Marzo 2014

20
ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE - ONLUS - SEZIONE PROVINCIALE DI TREVISO Periodico semestrale dell’AIL Treviso Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 DCB TV In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Treviso CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa Anno XXI - n.1 - Marzo 2014

description

Rivista dell'AIL sezione Provinciale di Treviso

Transcript of Marzo 2014

Page 1: Marzo 2014

1

ASSOCIAZIONE ITALIANA CONTRO LE LEUCEMIE - ONLUS - SEZIONE PROVINCIALE DI TREVISOPeriodico semestrale dell’AIL Treviso

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento PostaleD.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2 DCB TV

In caso di mancato recapito restituire all’ufficio di Treviso CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare la relativa tariffa

Anno XXI - n.1 - Marzo 2014

Page 2: Marzo 2014

2 3

AIL NOTIZIE - Periodico dell’Associazione Italiana contro le Leucemie ONLUS - Sezione Provinciale di Treviso (Iscritto al n. 923 del registro stampa del Tribunale di Treviso il 4 febbraio 1994). Presidente Mariotto Pelos Teresa - Sede operativa: via Zoppè, 37 - 31020 S. Fior (TV) Tel. e Fax 0438/777415 - per la corrispondenza AIL Associazione Italiana contro le Leucemie ONLUS - C.P. 45 - S. Fior (TV) - Direttore responsabile Giovanni Dan - Redazione e impaginazione a cura di Gianfranco Dal Mas - Stampa Grafiche Tintoretto s.r.l. - Castrette di Villorba TV

Per eventuali donazioni a favore dell’AIL Treviso:

IBAN: IT 83 E 03599 01800 000000132038

CODICE ENTE ZZ132038

www.ailtreviso.it [email protected] [email protected]

Sommario

L’AIL è arrivato a Bruxelles (Federico) 3

Generosità a Selva del Montello nel segno di Verdi (Simonetta) 4

Grande basket per un grande amico (Nico&Friends) 5

Il gruppo Montebelluna cucina per l’AIL 6

A Fregona vecchi canti e voci del filò (Toio de Savorgnani) 7

Il punto sulla ricerca 8

• Il bambino affetto da patologia emato-oncologica (C. Pizzato) 8

• Amiloidosi, una malattia non così rara (R. Sartori) 10

• Un caso di anemia emolitica (G. Tagariello e L. Candiotto) 11

• nuove terapie per la leucemia mieloide acuta (D. Bridi) 12

Ricordiamo i nostri cari 14

Il racconto: Al buss del diàul (A. Tomasella) 17

In copertina: Il piccolo tempio di San Giovanni Battista, presso Villa Liccer di Castello Roganzuolo, San Fior.

Page 3: Marzo 2014

2 3

n. 1 - Marzo 2014

UNA NUOVA VOCE AL PARLAMENTO EUROPEOentiamo sempre parlare di impegni economici e vincoli che la L’Unione Europea pone all’Italia e ad altri stati e sia-

mo forse convinti che l’Europa sia solo questo. Non è così. Vedere il Parlamento Europeo dal suo interno fa capire l’impegno e lo sfor-zo nel voler creare indirizzi e programmi per guidare una popola-zione di 500 milioni di persone appartenenti a 28 stati. L’AIL, prima di altre associazioni, ha capito l’importanza di avere una rappresentanza, una voce che stimoli e che collabori con il Parlamento Europeo per promuovere, in forma corretta e più effi-cace, politiche sanitarie e non solo, che tutelino i malati di leuce-mie e che aiutino e coordinino la ricerca in tutti gli stati dell’U-nione Europea.La presentazione dell’AIL in Europa è avvenuta il 27 no-vembre 2013 a Bruxelles pres-so il Parlamento Europeo con un convegno a cui hanno pre-senziato i responsabili dell’AIL provenienti da tutta Italia e alla presenza, tra gli altri, del prof. Mandelli, presidente AIL nazio-nale, e del dr. Vignetti, respon-sabile del gruppo di ricerca Ginema.Il convegno ha voluto presen-tare l’AIL e la sua attività ai primi deputati italiani che han-no dato la loro disponibilità ad appoggiare le istanze dell’AIL e in particolare l’on. Silvia Costa, già sottosegretario al Ministe-ro dell’Università e Ricerca Scientifica del gover-no Ciampi, che ha vissuto in famiglia un caso di leucemia, l’on. Amalia Sartori, figura di spicco del Parlamento Europeo in quanto presidente della Commissione Industria, Ricerca ed Ener-gia, la vice-presidente della stessa commissio-ne, l’on. Patrizia Toia, già assessore alla sanità della Regione Lombardia, insomma nomi im-portanti di persone competenti in materia di

sanità e ricerca scientifica.Come punto di raccordo tra l’AIL e il Parlamento Europeo è stata incaricata la prof.ssa Luciana Annino con il compito di creare col-laborazioni con altre associazioni europee. Tra gli impegni presi emerge sicuramente l’adesione al programma Horizon 2014-2020 per la ricerca e innovazione, che gestirà un budget di 70 miliardi di euro in cui AIL rientrerà in ambito sanitario per quello che riguarda l’assistenza domiciliare e tutta la branca di ricerca pura e terapie innovative.L’AIL ha capito che la ricerca e l’assistenza ai malati non può ri-

manere relegata nei confini nazionali ma che queste tema-tiche vanno affrontate nel più ampio ambito europeo, cre-ando sinergie e collaborazioni con altre realtà associative e lavorando alla stesura delle regole stesse che dall’Unione Europea tramite le Direttive arriveranno agli stati membri, con impegni economici di as-soluto rilievo.

Il 27 novembre scorso ho ac-compagnato la signora Teresa a Bruxelles. Seguo la nostra presidente da quando l’As-sociazione ha cominciato a muovere i primi passi. Sono la persona che corre in suo aiuto quando il computer si blocca e non vuol saperne di ripartire.

Trovandomi ad assistere alla seduta per l’AIL nel grande Parlamento Europeo ho capito che la nostra Associazione ne ha fatta di strada. E ho capito anche dove possono arrivare le persone quando ci credono. Federico Fardin collaboratore AIL Treviso

S

Il lavoro svolto in oltre 40 anni di attività dall’Associazione ita-liana contro le leucemie-linfomi e mieloma (AIL) costituisce un esempio per tutta l’UE: è il messaggio arrivato dall’Europarlamen-to, dove si è svolta una conferenza dal titolo “AIL in Europa: nuovi obiettivi per l’assistenza e la ricerca”. All’evento hanno partecipato rappresentanti del mondo scientifi-co e dell’AIL, fra cui il presidente Franco Mandelli, e numerosi eu-rodeputati, tra cui Silvia Costa (S&D), Patrizia Toia (S&D), Amalia Sartori (Ppe) e Oreste Rossi (Ppe).“L’AIL rappresenta un’eccellenza a livello Ue, un rappresentante fantastico della cittadinanza europea e del valore della solida-rietà”, ha affermato la Costa, tra gli organizzatori della conferen-za. In tale prospettiva, l’Associazione può costituire un modello per il miglioramento degli standard sanitari a livello comunitario, sviluppando ad esempio una rete europea di assistenza a do-micilio. L’AIL con i suoi 22 mila volontari è impegnata nella lotta contro le malattie del sangue e si pone l’obiettivo di migliorare la qualità della vita dei malati, aiutandoli nella battaglia che condu-cono in prima persona.

Page 4: Marzo 2014

4 5

“Viva Verdi” musica e generosità

di “risuonanti armonie” per l’Ail

“Risonanti Armonie”, l’annuale serata lirica

giunta l’anno scorso alla sua ottava edizione, è dive-nuta oramai una tradizione per la piccola Selva del Mon-tello.

Il 2013 è stato un anno mol-to importante per il mondo della musica e la serata in-titolata “Viva Verdi” è stata dedicata al grande compo-

sitore di Busseto in occasione del bicentenario della sua nascita.

Il concerto, organizzato dal Comune di Volpago del Montello in collaborazione con Pro Loco e Gruppo Gio-vanile Selva, e sostenuto economicamente da alcune ditte locali, si è tenuto il 25 agosto scorso in una pio-vosa domenica di fine estate nel Salone Foresti della Parrocchia, lì trasferito proprio a causa del maltempo.Il programma iniziale prevedeva, infatti, che la mani-festazione dovesse tenersi nella Barchessa Loredan a Selva, cornice perfetta per l’appuntamento verdiano. Ma, nonostante il cambio di scenario, la partecipazio-

ne delle autorità locali e del pubblico è stata notevole e calorosa.

La serata, presentata dal critico musicale Elena Filini, ha visto esibirsi il soprano Mara Bezzi, il tenore Massi-miliano Luciani, il baritono Andrea Zese, ed il basso Car-lo Malinverno accompagnati dall’Ensemble Harmonya (Riccardo Alfarè, Alessandra Vianello, Andrea Moro, Giulia

Sfoggia, Daniele Carnio) sotto la direzione del Maestro Concertatore al pianoforte Fe-derico Brunello.

La generosità delle persone presenti ha fatto sì che fossero raccolti nel corso della serata 1.300 euro, devoluti all’AIL di Trevi-so. Era presente la presidente Teresa Pelos che, nel ringraziare gli artisti e il pubblico, ha illustrato l’impegno e gli ambiziosi pro-getti dell’Associazione.

Simonetta B.

Page 5: Marzo 2014

4 5

n. 1 - Marzo 2014

Come ce l’ho fatta io ce la possono fare tuttiMontebelluna gennaio 2014Tutto è cominciato tanti anni fa. Avevo otto anni e non sa-pevo cosa mi stesse succedendo (reparto di Oncologia Pediatrica dell’Ospedale di Padova, rabdomiasarcoma al palato molle). Ricordo solo che stavo male parecchio. Quei ricoveri continui, quelle iniezioni gelate gialle mi faceva-no soffrire molto. Ma non capivo. Pensavo fosse colpa dei miei genitori che mi volevano perfetto. Mi sbagliavo naturalmente. Penso anche alla loro soffe-renza. Poi il tempo passò, ero sempre seguito dai dottori dell’Ospedale, che ringrazio profondamente, un po’ alla

volta ne sono uscito. Durante la malattia ho incontrato tante persone che mi hanno voluto bene. Ricordo le vacanze a Lamosano, le va-canze a Bibione sempre ospite di quel meraviglioso grup-po che è l’AIL. Adesso ho 28 anni, ho studiato, mi sono laureato, lavoro e gioco a basket. Ottimo no?Questa mia testimonianza vuole essere un forte augurio a chi sta soffrendo e uno sprone a pensare sempre in posi-tivo. Come ce l’ho fatta io ce la possono fare tutti. Capito? Ciao.

Nicola

Nicola si racconta

Una grande giornata di SportIn ricordo di un Grande Amico

Si è tenuto sabato 12 ottobre 2013 al Palazzetto dello Sport di Marcon (VE) il primo “Nico&Friends”, giornata del Memorial Nico Vian, un indimentica-bile amico che è venuto a mancare il 12 luglio 2013.La giornata è nata dal desiderio di riuni-re amici ed ex compagni di squadra, per una partita in memoria di Nico e, con l’occasione, raccogliere fondi a favore della ricerca e la cura delle malattie emato-logiche e delle leucemie. Un sabato all’insegna dello sport che ha visto sfilare ini-zialmente tutto il movimento “Basket Marcon”, dal micro-basket alla squadra di serie D, per lasciare poi il campo alle 3 squadre “Nico&Friends” che si

sono sfidate, alternando alla parti-ta una “gara da 3 punti” e il “tiro da metà campo”.Un ringraziamento speciale va alla Scuola di Danza Arabesque di Mar-con che, negli intervalli delle par-tite, ha saputo allietare pubblico e giocatori con balli e coreografie di danza contemporanea.BCC di Marcon e Venezia, LAIM Tour, 012 Benetton, Gecchele, supermer-cati Carrefour e Cà Donadel, hanno

contribuito alla riuscita della manife-stazione, la generosità del pubblico ha reso invece concreto il nostro piccolo aiuto all’AIL. Il patrocinio del Comune di Marcon e i sa-luti del Sindaco hanno dato il via a quello che speriamo rimanga nel tempo un ap-puntamento fisso, dandoci modo d’e-

sprimere con il basket la no-stra solidarietà e l’affetto alla famiglia Vian e ad Elena. La nostra inten-zione è quella di poter realizzare ogni anno qualcosa di concreto per soste-nere la ricerca medica ad aiutare tutte le persone che vengono colpite, diretta-mente o non, da questa malattia.

Dagli amici in ricordo di Nico Vian:“La vera vittoria va al tuo coraggio, l’one-stà e la passione che ci hai dedicato. Il tuo esempio rimarrà sempre nei nostri cuori.”

Nico&Friends

Page 6: Marzo 2014

6 7

il gruppo di Montebelluna in cucina per l’Ail e non solo...

Non è la prima volta che ci mettiamo ai fornelli ma quest’anno abbiamo fatto l’esordio in una cucina pro-

fessionale producendo la “mitica” giardiniera, pezzo forte del nostro mercatino natalizio.

Tra le cose belle di quest’anno ci piace ricordare il Concerto del “Laboratorio Musi-cale Italiano”, svoltosi il 19 ottobre in Villa Benzi a Caerano di S. Marco in ricordo di Marta Pellizzari.

Ringraziamo tutti i

nostri affezionati sostenitori e, in particolare, il maestro Soligo che anche quest’anno ci ha donato un bellissimo quadro che ha arricchito il mercatino.

Cogliamo infine l’occasione per invitarvi alla prossima cena che si terrà il 6 giugno 2014 presso l’Agriturismo “Bo-sco del Falco”, ospiti dei gentilissimi Elena e Paolo.

Gruppo AIL Montebelluna

Page 7: Marzo 2014

6 7

n. 1 - Marzo 2014 - Spettacoli

Suggestioni, nostalgie ed emozioni a Fregona nel rivivere i vecchi canti e le voci del filò

Questo è ormai il quarto anno che come gruppo AIL di Fregona, oltre alle classiche

campagne delle Stelle di Natale e delle Uova a Pasqua, programmate ormai da parecchi anni, organizziamo anche un evento tra gennaio e febbraio.Nel 2011 è stato invitato El Tei (Il Tiglio), gruppo di musica medioevale e celtica del bra-vissimo Andrea De Cortà, dal Cadore. In quella occasione è stata data l’opportunità di suonare qualche brano an-che a un gruppo di giovanis-simi ragazzi di Fregona che si erano appena costituiti in band con il nome di Kanseil. Da allora di strada ne hanno fatta un bel po’ e ora suona-no molto bene, sono spesso invitati a esibirsi e stanno producendo un loro CD. Nel 2012 l’evento è stato dedicato a Mario Rigoni Stern, il famoso scrittore dell’altopiano di Asiago di origini cimbre, che allora era deceduto da poco. Sono state proiettate delle immagini ricavate da vecchie foto dell’archivio della famiglia Stern, commentate da Gianni Frigo, alpinista e naturalista (ora è presidente della sezione di Bassano del Club Alpino Italiano) anche lui cimbro di Asiago. Le canzoni del coro ANA di Vittorio Veneto hanno creato un’atmosfera di grande suggestione, sottolineata anche dalle parole di Gianni che spesso non riusciva a trattenere la com-mozione.Nel 2013 hanno accettato l’invito i bravissimi musicisti e can-tanti del Quartetto Desueto, da anni ormai sulla cresta dell’onda e sempre più noti. Quasi 400 persone avevano riempito la pale-stra per venire a sentire questo gruppo che ha fin qui riscosso un notevole successo ed è stata una piacevole sorpresa anche la presenza del coro CAI di Vittorio Veneto, che con canti tradi-zionali e di montagna ha saputo creare dei piacevoli intermezzi con l’energetica musica rock del Quartetto.Per quest’anno si è scelto uno spettacolo diviso in due parti, legato alla tradizione e che fosse allo stesso tempo divertente. Per la prima parte, due bravi attori, la veneziana Paola Brolati e lo zoldano Charly Gamba del Teatro Fuoriposto hanno presen-tato Filo filò, raccolta di vecchie storie e filastrocche che si rac-contavano e cantavano durante gli incontri invernali: i Filò, che si tenevano all’interno delle stalle, nelle campagne e in monta-gna, riscaldate dal calore prodotto dalle mucche.Per i più giovani è stata una piacevole sorpresa, mentre per gli anziani è stata la rievocazione di cose sentite molte volte quan-

do erano bambini. E, infatti, dimostravano di conoscere bene quelle vecchie filastrocche, poiché le recitavano a bassa voce assieme agli attori.La seconda parte, intitolata Le canzoni del nonno, è stata una delle prime esibizioni in pubblico di un gruppo di giovanissimi

ragazzi di Fregona, che sotto la sapiente guida di Mauro Da Ros del Quartetto Desueto e di suo padre Toni, membro del coro CAI di Vittorio Veneto, hanno dato vita alla Piccola Orchestra di via Borgo Piai, dal nome di una delle frazioni di Fregona. Giovanissimi, ma già molto bravi, Giorgia e Al-berto Da Ros e Sofia Sanson, supportati anche da un altro giovane talento, lo zoldano Max Faghera, special guest, alla batteria, hanno presen-

tato delle versioni modernizzate di canzoni popolari tradiziona-li, molto apprezzate dal pubblico. In contemporanea era stata inaugurata anche la mostra di foto e video sull’India, realizzati da Sonia de Savorgnani a testimonianza della sua esperienza in quel paese, dove ha passato il quarto anno delle superiori nell’ambito degli scambi internazionali proposti da AFS-Inter-cultura, associazione internazionale (tra i suoi fondatori anche lo scrittore americano Ernest Hemingway). Le opportunità che tale associazione propone nell’organizzazione di soggiorni all’e-stero sono state illustrate ai giovani presenti alla manifestazio-ne.Stiamo già pensando a cosa proporre per l’anno prossimo, spe-riamo in una grande partecipazione del pubblico, come nelle edizioni passate. Grazie a tutti!

Toio de Savorgnani

Page 8: Marzo 2014

8 9

Relazione dell’attività svolta presso il reparto di pediatria dell’ospedale di Treviso nell’ambito del progetto

“Assistenza al bambino affetto da patologia emato-oncologica nell’U.O. di pediatria dell’ospedale di Treviso”

finanziato dall’Ail Trevisoono un Medico spe-cialista in Pediatria

e lavoro presso l’U.O.C. Di Pediatria dell’Ospedale di Treviso dall’aprile 2010.Nel gennaio 2010 ho con-cluso il percorso di studi previsto dalla Scuola di Spe-cialità in Pediatria dell’U-niversità-Azienda Ospe-daliera di Padova presso il reparto di Oncoematologia pediatrica di Padova occu-pandomi prevalentemente di tumori solidi. Nell’anno 2010-2011 ho ottenuto il Diploma di Master in Pe-diatria specialistica con in-dirizzo emato-oncologico, sempre presso l’Università di Padova. Dall’aprile 2010, dopo il mio arrivo presso la Pediatria di Treviso, ho continuato ad occuparmi dei bambini con patologia emato-oncologi-ca, affiancando il Dr. Paolo Grotto, specialista in On-cologia e Pediatria, Dirigente Medico che già svolgeva tale attività presso il reparto.

Dal 2011 ho potuto proseguire questo lavoro grazie ad un Contratto a Proget-to finanziato dall’AIL di Treviso. Nell’ambito del Progetto “Assistenza al bambino con patologia emato-oncolo-gica dell’U.O. di Pediatria dellOspedale di Treviso”, anche grazie al lavoro del Dr. Paolo Grotto e al sostegno della Prof.ssa Liviana Da Dalt, responsabile dell’U.O.C. di Pediatria, è stato possi-

bile riorganizzare il DH emato-onco-logico, nell’ambito dell’attività del DH pediatrico.

Nella Regione Veneto i bambini affetti da patologia oncologica ed ematologi-ca maggiore afferiscono ai due Centri di Riferimento per l’Oncoematologia Pediatria, presenti negli Ospedali Uni-versitari di Padova e Verona. Il Centro di Padova si avvale della collaborazio-ne di centri satellite, quali la Pediatria di Vicenza e la Pediatria di Bolzano, che fanno parte dei Centri AIEOP.

Il Day Hospital Emato-onco-logico pediatrico di Treviso ha iniziato la sua attività diversi anni fa e da circa 3 anni ha implementato l’at-tività di supporto al Centro di Padova, nella gestione comune dei pazienti per quanto riguarda la sommi-nistrazione di chemiotera-pia, terapia di supporto e i controlli clinici ed ematolo-gici.L’attività del DH Emato-on-cologico di Treviso è rivolta a tutti i bambini con pa-tologia emato-oncologica residenti nella provincia di Treviso e province limitrofe. Attualmente i bambini in trattamento sono circa 20 e ogni giorno accedono al DH in media di 5-6 pazien-ti. A questi si aggiungono i bambini fuori terapia, che afferiscono all’ambulatorio per controlli clinici ed ese-cuzione di esami ematici e

strumentali di follow-up.

In seguito alla ristrutturazione del DH pediatrico, anche gli ambienti preposti all’attività emato-oncologica sono sta-ti ricostruiti in un’area dedicata, com-posta da: • un ambulatorio dove vengono ese-

guite le visite mediche, eseguiti i prelievi ematici, avviate le trasfusio-ni, eseguiti i lavaggi e medicazioni del catetere venoso centrale. L’am-bulatorio è attrezzato con computer

Le Dottoresse Cristina Pizzato e Martina Blazina

S

Page 9: Marzo 2014

8 9

n. 1 - Marzo 2014 - Il punto sulla ricerca

per la registrazione delle visite e con uno spazio dedicato alla raccolta dei protocolli diagnostici-terapeutici. Vi sono inoltre una seconda scrivania munita di computer a uso infermieri-stico e uno spazio dedicato con mi-croscopio ottico;

• una sala d’attesa comune dove i bambini attendono le prestazioni, caratterizzata dalla presenza di gio-chi, libri, ecc... per consentire anche le attività ludiche;

• una stanza comune (attrezzata an-ch’essa per attività ludiche) e atti-gua ad essa, ma separata da diviso-rio, uno spazio con un letto dedicato ai pazienti febbrili;

• una stanza attrezzata per la sommi-nistrazione della chemioterapia.

All’interno del DH Emato-oncologico opera personale dedicato: i medici (io e il Dr. Paolo Grotto) si alternano giornalmente per consentire una con-tinuità assistenziale al paziente, per la valutazione medica e prescrizione di esami e terapie. Vi è inoltre un’infer-miera dedicata, che viene scelta gior-nalmente all’interno del pool infermie-ristico del DH pediatrico e, a supporto dell’attività medico-infermieristica, una psicologa, la Dr.ssa Martina Blazi-na, dedicata ai bambini e alle famiglie (anch’essa operante grazie ad un con-tratto finanziato dall’AIL).

Le prestazioni che vengono erogate all’interno del DH emato-oncologico sono: visite mediche, prescrizione ed esecuzione di esami ematici, mi-crobiologici e strumentali, sommini-strazione di chemioterapia in regime di DH, esecuzione di trasfusioni con emocomponenti ed emoderivati, la-vaggio e medicazione del catetere ve-noso centrale.Vi è inoltre un’attività di supporto nel-la gestione dei pazienti con patologia emato-oncologica che necessitano di ricovero presso il Reparto di Pediatria.

Nell’ambito della riorganizzazione del DH emato-oncologico, ho implemen-tato:- un database, attivo dal 2010, dove

sono registrati tutti i bambini che afferiscono al DH emato-oncologi-co, sia in trattamento che fuori tera-pia, costantemente aggiornato;

- una cartella clinica dedicata. La mo-dalità di compilazione della stessa è descritta nella procedura: “Gestio-ne della cartella clinica del Servizio di Emato-oncologia pediatrica”;

- il protocollo dei farmaci chemiote-rapici che vengono somministrati all’interno del DH, con la procedura: “Preparazione, diluizione e smalti-mento in sicurezza della chemiote-rapia antiblastica”.

Ho inoltre raccolto tutti i protocolli on-cologici AIEOP in un apposito armadio, sito nell’ambulatorio medico del DH emato-oncologico. In collaborazione con il Dr. Grotto, ho implementato percorsi diagnostici terapeutici specifici, riguardanti le ur-genze emato-oncologiche:- Trattamento della febbre nel pazien-

te pediatrico oncologico neutrope-nico;

- Sindrome da lisi tumorale nel bambi-no (TLS).

Nel corso degli ultimi anni, durante le riunioni settimanali di aggiornamen-to, destinate a tutti i Dirigenti Medici, Specializzandi, Dottorandi, studenti, sono stati anche trattati argomenti di interesse ematologico ed onco-logico alla presenza dell’intero staff della struttura complessa di pediatria (Thalassemia intermedia, Difetto di G6PDH, Linfoadenomegalie, Immu-nodeficienza Comune Variabile, Casi clinici indimenticabili) .

Il 31/01/2012 abbiamo inoltrato alla Segreteria dell’AIEOP la domanda di riconoscimento della Pediatria di Tre-viso come Centro AIEOP. Dopo mesi di intenso lavoro, anche con l’aiuto dei Colleghi dell’Ufficio Qua-lità, abbiamo implementato un docu-mento aziendale riguardante il Servi-zio di Emato-oncologia Pediatrica. In data 21/05/2013 abbiamo ricevuto la visita degli ispettori AIEOP (Dr. Luk-sch e Dr. Prete) e nell’occasione sono stati presentati il documento e tutti gli allegati riguardanti i requisiti richiesti dal Regolamento AIEOP per l’accredita-mento del centro. Dopo un’attenta valutazione della struttura, del personale e delle risorse dedicate, gli ispettori hanno espresso parere molto favorevole, accreditando la Pediatria di Treviso come Centro AIE-OP. I progetti per il futuro riguardano non solo un ulteriore miglioramento dell’as-sistenza dei nostri piccoli pazienti (ad esempio poter incrementare la sommi-nistrazione di farmaci chemioterapici, l’attivazione dell’assistenza domicilia-re), ma anche la possibilità di parte-cipare a studi di ricerca, che possano servire a migliorare la prognosi di que-ste malattie.

Ringrazio di cuore la signora Teresa Pelos e l’AIL di Treviso per aver soste-nuto il mio contratto in questi due anni. E per avermi permesso di prose-guire l’attività di riorganizzazione del DH emato-oncologico, fino ad ottene-re l’importante riconoscimento come Centro AIEOP, così fortemente voluto da tutti noi. Dr.ssa Cristina Pizzato U.O.C. di Pediatria di Treviso

Page 10: Marzo 2014

10 11

Amiloidosi, una malattia non così … rara!L’amiloidosi è una malattia ca-ratterizzata dalla deposizione nello spazio extracellulare di materiale proteico insolubile disposto generalmente a fi-brille, che causa direttamente disfunzioni gravi negli organi coinvolti.

Sono stati classificati più di 20 tipi di amiloidosi sulla base delle proteine che formano le fibrille di amiloide. La forma più frequente è rappresentata dall’ami-loidosi AL (catena leggera delle immu-noglobuline) seguita dall’amiloidosi re-attiva (AA). Fra le forme familiari, l’ami-loidosi da transtiretina è la più comune.

Incidenza nella nostra razza, come rilevato anche di recente, è stimata complessivamente in almeno 0,8 casi x 100.000 abitanti per anno e circa la metà di questi sono amiloidosi AL, quindi associate a pazienti con malattie ematologiche (es. componente mono-clonale, mieloma, plasmocitoma, linfo-ma). L’amiloidosi è una malattia subdola che può manifestarsi clinicamente, an-che dopo anni dall’inizio del processo di deposizione, con segni e sintomi di insufficienza d’organo (cuore, rene, fe-gato, sistema nervoso periferico ecc…). La diagnosi precoce rappresenta ancor oggi lo strumento migliore per limitare i danni che questa malattia produce pro-gressivamente.

Un momento critico per il medico è quello in cui egli deve avere il sospetto di que-sta malattia, perché si può inizialmente eseguire per la diagnosi, un agoaspirato del grasso periombelicale, questo prelie-vo è innocuo, di semplice esecuzione e richiede solo pochi minuti. Tale procedu-ra permette la diagnosi in almeno l’80% dei casi. Negli altri casi può essere ne-cessaria la biopsia diretta dell’organo af-fetto. Il grasso periombelicale o il tessu-to prelevato, dopo essere stato colorato

con del rosso Congo, viene osservato al microscopio a luce polarizzata e se posi-tivo per amiloide dimostrerà una carat-teristica birifrangenza verde.

Un secondo momento decisivo è quel-lo della diagnosi precisa della proteina coinvolta, perché questa determinerà trattamenti differenti. Questo è molto importante e soli pochi centri referen-ziati possono raggiungere un livello sufficiente di esperienza per la diagnosi completa e poi per il trattamento di tali pazienti. Questo per evitare possibili ritardi nella diagnosi o trattamenti non adeguati.

Sono già presenti e attivi in Italia centri di terzo livello e una rete collaborativa per la malattia dell’Amiloidosi. Per tale motivo il nostro reparto di Castelfranco Veneto ha chiesto aiuto e supporto al Centro per lo Studio e la Cura delle Ami-loidosi Sistemiche - Irccs San Matteo di Pavia, diretto dal Prof. Giampaolo Merli-ni, che ha previsto anche un mio breve periodo di soggiorno a Pavia. Abbiamo pertanto potuto acquisire importanti informazioni generali sia per eseguire correttamente il prelievo del grasso pe-riombelicale sia per inquadrare bene la

diagnosi e il trattamento dei nostri pa-zienti. Infatti nel caso di malattia sospet-ta, eseguiti i primi accertamenti presso il nostro reparto i pazienti eseguono una conferma diagnostica presso il Centro di Pavia, che poi ci indica e condivide con noi la terapia che il paziente eseguirà vi-cino a casa. Attualmente più di 60 centri medici partecipano alla rete collaborati-va nazionale web site: www.amiloidosi.it e un protocollo diagnostico e terapeuti-co comune è discusso e aggiornato pe-riodicamente: ultimo aggiornamento 22 ottobre 2011.

Lo scopo della terapia nell’amiloidosi AL è diminuire rapidamente la concentra-zione delle catene leggere monoclonali circolanti, responsabili dei depositi, me-diante chemioterapie. Il melphalan ad alte dosi seguito da autotrapianto di cel-lule staminali periferiche è considerato il trattamento più efficace per l’amiloidosi AL. Il farmaco colchicina viene utilizzato generalmente per Amiloidosi reattive (AA), mentre per le amiloidosi ereditarie si giunge, ove possibile, trapianto dell’or-gano affetto.

Dottor Roberto Sartori Ematologia Castelfranco Veneto

Page 11: Marzo 2014

10 11

Un caso drammatico di anemia emolitica complicata da malaria in una giovane donna marocchina:

immigrazione e malattie del sangue, “aguzza la vista”

el 2008 è venuta alla nostra os-servazione una ragazza di 29

anni arrivata dal Marocco che presen-tava anemia cronica ed era stata pre-cedentemente trattata nel suo paese con trasfusioni e cortisone. Alla prima visita presso il nostro ambulatorio, gli esami del sangue confermavano una grave anemia autoimmune causata dalla presenza di autoanticorpi, cioè da una reazione immunitaria contro se stessa.

Lo striscio del sangue periferico su ve-trino analizzato al microscopio confer-mava la presenza di numerose altera-zioni dei globuli rossi che si presenta-vano come cellule sferiche (sferociti) o frammentate (schistociti). L’ecografia della pancia non evidenziava anomalie e il volume della milza era normale. La cura anche qui da noi è stata inizial-mente con cortisone che però ha dato risultati insoddisfacenti fino a quando, nel febbraio 2012, fu presa la decisione di effettuare l’intervento per togliere la milza che è la sede di distruzione dei globuli rossi. Subito dopo l’intervento la paziente è stata bene, ma purtroppo

dopo 10 giorni l’anemia non migliorava e due settimane più tardi la situazione era ulteriormente peggiorata a causa della febbre a 39° C e della necessità di trasfusioni. La febbre ha continua-to per molti giorni e le sue condizioni cliniche generali peggioravano nono-stante gli antibiotici tanto che abbiamo analizzato di nuovo il sangue che, con nostra grande sorpresa, ha rivelato la presenza della malaria.

È stato quindi iniziato, in collaborazio-ne con i colleghi delle Malattie Infettive di Treviso, un trattamento con farmaci specifici e l’anemia è rapidamente mi-gliorata e la febbre scomparsa.

L’ipotesi più probabile è che si sia trat-tato di una infezione di malaria asinto-matica “scatenata” dall’asportazione

della milza che rappresenta il “serba-toio naturale” nelle forme croniche. L’insegnamento che si può trarre da questo caso e che i medici (e gli ema-tologi in particolare) devono prendere consapevolezza che l’immigrazione degli ultimi anni ha fatto sì che si sia tornati ad affrontare di nuovo anemie, soprattutto congenite (che non è il caso che descriviamo), che erano dive-nute assai rare (talassemia, sferocito-si, anemia falciforme ecc...) alle nostre latitudini, e con esse anche malattie infettive (leggi malaria come in questo caso) che, se non diagnosticate per tempo, possono avere conseguenze catastrofiche.

La comunità marocchina rappresenta quella più numerosa in Italia raggiun-gendo quasi 400.000 individui e, seb-bene l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia classificato il Marocco ormai libero dalla malaria, quest’area può ancora rappresentare un territorio “di passaggio” per coloro che dall’Afri-ca sub-sahariana si recano verso i pa-esi affacciati sul Mediterraneo (come per l’appunto il Marocco) da dove poi, come descritto nelle cronache che tutti conosciamo, si imbarcano per raggiun-gere le coste del sud Europa. A cura di Laura Candiotto, borsista AIL Treviso e Giuseppe Tagariello Primario Ematologia Castelfranco Veneto

Dott. Tagariello

Dott.ssa Candiotto

N

n. 1 - Marzo 2014 - Il punto sulla ricerca

Page 12: Marzo 2014

12 13

on queste poche righe vorrei rin-graziare AIL Treviso e soprattutto

la Sig.ra Teresa Pelos che, con il loro so-stegno economico e morale, mi hanno permesso di continuare e di sviluppare un progetto di ricerca iniziato durante il corso di Dottorato in Biologia e Medicina della Rigenerazione dell’Università di Pa-dova.L’obiettivo primario di tale progetto è l’identificazione di nuovi bersagli per la terapia della leucemia mieloide acuta (AML) e, in particolare, la mia attenzio-ne si è focalizzata su un peptide, l’adre-nomedullina (ADM), che viene prodotta dalle cellule del nostro organismo ed esercita numerosi effetti, tra i quali i più studiati sono a livello cardio-vascolare. Tuttavia, è stato dimostratoche la quantità del peptide aumenta in tumori solidi, inducendo una maggiore crescita della massa tumorale e favo-rendo la sua metastatizzazione, poiché stimola la formazione di una rete vasco-lare.Inoltre, è stato scoperto che viene pro-dotto, in condizioni normali, anche dalle cellule del sangue.Da qui è nata l’idea di valutare se varia-zioni della produzione di ADM potesse-ro essere coinvolte nello sviluppo delle AML.Tali patologie sono causate da cellule staminali ematopoietiche che presen-tano alterazioni nel loro patrimonio ge-netico e che, di conseguenza, non sono più in grado di produrre globuli bianchi maturi e pienamente funzionanti. In par-ticolare, le AML sono caratterizzate dal blocco maturativo di questi ultimi e dalla persistente presenza di cellule stamina-li tumorali che sono la causa della ripre-sa della malattia e della resistenza alle cure chemioterapiche. Infatti, la terapia anti-tumorale convenzionalefino ad oggi utilizzata riduce la massa tu-

morale, ma non elimina le cellule stami-nali tumorali, determinando la ricaduta dei pazienti dopo un periodo più o meno lungo.Nella fase iniziale del progetto, median-te l’utilizzo della linea cellulare HL60, è stato dimostrato che le cellule leuce-miche autoregolano la propria matura-zione attraverso la secrezione di ADM e l’aumento di espressione del suo re-cettore di membrana. Il trattamento con ADM esogena ovvero ADM non secreta dalle cellule ma aggiunta al terreno di coltura ha dimostrato di stimolare la proliferazione piuttosto che la matu-razione delle cellule dimostrando che un aumento di ADM nel microambiente tumorale può contribuire al blocco ma-turativo di granulociti e monociti. Al con-trario, la stimolazione delle cellule HL60 con un frammento della proteina detto Frammento inibitore22-52 ha favorito la maturazione cellulare suggerendo per il Frammento inibitore22-52 una poten-zialità di impiego nella terapia della leu-cemia mieloide acuta.Nella seconda fase dello studio, l’attività biologica di ADM e del Frammento inibi-tore22-52 sarà valutata su campioni di AML ottenuti da pazienti donatori.Tale progetto di ricerca è realizzato pres-so l’Università degli Studi di Padova, nel Laboratorio di Biologia Cellulare - Dipar-timento di Scienze del Farmaco, grazie alla collaborazione della Prof.ssa Maria Teresa Conconi e della Dott.ssa Rosa Di Liddo del Dipartimento di Scienze del Farmaco dell’Università di Padova, del Dott. Sergio De Angeli della Banca del Sangue Cordonale/ Laboratorio di Coltu-re Cellulari e del Dott. Michele Gottardi dell’Ematologia dell’ULSS 9 di Treviso.

Un ringraziamento a tutti coloro che so-stengono la Ricerca.

L’IDENTIFICAZIONE DI NUOVI BERSAGLI PER LA TERAPIA

DELLA LEUCEMIA MIELOIDE ACUTA (AML)

CDott.ssa Deborah Bridi, Università di Padova

Prof.ssa Maria Teresa Conconi, Università di Padova

Dott.ssa Rosa Di Liddo, Università di Padova

Dott. Michele Gottardi, Ospedale Cà Fondello di Treviso

Dott. Sergio De Angeli, Ospedale Cà Fondello di Treviso

Page 13: Marzo 2014

12 13

Grazie AngeloAngelo se n’è andato. Non si possono dimenticare venti-cinque anni di collaborazione e di vera amicizia, di pre-stigiosi traguardi raggiunti dal Prof. Angelo Rosolen nella ricerca sui linfomi pediatrici e nella cura delle leucemie in-fantili presso il Centro Pediatrico di Oncoematologia per il Veneto dell’Università di Padova.Oltre a questo per me Angelo è stato un vero amico. Mi mancano le sue visite domenicali, quando con grande umiltà mi parlava delle sue scoperte, sempre raggiunte con molta fatica e grande impegno professionale. Penso, e ne sono certa, che il modo migliore per ricordarlo sia di continuare a sostenere la ricerca per poter raggiunge-re il 100% di guarigioni, come era suo obbiettivo. Grazie Angelo.

Teresa Pelos

n. 1 - Marzo 2014 - Il punto sulla ricerca

LE VOCI DEL BILANCIO

SALDO CASSA AL 01.01.2012 840.229,90

ENTRATE 1.104.678,00

USCITE 859.756,00

PARTITE DI GIRO 1.988,90

SALDO CASSA AL 31.12.2012 TESORERIA 1.083.163,00

C/C CREDITO TREVIGIANO 423,43

C/C POSTALE 93.076,15

C/C UNICREDIT BANCA 18.399,11

C/C BANCA DELLA MARCA 37.503,19

C/C FRIULADRIA 22.027,12

SALDO ATTIVO AL 31.12.2012 1.254.592,00

In particolare le uscite sono così suddivise:

spese ristoro 5.032,41

materiale sottoscrizioni 211.834,12

spese segreteria 1.249,42

contributi alle famiglie 5.848,20

contributi agli ospedali 565.539,27

rimborso chilometrico volontari 8.825,64

spese varie autovetture 5.995,41

immobili 2.610,52

consulenze fiscali 3.146,00

spese assistenza domiciliare 28.353,42

quota ass. AIL Roma 4.500,00

spese tipografia 9.079,08

rimborso spese convegni 1.406,70

spese beni durevoli 3.146,00

spese utenze 3.034,82

spese manutenzioni 155,00

TOTALE 859.756,00

Page 14: Marzo 2014

14 15

Luciano Zambon

La tua famiglia ti ricorda con tanto affetto.

Cecilia Pellin

Cara CeciIl tuo cuore batte ancora così forte che riesce a muovere le foglie degli alberi,il tuo sorriso è così  splendidoche illumina la terra ogni mattina, il tuo sguardo è così

caldo che riscalda ogni creatu-ra, il tuo respiro si sente forte nei

giorni di silenzio.La tua mano accarezza le persone che amicon la dolcezza del tuo ricordo. Si nutre ancora della felicità e dell’amore che ti ha reso una persona speciale.Hai reso bello ogni frammento di vita per-ché  volevi rimanere viva.Adesso sei viva in ogni cosa viva.

Loris Breda

La consapevolezza della morte ci incoraggia a vivere.

Paolo Bet

Il Signore dice: beati gli umili perché di loro è il regno dei cieli.

Carmen Presotin Benedet

Nel sesto anniversario vogliamo dirti che tu, mamma, sei sempre

la luce delle stelle.

Anju Edoardo e Luciano

Enrico Giust

La tua lealtà è il dono più prezioso che ci hai lasciato. 

I tuoi familiari

Dino Drusian

“… e ora naviga verso mari placidi e cieli sereni”

Ricordiamo i nostri Cari

Ricordiamo i nostri Cari

Page 15: Marzo 2014

14 15

Lucia Finotti

Serenamentesi addormentò nel Signore

dopo una vitainteramente dedicata,con bontà e generosità,

alla famiglia

Matteo Santinon

Il destinoti ha tolto troppo prestoall’affetto della famigliama non ti toglierà maidalla nostra memoriae dal nostro cuore

Luigina Paladin

Sopravviva la sua immagine nella memoria di quanti l’ebbero cara.

Alessandro Roncalli Benedetti

Il bene che ci hai fatto e che ci hai donato

accompagnerà per sempre i nostri pensieri e le nostre

azioni.

Erna Ottavian

Nel nostro dolore ci conforta ciò che dura in eterno: il Bene che ci hai donato.

Teresa Terracciano

Teresa, per chi ha avuto la grazia di conoscerla, è stata un esempio di coraggio, forza d’animo, del saper sempre sorridere alla vita e celebrarla

nonostante tutto. Teresa ha difeso la dignità della vita sino

all’ultimo respiro. La malattia non ha vinto, si è presa in maniera sleale il suo corpo, ha giocato sporco, ma nulla ha potuto di fronte al suo spirito. La malattia ha dovuto arrendersi davanti al suo coraggio e alla sua forza. Il male ha proprio fallito! In questo duro percorso abbiamo avuto vicino tante persone che ci hanno aiutato a lottare. Insieme abbiamo cantato un inno alla vita. Ci siete stati anche voi dell’AIL, con la vostra presenza discreta ma concreta, fatta di dolcezza e sensibilità. Un grazie di cuore da parte mia e delle nostre famiglie per l’impe-gno quotidiano al fianco delle persone. Che questa offerta possa contribuire a realizzare il vostro e il nostro sogno.

Con riconoscenza e affetto.

Ida Vendrame

Sei sempre tra noi, con il tuo sorriso.

n. 1 - Marzo 2014 - In Ricordo

Page 16: Marzo 2014

16 17

Marta Pellizzari

Sei sempre con noi, con la tua serenità, il tuo sorriso, la tua dolcezza.

Elio ScantamburloNel sesto anniversario della tua scomparsa vogliamo ricordare la tua bontà d’animo, la tua gioia di vivere, la tua forza nel combat-tere la malattia e il tuo immenso

amore per noi. Grazie per averci insegnato a lottare, ad amare, a ...

vivere! Sarai per sempre con noi.

Le tue amatissime Liana, Lisa, Sara

Agnese Bisol

Marinella Gamba

Giacomo Varalda

Edgardo Rossini

Sergio Zavarise

Maria Antonietta Bisa

Luciano Durigon

Gianfranco Zanon

Maicol Gai

Stefano Martini

RICORDIAMO ANCHE

Page 17: Marzo 2014

16 17

n. 1 - Marzo 2014 - Il Racconto

IL RACCONTO Al buss del diàul

Il cortile di villa Villa Liccer. Nel 1907 a Castello Roganzuolo, San Fior, le famiglie Tomasella e Dal Mas (Moro) presero in mezzadria la campagna a sud della Pontebbana di proprietà delle contesse Liccer Persico di Vittorio Veneto. 40 i campi as-segnati alla famiglia Tomasella, 30 quelli lavorati dai Dal Mas. Due campagne, due stalle, due gestioni, ma con il tempo i Dal Mas e i Tomasella finirono per diventare un’unica grande famiglia. I Moro aiutavano i Tomasella, i Tomasella aiutavano i Moro... c’era grande armonia. Nel mese di maggio tutti parte-cipavano al rosario nella chiesetta di San Giovan-ni Battista, nelle lunghe sere d’inverno il rosario si recitava nella stalla dei Tomasella (ricordo che la sera dei Santi e dei Morti i rosari erano tre, interminabili). Per non dire poi del Panevin, che veniva allestito in un triangolo di terreno ai confini della proprietà, la biòrca, e era unico per le due famiglie, impegnate assieme a renderlo di dimensioni imponenti in modo che fosse il più grande della zona, con tanto di viale illu-minato da torce incandescenti (bòtoi imbevuti nel petrolio) sia all’andata che al ritorno. Per un breve periodo furono presenti a villa Liccer anche i Mi-chelet e nella grande casa padronale dimo-rarono fino a 75 persone. Andò così a finire che un Tomasella sposò una Michelet e un Michelet sposò una Tomasella e due Dal Mas sposarono due Tomasella...Le sere di maggio al rosario partecipavano anche i Buffon della campagna confinante. La chiesetta riusciva a stento a contenerci tutti. Dopo i canti e le antànie della Madon-na andava a finire con i vecchi che intona-vano altri canti, e sembrava ogni sera una festa.Nelle feste arrivava Carlo Cattelan, un cu-gino dei Tomasella, con la sua fisarmonica e in cortile le donne ballavano. Le donne,

perché non ho ricordi di aver mai visto un uomo ballare a villa Liccer.

Quel cortile. Quel cortile ha segnato la nostra giovinezza, la no-stra esistenza. Tutto si compiva in quel cortile: base operativa per il lavoro nella campagna, pista da ballo e campo giochi. La domenica, dopo Vespro, il cortile diventava campo di bocce. Quello che adesso è il bocciodromo allora era, più semplice-mente, al dogo dèe bae.

D’inverno Checo Moro (era lui che gestiva e programmava i nostri giochi) ci faceva pom-pare secchi d’acqua con cui inondavamo il campo di bocce, che diventava pista ghiacciata di patti-naggio.Ma soprattutto quel cor-tile era campo di calcio. La passione per il calcio nella famiglia Tomasel-la-Dal Mas era qualcosa di contagioso. Fu lo zio Natale l’anima della mi-tica Audax, la squadra

di calcio che aveva riunito i giovani di Castello Roganzuolo alla fine della seconda guerra. Ricordo che alla fine di ogni campio-nato veniva organizzata una amichevole che vedeva giocatori delle due famiglie contrapposti al “resto del mondo”. La partita

si teneva al “pra de Milàn”, che non era San Siro ma un campo sotto la ferrovia (oggi vi si trova il lago “alle Veneziane”). Alla fine c’era l’immancabile rinfresco a base di vino locale. Fa parte della mia esistenza quel pallone zeppo di rattoppi, con un ciuccio di came-radaria che spuntava ogni tanto dal cuoio che non teneva più, impedendo regolarità ai rimbalzi: questa specie di simulacro ova-le, pestato e conteso in mischie furibonde, rincorso da gruppi sciamanti e chiassosi, fi-niva poi preda delle mani del portiere che lo stringeva voluttuosamente al petto prima di rilanciarlo nella mischia. A fare le spese

Page 18: Marzo 2014

18 19

di questa veemenza agonistica erano i vetri della stalla che davano sul cortile, che spesso andavano in frantumi. Allora la partita finiva perché dovevamo disperderci nei campi per sottrarci alle ire di barba Bepi. Sotto l’altare della chiesetta di San Giovanni c’era un buco, e tante volte lì ci si andava a nascondere quando si giocava a tana-scònderse, anche se i vecchi dicevano che quello era al buss del diàul.

Quel bel vestito bianco da marinaio. Non lo rimisi più quel bel vestito bianco da ma-rinaio. Era quello che gira-va per la Prima Comunio-ne dai Tomasella-Dal Mas, altri l’avevano indossato prima di me, altri l’avreb-bero indossato dopo. Al braccio pendeva il bel fiocco bianco con meda-glietta dell’Eucarestia. Si partiva in processione dall’asilo cantando “Oh che bel giorno beato che il ciel ci ha dato...” ed era un

momento toccante quello in cui ricevevamo per la prima vol-ta l’ostia consacrata. Il tutto era stato preceduto dalla Prima Confessione e da giornate intense di dottrina in asilo, sem-pre ragazzi da una parte, ragazze dall’altra. Dottrina, racco-mandazioni, domande, risposte, prediche, e preghiere, tante preghiere, che ci sentivamo tanti angioletti. E don Angelo a raccontarci del grande Napoleone, quello che aveva vinto tan-te battaglie e aveva sottomesso il mondo, e a chi gli chiedeva nell’isola di Sant’Elena quale fosse stato il giorno più bello della sua vita, rispondeva “il giorno della Prima Comunione”. Chi si sentiva angioletto, chi Napoleone. Dopo la cerimonia tutti in asilo per la cioccolata e i biscotti. Eri digiuno dalla sera precedente, ché da giorni e giorni tutti ti raccomandavano di non mettere nulla in bocca. Se la Prima Comunione era il giorno più bello della tua vita, la cioccolata in asilo era una cosa grandiosa. La comunione l’avremmo fatta ancora, la cioccolata con biscotti chissà quando si sarebbe ripetuta. Tutto finiva lì, non c’era il pranzo, il pranzo era previsto per la Cresima. La Cresima era molto più attesa della Comunione, perché era quella l’occasione per mettere al polso l’orologio che ti regalava il santolo. Ma un bon sàntol non tutti potevano permetterselo. La Cresima l’avevo ricevuta, stranamente, pri-ma delle Comunione, assieme a fratelli e cugini, per organiz-

zare un pranzo unico, ma era servita la dispensa del vescovo Zaffonato. Mi ero cresimato assieme a Pierino e Luigino, ai cugini Beniamino, Anna Maria ad altri due...Tornato a casa dopo i biscotti e la cioccolata, fu il momento delle foto di rito. Poi, riposto il vestito bianco da marinaio e indossate le braghèsse curte, fuori in cortile a rincorrere il pallone. Libero.

La polenta. Contro la tempesta c’erano le rogazioni, il mese di maggio. La lunga processione partiva alle cinque dalla par-rocchiale, davanti un capàto con la croce, dietro altri quattro capàti col feràl, don Angelo al centro, attorniato da un nugolo di chierichetti. Antànie dei santi e dea Madòna, cantavano e pregavano tutti con viva devozione. Il corteo faceva sosta a ogni capitello e nelle passàde dove era stato improvvisato un altare, in pratica un tavoìn cò sù un santo o ‘na madòna. E qui, le mani rivolte verso il cielo, don Angelo implorava “a fulgore et tempestate libera nos Domine”. Le rogazioni finivano sempre nella nostra chiesetta con la messa.Quello delle rogazioni era il giorno più atteso: era l’unico gior-no dell’anno dove, dopo aver accompagnato don Angelo per i campi, potevamo ammirare nel cortile una tavola imbandita ed era l’unica volta in un anno che facevi merenda con sa-lame, formaggio e pane, il pane non quello fatto in casa ma quello del forno del paese: e non ricordo nulla, nien-te, nulla di più fragrante. In confronto a quel “son-tuoso” finale avevo la sensazione che tutto ciò che era venuto prima fos-se poca cosa... Per tutti gli altri giorni dell’anno c’era la polenta. La polenta veniva fatta tre volte al giorno. Polenta, polenta e poi ancora po-lenta. La polenta è parte stessa della mia fanciullezza.Le pannocchie scartocciate nelle lunghe sere d’autunno in compagnia dei grandi, noi con le nostre piccole mani pote-vamo liberare il frutto d’oro dei nostri campi. Poi le pannoc-chie sgranate col ferro che ci rovinava le mani, pannocchie ed ancora pannocchie che poi diventavano farina nel nostro mulino.E finalmente la polenta.Ricordo certe sere il cortile invaso dal dolcissimo profumo

Page 19: Marzo 2014

18 19

n. 1 - Marzo 2014 - Il Racconto

della polenta rovesciata sul tagliere: per noi era come un ri-chiamo, lasciavamo tutto, e via a prendere i nostri posti in cucina. “I nostri posti” per modo di dire, perché solo gli uomini ave-vano il loro posto. Ricordo che le donne mangiavano in piedi o sedute sulle scale che salivano nelle camere, anche quelle che avevano fatto la polenta. Me le ricordo attorno al fuoco, con la fatica per renderla profumata, tirarla a giusta cottura, che non si attaccasse alla caljèra, che non sapesse di fumo, mantenendo il giusto fuoco, e soffiare dentro, spesso avvolte da una nube di fuliggine.Il frutto della mia infanzia erano le pesche selvatiche che non arrivavano mai a maturazione nella campagna. Ed anche l’u-va la rubavamo ancora acerba dalle viti, e i fichi, e le perète. Sì, rubavamo, perché non si poteva, non si doveva, e c’era chi era adibito a tènderghe... ma con la fame di allora non si sal-vava nulla. Ed in mancanza di frutta sugli alberi ci acconten-tavamo dei germogli del panevìn o di ciùcca mora.E le scorribande nei prati, quando ognuno di noi poteva van-tare la propria bravura dal numero di nidi che scopriva per primo.

Poi fu solo silenzio. Dalla Pontebbana alla ferrovia si esten-deva un tempo un’unica campagna. Ricordo i campi rossi di papaveri, gialli di grano, i profumi intensi della fienagione, i giganteschi cedri di Villa Liccer, i mille suoni coperti ora dal fischio del treno ora dal salto dell’acqua che dal grande ca-

nale veniva deviata nelle canalette che si diramavano come tentacoli nel verde. Uomini, donne, campi di grano, vigne al sole, stalle, granai, feste, matrimoni, lutti, rosari, messe nella chiesetta e quel cortile traboccante di vita.Nei primi anni ‘60 la circonvallazione di Conegliano tagliò la campagna in due, mangiandosi campi e vigneti. Ma a dare il colpo di grazia fu la grande fonderia, che si inghiottì i campi, il

silenzio, la pace e anche la grande casa padronale. Nei cana-li dove prima scorreva acqua limpida ora stagnavano fanghi melmosi e una polvere finissima si depositava sui davanzali e sulle soglie delle case, rivestendole di un velo di patina nera. Villa Liccer sparì in mezzo ai capannoni, inghiottita dalle siepi e dal degrado. E fu come se un paese morisse. I campi furono

abbandonati, i giovani scelsero la fabbrica, le famiglie si tra-sferirono una alla volta, il gran vociare si spense. Villa Liccer fu solo silenzio. Nel 1980 si ritrovarono tutti, i Tomasella e i Dal Mas, per rive-dersi, per contarsi, per raccontarsi. Si ritrovarono in quel cor-tile per riviverlo ancora una volta. E nel rivedere quella foto mi prende un groppo alla gola e una tristezza incolmabile. Ritorno ancora a Villa Liccer, quel cortile ora mi pare popola-to solo di fantasmi. Mi rivedo le sere del mese di maggio a suonare felice la campana della chiesetta e fare poi il giro del cortile passando di porta in porta con un piccolo campanello ad annunciare il rosario. Rivedo nonno Giacomo e Genio Moro che intonano le Ave Marie, tutti che pregano, poi tutti che si mettono a cantare. Perché a Villa Liccer si cantava sempre, si cantava nelle lunghe sere in stalla, si cantava mentre si andava e si tornava dai campi, si cantava durante la vendem-mia. Rivedo al buss del diàul dove andavamo ad infilarci per placare i nostri incubi e le nostre paure.Ricordo la mia felicità, quando ero fatto di niente e di sogni che non costano niente, nel rincorrere il pallone su quel cor-tile privo di un filo d’erba, conquistarlo, godermelo tra i pie-di con ingenuo egoismo e coltivare un voluttuoso pensiero: quello del gol.A distanza di tanti anni le azioni di gioco si mescolano nella memoria con i concitati dopo partita e con il dopo partita che ciascuno andò a giocare per suo conto, rincorrendo qualcosa di più incontrollabile ed imprevedibile di un pallone...

Da Noi di Villa Liccer di A. Tomasella

Page 20: Marzo 2014

20 20

...peR l’Ail...

...peR l’Ail...

...peR l’Ail...