MilanoNera marzo 2010

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Numero 5 | marzo 2010 - anno III Rivista mensile dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita Lullaby Patrizia Debicke Il pozzo dei desideri a pagina 7 LA RECENSIONE a pagina 9 L'INTERVISTA a pagina 10 WHITE SIDE Eva Massari Adele Marini Francesca Colletti romanzo Sabina Morandi Il pozzo dei desideri I RACCONTI Storiacce d'autore GLI SCRITTORI Donato Carrisi e Piero Colaprico

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MilanoNera Mag il web press in noir

Transcript of MilanoNera marzo 2010

Page 1: MilanoNera marzo 2010

Numero 5 | marzo 2010 - anno IIIRivista mensile dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita

Lullaby PatriziaDebicke

Il pozzodei desideri

a pagina 7 La recensIone

a pagina 9 L'IntervIsta

a pagina 10 whIte sIDe

EvaMassari

AdeleMarini

Francesca Colletti

romanzo

Sabina MorandiIl pozzo dei desideri

«Le compagnie petrolifere sono sempre più spregiudicatee le grandi corporation violano la legge con disinvolturacrescente. Così, mentre noi ambientalisti siamoimpegnati a dimostrare quanto siamo affidabili,pragmatici e rispettosi della legge, l’arrembaggiopetrolifero straccia trattati internazionali e leggi nazionalicon un’arroganza senza precedenti.»

Dispacci di quotidiane avversità, in attesadi una crisi inevitabile.Il settore petrolifero non sembra volersirassegnare alla realtà delle cose: il petrolioesiste in quantità finita e prima o poi occorreràimparare a farne a meno. Il fondo del barileè lo scenario prossimo futuro.Un’inchiesta, in forma di narrazione,sulle azioni di una compagnia petroliferaparadigmatica. Un fitto intrecciarsidi protagonisti sparsi ai quattro angolidel mondo, seguendo il filo conduttoredisegnato dagli impianti estrattivi: dall’ArabiaSaudita al Caspio, dall’Ecuador alla Cina.E in mezzo, una storia d’amore (forse)impossibile, tra eco-criminali semprepiù audaci, ed eco-mercenari indecisisulle strategie di intervento.Un sentore che si fa piano in superficie,un desiderio corrosivo e insistente. Il predatoresi svela e diviene il braccato, per sfuggirea un passato di sofferenza o forse a un futuroche minaccia di essere un nuovo passato.

Sabina Morandi è giornalista scientifica,scrive di biotecnologie e ambiente. È statacaporedattore del mensile Rifondazione e hacollaborato con numerose testate, tra le qualiNuova Ecologia, Scienza e vita, Starbene,Le Scienze, Donna Moderna, Class, Espresso.Ha pubblicato La filosofia morale dellabicicletta (Baldini e Castoldi, 1997), Quasicome voi, (DeriveApprodi, 2000) e Il gene nelpiatto (Tecniche nuove, 2000), scritto insiemea Mariella Bussolati. È stata curatricedell’edizione italiana di Ingegneria genetica.Le biotecnologie fra scienza e business,di Mae-Wan Ho (DeriveApprodi, 2001).Membro del Consiglio Nazionaledell’associazione Verdi Ambiente e Societàe direttore scientifico del Consiglio dei dirittigenetici, ha seguito per conto del quotidianoLiberazione i principali eventi internazionali,in particolare i negoziati dell’Organizzazionemondiale del commercio (Omc-Wto)e i dibattiti della società civile.Nel 2003 ha partecipato come consulentealla realizzazione del programma Raiottcondotto da Sabina Guzzanti.Le sue pubblicazioni più recenti sono Petrolioin paradiso (Ponte alle Grazie, 2005)ed Emergenza rifiuti S.p.A. – Come piazzareuna bomba chimica a effetto ritardato e farlafranca (Castelvecchi, 2009).

SabinaM

orandiIlpozzo

deidesideri

Euro 00,00

In copertina:illustrazione di © Gipi

I raccontI

storiacce d'autoregLI scrIttorI Donato Carrisi e Piero Colaprico

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Come ogni anno, quando a febbra-io si chiude il festival NebbiaGial-la - di cui la squadra di MilanoNera è ormai consolidato motore - ri-comincia il conto alla rovescia. La

nebbia ce la si lascia alle spalle fino all'anno venturo. Quest'anno, però, non bisognerà aspettare il 2011 per rivivere quell'atmosfe-ra particolare tanto cara a chi vi partecipa. Sono trascorsi un po' di giorni dalla chiu-sura della quarta edizione il 7 febbraio (ri-uscitissima e mai con così tanti spettatori) e devo dire, a freddo ormai, che sono davve-ro soddisfatto di come è andata. Un entusia-smo coinvolgente, tantissimi appassionati intervenuti da tutta Italia, dibattiti interes-santi e, dulcis in fundo, il lancio del Premio NebbiaGialla per la letteratura noir e po-liziesca che farà di Suzzara una città in gial-lo e noir per trecentosessantacinque gior-ni all'anno. Lo spirito che anima il progetto

è quello di creare un premio letterario che esca dai facili, e ormai superati, schemati-smi di certi premi blasonati dove si appro-da in finale per molte ragioni tra cui, però, non figura quasi mai la qualità del romanzo. Proprio per garantire questa qualità abbia-mo quindi deciso di scegliere sei affermati giallisti super partes, ospiti dell'ultima edi-zione del festival, che avranno l'importante compito di stilare la short list dei tre finalisti. La giuria di qualità per l'edizione 2010 sarà composta da Simone Sarasso, Valerio Va-resi, Giulio Leoni, Davide Barilli, Patrizia Debicke e Adele Marini.

Definiti i nomi dei finalisti la parola passe-rà alla giuria popolare: cinquanta lettori che durante l'estate leggeranno i romanzi e ne decreteranno, tramite uno scrutinio pub-blico, il vincitore durante la Sagra del Cro-cefisso di settembre. Il bando è disponibile

sul sito www.nebbiagialla.it e c'è tempo per partecipare fino al 31 marzo 2010 inviando romanzi pubblicati fra il 1 febbraio 2009 e il 31 gennaio 2010.

Il premio, dopo il festival e questo Mag - che rappresenta, a tutt'oggi, l'unica freepress in noir sul mercato - è una nuova ed impegna-tiva sfida per me e i miei soci di MilanoNera. Un sfida che accogliamo con entusiasmo, come sempre. La fatica e i sacrifici compiu-ti nella costruzione di un progetto ambizio-so (portare fra le nebbie della Bassa i gran-di scrittori di genere) cominciano ad essere ripagati e dobbiamo quindi approfittarne. Consapevoli, sempre e comunque, che la strada è lunga: ogni successo è per noi uno stimolo a fare sempre meglio. Del resto leg-giamo noir perchè siamo ottimisti, mica possiamo fermarci davanti alla prima diffi-coltà, giusto?

M I L A N O • 2 • N E R A |

Un anno di giallo e nebbia

MILANONERAPeriodico mensile, n. 5 anno III

Redazione: Via Galvani 24, 20124 Milano - Tel. +39 0200616886

www.milanonera.com

EDITOREMilanoNera Eventi S.R .L.

www.mne20.com

DIRETTORE RESPONSABILE:Paolo Roversi

[email protected]

CAPOREDATTORE:Francesca Colletti

[email protected]

REDATTORI:Adele Marini

[email protected] Spaterna

[email protected]

Hanno collaborato a questo numero:

Elena Cesana, Matteo di Giulio, Stefano Di Marino, Patrizia Debicke,

Andrea Ferrari, Cristina Marra, Giampietro Marfisi, Eva Massari,

Ambretta Sampietro

IMPAGINAZIONE E PROGETTO GRAFICO

BloodyGraphX

PUBBLICITà[email protected]

SERVICE E PUBBLICITàTESPI s.r.l., C.so V. Emanuele II 154

00186 RomaTel. 06/5551390 - mail: [email protected]

STAMPASIEM, Via delle Industrie, 5

Fisciano (Sa)

Registrazione presso il Tribunale di Milano n° 253 del 17/4/08

eDItorIaLe

Paolo Roversi

MilanoNera E20 aPPUntamentI ~ In Redazione ~

| Numero 5 - anno III

GIO 4 MARZO, ORE 19,00Nelle mani di nessuno(Piemme)Gianni PalagoniaRelatore: Piero Colaprico

SAB 6 MARZO, ORE 11,00Il gioco dell’inferno(Besa)Ettore MaggiRelatore: Stefano di Marino

GIO 11 MARZO, ORE 19,00Tra due notti(Aracne)Edith Kneif

Relatore: Ester Saletta

SAB 13 MARZO, ORE 11,00Hasta la fin del mundo...in Vespa! (Acar)Lorenzo FranchiniRelatore: P. Roversi, P. Franchini

GIO 18 MARZO, ORE 19,00L'uomo di Innichen(Diapason)Dario CamilottoRelatore: F. Colletti

SAB 20 MARZO, ORE 11,00

Bloody Hell(Diapason) Igor de Amicis Relatore: Chiara Bertazzoni

GIO 25 MARZO, ORE 19,00L’uomo dagli occhi glauchi(Corbaccio)Patrizia DebikeRelatore: Luca Crovi

SAB 28 MARZO, ORE 11,00Filo rosso(Rizzoli)Paola BarbatoRelatore: Luca Crovi

GLI OspItI dEL NEbbIAGIALLA 2010 AL RIstORANtE IL cAvLLINO bIANcO

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| Numero 5 - anno IIIM I L A N O • 4 • N E R A |

BOSTON, 14 febbraio 2002.

Avevano acquistato un letto. E quello era ufficial-mente il primo passo ver-so qualcosa di duraturo. En-trambi, infatti, credevano

all’amore eterno. Avevano scelto insie-me quel mobile un sabato pomeriggio, mentre passeggiavano nelle vie del cen-tro. L’avevano notato contemporanea-mente in una vetrina. Meravigliandosi per quella assoluta coincidenza di gu-sti, avevano deciso di essere in presen-za di “un segno”. E così non avevano esi-tato ad acquistarlo.

Non avevano ancora una casa, così quel letto sarebbe rimasto presso il ven-ditore finché non ne avessero trovata una. In attesa, con loro, di una promes-sa vita futura. Provando a fare un passo indietro, non ci è dato sapere come fos-se cominciata la loro storia, né come si fossero conosciuti e poi innamorati. Ciò che si sa è che il loro era un amore da cartolina. Fatto di interminabili telefo-nate sdolcinate, di tenerissimi e cocco-losi animaletti di peluche, di coni varie-gati fragola e cioccolato, di bigliettini a forma di cuore.

Non erano più tanto giovani, né così inesperti ma innamorati della vita da gettarsi a corpo morto fra le onde tumultuose del destino. Molti dei loro amici erano sposati, o lo erano stati, in-felicemente. Alcuni gli dicevano che sa-rebbe bastata una convivenza, in fon-do. Ma loro avevano lo stesso deciso di coronare quei piccoli sogni d’amo-re nell’unico, indiscusso e universa-le modo di coronare i sogni d’amore: il matrimonio.

Dopo appena sei mesi da quel-la decisione erano pronte le partecipa-zioni per convocare amici e parenti. Poi trovarono casa. Era vuota naturalmen-te. Così la riempirono di oggetti, che sa-rebbero stati spettatori per molto, mol-to tempo della loro vita. Mancava solo quel letto acquistato per primo. Tanto era lì, in attesa, e adesso c’erano cose più urgenti da sistemare.

Si erano lasciati travolgere dalla smania organizzativa. Ma lui, un gior-no, notò che, in quella catena di eventi che li avrebbe condotti all’altare, man-cava qualcosa.

Non l’aveva mai chiesta in sposa.Volle fare le cose secondo tradizio-

ne, anche se in ritardo: con tanto di do-manda ufficiale e anello. Scelse come giorno fatidico per la richiesta proprio quello più indicato per questo genere di cose: San Valentino. A due mesi dal-le nozze.

Il quattordici di febbraio, lei si alzò di primo mattino. Si aspettava la con-sueta telefonata dell’innamorato che le augurasse il buongiorno. Ma quel-la telefonata non arrivò. All’inizio non ci diede troppo peso, anche se non le sembrava da lui una simile dimentican-za. Provò a chiamarlo lei, ma senza suc-cesso. Il cellulare era staccato.

Alle dieci avevano appuntamen-to alla casa che avevano preso in affit-to, per attaccare insieme le tende. Lei si presentò, puntuale, ma lui non c’era.

Quella stessa mattina, verso le nove, una signora ottantenne – a cui la motorizzazione aveva negato il rinno-vo della patente dieci anni prima – de-cise di prendere la sua vecchia Ford, come faceva ogni giovedì, per raggiun-gere le amiche che l’attendevano presso la sala Bingo della parrocchia. La signo-ra, anche per via del fatto che quel gior-no aveva litigato con la figlia, sovrapen-siero imboccò la superstrada a quattro corsie controsenso. Dopo aver percorso almeno un chilometro, schivando auto-carri e utilitarie e maledicendo i condu-centi che le suonavano contro, andò a infilarsi sotto un camion della nettezza urbana, morendo sul colpo.

Risultato: un pauroso ingorgo per incidente e una fila lunga almeno otto chilometri.

In quella coda c’era anche un fur-gone per le consegne. I due addetti pro-nosticarono che ci sarebbero volute al-meno un paio d’ore per uscire da quel casino e che, pertanto, avrebbero dovu-to effettuare le consegne con notevole ritardo.

Intanto lei non immaginava mini-mamente che quell’evento, lontano e imprevedibile, la riguardasse diretta-mente.

Alle undici decise di averne abba-stanza di quell’attesa e, vinta dall’an-sia, decise di andare a cercare il futuro sposo, convinta in cuor suo che gli fos-se accaduto qualcosa di brutto. Andò al suo ufficio, a casa sua. Chiamò i geni-tori, cercando di non metterli in allar-me. Quindi suo fratello. Si recò al circo-

lo di golf e presso il bar che frequentava di tanto in tanto con i colleghi di lavoro. Chiamò tutti i loro amici e anche qual-che conoscente. Nel frattempo, conti-nuava a telefonargli imbattendosi nel solito, laconico messaggio della segre-teria.

Esaurite le idee e in preda al panico, cominciò a contattare i numeri di emer-genza. Polizia e ospedali, però, non ave-vano notizie di lui. Le consigliarono di continuare ad attendere, perché quel-la, al momento, era l’unica cosa da fare: era passato troppo poco tempo dalla presunta scomparsa.

Arrivò la sera e, dopo averlo cerca-to in lungo e in largo senza fortuna, fece ritorno nella casa che sarebbe diventata il loro nido d’amore. Prima di scendere dalla macchina, pregò di trovarlo lì ad attaccare le tende, così come avevano concordato. Disse a se stessa, e a Dio, che l’avrebbe perdonato per quell’as-surda dimenticanza. E che sarebbe pas-sata sopra a ogni sua scusa idiota per giustificare un comportamento tanto ir-responsabile. Tutto, pur di sapere che stava bene.

Sul pianerottolo, s’imbatté nella prima sorpresa: un enorme pacco rega-lo incartato da un nastro rosso con tan-to di bigliettino.

Sorrise a quella vista, la colse un

immenso sollievo. Non si era sbaglia-ta: l’uomo che aveva scelto come futu-ro marito era pieno di risorse. Aprì il bi-gliettino e lesse, divertita e commossa.

Lui le annunciava che nella scatola c’era il loro divano.

Il primo mobile acquistato, quello che avevano scelto insieme e che ave-va determinato la catena di eventi che li avrebbe condotti fin lì, alla vigilia di un matrimonio. L’oggetto che avrebbe sim-boleggiato per sempre l’inizio della loro unione.

Quindi, lui la invitava ad aprire in fretta la scatola. Le parole ‘in fretta’ usa-te nel biglietto non la insospettirono, solo dopo avrebbero acquistato un fata-le significato.

Il medico parlo di soffocamento, di stato di costrizione e di disagio del-la vittima dovuti alla postura nella sca-tola. Di morte sopravvenuta in seguito alla mancanza d’ossigeno in uno spazio così angusto, nonostante gli opportu-ni fori praticati nell’imballaggio. Il tutto aggravato dalla speciale circostanza che il furgone delle consegne fosse rimasto imbottigliato nel traffico per almeno due ore a causa di un incidente.

I giornali titolarono: “Ottantenne percorre la superstrada contromano e un uomo muore soffocato in una sca-tola”.

DUE CUORI E UN SOFàDonato Carrisi

DONATO CARRISIvisto da ELENA CESANA

marzo 2010 | | M I L A N O • 5 • N E R A

raccontI storiacced'autore

BIl «Paralentus» è l’insopporta-bile bar per nottambuli dove il fotografo dei vip, Billy Saraçi-no, va a mettersi in mostra. Quella sera stava seduto a ca-potavola, di spalle alla porta.

Insieme con lui, c’erano tre ragazze belle, rozze e tossiche e due mezzeseghe di cal-ciatori che in tutto l’anno non avevano giocato più di 90 minuti.

Corrado Genito era un ex carabiniere e anche se il Paralentus era un bar dove nei suoi sogni avrebbe messo non malvo-lentieri una bomba al fosforo, entrò, si se-dette al banco, ordinò un Negroni sbaglia-to e aspettò il momento giusto. Sapeva co-sa fare, lo sapeva sempre, altrimenti la sua agenzia per la sicurezza avrebbe chiuso da anni, invece era diventato un milionario cazzuto e malinconico. Si passò le mani tra i radi capelli, era il segnale per un qua-rantenne, più largo che alto, con un giub-botto montone azzurro emerso da chissà quale svendita cinese. Si fece largo nel lo-

cale spostando di peso un cameriere, si avvicinò al tavolo e prese per il collo Sa-raçino: «Ora ti ammazzo», gridò.

«Ti sei fatto i soldi sulla pelle di quella scema di mia sorella», disse mollandogli una pappina in pieno naso.

«La velina voleva fare e tu - aggiunse con emozione - l’hai mandata a spacciare cocaina sugli yacht, a darsi via con i vecchi bavosi, e non l’hai mai pagata, e ora…», e giù botte e botte.

Persino i tatuaggi del fotografo veni-vano oscurati dagli ematomi e dalle mac-chie di sangue che si allargavano sotto la camicia bianca slacciata e strappata. Il quarantenne pestava sodo. Con uno sga-nassone aveva steso il mediano che aveva tentato di arginare la sua furia. E con un perfetto mawashi-geri-jodan aveva spedi-to un magrissimo pr in golfino di cache-mire azzurro contro un poster. Saraçino, senza due denti, il naso spaccato, un oc-chio chiuso, era stato riagguantato e stava per essere strangolato quando Genito ave-va restituito il bicchiere ambrato ed era in-tervenuto, poggiando la sua calibro 38 sul-la testa del gorilla: «Ora lei si calma o le sparo».

Al «Paralentus» lo squittio delle ra-gazze e le bestemmie dei camerieri si era-no spenti e, nel silenzio generale, Saraçino quasi sveniva, per il sollievo. Il picchiato-re, come se non ragionasse più, aveva ten-tato, con una precisa mossa di karatè, di disarmare Genito. Ma l’ex carabiniere non s’era scomposto. Parata con il gomito sini-stro. Aveva poi teso il braccio destro, spa-rando all’uomo una botta in pieno ginoc-chio. Mentre il sangue bagnava copioso il parquet di noce, Genito aveva acciuffato il frastornato Saraçino, ordinandogli: «Por-tami via di qua, subito».

Il rumore di una sirena già risuonava nella via, mentre l’investigatore privato, sdraiato sul sedile posteriore della Cayen-ne del fotografo, rideva. Anche Saraçino rideva: «Vai a mille te, ma chi sei? Io ti fac-cio diventare qualcuno. Ti va di essere lo Scarface italiano? Ho amici ovunque», strillava al volante, pulendosi il sangue dal volto. «E’ stata una scena meravigliosa, peccato non avere una cazzo di macchina, avrei fatto un sacco di soldi».

«Non hai capito, Billy», disse Genito.«Che cosa?».«Non amo la popolarità», rispose. «Va bene, allora non sarai lo Scarface

italiano, ma hai un desiderio? Vuoi una donna dello spettacolo? Vuoi dei soldi? Vuoi un posto in Parlamento? Io…».

Genito sollevò la pistola e la puntò contro il fotografo: «Guida sin dove hai l’archivio delle foto…».

«Non ho…».«Amico, il premier sa esattamente

che cosa c’è nel tuo archivio e lo vuole. Ma tu credi davvero che in Italia i ricatti siano affare per un paparazzo sfigato?».

«Non so di che cosa parli, ora scen-di», rispose Saraçino, inchiodando l’auto.

L’investigatore si rimise a sedere e con campa spiegò: «Mi ha incaricato di prenderlo, lui, capisci? So come fare. Le telecamere del tuo bar sono fuori uso da ieri e io non sono una faccia nota, sono so-lo il cliente che ti ha salvato, e sono sulla tua auto, nessuno mi conosce e posso continuare l’opera come voglio».

Il primo proiettile esploso al bar Para-lentus era a salve, il suo amico pugile ave-va sparso sul parquet soltanto sugo di po-modoro. Ma il secondo era uno special a naso molle e Genito lo sparò contro il tet-tuccio del Cayenne, aprendo uno squar-cio nella lamiera: «Se vuoi vedere il tuo cervello ridotto così…», disse a Saraçino, mostrando la canna nera. Il fotografò co-minciò a tossire, non era abituato ai gas di scarico del revolver, e a piangere. Ma poi andò tutto nel migliore dei modi.

«Misterioso ricovero in ospedale per il fotografo dei vip», dicevano i titoloni delle riviste scandalistiche. Era stata una crisi di nervi. L’uomo che pensava di avere tanto potere, perché poteva ricattare i po-tenti, aveva incontrato il potere vero, quel-lo che poteva permettersi di pagare a Ge-nito 500mila euro, di conservare i file con le foto in una banca svizzera, di met-tere ogni cosa a tacere. Il ricatto poteva continuare, ma in mani migliori. Mani antiche, mani italiane.

LO SCARFACE ITALIANOPiero Colaprico

PIERO COLAPRICOvisto da ELENA CESANA

Si erano lasciati travolgere dalla smania organizzativa. Ma lui, un giorno, notò che, in quella catena di eventi che li avrebbe condotti all’altare, mancava qualcosa...

Dopo il web e il Mag, Mila-noNera approda in ra-dio.Attualità e racconto sono i must di Radio 24, l’emit-tente radiofonica del

gruppo Il Sole 24 Ore, che nel 2010 amplia lo spazio dedicato ai temi sociali, allo sport e ai libri.Ogni giorno la Radio nata e svilup-pata secondo la strategia di essere news & talk, cioè basata sulle notizie e sui programmi parlati di appro-fondimento e intrattenimento, rag-giunge oltre due milioni di ascolta-tori, che diventano 5 milioni nell’ar-co della settimana. MilanoNera è on air la domenica al-le 15.00 e alle 22.00 con Storiacce d’autore, racconti che scrittori di gialli e noir hanno realizzato per Radio 24. La rubrica è curata da MilanoNera e Raffaella Calandra conduttrice della trasmissione Storiacce su Ra-dio24.

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marzo 2010 || Numero 5 - anno IIIM I L A N O • 6 • N E R A | | M I L A N O • 7 • N E R A

recensIonI recensIonI

Un libro esagerato. E con questo ho det-to tutto. Stile asciut-

to, mai pindarico, ma sempre greco in senso tragico. Ironico, sagace, colto ma non spocchio-so. Una storia circolare, viziosa come un gatto

che si morde la coda assomigliando sem-pre di più a un cane rabbioso.

Lungo il giusto, mai sovrastimato, forse solo un po' troppo attaccato alla storia del primo episodio.

D'altronde le serie sono fatte per es-sere lette dall'inizio. Se per caso non ave-te letto Milano è un Arma, non aprite La Metropoli Stanca, leggeteli in ordine che du gust is megl che uan.

Dopo tutte queste parole è inuti-le dilungarsi sulla trama che è già fitta di suo, correndo peraltro il rischio di svela-re particolari interessanti che, a mio av-viso, potranno essere gustati appieno in sede di rilettura. Avete capito bene, La Metropoli Stanca è un libro da rileggere, perché presenta così tante chiavi di let-tura che volendo lo si può affrontare più volte con l’umiltà di un pugile sconfitto al quale è d’obbligo concedere la rivinci-ta. Gallone in questo romanzo alza il tiro e disegna una città ancora più iperboli-ca che in Milano è un’Arma e teorizza, a mio avviso, non più l’etica della metropo-li, ma l’epica di Milano. Con la sua truppa di eroi estremi ed estremamente vessa-ti dalla vita e da loro stessi. La Metropoli Stanca non stanca affatto per tutte le pa-gine di cui è composta e porta il lettore ad una fina affannata che lascerà l’amaro in bocca come in ogni buon libro e porterà con sé la domanda delle domande: Che ne sarà dei nostri epici eroi in futuro?

Andrea Ferrari

Un altro romanzo sui serial killer? Eh, sì anche se da uno

specialista (non un ma-estro) del genere e inse-rito in una serie, quella del tenente Milos Stur-gis e dello psicologo Alex Delaware. Il ritro-

vamento di un cadavere di una pianista cui è stata amputata una mano si espande in un caso più tenebroso con la scoperta di altre giovani similmente mutilate. Le altre vittime, però, sono prostitute e questo met-te la polizia in sospetto. Inizia così un thril-ler d’impianto molto classico, certamente ben condotto ma con un ritmo televisivo, dove tutto, dai personaggi alla risoluzione della vicenda, è un po’ già visto. Entrano in gioco location e personaggi di contorno compreso il giovane detective Moses Reed

che, pur restando rigorosamente profes-sionalmente nel format di queste storie, stancano. Il collegamento tra la follia, le vittime femminili che subiscono amputa-zioni, l’ombra di uno o più menti criminali devastate da sinistre patologie (o contem-poraneamente animate da propositi volti a relativamente insondabili piani) non è nuovo. Di sicuro Kellerman ha scritto di meglio e sembra in questo caso ricalcare una formula fortunata e sicuramente an-cora gradita a un certo pubblico, ma che l’appassionato vorrebbe variata in qualche modo. Sinceramente di romanzi del gene-re, venduti in libreria a prezzi così alti, se ne può fare a meno. È probabilmente nel-la grande diffusione di romanzi sempre uguali a se stessi con minime varianti e portati negli scaffali delle librerie dove per quel presso ci si aspetterebbe qualcosa in più del solito rompicapo, alla fine non così difficile da svelare, che va ricercata una certa stanchezza accusata dal filone con conseguente calo di vendite generale. La stessa vicenda poteva essere condensata in un più ristretto numero di pagine e ma-gari inserita in una più tradizionale collana di gialli.

In ogni caso un passatempo grade-vole per chi non cerca né si aspetta no-vità.

Stefano Di Marino

Dopo Omicidi sulla collina, torna Si-mon Serrailer, per-

sonaggio seriale ideato da Susan Hill. Nella brumosa Inghilterra, in un paesino ai margini, scompare un bambino. La polizia si mette sulle

sue tracce, scavando nel marcio di una campagna che ha più lati oscuri, soprat-tutto interiori, di quanto ci si possa at-tendere. La critica sociale emerge, paca-ta, quasi subito, durante il lento dipanar-si della storia. Non c'è velleità politica di-retta, nelle frasi raffinate della Hill, però qualcosa di urticante emerge, alla di-stanza, nella nebulosa sostanza di una prosa elegante e posata.

Nessuna pietà per i duri di cuore è, a partire dal titolo ricercato e simil-biblico, un atto di coscienza. Un lungo ricercare laterale, là dove l'occhio umano indugia meno. Non a casa la narrazione è stratifi-cata, cade dall'alto sul paesino, protago-nista insieme ai personaggi, come fosse una cascata di pioggia, allargando il pro-prio diametro con l'infittirsi dell'indagi-ne. Susan Hill coccola il lettore offren-do storie che spezzano e si intrecciano, caratteri che si muovono in sincrono e fuori tempo, prime e terze persone che complicano il mistero. Ma mai si abban-dona al lato più commerciale del gene-re. Ricorda, per finezza esecutiva, l'ul-timo John Banville, ugualmente british nel suo esplicitare attraverso la finzione poliziesca un bisogno di letteratura non

necessariamente legata al colore giallo.Nessuna pietà per i duri di cuore, se-

condo tassello di una tetralogia che sarà interamente pubblicata da Kowalski, ma perfettamente godibile anche indi-vidualmente, ha l'ampio respiro del ro-manzo gotico rurale. Tanto da potersi permettere una pressoché totale assen-za di colpi di scena, puntando tutto su dialoghi e psicologie, su tattiche e cambi d'umore, su sguardi e descrizioni detta-gliate di situazioni, luoghi e climi. Come in una serie tv, di quelle avvincenti, in cui di puntata in puntata si conoscono mag-giori particolari, le sfaccettature degli eroi e dei loro continui errori.

Inutile disquisire sul fatto che, alla fine, Nessuna pietà per i duri di cuore non sia un giallo, né un thriller, ma uno spaccato dell'Inghilterra d'oggi. Convin-ce pagina dopo pagina, ed è questo che conta.

Matteo di Giulio

F ragili e inquiete, le fate di Barbara Ba-raldi danzano sul-

le note di una ninna-nanna punk.

Giada, una crea-tura della notte stretta nel suo universo buio e claustrofobico, e Lua-

na, vibrante di luce nel suo nido di cri-stallo.

Facce opposte della stessa luna.Per il mondo sono solo due adole-

scenti, compagne di scuola che vivono la loro favola fatta di chiacchiere, complici-tà e sogni da condividere, che se ne fotto-no dei patti con gli adulti e tessono incer-te la tela delle loro verità.

Il sogno che vivono è soffocato da un cuscino di insegnanti, genitori, da uno scrittore mancato che medita di uccide-re la madre malata e da Mirko, imberbe ragazzetto che si sballa con la droga e si procura piacere con la bocca di Giada.

Storie che si intrecciano, sottili e pre-cise come una ragnatela, abitata da un gi-gantesco insetto che ha il volto della pau-ra, quella che porta il padre di Luana a dividerla dall’amica e che fa sprofonda-re Giada in un buco nero che ha la forma di una cisterna abbandonata, dove si ab-bandona alle pretese di Mirko, e sempre di più alla cocaina.

L’incubo è perpetuo, le visioni sono reali. Giada corre, ansima, cerca Mirko nel pozzo ma non lo trova, non ci vede, non respira, poi si ferma, inciampa.

Inciampa sul corpo di Mirko, cada-vere.

E’ sola e senza la sua dama bianca, si fa scudo di un amico del padre ricattan-dolo, obbligandolo a seguirla e a proteg-gerla dai demoni (reali?) che la seguono, e sottraendolo alla sua personale ricerca della felicità che ha il seno rigoglioso di una casalinga neomamma.

Intanto Luana riceve un messaggio da uno sconosciuto che le dà appunta-

mento in un luogo singolare, e nel bagno di casa trova un coltello insanguinato.

Corre dalla madre a chiedere spiega-zioni, la madre dai biondi capelli, bion-di come quelli della donna alla guida del suv che ha tanto spaventato Giada.

Delicato e intenso, onirico e crudo, dopo La Ragazza dalle ali di serpente e La casa di Amelia, con Lullaby la prin-cipessa del gotico si conferma la regina delle fiabe oscure.

Eva Massari

I mesi scandiscono i capitoli di Pozzoro-molo, ognuno prece-

duto da una breve poe-sia. Ne mancano tre, quelli che Gioia, creatu-ra ibrida ricoverata in un manicomio crimina-le, trascorre legata con

le cinghie a un letto di contenzione dove cerca di dar corpo ai ricordi della sua vita. Molta confusione nella sua mente, non ri-corda cosa l’ha portata lì.

Parlando di sé si esprime al maschi-le per i ricordi più lontani e al femminile per i periodi più recenti.

Bambino non voluto, sballottato tra genitori e nonni, abusato e seviziato con punture di spilli nelle mani ha un dispe-rato bisogno di affetto e un unico ricor-do felice delle mattinate di un agosto tra-scorse al mare con Saverio, temporaneo amante della madre, l’unico che lo ab-bia amato incondizionatamente senza un perché.

Troppo impegnati a coltivare il ta-bacco i nonni, troppo assente il padre e troppo presa dagli uomini che si succe-dono nella sua vita la madre. La crono-logia dei ricordi si dipana attraverso date improbabili, nomi che affiorano da tem-pi e luoghi diversi. Colpisce la mancan-za totale di amore nei rapporti tra i per-sonaggi contrapposto a quello totale e morboso di Gioia per la madre che lo porta a cercare di assomigliarle, indos-sandone gli abiti, le scarpe e i trucchi.

Non si ribella alle attenzioni mor-bose dello zio Giggino, riesce persino ad amare Mario, l’uomo che la fa prostitui-re e le spegne le sigarette addosso. Una scrittura raffinata e cesellata quella di Luigi Romolo Carrino, che incalza man mano che i ricordi riaffiorano e si fanno più densi.

Una scrittura che avvince e incurio-sisce, con la ripetizione delle parole per rafforzarne il significato con alcuni trat-ti di poesia pura. Una storia di degrado e di follia, un noir involontario da leggere lentamente e da gustare.

Ambretta Sampietro

D icembre 1576. Il messaggero invia-to dal Gran cardi-

nale veniva da lontano. Il suo viaggio per mare era stato rallentato dalla stagione inclemente...

Ancora un appas-sionante thriller storico

per Patrizia Debicke, abituale frequen-tatrice del Rinascimento. Stavolta però il suo protagonista non viene dalla corte dei Medici, ma scende da una splendi-da tela di Tiziano: L’Uomo dagli occhi glauchi, (quadro noto anche come “Ri-tratto di giovane inglese”, galleria palati-na – Palazzo Pitti Firenze).

Facciamo un passo indietro: è il di-cembre 1545. In un’Europa lacerata dai conflitti religiosi tra cattolici e protestan-ti si apre il Concilio di Trento. Il cardina-le legato del Papa, è un rivale pericoloso agli occhi di Enrico VIII. Invidie, timori, giochi di potere, coinvolgono i potenti della terra, pronti ad armare mani assas-sine… L’ombra della follia e della crudel-tà senile del monarca inglese, che libe-ra i veleni e gli intrighi della sua corte, accompagnerà il viaggio in Italia di Lord Templeton, figlioccio e inviato del po-tente duca di Norfolk. La prima tappa sarà Venezia.

Lord Templeton ufficialmente scen-de in Italia per farsi ritrarre da Tiziano (sarà l’Uomo dagli occhi glauchi) . Ma il viaggio in realtà è un pretesto. Nella fastosa cornice del primo ricevimento di Carnevale al Palazzo dei Dogi, Lord Templeton sventerà un complotto che vede coinvolta Angela Gradi, una bellis-sima cortigiana, salverà la vita al nipo-te del papa, il cardinale Alessandro Far-nese e deciderà di seguirlo a Roma. Ma qual è il suo segreto e il vero scopo del suo viaggio?

A Roma, con un paggetto per guida nella tragica cornice dell’alluvione del Tevere che allaga le strade, lord Tem-pleton scoprirà finalmente le sue carte e cercherà di portare a termine una peri-colosa missione. Ma un piano infernale sta per scattare…

Romanzo coinvolgente, veloce, in-calzante in un susseguirsi di passioni, avventure, misteri e sorprese che stupi-ranno i lettori fino all’ultima pagina.

Spesso l’affascinante lord Temple-ton, il protagonista, cede il passo ad Alessandro Farnese: due personaggi che, come i comprimari, sono veri, efficaci essendo frutto di un’accuratissima rico-struzione storica e di uno stile assoluta-mente originale e incisivo. Il loro agire fa leva sul senso del dovere e dell’amicizia mentre il conflitto di religione e di opi-nioni annuncia il devastante avvicinarsi della controriforma.

Adele Marini

Come in Ladro di so-gni denaro e potere fanno da filo con-

duttore a Monza delle delizie, secondo roman-zo di Paoli con il vice commissario aggiunto, senza speranza di car-riera, Federico Marini.

La società WW Lab Enterprise con sede a Monza doveva il suo incalcola-bile successo finanziario a due studen-ti universitari, geniali inventori di Posilli-po, programma che spia e ruba idee, dati e personalità agli utenti inconsapevoli di internet.La decisione dei due soci di re-alizzare parte dei guadagni e andare in borsa li ha posti allo scoperto, portando alla scalata della WW Lab e alla conquista della maggioranza da parte di un Gruppo gestito dalla mafia calabrese, ma guidato dall’Ad Moscatelli, ben appoggiato anche politicamente e convinto di poter rimuo-vere ogni ostacolo dalla sua strada.

Ma un tentativo di truffa organizzato da due top manager della società innesta una valanga inarrestabile.

Un morto alla stazione di Monza mette in moto Marini che, benché ne-mico dell’elettronica, ficca eroicamente il naso in un giallo informatico con l’aiu-to di Musumeci, agente scelto con ambi-zioni letterarie. Il suo fiuto lo avvia sulla buona strada, mentre il potere cerca di mettere a tacere il caso...

Patrizia Debicke

G iornalista e appas-sionata di detecti-ve stories, Helen

McCloy è la prima don-na eletta presidente dei Mystery Writers of Ame-rica nel 1950. La sua va-sta produzione lettera-ria si colloca tra il 1938 e

il 1951. Creatrice dello psichiatra-detective Basil Willing, McCloy scrive anche gialli senza un protagonista fisso, tra questi, Pa-nico, pubblicato nel 1944 in pieno conflitto mondiale. La morte dell’anziano Felix Mulholland, professore di letteratura gre-ca, innesca un mistero che coinvolge la giovane nipote e assistente Alison. Felix collaborava segretamente con il Mistero della Guerra all’elaborazione di un cifrario militare, ma alla sua morte, del fascicolo non c’è traccia ed Alison non ne conosce l’esistenza. Un foglietto, caduto dal libro di Plutarco ancora sulle ginocchia di Felix, con scritte apparentemente senza senso ha forse a che fare con quell’enigma. La paura s’insinua ben presto nella vita di Ali-son che, in compagnia del vecchio cane Argo, nel cottage di campagna tenta di su-perare il dolore per la perdita dello zio. La

scrittrice dipana il plot giallo in cinque giorni. In un crescendo di suspense: ru-mori sospetti, mobili spostati, presenze misteriose, fanno crescere nella protago-nista il panico.

Cristina Marra

Anne Rice, consa-crata dal best seller Intervista con il

vampiro come la signo-ra del genere, non smen-tisce la sua fama. Dopo Il vampiro di Blackwo-od, torna Lestat il ma-gnifico con il suo sogno

di essere santo. A più di duecento anni, con l’aspetto di un ventenne, vive con il giovane, bellissimo Quinn, da lui iniziato alla Fraternità di sangue, e un eterogeneo gruppo di mortali nello stupendo Balckwo-od manor di New Orleans. Ma l’arrivo im-provviso del grande amore di Quinn, Mo-na Mayfair, fuggita dall’ospedale in fin di vita, costringerà Lestat a salvarla, offren-dole il dono tenebroso. Ma la famiglia in-segue la moribonda. Cosa nasconde la scienziata Rowan Mayfair, inquietante cu-gina di Mona che deve far fronte ai fanta-smi e alla maledizione del clan, e suscita una subitanea passione in Lestat? Il trio di vampiri, con la loro etica tesa al bene, si serviranno dell’aiuto del Talamasca e dell’antenata dei Figli del sangue per af-frontare il retaggio di uno spaventoso pas-sato che mina le radici della famiglia May-fair e risolvere il mistero dei Taltos, razza di mutanti immortali.

Ma il dovere e il sacrificio vincolano Lestat. ‘Non è il momento’ si forzerà a dire, allontanando ancora l’amore.

Patrizia Debicke

Haiti, l'isola infelice. Canada, la steppa giubilante. Una

doppia locazione che non inganna il lettore: il centro di tutto il lavoro di Stanley Pean, nato nella Capitale Haitiana Port au Prince e resi-

dente a Montreal, e' proprio l'isola Hispa-niola dove Colombo sbarco' nel 1492. Po-livalente anche l'essenza del lavoro dello scrittore:elementi antropologici e cultura-li (Voodoo e Hover) con richiami precisi alla disastrosa storia politico-sociale re-cente dell'isola (Papa Doc, Baby Doc). Uno stile di scrittura che passa dal lin-guaggio crudo e violento a momenti lirici che ricordano I grandi scrittori LatinoA-mericani (Jorge Amado per esempio)

Scorrendo i brevi ed incisivi capito-li la storia assume uno sfondo fantasti-co, un thriller di science fiction con sce-

ne di combattimenti, torture ed omicidi. Il cardine della storia e' l'arrivo in esilio a Montreal di Bartolemey Minville, detto “Barracuda”; un personaggio losco, con un passato criminale che risulta provo-catorio per tutta la comunita' di rifugia-ti politici che vive in Canada. D'Arque-Angel (un nome non casuale...) la sua tromba ed il suo blues rappresentano un originale anti-antagonista il cui destino e' legato a quello del boia esiliato.

Definito giustamente dalla critica di lingua francofona “un libro rosso e nero” come il sangue e come la magia, Zombi Blues, contiene molti, troppi, elemen-ti stilistici e narrativi differenti e diver-sificanti, che rendono il libro sincretico, composito e nero, proprio come la storia di un'isola che ha tutto per essere felice ma che continua ad essere triste, malin-conica e tremendamente sfortunata.

Giampietro Marfisi

Antonio Lavezzi è un uomo comune: un lavoro, una fa-

miglia e una vita ordi-naria, finché la sua rou-tine esistenziale soc-combe alla mostruosi-tà, una mostruosità che violenta, e uccide la sua

bambina, Michela. Uscito dal coma, cau-sato dall’aggressione dell’assassino rive-nuto in casa, Antonio è disprezzato e ab-bandonato dalla moglie. Ma sopravvive, cambia città e lavoro, si rifugia in una ras-sicurante, metodica e abulica routine, scandita da inerzia e negazioni, ché “gli scheletri non escono mai senza permes-so”, finché la mostruosità non rientra, pre-potente, a scardinarla. Una morte che è un messaggio per lui. Qualcuno gli chiede di liberare la sete di vendetta che per troppo tempo ha tentato di domare e di metterla al suo servizio. E Paola Barbato, sfruttan-do le doti di sceneggiatrice per Dylan Dog, con l’occhio indagatore di chi ben cono-sce i personaggi che crea, gli offre la chan-ce di riscattarsi, in bilico tra il ruolo di so-pravvissuto/vittima e quello di carnefice: “ogni volta che viene commesso un crimine o un delitto tutti ragionano in linea retta: vittima-carnefice. Ma c’è un terzo punto di vista, quello di chi rimane. Chi rimane vi-vo, chi rimane in attesa, chi rimane e com-batte”. A cavallo di numerose città, come se lo seguissimo su una sorta di mappa umana e territoriale, Antonio pareggerà i conti. Un percorso impervio ma necessa-rio per riprendere a respirare, a vivere. Con Il Filo rosso, la Barbato intesse una storia che s’ispira alla cronaca nera e che va oltre la definizione di bene e di male, raccontando gli eventi nella loro concre-tezza. E’ il dolore, “drappeggiato, persino travestito, inghirlandato di varie definizio-ni. Fisico, psichico, spirituale", il tema por-tante di questo thriller ingegnoso e adre-nalinico, che non dà tregua, coinvolge e appassiona.

Francesca Colletti

L’UOMO DAGLI OCCHI GLAUCHI

Patrizia DebickeCorbaccio, p. 300, € 17,60

MONZA DELLE DELIZIESergio PaoliFrilli, p. 299, € 12,00

LULLAByBarbara BaraldiCastelvecchi, p. 235, € 15,00

POZZOROMOLOLuigi Romolo CarrinoMeridianozero, p.160, € 15,00

PANICOHelen McCloyPolillo, p.259, €13,90Traduttore B. Amato

IL FILO ROSSOPaola Barbato Rizzoli, p. 350, € 19,00

LA METROPOLI STANCA Francesco Gallone Eclissi, p. 366, € 12,00

ZOMBI BLUES Stanley PeanTropea, p.272, € 16,00Traduttore E. Borghese

OSSA Jonathan KellermanFanucci , p 410, €18,50Traduttore S. Brambilla

NESSUNA PIETà PER... Susan HillKowalski, p. 480, € 19,50Traduttore E. Cantoni

BLOOD Anne RiceLonganesi, p. 360, € 18,60Traduttore E. Cantoni

Page 5: MilanoNera marzo 2010

Un romanzo che non tradisce chi ama gliomicidi sulla carta e allo stesso tempo è

un’autentica rivelazione per chi ha sempreconsiderato i gialli letteratura di serie B.

«la Repubblica»

Il noir arriva nello sfavillantemondo della pubblicità. Da leggere.

«Libero»

Un inatteso ritorno alle atmosfere ormaidi culto del noir cinematografico

italiano anni Settanta.«TTL La Stampa»

ALTA TENSIONE

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Come nasce l'idea di costru-ire un thriller su un perso-naggio o un fatto storico?

La storia, maestra di vita, teatro di avvenimenti straordi-nari ma anche di delitti efferati,

è lo scenario perfetto per un thriller o un noir e, se si approfitta di un contesto par-ticolare e di fatti realmente avvenuti, con-sente di costruire una trama plausibile. Nel caso di L’uomo dagli occhi glauchi il colpevole è un ritratto di Tiziano, circon-dato da un’aura di mistero vecchia quasi di cinquecento anni

Ritratto di giovane inglese: cosa ti ha affascinato in questo dipinto che non è fra i più pregevoli di Tiziano Vecellio?

Non uno dei più pregevoli? For-se meno famoso di altri. Ma la valutazio-ne degli esperti su Il ritratto di giovane in-glese è cambiata negli ultimi anni. Oggi è considerato un capolavoro delle fase ma-nieristica del Maestro ormai ultracin-quantenne. C’è una quieta sicurezza nel suo sguardo, che mi ha suggerito quanto faccio dire di lui a Tiziano nelle pagine del mio romanzo: “…Mi intriga. Mi ha fissato a lungo. E’ vigile come una belva in aggua-to, pronta a scattare. Sono certo che so-spettasse la mia presenza dietro lo spion-cino dell’autoritratto, ma ha fatto finta di niente. Quell’uomo ha due volti. Lo sento lontano, lo giudico un guerriero, potrebbe essere un assassino o un angelo. Mi affa-scina. E’ come soffuso da un’aurea indeci-frabile di melanconia. La sua espressione è intensa e misteriosa allo stesso tempo”.

Quanto tempo hai passato a palazzo Pitti, in contemplazione del quadro, per cercare di carpirne il segreto?

Tanto! Andavo, ritornavo... Vedevo un fisico prestante, ma anche una severità ri-gorosa che lasciava intuire grande deter-minazione. Ma il nome?

La curiosità mi ha spinto ad appro-fondire mentre l’antica ipotesi che propo-neva il duca di Norfolk come soggetto, mi ha indotto a cercare nell’Inghilterra della metà del 500, tra i membri della corte di Enrico VIII e dei suoi figli, fino a quando ho scovato i ritratti di un grande personag-gio inglese dell’epoca. Il primo (1571) raf-figura un uomo di circa cinquanta anni, William Cecil, Lord Burghley, Segretario di Stato di Elisabetta regina d’Inghilterra e il secondo dove l’uomo riprodotto, sempre Burghley, divenuto Lord Tesoriere dimo-stra una settantina d’anni. La somiglian-za è forte… Nel romanzo L’uomo dagli oc-chi glauchi ho regalato un’identità a uno sconosciuto e gli ho tessuto intorno una storia seguendo un percorso logico… Ho sviscerato il periodo, i luoghi di allora in Inghilterra e in Italia. Ho frugando nei te-sti e negli archivi per ottimizzare la corni-ce storica. Ho preso l’uomo del ritratto e

l’ha trasportato dalla corte inglese di En-rico VIII a Venezia, a Roma…A conoscere i Farnese, a incontrare i potenti, a proteg-gere il papato.

Poi i possenti ritratti tizianeschi della famiglia del pontefice mi hanno suggerito come ampliare la trama.

Qual è l'enigma storico che ti ha af-fascinato di più in assoluto?

Forse il Massacro di San Bartolomeo, scatenato dalla miscela esplosiva del fana-tismo, mischiato all’odio…

La storia dice che la regina madre, Ca-terina de’ Medici nell’intento di riappaci-ficare cattolici e ugonotti organizzò il ma-trimonio della figlia Margot di Valois con il più importante principe ugonotto, Enrico re di Navarra. Le nozze furono celebrate il 18 agosto 1572.

Erano una trappola? Pochi giorni dopo, la mattina del 23

agosto, un colpo d'archibugio ferì al brac-cio l'ammiraglio di Coligny, uno dei capi del partito protestante e consigliere di Carlo IX. Una ridda di calunnie ingannò il re che, suggestionato dai consiglieri cat-tolici che accusavano l’ammiraglio delle peggiori intenzioni nei suoi confronti, or-dinò di fermarlo. Poco prima dell’alba del 24, iniziò il massacro di tutti gli ugonotti presenti in città.

Il re di Navarra fu costretto ad abiura-re la sua fede. La follia assassina dei catto-lici, che incendiò Parigi, durò giorni. Alla fine i morti si contarono a migliaia. Fra loro, moltissime vittime innocenti di ven-dette private. Perché avvenne e a chi gio-vò? Si sa che alla notizia della strage il papa Gregorio XIII fece cantare un Te Deum di ringraziamento. C’era lo zampino del re di Spagna dietro quell’orrore?

Caterina de’ Medici, madre di Car-lo IX, indicata per secoli come l’istigatrice

dell’eccidio, forse ha avuto solo la colpa di non opporsi agli ordini del figlio.

Pensi che i tempi attuali siano i peg-giori dell'era moderna?

No! Ma allora non c’erano i media a raccontarli. Basta pensare al crogiolo di efferatezze, al dominio assoluto di poten-ti, con intrighi, lotte, e assassini del 1500, alle persecuzioni e ai continui ribaltamen-ti di scenario del 1600 con l’orrore del-le sanguinarie guerre nordiche fratricide, agli eccidi multietnici internazionali e gli scontri rivoluzionari del 1700, alle guerre di conquista con i loro abomini del 1800. Con il fanatismo religioso a rappresenta-re troppo spesso il volano di ogni sopraffa-zione edieva nostri gare hilterara di Enrico VIII, tra i membri della corteo noir

Cosa t’ intriga di più: la bellezza, la crudeltà, il mistero?

Il mistero senza esitazione, se poi è condito di bellezza e crudeltà ci vado a

nozze!Il thriller storico sta conoscendo un momento di vera gloria. A cosa pen-si sia dovuto questo successo?

Forse perché gli autori di thriller sto-rici sono buoni cuochi? A parte gli scherzi, gli ingredienti a disposizione sono di gran-de qualità ma non basta.

Bisogna dimostrarsi seri artigiani e cercare di confezionare un prodotto ac-curato, piacevole, scorrevole come lettura, inquadrato in una cornice storica corretta, ma non incombente. Altro elemento indi-spensabile quanto il prezzemolo: coinvol-gere il lettore, facendola quasi protagoni-sta nel romanzo. E farlo sognare!

Passi più tempo a fare ricerche o a stendere le trame dei tuoi libri?

A fare ricerche senz’altro. Ma so per certo che qualunque autore serio e prepa-rato, che voglia scrivere un giallo, thriller o noir, ha bisogno di appoggiarsi a basi serie e approfondite e… il tempo vola!

Adele Marini L'IntervIsta

occhi glauchi scrutano la storiaAutrice di due thriller storici di successo, ambientati nella Firenze dei Medici: La gemma del cardinale e L’oro dei Medici, Patrizia Debicke è una straordinaria cacciatrice di misteri sepolti nelle rughe del tempo oltre che una narratrice di talento.

So per certo che qualunque autore serio e preparato ha bisogno di appoggiarsi a basi serie e approfondite...

La scrIttrIce Patrizia Debicke var deer Noot al NebbiaGialla 2010

marzo 2010 | | M I L A N O • 9 • N E R A

Page 6: MilanoNera marzo 2010

whIte sIDe Il lato candidodi milanonera

maschio: sarà un vero addio?

IL DIrettore eDItorIaLe di Bompiani, autrice e regista Elisabetta Sgarbi

Come si è modificato il rap-porto uomo-donna nel corso degli anni e quanto è cambiato il ruolo del ma-schio?

I cambiamenti che hanno trasformato la società negli ultimi anni sono stai notevo-li e hanno ovviamente modificato anche gli status dell’uomo e della donna.

L’uomo, dapprima capo famiglia, oggi sembra aver deposto le armi, lasciando che la donna si appropriasse delle funzioni svol-te prevalentemente dalla figura maschile.

Uomo e donna rivali e non più com-plici?

Un gioco di potere ha reso la donna li-bera dal suo ruolo di madre, moglie e aman-te, mentre ha imprigionato l’uomo in una gabbia come figlio e puer aeternus.

Che fine ha fatto il macho latino?L’uomo, ormai ingabbiato, ha abban-

donato il ruolo di latin lover per dedicar-si sempre più alla cura del suo aspetto este-riore e delegando all’altro sesso “l’arte della conquista”.

Cristina Marra

Psichiatra e psicoterapeuta, P. Romeo è esperto di dinamiche familiari e, nel suo percorso di ricerca sui rapporti di coppia, dedica l’ultimo saggio alla figura dell’uomo evidenziandone l’indebolimento del suo ruolo.

E sistono due motivi per leggere un

libro: uno per-ché vi piace, e l'altro, che po-trete vantarvi di averlo letto. Non l’ho detto io, ma Bertrand Rus-sell, e sono d’ac-cordo. Il pozzo

dei desideri mi è piaciuto e posso anche vantarmi di averlo letto. Non è per la co-ver disegnata da Gipi e neppure perché questo libro inaugura la nuova collana Verdenero di romanzi inediti su temi ambientali e sociali, ma è semplicemen-te perché è un documento prezioso. La prova che la narrativa spesso può antici-pare e prepararci ai cambiamenti, la pro-va che può contribuire alla formazione di una coscienza necessaria per tentare di evitare la crisi che ci aspetta. E sto par-lando della crisi petrolifera: perché il da-to di fatto, che tutti sottovalutiamo, è che il petrolio è una fonte di energia non rin-novabile e prima o poi dovremo impara-re a farne a meno. Sabina Morandi sa bene come stanno le cose nel mondo del petrolio: giornalista free lance, ha con-dotto per cinque anni inchieste e repor-tage nelle aree petrolifere e sempre di petrolio aveva scritto nel 2005 nel thriller ecologico Petrolio in paradiso, ma que-sto romanzo, si può considerare come “una versione narrativa di tante cose che gli esperti hanno spesso descritto in for-me meno facilmente leggibili”, come ha scritto nella postfazione Ugo Bardi, Pre-sidente Associazione per lo studio del picco del petrolio e del gas. Cinque anni di frequentazione del settore petrolifero che le hanno permesso di conoscere le persone, i punti di vista e le situazioni ri-assunte in questo libro, che è insieme una storia d’amore e di denuncia, di real-tà e di profezia, di militanza e di passio-ne. Come quella che nasce tra Adriano Arceri, presidente di una grande compa-gnia, e Mara Tramel, “giovane donna so-la, spaventata e ferita, ma anche seria-mente determinata a sopravvivere e, quindi, decisamente pericolosa”, ex mili-tare dei corpi speciali convertitasi all’am-bientalismo e ora eco mercenaria, infil-trata fra i petrolieri per un’operazione di spionaggio. Seppur schierati su fronti opposti, Mara e Adriano si assomigliano e si sfidano sullo sfondo della spavento-sa overdose di realtà intrisa d’ingiustizia, dolore, paura e morte che accomuna l’Arabia Saudita all’Equador, l’Alaska al Kazakistan, Wall Street alle baracche dei lavoratori nei giacimenti. Un romanzo delicato e, al contempo, spietato e accu-rato come un reportage giornalistico. Seguite il consiglio della Morandi: pro-vate a cercare i nomi di qualche località menzionata nel romanzo, rimarrete este-refatti.

Francesca Colletti

romanzo

Sabina MorandiIl pozzo dei desideri

«Le compagnie petrolifere sono sempre più spregiudicatee le grandi corporation violano la legge con disinvolturacrescente. Così, mentre noi ambientalisti siamoimpegnati a dimostrare quanto siamo affidabili,pragmatici e rispettosi della legge, l’arrembaggiopetrolifero straccia trattati internazionali e leggi nazionalicon un’arroganza senza precedenti.»

Dispacci di quotidiane avversità, in attesadi una crisi inevitabile.Il settore petrolifero non sembra volersirassegnare alla realtà delle cose: il petrolioesiste in quantità finita e prima o poi occorreràimparare a farne a meno. Il fondo del barileè lo scenario prossimo futuro.Un’inchiesta, in forma di narrazione,sulle azioni di una compagnia petroliferaparadigmatica. Un fitto intrecciarsidi protagonisti sparsi ai quattro angolidel mondo, seguendo il filo conduttoredisegnato dagli impianti estrattivi: dall’ArabiaSaudita al Caspio, dall’Ecuador alla Cina.E in mezzo, una storia d’amore (forse)impossibile, tra eco-criminali semprepiù audaci, ed eco-mercenari indecisisulle strategie di intervento.Un sentore che si fa piano in superficie,un desiderio corrosivo e insistente. Il predatoresi svela e diviene il braccato, per sfuggirea un passato di sofferenza o forse a un futuroche minaccia di essere un nuovo passato.

Sabina Morandi è giornalista scientifica,scrive di biotecnologie e ambiente. È statacaporedattore del mensile Rifondazione e hacollaborato con numerose testate, tra le qualiNuova Ecologia, Scienza e vita, Starbene,Le Scienze, Donna Moderna, Class, Espresso.Ha pubblicato La filosofia morale dellabicicletta (Baldini e Castoldi, 1997), Quasicome voi, (DeriveApprodi, 2000) e Il gene nelpiatto (Tecniche nuove, 2000), scritto insiemea Mariella Bussolati. È stata curatricedell’edizione italiana di Ingegneria genetica.Le biotecnologie fra scienza e business,di Mae-Wan Ho (DeriveApprodi, 2001).Membro del Consiglio Nazionaledell’associazione Verdi Ambiente e Societàe direttore scientifico del Consiglio dei dirittigenetici, ha seguito per conto del quotidianoLiberazione i principali eventi internazionali,in particolare i negoziati dell’Organizzazionemondiale del commercio (Omc-Wto)e i dibattiti della società civile.Nel 2003 ha partecipato come consulentealla realizzazione del programma Raiottcondotto da Sabina Guzzanti.Le sue pubblicazioni più recenti sono Petrolioin paradiso (Ponte alle Grazie, 2005)ed Emergenza rifiuti S.p.A. – Come piazzareuna bomba chimica a effetto ritardato e farlafranca (Castelvecchi, 2009).

SabinaM

orandiIlpozzo

deidesideri

Euro 00,00

In copertina:illustrazione di © Gipi

IL POZZO DEI DESIDERI Sabina MorandiEd. Ambiente, p.288, € 16,00

MASCHIO ADDIOPasquale Romeo Armando editore, p.107, € 9,50

Maschio addio, di Pasquale Romeo, psichiatra e psicoterapeuta, analiz-za le trasformazioni di una società

in cui si sono perse le distinzioni tra cate-gorie tanto che anche il genere maschile e femminile risultano indistinti. La caduta degli stereotipi nei rapporti uomo-donna ha portato all’indebolimento del ruolo ma-schile nella società e in famiglia. Figlio, mammo, puer aeternus, l’uomo non rive-ste più il suo ruolo di seduttore e capo fa-miglia e cede lo scettro alla donna. Secon-do l’autore, la donna, raggiunta la parità e il potere, ha snaturato l’uomo dalle sue pre-rogative predominanti imprigionandolo in un ruolo secondario in cui la cura della propria persona e dell’aspetto esteriore di-venta fondamentale. Incalzando il lettore con domande che stimolano alla riflessio-ne, Romeo approfondisce cause ed effetti della crisi del maschio nel suo confrontarsi con l’altro sesso. Una ricca appendice inte-gra il testo con riferimenti alla misandria, ai mutamenti all’interno della famiglia e alle case chiuse.

Jerome DavID saLInger 1919 - 2010

Ragazzi, quando morite vi servono di tutto punto. Spero con tutta l'anima che quando morirò qualcuno avrà tanto buonsenso da scaraventarmi nel fiume o qualcosa del genere. Qualunque cosa, piuttosto che ficcarmi in un dannato cimitero. La gente che la domenica viene a mettervi un mazzo di fiori sulla pancia e tutte quelle cretinate. Chi li vuole i fiori, quando sei morto? Nessuno.

Da ventI a DIecI L'aPPUntamento

Racconta il tuo ultimo lavoro in 20 parole

Una storia che precede la strage di piazza Fontana e che spiega che forse si poteva evitare.

Illustra il tuo personaggio principa-le in 15 parole

Un poliziotto, Pasquale Juliano, che indagò sulla cellula Padova di Ordine Nuovo e che pagò per questo.

Un’anteprima del tuo prossimo la-voro in 10 parole

Da Roberto Calvi ad altri delitti irri-solti del periodo piduista.

a cura di Francesca Colletti

Quattro incontri senza mistero ma ricchi di spunti e di riflessioni. Il noir inda-ga noi stessi, racconta chi siamo, dove vi-viamo e spesso ci ammonisce su dove stia-mo andando a finire. Un ciclo di eventi in noir che, come è nello spirito di MilanoNe-ra, propone scrittori di qualità che non si limitano solo a scrivere romanzi di genere, ma raccontano storie ed affrontano tema-tiche di grande respiro.

GIOVEDì 4 MARZO Il giallo bassaneseCon Silvano Ferraro, scrittore e gior-

nalista, entriamo nel vivo delle indagini dopo la morte di una ragazza nei boschi dell’Altopiano di Asiago. Con La fabbrica di bambini, l’altopiano di Asiago e il bas-sanese diventano scenari di un tema at-tuale, quello delle sperimentazioni gene-tiche.

GIOVEDI’ 11 MARZO Il giallo esoterico1510-2010: a 500 anni dalla morte di

Giorgione, lo scrittore Paolo Maurensig indaga sull’artista scomodo che, dopo es-sere vissuto misteriosamente, altrettan-to misteriosamente scomparve nel 1510. Un giallo misterioso ruota attorno alla “ Tempesta”, indiscusso capolavoro rina-scimentale del Giorgione.

GIOVEDI’ 18 MARZO il Pulp padanoIl Brenta da una parte, il Piovego

dall’altra. Due corsi d’acqua stringono a tenaglia una terra a Nordest, in un Veneto crudo e selvaggio, dominato dagli istinti primordiali e da una visione western pa-dana da lasciare senza fiato. Una serata pulp con lo scrittore padovano Matteo Ri-ghetto autore del noir Savana Padana.

GIOVEDI’ 25 MARZO Duo Noir a Nordest Con L’amore del bandito, l’ultimo

episodio della saga dell’Alligatore, Car-lotto racconta il l Nordest, dei traffici ille-gali e delle associazioni mafiose. Con lui Veit Heinichen, che nella sua terra d’ado-zione, il Carso, ambienta La calma del più forte, una nuova avventura del commis-sario Laurenti.

ANTONELLA BECCARIA

tre domande a...La Bassanese presenta

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Page 7: MilanoNera marzo 2010