TB Magazine Febbraio 2009

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Tutto Brindisi - Anno 14 numero 5

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Sommario

TBtuttobrindisi

Direttore Resp: FABIO MOLLICA

Grafica: SALVATORE ANTONACI

Webmaster: ANTONIO TEDESCO

Stampa: Tipografia MARTANO Lecce

Redazione/PubblicitàProlungamento Viale Arno, sn72100 BrindisiTel/Fax 0831 [email protected]@tbmagazine.it

EDITORIALENon restate a guardare!

BRINDISI DEL MESEAndrea Libardo, Maurizio Portaluri, Don Rocco Ivone, Lorenzo Maggi.

STRETTAMENTE RISERVATOMa l’Enel con chi tratta?;Il porto cresce. Forse;Mennitti-Guastella: performance futurista.

IDEEProposta numero 5: La cultura che ci manca.

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Autorizzazione Trib. Brindisi: n. 4 del 13/10/1996Distribuzione gratuita nei principali luoghi di lavoro e di ritrovo dall’1 di ogni mese

ECONOMIASciarra: perché diciamo ancora no alla Lng.

CULTURARitorno al Futurismo;Il fumetto si veste di storia locale.

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TB FOTOGRAFIAParte una nuova iniziativa di TB:che darà vita ad una mostra fotografica.

SPORT&SOLDIFigli di uno sport minore: la polemica sul Fanuzzi.

SPAMLa marjuana a Cerano;Scandalo Primarie:Fenomeno Feisbuch;L’irriverente.

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AGGIUNGI AI PREFERITIwww.tbmagazine.it

Sul nostro sito

pagina 10Le altre facce del commercioViaggio tra i commercianti del Centro che resistono alla crisi economica, alla desertificazione dei corsi e allo strapotere delle gallerie dei centri commerciali.

In copertina Sandra Cataldi e Lino De Stradis (Noha)

Grandi novità sul nostro sito internet: oltre a poter leggere e scaricare i con-tenuti del giornale, e oltre ai consueti

sondaggi, da questo mese vi propo-niamo una sezione video. Ci troverete filmati di interesse inter-nazionale e locale: dal discorso della vittoria di Obama a Chicago, all’inno

del Brindisi Calcio; dall’appello per l’associazione One alle barzellette di Rino. Volete esserci anche voi? Inviateci i vostri video, le vostre foto, i vostri contributi.

Cercaci anche su facebook.Sono presenti:

FABIO MOLLICADARIO BRESOLINMARIO LIOCEGIOVANNI ANTELMI

E i gruppi:AMICI DI TBFAN DI DARIO BRESOLIN

Su Facebook

n. 5 / febbraio 2009

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Non restate a guardareQuelle lettere che spezzano il cuore Sono le urla della città migliorePer favore: leggete cosa scrivono Stefano e Alessandra. Leggete. Pensate. Facciamo qualcosa!

«Ciao Fabio, continuo a farti i miei com-plimenti per la tua rivista. Ci conosciamo da tanti anni e vedo che una certa vena di “aggressività”, ma prendila tra virgolette, è maturata in senso positivo e costruttivo. La tua nuova svolta editoriale, indipendente, ha la forza di essere comprensibile facil-mente a tutti, di essere rumorosa più del borbottio brontolone di migliaia di brindi-sini, di essere illustrata chiaramente e di dare la famosa “aggressività”: un morso sincero invece dei “pizzichi e muezzichi vernacolieri”. Ma, in assoluto, una delle cose che soprattutto apprezzo è quello di cercare di dare visibilità alle cose positive, alle “proposte propositive”, alle critiche costruttive, eil voler indicare carne fresca (ooops!) intendevo nuove leve, condivisi-bili e non, che ci possono dare una reale svolta.Anche io ho maturato una certa dose di quella aggressività e rabbia, non ira perchè non serve a nulla, rabbia, che mi dà la forza di andare avanti, dovuta alle spese esagerate di una partita iva che mi ha reso iperprecario cronico e lavoratore per il mio partner statale. Certo mi dà un minimo di lavoro, ma è da ottobre che non fatturo seriamente e mi faccio prestare i soldi per pagare le tasse sul reddito che gli studi di settore ritengono che debba gua-dagnare. Ma allo stesso tempo mi sto bru-ciando qualche sogno, quelli semplici: dare la gioia di una nuova vita, avere una famiglia, passeggiare per il Centro facendo solo qualche spesa allegra.E magari riprendere anche a fotografare: senza tempo e soldi sto morendo dentro. E mi riviene voglia di emigrare ancora. Scusa lo sfogo, solo che ti ritengo un po’ più che una conoscenza. Con tutta la mia stima».

Stefano B.

Stefano è un amico, lo cono-sco da anni. Ed anche io lo stimo: è un ragazzo (ex ragazzo?) pieno di creatività e di senso dell’umorismo. Lo

conoscono in tanti in città. E temo che in

troppi condividano la sua condizione psi-cologica ed economica. Le parole di Ste-fano, e di molti altri lettori che ci scrivono, distruggono il cuore e fanno aumentare l’incazzatura. Ma mi convincono ancor di più che se c’è una cosa da fare, oggi, è proprio quella di non restare a guardare! Non prendete questo giornale come esempio di indipendenza: dipendo, dipen-diamo, dagli inserzionisti e dai lettori. Fin quando ci saranno entrambi potremmo sopravvivere. Ma anche se TB dovesse morire, mi auguro di non morire dentro, come sta accadendo al mio amico, come accade a tanti di noi. Tutti nella vita attra-versiamo dei periodi negativi, e da questi periodi si può uscire distrutti, oppure fortificati e con nuovi stimoli. La seconda via d’uscita è più difficile da trovare, ma le persone intelligenti, quelle che hanno qualcosa in più, riescono ad arrivarci. Stefano è una di queste, e sono sicuro che troverà la sua strada. E proprio per aiutare quanti, come lui, attraversano questa fase, pubblico un’altra lettera giuntaci da una lettrice, che guarda caso si sofferma sugli stessi temi. Queste due lettere sono i più bei complimenti arrivati in redazione in questi primi cinque mesi di vita del nuovo TB. Ed è per stimolare certe menti che questo giornale è rinato, e spero riuscirà a restare in vita a lungo.Caro Stefano, cari lettori, io non “sono una coscienza” ed un giornale non può certo cambiare una città. Sono solo uno di voi, che avrebbe voluto scappar via da qui, ma per varie ragioni c’è rimasto. E siccome so che questa città non è il massimo, ma so anche che non ci vuole tanto per renderla migliore, allora cerco di fare qualcosa per provare a migliorarla. Perché io questa città la sopporto. Ma vorrei che i miei figli la amassero.

Fabio Mollica

«Mi colpiscono sempre le vostre parole, vanno diritte al cuore ma hanno il potere anche di rimettere in moto il cervello. Per questo oggi voglio offrirvi questa mia riflessione, composta nel tempo, in giorni

così diversi e difficili, ma anche in tanti altri fortunatamente più facili...Sono brindisina, non solo per nascita ma anche e soprattutto per scelta.Esattamente da quando nel 1994, dopo essermi laureata a Milano e avervi lavorato per circa tre anni, faccio le valigie e torno a casa. Comincia così la mia avventura di vita e di lavoro al Sud, in particolare di imprenditrice e libera professionista. Comincia così la mia battaglia quotidiana.Le difficoltà sono tante. Sono quelle legate al fare impresa, di servizi, in un territorio come il nostro.Un territorio colonizzato, allora come ora, dalle presenza di grandi imprese e soprattutto caratterizzato dalla mancanza di una cultura imprenditoriale, ma soprat-tutto territoriale. Dove non c’è prospettiva autonoma ed endogena di sviluppo, ma si dipende dalle decisioni di altri, è dif-ficile “vendere” servizi utili allo sviluppo stesso dell’impresa, quali la formazione, la qualità, la sicurezza. In una terra in cui ognuno va per la sua strada, senza mai voltarsi a guardare gli altri, in cui non si vuole mettersi insieme, è difficile con-vincere un imprenditore ad investire nel valore dei suoi uomini e nella forza del fare gruppo. Un territorio, allora come ora, attratto dallo straniero, che tanta fatica fa ad avere fiducia nei suoi stessi figli quanto facil-mente si “svende” al leccese, barese o altro di turno. Le difficoltà sono ancora quelle legate al decidere di voler lavorare senza dover avere qualcuno da ringraziare, ma solo tuo padre e tua madre che ti hanno fatto

studiare. Amaro, mortificante è, allora, vederti passare avanti il solito immancabile raccomandato e combattere il rigurgito di civiltà che ti sale dalle viscere insieme alla tentazione di buttare tutto per aria. Difficile in quei momenti è non cedere alla rabbia e alla voglia prepotente di rinuncia.E se non rinunci, un giorno si e l’altro anche, è solo perché è al tuo sogno che ti chiedono di rinunciare, è al tuo destino che ti chiedono di abdicare, sono tutti i sacrifici tuoi e della tua famiglia che vogliono costringerti a rinnegare.Decidere di rimanere a Brindisi è questo, è sapere di doversi confrontare e scon-trare più e più volte con queste difficoltà, con questa amarezza, è sapere di dover convivere con il senso latente di scon-fitta.Ma quanta gioia e soddisfazione in un suc-cesso conquistato con la fatica delle pro-prie mani e delle proprie “giovani” menti. Rimanere a Brindisi equivale a decidere di scommettere ogni santa mattina su di se e sulle proprie forze e ringraziare mille e più volte quanti ti seguono nell’impresa e comunque, in un modo o nell’altro, la condividono.Brindisi bisogna sceglierla e una volta scelta bisogna resisterle, non lasciarsi sopraffare dal senso di impotenza che ne invade le strade e dipinge i volti dei suoi abitanti. Con coraggio, passione e deter-minazione. Ma anche onestà morale e intellettuale e orgoglio del lavoro.Questo mi hanno insegnato mio padre e mia madre e questo voglio insegnare ai miei figli.È questa brindisinità consapevole che vorrei condividere con quanti, giovani e meno giovani, decidono ogni giorno e decideranno ancora di provare a vivere in questa città e non si rassegneranno all’idea di andare via, anche quando in fondo sarebbe più facile. E spero che siano ogni giorno di più…Io, insieme al mio socio, nonché marito, dopo 14 anni sono ancora qui.

Alessandra Amoruso

EDITORIALE

di Fabio Mollica

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La pubblicità progresso? La paga un semplice cittadino, non il Comune.

ANDREA LIBARDO

Brindisini del Mese

Solitamente certe iniziative le promuovono e le pagano le Amministrazioni pubbliche. Ma qui siamo a Brindisi amici, e tutto funziona in maniera strana. Così capita che un giovane, il 34enne Andrea Libardo, stilista, decida di fare affiggere a proprie spese dei manifesti giganti per invitare i cittadini ad esse-ree più civili. Una iniziativa che ha fatto discutere e che, indubbiamente, ha portato un po’ di (meritata) notorietà a Libardo. Il suo messaggio? Semplice e concreto. Diretto ad amministratori e cittadini: «Piazza Duomo a Brindisi è adibita a parcheggio pubblico. Tu lo fai? Sei un incivile». Ma anche: «Non fornisci la città di parcheggi alternativi? Sei un incivile». Evidentemente i 12 anni trascorsi a lavorare all’estero, per Libardo, hanno lasciato il segno, e tornato nella sua città non riesce proprio a digerire comportamenti a cui purtroppo i brindisini si sono assuefatti. Bravo Andrea! Però ci chiediamo: è giusto che a certe cose debba provvedere un privato cittadino?Ringraziamo Francesco Piccinin per averci fornito la foto di Andrea Libardo.

PERSONE

L’ex sindaco torna alla vita politica. Sarà il candidato dell’Udc al Comune?

LORENZO MAGGI

Ai più non è sfuggito il ritorno alla ribalta di Lorenzo Maggi, avvocato, ex sindaco di Brin-disi. Una persona per bene, molto stimata, e molto ben voluta ed impegnata nell’ambito

diocesano e salesiano. Sembra ormai certo che Maggi sarà il candidato sin-daco dell’Udc al Comune. Qualcuno dice con il sostegno di Michele Errico. Certo l’avvocato, dopo un lungo periodo di assenza dai riflettori, da un po’ di tempo non se ne sta più fermo, e nelle ultime settimane è stato protagonista di un paio di eventi sociali e politici, che hanno avuto luogo al santuario della Madonna di Jaddico, un posto certo non privo di significato. Maggi è stato eletto presidente del Forum Provinciale delle Associazioni Familiari, che ha per vice presidenti Salvatore Amorella ed Arturo Destino. Fanno parte del consiglio direttivo Giovanna Martina, Carmela Balestra Bruno, Liliana Falcone, Giovanna Lamacchia, Giuseppe Summa, Angela La Stella e Adriana Leo. Tesoriere dell’associazione, invece, è Pasquale Legrottaglie.Il Forum ha come principale fine istitutivo l’impegno per la tutela della fami-glia, attraverso la elaborazione di progetti di politiche familiari da proporre alle Istituzioni nel campo della organizzazione del lavoro, del fisco, della sanità, dei servizi sociali e scolastici, di modo che la famiglia assuma il ruolo di soggetto attivo del welfare locale e sia incentivata la spesa sociale in suo favore, anche con forme di sostegno alle famiglie in difficoltà. Un tema niente male per iniziare una campagna elettorale.

Finalmente qualcuno che dice le cose che i nostri aministratori non vogliono dirci.

MAURIZIOPORTALURI

Maurizio Portaluri è il leader di Medicina Demo-cratica, e nei giorni scorsi l’associazione ha convocato una conferenza stampa per dire cose

che i nostri lettori sanno già da tempo: in città si brucia molto più carbone rispetto al passato, ma le nostre amministrazioni ecologiste di centrosinistra e centrodestra che hanno fatto fuoco e fiamme contro il metano della Lng non dicono quasi nulla e fanno finta di niente. Portaluri ci piace, perché parla di ambiente e di tutela della salute da persona competente, che gli effetti dell’inquinamento sulla salute dei brindisini li vede ogni giorno nel suo lavoro di medico. E ci piace per un altro motivo: parla di questi argo-menti senza estremismi, ma con la forza della ragione. Un esempio per tutti.

Radio Dara verso i 30 anni.

DON ROCCO

Radio Dara, l’emittente fondata da don Rocco Ivone (parroco del quartiere Perrino) ha appena festeggiato i suoi primi 29 di vita. E lo ha fatto autoce-lebrandosi con un video che testimonia, con foto storiche, una vita ricca di eventi, interviste, iniziative. Una storia che continua con un nuovo palin-sesto che punta sui programmi di informazione e di sport, coordinati da Giuseppe Cisternino, direttore artistico, e dalla redazione composta da Nico Lorusso, Daniela D’Alò ed Andrea Contaldi.

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La strana dichiarazione di un dirigente durante la seduta della Commissione Sviluppo, a Palazzo di Città

MA L’ENEL CON CHI TRATTA?

PILLOLE

Strettamente riservato voci, rumors, dicerie

Il porto cresce. O forse no.Il presidente del’Autorità por-tuale Giuseppe Giurgola da due mesi annuncia raggiante che i dati registrati sono positivi: oltre ai passeggeri aumentano le merci di passaggio nello scalo brindisino. Ma qualcuno lo smentisce. Nicola Zizzi, pre-sidente del Propeller Club di Brindisi, sostiene che l’aumento è dovuto al “caro petrolio” che ha convinto alcuni armatori a prefe-rire lo scalo di Brindisi a quello di Bari, per risparmiare sul gasolio. Franco Aversa, agente marit-timo, fa invece notare che i dati crescono perché gli agenti hanno convinto due armatori a portare a Brindisini due nuove linee. Ma anche perché il metodo di conteggio utilizzato dall’Autorità è cambiato: ora si conteggiano anche le merci trasportate sui tir imbarcati. E in ogni caso, fanno notare dall’Associazione degli agenti marittimi, la metà dell’in-cremento delle merci è legato all’aumento dei traffici di Enel ed Edipower. C’è da festeggiare?

Comunicare la saluteIl bimestrale realizzato dall’Uffi-

cio relazioni con il pubblico della Asl Brindisi 1 è in distribuzione gratuita nelle sedi sanitarie della provincia di Brindisi. Lo si può scaricare o

consultare sul sito www.comuni-caresalute.org.

Al presidente del Consiglio comunale Nicola Di Donna, e a tutti i componenti della commissione Sviluppo del Comune, si sono rizzati i capelli quando il 15 gennaio,

nel corso dell’incontro con i dirigenti della Enel Spa, hanno sentito dire al responsabile per i rapporti istituzionali per la Puglia, Donato Leone, che «l’Enel sta già trattando i contenuti della nuova convenzione su un altro tavolo istituzionale». Una cosa, questa, che non risultava ai presenti e su cui Di Donna ha subito chiesto chiarimenti. «La cosa ci sorprende, poiché non risulta che il Comune sia mai stato invitato ad altri tavoli, ma ammesso che ci fosse un’altra trattativa in corso, potremmo comunque seguire un iter parallelo per arrivare ad ottenere dalla vostra azienda delle royalties per la città». Puntuale e

CITTÁ

COLONNA INFAME di Gianpaolo Pensa

Mennitti-Guastella: imbarazzante performance futuristaA molti non è passato inos-servato il battibecco pubblico tra il sindaco Mennitti ed il professore universitario Mas-simo Guastella, durante la cerimonia di inaugurazione della mostra sul futurismo a Palazzo Nervegna, la sera del 22 gennaio scorso. Guastella incrocia il sindaco e gli tende la mano per salutarlo. Mennitti stringe la mano ma fa pre-sente al critico d’arte che non

ha gradito le sue dichiarazioni in un’intervista pubblicata da Quotidiano. Il primo cittadino non aveva digerito le critiche del professore, che aveva par-lato di una inutile commissione voluta dal Comune per decidere cose che erano apparse già decise a tavolino. Però qual-cuno avrà riferito in maniera errata al sindaco il contenuto dell’articolo: Mennitti va giù pesante, dice che Guastella ha

parlato di “tranello”, si arriva ad accuse verbali imbaraz-zanti, con Guastella che invita il primo cittadino a rileggersi l’articolo, ed a scommettere una cena se dovesse trovare la parola tranello nell’articolo. Due minuti dopo qualcuno chiama la redazione di Quo-tidiano e si fa leggere l’inter-vista. Il sindaco si accorge di aver sbagliato: Guastella non aveva usato quelle parole. I due

veloce, il giorno dopo, è giunta la precisazione del capo dell’uf-ficio di gabinetto del sindaco Mennitti, Angelo Roma, che il 16 gennaio ha immediatamente scritto a Di Donna per precisare che «non risultano aperti altri tavoli istituzionali con l’Enel che hanno visto impegnato o invitato il Comune».Intanto l’Enel ha preso tempo per valutare le richieste della Commissione sviluppo, tra le quali figurano sconti sulle bollette dei brindisini, e l’eliminazione della bolletta di oltre due milioni di euro che ogni anno la società fa pagare al Comune.Un altro incontro era stato programmato per fine gennaio, ma la sensazione è che questo prendere tempo avrà un gran bel risultato: la legislatura scadrà e di Enel forse si riparlerà con il nuovo sindaco. Tutto ricomincerà da capo. E nulla cambierà.

si incontrano di nuovo nella piazzetta antistante Palazzo Nervegna. Il sindaco chiede scusa, i due si danno la mano e Mennitti dice: «Scegli il risto-rante».Siparietto niente male in una serata di gran cultura. Una performance certamente futu-rista, che si sarebbe potuta evitare se qualche consigliere del sindaco fosse stato più informato. O più colto?

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Rino Fontò (Diego) Marco e Paola Spagnolo (Spagnolo Sport)

Pietro Nuzzo (gioielleria Lo Scrigno) Dario Schina (Ristorante L’Araba Fenice)

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IN COPERTINA

IL FOTOREPORTER BRINDISINO HA SCRITTO CON IL VATICANISTA DEL CORRIERE DELLA SERA, LUIGI ACCATTOLI. UN LIBRO SUL PONTEFICE PIÙ AMATO. ECCOVI IN ESCLUSIVA UN BRANO DEL VOLUME: È IL COMMENTO ALLA FOTO DI COPERTINA, L’ULTIMO SCATTO DEL PAPA VIVO.

COMMERCIANTI DEL CENTRO

Quelli che resistono alla crisi

Angelo Morleo (Caffé C’est La Vie)

Mimmi Stifani (Stifani)

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IN COPERTINA

Iin questi ultimi anni molti negozi del centro hanno chiuso bottega. Per varie ragioni: la crisi

economica, la desertificazione dei corsi, l’arrivo dei centri commerciali e delle loro gallerie. Ma ci sono anche tante altre attività che hanno saputo resistere e che continuano a lavorare con dignità e con un ritorno economico che, seppur affievolito rispetto al passato, consente di poter guardare al futuro senza timori di dover abbassare la serranda. È a questi commercianti, ristoratori, titolari di bar e di altre attività commerciali che abbiamo voluto rivolgere lo sguardo e dedicare la copertina. Perché meritano di essere messi in vetrina loro, per una volta. Diciamo che li ringraziamo per aver deciso di resistere e per aver saputo resistere in un periodo drammatico. E perché tentano con i loro sforzi di far rimanere vitale il cuore della città.Nel settore abbigliamento esempi di negozi vincenti non ne mancano di certo. Sono quelli che hanno fatto della qualità e del rapporto con il cliente il faro della propria attività. Diego, Stifani, Alfiero, Noha, pur risentendo dei morsi della crisi, hanno saputo conservare la propria clientela. Qualcuno tra loro l’ha anche aumentata. E non c’è certo la pubblicità alla base del loro incremento, anzi, molto spesso i titolari di questi negozi non prevedono budget per azioni di marketing e promozione.«Ormai sono 35 anni che svolgo questa professione», dice Mimmi Stifani, «e se continuo a farlo è perché garantisco ai miei clienti la qualità dei prodotti, prezzi giusti e una struttura accogliente». È in questi periodi che emergono i più bravi, quelli che sanno cogliere i cambiamenti per tempo, prima che essi ti travolgono, e sanno prendere le giuste decisioni nei tempi giusti. Lino De Stradis (Noha) è un altro commerciante che nel settore dell’abbigliamento ci sta da 25 anni: «Il nostro dovere è capire cosa vuole la gente, e in base a quello indirizzare i budget di spesa e i nostri acquisti. Poi è necessario darsi un target di

riferimento, proporre un prodotto di qualità, offrirlo con professionalità, garantire un servizio di alto livello. Tutte cose che riesci a fare se sei innamorato del tuo lavoro».Avere un target di riferimento: è questo, forse, il segreto del successo di negozi come Penny Black o Cantieri URA. Mentre stentano i franchising: la gente li trova nelle gallerie dei centri commerciali, difficile che i clienti li vadano a visitare in centro.Specializzazione è un’altra parola magica. Ci hanno creduto i fratelli

Marco e Paola Spagnolo, che spostandosi da via Palestro a corso Umberto sono addirittura riusciti ad accalappiare nuovi clienti: «Il nuovo punto vendita ci dà maggiore visibilità, e da quando siamo sul corso abbiamo molti più clienti “di passaggio”, quelli che si trovano a passeggiare, vedono la vetrina ed entrano per fare acquisti. Ma la scelta vincente è stata quella di specializzarci: offriamo calzature dei marchi più prestigiosi e soprattutto di tre sport, cioé calcio, basket e

running». La specializzazione e la professionalità, dunque, come risposta alla generalizzazione e al freddo rapporto commerciante-cliente che solitamente si registra nei centri commerciali.Lo conferma Pietro Nuzzo, titolare della gioielleria Lo Scrigno, in corso Umberto anche lui: «È il rapporto con i clienti che fa la differenza. È come lo si accoglie, come lo si tratta, che servizio gli dai, prima, durante e dopo la vendita. C’è una clientela che non chiede solo il prezzo, ma dal

commerciante si aspetta molto altro».Stare bene in un posto è, per esempio, quello che ci si aspetta quando si entra in un bar, o si va a mangiare fuori. Alla caffetteria C’est la vie, per esempio, è possibile poter prendere un aperitivo o fare colazione all’aperto, in vico Conserva, durante tutto l’anno, e questo è stato uno dei punti di forza del bar che hanno contribuito alla sua affermazione. Così come l’elegante ambiente interno, oltre all’offerta sterminata di paste e brioche, è alla base del successo

che sta riscuotendo il nuovo bar Manhattan, in corso Umberto I. E per rimanere in tema di negozi che vanno in controtendenza, non sarà sfuggito il buon momento di Tai Tu, che ormai è diventato una mini-catena di negozi: marchi importanti a prezzi importanti, una scommessa che in molti avrebbero dato persa in partenza in una città come la nostra. Evidentemente c’è lo spazio per tutti. Anche per chi propone vestiti ed oggetti di qualità a prezzi elevati. E poi,certo, ci sono i negozi che fanno

leva sul prezzo: il buon andamento delle vendite di negozi come 99 Cents (corso Garibaldi) e Magazzini Costanza (piazza Cairoli) conferma che ai consumatori piace l’idea di acquistare cose accessibili a tutti. Ma questa è una politica che può dare frutti solo in alcuni settori. Difficile metterla in atto nell’abbigliamento o negli accessori moda di una certa importanza. Quanto ai commercianti che non operano nel centro della città, beh, questa è un’altra storia. Di cui parleremo nel prossimo numero.

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CITTÁ

LETTERE

Integrazione e cultura«Salve Direttore, sono una brindisina “emigrata”in Romagna, vivo e lavoro da più di 10 anni a Ravenna, ma non ho mai cancellato le mie radici, anche se quasi 12 anni fa sono andata via, avvilita e ferita, dalla nostra città...Ho conservato moltissimi amici e fra questi ce n’è uno che scrive per voi: Mario Lioce. Ho letto tutti i suoi articoli, da quando lui stesso mi ha segnalato la vostra rivista che leggo su internet e che apprezzo. L’ultimo suo intervento, in particolare, mi ha col-pito, perchè si è occupato di un argomento a me molto caro: l’integrazione. Insegno a Cervia in un Istituto Alberghiero e mi occupo di attività legate all’integrazione degli studenti stranieri.Mi trovo d’accordo con buona parte di ciò che Mario ha scritto. Qui il tasso di immi-grazione è altissimo, come si può immagi-nare; a Cervia, nella scuola dove insegno, coordino un progetto tutto mio sull’Italiano da L2 a L1. In città purtroppo gli extra-co-munitari non sono tanto ben visti da una buona parte dei residenti ravennati e non: i bambini stranieri hanno meno difficoltà a trovar posto negli asili e scuole materne, per ovvii motivi di reddito...Dell’articolo di Mario mi è piaciuto lo stile pacato, ma efficace e penso in generale che una rivista così ci voleva a Brindisi, per quei pochi brindisini rimasti che hanno voglia di leggere qualcosa di buono e che sono anche in grado di capire ciò che leggono...Un consiglio da prof: sfruttate firme come Mario Lioce, perchè la sua penna, che può sembrare un po’ aulica, serve ad elevare i lettori abituati a Brindisi ad un linguaggio a mio avviso un po’ troppo elementare; se poi vogliamo Brindisi capitale della cultura...».

Pia [email protected]

Cara Pia, semplicemente grazie.fabio mollica

APPUNTAMENTI in collaborazione con www.eventibrindisi.com

Massimo Ranieri al Verdi Massimo Ranieri porta in scena al Nuovo Teatro Verdi il suo show «Canto perché non so nuotare... da 40 anni». Coreografie di Franco Miseria. L’appuntamento è per il 25 febbraio. Informazioni sui prezzi dei biglietti al botteghino del teatro.

Difesa & divertimento Il corso “Kids” aperto ai bambini e ragazzi dai 6 ai 14 anni, mira a svilup-pare capacità di equilibrio e disciplina senza trascurare il piacere di conoscere nuovi amici e divertirsi facendo sport.Grazie alla capacità di attenzione matu-

rata con la pratica, i partecipanti saranno in grado di riconoscere una situazione di potenziale pericolo in qualsiasi luogo o circostanza.L’allenamento si realizza attraverso eser-cizi fisici di rafforzamento muscolare, postura, coordinazione, resistenza e streching specifici per bambini e preado-lescenti, alternati ad allenamenti psico-logici.L’obiettivo è aiutare il proprio figlio ecercare di aumentare l’autostima,iscrivendolo ad un corso di difesa perso-nale, insegnandogli a non rispondere agli insulti in modo da non dare soddisfazione a chi lo stuzzica.

Metropolitan Gym, Via Bezzecca 31.

MusikarteProssimi appuntamenti della sesta sta-gione concertistica “Euterpe Brundisium Classica”, organizzata dall’associazione Musikarte di Brindisi, la cui direzione artistica è affidata alla prof.ssa Anna Maria Sabino Pasquale. Il 7 febbraio, concerto per clavicembalo, Sala Rossini, Istituto Alberghiero, Paolo Loparco e Anna Maria Sabino Pasquale. Il 21 febbraio, Tango 3, Salone della Provincia. Per informazioni sull’acquisto di biglietti o abbonamenti: 349/1721044.

SANITÁ

Al Perrinopresto la Pet TacDottor Mario Criscuolo, tra poco anche l’Ospedale Perrino avrà la Pet Tac.L’acquisizione della Pet-Tac rappresenta il coronamento di un “sogno” che i pro-motori del Comitato Pet-Tac prima, ed i fondatori della Fondazione omonima (che presiedo) successivamente, hanno portato avanti in questi anni. Perché pensaste di costituire questo Comitato? Perché ancora una volta il territorio di Brindisi era stato penalizzato nelle scelte politiche regionali. La Pet-Tac, strumento importante nella diagnosi e nel moni-toraggio della terapia dei tumori era stato ipotizzato in tutte le province della Regione Puglia (finanche nella BAT), ma non a Brindisi.Chi si è dimostrato maggiormente sensi-bile all’iniziativa?Come sempre accade c’è chi risponde con grande entusiasmo e chi si dimostra “freddo”, anche per una certa diffidenza nei confronti di iniziative finalizzate a raccolta di fondi. Mi piace ricordare il contributo di un genitore che ha donato una cifra consistente in memoria del figlio prematuramente scomparso, di tanti pen-sionati che hanno donato anche 50 cente-simi, ed accanto a questi, alcuni Consigli Comunali (in realtà pochi), la Camera di commercio, le Forze da sbarco della Marina Militare, la Curia Arcivescovile, tante scuole, alcuni insediamenti indu-striali ed imprenditori locali che hanno contribuito in maniera più significativa.Mi sembra di cogliere una vena polemica; è così?In questo momento di soddisfazione sicuramente non c’è polemica, ma qual-che rimpianto sì, per quello che avrebbe potuto essere, per quelli che avrebbero potuto dare e non lo hanno fatto.Può essere più esplicito?Guardi, quando abbiamo cominciato la nostra campagna di solidarietà, abbiamo scritto a tutte le Istituzioni civili (in primis Provincia e Comuni), Militari, Religiose, agli Ordini Professionali, alle Banche, alle Industrie spiegando le finalità del progetto e l’importanza dell’apparecchiatura da acquistare e chiedendo a tutti un contri-buto alla causa. Una buona parte hanno risposto in maniera positiva, altri hanno declinato la nostra proposta e, per essere più espli-cito, tra questi il polo più rappresentativo della nostra provincia che non ha ritenuto opportuno sostenere l’iniziativa come se contribuire al miglioramento dei problemi di salute fosse meno importante dei con-tributi elargiti allo sport e al teatro.Altra nota di rammarico (e forse la più deludente) è legata alla scarsa disponibi-lità dimostrata da tanti colleghi ed opera-tori sanitari della nostra Asl.

All’inizio dell’attività, in accordo con l’al-lora Direttore Generale, Scoditti (che tanto si è adoperato per l’attivazione dell’iter burocratico per avere la Pet-Tac a Brindisi) avevamo richiesto a tutti i dipendenti ospedalieri di contribuire cedendo un’ora “una tantum” del proprio stipendio alla nostra causa; su oltre 4.000 dipendenti circa il 10% ha risposto in maniera posi-tiva. Non faccio ulteriori commenti!.

Quale sarà, a questo punto, il futuro?Abbiamo già riferito al dottor Rollo, attuale Direttore generale della Asl che, rispet-tando le finalità e gli scopi per i quali era sorta, la Fondazione devolverà i fondi raccolti in questi anni alla stessa Asl, non appena tale strumento diverrà operativo nel nostro Ospedale, cosa che permetterà di diminuire tanti viaggi oltre città ed anche oltre regione per problemi diagno-stici tumorali.

Mario Criscuolo

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IDEE

PROPOSTA N. 5LA CULTURA

CHE CI MANCAIl professore Massimo Guastella, il giornalista Leonardo Sgura,

il sociologo Lele Amoruso. Dopo la candidatura di Brindisi a Capitale europea della Cultura nel 2019, tre brindisini che di cultura se ne intendono,

dicono la loro sulla proposta del sindaco.

Aqualcuno è sembrata una boutade eletto-rale. Qualcun altro l’ha presa sul serio. E qualche altro ancora

ha sospeso il giudizio, in attesa di conoscere i contenuti della proposta. La proposta è quella, avanzata dal sindaco Mennitti, di candidare Brindisi a capitale europea della cultura del 2019. Noi, a prescindere dal son-daggio ironico pubblicato sul nostro sito, abbiamo deciso di affrontare l’argomento in maniera molto seria. E abbiamo voluto ascoltare le opinioni di tre brindisini che con la cultura hanno a che fare quotidianamente. Si tratta di Massimo Guastella, docente di Storia dell’arte contemporanea all’Università del Salento; Leonardo Sgura, volto noto del Tg1, e del socio-logo Emanuele Amoruso.

Brindisi capitale europea della cul-tura: vi pare possibile?Guastella: «So che non è una bou-tade. E so che è un intelligente escamotage di politica comunale che potrà consentire di ottenere finanziamenti. Il consulente che l’ha suggerito sarà persona intelligente, e in tal senso, l’amministrazione bene fa a cogliere utili opportunità simili a questa. Ciò nonostante ritengo che aspirare a divenire capitale della

cultura potrebbe tradursi in un ruolo a noi non proprio, che ha bisogno di essere programmato e sedimentare su basi, cioè idee, risorse e azioni con-crete per raggiungere mete concrete e non effimere. Non intendo essere pessimista e neppure scioccamente ottimista - chè qualcuno già si sente capitolino culturale -; il mio vuole essere l’atteggiamento scettico pro-prio della metodologia scientifica che intende raggiungere esiti attraverso il dubbio. Ed auspico che, se la succes-sione degli step che traguarderanno la valutazione finale del concorso consentiranno alla comunità di fruire di una Brindisi più vivibile di quanto oggi è sotto gli occhi di tutti, la com-petizione tutta adriatica con Venezia e Ravenna sarà cosa buona. Gradirò - lo dico senza infingimenti retorici e

Brindisi capitale di civiltà. L’ho già detto altrove e ben prima del con-corso in oggetto. Mi ciedo e vi chiedo: essere effimera capitale della cultura e non risolvere le contraddizioni che ci pongono quotidianamente i temi che ho appena elencato e che rendono dura persino la sopravvivenza nell’at-tualità a chi gioverebbe? Ai soliloqui degli intellettuali e agli sproloqui dei politici… La meta che la classe politica brindisina che ci rappresenta e rap-presenterà dovrà raggiungere dovrà avere i tratti della concretezza. Sin da subito, dalla pianificazione, dalle competenze professionali impiegate, dall’utilizzo razionale delle risorse finanziarie e soprattutto a partire dal coinvolgimento attivo della comunità brindisina, che da tempo sollecita in ogni angolo della città maggiore

Guastella: “Vorrei un futuro da vera

capitale della trasparenza etica”

necessaria per produrre nel bene di tutti i cittadini, nessuno escluso».Sgura: «Il mio è un punto di osserva-zione piuttosto distante dalle vicende quotidiane brindisine (vivo da dieci anni a Roma, sia pure con grande nostalgia per Brindisi e i brindisini), ma credo di non sbagliare se dico che Mennitti ha fatto della cultura uno dei pilastri del suo mandato a Palazzo di Città. La sua è dunque una ambizione coerente.Ovviamente è anche una proposta che ciascun brindisino deve condividere e coltivare perchè sarebbe fantastico riuscire a ottenere un riconoscimento così alto e ambizioso.Ma la concorrenza è forte, anzi for-tissima: Venezia, in particolare, già icona della cultura internazionale per via della sua storia e unicità archi-tettonica, ricca di musei, blasonata dalla grande tradizione della Fenice,

neppure arrovellamenti sociologici - osservare per questa città un futuro da vera capitale della trasparenza etica, dell’impegno sociale, di accettabili indici d’occupazione che non costrin-gano i nostri giovani ad emigrare per trovare lavoro, di una alta qualità della vita, di salvaguardia ambientale, paesaggistica e urbanistica. Io sogno

attenzione. Altrimenti ci immoleremo per l’ennesima volta al colonialismo politico, professionale e culturale. Un rischio serio se tra i protagonisti delle scelte non saranno attentamente selezionati operatori di diversi set-tori appartenenti a questo territorio, caratterizzati innanzitutto da un comprovato profilo etico, condizione

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crescita, sostenibilità, inclusione sociale, qualità della vita? Perché non ci diamo il “progetto” di diventare in 10 anni città sostenibile, dalla parte dei bambini, per tutte le culture, senza

potenzialità vanno messe a frutto con flessibilità. Chiudere la partita solo sul bacino portuale, sulla città d’acqua o distorcere il messaggio che si lancia, complicherebbe piuttosto che favorire la grande competizione col mercato globale a cui vogliamo partecipare con profitto. La città d’acqua e la città di terra convivono: un tutt’uno indis-solubile! Unica identità, non rigida ma dalla prospettiva pluridirezionale».Sgura: «Brindisi Città d’acqua è un’idea affascinante. Tutte le città di mare dovrebbero avere un rapporto strettissimo con l’acqua: l’acqua è la città stessa perché ne accompagna l’evoluzione ed è una sorta di silen-ziosa protagonista capace di model-lare storia, economia e mentalità dei suoi abitanti.A Barcellona, ad esempio, è stato fatto un lavoro straordinario: con un progetto intelligente e ambizioso la

dell’università, degli artisti di oggi e del passato, della biennale dell’arte e del cinema... Insomma, Venezia dispone di credenziali oggettivamente imbattibili. E, come se questo non bastasse, Brindisi può opporle una storia che da secoli coincide con la sua forte vocazione logistica: porta d’Oriente è vero, ma nel senso più letterale del termine, commerciale e militare.Questo non vuol dire che si debba rinunciare al duello, per quanto impari: la politica a volte decide secondo schemi che guardano oltre, rivolgendo lo sguardo al futuro.E i progetti europei dell’immediato futuro puntano proprio a trovare una cerniera capace di avvicinare anche culturalmente oriente e occidente, per uscire da questi anni bui di contrap-posizione dura e illogica.In questo caso Brindisi avrebbe qual-

Da sinistra: Massimo Guastella, Emanuele Amoruso, Leonardo Sgura

che carta da giocare: è all’incrocio di culture diverse e secolari che si affacciano sul mediterraneo pronte ad avviare uno scambio vero e profondo.Perché allora non provarci?

Amoruso: “Perché non pensiamo a

diventare, in 10 anni, Città sostenibile”Amoruso: «Proviamo? Esistono pre-condizioni? Occorre impegnarsi per “realizzazioni”? Come facciamo a far sentire un croato, un rumeno, un inglese, un francese, una danese, un norvegese, un italiano (e via discor-rendo) che Brindisi li rappresenta per un anno? Cosa accadrà, ma anche accade, in questa città mediterranea nella quale riconoscersi? Quale ”cul-tura” diventa progetto socio-culturale che affermi “valori” sovra locali in coerenza con le sfide europee della

barriere, della musica anziché degli scacchi; una città amica…?».E di Brindisi Città d’acqua che idea vi siete fatti?Guastella: L’ho già detto: Brindisi per storia, tradizione, vocazione, cioè identità, è globalmente città “terrac-quea”. La piattaforma dello sviluppo possibile e sostenibile del territorio deve mirare tanto ai settori marittimo, portuale e costiero, quanto su quello terriero, urbano sino alle periferie; dunque dell’entroterra. Tutte le sue

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IDEE

città è entrata nel mare riapproprian-dosi di spazi un tempo abbandonati e decadenti. Gli effetti si sono allargati a macchia d’olio contaminando tutti i quartieri della marina, che insieme al “water front” sono rifioriti in un fer-mento di iniziative.Brindisi non è Barcellona, d’accordo, ma vi sono esempi su scala minore che hanno funzionato con identici risultati. L’idea è dunque eccellente: ma ha bisogno di progettisti bravi e grandi risorse finanziarie».Amoruso: «Diverse città che hanno vissuto già l’esperienza di “capitale della cultura” hanno puntato molto sulla “rigenerazione” urbana, immagi-nando un diverso modo di dare vitalità ai luoghi, ma anche alla stessa “mac-

urbana, dagli arredi alla realizzazione e cura degli spazi verdi; nonchè la cre-azione delle isole pedonali. Ricorde-rete che che sin dalle amministrazioni di Antonino avevo avvertito dell’as-senza di un piano organico di riquali-ficazione urbana. Un’anarchia opera-tiva totale. La mano destra non sapeva cosa faceva la sinistra. Talvolta la fretta di ottenere finanziamenti in scadenza ha prodotto “ gattini ciechi”. Talaltra direi che è stato anche peggio... Lo affermavo malgrado gli interventi operati trovavano al momento la buona considerazione della gran parte dei cittadini, che richiedavano leggittimamente una città dal vestito nuovo, mentre nessuno consigliava loro nuovi e contemporanei modelli

qualche linda cittadina del nord (Italia o Europa non fa differenza), ci siamo chiesti perché noi non siamo mai riusciti a trattare la nostra città con la stessa cura e decoro. Sappiamo che la risposta, anche in questo caso, viene dalla storia: il senso civico è figlio del nostro senso della comunità e questo non può essere stabilito con una delibera municipale, anzi. Più che il senso dell’appartenenza, la storia ci ha inculcato il senso della sudditanza che di solito genera subordinazione e distacco dalla cosa pubblica.Ma in questi ultimi anni abbiamo fatto generosi passi avanti. Brindisi è molto cambiata, va detto. E un po’ alla volta mi pare che stiano cambiando (in meglio) anche i brindisini. Poi non dimentichiamo che per farsi e mante-nersi belli ci vogliono soldi, molti soldi (privati quanto pubblici) e non mi pare che la situazione economica della città sia particolarmente florida».Amoruso: «Proviamo una definizione (solo per orientarci, non dogma): la Cultura è dare senso, significati al mondo reale. Essa ha da sempre la funzione di far uscire dal “caos” e costruire il “kaosmos”. Essa è “critica dell’esistente” e come tale produce i cambiamenti e il “futuro”. La cul-tura non è quindi “spettacolo” come siamo indotti a “vivere” dall’affermarsi della società di massa, dei consumi di massa, della “società dello spet-tacolo” (situazionisti docet). Occorre tenere distinte concettualmente le “forme” storico concrete che essa assume (spettacoli, libri, architettura, stili di vita, usanze ecc.) da ciò che dentro ognuno di noi le determina. Per questo oggi si deve tentare di riunificare il senso di ciò che “cer-chiamo” con forme non passive di realizzazioni concrete. Per questo occorre tenere uniti i “valori”, e la prassi coerente, di cultura, qualità della vita, partecipazione. La città è quella che determiniamo con i nostri comportamenti-bisogni: non basta certo il “commesso viaggiatore” di arredi urbani omologati e omologanti a segnare l’esperienza che facciamo del “flusso dei luoghi” nei quali siamo costantemente immersi. La stessa “identità” e appartenenza ad un milieu si costruisce nella “quotidianità delle pratiche urbane” individuali

china urbana”, per ricreare continua-mente “ambiente sociale e ambiente culturale”. La vera dimensione in cui collocare le politiche delle trasforma-zioni urbane è legata alla concezione della città come “sistema sociale globale”. Ciò significa contemperare l’azione di più soggetti, delle relazioni che instaurano, della formazione di gruppi sociali, movimenti, istituzioni, organizzazioni. Nel sistema sociale si vivono legami di complementarietà e di competitività, di spazi funzio-nali, di luoghi carichi di significati simbolici, di arena per conflittualità di ogni genere, di differenziazione e omologazione, di compresenza di dimensione economica, politica e socioculturale. In quanto tale la città origina e riflette i cambiamenti sociali. Per questo la rigenerazione del “fronte mare” non può ridursi né a sperimen-tazioni di archistar né a speculazione edilizia, tanto meno ad un, seppur evocativo, slogan».

Cultura è anche arredo urbano, spazi verdi, isole pedonali. Concordate?Guastella: «Da oltre un decennio si è avviata un’azione di rivisitazione

di sviluppo urbanistico. Non mi era facile remare controcorrente all’epoca del grande consenso: la fragilità di scelte urbanistiche, d’arredo, di manutenzione, di traffico, di gestione del verde pubblico, di tutela monu-mentale e dell’ambiente, lo dico con dispiacere, sono oggettive oggi. Abbandono e degrado. Se il centro città fa sforzi per una nuova facies, gli altri quartieri collassano. Voglio citare ancora una volta la condizione del Parco del Cesare Braico. I cittadini che lo frequentano ne hanno fatto una bandiera di riscatto. Ma i politici nostrani lo conoscono? Anche per questo voglio augurare a Brindisi di diventare capitale di civiltà ossia un modello esemplare per il Mezzogiorno e il bacino mediterraneo».Sgura: «No, ritengo che siano due cose distinte. Ma decoro, ordine, rispetto per la cosa pubblica, rispetto e sensibilità verso gli altri sono momenti fondamentali attraverso cui esprimiamo il nostro senso di appartenenza alla collettività; sono quei piccoli grandi gesti con cui dimo-striamo l’orgoglio di appartenere a una cosa più grande di noi, di sentirci parte di una società che vuole stare in armonia. Quante volte, ospiti in

Sgura: “La città è già cambiata in

meglio. Ora non servono facce nuove

ma progetti di rinnovamento”

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e collettive. Per questo la cultura è prima di tutto “relazione”, poi…».

E un cambiamento di facce può essere un progresso culturale?Guastella: «I volti, se vecchi o nuovi, può essere un dato di non poco conto. Ma è imprescindibile la forza morale che caratterizzerà i futuri protagonisti delle strategie politiche su Brindisi. Bisogna che siano “nuovi” tanto gli uomini quanto i loro comportamenti per il bene della comunità. Si potrà intravedere il “ nuovo”, il progresso civile e politico e perchè no culturale se il futuro sarà traguardato all’inse-gna del servizio. Non bisogna più dare albergo agli opportunisti, ai trasfor-misti, ai mestieranti e neppure agli accattoni della carica e del beneficio politico-istituzionale! Il cambiamento o sarà etico o non sarà. Vale per Brindisi . Vale per il Paese. Allora sarà vero progresso cul-turale».Sgura: «Questa è una domanda com-plicata. Provo a rispondere con una

cessi che per via della globalizzazione produttiva e finanziaria ormai nessuno Stato riesce più a controllare con le proprie forze.I “volti” andrebbero scelti solo dopo, e non è detto che debbano necessa-riamente essere “nuovi”. Quelle che servono non sono “facce nuove”, ma facce (persone) pronte a impegnarsi pubblicamente in progetti di rinno-vamento e altrettanto pronte a farsi da parte quando dovessero rivelarsi inadeguate agli impegni che avevano sottoscritto.Questo potrebbe accadere però solo se tutta la comunità sarà pronta a recuperare un rapporto “diretto” con la politica, senza deleghe in bianco, perché la politica è solo lo strumento con cui ciascun cittadino deve preten-dere di occuparsi della cosa pubblica.Mi rendo conto di dire una cosa enorme, che richiede un vero e pro-prio patto sociale che tutti dovrebbero essere chiamati a sottoscrivere. Ma non vedo altre strade».Amoruso: «Quali volti? Mettiamola

Guastella: “Bisogna che siano nuovi

gli uomini e i loro comportamenti”

libera riflessione e un esempio: all’ini-zio degli anni 90 abbiamo assistito in Italia a un profondo ricambio di “volti” nella sfera pubblica. Un ricambio provocato da un ciclone giudiziario e una tensione giustizialista con cui fu travolta una intera classe dirigente.Nessuno ebbe chiaro quello che stava accadendo: il sistema era in crisi non per via dei singoli che lo gestivano, ma perché il modello e i progetti non erano adeguati a un Paese che era cresciuto e aveva bisogno di guardare al futuro migliorando la sua organiz-zazione produttiva, politica e sociale.Non so se la questione può ritenersi superata e risolta. Ma sono convinto che rinnovare non vuol dire limitarsi a cambiare le facce di quelli che coman-dano o governano. Mettere un pilota nuovo alla guida di una vettura scas-sata non cambierà il risultato.Ci vogliono invece progetti nuovi, proposte nuove, capaci di governare il presente e la transizione verso un futuro reso sempre più incerto da pro-

così: immaginiamo la vicenda di una comunità-collettività come una partita di pallone, durante la quale gruppi diversi di giocatori tentano di “guada-gnare terreno” e fare goal.Nella nostra città scendono in campo sostanzialmente coloro cui piace giocare a “catenaccio”, diversamente motivati. Il gioco “chiuso”, il catenac-cio, non si aprirà mai. Ci sono altri che vorrebbero giocare “all’olandese”, cioè in maniera aperta, leale, inno-vativa, creativa. Sarebbe un “giocare” che farebbe divertire di più e, cosa importante, potrebbe far divertire e far giocare, tutti. I volti esprimono punti di vista, progetti, piani (non sempre edificanti): se la partita è “giocata” da catenacciari il risultato potrà difficil-mente spostarsi dallo “statu quo”. Ma la vera domanda è: dove sono, quanti sono quelli che vogliono veramente “giocare all’olandese” in questa città-comunità?».

I SONDAGGI DI www.tbmagazine.itLa candidatura di Brindisi a capitale europea della cultura è per voi:Una gran cazzata: 154 votiUn’idea geniale: 47 votiMeglio non esprimersi: 10 voti

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Le dita nel naso di Dario Bresolin

Il microfono, le tre fiammelle ed il cuoreNon è al microfono che bisogna parlare. Si deve parlare alle persone, con le persone.

Negli anni ’70, lo ricor-deremo in molti, c’era un vezzo

tutto italiano e meridionale di accessoriare la propria auto-mobile di simboli ed oggetti che potessero in qualche modo personalizzarla. Il nome della moglie del conducente scritto in metallo e attaccato sotto il parabrezza. La piastrina adesiva con “Vai piano”, la coda di pel-liccia che pendeva dallo spec-chietto retrovisore, le “capi-sciole” di San Cosimo attaccate alla punta delle antenne delle autoradio.Simboli di appartenenza ad un gruppo, ma non ho mai capito quale.Se ancora oggi potessimo esi-bire quegli “accessori”, oggi un tantino zambri ma a quel tempo così normali, nelle automobili di qualcuno dovremmo trovare l’immaginetta calamitata con su il volto di San Francesco di Sales e la scritta “Non dire puttanate”.Quel santo è il patrono dei giornalisti. L’ho scoperto nei giorni scorsi perché sono stato amichevolmente trascinato ad un incontro con Monsignor Talucci, il nostro arcivescovo, nel giorno dedicato a San Fran-cesco di Sales. Un momento di preghiera e di riflessione nella cappella che è stata luogo di preghiera del Santo Padre durante la Sua visita nella nostra diocesi.“Usate quei mezzi per comu-nicare, usate ciò che la tecno-logia mette oggi al servizio del

mondo e delle persone.” Un invito, che andrebbe sempre più spesso ripetuto, a voler godere di questi strumenti come strumenti, non come fine ultimo della propria attività.Mentre l’Arcivescovo parlava, la mia mente è andata indietro di molti anni quando, allora “eletto” fra pochi, ero fra quelli che “parlavano alla radio”. Sembrava fosse un gioco. Sce-gliere il disco del momento, annunciarlo, attendere la telefonata di chi ti ascoltava per una richiesta o per i com-plimenti. Sembrava fosse un gioco, eppure era una cosa seria. Per me è sempre stata una cosa seria. Non avete idea di cosa significhi “alzare il cursore del mixer” per “aprire il microfono” e parlare. Ogni volta è una volta nuova. Biso-gna mettere in ordine i pensieri per offrirli a chi sta dall’altra

cercato di rendere concreto.Ieri ho sentito un po’ gli occhi lucidi ricordando queste cose perchè pensavo ad una persona in particolare. Una persona bella, sorridente, piena di vita, con tante cose da fare. Una persona che “bucava il microfono” come pochi, cioè… sembrava che ti fosse accanto, accanto ad ognuno, con le parole che ognuno si aspettava dicesse. Una persona che parlava a ciascuno dei suoi ascoltatori.Quella persona, che il destino ha violentemente strappato via dalla nostra vita ma non dal cuore, era Marilina. Non ricordo di aver mai conosciuto una persona così “vera” davanti al microfono. Era capace di star male con chi stava male e di ridere con chi era sereno. La immagino, oggi, che parla lassù, senza fermarsi mai, a chi

spesso di riscontrare che la verità non è mai una. Capita di accorgersi che c’è gente che parla “al microfono”, come se il mondo finisse lì. Parlano davanti alle telecamere spesso per il bisogno di soddisfare narcisismi. Freud forse le chia-merebbe “Psicopatologie della messa in onda quotidiana”. E si avverte che la verità viene “coperta” invece che “sco-prirla” agli altri. Eppure chi scrive, chi parla, chi è in video, chi informa entra nelle case. Lo fa spesso senza bussare. A volte con la violenza dello stesso volto riproposto cento volte al mese, quasi dappertutto. Con le dichiarazioni annunciate, espresse, smentite, riproposte, riciclate.Poi ci sono quelli seri, in linea con un’etica a volte più per-sonale che professionale, che pensano mille volte prima di

e modi diversi, gli usi ed i costumi dei popoli attraverso le parole semplici, in una lingua sempre approssimativa ma condivisa, delle persone che stanno in due punti diversi di una sola terra, uguale dapper-tutto.Una volta, era il mio comple-anno, ero in videochat con una mia giovane amica cinese che vive in Malesia. Mi chiese di “aprire la webcam”. Io vedevo però un’immagine nera, come se la cam fosse spenta. Lei mi disse: “Please, be patient. Wait a few seconds.” (Per favore, sii paziente. Aspetta qualche secondo).Cominciai a vedere dei punti luminosi che si avvicinavano al centro dell’immagine. Pochi secondi dopo quei tre punti luminosi diventarono tre fiam-melle, tre lumicini su di un vas-soietto. E la frase nella finestra del messenger: “This is my gift for you. Happy birthday, Dario. The God of all the people bless you” (questo è il mio regalo per te. Buon compleanno, Dario. Il Dio di tutte le persone ti bene-dica). Virtuale quanto volete, io ne fui commosso.Il tutto con due webcam, un collegamento frutto del pro-gresso e della tecnologia, ma usato da due persone che ave-vano qualcosa da dirsi. Parole che andavano al di là di tutto.Se non si ha niente da dire, niente da offrire, niente da porgere e senza una verità che sia vera… a che servono questi mezzi?

OPINIONI

“Chi opera nel settore dell’informazione

non può non sentirsi impegnato

a comunicare la verità” (Benedetto XVI)

parte. E lì ci sono persone, menti, cuori, età, lavori, sogni, pensieri, idee fra loro diversis-simi. Io sono stato fortunato anche allora, perché mi dissero che “il microfono è solo lo strumento con il quale tu puoi parlare. Non è al microfono che devi parlare. Devi parlare alle persone, con le persone. E “sentirle”, anche se loro non parlano con te”. Un grande insegnamento che ho sempre

le sta intorno, in una luce bel-lissima, con il microfono colle-gato al suo cuore generoso.“Chi opera nel settore dell’in-formazione non può non sen-tirsi impegnato a comunicare la verità”. Sono le parole di Benedetto XVI. La frase è troppo lunga per metterla su di una piastrina con la calamita ed attaccarla ai microfoni, alle telecamere, ai computer di una redazione. Eppure capita

scrivere o pronunciare una sola parola. Parlando di internet, Monsignor Talucci invitava a considerare la limitatezza di alcuni rapporti che nascono in tempo reale tra parti del mondo così lontane e diverse. La “virtualità” non è “realtà”. Eppure tante amicizie, e a volte qualcosa di più impor-tante, nascono proprio grazie a questa presunta “virtualità”. Si conoscono mondi diversi

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CHIESAIl Brindisi della famiglia Barretta è primo in classifica e campione d’inverno. La squadra guidata da mister Silva gioca bene, realizza tanti gol e fa finalmente sogna-re i tifosi. Grazie alle prodezze di Chiesa, Galetti e Moscelli, alla sicurezza di Fiore, Trinchera e Taurino, e all’apporto importantissimo di un gruppo di giovanissimi (pri-mo fra tutti il diciannovenne Lenti, già nel mirino di grandi club di serie A) quest’an-no la C2 non dovrebbe restare un sogno. Avanti, continuate così!

I POSTER DI TB

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I POSTER DI TB

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ECONOMIA&AMBIENTE

Ccaro Direttore,colgo l’implicita - e presumo intenzio-nale - provocazione contenuta nel tuo

editoriale per intervenire, anche se i tempi di una pubblicazione men-sile non si prestano agevolmente a riprendere argomentazioni soprattutto se delicate. Principiamo, come usa dire Camilleri, e in onore del dirigente della Brindisi Lng Enrico Monteleone, proprio con la sua «intervista» su TB, perché uso le virgolette? Perché - non me ne volere - questa pare più un comunicato, una sorta di soliloquio, intercalato con delle domande che paiono poste a posteriori per renderlo più leggibile. Il potere induce alla compiacenza, e la British Gas è assai potente, tanto da aver indotto l’allora premier inglese Tony Blair a chiedere e ottenere la promessa di Silvio Berlusconi per la costruzione del rigassificatore nel porto di Brindisi, una scelta davvero demenziale e irresponsabile. Compia-cenza è anche non porre, nelle varie occasioni giornalistiche, alcuna do-manda “imbarazzante” al rappresen-tante della società “inglese”, e forse proprio per questo il personaggio è permeato da un ché di spocchiosa e

altezzosa sicurezza. Ritengo che chi fa informazione, nel trattare argomenti importanti per la collettività, debba fornire pari opportunità ad ogni posizione. Hai scritto «tutti addosso alla Lng, tutti zitti con l’Enel che finanzia il basket e il teatro» … «come se le centrali elettriche alimentate a carbone non inquinassero», continui dicendo di non comprendere «questa ostilità nei confronti di un impianto che non c’è» e che questo non ti «sembra così in-quinante e pericoloso» e ti meraviglia il «silenzio assordante nei confronti di altri insediamenti industriali». Asserzioni che non hanno fondamen-to. La posizione su tali questioni è datata, nota e netta, non v’è da parte di alcun movimento una posizione di accondiscendenza nei confronti di chicchessia. Semmai sarebbe il caso

di approfondire le «strane» e sotterra-nee alleanze trasversali di una parte della politica col mondo imprendi-toriale, come vogliamo chiamarla, la lobby del carbone, del gas, degli affari? Inoltre, sfido chiunque a trovare nelle motivazioni portate a soste-gno della contrarietà all’impianto di rigassificazione un solo riferimento al suo inquinamento, le argomentazioni sono ben altre. E poi, non ce lo siamo mica sognato noi che il rigassificatore è un impianto pericoloso, guarda caso anche il ministero lo classifica come impianto “ad elevato rischio di incidente rilevante”, sarà un capriccio burocratico? Come si fa a parlare di «strani silenzi», l’Amministrazione provinciale, ad esempio, ha avuto un ruolo importan-te sulla questione “carbone”: il seque-stro del carbonile non è avvenuto per caso, l’impegno dell’Enel a coprire il suo neanche. Dimenticarlo è ingene-roso, o è distrazione. Forse ci saremmo dovuti stendere sui binari perché qualcuno si ricordasse delle critiche espresse sulle sponsoriz-zazioni sportive, culturali e beneficen-ze varie. Anche un orbo riuscirebbe a vedere a occhio nudo quanto inte-resse (e quanto ritorno) vi sia da parte di costoro per accreditarsi un’imma-

»ALTRO CHE SINDROME DI NIMBY, COME DICE MONTELEONE! I BRINDISINI CHIEDONO SOLO DI RIEQUILIBRARE LEGITTIMAMENTE CERTE SITUAZIONI»

gine buonista. Sulle varie donazioni (autoambulanze, apparecchiature o servizi sanitari ecc.) forse è appena il caso di rilevare che la vera generosità non si rende nota, né si consente che lo sia. Mi hanno insegnato che la ge-nerosità fa il paio con la riservatezza, altrimenti è qualcos’altro. Le industrie devono prima di ogni cosa rispettare il territorio dal punto di vista ambien-tale, per non fare terra bruciata come hanno fatto sinora, e non deludere le legittime aspettative occupazionali. Solo dopo che ciò è avvenuto, si possono avanzare richieste per - come li chiama Monteleone - i «cosiddetti “social investment”, investimenti nel sociale». «Investimenti nel sociale» il termine è tristemente significativo già di per sé e non è il caso di dilungarsi. Chiedere alle aziende simili interventi quando devono ancora ottemperare ai loro doveri confonde le idee, può in-durre a farli eludere. Purtroppo ancora oggi vi sono molte questioni irrisolte, da anni permane un teso clima di conflittualità sociale che impedisce, di fatto, la progettualità e la pianificazio-ne di uno sviluppo che si diversifichi da quanto è stato perseguito sinora. Se Monteleone si dichiara vittima della sindrome di Nimby (not in my back yard, non nel mio giardino), vuol dire

LNG: “ECCO PERCHÈ DICIAMO ANCORA NO”Giorgio Sciarra, del fronte ambientalista, risponde alle nostre provocazioni, e spiega i motivi di quanti continuano a non volere l’impianto di rigassificazione del gas metano a Brindisi

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che siamo davvero alle comiche. Se vi sono delle città che non possono essere accusate di essere affette da tale sintomatologia, Brindisi è certo fra queste. Forse non è stato informato in modo compiuto poiché sembra ignorare che il nostro territorio è stato dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale (DPCM 1999, DPR 23.4.1998) nonché sito inquinato di interesse nazionale (L. 426/98). Qui vi sono fonti rilevanti di inquinamento atmosferico come le centrali termoe-lettriche (circa 5.000 MgW, otto milioni di tonnellate annue di carbone che inquinano le campagne, la centrale Enel di Cerano è il maggior “produtto-re” di CO2 con effetto climalterante), qui c’è uno dei maggiori stabilimenti petrolchimici europei, e se oggi si è ridimensionato i guasti ambientali e i guai occupazionali ereditati sono commisurati al suo passato “splen-dore”. Qui si vorrebbe fare di tutto di più, ricordate la torcia al plasma, l’inceneritore di rifiuti ospedalieri e chi ne ha più ne metta? Più che di Nimby, quindi, credo che si tratti della volontà dei brindisini, avendo già dato, di riequilibrare legittimamente la situazione. E non mi sembra il caso di minacciare ad ogni piè sospinto un risarcimento tanto da capogiro che il dirigente intervistato non ci vuol neanche pensare, credo che questa sia una subdola forma di intimidazione. Si pensi piuttosto a quello che sarà chie-sto dalla nostra comunità alla società inglese che il 4 febbraio prossimo deve iniziare a difendersi dinanzi alla Magistratura. Inizia, infatti, la fase dibattimentale del processo penale intentato contro la British Gas Italia accusata di illecito amministrativo per non avere adottato modelli di organizzazione idonei a prevenire i reati di corruzione contestati ad alcuni suoi alti dirigenti. Perché l’ingegnere non tocca questo argomento, pensa che l’aver fatto “sparire” dalla scena i dirigenti coinvolti penalmente possa far dimenticare ciò che è stato ormai ammesso da alcuni inquisiti? Ma è mai possibile che questa città debba rimanere inchiodata da lustri nella rivendicazione dei propri diritti, chi trae giovamento da questo stato di impasse? Non si può rimanere succubi di una monocultura industrialistica come se non vi fossero altre strade, questa città ha bisogno di essere

rifondata nella coscienza sociale e nel senso di appartenenza. Si deve poter lavorare per una crescita culturale cui l’università darà un significativo contributo e, a mio avviso, non si deve considerare una «cazzata» la candidatura di Brindisi a capitale della cultura, perderemmo anche il con-fronto con realtà più importanti, ma bisogna porsi sfide stimolanti, anche impossibili. C’è bisogno d’interveni-re sul tessuto urbano per riparare i danni sino ad ora causati (mi auguro si pensi seriamente alla possibilità di spostare la base navale della Marina Militare per riappropriarsi del Castello Aragonese, di centinaia di metri di banchina e dei tanti ettari che ri-darebbero ampio respiro alla città). Da anni si parla ma non si riesce a riqualificare il lungomare bloc-cati da piccoli in-teressi di bottega, come sono anni che si parla di traffico ma non si affronta in modo serio il problema cruciale, quello dei parcheggi. Leggo, in questi giorni, che è in programma un tunnel sotto la stazione ferrovia-ria per mettere in comunicazione il rione Commenda con il centro, perché non si approfitta di questi lavori per costruire anche un grande parcheggio sotterraneo, quale posto potrebbe essere migliore?Si potrebbe continuare ma mi rendo conto di aver abusato un po’ troppo della gentile ospitalità, insomma le possibilità per migliorare ci sono, ba-sta rimboccarsi le maniche e guardare un po’ più in là del proprio naso e non ripetere gli errori del passato.

Giorgio Sciarra

Nella foto a sinistra il plastico del rigas-sificatore. Sopra: il direttore generale di

Brindisi Lng, Enrico Monteleone.

LA LNG, LA BENEFICENZA, E LA SVOLTA VERA...

Caro Giorgio,come vedi, questo giornale dà spazio alla Lng

come alle tesi ambientaliste. Sor-volo sulle tue ingenerose parole riguardo all’intervista a Monteleone: le prendo come una provocazione. Ma ribadisco a te e ai lettori, specie a quelli ambientalisti, che questo giornale non è al soldo della Lng. Non ci hanno pagati per qualche redazionale nè per fare resoconti sui convegni. Ed è proprio per questo che possiamo dire apertamente quello che pensiamo nei loro con-

fronti. E nei confronti degli ambien-talisti. Sarò limitato e mi sbaglierò, ma io non riesco a vedere il demonio nel progetto del rigassificatore. E lo dico apertamente. Molti altri in città, non solo politici, in pubblico dicono no al progetto e in privato vanno a chiedere lavori, incarichi e pubbli-cità. Come tu ben sai. Quanto alle “domande imbaraz-zanti” che i giornalisti dovrebbero fare, concordo pienamente. Ma qui rischiamo di aprire un dibattito rovente sul ruolo della stampa brin-disina, con morti e feriti sul campo. E

la città di tutto ha bisogno, in questo momento, ma non certo di una guerra tra bande.Andiamo alle cose più importanti: dici che le associazioni ambientali-ste non sono mute dinanzi all’Enel e agli altri colossi industriali presenti in città. Vero. Ma non ricordo un corteo come quello fatto contro il rigassificatore? Hai scritto che la Provincia si è mossa contro i siti inquinanti, anche contro il carbonile dell’Enel. Vero, ma in questi cinque anni il carbone consumato in città è balzato da 5 a 8 milioni di tonnellate annue (dati dell’Autorità portuale).Quanto alle lobby del gas, del car-bone, degli affari, sarebbe ora di smetterla di parlare senza fare nomi. È da 20 anni che sento gli ambien-talisti parlare delle ecomafie e mai nessuna denuncia. Se a Brindisi abbiamo solo energia, carbone e (forse) gas, è naturale che ci siano aziende interessate agli appalti del settore. Sono aziende che hanno nomi, cognomi, proprietari, dipendenti. E usano le loro amicizie politiche così come le usano le aziende di comunicazione (editori e giornalisti compresi), le aziende edili e quelle di qualsiasi altro settore. Anche gli sponsor politici non sono poi così segreti: io vedo tutto alla luce del sole. C’è chi le ha da una parte, chi dall’altra.Quanto alla beneficenza, hai piena-mente ragione: sarebbe meglio farla senza farlo sapere in giro. Ma ormai tutti fanno dischi per beneficenza, libri per beneficenza, mostre per beneficenza (anche noi). Sarà pure per lavare la nostra coscienza, ma empre meglio che si faccia.Concordo anche con la parte finale del tuo stimolante intervento: la città ha bisogno di una svolta, e lo diciamo da cinque mesi. Una svolta vera. E come tu dici, ci sono progetti che da anni attendono di essere messi in atto. E tanti altri che potreb-bero essere realizzati. Io spero che nella prossima legisla-tura, a prescindere dal fatto che si tratterà di Mennitti, Errico o chi per loro, si parli molto meno di centrali e rigassificatore, e si ponga più atten-zione a questi progetti.

Fabio Mollica

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CULTURA

A Palazzo Granafei-Nervegna una mostra da non perdere sul più importante movimento d’avanguardia italiano

RITORNO AL FUTURISMOAPPUNTAMENTI

Cose da turchi a Camera a SudLa mancanza di un lavoro, il sogno di cambiare vita, l’opportunità di una borsa di studio. Così inizia l’avventura di Marta Ottaviani che un giorno lascia Milano per la Turchia, fuggendo da un mondo che le sta stretto per approdare a uno tutto da scoprire. Ma, arrivata a Istanbul, si rende conto che la realtà non è come l’immaginava. Tra modernità e tradizione, tra laicità e religione, tra Oriente e Occidente, la Turchia di oggi si presenta con mille volti, contraddizioni, persino eccessi che si manifestano nella sua voglia di rimanere sospesa tra due continenti, due orizzonti, due modi di vedere la vita e il mondo, in contrasto tra loro ma che convivono e si fondono rendendo questo Paese uno dei più affascinanti e ricchi di storia e di cultura, che nonostante tutto ambi-sce a entrare nell’Unione Europea.Da questa esperienza di Marta Ottaviani nasce “Cose da Turchi” (Ugo Mursia Editore), un libro tra romanzo e reportage giornalistico che descrive, con ironia e passione, la terra degli hamam, dei bazar e dei

minareti, ma anche quella in cui sono ancora irrisolti il genocidio armeno, la questione curda e il rapporto tra laici e filo-islamici.“Cose da Turchi” sarà presentato a

Brindisi, alla presenza dell’autrice, il prossimo lunedì 2 febbraio alle ore 19,00 presso il Caffè Libreria “Camera a Sud”. All’incontro (orga-nizzato da Ugo Mursia Editore, TB, Brundisium.net e Camera a Sud) parteciperanno anche Giovanni Antelmi (collaboratore di TBmaga-zine) e Vitantonio Gioia (docente universitario).

La mostra “Collezionare il futurismo: dipinti, bozzetti, oggetti, film, danza e fotografia”, promossa dal Comune di Brindisi a Palazzo Granafei-Nervegna e inaugurata

giovedì 22 gennaio, fortemente voluta dal sindaco Mennitti, merita davvero una visita. È una particolare lettura del più importante movimento d’avan-guardia italiano, nato nel 1909 con il manifesto pubblicato a Parigi da Filippo Tommaso Marinetti e protrattosi nel corso dei due decenni successivi con una nuova riproposizione anche teorica nel 1931, sempre a opera di Marinetti. Movimento di cui fecero parte quegli artisti “di rottura” che hanno contribuito in maniera determinante al cambiamento in senso modernista della cultura artistica italiana e alla diffusione della nuova filo-sofia dell’arte, basata sulla volontà di scardinare la tradizione e di creare un nuovo e più aperto linguaggio che incidesse sulla realtà e sulla vita degli italiani. Del variegato fenomeno culturale che fu il Futurismo, questa mostra offre l’aspetto più comunicativo e nuovo, quello relativo alla grafica pubblicitaria, completamente ricreata sia formalmente sia nel concetto stesso

PUBBLICAZIONI di Francesca Alparone

Il fumetto si veste di storia localeUn secolo di fumetto. Il 27 di-cembre 1908 usciva il primo nu-mero del CORRIERE dei PICCOLI, molti gli eventi, nelle varie città, per festeggiarne il centenario, ognuno con il suo caratteristico contributo. Ad unirli tutti, sotto un’unica bandiera, l’emissione del fran-cobollo da € 0,60 avvenuta l’ 8 dicembre scorso. Esso raffigura la prima copertina del CORRIERE dei PICCOLI e alcuni personaggi dei fumetti: Sor Pampurio, di Carlo Bisi, il Sig. Bonaventura di Sergio Tofano, Marmittone di Bruno Angoletta e Valentina Mela Verde di Grazia Nidasio. Personaggi

del “corrierino”, come affettuo-samente a volte viene chiamato, che hanno accompagnato diverse generazioni di piccoli Italiani. Abbiamo voluto dare il nostro contributo e festeggiare il cente-nario con spirito campanilista, e onorando le nostre illustri origini messapiche; infatti il 27 dicembre 2008, il fumetto ha compiuto si 100 anni, ma quello stesso giorno, “Un mercante greco in terra mes-sapica” ha visto la luce, grazie al suo ideatore e creatore Vincenzo Camassa (fumetto, edito, dalla Fondazione Ribezzi-Petrosillo).La storia è ambientata, quindi, in pieno IV sec. a.C.; il fumetto

testimonia e documenta la vita del periodo. L’autore, infatti, è uno studioso e cultore di archeologia.Vincenzo Camassa, ci porta per mano in un itinerario inedito, per la Sequential Art, in un percorso nella storia di più di duemila anni fa, la nostra storia.La vicenda e i personaggi partono da un impulso della fantasia, ma tutto, persino i nomi, sono tratti da documentazioni reali “in par-ticolare dalle iscrizioni in lingua messapica ritrovate principalmen-te nel sito archeologico di Muro tenente” (da Note dell’autore)E così tra le pagine scopriremo la nostra Brunda (Brindisi) con il suo

di veicolo di trasmissione di messaggi. La pubblicità diventa, pertanto, non solo strumento di informazione sui prodotti ma anche strumento di formazione del gusto, in un’accezione tipi-camente futurista. Tanti gli artisti rappresentati, alcuni popolari, altri meno. Accanto a bozzetti realizzati per manifesti, copertine di riviste, illustrazioni, sono esposti anche oggetti d’uso e oggetti simbolo di Giacomo Balla; così come una decina di gigantografie delle foto di scena della danzatrice futurista Giannina Censi; viene inoltre riproposta la registrazione della voce di Filippo Tommaso Marinetti che recita le sue poesie futuriste. All’interno di questa mostra se ne inserisce una di più limitate dimensioni, dedicata alla moda e al costume. Si tratta di Moda e Modi nei disegni di Ottorino Mancioli dagli anni ’20 agli anni ’30, che con le sue quaranta opere su carta costituisce un inte-ressante complemento alla comprensione del gusto del periodo.La mostra sul Futurismo resterà a Brindisi fino al 29 marzo, per poi andare a Il Cairo, Alessandria D’Egitto, Lisbona, Bratislava e Varsavia.

porto, come vocazione naturale del territorio, crocevia di culture e commerci… quello che oggi vorremmo ritrovare.C’è voluto un secolo per avere un fumetto che rappresentasse la storia della Japigia, che vuole essere, così come dalle parole dell’autore, “ d’incoraggiamento ai giovani, nel cimentarsi in progetti che esaltino la storia locale, per conoscerla e farla conoscere alla gente del posto e non solo. Le radici di un popolo sono molto im-portanti da riscoprire e salvaguar-dare e dovremmo prendere spunto dagli antichi, i quali custodivano la memoria delle proprie origini trasmettendole alle giovani gene-razioni”.

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TUTTOBRINDISI FOTOGRAFIA

L’idea è stata di Massimo Guastella, e l’abbiamo fatta subito nostra. Una rubrica che diventerà

una mostra fotografica. TuttoBrindisi Fotografia è aperta al contributo di fotografi professionisti, ma soprat-tutto dei nostri lettori. Da questo numero pubblicheremo le vostre fotografie: volti, paesaggi, eventi,

LA CITTÁ IN MOSTRADa questo mese lanciamo una nuova iniziativa: gli scatti dei nostri lettori, o di fotografi professionisti, per fermare volti, fatti, panorami, eventi. Scatti che raccontano storie. Che descrivono persone. E che diventeranno una mostra collettiva. Perché anche questa è cultura.

scene di vita. Alla fine dell’anno orga-nizzeremo una mostra fotografica, gli scatti saranno venduti ed il ricavato sarà devoluto in beneficenza ad associazioni di volontariato brindisine. Un nostro piccolo contributo alla crescita della cultura locale.Se volete partecipare, inviate le vostre foto all’indirizzo e-mail: [email protected] questa pagina, una foto di Luigia

Scardicchio, scattata ad un venditore ambulante al rione Commenda. Il suo manifesto pubblicitario dice tutto, ma è solo uno di una lunga serie. Ricordiamo, tra gli altri, quelli con le scritte «Frago-line quasi di bosco», «Lumache molto veloci», e «Olè olè olè, arance a 33». Come non acquistare da un tizio così originale?

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Questa foto è stata scattata da Giovanni Membola, ideatore e gestore del primo sito web

su Brindisi (www.brindisiweb.com), nonché appassionato di fotografia. È stata scattata nel corso di una pausa di una manifestazione al Castello Alfon-sino. I due figuranti, in abiti storici, guardano il porto industriale. E uno dei due stringe in mano una macchina fotografica digitale.

Il terzo scatto di questo mese è di Ilaria Bramato. È stata scattata al Fanuzzi tre settimane fa, nel

momento in cui ha segnato il Brindisi. I tifosi hanno acceso un fumogeno, ma una goccia di pioggia caduta sulla lente della macchina fotografica ha dato al fumogeno questo particolare effetto “alla fiamma”.

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Zona Branca di Barbara Branca

Travaglio dice: informatevi e reagite. E se lo facessimo anche noi?La nostra superficialità ha creato una città che si lascia travolgere dagli eventi

Spesso mi capita di pensare al futuro della mia città, se augurarmi che

mio figlio - un giorno adulto - rimanga qui o vada via.Percorrendo le vie del centro assisto impotente, giorno dopo giorno, ad una galop-pante desertificazione: strade vuote, saracinesche abbas-sate; avverto il silenzio assor-dante di quello che sarebbe dovuto essere il cuore pul-sante della città. Non è trascorso tanto tempo da quando i riflettori erano accesi sulla nostra città, uno ieri non troppo lontano in cui pullulavano fervide attività commerciali, in cui il nostro porto - rivolto ad oriente - era fonte di benessere; tempi in cui transitavano milioni di passeggeri e tonnellate di merci, ben diverse purtroppo dall’odierno carbone, dai gessi e dai prodotti chimici. Cosa dire delle altre zone della città. Strade sporche, dissestate e poco illuminate, zone periferiche in cui non esistono servizi sociali e punti di aggregazione per giovani ed anziani.E il verde pubblico? Dove esiste, è spesso abbandonato. Aiuole divenute ricettacolo di ogni tipo d’immondizia, piante incolte ed erbaccia che ricopre prepotentemente

quello che dovrebbe essere il cosiddetto “arredo urbano”.Per non parlare poi della famosa area industriale di Brindisi, con strade disse-state, segnaletica decadente, illuminazione scarsa, erbacce in ogni angolo, rifiuti di ogni tipo . Facendo queste riflessioni, il mio pensiero vola immedia-tamente a 40 km da Brindisi e così, colta da un sentimento di sconforto, mi chiedo, perché? Perché Lecce è così diversa da Brindisi? Storie diverse, certo, ma questa della nostra città è la solita vecchia storia, letta e riletta. La storia di una città non rispettata da molti, amata da pochi e trascurata soprat-tutto dai propri cittadini. Perché accade tutto questo?

la cosiddetta società civile? Perché nessuno chiede conto ai nostri politici? Perché assistiamo inermi al degrado? Siamo tutti forse degli “ignavi”? Peccatori “che mai non fur vivi”, che non

zione, intesa come capacità e volontà di informarsi e che la nostra superficialità abbia creato una città che si lascia travolgere dagli eventi senza avere la possibilità di gover-narli, una gran bella barca in

zione geografica ideale” da tanti invidiata e già dai tempi dei messapi riconosciuta, alla città che potrebbe dare tanto, se solo fosse più amata dai suoi stessi cittadini. Forse ingenuamente inseguo il sogno sfuggente che un’im-provvisa forza riformatrice possa spingere la nostra città sulla via della modernità.Forse, poiché siamo in periodo elettorale, dovremmo chiedere a chi ci vuol gover-nare di illustrare il proprio programma, come intende fare per attuarlo, capire vera-mente se ne è capace. Forse, è tempo di votare con coscienza.Spero che un giorno mio figlio non sia costretto ad andare via da questa città e so che questo dipende dall’impegno di ciascuno di noi.

OPINIONI

“Siamo come una barca in balìa delle onde.

Finiamo con l’accettare tutto: povertà,

sporcizia, tumori. E non vediamo il resto”

Possibile che ci si accontenti sempre e non si tenti di andare oltre, possibile che non ci s’impegni abbastanza da superare quei confini del qualunquismo che hanno fatto ridurre la città al nulla?Dove sono i giovani della mia età, trenta quarantenni che dovrebbero rappresentare il futuro della città, dove è

riusciamo ad agire, ad avere un’idea propria. È una questione di cultura? Ben vengano allora tutte le iniziative del sindaco Mennitti, ma non penso che questo basti.“Informatevi e reagite” lo slogan di Marco Travaglio, mi fa pensare che quello che manca forse è l’informa-

balia delle onde.E così, finiamo con l’accettare tutto, in silenzio, con mesta rassegnazione: la povertà, la sporcizia, i tumori che questa città produce e non guardiamo alla bellezza e alla forza di una città dove il mare, la terra e il clima si sono incontrati dando vita alla tanto decantata “posi-

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SPORT&SOLDI

Citiamo la trasmissione Studio 100 Magazine dell’ottimo Fabrizio Caianiello, e ricor-

diamo quanto promise l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Brindisi, Cosimo Elmo, davanti alle telecame-re dell’emittente nel giugno 2005: «Rifaremo il manto erboso dello stadio Fanuzzi e metteremo l’erba sintetica al precampo». Rifaremo. Sì, ma quando? Siamo nel febbraio 2009 ed il Fanuzzi è ridotto peggio di un campo di rugby nelle peggiori giornate di pioggia, come dimostrano le fotografie scattate da Giovanni Membola (che ringrazia-mo per la cortesia). Una situazione inammissibile, che ha fatto scatenare l’ira dei fratelli Francesco e Giuseppe Barretta, che giustamente non ne possono più di tanto immobilismo e menefreghismo da parte di un Comune che promette e non mantie-ne mai le promesse. Almeno quelle fatte ai Barretta e ai tifosi del calcio.

FIGLI DI UNO SPORT MINOREFanuzzi impraticabile. Comune latitante. I Barretta infuriati. E i tifosi iniziano a non sopportare più certe differenze di trattamento. Rispetto al basket

DIRITTI & DOVERI di Emilio Graziuso

Come difendersi dall’operatore di telefonia

Negli ultimi anni, in sin-tonia con le linee guida

dall’Unione Europea, si è andata sempre più incentivando anche in Italia la procedura di concilia-zione.Quest’ultima ha trovato notevole diffusione soprattutto nel settore delle telecomunicazioni, nel quale è la normativa che governa la materia ad aver previsto il ten-tativo di risoluzione alternativa delle controversie che dovessero sorgere tra utente e gestore di telefonia mobile (Tim, Vodafone, Wind...) o fissa (Telecom, Tele2, Infostrada...) come obbligatorio e propedeutico all’instaurazione del giudizio dinnanzi al Tribunale o al Giudice di Pace.In altri termini, non può essere promossa immediatamente un causa, senza che prima sia stato

esperito il tentativo di concilia-zione.Questa procedura semplice, rapida ed economica ha per-messo, nell’ultimo anno, di dirimere, attraverso un accordo, più dell’80% delle controversie insorte, a livello locale, tra con-sumatori ed erogatori del servizio telefonico.Come, quindi, si deve comportare un utente che riscontri il mal funzionamento del servizio di telefonia?Deve innanzitutto inoltrare un reclamo nei confronti dell’ope-ratore, in pendenza del quale, il gestore ha l’obbligo di non inter-rompere il servizio telefonico, salvo che sussistano gravi motivi, quale, ad esempio, l’abituale mancato pagamento del servizio da parte dell’utente.

Se l’operatore non risponde o risponde in modo insoddisfa-cente, il consumatore può proce-dere con il tentativo di concilia-zione, strumento attraverso cui le parti in disaccordo, per il tramite di un terzo (conciliatore), cercano una soluzione amichevole della controversia, che sia soddisfa-cente per entrambe, senza che venga stabilito chi ha torto e chi ha ragione, non trattandosi di un procedimento giudiziario.Qualora, in sede di conciliazione, non si raggiunga l’accordo o vi sia una soluzione solo parziale dei problemi, il consumatore ha due alternative: ricorrere al giudice ordinario o chiedere all’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni di definire la controversia. In entrambi i casi, il procedimento si conclude con

una decisione (sentenza o deci-sione dell’Autorità) che è vinco-lante per le parti.Tra le più recenti sentenze registratesi in materia, quella ottenuta da un associato della Confconsumatori, in virtù della quale il gestore telefonico è stato condannato al risarcimento del danno patrimoniale ed esisten-ziale patito dal consumatore.Il Giudice ha condannato la com-pagnia telefonica a rifondere le somme pagate dall’utente per le fatture emesse durante il periodo del distacco, le somme versate al servizio di vigilanza collegato alla propria linea telefonica e, quindi, non utilizzato, le spese sostenute per l’utilizzo dei cellulari, oltre che la somma prevista nelle con-dizioni generali di abbonamento per ogni giorno di ritardo nella

riparazione del guasto. Ma, come si è detto, il giudice si è spinto anche oltre al danno di natura patrimoniale ricono-scendo al consumatore anche il danno esistenziale, per lo “stress” e l’affaticamento psico-logico provocati all’utente dal gestore di telefonia.

Che però non sono stupidi, e iniziano a maldigerire certi atteggiamenti e certe disparità di trattamento. Agli appassionati biancazzurri non sfugge infatti che negli ultimi 5 anni è stato sistemato l’impianto di riscaldamento del PalaPentassuglia, poi è stato rifatto il parquet del PalaPentassuglia, infine è stato rimesso a nuovo il tetto del PalaPentassuglia. Ed è stato trovato uno sponsor per la squadra di basket che milita in serie A. E presto, grazie ad un esproprio in corso d’opera, forse ci sarà anche un nuovo parcheggio al PalaPentassuglia.Tutti sforzi sacrosanti e doverosi, ma i tifosi gradirebbero se non la parità di trattamento, almeno non essere presi per i fondelli con le solite promesse. Quanto alle richieste di dimissioni avanzate nei confronti di Elmo da parte di alcuni consiglieri, sorvoliamo. Qui a dimettersi dovrebbero essere in tanti.

I SONDAGGI DI www.tbmagazine.itChi è il centravanti più forte del Brindisi degli ultimi 15 anni?Nacho Castillo: 80 votiNando Galetti: 29 voti

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Buona vita! di Don Giuseppe Satriano

Politica? Si, ma ricca di... com-passioneRendere ciascuno protagonista di un percorso politico: ecco la sfida che non dobbiamo delegare

OPINIONI

Non sempre è facile parlare di politica, tantomeno

di uomini politici, soprat-tutto in ambito locale, dove gli interessi dei tanti e dei singoli possono essere la discriminante per valutazioni orientate a facili conclusioni. Dinanzi al futuro di una Città e di un territorio come il nostro, sento il bisogno di rilanciare quanto la Visita Pastorale del Santo Padre, Benedetto XVI, ha consegnato a questo vissuto sociale, rivendicando una mia posizione “super partes” e, al tempo stesso, consapevole e responsabile.

Ripercorrendo il testo dell’omelia tenuta nel piaz-zale di Sant’Apollinnare il 15 giugno dello scorso anno, ho trovato alcuni passaggi che, se pur rivolti alla nostra Chiesa diocesana, credo possano avere una forza evocativa anche per il mondo politico e, in definitiva, per ciascuno di noi.Il Papa commentando il Van-gelo affermava: “Il Vangelo di oggi ci suggerisce lo stile della missione, cioè l’atteg-giamento interiore che si tra-duce in vita vissuta. Non può che essere quello di Gesù: lo stile della “compassione”. L’evangelista lo evidenzia attirando l’attenzione sullo sguardo di Cristo verso le folle: “Vedendole – egli

scrive – ne sentì compas-sione, perché erano stanche e sfinite, come pecore senza pastore” (Mt 9,36). E, dopo la chiamata dei Dodici, ritorna questo atteg-giamento nel comando che Egli dà loro di rivolgersi “alle pecore perdute della casa d’Israele” (Mt 10,6). In queste espressioni si sente l’amore di Cristo per la sua gente, specialmente per i piccoli e i poveri. La compas-sione cristiana non ha niente a che vedere col pietismo, con l’assistenzialismo. Piut-tosto, è sinonimo di solida-rietà e di condivisione, ed è animata dalla speranza.Benedetto XVI parla di “com-passione”, solidarietà, condi-visione e speranza. Penso al ruolo della politica e di quanti ad essa guardano, penso alla profonda ambiguità di questo termine (politica) che non ha una definizione univoca ed unanime; nel definirla entra spesso in gioco una nostra scelta, una nostra visione delle cose, dell’uomo. Essa non si mostra con una natura oggettiva, automatica, che si imponga da sé e per questo rimane esposta ad atteggiamenti riduttivi e auto-lesionistici. Oggi più che mai essa non deve perdere la sua caratteristica di “umanità”. La politica deve’essere, quanto meno, umana e questo non solo a partire da un imperativo etico o esi-stenziale, ma da un’urgenza

storica che è sotto i nostri occhi. Le vicende cittadine e territoriali degli ultimi decenni e le recenti vicende planetarie ci danno la misura di quanto vado affermando: non possiamo continuare ad

allora che proprio a partire dalle parole del Vangelo e di quanto ci ha ricordato il Papa potremmo dire che Politica è l’insieme delle azioni, delle istituzioni e dei processi fina-lizzati a tradurre nell’organiz-

infermità. Avere “com-passione”, ovvero un amore ferito per l’umanità di chi si ha dinanzi, è l’at-teggiamento di Gesù e di chi Gesù invia, ma credo che oggi più che mai sia atteggiamento

“Avere com-passione è tradurre in politica

uno stile non più governato da principi

distruttivi di potere e dominio”

assecondare i poteri forti con le loro logiche, spesso solo di mercato, senza recuperare quell’etica della dignità di ciascuno in cui le culture e il diritto internazionale hanno pur sempre trovato l’unico criterio accettabile e vir-tualmente normativo. Penso

zazione della società il rico-noscimento della dignità di tutti. Nell’inviare i suoi Gesù sottolinea sempre la missione dei discepoli come una testi-monianza di vicinanza a chi è nella fatica del vivere, nella malattia, li invita a prendersi cura dell’altro a guarirne le

da riscoprire all’interno di un agire politico spesso assoluto ed autoreferenziale. È in questo che posso spiegarmi la causa di un’avvertita ed incontestabile disaffezione alla politica. Rincentrare e ripartire dalla dignità di ciascuno, di ogni uomo è la scommessa che il Papa consegna non solo al nostro tessuto ecclesiale ma anche al mondo politico e culturale di questa nostra amata terra brindisina.Avere “com-passione” è dunque tradurre in politica uno stile non più governato da principi distruttivi di potere e di dominio ma dalla capacità di rendere ciascuno protagonista di un percorso politico che a partire dalla dignità di ciascuno sia fatto di progetti criticabili, reversibili, riformabili, soprattutto tali da non giustificare mai il sacrifi-cio di vittime.È su questo terreno che la sfida va gettata e a racco-glierla, lo spero, non ci sia soltanto qualcuno da dele-gare ma tutti noi. BUONA VITA!

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SPAM 0831 La satira di TB

No, davvero, non sono rincoglioniti loro, siamo noi

che proprio non riusciamo a capirli. È che quelli di sinistra sono un po’ così, amano farsi del male. Si divertono. Contenti loro...Ecco cosa hanno combinato in città negli ultimi 30 giorni.3 gennaio: il Coordinamento cittadino decide di fare le primarie.5 gennaio. Il Comitato dei quartieri pensa che le prima-rie siano pericolose: «Potrem-mo dare l’idea di un partito serio e davvero democratico. Meglio cambiare».7 gennaio: Il Coordinamen-to Cittadino risolve tutti i problemi: primarie per il Comune, accordo tra amici per la Provincia. «Così, tanto per non far capire un cazzo agli elettori».10 gennaio: Anche a Brindisi la diatriba nel quotidiano Li-

berazione, crea delle scissioni in Rifondazione Comunista. Il consigliere comunale Gino Gianfreda si separerà da Nicola Cesaria. Il suo collega Fabrizio Scoditti non sa ancora da chi separararsi, ma assicura: «Se il partito ha così deciso, qualcuno da cui separarmi lo troverò». Nicola, a sua volta, sta pen-sando di separarsi da Cesaria. Probabilmente alle prossime amministrative il partito si dividerà in due: da una parte Rifondazione, dall’altra Comunista. Ma nel 2010, per far vedere agli elettori che si è coerenti fino in fondo, si separeranno anche Rifonda e Azione.16 gennaio: L’assemblea condominiale dei Verdi, A Sinistra e altre 24 sigle di movimenti sconosciuti, che messi tutti insieme raggrup-pano 18 brindisini e assicu-rano la bellezza di 12 voti,

impone al Partito Democratico di eliminare le primarie, altri-menti correranno da soli con un proprio candidato sindaco. Cioè Michele Errico, l’unico che riesca ancora a capirli e sopportarli tutti insieme.19 gennaio: Spaventati dal pericolo dell’ennesima perdita di consensi, il Partito Democratico cede al diktat dell’Assemblea Condominiale e decide: le primarie si faran-no solo nei quartieri Perrino, Sant’Elia e Commenda. Negli altri tutti sarano liberi di can-didarsi a sindaco, basta che si votino almeno da soli.21 gennaio: Nel disperato tentativo di mettere tutti d’accordo una volta per tutte, il segretario provinciale del PD Lorenzo Cirasino scrive a tutti gli iscritti, ai non iscritti, ai simpatizzanti, agli alleati (veri, finti e potenziali). Spe-disce insomma una ventina di lettere. E il testo non lascia

Prima si fanno. Poi no. Intanto in Rifondazione è scissione: Gino lascia Gianfreda e Nicola abbandona Cesaria. A Cirasino inizia-vano a girare un po’ gli attributi. Ma alla fine un punto d’accor-do è stato trovato. Il solito... Cronaca di un mese di follia nel PD

SIAMO TUTTI SINDACI: IN ATTESA DEL CANDIDATO DEL CENTROSINISTRA. SE MAI ARRIVERÁ...

Il contenuto di questi articoli è completamente inventato. Però...

PROPOSTE

Coltiviamo marjuanaa CeranoDopo due anni, final-mente qualcuno si è de-ciso a dare una risposta ai proprietari dei terreni circostanti la centrale Enel di Cerano: potranno tornare a coltivare le proprie terre, ma evitan-do di piantare prodotti alimentari. Convocati dal sindaco Mennitti e appre-sa la notizia giunta dalla Regione, gli agricoltori, dopo qualche attimo di sbigottimento e qualche bestemmia in lingua indigena, stanno ora valutando a quali nuove colture dedicarsi.Qualcuno ha suggerito i fiori, così almeno si rende più bella la zona circostante il Monumento al Carbone. Alle perples-sità della maggioranza, la Coldiretti ha proposto di tornare al tabacco: «Visto che siamo in ter-ritorio inquinato, allora coltiviamo qualcosa che possa inquinare anche i nostri polmoni!», ha proposto il presidente Provinciale. Alla fine è stata presa una (saggia) decisio-ne all’unanimità: «Se dobbiamo coltivare il tabacco, a questo punto puntiamo sulla marjua-na, almeno gli incassi saranno assicurati». E così, visto che alla fine sempre di fumo si tratta, almeno ci potremo sballare un po’. In questa maniera sarà molto più facile ascoltare tutte le cazzate che i nostri am-ministratori ci propinano ogni giorno.

spazio a dubbi: «Ragazzi, non pensate di aver rotto un tantino le palle?».23 gennaio: Il Coordina-mento Cittadino, su richiesta dei Comitati di Quartiere, del Comitato dei Saggi, dei Parlamentari locali, dei Consiglieri comunali (che poi sono sempre i soliti quattro gatti) cambiano di nuovo tutto: «Inutile pensare alle Primarie, pensiamo prima al programma».25 gennaio: Tutti gli organi di partito del PD, riunitisi nei bagni del Consiglio comunale (e rimaneva anche molto spazio a disposizione) hanno finalmente deciso: «Sentite, elettori, fate un po’ quello che vi pare e piace, l’importante che si perda, perché se faccia-mo sto casino per le primarie, figuriamoci se ci date in mano una città!». Ha ragione Berlu-sconi: la sinistra non cambia mai. Per sua fortuna.

SCANDALO PRIMARIE

I SONDAGGI DI www.tbmagazine.itChi vorreste candidato sindaco del PD?Salvatore Brigante: 2032 votiGiovanni Brigante: 942 votiPeppino Soricaro: 35 voti

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La satira di TB SPAM 0831

FENOMENOFEISBUCH Tutti i brindisini alla moda sono sul social network più famoso del mondo. I segreti da conoscere, i gruppi da non perdere. E quelli da evitare

INTERNET: COME LE NUOVE TECNOLOGIE VI AIUTANO A DIVENTARE AMICI. DI VOSTRA MOGLIE

Il contenuto di questi articoli è completamente inventato. Però...

Ebbene sì, ci sono anche io su Feisbuch. Confesso: no ho saputo resistere alla moda, e volevo vedere di che si trattava, prima di dover subire l’ennesima umiliazione da parte dei miei figli, sempre pronti a spiegare ad un padre cose che lui non ha ancora capito. In due settimane sono diven-tato amico di 210 persone. Beh, amico. Per la verità 206 erano già miei amici nella vita reale. Ma ora sono loro amico anche su internet. Gli altri sono mia moglie (grazie a fb sono diventato amico della persona con cui vivo da 20 anni!), la mia ex ragazza (e mia moglie è contenta, ma solo se rimango suo amico solo su internet, credo). Vi chiederete chi sono gli altri due amici? Beh, qui ho volato davvero alto: il ministro Fran-co Frattini e Barbara D’Urso.Se volete sapere come diventare amici di questi ultimi personaggi, è presto spiegato. Cercate Mauro D’Attis, diventate suo amico, e poi cercate nella sua lista di amici: c’è Frattini, e tanti altri soggetti strani. Io ho scelto il ministro degli Esteri. Perché essere amico del ministro de-gli Esteri, o far finta di esserlo, può sempre servire.Quanto a Barbara D’Urso, me

l’ha presentata Daniele Pa-lano. Nella sua lista di amici ci sono un sacco di attrici e showgirl. Barbara ha subito accettato la mia amicizia. Però ancora non mi ha scritto. Sicuramente perchè essen-do troppo impegnata con il lavoro non riesce a dedicarmi qualche minuto. In compenso il ministro mi rompe le palle tutti i giorni aggiornandomi su quello che fa, dove va, con chi va.Su Fb sono diventato amico di Nicola Di Donna, che già co-noscevo e apprezzavo. Più da amico che da politico. Infatti quando mi hanno chiesto di sostenere il gruppo “Di Donna

Sindaco” ho risposto: «Ti stimo Fratello! Ma adesso non esageriamo». Poi però gli ho chiesto scusa di persona: «Vi-sti gli ultimi sindaci, in effetti potresti farlo anche tu!».Dopo aver appreso da Az-zurra che ha tanta fame, e da Ottavio che ha la febbre, mi iscrivo al gruppo dei Fan di Dario Bresolin: ragazzi, questa città sta davvero male se nascono certe iniziative!C’è invece chi usa Feisbuch per ragioni molto più serie che non cazzeggiare: il mio amico Pippo, un ragazzino con i capelli brizzolati che non smette mai di stupirmi e al quale voglio un gran bene,

ha tra i suoi amici Materazzi e Maicon: e poi dicono che su FB si cazzeggia!!! Però Pippo mi ha subito stoppato: «Non sono io che li ho cercati, sono stati loro a chiedere la mia amicizia!».Io invece inizio a chiedermi se in questa città sono rimasto l’unico a non farsi le canne.Però in effetti anche io non scherzo. Risulto iscritto a gruppi di diversa estrazione: da quello contro la pedofilia a quello per salvare il Braico, ideato da Giovanni Vonghia. Però ho aderito, in piena consapevolezza e con grande motivazione, al gruppo che secondo me spopolerà nei

L’IRRIVERENTE

«Ho sentito Mennitti al tg di Studio100. Diceva che a Brindisi non basta l’ordinarietà, ma serve qualcosa in più»

«Mi sto ancora chiedendo cosa volesse dire»

«Tranquillo. Incitava se stesso»

prossimi tre mesi: quello di chi vuole vedere le tette di Cristina del Grande Fratello. Si perché, vedete, ci si può iscrivere per cercare vecchi amici o per farsene di nuovi, per lavoro o per passatempo, ma alla fine, un uomo, è attratto sempre dalle cose più importanti della vita. E le tette di questa tizia potrebbero davvero salvarci dal declino economico e morale in cui siamo finiti. Come ha detto Marco Travaglio a Brindisi: «Sono tette che vivono di vita propria». Forza ragazzi, vi aspetto tutti nel gruppo dei fan della supertettona!

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Liste Nozze

Illuminazione

Idee regalo

Arredamento

Cucina

Accessori Vino

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Voci di popolo lettere, email, fax, sms

Bravo Dario/1Bravo Dario, mi congratulo per il tuo ultimo scritto su TB.Un caloroso invito da parte mia a continuare a scuotere con i tuoi articoli le giovani menti brindisine interessate solo all’apparenza ed al divertimento.

Maurizio Cappello

Bravo Dario/2Ciao, sono una Brindisina di 21 anni che ha letto il suo arti-colo su Tb di questo mese... Sante parole le sue... ci ritro-viamo in molti sull’esempio fatto di quel ragazzo!!! Hai fatto benissimo... Spero che Tb finisca nelle mani delle persone davvero responsabili di questo disa-gio! Grazie

Stefania Gargaro

...e treCaro Dario sono pochi quelli che hanno il coraggio di dire ciò che pensano,ma non per mancanza di coraggio bensì perchè si sono lasciati com-prare... Brindisi è piena di queste persone,con vari com-piti e mestieri. Noi saremo anche dei rompi coglioni, ma la capu la tinimu tesa.

Omar Miacola

Tra il dire e il fare...Caro direttore, ritengo la tua iniziativa editoriale apprezzabile e opportuna. Eccellente prin-cipalmente lo spirito propo-sitivo che pervade gran parte degli interventi di coloro che ti hanno seguito in questa tua nuova avventura e collabo-rano con te mettendo a dispo-sizione le proprie specifiche competenze professionali e umane e spendendo gene-rosamente anche il proprio nome e la propria faccia. Alcune delle proposte che escono dal giornale meri-terebbero di essere prese

seriamente in considerazione: sarebbe bello però che, nei limiti dei vostri ambiti di com-petenza, poteste voi stessi rendere tangibili alcune di queste idee con dei fatti con-creti. Mi riferisco in particolare alle idee scaturite da alcuni arti-coli dell’ottimo Lioce, circa la promozione del nostro territo-rio attraverso la valorizzazione delle eccellenze presenti tra-mite un Brand riconoscibile e vendibile anche al di fuori di un ambito strettamente locale, che da una parte dia quella visibilità necessaria ai nostri prodotti e dall’altra garantisca a chi vi si avvicina un controllo serio circa genu-inità e conformità alle leggi nonché ai protocolli ed ai disciplinari che ci si impegna a rispettare. Non mi riferisco esclusivamente all’agroali-mentare ma, come ben asse-risce Lioce, a tutta l’economia locale che trarrebbe enormi vantaggi da un’operazione tesa a promuovere l’immagine della città e del territorio. Ciò affinché la parola Brindisi non sia più vista come un disva-lore in quanto associata a inquinamento, centrali elettri-che, petrolchimico e malaffare ma viceversa possa rappre-sentare un valore aggiunto perché associabile al molto che c’è di buono e che troppo spesso viene trascurato se

non del tutto ignorato dagli stessi Brindisini. E chi meglio di voi potrebbe intraprendere questo per-corso: le idee le avete, le competenze anche…

Pasquale Rucher

FantascienzaQuello che succede nella citta’ di brindisi mi sa di fan-tascientifico. Iniziando dal porto naturale, siamo riusciti a mandare via le navi per farle approdare a Bari, che non aveva un porto organizzato per il servizio, spendendo milioni di euro per la realizza-zione del sito. Problema via-bilità (tutta la nostra provincia va a fare visita nel leccese): mai creati parcheggi per il centro. Falsi controlli per lo scarico di carbone,(molto meglio il gas), ecc,ecc,ecc...

[email protected]

Meglio qui che al NordGli imprenditori del nord ci usano come pedine... talvolta non sanno come ci intito-liamo... se va bene sanno da quale limbo meridionale arriviamo. Ho trascorso 5 anni in Emilia Romagna. Ho lavorato nell’ambito sanitario e ci lavoro tutt’ora che sono tornato a Brindisi. Come dice Mastro Dario (Bresolin)

LA PIÚ BELLA DEL MESE

da L’Espresso del 12 Gennaio

al Nord si impara a stare in civiltà con tutti, ma i meridio-nali accettano di fare i lavori più umili e pericolosi (schia-vitù) perchè a loro avviso prendere 1000euri al mese ti permette di vivere dignitosa-mente. Io molto spesso pur avendo una professione, un mestiere, un tag, facevo altro per pagare gli affitti. Ed allora mi improvvisavo imbianchino, traslocatore, svuotatore di cantine, lan-ciatore di coltelli e tanto altro ancora... mi sono divertito a non arrivare a fine mese con la mia tanto sudata busta paga. Eppure con la mia mente avrei potuto fare qual-siasi cosa... Infatti appena ho potuto ho pensato bene di tornare perchè io sono uno dei tanti stronzi che non ha paura di arrivare a prendere quei famosi mille euri a casa mia... l’importante è volerlo!!!Io ci sto provando con discreti risultati. Ora non sono schiavo di una direttrice con slang mode-nese... sono solo schiavo della mia voglia di essere felice... a casa mia!!! Qui basterebbe cambiare quella radicata mentalità retrò... altrimenti tutti i giovani vanno in “alt’Italia” al servizio di gente meno preparata di loro... mettono su famiglia e fanno la vita da pesci che nuotano si... ma in un acqua-rio!

Emanuele [email protected]

Brindisi capitale, dico sì...Perché fare ironia? La candidatura di Brindisi a capitale europea della cul-tura, può essere temeraria, ma lavorando e preparandosi, si può capovolgere un destino già scritto. Pensate al ritorno di immagine che avrebbe il territorio brindisino se questo

sogno si avverasse.Giovanni

[email protected]

...io no. Caro Direttore, che dirti, con tutta la stima possibile per la sua espe-rienza politica, il Sindaco è un pò come il suo Leader nazionale non finirà mai di stupirci... dopo il Water front adesso si gioca una nuova F di borbonica memoria per distrarre i cittadini dai pro-blemi reali di questa città! Mi sarei aspettato con il nuovo anno che ci avesse fatto un annunzio così: ”Il consiglio comunale sarà riunito nella seconda settimana del mese di gennaio per approvare, spero all’unanimità, un pro-getto di risanamento, siste-mazione, adeguamento della fascia Nord della costa brindi-sina al fine di rendere effettivo e godibile il mare sia da parte dei cittadini che dai turisti”. Ha preferito stupirci con qual-cosa che non ha alcun fon-damento per Brindisi, ahimè trovando anche alcuni ammi-ratori entusiasti. Dove poggia tale candidatura? Forse sarebbe stata possibile, ma sarebbe cambiata anche la storia di questa città, se i resti della Brundisium di Roma non fossero stati coperti, nei secoli, da costruzioni che ne hanno distrutto gli antichi resti. Questa città ha tanti problemi sia nel centro storico che in periferia che meritano di essere affrontati tempestivamente per cui non possiamo disperdere ener-gie e fondi per una capitale europea della cultura o per qualcosa di similare. PS: Avrei preferito la distribu-zione di TB insieme a Senza Colonne. Quotidiano e Mes-saggero vengono distribuiti insieme, ma non mi pare che abbiano sempre la stessa linea poltica.

giuseppe [email protected]

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38 TB FEBBRAIO 2009

Turista per casa di Mario Lioce

Siamo noi i Longobardi. E vi racconto perché...Nel 674 Brindisi fu rasa al suolo. Ma oggi stiamo distruggendo perfino la speranza

OPINIONI

In questo periodo nella nostra città si sta facendo un uso frequente della

parola “cultura”. Non desidero entrare nel merito della pro-posta del sindaco di candidare Brindisi a diventare Capitale europea della cultura, sono certo che le pagine precedenti di questa rivista e la città stessa trasuderanno commenti, tutta-via è certo che l’uso si è trasfor-mato in abuso. Piuttosto che lanciare improperi o, al contra-rio, abbandonarsi a romantiche condivisioni dell’idea, ritengo opportuno fare un passo indie-tro e aiutare il lettore, e me per primo, a capire di cosa stiamo parlando. La Capitale della Cultura è una città designata dall’Unione europea, che per il periodo di un anno ha la possibilità di mettere in mostra la sua vita e il suo sviluppo culturale. È indubbio che diverse città europee hanno sfruttato questo periodo per trasformare completamente la loro base culturale, e facendo ciò, la loro visibilità internazio-nale. Occorre quindi capire se queste città già possedevano solide fondamenta culturali sulle quali è stato poi edificato l’evento internazionale o se la “trasformazione” culturale è partita da zero. Scorrendo l’elenco delle città europee che hanno avuto l’onore di ospitare il prestigioso evento, pur nelle differenti versioni succedutesi negli anni, troviamo realtà quali Atene, Berlino, Firenze, Madrid, Praga. È immediata la

consapevolezza di non potersi confrontare con queste città. Possibile che ci si trovi di fronte al solito “club” per pochi eletti? No, è infatti nell’elenco tro-viamo anche città meno presti-giose o forse meno conosciute ai più come Weimar, che però ha potuto contare sull’essere stata uno dei maggiori centri della cultura tedesca, dove dimorarono personaggi del calibro di Bach, Goethe, Liszt, Nietzsche e dove fu fondata la scuola d’arte Bauhaus. Insieme a questi “calibri medio-grossi”, però, troviamo città come Sibiu, Pécs, Maribor che, ognuna con le sue indubbie particolarità e qualità, non mi pare possano vantare nei confronti della nostra città una “suprema-zia” storico-culturale. Grazie alla sua fortunata posizione verso Oriente e al suo porto

stesso Erodoto aveva parlato di un’origine micenea. Successi-vamente, alleandosi con Atene, Brindisi diventa un deterrente all’espansione verso l’Adriatico della colonia Spartana Taranto. E in epoca romana diventa un crocevia culturale, soprattutto per chi si recava in Grecia. Diede i natali al poeta Marco Pacuvio, Cicerone vi sostò come ospite di Lenio Flacco, dove si trattenne anche Orazio Flacco, accompagnato da Mecenate, a causa del suo esilio, e il celebre Virgilio vi morì proprio tornando da un viaggio in Grecia. Quanto citato è più che sufficiente a dare spessore alle nostre ori-gini. Ma la domanda è: perché la nostra candidatura risulti adeguata e non una “boutade”, è sufficiente una sterile com-parazione tra la nostra storia e quella altrui? Diviene quindi

(Consiglio dell’Europa, Unesco) e le organizzazioni culturali si sono trovati tutti d’accordo sul fatto che oggi il concetto di cultura va inteso in senso lato e abbraccia anche la cultura popolare, la cultura industriale di massa e la cultura della vita quotidiana. A questo titolo, la cultura è strettamente legata alle risposte che bisognerà for-

Dov’è la nostra cultura civica? Dov’è la nostra cultura indu-striale? Dov’è la cultura della legalità, della partecipazione, del rispetto, dell’etica? Nel 674 Brindisi fu rasa al suolo dai Longobardi ma in pochi decenni noi abbiamo saputo fare di meglio distruggendo la speranza: di trovare un impiego senza elemosinare raccoman-dazioni, di avviare un’impresa senza diventare bersaglio di attentati, di ricevere cure e attenzioni adeguate in ospe-dale, di ottenere efficienza e rispetto negli uffici pubblici, di poter respirare aria pulita. In fondo non chiediamo molto. È però evidente la nostra miopia rispetto alle questioni fondamentali per costruire l’architettura di una società civile e moderna. Ci mancano quelle solide fondamenta culturali cui facevo cenno in precedenza, che non si pon-gono con un evento bensì con un ripensamento complessivo e costante del nostro essere individui prima e cittadini poi. Chi di noi non sarebbe felice di vedere Brindisi diventare la capitale europea della cultura. Ma l’impressione è che questo possa diventare la classica scorciatoia per mettere in moto processi solo virtuali. Il vero cambiamento non è intervenire sugli aspetti meramente estetici del nostro rapporto con gli altri ma trasformare profondamente noi stessi. Smettiamo di fare i Longobardi e comportiamoci da cittadini dell’Europa.

“Il vero cambiamento non è intervenire sugli

aspetti estetici del nostro rapporto con gli altri,

ma trasformare profondamente noi stessi”

naturale, Brindisi ha rivestito storicamente un importante ruolo commerciale e culturale. Resti dell’età del bronzo media (XVI secolo a.C.) testimoniano le antichissime origini delle nostre popolazioni. Per avere un riferimento temporale basti dire che, se mai avvenuta, la guerra di Troia avrebbe visto il dipanarsi dei suoi tragici eventi circa 400 anni dopo. Lo

fondamentale cercare di dare un senso e un significato alla parola “cultura” per osservarne le molteplici sfaccettature. Per dare una nuova impostazione all’azione culturale della Comu-nità e permetterle di rispondere alle sfide dell’epoca contempo-ranea e alle aspirazioni dei cit-tadini europei, gli Stati membri, i parlamentari, la commissione, le organizzazioni internazionali

nire alle grandi sfide contem-poranee, quali l’accelerazione della costruzione europea, la mondializzazione, la società dell’informazione, l’occupa-zione e la coesione sociale. È qui i miei dubbi diventano insostenibili, poiché avverto la stridente inadeguatezza della nostra condizione rispetto a molti dei temi citati. Dov’è la nostra cultura ambientale?

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