiornata dello standard S1000D, utilizzato per la documentazione nell’industria aerospaziale e nella pubblica amministrazione, e dell’architettura DITA (Darwin Information Typing Architecture).Gestione del ciclo di vita del servizio di manutenzioneSiemens PLM Software amplia la propria visione della gestione del ciclo di vita del servizio con un nuovo mo-dulo di programmazione ed esecuzione degli interventi di assistenza. Teamcenter 9 integra le soluzioni per la programmazione e l’esecuzione dei servizi, consentendo alle aziende di controllare più efficacemente i costi attra-verso una definizione e una programmazione efficiente atta a ottimizzare le risorse delle organizzazioni di servizi e migliorare la produttività nei servizi. Teamcenter traccia e registra l’esecuzione delle attività di servizio di manuten-zione, mantenendo una storia precisa delle risorse e degli interventi di servizio. Il personale di servizio può anche uti-lizzare le funzionalità di feedback per fornire informazioni utili agli ingegneri, contribuendo a migliorare le prestazioni e l’affidabilità dei prodotti.Gestione degli utenti in base alle fasi di processo Lo sviluppo di prodotto richiede il coinvolgimento di diversi utenti, che sempre più spesso operano in differenti aree geografiche, hanno diverse esigenze, operano in diffe-renti discipline, ma devono accedere ai dati PLM corretti in base alla mansione da svolgere. Con Teamcenter 9 è più facile personalizzare l’interazione con i dati di ciascun utente, mediante la definizione di fogli di stile che snelli-scono i processi indipendentemente dal fatto che venga utilizzato il client tradizionale di Teamcenter (applicazione) o il thin client (Web). Ora il layout può essere facilmente personalizzato in modo che sia molto più facile per gli utenti accedere a informazioni relative ad attività specifi-che, operazioni e comportamenti, assicurando un’espe-rienza di lavoro più immediata e produttiva.
Portfolio a 360°, flessibilità e solidità aziendale
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TEAMCENTER 9, architettura a supporto della collaborazione aziendale
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Di Massimo Fucci
Autodesk PLM 360 è una piattafor-
ma innovativa, sviluppata sulla
base dell’esperienza matura-
ta nell’ambito delle soluzioni
rivolte al ciclo di sviluppo
prodotto - dichiara Emanuel
Arnaboldi Country Leader di
Autodesk in Italia - Rispetto ai
sistemi PLM tradizionali che, secondo noi, sono partico-
larmente complessi e costosi, la nostra soluzione è facilmente
confi gurabile e soddisfa appieno le esigenze specifi che degli
utenti nel processo di gestione del ciclo di vita del prodotto”.
Autodesk PLM 360 è una soluzione focalizzata a tutto tondo sulle
applicazioni business, al di là e al di sopra della gestione dei dati
di progettazione e della gestione della distinta base. “Ne con-
segue – continua Arnaboldi - che le diverse fi gure professionali
di un’azienda– dalla pianifi cazione e sviluppo di un prodotto
alla conformità del servizio – possono gestire un accesso diretto
alle informazioni relative al prodotto e/o al progetto in modalità
integrata e sicura in funzione delle loro specifi che competen-
ze e relative autorizzazioni. Con PLM 360 abbiamo messo a
disposizione dei nostri clienti una piattaforma all’avanguardia
in maniera tale da poter soddisfare esigenze di business sempre
più complesse: dal design, alla progettazione, alla simulazione.
L’utilizzo di Autodesk PLM 360 permetterà alle aziende nostre
clienti di benefi ciare appieno di tutti i vantaggi derivanti dal
PLM, consentendo loro di diventare sempre più competitive”.
Autodesk PLM 360 arriva sul mercato dopo un percorso specifi -
co e può essere considerato come un’estensione del workfl ow
di Digital Protot-
yping. L’acces-
sibilità, la rapida
implementazione
e la semplicità di
utilizzo consento-
no di semplifi care
la gestione dei
processi PLM. La
Soluzione è ca-
ratterizzata da un
look & feel moderno che facilita l’operabilità dell’opera-
tore, non a caso è presente un approccio innovativo
alla confi gurazione del sistema che non necessita
dell’intervento di programmatori e consulenti.
Una modalità operativa costruita con l’apporto di
programmatori e sviluppatori degli ambienti Micro-
soft e Facebook. Basti pensare che grazie ad una
dozzina di App pre-installate è possibile automatizzare
i processi legati allo sviluppo dei prodotti. Grazie ad una
funzionalità drag-and-drop intuitiva, gli utenti possono facil-
mente personalizzare le app o crearne di nuove per soddisfare
le proprie esigenze senza dover acquistare moduli aggiuntivi.
L’applicazione è in ambiente cloud per cui gli utenti e gli ammi-
nistratori non dovranno più preoccuparsi degli aggiornamenti e
della personalizzazione, l’applicazione è sempre aggiornata e
compatibile con qualsiasi confi gurazione Autodesk in uso, inoltre
l’accesso avviene da un data center completamente gestito
che fornisce totale sicurezza, prestazioni elevate e funzionalità di
disaster recovery. Autodesk PLM 360 –- per la sua natura cluod,
offre all’utente un accesso virtuale continuo e da qualunque
luogo, da qualsiasi dispositivo mobile o browser web. Ovvia-
mente è garantita l’integrazione e interoperabilità con i sistemi
on-premise incluso il software PDM (product data management)
Autodesk Vault.
“Oggi Autodesk PLM 360 viene utilizzata a livello worldwide da
oltre 350 aziende, più di 8.000 utenti gestiscono oltre 40.000
workspace con più di 2,2 milioni di oggetti, - continua Arnaboldi
- Da una indagine che abbiamo fatto recentemente sui nostri
clienti di Autodesk PLM 360 abbiamo riscontrato che il 60% degli
intervistati utilizzava in precedenza strumenti Microsoft Offi ce
per gestire le proprie necessità di PLM e più del 30% non aveva
prima dell’adozione di PLM 360 un sistema di PLM”.
A differenza di altre soluzioni PLM, cosiddette tradizionali, Au-
todesk PLM 360 ha un modello di abbonamento semplice ed
economico che semplifi ca l’acquisto. L’accesso per i primi tre
utenti professionali è gratuito, mentre il costo mensile per ogni
utente aggiuntivo è dell’ordine di 100€ sulla base di un contrat-
to annuale. Un investimento compatibile con i budget della
stragrande maggioranza di PMI che porta lungo la strada del
pay per use.
Autodesk PLM 360, una soluzione basata su cloud predisposta al pay per useUna soluzione PLM alla portata delle PMI sia in termini di costo sia in termini di risorse e conoscenze IT è l’obiettivo di Autodesk che ha reso disponibile Autodesk PLM 360, una soluzione innovativa basata su di un’architettura cloud , affi dabile e semplice da implementare e disponibile ad un costo nettamente inferio-re rispetto ai sistemi PLM (Product Lifecycle Management) tradizionali.
“
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Da oltre vent’anniprotagonisti nel PLM.
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12magazine
NewS mpresa
Di Massimo Fucci
Da anni oramai si dibatte
sull’importanza rela-
tiva o specifica delle
soluzioni PLM verso le
soluzioni ERP. Il mercato
ha mostrato come non
vi sia una regola precisa
per definire una preminenza,
dipende dal contesto e dalla cultura d’azienda. Infatti
il PLM, al pari dei sistemi ERP, è uno strumento “business critical”
per le aziende perchè interviene in tutte le attività di ideazione,
prototipazione, progettazione, costruzione e assistenza di un pro-
dotto. Le decisioni che vengono prese quando il prodotto non è
ancora reale ma solo digitale rivestono un’importanza vitale per
la competitività delle aziende. Prendere decisioni consapevoli,
informate, veloci, basate su fatti concreti o su esperienze passate
è fondamentale sia per l’ambito del prodotto digitale ma anche
per quello del prodotto fisico perchè dal primo dipendono molti
aspetti legati al secondo.
“Le motivazioni di una scelta PLM - sottolinea Fabrizio Ferro - Di-
rector, Technical Sales & Business Development Italia di PTC - risie-
dono quindi nella necessità di guadagnare vantaggi competitivi
legati al miglioramento dell’efficienza e dell’efficacia di tutti quei
processi e di quei dipartimenti che fanno delle scelte chiave per
le aziende e che hanno ricadute su tutte le attività a valle dello
sviluppo prodotto”.
Il valore che una soluzione PLM può fornire ad un’azienda può
essere percepito in modo diverso a seconda dell’interlocutore
che lo misura.
“Un responsabile dell’ingegneria – spiega Ferro - potrà sicuramen-
te rilevare come si possano avere benefici legati alla riduzione del
costo di prodotto, al miglioramento della qualità, alla capacità
di innovare, alla possibilità di attuare un reale sviluppo prodotto
globale. Un responsabile dell’assistenza al cliente sarà in grado di
apprezzare come si possano ottenere benefici aumentando la
profittabilità del servizio post vendita, incrementando il fatturato
derivante dai ricambi o migliorando l’immagine
dell’azienda nei confronti dei clienti. Il respon-
sabile dei sistemi informativi sarà invece interes-
sato a diminuire i costi di gestione, a supportare
correttamente le richieste degli operativi o ad
abilitare una collaborazione sicura”.
Tutti questi benefici, raggruppati a livello più eleva-
to, si traducono in maggiore competitività, efficienza,
profittabilità per le aziende determinandone, in ultima
istanza, la loro crescita.
“PTC si differenzia rispetto alla concorrenza – evidenzia Ferro
- grazie alla forza della sua tecnologia composta da una ricca
offerta di soluzioni CAD e PLM, altamente scalabili e web-based,
studiate per lavorare insieme come un unico sistema. La vastità
dell’offerta complessiva PTC ci consente di coprire il completo
ciclo di vita dei prodotti attraverso una serie di soluzioni integrate
che possono, a seconda delle necessità, operare nel proprio
singolo ambiente. Le soluzioni presenti a portafoglio sono state
sviluppate integralmente da PTC o sono state acquisite ed
integrate nel corso degli anni. Ma a differenza dei nostri com-
petitor pressochè la totalità delle nostre soluzioni è sviluppata
direttamente da PTC”. Questo garantisce un interlocutore unico
alle aziende che si affidano alle nostre soluzioni siano esse legate
alla progettazione
(MCAD), alla ge-
stione dello svilup-
po prodotti (PLM),
alla gestione del
software (ALM),
al supporto della
supply chain (SCM)
o al supporto delle
attività di servizio
post vendita e/o
di manutenzione
(SLM).
PLM, uno strumento business critical a supporto delle aziende
ICT - PLM PLM le 5 C
Un percorso da leader tecnologico in grado di miscelare elementi interni ed elementi esterni acquisiti, ca-ratterizza il portafoglio d’offerta di PTC. Un’azienda che è cresciuta culturalmente nel crogiolo delle applica-zioni rivolte al ciclo di sviluppo prodotto ed all’integrazione dei dati prodotti lungo tutta l’azienda estesa.
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Di Massimo Fucci
Il portfolio d’offerta di Dassault Systèmes continua
crescere con l’aggiunta di nuovi moduli e con l’acqui-
sizione di aziende mirate, secondo una strategia che
risponde ad uno specifico disegno, con l’obiettivo di
fornire una piattaforma integrata in grado di rappre-
sentare la giusta risposta alle molteplici esigenze di
ogni singolo cliente.
Tra tutte le acquisizioni quella che ad oggi sembra
aver fornito il miglior risultato è SolidWorks (www.solidworks.it),
una linea di prodotto che ha continuato a crescere anno su
anno ed a produrre utili.
In termini di crescita rappresenta un caso di successo degno
di nota, nessun altro prodotto CAD può vantare un risultato di
questa consistenza.
Un ottimo acquisto che ora è sostanzialmente integrato all’in-
terno della galassia Dassault Systèmes. Un processo di integra-
zione ancora in progress, effettuato a singoli passi, che hanno
via via interessato i diversi dipartimenti aziendali.
“Nella regione EEMEA, abbiamo continuato la nostra crescita,
che in più di un paese può essere rappresentata da ben due
cifre – afferma Luca Rossettini Responsabile della Region EE-MEA e veterano dell’azienda in Italia – anche in Italia continu-
iamo a crescere, tanto da poter essere considerati la soluzio-
ne leader di mercato nella progettazione e simulazione 3D”.
Luca Rossettini è stato il fondatore delle attività SolidWorks in
Italia e ne ha seguito tutto l’iter ed il successo.
“La nostra clientela è il nostro miglior biglietto da visita - enfa-
tizza Rossettini – il loro grado di soddisfazione è per noi e per la
nostra rete di vendita uno degli asset su cui poggia la nostra
crescita”.
SolidWorkS la Stella più luminoSa della galaSSia daSSault SyStèmeS
intervista
La galassia di Dassault Systemes, leader nel settore delle soluzioni rivolte al ciclo di vita dei prodotti e del modello di business associato, vede la presenza di SolidWorks, che continua a brillare grazie alla continua crescita dei fatturati e soprattutto dell’elevato grado di soddisfazione del proprio parco clienti, nonché del continuo investimento in innovazione del prodotto.
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SolidWorkS la Stella più luminoSa della galaSSia daSSault SyStèmeS
intervista
In realtà il prodotto SolidWorks è stato pensato,
fi n dalla sua nascita, per una larga diffusione
presso i progettisti che avrebbero dovuto
adottare stazioni di lavoro 3D a supporto
della loro attività quotidiana. Una felice
intuizione accompagnata da una serie
di elementi catalizzatori che ne hanno
facilitato la diffusione.
Dalle workstation grafi che basate su
Personal Computer, che hanno benefi -
ciato della continua crescita di presta-
zioni dei processori e delle sottostazioni
grafi che, alle funzionalità software che si
sono via via incrementate. “Per i nostri clienti
– aggiunge Rossettini – sono a disposizione diversi
user group con i quali interagire fornendo informazioni
ma anche attingendo know-how. Uno degli aspetti che ci ha
caratterizzato, da subito, riguarda il contatto con la ricerca e
sviluppo, i nostri clienti possono indicare quali funzionalità deb-
bono essere aggiunte nella prossima versione di prodotto”.
In genere più dell’80% delle richieste trova una sua risposta
nella successiva nuova release.
In Italia diversi sono i settori industriali in cui si esprime il parco
clienti, in particolare il cosiddetto mercato del machinery (o
delle macchine speciali) rimane un settore di riferimento in cui
le necessità di funzionalità di ausilio alla progettazione e alla
simulazione 3D dei prodotti da realizzare, giocano un ruolo fon-
damentale per sviluppare soluzioni innovative atte a soddisfare
le esigenze dei mercati quali il packaging, il dosaggio e l’im-
bottigliamento. Per rispondere adeguatamente alle continue
esigenze di chi progetta ed alla sempre crescente richiesta
di funzionalità di simulazione, è stato fatto molto in merito alle
funzionalità 3D. Le aziende hanno compreso che debbono svi-
luppare il prodotto vincente al primo inserimento sul mercato.
“La nostra industria alimentare ed affi ne – aggiunge Rossettini –
rappresenta quindi un terreno fertile per l’impiego di strumenti
CAD CAE e, non a caso, SolidWorks è un riferimento mondiale
per le macchine rivolte a questo settore. I progettisti di queste
aziende riescono sviluppare un prototipo digitale con il quale
poter interagire e simulare il comportamento degli oggetti
prima che questi vengano passati al processo della loro produ-
zione fi sica.
Ma progettare e simulare bene non basta! Infatti, in un merca-
to in cui i costi generali sono frutto anche della componente
organizzativa, è necessario poter disporre di una soluzione
integrata con i dati di sviluppo del processo CAD CAE in grado
di gestire con la massima effi cacia ed effi cienza i cosiddetti
dati di prodotto.
“Le nostre soluzioni PDM - conclude Rossettini - consentono di
gestire appieno i dati di prodotto dalla generazione della BOM
alla sua integrazione con il sistema informativo gestionale,
sono state studiate e realizzate per consentire un uso semplice
per i progetti, nonché per una facile integrazione con il resto
dell’azienda”.
Per quanto concerne la ricerca e sviluppo va sottolineato
come, caso decisamente raro, il responsabile
sia un italiano, il modenese Gianpaolo Bassi,
che, nel mondo del software è depositario
di una serie di brevetti e ha maturato una
notevole esperienza nella conduzione di
strutture di ricerca e sviluppo in ambito
software.
Ancora una volta SolidWorks si conferma
come una soluzione vincente in grado
di rispondere alle esigenze di mercato.
Una crescita caratterizzata anche dalla
continua innovazione come lo sviluppo di
specifi che App per iPAD che sono diventate
in brevissimo tempo tra le più scaricate nello
specifi co settore.
SolidWorks – quindi – si conferma come la stella più
luminosa della galassia Dassault Systemès.
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Di Massimo Fucci
Tutto nasce, come gran parte delle innova-
zioni rivolte all’ufficio tecnico, negli anni 70,
in un’azienda fiore all’occhiello per l’industria
italiana di quei tempi: la Olivetti ICO. Un’azien-
da che poteva contare sulla contemporanea
presenza di una linea di controlli numerici (OSAI),
una linea di produzione di hardware (P60XX e
poi M30 e 40) e di sistemi operativi e, non ultimo,
di una struttura dedicata alla fornitura di soluzioni tecniche: la
Direzione Sistemi Tecnico Scientifici, più familiarmente cono-
sciuta come STS, per i più informati interno 2324.
Un ambiente ideale per lo sviluppo e la proposizione di solu-
zioni rivolte ad efficientare il processo legato alle lavorazioni
meccaniche.
“Ad un certo un punto - afferma Antonio Giglietti, Socio Fondatore di NC – ci si è resi conto che le potenzialità fornite
da una macchina utensile avrebbero potuto essere sfruttate
appieno se e solo se si passava da un’attività prettamente
manuale di gestione e programmazione delle lavorazioni ad
una modalità assistita da computer che consentiva un’ope-
ratività continua con livelli di qualità predefiniti e tempi di
realizzazione decisamente più ridotti. La chiave di volta, era
rappresentata da un prodotto immateriale, il software, e dalla
capacità di interloquire direttamente con i controlli numerici”.
Immateriale è proprio l’aggettivo corretto! Si può tranquilla-
mente affermare che questa caratteristica sia stata concausa
sia della sua adozione che del suo iniziale rifiuto.
Si, perché negli anni 80, ma anche oggi, l’interlocutore spesso
era il titolare delle singole piccole imprese (ad esempio gli
stampisti), al quale erano noti i parametri associati ad una
macchina utensile o meglio ad un centro di lavoro: pesava un
certo numero di chili, produceva camion di truciolo. Queste
grandezze, in definitiva, così come affermato dal pregiatissimo
Sig. Tacchi, erano l’unità di misura per la crescita del conto in
banca.
“Il computer aveva sempre una sua dimensione ed un suo
peso, per cui magari una fatica poteva essere digerita. Ma il
software – continua Giglietti – era assolutamente impalpabile,
NC: dal Nastro perforato al CoNtrollo digitale
intervista
Cambiano tecnologie, metodologie, mercati e modalità di lavoro ma Antonio Giglietti, nel mercato delle soluzioni per la gestione efficace delle lavorazioni meccaniche, può certamente fregiarsi del marchio di “Ironman”, che con il suo operato diretto e l’ausilio dei suoi collaboratori può essere considerato come una delle persone (storiche) che hanno segnato la crescita del settore: oggi a capo di NC, una struttura di riferimento nel campo delle lavorazioni a controllo numerico.
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NC: dal Nastro perforato al CoNtrollo digitale
intervista
lo si consegnava su un floppy disk e valeva svariati milioni delle
vecchie lire. Un boccone decisamente amaro per la classe
imprenditoriale del tempo”.
Va aggiunto che l’efficacia delle lavorazioni si poteva raggiun-
gere solo dopo un adeguato intervento di personalizzazione
della soluzione, con lo sviluppo di un altro strato di software e
la messa in opera di post-processor ad hoc, in grado di fare
da ponte tra i dati prodotti dal software di progettazione delle
lavorazioni meccaniche e i singoli controlli numerici a bordo
macchina.
“Abbiamo messo in opera soluzioni all’avanguardia per
più di 3000 aziende”, stigmatizza Giglietti. “Gra-
zie agli sviluppi, all’intuizione ed alla passione
che ci hanno sempre guidati, siamo riusciti a
generare lavorazioni 3D anche se il software
era prettamente 2D! Una prova superlativa
è stata la realizzazione della soluzione per la
produzione di eliche in quella che una volta
era denominata Eliche Radice.
Abbiamo cambiato il processo di lavoro intro-
ducendo una cabina di regia (l’ufficio program-
mazione) a monte delle officine in cui avvenivano
fisicamente le lavorazioni meccaniche. Da questa
cabina, grazi ai nostri cablaggi RS-232 (alcuni oltre 100 mt.
erano praticamente delle antenne) ed alle nostre personalizza-
zioni software, si realizzavano (primi in Europa) i primi collega-
menti CNC”.
Una situazione che consentiva di sopperire anche alla carenza
dei cosiddetti attrezzisti, i maghi delle lavorazioni a controllo
numerico che con intuizione e capacità manuali al di sopra
della media, riuscivano a realizzare lavorazioni artigiane di
notevolissimo valore come la testa dei motori delle Ferrari da
corsa.
“Molti sono stati i clienti che ci hanno dato fiducia – ci spiega
Giglietti – di questi alcuni hanno poi effettuato un loro per-
corso, come ad esempio Fontana e Compes. Le prime due
realtà in cui abbiamo introdotto una soluzione CAD/CAM/NC
completa ed integrata. Si potrebbe affermare che fosse una
soluzione chiavi in mano dal progettista… al truciolo”.
Infatti con il sistema CAD (il GTD - Geometrical and Technologi-
cal Drafting) il progettista sviluppava il pezzo da realizzare con il
sistema CAM (il GTL – Geometrical and Technological Langua-
ge ), si definivano le lavorazioni tecnologiche e con il post-pro-
cessor (NC) si andava a produrre il truciolo ed il pezzo finito.
“Il mondo è cambiato – conferma Giglietti – ma le problemati-
che principali da risolvere alla fine sono sempre quelle. Il nostro
cliente deve mettere a regime un processo di lavorazione
integrato con gli strumenti, le macchine e le maestranze che
ha a disposizione, in maniera tale da eliminare i costi nascosti,
realizzare bene, nei tempi richiesti dalla committenza, evitare
errori e - soprattutto – salvaguardare gli utili”.
Oggi Giglietti guida una realtà orientata a far raggiungere
i risultati ai propri clienti. Lo strumento di base è ora Edge-Cam della società Pathtrace (UK), ma il valore aggiunto sta
nell’esperienza e nella passione che compongono la Società
NC Srl. “La nostra capacità di sviluppo software – ci illustra Mar-
co Balen, Responsabile dello sviluppo software - ci porta a far
trasformare ad un nostro Cliente una macchina piegatrice di
filo metallico a Camme in una macchina a Controllo Numeri-
co che viene presentata alla fiera WIRE di Dusseldorf nel 1998
ottenendo un successo con diversi ordini da tutto il mondo”.
La collaborazione è tuttora attiva.
“Lo sviluppo personalizzato di software proprietari - afferma
Edoardo Salvioni responsabile delle personalizzazioni - ci ha visto
anche sviluppare una soluzione per un costruttore di torni per
la profilatura di materiale rotabile senza necessità di smontare
gli assi dai locomotori e dalle carrozze”. La soluzione ha
trovato applicazione in metropolitane, treni, tram e
simili, sia in Italia che nel mondo.
“Il nostro attuale portfolio d’offerta – spiega
Maurizio Porro, responsabile commerciale –
comprende TOOL2000, suite dei nostri program-
mi nel mondo delle lavorazioni a 2.5 assi ed
EdgeCam, soluzione per lavorazioni a 2.5, 3, 4
e 5 assi.
Un filone parallelo alle nostre attività tipiche di
CAM è quello del CAD che copriamo con Me-gacad 2D/3D della società Megatech di Berlino e
SpaceClaim della SpaceClaim Corp. USA”.
In conclusione NC rappresenta la storia delle Forniture di solu-
zioni personalizzate in ambito CAM e gestione delle Trasmissioini
Dati per l’ Officina. Un know how sedimentato ed entrato nel
DNA di tutto il personale tecnico e commerciale. Un elemento di
valore che potrà essere testato anche presso la fiera “Fornitore Offresi” che si terrà a Erba l’8 e il 9 febbraio 2013 presso il Centro Espositivo e Congressuale “Lariofiere”, Viale Resegone ad Erba (CO), dove NC sarà presente presso il Pad. C, stand C401.
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Anche le soluzioni PLM diventano open source o quasi… quale futuro?
Intervista
Aras Corporation da azienda pioniera ha introdotto un diverso modello di business rispetto alle altre soluzioni PLM: l’open source. Trasportando - di fatto - il modello di business dalla vendita di prodotti a quello della fornitura di servizi. I risultati? Visti i livelli di fatturato raggiunti, sono da considerarsi davvero buoni. In Italia, visto l’inerzia rispetto alle innovazioni, saremo capaci di governare questo nuovo modello per incrementare efficacia ed efficienza dei processi per lo sviluppo dei prodotti?
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Anche le soluzioni PLM diventano open source o quasi… quale futuro?
Intervista
Vista la situazione generale dei diversi
mercati, le aziende hanno alzato il livello
di guardia in merito agli investimenti met-
tendo in atto una vera e propria opera
di ottimizzazione. Nel panorama degli
investimenti in soluzioni applicative, ini-
ziano ad essere prese in considerazione,
anche nel nostro mercato, le cosiddette
soluzioni open source. La spinta è rappresentata da una sorta di
presentimento che gli investimenti necessari siano minori rispetto
all’acquisizione di soluzioni brand; il freno è rappresentato dalla
loro effettiva utilizzabilità nel tempo e dal timore che, alla fine, il
total cost of ownership non si riveli addirittura maggiore, visto che
gli ambienti operativi e le architetture sono in evoluzione conti-
nua e le applicazioni debbono essere aggiornate di pari passo
per poter continuare ad essere operative.
Ma cosa si intende per soluzioni open source. Soluzioni softwa-
re caratterizzate da un codice sorgente aperto, i cui autori ne
permettono e favoriscono il libero studio e l’apporto di modifiche
da parte di altri programmatori indipendenti al fine di migliorare
le prestazioni del prodotto in questione sulla base della propria
esperienza e delle proprie conoscenze e, non ultime, delle esi-
genze degli utilizzatori.
Questo modo di intendere il software e la sua distribuzione
non è nuovo ma ha radici oramai lontane. Ha interessato un
po’ tutte le tipologie di applicazioni software ed ha generato
diverse tipologie ( si veda anche: “PLM: attenzione alle soluzi-
oni Open Source” e “PLM Open Source: la nuova frontiera”) in
cui possiamo trovare gli open source 100%, totalmente aperti
alla community; ma anche situazioni in cui sia possibile il libero
utilizzo ed integrazione di quanto sviluppato dalla community
con uno strato ben specifico, ma il core rimane di proprietà e di
responsabilità dello sviluppatore. Una sorta di proxy open source.
Su questo ultimo modello (fig.1) , di recente anche il mercato
del Product Lifecycle Management (PLM) ha visto la comparsa
di un primo operatore che proponequesto modello: un’azienda
americana con quartier generale ad Andover, nel Massachus-
sets, Aras Corp.(www.aras.com).
“Uno dei nostri principali punti di forza – racconta Peter Schroer
CEO di Aras – è la community costituita da sviluppatori che si
parlano continuamente, comunicano e condividono informazio-
ni al fine di migliorare i nostri prodotti. Ci arrivano moltissime idee
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Intervista
riesce a diventare decisamente più bilanciato.
“Infatti - enfatizza Cislaghi - il cliente scarica il software gratui-
tamente e poi, solo se vuole, può decidere di sottoscrivere un
contratto di subscription, che include sia la suite full sia tutta una
serie di servizi aggiuntivi che può decidere di interrompere ed
eventualmente riprendere in qualsiasi momento e senza penali”.
Una scelta indubbiamente coraggiosa, quella di Aras, che per
riuscire a ottenere buoni risultati deve essere in grado
di offrire ai clienti un supporto di altissimo livello.
“Nel modello che abbiamo adottato- sottolinea Schro-
er- a differenza dei nostri competitor che prendendo i
soldi in anticipo hanno meno incentivi per migliorare la
loro offerta, in Aras dobbiamo guadagnarci la fiducia
dei clienti anno dopo anno e poi dobbiamo anche
mantenerla, perché ci è chiaro che altrimenti rischia-
mo che non rinnovino il contratto che hanno con noi. Il
successo ottenuto ad oggi è incoraggiante, infatti ben
il 96 per cento dei nostri clienti ha deciso di rinnovare
il contratto. Visto il risultato, superiore a quello ottenu-
to dai nostri competitor tradizionali, posso affermare
che –forse- il metodo Aras è proprio il modo giusto per
tenersi i clienti tutta la vita”.
Aras Innovator, quindi, non solo si configura come una
soluzione innovativa per la gestione del ciclo di vita
del prodotto ma consente lo sviluppo di soluzioni PLM
aziendali complete con investimenti contenuti e incrementali in
grado di essere affrontati dalla stragrande maggioranza delle
aziende e soprattutto dalle PMI che, in genere, possono far riferi-
mento a budget contenuti.
“Questo prodotto - enfatizza Cislaghi- è basato su di un’architet-
tura nativa web orientata ai servizi (SOA) che garantisce facilità
di integrazione con altri sistemi ed è implementato con tecno-
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Intervista
logie allo stato dell’arte che consentono elevata confi gurabilità
mediante strumenti interattivi e, quando necessario, ulteriore per-
sonalizzazioni tramite linguaggi di programmazione standard.
Aras Innovator offre funzionalità complete che lo collocano tra le
soluzioni per il PLM di fascia alta e permettono la realizzazione di
soluzioni aziendali che coprano tutte le necessità di gestione del
ciclo di vita dei prodotti”.
Inoltre, la soluzione mette a disposizione una modalità di confi -
gurazione drag and drop(seleziona e trascina) che permette di
impostarne l’operatività anche ad un utente non molto esperto.
Infatti, vi è la possibilità di partire da template preconfi gurati che
ricalcano le esigenze di utilizzo più frequenti, semplifi cando molto
la messa in opera.
Il software – appunto perché l’azienda è l’unica responsabile
delle funzionalità core dell’applicazione- viene costantemente
aggiornato e migliorato, la tecnologia utilizzata è in grado di
separare le confi gurazioni dell’utente dal cuore del sistema: in
questo modo gli aggiornamenti non vanno a modifi care le impo-
stazioni personalizzate.
“Offriamo ai clienti in regola con la subscription continui upgra-
de della suite – specifi ca Schroer - e per ciascun utente ci occu-
piamo direttamente noi del passaggio dalla vecchia versione a
quella nuova, mantenendo tutte le personalizzazioni impostate
dall’utilizzatore. E siamo sempre noi a occuparci del passaggio da
un sistema della concorrenza ad Aras”.
Una politica che, di fatto, tende ad eliminare tutte le remore asso-
ciabili ad ambienti open source.
“Generalmente – continua Cislaghi - per una prima implemen-
tazione del porting da una soluzione concorrente, non ci vuole
molto tempo. Un mese o due al massimo. Diciamo poi, che la
conferma scritta del mantenimento delle personalizzazioni al
passaggio di versione in versione (a fronte del canone di manu-
tenzione) elimina quella che rappresentava l’alea più negativa
nel passare ad un prodotto Open Source”.
La fi losofi a adottata dall’azienda sembra davvero essere quella
giusta e ha portato Aras Innovator ad avere una diffusione capil-
lare sul mercato che si attesta nell’ordine dei 1000 download men-
sili in tutto il mondo.
“A chi ci chiede dati sulla diffusione free – afferma Schroer –
rispondo che abbiamo oltre 3000 utenti che utilizzano il software
che non hanno comprato il nostro supporto“.
Generalmente chi sceglie di sottoscrivere un contratto di subscrip-
tion sono le aziende medio grandi, come ad esempio quelle che
costruiscono aerei o elicotteri e quindi che vogliono essere certe
che il software che stanno utilizzando sia in grado di mantenere
un elevato grado di sicurezza in merito alla Business Continuity.
A tal proposito va sottolineato che Aras Corp, ha anche tanti
clienti nel settore militare americano, aziende che per loro natura
devono maneggiare continuamente segreti di alto livello per cui
debbono avere la garanzia di una assoluta sicurezza.
La soluzione di Aras Corp è indicata per diversi settori industriali –
anche quelli non tradizionalmente battuti da soluzioni PLM concor-
renti- che vanno da quello aerospaziale a quello automotive, da
quello dei trasporti e logistica a quello farmaceutico e così via. Per
tutti gli utenti PLM, indipendentemente dal settore in cui operano,
è necessario che il software sia sicuro, e al tempo stesso, di sempli-
ce utilizzo e, non ultimo, la presenza di un supporto adeguato alla
copertura, in tempi brevi, delle esigenze del singolo cliente.
“Aras non ha una forza vendita diretta - conclude Schroer - abbia-
mo il quartier generale negli Stati Uniti, una base in Svizzera e una
in Giappone Per il resto abbiamo deciso di avvalerci di una rete
di partner qualifi cati, più di 80 nel mondo, che si occupano della
vendita. Tutte strutture che certifi chiamo direttamente a garanzia
della qualità del servizio che sono in grado di offrire.”
Un canale indiretto che grazie all’elevata qualità dei servizi
erogati ha dato un contributo decisivo all’affermazione di Aras
Innovator sul mercato. “Il termine open source – conclude Cislaghi
– spesso viene confuso con ‘gratis’, ma effettivamente non è
così. Alcune aziende, specie se non hanno problemi di budget,
percepiscono erroneamente nell’approccio open source un qual-
cosa di scarsa solidità e con poca garanzia di supporto. Forse in
alcuni casi potrebbe essere vero, ma non è il caso di Aras Corp.
L’azienda è solida e vanta una lunga esperienza nel settore, oltre
a una community di programmatori esperti che giorno dopo
giorno si occupano di apportare migliorie alla suite”.
In conclusione la soluzione si è mostrata effi cace e il fatto che sia
distribuita secondo il modello open source non è assolutamente
un fatto che ne può sminuire il valore, anzi, al contrario contri-
buisce a valorizzarla. È un prodotto basato su un’architettura
nativa web e per questo è accessibile a tutti e, grazie al modello
adottato, i rischi in merito alla continuità sono legati alla solidità
dell’azienda Aras che ad oggi sembra veleggiare con crescita a
due cifre l’anno.
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Di Massimo Fucci
Intervista
EventImpresa ha accu-
mulato nel corso degli
anni una notevole
esperienza nel dare
voce alle Associazioni
industriali e di Cate-
goria, nonché alle
Aziende Manifatturiere in merito a temi
che in generale riguardano la capa-
cità di competere, in particolare su
esigenze in merito al ciclo di sviluppo
di prodotto. Un argomento su cui ci si
deve necessariamente focalizzare per
continuare a competere con successo.
Un cammino di oltre 10 anni in cui si
è veicolata la cultura del confronto,
del problema e del benefi cio atteso in
un sano confronto tra utenti e fornitori
di soluzioni in cui l’obiettivo principe
non è una transazione economica
ma la comprensione e la soluzione dei
temi non solo tecnologici, ma spesso
organizzativi e culturali che potessero
supportare le attività sul campo delle
aziende.
AIdAM (Associazione Italiana di Automazione Meccatronica) nasce
nell’Aprile del 2011 dalla ultradecen-
nale esperienza AIdA (Associazione Italiana di Assemblaggio) per rappre-
sentare l’innovativo comparto indu-
striale della Meccatronica sul territorio
italiano. Un punto di riferimento delle
realtà aziendali italiane che gravitano
attorno a questa innovativa disciplina,
dai costruttori di impianti di automa-
zione “chiavi in mano” ai costruttori
e distributori di sistemi e componenti,
Le Associazioni Industriali e di categoria non rappresentano solo un momento di aggregazione ma sono l’espressione della volontà di chi vuole continuare ad operare su mercati comunque diffi cili mettendo a fattor comune idee, esigenze e capacità di fare sistema a tutti i livelli: tecnologico, di mercato, fi nanziario. In una recente tavola rotonda il presidente di AIdAM ci ha fornito le sue considerazioni.
EventImpresa AIdAM: la comprensione del presente per muoversi verso il futuro
Alessandro Torsoli
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Intervista
fornendo servizi pratici di interesse comune e creando sinergie
con i poli di ricerca e sviluppo culturale del settore.
Alla tavola rotonda, il presidente, l’Ing. Alessandro Torsoli ha
voluto fornire un contributo significativo, aprendo i lavori con una
relazione contenente oltre che il percorso storico e dati anche
una serie di considerazioni su quanto fatto e su quanto non fatto
che rimane da fare. Un esempio di chiarezza e trasparenza che
non solo va a vantaggio del Presidente ma di tutta l’associazio-
ne. Di seguito si riporta il suo discorso.
Chi opera nel settore dell’assemblaggio e dell’automazione
conosce bene le condizioni di mercato nelle quali ci si trova
oggi ad operare : una pressione sempre più accentuata sul lato
economico, definizioni tecniche molto spesso lacunose, tempi di
consegna richiesti sempre più ridotti.
Dopo la crisi finanziaria del 2008 i problemi si sono trasferiti in
poco tempo al settore manifatturiero. La situazione economica
italiana, caratterizzata da una marcata caduta degli investimen-
ti fissi negli ultimi 2-3 anni, è rapidamente peggiorata innescando
una serie di conseguenze strutturali per le nostre aziende.
La prima e forse la più importante riguarda l’aumento di impor-
tanza dell’export : se prima questa via era solo un’opportunità
ora è diventata una necessità, chi non esporta si trova ad ope-
rare in un mercato con marginalità sempre più risicate, quando
non addirittura negative, esposto a ritardati e mancati paga-
menti, con tutte le drammatiche conseguenze del caso.
La seconda è la necessità di compiere un salto di qualità nella
gestione delle aziende : non è più sufficiente operare guardando
ai risultati ed ai metodi utilizzati ma va cambiato decisamente il
passo. Il dualismo tra lean manufacturing e robofacturing, intesa
come la proposta di soluzioni a costo “contenuto” confrontata
con gli impianti ad alto valore economico ,non ha ragione di
esistere : il mercato è molto frammentato ,ogni azienda cliente
ha una propria filosofia produttiva e un proprio target di clien-
tela in termini di volume ,di fatturato e di tipologia produttiva
(flusso continuo oppure a lotti). Quindi ogni azienda operante nel
nostro settore deve capire in quale fascia posizionarsi e per farlo
ha bisogno di guardarsi con onestà allo specchio e capire cosa
è in grado di produrre e cosa no, per cui è meglio specializzarsi e
quindi capire quali sono le proprie attitudini operative, ed in quali
mercati si vuole e si può operare.
Non è facile: bisogna scegliere ,bisogna dire dei no, rifiutare
possibili ordini ,bisogna essere onesti con se stessi e soprattutto
aperti. Aperti perché, e qui vi è un altro tema importante, appe-
na compiuta la scelta di campo ,cosa voglio e posso fare, ci si
accorgerà che si deve fare sistema, e…cambiare mentalità vei-
colando i possibili contratti che non possono più essere realizzati
,dovranno essere passati ad altre aziende con la specializzazione
richiesta e con le quali dovrò cooperare in un patto di assistenza
e collaborazione reciproca.
Non si deve produrre tutto, si deve produrre bene e per farlo
servono specializzazione e competenze mirate : soprattutto è
necessario porre estrema attenzione al buon equilibrio tra costo
e prestazione resa.
Per la nostra tipologia operativa il famoso detto “il meglio è
nemico del bene” va inteso in questa accezione : la ricerca del
meglio è orientata alla perfezione ,la ricerca del bene è orienta-
ta alla ricerca dell’equilibrio.
La perfezione non è raggiungibile (si può sempre fare meglio e
chi è di estrazione tecnica lo sa molto bene) il bene sì ,ma per
raggiungere questo equilibrio servono idee chiare ,a partire dalla
struttura aziendale ,perché una volta definita la “mission” (cosa
voglio produrre) diventa importante come lo voglio fare ,con
quali persone ,quali strumenti, quali sistemi organizzativi.
Se luci vogliamo trovare in questo difficile momento queste sono
da cercare in questa direzione, nelle aziende che con coraggio
,e un pizzico di incoscienza stanno facendo queste scelte.
Tra i nostri associati abbiamo aziende piccole e medie (per gli
standard italiani), aziende che producono macchine e linee in
svariate configurazioni ed in diversi settori, aziende che produ-
cono e commercializzano componenti e sistemi ,aziende che
forniscono componenti e sistemi per la visione artificiale ,settore
che consideriamo strategico per il nostro comparto.
Tutte queste aziende, molto spesso, tendono a voler produrre tut-
to, ma non riescono a rispondere alle richieste dei clienti: spesso
questo significa esporsi a rischi tecnici ed economici eccessivi.
Le clausole contrattuali lasciano poco spazio agli errori, ai ritardi,
alle incomprensioni : chi acquisisce l’ordine deve essere certo di
risolvere i problemi a costi certi ed in tempi certi e ciò non è più
possibile oggi se non si dispone delle necessarie competenze.
Personale qualificato e con esperienza nel settore, che conosca
i processi produttivi meglio del cliente finale, un sistema informa-
tico gestionale in grado di controllare con puntualità i costi e
le varianti “in corsa”, software progettuali in grado di adattarsi
velocemente alle richieste dei clienti rielaborando soluzioni in
tempi brevi.
Se si vuole operare all’estero queste caratteristiche sono ancora
più importanti: un piccolo errore in Italia può essere recupe-
rabile ,ma lo stesso piccolo errore a 10.000 km di distanza può
essere un disastro, soprattutto economico, ma anche gestionale
perché per porvi rimedio sarà necessario spostare risorse umane
creando ulteriori problemi nel flusso produttivo aziendale.
L’Associazione ha previsto per il 2013 una serie di attività che
hanno proprio questi obiettivi: creare consapevolezza, creare
sistema, affrontare i mercati esteri.
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NewS mpresa
Automazione nella produzione meccanica
Di Valerio Alessandroni
Automazione industriale: disciplina
che trae le sue origini dall’esigenza di
aumentare la produttività tramite la
standardizzazione delle attività e la loro
esecuzione mediante macchine; di mi-
gliorare la qualità specializzando i ruoli
degli operatori; e di abbassare i costi
attraverso l’ottimizzazione dei processi.
Nell’industria manifatturiera, l’automazione si esprime attraverso
l’adozione di macchinari in grado di eseguire una o più fasi del
ciclo di lavorazione. E’ possibile distinguere fra l’automazione
di processi continui (tipica, ad esempio, dell’industria chimica)
e l’automazione di processi discontinui (tipica dell’industria
meccanica).
Il primo tipo è caratterizzato da un flusso costante del prodotto
da lavorare, che subisce le diverse lavorazioni previste sotto
il controllo del sistema di automazione, che legge, verifica
e regola i diversi parametri, come temperatura, pressione e
concentrazione dei reagenti, per ottenere le condizioni ottimali
del processo. Nell’automazione dei processi discontinui. i singoli
pezzi da lavorare vengono trasferiti da un’isola di lavorazione
all’altra e affidati poi ai macchinari che eseguono le lavorazioni.
Tali macchinari sono dotati di sensori che acquisiscono informa-
zioni sul pezzo da lavorare (per es., segnalano la posizione del
pezzo), da un sistema di elaborazione che prende le decisioni
sulle azioni da compiere (per es. stabilisce quando il pezzo è po-
sizionato correttamente) e da attuatori che agiscono sul pezzo
da lavorare (per es. spostandolo nella posizione corretta).
Il settore della meccanica ha sempre rappresentato per l’industria italiana un traino importante ed anche un termometro molto sensibile della nostra economia
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NewS mpresa
Un settore indUstriale in trasformazioneI dati UCIMU-Sistemi Per Produrre ci dicono che, nonostante
abbia subito un forte calo nel numero di imprese e di addetti nel
corso degli ultimi decenni, il settore della meccanica rappresen-
ta sempre un comparto di primo piano per l’economia italiana:
quasi il 45% degli occupati nell’industria lavora infatti nell’ambito
meccanico & metalmeccanico producendo un valore aggiun-
to pari al 40% del sistema industriale nazionale.
L’attività meccanica è molto mutata nel corso degli ultimi
decenni sia in termini di automazione dei processi produttivi
sia in termini di organizzazione del lavoro, e ciò ha comportato
significative modifiche nelle mansioni svolte dalle figure profes-
sionali del settore. In particolare, il settore meccanico vedeva
tradizionalmente la prevalenza di operatori addetti alla condu-
zione di macchinari per le diverse lavorazioni del metallo. I livelli
di automazione del settore stanno provocando lo spostamento
delle risorse umane verso profili che si occupano maggiormente
dell’interpretazione delle informazioni per programmare corret-
tamente i macchinari piuttosto che nella conduzione diretta dei
macchinari stessi.
Da qualche anno, anche i processi di progettazione nell’in-
dustria meccanica stanno subendo importanti cambiamenti.
Nel passato, la meccanica era l’aspetto più importante, ma
la moderna progettazione pone sempre più l’accento sulla
meccatronica , vale a dire sull’interazione e sulla sinergia tra la
meccanica, l’elettronica e il software.
Il livello di automazione raggiunto è frutto di tutta una serie di
cambiamenti progressivi consentiti dall’avvento di nuove tecno-
logie, ma gli aspetti organizzativi e gestionali hanno giocato e
continueranno a giocare un ruolo fondamentale nell’evoluzione
degli ambienti di fabbrica, soprattutto per quanto riguarda il
rapporto uomo-macchina ed il livello di coinvolgimento del ma-
nagement nell’impostazione e gestione dei processi produttivi.
Secondo molti osservatori, nell’universo del manufacturing sono
in atto alcune chiare tendenze.
Innanzitutto, vi è un crescente contenuto di elettronica anche
nei sistemi di produzione tradizionalmente meccanici, favorito
da miniaturizzazione, diminuzione dei costi della tecnologia,
maggiori prestazioni dei PC e dei microprocessori e domanda
del mercato. Pertanto, i prodotti utilizzati nella produzione mani-
fatturiera discreta diventano sempre più sofisticati.
Secondo, si ampliano le norme e le leggi che riguardano tutti i
settori manifatturieri, richiedendo in particolar modo la traccia-
bilità dei prodotti e registrazioni storiche. Anche negli ambienti
meno regolamentati, cresce la domanda di tracciamento dei
difetti e la gestione della qualità ha ormai abbondantemen-
te superato i limiti dell’SPC (controllo statistico di processo).
Le aziende hanno l’esigenza non solo di risalire all’impianto o
al reparto che ha provocato un certo difetto, ma addirittura
all’ora di produzione, alla macchina specifica, al suo operato-
re, al materiale utilizzato, al fornitore ed ai risultati di eventuali
collaudi. I sistemi MES aiutano a raccogliere ed utilizzare queste
informazioni.
In terzo luogo, la crescente competizione sta rendendo prio-
ritaria la necessità di abbreviare il time-to-market per i nuovi
prodotti, ridurre il tempo di attraversamento della fabbrica e
i cicli di produzione (il modo più rapido per eliminare il work in
progress, di per sé molto costoso), ridurre i costi e migliorare la
qualità. Tutto ciò porta a crescenti investimenti nelle tecnologie
di produzione ed informatiche. La necessità di incorporare la
qualità nel processo di produzione ha modificato anche l’ispe-
zione, che da attività casuale, eseguita alla fine della linea di
produzione, è diventata integrata nella linea stessa, utilizzando
sistemi di visione ed altre tecniche automatizzate, l’SPC, ecc.
con l’obiettivo ‘difetti zero’.
integrazione del processo di prodUzioneUna razionale integrazione di tutte le componenti del proces-
so produttivo rappresenta la sfida davanti a cui si trova oggi
l’industria meccanica. Infatti, l’efficienza delle singole celle non
è spesso sufficiente per ottenere i livelli di tempestività e qualità
(competitività) che il mercato impone. Il flusso dei materiali, del-
le lavorazioni e delle informazioni, le fluttuazioni del mercato, i
rapporti con il mondo esterno dei fornitori rappresentano alcuni
dei nuovi elementi su cui l’impresa deve puntare l’attenzione, al
di là della ottimizzazione delle singole fasi o delle singole mac-
chine. L’automazione globale, basata su una riorganizzazione
delle attività, sull’eliminazione delle ridondanze e degli sprechi,
nonché sulla creazione di un sistema informativo esteso all’inte-
ra azienda, costituisce pertanto l’obiettivo finale e più ambizioso
dell’azienda stessa. Il suo raggiungimento è oggi notevolmente
favorito dall’introduzione, nella fabbrica, delle tecnologie micro-
elettroniche e informatiche. L’integrazione dei processi gestio-
nali e produttivi della fabbrica richiede il trasferimento di ingenti
flussi di dati e di informazioni, a partire dalle singole macchine o
apparecchiature di progettazione/ingegnerizzazione/produzio-
ne fino ai centri di decisione e gestione.
Storicamente, nuclei di automazione di processi produttivi o
gestionali sono sorti in ambienti confinati, quali l’area ammini-
strativa, i magazzini e il controllo della movimentazione merci.
Nei reparti di produzione, sulle macchine si è passati dalla
conduzione manuale del processo, attuata da operatori sulla
base del riscontro visivo di misura, a controlli automatici sempre
più perfezionati.
Tuttavia, le problematiche caratteristiche della realizzazione di
un ambiente ‘future-proof’ consistono non tanto nella risolu-
zione del singolo processo (automazione ‘per isole’), quanto
nella definizione e predisposizione di una completa integrazione
delle diverse strutture di automazione e della loro capacità di
comunicare efficacemente. La comunicazione è pertanto il
presupposto indispensabile per lo sviluppo della fabbrica del
futuro e deve coinvolgere tutte le strutture di automazione pre-
senti in essa, caratterizzate come sono da una grande varietà
tipologica e funzionale. La comunicazione deve infatti giungere
a coprire integralmente tutto l’ambiente produttivo a partire dai
sensori a bordo macchina, fino a giungere ai sistemi informativi
preposti all’elaborazione dei budget e ai sistemi di organizzazio-
ne computerizzata.
Comunicazione non significa tuttavia che tutte le informazioni
debbano essere disponibili in ogni luogo della fabbrica; al con-
trario, secondo una struttura gerarchica decisionale, passando
dai reparti di produzione ai livelli decisionali, le informazioni
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NewS mpresa
devono essere elaborate, sintetizzate e trasmesse per ulteriori
operazioni di analisi e di sintesi. In senso inverso devono invece
procedere, dai livelli più elevati sino a giungere alla singola
macchina (per esempio, sotto forma di part program), le deci-
sioni che determinano l’esecuzione materiale della produzione.
In questo processo di controllo e di comando della produzione,
le decisioni iniziali (il progetto) devono dettagliarsi e specificarsi
al diminuire del livello e giungere sulla singola macchina con la
completa definizione di tutti gli aspetti di automazione (percorso
utensile, parametri tecnologici, ecc.).
I livelli bassi sono quindi caratterizzati da dati, misure, loop di
regolazione e controllo in tempo reale. I livelli alti sono invece
caratterizzati da flussi di informazione tra calcolatori dotati delle
risorse di memoria di massa necessarie per archiviare grandi
quantità di informazioni.
la ‘piramide’ della prodUzione aUtomatizzataLa complessità dei sistemi di controllo dei processi produttivi ren-
de necessaria l’adozione di un modello di riferimento a più livelli,
che rappresenta la base di partenza per definire le architetture
di sistema.
Ogni livello comprende un certo numero di controllori specia-
lizzati nell’esecuzione di particolari funzioni applicative. In una
configurazione essenziale, si possono in particolare identificare i
seguenti tipi di controllori (intesi come unità capaci di prendere
decisioni operative). Il controllore di campo gestisce i sensori e
gli attuatori per ricevere informazioni dal campo e per coman-
dare il processo di trasformazione dei materiali. Rientrano in
questa categoria, per esempio, i controllori di macchine utensili
o robot e i controllori programmabili (PLC). Il controllore per
moduli di automazione gestisce uno o più controllori di campo
per modificare lo stato di un certo prodotto, del quale però non
possiede alcun grado di conoscenza specifica. Il controllore di
stazione gestisce uno o più moduli di automazione, attraverso i
quali può eseguire una trasformazione di base del prodotto, del
quale possiede una conoscenza specifica. Il controllore di cella/
linea coordina un certo numero di stazioni di lavoro per eseguire
trasformazioni complesse dei prodotti, garantendo la disponibi-
lità dei materiali e degli strumenti di lavorazione. Il controllore di
reparto è l’unità responsabile della disponibilità dei prodotti a
stock e di tutte le attività di logistica collegate alla produzione.
Il controllore di fabbrica, infine, è responsabile della conduzione
ottimale della produzione a livello di fabbrica.
Contrariamente a quanto avviene nel lavoro di ufficio, dove è
pressoché impossibile definire uno o più obiettivi comuni rispetto
ai quali effettuare misure di prestazioni, nella produzione mec-
canica il problema da risolvere si prospetta in termini sufficien-
temente chiari, almeno a livello di enunciazione. La missione
di una impresa manifatturiera è, infatti, fabbricare i prodotti al
minimo costo con la massima tempestività e qualità, mantenen-
dosi in grado di adattarsi alle fluttuazioni del mercato.
In questi termini, tuttavia, gli obiettivi della produzione risultano
tra loro intrinsecamente contraddittori. Produrre al costo più bas-
so significa infatti produrre in grande serie, con strutture, risorse
e mezzi specializzati che lavorino al massimo della loro capaci-
tà, mentre ridurre i tempi, puntare alla qualità e mantenersi in
grado di interagire con il mercato significa, al contrario, disporre
di margini di risorse, gonfiare i costi della mano d’opera e non
specializzare le strutture. Un’analisi sia pure superficiale del pro-
blema produttivo mette quindi in luce una intrinseca contraddi-
zione tra gli obiettivi di produttività e di flessibilità.
analisi del processoDi fronte a questa evidenza di fatto, l’impostazione general-
mente seguita consiste nello scomporre il processo produttivo
in un certo numero di stadi (la progettazione, la pianificazione,
la fabbricazione e il controllo), nel considerarli tra loro indipen-
denti e asincroni e nell’ottimizzarli separatamente rispetto ai
loro obiettivi parziali. L’ipotesi di fondo è che, tramite aggiusta-
menti successivi, l’ottimizzazione delle singole fasi dia luogo a
una soluzione globale coerente, a sua volta ragionevolmente
ottimizzata.
Gli svantaggi di questo approccio sono molteplici. Per esempio,
occorre che, tra uno stadio e l’altro del processo produttivo,
si creino delle risorse tampone; cioè capacità inutilizzate di
mano d’opera, di materiali e di attrezzature che tengano conto
dell’asincronia del processo e non ritardino lo sviluppo degli
stadi una volta che siano soddisfatte le condizioni per avviarli.
Il problema della produzione può oggi essere risolto rigorosa-
mente sia in termini organizzativi che in termini informatici, ma
in ambedue i casi al prezzo di una tale complessità e di un
cambiamento cosi radicale della cultura d’impresa che solo
gradualmente si può pensare di arrivarci.
La soluzione informatica è quella che in passato veniva chia-
mata CIM o Computer Integrated Manufacturing; la soluzione
organizzativa è invece quella di rendere il processo di produzio-
ne un processo in cui le varie fasi si succedano tra loro in modo
perfettamente sincronizzato, dall’ordine del cliente all’approvvi-
gionamento dal fornitore, inglobando nel processo queste due
componenti esterne.
Spesso, l’introduzione di progetti d’informatizzazione avanzati
viene ostacolata da metodi antiquati di analisi dei costi, che
mettono in risalto solo i risparmi di lavoro diretto. Al contrario,
le moderne tecnologie di produzione richiedono un esame più
attento dei costi e dei benefici, utilizzando metodi che permet-
tano di tenere nella dovuta considerazione i numerosi ‘valori
aggiunti’ conseguibili in ogni fase del processo.
Per valutare gli investimenti in tecnologie di automazione sono
stati quindi proposti due approcci fondamentali: l’analisi dei
costi-benefici e il ‘tracking’ dei costi-benefici.
Il primo approccio aiuta a identificare le aree operative nelle
quali l’introduzione di tecnologie avanzate di produzione può
avere l’impatto finanziario più elevato; a valutare l’economia
di progetto dei potenziali interventi migliorativi; a preparare
un’analisi e un piano per gestire i rischi del progetto; infine, a
identificare i requisiti di tracking dei costi-benefici, in modo che
il ciclo di pianificazione e controllo possa chiudersi per verificare
se i benefici previsti sono stati davvero realizzati.
Il tracking dei costi-benefici è la costante determinazione del
livello attuale di investimento nel progetto, con i relativi costi e
risparmi ricorrenti. Queste informazioni sono confrontate con
quanto è stato pianificato durante la fase di analisi e, successi-
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NewS mpresa
vamente, con le stime correnti basate sulle nuove circostanze.
progettazione del sistema di aUtomazioneL’automazione in campo meccanico è sempre più legata
all’informatica e molte apparecchiature di controllo utilizza-
no linguaggi di programmazione molto simili al C, al C++ e al
Visual Basic. E’ il caso dei sistemi di monitoraggio degli impianti
industriali e dei robot, per esempio. Altre volte si ricorre invece a
linguaggi più specifi ci, che per motivi storici o di consuetudine
sono diventati uno standard de facto o addirittura uno standard
uffi ciale. Consideriamo, per esempio, i controllori programmabili
(PLC). Pur essendo stati creati per sostituire le vecchie logi-
che elettromeccaniche, essi ne hanno mantenuto i metodi di
rappresentazione delle variabili e di composizione dei quadri di
controllo, dando vita al linguaggio ‘a contatti’. A questo si sono
aggiunti nel tempo altri linguaggi ‘dedicati’, mano a mano che
la tecnologia di controllo si è evoluta: il linguaggio mnemonico,
quello letterale, e così via.
Nonostante l’effi cacia di questi strumenti software sia andata
aumentando costantemente, è tuttavia rimasto irrisolto un pro-
blema fondamentale. Quello, cioè, di permettere un dialogo
tra i tecnici (i progettisti, gli installatori, gli addetti alla manuten-
zione degli impianti, ecc.) e i committenti. In passato, sono stati
compiuti vari tentativi per arrivare a una sorta di ‘esperanto’
dell’automazione, ma senza grande successo. D’altra parte,
il gap culturale fra le due parti può essere notevole: gli uni (i
tecnici) conoscono bene gli strumenti hardware e software che
hanno a disposizione, ma spesso non hanno una conoscenza
altrettanto approfondita del processo. Gli altri (i committenti), al
contrario, conoscono bene il processo di produzione, ma spesso
non hanno una preparazione tecnica approfondita.
“Think different!”, recitava un noto slogan pubblicitario. E
proprio uscendo dagli schemi è stata trovata una soluzione inte-
ressante al problema sopra descritto. In sostanza, la complessità
dei precedenti linguaggi è stata ‘nascosta’ dietro una gramma-
tica e una sintassi estremamente semplici, creando un nuovo
linguaggio che, attraverso una manciata di simboli grafi ci e po-
chissime regole permette di costruire uno schema a blocchi del
processo. Uno schema, quindi, che i committenti sono in grado
di interpretare o addirittura tracciare, e nel quale sono contenu-
te informazioni suffi cienti per i tecnici di automazione.
Il Grafcet (questo è il nome del linguaggio, che letteralmente
signifi ca ‘Grafi co di controllo basato su fasi e transizioni’) per-
mette di descrivere il processo che si desidera automatizzare,
attraverso una sequenza di operazioni fondamentali, o ‘fasi’.
Una fase, per esempio, può essere costituita da un semplice
movimento, un dosaggio, un’operazione di pesatura, la rota-
zione di un motore, l’apertura di una valvola, ecc. Tra una fase
e l’altra, a controllare l’esecuzione della sequenza, vi è sempre
una transizione, ossia un istante nel quale una fase termina e
inizia la fase successiva. E’ facile verifi care che ogni processo di
natura sequenziale può essere descritto in questo modo.
Oltre a questa semplifi cazione formale, il Grafcet offre un altro
vantaggio: quello di potere utilizzare il proprio linguaggio abi-
tuale. Il committente, quindi, può descrivere le fasi e le transi-
zioni richieste in lingua corrente, senza dovere apprendere par-
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AutomAzione L’automazione nella meccanica
ticolari simbologie. “Avviamento del motore n.1”, per esempio,
può essere il modo con il quale l’utente indica una certa fase
del processo. A sua volta, il tecnico di automazione utilizzerà
un linguaggio più adatto al dialogo con un PLC e tradurrà la
fase precedente in una istruzione dipendente dal linguaggio di
programmazione scelto.
Il risultato è notevole. La teoria della comunicazione insegna
che nel trasferimento di informazione fra due entità che parlano
lingue diverse si perde sempre qualche cosa. Con il Grafcet,
questa perdita viene ridotta al minimo, perché entrambe le par-
ti parlano la stessa lingua. Pertanto, il committente è finalmente
in grado di farsi capire e di comprendere ciò che i tecnici gli
propongono. A loro volta, i tecnici ricevono una descrizione
del processo sufficientemente formale per essere tradotta in un
linguaggio di controllo dedicato. Linguaggio che può essere
lo stesso Grafcet: esso è stato infatti recepito nella norma IEC
1131-3 come SFC (Sequential fuction chart) ed è compreso da
molti PLC. Questa è un’altra sorpresa che ci riserva il Grafcet.
Esso è nato come linguaggio di rappresentazione dei processi,
ma è successivamente diventato un vero e proprio linguaggio
di programmazione, favorendo ancora di più il passaggio di
informazione da committenti a tecnici.
Ultimo vantaggio: la semplificazione della ricerca guasti. Quan-
do un impianto non funziona in modo corretto, la natura se-
quenziale del Grafcet permette di individuare immediatamente
la transizione che non si verifica, quindi i sensori responsabili
della mancata trasmissione di segnali al controllore. Il Grafcet
non arriva a indicarci i motivi alla base del guasto (per i quali
sarà necessaria una ricerca più approfondita), ma ci permette
di identificare i dispositivi che ne sono stati colpiti.
Vediamo ora come alcune aziende protagoniste del settore
automazione industriale affrontano il settore della meccanica.
Risponde: Pierluigi Olivari, general manager della filiale italiana - Beckhoff Automation.
La tecnologia di automazione Beckhoff si estende a una
gamma molto ampia di prodotti: dal software TwinCAT, ai PC
industriali, al sistema di comunicazione ad alte prestazioni Ether-
CAT, ecc. Il filo conduttore che unisce i vari elementi della nostra
offerta può essere riassunto nella frase ‘Automation made in
Beckhoff’. Facendo un’analogia con il mondo dell’automobile,
si parte da un ‘telaio’ che sono i nostri PC industriali, al quale
si aggiunge il ‘motore’ rappresentato dal nostro software per
l’automazione giunto alla versione TwinCAT 3. TwinCAT integra
funzioni PLC e di Motion Control e controlla i singoli passi delle
macchine. La programmazione del software PLC si basa sullo
standard internazionale IEC 61131-3. E’ disponibile un’ampia
gamma di moduli software per task differenti come camme e
movimenti sincronizzati e interpolati di più assi.
In campo meccatronico, la tecnologia PC-based Beckhoff
permette di controllare e monitorizzare singole macchine di la-
vorazione o linee di produzione complete. Le fasi di alimentazio-
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NewS mpresa
AutomAzione L’automazione nella meccanica
ne, unione (tramite saldatura, incollaggio, ecc.), assemblaggio,
verifica, manipolazione e pallettizzazione possono quindi essere
implementate in modo coerente utilizzando i PC industriali
Beckhoff come piattaforme hardware e la tecnologia TwinCAT
come software di automazione.
Ad esempio, i dispositivi di manipolazione a dinamica elevata
con elevata ripetibilità richiedono un sistema che garantisca un
ritardo minimo per tutti i sottoprocessi, inclusi campionamento
dei segnali fisici, elaborazione nel controllore di motion e risposta
a un’uscita fisica. Beckhoff offre i prodotti e le tecnologie rispon-
denti a tale scopo: IPC e PC Embedded ad alte prestazioni con
motherboard specificamente sviluppate per applicazioni indu-
striali, Control Panel come elementi di controllo e visualizzazione,
componenti di I/O veloci e compatti in versione IP 20 o IP 67,
EtherCAT come sistema di comunicazione aperto e ultraveloce,
una versatile tecnologia di servoazionamento, una conveniente
tecnologia di motori passo-passo e il software PLC e di motion
control TwinCAT.
La base della comunicazione di processo ultraveloce è il siste-
ma Ethernet Industriale EtherCAT, particolarmente adatto per
l’uso nelle macchine di produzione. La comunicazione veloce
fra il controllore e i segnali di I/O – senza richiedere hardware
speciale – offre al costruttore di macchine nuove possibilità,
come il Motion Control con più assi, sincronizzati tramite clock
EtherCAT distribuiti, con precisioni del nanosecondo.
Con la tecnologia XFC (eXtreme Fast Control Technology) di
Beckhoff, qualsiasi programmatore è in grado di realizzare solu-
zioni di controllo molto veloci e ad alta precisione per macchine
di produzione speciali, basate su componenti standard.
Infine, il software ‘TwinCAT Kinematic Transformation’ integra il
controllo di robot nella suite software di automazione TwinCAT.
Le funzioni PLC, Motion Control, HMI e robotiche sono eseguite
su una singola CPU di un potente PC industriale. Ciò offre molti
vantaggi all’utente, come l’eliminazione della CPU richiesta per
il controllo di robot e la riduzione dei costi di ingegnerizzazione.
Risponde: Panasonic
Garantire in settori quali
quello della produzione
meccanica, i necessari livelli
di eccellenza: tale obietti-
vo ha portato Panasonic a
ricercare il giusto equilibrio tra
l’eccessiva specializzazione su
una linea prodotto, che non
caratterizza un fornitore di so-
luzioni integrate, e la proposta
‘a catalogo’ indifferenziato.
Alcuni punti di forza dell’of-
ferta Panasonic per l’auto-
mazione della produzione
meccanica sono rappresen-
tati dal motion control, dalla
sensoristica evoluta e dal
networking locale e remoto.
L’utilizzo di bus Ethernet ad
alta velocità, il controllo di
movimento realizzato attra-
verso l’utilizzo driver motion con un’elettronica particolarmente
avanzata, soluzioni di controllo compatte sono elementi distintivi
che caratterizzano l’offerta Panasonic; il tutto completato da
un concetto di servizio inteso come vicinanza al cliente sia in
termini di ‘design in’ che di formazione.
Le soluzioni d’automazione Panasonic sono impiegate in tutti
i contesti dove la richiesta di compattezza è accompagnata
dall’esigenza di prestazioni importanti. Ad esempio, le soluzioni
di Motion Control garantiscono performance notevoli in termini
di velocità, controllo e precisione attraverso una gamma che
spazia dal piccolo servo azionamento comandato a treno d’im-
pulsi (Mnas Liqi) da abbinare a un PLC compatto (FP0R o FPX0),
alla soluzione su bus Ethernet ad alta velocità (Minas A5N con
Rtex) con PLC di alta gamma.
Allargando il concetto di servizio al cliente, Panasonic cura in
maniera particolare le attività di divulgazione e formazione, at-
traverso un fitto programma di workshop e seminari su argomen-
ti che spaziano dal telecontrollo alla safety, alla marcatura laser,
al networking, alla meccatronica.
Nel contesto della meccatronica, Panasonic offre soluzioni
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‘easy’ e ‘ready to use’, grazie alle peculiarità dei controllori pro-
grammabili Serie FP e dei servo azionamenti Minas, con ottimo
rapporto prestazioni/compattezza; coniugando tecnologie e
competenze tecniche, Panasonic permette un approccio siste-
matico alla cosiddetta ‘meccatronica ultracompatta’.
Le ultime novità, come il PLC Serie FP-X0 e il servoazionamento
brushless Minas LIQI, giocano perfettamente in questo contesto.
Il pacchetto di soluzioni entry level motion control trova natu-
rale utilizzo in molteplici ambiti applicativi (macchine utensili,
robot cartesiani, food processing e packaging, stampa, ecc.),
soprattutto dove è necessario superare i limiti di flessibilità
dell’elettronica dedicata e tecnologici dei motori passo-passo;
tra i vantaggi l’incremento di prestazioni e produttività derivanti
dall’utilizzo di assi elettrici veloci e precisi, e dalla semplicità di
PLC ultracompatti con motion ‘on board’ (Serie FP, fino a 4 assi).
I driver Minas LIQI e i motori compatti ad alta dinamica (fino
a 2,4 Nm) offrono caratteristiche e funzionalità mutuate dalla
fascia alta Minas A5, per esempio il Real Time Autotuning e
un’ampia gamma di filtri, fondamentali nelle varie fasi del
controllo di movimento per aumentare la precisione, anche
ad alta velocità, diminuendo lo stress meccanico, e migliorare
l’affidabilità.
Fondamentali infine gli strumenti software quali Panaterm per
i servo azionamenti ed FPWin PRO (IEC61131), per tutti i PLC
Panasonic.
Risponde: SMCNei sistemi di motion-control
di ultima generazione le
parole chiave sono sempli-
cità, connettività e risparmio
energetico.
I sistemi di motion-control
devono essere di facile
programmazione ed utilizzo.
La presenza di strumenti di
sviluppo facili ed intuitivi
abbinati a funzioni avanza-
te consentono un ‘set-up’
macchina veloce ed affi-
dabile. I sistemi ‘Plug & Play’
offrono una parametrizzazione predefinita e un ulteriore livello di
affinamento è gestito elettronicamente con l’ausilio di funzioni
integrate nei controlli. Quindi, al variare delle condizioni applica-
tive i sistemi si adeguano in modo automatico senza l’intervento
dell’operatore. La possibilità di connettersi alle reti di gestione
aziendale permette di ottenere in tempo reale l’allineamento
delle prestazioni in funzione dei volumi-cicli produttivi richiesti.
Nella competitività dobbiamo considerare gli aspetti energetici.
Sempre maggiore è la sensibilità in questo ambito e per questo
i sistemi di ultima generazione offrono funzioni specifiche di ridu-
zione degli assorbimenti (per es. fasi di ‘riposo’).
Le possibilità di offrire e supportare diverse tecnologie, integrabili
tra loro, è un punto di forza dell’offerta SMC. La loro gestione
è resa possibile grazie ai sistemi di controllo. In questo campo
l’elettronica ha dato un contributo enorme consentendo anche
ai dispositivi meno tecnologici di potersi evolvere. I progettisti,
sia meccanici che elettronici, possono spaziare su un ventaglio
di soluzioni – prestazioni senza precedenti. Basti pensare a quale
gamma di soluzioni possiamo valutare nel campo della manipo-
lazione dove è sempre più frequente vedere soluzioni ibride (es.:
pneumatiche ed elettromeccaniche) controllate elettronica-
mente o il pilotaggio e la gestione delle elettrovalvole mediante
bus di campo. Ogni applicazione richiede uno studio approfon-
dito e devono essere considerate e valutate, oltre alle variabili
di progetto, anche aspetti di affidabilità-ripetibilità e successiva
manutenzione. In questi termini ogni tecnologia offre le proprie
‘condizioni’ che concorrono alla scelta finale.
La proposta di SMC è in linea con quanto esposto. Abbiamo
lanciato con successo la nuova gamma di attuatori elettrici
Serie LE che offre elevate prestazioni combinate a semplicità di
utilizzo. In termini di esecuzioni disponibili la Serie LE propone la
completa specularità con le serie di attuatori pneumatici.
La gamma della Serie LE si articola in diverse esecuzioni ed offre
sia la trasmissione del moto a vite che a cinghia, con soluzioni
quali il cilindro Serie LEY, l’attuatore senza stelo Serie LEFS-B e
Serie LEJS-B (alto carico), le pinze a 2-3 dita di presa Serie LEHZ-
F-S, la tavola rotante Serie LER, le slitte Serie LES. I controllori della
Serie LEC offrono un preset di fabbrica che ne consente l’utilizzo
immediato (‘Easy-Mode’) ma sono, al bisogno, facilmente pro-
grammabili da pannello frontale, disponibili con filosofia Driver
o Posizionatore (max. 64 posizioni) per motori ‘Passo-Passo’ e
‘Servo CA – CC’. Ogni controllore presenta la funzione automa-
tica di ‘riduzione assorbimento’ che viene gestita durante le fasi
di ‘stazionamento’ e ‘riposo’ per contenere i consumi energetici
e preservare i componenti.
Risponde: FestoFesto offre ai costruttori di sistemi veri e propri pacchetti di cre-
azione di valore basati su componenti hardware e software a
elevate prestazioni, integrati e convenienti.
Un esempio è la serie di assi elettrici EGC, che si distingue per
alta velocità, risposta dinamica, maggiore rigidità ed eleva-
ta capacità di carico. L’asse EGC-HD, l’ultimo arrivato nella
famiglia, consente di movimentare anche i carichi più pesanti.
Profili con sezione ottimizzata assicurano la massima rigidità e
potenza. Il nuovo asse meccatronico modulare è adatto sia per
soluzioni individuali sia per l’implementazione in sistemi completi.
Nelle versioni a cinghia dentate o a vite, l’asse EGC-HD com-
pleta la gamma EGC con la sua guida a ricircolo di sfere. Le
numerose taglie e varianti della slitta, in opzione con adattatore
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32magazine
NewS mpresa
AutomAzione i Bus di campo
per lubrificazione centrale oppure con guida protetta, consen-
tono l’utilizzo in un ampio range di applicazioni.
Il montaggio flessibile del motore con opzioni di fissaggio su tutti
e quattro i lati è uno dei vantaggi distintivi dell’asse a cinghia
dentata per carichi pesanti EGC-HD. La gamma EGC offre
interfacce standardizzate per tutti i tipi di attuatori e pacchetti
motore. Il software di dimensionamento PositioningDrives sempli-
fica in maniera significativa il lavoro di progettazione.
I portali T e H sono il 30% più veloci dei sistemi di manipolazione
convenzionali. Le loro prestazioni aprono nuove opportunità
nella tecnica dell’imballaggio, grazie a risposte dinamiche pro-
prie di un sistema ad asse lineare e costi di un sistema a cinghia
dentata.
Questi due nuovi sistemi di manipolazione costituiscono un’alter-
nativa ai complessi sistemi robotizzati che utilizzano cinematiche
delta e Scara. Festo fornisce questi sistemi pronti per il montag-
gio a bordo macchina.
Il portale T permette di raggiungere tempi ciclo di 670 ms. E’
un’unità Pick and Place ad alta velocità con risposta dinamica
più elevata rispetto ad un portale lineare convenzionale, scala-
bile per qualsiasi corsa, che le consente di ‘tenere il passo’ con
le operazioni di formatura, riempimento e chiusura.
Il portale H distribuisce alimenti confezionati come le barrette di
cioccolata nelle scatole. E’ in grado di coprire un’area di lavoro
di forma rettangolare decisamente maggiore rispetto ai sistemi
robotizzati con cinematica delta. Esso è scalabile su qualsiasi
corsa, presenta una costruzione molto piatta, un centro di gravi-
tà basso e un telaio molto più semplice dei veloci robot delta. Il
profilo ottimizzato di accelerazione e frenatura permette corse
di due metri e un metro sugli assi X e Y, con una precisione di 0,2
mm. Festo fornisce la soluzione di sistema assemblata, collauda-
ta e pronta per il montaggio a bordo macchina – completa di
tutti i dati costruttivi, schemi circuitali, garanzia di funzionamento
e di prezzo fisso.
Infine, la nuova serie di motori passo-passo EMMS-ST combina
lunga durata e piena funzionalità di posizionamento con un
prezzo vantaggioso. Il motore ibrido passo-passo con elevato
momento torcente è realizzato con alto grado di protezione
e dispone di connessioni adatte per applicazioni industriali,
fornibile in opzione con freno e trasduttore di posizione integrati.
E’ incluso anche un ampio programma di riduttori compatibili,
disponibili a magazzino.
Risponde Luigi BernardelliCEO di VIPA ItaliaLe CPU SPEED7 di VIPA assicurano alte
prestazioni nella lavorazione a cicli,
flessibilità dell’evoluzione dell’applica-
zione e facilità di comunicazione con
rapporto costo/prestazioni ottimale.
Da venticinque anni VIPA offre all’in-
dustria ingegneristica e meccanica
sistemi PLC completi con tecnologie
all’avanguardia. VIPA è in grado di
rispondere alle nuove sfide con rapidità e competenza, con
soluzioni flessibili e innovative. Le soluzioni proposte dalla nostra
azienda hanno fatto scuola nel settore industriale.
La possibilità di programmazione con STEP7 di Siemens rende
VIPA un fornitore di PLC ideale per ogni tipo di applicazione. La
tecnologia SPEED7 consente infatti all’utente di disporre ampia-
mente di ogni funzionalità. La gestione flessibile della capacità
di memoria si può adattare perfettamente alle sue esigenze,
potendosi adattare anche a richieste di espansione successive
all’installazione senza bisogno di sostituire l’hardware esistente.
Gli ambiti di utilizzo dei sistemi VIPA vengono ampliati dalla possi-
bilità dell’uso in abbinamento a componenti Siemens.
Le interfacce di comunicazione on board ad alte prestazioni
con speciali interfacce Ethernet integrate e la memoria princi-
pale integrata combinata alla tecnologia veloce SPEED7 sono
i fattori decisivi nella scelta di VIPA da parte di molte aziende di
chiara fama. Tra queste, ad esempio, ThyssenKrupp Krause che
ha scelto le CPU SPEED7 VIPA per il sito Volkswagen di Kassel.
ThyssenKrupp Krause sviluppa, costruisce e fornisce sistemi di
montaggio chiavi in mano per l’industria automobilistica e della
componentistica. La gamma modulare dei prodotti compren-
de tutti i necessari componenti per l’assemblaggio di blocchi
motore, meccanismi di trasmissione e assali, nonché i relativi
sottocomponenti e la strumentazione completa per le misurazio-
ni integrate e il controllo finale.
Nuove linee di assemblaggio sono state recentemente installate
nello stabilimento Volkswagen di Kassel, dove la Casa automo-
bilistica produce i suoi sistemi di cambi automatici sequenziali
a doppio innesto. Con una capacità produttiva quotidiana di
diverse centinaia di sistemi di trasmissione per motori benzina
e diesel, il sito è uno dei siti più moderni e produttivi del suo
genere.
Su questa linea di montaggio, 37 CPU SPEED7 identiche comuni-
cano l’una con l’altra tramite l’interfaccia Ethernet integrata. I
dati operativi e relativi alla qualità vengono elaborati e catturati
in tempo reale per potere identificare e risolvere immediata-
mente ogni problema. Con tempi-ciclo di appena 0,010μs o
0,058 μs (aritmetica in virgola fissa/mobile) e una memoria base
di 1 Mbyte per programmi e dati, la CPU 315SN/NET SPEED7 di
VIPA con Ethernet-CP343 integrata si è dimostrata il sistema PLC
ideale per queste specifiche esigenze.
Grazie alla tecnologia SPEED7, il sistema VIPA 300S è il sistema
PLC (Hard-PLC) più veloce al mondo programmabile con lo
STEP7 di Siemens. Poiché la memoria programma e dati, espan-
dibile fino a 8 Mbyte, è già integrata nella CPU SPEED7, le CPU
possono operare senza schede memoria addizionali. Le CPU
System 300S montano un’interfaccia Ethernet. A seconda della
versione, possono essere integrate ulteriori interfacce per la
comunicazione Ethernet, Profibus o CANopen.
mastro_automazione.indd 32 18-02-2013 15:16:12
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34magazine
NewS mpresa
Gli Switch Ethernet dedicati ad una linea produttiva automobilistica
IntroduzIone al progettoIl mercato automobilistico cinese si sta rivelando sempre di
maggior successo . Infatti, nel 2010,ha raggiunto un totale di
18 milioni di auto prodotte ed evidenzia un tasso di crescita
del 30% annuo. Un mercato che traina anche altri settori uno
di questi è rappresentato
dall’automazione industriale.
Un terreno ideale per Ad-
vantech laddove operano
tutta una serie di system
integrator in grado di fornire
soluzioni per il controllo au-
tomatico della produzione
e per una migliore gestione
del lavoro per la produzione
di motori cinesi. Un area in
cui le esigenze si focalizzano
sull’automazione di linee
produttive di componenti
per sistemi di trasmissione
per l’industri automobilistica
e sono naturalmente risolvibili impiegando la tecnologia ed i
prodotti Advantech in grado di operare secondo i requisiti di
rete Ethernet .
ambIente operatIvo Le soluzioni per Executive & Management Systems (EMS) e
Assembly Management Systems (AMS) utilizzate dai produttori di
motori e di pezzi di ricambio, richiedono il supporto del controllo
automatico e della tecnologia informatica. Per poter ottenere
tutta una serie di funzionalità quali: un monitoraggio in tempo
reale della produzione, l’impostazione e l’ottimizzazione dei
parametri di processo, la gestione della qualità del prodotto,
l’archiviazione e il backup dei dati nonché la gestione in remo-
to, è necessaria una rete di comunicazione capace, robusta e
sicura.
La rete, per poter garantire la necessaria affidabilità, deve
essere progettata secondo una struttura in grado di garanti-
re il necessario livello di ridondanza e comprende: gli switch
Ethernet gestiti con in una configurazione ad anello a croce con
tecnologia self- healing, che fornisce l’adeguata ridondanza in
caso di un guasto sulla rete. Inoltre, per garantire il giusto livello
caSi di SuccESSo advantech
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35magazine
NewS mpresa
di sicurezza, è necessario introdurre anche un alimentatore
ridondante che consenta quantomeno la realizzazione dei ba-
ckup nel caso in cui venisse a mancare la corrente in maniera.
Inoltre, quando è fondamentale che il dispositivo venga mo-
nitorato costantemente in tempo reale, poiché i ritardi nella
trasmissione dati potrebbero causare ritardi sulla produzione,
allora è necessario utilizzare protocolli di comunicazione molto
veloci. Infine è cruciale l’affidabilità delle apparecchiature dati,
e la relativa capacità di operare in luoghi disagevoli caratteriz-
zati, ad esempio, da temperature elevate.
ImplementazIone del progetto Il progetto, visto le specifiche e l’ambiente operativo prospetta-
to, ha visto la presenza di tutta una serie di prodotti Advantech :
EKI-7659C
8 PORTE POE+2 PORTE Combo Gigabit Switch Ethernet Mana-
ged Redundant
EKI-7656C
16 PORTE POE+2 PORTE Combo Gigabit Switch Ethernet Mana-
ged Redundant
EKI-2528
8-PORTE Switch Ethernet Industriali Unmanaged
EKI-2525
5-PORTE Switch Ethernet Industriali Unmanaged
EKI-6311GN
IEEE 802.11 b/g/n Punto di accesso Wireless/Client Bridge
descrIzIone del sIstema : topolo-gIa dI reteLa soluzione sviluppata per la aziende pro-
duttrici di componenti per sistemi di tra-
smissione per l’azienda automobilistica si
compone di tre livelli: il primo detto livello
dispositivo, il secondo detto di controllo e
un terzo livello detto d’ informazione, che
trasmette i dati tramite rete in fibra ottica.
La struttura portante della rete viene
supportata dai due switch industriali
Ethernet manged di Advantech EKI-7659C
o EKI-7656C, i quali a loro volta supportano
il protocollo di ridondanza per reti proprietarie di Advantech – il
raccordo ad anello a croce, fornisce all’utente un modo sempli-
ce per realizzare una rete Ethernet ridondante con un tempo di
recupero ad altissima velocità, inferiore a 10ms.
Gli switch EKI-7659C/EKI-7656C sono forniti di una grande varietà
di porte e supportano la particolare funzione di “port trunking” (
porta per connessione di giunzione), ossia il raggruppamento di
due o più porte insieme e funziona come path logico in grado
di aumentare la banda tra due switch in cascata.
Al livello più basso della topologia di rete, sintrovano un gran
numero di switch Advantech EKI-2528 o EKI-2525 che vengo-
no utilizzati per connettersi con il relativo Programmable Logic
Controllers (PLCs) che comanda e controlla il dispositivo di
produzione. Gli switch EKI-2528/EKI-2525 supportano un ingresso
di alimentazione ridondante, e vengono protetti da un doppio
meccanismo di sicurezza: il sistema Power Polarity Reverse e un
Fusibile resettabile in caso di sovraccarico di corrente. Il primo
tollera il relè di potenza inversa, mentre l’altro protegge il siste-
ma da sovraccarichi di corrente.
Il livello più elevato nella descrizione di questa
applicazione, il cosiddetto sistema d’informa-
zione per i supervisori-viene supportato dagli
switch EKI-6311GN, un punto di accesso AP
wireless che è in grado di fornire un ambiente
wireless affidabile per sistemi industriali tale da
permettere un monitoraggio remoto in tempo
reale sulle linee produttive.
conclusIonI Gli switch Ethernet di Advantech Managed ed
Unmanaged, utilizzati con il supporto di ingressi
di doppia alimentazione, ampia temperatura,
la connettività ad anello a croce con rapido
approccio self–hearing e le possibilità del port-
trunking (porte per connessione di giunzione)
sono in grado di pilotare PLC di marchi diffe-
renti fornendo un’ottima prestazione di rete
e garantendo una buona sicurezza . Ancora
una volta, utilizzando i prodotti di Advantech si
risparmia senza sacrificare le performance del
sistema.
caSi di SuccESSo advantech
archItettura del sIstema
mastro_interviste.indd 35 15-02-2013 16:45:08
36magazine
NewS mpresa
Roadshow Rockwell Automation Midrange, interagire per competere
Di Massimo Fucci
L’attenzione massima alle esigenze dei clienti,
ovunque nel mondo, per aiutarli a raggiunge-
re i propri obiettivi, è un tratto caratteristico di
Rockwell Automation a cui si associano la
continua crescita del proprio livello di
competenza e gli investimenti in
innovazione e ricerca e sviluppo.
Questi valori hanno portato alla
recente introduzione delle soluzioni di controllo
Midrange che hanno consentito a Rockwell
Automation di estendere il portafoglio di
prodotti ‘Integrated Architecture’ anche alle
applicazioni di fascia media, arricchendolo
di una serie di controllori scalabili della famiglia
CompactLogix Allen-Bradley, di servo azionamenti
compatti Kinetix 5500, di inverter PowerFlex 525, di termi-
nali di visualizzazione PanelView Plus 6 e lo ha completato con
l’introduzione di un ambiente unico di progettazione e ingegne-
rizzazione: Studio 5000.
Un nutrito carnet a disposizione di chi si occupa di Automazione
Industriale che viene presentato, discusso ed interagito in un
Roadshow specifico in cui manager, responsabili automazione
e tecnici possono confrontarsi con le tecnologie i prodotti
e le competenze tecniche del personale Rockwell.
“Grazie alla Integrated Architecture – sottoli-
nea Roberto Motta Local Business Leader IA di
Rockwell Automation - gli utenti sono in grado
di standardizzare le applicazioni su un’unica
piattaforma di controllo, ad alte prestazioni, in
grado di soddisfare le proprie esigenze appli-
cative a condizioni economiche vantaggiose”.
Questa architettura è altresì caratterizzata
dai nuovi processori con una maggior potenza,
dall’utilizzo della tecnologia CIP Motion sul protocollo
di rete EtherNet/IP, con soluzioni di sicurezza integrata e
strumenti di sviluppo riutilizzabili.
“La Integrated Architecture, con le soluzioni Midrange -aggiun-
ge Motta- integra le discipline di controllo, sicurezza, motion e
eventi Rockwell
Un’occasione di apprendere “dal vivo” le novità tecnologiche di Rockwell e cogliere la possibilità di con-frontarsi con i tecnici Rockwell e con altri utilizzatori, con cui condividere le esperienze e chiarire gli aspetti tecnici di prodotti e soluzioni nonché i benefici ed il ritorno economico. Un Roadshow con molte tappe per consentire la partecipazione a un grande numero di aziende.
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37magazine
NewS mpresa
processo, permettendo ai costruttori di macchine di utilizzare
un’unica piattaforma e un ambiente comune di program-
mazione e di configurazione, indipendentemente dal tipo di
applicazione da gestire o dalla complessità della macchina da
costruire.
In particolare, i costruttori di macchine possono così ridurre i
costi e la complessità delle macchine stesse, migliorarne le
prestazioni e disporre di un’offerta più competitiva e scalabile e
gli utenti finali, grazie all’adozione di uno standard tecnologico
comune, beneficiano di un’integrazione più efficiente, di una
gestione di progetto più snella e di una messa in servizio più
rapida”.
Al centro delle soluzioni di controllo Midrange ci sono le tre
nuove piattaforme Allen-Bradley CompactLogix Programmable
Automation Controller (PAC), L1, L2 e L3, che utilizzano lo stesso
ambiente di programmazione, networking e visualizzazione di
sistemi basati su ControlLogix.
La piattaforma L1, disponibile in tre modelli con I/O digitali inte-
grati, offre all’utente funzionalità di memoria estesa e dispositivi
di controllo remoto che permettono all’utente di trovare una
corrispondenza tra le proprie esigenze di automazione e un con-
trollore ad alte prestazioni. Offre inoltre la possibilità di controlla-
re due assi in CIP Motion su EtherNet/IP.
La serie L2, disponibile anch’essa in tre modelli, è dotata di una
memoria più estesa rispetto alla serie L1, I/O integrati digitali
e analogici, maggiori funzionalità dei dispositivi remoti e della
capacità di controllare fino a quattro assi in CIP Motion su Ether-
Net/IP.
Infine, la serie L3, disponibile in sei modelli, espande ulteriormen-
te il portafoglio, offrendo una capacità di memoria maggiore
della serie L2, una maggiore capacità modulare di I/O, un’au-
mentata capacità di gestione del dispositivo remoto e tre mo-
delli che permettono di controllare 4, 8 e 16 assi del CIP Motion
su EtherNet/IP.
Il servoazionamento Allen-Bradley Kinetix 5500 e il servomotore
VPL a bassa inerzia per EtherNet/IP, una soluzione di motion
integrato su EtherNet/IP compatta, più facile da utilizzare e che
semplifica il cablaggio del sistema. Ideale per il packaging, la
movimentazione dei materiali o il converting con più di sei assi,
il servoazionamento Kinetix 5500 e il servomotore VPL non richie-
dono circuiti di alimentazione separati o accessori aggiuntivi, e
ciò permette di dimensionare le macchine in base a esigenze
specifiche. L’abbinamento ottimale tra le taglie del motore e
del servoazionamento, riduce i consumi alla metà dell’energia
impiegata da soluzioni analoghe, con tempi di ciclo entro 125
μsec, per massimizzare le prestazioni. Un bus esterno CA/CC
comune riduce i requisiti hardware e permette scalabilità totale,
utilizzando un’unica piattaforma sia per sistemi a singolo asse
che multiasse. La densità di potenza della soluzione best-in-class
consente una riduzione del 50 per cento dell’ingombro. Infine,
la soluzione con alimentazione e feedback su un singolo cavo
elimina l’hardware, i connettori e cavi superflui con conseguen-
te riduzione dei costi di cablaggio.
Allen-Bradley PowerFlex 525 AC Drive, è il primo di una nuova
generazione di inverter compatti e full-optional, che offre un
design modulare della parte di potenza, da 0,5 a 30 cavalli ( da
0,4 a 22 kilowatt) a 100-600 volt in ingresso. EtherNet/IP integrato,
sicurezza, programmazione tramite porta USB, risparmio energe-
tico e una varietà di opzioni di controllo del motore caratteriz-
zano il nuovo PowerFlex 525 CA, progettato per aiutare i clienti
a risparmiare, massimizzare le prestazioni del sistema e ridurre il
tempo di progettazione e consegna delle macchine.
Switch Stratix 5700 Layer 2, è il risultato delle migliori tecnologie
di Rockwell Automation e di Cisco, altamente scalabile e com-
patto nelle dimensioni, offre una vasta gamma di funzionalità
di commutazione, dalle applicazioni entry-level per costruttori
di macchine fino a soluzioni convergenti o soluzioni utente IT
ready già integrate. Utilizzando il software leader mondiale per
l’infrastruttura di rete Cisco IOS, lo switch Stratix 5700 fornisce
l’integrazione sicura dei servizi critici e il completo supporto dal
piano fabbrica a livelli gestionali. Stratix 5700 semplifica anche la
progettazione e lo sviluppo delle reti a livello macchina tramite
strumenti di configurazione e di monitoraggio. Questi strumenti
consentono una facile configurazione e diagnostica diretta-
mente da Architettura Integrata, colmando il divario tra sistemi
IT e sistemi di automazione.
“Rockwell Software Studio 5000è un ambiente unico di proget-
tazione e ingegnerizzazione, - conclude Motta- che abilita la
collaborazione tecnica. Questa prima versione include Logix
Designer per la programmazione e configurazione dei controllori
programmabili ControlLogix 5570 e CompactLogix 5370, mentre
le versioni successive permetteranno, attraverso plug-in aggiun-
tivi, di fornire un ulteriore supporto per attività di progettazione
specifiche, come lo sviluppo HMI, la gestione delle libreria di
codici, il dimensionamento delle applicazioni motion e altro
ancora.”
eventi Rockwell
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38magazine
NewS mpresa
Una prima classificazione dei sistemi di aziona-
mento, fondamentale presupposto per una
scelta corretta, può essere effettuata in base
al tipo di energia utilizzata. Troviamo così at-
tuatori elettrici, elettromagnetici, pneumatici,
oleodinamici, ecc.
In particolare, gli attuatori elettrici permetto-
no di comandare un contatto attraverso un
input elettrico e sono quindi adatti per azionamenti di tipo on/off
(partenza/arresto, apertura/chiusura, ecc.). Gli attuatori elettro-
magnetici, basati sulla forza di Lorentz, hanno una risposta veloce,
una bassa impedenza d’ingresso e un basso rumore. Sono quindi
adatti, ad esempio, per il controllo di azionamenti dotati di solenoi-
de (elettrovalvole, ecc.).
Nei sistemi pneumatici viene utilizzata l’aria compressa per gene-
rare forza motrice grazie alla pressione esercitata sulle parti mobili;
alcuni vantaggi di tali sistemi sono la rapidità di azionamento, la
leggerezza dei componenti, l’affidabilità e la lunga durata nel tem-
po. Inoltre, l’area compressa può facilmente essere immagazzina-
ta in serbatoi, è facilmente trasportabile, non è infiammabile e non
richiede circuiti di ricircolo. Si utilizzano questi azionamenti soprat-
tutto in presenza di atmosfera esplosiva. Gli attuatori oleodinamici,
infine, possono generare una forza maggiore (a parità di volume)
rispetto agli altri attuatori. Sono quindi utilizzati dove al comando
deve corrispondere immediatamente un’azione di potenza.
I motorI elettrIcINei sistemi di automazione vengono tipicamente utilizzati tre tipi
di motori elettrici: quelli a corrente continua, a corrente alternata
e passo-passo. Nei motori a corrente continua, in particolare, è
necessario sia ridurre la distorsione del flusso dovuto alla regola-
zione di armatura, con beneficio della linearità e della facilità
di commutazione, sia ridurre il momento d’inerzia del rotore. Per
piccole e medie potenze (da 1 a 5 kW) sono di largo impiego
motori con eccitazione a magneti permanenti, ossia motori a
controllo di armatura in cui il flusso al traferro è ottenuto tramite
poli in materiale magnetico. Ciò consente di ridurre gli ingombri e
di avere maggiore linearità nelle caratteristiche meccaniche, in
particolare alle basse velocità. Esiste tuttavia il pericolo di smagne-
tizzazione per effetto del campo di armatura qualora la corrente
dovesse superare di molto il valore nominale. Per ridurre l’inerzia
rotorica si costruiscono motori con armatura a disco di materiale
isolante. In questo caso, la coppia massima può diventare anche
dieci volte la coppia nominale. Magneti permanenti a terre rare
consentono di realizzare motori in cui è minore il pericolo di sma-
gnetizzazione dovuto a sovraccarichi. Molto importante è anche il
motore senza spazzole (brushless): esso consente infatti di aumen-
tare l’affidabilità del motore a corrente continua e di prolungarne
la vita; consente inoltre di costruire apparati con maggior grado
di protezione. La commutazione è ottenuta con circuiti elettronici.
I motori a corrente continua sono usati generalmente in catena
chiusa. Particolarmente importante è la possibilità che essi offrono
di fornire la coppia massima a velocità anche nulla. L’impiego
dei motori a corrente alternata nell’automazione era in passato
limitato al motore bifase, spesso addirittura preferibile al motore a
corrente continua nelle piccole potenze. Il motore trifase presenta-
va qualche difficoltà, come quella di ottenere un’elevata coppia
allo spunto e quella di regolazione della velocità. Problemi che
sono stati risolti grazie all’impiego di circuiti elettronici di potenza.
Poiché, nel motore bifase, per ottenere una caratteristica mecca-
nica pressoché lineare è necessario elevare la resistenza rotorica,
il rendimento del motore diminuisce. Pertanto, questo motore è
costruito solo per piccole potenze: nella robotica, per esempio, tali
potenze sono solitamente insufficienti. I motori passo-passo sono
sostanzialmente dei dispositivi attuatori per il controllo di posizione,
convertendo segnali elettrici impulsivi in movimenti meccanici.
Avendo ingressi di tipo digitale, sono compatibili con l’uscita di
un computer o un PLC. Essi consentono una buona precisione
di posizionamento nei sistemi di controllo anche se, operando
generalmente in catena aperta, il posizionamento può essere solo
presunto. Questi motori possono essere classificati in tre catego-
rie: a magnete permanente, a riluttanza variabile e ibridi. In linea
di massima, si può affermare che i primi presentano maggiore
Motori elettrici, azionamenti, guide lineari e sistemi di motion control: i ‘muscoli’ dell’automazione
Di Valerio Alessandroni
Tutti i sistemi di automazione sono necessariamente dotati di un sistema di attuazione, che traduce in co-mandi le decisioni prese dalla logica di elaborazione. Si tratta quindi della parte ‘muscolare’ del sistema di automazione, dotata della potenza richiesta per muovere guide lineari, azionare motori elettrici e così via.
elettronica
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NewS mpresa
elettronica
efficienza, ottimo smorzamento, buona velocità e alta risoluzione.
I motori a riluttanza variabile hanno minore efficienza, più bassa
inerzia rotorica, alta velocità e minore capacità di smorzamento.
Infine, i motori ibridi presentano altissima risoluzione, alta velocità,
bassa inerzia rotorica e buono smorzamento. L’impiego del motore
passo-passo nell’automazione è sostanzialmente per operazioni
di cambiamento della posizione di un carico meccanico tramite
passi angolari. Il rotore dovrà pertanto sviluppare una coppia ido-
nea a vincere la coppia resistente del carico e ad imprimere una
sufficiente accelerazione al carico stesso; vi sarà poi una velocità
massima alla quale il motore potrà operare con tale carico. Ai mo-
tori passo-passo viene richiesto soprattutto di avviarsi e di fermarsi
molto rapidamente, con un grande controllo della posizione di
arresto: questo significa presentare elevate coppie e rotore con
bassa inerzia. Viene anche richiesto di girare ad elevata velocità e
di operare con passi piccolissimi. Naturalmente, non tutti gli impie-
ghi richiedono motori con caratteristiche di funzionamento molto
spinte. Tra l’altro, anche nel caso di motori passo-passo, prestazioni
elevate significano costi altrettanto elevati.
VarIazIone elettronIca della VelocItàIl controllo dei motori elettrici può riguardare tre parametri fonda-
mentali: posizione, velocità e movimento.
Nel controllo di posizione, l’azionamento deve essere in grado di
pilotare il motore in modo da garantire un’adeguata precisione di
posizionamento e la possibilità di bloccare il rotore. Il motore passo
rappresenta l’attuatore ideale per risolvere questi problemi quan-
do sono in gioco potenze limitate, mentre negli altri casi si ricorre in
genere a motori a c.c. (più raramente a c.a.).
Nel controllo di velocità, l’azionamento deve gestire il moto di
accelerazione e di decelerazione, oltre a garantire una velocità
costante nel movimento a regime. Quando sono in gioco potenze
limitate i motori passo si prestano allo scopo; negli altri casi si utiliz-
zano i motori a c.a. (accoppiati ad un azionamento a tensione e
frequenza variabili) o a c.c. (dotati di un sensore di velocità). Il con-
trollo del movimento può essere visto come un contemporaneo
controllo di posizione e velocità. Il problema è tipico delle macchi-
ne a CN e dei centri di lavoro, in cui è necessario che il movimento
reale eseguito dalla macchina riproduca esattamente quello
programmato dall’operatore. Per generare il movimento si utilizza-
no in genere più attuatori che si muovono coordinati da un’unica
unità di controllo. Tutti i motori si prestano per questo impiego: quelli
passo per basse potenze, mentre gli altri devono essere dotati di
sensori di posizione e di velocità.
I variatori elettronici di velocità, largamente utilizzati da molti anni
e costantemente sviluppati e perfezionati, sono oggi classificabili
in due categorie fondamentali - i variatori analogici ed i variatori
digitali - che si distinguono, in particolare, per la natura del segnale
di riferimento utilizzato. In entrambi i casi, i variatori elettronici
possono impiegare transistor di potenza o tiristori. Nei variatori a
transistor, la variazione della tensione o della corrente d’uscita (da
cui dipende la velocità del motore controllato) può essere ottenu-
ta variando l’ampiezza di impulsi a frequenza fissa (modulazione
PWM) o la frequenza di impulsi ad ampiezza fissa (modulazione di
frequenza). Attualmente, il crescente impiego dei motori asincroni
rende particolarmente interessanti i sistemi di regolazione PWM. La
variazione elettronica di velocità soddisfa due tipi di applicazioni
fondamentali:
La prima è la regolazione dei motori a corrente continua, ottenuta
variando la tensione d’indotto ed eventualmente la tensione di
eccitazione (regolazione a potenza costante). I variatori elettronici
per motori a corrente continua utilizzano normalmente un’alimen-
tazione alternata monofase per le piccole potenze (all’incirca
fino a 7,5 kW) ed un’alimentazione alternata trifase per le medie
e grandi potenze. La diffusione di questa categoria di variatori è
favorita dalla forte concorrenzialità dei motori a corrente continua.
D’altra parte, essa è minacciata dai convertitori di frequenza,
nella gamma delle medie velocità, e dalle macchine a corrente
alternata autoregolate nelle applicazioni di massima precisione.
La seconda applicazione è la regolazione dei motori a corren-
te alternata, di tipo asincrono, ottenuta variando la tensione di
alimentazione nel caso dei graduatori, la tensione e la frequenza,
nel caso dei convertitori di frequenza, o la sola frequenza. Queste
tecniche sono complementari. La variazione di velocità dei motori
a corrente continua può coprire generalmente un campo da 1 a
100, mentre quella dei motori a corrente alternata offre un campo
da 1 a 10.
Attualmente, i sistemi a corrente alternata, sempre più competitivi
grazie al migliore rapporto prestazioni/prezzo che li contraddi-
stingue, tendono a sostituire i variatori meccanici ed i sistemi a
corrente continua nelle applicazioni meno sofisticate. I sistemi
brushlesó tendono invece a sostituire i sistemi a corrente continua
nelle applicazioni più raffinate. I variatori elettronici in genere, e
soprattutto i modelli totalmente digitali, hanno preso il sopravvento
sui variatori costruiti con altre tecnologie in quanto, grazie alle loro
maggiori capacità di dialogo con l’esterno, si integrano in modo
ottimale nelle macchine automatiche. Anche nei variatori elettro-
nici si è verificata una notevole evoluzione che, in particolare, ha
portato allo sviluppo di unità programmabili. Inoltre, accanto ai
variatori stand-alone si sono diffuse le unità ‘aperte’, capaci cioè
di comunicare con altri sistemi (normalmente tramite fieldbus). Il
controllo delle macchine asincrone è complicato dal fatto che
corrente, tensione e flusso sono alternati, mentre flusso e coppia
sono variabili che dipendono dalla corrente. Il principio del con-
trollo vettoriale consiste quindi nella trasformazione delle equazioni
della macchina in modo che sia possibile utilizzare variabili c.c.
anziché c.a. e, nello stesso tempo, le equazioni risultanti siano sem-
plificate, per separare le variabili flusso e coppia. La trasformazione
delle equazioni della macchina (trasformazione di Park) consiste
nel cambiare il riferimento da un sistema trifase a un sistema bifase
i cui assi d e q ruotano alla stessa velocità del campo rotante.
Rispetto a questo riferimento, i valori elettrici sono quindi in c.c.
Definendo l’asse d in fase con il vettore del flusso rotorico, si può
dimostrare che il flusso è proporzionale alla componente Id della
corrente. Poiché il flusso è supposto costante, la coppia è quindi
proporzionale alla componente Iq della corrente. Pertanto, orien-
tando il flusso, un motore a induzione può essere controllato come
un motore a c.c. con eccitazione separata.
Le prestazioni dinamiche ottenibili con questo tipo di controllo sono
simili a quelle di un motore a c.c. Il livello di prestazioni raggiunto
dipende da due fattori critici: l’uso di un sensore di posizione e la
conoscenza dei parametri del motore. L’area delle applicazioni
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per i motori asincroni con controllo vettoriale mediante sensore è
quella dove sono richieste prestazioni di medio livello, ossia con
campi di velocità da 1 a 1.000.
motIon control: l’eVoluzIone prosegueNell’ambito dell’automazione industriale, quella del motion control
è una delle funzioni che sono evolute maggiormente negli ultimi
anni. Le direttrici lungo le quali tale evoluzione si è sviluppata sono
diverse e spesso si sono incrociate. Vediamole in sintesi. La carat-
teristica più evidente del motion control è l’essere diventato esso
stesso una categoria a sé stante, una voce sotto la quale molti
fornitori offrono oggi soluzioni complete e basate su hardware e
software ad hoc. Si è passati quindi da un motion control realizzato
programmando PLC generici o assemblando schede general-
purpose, a prodotti ideati e nati proprio per controllare il movimen-
to. Ultimamente, poi, assistiamo a motion controller che sono in
grado di governare anche funzioni addizionali della macchina in
cui vengono inseriti: per esempio, gestione degli I/O, esecuzione di
funzioni logiche, interfacciamento con bus e reti di comunicazio-
ne, ecc. La spinta viene dalla naturale tendenza all’integrazione:
se in una certa macchina il movimento è la parte più importante,
perché prevedere un PLC separato? Questa stessa spinta all’in-
tegrazione ha generato anche un altro tipo di evoluzione. Per le
applicazioni dove il controllo del movimento è importante ma non
fondamentale o dove esso ha la stessa importanza della logica
on/off, dell’interfaccia operatore e della capacità di calcolo, molti
fornitori stanno oggi proponendo una nuova classe di macchine: i
PAC (Programmable Automation Controller). Possiamo considera-
re i PAC come uno sviluppo dei PLC nato proprio dall’esigenza di
dare loro nuove capacità, tipicamente proprio quelle del calcolo
(integrando nel PLC le funzioni di un PC inustriale) e del controllo
del movimento. La terza linea evolutiva del motion control è quella
delle soluzioni verticalizzate. Qualche anno fa, il motion controller
era ancora una piattaforma generica, un po’ come il PLC, sulla
quale ciascun utente poteva costruire le proprie applicazioni in
qualsiasi settore. Oggi, al contrario, nei cataloghi dei fornitori trovia-
mo spesso motion controller dedicati a specifiche funzioni: control-
lo di ascensori, controllo della trazione elettrica, ecc. E’ evidente
che queste specializzazioni sono ottenute soprattutto attraverso
il software, ma è altrettanto vero che alcune funzioni specifiche
sono richieste solo in certi settori. Quindi, si può ottimizzare il proprio
investimento acquistando solo ciò che serve. Inoltre, una soluzione
‘verticale’ ha generalmente il pregio di essere stata sviluppata da
specialisti del settore, quindi di essere più efficace di una soluzione
general-purpose. Come dicevamo all’inizio, queste linee evoluti-
ve spesso si intersecano: per esempio, troviamo sul mercato PAC
specializzati per determinati ambiti applicativi, motion controller
programmabili con i classici linguaggi dei PLC, ecc. Intanto, le
librerie di blocchi funzione si espandono continuamente, permet-
tendo una customizzazione sempre più spinta del motion control.
l’alternatIVa della pneumatIcaL’automazione pneumatica ha vissuto una rapida diffusione,
grazie anche alla spinta ricevuta dalle tecnologie elettroniche
ed informatiche. In particolare, il comando pneumatico è spesso
dominante nei piccoli automatismi ed è ben consolidato anche
laddove sia necessario operare in un ambiente con rischio di
esplosione. Le interfacce elettropneumatiche e pneumo-elettriche
hanno d’altra parte rinvigorito e standardizzato i legami fra elettro-
nica e pneumatica, mentre i rivelatori a soglia modulare pneuma-
tici, elettronici ed elettrici permettono di scegliere gli interruttori di
posizione più adatti alla tecnologia di comando di ogni singola
macchina.
Quindi, anche in un’epoca dominata dall’elettronica e dall’infor-
matica, rimane l’alternativa dell’attuazione pneumatica. Essa ha
infatti caratteristiche interessanti come il campo di forze coperto,
la spinta, le dimensioni contenute, l’economicità di esercizio e la
robustezza. Le obiezioni principali rivolte all’attuazione pneuma-
tica riguardano la precisione e la ripetibilità del posizionamento.
E’ certamente vero che l’aria non è incomprimibile, ma anche in
un asse pneumatico la precisione e la ripetibilità possono essere
garantite entro una tolleranza molto stretta, per esempio misuran-
do la posizione con un encoder integrato nella struttura (camicia)
insieme al freno di posizionamento. I vantaggi di questa soluzione
rispetto a un normale asse elettrico sono numerosi. Innanzitutto, il si-
stema ha una struttura molto compatta, perchè per movimentare
dei carichi anche dell’ordine di diverse decine di kilogrammi, sono
sufficienti l’attuatore, un gruppo valvole e l’unità di controllo. Non
sono quindi necessari i servizi ausiliari tipici degli assi elettrici, come
i trasformatori, gli azionamenti, le schede di controllo, i pulsanti e
le sicurezze. Di conseguenza, il risparmio economico è duplice,
riguardando sia l’attuatore stesso, sia i servizi ausiliari. Non possono
verificarsi inoltre i danni meccanici a cui è soggetto un sistema
elettrico in caso di errata manovra o di guasto del motore, del
riduttore o dell’azionamento. L’asse pneumatico, infatti, va sempli-
cemente a fine corsa senza compromettere la rimessa in funzione
dell’apparato; d’altra parte, se le manovre errate sono continua-
tive, il pezzo da cambiare è decisamente più economico rispetto
ad un asse elettrico. Da un punto di vista funzionale, un sistema
pneumatico presenta una parte di input, una parte di controllo e
una parte di output. Nella parte di input, il sistema riceve i segnali
che attivano le valvole (aria compressa). La parte di controllo
esegue normalmente delle commutazioni, mediante valvole. La
parte di uscita corrisponde invece al risultato finale o al movimento
ottenuto tramite l’uso controllato dei cilindri). Costruttivamente, i
sistemi pneumatici hanno una struttura simile a quella dei sistemi
elettronici ed elettrici: essi sono composti da un sottosistema di
produzione dell’aria, un sottosistema di distribuzione dell’aria e
un sottosistema di attuazione. In particolare, i principali attuatori
pneumatici comprendono martinetti, martelli, motori e semimotori.
I martinetti o cilindri pneumatici si differenziano funzionalmente dai
corrispondenti attuatori idraulici solo per l’impiego dell’energia di
pressione di un fluido comprimibile. Pertanto, le soluzioni costruttive
sono le stesse e comprendono martinetti a semplice e doppio
effetto, con stelo semplice e passante, a doppio effetto, di tipo
tandem, duplex, ecc.
I martelli pneumatici perforatori sono attuatori pneumatici volume-
trici nei quali si ha l’azionamento di una massa battente che opera
contemporaneamente da stantuffo e distributore, mosso alternati-
vamente all’interno del cilindro.
Il motore pneumatico è una macchina di tipo volumetrico che for-
nisce lavoro meccanico sfruttando l’energia di pressione fornita da
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un mezzo comprimibile. Gli attuatori di tipo rettilineo sono i mar-
tinetti, mentre quelli di tipo rotativo si definiscono motori quando
forniscono una rotazione continua senza limitazioni funzionali sul
numero di giri e semimotori quando eseguono rotazioni limitate
ad una frazione di giro o un certo numero di giri. Sentiamo ora il
punto di vista di alcune aziende presenti nel settore.
Risponde: Giuseppe Testa, Direttore Commerciale - Lenze ItaliaAffidabilità, compattezza, riduzione costi, efficienza energetica:
sono questi i criteri che guidano le scelte di architettura di auto-
mazione nell’integrazione delle linee di produzione.
Il Gruppo Lenze è in grado di assistere i costruttori di macchine
in tutte le fasi del processo di sviluppo di una macchina. I nostri
esperti elaborano assieme al cliente soluzioni di azionamento
e automazione all’avanguardia, che semplificano la progetta-
zione, la produzione e l’assistenza della macchina. In qualità di
specialista per l’automazione industriale, Lenze offre un ampio
portafoglio di prodotti, dai sistemi di controllo e visualizzazione
agli azionamenti elettrici, fino ai componenti elettromeccanici.
Lenze considera la catena di trasmissione del moto in una ottica
completa di ‘soluzione di azionamento’. La catena di trasmis-
sione del moto è infatti ascrivibile ai seguenti quattro segmenti: in-
verter, motore, riduttore, processo. I principali aspetti da tenere in
considerazione durante la progettazione o il revamping di appli-
cazioni di moto sono, in primo luogo, il dimensionamento corretto
delle apparecchiature, tarato sull’effettiva necessità di potenza
del carico. Secondo, la corretta gestione delle condizioni variabili
del carico. Terzo, la selezione dei corretti profili di moto: nelle
applicazioni dinamiche la scelta delle accelerazioni e dei profili
di moto ha un fortissimo impatto sui consumi. Infine, la corretta
progettazione dei componenti della catena del moto (aziona-
mento, motore, riduttore, giunto, ecc.). Lenze mette a disposizio-
ne un potente strumento a supporto della corretta progettazione
della catena del moto: il pacchetto software DSD (Drive Solution
Designer). Oggi il produttore di macchine deve coniugare nume-
rosi concetti per assolvere alle prestazioni richieste da un mercato
sempre più veloce e severo. Requisiti di macchina, elaborazione
del concetto e realizzazione della macchina passano attraverso
una collaborazione diretta e totale.
Tutti i nostri prodotti e servizi sono scalabili: non resta quindi che
selezionare il campo di prestazioni richiesto per il progetto.
L’ampio portafoglio L-force Lenze segue un principio molto
semplice; tre linee con funzioni scalabili: Base-Line, State-Line o
High-Line. In questo modo il cliente può identificare rapidamente
i prodotti che rappresentano la soluzione migliore per i suoi speci-
fici requisiti. In prima linea nel portafoglio L-force troviamo i nostri
potenti controlli per sistemi di automazione ad alte prestazioni.
Dai moderni motion controller integrabili nell’armadio elettrico al
compatto sistema I/O decentrato, fino agli avanzati terminali di
visualizzazione. Ad esempio, il Controller 3200 C offre tutto ciò che
può essere desiderato da un solido partner per l’automazione:
una costruzione compatta e resistente, alte riserve di potenza e
una dotazione completa di opzioni. È stato progettato su misura
dei requisiti per il controllo del moto centralizzato e può essere
ampliato con moduli aggiuntivi del sistema I/O 1000 Lenze trami-
te il bus integrato. EtherCAT è il sistema bus standardizzato della
nostra soluzione ‘Controller-based Automation’.
Risponde: Sabina Cristini, Business Development Manger General Motion Control - SiemensLa tecnologia più avanzata in termini di sistemi motion control
richiede oggi piattaforme flessibili sia in termini di hardware sia di
software, per permettere ottimizzazioni fin dalle fasi di enginee-
ring e sviluppo dei progetti da parte dei costruttori di macchine.
Le aziende sono sempre più sensibili e attente a nuove soluzioni
che consentano di migliorare i consumi delle macchine, fattore
ormai decisivo per la riduzione dei costi degli impianti di produzio-
ne, incrementando così la competitività.
È necessario, quindi, prestare la massima attenzione anche all’ef-
ficienza energetica, che interessa ogni aspetto dell’intero ciclo
di vita della macchina. Nello studio dei sistemi di automazione di
macchina è fondamentale affrontare lo studio dell’automazione
di controllo in relazione anche a sistemi diversi ma coesistenti
sull’impianto, ad esempio l’elettromeccanica, la pneumatica,
l’oleodinamica. Affrontando l’analisi con un approccio mecca-
tronico, sono possibili sostanziali evoluzioni, quali ad esempio l’ap-
plicazione di motorizzazioni dirette con motori lineari e torque in
sostituzione di trasmissioni tradizionali ad alti costi di manutenzione
e riconfigurazione. Il fattore chiave che Siemens offre al mercato
industriale è l’integrazione delle piattaforme, che rispondono al
concetto della Totally Integrated Automation. La comunica-
zione trasparente tra i sistemi, grazie al bus di comunicazione
Profinet, permette elevate prestazioni nello scambio dati sia a
livello di processo e supervisione, sia per la gestione delle funzioni
di motion control, sia per supportare le funzioni di sicurezza di
macchina.
Inoltre, i sistemi di motion control quali SIMOTION permettono
la gestione di sincronizzazioni e funzioni tecnologiche sia di assi
elettrici sia di assi idraulici, tipicamente in applicazioni legate al
mondo della deformazione lamiera.
La famiglia di azionamenti SINAMICS, il controllore motion control
SIMOTION e tutta la famiglia dei PLC sono disponibili con inter-
facce Profinet integrate. SIMOTION è il sistema ideale per dare
risposta alle più complesse esigenze di motion control e non solo,
in grado di gestire in multitasking sia le funzioni di motion control
degli assi, sia le funzioni di logica legate all’automazione della
macchina.
Nella versione decentrata e integrata con la famiglia di azio-
namento SINAMICS S, permette la realizzazione di architetture
hardware e software modulari e scalabili. Studiato nello specifico
per le macchine di produzione, il sistema di motion control SIMO-
TION D, è in grado di coprire tutti i livelli di prestazioni con tempi
di ciclo estremamente brevi e un numero elevato di assi. Grazie
alla propria scalabilità, Simotion offre un alto grado di flessibilità,
anche rispetto al cambiamento delle esigenze di automazione
sulla macchina. Il nuovo sistema di controllo multi asse SIMOTION
D offre le funzioni di PLC, motion control, tecnologiche e un
controllo del drive integrato basato sugli azionamenti della serie
SINAMICS S120. La nuova generazione di controllori multiasse,
triplicando le performance di calcolo, è in grado di gestire fino
a 128 assi, integra l’interfaccia Profinet e incrementa il numero
degli I/O per funzioni tecnologiche.
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Alla fine degli anni ’90, Kris Pister, fondatore
e Chief Technologist di Dust Networks,
aveva ideato il termine ‘Smart Dust’ per
indicare l’impiego di sensori wireless intel-
ligenti in grado di comunicare autono-
mamente con un centro di raccolta dati.
Oggi, le WSN sono diventate fondamen-
tali in molti settori: dalle Smart City agli
Smart Industrial Plant, agli Smart Building.
Il concetto originale di Smart Dust si è intanto evoluto in quello
di SmartMesh: una rete composta da un mesh autoformante di
nodi, noti come ‘mote’, che raccolgono e distribuiscono dati, e
da un network manager che monitorizza e gestisce le prestazio-
ni della rete. Ogni mote di una SmartMesh può funzionare per
anni senza sostituzione delle batterie, permettendo di piazzare i
sensori esattamente dove serve e senza costi di manutenzione.
sensori intelligenti che si alimentano da soli
Di Valerio Alessandroni
Le reti di sensori wireless (WSN) rappresentano una delle tecnologie più promettenti nel campo delle misure industriali. Recentemente, il gruppo prodotti Dust Networks di Linear Technology ha presentato le famiglie SmartMesh LTC5800 (System-on-Chip) e LTP5900 (modulo), i prodotti per reti di sensori wireless conformi alla specifica IEEE 802.15.4e a più bassa potenza disponibili sul mercato.
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elettronica - focus
In particolare, i mote di Dust Networks si basano su SoC (System-
on-Chip) IEEE 802.15.4 sviluppati dall’azienda ed Eterna è la
rivoluzionaria tecnologia che rende i prodotti Dust estremamen-
te parsimoniosi dal punto di vista energetico. I dispositivi basati
su Eterna consumano fino a 8 volte meno dei loro concorrenti,
assicurando una durata delle batterie e una ecosostenibilità 8
volte maggiori. La bassa energia richiesta dai prodotti Eterna
rende inoltre possibile il cosiddetto ‘energy harvesting’, dove la
potenza richiesta viene ricavata dall’ambiente circostante.
Lo scorso anno, Linear Technology Corporation ha acquisito
Dust Networks, consolidando i suoi punti di forza nella strumenta-
zione industriale, nel power management e nelle applicazioni di
energy harvesting. Ne abbiamo parlato con Joy Weiss, respon-
sabile dei prodotti Dust Networks di Linear Technologies.
Quali sono i principali campi di applicazione dei prodotti Smart-Mesh?Esistono due linee di prodotti SmartMesh: SmartMesh Wire-
lessHART e SmartMesh IP. La linea SmartMesh WirelessHART è
adatta soprattutto per applicazioni destinate al settore dei pro-
cessi industriali in cui la conformità allo standard WirelessHART
garantisce la perfetta integrazione tra dispositivi wireless e oltre
30 milioni di dispositivi HART cablati sul campo. La linea Smart-
Mesh IP è adatta per applicazioni di processo non industriali e
consente agli sviluppatori di applicazioni di integrare questo
prodotto compatibile con lo standard 6LoWPAN IPv6 in applica-
zioni web-centric. Il basso consumo in tutta la rete è una delle
caratteristiche principali dei prodotti SmartMesh: consente
ad ogni nodo di funzionare a batteria per molti anni e
garantisce un’affidabilità maggiore del 99,999%.
Quali sono le differenze principali tra la tecno-logia SmartMesh e altre tecnologie WSN simili?La tecnologia SmartMesh è basata su stan-
dard. La linea SmartMesh WirelessHART è con-
forme allo standard WirelessHART (IEC62591
che fissa anche lo standard IEEE 802.15.4)
mentre la linea SmartMesh IP è conforme agli
standard 6LowPAN e IEEE 802.15.4e. Il SoC Dust
Networks di Linear Technology, che è alla base di
entrambe le linee di prodotti, costituisce l’implementazio-
ne a più bassa potenza dello standard 802.15.4 sul mercato e
il primo SoC ad adottare gli standard 802.15.4e. Tutti i prodotti
SmartMesh utilizzano un protocollo a salto di canale sincronizza-
to che offre una bassa potenza in tutta la rete e un’affidabilità
maggiore del 99,999%. Nelle reti che utilizzano l’LTC5800 i nodi di
routing consumano meno di 50μA, un valore ancora ineguaglia-
to nel settore.
La tecnologia SmartMesh è adatta anche per il recupero
energetico (energy harvesting)? Certamente. Essendo i consumi
della WSN SmartMesh ridotti al minimo, si può scegliere tra diver-
se fonti di alimentazione. L’energia ambientale è ovunque: luce,
vibrazioni e calore sono solo alcuni esempi dell’energia che può
essere facilmente recuperata e convertita in energia elettrica
sufficiente a far funzionare una rete SmartMesh. Diverse tecno-
logie di recupero energetico in grado di generare una potenza
maggiore di 150μW permettono di far funzionare un tipico nodo
di routing IPv6 in una rete SmartMesh IP.
Ad esempio, la maggior parte delle zone di un complesso di
uffici dispone di una quantità di luce interna sufficiente a far
funzionare una rete SmartMesh. Nelle zone più illuminate vi è
generalmente un livello di illuminazione di 500 lux. Nelle zone
considerate ‘normalmente illuminate’, come locali d’ingresso o
scale, il livello di illuminazione è di almeno 200 lux, mentre 300 lux
è un livello comune nella maggior parte delle sale conferenza.
Per 200-300 lux di luce sono disponibili molte celle fotovol-
taiche in grado di fornire una potenza sufficiente ad
alimentare un router IPv6 in una rete SmartMesh IP.
Consideriamo un altro caso, quello dei generatori
termoelettrici che producono energia sfruttando
la dissipazione di calore prodotta da superfici
calde, ad esempio il calore residuo rilasciato
da dispositivi come monitor o motori a corrente
elevata. Mano a mano che le soluzioni wireless
diventano più efficienti dal punto di vista ener-
getico, l’energia prodotta da normali differenze di
temperatura di soli 10°C diventa utilizzabile come fon-
te di alimentazione. Ad esempio, la differenza tra la tem-
peratura corporea e la temperatura ambiente è di circa 15ºC.
Molti trasduttori a recupero energetico producono solo poche
centinaia di mV, per questo spesso si usano convertitori c.c./c.c.
step-up per ottenere tensioni di alimentazione utilizzabili. Circuiti
integrati come l’LTC3105 di Linear Technology integrano un
MPPC (Maximum Power Point Control) per consentire ai trasdut-
tori di funzionare con la massima efficienza. L’LTC3105 permette
anche di aggiungere una batteria di riserva al circuito, utilizzata
quando la fonte di energia ambientale è insufficiente o assente,
con conseguente prolungamento della sua durata e riduzio-
ne dei costi di sostituzione. L’aggiunta di batterie di riserva al
circuito con recupero energetico offre una maggiore sicurezza
e continuità di funzionamento quando la fonte di alimentazione
diventa discontinua (ad es. quando le luci o i macchinari ven-
gono spenti durante il fine settimana).
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PowerNewsIn questo numero
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Anno 2Numero 2
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UPS, scelta strategica per continuare a competere con successoAncora una volta uno strumento tecnologico che nella sua evoluzione passa a parte integrante di una soluzione sistemistica per applicazioni. Travalica il dominio tecnico per passare a quello manageriale divenendo, di fatto, un tema strategico a supporto della capacità di competere. Un percorso compreso dal leader di mercato italiano: Riello UPS.
di Massimo Fucci
Noleggio operativo, uno strumento a supporto dell’innovazione
Nuovi UPS MULTI SENTRY 60-80
Follow us on Social NetworksFollow us on Social NetworksSoluzionImpresa®Riello UPS Community Infoletter
INTERVISTELa risposta Riello UPS ai trend di mercato 2013Luca Buscherini, Direttore Marketing Riello UPS
In un contesto macroeconomico in cui i mercati, in generale, soffrono di una certa tensione economica che riduce le risorse dedicate agli investimenti, il mercato degli UPS ha un’alta opportunità per confermare la sua natura ‘anticiclica’, ossia di rappresentare un bene strumentale verso il quale ci si rivolge con l’obiettivo di migliorare la propria posizione competitiva e, nel contempo ridurre il TCO posizione competitiva e, nel contempo ridurre il TCO associato e le discontinuità di esercizio.“Nelle realtà vissute sul campo - espone Salvatore Moria, Direttore Commerciale Riello UPS Italia - vi sono alcuni mercati in cui viene riconosciuta l’indispensabilità degli UPS (ad esempio il mercato ospedaliero) ed in altri vi è l’obbligatorietà per legge. STRATEGIEospedaliero) ed in altri vi è l’obbligatorietà per legge. STRATEGIEParallelamente occorre considerare l’inevitabile crescita del mercato con la spinta che proviene dal parco installato delle soluzioni UPS, che presenta un’ampia percentuale vicina al ciclo di vita di esercizio del prodotto. Le due componenti mi portano ad esprimere un cauto ottimismo sullo sviluppo del mercato UPS”. In particolare la manutenzione e assistenza del parco installato è un tema che va affrontato in termini manageriali: un dominio in cui strategie, vision e trade-off economico debbono essere ben gestite con un’apertura verso il TCO delle soluzioni e del loro impatto sul modello di business attuale e soprattutto sulle capacità dell’azienda di trasferire valore al mercato.“Un tema interessante - aggiunge Moria – che da un lato potrebbe essere utilizzato come cartina di tornasole della crescita culturale delle aziende e dall’altro, inevitabilmente, deve necessariamente far parte della rosa dei criteri utilizzati da chi partecipa alla stesura dei budget ed ovviamente, anche verso chi è in grado di influenzarne la stesura a monte ed a valle”. Il mercato degli UPS è destinato a rendere più appetibile il rapporto prezzo/prestazioni del portafoglio di offerta per effetto combinato delle politiche di downsizing e delle nuove tecnologie utilizzate che sono in grado di rendere più efficienti i sistemi sia in termini di esercizio sia in termini di gestione e manutenzione. “Il processo di downsizing è altresì sostenuto -aggiunge Moria- oltre che da un incremento del
valore unitario intrinseco delle soluzioni, anche da un’attenzione più decisa verso i consumi energetici che convoglia tutte le componenti del mercato verso apparecchiature in grado di operare in classi energetiche sempre più a minor consumo”.Visto il pacchetto di benefici associati alle nuove tecnologie per la realizzazione dei sistemi UPS è opportuno che il management delle aziende ne opportuno che il management delle aziende ne comprenda l’importanza, anche perché queste tecnologie, già presenti da qualche tempo sono sufficientemente mature ed affidabili per essere impiegate con piena soddisfazione.“Tecnologie quali gli SMART GRID, UPS SuperCap (basati su supercapacitori) e Flywheel - aggiunge Moria – vanno conosciuti al fine di prendere le opportune decisioni ed ottenere i relativi benefici. Anche perché il sottosistema UPS è diventato una componente integrata dell’architettura IT e dei processi attivi dell’azienda”.L’ambito di applicazione degli UPS è sicuramente molto più ampio che in passato, spesso anche in virtù dello spostamento dell’oggetto protetto dal dispositivo che elabora l’informazione al building automation. Per questo specifico ambito cresce l’esigenza in virtù di un prolificare di case e uffici sempre più cablati, per i quali la continuità dell’energia non è un optional ma un must. Pensiamo per e s e m p i o alle serra-ture
Salvatore Moria
UPS, scelta strategica per continuare a competere con successoSalvatore Moria, Direttore Commerciale Riello UPS
| Febbraio 2013PowerNews #due
PRODOTTI
TECNOLOGIA: Multi Sentry 60-80
Nuovi UPS MULTI SENTRY 60-80Massima efficienza in ingombri ridotti, i nuovi modelli della gamma Multi Sentry sono progettati e realizzati in Italia con le tecnologie e i componenti più innovativi presenti sul mercato. Questi UPS garantiscono la massima protezione, nessun impatto sulla linea di alimentazione e il massimo risparmio energetico il tutto in un ingombro di soli 0,4 m2. Un altro record che conferma l’eccellenza delle idee e del vantaggio tecnologico presente in azienda.
Display grafico intuitivo ed immediato, interfaccia grafica user-friendly
Smart Grid Ready pronti per le reti intelligenti di distri-buzione elettrica, che rappresentano il presente e il futuro nel campo dell’ener-gia
elettromagnetiche delle porte di alberghi o uffici: se non fossero protette dai black out, al primo evento critico ci sarebbe di che preoccuparsi. Lo sviluppo di una sempre maggior personalizzazione dei prodotti sulle specifiche esigenze dei clienti genera un aumento costante del numero di sistemi UPS, delle loro varietà, delle loro prestazioni e in modo particolare della loro qualità.Il time to market, cioè il tempo che intercorre tra l’ideazione di prodotto e la sua disponibilità sul mercato è sempre più breve e le innovazioni si susseguono a ritmo frenetico. Tutto ciò sposta il focus dal prodotto al fornitore, che deve offrire una certa garanzia di continuità del business (solidità aziendale) poiché è la conditio sine qua non ad investimenti che consentono di qua non ad investimenti che consentono di qua nonfornire risposte rapide alla dinamica delle esigenze di questo mercato.“Questa situazione - stigmatizza Moria - è destinata a subire un’accelerazione sempre più forte e a diventare un severo strumento di selezione per tutti gli operatori di questo mercato, in cui sopravvivranno solo coloro che riusciranno ad adeguare i propri sistemi e la propria mentalità alle nuove esigenze del mercato delle imprese e degli utenti di sistemi UPS”. Rivolgersi ad operatori capaci di tenere il passo dei nuovi prodotti e quindi di offrire sempre il top della tecnologia costituirà sempre più un fattore critico di successo per le
aziende, permettendo ai più rapidi di cavalcare le innovazioni prima che la concorrenza abbia avuto il tempo di adeguarsi, a tutto vantaggio della capacità di competere.Al fine di facilitare l’introduzione e/o il ricambio di soluzioni UPS all’interno dell’azienda è possibile utilizzare strumenti finanziari atti a rendere più compatibili i budget disponibili con la necessità di rimanere competitivi.“In quest’ottica, per primi - conclude Moria – abbiamo introdotto il noleggio operativo delle nostre soluzioni; uno strumento atto a facilitare l’investimento, che porta in sé, oltre a quello economico, tutta una serie di vantaggi che spaziano dal risparmio energetico alla copertura dei danni, grazie ad una polizza specifica (All Risk) a copertura danni all’UPS o derivanti dal suo utilizzo”.Nel contesto in cui si sta operando il successo di ciascuna azienda è legato sempre più indissolubilmente alla sua capacità di gestire correttamente l’innovazione tecnologica e di selezionare i più adeguati fornitori di servizi, capaci di rispondere in tempi sempre più ristretti a assicurando un livello di qualità sempre più elevato. Al management il compito di ben operare anche in questa direzione per consentire all’azienda di poter continuare a competere, nelle condizioni migliori e con successo nel proprio mercato di riferimento.
Riello UPS compie un altro passo in avanti verso prodotti sempre più tecnologicamen-te avanzati e con standard qualitativi elevati. Questa volta l’intervento riguarda la famiglia di UPS Multi Sentry, con una crescita della gamma, grazie all’introduzione di due nuovi modelli da 60-80 kVA con ingresso e uscita trifase con tecnologia On Line a doppia con-versione. Con la realizzazione di queste due unità, Riello UPS, ha raggiunto nuovi traguar-di in termini di efficienza e di riduzioni degli ingombri, ponendosi al vertice del mercato mondiale per entrambe le caratteristiche.I Riello UPS Multi Sentry 60-80 kVA, di fat-to, vanno ad ampliare la gamma attuale che prevede i modelli monofase 10-12-15-20 kVA e i modelli trifase 10-12-15-20-30-40-100-120 kVA. Sono stati pensati e realizzati per rispondere alle esigenze nella protezio-ne di sistemi informatici, data center, appa-rati di telecomunicazioni, reti informatiche e sistemi critici in genere, dove i rischi con-
nessi all’alimentazione con una scarsa qua-lità dell’energia, possono compromettere la continuità delle attività e dei servizi con grave impatto sui costi diretti, sul livello di soddisfazione delle utenze nonché con gravi ricadute nel tempo.L’innovativa tecnologia utilizzata con-sente di risolvere qualsiasi problema di inserimento in impianti dove la rete di alimentazione ha una limitata potenza in-stallata, dove l’UPS è alimentato anche da un gruppo elettrogeno o comunque dove esistono problemi di compatibilità con ca-richi che generano armoniche di corrente; infatti Multi Sentry ha impatto zero sulla sor-gente di alimentazione, sia essa la rete oppu-re un gruppo elettrogeno.“Avvalendoci delle tecnologie più all’avan-guardia – spiega guardia – spiega guardia Luca Buscherini, respon-sabile Marketing di Riello UPS - abbiamo progettato inverter a tre livelli che garanti-scono un rendimento complessivo in doppia
| Febbraio 2013PowerNews #due
FOCUS
Battery Care System Funzioni e prestazioni che permettono di gestire in modo ottimale le batterie di accumulatori, sia per ottenerne le migliori prestazioni, sia per allungarne la vita di funzionamento.
Ancora una volta Riello UPS mostra la pro-pria lungimiranza non solo in tecnologie e prodotti ma anche in termini operativi sul mercato, agendo da pioniere nella propo-sizione dei propri UPS con la formula del noleggio operativo. Una scelta atta a favori-re l’ampliamento del mercato facilitando le decisioni delle aziende che possono pensare ad un impiego più efficace delle risorse da investire a vantaggio della sicurezza dei pro-pri processi. Infatti, l’evoluzione tecnologica dei componenti ha permesso di ridurre sen-sibilmente le perdite o il consumo dei Gruppi Statici di Continuità incrementandone così il rendimento. Va altresì sottolineato un lieve miglioramento in termini percentuali com-porta un notevole risparmio energetico tale da rendere economicamente valida la sosti-tuzione rispetto al mantenimento in eserci-zio di apparecchiature obsolete. Le nuove apparecchiature offrono numero si vantaggi tra i quali: prestazioni elevate, minore dis-sipazione di calore, riduzione degli ingom-bri e maggiore integrazione con i sistemi di comunicazione e informatici. La formula del noleggio operativo per effetto della durata, relativamente breve, permette quindi l’utiliz-zo di macchine sempre allo ‘stato dell’arte’.
Ma quali sono i vantaggi di questa formula; diversi e molteplici. Vantaggi Fiscali: completa deducibilità dei canoni dalle imposte nell’esercizio in cui avviene la transazione economica, inoltre il pagamento dell’imposta IRAP non è dovuto sui canoni di noleggio.Vantaggi finanziari: budgetizzazione dei costi mediante il pagamento della rata in un’unica soluzione con cadenza mensile; pa-gamento dilazionato dell’IVA corrisposta sui canoni e non anticipata sull’intero valore del bene; minore esposizione finanziaria, miglio-ramento del cash flow; allungamento delle linee di credito.Vantaggi operativi/gestionali: immediata disponibilità dell’UPS; eventuale manuten-zione e assistenza compresa per tutta la durata della locazione; aumento dell’affi-dabilità grazie alla presenza di UPS sempre aggiornati; assicurazione All Risk a copertura dei danni all’UPS o derivanti dal suo utilizzo.
In sintesi, quindi, con il noleggio dell’UPS il cliente gode dei vantaggi derivanti dall’uso delle più moderne tecnologie e di benefici fiscali e finanziari, senza gli svantaggi deri-vanti dalla proprietà del bene.
Noleggio operativo, uno strumento a supporto dell’innovazioneIl noleggio operativo è uno degli strumenti più diffusi nell’ambito dell’acquisizione dei beni industriali. Una prassi consolidata nell’adozione dei macchinari per la produzione e nelle infrastrutture IT che può essere adottata anche per acquisire la soluzione UPS, rendendo l’investimento compatibile anche con i budget delle PMI.
conversione fino al 96%, che si colloca senza dubbio tra i più alti del mercato. Queste solu-zioni tecnologiche permettono di risparmia-re oltre il 50% dell’energia consumata in un anno, rispetto a un analogo prodotto presente sul mercato”. Nel progetto è stata posta una particolare attenzione anche alla gestione delle batterie, un fatto di fondamentale im-portanza per assicurare il funzionamento del gruppo di continuità. “Il Battery Care System adottato -continua Buscherini- consiste in una serie di funzioni e prestazioni che permet-tono di gestire in modo ottimale le batterie di accumulatori, sia per ottenerne le migliori prestazioni, sia per allungarne la vita di fun-zionamento”.Inoltre, grazie al caricabatteria ad alta fre-quenza si riduce il valore di ‘Ripple’ a livelli trascurabili, allungando la vita degli accumu-latori e mantenendo le prestazioni elevate per lungo tempo. Molta attenzione è stata data alla supervisione e controllo dell’UPS. A tale scopo il Multi Sentry è stato dotato di un display grafico (240x128 pixel retroillumina-
to) che fornisce tutte le informazioni, i valori e lo stato degli allarmi in ben 14 lingue diver-se. Lo schermo è altresì in grado di visualiz-zare le forme d’onda e di tensione /corrente se posto in modalità oscilloscopio. “A tutto questo -conclude Buscherini- si aggiunge una dotazione di interfacce e software e per la co-municazione tra i più completi sul mercato”. Riello UPS, da sempre orientata all’innova-zione tecnologica, ha continuato ad investi-re in ricerca e sviluppo per la realizzazione di prodotti compatibili con le Smart Grid. Le famiglie Master HP, Master MPS e Multi Sentry sono i primi UPS “Smart Grid Ready”. Per essere considerati tali, gli UPS devono permettere l’implementazione di soluzioni di accumulo energetico, e contemporanea-mente garantire altissima efficienza oltre ad essere in grado sia di selezionare autono-mamente la modalità di funzionamento più efficiente in base allo stato della rete, sia di interfacciarsi elettronicamente con l’Energy Manager, attraverso la rete di comunicazione delle Smart Grids.
Noleggio Operativo: ecco i vantaggi
Vantaggi Fiscali - Completa deducibilità dei canoni dalle imposte nell’esercizio in cui avviene la transazione economica - Il pagamento dell’imposta IRAP non è dovuto sui canoni di noleggio Vantaggi finanziari - Budgetizzazione dei costi mediante il pagamento della rata in un’unica soluzione - Pagamento dilazionato dell’IVA corrisposta- Minore esposizione finanziaria, miglioramento del cash flow; - Allungamento delle linee di credito
Vantaggi operativi/gestionali- Immediata disponibilità dell’UPS - Manutenzione e assistenza compresa per tutta la durata della locazione - Aumento dell’affidabilità (UPS sempre aggiornati) - Assicurazione All Risk
| Febbraio 2013PowerNews #due
Il mercato delle soluzioni e dei prodotti rivolti alla gestione e utilizzo dell’energia si prospetta particolarmente interessante in termini di sviluppo nel 2013. Diversi i fattori che contribuiscono al mantenimento dei volumi di vendita tra i quali vanno evidenziati: crescente sensibilizzazione dell’opinione pubblica, ma anche delle aziende, verso lo sviluppo e l’utilizzo di prodotti e soluzioni a basso e/o zero impatto ambientale a cui si affianca la consapevolezza della necessità di un utilizzo più efficace ed efficiente dell’energia utilizzata e quindi di soluzioni di misura e monitoraggio in grado di supportare decisioni tecnico-manageriali in merito. “Due macro tendenze che ci vedono pronti grazie ad una notevole quantità di lavoro svolto dai nostri tecnici negli anni passati– afferma Luca Buscherini, Direttore Marketing Riello UPS – che ha reso possibile lo sviluppo e la realizzazione di prodotti e soluzioni che possono essere considerati, a pieno titolo, non solo all’avanguardia, ma in alcuni casi, uniche”. Il tema dell’efficacia ed efficienza è strettamente legato non solo alla progettazione e alle tecnologie in uso, ma anche ai sistemi di monitoraggio e supervisione. “In quest’ambito -sottolinea Buscherini- la nostra esperienza e la conoscenza approfondita del mercato ci ha portati all’identificazione di cinque macro aree di interesse: Energy Storage, Smart Grid, Green, Sistemi di misura, Tai lor ing” .
In particolare Riello UPS è stata la prima azienda a rendere disponibile sul mercato soluzioni UPS a Supercapa-c i t o r i / U l t r a c a p a c i t o r i , Flywheel e batterie al litio. I supercapacitori sono dispositivi in grado di accumulare energia elettrica, si differenziano dai capacitori convenzionali perché riescono a fornire anche grosse quantità di energia e possono essere caricati e ricaricati in maniera estremamente rapida, gestendo un notevole numero di cicli senza risentire di processi di invecchiamento. Inoltre l’immagazzinamento di energia è più efficiente e con minor consumo di spazio rispetto alle batterie convenzionali al piombo. Le soluzioni basate su Flywheel utilizzano come serbatoio l’energia cinetica immagazzinata da un volano, per cui sono soluzioni a zero emissioni e zero inquinamento.“La nostra gamma di offerta prevede prodotti e soluzioni basate anche su batterie al litio particolarmente indicate a supporto di applicazioni di Energy-storage – spiega di applicazioni di Energy-storage – spiega di applicazioni di Energy-storageBuscherini - va altresì sottolineato che le soluzioni SuperCap e Flywheel, al contrario di quelle tradizionali che debbono operare a circa 25°, per loro natura intrinseca sono in grado di funzionare in un range di temperatura ben più ampio; per cui sono utilizzabili in ambiti fino ad ora preclusi”. Nel corso degli anni è cresciuta sia la cultura delle aziende in merito ad un utilizzo efficace dell’asset energetico con riflessi positivi anche nell’implementazione di
nuove soluzioni che possono fare leva sulle nuove architetture, sia la tecnologia in merito a prodotti e architetture in
grado di facilitare l’efficacia dell’asset energetico.
“In questa direzione – stigmatizza In questa direzione – stigmatizza In questa direzioneBuscherini – Riello UPS risponde con una gamma di prodotti Smart Grid
Ready in grado di interfacciarsi con semplicità alle reti elettriche intelligenti (smart) che si stanno realizzando in questo momento in
tutto il mondo”. Un’altra esigenza di mercato si cristallizza nei sistemi di monitoraggio e supervisione dell’utilizzo dell’energia grazie ai quali è possibile verificare se e quanto efficacemente si sta utilizzando la risorsa energetica, specialmente in settori importantissimi come i Data Centers.“Anche in questo caso – esclama Buscherini – Riello UPS ha sviluppato soluzioni innovative e all’avanguardia che rendono immediati il calcolo del PUE (PUEasy) e del FVER (FVER easy ) di una installazione, in maniera tale da consentire di monitorare non solo il consumo di energia ma anche se la si sta utilizzando nel modo corretto”.L’offerta Riello UPS si contraddistingue anche per la possibilità di cucire addosso ai clienti il vestito energetico su misura (Tailoring).“Due filosofie e modalità di lavoro – conclude Buscherini - che fanno parte del DNA aziendale rivolto a fornire le migliori soluzioni alle diverse esigenze che caratterizzano il mercato degli UPS. Infatti, la vastissima gamma di UPS e soluzioni in offerta è caratterizzata da un’elevata flessibilità e scalabilità per poter rispondere in maniera adeguata a diverse applicazioni. Ma non solo, grazie alla presenza in azienda di una cultura ed una esperienza tecnica vastissima, siamo in grado di cucire addosso ad ogni cliente che ci pone uno specifico tema da risolvere, la giusta soluzione ”. giusta soluzione ”. giusta soluzione
La risposta Riello UPS ai trend di mercato 2013Il 2013 rappresenta un anno particolarmente significativo per almeno due grandi temi: efficacia ed efficienza delle soluzioni e la convergenza di alcune tecnologie rivolte all’utilizzo e la gestione dell’energia. In questi ambiti Riello UPS mette in campo tutte le sue capacità innovativa per rispondere alle diverse esigenze di mercato.
INTERVISTE
Luca Buscherini
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fieramilano, 23-26/10/2013
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Organizzazione a cura di
www.mechatronika.itIngresso gratuito (riservato a operatori, stampa e istituti scolastici) dalle porte Sud, Est e Ovest di fieramilano: da mercoledì 23 a sabato 26 ottobre 2013, dalle 9.30 alle 18.00.
Per informazioni: MECHA-TRONIKA c/o CEU-CENTRO ESPOSIZIONI UCIMU SPAviale Fulvio Testi 128, 20092 Cinisello Balsamo MI, tel. +39 0226 255 228-234, fax +39 0226 255 897, [email protected]
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