MADRETERRA NUMERO 19 - LUGLIO 2011

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www.madreterranews.it MadreTerra Palmi & Dintorni www.madreterranews.it Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011 PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE FREE PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - F PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - FREE Paolo Ventrice EDITORIALE L ontano dalle beghe politiche il mondo sembra percorrere strade diverse, quasi come se i nodi del gomitolone dell’arte del governare non fossero quelli del- la comunità. E’ un modo inusuale, per me, ini- ziare con questa riflessione, ma nei giorni scorsi gli eventi di palazzo San Nicola hanno sconvolto i teatri amministrativi della nostra città. Ovviamente la mia analisi non coinciderà con nessun concetto politico; in effetti, qualche giorno fa è giunta al mio orecchio questa frase: “Il politico non pensa come noi, lui ragiona in modo diverso!”. Questo è solo un pensiero che esula dalle intricate conduttu- re della politica che, difatti, per me, è un grande Black hole , non conoscendo affatto le sue linee e le sue leggi non scritte ed avendo una mentalità completamente op- posta in fatto di analisi, costruzio- ne ed amministrazione. Tutto ciò mi porta a un’ultima riflessione: se in un’azienda (la dimensione non ha importanza) si dovesse operare, a livello diri- genziale, come si fa in un’ammini- strazione comunale, utilizzando lo stesso sistema, maggioranza - op- posizione, con i criteri di lotta che mettono a serio repentaglio qual- siasi progetto e che si sono affina- ti all’interno delle sale consiliari, il risultato sarebbe di “fallimento certo ed immediato”!!! E’ pur vero che le difficoltà che s’incontrano nel gestire una cit- tà intera, soprattutto in conside- razione di una riprogettazione in quasi tutti i settori ed una ripro- grammazione di centinaia di inter- venti indispensabili alla qualità del vivere sociale, sono immense, ma è altrettanto vero che se non si è una squadra coesa, con obbietti- vi sani da perseguire step by step, e senza difficoltà nell’accettare l’apporto di tutti, non si va da nes- suna parte. Sono semplici considerazioni che si astengono dal colpevolizza- re qualcuno. Si concentrano for- temente sulla validità o meno del “sistema”, ritenendo che nessuno può e potrà mai sostenere di esse- re sempre nel giusto e di non sba- gliare mai. di “Prometeus” Pag. 8 “12 AGOSTO 2011” LA CITTÀ È DEI RAGAZZI di Cettina Fedele Pag. 4 Per non dimenticare...

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE

FREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - F PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FREE

Paolo Ventrice

EDITORIALE

Lontano dalle beghe politiche il mondo sembra percorrere

strade diverse, quasi come se i nodi del gomitolone dell’arte del governare non fossero quelli del-la comunità.

E’ un modo inusuale, per me, ini-ziare con questa riflessione, ma nei giorni scorsi gli eventi di palazzo San Nicola hanno sconvolto i teatri amministrativi della nostra città.

Ovviamente la mia analisi non coinciderà con nessun concetto politico; in effetti, qualche giorno fa è giunta al mio orecchio questa frase: “Il politico non pensa come noi, lui ragiona in modo diverso!”.

Questo è solo un pensiero che esula dalle intricate conduttu-re della politica che, difatti, per me, è un grande Black hole, non conoscendo affatto le sue linee e le sue leggi non scritte ed avendo una mentalità completamente op-posta in fatto di analisi, costruzio-ne ed amministrazione.

Tutto ciò mi porta a un’ultima riflessione: se in un’azienda (la dimensione non ha importanza)

si dovesse operare, a livello diri-genziale, come si fa in un’ammini-strazione comunale, utilizzando lo stesso sistema, maggioranza - op-posizione, con i criteri di lotta che mettono a serio repentaglio qual-siasi progetto e che si sono affina-ti all’interno delle sale consiliari, il risultato sarebbe di “fallimento certo ed immediato”!!!

E’ pur vero che le difficoltà che s’incontrano nel gestire una cit-tà intera, soprattutto in conside-razione di una riprogettazione in quasi tutti i settori ed una ripro-grammazione di centinaia di inter-venti indispensabili alla qualità del vivere sociale, sono immense, ma è altrettanto vero che se non si è una squadra coesa, con obbietti-vi sani da perseguire step by step, e senza difficoltà nell’accettare l’apporto di tutti, non si va da nes-suna parte.

Sono semplici considerazioni che si astengono dal colpevolizza-re qualcuno. Si concentrano for-temente sulla validità o meno del “sistema”, ritenendo che nessuno può e potrà mai sostenere di esse-re sempre nel giusto e di non sba-gliare mai. di “Prometeus” Pag. 8

“12 AGOSTO 2011”

LA CITTà è DEI RAGAZZI

di Cettina Fedele Pag. 4

Per non dimentica

re...

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2Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

AttuAlitA’ Palmi MADRETERRA Palmi & Dintorni

REGISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010

Anno II - Numero 19 - Luglio 2011 Direttore respons.: Francesco MassaraCoordinatore: Paolo Ventrice

Collaboratori di REDAZIONE di questo numero.

Saverio Petitto Walter CricrìCettina Angì Salvatore De FranciaNella Cannata Giuseppe Cricrì

Hanno collaborato per questo numero anche: Bruno Vadalà, Davide Perna, Nino Magazzù, Pasquale Frisina, Pasquale Marafioti.

Editore: Associazione Culturale MadreterrraSede Palmi - Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804Cod. Fisc. 91016680802Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255e-mail: [email protected]

Progetto Grafico: Saverio Petitto - Walter Cricrì - Paolo VentriceImpaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web:S. De Francia - D. Galletta Stampa: AGM Calabria - Via Timpone Schifariello Zona P.I.P. II Traversa - 87012 Castrovillari (Cs)

Distribuzione gratuita fuori commercio

ASSOCIAZIONE CULTURALE MADRETERRA

La direzione non risponde del contenuto degli articoli firmati e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti, degli intervistati e per le informazioni trasmesse da terzi.Il giornale si riserva di rifiutare qualsiasi inserzione.Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.I diritti di proprietà artistica e letterariasono riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza autorizzazione.L’associazione si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni e le comunicazioni pubblicitarie degli inserzionisti che:1. Siano contrarie agli interessi della asso.2. Violino le disposizioni vigenti in materia di diritto d’autore3. Contengano informazioni fuorvianti e scorrette4. Non rispondano ai requisiti minimi di impaginazione professionale5. Non siano pervenute nei termini concordati6. Siano state fornite in modo incompletoIn tutti i casi l’associazione non è responsabile per il contenuto di dette inserzioni e comunicazioni.

E’ stato l’artista lametino Maurizio Carnevali a rappre-sentare l’Italia al primo Simposio internazionale di scul-

tura di Bruxelles, che ha preso l’avvio il 2 luglio 2011. Il sim-posio ha visto la partecipazione di altri dieci scultori di fama e livello internazionale provenienti da differenti paesi: oltre a Carnevali, sono stati invitati Maria Rucker (Germania), Pa-trick Crombé (Belgio), Georghi Filin (Bulgaria), Sandra Neja-smic (Croazia), Raymond Lohr (Lussemburgo), Ikram Kabbaj (Marocco), Marit Lyckander (Norvegia), Karel van den Braak (Paesi Bassi) e Lars-Ake Aberg (Svezia).

Il simposio, organizzato dalla Regione di Bruxelles Capitale e dal comune di Carrara, si è svolto all’aperto, negli splendidi spazi del parco Parmentier a Woluwe-Saint-Pierre di Bruxel-les, dove ogni scultore ha lavorato all’aperto e in pubblico un blocco di marmo di Carrara. Le opere, ispirate alla città di Bruxelles, resteranno a decorare il parco.

Il simposio è stato ufficialmente inaugurato alla presenza del ministro delle relazioni estere Jean-Luc Vanraes e termi-nerà con una cerimonia ufficiale di chiusura il 16 luglio.

MAURIZIO CARNEVALI AL PRIMO SIMPOSIO INTERNAZIONALE DI SCULTURA A BRUXELLES

Le Associazioni PROMETEUS e MADRETERRA, vogliono espri-mere il loro più sincero “in bocca al lupo” al Preside Gianni Costa che ha deciso di staccarsi dal ruolo che ha ricoperto ge-nerosamente nei suoi anni di carriera scolastica.Il pensionamento, normalmente segnale di anzianità natura-le, non coincide con la sua personalità e nell’augurargli un buon inizio di “vacanze da pensionato”, siamo anche convinti che la sua ex attività si moltiplicherà e si moltiplicherà anche il suo impegno con le Associazioni di cui è parte integrante.Auguri Preside Costa.

GIANNI COSTAAuguri da Prometeus e Madreterra

Da tempo il Comune di Pal-mi sta attraversando una

crisi politica dalla quale sembra impossibile uscire.

Nel frattempo il dibattito re-sta circoscritto all’interno della dissolta maggioranza. Dalle altre forze politiche, dalla società civi-le, dal mondo ecclesiale solo un silenzio assordante, come se le vicende interne a palazzo S. Ni-cola riguardassero solo il sindaco e gli esponenti della coalizione che vinse le elezioni del 2007. La cosa, invece, dovrebbe pre-occuparci tutti, perché i cittadini che, nella loro stragrande mag-gioranza, hanno a cuore soltanto l’interesse generale della città a prescindere dal colore politi-co dell’amministrazione e dall’i-dentità del sindaco, non possono continuare a stare a guardare con indifferenza. Ciò che accade nel “palazzo” inevitabilmente finisce con l’incidere in qualche manie-ra sulle attività ordinarie e sulla

CRISI COMUNALE E BENE COMUNE

civis. E’ noto a tutti, infatti, che un eventuale vuoto politico nel-la civica amministrazione non potrebbe essere risolto prima di 8-9 mesi. Si tratterebbe di un periodo troppo lungo perché non venga rimesso in discussione ciò che a molti sembra, almeno per adesso, acquisito. Mi riferisco alla costruzione dell’Ospedale, alla raccolta differenziata dei rifiuti, alla situazione igienico-sanitaria ed alle condizioni di sicurezza urbana. Non bisogna dimenticare che fino a pochi anni orsono la nostra città godeva di una considerazione troppo bassa nel territorio e nelle sedi istitu-zionali pur essendo la seconda città della provincia. Recente-mente, invece, è cresciuta molto in considerazione ed in prestigio tanto che il sindaco di Palmi ha rivestito il ruolo di presidente dei sindaci del Comprensorio.

Lungi da me l’intenzione di en-trare nel merito delle questioni che dividono però è chiaro a tutti che l’origine delle discordie quasi

mai è riconducibile a nobili mo-tivi. Ed allora, interpretando la volontà di molti cittadini, rivolgo un appello al Sindaco ed a tutti i Consiglieri comunali di maggio-ranza e di minoranza: OGNUNO RIMETTA IN DISCUSSIONE LE PROPRIE RAGIONI, SI SFORZI DI COMPRENDERE ANCHE LE RA-GIONI DEGLI ALTRI, VALORIZZI CIO’ CHE UNISCE E NON CIO’ CHE DIVIDE, METTA DA PARTE ORGOGLIO, INTERESSI DI PAR-TE, POSIZIONI PRECONCETTE E SI PERSUADA CHE IL BENE CO-MUNE DELLA CITTA’ VALE MOL-TO DI PIU’ DI QUALSIASI INTE-RESSE PARTICOLARE PER QUAN-TO IMPORTANTE E LEGITTIMO QUEST’ULTIMO POSSA ESSERE.

LA STRADA DELLA CONCOR-DIA E’ SEMPRE LA PIU’ DIFFICILE MA RESTA LA SOLA POSSIBILITA’ PER SALVAGUARDARE L’INTE-RESSE DELLA CITTA’ E DEI SUOI ABITANTI. TUTTI, MA PROPRIO TUTTI, ABBIAMO IL DOVERE DI IMBOCCARLA E DI PERCORRER-LA FINO IN FONDO.

di Francesco Pardeo

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4Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

AttuAlitA’ Palmi

La città è dei ragazzi”; non è il ti-tolo di un best- seller letterario

ma, l’intestazione di un progetto di sperimentazione, di un percorso formativo, indirizzato ai ragazzi di età preadolescenziale e adole-scenziale che, partirà il 23 Luglio, con una manifestazione sportiva, allietata dalla scuola di danza palmese “Tendenze Club” che, si terrà in Piazza I° Maggio e che vedrà coinvolti circa cento ragazzi, i quali, si confronteranno in tornei di pallacanestro, pallavolo, calcetto. Alla manifestazione parteciperanno inoltre, i ragazzi disabili della Comu-nità del “Centro Emmanuel” di Palmi, che disputeranno un incontro di calcio. Il progetto rientra nel programma delle politiche pubbliche dei servizi sociali, portato avanti dalla Dottoressa Cettina Fedele, di-rigente del Comune di Palmi e responsabile delle aree politiche del welfare, in collaborazione con l’Associazione di Volontariato “Prome-teus”, ufficialmente riconosciuta, che ne curerà la sua attuazione, tramite i suoi dinamici soci, con la creazione di eventi sportivi, con-corsi fotografici, eventi musicali, escursioni. La dottoressa Fedele, sempre sensibile ai problemi dei ragazzi che vivono situazioni di disa-gio sociale, con tale iniziativa, vuole dare l’opportunità di accrescere la dimensione educativa del territorio, offrire occasioni di socializ-zazione e aggregazione per ampliare il processo di sviluppo culturale dell’adolescente, facendolo sentire “attore” di una comunità.

“La città è dei ragazzi”

SPECIALE

“di Rocco Cadile

di Cettina Fedele

Per gli adolescenti residenti a Palmi (sono circa 1800)

esistono diverse possibilità di occupare il tempo libero, quasi sempre in attività che impegnano la dimensione individuale e che comunque sono accessibili alle fasce culturalmente ed economi-camente avvantaggiate; mancano spazi pubblici costruttivi in cui gli adolescenti possano relazionarsi in forme positive ed in modalità di gruppo e manca una riflessio-ne operativa sui bisogni sociali comunitari dei ragazzi e della ragazze.

Di ciò ha preso atto l’assesso-rato alle politiche del Welfare ed il Dr. Rosario Ortuso, assessore al ramo, ha sostenuto, portan-dolo all’attenzione e all’esame della Giunta Comunale che lo ha approvato, il progetto “LA CIT-TA’ E’ DEI RAGAZZI” elaborato dall’ufficio dei Servizi Sociali allo scopo di sperimentare un percor-so culturale-educativo che veda protagonisti i ragazzi e sviluppi in loro il senso di appartenenza alla civitas.

Il progetto, che intende con-tribuire alla realizzazione di un sano percorso evolutivo e vuo-le creare condizioni paritarie tali che a tutti i ragazzi venga-no offerte le stesse opportunità formative contrastando le forme di marginalizzazione socio-cultu-

SPERIMENTAZIONE DI UN PERCORSO SOCIO-CULTURALE PER E CON I RAGAZZI E LE RAGAZZE.

“LA CITTA’ E’ DEI RAGAZZI”

rale, ha l’obiettivo di potenziare la dimensione educativa del ter-ritorio promuovendo occasioni di aggregazione e di partecipazione alla vita comunitaria e sollecitan-do i ragazzi a rappresentare le proprie istanze e i propri bisogni.

“LA CITTA’ E’ DEI RAGAZZI”, avviato in questo mese di luglio, prevede l’organizzazione di even-ti/azione che veicolino messaggi positivi sulla convivenza civile (il senso civico nasce dalla parteci-pazione sociale attiva, dal “sen-tirsi parte”), la creazione di spa-zi musicali o artistici autogestiti (i ragazzi stessi potranno ideare ed organizzare micro-eventi), un concorso fotografico, escursioni nelle vicine località di interesse culturale.

Questo itinerario della socia-lizzazione e della appartenenza alla comunità può essere per-corso solo tramite un operoso collegamento e l’interazione con l’associazionismo locale; da qui la richiesta del Comune all’asso-ciazione di volontariato “Prome-teus” di collaborare per la rea-lizzazione del progetto, poiché il supporto di una realtà associativa che è l’espressione degli interes-si della comunità e che funge da “antenna” del territorio, oltre che mettere in rete le risorse della comunità può arricchire l’azione progettuale e facilitare l’integrazione dei ragazzi nel tes-suto sociale locale.

ALOI ROCCOANDRONE ATTILIOANEDDA VANESSAANGALO’ ROBERTAARCURI ANTONELLOARCURI LORENZOARCURI ROSARIAARCURI SANTOAUDDINO VINCENZOBAGALA’ DOMENICABAGALA’ EMILIO

HANNO CONTRIBUITO...IMPRESE ED ASSOCIAZIONI“ARABA FENICE “ PALMI“ARCURI” - ARREDAMENTI“COMPROORO” DI ROCCO ISOLA“FONTANA PASQUALE”-IMPRESA IDRAULICA“I CANALI DEL GUSTO” -RISTORANTE“IANNELLI GIUSEPPE”-IMPRESA EDILE“IMPRESA EDILE” CILONA GIUSEPPE“REVOLUTION SRL”“SCHIPILLITI VINCENZO E FIGLIO”- IMPRESA EDILE“SIMONETTA VINCENZO”- IMPRESA EDILE“TECNOVIDEO” FRATELLI LAGANA’“TEMPTATION GROUP SRL”“TG FASHION SRL”“YO KING” - YOGURTERIA-CREPERIA“ARTE MARMO” DI CALABRO’ ROSARIO“DE NICOLA” AGENZIA VIAGGI“EDIL DECORO” DI FORTUGNO E SAFFIOTI“HOME DESIGNER” DI GIUSEPPE MAGAZZU’AGO SRL -TELEFONIA -INFORMATICAASSOCIAZIONE SPORTIVA FISIOFITC. G. I. L. --GIOIA TAUROCAF “CONF LAVORATORI” SRL PALMICATTOLICA ASSICURAZIONI -PALMICIRCOLO CACCIATORI- PALMIEDIL CASA DI ROSATO ELEONORA IMPRESA EDILE - PALMILEONARDO SRL-GIOIA TAUROLICEO ARTISTICO “M. GUERRISI” - PALMIP.L MURATORE SAS EDILIZIA LEGNAMI VERNICI-PALMI PARDEO FRANCESCO-IMPRESA EDILE - PALMIPATRONATO ENCAL-CISAL -PALMIRADI SRLSAFFIOTI INFORMATICA SRLSMART INFISSISOCIETA’ OPERAIA DI M. S. -PALMI

PICCOLO GIOVANNIPIPINO ROBERTOPOZZOLINI WALTERPUGLIESE FRIGHIPUTRINO DOMENICORANDAZZO ANTONIORASO FERDINANDOREALE CLAUDIORIGANATI SAVERIORIGITANO EUGENIORIZZITANO CARMINEROMEO CARMELOROMEO ROBERTOSAFFIOTI ETTORESAFFIOTI SAVERIOSALERNO CARMELOSCARCELLA ANTONINOSCARCELLA MONIASEMINARA DOMENICOSEMINARA EUGENIOSEMINARA GIANNI E LILLASEMINARA GIROLAMOSOLANO VINCENZO

BARBERA CARMELABARBERA MARIABARONE GIOVANNIBELLAFIORE PAOLA MARIABELLONI FABIOBIAMONTE DOMENICOBONASERA ANTONIOBORGESE TERESABOVI CRISTOFOROBRANDO GIUSEPPECAJAZZO MASSIMILIANO

CALOGERO ALBERTOCALOGERO SALVATORECAMBARERI CARMELOCAMERA A NTONIOCAMERA FRANCESCOCANNIZZARO ALBINOCARATOZZOLO DOMENICOCARIDDI GIUSEPPINACARMELITANO MATTEOCARNEVALI MAURIZIOCARPANO ANTONINOCARROZZA DOMENICOCATALANO MARIA ROSARIACATALANO RACHELECELI ANNACERBINO SIGFRIDOCHOTEAU PASCALECIAPPINA FRANCESCOCICCONE CARMELOCILONA ROCCOCOFANO ACHILLECOGLIANDRO CARMINECOLLURA FRANCESCOCOSENTINO RITACOSENZA PASQUALECOSTA CONCETTA MARIACOSTA GIOVANNICREA SAVERIOCRICRI’ GIUSEPPECUCINOTTA VINCENZOD’AGOSTINO FRANCESCODAVI’ GIUSEPPEDE FRANCIA SALVATOREDE FRANCIA VINCENZOFARINA MAURIZIOFEBBO VERONICAFEBBO VIVIANAFEDELE GIOVANNIFONDACARO PASQUALEFRANCONIERI PASQUALEFRISINA DOMENICOFRISINA MARIANTONIETTAFRISINA PASQUALEGAGLIARDO DANIELEGALIBERTI SARAGALLETTA GUIDOGARGANO ERNESTOGAUDIO ENNIOGAUDIO ALDOGAUDIO LUCIANOGAUDIO SERGIOGENTILE FRANCESCOGRASSO DAVIDE E MARCO

HYERACE FRANCAIARIA ROSETTAIMPIOMBATO MANUELAINFANTINO ENZOLEONARDIS SANTINALIROSI ALFONSOLOPREVITE TERESAMAGAZZU’ ANTONINOMAGAZZU’ GIUSEPPEMAISANO DOMENICOMALGERI ANTONIOMANAGO’ VINCENZOMANFREDI ROSALIAMASSEO FRANCESCAMATARESE GIOVANNIMATINA FRANCOMAURO SILVANAMELINI CARLOTTAMELINI CHIARA MARIAMELINI MARIA PIAMELISSARI FRANCESCOMERCURI FRANCESCAMILITANO CONCETTAMILITANO FRANCESCOMISALE CARMELOMONTELEONE SILVANAMURATORE NUCCIOMUSCARI GAETANONAPOLI ALESSANDRANASTRI CARMINENATALE MARINANAVA ANTONIONOTO VINCENZOOLIVA CARLOORLANDO TONINOORTUSO ROSARIOORTUSO GIOVANNAORTUSO NUCCIAORTUSO ROCCOPARDEO FRANCOPARDEO GAETANOPARISI ANTONINOPARISI ENZOPARRELLO CANDELOROPARRELLO PINOPARRELLO ROCCOPARRELLO ROSAPASQUALINO FELICEPELLEGRINO ANTONINOPETITTO ANTONIOPETITTO PINAPETITTO ROSAPETITTO SAVERIO

SPRIZZI PASQUALESPRIZZI MARIOSURACE ROCCOSURACE VINCENZOSURIANO ANNATEDESCO CHRISTIANTEDESCO VINCENZOTOSCANO GIUSEPPETRAMONTANA NUCCIOTRENTINELLA LIDIATRIMBOLI ROCCOTRIPODI PINOVENTRICE ALBERTOVENTRICE LOREDANAVENTRICE PAOLOVIGNA RENATOZAGARI COSIMOZAPPATORE NICOLAZAVAGLIA SIMONEZIRINO CARMELOZIRINO PASQUALEZOCCALI DOMENICO

Per non dimenticare...

Appuntamento il 12 Agosto alle ore 21.30, in Piazza Lo Sardo, per assistere, tutti insieme, all’inaugurazione delle “Fontane dei Canali”, che si presenteranno ai

palmesi, in una veste del tutto rinnovata, restaurate e arricchite da quattro bassori-lievi bronzei, che impreziosiranno una struttura lungamente trascurata e degradata.

La tabella di marcia dei lavori, predisposta da tempo dai responsabili dei lavori del cantiere, Salvatore De Francia e Pasquale Frisina, si sta rispettando in tutti i settori, da quello artistico a quello dei lavori in cantiere. Nei giorni scorsi, grazie al coinvol-gimento di una una ditta specializzata nel settore, diretta magistralmente da Pino Cilona, le vasche e l’intera struttura in pietra, trattate con la delicatissima pratica della sabbiatura, sono state riportate agli antichi splendori, ottenendo così, un risul-tato che ha riempito di gioia e soddisfazione l’intero gruppo di lavoro, costituito da palmesi innamorati del proprio paese ed orgogliosi delle proprie radici. Un’ulteriore spinta all’accellerazione dei lavori è arrivata da Enzo Simonetta, Franco Pardeo, Pino Iannelli e Pasquale Fontana. Appuntamento, dunque, al dodici agosto, PROMETEUS farà un altro regalo alla gente di Palmi: uno tra angoli più antichi e suggestivi della nostra città.

di Domenico Putrino

La “Fontana dei Canali”12 AGOSTO 2011

In occasione dell’inaugurazione della “Fontana dei Canali” che si terrà il 12

Agosto 2011 l’accademia musicale “Ama-deus” proporrà uno spettacolo dal titolo “M’arricordu quand’era figghiolu”, in omag-gio al prof. Mario Bagalà.

Ad esibirsi saranno giovani musicisti dell’Accademia che proporranno alcune tra le più belle musiche scritte dal nostro concittadino, interpretate, vocalmente, da Salvatore, Giada e Clara Colosi. Questo ap-puntamento vuole dare lustro all’autentica e profonda poesia dialettale calabrese, dalla musicalità del tutto originale. I brani presen-tati trattano i miti dell’antica Grecia, a con-ferma del secolare legame di questa con la nostra terra di Calabria.

M’arricordu quand’era figghiolu

IN RICORDO DI MARIO BAGALA’

Il maestro Rosario Calabrò, che ha contribuito of-frendo, gartuitamente, l’intera fornitura dei marmi.

L’architetto Rocco Schipilliti e Franco Pardeo, durante i rilievi. L’interno del cantiere in un momento di pausa.

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8Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

EconomiA

Gli attacchi della speculazione internazionale sui debiti sovrani di alcuni paesi europei, indicati con l’acronimo dispregiativo

PIGS - riferito a Portogallo, Irlanda, Grecia e Spagna - nella primavera del 2010 hanno trascinato la Grecia, declassata dalle agenzie di rating che ne hanno paventato il rischio default, in una grave crisi economi-ca e sociale.

Pigs in inglese vuol dire “maiali” ed il termine fa pensare al cattivo stato delle economie di tali Paesi che, in effetti, hanno un eccessivo debito pubblico non in linea con i parametri previsti dal Trattato di Maastricht.

Secondo alcuni osservatori anche l’Italia dovrebbe rientrare in que-sta classifica – l’acronimo in questo caso diventerebbe PIIGS – a causa dell’enorme debito pubblico in rapporto al Pil, il più alto fra i paesi europei e tra i più alti al mondo. L’Italia, inoltre, ha la più alta evasio-ne fiscale in Europa con il 51% del reddito imponibile non dichiarato. Da recenti studi di Confindustria, l’ammontare delle risorse sottratte ogni anno dall’evasione alle casse dello Stato supera la cifra di 125 miliardi di euro, importo cinque volte più grande della manovra finan-ziaria varata dal governo a luglio 2010 per far fronte alla crisi.

Infine, il nostro Paese è travagliato da ripetuti e gravi fenomeni di corruzione nella Pubblica Amministrazione drammaticamente denun-ciati dalla Corte dei Conti, ad ottobre 2010, nel giorno d’insediamento del suo nuovo Presidente. A febbraio 2011, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario della magistratura contabile, è stato evidenziato che nel 2010, rispetto al 2009, i casi di corruzione hanno avuto un incremento del 30,22%.

Per analizzare i dati sul debito dei Paesi in questione, farò riferi-mento ai parametri previsti dal Patto di stabilità e crescita stipulato dai paesi membri dell’Unione Europea, in vigore dal 1/1/1999 che, attraverso il controllo delle politiche di bilancio dei diversi paesi, do-vrebbe verificare la sussistenza dei requisiti di adesione all’eurozona.

Il caso della Grecia, che ha presentato dati di bilancio non rispon-denti alla realtà , purtroppo ha dimostrato che tale tipo di controllo è stato disatteso. Dai dati della Banca d’Italia - Supplementi al Bollet­tino Statistico del 3/9/2010 - si rileva:

• Tra i paesi in difficoltà, nel rapporto percentuale deficit/pil nel 2009, l’Italia è a l 5,3%, il Portogallo al 9,1%, la Spagna all’11%, la Grecia al 13,5% e l’Irlanda al 14%.

• Il patto di stabilità indica come limite massimo il 3%. Tra gli altri Paesi la Germania è al 3,3% e la Francia al 7,5%. Il Regno Unito, che non fa parte dell’eurozona, è all’11 ,5%.

DEBITI SOVRANI... SULL’EURO QUALCUNO è ANCORA SCETTICONel rapporto percentuale debito/pil nel 2009, l’Italia è al 115,8%,

la Grecia al 115,1%, il Portogallo al 76,8%, l’Irlanda al 64%, la Spagna al 53,2%.

Il patto di stabilità indica come limite massimo il 60%. Tra gli altri Paesi la Germania è al 73,2% e la Francia al 77,6%. Il Regno Unito è al 68,1%.

Nella classifica mondiale dei Paesi con il debito pubblico più alto, l’Italia con il 115,8%, è al sesto posto dopo Zimbabwe 282,60% , Giap-pone 189,30%, Saint Kitts e Nevis 185%, Libano 156% e G iamaica 124,50%. In Italia, il debito pubblico (in milioni di €) al 31/12/2010 ha raggiunto la cifra di 1.843.227 (fonte Banca d’Italia supplementi al bollettino statistico n. 2 del 13/1/2011).

L’andamento del debito, negli ultimi anni, è stato il seguente (Mini­stero dell’Economia e delle Finanze):

Anno 2006 2007 2008 2009Debito Pubblico in milioni di € 1.582.0811.599.755 1.663.452 1.760.765PIL in milioni di € 1.485.3771.546.177 1.567.851 1.520.870in percentuale 106,5%103,5% 106,1% 115,8%L’attacco speculativo nei confronti della Grecia ha portato, tra l’al-

tro, ad un deprezzamento dell’Euro rispetto alle altre monete ed i principali Paesi d’Europa, compreso il nostro, hanno provveduto ad effettuare delle manovre correttive sui conti pubblici per poter difen-dere l’Euro da ulteriori attacchi.

I Paesi della zona euro, inoltre, hanno concordato un piano di salva-taggio a favore della Grecia destinando 80 miliardi di euro in tre anni. A tale somma sono da aggiungere i 30 miliardi destinati dal Fondo Monetario Internazionale per lo stesso periodo di tempo.

Da allora ad oggi, tutti i paesi indicati come PIGS, sono stati oggetto di attacchi speculativi che mettono a rischio la stessa sopravvivenza dell’Unione europea.

Nel mese di novembre 2010 l’Irlanda, per evitare il fallimento, ha richiesto ed ottenuto un prestito di 85 miliardi di euro dall’Unione Europea, dal Fondo Monetario Internazionale e, per una quota, anche da Gran Bretagna, Svezia e Danimarca che non fanno parte dell’eu-rozona.

Quanto è accaduto e continua ad accadere ha risvegliato, sia in Italia che all’estero, le perplessità di qualche euro-scettico sugli ef-fetti prodotti dalla moneta unica sull’economia degli Stati che l’hanno adottata.

Si è parlato dell’EURO senza i PIGS, della divisione dell’area euro in

di Luciano Barbaro

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

EconomiAdue zone con diverse parità, una più forte nei Paesi del Nord Europa e l’altra più debole nei Paesi del Sud, ed è stato anche ipotizzato il ritorno alle vecchie valute nazionali. Qualcuno, infine, ha messo in dubbio la stessa Unione Europe a.

In Italia, ci sono ancora alcune voci che evidenziano gli effetti nega-tivi, veri o presunti, della moneta unica. Negativa continua ad essere la posizione di una parte del Nord, da sempre contraria all’euro ed all’Europa unita, che invoca autonomia fiscale e, con sempre maggio-re insistenza, anche autonomia politica ed economica, pur operando in un mercato ormai globalizzato, nel quale ogni fatto economico, politico o sociale, di una certa rilevanza, che avviene in un Paese, influenza direttamente ed in tempo reale le politiche di tutti gli altri Stati (11 Settembre, guerre in Iraq e in Medio Oriente, bond argentini, casi Enron e Worldcom in America, casi Cirio e Parmalat in Italia, crisi dei mutui subprime in America e crisi finanziaria mondiale ancora in atto, ecc.).

Inoltre, pur facendo parte di un mercato sempre più aperto alla libera circolazione dei beni, dei servizi e delle persone, consacrata dalla convenzione di Schengen, penserebbe di creare un “recinto di protezione” a difesa delle condizioni di benessere in cui vivono alcu-ne Regioni.

Negativamente si esprimono anche alcuni mezzi di comunicazione che, evidenziando gli effetti inflattivi che, a loro modo di vedere, sono stati prodotti dall’euro, riconducono alla moneta unica la causa principale di un tasso d’inflazione più alto in Italia rispetto ad altri paesi dell’area euro.

Invero, da quando è stata introdotta la nuova moneta, si sono re-gistrati comportamenti speculativi da parte di alcune imprese che gestiscono l’offerta di beni e servizi che hanno approfittato, da una parte, dell’ingenuità dei consumatori che avrebbero dovuto selezio-nare i propri acquisti e, dall’altra, della carenza di controlli da parte delle autorità preposte.

Per continuare nella disamina e giungere ad una valutazione quanto più oggettiva possibile, è necessario fare un passo indietro per alcune opportune considerazioni.

Per molti anni, in un lungo periodo di tempo che ha interessato gli anni 80 e 90, il tasso d’inflazione a due cifre ha condizionato pesantemente la politica economica e monetaria del nostro Paese. Le autorità monetarie e di governo ricorrevano all’emissione di titoli del debito pubblico, a tassi molto alti, per finanziare anche la spe-sa corrente, creando un circolo vizioso di natura inflattiva che anno dopo anno si autoalimentava, sia per quota capitale che per quota interessi. Era il periodo in cui il deficit aveva raggiunto il 12% del Pil.

Inoltre, quando la lira era legata allo SME (Sistema Monetario Eu-ropeo) subiva forti fluttuazioni in occasione delle tempeste valutarie che si verificavano in concomitanza delle varie crisi internazionali che imponevano provvedimenti urgenti e drastici da parte delle au-torità monetarie, con aumenti dei tassi, a volte in misura consistente, allo scopo di drenare liquidità e contrastare le spinte inflazionistiche e speculative.

Nel 1999 le monete nazionali dei paesi membri, compresa la lira, furono definitivamente agganciate all’Euro e quindi cessarono di flut-tuare. Da allora quelle situazioni di grande instabilità e di estrema gravità non si sono più verificate.

Ne hanno tratto beneficio le fasce economico-sociali più deboli qua-li i lavoratori dipendenti ed i pensionati, maggiormente esposti agli effetti iniqui dell’inflazione in quanto percettori di reddito fisso, ma anche le imprese, prima mortificate nella loro capacità produttiva perché costrette ad importare, pagando in moneta pregiata, anche da altri paesi europei a tassi di cambio decisamente sfavorevoli, e d a finanziarsi sul mercato del credito a tassi proibitivi.

Da quando l’euro è la moneta unica europea, i tassi di interesse in Europa sono i più bassi della storia e la spesa per interessi che oggi sostiene lo Stato è meno della metà di quella che sostene va all’inizio degli anni 90.

Ed allora, pur in presenza dei fatti negativi prima esposti, che han-no riguardato l’introduzione della moneta unica:

• comportamenti speculativi dal lato dell’offerta;• scarsa preparazione dei consumatori italiani che sono stati ves-

sati, sul piano pratico ope-rativo, da una falsa, iniqua ed inesistente parità di 1 euro = 1.000 lire;• scarsi controlli finaliz-zati alla stabilizzazione dei prezzi al consumo nei pas-saggi tra produzione, distri-buzione, ingrosso e detta-glio;

mi chiedo cosa sarebbe avvenuto, in mancanza del-la moneta unica europea quando, nel recente passa-to, nel nostro Paese sono venuti alla luce i fatti gra-vissimi che hanno interes-sato grandi industrie, come

Cirio (anno 2002) e Parmalat (anno 2003), o i fatti riconducibili a banche (anno 2005) che, senza alcun rispetto delle regole, hanno ten-tato improponibili scalate di grandi banche, facendo fibrillare, in un quadro di diffusa illegalità, il Sistema Italia nelle sue componenti più delicate: imprese, credito, risparmio, assicurazioni, società di certi-ficazione dei bilanci, sistema dei controlli istituzionali, movimenti ir-regolari di capitali all’estero, ecc.; ed ancora mi chiedo, al verificarsi di fatti così gravi sia sul piano interno che su quello internazionale, quali sarebbero stati gli effetti alternativi, se non fossimo stati nell’a-rea euro, anche alla luce della situazione economica del nostro Paese che, allora come ora, continua ad essere caratterizzata da:

• mancata realizzazione di riforme economiche strutturali che, migliorando la funzionalità del mercato e stimolando la con-correnza, siano in grado di avviare lo sviluppo e favorire l’oc-cupazione;

• mancanza di sostegno agli investimenti, alla ricerca, all’istru-zione, ai consumi ed alla spesa sociale mentre, dall’altra parte, è aumentato il debito della Pubblica Amministrazione ed è di-minuita la ricchezza prodotta dal Paese.

• mancanza di concrete iniziative per uscire da un sistema ad economia duale con il Paese diviso in due parti sempre più lon-tane in termini di reddito, di infrastrutture e di occupazione.

Se non ci fosse stato l’EURO, in quelle particolari situazioni, ed anche oggi per gli effetti della crisi finanziaria internazionale sull’e-conomie di tutti i Paesi del mondo, il nostro Paese avrebbe subìto una crisi economica e valutaria di dimensioni imprevedibili, come conse-guenza del deprezzamento del valore di scambio della nostra ex valu-ta nazionale che, per l’ insufficienza strutturale delle politiche per lo sviluppo sopra elencate e per la perdita di credibilità internazionale, ci avrebbe relegato agli ultimi posti fra i paesi del mondo.

Altro che grande paese industrializzato, fra i primi sette del mon-do, apprezzato per la capacità delle sue piccole imprese in grado di coniugare qualità, creatività e competitività.

Per allineare il nostro Paese ai paesi virtuosi dell’Europa non biso-gna mettere sotto accusa l’Euro e l’Unione Europea, ma è necessario:

• intervenire sulle gravi anomalie che ci accomunano ai paesi de-boli come debito pubblico, evasione fiscale e corruzione;

• avviare, finalmente, le riforme economiche strutturali, sempre promesse e mai realizzate, per favorire l’occupazione, specie quella giovanile,che è la prima emergenza del Paese;

• attuare politiche per una più equa distribuzione della ric-chezza che, a fine 2009, su un totale di 8.600 miliardi di euro, era così divisa: (Banca d’Italia supplementi al bollettino sta­tistico n.67 del 20/12/2010) o il50%dellefamiglie(piùpovere) o il10%dellefamiglie(piùricche) o ilrestante40%dellefamiglie

• riposizionare al centro di ogni scelta politica, economica e so-ciale IL LAVORO che, non a caso, i Padri Costituenti, nell’artico-lo uno della Costituzione, hanno posto a fondamento dell’Italia Democratica e Repubblicana.

1. Il 50% delle famiglie (più povere) detiene il 10% della ricchezza2. Il 10% delle famiglie (più ricche) detiene il 45% della ricchezza3. il restante 40% delle famiglie detiene il 45% della ricchezza

Sempre più urgente appare la necessità che l’Europa abbia un go-verno autorevole ed autonomo, che applichi una politica economica e fiscale unitaria, nell’interesse generale dell’Unione ed al di sopra degli interessi dei singoli Stati che, in ragione di pregresse posizioni di forza, ne hanno sin qui condizionato il funzionamento.

Pur se la moneta europea necessita di maggiori controlli nella for-mazione e nell’applicazione dei prezzi, l’introduzione dell’euro quale moneta unica è una conquista alla quale non possiamo e non dobbia-mo rinunciare in quanto espressione dell’unità economica dei mercati europei, propedeutica all’integrazione politica fra gli Stati europei la cui mancata realizzazione resta il vero problema del Vecchio Conti-nente.

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10Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

EconomiA

Il trenta giugno, quando s’è svolto il Consiglio dei ministri, che hanno varato la Manovra, il tema fondamentale sui “costi del-

la politica” ha creato moltissimi problemi tra i Ministri, con una di-scussione molto accesa che ha rasentato la rissa, imponendo, per attenuare i toni, una pausa di almeno un’ora. Alla ripresa della di-scussione è stato deciso che le misure, riguardanti questo delicatis-simo tema,entreranno in vigore nella prossima legislatura. La parte decisionale che ha portato a questo rinvio, guarda caso, ha riguardato l’eventuale tagli degli stipendi ai Parlamentari,Consiglieri regionali, provinciali, sindaci ecc. La casta della politica, quindi, non vuole assolutamente privarsi di privilegi che non trovano eguali in nessu-na parte del mondo. Si pensi che, per esempio, il Presidente della Provincia di Bolzano prende, come emolumenti, una somma vicina ai 25.000,00 euro mensili. Mentre il Presidente francese Sarkozy ne guadagna 6.600,00, la Merkel 19.300, il presidente russo Medveded 4.860.00- Riportiamo di seguito un’indagine condotta dall’UIL, che evidenzia, in maniera inconfutabile, l’enorme peso del costo della po­litica italiana che, se rivista in alcuni tagli e riduzioni, porterebbero il nostro paese ai traguardi prefissati per ridurre il deficit di bilancio, senza colpire sui soliti noti. Secondo le stime fornite dall’UIL, sono oltre 1,3 milioni le persone che stanno intorno alla politica diretta-mente o indirettamente.

Un esercito composto da oltre 145 mila tra Parlamentari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.032 Parlamentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegretari; 1.366 Presidenti, Assessori e Consiglieri re-gionali; 4.258 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.619 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali.

A questi vanno aggiunti gli oltre 12 mila consiglieri circoscrizionali (8.845 nelle sole Città Capoluogo); 24 mila persone nei Consigli di Amministrazione delle 7 mila società, Enti, Consorzi, Autorità di Am-bito partecipati dalle Pubbliche Amministrazioni; quasi 318 mila per-sone che hanno un incarico o una consulenza elargita dalla Pubblica Amministrazione-Ogni anno i costi della politica, diretti e indiretti, ammontano a circa 18,3 miliardi di euro, a cui occorre aggiungere i costi derivanti da un sistema istituzionale quantificabili in circa 6,4 miliardi di euro, arrivando così alla cifra di 24,7 miliardi di euro. Per il funzionamento degli Organi dello Stato, secondo il Bilancio preventi-vo dello Stato, quest’anno i costi saranno di oltre 3,2 miliardi di euro.

Per il funzionamento delle Giunte e Consigli degli Organi di Regioni, Province e Comuni i costi ammontano a 3,3 miliardi di euro.

Per il funzionamento della Presidenza della Repubblica, Camera dei Deputati, Senato della Repubblica e Corte Costituzionale, per il 2011, sono previste spese per quasi 2 miliardi di euro. 2 Per il funziona-mento della Corte dei Conti, Consiglio di Stato, CNEL, CSM, Consiglio Giustizia Amministrativa della Regione Sicilia, nel Bilancio dello Stato sono stati stanziati 529 milioni di euro.

Per il solo funzionamento della Presidenza del Consiglio, per il 2011, sono previste spese per 477 milioni di euro.

I costi per l’indirizzo politico dei Ministeri (che comprendono esclu-sivamente i costi di funzionamento dei Centri di responsabilità am-ministrativa quali il Gabinetto e gli uffici di diretta collaborazione all’opera del Ministro) ammontano nel 2011 a 226 milioni di euro.

Nel 2010 il solo costo per il funzionamento dei Consigli e Giunte Regionali è stato di circa 1,2 miliardi. Per le Province il costo per il funzionamento dei rispettivi Consigli e Giunte, come si ricava dai cer-tificati consuntivi del 2008 (ultimo dato omogeneo pubblicato dal sito del Ministero degli Interni) è stato di circa 455 milioni di euro.

Per i Comuni, comprese le Comunità Montane e le Unioni dei Comu-ni, nel 2008 (vale lo stesso discorso delle Province) il costo per il fun-zionamento delle Giunte e Consigli è stato di oltre 1,6 miliardi di euro, che equivale al 55,8% del gettito delle Addizionali Comunali IRPEF.

Per le consulenze, gli incarichi, le collaborazioni e le spese per i comitati e varie commissioni la spesa nel 2009 è stata di 3 miliardi di euro.

Per i compensi, le spese di rappresentanza, il funzionamento dei consigli di amministrazione, organi collegiali, delle Società pubbliche o partecipate ed Enti, locali e nazionali, si sono spesi nel 2010 2,5 miliardi di euro.

I costi di gestione del parco auto della Pubblica Amministrazione (auto blu e grigie), secondo una stima molto prudente, ammontano a circa 4,4 miliardi di euro l’anno. Il costo per la direzione delle 255 Aziende sanitarie e ospedaliere è di oltre 350 milioni di euro; mentre il costo dei Consigli di Amministrazione degli Ater/Aler è di circa 40 milioni di euro.

I costi per il personale di nomina politica, per le Segreterie di Pre-sidenti, Sindaci e Assessori, secondo nostre stime, si aggirano intorno a 1,5 miliardi di euro l’anno.

Fin qui i costi diretti e indiretti della politica per un importo – come già sopra precisato - pari a 18,3 miliardi di euro.

IL COSTO DELLA POLITICA...il Presidente della Provincia di Bolzano prende,

come emolumenti, una somma vicina ai 25.000,00 euro mensili. Mentre il Presidente francese Sarkozy ne gua-dagna 6.600,00, la Merkel 19.300, il presidente russo Medveded 4.860.00...

...Un esercito composto da oltre 145 mila tra Parlamen-tari, Ministri, Amministratori Locali di cui 1.032 Parla-mentari nazionali ed europei, Ministri e Sottosegreta-ri; 1.366 Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali; 4.258 Presidenti, Assessori e Consiglieri provinciali; 138.619 Sindaci, Assessori e Consiglieri comunali...

di Redazione

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Punti di vistA

Treno in arrivo. Si prega di allontanarsi dalla linea gial­

la”. E’ la voce dell’altoparlante che echeggia nella stazione esor-tando a fare attenzione. Bisogna mantenere una certa distanza dai binari, quella necessaria a garan-tire l’incolumità dei passeggeri.

Dopo qualche momento arriva il treno; giusto pochi istanti e ri-parte. Se si arriva in ritardo si ri-schia di perderlo; anche se voglio precisare di aver assistito in vita mia a scene imbarazzanti, dove, anche chi aspettava il proprio tre-no seduto sotto la pensilina, con largo anticipo, distraendosi sba-datamente (probabilmente per la ricezione di un sms contempora-neamente al sopraggiungere del treno), non s’è degnato di alzarsi dal comodo seggiolino e prendere il convoglio. C’è però poi, chi si può ritenere relativamente fortu-nato e usufruisce di un’altra chan-ce prendendo il treno successivo qualche ora dopo, (ma non sarà comunque soddisfacente come la prima opportunità persa); c’è chi, invece, non ha alternative, non ha un’ulteriore possibilità e si trova in difficoltà perché magari era l’ultima corsa di giornata e ha dunque sprecato un’occasione che non si ripresenterà più. Que-sto è il classico caso che trova so-

stanza nella celeberrima espressione “il treno passa una volta sola”. Perché, allora è preferibile adagiarsi, piuttosto che stare sempre pronti nella vita? Perché, non si è spesso, abbastanza svegli e solerti, per cogliere al volo l’occasione che ci sta giungendo e che potenzialmente può rappresentare un passo importante tale, da poter segnare una svolta nella nostra esistenza? La risposta è che, dunque, bisognerebbe trovarsi continuamente preparati, capaci e pronti a scegliere; qualità, queste, che devono accendersi in maniera sempre più viva e incalzante, soprattutto, negli animi giovanili.

Sì, siamo proprio noi giovani a doverci dare una mossa. Dobbiamo perseguire obiettivi, dobbiamo addentrarci il prima possibile in situa-zioni che contano, dobbiamo sapere affrontare decisioni forti, dobbiamo tutti prendere il nostro treno prima di rischiare, di lasciare il posto vacante a qualcun altro più lesto, che possa appropriarsene alla stazione successiva. Dunque, riferendomi ai miei coetanei, voglio ribadire il concetto che siamo noi gli artefici della nostra vita: perciò prendiamo in mano le redini del nostro futuro! Ho voluto, appunto, usufruire dell’immagine della linea gialla tracciata ai lati dei binari e del treno che sta giungendo, per esortare metaforicamente chi impotente e, mol-to spesso, anche indifferente, vede trascorrere gli anni più belli della propria vita, non disdegnandosi affatto nel sentirsi membro integrante della società o meno, restando sempre al di qua della riga. Mi voglio riferire a tutti coloro che, in anni di per sé già duri come quelli attuali, inesorabilmente vivono con scarso senso d’identità, bivaccando nell’ozio, lasciando andare via il proprio treno, senza salirci e magari, andan-done anche, paradossalmente, fieri di questa situazione repellente, in quanto possono risultare, addirittura stereotipi, agli occhi di alcuni. Colgo orbene l’occasione che la redazione di MadreTerra mi offre per poter scrivere liberamente la mia opinione; per lanciare una provoca-zione o per meglio dire, un grido d’allarme ai miei coetanei, ai giovani in genere, e soprattutto ai Palmesi come me, augurandomi che possano avvertire in fretta al loro interno uno stimolo forte che li induca a pensare diversamente. Che possano riuscire, finalmente, a concepire che, il modello da elogiare sia quello del meritevole, del capace e non del perdigiorno di turno, del trentenne, per fare un esempio pratico, che trascorre la maggior parte del suo tempo in sala giochi, venendo elogiato per le sue “memorabili” vittorie al calcio balilla e nient’altro, non avendo dalla sua più alcun treno a disposizione. Animati dall’ardire bisogna, quindi, saper afferrare il vero significato del “carpe diem” di cui tutti parlano, ma forse non ne conoscono il vero valore. E’ una frase ricca di significato che spinge a una profonda riflessione, e dovrebbe essere la chiave di volta nella vita di ognuno di noi. Perché un’occasione persa è un’opportunità sprecata, e non è detto che ce ne possa essere un’altra. Perciò dobbiamo saper vivere la nostra vita a pieno, cogliendo ogni possibilità, sfruttando ogni momento, perché potrebbe non ricapitarci e, quindi, significherebbe vivere con un rimpianto. Smentiamo i luoghi comuni che sostengono che, la nostra generazione, sta andando a rotoli, facciamo sì, invece, che i giudizi dei più “grandi” su di noi, siano intrisi di fiducia e passione. Studiamo ed apprendiamo il più possibile, partecipiamo, sosteniamo ed avvaloriamo la tesi che la meritocrazia trionfa, ed infine osiamo. Il mio sogno è poter ammirare un paese di meritevoli, di ragazzi dalle lunghe vedute, vorrei un netto calo del numero di nullafacenti per strada (qualcuno pur sempre ci sarà), vorrei una presa di coscienza da parte di tutti, uno sprono a far sempre meglio; a non stare implacabili al di qua della linea, rimanendo ad osservare che siano gli altri a salire sul nostro treno. Auspico una Palmi con giovani che hanno voglia, tanta voglia di fare e di mettersi in gioco, pronti a sfruttare al massimo le situazioni favorevoli che la vita offre. Ad maiora!

QuANDo NoN oLTrePASSAre LA LINeA GIALLA DIVeNTA uN ProbLeMA

di Giuseppe Pardeo

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12Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

il PERsonAGGio

Parlare di Giovanna Marini su Madreterra, era un deside-

rio, che inseguivo da lungo tem-po, quasi un anno, che ha trovato concretizzazione, proprio nei scorsi giorni di giugno, riuscendo, inaspettatamente, a stabilire con lei, un contatto diretto, in modo del tutto semplice e spontaneo. Avevo letto molto di lei, della sua vita dedicata alla musica, al tea-tro, al cinema, all’insegnamento, alla sua ricerca in materia di mu-sica tradizionale, che in fondo, è

GIOVANNA MARINIIncontro con Giovanna Marini: le origini, i ricordi, il futuro

Le mai dimenticate origini palmesi

anche la ricerca delle radici di un popolo, della sua identità. Mi ero preparata, a fare con lei, un di-scorso formale ma, quando l’ho sentita per la prima volta al tele-fono, non ho potuto fare meno di cogliere l’umanità, la gentilezza, la disponibilità che trasparivano dal tono della sua voce, mandan-do, così, all’aria tutti i miei buoni propositi e le mie buone intenzio-ni. Parlando con lei, mi sembrava di parlare con una persona cono-sciuta da tempo, grazie proprio alla sua capacità di essere una persona “normale”. Mi è sembra-

to naturale, quindi, più che un intervista, fare con lei una bella chiac-chierata, ripercorrendo la sua vita, partendo proprio dalla sua infan-zia e dalle sue illustri origini palmesi, sì illu-stri, in quanto nipote, da parte della madre Ida, di Luigi Parpagliolo, il grande storico ed in-tellettuale palmese, che lasciò Palmi dopo il terremoto del 1908, che per lui, rappresentò uno shock terribile, e si trasferì definitivamente a Roma, dove poi si spo-sò. La signora Marini, si è prestata con grande piacere e semplicità, ad una sorta di racconto della sua infanzia, tra-scorsa insieme ai due fratellini, con i nonni materni, avendo perso il padre, Giovanni Sal-viucci, giovanissimo, a soli ventinove anni, po-chi mesi dopo la sua na-scita, ed avendo la ma-dre subìto, una depressione profondis-sima. E’ un racconto che si dipana in modo piacevole, questo fatto dalla signora Marini, condotto sul filo della memoria, che ripercor-re tutta la sua vita, ric-ca di episodi, aneddoti, ricordi, dove il nonno rappresenta una figura di riferimento impor-tante, il papà che non ha mai conosciuto. Un nonno che, dopo la pen-sione da direttore delle Belle Arti, al Ministero, si dedica completamen-te a lei, se ne prende cura, essendo lei, “la sua piccolina”. I ricordi sono tanti, vanno dai momenti in cui il nonno l’accompagnava all’asi-lo e poi, la riportava a casa, a quelli in cui, la mattina, restando solo

con lei le diceva: “Ecco, bimbet­ta, adesso noi, si lavora come la nonna, la nonna va a lavorare e noi pure” ed insieme si recavano nella “magnifica” pasticceria Ru-scheda, dove lei, era attratta ed incuriosita, più dalle vetrine dei dolciumi che, dalla compagnia di amici che circondavano il nonno, i quali lo amavano molto; solo più tardi, scoprirà essere intellettuali come Benedetto Croce, France-sco Cilea, Felice Battaglia. Lei - mi racconta - era molto contenta di “lavorare” col nonno, sentiva questa gente parlare ma, se ne

stava lì, buona buona, per non es-sere mandata via e ascoltava. Ogni tanto, il nonno tirava fuori i suoi pensieri, le parlava sempre della Calabria, delle sue angosce per la Calabria, e le raccontava che è una terra straordinaria, fat-ta tutta a strati, cercando di spie-gargliela anche fisicamente; le parlava delle coste che definiva “troppo belle”. Aveva paura che la mano dell’uomo distruggesse tutto. “La mano dell’uomo arriva …” diceva. Tanto che lei, piccoli-na, pensava che la mano dell’uo-mo fosse una persona, che veniva e distruggeva tutto quanto. Allora lei preoccupata diceva: “Ma noi, nonno, come facciamo a stare at­tenti alla mano dell’uomo?” E lui rispondeva: “Voi dovete fotogra­fare tutte le coste e tenere, cara­mente, queste foto, in ricordo”. Ricorda molto bene questa preci-sazione fatta dal nonno, di tenere caramente le foto delle coste, per vedere che non fossero sciupate; infatti, in un successivo viaggio, compiuto in Calabria, nel 1954, fu molto contenta di ritrovarle intat-te, proprio come sosteneva il nonno. Certamente, da allora molto è cambiato, sono stati com-piuti moltissimi scempi, e tutto questo “mi fa soffrire, mi dispia­ce da morire ma, allo stesso tem­po, vedo la gente calabrese e, mi piace moltissimo, perché è gente che ha ancora il cuore in mano, ha sentimenti che considera come elementi motori dell’ anima uma­na e dell’intelligenza umana, tut­to questo il nonno, me lo aveva descritto e lo ritrovo tale e quale. Le persone, sono così intelligenti che mi dicono, non ci fermiamo agli schemi, che da anni ci eti­chettano, andiamo oltre, parlia­mo di noi, abbiamo un vissuto e, mi raccontano; a me questo pia­ce, questa impostazione che loro danno alle cose, sempre, sopra alle definizioni correnti; anche il nonno rifiutava sempre questi schemi e diceva: “Guarda Giovan­na, quando dici una cosa, pensa sempre che è possibile anche il contrario di quella cosa che hai detto”. E nonna diceva: “Lui fa­rebbe arrabbiare anche il Papa”. Perché lui era relativo, era relati­vista. Ridiamo insieme di questa cosa, mentre passa a parlare del-la nonna che ricorda, invece, “come una donna dal carattere nordico, più bolognese, anche se la famiglia aveva origini abruzze­si; aveva questo mito del nord, dell’efficienza, era occupata, ave­va insegnato francese a Parigi, e poi al Liceo Mamiani”. Tutto que-sto l’ha educata moltissimo. Il suo grande, riconosciuto talento mu-sicale, l’ha ereditato sicuramente da una famiglia di musicisti, infat-ti la madre Ida Parpagliolo, oltre

Giovanna Marini in concerto.

di Cettina Angì

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

il PERsonAGGioad essere un’ ottima pianista e compositrice, era anche una del-le prime donne a dirigere un’ or-chestra, lei ne parla come di “una donna piena di cultura mu­sicale, di saggezza musicale, di intelligenza musicale ma, con un sistema nervoso labile, per cui lei non volle affrontare il pubbli­co, ma lo affrontava con i suoi scritti. Negli anni 30, quando co­nobbe mio padre, dirigeva già i suoi pezzi all’orchestra dell’Au­gusteo a Roma, quindi era cono­sciuta come musicista, mio pa­dre, invece, arrivava da studi musicali più recenti e quando conobbe mia madre, lui se ne in­namorò anche per questo. Erano innamoratissimi, tanto che, in quattro anni di matrimonio, eb­bero tre figli, e proprio in questi anni, mio papà, scrisse i quattro pezzi più belli della sua produ­zione musicale, mentre la mam­ma non diresse più le sue musi­che”. Un altro momento importante nella vita della signo-ra Marini è stato l’incontro con Francesco De Gregori, che cono-sceva già dagli anni del Folk Stu-dio a Roma, negli anni 70, “era un ragazzo pieno di talento, era­vamo amici, e lui mi diceva sem­pre: “Voglio fare un disco con te” ed io gli dicevo, Francesco, siamo troppo diversi, lascia perdere, tu continua con le tue canzoni che sono bellissime, questa è roba popolare, a te non interessa. E

lui rispondeva: “Tu sbagli, io so tutto a memoria, mi ricordo tutto”. Quando poi venne da me, nel 2002, mi ricordo che stavo seduta, qui a casa, col gatto sulle ginocchia, in uno stato di contemplazione della mia tarda età, perché sembrava di essere vecchia, perché pensavo, tra un po’ compio settantanni e sono arrivata e invece, non sapevo che la vita si può aprire anche a settantanni. Francesco arrivò con una grossa scatola di cioccolati­ni, perché sapeva il mio debole, e mi disse: “Senti Gianna, adesso dobbiamo fare il disco insieme, ti prego”. Così, nacque la fortu-nata collaborazione con De Gre-gori, che portò alla realizzazione del disco “Sento il Fischio del Vapore” che ebbe un grandissi-mo successo tanto da ricevere il disco di platino, contrariamente alle loro aspettative. Colpisce molto la semplicità con la quale la signora Marini mi parla di cose e persone che hanno segnato una vita così importante, ricca di momenti e storie interessanti, ma raccontate, con una tale na-turalezza e spontaneità, che solo le grandi persone possiedono. Nel 2006, alla signora Marini vie-

ne attribuito il Premio Palmi che, ritira personalmente. “Palmi è di una bellezza... meno male, il non­no ne sarebbe stato contento, perché, senza guardare le coste, ma il centro, è stato mantenuto l’aspetto architettonico; è una cit­tadina di valore. Nei confronti di Palmi, io ho un rapporto di affet­to grande, anche perché, i natali di mio nonno, sono tutti là, ho ancora delle foto, dei ricordi. Pal­mi è una città a cui voglio bene”. Concludiamo parlando del suo fu-turo, che è un futuro ricco di im-pegni, “continuo ancora a scrive­re, perché come ripeto, i settantanni non fermano più nes­suno; ho molto da fare, ho molti progetti di tipo didattico. Ho un impegno con il teatro di Milano, si farà Agamennone. Ho fatto ades­

La madre Iditta Luigi Parpagliolo

Giovanna Marini e Francesco De Gregori

so, la musica di un film di Maselli; ho una nuova cantata, che uscirà in scena all’ Auditorium di Roma”. In questa lunga e interessante chiacchierata, fatta con la signora Marini, il lato umano prevale, si-curamente, su quello artistico; la passione e la sensibilità, trapela-te dalle sue parole, sono elementi determinanti e caratterizzanti in una donna come Giovanna Marini, capace di essere meridionale quando parla della sua infanzia, dei suoi ricordi personali, del suo legame affettivo con Palmi, in-somma delle sue radici ma, al contempo, artista impegnata, dal bagaglio culturale colto, quando ci parla del suo lavoro; ringrazio molto la signora Marini, alla qua-le, d’ ora in poi, ci sentiremo, certamente, più vicini e legati.

Impegnarsi per combattere la fame, il trafficking (tratta degli esseri umani) violen-za, povertà, schiavitù, insomma, a ridurre gli squilibri tra nord e sud del mondo,

sono gli obiettivi dell’Associazione Manitese, nata nel 1964, con sede a Milano, fina-lizzati a dare più dignità alle comunità dei paesi dell’Africa, Asia e America Latina. E’ quello che stanno facendo i volontari del gruppo Manitese di Palmi, unico in Calabria che, condividendo i principi dell’associazione, hanno deciso di dedicare il loro primo campo di lavoro e studio intitolato “Libertà è partecipazione”, traducendo in azioni concrete quell’impegno di giustizia e solidarietà che sta alla base dell’Associazione. Al campo che si terrà a Palmi dal 23 luglio al 1° agosto 2011, parteciperanno 15 ragazzi provenienti da varie località italiane, i quali alloggeranno presso una locale scuola e saranno coinvolti in momenti di formazione e di raccolta fondi. Lo scopo, infatti, di ogni campo estivo di Manitese, è quello di reperire fondi, attraverso il mercatino dell’usato che si terrà in Piazza Amendola nelle serate del 28, 29 e 30 Luglio, per finanziare uno dei progetti che l’associazione segue nel sud del mondo, indirizzato al “Centro di acco-glienza per i bambini vittime di trafficking” che, si trova in Poipet, cittadina cambogiana al confine con la Thailandia. Il progetto che rappresenta la prosecuzione di precedenti interventi di Manitese, è di accogliere i bambini vittime di abusi, al fine di riabilitarli e reintegrarli laddove possibile, nelle famiglie di origine. Il centro si occupa, inoltre, di fornire un’istruzione non formale, di favorire il reinserimento nelle scuole e di offrire la formazione professionale ai ragazzi più grandi. Alcuni educatori del Centro Accoglienza, la cui massima capienza è di 45 posti, si prenderanno cura dei bambini che, li aiute-ranno con infinito amore ad uscire dal tunnel della sofferenza. Il campo si articolerà in due parti, la prima, sarà indirizzata alla raccolta del materiale usato e alla formazione, incontrando personalità esterne che, si confronteranno con gli organizzatori sul tema dell’iniziativa. Saranno presenti, Giacomo Petitti (Educazione allo sviluppo e formazione volontari Manitese nazionale), Don Silvio Mesiti (cappellano del carcere di Palmi e pre-sidente dell’Ass. Presenza), dott.ssa Franca Hyerace (FISH Calabria), Ass. LIBERA Coop.Valle del Marro, Rappresentante dell’Associazione Museo della Ndrangheta e infine Silvia Rovelli (Responsabile Asia Manitese). La seconda parte sarà dedicata all’allestimento del mercatino e all’organizzazione di un concerto musicale. Il gruppo Manitese di Palmi, quindi, continua la sua opera di solidarietà e impegno sociale per dare una speranza di giustizia a chi vengono violati i più elementari diritti umani.

– Chiunque volesse offrire oggetti, libri ed altro da vendere nel mercatino, può mettersi in contatto con gli organizzatori agli indirizzi che seguono: [email protected] o su facebook manitese palmi. Gruppo Manitese Palmi

Manitese: un impegno di giustizia e solidarietà

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

il RAcconto dEl mEsEdella moglie, che lamentava ogni giorno un male differente - so-prattutto al passaggio di parenti o conoscenti, allorchè si affaccia-va alla finestra per lamentarsi e farsi compiangere meglio -, Don Peppino era stato nel corso de-gli anni un invalido esemplare: sempre in perfetta salute. Un po-meriggio d’estate, però, improv-visamente la malattia si ricordò anche di lui: risvegliatosi in un bagno di sudore, non era riusci-to nemmeno a sollevare la testa dal cuscino, tanto era frastornato e svuotato d’energia. Donna As-sunta, dopo aver oscillato alcuni istanti fra l’apostrofarlo come fannullone (non sarebbe stata la prima volta) o evocare gli effet-ti di un inequivocabile malocchio (cosa che avveniva ancor più di frequente), si risolse a chiamare l’anziano medico del paese, che a quei tempi giungeva sovente più presto dell’odierne ambulan-ze, anche se comunque più tardi degli innumerevoli parenti, vicini e curiosi. Il dottore, dopo un’ap-profondita visita condotta con ciglio grave, interrompendo il monologo di sottofondo di Donna Assunta e il brusìo degli astanti, sentenziò che Don Peppino era sano come un pesce, vittima al più di un calo di pressione, forse causato dal troppo caldo. Donna Assunta, riconoscente per la di-sponibilità del medico e deside-rosa come al solito di atteggiarsi a gran signora - ma soprattutto consapevole che il dottore, vista l’insussistenza del malanno, non avrebbe preteso nulla - iniziò a recitare la sua consueta parte, in-sistendo affinchè il medico le di-cesse quanto c’era da pagare per il disturbo. Il dottore ovviamente rifiutò, con la stanca cortesia di sempre, rassicurandola che si era trattato davvero di cosa da poco. Evidentemente davvero troppo poco, per l’orgoglio di Donna As-sunta: prima che il dottore potes-se raggiungere l’uscio, lo fermò prendendolo per un braccio; con un solo gesto portò repentina-mente l’altra mano prima nella tasca del suo enorme grembiu-le, poi la infilò nella tasca della giacca del dottore, depositandovi il dovuto; l’essersi teatralmente disobbligata, in presenza di testi-moni, la soddisfò; lasciò andare la presa con un sorriso e accom-pagnò il dottore alla porta, in un coro collettivo di ringraziamenti e benedizioni. Sentendo chiudere la porta alle sue spalle, il dotto-re, più per curiosità che per ve-nalità (la prodigalità di Donna As-sunta era proverbiale…), prelevò dalla tasca il compenso ricevuto, per esaminarlo alla luce del sole. Fu così grande la sua sorpresa che non riuscì a trattenersi dal ritornare sui propri passi, per bussare nuovamente alla porta di Donna Assunta. Non appena que-sta mise fuori il naso, il dottore, più per dignità che per delusione, la fulminò dicendole: “Signora, io non volevo essere pagato per la visita… nemmeno con la carta di pinguino che mi avete messo in tasca!!!”

Don Peppino e Donna Assunta erano sicuramente i vicini

di casa più bizzarri che vi potes-sero capitare. Si erano conosciu-ti a Napoli, quasi alla fine della Seconda Guerra Mondiale: come in tutte le grandi storie d’amo-re, non appena giunse la pace convolarono a nozze. Fu così che Donna Assunta, napoletana puro-sangue, seguì Don Peppino nella nostra città, “venendo a vivere tra i briganti”, come lei, che pro-veniva dalla “capitale del Regno Borbonico”, amava sottolinea-re. Era di certo una donna sve-glia, che ne sapeva sempre una più del diavolo (e soprattutto più dei suoi vicini), e si percepiva la sua frustrazione di gran signora, costretta a vivere in quello che, pur se secondo centro della pro-vincia, equivaleva a meno di un quartiere della sua nobile città d’origine. Probabilmente si senti-va incompresa, per il suo accento e il pittoresco gesticolare parte-nopeo, e anche un po’ sprecata, lei che era figlia di un pastoraro e aveva studiato (era giunta ad-dirittura alla terza elementare!). Era sempre appiccicosamente gentile e disponibile con tutti: dispensava i migliori consigli non richiesti e gonfiava come pochi i pettegolezzi più infondati. Era una maestra riconosciuta dell’an-tica arte popolana dell’arran-giarsi, quel perfetto equilibrio di furfanteria, meschinità e sup-ponenza che, dopo una vita di esercizio, consente di arricchirsi più degli altri nell’ordine di mez-zo chilo di patate o qualche lira. Tutti si chiedevano come facesse ad essere così attiva ed efficien-

IL PINGUINO

Cassiopea

te, con i suoi tanti pensieri e le faccende che aveva da sbriga-re, lei che era quanto un bue (e come tale ruminava in continua-zione, ma di nascosto, attingen-do al tradizionale grembiulone da cui non si separava mai), faceva la casalinga e non aveva avuto fi-gli! Su una cosa tutto il vicinato conveniva: in casa comandava lei e si malignava che l’ultima volta che era valso qualcosa il parere del marito era stato quando ave-va pronunciato il suo sì davanti all’altare. Non si ricordavano si-parietti comici più esilaranti dei loro battibecchi: Donna Assunta così aggressiva e saccente, Don Peppino così flemmatico e re-missivo, ma straordinariamente votato al sacrificio, quando si trattava di far valere il suo pun-tiglio nelle questioni più insignifi-canti. Nessuno riusciva a capire cosa li tenesse uniti, oltre al loro continuo litigare. Con i vicini Don Peppino giustificava la sua arren-devolezza spiegando che gli sem-brava un’ingiustizia troppo pale-se che una signora napoletana, da sola, dovesse fronteggiare la diffidenza di migliaia di calabresi, e quindi sopportava le sue sfuria-te… e doveva averne di pazienza, lui che era condannato ad averla sempre addosso, visto che tutti lo ricordavano da sempre in pen-sione. Invalido di guerra da oltre quarant’anni, in vita sua non ave-va lavorato neanche un giorno: come ogni sera raccontava agli amici, dopo il secondo bicchiere di vino, una scheggia di bomba lo aveva invalidato, devastandogli la gamba destra… per questo si appoggiava sempre al suo basto-

ne, tranne quando andava a pe-scare, saltellando da uno scoglio all’altro, oppure quando, brillo, guidava le tarantelle più scate-nate in occasione dei matrimoni di famiglia. Quando in presenza di estranei Donna Assunta l’umi-liava e l’offendeva senza tanti giri di parole, faceva finta di non sentire, e confidava ai presenti, con aria assorta, che le sue po-vere orecchie erano ancora tor-mentate dai sibili della scheggia che l’aveva ferito e gli aveva ro-vinato la vita… riferendosi forse al fatto che proprio in quell’oc-casione, ricoverato in ospedale, aveva conosciuto Donna Assunta, accorsa ad assistere il nonno che, sul letto di fronte, trascorreva in rantolante agonia i suoi ultimi giorni… prima di essere dimesso, sulle sue gambe, per partecipare al matrimonio della nipote (con Don Peppino). Nel nostro quartie-re tutti conoscevano una partico-lare abitudine di Don Peppino, ri-petuta ogni mattina di buon ora, quasi come un rito propiziatorio. Subito dopo il caffè, usciva fret-tolosamente giusto per comprare il giornale, che avrebbe letto avi-damente, subito dopo, sulla pan-ca davanti l’uscio di casa. Sem-brava che ogni giorno acquistasse il giornale solo per un motivo: soffermarsi a lungo, con compia-cimento, alla pagina dei necro-logi. Tanti giuravano di avergli sentito esclamare, puntando in sequenza con il dito una fotogra-fia dopo l’altra: “… e pure oggi vi ho fregato: a te, a te, e pure a te!” Ovviamente Don Peppino utilizzava termini differenti, ma il senso era quello. A differenza

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RicoRdi stoRici

Qualche mese fa anche la nostra Città ha festeggia-

to il 150° anniversario dell’Unità d’Italia con mostre, convegni e significative cerimonie comme-morative indette dalla Società Operaia, che hanno registrato la presenza di illustri storici e una grande partecipazione di scuole e di numerosi cittadini.

Il Consiglio Direttivo della SOMS da poco eletto, ha voluto così ri-cordare il Risorgimento e soprat-tutto la figura di Giuseppe Gari-baldi, in quanto, l’antico Sodali-zio, si fregia di averlo avuto come Primo Presidente Onorario fin dal lontano 17 marzo 1877.

Subito dopo la morte dell’E-roe dei Due Mondi avvenuta il 2 giugno 1882, la stessa Società per tramandare ai concittadini la sua figura, istituì un apposito comitato per raccogliere i fondi necessari per realizzare un busto marmoreo da collocare nella villa comunale.

Per compiere l’opera fu scelto lo scultore Messinese Giovanni Belardinelli che aveva già realiz-zato un busto per ricordare un altro Presidente Onorario della stessa Società: Casimiro Coscinà, il più grande Sindaco della Città.

Quest’opera, che in preceden-

150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIAPALMI E GARIBALDI

za era stata commissionata a Domenico Augimeri che tardava però a consegnarla essendo dimo-rante a Napoli, indusse la SOMS a incaricare del lavoro Belardinelli. Venne anche deliberato di pagare 400 lire al grande pittore di Palmi per compensarlo del bozzetto in argilla di Coscinà che aveva rea-lizzato.

Il Busto di Garibaldi fu termina-to da Belardinelli nel 1883 e, nel-lo stesso anno, si concluse anche la sottoscrizione popolare per la raccolta dei fondi come risulta dal deliberato del Consiglio della SOMS del 17 giugno 1883: Doven­dosi mandare ad effetto la sotto­scrizione per il busto a Garibaldi, l’Assemblea nomina una Commis­sione… perché avvicinandosi col Comitato Democratico il quale attualmente ha in suo potere la sottoscrizione suddetta, onde nel più presto possibile si potesse compiere l’opera desiderata.

Purtroppo, tra i promotori dell’iniziativa e la Giunta Muni-cipale nacque una contesa per motivi politici e chi doveva ave-re il privilegio di organizzare la manifestazione del collocamen-to del busto. Gli amministratori ritenevano di averne diritto per aver concorso alla realizzazione dell’opera con il rilevante contri-buto di 300 lire, mentre il Comi-

tato vantava di aver avuto l’ini-ziativa, di aver raccolto contribu-ti tra i cittadini e commissionata l’opera. La disputa si trascinò per molto tempo, tanto che il Comi-tato decise di rimandare il collo-camento quando sarebbero arri-vati tempi migliori. Il Presidente del Comitato Francesco Comerci, per informare la popolazione dei motivi del rinvio e per dar con-to delle somme raccolte e delle spese sostenute, pubblicò nel 1885 un librettino dal titolo “La quistione del Busto Garibaldi in Palmi”.

Se il busto di Garibaldi fosse stato collocato nel 1883, Palmi sarebbe stata la prima città ita-liana ad avere eretto un monu-mento al Generale subito dopo la morte, strappando il primato che vanta il comune di Iseo.

L’ecce zionale avvenimento sto-rico della presenza nella nostra città di Giuseppe Garibaldi e delle sue truppe durante la mar-cia vittoriosa per la conquista del Regno di Napoli, è testimo-niato da una targa marmorea di pregevole fattura collocata nel fabbricato sito sul Corso Garibal-di, angolo con piazza I° Maggio, oggi di proprietà dell’avv.Roberto Mazzullo.

La scultura, scolpita dall’arti-sta palmese Nicola Gullì, raffigu-

ra l’eroe dei due mondi e alcuni simboli di guerra e di gloria quali cannoni, fucili, tamburi, rami di alloro e di quercia.

La targa fu inaugurata il 4 settembre 1892 con la crona-ca della cerimonia riportata giorno 11 dal giornale locale “Il Metauro”:“Domenica passata, come preannunziammo, ebbe luogo l’inaugurazione della lapi­de a Garibaldi. Il corteo formato­si in piazza Municipio e com posto da tutte le associazioni di Palmi, da quella operaia di Gioia, dal le autorità e da molto popolo, pre­ceduto dalla banda cittadina, si recò sotto il palazzo Rossi e dopo la consegna della lapide all’Auto­rità Muni cipale da parte del pre­sidente della Lega Sig.De Marco Rosario ebbe luogo lo scoprimen­to al suono dell’inno. Lesse allora un breve discorso d’occasione l’e­gregio avv.Barbaro funzionante da Sindaco, e dopo di lui prese la parola l’egregio Avv.Parpagliolo Luigi.”.

Così come nel 1799 dalla stessa casa il Cardinale Ruffo emanò un proclama esortando i fieri cala-bresi a sollevarsi contro i Fran-cesi, il 25 agosto del 1860 dallo stesso luogo Garibaldi parlò alla folla osannan te radunata nella bella ed ampia piazza facendo sapere al mondo che: “La nostra

di Francesco Lovecchio

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

RicoRdi stoRici

150° ANNIVERSARIO DELL’UNITA’ D’ITALIAmarcia è un trionfo, le popola­zioni sono frenetiche, le trup pe si sbandano”.

Si racconta ancora oggi, che Garibaldi prima di entrare a Pal-mi, sostò presso la fontana di Vi-tica da dove sentì distintamente i calorosi festeggiamenti dei Pal-mesi verso le prime avanguardie garibaldine.

Il suo ingresso nella città fu ca-ratterizzato da un singolare epi-sodio che Alberto Mario, al suo seguito assieme alla moglie ingle-se Jerrie White, così narra nell’o-pera “Camicie Rosse”:“Entro un modesto calesse, lo precedetti a caso con mia mo glie nell’ingres­so di Palmi. Le vie, le piazze, le logge, i poggioli, le terrazze, riboccavano di popolo. Un grido inarticolato, continuo, freneti­co ci salutò. Le donne, massime, curvandosi fuori dalle finestre sin quasi a precipitarne, ci pro­tendevano le braccia, con occhi, con visi, con detti deliranti. Han­no pigliato me e lei per Garibaldi e sua figlia. E quando più tardi capitò il vero Garibaldi, esausti i petti, rauche le go le, esalato il profumo dell’entusiasmo, s’ebbe amorose, ma non forsennate ac­coglienze”.

La felicità dei palmesi per l’ar-rivo delle truppe garibaldine fu annotata anche in una pagina del diario di una Camicia Rossa. “Ar­rivammo a Palmi, dove l’entusia­smo fu al colmo, e l’affetto dimo­strato alle nostre truppe non era minore di quello per Garibaldi. Dei volontari ci si offrivano da ogni lato. Al domani all’alba si ripartiva”.

Dai registri dei Decurioni risulta che il Comune di Palmi sostenne la spesa 29 ducati per i festeg-giamenti e contrasse un prestito prima di 3.000 e successivamente di altri 1.000 ducati...per così far fronte alli grandi spese che oc­corrono per viveri, foraggi, tra­sporti, ed altro per le truppe del Generalissimo Giuseppe Garibal­di, le quali passano da questo Comune.

Il Comune pagò ancora ad al-cuni “massari” delle giornate oc-corse per accompagnare le trup-pe fino a Napoli e li rimborsò del valore delle carrette che erano state requisite dai garibaldini.

Il Signor Giovanni Andrea Car­rozza Secondo Eletto del Comune di Palme funzionante da Sinda­co pel titolare impedito, a’ let­to al Decurionato riunito sotto la sua presidenza una domanda avanzata dai Massari Giuseppe Margiotta, Antonino Impiomba­to, Antonino Raneri, e Michele Filippone con la quale chiedono esser indennizzati del valore del­le carrette, nonché il viaggio di undici giorni, prestati ai soldati del Dittatore Generale Garibaldi. Lo invita quindi a deliberare. Il Decurionato conoscendo la verità dello esposto, che le truppe por­tarono seco loro le carrette con i bovi pel trasporto degli oggetti di guerra, e che solo vennero resti­tuiti i bovi, quindi a’ deliberato esser giusto pagarsino le carrette in ducati sei per ognuna e ducati

sei per ognuno gli undici giorni impiegati pel viaggio, che in una sono ducati quarantotto.

La più dettagliata testimo-nianza del passaggio dei garibal-dini nella nostra città è riportata nell’opera La spedizione delle due Sicilie scritta da Maxime du Camp. Ecco alcune significative descrizioni: Giunti in prossimità di Palmi, vi entrammo mentre la brigata continuò il cammino per andare a stabilire l’accampamen­to. Prendemmo alloggio presso il generale Türr, che aveva il suo quartiere in una grande casa, dove per suo interessamento ci avevano riservato degli appar­tamenti. Là, come a Cannitello, come a Bagnara, come dovunque in quel regno di Napoli in cui i Greci hanno lasciato una così profonda impronta del loro ge­nio, ogni camera era dipinta ad affresco; questi affreschi sono mediocri, ne convengo, ma rive­lano un certo gusto, svagano l’oc­chio, e sono cento volte preferi­bili ai nostri parati, nonostante i velluti e gli ori che li ornano.

(...) Verso l’ora del tramonto, me ne andai su una specie di piazzetta che domina la parte bassa della città ed il mare. Potei rendermi conto allora della posi­zione di Palmi, che è meraviglio­sa. Tra due rupi scoscese come quelle della nostra Normandia, però non così bianche e desolate, ma selvose e tutte fremiti di ver­de profondo, la città si adagia su una collina che si abbassa in pen­denza quasi improvvisamente, e si prolunga nel mare con una lunga e sottile lingua di terra, impennacchiata di alberi fronzu­ti, tra cui s’agitano alcune palme scarmigliate; è un promontorio appuntito, carico di giardini e gettato in mezzo alle onde, che divide in due piccole insenature arrotondate, dove le navi trovano un buon ancoraggio.

(...) Era ancora notte quando, in mezzo all’oscurità, ripren­demmo la nostra strada, scorta­ti da una guida. Accanto a noi, nella doppia oscurità degli alberi e della notte, passano silenzio­

samente bianchi fantasmi: sono le donne di Palmi che vanno a portare viveri agli accampamen­ti militari stabilitisi intorno alla città; camminano come ombre, senza rumore, scivolando lungo l’argine della strada per evitare le guide che ci scortano, e che talvolta lanciano loro parole di una galanteria troppo spiccia. Il giorno si leva verdastro ed ancora lotta con gli ultimi veli della not­te, quando arriviamo ad una lar­ga pianura spoglia, dove spicca­no steli di granturco tagliato. Vi ardono tre o quattro fuochi, alti e chiari, ma che non riescono a fugare la nebbia grigia che si leva lentamente dalle vicine paludi. I soldati, dispostisi in cerchio, bat­tono i denti durante l’appello, perché la notte è stata fredda e di un’umidità penetrante che ha loro gelato la carne. Squillano le fanfare; ci sentiamo più alle­gri, gli occhi ancora semichiusi si aprono del tutto; l’avanguardia prende il suo posto a passo di corsa, noi ci mettiamo alla testa della colonna, dopo il generale Eber; le trombe lanciano nell’a­ria note rauche che significano: in marcia! E partiamo.

In alto: la targa in onore di Giu-seppe Garibaldi, posta sul Corso di Palmi;In basso: Busto a Garibaldi collo-

cato nella villa comunale di Palmi;A lato: Stampa raffigurante lo

sbarco dei “Mille” alla marinella di Palmi.

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Megghiu nu sceccu vivu ca

nu professu

ri mort

u

“Il cielo stellato sopra di me e la legge morale dentro di me” affermava Kant in una delle più preziose pagine della sua Critica della Ragion Pratica. Quel senso di vertigine, quella dimen-sione avvolgente in cui ci sentiamo persi e, al contempo, immersi profondamente potremmo definirla “infinito”. Il greco Anassimandro ritrovò nel concetto di Apeiron (indefinito) il principio di tutte le cose, il fondamento dell’essere, l’origine del mondo stesso. L’infinito, privo di limiti, di confini, stacca le cose da sé nel suo movimento rotatorio generando il divenire stesso. Aristotele nella sua “Fisica” sosteneva, in conformità con Anassimandro, che tutti “considerano l’infinito come principio I in quanto esso è il divino, l’im­mortale, l’indistruttibile e perché dell’infinito stesso non può esistere un principio”.

Per Cartesio, anche se finiti, conteniamo in noi l’idea dell’infinito da lui identificato con Dio, la perfezione. Gli uomini, pur essendo “esseri per la morte” (come sostenuto da Heidegger) hanno in loro un’eccedenza, un abisso che chiamano comunemente sentimento dell’infinito.

Riprendendo questa idea originale di Carte-sio, anche Levinas parla di “desiderio dell’infi­nito che proviene non dal fondo di noi stessi o da qualche principio divino, ma da Altri (l’altro uomo). Esso produce uno squarcio nella totalità che consente di trascenderla”. L’infinito sarebbe, quindi, il desiderio dell’altro, proviene dall’altro, è apertura sul mondo dell’altro. È come una ruo-ta vorticosa di emozioni che girando spesso urta e ferisce, ma che è indispensabile per compren-derci e per comprendere l’umanità dell’uomo. L’infinito è il desiderio di spiare il segreto dell’al-tro, di scorgerne il volto nella sua nudità, nelle infinite sfumature del suo essere, nella sua inar-restabile richiesta di aiuto a cui noi non possia-mo che rispondere semplicemente “Si, Eccomi”.

L’infinitodi Chiara Ortuso

COD. FISC. 91014000805c/c postale Nr. - 94156981

IBAN - IT39 P076 0116 3000 0009 4156 981SETTORE VOLONTARIATO

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

citolEnA (uRdiPili) di Saverio Petitto

Tonino stava rientrando a casa, dopo una giornata trascorsa in montagna a raccogliere funghi nella zona di Carmelia, quando, per strada, incontrò un vecchietto con la “penna

stilo dei poveri” in mano (u zzappuni) che gli chiese un passaggio per Delianuova. Una volta in macchina, l’anziano contadino, iniziò tra sé e sè una litania che durò per tutto il tragitto: “Mma! Mma! Mma!” Quelle esclamazioni, intervallate da lunghe pause, non erano altro che degli interrogativi, ai quali, il vecchietto, non riusciva evidentemente a dare una risposta. Tonino non parlò, ma la curiosità di conoscere i pensieri del vecchietto fu tanta, da indurlo a chiedergli, prima che scendesse dalla macchina, cosa avesse da lamentarsi. Il contadino non aspettava altro e prontamente rispose: “ Giuvanottu! Eu aju ddu figghj fimmani, una maritata e l’atra schetta. Ora mi domandu! Comu mai nesciu ‘ncinta chiddha schetta?”. “Mma!” – gli rispose con malizia, Tonino. Rocco Cadile

ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI

ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI-ANEDDOTI CHIAZZAIOLI

Ogni riferimento a persone reali è puramente casuale.

Megghiu nu sceccu vivu ca

nu professu

ri mort

u

La nubile incinta

FUERA DI BALL!FORA DI PALLI!

(Icìmu nui!)

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cultuRA E FolKloRE

Vi sono uomini che, a volte senza saperlo, vengono al

mondo sotto una stella brillan-te e leggera, l’astro li cosparge di una polvere eterea che si fis-sa nell’anima e conferisce loro estro e fantasia, talento ed in-gegno; sono uomini che soven-te si accorgono solo per caso di possedere queste doti, e quando ciò accade le utilizzano con gio-cosa levità, per vivere con brio lo stupore che scaturisce dal loro creare, dal risultato della loro incontenibile vis artistica. Aldo Surace è uno di questi uomini, l’arte che sa esprimere si tra-duce in percezioni ancestrali, in opere che regalano emozioni, in oggetti che raccontano percorsi, che riverberano gli albori adole-scenziali di uno spirito ribelle, che recalcitra e preferisce rima-nere ancorato all’essenzialità del ricordo, alla magia della leggen-da, all’arcano del mistero.

Aldo nasce a Palmi l’1 luglio 1945, quinto di sette fratelli, vive la sua età verde stimolato dalla curiosità e dalla intraprenden-za dei bambini che giocano per strada e che fanno tesoro delle esperienze e degli stupori che la strada regala.

Adolescente, studia Ragione-ria, ma non fa in tempo a con-seguire il diploma perché per la prima volta viene contaminato e rapito dall’arte, quella musicale, che lo vede cimentarsi con suc-cesso nel suono del contrabbas-so, dal 1962 al 66 e della batteria dal 1966 al 71. Aldo è un com-ponente del gruppo The summer boys, che calca i palcoscenici di svariate piazze nazionali, suo-nando il Pop e il Rock‘n’roll, fino a raggiungere il privilegio di con-quistare una esibizione al mitico Piper di Roma (Mecca della mu-sica italiana negli anni 60/70). Il gruppo conquista le simpatie e l’apprezzamento di fan sempre più numerosi, tanto da far iden-tificare il Nostro con l’appellati-vo di Buitoni (epiteto successi-vamente ereditato dal fratello Marcello che lo eleverà ai fasti di platee internazionali).

Aldo lasciati i lidi di Palmi si la-scia travolgere dalla febbre della romanità e dalla frenesia creati-va che in quegli anni animava la sconvolgente Città Eterna e l’Ita-lia intera. Inizia a lavorare come impiegato nella amministrazione sanitaria del Lazio e li si stabili-sce, sposandosi.

E’ quello il momento in cui ab-bandona l’attività musicale e si dedica all’arte scultorea e alla pittura.

Quasi per caso inizia ad inta-gliare il legno utilizzando sempli-ci coltellini e ricavando le prime opere. Pur nella semplicità dei mezzi e della materia utilizzata Aldo intuisce che questa arte,

Aldo Surace, l’arte dello scolpire suono e materiaQuando il sughero di un tappo racconta una storia e regala un’emozione

che gli da tanta gioia nella sua espressione e negli incoraggian-ti risultati ottenuti, merita di essere tirata fuori e coltivata. Memore di quando, bambino, con meraviglia ed interesse si recava a curiosare nella botte-ga del grande scultore palmese Giuseppe Cotugno ed osservava il Maestro operare con sgorbie e bulini, Aldo pensa di acquistare gli arnesi presso un negozio spe-cializzato ed inizia a cimentarsi nell’esercizio dello scolpire, tal-volta alternandolo all’uso del pennello su tele e tavolozza.

Come per magia, da subito, Aldo trae dalla materia opere ben fatte. Lavora su legno e su pietra, su marmo e su creta, su sughero e radica. E’ autodidatta e quasi come se avesse già vis-suto una vita precedente nella pelle di uno scultore affermato, riesce d’istinto a trovare una me-moria ancestrale, come una sa-pienza interiore che gli fa ricre-are i volumi e le geometrie delle cose, le proporzioni dei tratti anatomici e il soffio vitale nella riproposizione di esseri viventi, animali e vegetali.

Aldo nello scolpire la materia scolpisce lo scultore che alberga in se e che ora viene fuori, prima con lo stupore e poi, quasi con la protervia e la baldanza della consapevolezza acquisita. Anche i suoi quadri raccontano di storie entusiasmanti, di feste e trage-die, di calabra quotidianità.

La polvere della stella ridà di nuovo i suoi effetti, regala ad Aldo il piacere creativo ed ai suoi estimatori la godibilità delle ma-gnifiche opere realizzate.

Dalle mani e dagli arnesi di Aldo vengono fuori splendidi ca-polavori, penso ai suoi cavalli, a quello imbizzarrito, poi riprodot-to in bronzo, alle maternità, ai crocifissi realizzati su legno sem-plice, spesso restituito dal mare, recuperato in spiaggia d’inverno, e poi, visi di donne, sofferenti ed estatiche, miniate in cammei di pietra e poi a corpi tratti dal marmo, ancora intrisi di un ina-spettato vigore, ancora bagnati dal riflesso della pietra violata. E ancora voglio ricordare le ma-gnifiche pipe di Aldo, realizzate con radica dell’Aspromonte, (la

migliore al mondo) con questo materiale egli ha creato opere eccelse, prima fra tutte la pipa “Bacco, Tabacco e Venere” ri-prodotta nella copertina del più importante periodico nazionale, fra quelli qualificati nel settore, (Le pipe).

E poi voglio ancora soffer-marmi sulla scultura del sughe-ro, che ha fatto di Aldo un vero specialista. Il Nostro con que-sto materiale duttile e leggero, spesso recuperato assemblando i tappi delle bottiglie di spumante e champagne, ha inventato una tecnica che gli consente la ri-produzione raffinata e fedele, di personaggi, di arti e mestieri, di monumenti, di paesaggi e prese-pi in miniatura.

Sono stati riproposti tanti anti-chi personaggi della vita palme-se oramai incarnati nella memo-ria dell’Artista, penso ai nostri Giganti, Mata e Grifone, con tanto di cavalluccio, Palio e tam­burinari al seguito, penso al cal-zolaio, all’arrotino, al pescatore che ripara le reti, a quello sulla barca, mentre pesca e a quel-lo sulla spiaggia, che costruisce le nasse, penso al luntro per la caccia del pesce spada con tutti i suoi componenti, al fiocinatore pronto a scagliare, ai vogatori affannati ai remi e alla vedetta appollaiata sul falere,intenta a scrutare il mare, com-preso il pesce che, come atterrito dalla comparsa dell’arpione alle sue spalle, sembra quasi voler schizzare fuori dall’acqua per scongiurare un inevita-bile destino. Penso al personaggio Saro Naca, tratto dalla penna ge-niale dello scrittore Domenico Zappone, che nel suo racconto gli fa cavalcare un pe-sce spada, anch’esso realizzato da Aldo con tragico realismo. Penso infine alla magnifica ri-produzione della antica monumentale Fontana del Mercato, chiamata anche Fontana della Palma, eretta nel 1669 e collocata nel centro

della antica Piazza San Ferdinan-do, oggi piazza I Maggio, demoli-ta nel giugno 1888 riprodotta (in creta dallo scultore Nicola Gullì alla fine dell’800) ora in sughero e poi colorata, con tutti i perso-naggi che la animavano, rappre-sentati nella loro quotidianità, nel necessario approvvigiona-mento dell’acqua.

Aldo Surace interpretando la realtà, pesca nella storia e nel mito del nostro territorio, si fa artefice di una espressività vita-le, di una necessità dello spirito di superare la materia, a dar-le vita, e illuminarla con le sue idee. Ne scaturisce una pulsione creativa, frutto dell’istinto e del-le emozioni più profonde.

Il lavoro delle lame mosse dalle mani dell’artista, disegna le masse, restituisce alla vista ed al tatto volumi celati nella materia che ora, grazie all’e-stro dell’Artefice, riemergono, rivivono, ritrovano plastiche dinamiche, movenze che a loro volta, cariche di stupore, resti-tuiscono alla realtà, girotondi di emozioni, generati dalla strada e che alla strada ritornano, fra nostalgie e memoria, illuminate dal sole, dalla luna e dalle stel-le, nell’auspicio che quella del Maestro Aldo Surace brilli per tanto tempo ancora, la strada è lunga!!

di Giuseppe Cricrì

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

cultuRA E FolKloRE

Due anni dopo la presa di possesso della diocesi di Mileto, mons. Vin-cenzo Maria Armentano, un domenicano calabrese di Mormanno,

ha avviato la prescritta visita pastorale a tutti i paesi della circoscrizione, un impegno che ha avuto compimento nel 1828. Durante l’espletamento di essa ha potuto accertarsi della situazione generale ed anche del processo di ricostruzione delle chiese. All’epoca, in verità, il presule ha trovato una situazione ancora parecchio disastrosa per gli effetti del tragico sisma del 1783, pure se le provvidenze governative avevano già fatto la loro parte. D’altronde, la ripresa non era stata di certo agevolata dall’occupazione francese, ch’era durata ben un decennio. Traiamo alcune incomplete no-tizie relative ai centri abitati visitati dai pochi documenti giunti sino a noi e inseriti insieme ad altri in un grosso tomo comprendente altre visite effettuate negli anni successivi.

Stimiamo però che a “Palme” sia andato un inviato del vescovo, il quale in data 15 maggio si faceva dare le notizie che interessavano dai sacer-doti ivi residenti. In merito alla condotta politica tanto dei laici che degli ecclesiastici, il canonico decano d. Francesco Mauro - ma anche gli altri erano del suo parere - teneva a dire che, pure se in passato c’erano stati «di quei che traviarono, quindi si rimisero e sequitano ad essere rimessi, mentre la di loro aberrazione fu più tosto per necessità, che per genio». Tra cotali figuravano i canonici Grio, Cotroneo, Calfapietra, Silvestri, Pe-trarca, Neri senior, Sbarbato ed i sacerdoti semplici Fortunato Pugliese e Cardona. In particolare, era noto Pugliese, che, pur di costumi onesti, non amava vestire la talare e diceva messa «con abito di corto e di colore». Addirittura, faceva uso di «stivali incerati» anche durante il sacro rito e perfino quando si recava a celebrare messa a San Fantino. Peraltro, gene-ralmente lo si vedeva circolare «vestito di giacchetta». A Palme, un centro altamente popolato e pieno di sacerdoti, tuttavia, in giorno di domenica o di festa nelle chiese curate era problematico celebrare messa. Il motivo consisteva nel fatto che parecchi ecclesiastici preferivano operare nelle chiese delle confraternite laicali o negli altari privati. L’unico rimedio perciò poteva risultare quello di sospendere in tali occasioni la celebrazione della messa presso gli oratori privati di d. Ferdinando Saffioti, d. Pasquale Calogero e d. Nicola Parpagliolo «perché non vi sono delle persone acciaccate in salute, ed impotenti di arrecarsi in chiesa» o presso le confraternite. Altre lagnanze si esponevano relative ai chierici minori, i quali «si portano male, mancano nell›assistenza della Chiesa» e quindi «vivono più da secolari, che da ecclesiastici» ed al mancato accompagnamento del Viatico col decoro stabilito.

A quei tempi, invero, gli ecclesiastici proprio non brillavano per un comportamento consono alla loro dignità, e non soltanto a Palme!

LA VISITA DEL VESCOVO ARMENTANOALLE CHIESE DI PALMI NEL 1826

di Rocco Liberti

Come ogni anno, anche quest’anno Palmi, nella prima dome-nica di agosto, festeggerà Maria Santissima del Soccorso. Dal

30 luglio inizierà la novena, con la santa messa delle 19e30, che terminerà domenica 7 agosto, giorno della festa della Madonna. Sarà una festività sentita dai palmesi così come dai turisti e dalla gente che accorre dai comuni limitrofi del comprensorio pianigero per assistere alla sontuosa processione. Domenica 7 agosto, giorno della festa, sin dalle prime ore della mattina la città sarà allie-tata dal ballo dei Giganti Mata e Grifone, che balleranno a ritmo di musica dei tamburinari e della banda musicale. Nel pomerig-gio, alle 19, uno sparo di mortaretti annuncerà l’uscita dell’effige della Madonna che percorrerà le strade principali della città di Palmi sorretta dai marinai della Congrega di Maria Santissima del Soccorso. In serata, la piazza I Maggio ospiterà Mimmo Cavallaro – Trantaproject, che offriranno alla città qualche ora di coinvol-gente musica popolare. E a mezzanotte, il consueto e meraviglioso spettacolo dei fuochi pirotecnici, esplosi dal Monte Sant’Elia.

MARIA SS. DEL SOCCORSOdi Viviana Minasi

Foto prelevata da Picasa Web Album - Galleria di Annamaria -

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22Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

cultuRA E FolKloRE

di Giuseppe Mazzù

Nicola De Rosa e Maria Carbone con l’On. Giacomo Mancini

NICOLA DE ROSAIL PADRE DEL “MUSEO DI ETNOGRAFIA E FOLKLORE”, OGGI, OSPITATO NELLA CASA DELLA CULTURA “LEONIDA REPACI”

Ci fu un tempo in cui il palaz-zo municipale di Palmi era

diventato il salotto della cultura internazionale e la culla di quello che sarebbe diventato il più im-portante museo sulla civiltà con-tadina della Calabria ma anche di quello archeologico e della bi-blioteca: istituzioni senza eguali per varietà e tipologia del patri-monio. Al centro di questa vera e propria rivoluzione culturale che rendeva aperta a tutti l’accesso alla cultura, vi fu l’opera e la si-nergia delle idee di un gruppo di uomini che oggi figurano, a buon titolo nella galleria degli uomi-ni illustri non solo palmesi ma di tante città d’Italia che hanno beneficiato della loro grande in-traprendenza culturale in tutti i campi e, a partire da Francesco Cilea, Felice Battaglia, Leonida Repaci, Domenico Antonio Repa-ci, Domenico Antonio Cardone, Luigi Lacquaniti, Domenico Topa, Antonino Basile e tanti altri anco-ra che, nel dopoguerra, avevano avviato iniziative socio-culturali importanti come il Fondaco di Cultura e l’Università popolare.

Di questo gruppo faceva parte un uomo che, apparentemente, non sembrava essere al livello degli altri, anche per i suoi modi riservati, ma che era presente in tutte le iniziative. Si tratta del Rag. Nicola De Rosa, che si do-veva rivelare, nel tempo, una personalità di grande spessore, portando a termine le iniziative

avviate dal gruppo e che per anni costituì il punto di riferimento per generazioni di ricercatori in campo antropologico ed etnolo-gico di tutta l’Europa. La chiave di volta furono le raccolte dei reperti materiali della civiltà contadina, delle testimonianze di usi, costumi e antichi mestie-ri di cui oggi non esistono più le testimonianze vive. Un’opera che rende possibile oggi le riscoperte dei valori di queste importanti radici culturali illuminanti per la storia sociale del territorio.

Ma Nicola De Rosa, appare oggi come una figura dimenticata. Con mia somma meraviglia non sono riuscito a trovare dati bio-grafici, solo ricordi personali o riferimenti di studiosi che lo ave-vano incontrato in quella che era diventata la sua casa, la biblio-teca comunale ed il museo del folklore, che si era sviluppato stanza dopo stanza al piano ter-reno del palazzo municipale.

Quelle stanze per anni sono state meta degli studenti uni-versitari non solo palmesi ma di tutta la Calabria. Al centro la bi-blioteca che era stata aperta nel 1927 da Luigi Lacquaniti, e poi diretta per 50 anni da Nicola De Rosa, fonte preziosa per quanti si avvicinavano allo studio spe-cialmente dell’archeologia, del Diritto e delle tradizioni popo-lari e della storia locale. Nicola De Rosa, non era solo in questa attività, preziosa era la collabo-razione della signora Maria Car-bone, moglie del primo sindaco del dopoguerra Francesco Carbo-

ne, unica addetta alla biblioteca, costituiva un porto sicuro con i suoi modi signorili, disponibili e cordiali per i giovani e studen-ti. Questa attività durò anni e si svolse sempre in modo silenzioso ma produsse grandi risultati poi-chè la sala della biblioteca era il luogo d’incontro anche per tutti gli uomini importanti che rien-travano a Palmi periodicamente, per scambiare opinioni ed espe-

rienze col ragioniere Nicolino De Rosa che abbinava la sua prosai-ca funzione di ragioniere capo del comune con quella più presti-giosa di direttore della biblioteca e dei musei. Era cordiale ma allo stesso tempo caparbio nelle sue iniziative e non indietreggiava davanti a niente pur di raggiun-gere il risultato di far crescere il museo che, non a torto, finì per considerare come una sua crea-tura. Ed il motivo era semplice perchè per acquisire tutto quel patrimonio il ragioniere De Rosa metteva mano continuamente al suo portafoglio perchè, i pastori e i contadini vendevano per sod-disfare bisogni immediati e non potevano attendere i tempi della burocrazia.

De Rosa apparteneva ad una delle famiglie che alla fine dell’ottocento erano giunte a Pal-mi dalla costiera Amalfitana ed avevano avviato fiorenti attività in vari campi commerciali.

I De Rosa avevano aperto vari esercizi in tempi diversi tra i quali una libreria e anche uno dei bar storici della Piazza Primo Maggio, di cui tutti ricordano la figura del cameriere Poldino. Il sodalizio di Nicola De Rosa con tutta la generazione della cul-tura elevata fu come una inve-stitura. Proseguì l’opera di Luigi Lacquaniti per la Biblioteca e quella dell’etnografo Antonino Basile per il museo del folklore, dando contenuti alle idee con la raccolta dei materiali sul campo dai contadini della Ciambra del-la Tonnara, dai pescatori della Marinella e della Tonnara, dai pastori del Sant’Elia e dei Piani della Corona, dell’Aspromonte

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

cultuRA E FolKloRE

Da destra: alcune conocchie; uno scorcio della Casa della Cultura; Maria Carbone e Nicola De Rosa

fino a Ciminà E Platì e San Luca da dove affluiva la maggior parte delle più antiche conocchie che oggi costituiscono la parte più preziosa della raccolta del mu-seo palmese. grazie anche alla collaborazione di giovani palme-si che lavoravano zone interne della Calabria come il prof. Car-melo schipilliti ed altri giovani professionisti che comprende-vano l’importanza dell’iniziativa del rag. De Rosa. Ma lui le sue cose le condivideva con gli stu-diosi europei, giornalisti. ten-ne intensi contatti con Gerhald Rohlfs. Quando il museo era di-ventato grande per il palazzo municipale, la costruzione della Casa della Cultura portò al suo trasferimento. Per il ragioniere De Rosa il trasferimento è stato un dramma. Non aveva condivi-so la scelta. Temeva che l’uscita dal municipio avrebbe interrot-to il legame con la gente, con il popolo, quel popolo che difficil-mente entra nei palazzi di vetro della cultura. E si pose in una posizione di distacco critico che non gli impediva però i suoi con-tatti con gli studiosi come il suo lungo sodalizio con la direttrice della sezione Europa del Museo dell’Uomo di Parigi, Monique De La Fontanès. Un sodalizio di cui mi è rimasta una testimonianza preziosa, di cui propongo una piccola ma significativa parte. Nel 1982, grazie alla disponibilità del prof. Enzo Ciappina, esperto sensibile e colto della tecnologia video, realizzammo una lunga intervista ai due amici “a futu-ra memoria”, mai resa pubblica. Una ripresa video che rimane una preziosa testimonianza sto-rica per capire la genesi di una delle più importanti istituzioni culturali di Palmi e della Cala-bria. L’intervista si apre con un dialogo con Monique De La Fon-tanes su come nasce un museo.

“Per prima cosa si mettono tut­

ti i dati e i reperti insieme. Per questo la raccolta regionale di De Rosa, qui a Palmi, è una raccolta così importante, poichè questi materiali che vanno scomparen­do, si potranno studiare anche nel futuro. A Parigi non siamo in grado di avere raccolte così, sia­mo fuori da questo, il Ragioniere De Rosa lo ha fatto bene perchè è sul posto. Il progetto nostro è di far conoscere agli studiosi che ci sono queste raccolte a Palmi e negli altri Paesi del Mediterra­neo.

A Palmi sono stata mandata dal prof. Corso che m’indirizzò al prof. Antonino Basile che a sua volta mi presentò al rag. De Rosa. M’interessava sapere per­chè in questo punto centrale del Mediterraneo fossero ancora pre­senti cosi tanti usi e prodotti del mondo contadino, rimasti così vivi e presenti nel popolo. Qui ho scoperto le conocchie.: Ve ne sono di bellissime al museo. Que­ste conocchie, con questi piccoli personaggi femminili che stanno in alto, si possono paragonare con certi utensili che servono al lavoro femminile in Grecia ma di cui ho visto collegamenti con l’arte indiana..

Conosco bene l’arte popola­re del Mediterraneo ma queste coincidenze mi sembrano stra­ne. Le conocchie sono prodotti dell’arte dei pastori, un ambien­te chiuso, arretrato, loro sono fuori dei mercati, vivono in un ambiente arretrato, vuol dire che sono portatori di una un’estetica personale, da dove viene non lo posso dire, ma questo è il miste­ro delle origini dell’estetica,.

In passato ho avuto la possibi­lità di venire con una collega che aveva studiato in Magreb; ha vo­luto vedere i diversi tipi di cera­mica in Calabria e Lucania.

Quello più vivo è quella di Se­minara, a Gerace e Locri gli anti­chi centri non vi sono più cerami­

sti. Qui, invece, a Seminara, c’ è una ceramica viva bellissima con i pezzi a figura di viso e forme umane. E c’è da indagare il per­chè è avvenuto questo, forse per la terra, o per come si lavora, o per l’innovazione”.

Le culture folkloriche sono da conservare nella loro antichità o da aprire alle innovazioni?

“Si debbono attualizzare non lasciare all’antico perchè si fa­rebbero morire. Bisogna vedere come la popolazione reagisce all’esistenza dell’artigianato e ai prodotti dell’agricoltura. Dobbia­mo essere attenti allo svolgimen­to della realtà”.

La modifica non è negativa ? “Se i calabresi sono fieri e con­

vinti di andare avanti con i loro oggetti artigianali cercando di proteggere le loro ricette anti­che, che adesso stanno sparendo, questo li aiuterà a rimanere sul posto. Se un popolo del luogo si disinteressa del suo passato non si potrà interessare del suo futu­ro…”

Ragioniere lei è in pensione per la seconda volta, ma com’è ha fatto per la raccolta dei ma-teriali del museo.

“Il museo lo devo in parte a Mo­nique, che mi ha dato lo stimolo per reperire quanto più mate­riale era possibile. Mano a mano che affluivano le conocchie, tro­vavo dei simbolismi con bronzetti di arte siriaca e di civiltà italica e della Magna Grecia nelle mie mani trovavo una simbolistica di un mondo della mia cultura e mi sono dato da fare per salva­re il salvabile perchè erano scesi in Calabria degli antiquari che barattavano gli oggetti dell’ar­tigianato con delle bambole. Ho fatto per impadronirmi di questa cultura materiale che affonda le radici antiche nella storia delle nostra gente”.

Come ha messo insieme nu-meri e le conocchie.

“Il Museo era al piano terre­no del municipio, le porte erano aperte ed io ero sempre lì, en­travano pastori e contadini, ma specialmente le loro mogli, io en­travo in amicizia, perchè parlavo il dialetto come loro e entravo nel loro mondo.

La gente si avvicinava perchè trovava gli attrezzi che richiama­vano la fanciullezza le parentele lontane, dei nonni. Io mi rendevo conto dei loro bisogni: aprivo il portafoglio e pagavo, senza pre­occuparmi della spesa. Non era il comune che pagava. Il comune voleva procedure complesse per i finanziamenti. Il comune ha mes­so le vetrine anche se ho dovu­to sudare sette camice per farle comprare”.

Ragioniere De Rosa oggi è contento di quello che ha fatto o è rimasto qualche rimpianto per aver lasciato qualcosa die-tro.

“Questo scrupolo non ce l’ho, quello che ho trovato non l’ho lasciato scappare. Non è stato sempre facile farlo ma con i soldi si ottiene tutto”.

Cosa vuole dire ai cittadini palmesi del futuro?

“Ai Palmesi raccomando tutto: di custodire e preservare quel materiale con lo stesso amore e impegno che ho impiegato nel reperirlo”.

E un consiglio per gli ammini-stratori del futuro?

“Che abbiano più cura per quelle cose che documentano la nostra civiltà contadina, la civiltà dei nostri padri e dei nostri non­ni la civiltà di quel mondo che è già sparito con l’avvento della nuova tecnica…”

Si chiudeva con queste parole questa l’intervista, una inter-vista “fuori del tempo” ma che rappresenta un prezioso docu-mento palpitante e vivo, con i suoi temi che oggi mostrano la loro attualità.

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

sAPERi & sAPoRi di Walter Cricrì

di Walter Cricrì

Il Galateo non cambia in fun­zione delle circostanze, esso

regolamenta i comportamenti delle persone in tutte le situazio­ni, affinché non venga mai meno il principio fondamentale del ri­spetto, unito al senso del decoro e del buon gusto e ad altri benevoli sentimenti che distinguono l’essere umano da ogni altro essere vivente.

Piccole cose che distinguono le persone

Cominciamo con le cortesie che spettano ai maschietti nei confron-ti delle femminucce, sia nel cor-teggiamento sia in un rapporto di amicizia. Mi riferisco a quei gesti che non costano nulla ma che una donna apprezza sempre, anche tra le esponenti delle giovani gene-razioni, che pur non lo ammette-rebbero mai! La buona educazione non ha età.

Contestualizzo, per il lettore attento, una situazione ipotetica ma sicuramente frequente: a cena con amici. Cosa c’è di meglio per rilassarsi, essere sé stessi? In piena libertà o con qualche limite? I limiti sono quelli imposti dalla decenza e dal decoro; come sempre deve pre-valere il rispetto per sé, per gli altri e per l’ambiente. Come in una sce-na cinematografica, fotogramma per fotogramma, proverò a scom-porre qualche singolo momento.

Entrando in un locale pubblico, l’uomo apre la porta e, tenendo-la aperta, fa passare la donna la quale così entra per prima. Uscen-do fa lo stesso. E non c’entrano il femminismo e la parità di sessi, solo la buona educazione! Si fa così: quando la porta si apre verso l’interno, l’uomo anticipa la donna spalancando la porta, entra di un passo nel locale, tiene aperto il battente, la donna passa, lui chiu-de la porta dietro a sé. Facile no? Sia in questa situazione, sia nel caso in cui ci si trova a scendere le scale, sono le uniche occasioni, dove l’uomo dovrebbe anticipare la donna, come forma di “prote-zione”.

Normalmente, lui precede lei al tavolo riservato. Se c’è il maitre che accompagna, lei segue il mai­tre e lui segue lei.

Ragazzi, cosa vi costa aspettare a sedervi dopo che tutte le ragaz-ze si sono accomodate e magari ad aiutarle a trafficare con la sedia? Anche in una cena a casa, la rego-la vuole che non ci si sieda prima che la padrona di casa dia il via e che gli uomini attendano che tutte le signore e signorine si siano acco-modate. Se cenate con la suocera, guai a voi se sedete prima di lei, e altrettanto farete con la vostra mamma o alla presenza di qualun-que persona più grande di voi, fos-se anche un altro uomo autorevole.

A tavola, se volete allentare la cintura o il bottone in vita, per dar respiro allo stomaco, è ridicolo e inutile giustificarlo agli astanti. In ristorante non levatevi la giacca e, se siete invitati in casa, è inutile chiedere il permesso di farlo (chi oserebbe dire di no?), semplice-mente non è elegante restare in maniche di camicia, scade il tono dell’atmosfera, eccetto che il pa-drone di casa, in una serata par-

ticolarmente calda, cogliendo il disagio degli ospiti, non ne dia il via, ma dovrebbe essere un caso eccezionale.

Al termine del pasto, alzatevi da tavola un attimo prima della dama, per aiutarla a scostare la sedia. Gli uomini, che – come ho detto – si siedono per ultimi, sono i primi ad alzarsi in ristorante, aiutando poi le donne a rivestir-si, però in casa si aspetta che si alzi per prima la padrona di casa. A tavola con dignità

Con un minimo di senso critico, su come le persone si comportano a tavola, si arriva a conoscere la loro provenienza sociale. Da come impugnano le posate, a come por-tano il cibo alla bocca, da come affrontano le pietanze nel piatto, a come sorseggiano le bevande, s’intuiscono tipologie umane ed estrazioni sociali. Occhio ragazze e anche voi ragazzi!

Non si inizia a mangiare appena arriva il piatto, ma solo quando tutti sono serviti, e non occorre ostentarlo ai presenti (dovrebbe essere un atto naturale, meglio immergersi in una bella conversa-zione nel frattempo). Non si deve cedere al fatto che «sennò si raf-fredda» né s’invita nessuno a farlo con quella scusa. E avviso le ragaz-ze: se vedete che il vostro lui non si cura di ciò, o gli fate un corso speedy di buone maniere o dovete aspettarvi il peggio da lui anche in altre situazioni.

Il bon ton dice che, in ristorante, neanche tra amici si domanda «vuoi assaggiare dal mio?» né lo si pre-tende, pescando bocconi dal piat-to altrui. Solo ai fidanzatini, in una cenetta intima, è concesso, ma con discrezione, scambiarsi degli assag-gi, ma avrebbe un significato...

Non si deve toccare il cibo con le mani, tranne il pane ed alcuni

frutti.Non si deve mai mangiare il pane

tenendo la fetta intera in mano, ma è buona regola mangiarlo spez-zettando la fetta in piccoli boccon-cini e portare gli stessi in bocca. Lo stesso vale per i grissini che non vanno mai morsicati.

Quando in tavola è messo il piat-to di portata, non si va a caccia del boccone migliore, rimestando tutto, perché è molto scortese nei confronti degli altri; si pesca quel-lo che capita davanti, e gli ometti, con eccelso atto di cavalleria, si sacrifichino per cedere alle loro dame il pezzo più gustoso!

A bocca piena non si parla e non si beve. Prima di bere e dopo aver bevuto, bisogna pulirsi le labbra con il tovagliolo: prima per non lasciare sgradevoli impronte sul bicchiere e dopo per asciugarsi la bocca.

E’ bene evitare tutto quello che può dare il sentore di voracità e ingordigia; non bisogna impegnarsi solo nel soddisfare lo stomaco, ma-gari estraniandosi dalla conversa-zione, il cibo va gustato. Di là dalle buone maniere, c’è una teoria psi-cologica riguardo all’approccio al cibo e le femminucce ne dovreb-bero tener conto per capire con chi hanno a che fare.

Vietato giocherellare con le po-sate, la mollica del pane o con tutto ciò che è in tavola. Non si chiede uno stuzzicadenti, orrenda la scena della pulizia dei denti in tavola! Non si usa il cellulare né si mandano messaggini ad altri, ma questa è una predica che tra i gio-vani non trova eco alcuna …

Infine, il galateo moderno dice che non si pianta la compagnia per andare a fumare, lasciando come pali gli amici non fumatori… è duro ma tant’è, se vogliamo seguire le regole della buona creanza…

A TAVOLA: LE BUONE MANIERE SI APPREZZANO

IL GALATEO

La Comunità palmese si è arric-chita oggi di un nuovo medico di famiglia nella persona della Dott.ssa Maria Lopresti, medico chirur-go, specialista in Medicina Genera-le, che ha prestato servizio in pas-sato presso la divisione di pediatria del presidio ospedaliero di Poliste-na, già presente sul territorio da venti anni (di cui dieci su quello palmese) quale titolare di guardia medica e perciò sempre vicina alle necessità ed ai problemi di salute della gente. Palmese di origine e conferma di una lunga e presti-giosa tradizione familiare: nipote del dottor Salvatore Lopresti e del compianto Dott. Vincenzo Gentile e figlia di Ciccio Lopresti, amato da tutti per la sua grande disponibili-tà. La dottoressa non trascurerà di essere oggi più che mai al servizio di chi vorrà farsi assistere da Lei presso il proprio studio in via TE-VERE n. 1, ANGOLO PIAZZETTA DEL SOCCORSO. A PALMI RC

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

sAlutE E BEnEssERE

di Carmela Gentile

Ci siamo! L’inverno è alle spalle. Estate, sole, mare, vita all’aria aperta. Come ogni anno, non vedevamo l’ora di toglierci tutti quegli strati di in-

dumenti e, finalmente, di far respirare le nostre candide terga. Ma, un attimo, come ci si prepara alla prova costume? Come ogni anno si da’ il via a diete, faticate in palestra e sacrifici vari. Tutto pur di giungere in forma al fatidico appuntamento.

Gli studi dei dietologi brulicano di pazienti, le riviste di moda trasu-dano di diete, le farmacie ed erboristerie di prodotti dietetici. Nasce un vero e proprio business sulla forma fisica. Un famoso dietologo nutrizionista, di recente ha rilasciato un’intervista provocatoria, affermando che gli studi dietologici dovrebbero essere chiusi “per legge” da marzo a settembre. Si, perché le diete dell’ul-tima ora fanno più danni dello tsunami in Giappone ed, in fin dei conti, causano un effetto boomerang che sfascia il metabolismo e regala a tempo record alla vittima, più chili di quanti ne aveva faticosamente persi. Ultima trovata del momento è la dieta del sondino.

Cioè, come se non bastasse la tortura intrinseca di ogni dieta, l’ultimo diktat della dietologia moderna impone che ci si infili un sondino nel naso e, attraver-so esso ci si nutra solo ed esclusivamente di liquidi, pare che funzioni. Ovvio che funziona! Ma dopo si è pronti per entrare direttamente in un reparto di Rianimazione.

I dietologi Americani invece, sono i promotori della dieta “a zona”, della dieta “Scardsale” e della dieta della “piramide alimentare”. Sono delle diete assolutamente sbilanciate, che prevedono una introduzione massiva di pro-teine a spese dei carboidrati e dei lipidi; si dimagrisce, questo è certo! ma all’assunzio-ne di un semplice biscotto ci si gonfia come un pallone ed il recupero dei tanto odiati “chili di troppo” è assicurato. Oltre al fatto che, l’organismo è costretto a far lavorare il doppio i propri reni per smaltire una tale scorpacciata di proteine, con possibili dan-ni a lunga scadenza.

Le persone in sovrappeso, ed in partico-lare coloro che lo sono costituzionalmen-te, dovrebbero, prima di affidare la loro preziosa vita (ce n’è una sola) a quello di turno che promette miracoli, fare un cor-so accelerato di dietologia. Ci vorrebbe una sorta di patente dell’obeso, prima di imbarcarsi nella sconsiderata impresa di una dieta squilibrata. L’organismo anima-le, ed in particolare quello umano, che è il principe del regno animale, è come un sofisticatissimo e delicatissimo orologio svizzero. Le leggi che ne regolano il fun-zionamento rispondono innanzi tutto ad un principio fondamentale: l’omeosta-si. Omeostasi significa conservazione ad ogni costo dell’equilibrio. Pertanto, se il nostro organismo “si accorge” che lo vo-gliamo fregare, cioè se si trova a lavorare in ristrettezze, fa di tutto per risparmia-re: rallenta i processi metabolici, utilizza le scorte rapide e superflue, demolisce le scorte proteiche di quella formidabi-le banca che sono i muscoli. Insomma fa di tutto pur di preservare la sua adorata, ghiotta scorta di lobuli adiposi. Il risulta-to di tutte queste furberie adottate da madre natura pur di preservare le sue adorate creature è che, se noi abbiamo perso dieci chili, sette sono di massa ma-gra (muscoli), tre sono di massa grassa. Se noi ne riprendiamo sette, cinque sono di massa grassa, due sono di massa magra. Insomma, l’organismo si impoverisce di tessuti nobili, i depositi di grasso vanno a nozze e l’equilibrio della nostra macchina perfetta va a farsi strabenedire.

Ma allora …. gli obesi sono senza speranza! No, fortunatamente non sempre è così. Certamente, la lotta con la propria costituzione fisica è spesso una lotta impari ma, esistono delle re-

gole che, se rispettate ci consentono di raggiungere un onorevole compromesso tra forma fisica e benessere. Innanzitutto le diete devono essere trasformate in “regime alimentare”. Cioè, non solo è dannoso, ma anche controproducente imbarcarsi in una dieta “Selvaggia”; pertanto, sempre dietro consiglio di un bravo medico è opportuno seguire una dieta equilibrata, non restrittiva e personalizzata. E’ necessario bere molta acqua, eliminare le bevande gassate e gli alcolici e fare tanto moto. Se ci si abitua a camminare a passo spedito per trenta minuti al giorno in aerobiosi, cioè senza andare in debito di ossigeno, l’organismo comincia ad intaccare le proprie scorte grasse, mentre la massa muscolare (massa magra), ben idratata, ossigenata e nutrita dal moto, aumenta. Ne consegue un dimagrimento più moderato, ma sicuramente l’organismo ha un aspetto più sano e la perdita di peso è duratura. Un ultimo consiglio a chi vuol fare la lotta ai chili di troppo è quello di “concedersi”, ogni tanto un piccolo premio: una pizza, un gelato, un dolcino. Insomma qualcosa di succulento che riesca ad “ingannare” il nostro organismo e che lo convinca che non è a dieta!

Buon divertimento allora e, coraggio, combattiamo questi chili superflui.

LA MORTE TI FA BELLA

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itinERARi

Palmi per la sua peculiare ed unica collocazione geogra-

fica offre possibilità turistiche ancora inespresse,ha una costa incontaminata rocciosa “amal-fitana” che si distende dallo scoglio dell’ulivo fino a Bagnara, una spiaggia lunga ed immacola-ta da Pietrenere fino al Petrace da poter utilizzare per nuovi in-sediamenti turistici, lidi e cam-ping, una spiaggia caratteristica e marinara con un porto da far

LE TERRE DELLA FATA MORGANA

decollare, una campagna verde piena di secolari ulivi, e soprat-tutto il tracciolino una piccola traccia che, pedemontana, uni-sce Palmi a Bagnara e soprat-tutto Palmi al Sant’Elia, porta naturale dell’Aspromonte.

Da anni mi prefiggo di tra-sformare questo territorio e soprattutto il tracciolino (nelle carte italiane identificato come sentiero azzurro) da sentiero impervio e pericoloso in un am-biente idoneo a far sviluppare un turismo diverso, legato al Trekking e alla passeggiata eco-

logica inserita in un territorio vergine da scoprire ed amare.

Il sindaco di Reggio Calabria l’architetto Demetrio Arena identifica nelle Terre della Fata Morgana un territorio che da Reggio seguendo tutta la costa tirrenica arriva fino a Taurea-na di Palmi e questo territorio lo raffronta alle Cinque Terre e alla riserva dello Zingaro.

Che cosa offre la regione del-le Cinque Terre: tutta una se-rie di sentieri che si portano in alto fino ad una altezza di 1400 metri e soprattutto terminano

in punti di ritrovo collegati fra loro da un servizio in ferrovia che collega La Spezia a piccoli paesi della costa Riomaggiore, Vernazza fino a Monticello.

Battelli ogni venti minuti tra-sferiscono i turisti nelle varie stazioni dei paesi con riferimen-to costante alla città più grande che è La Spezia.

Lì è presente ogni anno un tu-rismo internazionale perenne-mente in crescita.

Cosa offriamo noi? tutto quel-lo delle Cinque Terre elevato al quadrato: la ferrovia e le stazio-

Tu esisterai nel tempo quando io sarò solo memoria.Muteranno le piante e i fiori che abbracciano le tue fiancate di rocciaMuteranno gli uccelli che allieteranno le tue stagioniSolo il mare sarà sempre lo stessoAnch’io sarò sempre lo stesso da uomo trasformato in ricordoE forse in lare domestico Leonida Repaci

di Gianfranco Lucente

Suggestivo panorama sullo stretto.

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itinERARi

ni, piccoli porti turistici ed im-barcazioni ed un paesaggio che è unico al mondo rappresenta-to dallo Stretto di Messina,due mondi che si incontrano, l’Etna, le isole Eolie, il chilometro più bello d’Italia il lungomare di Reggio e la zona del tracciolino con i suoi sentieri, i suoi parchi, le sue aree archeologiche, la casa della Cultura e la bellezza unica dei nostri posti la Marinel-la, la baia du Lioni, Cavaianculla una delle spiaggie più belle d’I-talia dal punto di vista paesag-gistico, solo per parlare delle attrattive paesaggistiche, cultu-rali, folkloristiche e storiche del territorio di Palmi.

In una richiesta di sintesi, per la pagina di un articolo, descrivo il mio programma in pochi pun-ti senza essere prolisso e con il desiderio di collaborare con tut-te le persone di buona volontà nella speranza di uno sviluppo turistico di questo territorio.

Non é questione di risorse ma é piuttosto questione, come di-cevo, di volontà unita alla ca-pacità di progettare il futuro avendo ben presente che, per l’avvenire, i fruitori del terri-torio non saranno più turisti di ritorno, ma turisti consapevoli, poco disposti a sopportare il pressappochismo che contrad-distingue la nostra offerta turi-stica.

Stiamo predisponendo con il Gruppo Escursionistico d’Aspro-monte di Reggio Calabria tutta una fitta reti di sentieri serven-doci di carte topografiche ag-giornate e di servizi fotografici e avendo cura di segnalare le pendenze,le lunghezze e le dif-ficoltà escursionistiche espresse in E dei tracciati da percorrere a piedi, in bicicletta o in alcuni tratti a cavallo.

-Si parte quindi dal sentiero più importante quello del trac-ciolino che deve iniziare da Tau-reana centro storico di notevole importanza ed arrivare fino al Centro Presenza di Don Misiti sui piani della Corona (descritto dal sottoscritto nel numero 7 di MadreTerra.

Il Parco ha bisogno di poche cose: sistemazione del tracciato da Palmi fino a Bagnara con me-todi rigorosamente tradizionali.

Utilizzo di ingegneria natura-listica.

Allestimento di sentieri che scendono fino al mare.

In punti strategici posizionare tre cannocchiali che consenta-no di vedere la Sicilia e le isole Eolie.

Ripristinare la chiesa della Madonna delle nevi ed opifici adiacenti.

Realizzare una sala multime-diale che proietti filmati com-mentati sulle risorse e bellezze del nostro territorio, realizzare in prossimità di quest’ultima il museo della pesca del pesce-spada e il museo della ceramica.

Istituire una cooperativa per la gestione del parco.

Istituire una scuola di Trek-

king e di ferrata in alcuni punti del tracciato prendendo come esempio, poiché naturalistica-mente a noi vicini, la riserva dello Zingaro e le Cinque Terre.

Predisporre un piano comuna-le per la realizzazione di un pro-getto turistico, da realizzare da Pietrenere fino al Petrace, affi-dando a cooperative di giovani la gestione di camping-ristoran-ti e pizzerie, lidi attrezzati ed in sicurezza.

Ridare vita alla Tonnara ed al porto creando un villaggio tu-ristico accogliente e vivibile in tutte le ore del giorno e della notte con comunicazioni facili con la cittadina di Palmi e rea-lizzare strutture che si possano paragonare a quelle di Calvi in Corsica.

Permettere a cittadini con case di proprietà, dalla Mari-nella alla Tonnara nell’area co-stiera, sfitte nel periodo estivo e quindi inutilizzate, di potersi unire in rete per aumentare la ricettività del posto.

Predisporre con il servizio PPM nel periodo Maggio-Settembre un collegamento giornaliero che permetta ai turisti dell’area di Tropea di visitare le nostre zone e viceversa.

Utilizzare la vecchia autostra-da da Palmi a Bagnara e Scilla realizzando un sentiero dell’a-more come nelle Cinque Ter-re e con una serie di pulmini dare la possibilità agli amanti di Trekking di conoscere con guide esperte il territorio dell’Aspro-monte.

Abbiano identificato sentieri che si collegano fra loro, ma che soprattutto possono terminare in punti chiave per i collegamen-ti tramite ferrovia e battelli che devono essere indispensabili per un razionale e semplice utilizzo turistico senza macchine od al-tri mezzi dei servizi del Parco delle Terre della Fata Morgana.

Arrivo in aereo, pernottamen-to soprattutto a Reggio Calabria per una presente buona ricet-tività, trasferimento attraverso trenino degli escursionisti nelle diverse località del parco ed eventuale pernottamento, uti-lizzazione dei nostri alberghi, ristoranti appositamente creati in relazione allo sviluppo turi-stico della zona e del momento.

Si identificano nel lavoro ini-ziale questi sentieri consideran-do solo il territorio di Palmi,di Seminara e di Bagnara in parte relativamente a quella del trac-ciolino e delle spiagge costiere.

Sentiero N. 2 la valle delle Saline descritta dal sottoscritto nel N. 3 di MadreTerra

Sentiero N. 3 da Palmi a Semi-nara fra gli ulivi attraversando il sottopassaggio dell’autostrada e giro turistico di Seminara anti-ca, la Chiesa bizantina e quella della Madonna dei poveri ed al-tre da poco restaurate, il centro delle botteghe delle ceramiche.

Sentiero N. 4 da Seminara in bicicletta fino a San t’Eufemia D’Aspromonte nel tracciato della

vecchia Ferrovia Calabrolucana.Sentieri N. 5 che collegano i

tre tracciolini disposti in piani diversi lungo la montagna e col-legarli fra loro fino al Sentiero dell’acqualivi.

Sentiero N. 6 che collega il centro Presenza attraverso il sentiero dell’acqualivi al pano-rama delle Tre Croci e giù attra-verso la scalinata fino a Palmi

Sentiero N. 7 dal tracciolino dopo l’acquedotto ed il casta-gneto lungo una antica traccia a gradoni fino alla casa Iannelli e allo sbocco al mare più facile alla spiaggia di Seminara.

Passaggio lungo costa dalla spiaggia di Seminare a quella du Liuni e di Cavaianculla

Ripristino della ferrovia di Ca-vaianculla: punto strategico per gli escursionisti più avventurosi che vogliano scalare il monte fino ai piani della corona.

Ferrata per specialisti sul co-

stone prospiciente il porto di Bagnara.

Percorriamo in questo mo-mento il sentiero più difficile quello morale che deve permet-tere ai nostri figli di tornare alla loro terra natia.

Le ferrate devono essere tentate dai giovani e solo loro potranno cambiare questo ter-ritorio devono mettere in rete la loro energia, la loro cultura, la loro fantasia, la loro voglia di cambiare, il loro entusiasmo e la loro bellezza e quando il sin-daco di Reggio Architetto Demi Arena ci richiederà il resoconto di quanto fatto per mettere in rete tutte le nostre possibilità turistiche espresse e da espri-mere, ci inorgoglirà dire abbia-mo questo gruppo di giovani... ed avremo vinto.

Il popolo che non ha più sogni è destinato a soccombere e mo-rire.

Vista panoramica della strada della Marinella, vista dal Sant’Elia.

Immagine scattata dalla strada del Tracciolino: La Villa e la Cittadella.

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mondo scuolA

di Nella Cannata

La cultura del sapere motorio rappresenta il pre­requisito fonda­mentale per l’acquisizione di corretti stili di vita e riveste una

grande importanza nella formazione integrale della persona sin dalla primissima infanzia.” Partendo da tale convincimento e proponen-dosi l’obiettivo di valorizzare e potenziare l’educazione motoria nella Scuola dell’Infanzia, la Prof.ssa Francesca Surace , docente del 2° Circolo didattico “San Francesco” di Palmi, ha proposto e sviluppato, nell’anno scolastico appena concluso, il progetto: “Non solo caprio-le…Fantagiocando insieme”.

Si tratta di un percorso di psicomotricità, destinato ai bambini di 4 e 5 anni di tutto il Circolo, che si è svolto in orario curricolare ed extracurricolare, ha coinvolto tutte le insegnanti e i collaboratori sco-lastici dei vari plessi e si è concluso con una grande manifestazione tenutasi al campo di rugby il 4 giugno scorso.

In tale giornata i bambini hanno gareggiato tra loro, misurandosi in un percorso ad ostacoli che li ha immensamente entusiasmati anche per il contesto magico nel quale si è svolto. Il campo sportivo si è, in-fatti trasformato per l’occasione, in un fantastico bosco popolato da piccoli animali che i nostri bambini hanno aiutato procurando loro il cibo dopo aver superato prove di abilità motoria. Le scenografie (sie-pi, castelli, stagni, alberi ecc) che hanno caratterizzato l’ambiente, sono state costruite in sezione con materiale di recupero, sensibiliz-zando gli alunni ad utilizzarlo in modo corretto e ad evitare gli spre-chi. Attraverso questi nuovi giochi i bambini hanno potuto dare libero sfogo alle loro abilità, superare le loro paure e prendere coscienza del valore del proprio corpo.

Contemporaneamente alla gara si è svolta una mostra mercato di manufatti che i bambini hanno prodotto nel corso dell’anno e che sono stati venduti per incassare danaro utile a fronteggiare le spese di gestione delle scuole, sempre più impoverite in seguito ai recenti tagli inferti dal ministero.

L’evento ha richiamato un gran numero di persone e ha avuto gran-de successo tra i bambini che dimostravano allegria e soddisfazione, rappresentando di fatto una vera opportunità per vivere insieme un’ esperienza nuova ed entusiasmante.

Si ringraziano gli sponsor della manifestazione: “Ago informatica” di Rocco Ortuso, l’Associazione “Prometeus” e l’Associazione “Ma-dreterra” per aver gentilmente concesso cappellini e medaglie.

“Non solo capriole…Fantagiocando insieme”

La Scuola dell’’Infanzia del 2°Circolo didattico di

Palmi partecipa il grande evento per la chiusura dell’anno scolastico 2010\11

sabato 4 giugno dalle ore 10,30 presso il campo di Rugby svolgimento del progetto di psicomotricità

“Non solo capriole … fantagiocando insieme”

con mostra mercato dei lavori dei bambini. Coordinatrice del Progetto ins.Francesca Surace Dirigente Scolastico Prof .Annunziato Santoro

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mondo scuolA

“Non solo capriole…Fantagiocando insieme”

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intoRno Allo sPoRt

Un ringraziamento per la collaborazione a Mario Chiap-palone

di “i ragazzi del ‘76 e dell’80”

È importante sapere quanto Santo Gagliostro

abbia dato alla pallacanestro Palmi.

Lui ha cominciato a giocare molti anni prima di me. Penso che giocasse già alla fine degli anni ’40 avendo come compagni di gioco Peppino Di Francia, il prof. Sarlo Gigi, l’avv. Augimeri, il prof. Barbaro, l’avv. Albane-se, l’avv. Palumbo, Bonaccorso, Alessio, Baietta…

Tutti questi poi hanno molla-to, mentre Sarlo e qualche al-tro, hanno continuato a gioca-re con noi giovani (io, Mavilla, Lacquaniti, Donati, Giacomo Arena, Donato, Gelardi, Mim-mo Arena, Repaci e altri di cui non ricordo i nomi).

La società a cui noi eravamo legati, era il Centro Sportivo Italiano e il presidente della società è sempre stato il prof. Di Francia.

Abbiamo disputato in quegli anni (’50-’60) vari campionati di serie “C”.

Nel 1954, dopo aver sconfitto tutto il meridione (Campania, Basilicata, Puglia, Sicilia e Sar-degna), abbiamo disputato le fi-nali nazionali del C.S.I. a Reggio Emilia.

In quest’ultimo periodo e, negli anni successivi, Santo Ga-gliostro, avendo raggiunto una certa età, ha smesso di gioca-re e ha intrapreso l’attività di allenatore del mini-basket. At-tività che ha svolto in maniera brillante per diversi anni.

Parlare del Prof. Santo Gaglio-stro non è, per i tanti straor-

dinari e indimenticabili motivi, un impresa facile, in quanto da sem-pre tanto ha dato con il suo impe-gno umano e quotidiano a diverse generazioni di giovani e ragazzi. Il ricordo si spinge indietro di tanti anni (oltre 30 anni) con lieti episodi e frammenti di vita vissuta nell’im-parare non solo a praticare sport (nella fattispecie la pallacanestro), ma ad avere condivisione ed inse-gnamenti di serena vita adolescen-ziale, fatta di sana principi morali, umani, sportivi e di comportamen-to.

I ricordi si spingono al lontano 1976-77 quando, nel desiderio di di-vertimento e nel voler praticare la pallacanestro, ci iscrivemmo al cor-so di mini-basket della Pallacane-stro Palmi, ospitato, in quegli anni, dalla palestra della scuola media T. Minniti. Eravamo 12 entusiasti ra-gazzi che si divertivano a ritrovarsi in un “sano ambiente” ed a condi-videre idee, opinioni, spirito sporti-vo ed iniziative, guidati e seguiti dal Prof. Santo Gagliostro.

Antonio e Salvatore Tilieci, Santi-no Riganati, Antonio Malgeri, Gae-tano Filippone, Gigi De Maio, Mim-mo Surace, Alfonso Recordare, Demetrio Malgeri, Enzo Taverriti, Roberto Pipino, ed altri amici…(con i quali ci scusiamo a non ricordare tutti i nomi).

Erano 3 gli appuntamenti set-timanali pomeridiani (dalle 17.00 alle18.00) che ci portavano a con-dividere momenti di sport autenti-co con gli altri coetanei dell’epoca; tanti dei quali ancora oggi condi-vidono non solo i ricordi ma an-che idee, stima, rispetto, lavoro ed amicizia sincera. Purtroppo di alcu-ni non abbiamo più avuto notizie, ed anche i loro nomi stentiamo a ri-cordare. Ma di sicuro non possiamo dimenticare l’umanità, i tanti buoni consigli, le teorie, i modi, gli inse-gnamenti di gioco, la benevolenza e l’affetto sincero, nonchè il compor-tamento sportivo e rispettoso da tenere nei riguardi degli avversari, che il Prof. Santo Gagliostro (nostro allenatore) ci ha sempre insegna-to e cercato di trasmetterci in quel periodo, con forza, impegno ed ab-negazione. Non solo nel praticare la disciplina del basket ma anche al di fuori dell’attività sportiva abbia-mo da sempre nutrito nei confronti del Prof. Santo Gagliostro un affet-to speciale e sincero, attratti, come eravamo, da quella benevolenza che sentivamo viva e presente in ogni momento. Un ricordo su tutti: Spesso la sua indistruttibile Fiat 500 diventava, per noi ragazzi del mini-basket, un piccolo-grande mezzo di “accompagnamento collettivo”. In-fatti, finiti gli allenamenti, quando i nostri genitori, per sopraggiunti impegni, non venivano a prenderci ci accompagnava a casa il NS Pro-fessore (abitavamo quasi tutti in centro), stipati anche in 5 ragazzi come eravamo (a rischio “verbale” per sopranumero - 3 nel sedile po-steriore e 2 in quello anteriore oltre al Professore...) in quella incredibile e piccola vettura, ma che diventava

“APPUNTI E RICORDI DI VIAGGIO” SUL PROF. SANTO GAGLIOSTRO

per noi “grande ed accogliente” e che, soprattutto in quelle giornate fredde e piovose, ci faceva sentire ancora più straordinariamente uni-ti, vicini e pieni di vita.

Con il Prof. Santo Gagliostro ab-biamo condiviso ed imparato tante cose: tecnicamente, i fondamentali del basket che ancora oggi, malgra-do la non più giovane età, quando ci capita di giocare a pallacanestro ricordiamo e mettiamo in prati-ca, non senza il pensiero rivolto a quei bellissimi momenti e pomerig-gi passati ad allenarsi in palestra in-sieme agli amici dell’epoca e con la supervisione del “nostro Professo-re”; umanamente, l’educazione, il rispetto e la stima; oggi motivo per tutti Noi di vanto e di crescita sana.

Altro frammento di vita e di ricor-di è stato il 1980, quando la Poli-sportiva S. Nicola decise, all’inter-no della propria area sportiva, di formare una squadra di pallacane-stro per partecipare ai campionati dilettantistici provinciali, affidando l’incarico di allenatore al Prof. San-to Gagliostro.

In quell’occasione ci ritrovammo con alcuni “vecchi” amici conosciu-ti durante il corso di mini-basket (Enzo Taverriti, Santino Riganati, Antonio Gagliostro, Gaetano Filip-pone, Roberto Pipino… per citare alcuni “afficionados”…) nonché con nuovi compagni di squadra (Mauro Del Sordo, Pino Genua, Saverio Bar-baro, Saverio Saffioti, Enzo Scaglio-la, Peppe Iaria, Rosario Musumeci, Gaetano Boretti, Luciano Previte-ra), con i quali Vi era anche un sin-cero rapporto di amicizia anche al di fuori dell’attività sportiva.

Disputammo 2 anni di campio-nati di basket provinciale di pro-mozione con, a dire il vero, pochi ma “importanti”successi di squa-dra, ma di sicuro con tanto entusia-smo, divertimento, impegno, voglia di vincere, di vivere e di sorridere sempre alla vita, al punto tale che quando vincevamo le partite era

come se avessimo vinto il campio-nato… Impressa è rimasta nella no-stra mente la bellissima vittoria in trasferta a Siderno che era la squa-dra vice-capolista di quel torneo!

I ricordi vanno, soprattutto, an-che a quando ci recavamo in tra-sferta: era un vero e proprio divertimento e sano “umor”, affian-cati (come eravamo) dai simpatici e sempre pronti dirigenti dell’epoca che, con tanto impegno, non ci fa-cevano mancare la loro disponibi-lità, simpatia, allegria ed incorag-giamento. Un pensiero va ai tanti dirigenti che ci accompagnarono in quelle occasioni, ma, sopratutto, ai carissimi ed instancabili Franca Ie-race e Mario Chiappalone; dirigen-ti molto impegnati ed attivi di quel periodo (e non solo a livello sporti-vo ma anche parrocchiale), sempre vicini alle necessità della squadra sia negli incontri casalinghi che in trasferta. Tanto potremmo ancora scrivere… Abbiamo cercato di sin-tetizzare i periodi vissuti in quegli anni in poche righe… non è stato fa-cile, anche perché durante la stesu-ra di quanto riportato, la commo-zione dei ricordi ha spesso preso il sopravvento! E’ la vita che scorre, ma che lascia intatte (nelle nostre memorie) ricordi che non si spe-gneranno mai, di bellezze vissute, che hanno arricchito la nostra ado-lescenza e giovinezza. Una cosa è certa (ne siamo sicuri): Il Prof. San-to Gagliostro con l’esperienza, l’a-micizia, l’umanità, la stima ed il ri-spetto, che ci ha sempre trasmesso e dimostrato, ha costituito, per tut-ti noi, una solida base di insegna-mento e di collaborazione anche con le famiglie nell’insegnamento dei sani principi morali ed educa-tivi.

Grazie Professore, ti vogliamo bene, sarai sempre nei nostri “ver-di” ricordi e nel nostro cuore per tutto quello che di bello, meravi-glioso e straordinario ci hai sempre manifestato ed insegnato!

di Vincenzo Managò

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intoRno Allo sPoRt

Il 25 e 26 Giugno 2011 si è svolto il XIII Trofeo Naziona-le di Tiro con l’Arco, specialità tiro di campagna H+F

24+24 in memoria di Domenico Versace e Antonio Putrino. I due ragazzi a cui è stata dedicato questo trofeo furono due giovani atleti che si dedicarono a questo sport, quando l’arceria Calabrese muoveva i primi passi. Il trofeo è stato organizzato dalla A.S.D. Compagnia Arcieri di Eragon, rego-larmente iscritta alla Federazione Italiana Tiro con l’Arco, facente parte del CONI, nata dalla fusione di tre Società originarie: La Società Arcieri della Stretto, di cui facevano parte i due giovani atleti, La Compagnia Arcieri Palmi, la Compagnia Arcieri Aceste.

La gara, che come anticipato in precedenza, è parte in-tegrante del calendario Nazionale della FITARCO, rappre-senta l’elite delle gare in Calabria, e si è svolta nell’arco delle due giornate, nella splendida cornice offerta dal Mon-te Sant’Elia, con i suoi panorami mozzafiato a strapiombo sul mare, i suoi percorsi sinuosi tra gli alberi secolari ed il profumo dell’erba e dei fiori di campo. Questa specialità prevede la collocazione di 24 Bersagli, situati a distanze comprese tra cinque e sessanta metri, disseminati lungo un percorso che viene coperto a piedi. La gara si svolge in due giornate: il primo giorno denominato “HUNTER” nel qua-le le distanze (da cui viene effettuato il tiro) sono ignote; mentre nel secondo giorno denominato “FIELD” le distanze sono conosciute.

Al termine della gara vengono premiati i primi tre atleti di ogni singola disciplina, più viene assegnato il Trofeo alla prima Squadra Mista.

La caratteristica di questa specialità del Tiro con l’Arco è quella di essere in simbiosi con la natura, senza alcun im-patto ambientale, poiché viene eseguita nel silenzio e nel pieno rispetto della natura stessa, godendo appieno delle bellezze naturali del luogo.

La gara ha avuto un notevole successo, grazie alla parte-cipazione di atleti provenienti da tutta la Calabria e dalla Sicilia e dal resto del territorio Nazionale.

Gli atleti della A.S.D. Compagnia Arcieri di Eragon si sono distinti conquistando diverse posizioni di prestigio, in par-ticolare, con la vittoria di categoria Master Maschile Arco Nudo di Rizzitano Roberto, il quale, grazie al risultato ot-tenuto, al momento risulta qualificato al Campionato Italia-no di Tiro di Campagna. Altri risultati di rilievo sono stati conseguiti da Villari Maurizio, 1° classificato nella catego-ria Seniores Maschile Arco Compaund; Davide Perna che ha ottenuto un 2° posto nella Categoria Arco Nudo Master Maschile; Schipilliti Rocco 2° classificato categoria Seniores Maschile Arco Olimpico e Passarelli Valeria 2° classificata Seniores Femminile Arco Nudo. Per finire, anche il Trofeo è stato vinto dalla A.S.D. Compagnia Arcieri di Eragon com-posta da Rizzitano,Schipilliti e Villari.

Gli Arcieri di Eragon svolgono la loro attività agonistica durante tutto l’anno, cimentandosi nel gare del Campio-nato Indoor 18/25 metri nei mesi da Settembre a Marzo, a seguire nel Campionato di Tiro di Campagna e nel Tiro 3D (molto scenografico per l’utilizzo di Sagome Tridimensionali di Animali che simulano la Caccia), ed in fine il Campionato FITA che si svolge nei campi sportivi ed impegna gli atleti nel tiro a 30-50-70 e 90 metri.

Il prossimo evento organizzato dagli Arcieri di Eragon è la Gara Indoor del 13 Novembre, che si disputerà a Pal-mi, presumibilmente, presso la Palestra Provinciale “Mim-mo Surace”.

XIII TROFEO NAZIONALE TIRO DI CAMPAGNA H+F 24+24

Per tutti coloro che desiderano ave-re ulteriori informazioni su questa atti-vità sportiva, è attivo un Sito Internet raggiungibile all’indirizzo: www.arcieri-dieragon.it, oppure contattando il Pre-sidente della Società signor Giuseppe Magazzù, Via Tre Pizzi S.N. 89015 Pal-mi (RC); Telefono e Fax 096624694, Cell. 3284788577.

di Carmela Gentile e Giuseppe Magazzù

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intoRno Allo sPoRt

Grande entusiasmo sta suscitando negli ambienti sportivi palmesi, la “I^ CORRIPALMI”, prevista per il 17/7/2011, organizzata dalla società “ASD RUNNING PALMI”, in collaborazione con il Comitato Regionale FIDAL Calabria e con il patrocinio del Comune di Palmi. La manifestazione che coincide con l’anno che incorona il 150 anniversario dell’Unità d’Italia, è a buon punto, e i preparativi che lasciano poco al caso, creeranno le premesse per una giornata di grande partecipazione sportiva. La macchina organizzativa è a pieno regime, e i soci Isola, Alongi, Caravelli, Fazzalari, Gullo, Tegano, capitanati dal presidente Franco Solano, cercano di definire gli ultimi dettagli per ben figurare, in una gara stracittadina di 8,4 Km che, vedrà la partecipazione di atleti di spessore nazionale, come Maurizio Leone, del G.S. Carabinieri di Bologna, campione, “Coppa Europa” e “Mondiali Universitari”. E’ prevista, anche, una gara non agonistica di 2,8 Km. La società “ASD RUNNING PALMI”, nata dalla volontà unanime di un gruppo di amici di ogni età, non per scopi prettamente agonistici, finalizzati al raggiungimento del risultato, ma per suggellare un’amicizia tra persone che hanno la stessa passione, è diventata una realtà sportiva di tutto rispetto. Infatti, può vantare tra le proprie fila, un nutrito numero d’iscritti che, con l’entusiasmo che li anima, si regalano momenti indimenticabili, come la maratona di Roma e Berlino. Nel ringraziare la società palmese, per l’organizzazione dell’apprezzabile manifestazione, non ci resta che attendere, per goderci un momento di aggregazione e di alto valore sportivo.

E’ opinione ormai diffusa che lo sport ha perso i suoi

connotati e a tal proposito vie-ne spontaneo chiedersi, se trova ancora “diritto di cittadinanza” nella società sana. Un tempo era considerato una palestra ca-pace, non solo di potenziare il fisico ma, soprattutto, di costru-ire attraverso valori e principi, il carattere e l’animo della perso-na. Era disciplina, sana compe-titività, rispetto dell’avversario e delle regole, lealtà e spirito di sacrificio. Oggi, invece, sta attra-versando una crisi di valori senza precedenti che coinvolge il mon-do sportivo a tutti i livelli, dove raggiri, truffe, intimidazioni, in particolare, nei campionati dilet-tantistici, trovano terreno fertile. Questi avvenimenti deplorevoli, conosciuti ormai da tutti, non sono altro che un esempio ne-gativo di una società che consi-dera l’inganno come essenziale, se con esso si possa raggiungere facilmente la meta. L’uso di que-sto immorale sistema, si può at-tribuire ad ogni \categoria spor-tiva, perché tali dissolutezze, sono praticate indistintamente da dirigenti, allenatori ed atleti. Purtroppo, è cambiato il modo di fare sport, basato sul guada-gno e la vittoria a tutti i costi, non trascurando di calpestare la libertà e la dignità delle persone. Chi vince, ha lo sponsor assicura-to e ciò significa, entrate per la società. Una volta i presidenti e i dirigenti delle società sportive erano modelli da imitare e risorsa per i giovani che crescevano con precise scelte educative. E’un quadro certamente triste e do-loroso per chi crede ancora nella forza educativa dello sport e per chi si è “cibato” di sport vero e genuino. Dopo questa generica premessa, ci sembra quanto mai opportuno focalizzare l’attenzio-ne sullo sport palmese che, for-tunatamente, non si è macchiato si simili “peccati” ma, certamen-te vive momenti infelici. A parte le piccole società di atletica, di danza, le scuole calcio, pallavolo,

Sport: ricoStruire antichi vaLoripallacanestro che, svolgono un ruolo importante per la nostra collettività per l’alto numero di bambini coinvol-ti e per i risultati ottenuti, indub-biamente non è poco ma, tuttavia, dobbiamo pren-dere atto che, ci troviamo”orfani”, cioè scarsamente rappresentati dalle principali squadre locali. Purtroppo, i sacrifici e l’impe-gno degli istruttori palmesi, si rive-la costantemente vanificato, poiché una volta superata l’età adolescenziale, i ragazzi si disinnamorano, abbandonando precocemente, l’attività sporti-va. Queste situazioni, denuncia-no, e non me ne vogliano gli ami-ci, una mancanza di progettua-lità, indispensabile a dare con-tinuità sportiva ai giovani che, una volta fuori quota, rispetto ai campionati prescelti dalla socie-tà, vengono “scaricati”. Ed ecco che poi, decidono di praticare sport amatoriali, organizzando-si in proprio, guidati a volte da qualche adulto che come loro ama muoversi. Qualcuno sostie-ne che, nelle società sportive di oggi, mancano i presidenti e i di-rigenti carismatici del passato, di cui la comunità palmese era or-gogliosa. L’On. A. Veneto, l’avv. L. Cardone, il prof. F. Tigano, prof. Zampogna, dott. G. Suriano, prof. M. Randazzo, il compianto B. Pititto, il Padre Spirituale Don Rocco Iaria, l’indimenticato dott. Lillo Militano, la prof. F. Hjera-ce, il bonario Santo Angì ed al-tri, educatori che consideravano i giovani non un problema ma, una risorsa per la crescita della nostra città. Erano capaci di rivo-luzionare con il loro entusiasmo e coinvolgimento la vita dei ragaz-zi che partecipavano all’attività sportiva con eccellenti risultati, anche negli anni universitari. Se

il pensiero nostalgico è rivolto al ricordo di queste persone spe-ciali che, hanno sempre sacri-ficato le loro tasche per amore dello sport, vuol dire che hanno lasciato nel cuore e nella mente di chi ha avuto il privilegio di co-noscerli valori che vanno al di là dallo sport. E’ rimasto inalterato nel tempo, l’affetto nei loro con-fronti, da parte dei tifosi e degli atleti palmesi. Sono molti i ricor-di che ci legano agli straordinari presidenti e dirigenti. Sapevano bene che la crescita sportiva e umana, se beneficiava di un am-biente sano, poteva evolversi po-sitivamente in tutte le sue com-ponenti e loro da attenti osser-vatori, prendevano le distanze, a volte con drastiche decisioni, da situazioni che avrebbero in-fluito negativamente sui ragazzi. I collaboratori scelti (allenatore, massaggiatore, custode, ecc,) dovevano essere rigorosamente in linea con le regole della socie-tà. Oggi, non è più così; quello che conta è portare a termine i campionati, come, non ha im-portanza. Il giovane si sente un numero, utilizzato a piacimento di chi lo gestisce. I motivi, per i quali Palmi, non riesce più ad avere squadre importanti e at-leti di un certo spessore, forse, stanno proprio in questa lettura.

di Rocco Cadile

I° CORRIPALMI

L’On. Armando Veneto con i suoi “ragazzi”

L’avvocato Luigi Cardone

Don Rocco Iaria

Un Sogno lungo tutta la vita!

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38Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

PARlAndo di musicA

Il 4 luglio del c. a. accademico si è brillantemente diplomato in pianoforte presso il Conservatorio di musica “F. Cilea” di Reggio Calabria, con 10, lode e menzione d’onore, un giovane di Palmi che ha già

un curriculum di tutto rispetto: Federico Idà.Recentemente il giovane si è anche esibito in alcuni Comuni della Piana, tra i quali Polistena, per l’As-

sociazione musicale “Nosside”, in collaborazione con l’Amministrazione Comunale.Nel “Salone delle Feste” del Palazzo Municipale, Il pianista si è cimentato in alcuni capolavori della

letteratura pianistica (L. Van Beethoven: op. 57; F. Chopin: notturni op. 15 n.1, op. 27 n.1 e la Polacca op. 53; J. Brahm: rapsodia op. 119; M.P. Moussorgsky: “Quadri di una esposizione”) rivelando notevole maturità tecnica ed espressiva.

Ma ciò che piace di Federico Idà è la sua capacità comunicativa, dovuta a innata sensibilità e gusto musicale che fa sì che egli si immedesimi totalmente nei brani interpretati, pur rispettando lo stile e le intenzioni degli autori. E ancora, la cura e raffinatezza del fraseggio musicale, cosa inconsueta per un musicista così giovane d’età.

Con padronanza tecnica, Federico Idà ha ben reso la dialettica beethoveniana dell’ “Appassionata”, caratterizzata dagli improvvisi passaggi virtuosistici e dai cambiamenti agogici e dinamici che le conferi-scono carattere altamente drammatico; assorto e quasi rapito, invece, nei i momenti cantabili e più intimi dell’ “Andante con moto” (II movimento) e dei notturni chopiniani, come per ben controllare e “calibrare” il tocco; infine, brillante nella celeberrima Polacca 2Eroica”, con la quale ha chiuso la prima parte del programma.

Ancora più trascinante la seconda parte, in cui il giovane pianista ha dato il meglio di sé in brani impe-gnativi quali la rapsodia di Brahms e i “Quadri di una esposizione” di Moussorgsky.

I diversi ritratti musicali dei disegni di Victor Hartman, a cui sono ispirati i 10 brani che compongono l’opera, sono stati resi in modo vivo e “coloristico”, mai banale e scontato, oltre che tecnicamente inec-cepibile.

Applaudito a lungo e più volte richiamato dal pubblico presente, il giovane è stato elogiato dall’Asses-sore alla Cultura del Comune di Polistena, Dr. Marco Policaro.

CURRICULUM

Federico Idà è nato a Locri il 27-8-1992 (19 anni ancora da compiere) e risiede a Palmi. Ha iniziato gli studi musicali a 8 anni e li ha proseguiti presso il Conservatorio di musica di Reg-gio Calabria, nel corso tradizio-nale del vecchio ordinamento didattico, sotto la guida della prof.ssa Rosa Inarta. Ha seguito diversi corsi di per-fezionamento e master-classes internazionali con Maestri di chiara fama: Aquiles Delle Vi-gne, Vincenzo Balzani, Marcella Crudeli, Natalia Trull, Vsevolod Dvorkin e Cristiano Burato.Dal 2004 è vincitore di diversi primi premi e primi premi asso-luti, per la sua categoria d’età, in Concorsi pianistici nazionali ed internazionali con importan-ti componenti e Presidenti di Giuria (Daniel Rivera, Vincenzo Balzani, Marcella Crudeli, Giu-seppe Albanese ecc).-Anno 2004: I° Premio al Con-corso naz. di Cerisano (CS); - anno 2005: I° premio assoluto al “ Virginia Centurione Bracelli “ di Reggio Cal.; I° premio al “ Città di Barcellona Pozzo di Gotto”; -anno 2006: I° Premi Assoluto all’ “ Hyperion” di Ciampino e al “ P. Benintende “ di Reggio Cal.; I° premio al “ Città di Bar-cellona Pozzo di Gotto”;- anno 2007: I° Premio al “P. Benintende” di Reggio Cal. e al “ Città di Palmi “ (con asse-gnazione del Premio Speciale “ N. Lojercio” per giovani talenti nella serata di premiazione);-anno 2009: I° Premio al “ J.S.Bach” di San Calogero;- anno 2010: I° Premio al “P. Benintende” di Reggio Cal.Nell’anno in corso 2011: I° Premio all’A.M.A. Calabria di Lamezia Terme e al “ Città di Barcellona P.G.”; I° Premio Assoluto, per la sua categoria, al 4 th “ EUROPEAN MUSIC COMPETITION di Palmi (RC) e alla Rassegna- Concorso dell’E.P.T.A. Italy (EUROPEAN PIANO TEACHERS ASSOCIATION) svoltasi a Roma. A questo giovane virtuoso, nel l’animo e nelle mani, i nostri più sinceri complimenti e….. un “ in bocca al lupo” per una lunga carriera ricca di meritati successi..

FEDERICO IDA’VINCITORE NEL 2011 DI DIVERSI PREMI PIANISTICI

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Anno II - Nr. 19 - Luglio 2011

PARlAndo di musicA

Sade riappare in tutta la sua sensualità e riesplode,

nell’universo musicale, lo spirito r&b che ha contraddistinto tutta la sua carriera.

Dopo 10 anni di silenzio (dal 2000 ndr) torna in sala d’incisio-ne, nel 2010, e tira fuori “Soldiers of love”. Ad un anno di distanza rieccola, in tutto lo splendore di una bellissima 51enne, con una raccolta (la seconda dopo “Best of Sade” del 1994) di brani pre-levati dai suoi 6 lavori preceden-ti e che ingloba due nuovi pezzi “Love is found” e “I would never have guessed”, una cover di “Still in love with you” (1974) dei Thin Lizzy ed un remix di “The moon and the sky” con la partecipazio-ne di Jay-Z.

Sade assimila la vita senza fre-nesie ed il puro carattere africa-no, flemmatico senza pari, con-traddistingue sia le sue canzoni sia il suo stare sul palco. Il Gram-my Awards (ne ha collezionati ben quattro), come “Best New Artist” del 1986 e la definizione datale dal TIME negli anni ’80 di “Queen of cool” sono stati gli omaggi più gratificanti per la star anglo-nige-riana, oltre, ovviamente, alla in-calcolabile quantità di dischi ven-duti nel mondo (53.000.000).

“The Ultimate Collection” è il titolo della nuova raccolta e ri-scuote consensi sia da parte dei fans (abbastanza) datati, sia da parte delle nuove generazioni che apprezzano la fusione di una voce sensuale con i ritmi e le musica-lità tipiche di un r&b che viaggia ai confini del più classico Rhythm n‘Blues, con ricercatezza di suoni e sfumature non tradizionali.

“Love is found”, è un concen-trato perfetto dello stile sadeia-

SADEno. Atmosfera noir, ritmo piace-vole, non molto veloce, intro da suspance… da ascoltare ad occhi chiusi…

Un cenno particolare va fatto an-che al video che accompagna que-sto brano. Unico nella sua sempli-cità, incentrato sulla soavità della voce della vocal Sade Abu, è una danza in “bianco e nero”, un gio-co di luci ed ombre, un intrecciar-si di figure danzanti che si fondo-no con la musica. Semplicemente avvolgente!

La riscoperta in Italia delle sue sonorità è stata preceduta anche dall’esibizione del 6 maggio scor-so a Milano (Forum di Assago), un ritorno, nel Bel Paese, atteso ben 17 anni (1993 – Palatrussardi ndr.).Grazie, splendida Sade.

Tracklist

CD 1“Your love is king”“Smooth operator”

“Hang on to your love”“The sweetest taboo”

“Is it a crime”“Never as good as the first time”

“Jezebel”“Love is stronger than pride”

“Paradise”“Nothing can come between us”

“No ordinary love”“Kiss of life”

“Feel no pain”“Bullet proof soul”

CD 2“Cherish the day”

“Pearls”“By your side”“Immigrant”

“Flow”“King of sorrow”

“The sweetest gift”“Soldier of love”

“The moon and the sky”“Babyfather”

“Still in love with you”“Love is found”

“I would never have guessed”“The moon and the sky (remix)(con la partecipazione di Jay-Z)“By your side” (Neptunes remix)

Trijntje Oosterhuis, Amsterdam 5 Febbraio 1973, per il suo ultimo lavoro fa le cose in grande, scomodando addirittura Burt Bacharach ed una folta schiera di musicisti dell’industria musicale americana con la benedizione della storica etichetta BLUE NOTE.

Registra presso il famoso Capitol Studios con il jazzista John Clayton e la sua pluripremiata big band, avvalendosi del “sommo” produttore Al Schmitt già testato in passato dai Toto, Ray Charles e Neil Young.

Caratterizzato da un morbido e rilassato soul-jazz e già considerato il “best­seller” dell’ artista olandese, Sundays in New York non è solo un grande al-bum, ma a tutti gli effetti la sua novità più interessante sino ad oggi.

Canzoni come Ain’t Nothing Like The Real di Marvin Gaye e Tammi Terrell (qui in duetto con Frank McComb) e People Get Ready di Curtis Mayfield an-che se molto vicine alle versioni originali, sono arrangiate con molto gusto.

Lo stesso si può dire del brano You And I che fu interpretato da Stevie Wonder, in cui Trijntje ci impressiona con le sue capacità vocali.

Estremamente piacevole la versione bossa nova di Another Saturday Night già di Sam Cooke.

A questo punto, non vi resta che ascoltare, io l’ho già fatto e le sensazioni sono notevoli.

Trijntje Oosterhuis- Sundays in New York -

di Cristoforo Bovi

In alto SADE nella cover del suo ultimo lavoro;Sopra un’immagine tratta dal video di “Love is found”

di Paolo Ventrice

www.youtube.com/watch?v=15WDBuvovXo