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ANNO 2017 NOtizie dAl 24 MAGGiO Al 31 MAGGiO

NOtizie e iNfOrMAziONi SUll’AfricA e, iN pArticOlAre, SUllA SOMAliA e pAeSi del cOrNO d’AfricA, rAccOlte dA AGeNzie, GrUppi, iStitUziONi,

cOMMeNtAte cON cONSiderAziONi ed OSServAziONi

SOMMAriO

Pag. 02 - 24 mag. Somalia. Cinque persone sono morte in un attentato suicida in Puntland

Pag. 02 - 24 mag. Consegnati dalla Marina Militare 4 gommoni alla Repubblica federale di Somalia

Pag. 03 - 25 mag. Sud Sudan. Kiir proclama il cessate il fuoco e avvia il dialogo nazionale ma il suo principale avversario ne è escluso

Pag. 03 - 25 mag. Autobomba esplode a Mogadiscio, almeno 5 morti

Pag. 04 - 25 mag. Si può parlare di ritorno della pirateria marittima in Somalia?

Pag. 05 - 26 mag. Cresce la minaccia dello Stato Islamico in Somalia. Identikit del leader Abdulqadir Mumin

Pag. 08 - 26 mag. Somalia: Usa donano droni di sorveglianza per monitorare ordigni esplosivi

Pag. 08 - 26 mag. Il Ramadan di sangue invocato dallo Stato Islamico

Pag. 09 - 27 mag. Somalia. Per Mons. Bertin “Rivalità claniche e motivi economici facilitano l’installazione dello Stato Islamico”

Pag. 09 - 28 mag. Libia, è guerra civile: l’amico dell’Italia al Serraj non controlla più niente

Pag. 10 - 28 mag. È iniziata all’alba la battaglia finale di Mosul: in rotta i terroristi dell’Isis

Pag. 11 - 29 mag. Somalia: tribunale al Shabaab ordina lapidazione uomo accusato di adulterio

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24 mag. Somalia. Cinque persone sono morte in un attentato suicida in Puntland

Sono morte cinque persone e ne sono state ferite altre dodici in un attentato suicida compiuto il 23 maggio, in un punto di controllo nella città portuale di Bosaso, nella regione del Puntland, in Somalia. Si tratta del primo attacco del genere in tre anni in questa zona del paese. Questi episodi sono molto più frequenti nella capitale dello stato, Mogadiscio dove le forze di sicurezza sono in difficoltà e non ricevono il sostegno statunitense.

“L'attentatore si muoveva con sospetto e quando gli è stato ordinato di fermarsi ha attivato la sua giacca esplosiva si è fatto esplodere”, ha detto Yusuf Mohamed, governatore della regione Bari nel Puntland.

ISIS ha rivendicato il suo primo attacco suicida in Somalia. Il funzionario della polizia locale Mohamed Dahir Adan ha detto che, nell’esplosione sono morti un ufficiale della sicurezza e quattro civili. L'esplosione si è verificata presso un hotel spesso utilizzato come luogo di incontro per funzionari locali, per cui probabilmente l’attentatore era diretto in quel luogo ove doveva compiere la sua missione suicida.

La regione è stata spesso attaccata dai militanti di Shabaab legati da Al-Qaeda ed è anche sede di un gruppo separato di combattenti che hanno dichiarato fedeltà all'ISIS, ma non sono riusciti a raccogliere molto sostegno. Questi ultimi militanti sono guidati dall'ex iman Shabaab Abdiqadir Mumin che è giurato fedeltà a ISIS l'anno scorso ed è stato dichiarato "terrorista globale" dal Dipartimento di Stato americano. Mumin è nato in Puntland e ha vissuto in Svezia prima di trasferirsi nel Regno Unito negli anni 2000, dove gli è stato concesso la cittadinanza britannica. A Londra e Leicester, ha sviluppato una certa attrattiva assicurandosi la reputazione di predicatore firebrand nelle moschee estremiste e nei video pubblicati online. Secondo la MI5, l'agenzia nazionale di intelligence britannica, Mumin è conosciuto col nome di Mohamed Emwazi.

Gli osservatori dicono che i suoi sostenitori sono per lo più composti da membri del proprio clan Majerteen e l'esistenza stessa del gruppo di Mumin è attribuita a rivalità con clan locali. Il suo gruppo consta di circa 200 membri.

24 mag. Consegnati dalla Marina Militare 4 gommoni alla Repubblica federale di Somalia Sono partiti il 22 maggio 2017, dal porto di Catania, i quattro gommoni che la Marina Militare ha ceduto, a titolo gratuito, alla Repubblica federale di Somalia, destinati alle Forze di sicurezza somale per assicurare il pattugliamento dei porti e delle coste. L'iniziativa è stata resa possibile grazie ai colloqui bilaterali instaurati tra il ministero della Difesa italiano e la Repubblica federale di Somalia e mira a favorire il processo di ricostruzione e il consolidamento dei processi di pace e stabilizzazione del Paese africano nell'ambito della missione dell'Unione europea "Eutm Somalia" per la Regional maritime capacity building del Corno d'Africa e dell'Oceano Indiano occidentale.

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I quattro natanti, in origine parte integrante dele dotazioni della Marina Militar, sono dotati di chiglia rigida e sono equipaggiati con motori di elevata potenza in grado di raggiungere elevate velocità (fino a 40 nodi) e trasportare fino a 15 persone, così da assicurare il pttuglimeto deli spazi marittimi in prossimità delle coste somale. Il transito in questa zona è infatti considerato ancora un rischio per la sicurezza della navigazione ed è per questo che l’area continua oggi ad essere pattugliata da diversi assetti navali nazionali e internazionali

25 mag. Sud Sudan. Kiir proclama il cessate il fuoco e avvia il dialogo nazionale ma il suo principale avversario ne è escluso “Riek Machar è il nostro leader e comandante in capo, non invieremo nessun delegato a Juba senza un suo ordine” , ha affermato Paul Gabriel, portavoce del Sudan People's Liberation Movement-in-Opposition (SPLM-IO), in risposta all'annuncio fatto il 22 maggio dal Presidente del Sud Sudan Salva Kiir, dell’instaurazione del cessate il fuoco unilaterale e dell'avvio di un dialogo con tutte le forze ribelli, ma a condizione che l’SPLM-IO non invii Machar al negoziato. Machar è l’ex Vice Presidente del Sud Sudan e principale avversario di Kiir. La sua esclusione dalla trattativa rischia di farla morire sul nascere. Secondo il portavoce dell’SPLM-IO, il dialogo nazionale è solo un pretesto per alleggerire la pressione internazionale su Juba mentre “in realtà le forze del governo, continuano a fare razzia delle risorse territoriali e ad uccidere civili”. Il principale alleato del Presidente Kiir, il capo di Stato ugandese, Yoweri Kaguta Museveni, lo ha esortato a non sprecare i voti ottenuti nel 2011, ricordando che la maggior parte dei suoi elettori appartengono a tutta la società sud-sudanese e non ad una singola tribù. La guerra civile scoppiata nel dicembre 2013 ha preso subito una dimensione etnica e tribale, come denunciato dai Vescovi.

Nel frattempo, è emergenza per la diffusione del colera nella capitale del Kordofan settentrionale. Per la prima volta sono stati registrati casi di colera nella capitale dello Stato del Kordofan settentrionale. Finora nell’ospedale della città sono state ricoverate 68 persone. Secondo fonti mediche locali, i primi contagi risalgono a due giorni fa nei distretti di Karima e El Wehda. La malattia si è diffusa in proporzioni epidemiche nello Stato del White Nile. A Kosti, sono morte sette persone solo pochi giorni fa; l’Eye Hospital è stato trasformato in centro di isolamento per l’accoglienza di un numero di casi sempre in crescita mentre in un villaggio della stessa zona, una scuola è stata adattata a centro di isolamento per 126 persone contagiate. Lo stesso Stato del White Nile non è in grado di fornire acqua potabile e, finora, sono morte oltre 20 persone per “diarrea acuta acquosa” oltre ad altre mille che sono state contagiate.. All’inizio dell’anno in Sudan orientale e a Khartoum erano state registrate centinaia di casi di “diarrea acuta acquosa

25 mag. Autobomba esplode a Mogadiscio, almeno 5 morti Nuovo attentato in Somalia. E' di almeno 5 morti e 6 feriti il bilancio provvisorio dell'esplosione di un'autobomba all'esterno del porto di Mogadiscio. Testimoni riferiscono che la vettura imbottita di esplosivo era parcheggiata davanti ad un caffe' vicino all'ingresso del porto, una delle zone piu' trafficate della capitale

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somala. Finora nessun attentatore e nessun gruppo ha rivendicato l’attentato ma tutti gli indizi puntano verso i terroristi islamisti Shebaab, legati ad al Qaeda. Lo scorso dicembre l'esplosione di un camion bomba guidato da un kamikaze di Shebaab, nella stesa zona, causo' oltre 20 morti. Dal 2007 gli Shebaab, eredi di fatto del regime della Corti Islamiche che ha governato a lungo la Somalia, combattono per abbattere il governo sostenuto dalla comunità internazionale. Secondo quanto riferito da fonti della sicurezza citate dall’agenzia di stampa “Sonna”, l’attentatore non è stato ancora identificato.

25 mag. Si può parlare di ritorno della pirateria marittima in Somalia?

Si è riaccesa l’attenzione della comunità internazionale sulla questione della pirateria marittima a largo della costa della Somalia, pari a circa 3.300 km. Tale problematica era stata archiviata, forse troppo velocemente, con la certezza che il fenomeno fosse stato completamente debellato. Questa interpretazione faceva leva sulle statistiche della pirateria marittima che rimandava al 2012 l’ultimo caso di sequestro di una nave con il relativo equipaggio. Nei primi mesi del 2017, invece, gli episodi di pirateria sono aumentati vertiginosamente: tra marzo e aprile sono stati registrati sette attacchi di cui tre hanno portato al sequestro sia dell’imbarcazione che dell’equipaggio, come da informazioni al riguardo man mano date.

La ripresa dell’attività piratesca è motivata da diversi fattori legati tra loro. Il primo motivo è dato dalla fragile condizione di sicurezza che si vive in Puntland e nel Galmudug, i principali territori dove i pirati hanno le loro basi. Per quanto concerne la regione semi autonoma che si trova a nord est del Corno d’Africa, questa sta vivendo un periodo d’instabilità interna; infatti, il Presidente del Puntland, Abdiweli Mohamed Ali deve fare i conti con la presenza sul proprio territorio dei militanti dello Stato Islamico e di Al Shabaab che puntano, con attentati e omicidi mirati, a destabilizzare l’autorità regionale e a reclutare giovani inoccupati, per la propria causa. Il bilancio in rosso del 2016 della regione autonoma, unito all’emissione di banconote false da parte del governo di Garoe, ha causato, negli ultimi mesi dello scorso anno, una dura reazione tra le file del personale di sicurezza del Puntland – comparto intelligence, esercito e guardia costiera – che, non ricevendo i propri stipendi da mesi, hanno dato il via a vere proprie proteste e in alcuni casi ad ammutinamenti. Anche lo stato federale del Galmudug, nonostante l’elezione avvenuta il 3 maggio del nuovo Presidente Ahmed Du’alle Geelle Haaf, è nel bel mezzo di una fase delicata sotto il profilo della sicurezza interna che si contraddistingue per i seguenti episodi: duri scontri armati tra clan che hanno provocato, solo negli ultimi giorni, almeno sei morti e nove feriti nella provincia di Galgadug; sono intanto riprese le trattative per la riconciliazione tra l’amministrazione del Galmudug e il gruppo sufi Ahlu Sunna Wal Jama (ASWJ) che dal 2014, dopo essere stato escluso per divergenze politiche dalla formazione dello stato federale, ha imbracciato le armi e attualmente controlla il capoluogo del Galmudug, Dusa Mareb. I problemi interni di questi gruppi paralleli agevolano le attività dei pirati che non subiscono pressioni dirette sulla terra ferma e possono gestire i loro traffici quasi liberamente. La seconda motivazione che ha nuovamente spinto gli abitanti dei villaggi costieri alla pirateria, è stata la massiccia presenza dei pescherecci stranieri nelle acque territoriali somale e il conseguente depauperamento delle risorse ittiche, vitali per la sussistenza delle medesime comunità costiere. Infatti, pur essendo in vigore

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la normativa federale che vieta ai pescherecci stranieri di utilizzare il metodo della pesca a strascico entro le quindici miglia marine delle acque somale, negli ultimi tempi la presenza di queste imbarcazioni è aumentata. In alcuni casi, l’attività è avvallata dagli Stati federali come il Puntland che per motivi economici vende le licenze di pesca; così è successo con delle compagnie cinesi affiliate alla China Civil Engineering and Construction Company (CCECC) – la società impegnata nella costruzione dell’aeroporto di Bosaso – che, nel novembre 2016, per dieci milioni di dollari, si è aggiudicato il permesso di pescare all’interno delle acque del Puntland. Nel febbraio 2017, inoltre, grazie ad una fuga interna di notizie al Ministero della Pesca del Puntland, è emersa una trattativa tra l’autorità regionale competente e alcune aziende del ramo ittico provenienti dalla Tailandia e dalla Corea del Sud per la compravendita di licenze di pesca. Conseguentemente, ciò ha creato forti malumori tra i pescatori locali già vessati dalle limitazioni statali poste nel settembre 2016 al mercato delle aragoste, uno dei principali prodotti del commercio ittico del Puntland. Ed infine la terza causa. Oltre alla pesca clandestina e alla situazione regionale incerta, la recrudescenza del pericolo piratesco sarebbe anche da imputare ad un abbassamento dell’attenzione da parte delle compagnie marittime; inoltre sembrerebbe che i nuclei privati di protezione a bordo delle navi mercantili siano stati ridotti, se non eliminati, visti gli alti costi di gestione non più giustificabili data la mancanza, fino a due mesi fa, di un pericolo tangibile. Per cercare di ovviare a tale situazione, l’8 maggio, si è tenuto un incontro tra tutte le componenti delle missioni UE operanti in Somalia – in primis l’ambasciatore dell’Unione Europea in

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Somalia, Veronique Lorenzo – e il Primo Ministro somalo Hasan Ali Khaire sulla nave spagnola ESPS Galicia, sede di comando della missione Atalanta dell’Unione Europea. Durante il meeting, le parti si sono aggiornate con uno scambio d’informazioni circa gli ultimi eventi pirateschi e hanno concordato una maggior cooperazione allo scopo di evitare sprechi in termini di mezzi, uomini e risorse. In conclusione, le dinamiche che si celano dietro al fenomeno della pirateria marittima non sono di facile e immediata risoluzione però la comunità internazionale di concerto con il Governo Federale somalo e i principali Stati come il Puntland e il Galmudug, devono impegnarsi per offrire alla popolazione, attanagliata dalla grave carestia, una duratura e tangibile alternativa alla pirateria, con un occhio di riguardo per i giovani. Ricordiamo comunque che, nel frattempo sono rimaste in area, con la fine del mandato NATO per la missione Ocea Shield, le missioni multinazionale EUNAVFOR ATALANTA dell’Unione Europea e la Combined Task Force 151 a comando statunitense. In aggiunta vi sono i contributi nazionali apportati autonomamente dagli Stati che non appartengono a nessuna missione multinazionale e tra questi ricordiamo la Cina, l’India, la Russia e l’Iran.

26 mag. Cresce la minaccia dello Stato Islamico in Somalia. Identikit del leader Abdulqadir Mumin Dopo più di un anno e mezzo dal giuramento di fedeltà al Califfato, la fazione scissionista di al-Shabaab, diventata la costola dello Stato Islamico nel Corno d’Africa, ha compiuto la sua prima azione suicida in Somalia. L’attacco è avvenuto martedì scorso nella città portuale di Bosaso, nella regione semi-autonoma del Puntland, dove un kamikaze si è fatto esplodere contro un checkpoint provocando la morte di un agente della sicurezza e quattro civili. Il Site Intelligence Group, società statunitense che monitora le attività online delle organizzazioni jihadiste, ha reso noto che lo Stato islamico ha rivendicato l’attentato suicida in Somalia attraverso l’agenzia di stampa Amaq, organo di propaganda dell’organizzazione terroristica, specificando che nell’operazione è stata utilizzato un giubbotto esplosivo.

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Anche se questo è considerato il primo attacco suicida compiuto dai seguaci di Abdulqadir Mumin, va ricordato che, lo scorso 25 aprile, l’ala dello Stato Islamico in Somalia aveva già rivendicato il suo primo attentato nel Paese, messo a segno contro un convoglio delle forze della missione di pace africana (Amisom) nella periferia della capitale Mogadiscio. La stessa Amisom aveva però smentito la rivendicazione, sostenendo che l’azione era opera degli Shabaab. Tuttavia, non c’è nessun dubbio sul fatto che alla fine dello scorso ottobre, approfittando del ritiro delle forze locali, una sessantina di miliziani somali dello Stato islamico erano riusciti a prendere il controllo di Qandala, cittadina del distretto amministrativo (gobol) di Bari e porto sul Golfo di Aden. La città è stata comunque completamente riconquistata sei settimane dopo dalle forze governative del Puntland, che hanno così posto fine alla prima rilevante conquista della locale fazione dell’ISIS nella regione semi-autonoma della Somalia. Dallo scorso febbraio il gruppo sarebbe insediato nella zona dei monti di al-Mishkat, nel Puntland orientale. Qui, la branca somala del Califfato avrebbe reclutato con la forza molti giovanissimi combattenti, orfani e anche alcuni mujaheddin, che hanno lasciato al-Shabaab per unirsi alla cellula terroristica. Il gruppo affiliato allo Stato Islamico sta inoltre mostrando la volontà di creare consenso tra la popolazione locale, come prova il significativo aumento del materiale mediatico di propaganda utilizzato in lingua somala. Molto interessante è il profilo del suo leader Abdulqadir Mumin, nato in Puntland e proveniente dal sottoclan Ali Saleebaan, che fa parte del clan Majeerten appartenente alla cabila nomadico pastorale Darod del gruppo Harti. In alcune foto, Mumin appare con occhialini rotondi, barba lunga e arancione tinta con l’henné. Il suo è un passato di infuocato predicatore radicale nelle moschee di Londra e Leicester, preceduto da un lungo soggiorno in Svezia.

Abdulqadir Mumim, al centro, con la barba rossa. L'immagine è tratta da un video dello Stato islamico che mostra un campo di addestramento nel Puntland. Nel 2010, l’islamista sunnita ritorna in Somalia e si arruola nei mujaheddin di al-Shabaab. Ma dopo cinque anni sorgono le frizioni con il direttivo del gruppo, legato ad al-Qaeda. Così, in un video diffuso su Internet, il 23 ottobre 2015, con un gruppo di una ventina di fedelissimi del clan dei Majerteen, Mumin proclama la scissione da al-Shabaab giurando sottomissione al califfo al-Baghdadi e producendo una frattura all’interno del gruppo. Dopo l’adesione allo Stato Islamico, su Mumin e sui suoi proseliti, pende una taglia emessa dall’intransigente attuale leader di al-Shabaab, Ahmad Umar (conosciuto anche come Abu Ubaidah), rimasto

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fedele ad al-Qaeda e pronto a eliminare fisicamente tutti coloro che esprimono una posizione contraria. Il capo di al-Shabaab mette sulle tracce degli scissionisti la Amniyat, una sorta di polizia segreta indipendente dalla shura, creata per imporre la linea ortodossa all’interno del gruppo, che ripudia anche il jihad transnazionale del Califfato. Mumin e i suoi seguaci, che nel frattempo si erano rifugiati nella zona montuosa di Galgala nel Puntland, riescono però a sfuggire alla cattura e istituiscono il ramo somalo dell’ISIS, che nei mesi successivi allestisce un campo di addestramento e forma le prime unità. Poi, alla fine dell’agosto scorso, l’ideologo sunnita viene inserito dal Dipartimento di Stato Usa nella lista dei terroristi che costituiscono una seria minaccia terroristica globale. Una designazione che lo ha trasformato nel potenziale bersaglio di un attacco con droni. Con l’attacco suicida riportato precedentemente, il suo gruppo ha operato un ulteriore salto di qualità, nell’intento di elevare la minaccia in Puntaland e di assumere un ruolo di maggiore rilevanza nel panorama dell’estremismo jihadista regionale, nel quale ha ormai rivelato un potenziale sufficiente per costituire un serio pericolo.

I sostenitori dell’affiliazione allo Stato islamico sottolineano i grandi vantaggi propagandistici ed economici che al Shabaab potrebbe ottenere dall’utilizzo del marchio e dal rafforzamento dei legami con il gruppo di Abu Bakr al Baghdadi. Allo stesso modo, lo Stato islamico, inserendo all'interno del proprio network al Shabaab così come fatto con Boko Haram in Nigeria, ingloberebbe la principale organizzazione jihadista dell’Africa orientale. La penetrazione dello Stato islamico in Somalia rischia di rappresentare un’ulteriore insidia per il neo presidente Abdullahi Mohamed "Farmajo", che il mese scorso ha dichiarato ufficialmente lo stato di guerra contro al Shabaab annunciando contestualmente un'amnistia di 60 giorni per i miliziani che si arrenderanno alle autorità somale, in cambio di formazione, occupazione e istruzione. Si tratta di decisioni fatte in continuazione di quanto affermato in campagna eletorale che confermano l’intenzione del neo presidente d’imprimere una svolta alla lotta contro i jihadisti che dal 2006 hanno dichiarato guerra al governo federale di Mogadiscio. Al Shabaab, nonostante la vasta offensiva lanciata dalla Missione dell’Unione africana nel paese (Amisom), continua infatti a rappresentare una minaccia costante e a mietere vittime nei territori sotto il controllo delle autorità federali di Mogadiscio.

26 mag. Somalia: Usa donano droni di sorveglianza per monitorare ordigni esplosivi Un esperto d’intelligence statunitense, Brett Velicovich, ha donato cinque droni di sorveglianza alle forze di polizia somale per aiutarle a monitorare la presenza di ordigni esplosivi nel paese. Secondo quanto riporta l’emittente britannica “Bbc”, Velicovich è giunto nella capitale Mogadiscio per addestrare la polizia somala nell’utilizzo dei droni, che sono dotati di raggi infrarossi e di visori notturne.

26 mag. Il Ramadan di sangue invocato dallo Stato Islamico

Dopo gli attentati avvenuti a Manchester, Filippine, Somalia, Indonesia ed Egitto l’ISIS lancia l’appello alla «guerra totale» contro l’Europa e i miscredenti alla vigilia del mese sacro dei musulmani (cioè miscredenti sono tutti quelli che non la pensano come loro). L’appello alla «guerra totale» contro l’Europa e contro i “miscredenti” lanciato dallo Stato Islamico alla vigilia del Ramadan, il mese sacro per i musulmani che quest’anno inizia il 27 maggio, ha già sortito le prime stragi. Il messaggio audio veicolato attraverso i media e i canali social del network legato al Califfato Nashir Media Foundation ricalca il registro degli inviti al martirio pronunciati in questo stesso periodo nel 2015 e nel 2016 dall’ex portavoce di ISIS Abu Mohammad al-Adnani, ucciso in un raid aereo in Siria nell’agosto scorso. In quelle occasioni Al Adnani aveva definito il Ramadan il mese della «conquista e del Jihad», invitando tutti i «soldati» del Califfo Abu Bakr Al Baghdadi a prediligere attentati nei luoghi in cui si trovavano piuttosto che andare a combattere in Siria e Iraq. Allora come adesso il target privilegiato indicato da ISIS sono i «civili», «le loro case, i loro negozi, le loro strade, le loro piazza», poiché è questo il modo più efficace «per ottenere una grande ricompensa nel corso del Ramadan».

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27 mag. Somalia. Per Mons. Bertin - “Rivalità claniche e motivi economici facilitano l’installazione dello Stato Islamico” “Da quello che mi è stato riferito gli appartenenti allo Stato Islamico pagano meglio e quindi nella situazione di crisi della Somalia è facile trovare degli adepti” dice Mons. Giorgio Bertin, Vescovo di Gibuti e Amministratore Apostolico di Mogadiscio, commentando il primo attentato suicida rivendicato dallo Stato Islamico in Somalia, commesso il 24 maggio a Bosaso che ha provocato almeno cinque morti. “Si tenga conto inoltre che tra gli Shabaab vi sono delle diatribe interne che hanno a che fare anche con problemi di natura clanica. Non mi meraviglierei che qualche Shabaab si arruoli nello Stato Islamico, sia perché non in accordo con la linea della propria leadership, sia per motivi clanici, sia per l’attrattiva economica” dice Mons. Bertin. “Della presenza dello Stato Islamico in Somalia se ne parla oramai da quasi un anno, in genere nella zona del Puntland, dove si trova Bosaso” aggiunge il Vescovo.

Il Puntland, zona semi-autonoma, ha un’ampia fascia costiera dove si concentravano fino a pochi anni fa le attività della pirateria somala. “In un’area come questa, aperta a traffici di diversa natura, è stato probabilmente facile per lo Stato Islamico impiantarsi” dice ancora Mons. Bertin. Negli ultimi mesi c’è stata una ripresa della pirateria somala. “Può darsi che tra l’installazione dello Stato Islamico nel Puntland e la ripresa delle incursioni dei pirati somali vi sia qualche relazione, ma non è detto” commenta il Vescovo. “Si tenga presenta che la siccità che imperversa nel Corno d’Africa può aver indotto qualcuno a riprendere la pirateria” conclude Mons. Bertin.

28 mag. Libia, è guerra civile: l’amico dell’Italia al Serraj non controlla più niente

Ormai in Libia è guerra senza quartiere tra le varie fazioni: è salito a 78 morti il bilancio dei violenti combattimenti scoppiati ieri nella capitale libica Tripoli. Lo riferisce l’agenzia di stampa Dpa che cita dati diffusi dalle autorità di Tripoli. I feriti a causa delle violenze sarebbero circa un migliaio. A fronteggiarsi in diverse aree della città sono state forze alleate del governo di concordia nazionale guidato da Fayez al-Serraj e una milizia vicina al “governo di salvezza nazionale” di Khalifa Ghwell. Secondo quanto reso noto stamani, tra le 78 vittime ci sono anche civili.

Stando ad alcuni media libici le violenze sono state innescate da un attacco dei miliziani fedeli a Ghwell contro strutture controllate dalle forze alleate al governo Serraj. Secondo un funzionario del governo Serraj, citato dalla tv satellitare al-Jazeera, tra le vittime degli scontri ci sono almeno 52 combattenti delle forze del governo di concordia nazionale. Hachem Bishr, consigliere della sicurezza nazionale, ha denunciato come 17 dei 52 combattenti siano stati “uccisi sommariamente nel distretto di al-Akwakh” dai miliziani rivali. Ieri in una nota il governo di concordia nazionale ha puntato il dito per l’escalation di violenze contro Ghwell e

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Salah Badi, il capo ribelle del Fronte della Fermezza (Jabhat al-Samud), fulcro del sostegno militare a Ghwell.

28 mag. È iniziata all’alba la battaglia finale di Mosul: in rotta i terroristi dell’Isis Le forze irachene hanno annunciato l’avvio di una nuova offensiva contro i jihadisti dell’Isis che resistono in alcuni distretti di Mosul Ovest, in particolare nella zona della Città Vecchia. È da qui, dalla Grande Moschea che nel giugno del 2014 il leader dell’Isis Abu Bakr al-Baghdadi proclamò la nascita del “califfato”. Abdulghani al-Asadi, comandante delle forze antiterrorismo irachene, ha confermato alla tv curda Rudaw che le truppe avanzano “su tutti i fronti” negli “ultimi cinque” quartieri di Mosul che restano in mano ai jihadisti, ovvero il distretto della Città Vecchia, Shifa, Saha, Bab al-Sinjar e Zanjali. “A partire dalle 6 di questa mattina (le 5 in Italia) abbiamo lanciato un’offensiva su tutti i fronti e registriamo buoni progressi”, ha detto Asadi, che ha fatto riferimento in particolare all’avanzata delle truppe nei quartieri di Shifa e Saha. Intanto, riporta la stessa Rudaw, il generale Abdul Amir Rashid Yarallah, comandante dell’offensiva a Mosul, ha confermato che le forze di polizia sono entrate nel quartiere di Zanjali. La nuova offensiva coincide con l’inizio del mese di Ramadan. Nei giorni scorsi il capo dell’Esercito iracheno, generale Othman al-Ghanimi, aveva promesso la “liberazione” dell’intera città di Mosul prima dell’inizio del Ramadan. Il premier Haider al-Abadi sperava che Mosul potesse essere riconquistata prima della fine del 2016.

Un comandante iraniano dei Guardiani della Rivoluzione è morto nella zona di Mosul, dopo scontri tra i jihadisti dell’Isis e le Forze di mobilitazione popolare (Hashd al-Sha’abi), la milizia composta da volontari per lo più sciiti impegnati nella guerra allo Stato islamico in Iraq. Lo riferisce la tv al-Arabiya che cita fonti della sicurezza. Il generale Shaaban Nasiri è morto durante un’operazione delle Forze di mobilitazione popolare per liberare dalla presenza dei jihadisti il distretto di Al-Ba’aj, riporta l’emittente satellitare. Si tratterebbe del primo comandante dei pasdaran morto nella battaglia contro l’Isis a Mosul. Altre fonti riferiscono che Nasiri è deceduto a causa di un’esplosione e sottolineano come il generale fosse un consigliere di Qassem Soleimani, il comandante della forza d’élite dei pasdaran, la brigata al-Quds. Si viene intanto portati a conoscenza che oltre cento civili sono rimasti uccisi lo scorso 17 marzo in conseguenza di un raid della coalizione anti-Isis a guida Usa contro un edificio della città irachena di Mosul. A comunicarlo è stato oggi il Pentagono, precisando che miliziani Isis avevano piazzato esplosivi all’interno dell’edificio e che né le unità della coalizione né le forze di sicurezza locali in Iraq erano a conoscenza del fatto che all’interno dell’edificio si nascondessero civili. L’attacco è stato compiuto con armi di precisione che hanno causato la detonazione dell’esplosivo piazzato dall’Is. Analisi condotte posteriormente hanno dimostrato che gran parte dei danni non è stata causata dalle munizioni usate in un primo momento.

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Nell’attacco sono rimasti uccisi due miliziani dell’Is e 101 civili. Altri 4 sono rimasti uccisi in un edificio vicino, ha concluso il Pentagono. Inoltre si apprende che i miliziani dello Stato Islamico hanno rapito tremila civili da quattro villaggi iracheni e li hanno portati al confine con la Siria. E’ quanto ha reso noto l’emittente al-Arabiya citando proprie fonti. Nelle prime ore di oggi le Unità di mobilitazione popolare Hashd Shaabi, forze paramilitari sciite fedeli al governo di Baghdad, sostenute da elicotteri militari dell’esercito iracheno hanno liberato quattro villaggi a ovest di al-Qairwan e aperto la strada alla liberazione di Baaj, assediando altri tre villaggi ancora in mano all’Isis.

29 mag. Somalia: tribunale al Shabaab ordina lapidazione uomo accusato di adulterio Un uomo accusato di adulterio in Somalia è stato lapidato da militanti del gruppo jihadista al Shabaab. È quanto riporta l’emittente “Bbc”, secondo cui la condanna a morte è stata decretata da un tribunale gestito da al Shabaab nel villaggio di Ramo Adey, nel sud della Somalia. Già in passato si erano verificati episodi simili nelle aree della Somalia controllate da al Shabaab, che ha imposto una versione rigida della sharia nelle zone sotto il suo controllo. Il tribunale istituito dagli jihadisti non permette appello né difesa da parte degli imputati.