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Economia e sistemi d’impresa Globalizzazione e analisi dei mercati esteri Corso di Laurea: Economia e Diritto per le Imprese e la Pubblica Amministrazione Gestione delle Imprese Internazionali Gestione delle Imprese Internazionali Ilaria Baghi Ilaria Baghi

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Economia e sistemi d’impresa

Globalizzazione e analisi dei mercati esteri

Corso di Laurea: Economia e Diritto per le Imprese e la Pubblica Amministrazione

Gestione delle Imprese InternazionaliGestione delle Imprese InternazionaliIlaria BaghiIlaria Baghi

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Il fenomeno della globalizzazione dei mercati

Tendenze dell’economia ad assumere

una dimensione sovranazionale

Una quota crescente dell’attività

economica mondiale ha luogo tra soggetti

che vivono in paesi diversi

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SISTEMA ECONOMICO

• Maggiore competizione tra sistemi paesi per attrarre gli IDE• Convergenza tra sistemi di corporate governance• Maggior volatilità finanziaria ed economica• Indebolimento dello Stato nazionale• Importanza delle organizzazioni sopranazionali (OMC, UE,ecc.)

Effetti della globalizzazione

IMPRESE• Maggiori investimenti• Espansione del mercato potenziale• Aumento della tensione concorrenziale

CLIENTI• Maggiori opzioni di scelta• Maggiore convenienza• Ubiquità degli stili di vita

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Fasi della globalizzazione

PROTEZIONISMOCrisi economica 1929

• USA Smoot-Hawley Tariff(antiliberoscambismo e isolazionismo)

FASE 1• Costruzione di navi più robuste e

veloci• Apertura del canale di Suez• Inaugurazione del servizio

telegrafico transatlantico

FASE 2• 1944 Bretton Woods: libero

scambio e deregolamentazione• Nascono la Banca Mondiale e ilFondo Monetario Internazionale

• Siglato il GATT (Accordo generalesulle tariffe doganali e il

commercio internazionale

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…organismi internazionali

WTO - World Trade Organisation Organizzazione mondiale per il commercio, che si occupa del controllo delle regole del commercio mondiale, mirando a una quasi totale abolizione di ogni tipo di dazi o tariffe alle frontiere.

FMI - Fondo Monetario Internazionale Istituto specializzato dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), istituito nel 1946 insieme ala Banca Mondiale. I suoi obiettivi sono l'eliminazione delle restrizioni sul commercio estero, la promozione della cooperazione monetaria e favorire una crescita equilibrata del commercio mondiale con interventi su scala globale.

BM - Banca Mondiale Istituita nel 1944 con la conferenza di Bretton Woods. Iniziò la sua attività sostenendo la ricostruzione dei paesi devastati dalla guerra, occupandosi successivamente delle politiche di sviluppo e lotta alla povertà.

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Fasi della globalizzazione

Fase 3 (1980…ad oggi)• Diminuzione dei tassi di crescita dei paesi occidentali

più avanzati, contrapposta all’espansione dei paesi“emergenti”

• Altissima vocazione all’esportazione da parte dei paesiemergenti

• Mutamento del modello di specializzazione tra i paesi• Crescente “smaterializzazione” dei flussi commerciali

internazionali

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Organization of the Petroleum Exporting Countries

• Membri: Algeria, Indonesia, Iran, Iraq, Kuwait, Lybia, Nigeria, Qatar, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Venezuela

• Paesi fondatori: Iran, Iraq, Kuwait, Saudi Arabia and Venezuela (settembre 1960)

“OPEC's objective is to co-ordinate and unify petroleum policies among Member Countries, in order to secure fair and stable prices for petroleum producers; an efficient, economic and regular supply of petroleum to consuming nations; and a fair return on capital to

those investing in the industry” (www.opec.org)

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Unione Europea

• L’Unione Europea è governata da organismi rappresentativi e direttivi sovranazionali, che operano nell’ambito di un mercato unico. A partire dal 1 maggio 2004 raggruppa 25 nazioni (altre nazioni candidate: Turchia, Croazia, Bulgaria, Romania). Unione economica, politica e monetaria.

• L’11/12/1991 = trattato di Maastricht nel quale si precisano i termini dell’unione economica e monetaria ma anche dell’unione politica, in particolare per la cittadinanza, la diplomazia, la difesa comune e la politica sociale.

• Dicembre 1996 = presentazione della moneta unica (vertice di Dublino)

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ASEANAssociation of SouthEast Asian Nations

(http://www.aseansec.org/)

Area di libero scambio del Sud-Est asiatico. Data di nascita: 8 agosto 1967 a Bangkok. Paesi fondatori: Indonesia, Malesia, Filippine,

Thailandia, Singapore.

Paesi membri: Indonesia, Malesia, Filippine, Thailandia, Singapore, Brunei, Cambogia, Laos, Vietnam (500 ml di persone)

Obiettivi: 1) accelerare la crescita economica, il progresso sociale e lo sviluppo

culturale della regione attraverso investimenti congiunti,2) promuovere la pace e la stabilità politica della regione attraverso

la cooperazione tra stati membri

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NAFTA North American Free Trade Agreement

Accordo di libero scambio tra Canada, Stati Uniti e Messico (data di nascita: 1 gennaio 1994)

Principali obiettivi:

a) Eliminare le barriere doganali al commercio e facilitare il movimento di beni e servizi tra i paesi membri

b) promuovere condizioni di competizione lealec) incrementare le opportunità di investimento nei paesi membrid) fornire un’adeguata protezione dei diritti di proprietà intellettuale

370 milioni di abitanti

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MERCOSURMercado Comun del Sur

Area di libero scambio tra Argentina, Brasile, Uruguay e Paraguay (Bolivia, Cile, Colombia, Ecuador e Perù sono membri associati, Venezuela sarà membro effettivo alla fine del 2006).

FTAA Free Trade Area of the Americas

Negoziazioni tra 34 paesi dell’emisfero americano lo scopo è costruire la più grande area di libero scambio nella storia

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World Trade Organization(http://www.wto.org)

Organizzazione internazionale che si occupa di definire le regole del commercio internazionale

149 paesi membri; ultimi arrivati: Cina (2001), Armenia (2003), Cambogia (2004)

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I vantaggi dell’apertura dei mercati

Le ricerche empiriche dimostrano che i paesi più aperti al mercato mondiale sono cresciuti molto più rapidamente di quelli meno aperti

Tassi di crescita del prodotto interno lordo (%)

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I vantaggi dell’apertura dei mercati

La libertà degli scambi e degli investimenti permette:

• di sfruttare il principio del vantaggio comparato

• alle imprese, di usufruire delle possibilità offerte dai

mercati mondiali

• di aumentare la possibilità di accedere a nuove

idee, a conoscenze più sofisticate, a tecnologie più

avanzate, a procedimenti più efficaci ed efficienti

• di attirare flussi più elevati di investimenti diretti

esteri, i quali hanno un effetto accelerativo sulla

crescita più ampio che non l’investimento interno

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Svantaggi: povertà e diseguaglianza

Povertà = stato di un individuo/famiglia al di sotto delle soglie economiche di sopravvivenza

• Dal 1870 il mondo ha sperimentato una continuariduzione della percentuale di popolazione da

considerarsi povera

• Cause della povertà:– avversità climatiche– instabilità politica– corruzione diffusa

– alti livelli di debito estero– spese militari ancora altissime

– situazioni sanitarie paurose

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Svantaggi: povertà e diseguaglianza

Disuguaglianza

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Cosa consente l’integrazione dei mercati?

•Sviluppo scientifico e tecnologico (ICT, comunicazioni, ecc)

•Diffusione dell’economia di mercato•Riduzione delle barriere artificiali agli scambi e

investimenti internazionali•Sviluppo internazionale delle imprese

•Omogeneizzazione degli stili di vita•Dinamica dei mercati finanziari

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La catena della globalizzazione di T.Levitt

Evoluzione tecnologiaOmogeneizzazi

one della domanda

Standardizzazione di processo e di prodotto

Trasformazione da mercato locale a mercati globali

La concorrenza è globale

Strategie globali delle imprese

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… la critica:

• La capacità di adattamento delle tecnologia flessibili consente di realizzare una grande varietà e variabilità dei

prodotti => strategie di ipersegmentazione• Cresce la varietà e la variabilità nel sistema dei bisogni e dei

comportamenti della domanda• Patrimoni culturali country specific non riducono complessità e articolazione della domanda: ubiquità degli stili di vita non

corrisponde a omogeneizzazione dei bisogni

La catena della globalizzazione di T.Levitt

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l’impresa che vuole diventare globale deve ragionare su 4 aspetti strategici:

•Offerta standardizzata vs Offerta differenziata

•Strategia competitiva standardizzata vs Strategia competitiva differenziata

•Localizzazione vantaggiosa della produzione

•Allocazione di risorse e competenze tra i vari mercati

Competere a livello globale

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L’impresa che vuole divenire globale non può non considerare alcune questioni rilevanti dal punto di vista strategico:

Variabili culturali e demografiche: le diverse preferenze degli acquirenti nei differenti mercati costituiscono una spinta alla customizzazione locale dell’offerta, che comporta però un aumento dei costi di produzione e distribuzione rispetto all’offerta di una soluzione unica e standardizzata in tutti i mercati (trade-off)

Localizzazione della produzione: la scelta di localizzare la produzione in determinati paesi può generare vantaggi legati al basso costo della manodopera, a norme meno restrittive, alla presenza di risorse naturali, ecc..

Oscillazioni del tasso di cambio: la convenienza della localizzazione della produzione in determinati paesi è influenzata dalla variabilità dei rispettivi tassi di cambio. Infatti un’impresa esportatrice gode di maggior competitività quando la valuta del paese in cui ha localizzato la produzione è debole

Politica dei governi locali: in alcuni paesi le istituzioni locali possono incentivare l’ingresso di imprese straniere per attirare capitali nel paese o disincentivarlo per proteggere i produttori locali

Competere a livello globale

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Vi sono quattro ragioni principali per cui un’impresa locale potrebbe decidere di competere nei mercati internazionali:

Accedere a nuovi mercati di sbocco: genera un aumento dei profitti ed è un’opportunità importante soprattutto se il mercato domestico è maturo

Ridurre i costi: comporta un aumento dei volumi di vendita e consente di conseguire vantaggi di costo legati a vari fattori (economie di scala, effetti della curva di esperienza, manodopera a basso costo, sovvenzioni statali…)

Trarre ulteriori vantaggi dalle competenze chiave: ad esempio Wal-Mart sta sfruttando la sua eccellente abilità nel discount per espandersi in Cina e America latina

Ripartire i rischi: la salute dell’impresa globale non dipende esclusivamente dall’andamento del mercato interno

Driver della globalizzazione

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Esistono tre opzioni strategiche per affrontare le differenze nelle condizioni di mercato e nelle preferenze tra i vari paesi

Tre approcci startegici

PENSA LOCALE,AGISCI LOCALE

PENSA GLOBALE,

AGISCI GLOBALE

PENSA GLOBALE,

AGISCI LOCALE

Per ogni paese viene strutturata una strategia ed un’offerta dedicata, in virtù delle significative differenze

in termini di gusti, tradizioni e condizioni di mercato

Approccio invariato per tutti i paesi, salvo adeguamenti del tutto marginali, dovuto alla sostanziale uniformità di

condizioni e preferenze del mercato

Stesso tema competitivo di base (es: leadership di costo) con la possibilità per i manager locali di modificare alcune caratteristiche dell’offerta

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Rangan (2000) individua sette convinzioni da abbandonare prima di decidere di competere a livello globale:

1.«Qualsiasi impresa con denaro da investire può competere a livello globale»

2.«Divenire globali è più complesso se si offre un servizio anziché un prodotto»

3.«La distanza ed i confini nazionali non contano più»

4.«La globalizzazione interessa principalmente i PVS»

5.«Bisogna produrre dove il costo della manodopera è più basso»

6.«La globalizzazione è un fenomeno destinato a consolidarsi»

7.«I governi non contano più»

7 falsi miti della globalizzazione

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1.«Qualsiasi impresa con denaro da investire può competere a livello globale»

Non necessariamente si riesce a riprodurre il successo conseguito nel mercato domestico in altri mercati. Questa capacità non dipende soltanto dalla possibilità di investire, ma anche da:

•Capacità di dominare innanzitutto il mercato domestico

•Abilità nel gestire le differenze culturali e nel comprendere le diverse esigenze dei consumatori

•Capacità di contenere lo svantaggio iniziale (fisiologico) rispetto agli operatori locali

•Disponibilità di asset intangibili che consentano di essere competitivi all’estero: tecnologia avanzata (Canon), value proposition molto appealing (Ikea), forte brand image (Coca Cola)…

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2.«Divenire globali è più complesso se si offre un servizio anziché un prodotto»

Le imprese di servizi (intangibilità, inseparabilità, eterogeneità, deperibilità) sono soggette agli stessi rischi che interessano le imprese manifatturiere e devono porsi gli stesi interrogativi prima di lanciarsi nella competizione globale:

•La domanda estera è sufficientemente ampia e stabile?

•La customer experience è replicabile, dal punto di vista tecnico e commerciale, in mercati diversi da quello domestico?

•Si possiedono gli intangible assets necessari per l’espansione?

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3.«La distanza ed i confini nazionali non contano più»

I mercati nazionali sono molto diversi tra loro per:

•Storia e cultura (es: Europa vs USA vs Giappone)

•Politiche regolamentari (liberalismo vs nazionalismo)

•Pressione competitiva interna (aggressività dei competitor locali)

È opportuno espandersi inizialmente su base regionale in paesi vicini geograficamente o simili per cultura e gusti del consumatore, per ridurre i rischi legati alla globalizzazione

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4.«La globalizzazione interessa principalmente i PVS»

Non bisogna confondere globalizzazione e delocalizzazione. La globalizzazione è ancora un fenomeno concentrato nei paesi ricchi

•Globalizzazione = denota la forte integrazione degli scambi commerciali internazionali e la crescente dipendenza dei paesi gli uni

dagli altri

VS

•Delocalizzione = rappresenta l'organizzazione della produzione dislocata in regioni e stati diversi

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Il costo della manodopera non è l’unica variabile da considerare. Vi sono altri fattori che incidono sul costo unitario di produzione:

•Costo dei materiali

•Costi logistici

•Oscillazioni del tasso di cambio

Inoltre spesso a bassi salari corrisponde una bassa produttività e/o qualità

In quest’ottica conviene localizzare la produzione nei paesi chiave per proteggersi dalle variazioni del tasso di cambio, o comunque in paesi geograficamente vicini, per minimizzare i costi logistici e di trasporto

5.«Bisogna produrre dove il costo della manodopera è più basso»

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Non è consigliabile attendersi che la globalizzazione aumenti ai tassi registrati finora. Il principale driver che ha consentito il recente sviluppo di questo fenomeno è stato il liberalismo diffuso

Guerre e disoccupazione costituiscono fattori che potrebbero provocare un’inversione di tendenza nella politica economica dei mercati nazionali

6.«La globalizzazione è un fenomeno destinato a consolidarsi»

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La popolazione tende ad identificarsi nella comunità locale e nazionale di cui fa parte. I governi locali assumono grande rilevanza, in qualità di istituzioni preposte a far valere gli interessi e i bisogni di tale comunità.

Sono perciò gli interessi dell’impresa a doversi allineare a quelli della comunità del paese in cui decide di espandersi ed il rapporto con le istituzioni locali diviene prioritario

7.«I governi non contano più»

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Economia e sistemi d’impresa

Dal mercato Italiano al “Made in Italy”

I vantaggi comparati dell’Italia sonoconcentrati nelle “4 A” dell’eccellenza

manifatturiera italiana:

1 Alimentari-Vino2 Abbigliamento-Moda

3 Arredo-Casa4 Automazione-Meccanica

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Economia e sistemi d’impresa

Dal mercato Italiano al “Made in Italy”

• Raggruppano i settori dei beni di consumo legati allapersona e alla casa

• La competitività dell’Italia si basa non sull’efficienza dicosto e sugli elevati volumi

• I FCS sono costituiti da stile-design-creatività-moda&qualità

• Oggi ci si deve misurare con la concorrenza dei paesidal sud-est asiatico, che si distinguono per:– bassissimo costo del lavoro– macchinari aggiornati importati dall’estero– capacità di imitazione/contraffazione– miglioramento della qualità dei prodotti

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Economia e sistemi d’impresa

Cosa rende competitive le imprese italiane

• specializzazione

• innovazione di prodotto

• design

• strategie di marchio

• flessibilità

• capacità di personalizzare l’offerta

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Economia e sistemi d’impresa

Dal mercato Italiano al “Made in Italy”

• Le imprese italiane hanno sviluppato una spiccatacapacità di adattare l’offerta alle specifiche esigenzedegli utilizzatori – clienti

• L’erosione delle posizioni competitive italiane si èrivelata, almeno sino ad oggi, meno agevole, anchese …

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Economia e sistemi d’impresa

Dal mercato Italiano al “Made in Italy”

L’Italia manifesta invece crescente debolezza nei settori:

• Basati sulla scienza, cioè i settori ad alta intensità diricerca e sviluppo, generatori netti di innovazionetecnologica, che poi fluisce nel resto del sistema

• A forti economie di scala in cui si producono in grandeserie beni di consumo intermedi

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Economia e sistemi d’impresa

La dimensione delle imprese italiane

• La struttura produttiva italiana appare sbilanciata verso la piccola dimensione– le microimprese rappresentano oltre il 95% del totale delle imprese (media UE 90%)

• Conseguenze nella presenza internazionale– su circa 180.000 imprese esportatrici, il 61% sono “microesportatori”– oltre il 99% delle esportazioni italiane è generata da 73.500 imprese

• Rispetto a queste 73.500 imprese:– il 40% è presente in un numero limitato di paesi– esiste una forte correlazione fra grado di diversificazione geografica e fatturato estero dell’impresa– esiste anche una forte correlazione fra diversificazione geografica e persistenza sui mercati esteri

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Economia e sistemi d’impresa

Gli investimenti diretti all’estero

• Gli IDE delle imprese italiane costituiscono circa il 3,5% del totale mondiale

• Rapporto tra stock di IDE/PIL. Gli IDE delle imprese italiane costituiscono circa il 3,5% del totale mondiale

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Economia e sistemi d’impresa

Gli investimenti diretti all’estero (IDE) richiedono

• Ampie disponibilità finanziarie

• Strutture organizzative articolate

• Competenze manageriali

…che non sempre sono in linea con le dimensioni delle imprese italiane.

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…un pò di numeri

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…un pò di numeri

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…un pò di numeri

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…un pò di numeri

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…un pò di numeri

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Gestione delle Imprese Internazionali - Modulo 1 - Prof. Marcello Tedeschi

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Gestione delle Imprese Internazionali - Modulo 1 - Prof. Marcello Tedeschi

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Gestione delle Imprese Internazionali - Modulo 1 - Prof. Marcello Tedeschi