Modulo Di Orient Amen to Latino

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MODULO DI ORIENTAMENTO Liceo Scientifico o Classico Ambito disciplinare: Scuola Media Inferiore-Superiore Discipline coinvolte: Latino-Italiano Durata: ore 1,30 TITOLO: IL LATINO NEL LINGUAGGIO QUOTIDIANO ( Prof.ssa Dozza) FINALITA’ Il modulo è stato pensato per chiarire l’importanza e l’utilità del latino a chi sta per intraprenderne lo studio. Il coinvolgimento degli studenti nell’attività di traduzione è volto a dimostrare l’affinità di questa lingua con l’italiano. ATTIVITA’ DOCENTI I docenti gestiscono la classe che segue la lezione o attraverso il sito internet del Russell-Newton o in Power Point. Il docente di scuola secondaria superiore svolge l’argomento facendo ricorso alle immagini e giocando con i significati delle parole. VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA Somministrazione scheda di gradimento del modulo presentato. SCANSIONE TEMPORALE 45 minuti Presentazione orale attraverso le immagini 40 minuti Attività di lettura e traduzione di un semplice

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MODULO DI ORIENTAMENTOLiceo Scientifico o ClassicoAmbito disciplinare: Scuola Media Inferiore-SuperioreDiscipline coinvolte: Latino-ItalianoDurata: ore 1,30 TITOLO: IL LATINO NEL LINGUAGGIO QUOTIDIANO( Prof.ssa Dozza) FINALITA’ Il modulo è stato pensato per chiarire l’importanza e l’utilità del latino a chi sta per intraprenderne lo studio. Il coinvolgimento degli studenti nell’attività di traduzione è volto a dimostrare l’affinità di questa lingua con l’italiano. ATTIVITA’ DOCENTI

 I docenti gestiscono la classe che segue la lezione o attraverso il sito internet del Russell-Newton o in Power Point.Il docente di scuola secondaria superiore svolge l’argomento facendo ricorso alle immagini e giocando con i significati delle parole.

  VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA

 Somministrazione scheda di gradimento del modulo presentato.

  SCANSIONE TEMPORALE 45 minuti Presentazione orale attraverso le

immagini 40 minuti Attività di lettura e traduzione di un

semplice testo latino 5 minuti Somministrazione scheda di gradimento

del modulo presentato

  OBIETTIVI

 

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o Sollecitare l’interesse per il latino che costituisce il fondamento del nostro linguaggio quotidiano e di quello scientifico e specialistico.

o Sviluppare l’attitudine alla concentrazione nel lavoro. o Sviluppare la capacità di comprensione delle singole parole e di un testo. o Sviluppare maggiori competenze nella lettura della realtà. o Fare un lavoro di traduzione facendo ricorso all’intuito.

 

 PREREQUISITI

 Lo studente:

o Conosce e utilizza le strutture della lingua italiana.  

 CONTENUTI

 o Il latino come fondamento del lessico italiano o Il latino e la pubblicità o Il latino e la vita quotidiana o Il latino e la grammatica

 METODOLOGIA DI LAVORO

 Giocando con parole di uso quotidiano e del linguaggio pubblicitario, la prima parte dell’attività

didattica si propone di risalire alla loro matrice latina per spiegarne il significato.La seconda parte dell’attività è volta a dimostrare l’affinità tra latino e italiano: si può infatti cominciare a tradurre anche senza conoscere la lingua.

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Erica DozzaIl Latino nel linguaggio quotidiano

 Il latino come fondamento del lessico italianoIniziamo prendendo a prestito lo slogan con cui la casa editrice Le Monnier ha recentemente lanciato il nuovo dizionario di latino: “Le parole del duemila hanno duemila anni”. Si tratta di una frase interessante e noi ci proponiamo di appurare se è anche veritiera, cioè se è vero, per dirla con Carlo Levi, che “Il futuro ha un cuore antico”, titolo di una sua opera molto conosciuta. Applicando la frase all’ argomento trattato, il futuro è la lingua, l’italiano, che parliamo tutti i giorni, e il suo cuore è il latino. L’origine prima di ogni parola, è però molto più antica di duemila anni e risale ai primi suoni intelligenti che popoli lontani nel tempo riuscirono ad emettere: è la radice indoeuropea1[1]. Usiamo un po’ di fantasia per andare alla ricerca della madre della lingua. In un’epoca remota un nostro progenitore liberò in modo del tutto istintivo un vagito che possiamo rappresentare con –mmm-2[2] . Il bambino in questione non aveva la piu pallida idea di aver messo una pietra miliare nella storia del linguaggio; in pratica, per esprimere una richiesta di attenzione, aveva tirato fuori dal fondo dell’io quella che sarebbe diventata una bella radice: - mat-. Il ragazzino dunque si limitava ad esprimere in modo spontaneo delle esigenze materiali e affettive, non era uno studioso ante litteram; ma De Saussure3[3] molti millenni dopo propone come nucleo originario del comunicare lo schema –cons+voc+cons-. Ne deriva un –mam- e quindi una delle parole più amate: mamma o madre.Provenendo dall’antica comune radice indoeuropea –mat-, l’espressione si è diffusa nel mondo occidentale4[4] con due esiti, uno dotto e l’altro familiare, presenti entrambi anche nel greco antico5[5]. Da una parte il latino mater, matris, da cui madre, mère, e per le lingue germaniche mother, die mutter6[6]; dall’altra sempre il latino mamma, ae, da cui è derivato mamma, maman, e per l’altro gruppo mum, mummy, die mama. Insomma oggi diciamo “mamma” come grandi e piccini lo dicevano nel mondo latino, in quello greco e molto prima. L’esempio si propone di convalidare il concetto espresso all’inizio: ogni lingua ha un cuore antichissimo e nell’evoluzione subita dalle lingue italiche il latino è la radice diretta della famiglia neolatina e in particolare dell’italiano. Per motivi diversi, di natura storica e culturale, anche lingue non neolatine, come il tedesco e l’inglese, appartenenti al gruppo germanico, subirono nel corso del tempo l’influenza del latino. Nel caso dell’inglese, fra i prestiti, ben il 25% è da attribuirsi al latino: è la lingua più romanizzata fra quelle non romanze7[7].Se per l’inglese la percentuale è così alta, un parlante italiano oggi pronuncia al 90% parole di origine latina8[8], ma ne è inconsapevole, mentre recuperare questa consapevolezza significa avere una chiave di lettura della realtà, capire il presente in modo più approfondito per prepararsi al futuro. E’ facile obiettare che la sintassi italiana è diversa, ma la riflessione sui costrutti latini affina le capacità necessarie alla produzione e alla fruizione di qualsiasi testo, italiano e non. Bisogna inoltre ricordare che il sapere intellettuale in Europa fino al Settecento è stato veicolato dal latino. Mentre si sviluppava il volgare, il latino rimaneva la lingua internazionale della cultura, di cui ci si avvaleva per scrivere opere attinenti ai vari campi dello scibile o per comunicare con studiosi di nazionalità diversa. Il latino ha così assunto il ruolo di lingua di superstrato, ha contribuito cioè nel

1[1] Tra il III e il II millennio a.C. gli Indoeuropei erano stanziati nell’Europa centro-orientale. Furono chiamati in tal modo nell’Ottocento, dal nome dei due territori estremi, India e Europa, in cui poi migrarono. Cfr. M. Sensini, Il sistema della lingua, Milano, Arnoldo Mondadori Scuola, 1996, p.331.2[2] R. Vecchioni, Le parole non le portano le cicogne, Torino, Einaudi, 2000, p.71.3[3] F. De Saussure, Saggio sul vocalismo indoeuropeo, Bologna, CLUEB, 1978; F. De Saussure, Corso di linguistica generale, commento di Tullio De Mauro, Bari, Laterza, 2000.4[4] La lingua-madre indoeuropea si diffuse anche in alcune regioni dell’Asia.5[5] L. Rocci, Vocabolario greco-italiano, Società Editrice Dante Alighieri, 1968.6[6] Inglese e tedesco fanno parte del gruppo germanico delle lingue indoeuropee, le lingue neolatine del gruppo italico. Cfr M. Sensini, cit., p.331.7[7] T. De Mauro, Grande dizionario italiano dell’uso, Torino, UTET, 1999, vol. VI, p.1166.8[8] N. Flocchini, Comprendere e tradurre, Bompiani, 1997, p. 595.

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corso dei secoli alla formazione del linguaggio intellettuale di tutti i paesi europei e in particolare di quello inglese, oggi considerata la lingua per eccellenza in campo scientifico e tecnico9[9]. Il problema della presenza del latino e del greco nella terminologia scientifica interessa attualmente gli intellettuali nell’Europa continentale10[10], in Gran Bretagna e Stati Uniti11[11]; in Canada si tengono corsi universitari sull’argomento e si consiglia anche via Internet la relativa bibliografia12[12]. Esiste quindi a livello internazionale la coscienza del fatto che il latino permette, a chi lo conosce, una padronanza linguistica tale da porlo in grado di comprendere in modo approfondito i testi di natura letteraria e di appropriarsi con facilità del pensiero filosofico e scientifico e dei linguaggi specialistici e tecnologici. E’ il caso dell’informatica che ha attinto a questa lingua in tanti modi diversi e anche originali.Ma torniamo all’inizio e al contenuto di quell’antico vagito –mmm- che “è un appello, un bisogno, una preghiera. Pensa a mamma, amore, mangiare, mammella” scrive nel suo libro Roberto Vecchioni13[13]. La conoscenza del latino ci insegna proprio questo, il contenuto o meglio il significato della parola, mentre spesso ci fermiamo al solo significante, a una conoscenza per così dire esterna, epidermica della parola, ignorando quanto ampia possa essere la valenza del suo contenuto. All’inizio abbiamo usato il comune termine slogan; ma qual è la sua storia e che cosa definiva in origine?Oggi per slogan intendiamo una frase usata a fini di propaganda o di pubblicità: “ALTER EGO: l’ultima novità esclusiva di Vodafone Omnitel è Alter Ego, la prima ricaricabile con due numeri sullo stesso cellulare”. Con il fascino misterioso del latino, la pubblicità attira l’attenzione dei destinatari, poi l’immagine speculare del giovane si affretta a spiegare il vaticinio; infine i mass media gridano la novità per chi ancora non avesse compreso: “Due numeri sulla stessa carta!”. In effetti all’inizio la parola slogan definiva il grido di guerra di un clan; per noi è un prestito dall’inglese entrato nell’uso dal 1905.Quando mangiamo un panino, abbiamo mai riflettuto che il nostro semplice pane deriva dall’antico panis,is? A Roma ne avevano la varietà di oggi o si accontentavano di semplici focacce di farro o di grano? Ebbene i Romani avevano un pane di prima scelta, il più caro, (panis candidus) e di seconda scelta (panis secundarius) e infine il plebeius che era nero. Per rimanere in argomento in Italia il sandwich esiste dal 1872 e anche lui ha una sua storia. Un conte inglese, troppo impegnato nella politica e negli affari per concedersi il lusso di un pranzo completo, se ne uscì fuori con un’ idea destinata ad avere un grande successo. Qui ovviamente non si tratta di radice, di etimo o di riuso di un termine ma di omonimia. E per un buon bicchiere d’acqua minerale, altissima e purissima: Levissima! La più leggera e digeribile al mondo, superlativo dell’aggettivo levis, e. Per non dire degli altri due superlativi di altus, a, um, di alta montagna, e di purus, a, um, nel senso di pulita, limpida e trasparente.Abbiamo preso in considerazione parole inglesi e latine per comprendere il concetto iniziale: ogni parola ha una storia. Questa è una delle ricchezze del latino che, riportandoci alle forme più antiche, ci rivela il contenuto, il significato di numerosi vocaboli. Si parlava anche dell’alone di mistero che rende affascinante questa lingua, per cui i mass media, la pubblicità, i gruppi musicali, gli stilisti nelle griffes la utilizzano in modo più diffuso di quanto ci rendiamo conto. Anni or sono c’era un gruppo che cantava Barbie girl, gli Aqua, e il loro CD si intitolava Aquarium: nella società

9[9] N. Flocchini, cit., p. 594.10[10] G. Adamo, La terminologia tecnico-scientifica in lingua italiana. Alcune osservazioni sulla terminologia dell’informatica, comunicazione presentata al seminario “Réflexions méthodologiques sur le travail en terminologie et an terminotique dans les langues latines”, Nizza, luglio 1966; G.L. Beccaria, I linguaggi settoriali in Italia, Bompiani 1973. 11[11] D.M. Ayers, English words from Latin and Greek elements, University of Arizona Press, 1986; J. Morwood, Our Greek and Latin roots. Awareness of language, Cambridge University Press, 1990; J. Kennedy, Word stems: a dictionary, Soho Press, 1996; R.M. Krill, Greek and Latin in English Today, Bolchazy-Carducci, Illinois, USA 1998; molti altri titoli possono essere rintracciati in Internet.12[12] Ad esempio i corsi di Classical civilation della University of Toronto e in particolare Greek and Latin elements in English e Latin and Greek in scientific terminology.13[13] R. Vecchioni, cit., p. 71.

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di massa il latino può anche esprimere il fascino del diverso, di chi riesce a distinguersi. E la recente Magica Europa? Questa disco-dance dei Kronos si presenta come un insieme di parole o di frasi fatte latine, che descrivono una sorta di ribellione dell’Europa14[14].Il latino dunque veicola ancora i messaggi attraverso una vasta gamma di usi: dall’etimologia, ai linguaggi specialistici e di cultura, fino alla pubblicità, alla disco-dance, al linguaggio quotidiano e familiare.       

 

14[14] “Exsurgit, Europa magistra vitae, magna legenda in caelo est”; “Exsurgit, magica Europa” è il ritornello.

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Il latino e la pubblicitàSulle pagine di giornali e riviste, alla televisione, sui cartelloni pubblicitari, nei supermercati, in Internet il latino continua a parlare ed è proprio da Internet che dobbiamo prendere spunto per proseguire il discorso, utilizzando il motore di ricerca www.google.com. Fra l’incredibile numero di siti a disposizione ci soffermiamo su quelli che riportano i marchi di Vim, Aiax e Optimum, prodotti tradizionali in Italia, presenti sulle gondole di tutti i supermercati.Aiax (Aiax, Aiacis, m.), un eroe omerico al supermercato, chiamato in causa dalla pubblicità, perché il mito ricorda che combatté per un giorno intero contro Ettore, finché, ammirati l’uno del valore dell’altro, si scambiarono doni. E’ come dire imbattibile, in questo caso contro lo sporco più sporco; il messaggio però è ermetico e occorre decifrarlo nella sua connotazione. Il significante, Aiax, a molti può dire poco oppure attirare all’acquisto per motivazioni varie o risonanze psicologiche, ma che non riguardano il contenuto della parola, salvo esserne a conoscenza e avere quindi un’idea più precisa dei messaggi provenienti dal mondo intorno a noi.Del resto il famoso Vim è l’Accusativo del sostantivo vis, roboris, f. e significa forza, attacco, efficacia, nella pubblicità attacco efficace contro lo sporco, essendo anche questo un detersivo.Infine quando beviamo un succhino Optimum, dobbiamo essere convinti che in rapporto a tale prodotto siamo arrivati al migliore, superlativo dell’aggettivo bonus, a, um.Nelle profumerie troviamo i numerosi cosmetici della Nivea, creme di bellezza , protettive, nutrienti, solari che hanno in comune il messaggio della salute, della giovinezza e del bianco; ed ecco l’aggettivo niveus, a, um, di cui nivea è il neutro plurale: cose di neve, candide e pure.Quando viene l’estate alla televisione imperversa la réclame del Magnum Algida, un grande (magnus, a, um) e buon gelato che viene dal freddo (algidus, a, um). L’aggettivo in questione deriva dal verbo algeo, es alsi ēre 2, che significa aver freddo, a cui si aggiunge il suffisso –idus-. Un caso simile è quello di caleo,es calui ēre 2, essere caldo, da cui deriva l’aggettivo calidus, a, um; il suo neutro plurale Calida è il noto marchio di una fabbrica che produce biancheria.La multinazionale Electrolux, da notare il nome composto da electrum,i n., elettro, lega metallica, vocabolo di origine greca, e lux, lucis f., luce, commercializza Rex, il re di quel regno che è la cucina (rex, regis m.). E dato che siamo in tema di elettrodomestici, facciamo una piccola nota etimologica: la parola frigorifero è composta da frigus, frigoris n., freddo e dal verbo fero, fers, tuli, latum, ferre, portare. Questo oggetto è dunque portatore del freddo. Anche aziende multinazionali come Ford e Honda fanno ricorso al latino per battezzare i loro modelli. E’ il caso della Ford Transit che, III persona singolare di transeo, is ii itum īre, passa o meglio sorpassa gli altri veicoli commerciali; o della Ford Focus che risemantizza l’antica idea della famiglia radunata attorno al focolare domestico (focus,i m.) in quella della famiglia a bordo di una berlina a spasso per il mondo: l’attenzione di tutti è focalizzata su di loro e sulla linea della macchina. Focus è infatti passato nel linguaggio scientifico inglese nel senso di mettere a fuoco l’obiettivo. La Honda offre Matrix (matrix, matricis f.), un termine che nel significato di genitrice e matrice presenta la stessa radice indoeuropea –mat- di mater. Il nome dovrebbe dunque indicare che il modello è all’origine di future evoluzioni. Del resto anche matrix come focus fa parte della terminologia scientifica inglese.Ancora una breve osservazione sui veicoli che circolano sulle strade. Il vocabolo latino è vehiculum, i n., il mezzo di trasporto di allora, il carro o la carrozza; la radice è quella del verbo veho,is vexi vectum ĕre3, trasportare, dal cui supino vectum deriva vectura, ae f.; il termine per i latini indicava solo il trasporto per terra o per mare, mentre l’ italiano, pur mantenendo il significato originario, vi ha aggiunto quello di vettura o carrozza ferroviaria e tranviaria e quello di autovettura. E’ un esempio di riuso e di risemantizzazione, perché, se la parola con qualche mutamento è la stessa, il contenuto tecnico dei vehicula attuali è invece molto diverso da quelli antichi a trazione animale o, il che allora era lo stesso, con dei servi come portatori.Un accenno alla griffe Versus di Versace, che intende sicuramente anche riproporre il cognome dello stilista, come nel caso di Mantero che firma le sue collezioni con il numero romano VIII, preceduto da un trattino: ne deriva una M seguita da III e cioè Man Ter (avverbio numerale, tre

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volte). La prassi di latinizzare il nome è comunque molto antica in Europa e risale agli intellettuali dell’Umanesimo, che in questo modo nobilitavano se stessi e rendevano omaggio alla lingua di cultura usata per scrivere le loro opere.Ritornando a Versus, il termine si è evoluto nel tempo e nella risemantizzazione di cui è fatto oggetto passa a indicare una linea giovane. Ma la sua storia, cioè il suo contenuto culturale, può chiarirci che cosa significa oggi essere griffati Versus? Il latino versus è un avverbio che indica direzione: Romam versus equivale a verso Roma. Nel corso dei secoli il termine è entrato nell’uso retorico con il senso di opposizione, di direzione contraria, e con il significato di “contro” è passato nell’inglese. Si trova in genere abbreviato con il segno VS. In un sistema è indicato con VS un elemento che si definisce per opposizione rispetto agli altri. Se il sistema è un gruppo di giovani, chi indossa o si profuma Versus si distingue come alternativo, si differenzia per l’ originalità e per quel tocco di ribellione che non si può esprimere senza possedere un oggetto così significativo.Risulta evidente che dietro un marchio di successo ci sono molto lavoro intellettuale e molte conoscenze; disegnatori, stilisti, ingegneri, tutta l’équipe che si occupa del lancio di un prodotto deve possedere anche una buona cultura classica per divertirsi a giocare con le parole. Perché chiamare Clio una macchina? Forse proprio perché è destinata a rimanere a lungo nella memoria e a fare storia.Certe volte i maghi della pubblicità usano la lingua per esprimere messaggi chiari e diretti con cui persuadere i destinatari all’acquisto di un certo prodotto: usate il detersivo Sole e la vostra biancheria sarà altrettanto splendente (sol,solis,m.). Altre volte invece preferiscono essere ermetici, ricorrere a suggestioni ed emozioni d’élite e di questa aura intrigante e misteriosa o vagamente tecnologica fa parte anche la parola latina con le sue valenze evocative, che spesso però non richiamano Roma e l’Italia ma il mondo anglosassone e la Silicon Valley, data la convinzione diffusa che quello slogan non sia in latino ma in inglese. La conoscenza della nostra lingua e del latino ci aiuta a non incorrere in questo errore, perché ci consente di capire le parole non in modo superficiale ma nella loro storia e nel significato che esse di volta in volta hanno acquisito nel corso del tempo. Noi destinatari abbiamo tutte le potenzialità per recepire in modo completo il messaggio pubblicitario proveniente da una fonte così scaltrita di cultura, ammesso però di dedicarsi con qualche impegno allo studio di una lingua, il latino, che è madre di tantissime oggi parlate nel mondo e non solo in Europa15[15]. 

 

15[15] Le lingue neolatine sono il frutto dell’evoluzione nel tempo del latino parlato; sono dette anche romanze, cioè parlate nei territori un tempo dominati da Roma. Ne fanno parte il portoghese, lo spagnolo, il catalano, il francese, il franco-provenzale, il provenzale, l’italiano, il sardo, il ladino, il rumeno. Consultando qualsiasi atlante o libro di geografia è facile constatare come portoghese e spagnolo siano ampiamente diffusi in America Latina e in altre parti del mondo.

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Il latino e la vita quotidianaCome il linguaggio pubblicitario, così quello della vita quotidiana e quello settoriale attinente a tutti i tipi di attività umane, alle varie discipline di studio, alle professioni e ai mestieri è debitore nei confronti del latino, evolutosi fino a noi attraverso le varie vicende storiche.Prendiamo in considerazione una parola di uso quotidiano e che designa una persona importante nella vita, dato che ci insegna a leggere e scrivere: la maestra. Non parliamo del professore, perché ormai ridotto ai minimi termini di “profe” sembra aver perso quella valenza di rivelatore del reale, contenuta nel sostantivo che ancora lo designa e che ha la sua radice nel verbo latino profiteor,eris professus sum profitēri 2, insegnare pubblicamente. E non parliamo neppure di docente e discente, derivati rispettivamente da docēre e discĕre. Maestra proviene da magistra,ae, f., a seguito della caduta della –g- intervocalica e della trasformazione della –i- breve in –e-. Sia magistra che magister, stri, m., derivano dall’avverbio magis, più; sono dunque persone che contano di più, visto che insegnano. L’etimologia del vocabolo ci permette di comprendere quanto rilevanti fossero l’insegnamento e la cultura nel mondo romano e quanto importante per la società dovrebbe essere ancora oggi la scuola. Minister, stri, m., da cui il nostro ministro, deriva invece dall’avverbio minus e indica chi conta meno, sia il servo sia il funzionario. Per i Latini il ministro doveva dunque essere al servizio del padrone o della comunità e in particolare dell’imperatore che allora rappresentava lo stato; nello stato democratico attuale il ministro dovrebbe dunque essere al servizio dei cittadini. A Roma minister era anche l’addetto al culto di un dio e di questo concetto si è appropriato il Cristianesimo, indicando i suoi sacerdoti come ministri di Dio.La conoscenza delle parole permette quindi lo svolgimento del pensiero che diventa tanto più ricco quanto più numerosi sono i significanti ma soprattutto i significati in suo possesso. E’ dunque giusto considerare la maestra sotto il profilo indicato dal “magis” latino, in quanto essa con il suo lavoro dà un contributo notevole alla formazione dell’individuo. A questo proposito viene in mente un’altra parola che usiamo spesso a scuola, quando diciamo di studiare gli autori della letteratura latina o italiana, parlando di coloro che hanno scritto poesie o prose, trattati, saggi, romanzi. Per Dante l’autore per eccellenza è Virgilio e infatti nel I Canto dell’Inferno rivolgendosi a lui scrive: “Tu se’ lo mio maestro e ’l mio autore”. Ma qual è il senso profondo di questo significante? Il termine deriva dal latino auctor, oris, m., nomen agentis, ossia nome che indica un essere operante. I nomina agentis si ottengono aggiungendo il suffisso –tor,toris- al tema del supino del verbo di riferimento. Il verbo in questo caso è augeo, es auxi auctum ēre 2; il tema del supino è auct, da cui auctor. Augeo significa accrescere, arricchire, innalzare; l’autore è dunque l’accrescitore, colui che arricchisce il nostro io attraverso i messaggi inviati con la sua opera. Dante intendeva dire che da Virgilio aveva imparato moltissimo leggendo, ma la frequenza di quei testi si era trasformata in un colloquio così vivo, per cui addirittura il poeta latino gli aveva insegnato come un maestro, di persona, e di ciò Dante gli era grato e per questo lo considerava più (magis) di altri.Nello stesso modo ora descritto si formano tante parole, come per esempio da genĕre, generare, supino genitum, nomen agentis: genitor,oris, m., genitore. Tante altre derivano invece dal corrispondente gerundivo latino, aggettivo verbale di senso passivo che implica l’idea del dovere. E’ il caso di merenda, gerundivo di mereo, es merui meritum ēre 2, che significa guadagnare, meritarsi. Il gerundivo neutro plurale merenda, entrato direttamente in italiano, significa dunque cose che devono essere guadagnate, meritate. Anche la merenda ci offre l’occasione per riflettere se ce la siamo meritata davvero oppure no, se ci siamo impegnati così che essa possa rappresentare per noi un vero compenso. Del resto nella Nutella c’è quel tema -nuc- che ci riconduce alla noce e alla nocciola latina (nux, nucis, f.). Peraltro il marchio si presta al gioco linguistico: vi riconosciamo infatti il sostantivo inglese nut, noce, a cui è unito il suffisso diminutivo con valenza affettiva –ello-. Il suffisso italiano deriva da quello latino –ellum-; -ella- corrisponde al neutro plurale. Dai termini presi in cosiderazione, in tedesco abbiamo nuss e in francese noix, risulterebbe una comune radice indoeuropea.

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L’agenda è un altro oggetto di uso quotidiano, gerundivo neutro plurale del verbo ago,is egi actum agĕre 3, significa le cose che devono essere fatte e proprio per questo indichiamo sull’agenda i vari impegni della giornata. Particolarmente nota è Smemoranda, parola composta dal gerundivo neutro plurale di memoro, as memoravi memoratum are 1, memoranda, le cose che devono essere ricordate, e dal prefisso –s- di valore negativo, per cui si indica in modo ironico che sono impegni da non riportare alla memoria. Il memorandum in italiano può essere un promemoria o un libriccino con appunti.Come abbiamo detto all’inizio il 90% del lessico italiano deriva dal latino e perciò gli esempi potrebbero essere ancora molto numerosi; per rendersene conto basta consultare una grammatica italiana o una latina che riporti le note lessicali e le indicazioni sulla formazione delle parole. Ma adesso sembra opportuno fare un accenno anche alla grammatica latina, soprattutto per non cedere alla voce comune circa le difficoltà di questa lingua.        

     

  

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Il latino e la grammaticaSono così tante le affinità tra latino e italiano, l’alfabeto16[16], i vocaboli, persino la pronuncia, identica a quella dell’italiano anche se con qualche eccezione, che ormai, vinta la diffidenza, ci lanciamo a tradurre qualche semplice frase: facendo appello all’intuito, leggiamo le parole con convincimento e attenzione, stiamo sentire il loro suono e ci rendiamo conto di come il significato sia così vicino all’italiano. Ego sum pastor bonusHistoria est magistra vitaeFortuna caeca estVera amicitia sempiterna est In Latino, come in italiano, le parole della proposizione hanno una funzione logica; e qui cominciano le differenze fra latino e italiano perché, mentre nella nostra lingua la funzione logica di una parola è indicata dalla sua collocazione nella frase e dalle preposizioni, in latino invece è indicata dai casi diretti (N., Acc., Voc.) e indiretti (G., D., Abl.). Il caso è dato dalla parte terminale della parola, detta desinenza, che varia nella declinazione, mentre il tema resta invariato. In realtà la flessione latina è molto più semplice di quanto possa sembrare a descriverla in via teorica. Ecco un semplice esempio, la I declinazione: 

casi singolare plurale italianoNominativo ros-a ros-ae soggettoGenitivo ros-ae ros-arum compl. specificazioneDativo ros-ae ros-is compl. termineAccusativo ros-am ros-as compl. oggettoVocativo ros-a ros-ae compl. vocazioneAblativo ros-a ros-is compl. indiretti Risulta evidente che i fondamenti dell’analisi logica in latino e in italiano sono gli stessi; il discorso è valido anche per la sintassi del periodo, visto che i latini avevano le infinitive, le causali, le temporali et cetera come le abbiamo noi nella nostra lingua. Anzi, essendo la grammatica latina più sottile di quella italiana, non solo le capacità intellettive vengono tenute in costante esercizio, ma acquisiamo anche una precisa padronanza della nostra lingua e possiamo così esprimere il pensiero, comunicare le idee in forma chiara e incisiva. Non è il caso di ripetere quanto abbiamo già detto circa la riflessione linguistica: questa sviluppa infatti la capacità di leggere un messaggio sia complesso sia banale nei suoi significati profondi, consente cioè di capire la realtà in modo non superficiale. Naturalmente le proposizioni di cui dicevamo non sono espresse dalla congiunzione che o da poiché o quando, ma dalle corrispondenti latine come quod o cum. A questo punto certo lo studio si complica e allora bisogna procedere per gradi, iniziando, come in italiano, dalla morfologia per passare poi alla sintassi della proposizione e a quella del periodo, coscienti delle differenze, ma senza dimenticare le affinità che talora sono molto evidenti nelle frasi latine e che invece non riusciamo a individuare per una sorta di posizione preconcetta. E soprattutto, in presenza di una difficoltà, non dobbiamo dimenticare quanto sia utile il lavoro che stiamo svolgendo. Utile per l’oggi, perché ci rende consapevoli e contribuisce alla nostra formazione umana, e per il domani, quando lo studio di un testo specialistico richiamerà alla memoria quelle cognizioni linguistiche che si riveleranno fondamentali per la comprensione dell’argomento.A proposito delle affinità è interessante citare alcune righe tratte da una pagina di Hans H. Orberg, con la quale il noto studioso consiglia di iniziare l’apprendimento del latino17[17]. E’ un richiamo

16[16] L’alfabeto latino è il più diffuso nella scrittura delle lingue moderne.17[17] H. H. Orberg, Lingua Latina per se illustrata, Domus Latina, 1991, Grenaa (Danimarca).

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all’intuizione, ricordando un aspetto fondamentale del vertere: dobbiamo prima leggere e comprendere il testo e andare in un secondo momento a cercare conferma della nostra lettura sul vocabolario. La regola in sostanza è “Intellege et verte”, titolo di una antologia di versioni per il biennio. Vista la corrispondenza fra le due lingue, un italiano è infatti molto avvantaggiato nella traduzione e lo si può rilevare osservando la cartina dell’Imperium Romanum e il testo di Orberg.          

 

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