N 4 2016 inter carpiweb

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domenica 24 gennaio 2016 anno 6 numero 4 www.stadio5.it [email protected] COPIA OMAGGIO Inter Carpi VINCERE Sport & Spettacolo

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domenica 24 gennaio 2016 anno 6 numero 4 www.stadio5.it [email protected] COPIA OMAGGIO

Inter

Carpi

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Sport & Spettacolo

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INTER (4-2-3-1)

Arbitro: Paolo Mazzoleni di Bergamo

STADIO

CARPI (3-5-1-1)

BelecPasciuti, Letizia, Zaccardo;

Romagnoli, Suagher, Crimi, Bianco, Mbakogu;Di Gaudio;

Lollo

MEAZZA ORE 15.00

Inter

Allenatore Allenatore

Sandro Mazzola

HandanovicD’ambrosio, Telles, Brozovic, Jesus;

Murillo Biabiany;Melo, Perisic, Palacio

Icardi

Carpi

RobertoMancini

FabrizioCastori

Parola al Baffo TOrnA iL SOrriSO

COLPACCIO IN COPPA ITALIA COL NAPOLI

Il paradosso veste la maglia della normalità e il campio-nato si sveglia con un pigia-ma nuovo, che in pantofole si appresta a vedere un film con la storia nella pancia di un inizio dimenticato. Na-poli e Juventus a scappare da Inter e Fiorentina, con la Roma che anche con il Ve-rona non vince e col Milan che dopo momenti di vacche magre sciorina la più bella partita della stagione. Bat-tono in testa i Mancini-boys che contro l’Atalanta dispu-tano la più brutta gara del-la stagione. Brutto l’esordio di Spalletti sulla panchina della Roma che lasciò nel 2009 per cercare fortuna in Russia. L’Inter ha lasciato la vetta contro il Sassuolo e poi a Bergamo a rischiato di fare la stessa fine se non fosse stato per Handanovic, per il momento il miglior portiere d’Europa e forse del mondo. Molto bene il Milan che ha recuperato Boateng, che ha in rampa di lancio Balotelli e che fra poco ri-presenterà Menez. Prima partita di spessore di Mon-tolivo, ha sorpreso anche Honda in fase di copertura: morale per l’Europa ci sono anche i rossoneri. Quello che i tifosi chiedono alla squadra è una continuità in un campionato in cui mol-to è ancora possibile. Poi c’è la Coppa Italia. E qui le milanesi vanno a braccetto in semifinale. Se i rossone-ri incontreranno l’Alessan-dria in una sorta di duello amarcord, con ricordi di chi ha diviso storia e leggenda (leggi Rivera, per i più at-tempati), i nerazzurri se la vedranno con la Juventus, che non molla un colpo. Mancini, però, deve pensare prima al Carpi, in un match pericoloso per la classifica, perché questa volta la vitto-ria appare l’unica medicina per far sparire il malessere di una crisi. C’è anche il cal-ciomercato a condire questo gennaio pieno di scossoni e ribaltoni. Di sicuro non è finita. La vittoria dell’Inter in Coppa Italia ha getta-to dei fantasmi sul Napoli, che ha presentato un Sarri maledettamente irascibile nell’unica sconfitta al San Paolo di questa stagione. Per chi sta lassù le vertigi-ni sono sempre in agguato e Mancini l’ha capito. Il simpatico tecnico dei parte-nopei, probabilmente, non ancora.

Il successo con il Napoli mi ha fatto ritornare tranquil-lo, o quasi, dopo la partitac-cia con il Sassuolo ed il pa-

reggio con l’Atalanta a Bergamo. Al San Paolo ho visto un’Inter tonica e cinica come piace a me, pronta a colpire in contropiede, come facevamo noi con Herrera, ai tempi della grande Inter.Oggi con il Carpi dovrebbe esse-re una sfida da tre punti per noi, ma attenzione, perchè la squadra emiliana ha iniziato alla grande il girone di ritorno, pareggiando prima con la Lazio, poi battendo la Sampdoria, che non è l’ulti-ma arrivata. La solidità difensi-

va del Carpi, a parte la pesante sconfitta di Marassi, con la già citata Sampdoria, nella prima di campionato, ha cambiato de-cisamente in meglio, tanto vero che fare un gol in questo mo-mento all’undici di Castori non

è poi tanto facile. Noi segniamo un po’ con il contagocce, però, dovremmo farcela a mettere in cassaforte i tre punti. Siamo stati sorpassati in classifica dal Napoli e dalla Juventus e questo potreb-be essere l’occasione buona per

ridurre lo svantaggio. Infatti, i bianconeri non avranno sicura-mente vita facile con la Roma, nella sfida di Torino, mentre il Napoli sarà a Marassi contro la Sampdoria, imbufalita per la sconfitta con il Carpi. Non avrà

vita facile neppure la Fiorentina, ospitando il Torino, un avversa-rio ostico che dà sempre filo da torcere alle big del campionato. Seguirò con interesse il derby emiliano tra il Sassuolo ed il Bo-logna, mentre un occhio cadrà

sulla sfida del Bentegodi, dove il Verona si giocherà gli ultimi spiccioli di salvezza, contro il lanciatissimo Genoa che ha rifi-lato un pesante poker al Palermo di Zamparini, che non sa più a quale santo votarsi, dopo l’esone-ro di Ballardini. Contro l’Udine-se, per i rosanero non sarà facile fare risultato. Stesso discorso vale per la Lazio, attesa all’Olim-pico contro un Chievo che non finisce mai di stupire.

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3domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it

Partita

Inter...Parliamone

1 partita in più

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Calcio maleducato

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Éder Citadin MartinsGonzalo Higuain Josip IlicicLeonardo PavolettiPaulo Dybala Nikola Kalinic

10

L’undici guidato dal tec-nico Castori oggi po-trebbe dare una lezione di umiltà e tenacia alla

banda targata Mancio. L’inter, reduce dall’imbarazzate sconfitta in casa col Sassuolo di 15 giorni fa e dal deludente pareggio con-tro l’Atalanta nella prima giorna-ta di questo girone di ritorno ri-mediato grazie all’autorete della squadra bergamasca, oggi ospita ospita il Carpi che arriva a San Siro a testa alta. La squadra emi-liana, nelle ultime tre gare, è riu-

scita a tenere testa alla Lazio, 0-0 all’Olimpico, e vincere in casa con l’Udinese battuta per 2-1 e domenica è riuscita a rispedire a casa con la coda tra le gambe anche la Sampdoria dell’ormai sempre più mesto Vincenzo Montella. 0-0, 2-1 e 2-1, queste le credenziali del Carpi che oggi al Meazza affronta l’Inter dell’1-0 a Empoli, parecchio fortunoso, della sconfitta casalinga con i ne-roverdi e dell’umiliante pareggio bergamasco. Chi mastica, anche poco, il calcio può facilmente in-tuire che partita vedremo oggi. La fatica di Roberto Mancini a far comprendere ai suoi che giocano per l’Inter e non per una squadra di Lega Pro che deve chiudersi in

regista di scorta al Napoli, dif-ficilmente la squadra parteno-pea lascerà partire le sue sane alternative, e Ever Banega, in scadenza di contratto col Sivi-glia, ma con troppi pretendenti all’uscio. Una buona, ma non risolutiva, soluzione è prendere Roberto Soriano in cambio di Ranocchia e Dodò, entrambi utili alla Sampdoria. In assen-za di innesti capaci di scuotere questa squadra, di strada a di-sposizione ne vedo veramente poca con un deludente, almeno fin qui, Kondogbia, un Medel il più delle volte pressapochista e un Felipe Melo assolutamente inaffidabile. La vittoria in Cop-pa Italia, al di là delle polemi-che, ridà morale ai nerazzurri e Mancini ritenterà il colpo, per la verità semplice, nonostan-te la difesa ostica, con l’undici di Fabrizio Castori. L’Inter ha conquistato solo quattro punti nelle ultime quattro giornate di campionato, con due sconfitte consecutive in casa, mentre il Carpi ne ha conquistati sette negli ultimi tre incontri. Man-cini spera di festeggiare la sua partita numero 200 in Serie A alla guida dell’Inter con un successo convincente. Orgolgio Handanovic, il migliore tra i nerazzurri, che da inizio stagio-ne ha parato ben 48 dei 53 tiri indirizzati a lui. Sarà il 4-2-3-1 il modulo che proverà ad avere la meglio sul Carpi. D’Ambro-sio, Miranda, Murillo e quasi sicuramente Telles saranno gli angeli custodi di Handanovic. Medel e Kondogbia impegnati a far girare il gioco mentre il reparto più avanzato, con l’im-pegno di foraggiare il finaliz-zatore Maurito Icardi, troverà pronti all’appello Biabiany, Jo-vetic e Ljajic.

difesa col terrore delle cavalcate avversarie. Questa è l’Inter della rinascita, l’Inter del riscatto che è riuscita in due giornate a perdere la testa della classifica e finire in terza posizione dietro la Juven-

tus, che ha regalato ai propri tifo-si la decima vittoria consecutiva, e solo perché il Diavolo ha tritato fuori le corna contro la Fiorenti-na non è scesa in quarta posizio-ne, dietro i viola appunto. Setti-

mana prossima c’è il derby della Madonnina fra le due squadre, cosiddette grandi, più deludenti del campionato, il Milan ha mes-so sul piatto un mezzo riscatto, l’Inter? Alle 15 capiremo, al di là che possa anche vincerlo que-sto match, quale Inter Roberto Mancini è riuscito a mettere as-sieme, se una squadra degna del suo blasone o la solita cozzaglia che rende sempre più evidenti tutti i limiti di questa squadra che senza un vero regista e un buon terzino, di strada ne farà veramente poca. Il tanto ago-gnato salto di qualità è più che mai lungi dall’evidenziarsi. Un occhio al mercato che vorrebbe in nerazzurro Mirko Valdifiori,

Pace fatta. Mancini e Sar-ri si sono stretti la mano. All’indomani della sfida di Coppa Italia tra Na-

poli ed Inter, dove i nerazzurri hanno vinto e conquistato me-ritatamente le semifinali con la Juve, si spera ora che questa ennesima ferita nel calcio, sem-pre più violento e maleducato, venga rimarginata al più presto e fatti come quelli del S. Paolo non accadano più. Si, in effetti è deplorevole vedere due tecni-ci, attori della serie A, beccarsi come galletti, a bordo campo a partita in corso. La tensione può fare brutti scherzi, ma non pos-sono giustificare termini e paro-

le usate fuori luogo da persone adulte, professionisti come Sar-ri che dovrebbero invece essere vaccinati alla vita, ai contorni di una sfida che inevitabilmente ha alzato un polverone (siamo in Italia) in uno sport in cui gli insulti spesso possono portare a discussioni senza senso, alla vio-lenza fisica dentro e fuori gli sta-di. Nella vita e nello sport, come insegna il pedagogista e storico francese De Couberten, il buon comportamento è alla base di ogni successo e quindi nulla può giustificare la maleducazione e le offese gratuite di molti perso-naggi pagati fior di quattrini. Il calcio va difeso e tutelato, anche

perché sono tantissime le perso-ne, soprattutto giovani, che lo se-guono e lo praticano sotto varie bandiere. Se un giovane che gio-ca al calcio può essere, in alcune occasioni perdonato, il discorso non può valere per un allenatore che, non dobbiamo dimenticare, è anche un educatore al qua-le spetta il compito non solo di escogitare tattiche e indovinare le sostituzioni, ma anche stem-perare le tensioni prima, durante e dopo una partita di calcio, ave-re rispetto per gli avversari, dare il buon esempio, evitando che un suo gesto sconsiderato o una pa-rola fuori posto possa poi essere “usata” dal bambino, umiliando altri coetanei. Il caso, per for-tuna, si è ora chiuso, ma quello che lascia sbigottiti sono le deci-sioni prese dal giudice sportivo

in merito a questa vicenda. Sarri è stato punito con due giornate di squalifica da scontare il pros-simo anno in coppa Italia e 20 mila euro di multa. Mancini in-vece dovrà pagare una multa di 5 mila euro per atteggiamento intimidatorio verso Sarri che lo aveva insultato. La domanda che ora mi pongo è la seguente: per il giudice sportivo Tosel, Sarri ha sbagliato? Offendere allora è le-gito? Chi è il vero colpevole? Le previsioni parlavano di quattro mesi di squalifica per l’allenatore del Napoli, certamente esagera-ta, (quattro turni immediati di squalifica potevano andare bene n.d.r) ora invece siamo arriva-ti ad una sentenza che sembra non punire nessuno. La deci-sione certamente andrà nel di-menticatoio, dal momento che

Sarri sconterà le due giornate di squalifiche addirittura il prossi-mo anno e solo in Coppa Italia. Di questi tempi, evidentemente, forse agli organi disciplinari della Figc, più che emanare punizioni, interessava intascare solo i soldi dei due tesserati. L’unica speran-za ora è quella di non assistere da qui a qualche mese all’ennesimo episodio e figuraccia di un calcio pieno di se e di ma.

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nerazzurra

Gary Medel

GeoffreyKondogbia

e diffidati

il Pitbull

João Miranda

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5domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it

Giovanni Labanca

gli Ospiti LA PreDA ScOMODA AL PrOfUMO Di cArPinO

L’anno scorso quando il verdetto del 28 aprile decretò la promozio-ne del Carpi in serie A,

fiumi di spumante corsero non solo negli spogliatoi della citta-dina emiliana, ma anche nelle “segreterie” delle altre squadre, per la sicurezza di avere già i ta-sca i sei punti che la compagine del modenese poteva offrire su un comodo vassoio d’argento.

Insomma, un boccone all’andata ed uno al ritorno, ed un bel bottino, dopo una bella scampagnata sugli ameni Appenni-ni, era già nel carniere delle vanitosette grandi del calcio che conta. Semplice sarebbe stato, proprio come bere un bel bicchiere d’acqua nella calura estiva. I fatti del campionato hanno dimostra-to e stanno dimostrando esattamente il contrario, come speravano nella città del Carpino che dal 1909 ha visto la luce del pallone sorgente ed ora adora e rispetta come un Dio, nel senso che, nessuno si è mai sognato da queste parti, di diventare lo scendiletto del campionato. E di que-sto, si sono accorti in parecchi, se anche le grandi hanno dovuto penare e molto per avere ragione dell’undici di Claudio Caliumi e di Castori. “Per noi il miracolo della A bastava e avanzava per campare di gloria per mille anni ancora, ma la vo-lontà ci ha spinto oltre. Abbiamo pagato lo scotto della neofita, ma, una volta ag-

la girare nel modo giusto e nella porta avversaria. “Ci sarà da di-vertirsi e parecchio” ci dichiara un Borriello volenteroso e deci-so a riscattare una stagione quasi anonima. San Siro è stato anche il mio campo e, per fortuna, la strada della porta, me la ricordo ancora. Sarà una bella sfida che scalderà cuori e polmoni, con la non troppa recondita speranza di un buon risultato”. Vittoria o non vittoria, al presidente Ca-liumi preme un’altra cosa che ancora non ha avuto dalla vita sportiva, che, dato i tempi, oltre a poter essere una noto Amaro, è il ritorno urgente a poter giocare nella sua sede naturale della sua città, che è il glorioso Sandro Ca-bassi, lo stadio del cuore e della storia della pianta verde.

giustato il tiro e capito bene il nuovo mec-canismo di gioco, abbiamo preso sempre più coscienza delle nostre forze e, anche con spavalderia, ci stiamo giocando i tre punti di volta in volta, con il coltello tra i denti, perchè mostrarsi impauriti, sarebbe stata la fine anticipata dei nostri progetti”. I risultati danno ragione a questa bella “Jucunditas”, che, pur navigando sulla pe-ricolosa linea di galleggiamento, non ce-derà le armi fino all’ultimo secondo, aven-do anche a disposizione campioncini mica tanto male come capitan Zaccardo, Bor-riello e Lasagna, tanto per dirne qualcu-no. Questi baldi giovinotti, proprio oggi, nello scenario più bello d’Italia, vogliono dare dimostrazione del loro valore, pur temendo un ritorno di fuoco del Biscione che, dopo una settimana pazza, non può più rovinare la digestione ai propri affe-zionati tifosi che, con il termometro sotto lo zero, rischiano di brutto, specialmente se la palla, i nerazzurri, non dovessero far-

La punta di diamante di questo Carpi porta il nome di Kevin Lasagna passato da esterno ad attaccan-te con il fiuto del gol. Vera punta che ha calpestato

i campi di periferia per arrivare sul palcoscenico di Serie A. Ci pensa il Carpi dalle grandi ambizioni che lo acqui-sta nel luglio del 2014. Con la maglia biancorossa debutta il 13 settembre successivo, campionato di Serie B, nell’1-1 contro il Crotone. Protagonista della storica promozione in Serie A della sua squadra, ad oggi con il Carpi ha totaliz-zato 48 presenze e 5 reti.

Cristian Zaccardo è arrivato al Carpi portando con sé uni-

camente il bagaglio dell’u-miltà. Non è stata una scelta semplice, ma l’ex difensore rossonero ha ben valutato le sue opportunità. Far parte di un progetto e giocare per una squadra come il Carpi che si affaccia per la prima volta nella sua storia sul palcoscenico della Serie A è molto più importante che re-

stare fuori da ogni progetto in una squadra blasonata come cometa rossonera. L’ex rossonero è consapevole dei diversi obiettivi, non si gio-ca per lo scudetto e per la Champions League, ma per la salvezza che vale quanto uno scudetto. Zaccardo è arrivato al Carpi la scorsa estate, a titolo definitivo, fir-mando un contratto che lo legherà al Club biancorosso fino al 30 giugno 2017.

Marco Borriello è alla ricerca di nuove avventu-

re. Probabile la partenza dell’attuale attaccante del Carpi per nuovi lidi, non esclude neppure il volo ver-so la Grande Mela, la MLS negli ultimi anni ha affa-scinato tanti calciatori ita-liani di talento. Per restare in terra italica potrebbe ap-prodare alla corte di Dona-

doni, con il suo arrivo il Bo-logna gioca un altro calcio. Anche il Genoa potrebbe trarre vantaggio dal suo ar-rivo sotto la Lanterna come alternativa a Pavoletti. L’ex milanista non esclude nep-pure il Torino, se si creasse un vuoto in attacco. Intanto ha pensato bene di cambia-re procuratore affidandosi ad Andrea D’Amico.

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La delusione di Mario Balotelli, in campo dal 67’

Sinisa Mihajloci, deluso dal secondo gol toscano

Milan in lotta per l’Eu-ropa, quasi a pieno titolo, ma manca la

necessaria continuità. E’ vero, il campionato è ancora tutto da giocare, ma fallire i tre punti, seppur contro un ottimo Em-poli, equivale ad una sconfit-ta. Mihajlovic ha ancora molti nodi da sciogliere. In primis un Milan che subisce, con paura, le incursioni avversarie. Il primo tempo di Empoli-Milan, dispu-tata nell’anticipo di ieri, ha mes-so sul piatto la paura rossonera nonostante il vantaggio arrivato già all’8’. Peccato, agganciare la Roma al quinto posto sarebbe

DOPPiA riMOnTA in TerrA TOScAnACugini

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stato utile soprattutto al morale, per l’Europa, invece, ci sono an-cora i numeri. Battere la Fioren-tina per 2-0 e tornare da Empoli, doveroso il rispetto per l’undici guidato da Giampaolo, con un mesto pareggio non è gratifi-cante, se si considera, poi, che il punto guadagnato in classifica è frutto di una doppia rimonta, è

demoralizzante. L’undici rosso-nero, lo stesso che ha avuto la meglio sulla Fiorentina, è sceso in campo con l’intenzione di fare propria la partita. Pronto all’ap-pello si fa trovare Bacca, servito da Antonelli, che realizza il gol in leggero fuorigioco, decimo centro per lui in Serie A, del momentaneo vantaggio all’8’.

Pronta la risposta dei toscani che si buttano in avanti spinti anche dall’ex Saponara. L’Em-poli prende le misure, pareggio annullato giustamente a Macca-rone per fuori gioco prima, e fa secco Donnarumma al 30’ con Zielinski servito dall’instancabi-le Saponara che magistralmente si libera letteralmente dell’in-tera difesa rossonera. Tutto da rifare, si infortuna ancora Alex e scende in campo Zapata. Se-condo vantaggio del Diavolo, la pallonata presa in pieno volto da Niang, su deviazione dell’avver-sario Tonelli, diventa un assist perfetto per Bonaventura che si fa trovare pronto e realizza la sua quinta rete stagionale. Ri-pristinate le cose? No. Da calcio piazzato arriva il secondo pa-reggio empolese. Donnarumma ribatte la conclusione a giro di Pucciarelli, ma sulla ribattuta si fa trovare pronto Maccarone che non sbaglia. C’è spazio anche per Balotelli, ma nulla di nuovo all’o-rizzonte.

L’Inter, come ha fatto il Milan, ha bisogno di crearsi un tesoretto

da investire sul mercato in entrata. Ovviamente il modo migliore è quello di liberar-si degli ingaggi più pesanti e liberarsi del calciatore in modo definitivo, un prestito con futuro riscatto non cam-bierebbe la situazione econo-mica della società nerazzur-ra. Almeno tre i fardelli della

beneamata: il fallimento Vidic, Andrea Ranocchia ed il picco-lo diamante Fredy Guarin. Liberarsi di ingaggi gravosi è il primo guadagno di una so-cietà che non può attingere ad entrate extra e cospicue come quelle che arrivano dalle com-petizioni europee. Il difensore serbo Nemanja Vidić è stato il fallimento più grosso, un ope-razione costata oltre 10 milio-ni di euro per vederlo in campo 28 volte e, all’unico gol segnato, ci sono da aggiungere anche 8 cartellini gialli e uno rosso. Un

fallimento puro che ha percepi-to 3,2 milioni netti per giocare 2441 minuti. Un problema in meno per l’Inter che è riuscita, come da comunicato ufficiale di lunedì scorso, a rescindere il contratto consensualmente con il difensore serbo. E’ sicu-ramente spendibile bene Fredy Guarin, su di lui, diretto dalla Cina, lo Jiangsu Suning. Il co-lombiano non gradisce, alme-no per il momento, la trasferta in Oriente che porterebbe nelle casse dell’Inter 15 milioni di euro. Anche Andrea Ranoc-

chia compare nella lista dei partenti graditi. La Sampdo-ria ha abbozzato una tratta-tiva concreta che lo vedrebbe in prestito ai doriani ma con una parte dell’ingaggio anco-ra a carico dell’Inter. Soprat-tutto il difensore e ex capita-no, deve essere ceduto a titolo definitivo se l’Inter non vuole pagargli la pensione. Ormai partito, e senza di lui, l’aereo che poteva portarlo al Liver-pool non resta che attendere, così si spera, la prossima of-ferta.

Mercato

Vid Belec

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7domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it

Campionato

Giù alNord Con Maurizio Sarri pe’ ciente anne

Erano due i quesiti che mi sono posto da qual-che settimana; il primo era sapere se Maurizio

Sarri sarebbe stato capace di te-nere fronte alla pressione per la posizione raggiunta e la seconda era scoprire quando sarebbe co-minciato il tam tam mediatico che avrebbero scatenato contro il Calcio Napoli, reo di essere primo in classifica, colpevole di avere una grande organizzazio-ne di gioco, e di risultati ottenuti nonostante i costi contenuti del tetto ingaggi dei suoi calciatori. Tutte cose che hanno causato scossoni in un mondo fatto di calciatori pagati più del loro va-lore e di direttori sportivi e pro-curatori dediti più agli interessi

del proprio portafoglio, al di là di quello che poi i loro assistiti fan-no in campo. Sarri è il pericolo, la stranezza, cioè quella dove un allenatore che guadagna quanto un tecnico di serie B sta metten-do sotto quelli come Mancini, super pagati senza rendere. Non ho mai nascosto la mia assoluta certezza sul fatto che al Napoli e a Maurizio Sarri in questo mon-do di marchettari, non l’avreb-bero fatto passare liscia questa situazione anomala: onestà, la-voro, competenza e serietà sono canoni troppo alti in un mondo di “ladri e di puttane”. Mancini è stato il primo affondo, tra bre-ve si scatenerà l’inferno perché come diceva Maradona: “Il Na-poli per vincere dovrà giocare contro a tutti”. Si parlava di maxi squalifica per il Mister, quindi l’obiettivo del Chiachiello è stato quasi raggiunto. Ora sarà attiva-ta la macchina del “Fango”. Il pri-

il modo di come si gioca questa competizione non è mai piaciu-ta nonostante il fatto che negli ultimi 5 anni, gli azzurri hanno vinto due volte il trofeo; troppo riduttiva la formula adottata, se arrivi tra i primi in campionato, poi ti ritrovi a vincere il trofeo facendo solo 5 partite, andrebbe cambiato il modo. Per la partita in se, cambiare tutto di un botto 6 titolari su 11 mi è parso davve-ro un grosso azzardo. Andiamo a Genova, sponda Sampdoria, con il chiaro intento di fare bottino pieno, mi auguro che i napole-tani sparsi in giro per la Serie A si comportino come di solito fa Antonio Di Natale. Questa non è più una questioni di pallone, è una “guerra” aperta, questo è un mondo di parassiti dove c’è l’anomalia più assurda, quella che vede Robin Hood (i media nazionali) dalla parte dei ricchi che si ribellano ai poveri, una lotta che ha da una parte i poteri forti e dall’altro i peones, brutti, sporchi e neri. Mai come adesso bisogna stare tutti uniti.

mo posto dà fastidio alle striscia-te. E’ tutta colpa di quel “vecchio cazzone” di Sarri, che ha messo in riga la Serie A e destabilizzato i poteri forti del calcio italiano con il suo Napoli! E comunque è assurdo dare lezioni di moralità a una città come Napoli che è la città con il più alto tasso di inte-grazione dei “femminielli” nella comunità e nell’immaginario

collettivo. Mettiamo allora sotto processo anche Sergio Leone che in “C’era una volta l’America” fa usare spesso la battuta: “Che ore sono? L’ora di prenderlo in culo”. E la cosa non allude alle pratiche sessuali ma ai rapporti di forza nel conflitto sociale Perché la frase che viene declinata miglia-ia di volte è le espressioni “fare/non fare” il ricchione e “metter-

lo/prenderlo” in culo restando sempre ancorato a un discorso sul sistema di relazioni umane e non sulle congiunzioni carnali variamente interpretate. Dovre-mo spiegare a Mancini, appunto, che a Napoli “una ricchionata” è una condotta che viola l’ethos virile, la condotta propria dell’es-sere uomini e sicuramente, le dichiarazioni stampa del tecnico dell’Inter in TV, sono state una ‘ricchionata’. Napoli è una città che vanta intellettuali omoses-suali, che nel sentire comune, sono diecimila volta più “uomi-ni” di un etero isterico e risenti-to come Mancini. E quindi, con Maurizio Sarri pe’ ciente anne. Tornando al calcio giocato, se c’era una partita da perdere, cui avrei fatto buon viso è proprio questa di Coppa Italia contro l’Inter, quindi nessuna delu-sione e nessun magone per la sconfitta, in tutta sincerità a me

Ultime grida della sa-vana per la Roma targata Spalletti, questa sera a Torino,

contro la Juventus, lanciata verso

rOMA A cAcciA DeL cOLPAcciO...

...ALLO STADiUM cOn LA JUve

l’undicesima vittoria consecu-tiva. L’esordio contro il Verona dell’ex tecnico dello Zenit San Pietroburgo non è stato dei più felici, visto il pareggio rimedia-to all’Olimpico. Spalletti, l’altra sera, ha seguito con attenzione la prova dei campioni bianconeri in Coppa Italia contro la Lazio ed ha tratto le prime conclusioni per affrontare al meglio la sfida di oggi. La Juventus di Allegri, però, non sembra orientata a

concedere disco verde alla Roma che, comunque, in trasferta si è sempre rivelata un avversario ad alto livello. I giallorossi non han-no abbandonato ancora i sogni di risalita i n classifica e puntano ad un recupero prodigioso nei confronti del poker di squadre che la procedono in classifica. In primo luogo la Fiorentina, chiamata oggi a mezzogiorno al Franchi contro il Torino. Il capolista Napoli proverà, inve-

ce, a difendere il primato nella dura trasferta di Genova contro la Sampdoria. E’ un po’ la prova del nove per Higuain e compa-gni, dopo la sconfitta di Coppa Italia con l’Inter rimediata al San Paolo. I fans della Juventus tiferanno tutti Sampdoria, au-gurandosi in un sorpasso del Napoli, se quest’ultimo non farà risultato con i blucerchiati. Sulla carta a trarne vantaggio dovreb-be essere l’Inter chiamata a San Siro contro il Carpi. I nerazzurri si presentano con il biglietto da

visita timbrato al San Paolo con il Napoli e dovrebbero metter-si in tasca i tre punti, nella spe-ranza di ridurre il distacco dalla coppia Napoli-Juventus. Ma il Carpi ha tutta l’aria di non voler concedere chances all’Inter, in primo luogo perchè arriva da un bel successo con la Sampdoria e da un buon momento attraversa-to grazie agli spunti di Lasagna e Borriello. Derby tutto da seguire è quello di Reggio Emilia tra Sas-suolo e Bologna, con i neroverdi reduci dal pareggio di mercoledì

con il Torino, nel recupero della partita rinviata per nebbia, un mese fa. Ultima spiaggia, infine, per il Verona di Delneri, rinfran-cato dall’ 1-1 all’Olimpico con la Roma. L’Hellas dovrà vedersela con il Genoa, reduce dal 4 a 0 con il Palermo, squadra che si trova a dodici punti davanti al citato Verona. L’impresa sembra praticamente impossibile per Toni e compagni, anche in caso di successo, con i rossoblu.

Quanta acqua è passata sotto i ponti! Anzi, quanti pallo-ni e gol. Questo campiona-

to è iniziato all’insegna dell’Inter, in buona compagnia con Fiorentina e Roma, con la Juventus alla finestra che vedeva i nerazzurri allontanarsi sempre di più. Ribaltati i ruoli. Inter e Fiorentina provano a restare in scia ed approfittare di un eventuale passo falso di chi le precede. La Roma, an-cora in scia ma con non poche diffi-coltà, deve, invece, contrastare la ca-valcata bianconera che mette paura, la Lupa non vorrebbe consegnare in mano alla Juventus l’undicesima vit-toria consecutiva, ma deve fare i conti con una squadra che non conosce ri-vali, almeno in campionato, capace di effettuare una rimonta degna di nota. Solo lo scorso ottobre, la Roma era in testa alla classifica con i bianconeri a 11 punti, undicesima in classifica e Allegri a rischio esonero. Tutto ri-baltato. A lasciare la panchina è stato Garcia e non Allegri. Oggi la Juventus è altra storia. Allegri vanta una squa-dra equilibrata e ambiziosa che punta in alto e non sente la fatica, può per-mettersi il turnover senza penalizzare

la resa sul campo. Non esiste una sola squadra, ma due o tre contempora-neamente da prima. Quella di oggi è la Juve di Dybala, Mandzukic, Khe-dira e Alex Sandro, è la squadra che se la vedrà con il Bayern agli ottavi di Champions League, con l’Inter in se-mifinale di Coppa Italia ed intenzio-natissima ad appuntarsi sulla casacca l’ennesimo tricolore a fine stagione. La Roma, invece, si ritrova sul per-corso inverso. Fuori dalla Coppa Ita-lia per mano dello Spezia che milita in Serie B, per un pelo e con notevole fatica è ancora dentro in Champions ma molto lontana nella forma e nei numeri dell’inizio di questo campio-nato. Le dieci vittorie consecutive di Garcia avevano fatto gridare allo scudetto in capitale, ma nonostante i numeri sul campo, 37 reti per en-trambe le formazioni, lo stato di sa-lute e mentale non è lo stesso. I gial-lorossi lasciano molto a desiderare in zona arretrata, le 23 reti subite, 8 più dei bianconeri, devono far riflettere Spalletti che prova a correre ai ripari puntando, però, soprattutto su Dzeko e Gervinho per alzare il baricentro.

rOMA-JUvenTUSBianconeri in netto vantaggio

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Giovanni Labanca

inTer cLUB PeSArOVita di CLUB

Beate feste di Natale che non finiscono mai e, so-prattutto, forniscono la

bella occasione di ritrovarsi tra amici, per trascorrere un bella giornata all’insegna dell’amicizia ed anche per fare il punto sulle attività che il Club dovrò piani-ficare per l’anno appena comin-ciato. Crocevia della vasta tifose-ria marchigiana ed anche della bassa Romagna, è sicuramente il glorioso Inter Club Pesaro, che,

a vele spiegate si avvia ad essere uno dei più solerti nell’applica-zione delle direttive del Centro e tra i migliori nel mettere a pun-to quanto di meglio si possa fare per i soci, soprattutto i ragazzi. I soci iscritti sono, per il momento 761, un gran bel numero che di-mostra come l’organizzazione del sodalizio sia ben affidata a mani solide e competenti. Il presidente Andrea Rinaldi è raggiante per quello che il 2016 si preannuncia come un anno ricco di soddisfa-zioni, specialmente se la squa-dra, finiti di fare i soliti capricci, mantenga bene l’alta classifica e porti ad un piazzamento. alme-no utile per la partecipazione alla Champions, tanto per acconten-tarsi del minimo. Alla giornata del Club hanno preso parte più di trecento soci che, inutile dir-lo, hanno dato luogo ad uno di

quegli eventi che resterà indele-bile nella storia dei pesaresi. E’ stata una serata carica di  pas-sione e di divertimento, che ha coinvolto tutti i cuori nerazzurri del sodalizio nel brindare alla propria passione e al piacere di ritrovarsi con allegria all’insegna dei colori nerazzurri, in uno de più rinomati locali della città di Rossini. La  grande famiglia In-ter Club trova sempre motivi di grande emotività per stare insie-me e trascorrere momenti me-morabili, sempre nel nome della Beneamata del calcio mondia-le. Questo il direttivo dell’Inter Club, che merita di essere ricor-dato: Andrea Rinaldi, presiden-te; Stefano Cardinali, vice; Rino Rossi, tesoriere; Fabio Martelli, segretario; Lorenzo Garulli, ad-detto stampa; Stefano Ardui-ni, Claudio Fraternali, Sandro Omiccioli, Luigino Rossi, Pietro Ruggeri, Simone Santi, Marco Ugolini, consiglieri. Stadsio5 si congratula con i dirigenti ed i soci tutti ed augura sempre mag-giori successi.

Il Four Season Hotel, il diciannove dicembre scorso, è stata la prestigiosa sede prescelta per il quarto ritrovo annuale dell’Inter Club Firen-

ze “A Giacinto”, ovvero espressamente dedicato alla cara memoria dell’ex terzino e presidente nerazzur-ro Giacinto Facchetti. A fare gli onori di casa è sta-to l’avvocato Pier Giorgio Maffezzoli, uno dei soci fondatori e da sempre principale artefice dei ritrovi natalizi nerazzurri di Firenze e dintorni, che ha ac-colto i gli ospiti d’onore con calore ed affettuosità, allo stesso modo con cui aveva fatto lo scorso anno con il presidente Massimo Moratti. In questa spe-ciale occasione, a rendere onore alla memoria del glorioso passato della Beneamata ed al sempre ama-to Giacinto, c’erano gli storici ex calciatori Rober-to Boninsegna, Roberto Galbiati e Giuliano Sarti. Questi, durante la cena e poi in un talk con analisi del momento in casa Inter, hanno ricordato i gran-di momenti dell’Inter mondiale, aiutati anche dalla proiezione di filmati della storiche partite del club

nerazzurro. Grande “oratore” si è rivelato Luigi Maria Prisco, figlio dello storico ex presidente del club fra il 1963 ed il 2001, che con estremo piacere, ha rivissuto, con gli oltre duecento partecipanti alla serata, i momen-ti indimenticabili e i tanti aneddoti del padre, il più stra-ordinario dei tifosi. Tutti i tifosi nerazzurri, più che en-tusiasti della magnifica manifestazione, hanno brindato, nonostante il momento altalenante, al brillante futuro della squadra, che dovrà dare le giuste ed attese soddi-sfazioni anche al nuovo presidente Erik Thohir. Ricor-diamo, per questa speciale serata, i fondatori dell’Inter Club, che meritano senz’altro, una doverosa citazione: Avv. Pier Giorgio Maffezzoli, Dr. Alessandro Arrighi, Dr. Sergio Baccari, Sig. Vincenzo Baccari, Dr. Claudio Benevento, Dr. Duccio Casparis, Dr. Pier Luigi Fanetti, Ing. Marco Facchetti, Dr. Filippo Lazzerini, Dr. Guido Mastellone, Dr. Ranieri Pontello, Dr. Francesco Pulli, Dr. Alessandro M. Rossi, Avv. Alessandro Vanni, Avv. Niccolò Vanni e Dr. Diego Zanier.

Casablanca evoca sempre grandi atmosfere, per via soprattutto di un me-

morabile film con Humphrey Bogart, Ingrid Bergman e Paul Hemreid, del 1946, oltre ad altre pratiche particolari. A noi inte-ressa, soprattutto perchè, da po-che settimane, è diventata sede centrale del primo Inter Club del Marocco, che vi ha trovato sede magnifica, oasi di tifo nerazzur-

Inter Club Maroccoro, che è riuscito a radunare i nu-merosi tifosi del Biscione, sparsi tra belle località e cammelli. Il merito principale dell’organiz-zazione di questo sodalizio del deserto, va soprattutto ad Ali Ismail And Salah e già si pone all’attenzione della Spcietà ed al centro Coordinamento che, con grande gioia e soddisfazione, lo hanno accolto a braccia aperte. La miccia che ha dato inizio al

grande amore per l’Inter è stata l’amichevole tra Inter e PSG, che ha avuto luogo nello stadio di Marrakech, nel 2014, alla quale erano presenti numerosi soci di questo nuovo e singolare Inter Club che, come folgorati, sono stati incantati dai magici colo-ri nerazzurri, carichi di gloria e famosi in tutto il mondo. I soci per il momento sono 40, ma si prevede una costante crescita, a considerare la grande passione che tutti esternano con grande affetto al seguito dell’Inter, spe-cialmente a San Siro.

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9domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it

Giovanni Labanca

Vita di CLUB Inter Club BAGnOLO creMAScO

La Befana vien di giorno, que-sta volta, e porta tanti bei regali ai bambini buoni, ma anche ai grandi che durante l’anno avran-no compiuto belle azioni ed altre ne dovranno fare in avvenire. Questo è successo all’Inter Club

Garden’s Nerazzurro che, ap-punto per il giorno che tutte le feste porta via,  ha colto l’occa-sione della Befana per ritrovarsi e festeggiare con i suoi soci la chiusura delle festività e l’inizio del decimo anno di vita  del so-dalizio cremasco. Il presidente Valentino Vanelli Tagliacarne, con il suo impegno e con l’aiuto di tutti i soci ha fatto le cose in grande, come sempre del resto,

e nel suo applaudito discorso alla vasta platea, ha ringraziato tutti per aver permesso al Club di essere ancora una volta tra i protagonisti di quelli affiliati al Centro Coordinamento, per at-tività sportive e sociali di ampio respiro, che hanno investito tut-to il vasto territorio nerazzurro. L’appuntamento ha visto anche la raccolta di fondi che sono stati destinati al progetto Madascar,

terra missionaria delle suore Trinitarie della scuola materna della città. Anche in questa bella occasione hanno prevalso il cuo-re, lo spirito e i valori nerazzur-ri  della  famiglia Inter Club, che hanno sempre portato a gesti concreti e solidali, molto apprez-zati dalla Società e che noi di Stadio5 segnaliamo volentieri a tutto i mondo nerazzurro e non.

Stevan Jovetic delude tanto quanto il mancato e tanto atteso feeling con Maurito

Icardi. Le coppie scoppiano, è vero. Ma è altrettanto vero che a volte nella coppia non scop-pia proprio l’amore, nel nostro caso parliamo di feeling. Rober-to Mancini, primo deluso della lunga lista, lo ha tanto voluto all’Inter pregustando già il val-zer dei gol in coppia con l’attac-cante argentino. Non sempre le cose procedono secondo le aspettative, e Jojo ne è la confer-ma. Quattro reti in campionato, fuoco di paglia nelle prime due uscite, contro Carpi e Atalanta, un po’ pochino in considerazio-

ne del motivo che l’ha portato all’Inter. Doveva essere il perno, il simbolo della rinascita della squadra nerazzurra ed è finito col ricoprire il ruolo di chi deve portare a conclusione le gare per far riposare i compagni. Latita-no le buone giocate e la giusta continuità, praticamente inesi-stente l’intesa con Icardi (non sarà un caso la sua rete e l’assist sul secondo gol che ha permesso all’Inter di superare il Napoli in Coppa Italia giocando con Ljajic e non con l’argentino) e lascia molto a desiderare anche la sua condizione fisica. La stella che la scorsa estate ha fatto brillare gli occhi dei tanti tifosi interisti, con la soddisfazione di aver-lo strappato alla Juventus, non brilla più di luce propria, alme-no nell’Inter, e neppure di luce riflessa. Mancini è già pentito del suo acquisto e, a fine stagio-ne, viene data quasi per certa la sua ripartenza. Il montenegrino, arrivato dal City in prestito bien-nale con l’obbligo di riscatto nel 2017, potrebbe partire anche in questa sessione di mercato se ar-

rivasse un’offerta all’altezza del-le aspettative delle casse sempre più vuote degli uffici di corso Emanuele. A Mancini, però, resta comunque il problema di trovare un attaccante di spesso-re capace di giocare sull’esterno. Oggi gli occhi sono puntati sul doriano Eder e sul Pocho. At-tendiamo sviluppi.

PRIMAVERAInter

Coppie cheScoppiano

Un gol di Correia al 53’ consente alla Primavera di Vecchi di agguanta-

re un prezioso pari in trasferta contro l’Atalanta e posizionar-si in terza posizione nel girone B insieme ai bergamaschi, a tre punti dalla seconda posizione e a quattro punti dalla capolista Cagliari. La gara è combattuta fin dai pri-mi minuti di gioco. I padroni di casa si portano in vantaggio al 18’ con un colpo di testa di Maz-zocchi che spiazza Radu.L’Inter prova a farsi pericolo-sa prima con Zonta e poi con Miangue. Gli orobici sfiorano il raddoppio con Vigna. Salva con i piedi Radu. Nella ripresa, Vecchi inserisce Bakayoko e Bo-netto al posto di De La Fuente e Sobacchi.Al terzo minuto c’è un rigore per l’Atalanta. Il tiro di Tulissi però viene respinto da Radu che salva anche sul successivo intervento di Di Rocco. Al 53’ l’Inter pareg-gia: punizione dalla trequarti di Baldini, difettoso intervento di Turrin e tapin vincente di Cor-reia. La gara è veloce. Radu nega il gol a Ranieri. Al 60’ i ragazzi di Vecchi sfiorano il vantaggio con Correia che centra il palo inter-no.Nei minuti finali, l’Inter va vici-no alla vittoria con Correia, ma il tiro dell’attaccante viene respinto sulla linea da un giocatore ata-lantino.

L’Inter pareggia con l’Atalanta

Correia in auge

Atalanta-Inter 1-1Marcatori: 18’ Mazzocchi, ( A), 53’ Correia ( I )Atalanta: Turrin, Mora, Kresic, Gatti, Zambataro, La Vigna ( 85’ Susnjara), Gasperoni, ( 61’

Castellano) Ranieri, Tulissi, Maz-zocchi, Di Rocco ( 67’ Lunetta). All: BonacinaInter: Radu, Gravillon, Popa, Miangue, Sobacchi, ( 46’ Bonet-to), Zonta, Carraro, De la Fuen-te ( 46’ Bakayoko), Appiah, ( 88’

Rapaic), Correia, Baldini. All: VecchiArbitro: Mantelli di BresciaAmmoniti: 34’ La Vigna( A), 49’ Kresic ( A), 81’Ranieri ( A),91’ Castellano,( A), Carraro,( I)

La Coppa Italia è entrata nel vivo. Semifinali già decise per il Mi-

lan, che ha battuto a San Siro il Car-pi per 2 reti a 1 mercoledì scorso, e per l’Alessandria che ha sorpren-dente superato lo Spezia sempre per 2-1. Martedì, come tutti sappiamo, i fari hanno illuminato il San Paolo dove il Napoli di Sarri ha ospitato l’Inter di Mancini. Il recente pas-sato in coppa ha detto meglio agli azzurri, dal 2011 le due squadre si sono scontrate nel mese di gennaio, unica gara vinta dai nerazzurri (0-1), nel gennaio dell’anno successivo è stato il Napoli a battere l’Inter per

inTer, MATch winner AL SAn PAOLO2-0 e il 4 febbraio dello scorso hanno è stata ancora la squadra partenopea ad avere la meglio con il risultato fi-nale di 1-0. L’Inter è arrivata a que-sta sfida con un deludente pareggio contro l’Atalanta al Bentegodi e due sconfitte consecutive con Lazio (in casa 1-2) e Sassuolo (0-1) nelle sfide di campionato. Gli azzurri, invece, arrivano veloci come un treno col-lezionando vittorie a suon di gol. Martedi scorso, però, l’Inter, senza Icardi sostituito da Steven Jovetic, ha provato a dire la sua, riuscen-doci. Toccherà proprio al montene-grino aprire le marcature, su assist

di Gary Medel, al 74’ insaccando uno splendido tiro a giro di destro da fuori area sotto la traversa in alto a destra. All’88’ l’arbitro Valeri manda anzitempo negli spogliatoi Dries Mertens e Roberto Mancini per un battibecco con la panchina azzurra, tra gli ammoniti anche Miranda, Mirko Valdifiori e Gon-zalo Higuain. In pieno recupero è ancora l’Inter ad andare in gol con Adem Ljajic, grazie all’assist di Jo-vetic, con un tiro di destro da fuori area e palla che termina nell’ango-lino in basso a sinistra per il defini-tivo 0-2. Inter in semifinale grazie anche alle parate di Handanovic su Mertens e Callejon. Mercoledì 20, invece, è toccato alla Lazio soc-combere alla Juventus trita tutto.

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CampionatiEsteri

Prova a rialzare la testa in Premier League il Chel-sea del dopo Mourinho,

nella stracittadina con l’Arsenal capolista. La squadra di Wenger è decisa, però, a rendere la vita difficile ai Blues per mantenere il ruolo di leader del campionato, insieme al Leicester di Ranieri che ieri ha travolto lo Stoke City con un secco 3-0, Drinkwater al 42’ apre le marcature, il raddop-pio porta la firma di Vardy al 66’ e chiude i giochi all’87 Ulloa.

Prova del nove per l’Arsenal nel derby con il ChelseaUna partita sicuramente spet-tacolare quella di Londra che si accosta alla sfida di Liverpool, dove in campo contro i padroni di casa dell’Everton scenderà la Swansea, sulla cui panchina de-butta Guidolin. In Bundes Liga, dopo un mese di inattività, è tornato in campo venerdì sera il Bayern Monaco che ha strappato 1-2 all’Amburgo, grazie alla dop-pietta firmata da Lewandowski, inframmezzata dal pareggio temporaneo dell’autogol di Xabi Alonso. Oggi in campo la quinta forza del campionato, lo Schal-ke 04, contro il Werder Brema, mentre il Wolfsburg è impegna-to sul non facile campo di Fran-coforte, contro l’Eintracht. In Francia, sotto i riflettori Lione e Marsiglia, in una gara che proba-bilmente segnerà il destino delle due squadre in questa alternan-te stagione, mentre la capolista PSG ha dominato, nell’anticipo di ieri, la terza forza del cam-

pionato, Angers, al Parco dei Principi. Un rotondo 5-1 che ha lasciato poco spazio di recupero al malcapitato Angers. Apre le marcature al 32’ l’intramontabile Ibrahimovic, a ruota seguono al 40’ Lucas e G. Van der Eiel al 54’. Chiude la partita la doppietta di Di Maria (63’ e 66’). Il gol ban-diera avversario è stato realizza-to al 59’ da Capelle. Il Monaco, secondo in classifica, dovrà ve-dersela, questa sera, fra le mura amiche, con un Tolosa assetato di punti. In Spagna, l’Atletico Madrid, leader della classifica con il Barcellona, affronterà al Calderon il Siviglia, consapevole della vittoria di ieri dei Blugrana ottenuta per 1-2 in casa del Ma-laga. In rete El Haddadi dopo solo due minuti di gioco, al 32’ il momentaneo pareggio dei pa-droni di casa con Juanpi al 32’. Toccherà al solito Messi firmare i tre punti che consentono alla propria squadra di tenere il pri-mato in classifica. Al 51’ la Pulce insacca l’1-2 mandando in estasi i tifosi del Barca. L’Athletico Bil-bao ha avuto la meglio per 5-2 sull’Elba nell’anticipo delle ore 12.00 di oggi. Sempre negli anti-cipi di ieri, preme sottolineare il 3-0 del Valecano sul Celta Vico, e la vittoria per 3-2 del Granada sul Getafe. Pareggio tra Espanyol e Villarreal (2-2). Nell’anticipo di venerdì sera, invece, manita dello Sporting Giyon contro la Real Sociedad (5-1). Atteso alla prova, infine, il Real Madrid di Zizou Zidane sul campo del Real Betis Siviglia, mentre il Levante, rinforzato da Pepito Rossi incro-cerà le armi nel posticipo di do-mani sera con Las Palmas.

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pagine 284 - ill. - prezzo € 16,00isbn 978-88-6218-242-3

Nell’ottobre del 1908, curio-samente a Chiasso, si di-

sputava il primo Inter-Milan, la sfida che sarebbe diventata il derby italiano per eccellenza, il più giocato, il più prestigioso. Il derby della Madonnina ne ce-lebra la storia ripercorrendo in sessantuno storie la sua gloriosa epopea attraverso partite famose e incontri che pochi conoscono. Un lungo, intenso e vivace rac-conto, ricchissimo di aneddoti, interviste, personaggi: dai fratelli Cevenini all’immenso Meazza che segnò con entrambe le ma-glie, dai fuoriclasse come Nyers e il Gre-No-Li, Rivera e Mazzola, Matthaeus e van Basten, Ibra e Kaká, a giocatori magari meno celebri ma che un’impronta, nel-la stracittadina, l’hanno lasciata: Smerzi, Bonizzoni, Cappellini, Belli, De Vecchi, Minaudo e tan-ti altri. Calcio, dunque, ma non solo. Poesia, musica, fatti di cro-naca si inseriscono spesso e vo-lentieri nei racconti, al pari delle vicende di una città fortunata a possedere il derby. Perché la stracittadina, oltre a essere emo-zione allo stato puro, è anche de-

Alberto Figliolia, Davide Grassi, Mauro RaimondiIL DERBY DELLA MADONNINA

mocrazia: una sorta di bipolari-smo calcistico, l’esaltazione della dialettica, della libertà. Questo libro rappresenta un sincero, ap-passionato atto d’amore nei suoi confronti.Alberto Figliolia è giornali-sta pubblicista. Collabora con il «Gazetin», periodico indi-pendente di cronaca civile, e «tellusfolio», rivista telematica “glocal”. Allenatore di basket, ha provato a coniugare la passione dell’insegnamento con i concetti di agonismo, democrazia e soli-darietà. Collabora con Silvana Ceruti alla conduzione del Labo-ratorio di Scrittura creativa nella Casa di Reclusione di Milano-Opera. Ha scritto numerosi libri navigando fra poesia e sport. Condivide con Çlirim Muça la vocazione alla divulgazione del-lo haiku e crede con fermezza nel martello libertario e gandhiano della poesia.Davide Grassi, giornalista pub-blicista, ha collaborato con diver-si quotidiani nazionali – tra cui il «Corriere della Sera» – prima di approdare agli uffici stampa. Ha pubblicato Inter? No, grazie! (Li-mina, 2002), Rossoneri comun-que (Limina, 2003) – antologia curata con Andrea Scanzi –, La palla è rotonda? (Limina, 2003),

Rossoneri. Il manuale del perfet-to casciavit (Fratelli Frilli Editori, 2008). Nel 2013, ha curato il Dia-rio della mia guerra (Segni e Pa-role), scritto da suo padre Paolo, e nel 2014 ha partecipato all’an-tologia 33 Racconti rock (QuiE-dit). Il suo sito è www.davideg.it, il blog www.fuorigiocoblog.com. Mauro Raimondi, milanese, ha esordito nel 2003 con Invasione di campo. Una vita in rossonero (Limina), partecipando all’an-tologia Rossoneri comunque (Limina, 2003). Insegnante di Storia di Milano, ha curato la biografia del poeta Franco Loi in Da bambino il cielo (Garzanti, 2010). Della sua città ha raccon-tato il cinema in Milano Films 1896/2009 (Frilli, 2009, coautore M. Palazzini), le testimonianze dei viaggiatori stranieri in Dal tetto del Duomo (Touring Club, 2007) e i libri in CentoMilano (Frilli, 2006). I tre autori hanno pubblicato insieme Centonovan-tesimi (Sep, 2005), Eravamo in centomila (Frilli, 2008) e Portieri d’Italia (A.Car, 2010). Nel 2010, Figliolia e Grassi hanno inol-tre scritto La sua Africa. Storia di Samuel Eto’o (Limina), e nel 2012 Grassi e Raimondi hanno pubblicato Milano è rossonera (Bradipolibri).

Christopher Nasso

Suoni eSapori

Suoni e sapori del Mediterraneo

n o n s o l o c a l c i o

L O S c r i vA n O P U B B L i c Oantichi mestieri

Lo scrivano pubblico è il sensale delle parole. Il suo stile è immutabile, semplice, aborrente da

metafore e da qualsiasi figura. Ama la brevità per convincimen-to che ha di persuader meglio al-trui e giovare più sollecitamente a sé stesso. Egli non cerca mai modi eleganti nel manifestare ciò che pensa il suo vicino. Sa bene che l’eleganza e il lusso ingene-rano la corruzione della specie umana. Indarno i suoi clienti gli raccomandano di usare de’ mezzi termini, delle frasi velate, delle allusioni. Egli è chiaro ed originale. – Ama come Orazio il vin di Bromio e la solitudine, ma non possiede una villa. Gli basta una pietra vesuviana che lo sostenga nel giorno, e le lettere o per meglio dire le epistole!Egli ama le lettere poco che siano amene o belle lettere. Pur che si-ano lettere e non altro.L’apice delle sue cognizioni leg-gesi su una tabella che talora pende sul davanti del tavolino. – Colà è scritto si traduce il fran-cese. L’apice della sua agiatezza

è quando ha tal credito mensi-le, da trovar ricovero in qualche canto di bottega, o, quando ri-parasi presso un fabbricante di occhiali della strada Quercia, ed accoppia la sua insegna a quella dell’ottico. Così al trasparir de-gli occhiali, quegli stima di esser meglio veduto. Lo scrivano ha pure la sua tariffa col prezzo de’ suoi lavori, cominciando dalla supplica in carta semplice fino al volume delle cento pagine in folio scritto alla spagnuola, vero apogèo dell’arte sua.Tra noi popolani han bisogno di ricorrere altrui, quando son lontani da lor’ compagni e da’ congiunti, epperò stretti si veg-gono a domandar l’opera del segretario pubblico, a svelargli i più intimi misteri del cuore, ad affidare a prezzolata penna quel-la prudente indagine paterna che custodisce la pace del focolare domestico.Però di costa a questi uomini che seggono professando lettere ne’ siti già innanzi descritti, vedete posarsi una o più donne e vecchi e giovani con bamboli. Quella al

marito assente, ricorda se stes-sa, i figliuoli, le miserie in che lasciava, la seduzione che la cir-conda, ed i fatti gelosi dell’onor suo confida all’ironico segretario che sol di parole fa merce: que-sta ammonisce giovane figliuolo perché desista da scioperata vita che in sorgente di precipizi lo mena. Altri rimprovera la fro-de, altri sparge la discordia, altri promette di solvere il debito. E lo scrivano pubblico vede innanzi agli occhi passarsi le immagini di tanti uomini traditori o tra-diti, spergiuri o fraudolenti, ov-vero miseramente virtuosi. Lo scrivano è non pur l’interprete di tante svariate e strane passioni, ma è il depositario degli altrui palpiti, delle amarezze, delle gio-ie di fanciulle povere e onorate che per difetto d’istruzione deb-bono talvolta con se medesime e di se stesse arrossire. Il segretario pubblico meglio che alcun altro scrittore del giorno potrebbe riassumere e redarguire i moti dell’animo plebeo, tenendo in-nanzi le tendenze, tipo del popo-lare intendimento e del costume.

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13domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it

buco NERO

Luigi Sada

finestra sul mondo e dintorni

Giovanni Labanca

Attualità

L’iSiS rADe AL SUOLO iL MOnASTerO criSTiAnO Di SAinT eLiyAn Di MOSUL

STATALi in cASTiGO, PArLeMenTAri in MiSSiOne

Il Califfato dell’Isis continua la sua opera di distruzione dei monumenti storici in Irak e

Siria, inseriti dall’UNESCO tra i patrimoni dell’umanità. Questa vile azione si accosta a quella che ha visto la devastazione dei tem-pli di Palmira di qualche mese fa. Il monastero distrutto risale al 1400. Il guaio è che in circola-zione vi sono loschi personaggi che pagano all’Isis i reperti che rimangono intatti, creando un mercato internazionale che non si ferma, in assoluto. Intanto, altro attacco terroristico, questa

volta ad opera dei talebani, in Pakistan che causa più di trenta morti, con i kamicaze che colpi-scono l’università di Charpadda, nel nord del paese. I talebani nel Pakistan sono riusciti a colpire anche la zona verde di Kabul, dove si trovano le ambasciate occidentali. Non si ferma nep-pure l’Isis, sebbene accerchiata dalle forze di coalizione che gua-dagnano terreno giorno dopo giorno. Un nuovo attentato dei tagliagola è avvenuto in Libia, al terminal petrolifero di Ras lanuf. Colonne di fumo di una certa

portata si sono alzate in cielo da due cisterne in fiamme. L’Isis attualmente occupa 250 chilo-metri di costa attorno a Sirte, ad ovest della cosiddetta Mezzaluna petrolifera libica. Il terminal at-taccato, con quello di Sidra, era chiuso dal dicembre 2014, a cau-sa di numerosi assalti, gli ultimi ed i primi di gennaio di quest’an-no. Gli attacchi eseguiti con au-tobombe e colpi di mortai con decine di morti, hanno provoca-to la distruzione di sette cisterne.Ancora una volta ci si chiede come possa aver fatto tutto que-

sto pasticcio la Francia, abbat-tendo Gheddafi nelle famigerate primavere arabe, cominciate da-gli Stati Uniti in Irak, con la guer-ra scatenata contro le fantomati-che armi di distruzione di massa di Saddam Hussein, inventate da Bush. Il risultato della stram-palata politica USA e dei paesi occidentali europei è sotto gli occhi di tutti. Questa politica, è vero, ha abbattuto i dittatori, ma ha creato l’Isis in tutto il medio oriente ed i talebani in Afgha-nistan. Fosse rimasta la Russia a Kabul, non si sarebbero formati

i Talebani. Invece, gli Stati Uniti, al posto di stringere la mano ai sovietici per aver portato un po’ di civiltà in Afghanistan, li han-no bombardati con sanzioni eco-nomiche e boicottaggio con le olimpiadi di Mosca. Stessa cosa stanno provando a fare con As-sad, attaccato da tutte le parti per avere difeso il proprio popolo. I ribelli anti-Assad, con la loro guerriglia, hanno creato ben tre milioni di profughi, guarda caso, più della metà laureati. Occhio, dunque, a voler abbattere Assad. Il risultato sarebbe un’altra Libia

e Irak. Questo è sicuro.Diamo una mano ai russi, in-nanzi tutto togliamo queste ma-ledette sanzioni economiche, che sono costate all’Italia parec-chi miliardi di euro.

E’ Il bisogno di tutti i gio-vani che, via via diventa ossessione: il posto di lavoro, possibilmente

fisso e statale. Vi abbiamo aspi-rato tutti e lo abbiamo desidera-to e vagheggiato tanto, durante le interminabili passeggiate estive o “vasche” lungo i corsi dei nostri paesini o nelle piazze delle grandi città, dopo il conse-guimento di un diploma che, ai nostri tempi lontani, equivaleva, a ben ragione, ad una vera e pro-

Quando l’esempio viene dall’altoriusciva a trovare l’onorevole lo-cale di turno che, spinto da pietà e da convenienza elettorale, era sempre pronto ad offrire i suoi servigi per una “sedia” nelle Ferrovie dello Stato, nelle Poste o in qualche altro ben retribui-to posto della galassia militare. Insomma, chi prima, chi dopo, il miracolo da San Gennaro o da Sant’Antonio, l’avrebbe ricevuto ed accettato, facendo anche pro-messe solenne di fedeltà al cor-po, allo Stato, di cui si diventava rappresentante, degno di rispetto e carico anche di nuove respon-sabilità. Era fatta, insomma, per tutta la vita che si poteva pro-grammare con la dovuta sere-nità, forte anche dello stipendio sicuro e non da poco. Si diven-

nel momento in cui si valicava la fatidica soglia per prendere possesso del posto fisso, avve-niva la strana metamorfosi per cui l’impiegato, con le spalle ben coperte, avvertiva la sensazione della sua immunità, quasi fos-se simile ad un Dio intoccabile. Percepiva e lo si fa anche oggi, la possibilità che qualsiasi suo comportamento, salvo le dovute eccezioni, non sarebbe stato cen-surato più di tanto dal datore di lavoro, entità astratta e per cui potevi e dovevi rispondere alla coscienza personale che costitu-iva l’unica regola a cui attenersi. Tanti ne hanno sentito il fiato sul collo e rigato dritto nei compi-ti assegnati, mentre tanti altri dovevano preoccuparsi solo di contare i giri delle lancette degli orologi fino a che non avessero coperto il giornaliero percorso delle sei ore. Insomma, per quei pochi che non l’avessero ancora capito, lo statale poteva fare an-che i propri comodi, con la com-plicità di capi e capetti, anch’essi alle prese con la loro coscienza. Era l’andazzo standardizzato di una vita troppo comoda, sfocia-

ta, con il tempo, nell’assenteismo più becero, i cui esempi hanno indotto lo Stato a prendere le do-vute contromisure. La crociata contro lo statale infedele ha toc-cato l’apice della più esecrabile indignazione nazionale, ma non tutti hanno sottolineato che lo scandalo del cartellino è venuto alla luce non per la solerzia di dirigenti del vapore, ma per in-chieste televisive, con immagini fin troppo eloquenti, che hanno indotto il governo a decretare il licenziamento per l’impiegato infedele e recidivo, anche sotto la pressione popolare. Questa ha il dente avvelenato non solo contro il Fantozzi di turno, ma soprattutto contro quei signori che dovrebbero alloggiare nei due emicicli più odiati della Na-zione, soprattutto quando questi, spesso e volentieri, sono lasciati vuoti da gente che fa peggio del-le impiegate che vanno a fare la spesa o degli impiegati che esco-no per fare altro lavoro retribu-ito. Perchè, si domanda il travet ministeriale, “loro” non ci sono mai e, a parte qualche scontata indignazione, se ne fregano nel

modo più assoluto del popolo che li ha eletti per essere sul po-sto di lavoro (chiamiamolo pure così), anzichè trovarsi sempre in missione in qualche misteriosa località italiana? Parliamo dei parlamentari, lo avrete capito, che fanno il paia con l’altra cate-goria degli intoccabili che sono i sindacalisti. Abbiano ancora nelle orecchie il grande sdegno della Camusso e dei colleghi che, nei secoli fedeli, non hanno, per legge divina, mai fatto un giorno di lavoro, perchè perennemente “distaccati” al loro sindacato di riferimento per le grandi mis-sioni cui erano stati chiamati. Vi ricordate il barbetta canuta tale Cofferati che, dopo aver fatto tutte le scale di una onorata car-riera all’ombra della CGIL e non delle ciminiere della Pirelli, per premiarlo lo hanno infagottato e spedito a Bruxelles a sudare le proverbiali sette camicie, stessa brutta sorte toccata a tanti altri

tuta blu e con la faccia tinta del nero della catena di montaggio? Per questi, il governo ha mai mosso un dito per rimuoverli? No, mai e non lo sta facendo ne-anche Renzi, altrimenti sarebbe già nel Tevere a farsi una bella nuotata. Tutto questo, lettori miei cari, non è per giustificare i traditori del cartellino che van-no sanzionati a dovere, ma per far capire che l’esempio venga sempre dall’alto, dal vertice della piramide e dalla sua ipotenusa, se si pretende che anche la base agisca sempre in modo ligio e ri-spondente al giuramento, quello solenne, che gli statali facevano davanti al capo ufficio, cosa che noi abbiamo fatto come tanti al-tri, per servire gli interessi della Nazione, che garantiva, vita na-tural durante, il posto fisso ed il ventisette sicuro. Dal nostro mo-desto cantuccio di Stadio5, ci au-guriamo che la situazione cambi radicalmente, laddove si è pronti

pria laurea. Tanto era il suo va-lore che ti permetteva di aspirare al mondo della felicità lavorati-va, dalla quale nessuno avreb-be potuto cacciarti mai, salvo il destino crudele. I concorsi per “entrare” nello Stato erano la via obbligatoria e, chi più chi meno,

tava, in conclusione, “qualcuno”, specialmente quando si tornava al paesello con la prima mac-china di seconda mano, di cui fare sfoggio nel corso principale, tra l’invidia dei tanti che ancora da quella sfacciata fortuna non erano stati baciati. E proprio

esimi colleghi di cui è meglio ta-cere per carità di Patria? Quanti stipendi lo Stato ha pagato a vuo-to a tutta questa gente? Quanti privilegi si sono essi stessi affib-biati alla faccia dei lavoratori in

a denigrare gli altri, ma mai a mettersi davanti ad uno specchio per chiedersi che fine abbia fatto la dignità propria, smarrita per strada e mai più ritrovata.

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domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.it14

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RiccardoSada

Musica

La vita di Fabio Rochem-bach sta cambiando. Amante della house, il dj

è approdato alla branch house del gruppo Media Records: la storica UMM. Sicuramente un cambiamento importante, il suo. Con questa esperienza, Fabio

fABiO rOcheMBAch house per UMMIl suo obiettivo principale? Quello di riportare la UMM a livelli mondiali, grazie anche all’intervento di Media Records

Rochembach porta nella propria vita professionale molti stimo-li in più “ed un coinvolgimento totale”.Cosa hai in cantiere?“Grandi novità e sviluppi a livello musicale, ma è una sorpresa, non vi svelo troppo per ora”.

Sei un dj, un produttore, un musicista e cosa altro?“Semplicemente un artista pro-penso al marketing”.Che genere ti piace, oggi? La house, va bene, ma quale?“Direi che il mio gusto spazia in tutto il mondo house. Ma oggi minimal house e tech-house mi affascinano molto”.Ti chiedessero che musica pro-duci di preciso, cosa risponde-resti?“Ho iniziato dalla soulful, pas-sando per la deep, per arrivare alle cose più techno di oggi. Tutto questo si identifica secondo me come ultimo step del mondo della house”.Sei l’A&R ufficiale UMM: quali aspettative e quali obiettivi hai, ora?“Aspettative molte, come molti

sono gli obbiettivi. Ma la calma è la virtù dei forti: quindi non corro per poi magari inciampare. Cam-mino piano e guardo il sentiero. L’obiettivo principale è comunque quello di riportare UMM a livelli mondiali”.Cosa hai prodotto ultimamente e perché?“Ho prodotto cose deep ma un po’ più scure, dritte, molto sub. Que-sto perché, come dicevo, quello della house è un sound transito-

rio”.Cosa pensi di questa collabora-zione con Media Records?“È un onore lavorare con Gian-franco Bortolotti, che ha fatto la storia della dance e che sicura-mente il connubio porterà impor-tanti e soddisfacenti risultati”.La musica dance è una moda?“Sì, è un genere musicale che cambia a seconda del momento; quindi a volte molto velocemen-te. E come cambia la dance poi

cambiano i suoi protagonisti. Di conseguenza sono molti gli artisti che seguono le mode del momen-to. Ma alla fine sono quelli che la moda la impongono a prevalere”.A quale nazione guardare per il futuro della house music?“Alla Germania. Ma l’Italia tor-nerà a breve fortissima”.

I superdj sono una catego-

ria a parte, ne fanno par-

te pochi eletti, grazie ad

un mix riuscito di buon gusto

musicale, tecnica e carisma.

Loco Dice appartiene senza

dubbio alcuno a questo club

esclusivo, ed è pronto a con-

fermare il suo perenne stato

di grazia venerdì 29 gennaio

2016 al Fabrique di Milano, il

primo appuntamento annua-

Venerdì 29 gennaio Loco Dice al Fabrique di Milano

Venerdì 29 gennaio 2016, Loco Dice @ Fabrique Milano, via Fantoli 9 – Info: www.fabriquemilano.it - tel. 02/5063008

le con gli eventi organizzati

da Amnesia Milano, Detroit,

Loud and Contact e Sincro-

nie. Loco Dice è reduce da un

2015 assolutamente pazzesco,

basti pensare alla sua sera-

ta Hyte all’Amnesia di Ibiza,

al suo album “Underground

Sound Suicide” e dai suoi

cinque set concentrati in 48

ore tra giovedì 31 dicembre

e venerdì 1 gennaio, spalma-

ti tra Italia e Spagna, le terre

che forse lo amano più delle

altre. Nato artisticamente con

la musica hip-hop, ad inizio

carriera ha collaborato con

personaggi del calibro di Sno-

op Dogg, Jamiroquai e Usher;

a metà anni novanta ha deci-

so di svoltare, per poi appro-

dare ad uno stile tutto suo

che bilancia alla perfezione

Techno e House, come dimo-

strano le produzioni con la

sua label Desolat. Venerdì 29

Loco Dice è affiancato da Ca-

leb Calloway, con il quale ha

condiviso tante date del tour

mondiale dedicato al suo al-

bum. Originario di Portorico,

Calloway vive a Berlino e non

ama fossilizzarsi su un unico

genere musicale, alternando

produzioni hip hop, techno e

house.

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15domenica 24 gennaio 2016 www.stadio5.itAn

asta

sia M

azzi

a

Cine

ma

Pluripremiato dalla cri-tica internazionale, dal Festival di Cannes ai Golden Globe, “Il figlio

di Saul” si appresta a vincere l’O-scar come miglior film straniero.Opera prima del regista László Nemes ed ispirato al libro “La voce dei sommersi” edito in Italia da Marsilio, la pellicola è un film sull’Olocausto ma non

iL fiGLiO Di SAULL’Olocausto da Oscar di Nemes

spogliati, accatastati e bruciati sono privati della loro dignità di essere umani: la sepoltura gli restituisce l’identità ed il ricono-scimento della loro storia.  Tutti gli orrori, che ben conosciamo, sono solo sullo sfondo: ci sono grida di dolore, pugni sulla pare-te, preghiere invocate e qualche corpo esanime, ma nulla più.  Con un ritmo incalzante, che ri-

Dal 16 gennaio arriva l’attesissimo “Reve-nant - Redivivo” di Alejandro González

Iñárritu con Leonardo Di Ca-prio. Dopo aver collezionato molti premi e diverse nomina-tion agli Oscar, la pellicola ha già raggiunto ottimi risultati al box office. Ispirato a fatti realmente accaduti, il film racconta la sto-ria di Hugh Glass, un esploratore e cacciatore di pellicce che nel 1822 intraprese un viaggio di tremila miglia, attraverso le con-dizioni più estreme, per vendica-re la morte del figlio. Sopravvis-suto all’attacco di un orso e poi abbandonato dai suoi colleghi di spedizione, Glass dovrà superare mille difficoltà, tra i ghiacci e gli attacchi indiani, per raggiungere ed uccidere l’assassino del figlio.Il regista Alejandro González

RevenantRedivivo

Iñárritu, premio Oscar per “Bir-dman”, ritorna così al cinema con un film epico e leggendario per raccontare una storia di vendetta e di odio estremo. I personaggi del film arrancano tra le nevi ed i fiumi ghiacciati, alla ricerca di cibo: sono uomini primordiali mossi solo dalla cupidigia e dalla vendetta.Molte scene risultano essere cruenti: animali e uomini, di diverse etnie, vengono uccisi e sventrati. Non ci sono buoni o cattivi, vittime o carnefici, solo uomini che fanno appello ai loro istinti primitivi di sopravviven-za. Il ritmo risulta incalzante e la sceneggiatura ben articolata. Ot-tima risulta essere anche l’inter-pretazione di Tom Hardy, giusta-mente candidato all’Oscar come miglior attore non protagonista. Profumo di statuetta c’è anche

per il protagonista Leonardo Di Caprio che, per partecipare alla pellicola, è stato costretto a girare per ben nove mesi in condizioni ambientali estreme, rischiando anche l’ipotermia. Di Caprio rie-sce bene a reggere l’intera durata del film: la sua sofferenza è reale e tangibile. Purtroppo però, ciò che sicuramente manca all’atto-re è la drammaticità e la com-plessità che il suo personaggio invece richiedeva. Infatti la star hollywoodiana risulta mancare completamente di quel pathos necessario per creare l’empa-tia con lo spettatore, risultando spesso freddo ed “antipatico”.“Revenant-Redivivo” è un film molto accattivante a livello visi-vo ed importante per il suo mes-saggio intrinseco, secondo cui la vendetta porta solo altra morte e distruzione.

ca storica, in quanto rappresenta il concetto universale del massi-mo rispetto per i defunti. I corpi

flette la frenesia della vita e della morte del campo di concentra-mento, la pellicola coinvolge ed

meravigliosa interpretazione del protagonista Geza Rohrig: meri-ta sicuramente l’Oscar!

avvolge lo spettatore senza mai lasciare un attimo di respiro o di luce. Anche se sfocato e sempre sullo sfondo delle inquadrature, l’inferno risulta essere presente in tutti i suoi risvolti più dolo-rosi e macabri, e Saul ne è il suo sacerdote, silenzioso ed iner-me. “Il Figlio di Saul” è un film importante e molto doloroso che vanta un’ottima regia ed una

nell’accezione classica del termi-ne. Infatti il film travolge tutti i topos del cinema del genere. Saul è un ebreo ungherese imprigio-nato ad Auschwitz. Fa parte dei Sondekommando, cioè quei pri-gionieri scelti per aiutare i nazisti nello sterminio: spinge gli altri ebrei nei forni, pulisce il sangue, ammassa i cadaveri. Un giorno però gli sembra di riconoscere tra i vari corpi quello del figlio

e così decide di rapirne la salma per dargli degna sepoltura. Il suo gesto, all’apparenza, sembra fol-le, come folle è il contesto in cui si muove: è il giorno della rivol-ta dei Sondekommando, l’apice dello sterminio di massa. Con grande maestria il regista sceglie di raccontare la storia dell’O-locausto non dal punto di vista tradizionale delle vittime e degli orrori propri dello sterminio. In-

fatti la camera è sempre posizio-nata su Saul, sul suo viso glaciale, ferito, assente. Saul è già morto, non nel corpo ma nell’anima. Cerca redenzione per sé  e per l’intera umanità semplicemente dando degna sepoltura al corpo innocente di un giovane.  Secon-do la tradizione biblica, Saul era un re valoroso finché si allonta-nò da Dio finendo per compie-re diversi atti di empietà: così il protagonista di Nemes cerca il perdono per le sue azioni con un gesto all’apparenza folle ed in-sensato, ma che in realtà, supera i confini di ogni religione od epo-

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Registrazione del Tribunale di Milano: n° 446 del 3 agosto 2011