MilanoNera N°2

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A pochi giorni dall’uscita dell’anto- logia Crimini Italiani (Einaudi, 2008, a cura sua, ça va sans dire) riesco a fare due parole col vero maestro del- la letteratura criminale. Tra il serio e il faceto, tra nomignoli e toni rilassati, si parla di New Italian Epic, alta monta- gna e persino di dieta. Domande a raffica, risposte taglienti. Continua a pagina 11 L’ULTIMO INDIZIO Intervista all’autore Piernicola Silvis a pagina 7 CRONACHE URBANE DI UN FUORILEGGE Il romanzo di Christopher Goffard a pagina 10 LA SBORNIA Un racconto di Jurij Družnikov a pagina 15 EVENTI Bo-noir, la terza stagione 6 luglio - 3 agosto a pagina 13 PETROS MARKARIS “Mi sento cittadino del mondo” a pagina 3 FRANCESCO ABATE “Vi racconto il lato oscuro della Sardegna” a pagina 4 SANDRONE DAZIERI La “tribù” Coloradonoir a pagina 4 GABRIELE MORONI “I miei gialli italiani irrisolti” a pagina 6 Seconda puntata per l’antologia kult del giallo italiano I crimini italiani dei big del noir interviste Rivista bimestrale dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita. Numero due, luglio 2008 M assimo Picozzi complici anche numerose, sempre eleganti, ap- parizioni televisive in cui si distingue per serietà e professionalità, è ben noto a tut- ti gli appassionati del giallo (quello vero, quello true crime) per essere uno psichia- tra forense, tra i massimi esperti in Italia (e non solo) in criminologia. Parallelamente all’ide- azione e alla conduzio- ne della trasmissione di Rai2 La Linea d’Om- bra, che approfondisce le figure di alcuni tra i più noti serial killer, ecco arrivare in libre- ria Quell’oscuro bisogno di uccidere, in cui l’autore descrive in modo lucido, ma mai freddo e distaccato, nove recenti casi di cronaca nera che lo hanno visto coinvolto direttamente come consulente: dall’omi- cidio “satanico” di Chiavenna a Michele Profeta (il “Killer delle carte da gioco”, con cui lo stesso Picozzi ebbe un inquietante scambio di sms pochi giorni prima della sua cattura…), da Angelo Izzo alle Bestie di Satana. Picozzi, nonostante questi casi potrebbero facilmente suggerirlo, evita di cadere nel facile e volgare meccanismo dell’esibizione mediatica dell’(iper)corpo del reato, del macabro dettaglio fine a se stes- so, per mostrarci invece come spesso l’omicida sia la prima vittima del- la propria follia. Non è facile mantenere vivo l’interesse di un let- tore già a conoscenza della “trama” e del “finale” della storia data la notorietà dei casi, successo scritti a quattro mani con Carlo Lucarelli, qui autore di un’elegante prefazione. Continua a pagina 5 Faccia a faccia con il criminologo Massimo Picozzi Quell’oscuro bisogno di uccidere Giancarlo De Cataldo Intervista a pagina 14 Massimo Picozzi L’anima nera di Alan D. Altieri “Il delitto è sempre la conseguenza di una storia”

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MilanoNera wep press la prima rivista gratuita dedicata al giallo e al noir

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Page 1: MilanoNera N°2

A pochi giorni dall’uscita dell’anto-logia Crimini Italiani (Einaudi,

2008, a cura sua, ça va sans dire) riesco a fare due parole col vero maestro del-la letteratura criminale. Tra il serio e il faceto, tra nomignoli e toni rilassati, si parla di New Italian Epic, alta monta-gna e persino di dieta.Domande a raffica, risposte taglienti.

Continua a pagina 11

L’uLtimo indizioIntervista all’autore Piernicola Silvis

a pagina 7

CRonACHE uRBAnE di un FuoRiLEGGEIl romanzodi Christopher Goffarda pagina 10

LA SBoRniAUn raccontodi Jurij Družnikov

a pagina 15

EVEntiBo-noir, la terza stagione6 luglio - 3 agosto

a pagina 13

PEtRoS mARKARiS“Mi sento cittadino del mondo”

a pagina 3

FRAnCESCo ABAtE“Vi raccontoil lato oscurodella Sardegna”

a pagina 4

SAndRonE dAziERiLa “tribù”Coloradonoir

a pagina 4

GABRiELE moRoni“I miei gialli italiani irrisolti”

a pagina 6

Seconda puntata per l’antologia kult del giallo italiano

I crimini italiani dei big del noir

interviste

Rivista bimestrale dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita. Numero due, luglio 2008

m assimo Picozzi complici anche numerose, sempre eleganti, ap-

parizioni televisive in cui si distingue per serietà e professionalità, è ben noto a tut-ti gli appassionati del giallo (quello vero, quello true crime) per essere uno psichia-tra forense, tra i massimi esperti in Italia (e non solo) in criminologia.Parallelamente all’ide-azione e alla conduzio-ne della trasmissione di Rai2 La Linea d’Om-bra, che approfondisce le figure di alcuni tra i più noti serial killer, ecco arrivare in libre-ria Quell’oscuro bisogno di uccidere, in cui l’autore descrive in modo lucido, ma mai freddo e distaccato, nove recenti casi di cronaca nera che lo hanno visto coinvolto direttamente come consulente: dall’omi-cidio “satanico” di Chiavenna a Michele

Profeta (il “Killer delle carte da gioco”, con cui lo stesso Picozzi ebbe un inquietante scambio di sms pochi giorni prima della sua cattura…), da Angelo Izzo alle Bestie di Satana. Picozzi, nonostante questi casi potrebbero facilmente suggerirlo, evita di cadere nel facile e volgare meccanismo dell’esibizione mediatica dell’(iper)corpo

del reato, del macabro dettaglio fine a se stes-so, per mostrarci invece come spesso l’omicida sia la prima vittima del-la propria follia. Non è

facile mantenere vivo l’interesse di un let-tore già a conoscenza della “trama” e del “finale” della storia data la notorietà dei casi, successo scritti a quattro mani con Carlo Lucarelli, qui autore di un’elegante prefazione.

Continua a pagina 5

Faccia a faccia con il criminologo massimo Picozzi

Quell’oscuro bisogno di uccidere

Giancarlo De Cataldo Intervista a pagina 14

Massimo Picozzi

L’anima nera di Alan D. Altieri

“Il delitto è sempre la conseguenza

di una storia”

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milanoNERA2 Luglio 2008

EditoRiALE - milanonera: web, carta stampata e ora anche eventi culturali

Una lunga estate noir

i l tempo è volato. Sembra ieri che pre-sentavamo al Salone di Torino l’esor-

dio cartaceo di milanonera Web Press e ora eccoci nuovamente in libreria (gratis, of course) con un nuovo numero ricco

di recensioni e interviste. Negli ultimi tempi milanonera è cresciuta moltissi-mo. Il sito web registra un incremento costante di accessi ed anche i redattori della rivista aumentano a dimostrazio-ne della grande passione che circonda il mondo giallo e noir.milanonera, poi, sta diventanto an-che altro: un brand, una sorta di bol-lino di qualità per l’organizzazione di eventi come, ad esempio, il recen-te e fortuantissimo milano in Bion-da che si è tenuto il 21 giugno scorso con un grande successo di pubblico. Gli eventi targati milanonera a luglio saranno due, entrambi nella Bassa: il 6 luglio a Salsomaggiore e il 12 a No-

vellara (RE). Stiamo anche preparando una sorpresa per settembre di cui ancora non posso anticiparvi nulla. Tenete d’oc-chio il sito.Cosa aggiungere? In queste pagine tro-vate un sacco di proposte di buone lettu-re per l’estate (con un occhio di riguardo ai piccoli editori) e interviste ad alcuni mostri sacri del genere come Giancarlo De Cataldo, Alan D. Altieri, Sandrone Dazieri, Petros Markaris e altri.Mettetevi comodi sotto l’ombrellone e leggete con calma la rivista. Poi, andate alla libreria più vicina a procurarvi i libri che avete scelto. Dopo tutto, siamo qui per dare buoni consigli di lettura, no?

Paolo Roversi

EDITORIALE

Scrivendo questo libro non può non ave-re pensato al cinema... infatti so che c’è

già una sceneggiatura pronta. Ce ne vuole parlare?Lo sceneggiatore è Lee Goldberg, un veterano di Hollywood che ha lavorato in molti spetta-coli televisivi, compreso il famoso “Detective Monk”. Io lo conosco di persona e so che ha una gran passione per le belle storie.Mi piacerebbe raccontarvi del regista che vo-gliono per il film, ma siccome non è stato fir-mato ancora niente, non voglio contribuire a spargere voci non confermate. La sceneggia-tura cambia qualcosa rispetto al libro, ma il risultato è maledettamente buono! Spero che il film riesca bene e magari che attiri un po’ d’interesse anche sugli altri romanzi.

Gli echi di tarantino sono forti nel suo libro. Concorda? Conosce i B-movies poliziotteschi italiani cui Quentin si ispira?C’è un film di Kubrick, The Killing (Rapina a mano armata, 1956), che so ha ispirato Tarantino, e mi è piaciuto molto. Non sapevo dei film italiani, ma adesso voglio assolutamente vederli. Per piacere fatemi sapere quali sono e li vado subito a noleggiare.Io sono un grande fan di Tarantino, ma lui è solo uno dei tanti che mi han-no influenzato. Mi piacerebbe poterlo incontrare e magari discutere di la-voro davanti a un bicchiere di birra. Tutto quello che fa è stupendo, e io

adoro in particolare i film Kill Bill. Mi ricordo quando cercavo di tro-vare un agente, dopo aver scritto La gabbia delle scimmie, e uno mi ha rispo-sto dicendo che il romanzo assomigliava troppo a quello che fa Tarantino. Io ho pensato, ma come diavolo si fa ad assomigliare “troppo” a Tarantino? È come dire che sei “troppo” bravo...

il suo romanzo è ambientato in Florida. Finalmente noi Eurorei non l’assoce-remo più soltanto a CSi miami... Quanto si presta per un noir spietato quello stato assolato?Ho studiato all’Università della Florida, a Orlando, e così ho ambientato lì il ro-manzo semplicemente perchè conoscevo il posto. Inoltre tanti, troppi romanzi si svolgono nella più seducente Florida del Sud (Miami, le isole Keys, ecc.), ma non avevo mai sentito che ce ne fosse uno ambientato a Orlando che è proprio nel centro dello stato. Mi è sembrata un’ottima idea.

Chi sono i suoi modelli letterari?Raymond Chandler, Kurt Vonnegut, William Faulkner, Mike Resnick, Jim Thompson, il mio amico Scott Phillips, Christopher Moore, Elmore Leonard e Hemingway.

Lei ha insegnato per anni scrittura creativa. onestamente: per diventare scrit-tori servono davvero questi corsi?Molto spesso gli scrittori veri hanno bisogno di un veterano per affinare il loro talento. Anche Tiger Woods ha un allenatore per mettere a punto i suoi leggendari cambi di swing.C’è qualcuno che non diventerà mai uno scrittore, qualcuno che non avrà mai bisogno di un consiglio, ma resta ancora un sacco di gente tra i due estremi...

MilanoNera web pressTestata registrata presso il Tribunale di MilanoN. di registrazione 253 del 17 Aprile 2008

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Paolo Roversi

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Hanno collaborato a questo nuMero:Alessandra Anzivino, Daniela Basilico, Antonella Beccaria, Daniele Biacchessi, Annarita Briganti, Donatella Capizzi, Claudia Caramaschi, Alfre-do Colitto, Francesca Colletti, Silvia Cravotta, Gabriele Dadati, Patrizia Debicke, Stefano Di Marino, Stefano Favaro, Andrea Ferrari, Fabio Fracas, Andrea Galla, Paolo Grugni, Lucia Tilde Ingrosso, Giuseppina La Ciura, Federica Marchetti, Adele Marini, Emanuele Mozzanica, Gianluigi Negri, Luca Ottolenghi, Antonio Pa-gliaro, Seba Pezzani, Raffaella Piccinni, Massi-mo Rainer, Paolo Roversi, Ambretta Sampietro, Simone Sarasso, Davide Schito, Fabio Spaterna, Giovanni Zucca.

Incontro con Victor Gischler autore de “La gabbia delle scimmie”

Jean-Cristophe GrangéiL GiuRAmEntoGarzanti, p. 682, €18,60

Luc Soubeyras, poliziotto della giudiziaria, tenta il suicidio gettandosi, zavorrato, in

un fiume.Viene salvato per puro miracolo, ma rimane in stato comatoso. Mathieu Durey, comandante della criminale e amico fraterno di Soubeyras, intraprende un’indagine non ufficiale in meri-to al gesto del collega.Non c’è solo la professione ad accomunare i due: hanno condiviso gli anni della gioventù, coltivando la vocazione religiosa negli studi ecclesiastici che li avrebbero dovuti condurre a prendere i voti. In seguito, però, delle crisi di coscienza parallele li hanno portati a com-piere scelte diverse, da paladini della Fede ad alfieri della Giustizia; il tutto, però, mantenen-do fermi i loro principi giovanili. È proprio alla luce di queste convinzioni che il gesto di Luc appare incomprensibile all’amico ed è da qui che Mathieu intraprende un viaggio

negli inferi che lo porterà ad attraversare l’ani-ma nera dell’Europa, tra esoterismo, satanismo e Vera Fede.Dire di più sarebbe peccato, perché la trama va assaporata a piccole dosi, seguendo, passo passo, il ritmo sopraffino dettato dall’autore.Grangé è l’esponente di punta del thriller nero francese e ne ricordiamo dei capolavori assoluti del genere, quali I fiumi di porpora e L’impero dei lupi.Con “Il giuramento”, lo scrittore e sceneg-giatore transalpino non delude le attese del suo pubblico.C’è tutto il meglio della sua produzione: l’azio-ne, la descrizione dettagliata delle ambienta-zioni e delle tecniche investigative, la giusta dose di violenza e di suspense.Il tutto con quel tocco di mistero che solo i fuoriclasse sanno imprimere.

Massimo Rainer

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Victor GischlerLA GABBiA dELLE SCimmiEmeridiano zero, p. 255, € 15,00

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milanoNERA 3Luglio 2008

INTERVISTE

P etros Markaris oltre che scrittore è autore teatrale e sceneggiatore cinematografico.

Ha vinto la Palma d’Oro a Cannes nel 1998 con L’eter-nità e un giorno, di Theo Anghelopulos.Parla correntemente greco, turco, tedesco, francese e inglese. In giugno è uscita una raccolta di racconti noir, I labirinti di Atene, per Bompiani. Storie di emigranti arrivati ad Atene per lavorare nei cantieri per le Olimpiadi del 2004. Non vengono rappresentati come vittime, ma come persone che vo-gliono vivere una vita normale.Il commissario Charitos è presente nel primo racconto, più lungo degli altri, e nell’ultimo.Il libro era uscito in Grecia nel 2005, in seguito in Ger-mania con il titolo Balkan Blues e in Spagna lo scorso anno. Finora sono stati tradotti in italiano Ultime della notte, Difesa a zona, Si è suicidato il Che e La lunga estate calda del commissario Charitos, tutti pubblicati da Bompiani.

Lei è diventato famoso per aver creato il personag-gio di Kostas Charitos, della moglie Adriana e della figlia Caterina. A chi si è ispirato?Kostas Charitos si è presentato a me tra il 1991 e il 1993 in un periodo in cui avevo scritto la sceneggiatura per una serie poliziesca tv, Anatomia per un delitto.In tre anni avevo scritto le sceneggiature di 65 puntate e non ne potevo più.Volevo smettere e la produzione mi aveva guardato come un pazzo.Ho continuato ancora per qualche puntata e, mentre scrivevo queste ultime sceneggiature, si era presenta-ta davanti a me una normale famiglia ateniese piccolo borghese composta da tre persone, padre, madre e fi-glio. La prima reazione è stata “dovete sparire, perché la letteratura, la tve il teatro sono già pieni di piccolo borghesi, e io me ne sono già occupato abbastanza nella serie tv”. Ma il marito era cocciuto e non se ne andava. Dopo un mese ho pensato “deve essere un dentista o un poliziotto”.Come autore, non avrei potuto scrivere molto su un dentista, così ho deciso che doveva essere un poliziotto, ho trovato il nome a lui e alla moglie e ho deciso che il figlio doveva essere una figlia, Caterina.La moglie assomiglia tanto a mia madre, se n’è accorta mia sorella, anche lei cucinava i pomodori al forno e ci tormentava quando eravamo piccoli come fa Adriana con il marito.Caterina assomiglia molto a mia figlia Josephine.Kostas Charitos non mi assomiglia, di mio ha le barzel-lette che racconta e il fatto che legge i dizionari perché io sono anche traduttore e amo i dizionari. Kostas lo aveva ricevuto in dono dalla sua madrina.

Come è diventato scrittore, dopo aver studiato eco-nomia?Nella vita non si sa mai se si diventa scrittori o no.Quando studiavo economia gli unici scrittori profes-sionisti erano gli inglesi.

È difficile vivere di scrittura in Grecia?Non è molto comune ma io ci riesco. Lavoro anche come scenografo.Traduco dal tedesco in greco, nel 2003 ho finito di tra-

durre il Faust di Goethe in greco; ho impiegato 5 anni a tradurlo, dal 1998 al 2003. Da allora non ho tradotto altro.

Che metodo usa per scrivere?Non seguo un piano preciso, ho una trama in testa e comin-cio a scrivere sulla base di questa trama. Scrivo un capitolo die- tro l’altro.Tutte le mattine prima di iniziare a scrivere bevo un caffè con Chari-tos e gli chiedo “perché vuoi anda-re proprio in quel posto lì, perché

vuoi interrogare proprio quella persona?”.Quando ho scritto Difesa a zona ho scoperto chi era l’omicida a due terzi del romanzo, non volevo che an-dasse a finire così.Ma dato che le ricerche le faceva Charitos non potevo farci niente.

Che tipo di lettore è Petros markaris? Legge libri di autori italiani?Leggo molto, ne sono molto orgoglioso perché anche se sono scrittore leggo da due a quattro ore al giorno.Detesto la tv.Tra gli autori italiani leggo Massimo Carlotto, Andrea Camilleri, Leonardo Sciascia. Leggo anche autori spa-gnoli e tedeschi.

Quali sono gli autori italiani più popolari in Grecia?Andrea Camilleri è il più popolare, è famoso anche Massimo Carlotto, sono stati pubblicati due suoi libri e sta uscendo il terzo.

Come è considerata la letteratura gialla in Grecia?Per decenni la letteratura gialla in Grecia è stata com-pletamente trascurata.Gli autori di rispetto non avrebbero mai scritto un ro-manzo giallo.Nemmeno gli autori di sinistra si sono mai misurati con il giallo.Dopo che è stato pubblicato il mio primo romanzo, in Grecia molti si sono chiesti come mai uno che aveva tradotto Brecht scrivesse un giallo. Non sapevano che a Brecht piacevano molto i gialli. Solo dopo la fiera del libro di Francoforte del 2001, in cui la Grecia era stata Paese ospite, i greci, vedendo le mie foto e i miei libri allo stand, hanno pensato che se avevo avuto successo all’estero dovevano leggere i miei libri.

Come ha vissuto gli anni ’70 e la dittatura dei Co-lonnelli?Quando ci fu il colpo di Stato ero tornato in Grecia da due anni. Se lo avessi saputo non sarei tornato.Ho visto la gente infelice e come scrittore ho senti-to il dovere di rimanere per cercare di fare qualcosa per aiutare.Non ho fatto politica, ho iniziato a tradurre in greco Bertold Brecht.A quel tempo era molto rischioso, tuttavia i Colonnelli non furono molto severi con me come lo furono con la musica, il cinema e il teatro.Stranamente non si accanirono con la poesia e la let-teratura.Quale considera la sua patria?

Costantinopoli è la mia città natale, lì sono nato e vis-suto fino al 1960. Facevo parte della minoranza etnica greca.La mia formazione culturale è avvenuta in Austria, cul-turalmente mi considero di impronta tedesca.Vivo ad Atene dal 1972, quando ho deciso di voler scrivere in greco, la lingua di mia madre.Amo questa città, ma quando parlo con gli amici uso l’espressione “voi greci” perché mi sento straniero per alcuni aspetti.Sono cittadino greco, uno scrittore greco ma la mia mentalità non è greca.La Grecia è la mia patria linguistica, per il resto mi sento cittadino del mondo.

Ambretta Sampietro

incontro con Petros markaris creatore del commissario Charitos

“Mi sento cittadino del mondo”I suoi romanzi sono tradotti in sedici lingue

“Kostas Charitos non mi assomiglia,

di mio ha le barzellette che racconta e il fatto che legge i dizionari”

Amor Dekhisi LuPi dELLA nottEL’ancora del mediterraneop. 203, € 14,00

Salah è Algerino. Un tragico evento, il brutale assas-sinio della moglie, lo costringe ad abbandonare il

paese natale, flagellato da una guerra di potere interna: l’ombra del fondamentalismo minaccia la libertà di ogni cittadino che si oppone.Nella speranza di rifarsi una vita si trasferisce in Italia. A Firenze gli viene offerta la possibilità di riscattarsi. Entra infatti a far parte di una squadra speciale mul-tietnica che combatte il terrorismo. Il passato però ri-torna nel suo presente. Un’indagine riguardante una serie di delitti, avvenuti nel quartiere islamico della ca-poluogo toscano, lo riportano nuovamente nel suo Pa-ese. E in Algeria scoprirà una verità alquanto scomoda, che lascerà un segno indelebile nella sua vita.Un libro che riesce a farci riflettere sulle problematiche legate all’immigrazione, un tema scottante e attuale anche in Italia. Una ricerca stilistica e linguistica degne di nota, che avvicinano il lettore a due mondi lonta-ni eppure ormai così vicini, quasi a voler immaginare un’integrazione per lo meno sulla carta.

Emanuele Mozzanica

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Petros Markaris

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milanoNERA4 Luglio 2008

INTERVISTE

S e state per partire per la Sardegna infilate nel vo-stro bagaglio Così si dice di Francesco Abate.

Non vi aspettate una paziente e ordinata raccolta dei luoghi in o out, avrete invece un ritratto veritiero e tragicomico delle coste più amate da-gli italiani, un’indagine appassionante sulla frenetica evoluzione del malaffare nell’Isola.Abate non è nuovo al romanzo d’inchie-sta, già Il Cattivo cronista aveva traccia-to la via con una graffiante esposizione dei tic e delle manie sarde.In Così si dice, però, si calano gli assi e una robusta struttura veritiera fa da sfondo ad una scanzonata e coraggiosa rinascita del protagonista: Rudy Sapo-rito, giornalista di nera. nel tuo libro Così si dice la redazione del quotidia-no al quale appartiene il protagonista è una specie di girone dell’inferno, il mestiere di cronista è pe-santemente messo in discussione, è un richiamo ad una crisi dei media?Sì. Nel giornale dove lavora Rudy Saporito accade il peggio che possa verificarsi nella redazione di un gior-nale ma in generale di una testata d’informazione.Tutto è asservito al sistema, le verità che vengono sco-dellate sono funzionali agli impianti di potere, agli interessi delle lobby o bene che vada ai capricci dei singoli giornalisti. Dai grandi favori alle piccole mar-chette.Un giornale, quello di Rudy, dove si confeziona un prodotto utile al (pre)potente di turno ma mai al letto-re. Dove la verità è sempre e solo funzionale ai gruppi dominanti.Però Così si dice è anche lo specchio non solo del gior-nalismo venduto ma anche di quello cialtrone. Quello votato al pettegolezzo, alla notizia futile, gonfiata, tra-

visata o neppure verificata.È un’accusa, non livorosa, semmai carica di humour, a chi ha venduto e svenduto questa fantastica professio-ne che per fortuna trova ancora molti esempi di onestà,

professionalità e rigore. Anche se il modello in ascesa, che fa da cattivo esempio, è l’altro.

Quali sono i principi cardine di una buona indagine giorna-listica?La fondatezza e quindi la veridici-tà delle fonti, un ampio spettro di analisi e quindi la pluralità delle opinioni e delle visioni.Per questo bisogna mettersi in bal-lo, scavare, sudare, non stare certo

seduti in una scrivania di redazione attendendo la veli-na di un ufficio stampa o ciò che ti serve già precotto, il solito portavoce di turno che sarà sempre pronto a venderti una verità di parte, magari non disonesta ma comunque di parte.L’indagine giornalistica è come un puzzle, per renderla completa devi avere tutte le tessere del mosaico.

Sardegna e malaffare: i tuoi personaggi sono lega-tissimi alla loro terra, ma ne scorgono anche il mar-ciume nascosto, Rudy Saporito abbandonerebbe la Sardegna?Rudy Saporito non abbandonerebbe mai la Sardegna perché è lo stagno dove sguazza meglio ed è pesce grande fra piccoli pesci.Fare il salto, lasciare il rassicurante stagno isolano, si-gnificherebbe confrontarsi in mare aperto con nuovi predatori ben più grossi e quindi ben più pericolosi.Rudy conosce la geografia dei suoi luoghi, chi la popola, le leggi che la regolano, quindi si sente al sicuro.

Abate e il futuro: continuerai a denunciare storie scomode o rincorri nuovi spunti di riflessione e ispirazione?Sì sempre, le storie scomode mi affascinano e mi fan-no prudere le mani. Ma per renderle più fresche, e se vogliamo appetibili, bisogna cercare costantemente nuova ispirazione. Vorrei, come ho fatto sino ad ora, seguire due piste. Una di matrice più investigativa ben avviata grazie al lavoro in tandem con il mio maestro, Massimo Carlotto, e per ora approdata nella creazione del romanzo Mi fido di te, ma soprattutto del suo pro-tagonista, Gigi Vianello. Con Massimo siamo già al lavoro per il ritorno di Vianello.Un’altra invece legata a quella produzione che per ora mi ha fatto scrivere libri come I ragazzi di città e Ulti-ma di campionato dove sulla graticola è finita la nostra società.

Alessandra Anzivino

milanonera incontra Francesco Abate, autore di Così si dice, recentemente pubblicato da Einaudi

“Vi racconto il lato oscuro della Sardegna”

i l progetto tribù di Colorado noir parte da un capitolo scritto da te. di cosa parla?

Il mio capitolo mostrava una donna, presumibilmen-te rapita o comunque costretta in una stanza chiusa, che cercava di capire che cosa stesse succedendo in-torno a sé. Descriveva i suoi carcerieri attraverso i suoni e gli odori, perché era bendata.Poteva essere chiunque, dicevo, ma chi è venuto dopo di me ha deciso che fosse la sorella di una poli-ziotta, rapita per vendetta, mentre la poliziotta cerca di salvarla.

Che cos’è un romanzo a millemani, perché l’avete definito così?La definizione è di Maurizio Totti, ma è piaciuta a tutti. È un po’ l’estensione del concetto di “libro scritto a quattro mani”, perché vorremmo fossero moltissimi a partecipare.

Quanto è importante lo scouting di nuovi talenti per la letteratura gialla e noir contemporanea?Lo scouting è fondamentale in tutta l’editoria, non solo per il giallo e il noir.Molti esordienti sono bravi, ma mancano di quel qualcosa che li differenzi da chi è venuto prima di loro. E trovare quel qualcosa in più è il compito di chi lavora in una casa editrice come editor o scout.

Lo scopo finale immagino sia la pubblicazione del romanzo: in che collana visto che a quanto ne so la Coloradonoir è stata chiusa. Perché?La Colorado Noir è viva e lotta insieme a noi.Semplicemente, dopo due anni di collaborazione con la casa editrice Mondadori il rapporto si è inter-rotto e adesso viaggia sulle proprie gambe.

Info su: www.coloradonoir.it

La “tribù” di Sandrone Dazieri

“Così si dice è anche lo specchio

non solo del giornalismo

venduto ma anche di quello cialtrone.”

Philippe Doumenc Lo StRAno CASo di EmmA BoVARYCastelvecchi, p. 224 , € 16,50

Forse l’unica vera libertà è quella permessa agli scrittori che possono persino rimaneggiare le tra-

me e i personaggi altrui, talvolta anche saccheggiando gli inarrivabili classici. La creatività non ha confini e se, invece di una storia originale, viene voglia di rac-contare un epilogo diverso per un romanzo celebre oppure di proseguire la vicenda di un romanzo com-piuto, nessuno può impedirlo.La storia che imbastisce Philippe Doumenc inizia quando quella di Flaubert si conclude: nel marzo del 1846 Emma Bovary, innamorata delle passioni, adul-tera, consumata dalle sue illusioni, si dà la morte con l’arsenico. Poi tutto prende un’altra piega e lo stile flaubertiano si intreccia con il ritmo del giallo: moren-te, la stessa Emma rivela che ad avvelenarla è stato un misterioso assassino.Così da Rouen giungono il commissario Delévoye e il suo assistente Remi che hanno il compito di indagare sulla sconvolgente rivelazione. Tutti sospettano di tutti e, tra imprevisti e colpi di scena, la vicenda si conclude in modo inaspettato.Il romanzo, ben congegnato, dà una versione comple-tamente rovesciata di quelle scritta da Flaubert e non ne scalfisce il mito. Cameo dell’autore al funerale di Emma.

Federica Marchetti

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Sandrone Dazieri

Francesco Abate

Page 5: MilanoNera N°2

milanoNERA 5Luglio 2008

INTERVISTE

massimo Picozzi complici anche numerose, sempre eleganti, ap-

parizioni televisive in cui si distingue per serietà e professionalità, è ben noto a tutti gli appassionati del giallo (quello vero, quello true crime) per essere uno psichiatra forense, tra i massimi esperti in Italia (e non solo) in criminologia.Parallelamente all’ideazione e alla con-duzione della trasmissione di Rai2 La Linea d’Ombra, che approfondisce le figure di alcuni tra i più noti serial killer, ecco arrivare in libreria Quell’oscuro bisogno di uccidere, in cui l’autore descrive in modo lu-cido, ma mai freddo e distaccato, nove recenti casi di cronaca nera che lo hanno visto coinvol-to direttamente come consulente: dall’omici-dio “satanico” di Chia-venna a Michele Profe-ta (il “Killer delle carte da gioco”, con cui lo stesso Picozzi ebbe un inquietante scambio di sms pochi giorni prima della sua cattura…), da Angelo Izzo alle Bestie di Satana.Picozzi, nonostante questi casi potrebbe-ro facilmente suggerirlo, evita di cadere nel facile e volgare meccanismo dell’esi-bizione mediatica dell’(iper)corpo del reato, del macabro dettaglio fine a se stesso, per mostrarci invece come spesso l’omicida sia la prima vittima della pro-pria follia. Non è facile mantenere vivo l’interesse di un lettore già a conoscenza della “tra-ma” e del “finale” della storia data la no-torietà dei casi, eppure Picozzi ci riesce benissimo, con uno stile essenziale, di-retto, in sintonia con i precedenti lavori di successo scritti a quattro mani con Carlo Lucarelli, qui autore di un’elegan-te prefazione.

Professore, è possibile comprendere il bisogno di uccidere?Da sempre i criminologi si sono inter-rogati sull’esistenza del crimine assolu-to, quello sanzionato in ogni epoca e cultura.Si potrebbe pensare all’omicidio, se non fosse che in alcune situazioni, come la guerra, non solo è tollerato, ma addirit-tura premiato.In ogni caso l’omicidio rimane il più gra-ve tra i crimini, qualcosa di intollerabile, in quanto va a colpire il bene assoluto, la vita stessa.Per questo ci è impossibile non cercare una motivazione.E un movente, un “bisogno” c’è sempre, che il guadagno sia materiale o psicolo-gico. Per chi si occupa di menti crimina-

li non esiste il raptus. Il delitto è sempre la conseguenza di una storia.

L’opinione pubblica si scandalizza da-vanti a casi come quello di Ferdinan-do Carretta, che uccide la famiglia e dopo pochi anni è giudicato guarito e rilasciato con addirittura la casa dei genitori in eredità; c’è a suo avviso qualcosa che non va nella macchina della Giustizia?

C’è molto che non va, ma non si può fare di tutta un’erba un fascio.Prendiamo proprio il caso di Carretta.Al momento in cui ha ucciso era gravemente malato, non in grado di comprendere ciò che faceva.Questo anche perché non era mai stato cu-rato.Che poi anni di mani-comio criminale, con le terapie opportune,

possano averlo recuperato, non mi stu-pisce. Piuttosto ci sono altri soggetti, psicopatici lucidi come Angelo Izzo, come Maurizio Minghella che hanno avuto la possibilità di uscire dal carcere in regime di semilibertà. E in semiliber-tà hanno ripreso a uccidere.

Più in generale, si sente di associarsi al coro, ormai unanime, delle richieste riassumibili nella formula di “certez-za della pena”?La certezza della pena è una regola im-prescindibile.Ma dobbiamo evitare di farne uno slo-gan populistico e vuoto di significato.Dove sono le strutture penitenziarie in cui rinchiudere i criminali condannati?Dove sono gli agenti di custodia che de-vono occuparsi di loro?

nel suo libro, il profilo di diversi cri-minali ne evidenzia la malattia menta-le, mentre al contrario non c’è nessu-na giustificazione per i cosiddetti sani di mente. il male, dunque, esiste?Il male esiste, ed è il male che sta dietro la maggior parte dei delitti efferati di cui mi sono occupato, non la follia. I mala-ti di mente sono più spesso le vittime, piuttosto che gli autori di reati. Ma na-turalmente questo non fa notizia.

Che tipo di letture ama massimo Pi-cozzi?Confesso la passione per il giallo e il noir in tutte le sfumature, dal legal thril-ler al delitto della camera chiusa, al ro-manzo costruito su criminologi, profiler e serial killer.

Chi sono a suo avviso gli scrittori in grado di descrivere meglio la mente criminale? E quali sono i romanzi che consiglierebbe agli appassionati del crimine?Simenon rimane maestro insuperato quando si tratta di raccontare come l’uo-mo comune può diventare un assassino, come eventi all’apparenza banali metta-no in moto meccanismi che avanzano in modo ineluttabile verso il dramma finale. Jeffrey Deaver ha inventato con Lincoln Rhyme e Amalia Sachs una delle coppie più azzeccate del moderno thriller. Poi Michael Connelly, e il suo Harry Bosch che somiglia a Marlowe e Spade.Una citazione d’onore al mio amico e socio Carlo Lucarelli. Il suo ultimo ro-manzo L’ottava vibrazione è splendido, l’ho visto nascere e crescere in questi anni in cui io e Carlo abbiamo lavo- rato insieme.

C’è stato un caso al quale ha lavora-to che, data la sua efferatezza, sareb-be potuto uscire dalla fantasia di uno scrittore?Trovo la realtà delle cose che conosco troppo cruda, banale e priva di speran-ze per essere tradotta in un romanzo. Penso che nessuno reggerebbe pagine

di angoscia senza senso. Magari qual-che spunto si. Penso a Michele Profeta, il serial killer di Padova. Ma solo qual-che spunto.

Fabio Spaterna

Faccia a faccia con il criminologo massimo Picozzi

“L’omicida è la prima vittima” In libreria il suo nuovo libro “Quell’oscuro bisogno di uccidere”

“Un movente, un bisogno per il

delitto c’è sempre, sia che il guadagno

sia materiale o psicologico. (...)

Il delitto è sempre la conseguenza di

una storia”Massimo Picozzi

Page 6: MilanoNera N°2

milanoNERA6 Luglio 2008

RECENSIONI

Le storie criminali fanno inorridire ma affa-scinano. Soprattutto se sono vere. E allora

tanto vale farle uscire dalle cronache, sempre troppo scarne per la vorace curiosità dei letto-ri, per trasportarle nei libri. Giusto per poterci scrivere a sazietà ricostruendo episodi, ripor-tando alla luce dettagli, azzardando soluzioni. È la voglia di raccontare di più che ha mosso l’editore Mursia a dare vita a una nuova collana noir. Niente fiction, solo giornalismo e a diri-gerla un grande cronista di nera come Gabriele Moroni, inviato speciale de Il Giorno. Intito-lata Gialli italiani irrisolti, la collana è parti-ta con un libro firmato dallo stesso Moroni e intitolato Per denaro e per amore, misteri lom-bardi, omicidi senza colpevoli: una piccola an-tologia dell’orrore in cui sono ricostruiti dieci casi giudiziari fra i più crudeli ed efferati della nostra storia criminale, tutti rigorosamente ir-

risolti. Morti spaventosamente violente, avvenute a distanza di molti anni ma legate da elemen-ti comuni. Quali? Ce lo spiega lo stesso Gabriele Moroni.

Perché proprio queste storie? Perché sono casi che hanno colpito la mia immaginazione e che per ragioni diverse hanno cessato di essere cronaca nera per diventare storia. Saghe atroci che non sarebbe giusto lasciar sprofondare nel buio della memoria. Cosa hanno in comune? Il fatto che le vittime sono tutte persone per bene finite in modo atroce. Lidia Macchi, Simonetta Ferrero, Laura Bigoni, il professor Klinger, Salvatore Corigliano… Quello che colpisce e che lega queste vicende, e che le

lega, è lo iato esistente fra le vit-time, tutte limpide, cristalline, e la ferocia con cui sono state massacrate.Roberto Klinger era un grande clinico noto anche per la sua straordinaria umanità, Coriglia-no, un bravo ragazzo. Di Lidia Macchi, ragazza senza ombre,

ho conosciuto la splendida famiglia... Se l’or-rore ha colpito persone così, chi può conside-rarsi al sicuro?Sono tutti casi insoluti. ti sei fatto un’idea di chi potrebbero essere gli assassini?Credo che la maggior parte di questi omici-di sia maturata nella cerchia amicale e fami-liare. Sono esempi dell’amicizia, della fiducia, dell’affetto e dell’amore traditi.da giornalista a scrittore. Cosa ti ha spinto:

la voglia di raccontare di più, di aggiungere particolari?Una volta chiesero a Gary Cooper come si giu-dicasse in quanto attore. “Ma io non sono un attore”, rispose, “sono me stesso.” Questa ri-sposta mi si adatta: io non sono diventato uno scrittore, sono rimasto un cronista con la dif-ferenza che scrivendo libri non sono pressato dall’impellenza e posso approfondire.un cronista che si occupa di delitti mo-struosi maturati in ambienti insospettabili ha ancora voglia di conoscere gente?La curiosità per la gente resta la molla princi-pale per chi fa il mio mestiere. È certo però che la cronaca, con il suo vizio di mescolare perso-ne splendide che vivono talvolta in dimensioni eroiche e personaggi abietti, resta una grande maestra di saggezza e di prudenza.

Adele Marini

I gialli italiani irrisolti di Gabriele Moroni

Pino Cacucciun Po’ PER AmoRE E un Po’ PER RABBiA Feltrinelli, p. 409, € 19,00

Pino Cacucci è uno dei migliori narratori italiani. Possiede uno stile fluido ed efficace. I suoi perso-

naggi corrono lungo le strade delle Americhe. Sono eroi e ribelli. Lottano per affermare una verità, con-tro profonde ingiustizie: le enormi disparità tra una minoranza di nazioni ricche e una maggioranza di Paesi poveri e sottosviluppati, dove la fame significa ancora sopravvivenza. Da almeno vent’anni, dal bel-lissimo Outland Rock, Cacucci raccoglie storie spesso dimenticate. Lo fa per amore e rabbia, Come un vero sognatore che non perde di vista la sua vera funzione: un osservatore attento alle cose del mondo. Nel libro Cacucci raccoglie appunti, reportage, ritratti e un ine-dito. E descrive profili di isole e paesi italiani come fossero paesaggi messicani che si delineano lungo stra-de panamericane, quelle che l’autore percorre da molti anni. Racconta dei mutamenti sociali di Bologna, la sua città, così diversa da quella conosciuta nel ’77, tra indiani metropolitani, vecchi partigiani, osterie di fuo-ri porta ora trasformate in locali alla moda, linea dura sulla sicurezza.Tra le pagine di Un po’ per amore e un po’ per rabbia ri-troviamo i guasti della società civile e politica, gli squi-libri e i paradossi italiani, le ferite mai rimarginate del-la nostra storia contemporanea. E quei sogni infranti nel sangue e nella violenza. Cacucci ha scritto un buon libro da leggere con calma, magari in vacanza, ritro-vando il gusto della narrazione, dove ogni parola resta fissata nel tempo, a futura memoria.

Daniele Biachessi

Wu Ming 4StELLA dEL mAttinoEinaudi, p. 391€ 16,80

Difficile non pensare a Q leggendo l’ultima fatica di Federico Guglielmi, a.k.a. Wu Ming 4.

Sul sito dei Wu Ming c’è scritto che si tratta dell’au-tentico “romanzo ponte” tra i libri collettivi della Foundation e quelli solisti.Per come la vedo io, Stella del mattino è una delle ope-re migliori che siano uscite dalla fucina bolognese.Sulla carta sarebbe il tipico romanzo con cui il sotto-scritto, noirista impenitente, avrebbe poco a che spar-tire: in ballo ci sono, nella Oxford anni Venti, Law-rence d’Arabia, poeti del calibro di Robert Graves e persino l’umanista sognatore che di lì a qualche anno s’inventerà Il signore degli anelli (avete capito bene: Tolkien è uno dei tre protagonisti).Di primo acchito, un Harry Potter per ragazzoni cre-sciutelli. E invece: col cavolo…Stella del mattino vi trasporta in posti lontani, a far la guerra con la dinamite e i cammelli.Stella del mattino vi racconta la storia di un uomo spezzato, trasformato in tutto ciò che non è mai voluto essere: un eroe.Stella del mattino è uno squarcio sanguinante sulla guerra di trincea e sulla miglior letteratura del secolo.Stella del mattino sa di pioggia e deserto, di tabacco da pipa e birra a poco prezzo.Stella del mattino è il miglior romanzo d’avventura dell’anno.

Dici cotica…Simone Sarasso

Leonardo Gori muSiCA nERAHobby & Work , p. 329, € 18,00

Versilia, 1967. L’ex colonnello dei Carabinieri Bru-no Arcieri, una vita nei Servizi Segreti, si trova

improvvisamente catapultato nel passato da due avve-nimenti a prima vista assolutamente scollegati tra loro: il casuale incontro con Tom, un vecchio trombettista jazz e la scoperta di alcune lettere scritte da un vecchio amore, in cui si parla di una famiglia ebrea sterminata durante la guerra, dopo essere stata venduta alle SS da una spia mai catturata. Ma davvero questi due fatti non c’entrano niente l’uno con l’altro? Quanto è stato real-mente casuale l’incontro di Arcieri con la “musica nera” di Tom? E che ruolo hanno le misteriose donne vestite di nero che ogni sera scrutano il mare da un pontile? A questo ultimo romanzo di Leonardo Gori non manca davvero nulla per essere uno di quei thriller che ti ten-gono sulla corda fino all’ultima pagina. Nessun perso-naggio è quello che sembra e anche le situazioni all’ap-parenza più scontate nascondono il possibile colpo di scena. Anche l’intreccio, sebbene il tema della guerra e del periodo fascista abbia ispirato parecchi libri, risulta essere convincente e mai banale, complesso quanto ba-sta per non perderne il filo. Un romanzo, certo, frutto di invenzione. Eppure dopo averlo letto non si può fare a meno di riflettere su un periodo, quello tra l’Armisti-zio e la Liberazione, a mio avviso ancora più buio della stessa dittatura, in cui molti criminali hanno approfit-tato della situazione di confusione non solo per ripulire la propria immagine, ma addirittura per arricchirsi alle spalle di quelli che combattevano davvero per gli ideali e hanno reso il nostro Paese libero.

Davide Schito

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Gabriele Moroni

feltrinelli.it

L’amore non è un miraggio.

L’autore rivelazione Luis Leante ci parla del deserto: quello del Sahara, e quello che c’è in ognuno di noi. Il percorso di rinascita di una donna che vuole ritrovarsi, per tornare a vivere.

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milanoNERA 7Luglio 2008

FRESCHI DI STAMPA

L’ ultimo indizio è un libro verità che racconta come le forze dell’ordine

sono arrivate alla cattura di Giuseppe “Pid-du” madonia, il numero due di Cosa nostra, ma è anche una storia personale che parla di solitudine, del ruolo della famiglia e di mol-to altro ancora. una scelta coraggiosa…Se per coraggiosa intendi il tipo di esito che nella storia hanno le vicende familiari, devo dire che forse, sì, è stata coraggiosa perché non è stato facile guardare dentro la mia famiglia e scavare per trovare le difficoltà nella vita di cop-pia, che poi credo tutti abbiano più o meno.Aggiungendo l’intreccio introspettivo volevo raggiungere tre differenti risultati: il primo era di scrivere un romanzo che non potesse essere incasellato esclusivamente nel genere poliziesco.Poi volevo mostrare la vera faccia dei poliziotti: persone come le altre e non improbabili “ma-chos sciupafemmine” o “sfigati commissari di

una certa età”. Infine volevo vincere una scom-messa con me stesso.

Quale scommessa?Sono sempre stato convinto che anche una storia introspettiva può essere narrata con i ritmi di un thril-ler. Dopo la prima stesura del romanzo, la casa editrice mi ha comunicato, testualmente: “il plot poliziesco è perfetto ma le vicende familiari sono mosce. Complicale”. A quel punto io ho risposto: “Ma non è succes-so niente di eclatante, in quel periodo, in famiglia”. E loro: “Inventati qualcosa”. E io l’ho fatto con la stessa dinamica del thriller. Che poi io ci sia o meno riuscito, non tocca a me dirlo.

mentre sviluppavi l’idea di questo romanzo abbiamo avuto più volte occasione di di-scuterne i principali aspetti e soprattutto le scelte narrative. non era – e non è – una sto-ria facile da scrivere soprattutto perché toc-

cava – e tocca – un periodo storico nel quale sembrava che con la morte di Falcone e Borsellino fossero crollate le ultime speranze di un intero Stato. Quanto è stato difficile per te rievocare quei ricordi e renderli vivi per noi lettori?L’ultimo indizio è un roman-zo che mi ha succhiato l’ani-ma. Vedi, io sono poliziotto nel profondo del mio essere. Amo la giustizia. Avrei potu-

to fare l’avvocato con mio padre, che aveva due studi legali, ma ho preferito pas-

sare dall’altra parte della barricata sognando il trionfo della giustizia. Ecco lo spirito di questo romanzo: mostrare poliziotti seri professionisti e non eroi isterici da fiction tv.Spesso ho penato per tirare fuori le mie sen-sazioni e i ricordi più intimi. Nel libro sono presenti i nomi reali di molti uomini che han-no fatto la storia del “riscatto Italiano” contro Cosa Nostra. Da Antonio Manganelli, attuale Capo della Polizia, al tuo collega Gilberto Cal-darozzi fino al Questore di Caserta Carmelo Casabona e molti altri… Sono grandi uomi-ni. Manganelli è un mito, per noi poliziotti. Io poi, che lo conosco personalmente e ci ho lavorato insieme, sono orgoglioso di aver aver-ne avuto la possibilità. Anche Caldarozzi è un grande collega. Falcone, Borsellino e tutti gli altri servitori dello stato hanno reso grande questa nostra Italia e a loro va il nostro tributo di affetto.

Fabio Fracas

Piernicola Silvis torna in libreria con il suo secondo libro. L’abbiamo intervistato.

“Questo romanzo mi ha succhiato l’anima”

Uno dei casi letterari dell’anno è senza dubbio rappresentato da Stieg Larsson.

Lo scrittore svedese, morto all’improvviso a causa di un attacco cardiaco nel 2004, è autore

della ormai famosa Millennium Trilogy, di cui Uomini che odiano le donne (Marsilio), rappre-senta il primo volume. Anche in Italia, come in tutto il resto del mondo, il romanzo ha ot-tenuto un improvviso e inaspettato successo di critica e pubblico. Marsilio pubblica ora per tutti i fans italiani di Larsson, La ragazza che giocava con il fuoco, secondo e attesissimo episodio di questa trilogia che nei progetti dell’autore avrebbe dovuto essere composta da una serie di dieci volumi. L’opera di Larsson ha una singolare storia editoriale: Uomini che odiano le donne, uscito dopo la morte dell’au-tore, ha venduto oltre 2,3 milioni di copie in Svezia ed è stato tradotto in venticinque lin-gue. In Francia, grazie al passaparola, la trilo-gia ha conquistato oltre un milione di lettori in meno di un paio d’anni. In Danimarca, il terzo volume è il libro con la più alta tiratu-ra dopo la Bibbia, mentre gli Stati Uniti ne hanno acquistato i diritti per 210mila dollari. Senza contare la trasposizione cinematografica e televisiva attualmente in fase di lavorazione. Questo clamoroso caso editoriale internazio-nale deve la sua fortuna all’invenzione dei suoi due protagonisti, Blomkvist e Salander. Da un lato, incontriamo l’affascinante giornalista Mikael “Kalle” Blomkvist, che è l’evidente al-

ter ego dell’autore. Nella realtà, infatti Larsson fu il fondatore della rivista Expo, nata con l’in-tento di difendere la democrazia e la libertà di parola contro i movimenti razzisti, antisemiti, e di estrema destra. Nella finzione letteraria, il protagonista della trilogia è il fondatore di Millennium, una pubblicazione che si occupa di smascherare gli imbrogli e i casi di frode fi-nanziari del Paese. Dall’altro lato, il vero col-po di genio da parte dell’autore sta nell’aver inventato la figura di Lisbeth Salander.L’hacker venticinquenne, sociopatica e bises-suale, nata dalla personale reinterpretazione da parte dell’autore del personaggio di Pippi Calzelunghe, di cui Larsson si professava fer-vente ammiratore e di cui si trovano numero-si e divertenti riferimenti in questo secondo episodio. Se in Uomini che odiano le donne il punto intorno a cui tutto ruotava era rappre-sentato da Mikael, ne La ragazza che giocava con il fuoco è proprio intorno a Lisbeth che si sviluppa tutta la storia. Qui il lettore impara a conoscere meglio la protagonista femmini-le della trilogia. Per raccontare il suo presente l’autore è infatti costretto a parlare del suo pas-sato, torbido e pieno di inconfessabili segreti.La personalità di Lisbeth dipende totalmente dal suo vissuto, che in questa storia ritorna

prepotentemente, coinvolgendo Mikael in un’avventura che lo vedrà nel ruolo del primo e fedele alleato della giovane hacker.Se nell’episodio iniziale era lui a essere salvato da Lisbeth, in questo caso le parti si invertono.Sullo sfondo del paesaggio svedese delineato magistralmente dall’autore, i due protagonisti si muovono affiancati da un consistente nu-mero di personaggi secondari che non sono semplici comparse, ma agiscono e influenzano pesantemente l’azione. Quando tre di loro vengono inspiegabilmen-te assassinati, Lisbeth viene accusata di essere l’artefice della loro morte. Da quel momento in poi la storia si sviluppa attraverso diversi piani narrativi raccontati grazie ai differenti punti di vista dei personaggi. La costante fuga di Lisbeth e la sua indefessa ricerca da parte di Mikael creano un irresistibile intreccio, la cui sapiente struttura narrativa rende affascinanti e scorrevoli le oltre 750 pagine del libro, che conducono il lettore a un epilogo poco reali-stico ma di sicura efficacia capace di gettare le basi per l’ultimo atto della storia di Mikael e Lisbeth.

Daniela Basilico

Millennium atto secondo. In attesa del terzo.

Stieg LarssonLA RAGAzzA CHE GioCAVA Con iL FuoComarsilio, p. 754, € 19,50

Piernicola SilvisL’uLtimo indizioFazi, p. 275, € 17,00

LE OSCURE VERITÀDEL PASSATO

“Personaggi dal fascino ipnotico si aggirano nelle strade di Cleveland al ritmo di una narrazione incalzante.”

The Washington Post

Michael Koryta

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Page 8: MilanoNera N°2

milanoNERA8 Luglio 2008

RECENSIONI

L a Polizia non crede-va che il tassista non

sapesse nulla di quelle tre pallottole conficcate nel corpo del cliente. Sembra l’inizio di un giallo, invece è la realtà che si prende una rivin-cita sulla fantasia. Sem-bra immaginata que- sta storia che ha per protagonista tre pallot-tole e un panino.La moglie l’ha messo a dieta. Gli conta le ca-lorie, una dittatura ali-mentare fondata su un indice di cibi proibiti, che fanno male! Carne, scatolette, burro, me-rendine chimiche avvol-te nella plastica, ciocco-latini: via tutto!Quel giorno però aveva-no un accordo, dentro il panino integrale lui avrebbe potuto mette-re tutto ciò che voleva, attingendo liberamen-te dalla lista dei cibi consentiti: maccheroni, aveva pensato in un pri-mo momento, alla fine si gettò sulla cosa più grassa della “wife list”. Formaggio, “solo fre-sco”. Roba da chiedere il divorzio! Fu così che si fece prendere la mano: la sua pausa pranzo pre-se l’aspetto di una vali-gia su cui devi sederti per riuscire a chiuderla. A mezzogiorno, men-tre sta per addentare il boccone proibito un uomo sale di scatto sul suo taxi, ha il respi-ro affannoso ed è talmente

pallido che sembra di marmo, sanguina: “Mi porti all’ospedale più vi-cino”. Niente panico! il tassista si getta il panino in tasca e parte a razzo. Sente l’odore del sangue mischiarsi a quello del formaggio.

I poliziotti li ha sempre visti con la divisa in or-dine ma questo indossa scarpe da ginnastica, ha la faccia butterata e sembra un criminale an-che se tutti lo chiamano “dottore”.“Quindi gli avevano già sparato quando è salito sul suo taxi. Quell’uo-mo aveva appena fatto una rapina, un taxi sem-bra un ottimo palo”.Il tassista è stanco, ha fame, non ha mangiato niente tutto il giorno, se fosse un film chiedereb-be un avvocato, e invece chiede un panino.“Qui non facciamo pa-nini!”“Non c’è problema, ho il mio pranzo”; estrae il panino dalla tasca, si ri-volge al commissario, ha la bocca piena, mangia soddisfatto, sembra Bud Spencer: “Ma le sembra normale che uno che partecipa a una rapina pianifichi anche la cola-zione al sacco?”

Steve HockensmithSHERLoCK HoLmES, montAnAHobby & Work, p. 313, € 18.00

Se pure Joe Lansdale si scomoda per dire che questo è un libro di-

vertentissimo, ci sarà un motivo. Ce ne sono tanti, in realtà.A cominciare dall’improbabile ac-costamento della scomoda figura di Holmes al selvaggio West.Tranquilli: il fantasma del più no-to investigatore della storia è solo evocato.Niente sfide a pistolettate tra il goffo Watson e Wild Bill Hickok,

niente tazze di tè al saloon. Il roman-zo in questione è un western ed è un giallo in cui si fondono abilmente gli stilemi dei due generi e la voglia di divertire.Due fratelli più diversi di quanto lo possano essere Holmes e Watson. Big Red e Old Red.Nell’aspro Montana del 1893, l’età aurea del West, nel mezzo della guer-ra degli allevatori, ovvero i petrolieri dell’epoca.La bella trama finisce per essere un elemento quasi secondario, sommer-sa com’è da una miriade di situazioni paradossali, battute buffissime e dia-loghi arguti.

La deduzione sherlockiana non manca. Solo che al posto dei mozzi-coni di sigaretta, nelle praterie sono le cacche delle vacche a fornire preziose informazioni.E meno male che qualcuno non ha dato all’edizione italiana un titolo tipo La lunga pistola di Holmes oppu-re Sfiga all’OK Corrall.Io la tentazione l’avrei avuta.Qualcuno sarebbe insorto e qualcun altro si sarebbe rivoltato nella tomba. Se non altro per lesa maestà.Holmes è pur sempre Holmes, che di nome faccia Sherlock oppure John.

Seba Pezzani

Taxi bluesRacconti di una scrittrice taxista

di Raffaella Piccinni rece

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Raoul PrechtSEnzA tRACCE, muto, ComE AFFondA unA nAVEFoschi, p. 253, € 10,50

Steve, corpulento detective con qualche problema di salute, vie-

ne incaricato da una soubrette ar-gentina di scoprire il perché di alcu-ni strani comportamenti del padre. L’indagine si incrocia con il racconto in prima persona di Helmer, infer-miere omosessuale che collabora con l’organizzazione svizzera specializza-ta in eutanasia cui, si scopre poi, si è rivolto il padre della ragazza. Ov-

viamente emergeranno terribili verità risalenti all’epoca della dittatura mili-tare argentina.Il libretto – duecento pagine – è scrit-to benissimo, senza una sbavatura, popolato da personaggi delineati con sensibilità e maestria, scorrevole ma denso; le situazioni sono avvincenti e non banali. Non manca niente, in-somma, salvo un intreccio degno di questo nome.Precht mira alto – anche il titolo “ im-portante” è una citazione da Marina Cveateva, poetessa russa morta suici-da nel 1941 – e si ispira chiaramente a Durrenmatt ma, mentre i romanzi brevi dello svizzero sono gioielli per-

fettamente calibrati, qui l’eccesso di sintesi rende la storia semplicemente “troppo poca”, sia per quantità che per complessità.La sensazione di trovarsi davanti a bozzetti che avrebbero richiesto ul-teriore sviluppo è acuita dalla scarsa originalità dei contesti: l’Argentina dei desaparecidos, l’algida Svizzera dell’eutanasia. Non che del poeta deb-ba essere sempre il fin la maraviglia, tuttavia da uno scrittore così bravo ci si aspetterebbe un “qualcosa in più” – più pagine, più avvenimenti, più “massa”. Il coraggio, insomma, di dar vita a un vero romanzo.

Donatella Capizzi

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Gennaro De StefanoL’uomo di CoGnEAliberti editori, p. 256, € 15,00

Il 21 maggio 2008 la Prima Sezio-ne penale della Corte di Cassazio-

ne ha reso definitiva la condanna a sedici anni di reclusione pronunciata dalla Corte di Appello contro An-namaria Franzoni, accusata di aver massacrato il proprio figlio Samuele il 30 gennaio 2002.Ora, in questo Paese, dove le con-danne definitive sono più rare delle banconote da trenta euro, una sen-tenza passata in giudicato avrebbe dovuto mettere la parola fine a una vicenda più simile a un legal-thriller di John Grisham che a un caso giu-diziario.

E invece no: il collegio difensivo ha già annunciato che chiederà la revisio-ne del processo.Dunque aspettiamoci un Cogne-bis e nel frattempo godiamoci l’ennesimo libro che vorrebbe svelare la sola veri-tà possibile su quello che accadde sei anni fa nella villetta - Mulino Bianco di Montroz. Il titolo di questo instant book, L’uomo di Cogne, ne svela già il contenuto: secondo l’autore, a uccide-re Samuele non fu sua madre in preda alla sindrome di Medea, ma un ba-nale maniaco. Un insospettabile, ben conosciuto a Cogne che, come uno stalker da manuale di criminologia, avrebbe aspettato, appostato nell’om-bra, il momento opportuno per entra-re nella camera da letto dei Lorenzi e impossessarsi della biancheria intima

di Annamaria, oggetto dei suoi turpi desideri. Purtroppo quel mattino nel lettone c’era Samuele che lo avrebbe visto e riconosciuto.

Innocentista della prima ora, Gen-naro De Stefano, che sulla tragedia di Cogne ha scritto anche il libro-intervista La verità (Piemme, 2006), ha riversato in quest’opera tutti i suoi dubbi sull’operato dei magistrati, dei periti, dei difensori e di chiunque per sei anni, con tenacia e passione, abbia speso tempo, denaro ed energie per scoprire la verità sul delitto riuscen-do, a suo giudizio, solo a inchiodare un’innocente, mentre la soluzione del caso era (e sarebbe tutt’ora) sotto gli occhi di tutti.

Adele Marini

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Perché resistere all’evoluzione?

feltrinelli.itIl cambiamento. Meglio resistere o prenderne atto? Scalzare le proprie certezze può rendere indoloreil passaggio. Baricco osserva la nascita di una nuova civiltà, attraverso gli occhi di quella precedente.

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milanoNERA 9Luglio 2008

RECENSIONI

Alfredo ColittoduRi di CuoREPerdisa, p. 128, € 9,00

Alfredo Colitto è un amico, ma sopratutto è un bravo scrittore. Il suo Duri di cuo-re è un noir da leggere in un fiato. Due ore senza pensieri racchiusi in una storia dove c’è tutto: il cattivo spietato, la bella da salvare, l’eroe con qualche lato oscuro. Insom-ma, basta parlare: leggetelo e non rimarrete delusi.

Martin Cruz Smith iL FAntASmAdi StALinmondadori, p. 345, € 19,00

In questa estate calda un po’ di neve e freddo della Rus-sia profonda non può farvi male. Il fantasma di Stalin è un romanzo che non delude, seguito ideale del bellissimo Gorky Park. C’è l’atmosfera, quella malinconia di fondo, il mistero da svelare. Martin Cruz Smith è uno che ci sa fare, punto.

Piero Colaprico,Pietro ValpredaLE indAGini dEL mARESCiALLo BindARizzoli, p. 442, € 19,00

Prima che un’orda famelica di scribacchini si mettesse in

testa che il giallo è un genere alla portata di tutti, c’erano Colaprico e Valpreda con i loro romanzi e le loro storie. Su milanonera, quindi, non potevo non segnalare questa raccolta dei loro romanzi in cui si respira Milano e la si racconta attraverso gli occhi e il dialetto del maresciallo Binda.

Nan Aurousseau dELLo StESSo AutoREE/o, p. 129, € 14,00

Lo so: il titolo è quello che è ma il libro non è male. Ai corsi di scrittura creativa una delle prime regole che inse-gnano è che non si può uti-lizzare un protagonista che sia uno scrittore. È un con-flitto d’interessi. Non si fa. Aurousseau cade nel tranello ma vince la scommessa. Il suo primo noir non mi aveva entusiasmato, questo invece l’ho letto d’un fiato. Storia avvincente (anche se in un paio d’occasioni sbrodola), scritta in maniera onesta. Aspetto l’autore al prossimo romanzo perché con questo stile e la sua storia personale (sette anni di galera per rapi-na a mano armata) potrebbe diventare il Bunker francese.

Davide FaraldiGEnERAzionE ERASmuSAliberti, p. 172, € 15,00

Non siamo di fronte a un ca-polavoro ma a un libro scrit-to col cuore, sincero. Rac-conta la mia generazione, la stessa di tanti ragazzi che se ne sono andati all’estero con

una borsa di studio Erasmus. Partono e quando (o se) tor-nano non sono più gli stessi. Dei disadattati. Posso dirlo perché è successo anche a me e anche a Davide Faraldi, au-tore di questo romanzo. Ma c’è di più: con Davide abbia-mo bevuto parecchie birre insieme, lì sulla Promenade des Anglais a Nizza dove tutti e due facevamo finta di studiare. Sono passati dieci anni da allora. Dentro è ri-masta la nostalgia di quegli anni e lui l’ha raccontata fe-delmente in questo libro: un po’ Moccia (eh purtroppo sì) e un po’ Holden. Ma che non potete perdere se anche voi fate parte della genera-zione Erasmus...

Guillermo FadanelliL’ ALtRA FACCiA di RoCK HudSontropea, p. 127, € 12,50

Il Messico (senza nuvole) di un giovane autore: morboso, incestuoso, cattivo quanto basta.

J.A. KonrathBLoodY mARYAlacran, p. 352, € 15,00

Chiudo segnalandovi la se-conda avventura di Jacqueli-ne “Jack” Daniels.Solito humor di Konrath, una storia leggera da legge-re sorseggiando un cocktail, un Bloody Mary ad esem-pio, per poi continuare, se non l’avete già letto, con la prima avventura il cui tito-lo è anch’esso etilico (e che io da bravo bukowskiano non posso che apprezzare) Whiskey Sour.

I like ITLibri che mi piacciono per motivi assolutamente soggettivi

di Paolo Roversi

Andrea De CarloduRAntEBompiani, p. 440, € 18,00

Un romanzo avvolgente il cui tito-lo asseconda una visione presente e fugace del tempo. Un protagonista per eccellenza senza possesso e sen-za menzogna che porta in superfi-cie sogni, desideri e paure, come un fascio di luce che devasta e illumina anime al neon. Attraverso gli occhi di Durante il mondo scorre come se la discrepanza tra forma e contenuto, tra essere e non essere diminuisse nel suo sviluppo e nella sua contrapposi-zione. Una musica senza suoni, una fotografia senza colori corrodono le vite dei personaggi. E anche il mondo marchigiano, aspro, compatto e poco conosciuto, sembra imprimere alla storia una forza che riesce a scuotere, come se De Carlo volesse indicarci una via non facile ma più autentica del viaggio.il titolo Durante indica una tran-sizione continua, perchè questa scelta?Mi piaceva che il protagonista del mio romanzo avesse un nome italia-no nobile e antico che è anche un av-verbio di tempo. Corrisponde al suo carattere intensamente concentrato sul presente, senza nostalgie per il passato né programmi per il futuro. Poiché Durante è il fulcro della storia, era inevitabile che il romanzo avesse il suo nome.Si parla di fragilità, ma come forza, crede che ci sia bisogno di tornare alla fragilità?Credo che la vera forza sia più bella nella flessibilità che nella rigidità, nel-

la capacità di spostare il proprio peso che nel restare immobili in un punto. A volte poi si confonde la sensibilità con la fragilità, ed è un errore gros-solano.Anche con questo libro vuole che restino delle domande e delle rifles-sioni aperte?Sì, l’ultima pagina dell’ultimo capito-lo lascia al lettore con gli interrogativi che fino a quel momento ho condi-viso con lui. Per esempio sul senso ultimo di fare quello che facciamo, sul rapporto tra i nostri sogni e la realtà. Sulla discrepanza tra chi vor-remmo essere e chi siamo, tra quello che cerchiamo e quello che abbiamo, sulla direzione in cui sta andando il mondo.

Claudia Caramaschi

Mauro CovacichPRimA di SPARiREEinaudi, p. 284, € 16,00

Ormai non ce la fa più nessuno. Questo è un dato (quasi) di fatto: (quasi) nessuno riesce a intessere una relazione matura, e dunque du-ratura, con l’altro, fino alla fine. Ed è anche l’assunto che muove il sesto romanzo del triestino Mauro Cova-cich, alle prese con gli acciacchi sia fisici sia emotivi del giro di boa dei quarant’anni. La trama scorre su due binari paralleli, due narrazioni spe-culari che vedono protagoniste due coppie in crisi: l’artista maratoneta Dario Rensich e sua moglie Maura, che lo tradisce con Sandro, un uomo dal presente incerto e quindi contur-bante. L’altro “trio” è composto dallo scrittore quarantenne Mauro, la mo-glie Anna e l’amante Susanna, che lo intrappola con il suo fascino puerile. Orchestrando abilmente finzione narrativa e cronaca quotidiana, Cova-cich si trasforma in un libro aperto e ci confessa il suo amore mentre scivo-la inesorabilmente verso il passato in un vortice di dolore puro, scavando fin nelle viscere di un tema eterno che merita sempre di essere raccontato e scoperto.

Luca Ottolenghi

recensioni in bianco

Andrea De Carlo

www.kow

alski.it

Mai piùpaura di volare

Luca Evangelisti

Come vincereper semprela fobia dell’aereo

Dal più grande esperto italiano, finalmente un libro che sconfiggeper sempre la paura di volare. Leggere per credere!

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milanoNERA10 Luglio 2008

Raymond ChandleriL LunGo AddioFeltrinelli, p. 320, € 8,00

Considerato come il capolavoro di Raymond Chandler, Il lungo addio è un romanzo noir ma-

linconico e struggente, colmo di disillusione, come il suo protagonista, il detective privato Philip Marlowe. L’incontro casuale tra l’investigatore e Terry Lennox, un ubriaco all’ultimo stadio alle porte di un esclusivo locale, dà il via a una vicenda tipicamente hard boiled, perfettamente costruita, ricca di personaggi dai tratti forti e decisi. Il romanzo è ambientato in una Los An-

geles soffocata dal caldo, ventre molle di ricchi borghesi dediti all’alcool, sempre a un passo dall’autodistruzione e all’auto-commiserazione. Marlowe si muove – e noi con lui – in questa palude, rimanendo saldo a valori cui nessuno sembra più cre-dere, alla continua ricerca di una verità scomoda e pericolosa, tra gangster, femmes fatales e poliziotti sempre a un passo dalla corruzione. Il tutto scandito con una scrittura brillante, dal tono tipicamente noir, di cui Chandler è maestro, con dialoghi al vetriolo, ironia mordace e senza scrupoli, e una malinconia disillusa davvero appagante. Un’opera ancora attuale, da leggere senza riserve. Seguendo Marlowe fino al lungo, triste, e inso-spettabile addio che chiude la vicenda.

Andrea Galla

RECENSIONI

Christopher GoffardCRonACHE uRBAnE di un FuoRiLEGGEnewton Compton, p. 352, € 9,90

L’unico modo per descrivere la feccia della società è armarsi di pazienza e fare un giro nei bassifondi in cui questa si raduna, si organizza e si lecca

le ferite. Christopher Goffard lo fa da anni nel suo lavoro di giornalista di nera a Los Angeles, e questo romanzo rappresenta uno spaccato fedele della sua esperienza, oltre che una critica pungente all’esasperato manicheismo caratteristico del sistema americano. I protagonisti, infatti, sono dei mostri

consapevoli ognuno con una tara che lo perseguita dalla nascita e che lo ha condotto all’oblio del fal-limento. La California e l’Orange County in particolare non sono mai state così livide, così pullulanti di delinquenti e così reali.Benny, il protagonista, è un informatore della polizia ex tossicodipendente con qualche detenzione alle spalle e una moglie grassa e tirannica che lo soffoca con le sue continue lamentele. Lavora come lavapiatti e beve fino a tardi in una bettola, dove si rifugia in compagnia di altri relitti della sua caratu-ra. L’arrivo di Gus Miller, corpulento veterano del Vietnam ormai in disarmo, sconvolge la “pacifica” esistenza di Benny trascinandolo sempre più a fondo, fino a condurlo di fronte alla corte suprema con l’accusa di essere un killer al soldo di una importante famiglia dello stato. Con un metro narrativo alla Soliti sospetti, Benny racconta la sua verità al triste e disilluso avvocato d’ufficio dipingendo un quadro grottesco e visionario. In questo scenario Benny è il cattivo perfetto, dipinto ad arte da anni di sballottamento fra carceri e meta-anfetamine ed è convenienza di tutti che reciti fino in fondo il ruolo assegnatogli.

Andrea Ferrari

Michael Harvey CHiCAGo WAYmondadori, p. 330, €18,60

Hard Boiled “puro e duro” nella tradizione di Chandler. Per chi lamentava la latitanza del detective privato ecco un esordio convincente e ottimamente ritmato. Michael Kelly rac-

conta in prima persona con il cinismo disincantato e un po’ romantico tipici del genere “le notti oscure di Chicago”. Un vecchio collega, un dimenticato caso di stupro, legami con un serial killer nel braccio della morte. Ma soprattutto una sfilata di dark lady ben caratterizzate, intriganti, con i loro segreti nascosti e un fascino ineludibile. Ma l’amico muore ed emerge una catena di

delitti legati a prove scientifiche che rivelano una “impossibile” realtà. Sin dalla cover accattivante, decisamente anni ‘40, il romanzo del produttore della celebre serie tv Cold Case sui delitti irrisolti promette un piacevole tuffo nel passato. Lo svolgimento, però, è nervoso, scandito da dialoghi, colpi di scena, una certa dose di violenza e un bel finale. Prodotto di consumo, certo, ma si tratta di un thriller eseguito con competenza e conoscenza delle regole del gioco, tanto che, alcune, vengono appositamente stravolte. In un panorama narrativo dove questo genere di giallo “all’americana” sembra ridursi a pochi esemplari (i romanzi di Steve Monroe ambientati guardacaso a Chicago, editi da Einaudi) arriva paradossalmente come una ventata fresca tra tante patologhe forensi e poliziotte più “casalinghe disperate” che detective. Uno di quei ro-manzi da consumarsi con un buon whisky e un sigaro, in poco più di una serata. Avercene...

Stefano Di Marino

Cornell Woolrich GiALLo A tEmPo di SWinGFeltrinelli,p. 233, € 15,00

Cornell Woolrich è sta-to un gigante della

scrittura, noir e non solo.Da un suo racconto Hitch-

cock ha preso spunto per La finestra sul cortile. A lui si sono ispirati anche Truffaut e Fassbinder. Americano, classe 1903, ebbe un’esistenza tormentata. Omoses-suale quando non andava di moda, confidò: «Scrivo solo perché vorrei restare vivo ancora per un po’, dopo essermene andato». A oltre cent’anni dalla sua nascita, è più vivo che mai. L’anniversario è stato celebrato negli Usa con una rac-colta di suoi racconti usciti negli anni Trenta e Qua-ranta, poi pubblicati in Italia da Feltrinelli. Dopo New York Blues (2006) è ora la volta di Giallo a tempo di swing. Il destino e la colpa, i sospetti e le bugie, gli sbirri corrotti e le donne perdute. Questo e ben altro in sei racconti perfetti: inquietanti, poetici, imprevedi-bili e modernissimi.A dispetto dell’incedere dispettoso del destino, Wool-rich concede ai suoi personaggi (e ai suoi lettori) quella speranza di felicità che a lui fu negata. A chi apprezzerà i racconti, consiglio poi la lettura dei romanzi, in cui Woolrich dà il meglio del suo genio. Meritano in par-ticolare la serie “in nero” e Si parte alle sei.

Lucia Tilde Ingrosso

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Mario ConsaniFoto di GRuPPo dA PiAzzA FontAnAmelampo Editore, p. 171, € 14,00

È in errore chi sostiene che sulla strage di piazza Fontana, avvenuto a Milano il 12

dicembre 1969, non si conosce la verità e non sarà mai possibile conoscerla. Almeno in parte. Perché dopo quasi quarant’anni e dieci processi,

malgrado le assoluzioni, quanto meno una parte di quella verità la si può comprendere ed essa viene ricostruita in questo libro, Foto di gruppo da Piazza Fontana, in cui Mario Consani, giornalista milanese, mette insie-me atti giudiziari e li incrocia a dichiarazioni e interviste per dimostrare che una serie di frammenti chiari esiste. Frammenti che peraltro non sono marginali né scarsi. E, proprio come se fosse un album fotografico, Consani articola il suo racconto creando capitoli che sembrano immagini e passa in rassegna tratti biografici di eversori, politici, magistrati, imputati, sospetti innocenti, agenti dei servizi segreti e delle forze dell’ordine per ricostruire un periodo storico che con l’attentato alla Banca Nazionale dell’Agricoltura ha inaugurato la strategia della tensione. Altro pregio del libro è la sintesi: non si perde in complicati intrecci giudiziari, paragrafi brevi per riportare il succedersi degli eventi, guadagnandone in efficacia.

Antonella Beccaria

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LORENZO BECCATI

IL MISTERODEGLI

INCURABILI“Una delle figure più originali spuntate ultimamente nell’affollata confraternitadei detective di carta.”Giorgio Boatti, il manifesto

Genova, anno Domini 1589.Uno sfuggente assassino semina morte tra i carruggi

e dentro le mura dell’ospedale dei folli.

Una nuova intricata indagine per Pimain, il guaritore di maiali.

www.kow

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Page 11: MilanoNera N°2

milanoNERA 11Luglio 2008

RECENSIONI

A pochi giorni dall’uscita dell’antologia Crimini Italiani (Ei-naudi, 2008, a cura sua, ça va sans dire) riesco a fare due

parole col vero maestro della letteratura criminale. Tra il serio e il faceto, tra nomignoli e toni rilassati, si parla di New Italian Epic, alta montagna e persino di dieta.Domande a raffica, risposte taglienti.

il saggio di Roberto Bui (Wm1) sul new italian Epic ha fi-nalmente dato forma teorica al lavoro di una generazione di scrittori che ha stravolto il modo di narrare del Bel Paese. tu, che di questa generazione sei uno degli esponenti illustri, all’epica ci sei arrivato tardi, con Romanzo Criminale pri-ma e poi col superbo Nelle mani giuste. Come si è evoluta la tua scrittura in questo senso? Quando e perché hai sentito la necessità di dare un respiro diverso alle tue storie criminali? Com’è nata l’esigenza (per citare un tuo articolo recentemen-te apparso su Repubblica) di “sporcarsi le mani”, di narrare il marcio del paese, di andare alle radici del lato oscuro della nostra storia recente?L’idea di Romanzo Criminale, in germe, risale al 1996. Scrissi un capitolo – che poi nel romanzo divenne “Il Funerale del Dandi” – e lo pubblicai sullo Straniero, la rivista diretta da Goffredo Fofi. Il libro fu dunque frutto di una lunga gestazione, visto che uscì nel 2002. L’evoluzione della scrittura è un dato comune a tutti gli scrittori più o meno citati da Roberto Bui (e anche da me). Si inizia con un genere, si prendono le misure dei suoi limiti, se ne estrae il succo, e poi lo si distilla innestandolo, come una fe-conda contaminazione, in altri generi. “Epico” è un racconto corale, a suo modo eroico, che vede la centralità del rapporto fra l’individuo e la storia del proprio tempo (o anche di quello passato, ma comunque in relazione con l’in-dividuo). Da questo punto di vista, esiste in Italia una grande tradizione, che ha attraver-sato il Risorgimento, la letteratura postunita-ria, la letteratura dell’Italia Umbertina, poi il Fascismo (almeno sino a Silone e Alvaro), la Resistenza e il boom (da Calvino, a Moravia, a Bianciardi, a Pasolini). Poi, dopo la morte di Pasolini, tutto si è fermato, in apparenza, solo in apparenza. L’epica è trasmigrata nel gene-re, è stata scacciata dal salotto buono. Termini come intellettuale o impegno sono diventati odiosi, lo scrivano postmoderno è diventato esperto di moda, di sport, di vini e cocktail, s’è seduto al bar della Pace di Roma (o all’equivalente di San Babila o di Brera o di San Petronio) e ha cominciato a teoriz-zare, con molta ironia e un grande cinismo di fondo, sul proprio ombelico. Intanto, l’Italia sta marcendo sotto gli occhi di tutti. E questo non può lasciarci indifferenti, non credi?

dalla pubblicazione di Crimini (Einaudi, 2004), la prima antologia “nera” che hai curato, all’uscita del recente Crimini Italiani (Einuadi, 2008) sono passati quattro anni. Come è cambiato il modo di rapportarsi dei maggiori narratori ita-liani alla crime-novel? E come è mutato (se è mutato) il tuo approccio alla “regia” di queste opere corali?Il giallo italiano, ha ragione Carlotto, è tornato a rassicurare e a immergerci in un’atmosfera anni Cinquanta, un po’ da fic-tion. Il noir è ormai una formula per dire che stiamo parlando di tutt’altro, ma usiamo ancora la chiave criminale per compren-dere questo altro (o almeno per cercare di intaccarne la comples-sità). Crimini Italiani è un’antologia più matura e consapevole, che fotografa il nostro modo di vedere l’Italia di oggi: chi con nostalgia, chi con rabbia, chi cercando la fuga nel delirio, chi ag-grappandosi all’illusione che qualche eroe vagabondo e solitario, a questo sporco mondo, esista ancora. La regia ha segnato due défaillance perché ho perso, per mia colpa, Camilleri e Amma-niti, e me ne rammarico... scherzi a parte, non sono stato capace di convincerli a darmi un altro racconto, e dunque mea culpa. Ma abbiamo nuovi e formidabili acquisti, ancora una volta tutti

uomini, e quindi anche di questo mi assumo ogni responsabi-lità. Che vuoi che ti dica? È un po’ un a questione di feeling, un po’ di professionismo, molto di comunanza e rapidità negli scambi... se avessi avuto carta bianca, avrei realizzato un volume alto il doppio, perché di scrittori bravi e interessanti esclusi ce ne sono, eccome. Ma spero che alla fine, in un ipotetico giudizio, la bilancia finisca col pendere dalla nostra parte... su una cosa sola siamo rimasti irremovibili: abbiamo deciso di completare il giro d’Italia del crimine occupandoci delle regioni e città non trattate da Crimini. Ma a parte questo, ogni scrittore è libero di scrivere quello che gli pare. E i temi si raccolgono alla fine, non si impongono prima.

Ancora su Crimini Italiani. domanda im-pertinente e curiosetta, te lo dico subito. il tuo racconto, Neve sporca, è ambientato a Courmayeur. La stessa Courmayeur in cui sei stato incoronato, nel giro di pochi anni, indiscusso signore del noir vincendo il presti-gioso Premio Scerbanenco e la sua edizione Super (quella riservata ai precedenti vincitori del titolo). La doppia “incoronazione” c’en-tra qualcosa con la scelta della location per il racconto o si tratta di pura casualità?No, nessun caso... La storia è ambientata a Courmayeur per omaggio e tributo a una ca-pitale del noir italiano... per riconoscenza allo Scerbanenco... e perché è un posto emblemati-

co di tante contraddizioni italiane: pensa che agiscono dei com-mercialisti bastardi, un ex-galeotto eroe, ragazzi sbandati, un carabiniere locale molto più saggio del segugio antidroga inviato da Roma e tanta, tanta neve. In tutti i sensi.

Nelle mani giuste si chiude alla vigilia del primo governo Berlusconi. Scialoja scompare e nessuno sa che fine ha fat-to. Questo, narrativamente, lascia una porta aperta. da fan sfegatato ti chiedo se hai intenzione di proseguire la saga e di aggiungere un terzo capitolo al dittico. Credo che molti dei tuoi lettori sarebbero curiosi (io lo sono prepotentemente) di un tuo sguardo sul presente (1994-2008, guarda caso i quin-dici anni che vedono nascere e definirsi il new italian Epic). C’è qualche speranza per noi aficionados assetati di pagine?Vuoi la sincerità o la diplomazia, giovane turco? Diplomatica-mente direi che ci sto pensando.Sinceramente ti dico: no, sto lavorando a una cosa completa-mente diversa. Il presente, se proprio ci tieni a saperlo, ma con dentro un po’ di futuro...

ultima domanda, inevitabile. nell’immediato, che bolle in pentola?Un réportage dall’India e un graphic novel con Giuseppe Pa-lumbo per Rizzoli. Una spy-story scritta a quattro mani con il regista e sceneggiatore Mimmo Rafele. E una sana e (poco) ro-busta dieta.

Simone Sarasso

Seconda puntata per l’antologia kult che raggruppa i big del noir di casa nostra

“Il giallo italiano torna a rassicurare”Ce lo spiega Giancarlo De Cataldo in questa intervista esclusiva

AA.VV.CRimini itALiAniEinaudi Stile Libero, p. 538, € 19,80

Il noir è a una svolta. Moltis-

sime le voci au-torevoli, presenti anche in questa preziosa antolo-gia, che si sono espresse nelle ultime settimane sul destino let-terario del giallo poliziesco, sul suo compito d’analisi sociale e culturale, e ovviamente sulla sua “inflazione” a spese di una qualità non sempre garantita al lettore. Dibattito acceso e vivo che ha deciso di dare delle linee guida al lettore per capi-re cosa valga veramente la pena raccontare, senza lasciarsi abbagliare da improbabili paladini della giustizia o geni del male.Lo dice chiaramente De Cataldo nelle sue note introdut-tive “Il crimine italiano appare sempre più un affare di gente comune”. Dove si sviluppi il crimine ormai non ha più molta importanza, l’Italia secondo i nostri autori è av-viluppata da una comune rete di malaffare che va oltre le peculiarità regionali ed è paradossalmente alla base della nostra unità culturale.Procacciarsi nel minor tempo possibile un po’ di cocaina o farci qualche quattrino vendendola, salvarsi precipitosa-mente dai propri loschi affari sognando un’altra vita: que-sti i temi essenziali che animano le storie, da nord a sud, senza respiro, con malavitosi sempre meno riconoscibili perché fortemente contaminati con le istituzioni e con le manie di grandezza di poveracci all’ultimo stadio di fru-strazione quotidiana. Sono dei “cattivi” incapaci, pastic-cioni e ignoranti gli italiani, molto simili nel linguaggio alle intercettazioni che leggono ogni giorno sui giornali, sciocchi esecutori, che una volta obbedivano a una mac-chinazione criminale più sistematica e organizzata ora sono cellule impazzite, pronte a tradire e ad ammazzare solo per qualche soldo in più.In questi racconti è onnipresente la cocaina, la droga che, come dice De Cataldo, ti consente di stare al passo con la schizofrenia della società, che tutto rende possibile.C’è anche qualche eroe, un poliziotto idealista qui e lì, o semplicemente qualche emarginato che cerca il suo riscat-to. Viene da chiedersi con serietà chi possa essere, a questo punto, il vero emarginato, viste le basi morali e cultura-li della società che opera la selezione. Un grande viaggio dentro la realtà, dunque, in compagnia d’autori che non vi deluderanno, perché le loro storie pur ammantate di straordinaria e coinvolgente mistificazione letteraria, sca-turiscono dalle cronache odierne, dai giornali che tutti leggiamo. La vera maestria di questi autori è riuscire a far-ci sorridere e riflettere con amarezza, mettendoci davanti all’evidenza che il nostro vicino di casa potrebbe essere molto, molto pericoloso.Altro elemento su cui porre l’accento è la forte connota-zione di sfruttamento e criticità che vivono le donne in questa società malata, si scava nella loro fragilità, ci si im-padronisce delle loro zone d’ombra per annientarle.Difficile fare brevi compendi per ogni autore, tutti i rac-conti meriterebbero una breve recensione individuale per-ché sono storie compiute e assolute, recintate nella formu-la del racconto breve. Splendidi a mio vedere i racconti di Carlotto, Fois e di De Cataldo, fortemente caratterizzati da una critica impietosa al luogo, a un ambiente culturale regionale spezzato negli equilibri e sempre più destinato a diventare una bolgia di piccoli meschini interessi di crimi-nali di serie B.

Alessandra Anzivino

CRIMINIITALIANI

EIN

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Einaudi. Stile libero Big

� 19,80

Giorgio Faletti, nato ad Asti, già comico, poi autore einterprete musicale, si è imposto come popolarissimonarratore a partire da Io uccido, vero e proprio casoeditoriale (con piú di tre milioni di copie vendute),seguito da altri due romanzi di notevole successo e,nel 2008, dalla raccolta Pochi inutili nascondigli.

Marcello Fois, nato a Nuoro, vive a Bologna, ma attin-ge da sempre alle tradizioni sarde per alimentare ilsuo universo narrativo. Tra i suoi libri, tradotti in mol-te lingue, va ricordato in particolare il recente e pluri-premiato Memoria del vuoto (Einaudi).

Carlo Lucarelli è considerato universalmente il «puntodi svolta» del romanzo noir italiano, a partire almenoda Almost Blue. I suoi libri sono stati oggetto di ridu-zioni per il piccolo e il grande schermo, e alla grandepopolarità di scrittore si affianca quella di conduttoredella piú seguita e originale trasmissione televisiva suicasi insoluti e i lati misteriosi della cronaca e dellastoria. Nel 2008 ha pubblicato L’ottava vibrazione(Einaudi), romanzo di ampio respiro epico, apprezza-tissimo da critici e lettori.

Loriano Macchiavelli, nato a Vergato, deve la sua famaal personaggio di Sarti Antonio, con il quale ha crea-to un vero e proprio modello per la narrativa noir ita-liana, e ai numerosi, divertentissimi romanzi scrittiinsieme a Francesco Guccini. Le storie di Sarti Anto-nio sono in corso di ripubblicazione per Einaudi, concrescente successo.

Giampaolo Simi, nato a Viareggio, è una vera e propriarivelazione della nuova narrativa italiana, grazie allasua capacità di unire moduli noir, gusto della suspen-se e un’analisi spesso impietosa della realtà contem-poranea. Il suo ultimo libro, pubblicato da Einaudi, èil romanzo Rosa elettrica.

Wu Ming aveva già dimostrato la sua vocazione al noircon il racconto pubblicato nell’antologia The Dark Side,e la conferma in pieno, ulteriormente maturata, nelcontributo a Crimini italiani. Il romanzo piú recentedel collettivo Wu Ming è l’epico, fluviale Manituana(Einaudi).

ISBN 978-88-06-19002-6

9 7 8 8 8 0 6 1 9 0 0 2 6Progetto grafico di Riccardo Falcinelli.

Al nuovo appuntamento con i lettori, CRIMINI si confermacome l’antologia che i maggiori narratori italiani scelgo-no per offrire al loro pubblico storie originali e inedite.Spaziando dal Piemonte di Giorgio Faletti al Nord-Est diCarlotto, al Sud di Carofiglio e De Silva, undici scrittorimettono a nudo l’Italia dei nostri giorni, esplorandone ilati piú oscuri e l’anima profonda.

Massimo Carlotto è nato a Padova e vive a Cagliari.Ha pubblicato per Einaudi, con grande successo, Mifido di te, scritto con Francesco Abate. È conosciu-to dal pubblico italiano ed europeo per il personag-gio dell’Alligatore, al centro di intrecci tra politica ecrimine proprio come l’ispettore Giulio Campagna,già noto ai lettori di Crimini, qui in una nuova avven-tura. Il suo ultimo romanzo, pubblicato da e/o, è Cri-stiani di Allah.

Gianrico Carofiglio, barese, magistrato, senatore e scrit-tore, ha inventato il popolarissimo personaggio dell’av-vocato Guido Guerrieri, cui è stata dedicata una serietelevisiva di successo. Il suo ultimo libro è L’arte deldubbio, pubblicato da Sellerio.

Sandrone Dazieri, cremonese, ha creato il primo inve-stigatore dotato di doppia personalità. Unisce unnaturale talento comico a una nota «metropolitana»dura e vissuta, che tiene conto di una naturale vora-cità verso la vita e di una lunga esperienza fatta dimille mestieri diversi.

Giancarlo De Cataldo è nato a Taranto e vive a Roma.Scrittore e giudice, autore di Romanzo criminale, verospartiacque nella narrativa degli ultimi anni, e di Nel-le mani giuste, ha pubblicato nel 2008 per EinaudiOnora il padre. Nel 2005 ha curato la prima edizionedi Crimini.

Diego De Silva, napoletano, utilizza il noir comechiave di interpretazione delle trasformazioni socia-li, unendo alla capacità narrativa un solido punto divista etico. Il suo ultimo romanzo, Non avevo capitoniente (Einaudi), ha ottenuto un grande successo dicritica e pubblico.

CARLOTTO CAROFIGLIODAZIERI DE CATALDO DE SILVA

FALETTI FOIS LUCARELLIMACCHIAVELLI SIMI WU MING

CRIMINIITALIANI

EINAUDI STILE LIBERO • BIG

L’Italia sotto i nostri occhi. Non fa nulla per nascondersi. L’Italia delle scorciatoie. E dei suoi miti corrotti. L’arricchimento individuale. Il disprezzo del lavoro. Il crimine che paga. La cocaina. Gli scrittori osservano, e raccontano tutto. Raccontano un Paese «nero». In undici, straordinari racconti inediti.

A cura di Giancarlo De Cataldo

Giancarlo De Cataldo insegue nella Neve sporca di Courmayeur un tesoretto che accende i sogni di tutti quelli che lo intravedono. Tranneuno. Massimo Carlotto fa squarciare all’ispettore Giulio Campagnala cortina del Little Dream per rivelarci la ferocia dietro il sogno del Nord-Est. Gianrico Carofiglio cerca nella periferia di Bari La doppia vita di Natalia Blum e trova una realtà del tutto imprevista. Un uomo scendedal treno ad Asti: tutto è normale, nulla è normale nelle agghiacciantisimmetrie di Per conto terzi di Giorgio Faletti, governate dalla vendetta. L’industria del porno emerge dietro la scomparsa di una ragazza in SessoSui Sassi, nella Matera di Sandrone Dazieri. Un chirurgo, una anestesista,un amore forse sbagliato, una richiesta difficile da esaudire e da rifiutare:e Campobasso diventa teatro del piú inquieto racconto di Diego De Silva:Non è vero. Luce del Nord risplende nella Genova del contrabbando di Giampaolo Simi. Che cosa c’entra il leggendario Sarti Antonio, sergente– in Il confine del crimine di Loriano Macchiavelli – con Suv e «altrebestie del tipo»? Torna un’altra vecchia conoscenza di Crimini, il Curreli di Dove? di Marcello Fois, in un commissariato altoatesino «che sembrauna clinica svizzera». A «Gambianise» la vera indagine sulla morte di Momodou, immigrato, è condotta in un vertiginoso meccanismo alla rovescia da Wu Ming. Niente di personale, verrebbe da dire alla fine,con il protagonista di Carlo Lucarelli: un killer improbabile nell’aspetto e micidiale nell’azione, che vede minacciato il suo onesto lavoro di criminale italiano… Niente di personale, è tutto vero.

Dopo il successo di CRIMINIil nuovo appuntamento

con i migliori scrittori noir italiani

CRIMINI 2 cover.qxd 21-05-2008 12:57 Pagina 1

“Crimini Italiani è un’antologia

più maturae consapevole,che fotografa

il nostro mododi vedere l’Italia

di oggi”

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milanoNERA12 Luglio 2008

RECENSIONI

Giorgio FalettiPoCHi inutiLi nASCondiGLiBaldini Castoldi dalaip. 376, € 17,90

Un paio di anni fa avevo sentito Giorgio Faletti raccontare che

prima di pubblicare Io uccido aveva scritto alcuni racconti che erano rimasti nel cassetto per molti anni. Forse in Po-chi inutili nascondigli qualcuno appar-tiene a quel periodo. Una gomma che cancella muri case e persone in mano a un cartoonist di successo straziato nell’anima da un tradimento, un grup-po di anziani che riecheggia Amici miei alle prese con il mistero di una signora tedesca un tempo bellissima e del mari-

to, un tram senza autista che si perde nel nulla con a bordo un perfido professore, le pietre del “Campo Duro” che si scagliano da sole e uc-cidono chi non è in sintonia con la campagna del Monferrato, un mostro sentimentale che vive nascosto in un lago e difende una giovane donna, zio e nipotina alla ricerca di un divo tv scomparso in Giamaica e un uomo lupo su un set cinematografico sono i “temi” trattati. Quasi tutti i protagonisti sono persone cupe, solitarie e tristi per natura o per grandi dolori, accomunate dall’angoscia che si trasforma in crudeltà. La scrittura è semplice, diretta, quasi colloquiale, facilmente comprensibile condita da alcune battute da cabaret che sono forse il segreto del grande successo di vendita. Il genere è noir-surreale, le vicende così come sono nar-rate possono accadere solo sulla carta.

Ambretta Sampietro

Vittorio PaganiniCoRioniEdizioni di Latta, p. 370, € 15,00

Per chi non lo sapesse, Vitto-rio Paganini è l’ex comandante

dei NOCS (Nucleo Operativo Cen-trale di Sicurezza), ovvero un gruppo speciale della Polizia di Stato adde-strato per portare a termine opera-zioni ad alto rischio, come la libe-razione di ostaggi o le irruzioni in ogni ambiente per la cattura di criminali e terroristi.Lasciato l’incarico, Paganini si è de-dicato alla scrittura esordendo nel 2004 con Il sequestro (Premio Tede-schi), storia del rapimento dell’indu-striale fiorentino Dante Belardinelli,

liberato dai NOCS nel 1989.Ora Paganini torna in libreria con Corioni, storia di una faida calabrese all’interno della ‘ndrangheta.L’esecuzione del capo del clan Tabacco, da parte dei fratelli avversari Nico e Giuseppe Geraci, rischia di aprire una nuova lunga scia di sangue.Per cui, a dare la caccia ai due killer, vie-ne chiamato il comandante dei NOCS Sergio Corsi.Una storia tesa, cupa, in un ambien-te fortemente omertoso, e con un finale sorprendente.Una storia scritta con mano esperta e preci-sa, ispirata a fatti realmente accaduti diciotto anni fa ma che spiega come la Calabria di ieri sia purtroppo identica a quella di oggi.

P.Gr.

29 giugno - 7 settembre 2008 Scrittori in città - Tolentino Cultura 2008Reading, concerti, degustazioni e interviste d’autore.A cura di Alessia Scarpeccio e Associazione culturale “Idee in Circolo” di Tolentino.Reading e letture di Genny Ceresani e Laura Cannara.

6 luglio 2008 Salsomaggiore (PR), ore 18.00.Presentazione della rivista milanonera.Nei gazebo del centro cittadino con scrittori e giornalisti della testata.

12 luglio 2008Novellara (RE), ore 21.30 presso Libreria Aliberti.Serata noir e presentazione di milanonera.Con Valerio Varesi, Paolo Roversi e Cristiano Governa.

26 agosto 2008Nell’ambito di Parolario, Como, ore 21.00.nuovo Cinema Booktrailer con Francesco Carofiglio, Paolo Bianchi, Paolo Roversi, Lorenzo Beccati, Gaia Amaducci, Domenico Moretti e Vincenzo Latronico.Coordina Alessio Brunialti.Info su www.parolario.it

Robert R. McCammonLA ViA oSCuRAGargoyle Booksp. 488, € 16,50

In tempi di rinascente xenofobia e lotta alla diversità, questo è un libro

che spinge a riflettere sulla realtà.

Si tratta del romanzo La via oscura di Robert R. McCammon, pubblicato a fine inverno da Gargoyle Books, che si inquadra all’interno della letteratura horror d’oltreoceano, ma i temi che affronta sono più che mai concreti: differenze etniche, estremismo religioso, tele-predicazione, confronto con stili e credenze minoritari sono i cardini attorno a cui ruota

la narrazione. Se c’è chi credesse poi che le pagine di questo libro contengano descrizioni fastidiose o raccapriccianti perché appartiene al più estremo dei generi del mistero, si do-vrà ricredere: da un lato, infatti, McCam-mon dosa con sapienza l’orrore che inserisce; dall’altro le cronache dei giornali degli ultimi mesi hanno fornito esempi di ben più becera

natura che non hanno nemmeno l’attenuante della fantasia di uno scrittore. Insomma, come accade per Joe R. Lansdale con La notte del drive-in, anche qui si ritrova una lettura della quotidianità, un ritratto efficace di una società che sembra non conoscere differenze, almeno a livello geografico, quando si tratta di odio.

Antonella Beccaria

appuntamenti

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Vicequestori, marescialli, commissari, po-liziotti: a mangia come scrivi lo scrit-

tore si è presentato, questa volta, “in divisa”. La cena letteraria che una volta al mese va “in scena” alla trattoria Il cigno nero di Montechia-rugolo ha ospitato in giugno il vicequestore di Verona (Trevisi), il maresciallo della Guar-dia di finanza di Reggio Emilia (Marcialis), il commissario della Digos di Asti (Blini), un poliziotto di Piacenza (Matrone).Fedeli alla “ricetta” di Mangia come scrivi – una cena, tre scrittori per tre minuti (di rea-ding), nove opere d’artista – hanno portato a Montechiarugolo i loro libri. Che sono stati

presentati nella “solita” maniera insolita: nes-sun autore ha parlato di sé, ma ciascuno ha curato una breve lettura, omaggiando il lavoro del collega vicino e intervallando le portate del menu della trattoria (accompagnate dalle bol-licine della cantina astigiana Contratto).L’artista che ha esposto nove suoi quadri, Ma-trone, era già stato ospite della rassegna nel febbraio 2007 nelle vesti di scrittore (ha pub-blicato tra gli altri Erba alta e Il mio nome è Tarzan Soraia per Frassinelli).La staffetta tra scrittori ha visto Blini leggere Trevisi (Fogli di via. Racconti di un vice que-store, Emi), Trevisi leggere Marcialis (Io & Davide, Piemme), Marcialis leggere Blini (Il creativo, Ennepilibri).Dopo la pausa estiva, la rassegna organizzata e condotta dal giornalista Gianluigi Negri tor-nerà, sempre un giovedì al mese, dal prossimo 25 settembre.Tra gli appuntamenti in programma, “Nel blues dipinto di blues”, “Aspettando Hallowe-en”, “Lo scrittore sale in cattedra”.

Gianluigi Negri

Giallisti in divisa a tavola

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milanoNERA 13Luglio 2008

RECENSIONI

Noah CharneyLA donnA dEL CoLLEzioniStA Longanesi, p. 333, €17,60

Un romanzo d’esordio centrato, un godibilissimo affresco cul-

turale a tinte gialle.Charney esibisce la sua grande espe-rienza artistica, intrigando il letto-re. Un’annunciazione di Caravaggio scompare a Roma, un prezioso dipin-to di Malevic non è più nella cassa-forte dei curatori dell’artista a Parigi, un professore emerito viene prelevato durante una lezione alla National Gal-lery…Gabriel Coffin famoso esperto, col-lezionista e conoscitore dell’attuale

architettura organizzativa dei furti d’arte, darà appoggio all’indagine dei carabinieri italiani. La contropartita sarà l’uscita di prigione di un ladro d’arte su commissione, Vallombroso. In realtà Vallombroso è la sua donna e regalerà il titolo alla versione italiana del libro (Ladro d’ar-te nell’originale). La serie di furti prosegue con un altro Malevic e un ignoto quadro supremati-sta, battuti entrambi alla casa d’aste Christie’s.A Parigi si muove alla Conan Doyle/Agata Christie un ispettore goloso e a Londra un se-gugio di Scotland Yard, che richiama il Maigret di Simenon. Cosa accumuna una madonna con un quadro astratto tutto bianco?In un carosello affascinante e movimentato in-seguiremo la refurtiva, ma i colpi di scena ab-bondano, nulla è come pare e ogni dipinto può celarne un altro…

Patrizia Debicke

Stephen KingdumA KEY Sperling&Kupfer, p. 743, € 19,90

Duma Key è una delle keys americane nel magnifico paesaggio della Flori-

da. Sembra che quest’isola abbia un pote-re nascosto che non tutti però riescono a sentire, ma solamente chi ha subito qual-che menomazione fisica. È così che Edgar Freemantle approda su quest’isola dopo una vita trascorsa come costruttore edile di successo bruscamente interrotta da un brutale incidente in cantiere. Su quest’isola Edgar riscopre la sua passione fanciullesca per la pittura e viene alla luce un talento meraviglioso che neppure lui stesso sapeva di possedere. Merito dell’isola e dei suoi poteri eccezionali. Il talento non è però a

buon mercato, l’isola (o lo spirito che aleg-gia in essa) chiede come ricompensa un tri-buto di sangue. Edgar pagherà quindi a caro prezzo la bellezza dei suoi dipinti. Fino a quando deciderà di averne avuto abbastan-za e deciderà di contrastare questo potere... Ogni tanto King esce dal Maine e fa bene: la scrittura risulta più fresca e le immagini più varie. Nel libro si parla di pittura e di quadri e l’accostamento tra la scrittura e la pittura in questo caso non è una forzatura: in molte occasioni la penna di King si trasforma in un pennello e la forza dello scritto è tale che sembra di vedere le scene in diretta mentre stanno accadendo. Il fedele lettore non ri-marrà deluso da questo libro. Verrebbe da dire “il solito King” se questo non fosse una garanzia di qualità e adreanalina.

Stefano Favaro

John Michael GreerdizionARio EnCiCLoPEdiCo dEi miStERi E dEi SEGREtimondadori, 2008, p. 690, € 26,00

Da dove vengono le idee?Chiedetelo a uno scrittore e vi guar-

derà stranito.Le idee sono dovunque. Un articolo di giornale, la scena di un film, un quadro, una frase rubata a una conversazione.O un libro.Siete autori di thriller, in cerca dell’idea per una trama piena di misteri per bissare il successo di Dan Brown. Aprite a caso il Dizionario dei misteri e dei segreti: p. 274, Illuminati di Avignone, “Rito massonico di breve vita fondato in Francia...” (in

realtà, sono da secoli attivi in segreto per tutelare la verità su...); p. 483, Rapimento Morgan, “La sera del 12 settembre 1826, tre mesi prima della pubblicazione del suo libro che svelava i segreti dei primi tre gradi della Massoneria, William Morgan scom-parve dalla prigione comunale di Canan-daigua, nello stato di New York. [...] Di lui non si ebbero più notizie”. Promettente.E il Reclutamento retrospettivo? E i Regni sotterranei?Opera di uno studioso inglese appassionato di società segrete e storia nascosta, questo volume cerca di fare chiarezza in un ambito disciplinare a dir poco caotico e inquinato, unendo la chiarezza del saggio con la leggi-bilità di un romanzo che narra non una, ma mille storie. Tutte misteriose.

Giovanni Zucca

Bo-noir è la prima ras-segna dedicata alla let-

teratura e alla cronaca nera. Iniziata a Bologna nell’estate 2006 ha ottenuto un grandis-simo seguito. Nel corso degli appuntamenti che vengono proposti dal vivo scrittori, giornalisti ed esperti riper-corrono le tappe fondamentali di alcuni dei più inquietanti delitti che hanno macchiato il nostro Paese.

Bo-Noir torna anche quest’anno ed è ufficiale il programma dell’edizione 2008, organizzata da Riccardo Marchesini e An-tonella Beccaria. Qui a fianco date delle serate e argomenti che si susseguiranno dal 6 luglio al 3 agosto prossimi.Al momento siamo in attesa delle conferme degli ultimi ospiti e via via verranno messi online i nomi di chi sarà presente a discutere con noi e con il pubblico. Stiamo preparando anche video e contributi speciali che andranno a completare le sera-te: pure in questo caso tutto verrà pubblicato su queste pagine virtuali e sul nostro spazio su MySpace.info su: www.giostrafilm.it/bonoir/

Paura a Bologna - Storie di rapimenti bolognesi•Domenica 6 Luglio 2008 - h. 21,15 Piazza Verdi, Bolognada mamma Ebe a Vanna marchi: gli imbrogli dell’occulto•Domenica 13 Luglio 2008 - h. 21,15 Piazza Verdi, Bolognada CSi alla realtà: le investigazioni scientifiche in italia•Domenica 20 Luglio 2008 - h. 21,15 Piazza Verdi, BolognaRomagna mia, Romagna in noir•Domenica 27 Luglio 2008 - h. 21,15 Piazza Verdi, BolognaFratelli di sangue: la banda della uno bianca•Domenica 3 Agosto 2008 - h. 21,15 Piazza Verdi, Bologna

Bo-noir, al via la terza stagione

Francesco RecamiiL CoRREttoRE di BozzESellerio, p. 184, € 12,00

Strano libro Il correttore di bozze di Re-cami, a tratti splendido a tratti irritan-

te. Cominci a leggere e dici: non è possibi-le. Sembra una storia insulsa, un giallo da quattro soldi, per di più pieno di refusi. Lucilla, casalinga anni novanta con la Sce-nic, è adescata da un gigolò. La trama gial-la comincia così e va avanti scialba, troppo scialba. Poi inizi a capire. Quello che stai leggendo è un libro nel libro: è il mano-scritto che il correttore di bozze sta, ap-punto, correggendo in bozze. Così, pagina dopo pagina, il giallo perde importanza, di fatto non c’è più, ed emerge la figura del correttore: kafkiano, solitario, in lotta con

parole ed editori, lapis, evidenziatori e voca-bolari. Il correttore di bozze diventa la storia di un’ossessione, romanzo claustrofobico e, in alcune parti, bellissimo. Un romanzo che parla di scrittura con fuoco ristrettissimo: di accenti gravi al posto sbagliato, di refusi, di parole straniere scritte male.Il correttore di bozze è anche un romanzo-denuncia del mondo editoriale, soprattutto giallo/noir (pazienza se lo pubblica un edi-tore che sul giallo ha costruito il suo succes-so). È romanzo di grandi ambizioni, secon-do me non pienamente raggiunte. A tratti, Recami si lascia prendere la mano e i giochi linguistici finiscono per annoiare. Un libro comunque da leggere, anche se rappresen-ta un notevole passo indietro rispetto allo splendido L’errore di Platini.

Antonio Pagliaro

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Con la diffusione dei booktrailer, filmati promozionali di un libro, l’editoria sta

vivendo una nuova fase. La pubblicità tradi-zionale, un premio importante e il passaparola

ben gestito determinano notevoli incrementi delle vendite ma c’è una parte di lettori che non legge i giornali e non va alle presenta-zioni. Entra nel megastore e compra il sensa-zionale best seller annunciato. Poi si lamenta che il sensazionale best seller faccia schifo. Se chiedi perché lo abbia scelto la risposta è sem-pre la stessa. È quello che ho trovato. I lettori hanno voglia di prodotti innovativi. Navigano in Internet, vanno o vivono all’estero per un periodo (generazione Erasmus), si confron-tano con americani, tedeschi, francesi. Non sono solo i giovani, è una tribù trasversale. A loro si rivolgono i piccoli editori sfruttando la

Rete e la tecnologia digitale con booktrailer low cost nei casi migliori di valore artistico. Come effetto collaterale ne girano anche di orrendi. I grandi editori per ora investono sui nomi di punta. La Mondadori ha commissio-nato il video di Niccolò Ammaniti dopo lo Strega 2007. Il booktrailer si è rivelato par-ticolarmente adatto a tradurre in immagini romanzi gialli/noir. In Italia il primo filmato è stato prodotto nel 2005 da Marsilio per il noir Baciami Giuda di Will Baer. Tra i video più cliccati in YouTube e invitati alle mani-festazioni letterarie quelli di Simone Saras-so, Susana Fortes, Teresa Moure, Lee Child,

Richard Montanari, Peter James e il nostro Paolo Roversi. Fuori dal giallo/noir troviamo i filmati da Tiziano Terzani, Loretta Napole-oni, Gianrico e Francesco Carofiglio, Paolo Bianchi, Marco Buticchi, Paolo Colagrande, Lidia Ravera, Wu Ming, Mario Desiati, Jo-shua Ferris, Max Pezzali e molti altri. È presto per dire se questo strumento crei successo e quindi ricchezza. Intanto serve a sperimen-tare linguaggi, attrarre più lettori, svelare ta-lenti narrativi e cinematografici. Di certo non danneggia le vendite. Purché alla base ci sia un buon libro.

Annarita Briganti

per fare un booktrailer ci vuole un buon libro

Page 14: MilanoNera N°2

milanoNERA14 Luglio 2008

Sei passato dalla “trilogia di magdeburg” a un libro di racconti Armageddon. da una trilogia

titanica a testi molto brevi. Come vedi questa pro-gressione?Ogni storia è diversa da ogni altra. Di conseguenza è diverso lo spazio necessario a raccontarla. Magdeburg è un progetto concepito per quel genere di lunghezza. Per contro, per narrare ciò che volevo in Armaged-don, sono stati sufficienti due romanzi brevi e tre racconti. La termatica comune è: come può finire un “ciclo degli uo-mini”, “ciclo” inteso nel senso più lato possibile. Armaged-don peraltro dovrebbe essere il primo volume di una serie TEA Libri volta a riproporre tutta la mia produzione di ro-manzi brevi e racconti.

C’è davvero un pubblico di lettori interessato ai raccon-ti di un singolo autore?Ritengo senz’altro di sì. La proposta narrativa antologi-ca è antica e solida quanto la proposta del romanzo. Ogni editore continua a pubblicar-ne: sia mono-autore, che multi-autore a tema. Riten-go che il racconto sia un ottimo formato per offrire al lettore un quadro ancora più esauriente dell’immagi-nario e della produzione sia di uno specifico autore che di un gruppo di autori.

Ben Yurick, protagonista del primo racconto, Pho-enix, è un immortale. Eroe o vittima?Immortale è un termine ingombrante. Preferisco ve-dere Ben Yurick come “qualcuno che non può mori-re”. Questa potrebbe suonare come una sottigliezza, ma a mio parere è una differenza molto significativa. Ritengo anche che un concetto come “l’immortalita’” sia troppo arcano per potere essere compreso dalla mente umana. Come ci insegna il grande Milan Kun-dera nel suo capolavoro intitolato appunto L’Immorta-lità, rimanere in circolazione per sempre non fornisce affatto risposte, pone solamente problemi più grossi. In questi termini, Ben Yurick non è un eroe, ma non è necessariamente nemmeno una vittima. È qualcuno che cerca di fare i conti con l’impossibile.

in molti tuoi libri parli di guerre. Come mai?Nulla come la guerra fa deflagrare il conflitto. Con gli altri e con noi stessi. In questi termini, sia in Kondor

(che parla di una guerra futura... presente?), che in Magdeburg (ambientato in una guerra passata... o for-se fin troppo presente anch’essa), il vero Nemico (N maiuscola) si trova dentro di noi.

Come direttore del Giallo mondadori stai risco-prendo gli autori italiani. Scelta coraggiosa o in-coscienza?Nè l’una nè l’altra. Se si tratta di scelta coraggiosa, è già stata fatta dai grandi che mi hanno preceduto: Alberto Tedeschi, Oreste del Buono, Laura Grimal-di, Gianfranco Orsi & Lia Volpatti. Tutti loro hanno pubblicato autori italiani.Se si tratta d’incoscienza, ciò potrebbe implica-re che gli autori italiani sono dei cani. Nulla di più sbagliato.La qualità e la validità della narrazione non hanno bandiera: autori validi possono essere finnici come pakistani come anche italiani. Questo non solamente oggi, e di certo non solamente nel Giallo.In Italia ci sono moltissimi autori validi. L’importan-te, ritengo, è dare loro la possibilità di trovare uno spazio. In termini strettamente statistici, non dimen-tichiamo che il Giallo Mondadori tira il triplo della media dei libri da libreria e vende da due a tre volte

tanto. I libri della Monda-dori Edicola SONO libri a tutti gli effetti. Il fatto che vengano venduti nel chiosco all’angolo o nell’edicola della stazione nulla toglie e nulla cambia.

È appena uscita Anime Nere reload. Anche qui tut-ti italiani: tu così amante dell’America sarai mica di-ventato campanilista fino al midollo?Come sopra: abbiamo mol-tissimi autori validi. Inoltre, non tutto quello che ci arri-va “dall’America” (virgolet-te d’obbligo) è oro colato. Anzi... Anime Nere (2007)

e Anime Nere Reloaded (2008) formano un “corpus” narrativo di ben quaranta racconti per una foliazione superiore alle novecento pagine. Un record. Ad autori di primo piano – Evangelisti, Dazieri, Genna, Tani, Montanari, Salvatori, Di marino – si affiancano solidi professionisti – Forte, Lama, Cappi, Narciso, Mar-cialis – e inaspettati esordienti – Maggi, Parazzoli, Lombardi, Coata. La doppietta di Anime Nere è una proposta antologica al massimo del culturalmente provocatorio e del policamente scorretto.Niente ipocrisie buoniste e sovrabbondanza di colpi bassissimi.E giusto per provocare sull’AmeriKa che ti piace tan-to: we ain’t taking no prisoners!

negli States hai trascorso parecchi anni come sce-neggiatore a Hollywood. da esperto: come sta il cinema italiano?Direi che il cinema italiano stia come il cinema in ge-nerale. Quindi ecco, proprio secondo un’antica mas-sima di Hollywood, le cinque fasi della realizzazione di un film e/o serie tv: 1) pazzo entusiasmo; 2) totale disperazione; 3) ricerca del colpevole; 4) punizione dell’innocente; 5) promozione dell’incompetente.

Paolo Roversi

incontro con il direttore del Giallo mondadori

L’anima nera di Alan D. AltieriL’autore ha appena pubblicato “Armageddon” per Tea

AA.VV.BuGSEdizioni Bd, p. 266, € 16,00

Questa antologia raccoglie dieci storie che hanno a che

fare con gli insetti, la razza più nu-merosa del mondo animale (oltre un milione di specie conosciute) e con i ragni, che non sono insetti, ma fanno lo stesso accapponare la pelle. Ciascuno scrittore ha trat-tato il tema a modo suo, creando una interessante varietà di stili e storie. Abbiamo l’ironia graffiante e schizoide di Dazieri, il cui pro-tagonista serve da modello a uno sciame che replica forme e com-portamenti umani, e la crudeltà degli scorpioni giganti di Alan D. Altieri, combattuti da una squadra di contractors altamente specializ-zati in una scenografia da incubo tecnologico. Stefano Di Marino racconta la storia disperata di un killer all’ultimo “tiro” che affronta la magia yoruba nei quartieri più degradati di Milano, mentre Die-

go Cajelli ci presenta una donna intrappolata in un terrario pieno di scolopendre. E ancora, in ordine sparso, troviamo gli scarafaggi grossi come gatti di Barbara di Gregorio, le zanzare di Matteo B. Bianchi, una storia d’amore tra formiche di Alberto Schiavone, i ragni guerrieri di Roberto Recchioni, l’inquietante collezionista di farfalle di Enrico Remmert e persino l’Uomo Fuco, un supereroe degli anni Quaran-ta redivivo nell’esilarante racconto di Gianluca Morozzi. Un ulteriore bonus sono le brevi e spumeggianti presentazioni dei racconti scritte dal curatore Tito Faraci e alcune formi-che (stampate, ovviamente) incluse a caso tra le pagine. E forse perché la casa editrice di questa antologia è specializzata in fumetti d’autore, forse perché alcuni degli autori sono sceneggiatori di fumetti, quasi tutti i racconti si portano dietro una cifra fumettistica che li rende originali e godibili. Insomma, un libro davvero brulicante di vita…

Alfredo Colitto

Nick MamatasComE mio PAdREHA diCHiARAto GuERRAALL’AmERiCACargo, p. 173, € 13,50

C’è molto da imparare da questo giovane autore new-

yorchese. Nick Mamatas riesce a dipingere una satira feroce del suo Paese e delle sue fisime post-11 settembre con una delicatezza e un’ironia che farebbero invidia al miglior Aristofane (con il quale infatti i paragoni si sprecano, insie-me a quelli con Kurt Vonnegut). Mica facile.In Under my roof, incomprensibil-mente tradotto con Come mio pa-dre ha dichiarato guerra all’Ameri-ca, racconta la tragicomica vicenda di un americano tipo che costrui-

sce una bomba atomica utilizzando scarti di discarica e qualche informa-zione pescata da Internet e la piazza dentro un nano da giardino, usan-dola come deterrente per chiunque voglia invadere il suo territorio, lo stato indipendente di Weinbergia (praticamente la sua casa e il terreno intorno). A raccontare le avventure degli squilibrati abitanti di questo buffo microcosmo, il principe Her-bert, dodicenne con il dono di saper leggere il pensiero altrui e molta più saggezza degli adulti che lo circon-dano, a partire dai suoi genitori. Non serve troppo sforzo per trova-re le critiche ai media, alla politica estera statunitense, al consumismo e alla paura del “nemico musulma-no” tra vicende che potrebbero ac-cadere in un futuro neanche troppo lontano.

Silvia Cravotta

ANNA MARIA FASSIOi GioRni dEL minotAuRoFrilli, p. 237, € 10,50

C’è qualcosa di feroce in que-sto romanzo che inizia da

una fine, dalla morte della sua pro-tagonista. Vera Malan è una scrit-trice di successo, ormai anziana vive nella sua villa a Belvedere, un piccolo paese di provincia, il luogo ideale dove districare un mistero. È sola Vera, le uniche persone che ha intorno sono i domestici che le fanno compagnia, come Vanessa, una giovane adolescente inquieta. Vera ha dedicato la sua vita al suc-cesso, amata dai lettori, odiata dalla figlia, una donna fragile e frustrata,

segnata dal passato di tossicodipen-denza e dai ricoveri psichiatrici, più violenti di un pugno nello stomaco. Ricoveri voluti dalla madre quando la figlia viene ritrovata mezza nuda in un appartamento squallido, “fatta come un cocco”, così dicono i suoi due bambini, ai quali la donna non ha risparmiato la scena. La figlia in manicomio, i nipoti con la dome-stica, Vera viaggia, lavora, scrive. Una vita intensa che l’editore vuole raccontare in una biografia che affi-da alla nipote. La realtà però non è mai quella che sembra. Cercare nei ricordi rimossi sarà come scavare nel cestino dei rifiuti, dov’è nascosto, insieme al dolore di questa famiglia, il mistero di un delitto irrisolto.

Raffaella Piccinni

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Ogni minaccia è debito. O forse era “promessa”? Ani-

me Nere prometteva di tracciare una mappa del lato

oscuro: c’è riuscita in pieno. Anime Nere Reloaded mi-

naccia di esplorare il fondo del baratro degli incubi.

In un ritorno auspicato e temuto, agognato e liberato-

rio, la tematica della crudeltà è il fulcro anche di que-

sta seconda, esplosiva antologia, estensione naturale

della prima. Ventidue autori determinati a colpire sot-

to la cintura con un pugno di ferro munito di rostri.

Ventidue racconti al massimo di giri della catarsi ma-

ledetta. Anime Nere Reloaded è una nuova, temeraria

esplorazione della tenebra umana e culturale, sociale

e politica, del nostro tempo. Dalla scuola all’inferno

alla viabilità da incubo, dalla famiglia che uccide al-

la società in metastasi, dal terrorismo come norma al

sadismo come commercio, dalla premeditazione del-

la sofferenza alla ineluttabilità del dolore.

Tremate, tremate, le Anime Nere son tornate!

Gli autori di questa antologia sono:

Cristiana Astori, Matteo Bortolotti, Giacomo Cacciato-

re, Andrea Carlo Cappi, Désirée Coata, Alfredo Colit-

to, Andrea G. Colombo, Andrea Cotti, Matteo Curtoni,

Franco Forte, Giuseppe Genna, Paolo Grugni, Diana

Lama, Giuseppe Lippi, Fabio Lombardi, Ettore Mag-

gi, Mauro Marcialis, Giancarlo Narciso, Cinzia Tani,

Alda Teodorani, Gianpaolo Novelli & Andrea Zarini,

Marco Vallarino.

A N I M E N E R E

R E L O A D E D

a cura di Alan D. Altieri

ASTORI BORTOLOTTI CACCIATORE CAPPI COATA COLITTO COLOMBO

COTTI CURTONI FORTE GENNA GRUGNI LAMA LIPPI LOMBARDI MAGGI

MARCIALIS NARCISO TANI TEODORANI VALLARINO ZARINI & NOVELLI

A R T D I R E C T O R : G I A C O M O C A L L OP R O G E T T O G R A F I C O : W A N D A L AV I Z Z A R II N C O P E R T I N A : E L A B O R A Z I O N E D A F O T O © M A R A B R I O N I

Alan D. Altieri

RECENSIONI

Page 15: MilanoNera N°2

milanoNERA 15Luglio 2008

Rufus GillmoreiL LEtto d’EBAnoPolillo, p. 318, € 13,40

Gillmore (1869-1935) appartiene alla Van

Dine School. Per questo suo Il letto d’ebano ha mu-tuato, infatti, da Van Dine il formidabile quartetto de-gli investigatori, la vittima che nasce e muore come la Canarina e l’assassino dal-la mente diabolica degno di La fine dei Greene. Ma i debiti finiscono qui (per fortuna). È questione di at-mosfera e di colore. Griffin

Scott, il detective amateur, non ha l’aplomb di Vance anche perché i sei possibili assassini sono solo dei parvenu (gigolò, ex pugili, fanatici religiosi, politici corrotti e ladri) che parlano il linguaggio della violen-za e del business. Dorothy Vroom, la fanciulla in pericolo (d’arresto), non è un’eterea wasp, ma una bruna procace che sparge sensualità a pie-ne mani. E dopo 300 pagine ad alta tensione, quando Scott, accanto al letto d’ebano, secondo la prassi del Giallo classico, smaschera l’assassi-no, anche il lettore più smaliziato è colto di sorpresa. Non è anche que-sto il segno del capolavoro?

Giuseppina La Ciura

Il portone d’ingresso cigolò de-licatamente: voleva dire che era

arrivato il papà.La mamma si alzò di scatto, e men-tre si stava ancora infilando la ve-staglia, corse in corridoio. Pet’ka si rigirò sul fianco per addormentarsi, ma suo padre parlava a voce alta, così si mise ad ascoltare. Il papà sta-va spiegando alla mamma, in paro-le sconnesse, che dopo la discussio-ne della tesi di Val’ka si erano presi una leggera sbornia. Pet’ka sapeva perché il papà aveva vuotato subito il sacco. Faceva così anche lui: se confessi tu per primo, si può evita-re una scenata della mamma.A giudicare da come il papà cion-dolava in corridoio, e poi da come se la rideva in bagno e cammina-va sorreggendosi alle pareti, Pet’ka capì subito che la sbornia non era stata per niente leggera. «Ti faccio un tè o un caffè?» gli chiese la mamma.«Un tè e un caffè!» accettò entusia-sta il papà.«Mescolati o uno alla volta?»Quando si arrabbia, la mamma diventa pungente. Pet’ka l’aveva sperimentato più di una volta. La mamma sospirò in maniera platea-le, andò in cucina e il papà, in cal-

zini, entrò nella stanza di Pet’ka. «Dormi già?»«Così prenderai freddo» gli fece no-tare Pet’ka.«Non preoccuparti! Come ti vanno le cose?»Pet’ka si mise a sedere sul letto.«Quali cose?»«Shhh…» il papà gli tappò la bocca con il palmo della mano. «La mam-ma ci sentirà. Dai, fammi vedere il diario!»«Adesso?!» rispose sorpreso Pet’ka.«Subito!»Ma subito comparve la mamma. Lei vede anche attraverso i muri. «Sei fuori di testa? È l’una di not-te! Il bambino dorme già da un pezzo».«E infatti cosa gli ho detto io: dor-mi! Ma lui: “Dai papà, posso farti vedere il diario?”»E fece l’occhiolino a Pet’ka. La mamma trascinò il papà in cuci-na e iniziò a strigliarlo ben bene: «Quanto durerà ancora questa sto-ria? Torni a casa tardi, praticamente mi tocca allevare Pet’ka da sola. Mi sono stancata di aspettarti e stare in pensiero. Tutti i giorni una sbornia. E adesso ti metti pure a svegliare il bambino. Già che si deve alzare presto per andare a scuola».Il papà taceva e beveva il suo tè con il caffè. Poi si mise a fare il buffone.Ma la mamma si arrabbiò: «Guarda

che dico sul serio, non scherzare».«Ma dai, cerca di capire!» iniziò a parlare lui. «Non potevo mica non andarci, dopo che Val’ka mi aveva invitato. Oggi ha discusso la tesi lui, domani toccherà a me. E chi mi scriverà il giudizio? Val’ka. Hanno invitato anche il professor Serčugin. Non ti immagini come mi ha abbracciato. Mi fa: “Caris-simo, bisogna proprio che prendi il dottorato anche tu. Subito!”. E quando mi da del “tu”, è una fac-cenda seria».«E tu a lui?»«Cosa vuol dire, io a lui?»«Cosa mi dici del fatto che prima non ti badava nemmeno?»«Appunto! Prima che ci sborniassi-mo insieme, non si accorgeva ne-anche di me, ma adesso…»«D’accordo per il dottorato. Ma perché prendersi una sbornia anche dopo il lavoro?»«Per forza!» sbottò il papà. «Quan-do si porta a termine con succes-so un ciclo produttivo, come si fa a non ubriacarsi?! Cos’è, hai qual-cosa contro il progresso della tecni-ca? La tensione emti… emtitiva… puah! La tensione emotiva deve essere scaricata. Non c’è nessun altro momento in cui ci si sente così uniti con i colleghi. Non c’è niente da fare: è il Ventesimo secolo. Le persone non comunicano tra loro, e una sbornia le avvicina».

«In certi casi le avvicina, in altri le allontana» osservò la mamma. «Scusa. Ho capito cosa intendi. Guarda nel frigorifero, magari c’è rimasto qualcosa, riempi i bicchieri così ci avviciniamo».«Fai piano, o sveglierai di nuovo il bambino!»La mamma chiuse meglio la porta. Di cosa parlarono poi, Pet’ka non riuscì a sentirlo. Steso sul suo let-to, pensava a come fosse tutto così complicato.La mamma aveva ragione, ma an-che il papà...La mattina dopo, per poco Pet’ka non fece tardi a scuola.«Il grande scienziato Newton» spie-gava l’anziana insegnante «scoprì, ragazzi, la legge della gravitazione universale, grazie alla quale gli uo-mini possono andare alla conquista dello spazio. Chi sa cos’è successo dopo questa scoperta di Newton?»«Una sbornia!» gridò entusiasta Pet’ka. La maestra aggrottò le sopracciglia. «Una sbor-ni-a?» domandò. «E cioè?»In classe si sollevò una foresta di mani. L’anziana maestra, confusa, pensò che aveva fatto male a non frequen-tare i corsi di aggiornamento.«Diccelo tu, Petja» disse.Così Petja si mise a spiegare per filo e per segno che cos’è una sbornia.

Jurij družnikov (Mosca, 1933-Da-vis, California, 2008) è stato uno dei più importanti scrittori russi del No-vecento, unico nella capacità di ge-stire grandi architetture narrative (si veda Angeli sulla punta di uno spil-lo, romanzo steso tra 1969 e 1979) come in quella di condensare storie straordinarie nelle poche pagine di un racconto (come avviene nella re-cente raccolta Là non è qua, 2005). Scrittore sarcastico, politico, intento a svelare le piccinerie di regime in Russia finendo epurato, ma anche di non perdonare nulla all’edonismo statunitense dopo essersi rifugiato oltreoceano, è stato candidato al Nobel per la Letteratura nel 2001. L’ultimo romanzo scritto prima di morire, il suo capolavoro, è Il pri-mo giorno del resto della mia vita ed è uscito in anteprima mondiale in Italia presso Barbera Editore, la casa editrice che sta poco a poco tradu-cendo tutti i titoli. Il racconto La sbornia, rappresentativo della verve narrativa di Družnikov, compare su milanonera proprio per gentile concessione di Barbera.

Gabriele Dadati

Robert Hültnerun’indAGinE SEnzA imPoRtAnzAdel Vecchiop. 192, € 15,00

“Le Alpi Bavaresi sono un luogo ricco di Storia e di

storie, molte di queste sono tenute nascoste perché pos-sono far paura. Io ho deciso di raccontarle perché esse appartengono al popolo”. Così Robert Hültner, inter-venendo alla Fiera del Libro di Torino, spiega le motiva-zioni che l’hanno portato a

narrare le avventure dell’Ispettore Kajetan. Pubblicato in Germania nel 1993, Un’indagine senza impor-tanza racconta le storie segrete cu-stodite dagli abitanti di un piccolo paese che si fondono con la Storia, quella della Germania degli anni Venti. Anche a Walching, nascosto tra le Alpi bavaresi, le ferite della Prima Guerra Mondiale e del pe-riodo immediatamente successivo non sono ancora sanate e la serenità stenta a tornare. Qui una giovane viene trovata morta in una fattoria e tutto lascia pensare che i colpevoli siano tre vagabondi.Ma lo scrupoloso ed esperto ispet-tore Kajetan, dai metodi investi-

gativi progressisti, non si ferma davanti alle apparenze di un caso senza importanza, e scopre un qua-dro complesso di relazioni tra even-ti e persone.Hültner, con eleganza descrittiva, attraverso dialoghi ben costruiti, dipinge un vivido quadro del paese e dei suoi protagonisti, delle tra-dizioni e degli avvenimenti locali della regione patria del nazionalso-cialismo. Per comprendere il qua-dro storico degli eventi che fanno da cornice al romanzo, in appendi-ce c’è un’utile e dettagliata nota al testo curata dalla traduttrice Paola del Zoppo.

Francesca Colletti

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La sborniaDi Jurij Družnikov

VIRUSLASCIATEVI CONTAGIARE DALLA PAURA

“Come King, Straub e Koontz prima di lei, Langan è un’autricedestinata a rimanere a lungo sulla scena letteraria.”Dark Scribe Magazine

Sarah Langanww

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Page 16: MilanoNera N°2

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