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sabato 20 febbraio 2016 anno 6 numero 9 www.stadio5.it [email protected] COPIA OMAGGIO Inter Sport & Spettacolo Sampdoria ORMAI SOPRAVVIVENZA E SE FOSSE LA TUA PERSONALE VENDETTA?

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sabato 20 febbraio 2016 anno 6 numero 9 www.stadio5.it [email protected] COPIA OMAGGIO

Inter

Sport & Spettacolo

Sampdoria

ormai è sopravvivenza

e se fosse la tua personale vendetta?

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sabato 20 febbraio 2016 www.stadio5.it2

INTER (4-3-3)

Arbitro: Paolo Mazzoleni di Bergamo

STADIO

Sampdoria (4-3-1-2)

BizzarriCacciatore, Dainelli, Cesar, Gobbi;

Castro, Radovanovic, N. Rigoni;Birsa;

Mpoku, Inglese

MEAZZA ORE 20.45

Inter

Allenatore Allenatore

Sandro Mazzola

HandanovicD’ambrosio, Miranda, MurilloTelles;

Melo, Medel, Kondogbia;Eder, Icardi, Perisic

Sampdoria

RobertoMancini

VincenzoMontella

Parola al Baffo Stavolta è crisi profondaInter che non riesce più a vin-

cere, che ormai perde anche in rimonta che, anche quando va male, finisce peggio. Senza soluzione di continuità, ormai. Dall’altra parte il Milan al set-timo cielo, che da -11 ora si trova a -2 dai cugini, anche se la zona Champions è distan-te 6 punti. Proprio su questo giornale l’avevamo scritto: la Roma, soprattutto ora che è virtualmente eliminata dalla Champions, è la vera favori-ta per entrare nell’Europa che conta, Fiorentina e Milan sono nettamente favorite rispetto l’Inter che in un mese e mez-zo ha visto mangiarsi tutto il vantaggio dalla seconda, dal-la terza e pure dalla quarta. In una picchiata inesorabile, cominciata con la sconfitta in casa con la Lazio e proseguita con i ko anche con Sassuolo, Milan e Fiorentina. Una corsa a ostacoli, divenuti altissimi, che sembrano insuperabili. Questa sera, l’Inter ha l’occa-sione per rifarsi, anche se nul-la è scontato. La Sampdoria di questi tempi non fa più paura, vero è, però, che la squadra di Mancini in difesa è tornata “la banda del buco”, per via di quella serenità andata via cammino facendo, oscurata da eventi che rimangono an-cora misteriosi. Situazione della quale hanno beneficiato le concorrenti, anche se, a dire il vero, Napoli e Juventus sono sembrate superiori sin da su-bito. Non scomodiamo i piani alti, dove azzurri e bianconeri se le daranno di santa ragione fino alla fine, con gli uomini di Allegri leggermente favoriti se non altro per l’abitudine che hanno di lottare a certi livelli, ormai da cinque anni. Il Milan se la vedrà lunedì sera proprio con i partenopei, in un match che dirà la salute dei rossoneri e quella del Napoli che, anche se ha perso allo Juventus Sta-dium, ha dimostrato che per lo scudetto tutto può succedere. Un campionato che si gioca a tre piani, nel primo c’è in pa-lio lo scudetto, nel secondo l’ultimo posto in Champions e nell’ultimo la salvezza, dove se il Verona appare spacciato, Carpi e Frosinone promettono battaglia su ogni campo. Nulla è perduto, insomma, l’impor-tante è cambiare la tendenza delle ultime partite. Un pen-siero dedicato, soprattutto, all’Inter che sta gettando lette-ralmente alle ortiche un cam-pionato di un certo spessore, fino a un mese fa. Ripartire da zero è difficile, ma lo deve fare, se vuole salvare la stagione.

Ultima chiamata per l’Inter stasera a San Siro contro la Sam-

pdoria. Se non si vince andia-mo a casa tutti perchè l’Euro-pa si allontana ancora di più. Stento a credere che una squa-dra prima in classifica alla vi-gilia di Natale sprofondi come è capitato a noi nel giro di un mese e mezzo. Si incassano troppi gol e la difesa puntual-mente traballa, dal momento che Handanovic non può fare sempre miracoli. L’altra sera a Firenze il gol che ci è costata la sconfitta è un po’ colpa sua, ma non per questo bisogna condannare un portiere che ci ha tolto tremila volte da si-tuazioni create, senza il senno

del poi, dalla difesa. Troppe volte prendiamo gol su pal-le inattive ed i risultati sono questi: tre reti incassati dalla Juventus in Coppa Italia, tre gol incassati al Bentegodi dal Verona, due reti quelle della Fiorentina, sei giorni fa. Non bastasse, abbiamo, ormai, il fiato sul collo del Milan, men-tre Roma e Fiorentina stan-no scappando, togliendoci la possibilità di giocarci il posto in Champions.Juventus e Napoli, personal-mente, non le prendo, ormai, più in considerazione perchè lo scudetto mi sembra un af-fare loro, soprattutto per la Juventus, anche se per dispia-cere, le faccio i complimenti per la vittoria sul Napoli e la quindicesima vittoria conse-cutiva. I bianconeri di Allegri sono l’esempio e la conferma che nel calcio, fino all’ultima giornata, non c’è nulla di si-curo.Lunedì sera, il Napoli con il

anche se con il Genoa, in pie-no recupero, hanno rischiato il patatrac. Per quanto riguar-da Fiorentina e Roma, le due squadre che ci precedono in classifica, le maggiori difficol-tà dovrebbe trovarle la Viola, impegnata a Bergamo con l’Atalanta, mentre la Roma, all’Olimpico, riceverà il Paler-mo in crisi profonda.Nei bassifondi della classifica, dopo la vittoria del Frosino-ne ad Empoli, corrono gros-si rischi Genoa e Sampdoria. I primi impegnati a Marassi con l’Udinese e i blucerchiati, come si sa, a san Siro contro di noi. Ultima chance per il Verona nel derby con il Chie-vo che precederà, alle 18, la sfida del Meazza.

Milan al San Paolo proverà a rialzarsi dopo la botta incas-sata dalla Juventus e per con-

to mio la squadra campana troverà mille difficoltà con i cugini che ho visto in ripresa,

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Partita

Inter...Parliamone

Inter, ennesimo test di Champions

club in cerca d’autore

*

Carlos Bacca

1 partita in piùcla

ssif

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rcatori

LA C

LASS

IFIC

A

46 31

22

58 36

27 15

12

45

24

47

25

40

28

56

2631

35

24

28

34

19

1013

Éder Citadin MartinsGonzalo Higuain Josip IlicicPaulo Dybala

*

* *

*

12

Mauro Icardi

10

Questa sera il Meazza presenterà il festival degli ex ed al tempo

stesso lo spettacolo che avrà la pretesa di dimostrare come due squadre, sulla carta date in salu-te ad inizio campionato, posso-no sprofondare nel baratro. In-ter-Sampdoria, Mancini contro Montella, crisi conclamata per i doriani, crisi, se non conclama-ta, in via d’accertamento per i nerazzurri. L’aeroplanino è, per certi versi, giustificato dall’aver coraggiosamente preso in mano le redini di una squadra già alla deriva, se poi ti privano anche dell’unico uomo che osava an-

dare in gol, la fine è praticamente annunciata. Diversa la situazio-ne, invece, per il Mancio arrivato all’Inter quale salvatore della pa-tria. Anche il tecnico nerazzurri ha ereditato una squadra non proprio in grande forma, ma ha ottenuto dalla società carta bianca per riorganizzare le fila concedendo gli acquisti richiesti e mandando via coloro che non rientravano nel progetto man-ciniano. Questo è il risultato. Fino a Natale primi in classifica, assistiti dalla fortuna, con poco sforzo e massima resa, mostran-do agli avversari che si possono conquistare i tre punti segnando anche un solo gol a partita. Un percorso che le ha reso la quali-fica di squadra cinica e concreta. Quando il gioco si fa duro, i duri iniziano a giocare. Ecco la resa.

La fortuna abbandona i colori nerazzurri, gli uomini prepo-sti al gol latitano e gli avversari realizzano, onestamente e senza grandi sforzi, tre gol come fosse legge dettata dalla matematica

più elementare. Bastano 40/50 giorni per perdere il primato in classifica e ritrovarsi affannosa-mente a rincorrere un posto uti-le all’Europa, anche se quella che conta meno. Questa sera Rober-

e Perisic sulle fasce. Montella proverà, senza grande sforzo o timore, a contenere i neraz-zurri puntando su Correa tre-quartista e Cassano e Quaglia-rella in attacco, a centrocampo la “prima donna” Soriano. Per quanti sono portati a credere che la gara contro la Sampdo-ria sia alla porta di questa Inter, l’invito è alla prudenza. Non sarà affatto facile per Mancini bloccare al Meazza i tre punti contro la Sampdoria di Vin-cenzo Montella, seppur in cri-si di risultato. E’ evidente che neppure lo stato di salute dei liguri si può definire ottimale, ma dalla loro hanno la fame di riscatto. Montella deve rinun-ciare agli indisponibili Modibo Diakitè, Jacopo Sala, Mesbah e Carbonero. La Sampdoria deve vincere per allontanare i fumi della Serie B e l’Inter deve as-solutamente incamerare i tre punti per allontanare la crisi e restare in scia nella corsa al terzo posto.

to Mancini, sempre più depres-so, manderà in campo lo stesso modulo utilizzato contro la Fio-rentina con la speranza di ribal-tarne, però, il risultato finale. Un 4-3-3 che punta sul tridente d’attacco, Icardi, Eder e Palacio, che potrebbe dare, finalmente, i risultati auspicati. Sarà dura con Kondogbia fuori per due gior-nate, Medel squalificato per una e, tanto per cambiare, fuori per squalifica anche Telles. Il Milan è lì, pronto a soffiargli il posto sep-pur impegnato in una delicata trasferta come quella del San Pa-olo. Al centrocampo confermato il trio Brozovic, Felipe Melo, che proverà a giocare tre partite con-secutive che vorrebbe dire non rimediare l’ennesima squalifica, ed il giovane Gnoukouri. In al-ternativa Brozovic con Biabiany

Ci risiamo. L’Inter e il Mancio, stasera contro la Samp a S. Siro, sono

chiamati all’ennesimo test di ammissione per la conquista del terzo posto, unica posizione di classifica ancora disponibile che consentirebbe alla squadra di partecipare il prossimo anno alla Champions League. La sconfitta di Firenze contro la “Viola” di Sousa, diciamo la verità, ha la-sciato non solo tanta tristezza tra i tifosi per la sconfitta, arrivata ancora una volta nei minuti di

recupero, ma anche tanta collera soprattutto per l’atteggiamento in campo palesato da una squa-dra, incapace di gestire una gara che con un po’ di fortuna stava filando per il verso giusto (gol di Brozovic), ma che poi la si è ad-dirittura persa al triplice fischio finale di Mazzoleni; un arbitro che, certamente, ha danneggiato entrambe le squadre dall’inizio alla fine e che meriterebbe di andare in pensione con un certo anticipo. Probabile che l’espul-sione ingiusta di Telles, arrivata

sul risultato di parità (1-1) ab-bia condizionato la gara, ma nei momenti cruciali, con i gigliati a spingere più che posso, i neraz-zurri sono andati in confusio-ne. Spinti dalla carica emotiva, la “Viola” ha così realizzato con Babacar oltre il novantesimo il gol fortunoso della vittoria che ha fatto precipitare l’Inter in una crisi di nervi che, viste le squa-lifiche di Medel e Kondgobia a centrocampo e Telles in difesa, costringe ancora una volta Man-cini a cambiare formazione que-

sta sera contro la “Doria” che, sul palcoscenico del Meazza, si pre-senterà imbottita di ex nerazzur-ri, come Ranocchia e Dodò arri-vati a gennaio proprio dall’Inter e il talentuoso centrocampista Ricky Alvarez, proveniente dal Sunderland. Contro la Samp l’Inter deve assolutamente vin-cere. Il Mancio non può fallire, perché servono assolutamente i punti per la Champions. C’è bi-sogna quindi della massima con-centrazione, ma anche di ragazzi caricati a mille che sappiano dare

quantità e soprattutto qualità nella zona centrale del campo. Per non sconvolgere l’assetto tattico, (4-3–3) contro i blucer-chiati al tecnico jesino non resta che una sola soluzione a metà campo cioè l’impiego del giova-ne Gnoukouri, accanto a Brozo-vic e Melo. Una scelta questa che sarebbe ottimale anche perché il ragazzo ivoriano, in quelle po-che volte che è stato impiegato in prima squadra, ha dimostrato grandi qualità tecniche e tatti-che che potrebbero essere utili

dal momento che nell’undici di Mancini giostrano soprattutto giocatori più di quantità che di qualità. Sarà d’accordo Mancini?

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Il passato vede grandi nomi del calcio italiano indossare entrabe le maglie. Da Walter Zenga allo stesso Roberto Mancini e spesso in veste di calciatore e allenatore. Oggi ci dedichiamo ai trasferimenti più recenti.

Antonio Cassano ne ha fatte vedere delle belle, so-

prattutto a bordocampo. Non facile per lui questa gara, in for-za alla Sampdoria ma col cuore a strisce nerazzurre. La strada percorsa dalla sua città natale è lunga, passando anche dalla Spagna. Ma fermiamoci in Italia. Dal Real Madrid torna in patria accasandosi alla Sampdoria di Riccardo Garrone, tra loro un rapporto burrascoso ma con passione. E’ il 13 agosto 2007 e Fantantonio di anni ne ha 25. Arriva in blucerchiato con la formula del prestito gratuito con diritto di riscatto fissato a 5,5 mi-lioni di euro di cui 1,2 milioni al calciatore. Il debutto è a Marassi nel derby finito a rete inviolate contro il Genoa. Con la Sampdo-ria resterà fino al 2011 segnando 35 reti in 96 presenze. La fine dell’amore in terra ligure è atta chiacchieratissima. A fine ottobre 2010 Cassano vien messo fuori rosa per comportamento gravemente offen-sivo ed irrispettoso nei confronti del presidente Garrone che si appellò al collegio arbitrale affinché sanzionasse il giocatore. Nonostante i presupposti ci fossero tutti, il tribunale, circa due mesi dopo, decide di non disporre la risoluzione contrattuale tra la Sampdoria e Cassano, ma ha imposto nei confronti del barese la sospensione degli allenamenti e dello stipendio per i successivi tre mesi e una decurtazione del 50% dell’ingaggio dal 1° febbraio al 30 giugno 2013, data della naturale scadenza del con-tratto. Ormai a Genova non tirava più aria per Cassano che si trasferisce, il 27 dicembre 2010 e con il permesso della Sampdoria, a Milano, sponda rossonera. Al Milan si fermerà 1 anno collezionando 37 presenze e 7 gol. Il 22 agosto 2012 arriva per Antonio Cassano la grande occa-sione, giocare per la sua squadra del cuore, l’Inter. Con la società nerazzurra firma un contratto biennale da tre mi-lioni a stagione. Con l’Inter debutta da titolare in Pesca-

li, in grave crisi economica,, torna ancora alla Sampdoria. Il 9 agosto 2015 viene ufficia-lizzato il ritorno di Cassano nella squadra doriana. Ad oggi è sceso in campo con la maglia blucerchiata in 18 gare e realizzando una rete.

ra-Inter 0-3, il primo gol arriva alla seconda giornata di campionato contro la Roma, sua ex squadra, a San Siro il 2 settembre 2012, gara persa 1-3. Con l’Inter si fermerà 1 anno totalizzando 28 presenze e 10 reti. Passando dal Parma l’anno successivo, e dopo un autolicenziamento per problemi con la società dei Duca-

Dodò arriva all’Inter, dalla Roma, nel luglio

2014 in prestito biennale. Esordisce il 20 agosto contro lo Stjarnan, segnando anche la prima rete in nerazzurro, nell’andata dei play-off di Europa League. Il difensore brasiliano, però, in neraz-zurro non raccoglie molta fortuna. Il 21 gennaio scorso si trasferisce in prestito alla Sampdoria. L’esordio in blu-cerchiato, in sostituzione di Antonio Cassano, è segnato dalla sconfitta a Marassi su-bita contro il Napoli (2-4).

Matìas Agustin Silvestre arriva all’Inter il 6 luglio 2012 con la formula del prestito oneroso biennale di 2 milioni con diritto di riscatto fissato a 6 milioni di euro e con un contratto qua-

driennale da 1,5 milioni a stagione. L’esordio è nel terzo turno preliminare di Europa League vinta per 3-0 contro i croati dell’Hajduk Spalato. Nella prima stagione in nerazzurro, chiusa anzitempo a causa di una lesione di secondo grado dell’adduttore lungo della coscia destra, collezionerà solo 20 presenze. L’anno successivo, Walter Mazzarri in panchina, non rientra più nei progetti nerazzurri e il 1° ago-sto si trasferisce al Milan. Due anni dopo, rimasto svincolato, decide di firmare con la Sampdoria un contratto biennale. L’esordio in blucerchiato è in Europa League nei preliminari persi dalla Samp e in campionato, sulla panchina Walter Zenga, contro il Carpi, sfida vinta 5-2. Con i doriani ha collezionato, ad oggi, 44 presenze senza mai andare in gol.

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Triste partita anche per Andrea Ra-nocchia, anche capitano nerazzurri

senza però mai diventare una bandiera. Il centrocampista, ex nerazzurro, in prestito alla Sampdoria fino a fine stagione, arriva giovanissimo all’Inter, il 27 dicembre 2010, che riscatta dal Genoa l’altra metà del car-tellino per 5,5 milioni. Fa il suo esordio in nerazzurri il 12 gennaio 2011 negli ot-tavi di finale di Coppa Italia contro il Ge-noa, partita vinta dall’Inter per 3-2. Il 19 febbraio successivo arriva anche la prima rete, decisiva, contro il Cagliari (1-0). Il 29 maggio 2011 vince il primo titolo in ne-razzurro. Con l’Inter realizzerà sette reti in 129 presenze e vincerà anche una Coppa Italia nella stagione 2010-2011. Nell’ultima sezione di calciomercato la decisione, non tanto volontaria, di trasferìrsi sotto la lan-terna.

Il passato vede grandi nomi del calcio italiano indossare entrabe le maglie. Da Walter Zenga allo stesso Roberto Mancini e spesso in veste di calciatore e allenatore. Oggi ci dedichiamo ai trasferimenti più recenti.

Eder Citadin Martins arriva a Genova, sponda

doriana che gioca la Serie B, il 24 gennaio 2012. Esordisce quattro giorni dopo, il primo gol arriva il 21 aprile nella gara pareggiata per 1-1 con-tro il Vicenza. una settimana dopo arriva anche la doppiet-ta contro il Bari. Fino al 2016 con la Sampdoria realizzerà 44 reti in 127 presenze. Il 20 gennaio scorso passa ufficial-mente all’Inter con un con-tratto che lo lega ai nerazzurri fino al 2020. L’esordio, con la maglia appartenuta a Ranoc-chia, è nel derby perso mala-mente contro il Milan per 3-0.

Mauro Icardi arriva alla Sampdoria nella stagione 2011-2012 in Serie B.

I suoi gol contribuiranno al ritorno dei do-minai nella massima serie. L’esordio in Serie A è contro la Roma (1-1) e la prima rete nel derby vinto per 3-1 contro il Genoa il 18 no-vembre. Nel gennaio del 2013, ai danni del Pescara, segnerà una quaterna. Nell’estate 2013 passa all’Inter per 6 milioni di euro. Il primo gol in nerazzurro è contro la Juventus (1-1), e la prima doppietta è contro la sua ex squadra a Marassi tra insulti e cori contro dalla tifoseria doriana. In nerazzurro, dal 2013, ha realizzato 41 reti in 79 presenze.

Dodò arriva all’Inter, dalla Roma, nel luglio

2014 in prestito biennale. Esordisce il 20 agosto contro lo Stjarnan, segnando anche la prima rete in nerazzurro, nell’andata dei play-off di Europa League. Il difensore brasiliano, però, in neraz-zurro non raccoglie molta fortuna. Il 21 gennaio scorso si trasferisce in prestito alla Sampdoria. L’esordio in blu-cerchiato, in sostituzione di Antonio Cassano, è segnato dalla sconfitta a Marassi su-bita contro il Napoli (2-4).

Ricardo Gabriel Álvarez, per tutti Ricky Alvarez,

arriva all’Inter il 6 luglio 2011 per 10,5 milioni di euro. L’e-sordio in nerazzurro è in Su-percoppa italiana, sfida persa 2-1 contro il Milan. Il debutto in Serie A è contro il Palermo e la prima rete arriva il 22 no-vembre contro il Trabzonspor in Champions League. Resterà in nerazzurri fino al 2014 con 73 presenze e 11 reti realizzate. Passando da Sunderland arri-va alla Sampdoria il 4 gennaio scorso con un contratto di sei mesi, ma, per problemi buro-cratici, riesce ad entrare nel gruppo dei convocabili solo il 19 successivo. L’esordio doria-no è contro il Napoli, 24 gen-naio, in sostituzione di Barreto, 2-4 per i partenopei sarà il ri-sultato finale.

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Rieccoci

I Cugini

ultimo trenoQuesta sera a San Siro

passa l’ultimo treno per restare agganciati ad un

sogno. Dopo le dolorose fermate nelle stazioni di Firenze, Milano (binario Milan), Sassuolo e La-zio è tempo di rimettere la frec-cia neroazzurra in carreggiata e sfilare velocemente le stazioni intermedie per arrivare puntuali all’appuntamento con la Cham-pions League. Centrare l’obietti-

vo è fondamentale sia dal punto di vista sportivo che finanziario. Il terzo posto infatti sarebbe un risultato di grande impatto dopo i recenti piazzamenti in classi-fica e i soldi garantiti dall’Uefa sarebbero importanti per porre le basi a nuovi e importanti in-vestimenti. Sul cammino si pre-senta la Sampdoria, l’ex squadra allenata dall’amato Walter Zenga che statistiche alla mano ha fatto

meglio del suo successore Vin-cenzo Montella, ma che proprio per questo sarà molto motivata a recuperare punti e staccarsi dal precipizio della zona salvez-za. Una partita non facile ma neanche impossibile e ritornare a vincere sarebbe un segnale di ripresa importante per rimanere in scia di Roma e Fiorentina. In tribuna sono attesi Mourinho e Ronaldo personaggi recenti ma che sembrano ormai lontani: nel loro dna è impresso in modo in-delebile il concetto di vittoria e tutti noi tifosi speriamo che la loro presenza inverta la terrifi-cante rotta di questo inizio 2016.

Non sarà facile per il Milan uscire imbattuti lunedì sera dalla sfida

del S. Paolo contro il Napoli. Gli azzurri sono reduci da due scon-fitte consecutive, in trasferta contro Juve in campionato e Vil-larreal in Europa League. Il mo-mento è delicato per la squadra di Sarri che, se con il gioco di-verte molto i suoi tifosi, quando non schiera Higuain fatica a vin-cere. La gente di Napoli comun-que ha fiducia. Allo stadio di Fuorigrotta, ci sarà infatti il tutto esaurito. Nulla però spaventa il bomber rossonero Bacca, che con il capocannoniere Higuain dovrebbe dare sicuramente vita ad un duello scintillante, tutto sudamericano. Fiducioso è an-che il tecnico Mihajlovic che, questa volta, a differenza della gara d’andata, quando i rossone-ri furono umiliati dagli azzurri con un pesante 4 a 0, non teme nessuno. Al S. Paolo, ci saran-no sicuramente molti ostacoli da superare, ma il tecnico serbo vuole giocarsela alla grande que-

Il Milan prepara la trappola a Higuain e compagnista sfida anche per non infrange-re le ultime speranze per conqui-stare il terzo posto che, avversari permettendo, garantirebbe un posto Champions nella prossi-ma stagione. Una partita spesso vive di episodi e il Milan spinto dagli ultimi risultati positivi non sembra temere nessuno. Forse, occorre solo un po’ di fortuna. I rossoneri non perdono in tra-sferta da novembre, precisamen-te dalla gara con la Juve ( 1- 0) e nei return match di campionato contro le grandi come Fiorenti-na, Roma ed Inter sono riusciti ad inanellare ben 7 punti. In po-che parole, il diavolo è tornato ad essere quasi un vero diavolo, tanto che nelle ultime sei giorna-te, è riuscito a conquistare 4 vit-torie e 2 pareggi,( totale 14 pun-ti), meno solo di Juve ( 18 punti) e Napoli ( 15). Da rilevare che negli ultimi anni le sfide giocate all’ombra del Vesuvio sono state amare per i rossoneri. Il Napoli ha vinto tre delle ultime quat-tro gare interne di campionato, segnando almeno due gol nelle

costata alla squadra la perdita del primo posto, proprio a van-taggio dei bianconeri. L’ultima vittoria del Milan a Napoli, ( 2 a 1) risale alla stagione 2010/2011, quando la squadra imbottita di riserve riuscì ad imporsi al S. Pa-olo grazie alle reti di Robinho e Ibrahimovic. Il gol partenopeo fu poi realizzato da Lavezzi. In quella occasione in campo c’era anche il portiere Abbiati, uno dei giocatori che fa parte anco-ra del gruppo rossonero e che, insieme a Boateng, siederà in panchina nella importante sfida di dopodomani contro il Napoli. Per il resto, tra le fila rossonere è in dubbio la presenza in campo di Kucka, mentre c’è ottimismo per il recupero di Romagnoli e Abate.

ultime cinque sfide che si sono disputate al S. Paolo. Sul proprio campo, i partenopei sono quasi imbattibili. Su 25 partite gioca-

te davanti al proprio pubblico in campionato, gli azzurri sono infatti ancora imbattuti e hanno perso punti soltanto con Samp

(2) e Roma (2). Unica sconfitta del Napoli nel girone di ritorno è quella recente del 13 febbra-io contro la Juve ( 1- 0), che è

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nerazzurra

e diffidati

GeoffreyKondogbia

AlexTelles

GaryMedel

Geoffrey Kondogbia squa-lificato per due turni.

Salterà il match con la Sam-pdoria e quello con la Juven-tus.

Render Gary Medel squalificato per un tur-

no, salta la partita di questa sera con i blucerchiati.

Anche Alex Telles, squalifica-to un turno, salta la partita

di oggi contro i dorianii.

Diffidati anche Brozovic e Palacio.

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Giovanni Labanca

Ospiti

Hanno fatto venire ca-lendari da ogni parte del mondo e si son

messi a pregare tutti i santi pos-sibili, il presidente Massimo Fer-rero e Vincenzino Montella, l’ex aviatore del nostro campionato. Perfino un bastimento alla fonda nel porto di Genova ha svuotato le sue stive dalle migliaia di can-dele e ceri di varie misure, fatti poi accendere in tutte le chiese del Ponente e anche del Levan-te, come voti propiziatori per gli Dei del pallone. Tutto ciò, pur-troppo, non è stato sufficiente per far mutare il destino della Sampdoria. Destino decisamen-te amaro, se si sperava che il cal-cione affibbiato nel sederone di Walter Zenga potesse cambiare le cose in meglio, con il conse-guente arrivo del disoccupato ex allenatore della Viola. Niente da fare, la navicella della Do-ria, non si muove di un miglio

San Baciccia pensaci tudalle secche liguri e continua a viaggiare a pochi nodi, per col-pa del motore che non ne vuole sapere di girare, non diciamo al massimo, ma almeno per quel tanto che servirebbe a prendere il largo fino ad intercettare i venti favorevoli che Eolo ha messo da quelle parti. Niente da fare ed il pentimento per la repentina so-luzione dell’uomo in panchina è diventato un grave peso sulla coscienza della dirigenza blucer-chiata. Stasera c’è da affrontare l’Inter, l’altra naufraga delle delusioni, che si presenta abbordabile solo se ritorna il coraggio e la smar-rita voglia di tornare ad essere la squadra corsara di una volta.Ci confessa la sua delusione Massimo Ferrero, magari fosse quello della Nutella. “Non mi capacito della situazione in cui siamo e faccio anche fatica ad accettare una situazione di classi-

fica che ci imbarazza e mortifica tutto il nostro ambiente. Abbiamo ceduto Eder per fare cassa, nella speranza che i restanti suoi colle-ghi sfoderassero i così detti attri-buti. Niente di tutto questo e non me la sento di addossare tutte le colpe a Montella, che stimavo e continuo a stimare, come ottimo allenatore. Soffriamo di uno stra-no male di cui non riusciamo a capire le origini. La partita con l’Inter può essere decisiva per noi, ma lo è altrettanto per i padroni di casa che cercano riscatto dopo le delusioni pesanti”.Vincenzino, da parte sua, non accampa scusa, ma nemmeno si scoraggia. “Il campionato è anco-ra lungo e può succedere che, una volta vinta la prima partita, si ri-esca a camminare veloci verso un posto più onorevole in classifica. Quest’anno gira così e dobbiamo solo cercare la concentrazione smarrita, la forza di volontà,

anche psicologica, che in questo momento non abbiamo. Confido nei miei uomini, ma anche nella fortuna. A parte gli scherzi, non guasterebbe una preghiera nel Duomo della città”.Da quanto ci risulta, l’ultimo santo che ci resta da supplicare è San Baciccia, sempre che, nel frattempo, non abbia acceso la sua spenta pipa e non si sia mes-so a goderne le sbuffate, stanco di stare su quella maglietta dai bei colori, ma che non gli fa ono-re. Per il momento.

pagine 284 - ill. - prezzo € 16,00isbn 978-88-6218-242-3

Nell’ottobre del 1908, curio-samente a Chiasso, si di-

sputava il primo Inter-Milan, la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso. Il derby della Madonnina ne ce-lebra la storia ripercorrendo in sessantuno storie la sua gloriosa epopea attraverso partite famose e incontri che pochi conoscono. Un lungo, intenso e vivace rac-conto, ricchissimo di aneddoti, interviste, personaggi: dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza che segnò con entrambe le ma-glie, dai fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e van Basten, Ibra e Kaká, a giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nel-la stracittadina, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tan-ti altri. Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cro-naca si inseriscono spesso e vo-lentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città fortunata a possedere il derby. Perché la stracittadina, oltre a essere emo-zione allo stato puro, è anche de-

Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro RaimondiIL DERBY DELLA MADONNINA

mocrazia: una sorta di bipolari-smo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà. Questo libro rappresenta un sincero, ap-passionato atto d’amore nei suoi confronti.Alberto Figliolia è giornali-sta pubblicista. Collabora con il «Gazetin», periodico indi-pendente di cronaca civile, e «tellusfolio», rivista telematica “glocal”. Allenatore di basket, ha provato a coniugare la passione dell’insegnamento con i concetti di agonismo, democrazia e soli-darietà. Collabora con Silvana Ceruti alla conduzione del Labo-ratorio di Scrittura creativa nella Casa di Reclusione di Milano-Opera. Ha scritto numerosi libri navigando fra poesia e sport. Condivide con Çlirim Muça la vocazione alla divulgazione del-lo haiku e crede con fermezza nel martello libertario e gandhiano della poesia.Davide Grassi, giornalista pub-blicista, ha collaborato con diver-si quotidiani nazionali – tra cui il «Corriere della Sera» – prima di approdare agli uffici stampa. Ha pubblicato Inter? No, grazie! (Li-mina, 2002), Rossoneri comun-que (Limina, 2003) – antologia curata con Andrea Scanzi –, La palla è rotonda? (Limina, 2003),

Rossoneri. Il manuale del perfet-to casciavit (Fratelli Frilli Editori, 2008). Nel 2013, ha curato il Dia-rio della mia guerra (Segni e Pa-role), scritto da suo padre Paolo, e nel 2014 ha partecipato all’an-tologia 33 Racconti rock (QuiE-dit). Il suo sito è www.davideg.it, il blog www.fuorigiocoblog.com. Mauro Raimondi, milanese, ha esordito nel 2003 con Invasione di campo. Una vita in rossonero (Limina), partecipando all’an-tologia Rossoneri comunque (Limina, 2003). Insegnante di Storia di Milano, ha curato la biografia del poeta Franco Loi in Da bambino il cielo (Garzanti, 2010). Della sua città ha raccon-tato il cinema in Milano Films 1896/2009 (Frilli, 2009, coautore M. Palazzini), le testimonianze dei viaggiatori stranieri in Dal tetto del Duomo (Touring Club, 2007) e i libri in CentoMilano (Frilli, 2006). I tre autori hanno pubblicato insieme Centonovan-tesimi (Sep, 2005), Eravamo in centomila (Frilli, 2008) e Portieri d’Italia (A.Car, 2010). Nel 2010, Figliolia e Grassi hanno inol-tre scritto La sua Africa. Storia di Samuel Eto’o (Limina), e nel 2012 Grassi e Raimondi hanno pubblicato Milano è rossonera (Bradipolibri).

Christopher Nasso

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Giovanni Labanca

inter campusVita di CLUB

L’Inter non è solo la prima squadra, anche una serie di attività che interessano

il mondo intero. Una delle più apprezzate è sicuramente Inter Campus, voluto dal presidente Massimo Moratti nel 1996, con presidente Carlotta Moratti, di-rettore Angelomario Moratti e membro responsabile, Luis Figo.Una delle ultime missione di In-ter Campus è stata la visita in Po-lonia, in particolare a Cracovia. Qui, nella città di Papa Wojtyla, l’attenzione degli emissari del-la società, gli allenatori Loren-zo Forneris e Roberto Redaelli,

accolti da Olek Kawiorski, il referente per la Polonia, hanno visitato il centro parrocchiale Jadwiga e gli orfanotrofi Sie-boworitze, Pavlikowitze e Kazi-minz, portando ai ragazzi tanta

solidarietà e comunanza, oltre ad esibirsi in consuete lezioni di calcio, sotto l’egida dei colori ne-razzurri, tanto amati anche dalle ragazzine.Una di esse, affascinata dal gio-

co del calcio e preparata dall’alle-natrice Kasia, si è iscritta in una squadra femminile della città, con grandissima soddisfazione di tutti.

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Giovanni Labanca

Vita

di C

LUB

Inter Club Premiati

Nel prepartita di Inter-Chievo Verona, David Garth, direttore com-

merciale della società, ha pre-miato, direttamente sul terreno del “Meazza”, l’Inter Club Mo-gliano Veneto, che ha festeggiato

il 50°anniversario, l’Inter Club Colle Brianza per il 35°anniver-sario e l’Inter Club Locate Triulzi per il 20°anniversario. Per l’Inter Club Mogliano Veneto è stato riservato anche un premio spe-ciale per essere il club con mag-

gior numero di soci in Veneto nel 2014/15, con 520 iscritti, In campo sono stati premiati anche i soci junior in rappresentanza dei giovani cuori nerazzurri de-gli stessi Inter Club.

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Giù alNord

Campionato

Siamo ancora amareggiati, come tifosi del Napoli, per la sconfitta ma, a bocce fer-

me, analizzando bene la partita di Torino di sabato 13 febbraio allo Juventus Stadium, si scorge un dato che ci ha lasciato ancora più dolenti: si è giocato contro una squadra che tatticamente ha fatto il verso al Carpi e al Ge-noa, infatti anche in quelle gare gli avversari erano posizionati in 11 dietro la linea del pallone e poteva scapparci il gol in con-tropiede, come è accaduto in Piemonte; se allora non accadde fu per fortuna o per puro caso. La differenza sostanziale tra le partite in questione non è stato solo il risultato ma l’approccio alla gara, i nostri calciatori, inve-ce di affrontare gli avversari con il piglio che li ha contraddistinti in tutto l’arco del campionato in corso, sono entrati in campo con eccessiva deferenza , un rispetto esagerato che, però, si giustifica con il fatto che si trattava di gio-care con la squadra, che  in asso-luto risulta la più forte compagi-ne degli ultimi anni e soprattutto con la nota da non trascurare che, in quel campo, sia il Napoli di Benitez che quello di Mazzar-

saranno tutte battaglie campali. Quando il gioco si fa duro i duri entrano in giocori sono  usciti sempre, non solo sconfitti ma anche un tantino umiliati e queste sono situazioni che rimangono nel dna di un cal-ciatore. Perdere è stato un delitto perché si è trattato di una sconfit-ta immeritata, perdere è stato un danno anche perché sarà difficile ora riprendere la testa della clas-sifica. Le squadre che affrontano la Juve lo fanno in una maniera a dir poco sottomessa, come è capitato di fare anche agli az-zurri, mentre diverso approccio capita quando si affrontano gli uomini di Maurizio Sarri, sarà che per gli avversari sia doveroso fare una gara da finale mondiale contro i napoletani, sono sicuro che si assisterà a battaglie cam-pali, a scontri del tipo o la vita o la morte, saranno tutte finali non tanto per il Napoli ma per chi lo affronterà. Questo inciderà e non poco da qui alla fine.Ultima postilla, quel sacchetto dell’immondizia spinto contro Pepe Reina, l’ennesima schifezza, c’è poco da dire, lo squallore di taluni individui non ha certo po-sizione geografica definita, solo che ci ricorda un vecchio detto : la madre dei cretini è sempre incinta. “Bentornato Reina!”, intanto è stato il saluto che si è letto sul profilo ufficiale Twit-ter del Villarreal, un omaggio al portiere spagnolo con una foto di tanti anni fa del numero 25 azzurro. Reina ha giocato al Madrigal dal 2002 al 2005 ed ha lasciato uno splendido ricordo a città e tifosi. Con gli spagnoli  del Villareal, con cui siamo in ottimi rapporti, De Laurentis ha pran-

zato gustando la famosa paella velenciana che, poi, si è rivelata una peperonata indigesta sul campo, con una partita insolita, senza spunti degni di nota, tran-ne un rigore negato al Napoli e le solite scemenze che hanno consentito anche agli iberici di trovarsi in condizioni facili per tirare in porta e vincere la par-tita di andata, di questi sedicesi-mi di coppa Uefa. Giocavano le seconde linee e va bene, ma la squadra punge poco e fa trop-pa accademia e poco costrutto. D’altronde si sa benissimo che febbraio è il mese peggiore per le squadre di Sarri e come da prassi si sta mantenendo anche questa tradizione negativa. Il ritorno sarà una impresa non impossi-bile, ma che comunque deve far un poco riflettere sullo stato dei calciatori, non proprio brillantis-simi. Il ciclo terribile cominciato con la Juventus non sta dando grandi frutti. Ora sotto con il Milan! La gara con il Milan di Siniša Mihajlović sarà una del-le finali che  vedranno il Napoli impegnato da qui alla fine della stagione, per noi sarà un un leit motiv, come una sorta di refrain sanremese , per noi ogni partita sarà una battaglia. La squadra rossonera arriva con una buona dose di risultati utili consecutivi e con la consapevolezza che, se non fa risultato al San Paolo, può sprofondare nell’abisso dell’ano-nimato, quindi a differenza di tante altre squadre, dovrebbe ve-nirsela a giocare senza tante al-chimie rinunciatarie. Speriamo.Tra i calciatori da tenere d’occhio

oltre al cannoniere Carlos Bacca già 13 reti realizzate in stagio-ne, non bisogna dimenticarsi lo stato di forma eccellente dei vari i Keisuke Honda e del gio-vane M’Baye Niang, rigenerato dalla cura Gasperini a Genova e assoluta rivelazione del Milan di quest’anno. Gli azzurri sono

consapevoli che ogni punto per-so da qui alla fine sarà micidiale per la classifica finale. In questi momenti ciò che serve è avere lucidità e pragmatismo, quindi anche se si dovesse giocare tipo l’Inter di questo  inizio stagio-ne,  nessun vero tifoso storcerà il muso, quel che serve adesso

è mantenere le distanze con la Juventus e basta, al di là del bel calcio. Naturalmente tutti noi innamorati del Ciuccio non aspettiamo altro che cantare di gioia, una peana che aspettiamo da troppo, tanto tempo. Il Milan sarà la nostra prossima vittima o il nostro definitivo carnefice.

CampionatiEsteri

Prove tecniche di risalita per l’Inter questa sera a San Siro contro la Sam-

pdoria, pure lei a caccia di pun-ti per allontanarsi dalla zona retrocessione. Spaventano per i nerazzurri, cifre alla mano, i numeri del girone di ritorno, una media da retrocessione, se non fosse sostenuta dai successi rimediati nel girone di andata. Con la Sampdoria, è chiaro che Mancini non può fallire, perchè un altro passo falso potrebbe far traballare la sua panchina, dal momento che è in agguato ci sono tre o quattro nomi impor-tanti per rilevare il suo posto. Un Weekend caratterizzato da-gli impegni di Champions con la Roma battuta all’Olimpico dal Real Madrid e dalla Juventus che martedì affronterà il Bayern Mo-naco. Un braccio di ferro, inve-ce, in campionato con il Napoli adesso ad inseguire la Vecchia Signora dopo la gara vinta con i

L’Inter con la Samp prova a risalire la chinapartenopei che ha regalato a Buf-fon e compagni il sorpasso e la quindicesima vittoria consecuti-va in campionato. La squadra di Allegri, ieri sera ha giocato con il Bologna rimediando un me-sto 0-0, mentre il Napoli, fra due giorni, cioè lunedì, sarà chia-mato al San Paolo, con la grande occasione del contro-sorpasso e riprendersi la testa della classi-fica, a respingere l’attacco di un Milan che sembra essere uscito dal tunnel dell’anonimato dopo il successo casalingo con il Ge-noa. Il Grifone, insieme ai cugini della Samp è piuttosto inguaiato in classifica, dal momento che il Frosinone è risalito in gradua-toria di qualche gradino con il successo del Castellani con l’Em-poli. Il Genoa ospiterà, domani

pomeriggio, l’Udinese, mentre il Frosinone al Matusa riceverà la Lazio, reduce dalla faticac-cia di Europa League contro il Galatasaray. Aperitivo della sfi-da odierna di San Siro tra Inter e Samp il derby di Verona tra l’Hellas e Chievo, con la squadra di Delneri chiamata a compiere il miracolo della salvezza. Non facile neanche l’impegno di do-mani della Fiorentina a Bergamo con l’Atalanta e quello del Carpi a Torino contro i granata di Ven-tura, rigenerati dal successo in trasferta con il Palermo. Palermo che affidato nuovamente a Beppe Iachini, ritornato sulla panchina rosanero dopo il valzer di alle-natori impiegato dal presidente Zamparini. Prova di fuga per il Bar-

cellona in Liga dopo l’1-3 inflitto al Gijon, nel recu-

pero dell’altro giorno. Messi e compagni saranno impegnati oggi a Las Palmas, una trasferta facile sulla carta, dal momento che quest’ultima divide il pe-nultimo posto in classifica con il Granada. Meno facile , invece, il compito del Real Madrid, reduce dalla bella vittoria dell’Olimpico della Roma, sull’ostico campo del Malaga. Stesso discorso vale per l’Atletico Madrid, seconda forza del campionato, chiamato alla

Francia, PSG bloccato dal Lillesfida del Calderon, contro il Vil-larreal, squadra che ha affrontato , giovedì scorso, in Europa Lea-gue il Napoli.In Francia, il PSG , frenato dal Lille al Parco dei Principi, rice-verà la squadra dello Champa-gne, cioè il Reims che naviga in acque tempestose dopo un bel-lo avvio di campionato. Facile per il Monaco il match contro il fanalino di coda Troyes, con il St.Etienne, di scena al Velodro-me con il Marsiglia, reduce dal pareggio con il Nizza nel derby della Costa Azzurra.

In Germania, il capolista Bayern Monaco che non ha chiesto anti-cipo in prospettiva dell’impegno con la Juve, ospiterà all’Allianz Arena il modesto Darmstadt, mentre il Borussia Dortmund , secondo in classifica, dovrà ve-dersela con il Bayern Leverku-sen, in trasferta. L’Herta Berlino ospiterà all’Olimpion Stadium il Wolfsburg, reduce dal successo esterno in Champion con il GentIn Premier League il sorpren-dente Leicestern di Claudio Ra-nieri è stato bloccato dall’Arse-nal con un rocambolesco 2 a 1, ma resta egualmente al comando della classifica, a fianco del Tot-tenham, corsaro a Manchester con il City.

Il Campionato questa settimana è fermo per gli incontri di FA Cup. Si riprende sabato 27.

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Ciclismo

Luigi Sada

Andrea Fedi vince il Tro-feo Laigueglia.Successo del giovane

Andrea Fedi nel Trofeo di Lai-gueglia, giunto alla 59esima edi-zione, disputato in una giornata fredda e ricca di colpi di scena, prima con Cunego ,poi con Ulis-si. IL corridore toscano, al primo successo tra i professionisti è pronto a recitare la parte del pro-tagonista nella prossima Milano - San Remo. Ha attaccato il grup-petto di testa formato da undici corridori a metà della salita di Capo Mele, staccando il compa-gno di fuga, il francese Vicho.Fedi è sfrecciato solitario sotto lo striscione di Laiguelia, men-tre al secondo posto si è piazza-to Colbrelli, che ha preceduto il plotoncino dei fuggitivi e si era reso protagonista negli ultimi due passaggi del Capo Mele.

conto alla rovescia per la milano-sanremo

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Suoni eSapori

n o n s o l o c a l c i o

antichi mestieri

finestra sul mondo e dintorni

Giovanni Labanca

E adesso chi andrà a farglie-lo capire al contadino della Val Brembana, orgoglioso

leghista che ce l’aveva sempre duro, che anche nel suo partito, come in tutti gli altri, c’è gen-te che ruba? Sicuramente non lo farà Bossi, già KO per le sue vicende familiari, come non lo potranno fare Salvini e lo stesso presidente Maroni. Lo capirà da solo, il sciur Ambroeus Bram-billa che i ladri, purtroppo per la sua fede calpestata, sono di

sanità: tu QuoQue lombardia!?

Ladroni senza frontiere

casa in Lombardia, come nel-le altre regioni. Oggi, al di là di ogni battuta, non sempre è tale, l’affare Sanità si complica male-dettamente, con grave danno di immagine ed economico per la Regione ed in modo particolare proprio per il presidente Maro-ni che si è “incazzato” non poco, perché si è visto tradito proprio dal suo fedele amico, dall’espo-nente di punta che sta riscri-vendo il sistema sanitario lom-bardo, avendo avuto cura, però, di vergarne in anticipo i capitoli che più lo interessavano. E’ una tegolata di cui non c’era assoluta-mente bisogno, visto che è anco-ra in piedi l’affare Formigoni, da tempo aperto nel palazzone di Porta Vittoria. Questa nuova bu-

fera, che vede Fabio Rizzi a capo di una squadraccia di malfattori, sconquasserà le nuove vetra-te di Palazzo Lombardia, sulle quali lascerà per sempre fosche tinte di vergogna, assai difficile da ripulire negli anni a venire. La giustizia, come si dice anche in questo caso, farà il suo cor-so e tutti si dicono fiduciosi nel suo operato, anche se fino a ieri, proprio Salvini, sparava borda-te inopportune contro la classe togata, senza pensare minima-mente, come uno sprovveduto qualsiasi, che bisogna avere sem-pre rispetto delle istituzioni. Gli arresti di questi giorni potrebbe-ro sembrare anche una risposta a queste gratuite offese, ma sono pura coincidenza, visto che le in-

dagini erano in corso da tempo e che, alla loro conclusione, si è arrivati proprio in un momen-to politico molto importante e delicato, visto che sta partendo la campagna elettore per le am-ministrative di giugno, alle quali tutti vorrebbero presentarsi più immacolati possibile. Vedremo

assoluta eccellenza, se continua ad essere elogiata a livello mon-diale e preferita dagli ammalati non solo delle altre regioni ita-liane, ma anche da pazienti pro-venienti dagli altri paesi europei. Non staremo qui a riepilogare tutti gli istituti di ricovero e cura di Milano, dove ogni giorno si

feriamo guardare, anche se è in-negabile la tristezza e l’imbaraz-zo nella regione ritenuta, non a torto, guida e locomotiva del Pa-ese. In Lombardia, visto l’acca-duto, che non è un caso isolato, non sono da meno i reati simili di quelli compiuti altrove e di cui si faceva, da queste parti, un gran brutto parlare, sventolando, con orgoglio celtico, la bandiera della verginità. Questa è ormai definitivamente persa, prima ancora che si potesse indossare

se basterà aver cacciato Rizzi dal partito a far tornare un po’ di sereno laddove le turbolenze cominciano ad essere troppe. La Sanità lombarda, quella non amministrativa, ma operativa e scientifica, rimane pur sempre di

svolge un ottimo ed apprezzato lavoro, grazie a medici scrupolo-si e preparati, assai lontani dagli intrallazzi contabili ed alle con-sorterie malavitose. Per fortuna, esiste sempre l’altra faccia della medaglia alla quale noi tutti pre-

una robusta cintura di castità. Se ne sarà fatta una ragione anche il frastornato ed incredulo con-tadino operoso della Val Brem-bana? Lo capiremo fra qualche mese dal verdetto che uscirà dal-le urne di primavera.

E ffigliole, pe sottaviento,mo se fanno na zuppetella

cu ‘e taralle ‘int’a ll’acqua ‘e mare.L’acqua smòppeta, fragne e pareca ‘e mmanelle so’ tutte argien-to…Così recita la strofa di un’antica canzone del 1920, “Napule ca se ne va” di Murolo e Tagliaferri, in cui viene citata, con parole soavi e poetiche, una delizia indiscus-sa ed inimitabile del patrimonio culinario partenopeo: i taralli nzogna e pepe. Rotondeggianti, scuri, tempestati di mandorle, sono tipici dell’entroterra napo-letano ed nalogamente a tante altre ricette tipiche napoletane, anch’essi sono nati per riciclare e non buttare via avanzi di deter-minati ingredienti.In “Il ventre di Napoli“, di Ma-tilde Serao, compare una detta-gliata descrizione dei cosiddetti

Taralli “nzogna e pepe”

“fondaci”, ovvero le zone adia-centi al porto, dove vivevano i poveri perennemente affamati, fino a quando nel Settecento furono introdotti i taralli: i for-nai non buttavano via nulla di nulla, utilizzavano fino alla fine anche lo sfriddo, cioè gli stral-ci di pasta lievitata in avanzo, a cui aggiungevano la “nzogna” ed il pepe in quantità ingenti. E le mandorle? Beh, furono aggiun-te solo nell’ Ottocento. I taralli venivano serviti per lo più nelle panetterie, nei chioschi per stra-da (tuttora ci sono a Mergellina sul lungomare) ed non da meno nelle osterie con un bicchiere di vino non troppo pregiato per accompagnarli. Si inzuppavano nell’acqua di mare anticamente, “tradizione” giustamente perdu-ta per ovvi motivi. Oggi viene degustato per lo più con la bir-

ra… è proprio il caso di dire che ‘a birra è ‘a morte d”o tarallo !Ogni “tarallaro” doc portava con sé la sua cesta in spalla per ven-dere i taralli in strada ai passanti e non solo, gridando a gran voce “Taralle, taralle cavere!”. Attual-mente non esiste più questa figu-ra ma il sostantivo viene utilizza-to per designare una persona che non ha molta voce in capitolo e deve sempre sottostare a mille cose e situazioni, senza tregua. Non a caso, si usa l’espressione “me pare ‘a sporta d”o tarallaro!”.TaralliPer quanto riguarda l’etimolo-gia ed origine del nome, ci sono varie e diverse ipotesi: alcuni dicono che derivi dal francese “toral” essiccatoio ed altri dal latino “torrere”, che significa abbrustolire. Un’altra tesi fa ri-ferimento alla particolare forma

circolare: deriverebbe dunque dall’italico “tar” che signfica av-volgere o ancora dal francese an-tico “danal”m che vuol dire pane rotondo. L’ultima, considerata la più attendibile, è di deravzione greca, da “daratos”, che vuol dire sorta di pane.Ecco la ricetta:Ingredienti500 gr di farina150 gr di nzogna (sugna)1 cubetto di lievito di birra da 30 gr200 gr di mandorle con buccia

2 cucchiaini di pepe nero2 cucchiaini di saleProcedimentoSciogli il lievito con un dito d’ac-qua tiepida e aggiungilo a 100 gr. di farina, impasta, forma un pic-colo panetto, incidilo a croce sul-la superficie e mettilo a lievitare in una ciotola. Quando avrà rad-doppiato il volume, aggiungi il sale, il pepe, la sugna (così com’è senza scioglierla) il resto della fa-rina e tanta acqua tiepida quanto basta per ottenere un bel panet-to da lavorare sopra il piano di

lavoro. Lavoralo almeno per 10 minuti e poi stacca tanti pezzetti da formare dei bastoncini grossi come una matita, e lunghi circa 15 cm. Unisci i bastoncini, at-torcigliali su se stessi e uniscili a ciambella. Decorali con le man-dorle e mettili a lievitare, quando avranno raddoppiato il volume infornali a 180° fino a cottura completata cioè quando saranno belli dorati.Questi taralli si conservano per molti giorni se chiusi ermetica-mente.

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buco NERO

Luigi Sada

Filo diretto in settimana tra Obama e Putin per trovare un accordo per distruggere

l’Isis. Il Califfato, sotto l’incalzare della coalizione, Russia compre-sa, sta perdendo terreno ed è quasi circondato in ogni settore dalle truppe alleate, sia in Iraq che in Siria. In giro per l’Euro-pa, comunque, c’è troppa gente intenzionata a compiere attentati terroristici quale ultima spiaggia per questo gruppo di tagliagole.

obama e putin, telefonata per l’isisBelles ed Alfano hanno già mes-so in guardia la popolazione su possibili assalti terroristici nelle città, come Londra e Parigi, Oba-ma e Putin hanno confermato il loro timore su quanto potrebbe accadere nelle prossime settima-ne in occidente. Occorre far pre-sto e USA e Russia sono grandi potenze mondiali che possono offrire il loro supporto per scon-figgere il cancro dei terroristi, usando mezzi sofisticati per

porre fine a questa guerra scate-nata dal Califfato. Un allontana-mento, per il momento, tra Wa-shington e Mosca, dopo i venti di guerra fredda dovuta alla crisi in Ucraina. Sulla Siria c’è una ne-cessità di dialogo e distensione nella lotta contro l’Isis. Tuttavia gli USA insistono nell’accusare la Russia e chiedono uno stop ai bombardamenti su Aleppo e sugli oppositori di Assad. Oba-ma e Putin hanno concordato lo

sviluppo di una cooperazione fra diplomatici ed altre agenzie go-vernative per il cessate il fuoco internazionale verso la Siria di Assad. Lunedì, però, secondo Al Jasira, i russi hanno colpito due ospedali ed una scuola con i loro aerei ad Aleppo, provocando 23 morti, tra i quali alcuni bambini. La Russia smentisce tutto, anche se l’accordo sul già citato cessate il fuoco in Siria, riguarderà co-loro che sono davvero interes-

sati al dialogo e non i terroristi. Intanto, i turchi sostengono di non essere entrati con i loro mi-litari in territorio siriano, come ha denunciato Damasco. Questi soldati, però, sembra siano sta-ti utilizzati per attaccare i curdi del PKK. L’accusa di Damasco è quella con cui: “dodici Pickup armati e circa cento militari nei pressi del valico di Bab al- Sala-meh”. Nel frattempo, buone no-tizie provenienti dalla Libia con

Tutto è ciclico nella vita, ma il ciclo del femminicidio non sembra voler mettere

la parola fine. Settimanalmente, sovente quotidianamente, salta alla cronaca la scomparsa, solo come doverosa ipotesi iniziale, di una donna in qualche regio-ne d’Italia. Per quanto diabolico possa essere il piano, bisogna poi fare i conti con la realtà e con il reato commesso, perlomeno contestato. Oggi la cronaca è at-tenta soprattutto alla scomparsa di Isabella Noventa, senza per-dere di vista l’omicidio di Mar-co Vannini, Elena Ceste e altri. La scomparsa della cinquanta-cinquenne, fissata nel centro di Padova come raccontato dal suo pseudo fidanzato Freddy Sorga-to, è apparsa agli investigatori subito anomala, faceva acqua da tutte le parti. In questi giorni la svolta. Il camionista Sorgato, ac-cusato in concorso con la sorella Debora e l’amica, segretamente innamorata dell’uomo, del fem-minicidio, avrebbe confessato,

l’annuncio della creazione di un governo di unità nazionale per poter combattere l’Isis.

non prima di aver recitato per settimane la parte dell’ex risen-tito dai repentini cambi d’umore della donna, la morte di Isabella. “Un gioco erotico finito male” questa sarebbe la confessione di Freddy. “Sorgato è un uomo travolto da questa situazione e sotto shock, io non l’ho mai vi-sto freddo come riportato dalla stampa, ma sotto shock” questo è quanto dichiarato dall’avvocato difensore di Sorgato, Massimo Malpiero. Il cerchio è chiuso, dunque. I conti tornano, almeno secondo la difesa dei tre impu-tati. Trattandosi di delitto meno grave, secondo quanto ammes-so dal geniale trio, si va verso la modifica del reato contestato e quindi, giustamente, la difesa ha chiesto l’applicazione di una mi-sura diversa dalla custodia cau-telare in carcere. Follia pura, gra-vi problemi psicologici, malattia mentale? Cosa può spingere tre persone adulte, ancor peggio se al trio appartengono due donne, a macchiarsi, se colpevoli, di un

reato così grave? Una matassa non semplice da dipanare per il Gip Cristina Cavaggion che mercoledì scorso ha disposto l’arresto dei tre sospettati e si è già visto recapitare una richie-sta agli arresti domiciliari per i fratelli Freddy e Debora Sorga-to. L’amante, forse segreta, del principale sospettato, Manuela Cacco, dal passato ingombrante, ricopre un ruolo, forse margi-nale, ma sicuramente interes-sante dal punto di vista psichia-trico. Manuela Cacco, secondo quanto dichiarato dal suo legale Alessandro Menegazzo, avrebbe raccontato la sua verità. Quella sera, segue la dichiarazione del legale, è andata da Freddy ignara della morte di Isabella. Freddy le avrebbe chiesto di indossare il giubbotto bianco della vittima e alla richiesta di spiegazioni l’au-totrasportatore avrebbe liquida-to la faccenda con un semplice “Perché ho fatto qualcosa”. Se non è pazzesco tutto questo! La donna immortalata dalle teleca-

mere della piazza principale di Padova è Manuela Cacco, come da sua stessa ammissione, che recitava la sua parte in questo intrigato cumulo di sentimenti malati. La Cacco vorrebbe farsi passare per una donna succube dell’amore per Freddy, incapa-ce di presentarsi agli inquirenti, stando alle dichiarazioni del suo difensore non era a conoscenza del “fattaccio”, quando per setti-mane impazzava su tutte le reti televisive il video della donna in giacca bianca, ovvero lei, e raccontare la sua verità. Questo avrebbe fatto una persona all’o-

scuro della scomparsa di Isabel-la. Ma Manuela Cacco no, lei vo-leva tenere nascosta la relazione che aveva con Freddy, lei è inna-morata di Freddy e quando si è innamorati, si sa, si fanno cose inspiegabili razionalmente. Una persona sana di mente no, ma Manuela è innamorata e nulla ha potuto contro l’uomo che ama. Incuriosisce, e non poco, la figu-ra della sorella, Debora Sorgato. Quale meccanismo può indurre una sorella a soprassedere anche ad un delitto così grave? Dalle prime ricostruzioni, se accertata la sua telegrafica dichiarazione spontanea, il ruolo di Debora Sorgato, che si è avvalsa della facoltà di non rispondere, po-trebbe essere alleggerito. La sua figura entra in scena solo dopo settimane di indagini che la collegano al fratello la notte del 15 gennaio quando la sfortuna Isabella scompare. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, gli investigatori della Squadra mobile la “sbrandano” per por-tarla in Questura, subito dopo raggiunta dal suo compagno, un maresciallo dei carabinieri ritenuto, però, estraneo ai fatti. L’accusa sembra non avere dub-

bi: la notte del fattaccio, i due fratelli erano assieme. Il Gip non desiste. Si tratta di omicidio pre-meditato e i fatti sembrerebbero supportare la tesi dell’accusa. Il trio sperava nel delitto perfet-to, ma due errori fatali hanno mandato in frantumi il il piano studiato nei minimi dettagli. Dettagli, appunto. Sono piccoli dettagli che spesso fanno franare interi castelli. I fratelli, Freddy e Debora Sorgato, e l’amica inna-morata Manuela Cacco, il delitto sarebbe avvenuto tra le ore 22 e le 23.30 nella casa di Freddy, hanno studiato il piano in modo minu-zioso. Freddy avrebbe strango-lato l’ex fidanzata aiutato dalle due donne. ma l’alibi perfetto ha incastrato la mini banda. E’ pro-prio Manuela Cacco a commet-tere i due errori fatali. La messa in scena in piazza Insurrezione di Padova, per farsi volutamente riprendere dalle telecamere con il giubbotto bianco di Isabella, mette in evidenza subito il det-taglio della borsa, Isabella era uscita quella sera senza borsa, e una volta finita la passeggiata e non potendo più tornare in piaz-za, ha telefonato a Debora che l’attendeva per riportarla a casa.

Fattacci di casa nostra

Tra i tanti delitti di don-ne, le cui ricostruzioni

e cronache sono su tutte le pagine di giornali, vi sono quelli di cui, forse prematu-ro, nessuno, o quasi, si oc-cupa. Chiara Scirpoli, ma-ceratese di origini pugliesi, nel dicembre scorso decide di dare una svolta alla sua giovane vita partendo per la Spagna dove l’aspetta un amico. La disavventura del-la ventitreenne maceratese presenta numerosi lati oscu-ri. Il 12 dicembre, la sera pri-ma della sua morte, si mette in contatto telefonicamente con la madre, parlano per pochi minuti e la ragazza dice di essere raffreddata. A questo punto cade il buono assoluto. Per giorni non si hanno notizie e il 15 dicem-bre la notizia che nessuna madre vorrebbe mai rice-vere. L’amico concittadino della ragazza, convinto che le autorità spagnole a cui aveva dato i riferimenti della famiglia di Chiara li avesse-

Cronaca

Seve

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isce

glia

ro già avvertiti, telefona alla mamma di Chiara per darle l’infausta notizia. Chiara è morta, questa è l’unica certez-za. E’ ancora avvolto nel mi-stero quanto accaduto la notte in cui Chiara ha perso la sua giovane vita nella casa di cal-le Rojas Zorrilla. Era ospite dell’amico da poco più di die-ci giorni. L’amico maceratese e l’altro coinquilino di nazio-nalità spagnola hanno dichia-rato alle autorità che i giorni precedenti al decesso, Chiara era deperita, non mangiava e presentava delle vistose mac-chie sul volto. Il ragazzo spa-gnolo riferisce anche di aver sentito dei rumori provenire dalla stanza in cui dormiva la ragazza e di essere andato a controllare, ma il ragazzo italiano non l’avrebbe lasciato entrare nella stanza dicendo che si trattava solo di un brut-to sogno. Prima incongruen-za degna di nota: secondo il ragazzo spagnolo Chiara dor-miva nella stessa stanza con l’amico di Macerata, secondo

l’italiano, invece, avrebbe raggiunto la ragazza solo al mattino e di averla trova-ta già morta. L’amico della giovane vittima sdramma-tizza anche il polverone al-zatosi sul ritardo con cui è stata avvertita la famiglia: “Ho fatto tutto quello che dovevo, ho avvisato le au-torità e non ho avvertito la famiglia perché così mi era stato detto di fare. E co-munque non sono passate 48 ore dalla morte all’avviso alla famiglia, ma semmai un giorno scarso. Mi dispia-ce, moltissimo, per quanto accaduto”. Tutto è ancora avvolto nell’ombra, le auto-rità spagnole procedo, forse (non dimentichiamo il caso aperto in terra spagnola re-lativa alla morte del nostro connazionale Mario Bion-do), nell’inchiesta e quelle italiane, per vederci chiaro e per dovere, hanno aperto le indagini dietro l’esposto-denuncia presentato dalla famiglia della giovane.

Chiara ScirpoliEsiste?

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sabato 20 febbraio 2016 www.stadio5.it16

La città meneghina celebra ancora per pochi giorni in una grande mostra, Fran-

cesco Hayez uno dei più impor-tanti pittori del romanticismo italiano. La mostra è allestita nei meravigliosi padiglioni della Gallerie d’Italia in Piazza della Scala a Milano. L’esposizione a cura di Fernando Mazzocca in collaborazione con le prestigio-se istituzioni milanesi e vene-ziane,  rappresenta  la più com-pleta e aggiornata esposizione monografica sull’artista, a più di

HaYez, la poesia del romanticismo

Gallerie d’Italia all’insegna della pittura del grande artista

INFO

Gallerie d’Italia- Piazza della Scala 6, Milano

Fino al 21 febbraioOrario: dalle 9.30 alle 19.30 tutti i giorni

Giovedì dalle 9.30 alle 22.30

zio antiquario che, avendone intuito la predisposizione per la pittura, avrebbe voluto farlo di-ventare un restauratore di quadri antichi. Le doti di Hayez, però, si affinano nell’arte pittorica fre-quentando prima l’Accademia di Venezia, poi recandosi a Roma dove incontra Antonio Canova che lo introdurrà nell’ambiente romano e gli procurerà alcune committenze. Affresca, infatti, su incarico dello scultore alcu-ne lunette nella galleria Chiaro-monti nei Musei Vaticani. Dopo Francesco Hayez, Laooconte, 1812. Milano Accademia di Brera

rappresenta papa “Urbano II che predica la prima Crociata” per cimentarsi poi nel ritratto e nel nudo femminile come nel quadro “La Venere che scherza con due colombe”. Nel percorso espositivo un’intera sezione è dedicata ai numerosi ritratti che Hayez eseguì anche per gli amici, quello più emblematico di Ales-sandro Manzoni, e autoritratti di cui uno molto suggestivo dove lo stesso artista si ritrae vicino alla gabbia dei leoni quasi a signifi-care la sua partecipazione alla

La morte di Abradate, 1813Collezione Fondazione Cariplo. Milano, Gallerie della Scala

Venere che scherza con due colombe (ritratto della balleria Carlotta Chabert), 1830. Milano Accademia di Brera

trent’anni dall’importante rasse-gna milanese del 1983. Raccoglie inoltre in un’unica sede, oltre 100 tra dipinti e affreschi del pittore.Nel percorso espositivo, possia-mo ammirare, nello spazio cir-colare antecedente la mostra, le meravigliose sculture di Antonio Canova, il massimo esponente della cultura Neoclassica, per ri-cordare il legame che lo scultore ebbe con il giovane pittore, ap-prezzandone subito le doti.

le fatiche romane, preferisce tor-nare a Milano. Nel 1820 ottiene un travolgente successo all’espo-sizione di Brera con il dipinto storico dedicato a Pietro Rossi, signore di Parma. La storia rac-conta che Rossi era stato scelto come comandante dell’esercito veneto per combattere contro gli Scaligeri (eventi che risalgo-no al quarto decennio del XIV secolo). Hayez lo rappresenta nel momento più drammatico:

manifesto del Romanticismo Ita-liano. Per questo quadro e altri di genere storico, Hayez sarà de-finito da Giuseppe Mazzini uno dei migliori interpreti della nar-razione mitologica e storica e un grande artista vicino al popolo e agli ideali Risorgimentali. “Hayez è morto a 91 anni, ha attraversato praticamente un secolo di pittura - spiega il cu-ratore Francesco Mazzocca -, ha assistito a molti cambiamenti del gusto, senza mai cedere nel

suo impareggiabile stile ma affi-nando ispirazione e tecnica per potersi cimentare nei più diversi generi”. Le diverse sezioni della mostra riflettono i mutamenti del clima culturale, storico e so-ciale in cui Hayez visse. Dal pe-riodo Neoclassico fino a quello Romantico, interprete sempre acuto e sensibile dei diversi ge-neri: dalla pittura del mito come nel quadro del “Laooconte”, a quella storica come nel dipinto di “Pietro Rossi” e in quello che

Il bacio. Episodio della giovinezza, 1859Milano Pinacoteca di Brera

Papa Urbano II sulla piazza di Clermont predica la prima Crociata, 1835Coolezione Cariplo. Milano, Gallerie della Scala

Pietro Rossi, 1818, Milano Pinacoteca di Brera

La vita dell’artista è costellata da incontri straordinari. Di umili origini, Hayez nasce a Venezia il 10 febbraio del 1791 da ma-dre veneziana e padre originario di Valenciennes, nel nord della Francia. La famiglia, poverissi-ma, lo affida in adozione a uno

Rossi pronto a partire, circonda-to dai familiari che lo implorano a rimanere e dal messaggero che lo incita a partire, per dare inizio alla battaglia e salvare la patria. Questo dipinto è considerato al pari del romanzo “manzoniano”, Il Conte di Carmagnola, il primo

ha avuto una fortuna popolare intramontabile rappresenta in maniera seducente un tema uni-versale. “Diversi motivi facevano del Bacio qualcosa in più di quel-lo che rappresentava, dandogli anche un significato politico”, afferma il curatore, Francesco Mazzocca. L’affermazione di un certo ottimismo alla giovane Ita-lia che, appena uscita dalle Guer-ra di indipendenza, doveva rige-nerarsi. Il messaggio politico era affidato agli abiti dei due amanti che compongono volutamente i

ribellione degli ideali risorgi-mentali. Per finire, è nel “Bacio” che Hayez è riconosciuto l’artista di eccezione anche in ambito internazionale. Nella mostra si possono ammirarne tre versioni: una del 1859, poi quella del 1861 e del 1867. Questo quadro che

due tricolori, italiano e francese, facendo diventare il quadro una sorta di allegoria che celebrasse la collaborazione, l’abbraccio tra le due nazioni, che aveva reso possibile la nostra unificazione pur con tutte le incertezze per le nuove sorti del nostro paese.

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17sabato 20 febbraio 2016 www.stadio5.it

RiccardoSada

LibriIl libro “Decadance” in versione Extra

Info HYPERLINK “mailto:[email protected]” HYPERLINK “https://decadancebook.wordpress.com/ HYPERLINK “https://www.facebook.com/decadancebook” HYPERLINK “https://www.youtube.com/user/Decadancebook”

Giosué Impellizzeri e Luca Giampetruzzi tornano con un nuovo libro sulla musica dance“Non siamo riusciti a

resistere al richiamo di chiudere il cer-

chio col terzo volume dedicato alla dance, all’elettronica e la dj culture degli anni Novanta”, di-

cono Giosué Impellizzeri e Luca Giampetruzzi. Che aggiungono: “Non è stato facile scovare nuove tematiche affrontabili: sembrava che con ‘Decadance’ (del 2008) e ‘Decadance Appendix’ (del 2012) fosse già stato detto tutto, e invece rieccoci”. Altro giro, altra decade.Gli anni Novanta sono stati anni memorabili sotto molti punti di vista, e per la musica dance (inte-sa in tutte le sue forme ed espres-sioni stilistiche) probabilmente i

migliori e i più ricchi, animati da nuovi strumenti, da un mercato ricettivo, da numeri che genera-vano entusiasmo. Erano gli anni in cui si campionava di tutto e da tutto, gli anni in cui si allestivano studi di registrazione di fortuna nelle camerette, nelle cantine e nei garage, gli anni in cui si in-ventavano nuove traiettorie so-nore, gli anni in cui la figura del DJ iniziava ad essere osannata da folle sempre più consistenti. Da

Un nuovo capitolo di una lunga serie

cabina, il disc jockey diventava una sorta di santone, di messia, di sciamano, e cominciava a cre-are un binomio col ruolo di pro-duttore.In “Decadance Extra” Impel-lizzeri e Giampetruzzi hanno riacceso i riflettori su molti per-sonaggi di quel decennio. La musica in quegli anni era incisa su supporto fisico, vinile in pri-mis, e con le copertine creava un combo indissolubile. “In ambito radiofonico, personalità di spic-co resta quella di Albertino”.semplice “mettidischi” chiuso in

Squadre da incubo è il for-mat inedito in onda su MTV8, canale 8 del digitale

terrestre e 121 del telecomando Sky, in onda tutti i giovedì alle 21.15. Un programma che vede

SQUADRE DA INCUBO SU MTV8 CON GIANLUCA VIALLI E LORENZO AMOROSOprotagonisti Gianluca Vialli e Lorenzo Amoroso e che ha un’u-nica missione: salvare dal bara-tro della retrocessione squadre di dilettanti relegate ai margini delle classifiche. Problemi di spogliatoio, disorga-nizzazione e strutture fatiscenti

sono questi alcuni dei principa-li problemi che le due leggende del calcio nostrano dovranno af-frontare cercando di invertire la rotta in una sola settimana.Una vera e propria terapia nella quale

Vialli è la mente: il boss in giacca e cravatta con il compito di in-tervenire sul management delle squadre e ripristinare l’ordine elaborando strategie di inter-vento (team building, dinamiche comportamentali e manageria-li); Amoruso il braccio “armato”:

il sergente di ferro in tuta e fi-schietto, pronto a ristabilire l’or-dine in campo con allenamenti ferrei dove la fatica e l’abnegazio-ne sono imprescindibili. Insieme formano un dynamic duo ben

assortito, autorevole e divertente allo stesso tempo. “Partecipare a Squadre da Incubo è stata un’av-ventura molto divertente. – di-chiara Gianluca Vialli – Abbia-mo visitato luoghi incantevoli di un paese che non ricordavo essere così bello e vario. Abbiamo sfidato

le intemperie. Incontrato persone piene di umanità ed entusiasmo. L’obiettivo, quello di condividere conoscenze ed esperienze matu-rate durante una vita dedicata allo sport più bello del mondo e

metterle a disposizione di sportivi super appassionati ma anche un po’ confusi”Ogni episodio è la storia di una settimana passata con una Squa-dra da incubo. Il racconto di un percorso di cambiamento di persone autentiche tra momen-

ti comici e drammatici. Una missione impossibile dall’esito tutt’altro che scontato.In ciascuna puntata l’esito è diffe-rente: si potrà perdere con orgo-glio, pareggiare lottando su ogni pallone o addirittura vincere. Il risultato è certamente impor-

tante ma la vittoria fondamen-tale sarà quella di aver appreso che il rispetto per l’avversario e la disciplina sono due valori im-prescindibili senza i quali anche il gioco più bello del mondo può trasformarsi in un mero e rozzo esercizio fisico.

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Anastasia Mazzia

Cinema

Dopo aver conquistato la critica ed il pubblico della Berlinale, “Fuo-

cammare” di Gianfranco Rosi, Leone d’Oro per “Sacro Gra”, ar-riverà nelle sale dal 18 febbraio.Struggente e profondo, il film di Rosi è una feroce condanna verso le politiche europee nei ri-guardi degli sbarchi clandestini sulle nostre coste, in particolare a Lampedusa, confine simbolico dell’Europa. La pellicola, infat-ti, si ambienta proprio su quel lembo di terra, brulla ed isolata,  circondata solo da un bellissimo mare impetuoso, confine tra il Nord ed il Sud del mondo.  Lo sviluppo narrativo si articola su due livelli diversi ed all’apparen-za senza alcun punto in comune. Samuele è un ragazzino di do-dici anni molto vivace che vive con l’anziana nonna ed il padre pescatore. Il piccolo gioca con la fionda, si arrampica sugli alberi, insegue di notte gli uccellini. De-stino di tutti gli isolani è diven-tare pescatori, ma Samuele soffre il mal di mare e dovrà cercarvi

fuocoammareGli immigrati di Rosi

presto un rimedio. La vita degli isolani è scandita dai ritmi do-mestici: la nonna cucina, il dee jay dell’isola allieta le case con canzoni tradizionali, il pescato-re fatica ogni giorno per portare qualche guadagno a casa, il sub s’immerge alla ricerca di ricci. Samuele stesso incarna l’isola in cui vive: vivace e genuina, ma so-prattutto estremamente solitaria. Dall’altro lato c’è la tragedia in mare, il silenzio, la notte. La marina militare che, ad ogni ora del giorno e della notte, deve af-frontare gli sbarchi: migliaia di uomini, donne e bambini stipati

come carne da macello sulle zat-tere gridano aiuto. Il regista Rosi per raccontare gli sbarchi non sceglie le solite scene di reperto-rio, ma fotogrammi veri, intimi, strazianti.  Il titolo sicuramente riunisce i due percorsi narrativi: “Fuocammare” è l’espressione che gli anziani di Lampedusa usavano per descrivere il divieto di pesca nelle ore notturne du-rante la seconda Guerra mondia-le perché le navi militari erano solite sparare i razzi che incen-diavano il colore del mare. Come allora, cosi’ oggi il Mediterraneo sembra tingersi di rosso: è il san-

gue degli immigrati che non rie-scono a sopravvivere, è il colore di una guerra non ufficiale, di una tragedia umanitaria in cor-so da molti anni.  Infatti il vero protagonista del film è il mare, bellissimo ma sempre impetuo-so, forte e violento: fonte di vita per i lampedusani, speranza per gli immigrati, simbolo di morte per molti.  A differenza di “Sa-cro Gra” che poteva contare su un grande affresco comunitario, questo film è molto più intimo: tanti sono i volti, poche le parole, unico il lutto.  La sceneggiatura risulta frammentata, poco coesa. Coloriti sono i dialoghi in dia-letto, bellissima la fotografia. La narrazione di Rosi non scivola mai nella condanna sterile, ma offre molti spunti di riflessione: l’accoglienza non dovrebbe li-mitarsi ad offrire una coperta ed una bottiglietta d’acqua! Le scene quotidiane vengono cattu-rate con uno stile da camera di servizio, con l’inquadratura fis-sa. Sono i personaggi nella loro routine e nella loro spontaneità a muoversi. Il deejay è fermo di-nanzi al suo microfono, l’anziana si appresta a cucinare il pran-zo, l’altra rifa’ il letto. Dall’altro lato ci sono volti senza identità, senza casa, che  sono sopravvis-suti alla fame ed alla violenze più atroci. Come ha dichiarato lo stesso Rosi: “La sfida nel re-alizzare Fuocoammare è stata sradicare il bombardamento di immagini quotidiane che ci por-tiamo dietro dai telegiornali, dai documentari. Era fondamentale cercare di raccontare da un al-tro punto di vista una realtà che viene sempre narrata in termini di cifre, numeri: quanti sbarchi, quante vittime, quanti profughi.

C’è una scena in cui la zia Ma-ria, la zia di Samuele, prepara il pranzo in cucina e ascolta in no-tiziario dei duecentocinquanta sul barcone, pochi sopravvissuti. E dice “poveri cristiani” che è il commento che facciamo noi tut-ti i giorni. Ma poi non facciamo nulla. L’importanza del film è la testimonianza di una tragedia in corso, qualcosa che accade davanti a noi. E l’Europa non fa

nulla se non ergere muri. Qua-rantamila persone sono morte in mare e nessuno fa nulla. In sette chilometri di mare sono morti migliaia di bambini”. Con questo film, Rosi pone l’attenzio-ne su un problema che riguarda tutta l’Europa e non solo l’Italia.  “Fuocammare” è un film molto interessante e profondo che apre molti spunti di riflessione.

Dall’11 febbraio arriva nelle sale italiane l’attesissimo “Zoolander 2”, sequel del film cult-demen-

ziale “Zoolander” del 2001.  Dopo 15 anni Ben Stiller ed Owen Wilson ritor-nano così sul grande schermo per una nuova avventura nel film scritto e diretto dallo stesso Stiller. Protagonista è ancora Derek Zoolander, il modello più famo-so del mondo le cui espressioni facciali, come la rinomata “Blue Steel” o la “Ma-gnum”, ed i suoi look stravaganti hanno influenzato tutto il mondo della moda. In seguito alla morte della moglie ed all’allontanamento forzato del figlio, De-rek si è ritirato dalle passerelle. Per poter rilanciare la propria carriera e così riot-tenere la custodia del figlio, Derek, insie-me al suo collega ed amico  Hansel, deci-dono di partecipare ad un grande evento

Zoolander 2Se la moda conquista il cinema

che si svolgerà nella Città Eterna, Roma. Dietro la sfilata però c’è un mistero da scoprire: l’Interpol chiederà il loro aiuto per risolvere dei misteriosi omicidi che hanno visto coinvolte molte pop star.  La spy story si ambienta nella bellissi-ma Roma, rievocando il famoso Dan Brown, con tanto di segreto biblico e di cenacolo massonico dell’alta moda!Come il primo capitolo, il film assicura tante risate e puro divertimento. La pellicola si caratterizza per una sce-neggiatura che troppo spesso rasenta il ridicolo, personaggi portati all’eccesso, dialoghi disarmanti. Grottesco ed assur-do in molte sue gag, il film risulta essere demenziale come il primo capitolo.In realtà “Zoolander 1”, nel lontano 2001, registrò un vero flop al botteghi-no. Solo dopo il suo passaggio sul pic-

colo schermo il film fu rivalutato perché  conquistò molti follower. Divenne pre-sto un film cult e così lo stesso Stiller si affrettò a dirigerne un secondo capitolo. Rispetto al primo episodio, questo film offre un tocco di brio in più per la spy story e per la bellissima ambientazione.Molte poi sono le pop star ed i volti fa-mosi dello star system che si sono offerti per impersonare e deridere loro stessi: da Penelope Cruz, Will Ferrell, Kristen Wiig, Benedict Cumberbatch, Lenny Kravitz, Mika, Justin Theroux, Billy Zane, il cantante Sting, Justin Bieber, Kanye West, agli stilisti Valentino, Marc Jacobs e Tommy Hilfigher.“Zoolander 2” è sicuramente un film senza alcuna velleità artistica, demen-ziale e superficiale, che vuole semplice-mente divertire.

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19sabato 20 febbraio 2016 www.stadio5.it

Gossip

Marjlja Bisceglia

Michelle Hunziker è proprio una donna fortunata, è appena trascorsa la festa degli innamorati e l’innamorato Tomaso Trussardi sa come viziare la sua dolce metà. La

showgirl è stata infatti sommersa da un mare di rose rosse, bellissime quasi quanto lei. Attualmente la Hunziker oltre ad essere innamorata è anche molto impegnata nella nuova campagna di gioielli Morellato, della quale è testimonial con la sua barboncina Lilly, cagno-lina che per la bellissima bionda sarebbe come una figlia. Avrebbe infatti dichiarato che Lilly è parte della famiglia “come se fosse la mia quarta figlia, non potrei immaginare di vivere senza di lei”. La cagnolina è stata adottata in un allevamento americano e da quel momento è stata coccolata e amata. Periodo d’oro per Michelle, in amore, lavoro e soprattutto in fa-miglia.

Ultimamente la questione delle unioni civili è all’ordine del giorno e numerosi personaggi di rilievo esprimono le loro opinioni a riguardo. Ultimo, solo in

ordine di tempo, è il presentatore Paolo Bonolis che, ospite a Tagadà, programma in onda su la7, ha espresso il suo parere a favore. Si è detto favorevole al decreto legge in atto nell’ultimo periodo, affermando che i diritti civili devono valere ugual-mente per tutti, dichiarandosi inoltre a favore delle adozioni da parte di coppie omosessuali. Avrebbe, infatti, affermato che per i bimbi è meglio avere due genitori gay che stare con sette suore. “Cosa ne penso delle unioni civili? Credo che i diritti civili debbano essere per tutti i medesimi. Non mi sono mai posto il tema dell’omo-sessualità nella mia vita. È una cosa naturale, appartiene all’arcobaleno della vita”. Il presentatore si è quindi pubblicamente unito al coro dei tantissimi personaggi famosi che si sono schierati a favore del decreto legge Cirinnà. Speriamo il sostegno aiuti il progresso del bel Paese.

Sono ormai note le foto di Flavio Briatore “ringiovani-

to” grazie all’aiutino del bisturi. Elisabetta Gregoraci difende il compagno dalle critiche ricevu-te, sui media e sui social, dove era stata lei stessa a pubblicare le foto del nuovo volto. Intervi-stata da “chi”, la modella e attri-ce esprime il suo disappunto nei

confronti di coloro che criticano, “Non credo siano questi i proble-mi della vita, perché bisogna dare spiegazioni? Se Flavio è contento lo sono anche io. Noi e Nathan siamo felici”. La showgirl cala-brese ammette di aver sottovalu-tato la potenza dei social quando ha pubblicato le foto del marito, e aggiunge “Eravamo a cena, l’ho

messa e ha fatto il giro del mon-do perché lui appariva. Ho letto tanti commenti, in molti non lo hanno riconosciuto perchè ha perso 15 chili”, lei infatti continua a sostenere che il cambiamento sia dovuto alla dieta. Briatore ne ha comunque passate di peg-gio, speriamo solo la faccenda si sgonfi.

Il festival di Sanremo è ap-pena terminato e una del-

le scoperte è sicuramente Madalina Ghenea, che ha incantato tutti con la sua bel-lezza ed eleganza. Per essere co-conduttrice ha accettato un compenso irrisorio per-ché il prestigio di partecipa-re al festival è sicuramente superiore, la sua popolarità è infatti cresciuta. Il lavoro va a gonfie vele, ma ciò di cui ha bisogno attualmente la bel-lissima showgirl è l’amore, di un uomo e di una figlia, che vorrebbe adottare anche se, in quanto single, non è semplice. “Ho avuto due storie impor-tanti e quando io e Michael Fassbender ci siamo lasciati ho sofferto molto. Ho voglia di innamorami ma per ora la mia priorità è il lavoro. Quel-lo che desidero di più è però un bambino: c’è una bambina nell’orfanotrofio che vorrei portare a casa, ma è impos-sibile per una persona single,

spero che le cose cambino pre-sto”. La modella si da anche al sociale, aiutando nell’associazio-ne APJ ad Haiti, insomma que-

sta ragazza è impegnatissima nel sociale e non solo. Le facciamo i migliori auguri.

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Registrazione del Tribunale di Milano: n° 446 del 3 agosto 2011