MilanoNera web press - Aprile 2010

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Numero 6 | aprile 2010 - anno III Rivista mensile dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita Il silenzio della musa Piergiorgio Nicolazzini Jean Claude Izzo storia di un marsigliese a pagina 8 LA RECENSIONE a pagina 10 L'INTERVISTA a pagina 13 WHITE SIDE Fabrizio Fulio Bragoni Ambretta Sampietro a cura di FraColl Il giallo che viene dall'Austria L’ESCLUSIVA LA SCRITTRICE E PSICOTERAPEUTA Edith Kneifl

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Il numero di Aprile

Transcript of MilanoNera web press - Aprile 2010

Numero 6 | aprile 2010 - anno IIIRivista mensile dedicata alla letteratura gialla e noir. Edizione gratuita

Il silenziodella musa

PiergiorgioNicolazzini

Jean Claude Izzostoria di un marsigliese

a pagina 8 la reCeNsIoNe

a pagina 10 l'INtervIsta

a pagina 13 WHIte sIDe

Fabrizio FulioBragoni

AmbrettaSampietroa cura di FraColl

Il giallo che viene dall'austria

l’esClUsIva

la sCrIttrICe e PsICoteraPeUta Edith Kneifl

Ci siamo, come ogni anno è inizia-to lo sprint finale verso il più im-portante appuntamento edito-riale italiano: il Salone Interna-zionale del Libro di Torino che quest'anno si terrà dal 13 al 17

maggio. Tutte le case editrici stanno già scal-dando i motori: lanci in grandi stile, campa-gne promozionali, nani e ballerine. Il salone è un circo Barnum dove non solo bisogna es-serci ma soprattutto farsi vedere. Frotte di scrittori si aggirano fra gli stand pronti a stringere mani ed elargire sorrisi convinti che tutti li riconosceranno. Naturalmente non accade. Solo qualche addetto ai lavori nicchia rimanendo sul vago “Devo aver letto qualcosa...”; il grosso del pubblico, invece, li snobba senza tanti complimenti. Si va a cac-cia della vedette, dello scrittore da centomila copie in sù. Il resto è solo contorno. E' co-munque bello vedere come tutti si riportino a casa un pezzetto di notorietà, vero o artifi-

ciale. “Ho incontrato dei miei lettori!”. Maga-ri gli unici in Italia che abbiano letto il suo ro-manzo, ma non importa; l'ego è salvo. E se proprio non trovano lettori si consolano con le rassicurazioni di un agente, con cui scam-biano due parole frettolose, persuasi che venderà finalmente il loro manoscritto ad un grande editore italiano o, ancora meglio, ad un colosso straniero. Una consapevolezza che dura lo spazio di un giorno. Già dal lune-dì mattina, infatti, quando le luci si sono spente e la dura realtà di tutti i giorni li ri-chiama all'ordine, cominciano a credere meno a quelle chimere che, invece, lì nel tempio della letteratura, fra lettori entusiasti e profumo d'inchiostro, sembravano certez-ze. Poi ci sono gli esordienti. Li riconosci dal-lo zaino sulle spalle, stipato da una decina di copie del loro manoscritto, che proveranno a mettere in mano a qualche editor. Questo al mattino. Verso sera, le ultime quattro o cinque copie che non sono riusciti a piazza-

re, le scambieranno con manoscritti inediti di altri esordienti conosciuti mentre faceva-no la coda da Spizzico per un panino o un caffè. Quelle copie, probabilmente, saranno le uniche ad essere lette: le altre, finite in fon-do ai cartoni delle varie case editrici, quasi certamente non verranno mai sfogliate da nessuno. Infine ci sono i giornalisti che si ag-girano fra gli stand come al supermercato. Gli manca solo il carrello della spesa. Escono carichi di libri all'inverosimile. Ogni editore, pur di accaparrarsi un po' di visibilità sui media - fosse anche il giornalino della par-rocchia - li caricherà di romanzi da leggere e recensire perché assicurano “ne vale davve-ro la pena”. Questo è quello che vedrete; ciò nonostante, e indipendentemente dalla ca-tegoria che rappresentate, a Torino vale la pena esserci. Vedersi, incontrarsi, capire che aria tira. MilanoNera sarà presente, in vari punti e in vari modi. Tenete d'occhio il sito per scoprire come e dove.

M I L A N O • 2 • N E R A |

Countdown per il grande circo Barnum letterario

MILANONERAPeriodico mensile, n. 6 anno III

Redazione: Via Galvani 24, 20124 Milano - Tel. +39 0200616886

www.milanonera.com

EDITOREMilanoNera Eventi S.R .L.

www.mne20.com

DIRETTORE RESPONSABILE:Paolo Roversi

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CAPOREDATTORE:Francesca Colletti

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REDATTORI:Adele Marini

[email protected] Spaterna

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Hanno collaborato a questo numero:

Fabrizio Fulio Bragoni, Camilla Corsellini,Patrizia Debicke, Paolo Grugni, Luca Filippi, Giampietro Marfisi, Luigi Milani, Ambretta

Sampietro

IMPAGINAZIONE E PROGETTO GRAFICO

BloodyGraphX

PUBBLICITà[email protected]

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Fisciano (Sa)

Registrazione presso il Tribunale di Milano n° 253 del 17/4/08

eDItorIale

Paolo Roversi

MilanoNera E20 aPPUNtameNtI~ In Redazione ~

| Numero 6 - anno III

GIO 8 APRILE,ORE 19,00Italian Sharia(Perdisa)Paolo GrugniRelatore: Sergio Altieri

SAB 10 APRILE,ORE 11,00Biancaneve(Todaro)Marina VisentinRelatori: S. Di Marino, A. Marini

LUN 12 APRILEORE 19,00Satelliti della morte(Iperborea)

Gunnar StaalesenRelatore: Luca Crovi

GIO 15 APRILEORE 19,00Gli anni nascosti(Cairo)Piernicola Silvis

SAB 17 APRILEORE 11,00Le grandi Spie(Vallardi)Adrea C.CappiRelatore: Stefano di Ma-rino

GIO 22 APRILEORE 19,00

Ucciderò Mefisto(Perdisa)Valter BinaghiRelatore: Sergio Altieri

SAB 24 APRILEORE 11,009 maggio '78(Zona)Carmelo PecoraRelatore: Luca Crovi

GIO 29 APRILEORE 19,00L'ombra del falco(Marsilio)Pierluigi PorazziRelatore: Sergio Altieri

PreseNtazIoNe DI mIlaNoNera WeB Press al salone del libro di Torino. Da sinistra Pinketts, Roversi e Carlotto

I l 10, 17 e 24 aprile, la presentazione dei romanzi è accom-

pagnata da una degu-stazione di vini. La ma-nifestazione è in collaborazione con Officina Enoica, l’associazione mila-nese che sostiene i vignaioli i cui pro-dotti siano frutto di una viticoltura e di uno stile di vita improntati al ri-spetto della natura e promuove la vi-ni-viticoltura attraverso l’impegno reciproco di produttore e consuma-tore, al fine di sviluppare e rafforzare le piccole economie locali mediante un sistema di produzione che coin-volga attivamente il consumatore.

www.officinaenoica.org

abbinamenti insoliti per degustare i libri

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Chi è Edith Kneifl?

In Austria, Germania e Svizzera mi si definisce la Gran-de Dame della letteratura cri-minale austriaca. Forse che fac-ciano riferimento alla mia età?

Spero, comunque, di essermi guadagnata l’epiteto, di cui vado fiera, con i miei 13 ro-manzi e thriller psicologici così anche con i miei circa 50 racconti criminali. Nel 1992, come prima donna non tedesca, sono stata premiata con il rinomato Glauser-Preis per aver scritto proprio Tra due notti. Allora fu una piccola sensazione, perché il mio ro-manzo è un giallo abbastanza particolare: una storia d'amore fra due donne, che fini-sce con la morte. Come e quando è nata la tua passio-ne per la scrittura?

Quando vivevo negli Stati Uniti agli inizi degli anni 80, leggevo un'enorme quantità di romanzi criminali. Il mio in-glese era abbastanza buono per poterli leggere, così pensavo. Trovavo i classici di Dashiel Hammett e Raymond Chandler veramente stupendi. L’unica cosa che mi faceva arrabbiare era la descrizione del-le donne, perché o erano povere vittime, stupide oche, oppure erano delle raffina-te e pericolose vamp. Di conseguenza de-cisi di scrivere velenose parodie che aveva-no come protagoniste donne forti nel ruolo delle carnefici o delle collaboratrici - le vit-time questa volta erano gli uomini, i de-boli. Quali autori ti hanno più influenza-ta?

Quando iniziai a scrivere romanzi cri-minali, ero affascinata soprattutto da quel-li di Patricia Highsmith. Scriveva storie così straordinariamente immorali. Il suo Mr.Ripley era un perfetto assassino, ma allo stesso tempo anche un uomo affascinante e pieno di sentimento. Da lettrice, palpi-tavo con lui, speravo che non venisse mai scoperto. Veramente geniale! Lei è la vera Grande Dame della letteratura crimina-le! Leggo molto volentieri anche i roman-zi del mio collega svedese Hakan Nesser. Lo reputo uno dei migliori scrittori crimi-nali contemporanei europei e nel 2009 l'ho proposto anche, in qualità di membro di giuria, per il Ripper Award che poi è stato assegnato a Mankell. Il tuo libro preferito di sempre?

Tre sono i miei libri preferiti: l'Ulis-se di James Joyce, Sotto il vulcano di Mal-come Lowry e La coscienza di Zeno di Ita-lo Svevo. I romanzi della nuova generazione di autori in lingua tedesca, mi riferi-sco a Zoran Dvenkar o Sabine Thie-sler, sono stati definiti PsycoThril-ler, in realtà il tuo libro Tra due notti risale al 1991, tu sei sicuramente è un'antesignana del genere..

Grazie per il complimento! Infat-ti, scrivo per lo più thriller psicologici, ma questo genere letterario, nel panorama di

lingua tedesca, non si è ancora ben radica-to. Alla gente piacciono le storie crimina-li alla Law & Order, così penso, anche se a me la polizia non interessa, anzi ho sempre avuto problemi con le autorità ed è anche per questo che da anni mi rifiuto di scrive-re romanzi criminali classici. Nonostante questo, però, le mie case editrici definisco-no i miei romanzi più gialli che non thriller psicologici. Che si tratti forse di una strate-gia di mercato? Tra due notti è soprattutto la storia di un'amicizia tra due donne, Ann e Anne Rose, vorrebbe descrivercele? A chi ti sente più vicina?

Entrambe le protagoniste rappresen-tano essenzialmente l’ambivalenza delle donne istruite dei tardi anni 80. In fin dei conti loro sono una cosa sola. Anna è la donna che si è adattata, che solo apparen-temente si rassegna, che corrisponde alle aspettative che ci si aspetta da lei, ma an-che lei ha un suo potenziale rivoluzionario: riversa le sue aggressioni contro se stessa. Professionalmente è una donna di succes-so. E' orgogliosa e determinata, ma nono-stante tutto rimane vittima. Anne-Marie è "outlaw", la ribelle che si rifiuta di accetta-re le norme e i valori sociali, ma contem-poraneamente è anche molto sensibile e di cuore (quindi tipicamente femminile se si vuole accettare lo stereotipo del femmini-le e del maschile convenzionale). Profes-sionalmente è una donna di talento, si po-trebbe dire una sorta di genialoide. Ma, al contrario di Anna, è una lottatrice. Anche se oggi la problematica sociale di questo romanzo non é più così attuale Anna pro-viene dalle sfere alte mentre Anne-Marie dal proletariato. Io, naturalmente, mi sono maggiormente identificata in Anne-Ma-rie, come sempre nei miei romanzi mi sen-to molto più vicina agli attori che non alle

vittime.Sei psicoterapeuta e ti occupi di pro-blematiche femminili in ambito so-cio giuridico, inoltre sei anche la fondatrice del gruppo Sisters in cri-me e non solo, Tra due notti, ma an-che altri tuoi romanzi trattano te-matiche femminili e di violenza nei confronti delle donne. Vuoi spiegar-ci il perché di questa scelta di vita, se così può essere definita?

Ho avuto dei genitori molto progres-sisti. Mia madre era insegnante e bibliote-caria ed era anche una donna emancipata. Mio padre era un politico, socialista e mol-to aperto alle questioni femminili - leggeva i libri di Simone de Beauvoir. Appartengo alle poche donne privilegiate che non sono state educate per una vita con marito e figli. Quando all'età di 45 anni, prima di una mia apparizione televisiva, mi sono lamentata con mia madre perché non mi aveva stirato una camicetta - non volevo andare in onda con una camicia tutta stropicciata - lei mi disse: " Spero di averti insegnato cose mol-to più importanti". Siccome ho capito mol-to presto che grazie alla mia provenienza socio-familiare mi trovavo in una condi-zione migliore e più forte che non quel-la delle mie amiche e sorelle ho sviluppa-to un istinto sociale molto pronunciato. Il femminismo degli anni 70 ha rafforzato il mio impegno sociale per i deboli, come le donne. Come analista di scuola freudiana mi sono confrontata con tutta la miseria e l'ingiustizia, che colpisce la donna, soprat-tutto nella nostra società ancora patriarca-le. Che cosa mi rimaneva da fare, nel mio studio e nei miei romanzi, se non di occu-parmi di tentativi di evasione delle donne o di violenza al femminile?Cosa significa il tedesco Krimininal-literatur per voi?

La letteratura criminale ha una lunga tradizione in Austria. Iniziò con una don-na: Thea von Harbou che scrisse la sce-

neggiatura di M - una città cerca un as-sassino con la regia di Fritz Lang e di Il testamento del Dr.Marbuse. Entrambe i film sono famosissimi, penso. Oggi gli au-tori criminali austriaci scrivono storie di-vertenti. Quando penso a Vienna mi ven-gono in mente solo fatti divertenti. Vienna è una città troppo sicura e l’Austria un pa-ese troppo monotono per gli scrittori cri-minali. Credo, che l’Italia si possa adattare meglio come setting per delitti spettacola-ri. Per questo in Austria sono molto amati i generi criminali di tipo regionale, dal co-lorito locale. I thriller psicologici potrebbe-ro trovare miglior terreno in Austria. Basti pensare al caso Kampusch oppure all'or-ribile caso Fritzl. ma su questi drammatici fatti nessun autore vuole scrivere. Neppu-re io. La realtà è sempre molto più tragica della finzione! Anticipazioni? Saranno tradotti al-tri tuoi romanzi in Italia?

La Dr.Saletta sta lavorando alla tradu-zione di Mattinata triestina che dovreb-be uscire prima di Natale 2010 o nel 2011 sempre per Aracne. Trieste è la mia città preferita. Mi piacerebbe molto viverci. Per me questa città è una Vienna con il mare. Nel romanzo parlo della guerra nella ex-Ju-goslavia degli anni 90.

Si tratta di un documento storico che racconta di un atto di gelosia sfociato nella presumibilmente ingiusta condanna di un uomo. Quindi è il mio unico romanzo "al maschile". I protagonisti sono cinque uo-mini e due donne, di cui una è morta. Ora sto lavorando a un nuovo thriller psicologi-co che è ambientato a Firenze e spero che anche questo romanzo (tematica: lavoro nero in Italia e sfruttamento della donna) possa essere a breve tradotto in italiano.

Francesca Colletti l'INtervIsta

Il giallo che viene dall'austriaLa psicoterapeuta e scrittrice, Edit Kneifl è autrice di numerosi romanzi e curatrice di tre antologie. La Kneifl ha la passione per lo sport e la barca a vela. Possiede un piccolo yatch, il Miss Marple, che ben si addice alla scrittrice di gialli più conosciuta nel panorama austriaco.

L’ amicizia tra Anna e Ann-Marie era cominciata in un giorno di tarda esta-te e durava da più di trent’anni, avevano frequentato le stesse scuole, era-no state compagne di banco e avevano condiviso un appartamento.

L’amicizia tra Anna e Ann-Marie viene turbata dall’ombra violenta della morte di Anna. Tra l’ipotesi di un suicidio e il sospetto di un omicidio, si snodano le in-dagini di Ann-Marie che, tornata a Vienna dagli Usa per partecipare ai funerali, s’improvvisa detective e ripercorre la vita di Anna, alla luce di suoi ricordi di gio-ventù e del suo complicato presente di coppia con Alfred.

Premiato nel 1992 con il premio Glauser come il miglior romanzo crimina-le in lingua tedesca, Tra due notti è un thriller psicologico, dell’anima, in cui la figura del detective Ann-Marie non è più assimilabile al sapere razionale onni-sciente, capace di svelare ogni sorta di enigma, ma è un personaggio disorienta-to. Attraverso continui flashback, meccanismi dialogici introspettivi alla stregua del flusso di coscienza di matrice Joyciana, il delitto si spoglia della sua conno-tazione giuridica e diventa metafora di un malessere sociale. Con una sensibili-tà tutta femminile, l’austriaca Edith Kneifl dà vita ad un romanzo scintillante, intriso di tensione e di erotismo sottile, come non si leggevano da un po’.

la reCeNsIoNe

TRA DUE NOTTIEdith KneiflAracne, p. 150, € 11,00Traduttore E. Saletta

| Numero 6 - anno IIIM I L A N O • 6 • N E R A |

raCCoNtI storiacced'autore

Vi ho visto. Vi ho visto, voi uomi-ni neri ammassati dentro scro-stati silos di cemento, dentro baracche marcescenti, dentro container congelati, dentro ca-solari abbandonati e senza tet-

to, senza finestre, senza letti, senza ma-terassi, senza bagno e senza acqua pota-bile, rivoltati nella sporcizia, sommersi dai rifiuti, riparati dietro pneumatici, as-si di legno, giornali di anni passati, pas-sati a sperare in una vita migliore.

Ma la vita migliore non è arrivata, non c’è mai stata, siete finiti nei moder-ni campi di cotone, solo che ora voi uo-mini neri al posto del cotone raccogliete arance d’inverno, meloni e cocomeri d’estate. Venti euro per dodici ore di la-voro, gli insulti e le minacce, la schiena a pezzi, le mani gonfie e sanguinanti, e nessuno che vi curi se vi succede di sta-re male.

E se invece vi succede di morire vi buttano in un campo, in un fosso, vi ab-bandonano in mezzo a un strada. Siete merce, nient’altro che un prodotto finale della fame del mondo. Ho sentito uno di voi dire “Qua viviamo troppo brutto”. Ma

qua, in questa Italia, ci viviamo anche noi. E anche noi viviamo troppo brutto. Non così brutto come voi, certo, abbia-mo le nostre case e le nostre auto, e le nostre famiglie non stanno a migliaia di chilometri, ma non siamo un paese civi-le, non lo siamo mai stati e mai lo sare-mo.

S iamo noi l’Africa d’Europa, con il nostro inestinguibile debito pub-blico, siamo noi la Colombia d’Eu-

ropa con la cocaina che scorre a fiumi, siamo noi l’Haiti d’Europa con i nostri paesi ancora da ricostruire dopo i terre-moti, con le nostra case fatte di sabbia che crollano da sole e d’improvviso, co-me ogni giorno crolla l’idea di vivere in un grande paese. Migliaia di morti di mafia, migliaia di morti di camorra, cen-tinaia di poliziotti, di carabinieri e di giudici ammazzati non ci sono ancora bastati, il sangue non ci basta mai in questo paese.

Ora vogliamo il vostro sangue, ma il fatto che sia rosso come il nostro, sono pronto a scommetterci, non piacerà a qualcuno. Vi ho visto. Vi ho visto, voi uo-mini neri.

Il cavaliere del lavoro don Vincenzo Calabrò solleva il capo e ammicca al sole. Mani sulle reni e mascella tesa, nel completo di lino écru e pa-nama candido appare esattamente come vorrebbe sembrare: un pin-

gue possidente del Sud che strizza gli oc-chi al riverbero verde del suo aranceto.

Piante sane, grasse, così cariche di frutti che i rami pendono all’ingiù come braccia arrese alla fatica: “una buona annata se la raccolta non costasse due euro alla cassa”, pensa in un rigurgito di rancore. “Due euro. Mi minanu c’a cruci! E non c’è modo di trattare perché metà va ai caporali e i negri che si arrampica-no come scimmie, per meno di settanta centesimi non vogghiunu travagghiari”.

“E’ ora di fare qualcosa,” pensa. “Un botto. Bello, forte. Tanto per sedersi a ra-gionare. Un botto che lo sentono fino a Roma. Ma si spicciassero, perché il sole picchia e le arance s’asciugano sui rami. Un altro po’ e ‘nizià maddìu, il raccolto va a farsi fottere”.

I vertici della ‘ndrina raccolgono via etere l’invocazione e capita che si spicci-no davvero: tre immigrati di colore ven-gono prontamente feriti con fucili ad aria compressa mentre tornano dai cam-pi. La reazione dei neri è immediata. Si radunano in duemila e marciano sulla città. Un corteo rumoroso e vandalico che travolge automobili e cassonetti, fra-

cassa vetrine e parabrezza, spaventa le donne e terrorizza i bambini.

Ma l’uomo bianco ha il fucile. Il ne-ro, no.

Partono i primi fuoristrada con ca-rabina sotto il sedile. Due braccianti ven-gono investiti. Molti vengono sparati. La marea urlante non arretra e chi non mar-cia scava trincee fra i materassi.

Primo giorno di scontri: all’ora di cena, mentre da Roma viene annunciato l’invio dell’esercito, il cavalier Vincenzo Calabrò si affaccia sul portico in cima al-la collina. Mani ai fianchi e stecchino fra i denti, guarda dubbioso verso Gioia Tauro. “Chissà,” si chiede,”se calerà il co-sto della manodopera…”

Secondo giorno di scontri: negli ospe-dali i chirurghi stanno già lavorando come matti quando nel fortino di

materassi scoppia un incendio. Urla da stadio fra i bianchi. Panico

fra i neri che, stremati, si arrendono.La guerriglia è finita: i bianchi tor-

nano a casa. I neri, clandestini e regolari, salgono sui bus che li porteranno chissà dove.

Sempre vestito di bianco, il Cavalie-re è di nuovo sotto il portico a scrutare l’aranceto che adesso brulica come un termitaio. I braccianti sono tutti slavi. Costano un euro e ottanta alla cassetta e il risparmio non è granché. “Ma sannu travagghiare e almeno sono bianchi.”

ROSARNO CITYPaolo Grugni

ALABAMA GOODBYEAdele Marini

PaoloGrUGNI

adelemarINI

CHI SI NASCONDE DIETROIL RITRATTO DI TIZIANO?

LA RISPOSTAIN LIBRERIA

reCeNsIoNI reCeNsIoNI

La seconda av-ventura romana del Commissa-

rio Ottavio Ponzetti, scritta con una pro-sa raffinata che si bea di citazioni col-tissime, sembra una rimpatriata con un vecchio amico. Non si può mancare.

Sono passati tre anni, la famiglia re-sta un porto sicuro ma Ponzetti, trasferito controvoglia ai Parioli, deve risolvere un mistero. La professoressa Monica Musa ha denunciato la scomparsa del collega Giorgio Coen, sessantacinquenne, vita regolata, docente stimato. Cosa ci faceva un coltello insanguinato sul parapetto di Via San Valentino?

L’indagine decolla faticosamente. Coen ha lasciato poche tracce. Anche Chi l’ha visto? vuole metterci il becco. Ponzetti, pur con il fedele Iannotta in ap-poggio di straforo, non cava un ragno dal buco. Verrà coinvolto suo malgrado nelle spaventose ossessioni anoressiche senza domani di una liceale, Ginevra. Vengono in primo piano una casa, Via San Valen-tino, il sogno di un amore clandestino. I dubbi, i sospetti dilagano incontenibili. Ma ciò che sembra non è e non era. Solo Caridad sa.E ancora una volta il passato che ritorna e il velo monacale, con l’alito impalpabile della chiesa, porterà Ponzet-ti alla soluzione. E in più ci sono gli im-previsti della vita.

Patrizia Debicke

Baltringue si na-sce, Baltringue si muore, non

c'è scampo.Quella era una

partita già giocata, perduta in parten-za. Allora, il gran-de cielo blu, il mare immenso. Il sole op-primente. Figurarsi.

Quegli improvvisi voli di chitarre, nostal-gici, veementi, sbilenchi, tutti di un’auten-ticità, di un disprezzo insostenibili, che ti gonfiavano dentro con cieche vampate di speranza, di rabbia, di ferrei desideri e san-gue nero. Nel tentativo costante di darti a intendere chissà cosa...”

Parigi, Anni '90. Scambiato, in seguito a un vecchio trauma, l'antico talento, con un solido disgusto nei confronti delle leg-gi che regolano il mondo dei vivi, un ano-nimo ispettore di polizia (solo per atteg-giamento e gusti, si può ipotizzare che si tratti del Chess del romanzo Quelli che re-stano”..) ha scelto un volontario esilio, ri-chiedendo l'assegnazione permanente al turno di notte. Uscito di scena, o spostato-

si ai margini, seppellendo anche le ultime tracce di ambizione, l'uomo vive una vita fredda ma onesta, priva di illusioni.

Poi, la confusione nata intorno all'ap-parente suicidio di un senatore -ritrova-to cadavere in una stanza d'albergo, dalla quale è stato sottratto un floppy disk pieno di materiale scottante sulla classe politica dominante- lo riporta al centro dell'atten-zione dei suoi superiori: qualcuno ritie-ne che sia stato proprio lui a sottrarre il di-schetto. E, di certo, la neonata relazione con Alexandra Brandt, pericolosa ex mo-glie della vittima, non serve a smorzare i sospetti, né a chiarire la sua posizione...

In La notte che ho lasciato Alex, ro-manzo conclusivo della trilogia apertasi con Dead End Blues e passata per Quelli che restano, Pagan recupera il ruolo pro-fondamente morale della letteratura noir, e, con mossa classica, ne scarica l'intero fardello sulle spalle del protagonista, “im-pegnato” in un cammino demistificante e moralizzante.

Ed è proprio l'impegno del personag-gio a trasferire la vicenda su una dimen-sione innegabilmente esistenziale: una dimensione il cui tratto decadente e nega-tivo è legato non solo allo scontro con la re-altà esterna, ma anche al riconoscimento, alla scoperta in sè, nell'interiorità, di quel seme del male che dall'altro si vorrebbe espungere.

La figura dell'individualista volitivo (la definizione è di Carlo Oliva), quella del detective grande peccatore tipico dell'hard boiled americano, si connota, così, di tratti desunti dalla tradizione letteraria dell'esi-stenzialismo francese, da Sartre a Camus, al proto-esistenzialista Drieu La Rochel-le, la cui ombra, evocata attraverso stile e fraseggio (complice l'ottima traduzione di Conti e Baldacci), si fa palpabile in brani che ricordano il Diario Segreto e la scel-ta metafisica del suicidio come unica al-ternativa al fallimento. Nella declinazio-ne paganiana, la preoccupazione di Drieu La Rochelle di ritrovarsi incapace di resta-re fedele a se stesso, si traduce in pratica, nella spersonalizzazione finale del prota-gonista -ampiamente preannunciata dal suo anonimato-, che stravolge il senso dell'inatteso lieto fine.

Identità o morte, insomma... ma tan-to, per dirla con una delle lapidarie intui-zioni del protagonista, “Su strade diverse, tutti quanti ci avviamo alla stessa identica destinazione” (Ivi, p. 37).

La vicenda è narrata in prima perso-na, con un discorso indiretto libero -coniu-gato all'imperfetto e al passato prossimo-, che cede, qua e là, ai dialoghi, creando dei veri e propri scorci di senso; per il re-sto, il lettore è chiamato a partecipare at-tivamente, per trasformare in un insieme coerente il confuso rievocare di chi re-in-terpreta per se stesso avvenimenti passati, ma sempre attuali. E il risultato è sconso-lante, lucido, sorprendente, perfetto.

Deprime, ma non stupisce, che Pa-gan abbia abbandonato la scrittura: mol-to oltre questo romanzo-che, pur conce-pito in maniera molto diversa, guarda in su dagli abissi sartriani del miglior Derek Raymond- non si poteva andare... e, stan-do così le cose, anche una semplice riedi-

zione si trasforma in un'occasione imper-dibile.

Fabrizio Fulio Bragoni

Sembra quasi di vedere il crepu-scolo che vela il

cielo a oriente, men-tre il gelo entra nelle ossa e indurisce le mani fino a farle san-guinare. Seduti ac-canto al monaco Giuliano, tendiamo

l'orecchio pronti a cogliere ogni sussurro o parola del racconto della sua vita. Così ne L'abitudine al sangue, prova d'esordio di Giorgia Lepore, siamo trasportati alla cor-te di Bisanzio. Giuliano, nato principe e se-condogenito dell'imperatore, è costretto a intraprendere la carriera militare, nono-stante la sua repulsione per la vista del san-gue e la brutalità che la guerra impone. Il giovane dovrà lottare duramente per affer-mare la sua individualità, subendo atroci torture e infinite umiliazioni. La sua neme-si, quasi per contrappasso, culminerà pro-prio attraverso lo spargimento del suo stes-

so sangue. Il romanzo, finalista al premio Acqui Storia, è ambientato in un indefinito passato, anche se alcuni elementi suggeri-scono una collocazione in epoca alto me-dievale. Il fulcro di questa storia è costitui-to dal valore delle relazioni umane. Il lega-me tra padre e figlio, il potente vincolo edi-pico, viene rappresentato come un lento processo di maturazione che porta l’indi-viduo ad affermare se stesso. Ma nel ro-manzo trova ampio spazio anche il rap-porto tra fratelli, un grumo insolubile di solidarietà e invidia. E l’amore, quello tra uomo e donna. Un amore che, nonostante la sua forza, non riesce a salvare il protago-nista dal suo destino. Solo dopo molta sof-ferenza, Giuliano riesce a trovarsi, spoglia-to del suo rango, nel silenzio di un mona-stero. L’autrice ci offre una vivida rappre-sentazione del monachesimo orientale. E nella seconda parte assistiamo quasi a uno sdoppiamento narrativo: alla voce di Giu-liano si unisce, in forma epistolare, quella del vecchio monaco Johannes che si pro-pone quasi come un nuovo padre per il protagonista. Ai legami di sangue suben-trano, più forti e duraturi, quelli dell’ani-ma. Proprio nell'ascetismo e nella sempli-cità della condivisione con i confratelli, il protagonista riesce a raggiungere la quiete e a interiorizzare l’Eterno e l’Assoluto.

Luca Filippi

Co p e n h a g e n , Bucarest, Lon-dra; 1906, 1984,

2005; Severine, So-phia, Freya. Tre tem-pi, tre luoghi, tre donne, tre destini uniti da un unico mi-stero: l'uscita di sce-na dell'affascinante moglie e modella del

realista danese Viktor Riis, inspiegabil-mente scomparsa dalle tele nel 1906.

Pronta a svelare, per salvaguarda-re gli interessi dell'amica Sophia -pro-prietaria dei quadri- il misterioso cam-biamento intervenuto nell'opera di Riis, la venticinquenne storica dell'arte Fre-ya si lancia in un'indagine artistica che ben presto trascenderà il contenuto delle tele, portandola a riconsiderare episodi del suo stesso passato, dalla rottura con il collega Peter, al rapporto con i genito-ri -separati-, dai ricordi relativi ai coniugi Alsted, alle ombre che avvolgono la per-manenza in Romania durante il regime di Ceauşescu. Il silenzio della musa, pri-mo romanzo di Paula Vene Smith, do-cente di Storia dell'arte all'università di Grinnel, Iowa, prende spunto dall'opera del pittore danese Vilhelm Hammershøi, per raccontare -con tecnica di gusto ci-nematografico, che prevede l'alternanza di tre punti di vista-, una storia d'indagi-ne venata di rosa e contaminata con temi e modi del romanzo di formazione.

Fabrizio Fulio Bragoni

E sistono molte rappresantazio-ni di Milano:

l'immaginario co-mune ce la descrive come la capitale ita-liana della finanza e del lavoro, la città da bere, il tempio della moda. Nessuno ce ne aveva mai parlato

come di una metropoli grigia e dal sapore metallico, un luogo odiato dove si annido-no rancori ed errori, un passato violento.

Davide Smalley fugge da Milano una notte qualunque, senza neanche render-si conto per quale motivo. Da quel mo-mento inizia il peregrinare per gli Squat della Germania, finchè non approda ad Amsterdam. Tipico degli Italiani all'este-ro disprezzare il nostro Paese, renderlo più ridicolo di quello che non sia in realtà, millantando le virtù di realtà nordeuropee dove però "la merda ha la stessa consisten-za che nel Belpaese", come dice Jan, com-pagno d'avventura di Smalley.

Una lettera imprevista costringe Smalley a tornare nella sua odiata Milano per cercare di regolare i conti con un tor-

bido vissuto.Un Road Book che esplora le zone sul-

furee della città, gli alberghi di quarta cate-goria, i peggiori bar, i negozi di dischi alter-nativi, i sottopassaggi della metropolitana. Questa è la parte più interessante del li-bro, che si avvale di flashback che ripor-tano alla cultura metropolitana Straight Edge degli anni 90, agli ideali e alla filoso-fia di vita legata alla scena musicale Punk di quegli anni.

Un noir (potremmo definirlo più un grey) impegnato, dove l'autore Matteo Di Giulio scrive con passione e grande con-sapevolezza.

Giampietro Marfisi

Guerra fredda e misteri insolu-ti italiani.

Tutto è comin-ciato nel ’40. Silvis torna ai suoi letto-ri con un astuto teo-rema, una spy story ambientata nell’Ita-lia degli anni ’80 e ’90. La causa inci-

dentale è Sigonella e la scintilla che inne-sca le polveri l’attentato del 1985 all’Aere-oporto da Vinci di Roma.

Un gruppo di potere, fatto di ufficia-li, imprenditori e alte cariche istituziona-li, programma un colpo di stato militare per istaurare in Italia una dittatura all’Ar-gentina, sfruttando le risorse di Gladio.

Ma per entrare in azione ci vuole un movente forte, uno scandalo di propor-zioni tali da giustificare ogni mezzo. La dissoluzione della Russia e la fine annun-ciata per la DDR, bruciando la polizia se-greta Stasi, porta il regalo inatteso, il dos-sier Ksenofont e il suo terribile contenuto che può riscrivere la Storia d’Italia: spie sovietiche nei vertici del paese dalla se-conda guerra mondiale.

I golpisti, per impadronirsene a ogni costo, scatenano una caccia san-guinosa, servendosi di un sicario spieta-to, un’agente Gladio: Elena Valli. Ma An-tonio Lami del Sismi interviene. Sicuro, preciso, con imparziale spregiudicatezza consentirà all’Italia di restare un paese li-bero e democratico.

Patrizia Debicke

è l ’ i m m i g r a t o Maijid a far da interruttore a

questo romanzo quando nella disca-rica dove si trova “a raccogliere l’im-mondizia della gen-te per bene” trova il cadavere di una ra-gazza. Un falco pro-

ietta la sua ombra sui rifiuti a suggerire la

presenza di un predatore. Poco dopo un dvd viene recapitato alla polizia: nelle immagini scorrono le sevizie e l’omicidio di un’altra giovane donna. In una lettera il killer, detto il Teschio, tende una sfida ad Alex Nero, ex poliziotto sospeso dal servizio perché indagato per l’omicidio della moglie e della figlia.

È l’inizio di una caccia all’uomo che sprofonda lentamente nelle ombre della città di Udine tra le indagini personali di un giudice che cerca la verità e quelle di un giustiziere chiamato il Profeta.

A condurci sulle orme del Teschio è Nero, antieroe ambiguo e spezzato che cammina in compagnia dei suoi incubi, cercando di sostenere il peso di un pas-sato di orrore.

All’ombra degli omicidi sfilano in un carosello diabolico i veri volti della buo-na società, tra politici spietati, poliziot-ti venduti e ragazze corrotte per scopri-re che è proprio lì, tra la gente cosiddetta per bene, che si nascondono i mostri più terribili.

L’ombra del falco è il primo roman-zo di Pierluigi Porazzi, avvocato, scritto-re e giornalista friulano.

Camilla Corsellini

Una raccolta di racconti parti-colare, questa

appena pubblicata da Perdisa Editore. A Mon Dragone c'è il diavolo, raffinato esordio narrativo di Giona A. Nazzaro, è un’opera atipica per molti versi.

Innanzitutto per l’ambientazione dei racconti: un Sud Italia depresso, dominato da una religiosità che sconfina fatalmente nella superstizione. Un luogo che è quasi un non luogo senza tempo – benché qual-che indizio faccia pensare ai primi anni Ottanta – e che potrebbe ben assurgere a metafora di un’Italia provinciale, negletta e ignorante.

É in questo scenario che si annida il Male, un’entità affatto astratta e che può assumere caratteristiche diaboliche. In senso letterale, perché il Diavolo, come la stessa Chiesa ha ribadito in più occa-sioni, esiste davvero. E l’autore lo fa alber-gare in uomini e bestie, in ciò richiaman-dosi a una consolidata tradizione religiosa, oltre che all’immaginario horror gotico da Lovecraft in poi.

Altro interessante leitmotiv dell’anto-logia di Nazzaro è l’omaggio ai personaggi che popolavano i fumetti italiani horror - sexy degli anni Settanta. Concludo segna-lando la splendida copertina realizzata, guarda caso, da uno dei più quotati dise-gnatori italiani, Onofrio Catacchio.

Luigi Milani

Quasar, detta Q, che “brilla co-me una quasi

stella, che ha la po-tenza di mille mi-liardi di soli. E trae la sua forza dal bu-co nero che l’ha ge-nerata”, è stata una bambina malamen-te amata. Ora, che

ha quasi quarant’anni non ama più. Q è il vertice di un triangolo erotico speciale, formato da Brina, la sua compagna di vi-ta, insicura e sempre alla morbosa ricer-ca di conferme e affetto, e Sebastian, dal-le segrete imperfezioni, il fratello di Bri-na, il suo amante clandestino. Lui sa di Brina, Brina non sa di lui. Brina e Seba-stian, contemporaneamente amanti e sottomessi. Qu li avvolge in una tela di menzogne, crudeltà, scatti improvvisi d’ira, abbandoni, disprezzo, supremazia e umiliazione sessuale. Da una simeno-niana finestra di fronte, che sia quella di un appartamento o la vetrina di un bi-strot, un anziano signore, il padre di Q, -che ha abbandonato lei, la madre e il fratello- spia la sua vita nella speranza di rimediare al dolore procurato “tanto, da rendere inappropriata la parola amore”, scrivendo quindici lettere che puntual-mente accartoccia e butta via. Da un an-golo ancora più nascosto della città di provincia che fa da sfondo alla vicenda, una misteriosa voce narrante mette in-sieme le tessere di un puzzle fatto d’in-ganni, segreti, bugie, incontri e dialoghi carichi di ossessione e sadismo.

Il cuore in ombra, è quello di Q, la bella, dolce, crudele e perversa Q, che spesso si chiede come sarebbe andata se solo fosse stata migliore, più buona, più generosa: perfetta. “Ma non credo, non credo che alla fine sarebbe servito a mol-to: l’unica cosa che potevo fare era cer-care di salvarmi, di fuggire comunque e da chiunque. Ed è esattamente questo che ho fatto, e questo sono diventata, una persona cattiva: cattiva, pericolosa e sola, come ogni sopravvissuta..”. Q è la nuova “funesta e fatale donna della lette-ratura italiana” (così l’ha definita Natalia Aspesi), nata dalla penna di una bravis-sima Maria Stella Conte.

E se nei precedenti romanzi i suoi personaggi, tutti femminili, scivolavano in mondi fantastici, pur continuando a fare i conti con il dolore della realtà, ne Il cuore in ombra si scontrano con squarci di violenza psicologica e morale, abissi di disperazione, glaciale ironia, dialoghi maniacali, perversione e sottomissione. In quarantadue capitoli dai titoli lapidari e illuminanti, la Conte scrive un thriller dell'anima e ci accompagna in un impre-vedibile (fino all’ultima riga) viaggio nel dolore di un cuore amputato, e “il cuore non ricresce, sai?”

Francesca Colletti

QUELLO CHE BRUCIA...Matteo Di GiulioAgenzia X, p. 226, 15,00

GLI ANNI NASCOSTI Piernicola Silvis Cairo, p.384, € 17,00

A MON DRAGONE C’è IL DIAVOLO

Giona A. NazzaroPerdisa, p. 208, € 14,00

L’ABITUDINE AL SANGUEGiorgia Lepore Fazi, p.295, €18,00

L’OMBRA DEL FALCO Pierluigi Porazzi Marsilio, p.287, €17,00

CI SARANNO ALTRE VOCI Giovanni Ricciardi Fazi, p. 221, €16,00

IL CUORE IN OMBRAMaria Stella ConteB.C.Dalai, p. 234, €18,00

IL SILENZIO DELLA MUSA Paula Vene SmithLonganesi, p. 384, € 18,60Traduttore A. Biavasco, V. Guani

LA NOTTE CHE HO LASCIATO...

Hugues PaganMeridiano Zero, p. 304, € 14,40Traduttore J-P. Baldacci, L. Conti

aprile 2010 || Numero 6 - anno IIIM I L A N O • 8 • N E R A | | M I L A N O • 9 • N E R A

WHIte sIDe Il lato candidodi milanoNera

la mission dell'agente letterario

PIerGIorGIo NIColazzINI agente letterario

In cosa consiste la professione dell’agente letterario?

É un rapporto fiduciario tra due persone che si scelgono per ottimiz-zare il lavoro reciproco. Un agente rappresenta anche agenzie e edito-

ri stranieri di cui vende i diritti in Italia. La parte più bella è il rapporto diretto con l’au-tore che per gli stranieri è mediato. Come ha iniziato?

Lavoravo già nell’editoria, ero consu-lente editoriale, sceglievo i libri da pubblica-re. Un giorno decisi di dare maggior qualità al mio lavoro: seguire un autore durante tut-to il suo iter editoriale, dalla scoperta di un inedito alla sua pubblicazione, dalla stipu-la di un buon contratto alla vendita dei dirit-ti esteri anche a cinema e TV, fino a seguire tutte le fasi di promozione. Di quest'ultima attività in realtà si occupano gli uffici stam-pa delle case editrici, l'agente svolge però un ruolo autorevole nel proporre contatti.É stato difficile?

Sono partito da zero una decina di anni fa, l’editore da mio datore di lavoro è diven-tato il mio interlocutore. Tra i miei primi clienti ricordo con piacere l’eredità lettera-ria francese del grande Leo Mallet, veniva occasionalmente pubblicato in Italia, sono stato io a trovare un editore.Quali doti bisogna avere?

Bisogna amare i libri, gli scrittori e la

letteratura. Non basta una visione mana-geriale, si ha a che fare con persone. É utile una buona base di conoscenze legali, anche se ci si avvale di consulenti specifici. Mol-to importante è un’approfondita formazio-ne letteraria e un gusto eclettico. Gli autori e i clienti richiedono grande disponibilità, è un rapporto fiduciario molto forte in cui ca-pita di ricevere più di quanto si dà. Un buon agente deve far sentire ogni autore unico.Come avviene il contatto con gli au-tori?

Capita più frequentemente che siano loro stessi a proporsi perché capiscono che avere un agente che negozia contratti e ne procura all’estero fa la differenza. Anch’io cerco sempre nuovi autori, bisogna essere molto attenti a ciò che ci circonda. Quali sono gli aspetti migliori e qua-li i peggiori?

La più grande soddisfazione è riusci-re a cambiare il destino professionale delle persone, è una delusione quando non si ri-esce a farlo per persone di talento o quan-do si interrompe un rapporto per ingeren-ze altrui.E i sogni?

L’Italia è un mercato marginale, l’agen-te punta sempre al cuore, il mercato della lingua inglese perché vuole dare il massimo ai suoi autori.

Ambretta Sampietro

Piergiorgio Nicolazzini è titolare dell’agenzia letteraria PNLA di Milano. Segue parecchi autori italiani tra i quali Giorgio Faletti, Laura Pariani e Caterina Bonvicini. Rappresenta anche alcuni autori stranieri in Italia.

Fu solo in-contrando Irina che si

rese conto che la sua vita era un enorme buco”. La bella Irina, dagli occhi spe-ciali, pelle oliva-stra e capelli neri che si agitavano come se fossero

vivi, la dolce Irina dalla risata “calda e la-nosa”. La contraddittoria Irina che “pratica futilità e coscienza con la stessa passione e onestà”. Quando Lancelot incontrò Irina era un uomo sposato, ma quando quella scarpa da donna (numero 37- tacco 10) gli cadde in testa, e si accorse che la proprie-taria dell’oggetto perfetto era proprio lei, la sua vita cambiò (“non ci sarebbe stata al-ternativa a restare accanto a lei per sentirsi ancora vivo”). E quando poi Irina viene misteriosamente ritrovata morta in una gelida notte d’inverno scomparendo con la sua auto nelle buie acque di un fiume, il buco nella vita di Lancelot riprende forma. E la sua assenza diventa impressionante come la sua presenza, come se “la sua as-senza avesse riempito l’aria dello spazio esatto e della forma esatta della sua pre-senza”. E il dolore di Lancelot, cavaliere di cartapesta, uomo delicato che ha fatto vo-to di passività, fedele al culto dell’inerzia- “un modo piacevole di vivere un tantino in disparte”- è grande. Almeno tanto quanto la scoperta della parte più oscura di lei. Iri-na si rivela una donna ambivalente, frivo-la, eccessiva, alcolista da un lato e ambien-talista dall’altro.

Definito da Le monde un “romanzo d’amore vestito di giallo”, E il mio cuore trasparente, il terzo scritto da Véronique Ovaldé, è anche un burlesque, un’inizia-zione, un manuale di seduzione e di ecolo-gia domestica, in cui un uomo dolce e inna-morato prepara le torte e corregge le bozze e una donna piena di fascino indossa vestiti conturbanti e prepara il napalm e le molotov in casa. E ci sono verità nascoste, uomini ri-gidi come militari, donne-peonie e bambine che si chiamano Tralala. Ma è anche l'eter-na storia di quanto grande sia la parte oscu-ra di ciascuno di noi e di quanto sia illuso-ria la convinzione di conoscere veramente la persona che si ama. Già perché dell’altro conosciamo solo la parte che ci lascia vede-re. E alla Ovaldé, questa parte opaca, enig-matica piace tanto, lei che ama polizieschi alla Chandler, ma che mescola -attraver-so una scrittura priva di discorsi diretti e di due punti- lato noir con immagini fiabe-sche: i mobili che si dissolvono e personag-gi che ritornano, gatti che si trasformano in opossum e consolatorie pillole blu. E non c’è da stupirsi se E il mio cuore trasparente sia così delicato e struggente allo stesso tem-po, che abbia venduto 50mila copie in Fran-cia e si sia aggiudicato il Prix France Culture Télérama 2008, e che soprattutto, ci piaccia così tanto.

Francesca Colletti

E IL MIO CUORE TRASPARENTE

Véronique OvaldéMinimum Fax, p.217, € 13,50

GIORGIO FALETTI è uno degli autori rappresentati da Piergiorgio Nicolazzini. Un sodalizio iniziato nel 2002, prima della pubblicazione di Io uccido, con una telefonata di Giorgio Faletti, diventato nel tempo un'amicizia.Non avevo ancora un editore per il mio libro, cercavo un agente, mi avevano parlato bene di lui e l’ho contattato. Ci siamo piaciuti e il rapporto continua tuttoraHa giocato un ruolo il fatto di essere entrambi piemontesi?No, l’ho scoperto dopo. Lo apprezzo perché possiede tutte le qualità che io non ho, se fosse il contrario lui farebbe l’autore e io l’agente. Fa cose che per me sono una noia totale grazie alla sua competenza e preparazione è per me è fonte di stupore e ammirazione. Consiglio a tutti gli scrittori di avere un buon agente. A.S.

| Numero 6 - anno IIIM I L A N O • 1 0 • N E R A |

WHIte sIDe

Jean-Claude Izzo, l’autore del-la trilogia marsigliese che ha come protagonista Fabio Mon-tale (Casino totale, Chourmo, Solea), e dei romanzi Marinai Perduti e Il sole dei morenti,

è stato un uomo che ha vissuto intensa-mente ogni momento della propria vita. Nato a Marsiglia, figlio di padre italiano e di madre di origine spagnola, è cresciu-to con la consapevolezza di essere uno straniero in un mondo che non gli ap-parteneva, con il quale misurava quoti-dianamente la propria distanza.

Ne derivava un’inquietudine politica e sentimentale che si riflette nella sua scrit-tura. Poeta, giornalista, agitatore cultura-le e infine romanziere, la vita e l’opera di Izzo s’intrecciano indissolubilmente a for-mare un tracciato che è sì generaziona-le, ma si arricchisce ogni volta di istan-ze personali, tanto da farne un percorso così originale da dover essere raccontato.

La giornalista e scrittrice Stefania Nar-dini segue ogni fase della vita di Jean-Claude Izzo, testimonia la sua batta-

glia per un giornalismo capace di non na-scondere i drammi della contemporaneità, racconta la genesi delle opere maggiori, rendiconta gli scatti della vita privata e, soprattutto, scrive pagine appassionate su Marsiglia, consapevole che solo una città meticcia poteva far nascere uno scrittore così complesso e pungente.

Jean Claude Izzo. Storia di un mar-sigliese, libro che inaugura la collana Ru-more in bianco, in uscita il 7 aprile, contie-ne frammenti e numerose poesie tradotte per la prima volta in italiano, tutte cor-relate dalle delicate illustrazioni di Ivana Stoyanova.

In questo numero di MilanoNera Mag potete leggerne un paio in anteprima.

FraColl

JEAN CLAUDE IZZO...Stefania NardiniPerdisa, p.160, € 12,00 Poesie tratte da Le

réel au plus vif

GridoIl tempo va il tempo vieneSa dove la speranza anneganel flusso o nel riflusso dei giorni?E si appesantiscono le oresul corpoi corpiche sprofondano sotto i colpi accecanti dei signori ciechiGridoappena c’è tempo – ma cosa si è sentitoil grido il peso del grido il peso della carne la carneil corpo?Grido e il rumore delle rotative che ruttano sulla strada i loro grumi di sangueEh sì! Rutta, urla scoreggia piscia caga e riduce la vita in brandellinero su bianco il sangue seccato dei crimini di guerra delle rivoluzionidelle controrivoluzioni.

•••

Scrivere è il mio mestiereSolitario con te morte solitaria nell ’ ignoto delle paroleFratello in solitudinelavoratore forseche vive di sogni azzurri di sole nel secolo delle macchine

Cittadinooberato di domande di problemi di inquietudinidi speranza cittadino come me di una società dove sono piantatele radici del futuroFratello nello sfruttamentoe fratello nella liberazioneMorto nelle nostre paroleInvento la lingua del nostro paese con le sue parole usateche uso in un altro usoScrivere con tela nostra intimità

appropriarmi del tuo cuore dalle vene rosse il tuo respiro i tuoi occhiche hanno conosciuto l’orrore le tue labbra dove si spegne il risodei sogni il sorriso del tuo gridosolitudine l ’eternità il vuotoNo, non si potrà direChe nella tomba il tuo corpo non avrà la forza di ogni mia parola…

IllUstrazIoNe di Ivana stoyanova

aprile 2010 | | M I L A N O • 1 3 • N E R A

CENTRO DI FORMAZIONE ARTIGIANALE. INTERSOS, HERAT

- corso di calligrafia artistica - ____________________________________________________________________

Whaid ha 16 anni, è nato in Iran dove i suoi genitori si erano rifugiati quasi vent’anni fa. In Iran, lavorando sodo, la sua famiglia era riuscita a costruirsi delle condizioni di vita dignitose, avevano una casetta dove vivere, i figli andavano a scuola. Con il rimpatrio forzato, avvenuto sei mesi fa, hanno perso tutto. Ora sono ospiti di lontani cugini, che gli hanno messo a disposizione una stanzetta. Il padre, ormai sfiduciato, guadagna qualcosa con lavori saltuari, alla giornata. La madre è a casa con i quattro figli. Whaid è il figlio maggiore, ed è stato selezionato come partecipante ai corsi artigianali, non solo per le condizioni di povertà della famiglia, ma anche perchè ha dimostrato una forte attitudine artistica. Nell’ Islam non sono consentite le immagini a carattere religioso, sono però molto praticate le riproduzioni delle scritture sacre. Così, come nei paesi cristiani in molte case sono presenti rappresentazioni a soggetto religioso, nelle case di tanti musulmani sono presenti riproduzioni di versetti tratti dal corano, in caratteri arabi o persiani antichi. Spesso sono frasi beneauguranti, benedizioni. Questa pratica nel corso dei secoli è andata via via affinandosi, fino a raggiungere gli attuali livelli di vera e propria espressione artistica. Purtroppo i maestri depositari di tali conoscenze sono ormai vecchi e un’intera generazione di possibili allievi si è persa nei lunghi anni di guerra

e conflitti che hanno investito il paese. Wahid si applica molto nello studio e insieme a lui i dodici allievi (sei maschi e sei femmine) del corso di scrittura artistica, tutti provenienti da famiglie molto povere. Vedono nei corsi artigianali organizzati da INTERSOS l’opportunità di ottenere, attraverso la conoscenza ed il lavoro, la propria dignità di persone. Ed una speranza per se stessi e per le proprie famiglie.

(Mauro Celladin, INTERSOS Herat)

Da veNtI a DIeCI

Racconta il tuo ultimo lavoro in 20 parole

Un noir dalla struttura corale che vede una squadra di poliziotti capitana-ti da un improbabile commissario scon-trarsi contro insospettabili corrotti.

Illustra il tuo personaggio principa-le in 15 parole

Sono due: Jelena, una poliziotta bel-la corrotta e tormentata e un commissa-rio timido e ipocondriaco.

Un’anteprima del tuo prossimo la-voro in 10 parole

Seguito del precedente: alla ricerca della sorella scomparsa di Jelena.v

a cura di Francesca Colletti

aDamo DaGRaDI

tre domande a...

Una settimana di incontri con alcuni dei più noti e interessanti scrittori italiani di romanzi polizieschi e

noir.

MARTEDÌ 13 APRILE ORE 18.00 ANDREA CARLo CAPPI Le grandi spie. Storie vere di personag-gi, intrighi e misteri dalla Belle Époque ai giorni nostri (Vallardi Editore)

Le spie sono sempre esistite. Solo ai primi del 900, però, sono comparsi i ser-vizi segreti e, con essi, il grande gioco de-gli intrighi internazionali. I personag-gi di questo libro sembrano usciti da un romanzo, ma le loro vite, rimaste spesso nell'ombra, hanno segnato il corso del-la storia. Da Mata Hari a Ian Fleming, da Kim Philby a John le Carré, la verità sulle spie più famose.e PAtRIZIA DEBICKE VAN DER NootL'uomo dagli occhi glauchi (Corbaccio)

L’uomo dagli occhi glauchi è una splendida tela di Tiziano, dipinta intor-no alla metà del 500. Ma chi sia veramen-te, nessuno lo sa. Questa figura misterio-sa, sembra identificarsi nel giovane Lord Templeton, figlioccio del potente duca di Norfolk. Fra duelli e veleni, in una Ve-nezia insidiosa e in una Roma corrotta e devastata dalla piena del Tevere, il gio-

vane inglese cercherà di portare a termi-ne la sua missione, senza rinunciare ai piaceri dell’amore e dell’amicizia...

Dialogano con Beatrice Beraldo

MERCOLEDI’ 14 APRILE ORE 18,00HANS tUZZI L’ora incerta tra il cane e il lupo (Bollati Boringhieri)dialoga con Chiara Piscitelli

Il corpo di una giovane donna getta-to in un fosso. In tasca la tessera di gior-nalista e un’agendina con tre nomi. E’ la nuova, avvincente indagine del commis-sario Melis.

Dall’autore di La morte segue i Magi, un nuovo giallo ambientato nella Milano degli anni Ottanta.

GIOVEDI’ 15 APRILE ORE 18,00ANDREA FERRARIMilano Muta

(Eclissi)Brandelli, nella sua terza avventura,

si trova alle prese con un singolare caso di tradimento. Un po’ per curiosità, un po’ per senso del dovere, si impegna in un surreale viaggio nel passato e nel pre-sente e, insieme agli spettri del suo clien-te, si trova costretto ad affrontare i propri che ritornano prepotentemente per chiu-dere conti aperti da troppo tempo.

e FRANCESCo GALLoNE La metropoli stanca (Eclissi)

Un collasso sociale noir avviato dal-lo sciopero delle Forze dell'Ordine, or-chestrato dagli Dei dell'Olimpo, lascia la città senza custodi. La Metropoli Stan-ca si (ri)popola delle sue tribù, autonomi intenti ad occupare “lo Squat più gran-de d'Europa”, skinheads col mito di Ken il Guerriero assurti a ruolo di vigilantes, gangsters hip hop che giocano alla mala, boss cinesi, mille piccole storie di perso-ne comuni... Torna Cristiano Camporos-so, ispettore raccomandato ieri, degra-dato oggi, attorniato dalla sua brigata di sconfitti.Dialogano con Andrea Compare

VENERDI’ 16 APRILE ORE 18GIUSEPPE GUIN L'amore imperdonabile. Un mistero sul lago (Book Editore)

Alla fine degli anni '50, dopo uno stupro in una locanda sul lago, i protago-nisti si ritrovano intrecciati tra loro in un legame indissolubile e imperdonabile. Una vicenda che appassiona in un miste-ro che tormenta la coscienza... e con un inatteso finale a sorpresa.e PAoLo RoVERSI L’uomo della pianura (Mursia)

Milano, anni 70. A San Vittore, un ra-gazzo poco più che ventenne muove i pri-mi passi nel mondo del crimine. La dura realtà del carcere e le sue leggi spieta-te lo plasmano, trasformandolo in colui che tutti impareranno a chiamare Hur-ricane. Una nuova complessa indagine impegna Enrico Radeschi, giornalista di nera e hacker, che, in sella al suo insepa-rabile Giallone, dovrà vedersela con omi-cidi e sparatorie tra la Bassa Padana e la Milano nera di ieri e di oggi. Dialogano con Davide Fent

l'aPPUNtameNto

libreria Ubik di Como e milanoNera: aperitivi in giallo

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