MilanoNera Mag - Maggio 2011

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pag. 10 L'INTERVISTA DANA STABENOW Cristina Marra pag. 12 LA RECENSIONE ALLA FINE DI UN GIORNO NOIOSO Francesca Colletti pag. 6 INSIDE JAMES ELLROY Adele Marini Un viaggio alla scoperta dei migliori autori di crime anglosassoni: da Agatha Christie a Ken Follet, da Conan Doyle a Richard Stark, da Derek Raymond e James Ellroy.

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Il numero di maggio 2011 di MilanoNera Mag

Transcript of MilanoNera Mag - Maggio 2011

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ppaagg.. 1100 LL''IINNTTEERRVVIISSTTAA

DANA STABENOW

Cristina Marra

ppaagg.. 1122 LLAA RREECCEENNSSIIOONNEE

ALLA FINE DIUN GIORNONOIOSO

Francesca Colletti

ppaagg.. 66 IINNSSIIDDEE

JAMES ELLROY

Adele Marini

Un viaggio alla scoperta dei migliori autori di crime anglosassoni: da Agatha Christiea Ken Follet, da Conan Doyle a Richard Stark, da DerekRaymond e James Ellroy.

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la rivista compie tre anni, untraguardo non scontato perun giornale che è sempre sta-to distribuito gratuitamente eche si è dovuto fare largo fracrisi editoriali ed economi-che.

Il primo numero uscì proprioin occasione dell’appunta-mento torinese nel 2008.Quarantamila copie e unabella presentazione alLingotto, con MassimoCarlotto e Andrea Pinkettsa fare da padrini. Da allorasono usciti sedici numeri e,seppur fra mille difficoltà,siamo sempre riusciti ad arri-vare gratuitamente nelle li-brerie, nelle biblioteche e, daqualche mese, anche in moltialtri luoghi dove ci sono per-sone interessate al noir.Oggi, presentando questonumero dedicato ai grandidel crime inglese e america-no, MilanoNera compie unulteriore passo in avanti: di-venta anche casa editrice.

L’attenzione alle nuove tec-nologie, del resto, ci ha sem-pre caratterizzato, sin daquando è nato il nostro por-tale, nell’agosto del 2006.

La nuova avventura sichiama editoria digita-le. Da qualche giorno, infat-ti, nei principali librerie on li-ne, da Bookrepublic.it aIbs.it, potete acquistare i pri-mi titoli in formato ebook diMilanoNera. Una casa edi-trice che sarà solo digitale eche si occuperà prevalente-mente di giallo e noir ma nonsolo: avremo anche una colla-na dedicata alle donne, unaserie pink che col noir ci va anozze. E poi saggi su grandinomi del giallo, strumenti uti-li per la scrittura di polizie-schi, racconti di autori affer-mati nel panorama nazionalee molto altro. Trovate l’elenco dei primi titoli e le loro schede sul portaleMilanoNera.

Sfogliando le pagine seguentidel Mag, invece, potrete go-dervi una carrellata dei mi-gliori autori inglesi e america-ni che hanno fatto la storiadel noir. In sedici pagine,chiaramente, non ci è statopossibile parlare di tutto.Abbiamo quindi fatto unascelta, quelli che ci piacevanodi più, che abbiamo letto conmaggior interesse.Aspettiamo i vostri commen-ti e magari vostre propostesul nostro sito: www.milano-nera.com. Per ora buona let-tura!

Il numero di MilanoNeraMag che esce in conco-mitanza del Salone del

libro di Torino è sempre pernoi della redazione un’occa-sione speciale. Quello di que-st’anno in particolare, perchè

di Paolo Roversi

Arrivano gli ebooktargati MilanoNera.E il Mag compietre anni!

MILANONERA MAGPeriodico mensile, n. 2 anno III

Redazione: Via Arzaga, 16

20146 Milano

Tel. +39 0200616886

www.milanonera.com

EDITORE

MilanoNera

[email protected]

DIRETTORE RESPONSABILE:

Paolo Roversi

[email protected]

CAPOREDATTORE:

Francesca Colletti

[email protected]

Hanno collaborato a

questo numero:

Fabrizio Fulio Bragoni, Stefano

Di Marino, Patrizia Debicke,

Adele Marini, Cristina Marra,

Corrado Ori Tanzi,

Giancarlo Briguglia.

IMPAGINAZIONE

E PROGETTO GRAFICO

Maryam Funicelli

[email protected]

SERVICE E PUBBLICITÀ

TESPI s.r.l., C.so V. Emanuele II

154 - 00186 Roma

Tel. 06/5551390 - mail:

[email protected]

STAMPA

STIEM, Via delle Industrie, 5

Fisciano (Sa)

Registrazione presso il Tribunale

di Milano n° 253 del 17/4/08

iinn RREEDDAAZZIIOONNEE

2 milanoNERA www.milanonera.com

La presentazione ufficiale del primonumero di MilanoNera Mag

al Salone del Libro del 2008. Da sinistra Andrea G. Pinketts,Paolo Roversi e Massimo Carlotto

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madre di Hercule Poirot e JaneMarple, il vero horse power quandosi parla di detective story, thril-ler, crime fiction e murder my-stery. E non certo per mancanzad’iscritti alla saga.Semplicemente perché il “siste-ma Christie” appaga il lettorecome e quanto faceva sin daiprimi decenni del XX secolo.Non l’unico che stiavincendo la sfida deltempo, beninteso.Ma non c’è bisognodi restauro alcunoper proporlo oggi.Va da sé che inin-terrottamente dal1952 al St. Martin’sTheatre di Londra vain scena la riduzioneteatrale di Trappolaper topi (The Mousetrap), contanto di doppie repliche nel finesettimana, o che non c’è casaeditrice che detenga i suoi dirit-ti che abbia il minimo ripensa-mento sulle riedizioni delle sueopere. Magari è solo una storiel-lina costruita ad arte da editorinteressati, ma suona così: me-glio di lei solo la Bibbia.Vero anche che il profilo da regi-na del bestseller non può esauri-re il discorso su Agatha Christie.Cosa allora rende oggi, a.d.2011, questa scrittrice sempre at-tuale nonostante tutto?

È che in quest’epoca così enig-mistica la letteratura cristiana,fatta di puro intreccio, logica,psicologia e individualismo sen-za freni, risulta molto più attua-le di quella dei tanti che cercanodi fare luce sui fenomeni socialied evidenziare i risvolti di micro(o sotto) urbanizzazione cheportano a compiere un delitto.

Più attuale, non piùinteressante.Dal commissarioAmbrosio alSergente dellaFactory raymondia-na, dai romanzi diDominque Manottialle storie di Mankello Nasser l’uomoqualunque è scavatofino alla sua quinta

generazione e, quando il suopassato non porta a nulla, sono idrammi del territorio uniti allacontraddizione delle istituzioni aimpostare l’agire dell’investiga-tore (e spesso ormai l’extra con-ta ben più del fatto delittuosostesso).Tutto questo in Agatha Christienon si trova. Hercule Poirot(protagonista di 33 romanzi e 51racconti per quanto poco amatodalla stessa autrice) pensa che ilcriminale sia un uomo abitudi-nario, frutto di se stesso, inca-pace di resistere all’opportunità

di rivelare la sua personalità an-che in una banale conversazio-ne, protagonista di un mondocriminale null’altro che conven-zionale. Il suo pane è la logica,la sua acqua l’ordine con cui di-sporla e il companatico la psi-cologia dell’essere umano. Sel’investigatore riesce a esseredentro il caso come “osserva-tore fantasma”, under stimate dal-la platea degli indiziati, il più èfatto. Sarà il colpevole stesso afarsi cadere.L’uomo che mette al lavoro lecelluline grigie non esce dallatavola matematica del caso.Prende il mistero tra le mani e,passo dopo passo, lo dipana fi-no a svelarlo con la spettacola-rità del colpo finale, sempremolto teatrale con quell’audien-ce composta da tutti i sospetta-ti.Un metodo di composizionenarrativa e un profilo del gene-re umano che solleticano il gu-sto primario dell’uomo moder-no. Che agisce nella coscienzadel suo protagonismo, ignaro diquanta involontaria catalisi siainvece oggetto. E questa, è onon è l’epoca dell’illusione li-quida che a noi umani si mo-stra come unica e concreta real-tà?

Corrado Ori Tanzi

Buona per preparare tortee presentarle con un im-peccabile tè servito in

tazze vittoriane - il popolo deinoiristi sa essere spietato -.Divertente, ma sorpassata daun’epoca in cui i legami socio-politici sono più centrali addirit-tura dello stesso fatto di san-gue, figuriamoci del suo intrec-cio (Anne Holt, nuova eroinadel giallo scandinavo).Concepita per far mettere la te-sta nella sabbia come gli struzziper nascondere il profilo sca-broso della società (DerekRaymond nella sua biografia-ro-manzo Stanze nascoste). In pas-sato i detrattori si chiamaronoRaymond Chandler o il celebrecritico letterario del New YorkerEdmund Wilson, mentreCristopher Hitchens ne svalutòil valore parlando di “generalenullità nella prosa” (aridaje, lastessa accusa con cui dovetteconvivere Georges Simenon).Sta di fatto che ancor oggi, seda una crime story togliamo il nu-cleo propriamente noir, quelloche resta è Agatha Christie.Piaccia o dispiaccia è lei, l’autri-ce nata Miller a Torquay, nelDevon, nel 1890 e morta aWallingford 86 anni più tardi,

4 milanoNERA www.milanonera.com

AAGGAATTHHAA CCHHRRIISSTTIIEE..RRIITTRRAATTTTOO IINNEEDDIITTOO

Nato a Cardiff da genitorigiovani ma di rigorosa di-rittura morale, Ken Follet

cresce in seno a una famiglia che gliconcederà come unico svago la let-tura e... forse sarà la sua fortuna. Adieci anni i genitori lo portano a vi-vere a Londra.Sarà un baby marito, diciannoven-ne ancora studente universitario,iscritto all’University College e unbaby padre, meno di un anno dopo.A ventun anni si laurea e si trasferi-sce a Cardiff, dove lavora come ap-

prendista reporter.Ma dopo tre annipassa con onore alLondon EveningNews e torna a vi-vere a Londra. Fa ilgiornalista ancoraper qualche annoprima di diventaredirettore editorialein una piccola casaeditrice, la Everest Books. Dopo unesordio sotto pseudonimo, ma chegli regala successo anche in Italia co-me Zachary Stone, con LLoo ssccaannddaallooMMooddiigglliiaannii e AAll ttaa ff iinnaannzzaa, nel1978 esplode con l’eccitante LLaa ccrruu--nnaa ddeellll’’aaggoo, geniale intreccio, spystory che coniuga abilmente perso-

naggi e suspence egli fa vincere il pre-stigioso premio in-glese EdgardAward.Verranno poiTTrriipplloo, IIll ccooddiicceeRReebbeeccccaa, LL’’uuoommooddii PPiieettrroobbuurrggoo eSSuullllee aall ii ddeelllleeaaqquuiillee, magistrale

ricostruzione della vera storia di dueimpiegati di Ross Perot, tratti in salvodurante la rivoluzione iraniana.Nel 1984 conosce e poi sposa la suaseconda moglie Barbara, deputata la-burista.Nel 1986 spazia ancora sul temathriller e spionaggio di guerra con

epoca e ambientazione diversa, spo-standosi in Afghanistan ma, quandonel 1988 si presenta alla sua casaeditrice con il capolavoro storicod’avventura: II ppiillaassttrrii ddeellllaa tteerrrraa,deve fare anche lui, benché celebrein tutto il mondo, più di un anno dianticamera prima di riuscire a farlopubblicare. Né il suo agente, né ilsuo editore credono al possibilesuccesso di un romanzo di oltre dimille pagine, ambientato nel MedioEvo con la trama che segue un per-corso contemporaneo alla costru-zione di una cattedrale. Ma Follet,che invece sa ciò che fa, insiste ca-parbiamente. Dopo mesi di tira emolla rinuncia ai ricchi anticipi, chegli sarebbero dovuti come autore di

KKEENN FFOOLLLLEETT,,LLOOSSCCRRIITTTTOORREE GGAALLLLEESSEE..

UUnn tteessttaarrddoo cchheeppiiaaccee aall ppuubbbblliiccoo

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Il caso letterario di ArthurConan Doyle (1859-1930) è trai più singolari in cui un aman-

te del genere giallo possa imbatter-si. Se Sherlock Holmes avesseavuto una qualche competenza diletteratura avrebbe sicuramenteindagato sulle scelte filologicheche il suo amico Watson, la cuifigura non è altro che la trasposi-zione letteraria di Conan Doylestesso, affrontò per raccontare gliincredibili casi dell’investigatoreprivato di Baker Street, 221B.Certo sarebbe riduttivo limitarel’opera di Doyle al solo ciclo diSherlock Holmes, dato che labibliografia dello scrittore e medi-coinglese spazia dai romanzi d’av-ventura e del mistero ai raccontimedici, storici, fantastici e ai saggisullo spiritismo, ma le avventuredell’eccentrico personaggio londi-nese custodiscono la chiave percomprendere l’evoluzione delgenere giallo e poliziesco.Nel prologo a “I delitti della RueMorgue”, Edgar Allan Poe (1809-1849) introduce l’indagine del suocelebre personaggio AugusteDupin descrivendo le facoltà men-tali analitiche (e deduttive) neces-sarie per risolvere misteri e com-prendere dinamiche apparente-mente indecifrabili. Doyle dedical’intero secondo capitolo del suoromanzo d’esordio “Uno studio inrosso” proprio alla scienza delladeduzione, riferendosi direttamen-te - in modo ironico e dissacrante -al Dupin di Poe e al MonsieurLecoq di Émile Gaboriau (1832-1973). In una battuta (diceHolmes: «Dupin era un esseremediocre» e «Lecoq era un poveropasticcione») lo scrittore inglesepropone una geografia letterariapoliziesca -Stati Uniti, Francia,

Regno Unito- che rivela la difficol-tà a definire l’origine di un genere, icui rimandi potrebbero continuarea ritroso nel tempo sino alla nascitadella finzione letteraria, e accomunauna serie di investigatori -moltopresuntuosi-, a cui se ne aggiunge-ranno altri, in un fronte chepotremmo definire della serendipità.Nel romanzo “Il segno deiQuattro”, poi, Doyle dissipa ognidubbio sulla sua riconoscenza aPoe, riecheggiando il finale de Idelitti e sostituendo, come benrimarca Margherita Oggero, l’oran-gutan dello scrittore americano conil selvaggio piccolo e nero delleisole Andamane. Del resto anche“Il mastino dei Baskerville”, ilromanzo più noto di Doyle, sareb-be potuto comparire, senza alcunaattrito stilistico, ne “I racconti delterrore” di Poe.Non meno intrigante l’analogia tra

Sherlock Holmes e Henry Jekyll, ilprotagonista de “Il Dr. Jekyll e MrHyde” di Robert Louis BalfourStevenson (1850-1894), nato e cre-sciuto a Edimburgo come Doyle.In entrambi i protagonisti si alter-nano due personalità: in HenryJekyll con modalità che rasentanola follia, in Sherlock Holmes, forseperché Doyle tralascia di descrivereil lato più oscuro dell’investigatore,senza conflitto ma con intensitàtale da far preoccupare il caroWatson. Archiviato il caso di turnoHolmes, infatti, sprofonda nella suapoltrona davanti al caminetto e,mai sprovvisto di una boccetta dicocaina, piomba in un ozio profon-do, apatico ma consapevole, tantoche è l’investigatore stesso a ricor-dare al lettore i versi di Goethe:«peccato che la natura abbia fattodi te un solo uomo, perché c’eramateria per una persona degna e un

furfante».Si delinea così una vera e proprialega del crimine, i cui esponenti si ser-rano -in un modo o nell’altro-, sulfinire dell’Ottocento, attornoall’invenzione letteraria di Doyle ele cui fila si infittiscono nei secoli avenire, grazie anche ad una sor-prendente produzione cinemato-grafica, fumettistica e letteraria cheha rivisitato le origini e i canoni delgiallo e del romanzo di Doyle.Altri due importanti adepti di talelega meritano di essere qui menzio-nati: Robert Barr (1850-1912) eMaurice Leblanc (1864-1941).Quest’ultimo è il creatore diArsenio Lupin, il ladro gentiluomonato nel 1906 su richiesta dell’edi-tore Pierre Laffitte proprio peremulare il successo oltremanicadell’investigatore fiduciario diScotland Yard. Inutile a dirsi cheLeblanc si prese beffa di Holmesnel racconto “Herlock Sholmesarriva troppo tardi”, nel qualeLupin e Sholmes si incontranocon reciproca reverenza ma, ahimèper Doyle, ai danni di Sholmes.Barr, invece, scrisse la prima paro-dia di Sherlock Holmes ne “Ilgrande mistero di Pegram”, anda-to in stampa nel 1892. Lo scanzo-nato protagonista, questa voltachiamato Sherlaw Kombs, riper-corre una vicenda criminosa grazieal metodo della deduzione ma ilrisultato a cui giunge è tutt’altroche corretto. Doyle all’interno diquesta nutrita lega del crimine ha,dunque, il merito di aver diffuso ilgusto per i misfatti e per il delittonel grande pubblico, l’onore diaver assurto il poliziesco a genereletterario e l’umiltà di avernericondotto la paternità agli autori acui si è ispirato. Non resta cherispolverare ivolumi nascosti nelle nostre picco-le biblioteche e immergerci nelleavventure del brillante SherlockHolmes.

Giancarlo Briguglia

SSIIRR AARRTTHHUURR CCOONNAANNDDOOYYLLEE EE LLAA LLEEGGAA

DDEELL CCRRIIMMIINNEE

Numero 2 anno III milanoNERA 5

fama mondiale, e accetta che il ro-manzo sia pubblicato in cambio diuna percentuale sulle vendite.Il libro esce sul mercato ed è subi-to un boom. La colossale apoteosidi quello che sembrava un impos-sibile successo gli garantirà ric-chezza e imperitura fama mondia-le.Negli anni seguenti continua a spe-rimentare il romanzo storico, macon diversa scenografia temporalee due titoli: UUnnaa ffoorrttuunnaa ppeerriiccoolloo--ssaa, ambientato nella Londra vitto-riana, che mi sento quasi di consi-

derare il prozio del suo poco più cheneonato: LLaa ccaadduuttaa ddeell ggiiggaannttii eUUnn lluuooggoo cchhiiaammaattoo lliibbeerrttàà, inte-ressante incursione ai tempi della ri-voluzione americana.Torna orgogliosamente alla sua spe-cialità, il thriller tradizionale fino al2007, che vede l’uscita di MMoonnddoosseennzzaa ffiinnee, corposo seguito idealedi I pilastri della terra che incassa a pa-ri merito successo e critiche.Ama scrivere, sa farlo bene, con fa-cilità, sperimentando con successogeneri letterari paralleli. Autore dicelebri trame che tengono il lettore

con il fiato sospeso e lo incollanoalle pagine fino alla fine, a oggi KenFollet, con oltre 130 milioni di copiedi libri venduti nel mondo, è unodegli scrittori viventi di maggiorsuccesso.Quattro dei suoi romanzi sono sta-ti lungamente in testa nell’elenco deibest sellers del New York Times,numerosissime riduzioni cinemato-grafiche e televisive sono state trat-te dai suoi scritti e la sua ultima fati-ca letteraria, LLaa ccaadduuttaa ddeeii ggiiggaann--tt ii, la prima di un’opera enciclica -saga - trilogia che si prepara a con-

quistargli altri milioni di lettori, si èinfilata di diritto dalle prime setti-mane di uscita nei ranghi di testadelle classifiche mondiali.Ormai è un grande che, per i suoimeriti, fa parte dell’olimpo degliscrittori contemporanei. Uomo col-to, scrittore multiforme che conti-nua instancabile a creare e racconta-re avventure, affascina e incuriosi-sce un pubblico variegato di tutte leetà. Sua capacità, suo pregio e forsela caratteristica più interessante del-le sue opere.

Patrizia Debicke

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6 milanoNERA www.milanonera.com

Niente mezze misure per ilvecchio Ellroy. Per lui lascrittura non è una forma

d’arte. E una droga e il suo antido-to. E’ soprattutto un’ossessioneche in qualche modo lui utilizzaper liberarsi di un’ossessione anco-ra peggiore e più distruttiva: quelladi dover convivere con la consape-volezza che il brutale omicidio disua madre resterà per sempreimpunito.Il corpo di Geneva “Jean” Ellroy,nata Hilliker, professione infer-miera, fu rinvenuto da un passantea spasso col cane una domenicamattina, verso le dieci, al limitaredel campo sportivo della scuolasuperiore Arroyo di El Monte,California. Era il 22 giugno 1958,la sera prima in città si era festeg-giato fino all’alba. Barbecue emusica country per celebrare ilprimo weekend dell’estate.Normale che il mattino dopo nonci fosse nessuno in giro. Che tuttaEl Monte, già sonnolenta di suo,col sole alto fosse ancora addor-mentata.La donna giaceva in posa scompo-sta, in piena vista, al di là della reteche separava il recinto della scuoladal marciapiede. Impossibile nonvederla. Un quarto d’ora dopo lasegnalazione, gli investigatori deldipartimento di polizia erano giàsulla scena del crimine. Una tem-pestività che si rivelò inutile, per-ché l’omicidio è rimasto insoluto.Quel sabato notte, mentre suamadre veniva strangolata, LeeEarle dormiva nella casa di suopadre a Los Angeles. Aveva diecianni. Un ragazzino normale, bene-ducato, tranquillo. La tragedia lo

segnò per il resto della vita.Riformatorio, strada, droga, furti el’inseguimento disperato di unanormalità che riusciva solo a spiarepenetrando di nascosto nelle casedegli altri. Dopo la morte dellamadre, l’adolescente Ellroy rischiòdavvero di perdersi nel desertometropolitano di Los Angeles,soprattutto dopo il 1965, quandoperse anche il padre.A impedire a quell’adolescente tri-ste, violento e vagabondo, già pre-giudicato per piccoli furti e violazio-ni di domicilio, di mettersi seria-mente nei guai e finire in un peni-tenziario, fu la passione per la scrit-tura.Introverso, poco portato per i rap-porti sociali com’era, il giovaneEllroy, che non aveva neppure ter-minato la scuola superiore, a dieci-dodici anni sognava di diventare ungrande scrittore di noir e thriller.Una passione nata per caso, che nonlo abbandonò mai. Tutto ebbe ini-zio pochi mesi dopo l’omicidio disua madre, il giorno del suo decimocompleanno, quando suo padre,notando l’interesse del figlio per gliarticoli di cronaca nera, gli regalòThe badge di Jack Webb.Strano libro da regalare a un ragaz-zino: The badge era un’antologia distorie criminali troppo violente peressere raccontate alla tivù.Protagonisti delle indagini, i detecti-ve del mitico LAPD, il dipartimentodi polizia di Los Angeles. Il giovaneEllroy lo divorò letteralmentefacendo di quegli uomini, che inse-guivano feroci assassini nei quartie-ri malfamati della metropoli, i pro-pri eroi. Curiosamente, il volume èstato ripubblicato nel 2005 con laprefazione dello stesso Ellroy e que-sto significa che non si deve maiporre limiti ai sogni.Fra i crimini efferati su cui indaga-

vano gli investigatori del LAPD nel1948, uno in particolare aveva acce-so la fantasia dell’aspirante scrittore.Il 15 gennaio 1947, fra le erbacceche crescevano in un lotto di terre-no fabbricabile a Leimert park, unsobborgo di LA, era stato rinvenutoil corpo mutilato, dissanguato eseviziato di una giovane donna,identificata come Elizabeth Short diventidue anni.Elizabeth, bellissima con gli occhiazzurri e i capelli neri, somigliavavagamente a Geneva Hilliker. Quelbrutale omicidio, destinato anch’es-so a restare insoluto, era ancorasulle prime pagine dei giornali quasidue anni dopo, quando Ellroycominciava ad appassionarsi allacronaca nera.Soprannominata da un cronista delLos Angeles Herald Express, tale BevoMeans, “Black Dahlia” per associa-zione con il titolo di un film di suc-cesso, The Blue Dahlia, la sfortunataElizabeth parve, nella fantasia delragazzino traumatizzato, sovrap-porsi a Geneva “Jean”, dando vitaall’ossessione che porterà lo scritto-re a produrre libri-dossier impernia-ti su entrambi i casi come TThheeBBllaacckk DDaahhlliiaa, dedicato all’omici-dio di Elizabeth Short, e MMyy DDaarrkkPPllaacceess, interamente costruito sulleindagini per l’omicidio di suamadre.L’ossessione di James Ellroy per icrimini violenti e l’ammirazione, inseguito diventata disprezzo, per idetective del LAPD si traduce inuna scrittura secca e sincopata comelo sono le trascrizioni degli interro-gatori, i verbali degli agenti, le notedi servizio. Niente aggettivi. Nientemetafore. Solo descrizioni ridotteall’osso e parole indispensabili neisuoi romanzi costruiti su un effica-cissimo linguaggio parlato cheinclude, via via che se ne presenta

l’opportunità, gergo di polizia,slang del jazz, della droga, delporto, della criminalità e della gale-ra. Uno stile che rispecchia il pessi-mismo rabbioso di Ellroy, definitoda un giornalista: Demon dog ofAmerican crime fiction.La produzione letteraria di JamesEllroy è vastissima e da molti librisono stati tratti film di successo.Ecco l’elenco dei suoi lavori piùimportanti. Pubblicati nei GialliMondadori: PPrreeggaa DDeetteeccttiivvee(Brown’s Requiem 1981),CCllaannddeessttiinnoo (Clandestine, 1982), LLeessttrraaddee ddeellll’’iinnnnoocceennzzaa (Blood on theMoon, 1984), PPeerrcchhéé llaa nnoottttee(Because the Night, 1984).Mondadori libri: LLaa ccoolllliinnaa ddeeiissuuiicciiddii (Suicide Hill,1985),LL’’aannggeelloo ddeell ssiilleennzziioo (Killer on theRoad all’origine intitolato SilentTerror,1986), DDaahhlliiaa nneerraa (TheBlack Dahlia,1987), Il grandenulla (The Big Nowhere, 1988),LL..AA.. CCoonnffiiddeennttiiaall (stesso tito-lo,1990), WWhhiittee JJaazzzz (1992). IImmiieeii lluuoogghhii oossccuurrii (My DarkPlaces, 1996). A dargli fama mon-diale è stata però la trilogia ameri-cana: AAmmeerriiccaann TTaabbllooiidd (stessotitolo, 1995), SSeeii ppeezzzzii ddaa mmiillllee(The Cold Six Thousand, 2001) e II llssaanngguuee èè rraannddaaggiioo (Blood’s a Rover,2009). A questi romanzi vannoaggiunti TTiijjuuaannaa mmoonn aammoouurr(Bompiani, 1999), IIll dduubbbbiioo lleettaa--llee (Grave doubt, 2002), DDeessttiinnaattiioonnmmoorrgguuee (Bompiani, 2004), SSccaassssooccoonn ssttuupprroo (Hot Prowl Rape-O,2005), JJuunngglleettoowwnn JJiihhaadd (2006), eCCaacccciiaa aallllee ddoonnnnee (The HillikerCurse: My Pursuit of Women) del2010. A queste opere vannoaggiunti vari saggi e racconti : DickContino’s Blues (pubblicato sul n.46di Granta magazine, Winter(1994), Hollywood Nocturnes (1994),Crime Wave (1999), Destination:Morgue! (2004).Oggi James Ellroy non solo è con-siderato un gigante della letteratu-ra noir, ma in una certa misura haplasmato il genere stesso sugge-rendo a innumerevoli autori,soprattutto anglosassoni ma ancheitaliani, un nuovo stile e unapproccio crudo e spietato allascrittura. Per essere chiari: ha fattopiazza pulita del mistery allaConan Doyle e alla AgathaChristie preferendo alle storie fan-tasiose l’affilata realtà dei fascicoligiudiziari. Peccato che solo pochis-simi fra i suoi innumerevoli allieviriescano a essere convincenti comelui. Del resto la classe è qualcosache se c’è, c’è. Altrimenti non s’in-segna e non s’impara.

Adele Marini

LL''OOSSSSEESSSSIIOONNEE DDII SSCCRRIIVVEERREE

JJAAMMEESS EELLLLRROOYY:: CCOOSSII

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DDIIVVEENNTTAA AARRTTEE

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Richard Stark è l’anima nera diDonald E. Westlake (1933-2008) prolifico scrittore ame-

ricano capace di diversificarsi a secon-da degli pseudonimi (e ne ha usatitanti! oltre a Stark i più famosi sonoTucker Coe e Samuel Holt) passandodal furto impossibile (la serieDortmunder: GGllii iinneeffffaabbiillii cciinnqquuee,TThhee HHoott RRoocckk, diventato un film conRobert Redford, La pietra che scotta) alnero criminale più duro e spietato.Parker (e basta!) dal 1962 ha vissuto31 avventure entrate nella leggenda.Duro, spietato, vendicativo, Parkercomincia con AAnnoonniimmaa ccaarrooggnnee (TheHunter) una vicenda criminale per laquale il Giallo Mondadori fu costret-to a creare una collana, I neri, perché lesue storie erano troppo violente,troppo cruente per il gusto dei lettoriclassici. Tradito dalla moglie e da unamico, Parker si becca una scarica nel-la schiena ma, incredibilmente si sal-va e torna con una faccia nuova.Rivuole i suoi soldi, chiede vendetta.Fa appena a tempo a trovare la moglieormai tossica all’ultimo stadio. Dalsuo cadavere risale al traditore che,

con i suoi soldi, si è comprato un postonell’Organizzazione. Da quel momen-to Parker diventa un incubo per tutti.Gangster, prostitute più o meno com-piacenti, ex amici, poliziotti corrotti,una melma umana che costituisce unimpero criminale che dal basso sale si-no agli ultimi piani. E Parker, con fred-dezza e crudeltà, continua a chiedereuna cifra modesta ma intrattabile. E al-la fine la ottiene assieme alla testa deisuoi nemici. Nasce unaleggenda, una serie di ro-manzi basati sull’organiz-zazione di colpi perfettieseguiti da uomini e donnedisperati, alcuni affidabilialtri molto meno. C’è sem-pre qualcosa che va storto,qualcuno che soffia, qual-cuno pagato per tendereuna trappola. Tra Parker,l’Organizzazione e laLegge è sempre una parti-ta a scacchi dove si giocad’intelligenza ma anche dimitra, di sberle, di sopraffazione.Parker è diventato l’incarnazione delthriller criminale d’azione, senza spe-ranza, senza possibilità di redenzione.Duro e puro senza ripensamenti o pia-gnistei Parker vive in un’America che

non perdona, dove il Sogno delleOpportunità si riduce a chi frega perprimo. Eppure un suo codice d’onorece l’ha. Scrittura secca, pochi fronzoli,trame studiate al millesimo. RichardStark ha ispirato con il suo romanzod’esordio (Anonima carogne, The Hunter,appunto) due grandissimi film che nehanno interpretato lo spirito regalan-do volti efficaci al suo eroe. SSeennzzaa uunnaattttiimmoo ddii ttrreegguuaa (Point Blank) di John

Boorman del 1967 è consi-derato un o dei capolavoridel cinema nero america-no. Lee Marvin è il veroParker (che per ragionicontrattuali si chiamaWalker), il duro spietatoche tutti i lettori identifica-no immediatamente con ilprotagonista della serie.Memorabile l’irruzionenella casa della moglie conla pistola in pugno. Stringela donna che ha amato e l’-ha tradito in un abbraccio

violento e spara contro il loro letto.Non servono parole, pura azione. Nel1999 Brian Helgeland gira Payback - Larivincita di Porter basato sullo stesso sog-getto. Questa volta Parker diventaPorter e ha viso e fisico di Mel Gibson

mai così cattivo, fotografato con filtrilividi e monocromi che rendono ap-pieno l’atmosfera del nero tradiziona-le. In libreria la serie di Parker ha avu-to due fortunate stagioni. La primapubblicata quasi integralmente daMondadori ha stabilito la leggenda si-no al 1974 e si conclude con LLuunnaannuuoovvaa BBuuiioo ppeessttoo e l’inedito CChhiillddHHeeiisstt. Poi nel 1998 Stark riprende lasua vena ‘muscolare’ con CCoommeebbaacckke BBaacckkffllaasshh sino a SSoollddii ssppoorrcchhii(Dirty Money, 2008) pubblicati daSonzogno e successivamente daAlacràn. Ma non è finita. Dal 2009Darwyn Cooke sta realizzando una se-rie di Graphic Novel fedelissime ai ro-manzi a metà tra il fumetto e il roman-zo illustrato pubblicate anche in Italiadalle edizioni BD. Si comincia sempreda AAnnoonniimmaa ccaarrooggnnee (che qui prendeil titolo dall’originale Il cacciatore), perproseguire con TThhee OOuuttffiitt (ancorainedito in Italia, Liquidate quel Parker).Un tratto nervoso, simile a quello diMiller in Sin City, un viso tutto spigo-li, duro per un anti-eroe che lascia unsegno rosso sangue e che non può es-sere ignorato da chiunque amici scri-vere o leggere il grande NeroCriminale.

Stefano Di Marino

“DORA SUAREZ,IL MIO PREFERITO”:

INTERVISTA A MARCOVICENTINI, patron diMeridiano Zero l'editore

italiano di Derek Raymond

Marco Vicentini è da sempre l’edi-tore italiano di Derek Raymond. Un“da sempre” che incomincia nel 1997quando la sua Meridiano Zero pub-blica EE mmoorrìì aadd oocccchhii aappeerrttii.Raymond era morto da tre anni equelle magnifiche copertine squadra-te, da realismo ucraino, ci aiutarono aconoscere un autentico gigante delnoir. Da allora altre nove uscite (le co-pertine nel tempo sono cambiate) fi-no a Stanze nascoste, il libro di memo-rie dell’autore inglese uscito qualchemese fa, un vero romanzo nascostoin pagine autobiografiche.

Quali sono le caratteristiche cherendono unico Raymond nellastoria del noir?La tenerezza e la comprensione uma-na che nascono dalla conoscenza delmale estremo e quindi la vicinanza deidue opposti. Oggi spesso la ricercadella trama vincente, della trovata aeffetto, del protagonista che conqui-sti il pubblico possono produrre librimolto ben confezionati, che però nonhanno molto da aggiungere alla storiadel noir. La descrizione di una scenatruculenta o della malvagità umanasono diventate solo le varie tappe atenere alta l’attenzione, con una stru-mentale necessità di spingersi sempreoltre nel descrivere il male. Nelle sto-rie di Raymond invece si percepiscel’amore e la comprensione per la vit-

tima e la durezza estrema delle sue sto-rie assume per contrappunto un aspet-to ancora più umano.Nei romanzi della Factory, ilSergente senza nome sembra spin-to da una tragica consapevolezza:non è possibile arginare il male, so-lo rallentarne l’azione, perché è ilfrutto dell’agire della gente comu-ne.Raymond vuole proprio narrare il ma-le quotidiano, quello che alligna nelcuore delle persone normali, vuole rac-contare gli omicidi che nascono nonda una scaltra premeditazione, ma dal-l’ebbrezza di un momento di follia. Neisuoi romanzi non ci sono i maghi delcrimine, ma la violenza che nasce dallapovertà o dal malessere della società.

Per Raymond il male non è né ro-mantico né spettacolare. È suffi-ciente raccontare il crimine senzaorpelli o morale.Un aspetto che a me piace molto dellesue storie è quello dell’estremo reali-smo delle indagini. Nei suoi delitti nonci sono indizi che si possono prestare adifferenti e ambigue interpretazioni, néfalse piste o rivelazioni finali, c’è solo ilSergente che conosce i moventi essen-ziali del 90% dei delitti e dal contattocon le persone coinvolte capisce quasisempre chi ha qualcosa di losco da na-scondere. La risoluzione del caso av-viene grazie alla martellante caparbietàdel Sergente nel voler fare crollare lamaschera del colpevole. Già questo ap-proccio fa capire che Raymond è mol-to più interessato alle persone coinvol-te che agli aspetti enigmistici del caso,ed è la sua capacità di raccontare gli uo-mini nella miseria quotidiana che co-stituisce l’arte di questo scrittore.

Nelle sue memorie ricorre in modoossessivo il nome di Dora Suarez.Eppure il romanzo che ne prende il

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II MMAAEESSTTRRII DDEELL NNEERROO::RRIICCHHAARRDD SSTTAARRKK

nome non è superiore a titoli comeAApprriillee èè iill ppiiùù ccrruuddeellee ddeeii mmeessii, CCoossììvviivvoonnoo ii mmoorrttii, EE mmoorrìì aadd oocccchhii aappeerr--tt ii. Come mai tanto attaccamento aquel libro?L’unico che potrebbe rispondere sa-rebbe l’autore, ma condivido l’opinio-ne di Raymond. Anche per me è il suolibro più bello, un vero capolavoro,perché va così a fondo nell’animo uma-no che letteralmente si fonde con lamente e lo spirito di uno psicopaticoassassino. Io di noir ne ho letti di tuttii tipi, ma quello che mi ha fatto prova-re un vero brivido di repulsione, nonper la storia, ma per la credibilità del-l’assassino, che mi ha fatto annusareuna zaffata della putredine di una men-te malata, è stato proprio Dora Suarez.Raymond non l’ha fatto per scioccare,ma perché conscio delle sue responsa-bilità come scrittore. Si è calato cosìcompletamente nella mente di quel kil-ler da provare orrore per se stesso. Edè per questo processo che la creazionedi uno dei personaggi più orribilmenterealistici della letteratura diventa anco-ra più ammirevole.

Il suo metodo narrativo chiede unatotale calata nei personaggi e nellastoria. Metodo Stanislavski appli-cato alla letteratura. Ma non gli ba-stava la sua vita più che avventuro-sa?No, la vita non basta, è solo il primopasso per poter conoscere e vivere levite disastrate dei disgraziati e dei ma-lavitosi. Solo così puoi raccontare la lo-ro verità e non tradirli, dice Raymond.E quello che ha scritto mostra quantototalmente ci credesse.

È difficile proporre in un italianoefficace la sua scrittura così secca ediretta?Non particolarmente, basta prestareattenzione a evitare costruzioni trop-

po elaborate e mantenere costante ilsuo registro asciutto e affilato.

Quali sono, in termini di vendita,i suoi numeri? Più che dignitosi, per le piccole di-mensioni di una casa editrice indipen-dente come la Meridiano Zero.Viaggiamo ben oltre le 10.000 copie,con la palma del più venduto chespetta ad Aprile è il più crudele dei mesi.

Da cosa sarebbe attratto oggiRaymond?Secondo me avrebbe continuato araccontare storie su quella linea. Vedouna grande coerenza in Raymond euna capacità di persistenza che non lofarebbe andare in cerca di altre strade.A lui interessava raccontare l’orroredel mondo e quello avrebbe conti-nuato a fare.

Chi è, se esiste, oggi il “figlio” diRaymond?Un vero “figlio” di Raymond non l’-ho ancora visto, soprattutto perché ioidentifico Raymond con la capacità diprivilegiare l’aspetto umano dei per-sonaggi che crea piuttosto che leaspre e crude vicende che narra. Peròha lasciato una traccia percepibile inmolti scrittori. Proprio come Romeroo Kubrick per il cinema, cosìRaymond ormai fa parte del patrimo-nio culturale di tutti gli scrittori dinoir.

Per il futuro: è, come Pessoa, unbaule pieno di tesori o gli ineditisono finiti?Purtroppo la serie migliore, quelladella Factory, è terminata. Ci sono al-tri buoni romanzi, che contiamo dipubblicare, ma sono romanzi slegatil’uno dall’altro e non hanno quell’im-patto che ha il protagonista dellaFactory.

Corrado Ori Tanzi

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ne, peculiarità tipi-che della gente natain questi luoghi. Èuna detective capace,molto attenta ai par-ticolari che non esitaa procedere nelle in-dagini nonostante ilcoinvolgimento nelcaso di familiari eamici. La neve è si-lenziosa ma se la sisa ascoltare svela

tanti segreti!

Dana Stabenow , diAnchorage, autrice di thrillerdi successo ha lavorato allaTrans-Alaska Pipeline primadi dedicarsi completamentealla scrittura. Dai romanzi de-

dicati alla detec-tive Shugak ver-rà tratta una se-rie televisiva.

Dana cosa ti haspinto a scrive-re thriller?“Ho scritto “Acold day for mur-der” il mio primoromanzo nel1987. Avrebbedovuto essere unesercizio di scrit-tura, l’ho copia-to su un floppydisk e conserva-

to in una scatola nel garage dimio padre fino al 1990, quan-do il mio editore ha acquista-to ”Second Star” e mi ha chie-sto che altro hai?”

Quanto sei simile a Kate?“Un amico di mia madre diceche Kate Shugak siamola miamigliore amica Kathy ed iomiscelate insieme”.

Quando scrivi?“Mi alzo alle sei del mattino escrivo fino alle nove circadieci pagine al giorno dal lu-nedi al venerdi. All’inizio èsempre una fatica, ma alla fi-ne è come essere su uno slit-tino in corsa fino all’ultimapagina”.

Cristina Marra

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Una nuova de-tective vienedal freddo: è

Kate Shugak.“Trent’anni, un me-tro e cinquanta, pel-le color bronzo e glizigomi alti e piatti ti-pici della sua razza”,vive in un villaggiodell’Alaska insieme aMutt, metà cane emetà lupo ed è laprotagonista del thriller Il si-lenzio della neve (Newton& Compton, pag. 255, €6,90), di Dana Stabenow.Vincitore del premio Edgar,quella raccontata in CSIAlaska, è la prima indaginedella detective Shugak, giuntaormai a diciottoepisodi. Tra di-stese di neve,animali selvati-ci, abitudini de-gli abitanti deivillaggi intornoal grande Parco,si dipana unplot che prendele mosse da unascomparsa ec-cellente perconcentrarsi suiproblemi etnici,politici e terri-torial i di unluogo “un teso-ro nazionale” difficilmenteraggiungibile ma molto allet-tante per speculatori e inve-stitori senza scrupoli.Dalla casa di Kate, al pub diBernie, dall’abitazione del-l’anziana Ekaterina alle mi-niere di Lost Wife, le indagi-ni proseguono tra insegui-menti, attentati, sospetti enuove tracce. La trama inve-stigativa è intrecciata adun’altra, altrettanto avvincen-te, e che riguarda l’Alaska coni suoi paesaggi mozzafiato ele problematiche delle diverseetnie che convivono in queiterritori e che lottano controle innovazioni. Kate riuniscein sè la caparbietà, il corag-gio, l’istintività e la capacitàdi fronteggiare ogni situazio-

Intervista a DDaannaa SSttaabbeennooww autrice di CSI Alaska, Il silenzio della neve

DA MAGGIOIN TUTTELE LIBRERIE

Dieci anni dopoARRIVEDERCI AMORE, CIAOtorna Giorgio Pellegrininel nuovo romanzo di

MASSIMO CARLOTTO

www.edizionieo.it

A rtwork:www.mekkanografici.com

CARLOTTOALLA FINE DI UN GIORNO NOIOSO

MASSIMO

NOIR

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Alla fine di un giorno noiosoMassimo CarlottoEdizioni e/o, p. 177, € 17,00

Giorgio Pellegrini l’abbiamo lasciato– ormai undici anni fa – al funerale diRoberta, Martina chegli stringe la mano, eSante Brianese, il suoavvocato, che gli co-munica di essere statoriabilitato dal Tribunaledi sorveglianza. In lui,la speranza di una nuo-va vita “in una comuni-tà che aveva il senso dell’amicizia,della solidarietà”. Sarebbe stato con-siderato un onesto cittadino, impe-gnato solo a guadagnarsi il pane. E agodersi i soldi.Si chiudeva così Arrivederci amoreciao. Lo ritroviamo inAlla fine di ungiorno noioso sposato con Martina,proprietario de La Nena, locale allamoda, a completa disposizione deicomitati d’affari e delle cricche cheSante Brianese, ormai diventato unpezzo grosso della politica, controlla.Insomma, una vita tranquilla, fatta diun susseguirsi di “giorni noiosi”, incui tutto è una facciata, una copertu-ra per proteggere altro. Un piccolo,segretissimo e sicurissimo giro diputtane travestite da escort a disposi-zione di Brianese e dei suoi amici, unbusiness che rende bene e che gliconsente di mantenere uno standardaltro di qualità per tenere in piedi laNena, il suo biglietto da visita peravere un ruolo di rispetto nella comu-nità veneta. Ma, quando scopre di es-sere truffato da Brianese, arriva ilmomento di recuperare dignità, ri-spetto e soldi, e dimostrare chi è real-mente Giorgio Pellegrini: il “lupocattivo che divora CappuccettoRosso e s’incula la nonna e il caccia-tore”.Insomma, il “solito maledetto bastar-do”. Per stessa definizione diMassimo Carlotto, che ancora unavolta riesce a raccontare, con travol-gente denuncia e passione civile, ilcuore nero e malato del Nordest e piùin generale di un Paese e di una clas-se politica, marcio e corrotto. Per cuitutto, è giustificabile, compresa lavendetta e la voglia di riscattarsi conmezzi non sempre leciti perchè, co-me una scritta sui muri di Padova re-cita, “Ruby Rubacuori ce l’ha inse-gnato: fottere i potenti non è un rea-to”. Per fare un po’ di pulizia senzatroppi spargimenti di sangue primadi ributtarsi a capofitto in nuovi e più“flessibili” affari. Senza mai farsimancare, alla fine di un giorno noio-so, un flûte di champagne. Magari al-la Nena.

Francesca Colletti

Missione in AlaskaMykle HansenMeridiano Zero, p.160, € 13,00Traduzione di Francesco Franzis

Marv Pushkin è quanto di peggio ilsistema capitalista possa produrre.Un giovane (più per autodefinizioneche per età anagrafica) manager ram-pante, pieno di fascino e costante-mente tirato a lucido; un uomo capa-ce solo di delegare, completamenteistupidito dal consumo frenetico dipetrolio (complice l’amatissimaRange Rover), beni di lusso e medi-cinali, del tutto insofferente nei con-fronti dei mediocri sottoposti, e arci-stufo della grassa e facoltosa moglieEdna (alle cui mancanze supplisce,per fortuna, l’avvenente Marcia del“Controllo Prodotti”). Un arrivista

pronto a tutto purdi portare a ter-mine, il più infretta possibile,la scalata dellagerarchia azien-dale. E poco im-porta se e quantagente c’è da cal-pestare per arri-vare in cima, e

chi se ne frega dei dipendenti. Ma perattirare l’attenzione di quelli dei“piani alti” e accelerare l’ascesa, nonc’è niente di meglio che puntare sultanto decantato “gioco di squadra”;e allora perché non offrire ai sotto-posti, tanto per consolidare le rela-zioni e favorire lo spirito di gruppo (emagari, con l’occasione, liberarsi diqualche peso morto), una bella battu-ta di caccia all’orso in un parco natu-rale dell’Alaska?La trovata geniale si trasforma, però,in incubo, quando il diabolico diri-gente cade vittima di un banale inci-dente...Raccontato in prima persona e al pre-sente dallo stesso Pushkin, la cui vo-ce assume toni via via più surreali,onirici e deliranti man mano chel’esilarante epilogo si avvicina,Missione in Alaska, tragicommediain forma monologica edita nel 2008negli Stati Uniti e appena proposta ailettori italiani da Meridiano Zero,contiene una pungente e feroce sati-ra che, preso l’avvio dal motivo eco-logico, si amplia a comprendere l’in-tero modo di vita americano. E il bra-vo Hansen non si accontenta del con-tenuto satirico-politico, ma si lanciain una serie di irresistibili giochi sti-listici, narrativi e metanarrativi, al-cuni dei quali si spiegano in tutto eper tutto solo nel riuscitissimo finale.

Fabrizio Fulio Bragoni

ZeroFrank Rizzo Giano, p. 288, €16.50

Un giallo di sapore classico e difacile lettura che si dichiara scrittoda un reporter yankee che vantereb-be una ventennale esperienza di cro-naca nera…L’esca offerta all’italo americanoDuccio Giovanni Maria (nomiimpronunciabili in inglese pare)Stone e, quindi, meglio catalogatocome D.G.M. Stone, cronista alCourier di San Francisco sembraveramente appetitosa. Un brutaledelitto, quasi un’esecuzione con dueproiettili nei genitali di un ricco eprestante uomo d’affari, JuliusSinter, molto bene introdotto anchein politica e addirittura finanziatoredel partito presidenziale. “Lo vuoi lo scoop dell’anno?” gli

ha chiesto l’amico di sempre HarryDugan, capo della locale squadraomicidi. Ma a tutto c’è un ma! Ilvecchio amico offre un brillante ser-vizio da prima pagina, ma in cam-bio pretende aiuto e discrezione,cosa che non gioverà troppo ai rap-porti professional-diplomatici delnostro eroe con la coriaceaMargaret che governa il giornalecon pugno di ferro. Né ai suoi acro-batici contatti familiari con un’ado-rata figlia tredicenne e un’acida,puntigliosa e danarosa ex moglie. L’omicidio, che all’inizio si annun-ciava come commesso da un killeromofobo, fa presto a cambiare diconnotati. A cosa mirava veramentel’assassino di Sinter? Perché lo sivoleva eliminare e perché anche ilSecret Service messo a guardiadella sua sicurezza non è riuscito aproteggerlo? Chi potrebbe e/odovrebbe essere il bersaglio finale?E cosa progetta la setta integralistacristiana la Nuova Famiglia chesopporta malvo-lentieri un giovanee brillante presi-dente di colore allatesta degli StatiUniti?In una sovrapposi-zione di false pistee di indizi che but-tano fuori strada, il nostro reporter-eroe dovrà addirit-tura intervenire di persona per con-trollare una fantasmagorica caram-bola finale. Ma dovrà anche accetta-re che non tutto il male sia veromale e che non tutto il bene sia verobene.

Patrizia Debicke

Morte apparenteThomas EngerIperborea, p. 432, €17,00Traduzione di Ingrid Basso

Henning Juul è un giornalista chedopo due anni torna al suo posto dilavoro. Il trauma della perdita di

suo figlio Jonas non èsuperato, così comequello della separazionecon la moglie. Ma è oradi rimettersi in piedi.Resta una firma impor-tante del giornale tele-matico 123nyheter. E ilcaso del giorno ha in sé

quella dose di orrore da metteresubito alla prova la sua necessità divivere: hanno ucciso una studen-tessa di cinema e il modo ricordamolto da vicino i metodi dellaSharia islamica: morte dopo fusti-gazione, lapidazione, amputazionedella mano. La discesa negli inferiè gratis. Per la risalita non si garan-tiscono posti a sedere.Thomas Enger è il nome nuovodel thriller scandinavo. Morteapparente, il suo romanzo d’esor-dio. Un libro teso, a tratti feroce,con personaggi affettati. Il presen-te storico del narratore ha i tempidell’incedere cinematografico, latensione cresce e fa finta di scen-dere per uno sviluppo finale dellibro da autentico Dottor Sottile.Però nessun miracolo, come inve-ce ha gridato la stampa scandina-va. Il fatto è che il giallo scandina-vo incomincia a essere una sala unpo’ troppo frequentata. Inizia amancare il respiro. Un respirodiverso. Tutti respirano allo stessomodo. Alla Stieg Larsson. Finchécircola l’aria c’è vita. Dopo sidovrà vivere di un’atmosferareplicata nelle serre.Questo sembra non essere il casodi Enger. D’accordo, gli stilemiormai consolidati della narrativanoir post Millennium dei paesi delnord non mancano (il giornalistacome protagonista, il passato tra-gico che s’incaglia nel presente,tanto per estrarre le prime duefigurine), ma la storia è narratacon uno spesso chiaroscuro che dàal racconto la forma di un cammi-no che a tratti prende le forme diun rito penitenziale. E il furbissi-mo finale ci dice che la saga è soloincominciata.

Corrado Ori Tanzi

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Il peccato dell’angeloCharlotte Link Corbaccio, p. 270, € 16,50 Traduzione di Umberto Gandini

Un nuovo inquietante thriller dellascrittrice tedesca Charlotte Linkche stavolta, scavando nei meandripiù ostici da accettare della psicolo-

gia, riesce a tra-sformare l’essereumano in unabelva disposta atutto, pur di sal-vaguardare i pro-pri cuccioli. E qui la prima do-manda seria: qua-l’è il vero confinetra pazzia e ragio-ne? Con un avvio se-

reno, ovattato, che fa da cornice aiprimi capitoli, regalandoci una soaveatmosfera, l’autrice inganna abil-mente il lettore, ma il dubbio, la su-spence e l’angoscia sono là, in ag-guato.I cavalli di battaglia dell’intrigo sonodue gemelli, giovani, affascinanti ebene educati. Assolutamente identi-ci, figli di madre inglese e padre te-desco, dotati come spesso accade trai monovulari di un particolare sestosenso che li collega l’uno all’altro inmodo indissolubile. Due destini, i lo-ro, che sembrano divergere e che in-vece saranno morbosamente e dram-maticamente intrecciati. Un amore sofferto di gioventù di unafragile studentessa inglese ha porta-to a una scelta sbagliata, a un erroreche costerà troppo caro ai protago-nisti consapevoli e inconsapevoliche verranno coinvolti in questa ter-ribile tragedia familiare.Una troppo tardiva fuga dal passatoe da un difficile presente con appro-do in Inghilterra alla ricerca di un belrapporto perduto che si vorrebbe fe-lice e quella che, nonostante i timoridi un padre apprensivo e di un’ami-ca affezionata, appare una piacevolevacanza estiva in Francia, saranno leinsidie che faranno scattare le gana-sce di una morsa che si rivelerà unainevitabile trappola infernale. Qualcuno, un innocente, si salverà.Altre vittime sacrificali pagherannoper generosità e senza averne colpa,gli errori altrui.Ma chi è colpevole, il vero colpevo-le per delusione, crudele debolezza,aberrazione di una scelta inconfes-sabile, ha accettato di sprofondarenelle fiamme di un inferno che nonpotrà più annullare ma consciamen-te vorrà rifiutare, scaricandolo suspalle altrui.

Patrizia Debicke

Notte di sangue a coyote crossingVictor GischlerMeridiano Zero, p. 207, € 14,00Traduzione di Luca Conti

Che il western e il nero siano paren-ti stretti ce lo ha ricordato a piùriprese Elmore Leonard. Gischlerche arriva in Italia con il suo quar-to romanzo sottolinea ancora l’as-sioma, confortato da una quote diDon Winslow. Forse meno riuscitodi Black City (uscito da poco perFanucci), Notte di Sangue a CoyoteCrossing è un romanzo rapido comeuna pellicola da Grindhouse, quasi

lascia nel let-tore l’aspet-tativa di ‘consumar-ne’ di seguitouna secondaparte assiemeal pop corn.I n f l u e n z ecinematogra-fiche efumettistichea parte,Gischler si

riconferma ottimo costruttore diintrighi che mescolano sangue egrottesco, umanità e follia. In unanotte il cadavere di un poco dibuono appare e scompare trascinan-do nei guai un vicesceriffo in provache, tra le altre cose, si ritrova unpupo da sballottare, visto che lamoglie lo ha appena lasciato. Matutto torna, dalla moglie in fuga,all’amante vittima di uno zio chepiù imbecille non si può. Ci sono imessicani clandestini, una bandacon tanto di nonna pistolera, scerif-fi corrotti, sceriffe coraggiose, bottispari e crudeltà. Insomma una diquelle storie che sembrano scritteper diventare la sceneggiatura di unfilm di Rodriguez perché è proprionella commistione divertita e diver-tente dei generi,nel fragore deglispari e nelle strizzate d’occhio allettore che sta la forza di questoromanzo rapido (sin troppo....) edefficace. Adesso aspettiamo l’auto-re a una prova più lunga e articola-ta, più ‘sua’. Il tempo delle citazio-ni finisce con l’ultima pallottolaspara in questa interminabile, diver-tentissima, notte di sangue.

Fabrizio Fulio Bragoni

La città dei senza nomeDaniel DeppNewton Compton Editori p. 304,€ 12,90

Los Angeles è la città diHollywood, dove fiction e realtàsi mescolano, dove intrighi e af-fari diventano il plot perfetto per“La città dei senza nome”(Newton Compton, pag.304, euro12,90) la il thriller di DanielDepp. Fratello dell’attore Johnny,Depp è produttore e sceneggia-tore, ha scritto la sceneggiaturadel film “Il coraggioso” che haottenuto una nomination alFestival di Cannes.Cresciuto nelmondo del cinema conosce a fon-do i segreti ed i retroscena dellalocation del suo romanzo.Cinismo e suspense caratterizza-no il romanzo la cui trama, con iritmi narrativi di una sceneggia-tura cinematografica e le influen-ze letterarie di Chandler e Ellroy,si snoda intorno alla figura del-l’ex stuntman David Spandau.Stufo dei capricci di Hollywood,Spandau decide di allontanarsida quella realtà troppo spesso fasulla e a volte crudele e aprir-si un’agenzia investigativa.Tantissimi sono i personaggi cheruotano intorno alla storia princi-pale e Depp, li connota di ungrande carisma. Tra spaccio econsumo di cocaina, feste da so-gno e ville lussuose, quel mondodi ricchezza e malavita persegui-ta Spandau: il suo primo cliente èBobby Dye, una star del cinema,

ricattato dalm a f i o s oR i c h i eS t e l l a .Spandau investe di de-tective si ri-tuffa nellea t m o s f e r edorate dellacapitale delcinema incui omicidi,crimini e ri-catti supera-

no quelli che avvengono sulgrande schermo.

Cristina Marra

14 milanoNERA www.milanonera.com

APPUNTAMENTOMILANONERA

AL SALONE DEL LIBRO DI TORINO

Sabato 15 maggio

ore 18 - Room to the FutureEbook StartUp! La nuova collanadi ebook di MilanoNera Editore -

Invasioni mediatiche Intervengono Paolo Roversi,Stefano Di Marino, Patrizia

Debicke, Giancarlo Bruiguglia e Francesca Colletti

****

Appuntamenti con Paolo Roversi,direttore di MilanoNera, al Salonedel libro di Torino per la presenta-

zione del suo romanzo MilanoCriminale (Rizzoli)

"L'epopea criminale di

una città. Il grande racconto

della mala."Corriere della Sera

Domenica 16 maggio

ore 11.30 - Stand Rizzoli - Paolo Roversi firma le copie

e incontra i lettori

ore 13.00 - Arena Bookstock -Paolo Roversi ospite della trasmissione di Luca Crovi "Tutti i colori del giallo" in diretta su Rai Radio2

ore 16.00 - SALONE OFF alla 3 -Piazza Papa Paolo Giovanni II

ITALIANOIR con RosaMagliasso, Alessandro Bastasi,Enrico Pandiani, Sergio Paoli

e Paolo Roversi

ore.18.00 - Stand Ibs -Presentazione e firmacopie con

Marco Malvaldi e Paolo Roversi

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