Madreterra - Palmi e Dintorni - numero 3

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www.madreterranews.it MadreTerra Palmi & Dintorni www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010 PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE OMAGGIO F RE E PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - F FRE E PR ESS - FREE PRESS FREE PRESS - FREE di Paolo Ventrice L a speranza è svegliarsi dal torpore di un inverno tri- ste e duro, segnato da disastri geologici, terremoti, guerriglie urbane, guerre politiche, atti terroristici, politiche inadegua- te, fame, paure, crisi economi- che e quant’altro ci possa esse- re di negativo, col caldo bacio del sole di primavera. Si risvegliano i colori e i pro- fumi portando con sè un po’ di buonumore ed ottimismo; chiudiamo gli occhi un atti- mo... L’odore della resina dei pini di S. Elia... inebriante, misto al profumo del terric- cio inumidito del sottobosco e al colore rosso vivo delle piccole fragole selvatiche... ci muoviamo avvolti dalla fresca brezza tipica del no- stro monte che, via via, si fa più intensa all’avvicinar- si dell’orizzonte colorato di blu. Il nostro mare, maesto- so, musa ispiratrice di cotan- ti scritti, ci prende l’anima e ci sconvolge... LA PRIMAVERA DI PALMI L A NATURA SI RISVEGLIA E RIESPLODONO I COLORI RESTIAMO ESTASIATI DI FRONTE A TANTA BELLEZZA ! L’AUTOSTRADA MALEDETTA Mina Papasidero pag. 7 LA RACCOLTA DIFFERENZIATA Paolo Ventrice pag. 8 MARCELLO “BUITONI” SURACE pag. 12 Francesco Braganò LA CITOLENA pag. 11 Saverio Petitto TOTO’ PARRELLO Rocco Cadile pag. 27 Giovanni Squatriti RESOCONTO DELLA GUARDIA COSTIERA 2009 Sergio Panetta pag. 6 L’EDITORIALE

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Associazione Culturale Madreterra

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www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE

OmaggiO FREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FFREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FREE

di Paolo Ventrice

La speranza è svegliarsi dal torpore di un inverno tri-

ste e duro, segnato da disastri geologici, terremoti, guerriglie urbane, guerre politiche, atti terroristici, politiche inadegua-te, fame, paure, crisi economi-che e quant’altro ci possa esse-re di negativo, col caldo bacio del sole di primavera.

Si risvegliano i colori e i pro-fumi portando con sè un po’ di buonumore ed ottimismo; chiudiamo gli occhi un atti-mo...

L’odore della resina dei pini di S. Elia... inebriante, misto al profumo del terric-cio inumidito del sottobosco e al colore rosso vivo delle piccole fragole selvatiche... ci muoviamo avvolti dalla fresca brezza tipica del no-stro monte che, via via, si fa più intensa all’avvicinar-si dell’orizzonte colorato di blu. Il nostro mare, maesto-so, musa ispiratrice di cotan-ti scritti, ci prende l’anima e ci sconvolge...

LA PRIMAVERA DI PALMILA naTura si risvegLia e riespLodono i coLori

resTiaMo ESTASIATI di fronTe a TanTa beLLezza !

L’aUTOSTRaDa maLEDETTa

Mina Papasidero pag. 7

LA RACCOLTA DIFFERENZIATA

Paolo Ventrice pag. 8maRcELLO “bUiTOni”

SURacE

pag. 12Francesco Braganò

La CitoLena

pag. 11Saverio Petitto

TOTO’ PaRRELLO

Rocco Cadile pag. 27

giovanni Squatriti

RESOcOnTO DELLa gUaRDia cOSTiERa 2009

Sergio Panetta pag. 6

L’EDiTORiaLE

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2Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

l’intervista

MADRETERRA Palmi & DintorniREGISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010Anno 1 - Numero 3 - Marzo 2010 Direttore respons.: Francesco MassaraVice Direttore: Paolo VentriceVice Direttore: Andrea OrtusoREDAZIONE Capo Redattore Ortuso LuciaV.Capo Redattore Petitto SaverioAngì CettinaBraganò FrancescoBruzzese GiovanniCannata NellaCricrì GiuseppeCricrì WalterDe Francia SalvatoreGalletta DarioGargano ClaudiaGiusti LauraLaganà TeresaEditore: Associazione Culturale Madreterrra Palmi - Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804 - Cod. Fisc. 91016680802Tel./Fax - 0966 1945480 - 0966 1940380Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255Mobile - Andrea Ortuso 333 4894882e-mail: [email protected]

Progetto Grafico: A.Ortuso - W. Cricrì - P. VentriceImpaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web:De Francia S.- Galletta D. - Ortuso L.

Stampa: Tipografia BalzamàVia S. Giorgio 82 - Palmi - RC - 0966420567 Per la pubblicità su questo periodico, scrivere alle mail o chiamare i contatti sopra indicati

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dopo quasi nove anni da Sindaco di Bagnara, gli

ultimi quattro da consigliere pro-vinciale Santi Zappalà più che un politico preferisce considerarsi ancora un’ uomo che ha deciso di mettere al servizio di tutti, que-sta parte della sua vita, ed an-cora oggi si sente animato dallo stesso spirito e dalla stessa voglia di lavorare per questo territorio, che aveva nel momento in cui decise di scendere in campo.

Sindaco prima del 2001 face-va altro, come mai ha deciso di iniziare questa avventura?

All’ epoca stimolato da alcu-ni amici ritenni di dover dare anch’io il mio contributo per la crescita del mio paese. Devo dire che dopo una prima fase di profonda riflessione, poiché non solo facevo il medico a tempo pieno ma, non mi ero mai oc-cupato di politica, abbracciai la causa con entusiasmo e dedizio-ne consapevole che non sareb-be stato facile, ma confortato dall’ampia fiducia che di volta in volta i miei concittadini mi hanno sempre manifestato.

Quali sono state le motiva-zioni che l’ hanno spinta ad ac-cettare l’ investitura?

Ho accettato animato dalla vo-glia di dare il mio contributo per la crescita della città che amo, con due linee direttrici precise e chiare: responsabilità in tutti gli atti compiuti nell’ esercizio del-la mia funzione, e il bene comu-

ne come obiettivo principale.ci descriva le caratteristiche

principali della sua azione po-litico-amministrativa svolta in questi anni?

Guardi, la mia amministra-zione ed il sottoscritto, si sono sempre caratterizzati per la po-litica del fare. Studio del pro-blema, analisi dei costi, azione risolutrice, questo il tracciato su cui ci siamo mossi, non lo devo dire io ma siamo riusciti a dare risposte che i cittadini attende-vano da anni. Nella prima parte del mio mandato, si è puntato a garantire i servizi essenziali, su-bito dopo si è curato l’ aspetto estetico del paese, valorizzando la vocazione turistica e le pecu-liarità dell’ intero nostro territo-rio. Oggi, possiamo dire di vivere in una città a misura d’ uomo, con tutte le carte in regola per accettare le sfide del futuro ed essere protagonista all’ interno della futura città metropolitana.

in questi anni bagnara si è costruita una nuova immagine anche fuori dai suoi confini, che ruolo occupa nell’ ambito della costa Viola?

Posso affermare in tutta tran-quillità che l’ attenzione che ha Bagnara oggi, non è quella che ho trovato al momento dei mio insediamento, tantissimo è stato fatto per darle il giusto peso sia in ambito provinciale che regio-nale. In merito a questo, posso citare i numerosi organismi in cui siamo stati protagonisti, uno su tutti il PIT area dello stretto, oltretutto avere avuto la guida di quell’ importante organismo non è stata cosa da poco, poiché ci ha permesso di ottenere co-spicui finanziamenti.

La costa Viola?Il rilancio dell’ area della Co-

sta Viola è stato sempre un mio pallino, voglio rammentare che fino a poco tempo fa, i comuni di Bagnara e Palmi, erano assie-me nel Conzorzio Turistico Costa Viola, da cui Palmi, recentemen-te si è tirato fuori. A mio avviso però, è necessario continuare a credere nello sviluppo di questo territorio, c’è un’ area che da Palmi a Villa San Giovanni pos-siede grandissime potenzialità ancora inespresse, ed ha ancora molto da dire nel campo turisti-

co, enogastronomico, artigia-nale. E’ logico da soli non si va da nessuna parte, bisogna fare rete, strutturare un’ offerta che sia appetibile, fruibile e che sia competitiva qualitativamente ed economicamente.

Qual’ è secondo lei il male maggiore che affligge la nostra terra di calabria?

La disoccupazione, soprattutto quella intellettuale. Molte volte mi chiedo del perché avvenga tutto questo, come mai i nostri giovani più validi non riescono a trovare una giusta collocazione in Calabria, una regione che ha bi-sogno di menti giovani e brillanti e che nello stesso tempo deve trovare le risorse per mettere in condizioni chi vuole di dare il meglio, ognuno con le proprie capacità e possibilità. Forse una maggiore intraprendenza sareb-be auspicabile, così come la po-litica, la classe imprenditoriale e tutti gli attori economici e sin-dacali, devono cominciare a ra-gionare, per dare risposte nuove ed il più possibile esaustive ad un problema che, non si risolve con slogan, ma che necessità di poli-tiche adeguate e rispondenti alle reali necessità del tempo.

cosa pensa della realizzazio-ne del Ponte sullo Stretto?

Nonostante la battaglia, so-prattutto ideologica, tra i fau-tori del ponte ed i contrari, non posso non essere favorevole alla sua costruzione, proviamo ad immaginare quali risvolti posi-tivi potrà avere per due regioni come la Calabria e la Sicilia, da sempre tagliate fuori dai sistemi della grande comunicazione na-zionale ed internazionale. Non bisogna avere paura e mettere solo in evidenza gli aspetti nega-tivi delle grandi opere perché se fatte e gestite con i dovuti cri-teri possono contribuire in ma-niera determinate alla crescita e all’innovazione territoriale.

Due parole sulla città metro-politana?

Bagnara è fortemente interes-sata soprattutto all’ area metro-politana dello stretto, una scelta che guarda al futuro con intelli-genza e lungimiranza. Creare da tante realtà piccole e grandi, un’unica grande città, è la sfida che attende tutti a cominciare

dai cittadini che dovranno capi-re l’ importanza di essere parte di un progetto più grande. Ed all’ interno di questo ragiona-mento, scusatemi se ci torno, la Costa Viola dovrà ritagliarsi uno spazio importante ed accettare la sfida, forse vitale per il suo sviluppo.

Sindaco, consigliere Provin-ciale e adesso…?

A parte che non bisogna mai porre limiti alla provvidenza, ho sempre dichiarato che avrei messo a disposizione del terri-torio la mia esperienza ammini-strativa e politica, soprattutto perché ritengo che quest’ area, non è stata negli ultimi tempi, adeguatamente rappresentata. Ho altresì affermato che, se mi fosse stato chiesto, non avrei esitato ad impegnarmi anche su altri livelli rispetto a quelli da lei prima citati, oggi posso solo dire di pazientare, poiché sono in arrivo novità e non mancherò di comunicarle a voi ed ai vostri gentilissimi lettori.

N O T I Z I E D A L L A C O S TA V I O L A- inTERV iSTa a SanT i ZaPPaLa’ , S inDacO D i bagnaRa -

di Carmelo Parisi

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4Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

attualita’ palmi

candeloro imbalzano

assessore Imbalzano, Lei è considerato l’originario

ed il vero ispiratore del Progetto dell’Area Metropolitana di Reggio calabria. Quali effetti positivi po-tranno registrarsi sul territorio della Piana di Gioia Tauro, una volta che la nuova Istituzione diverrà realtà?

Va anzitutto premesso che quello dell’Area Metropolitana è stato forse l’unico vero progetto di sviluppo strategico che abbia interessato la provincia di Reg-gio Calabria negli ultimi decenni. Noi non solo lo abbiamo ispirato, ma – come ha ricordato più vol-te lo stesso Sindaco e assai pro-babile futuro Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti – ci abbiamo creduto più degli altri, abbiamo scommesso politicamen-te tanto, partecipando con il mo-vimento “AREA DELLO STRETTO” alle elezioni comunali reggine del 2007, riscuotendo un forte suc-cesso in voti e seggi.

La nostra convinzione nasceva dalla valutazione squisitamente politica che i tempi erano matu-ri, per portare avanti un vecchio sogno, che puntualmente si è rea-lizzato nel Parlamento italiano, grazie al decisivo apporto del Sin-daco Scopelliti, che ha saputo mo-bilitare, nelle aule della Camera e del Senato, l’intera maggioran-za del PDL a favore della città.

La Piana è diventata in questi anni, forse, la parente povera dell’intera regione, nonostante la grande ri-sorsa del porto di Gioia Tauro. Cosa pensa a questo proposito?

Non posso che condividere que-sta triste valutazione, anche se, forse, potrebbe essere estesa ad ogni angolo della provincia di Reg-gio, da quarant’anni penalizzata, sotto il profilo delle risorse ero-

gate, in ogni comparto. Sono lar-gamente note le percentuali di fondi ricevute dalle singole Pro-vince: intorno al 35-40% a Cosen-za, almeno il 25-30% a Catanzaro, un altro 20% circa alle province di Crotone e Vibo, le ulteriori bri-ciole a quella di Reggio Calabria.

Perché il porto di Gioia Tauro non è mai decollato veramente?

Le cause sono complesse, ma, a mio giudizio, una cosa è certa: la regione non ha saputo esprimere una politica di valorizzazione di questo grande “hub” dell’intero mediteraneo; è stata disattenta, basta osservare la desertificazio-ne dell’Area Industriale attorno al Porto, alla mancata atten-zione per tante aziende che vi hanno investito anche di proprio, all’assenza di servizi che ancora oggi si registra, mentre sarebbe stata indispensabile e continua anzitutto una politica di marke-ting territoriale a tutti i livelli.

La Regione è intervenuta in queste settimane pre-elettora-li a “babbo quasi morto” solo quando la crisi del porto ha as-sunto forme eclatanti, ma tutti sappiamo che i suoi problemi, di carattere strutturale, andava-no affrontati nel corso di questi anni, diversificando le attività portuali che non possono conti-nuare ad essere legate esclusi-vamente al “transhipment” dal quale si è fatta dipendere l’inte-ra economia dell’hub.

Ma i problemi della Piana si chiamano anche Agricoltura, Sa-nità, Ambiente, Turismo. Qual’e la sua opinione in proposito?

Penso molto chiaramente che la Regione, da tempo, ha fatto di tutto per annientare il settore agrumicolo industriale dell’in-tera provincia ed in particolare della Piana, che ha sempre vis-

suto di questa attività. Ritengo di conoscere bene questo setto-re, anzitutto perché ho operato sulla Piana stessa come direttore di una banca storicamente assai attenta ai problemi dell’agricol-tura pianigiana. Ma quale Asses-sore delle Attività Produttive del Comune di Reggio Calabria ho avuto modo di seguire da tem-po, in stretto raccordo con le Organizzazioni dei Produttori e con le Associazioni di categoria, i problemi del settore, registran-do naturalmente, l’ottusità ed il disinteresse della regione, verso la condizione di decine di miglia-ia di famiglie che hanno sempre vissuto dei proventi, già magri, dell’agricoltura, a differenza della grande sensibilità verso le difficoltà contingenti delle pro-vince di Cosenza e Crotone.

E sugli altri settori?E’ chiaro che, per la Piana di

Gioia Tauro, il turismo può diven-tare una grande risorsa, se saprà mettere in rete le sue impor-tanti risorse, fino ad oggi poco valorizzate. Da questo punto di vista, sarà decisiva l’adesione alla prossima Area Metropolitana di tutti i Comuni dell’Interland, che consentirà nel quadro di un piano strategico provinciale, di farne una componente di svilup-po essenziale.

Altro ragionamento riguarda la Sanità della Piana, che per es-sere una delle grandi questioni irrisolte per insipienza ed inca-pacità, dovrà essere totalmente riconsiderata dalla futura, e mi auguro nuova, maggioranza re-gionale. In questo comparto, i disastri sono sotto gli occhi di tutti e sarà importante saper guardare anzitutto agli interes-si generali dei cittadini, valoriz-zando le professionalità locali,

di Paolo Ventrice

ASSESSORE AL LAVORO, ALLE ATTIVITA’ PRODUTTIVE ED ALL’AREA METROPOLITANA DEL COMUNE DI REGGIO CALABRIA

LA PIANA DI GIOIA TAURO E’ UNA GRANDE RISORSA PER L’INTERA CALABRIA.

cOEREnTi cOn iL nOSTRO ObiET-TiVO Di cREaRE cOnfROnTO E DiaLETTica cOSTRUTTiVa, DiamO SPaZiO aL PEnSiERO Di PERSOnag-gi aUTOREVOLi DEL nOSTRO TER-RiTORiO.

oggi spesso ignorate.E sull’ambiente?Penso in generale che nessuno

deve immaginare di considerare la Piana la pattumiera della Cala-bria, come, sbagliando, in diversi hanno ragionato fino ad oggi, assu-mendo decisioni del tutto sbaglia-te. L’ambiente è un bene primario per tutti i calabresi, a partire dai cittadini dell’area di Palmi, che è un polmone di verde che deve essere valorizzato e non distrutto da scelte non condivisibili.

Cosa pensa per il futuro della Piana?

Sono certo che se sarà Scopel-liti il prossimo Governatore della Regione, la Piana diventerà una grande opportunità per i suoi abi-tanti, per i calabresi e per l’inte-ro Mezzogiorno.

Scopelliti ha già dimostrato di essere un’amministratore illumi-nato, capace, coraggioso e forte-mente innovatore. Con Lui è cre-sciuta una squadra, della quale mi onoro di farne parte, che de-dicherà la necessaria attenzione alla Piana, ai suoi tanti problemi, alla Provincia di Reggio Calabria ed all’intera Regione.

ci sono persone che sanno lottare e sanno raggiun-

gere la meta; più questa è lon-tana e più forte è la passione e la volontà che riescono a met-terci; più difficile e articolato è il percorso e più sanno trova-re il coraggio di andare avanti. Conosco una di queste persone, un uomo forte e volitivo che ha saputo condividere la sua ca-pacità, le sue energie e la sua professionalità e metterle al ser-vizio dell’emergenza. Si tratta di Francesco Romeo, chirurgo pla-stico, classe 1956, impegnato nel volontariato in Africa da oltre 15 anni. Sposato e padre di due bambini, si divide tra l´attività all´ospedale Papardo di Messi-na e le missioni in Eritrea, dove è riuscito, dopo anni di sforzi, a creare l´unico centro di dia-lisi del Paese. Originario di San Martino di Taurianova, dopo aver studiato medicina a Messina, si è specializzato a Catania in chi-rurgia, scegliendo poi di dedicar-

si alla chirurgia plastica. Nei pri-mi anni Novanta è tra i fondatori dell´As.me.v., un´associazione di medici che organizza mis-sioni in Africa con lo scopo non solo di curare gli abitanti dei po-sti via, via prescelti, ma anche di contribuire a formare il per-sonale locale. Dal 1993 parteci-pa a numerosissime missioni in Eritrea, Etiopia, Mali e Kenya. Dopo anni di impegno costante, nel 2008 è riuscito a far aprire ad Asmara l´unico centro di dialisi del Paese, dando così agli Eritrei la sola alternativa possibile alla morte certa, in caso di cattivo funzionamento dei reni. In virtù di questo impegno, gli sono sta-ti conferiti un attestato di bene-merenza da parte dell´Ordine dei Medici di Messina ed il pre-mio “ dottori senza frontiere “ da parte del Rotaract di Palmi. Conosciuto sia in Sicilia che in Calabria come chirurgo plastico, Francesco Romeo è tra i massi-mi esperti in Italia per la cura

del piede diabetico e delle fe-rite difficili. La sua esperienza in questo settore è tale da in-durlo a partecipare a numerosi convegni nazionali e internazio-nali in qualità di relatore, spesso unico “ meridionale “ presente tra gli altri rappresentanti del-la comunità scientifica italiana e straniera. Ha prodotto lavori scientifici originali ed è docen-te a numerosi corsi di forma-zione per medici ed infermieri. Alcune settimane fa la decisio-ne di scendere in politica e di candidarsi alle prossime elezio-ni regionali. Una scelta istintiva, che deriva dalla consapevolez-za dell´assenza delle istituzio-ni in Calabria e dal fatto che “ E´necessario lavorare per il fu-turo dei nostri figli” -spiega Ro-meo- “Ormai siamo arrivati ad un punto di non ritorno, soprat-tutto se pensiamo al nostro siste-ma sanitario nella Piana di Gioia Tauro. Sono convinto che i medi-ci che operano in questo lembo

di Terra non siano secondi a nes-suno per qualità umane ed intel-lettuali. Se penso alle condizio-ni in cui lavorano, senza mezzi e strutture adeguate, darei loro una medaglia al valore civico. Definire da terzo mondo l’assi-stenza che si può dare in queste condizioni è usare un eufemi-smo! L´unica strada da percorre-re è quella del cambiamento. Nel corso delle missioni in Africa ho lavorato in condizioni di assoluta precarietà, spesso privo anche delle più elementari attrezzatu-re diagnostiche. Io e gli altri me-dici, insieme al personale locale, eravamo armati soprattutto di un´incredibile forza di volontà, che ci ha permesso di affrontare tutti gli ostacoli. E credo che sia questo l aspetto più importante da trasferire in politica, la consa-pevolezza che se si vuole davvero qualcosa, alla fine la si ottiene. Cambiare mentalità e modo agi-re, smettere di avere paura è possibile, basta volerlo”.

UNA SFIDA PeR LA VITACambiare Con la forza dell’amore e della solidarietàdi Nella Cannata

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5 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

attualita’ palmi

di Tullio Caracciolo

Le difficoltà burocratiche, per avviare un’iniziativa

imprenditoriale, o sostenerne e rafforzarne una già esistente, a Palmi non dovrebbero più esiste-re. E’ stato infatti istituto, su ini-ziativa dell’Amministrazione Co-munale, uno sportello informati-vo per le imprese. Presentato nel corso di una conferenza stampa, tenutasi nel Palazzo Municipale lo scorso 19 febbraio, il progetto già attivo tutti i giorni da lunedì a venerdì, dalle ore 9,00 alle 12,00, ha già riscosso parecchi consensi e apprezzamenti dal mondo im-prenditoriale. Ma a dichiarare la loro immensa soddisfazione sono: il sindaco della città Ennio Gaudio e l’Assessore alle attività produt-tive Francesco Trentinella.

Lo sportello “Informaimpresa” realizzato in collaborazione con Isfoter Calabria (Istituto Superio-

PALMI - IL COMUNE HA COSTITUITO UNO SPORTELLO PER SOSTENERE LE IMPRESEL’Assessore Francesco Trentinella: “una iniziativa per informare,

velocizzare e semplificare la nascita e la vita delle imprese”

Tra gli obiettivi agevolare gli imprenditori attraverso l’informazione e la divul-gazione delle agevolazioni finanziarie dello Stato e dalla Regione. re di Studi e Consorzio Regionale

per la Formazione e la Qualifica-zione Professionale, i Servizi e l’Assistenza per il Settore Terzia-rio) che è anche CAT (Centro di Assistenza Tecnica per le Impre-se) autorizzato con Decreto n. 607 del 09/07/201 dalla Regio-ne Calabria, ha come obiettivo quello di fornire una serie di ser-vizi alle imprese, col fine di age-volare gli imprenditori nella fasi di avvio o di rilancio della loro attività, anche attraverso l’infor-mazione e la divulgazione delle agevolazioni finanziarie previste dallo Stato e dalla Regione a so-stegno delle imprese.

Alla conferenza stampa, erano presenti: il sindaco di Palmi, En-nio Gaudio; l’assessore comunale alle attività produttive, France-sco Trentinella; il presidente di Isfoter Calabria, Attilio Funaro; la coordinatrice dello sportello, Ma-risa Lanucara; il segretario gene-rale del Comune, Pietro Emilio; i consulenti di Isfoter Calabria, Francesco Perrelli e Fabio Giu-bilo. Inoltre, significativa la rap-

presentanza degli imprenditori del commercio, con la presidente Rita Surace ed i colleghi Giovanni Bruzzese e Saverio Petitto.

A sottolineare l’importanza dell’iniziativa, è stato il sindaco, il quale non ha mancato di evi-denziare come la stessa, giunge in un momento di grave crisi glo-bale, che investe inevitabilmen-te tutto il Paese e quindi anche la città di Palmi. Il Sindaco, ha colto l’occasione anche per an-nunciare altre iniziative concre-te a favore delle imprese, di cui si sta verificando la fattibilità, quali possibili sgravi di imposte.

Per l’assessore Trentinella, l’importanza di snellire e sempli-ficare le procedure burocratiche, attraverso una corretta ed effi-cace informazione è l’obiettivo che si è posto l’Amministrazione Comunale.

Il presidente di Isfoter Cala-bria, Attilio Funaro ha precisato che lo sportello non sostituisce in alcun modo alcun ufficio comu-nale, bensì mette in condizione gli imprenditori di presentarsi ad

essi con maggiore correttezza do-cumentale e, soprattutto, rappre-senta un punto di informazione e comunicazione per le imprese.

Il segretario generale del Co-mune, Pietro Emilio, che è anche responsabile del settore attività produttive, ha ricordato che il ruolo dell’Amministrazione deve essere attivo, dinamico e al pas-so con i tempi in maniera da assi-curare, ai cittadini, servizi sem-pre più efficaci e di qualità, ed è proprio in tale direzione che si colloca l’iniziativa dello sportello “Informaimprese”.

Tra le attività principali svolte dallo sportello vi sono: quella di fornire informazioni relative alle modalità di apertura di negozi di vicinato e medie strutture di ven-dita e per l’ apertura di attività su area pubbliche ( ambulante ), fornire assistenza su trasforma-zioni merceologiche e sull’ aper-tura e gestione di Affittacamere, Bed & Breakfast, campeggi, aree attrezzate per camper, stabili-menti balneari, strutture alber-ghiere: inoltre, lo sportello assi-sterà e orienterà gli imprenditori anche sulle opportunità offerte dallo Stato o dalla Regione, sulle agevolazioni finanziarie e fornirà assistenza e consulenza per lariorganizzazione aziendale, e sul-la certificazione di qualità.

PANEM ET CIRCENSESdi Mario Idà

si deve al poeta latino Gio-venale la locuzione “panem

et circenses”, che è tornata pre-potentemente in auge nell’attua-le società mercantilistica. Poiché, nonostante tutte le parole d’ordi-ne mitragliate dall’onnipervaden-te e persuasivo sistema dei media, si vive in un clima psichico che ha perduto il senso della realtà pro-fonda dell’uomo e della vita e poi-ché a un qualcosa bisogna pure at-tribuire un significato - anche solo simbolico - perché possa dare un senso al vissuto quotidiano, l’in-dustria della comunicazione ha elevato al rango di veri e propri “idola tribus” il consumismo (pa-nem) e la cultura di massa addo-mesticata (circenses). Dentro que-sti orizzonti corre oggi la nostra esistenza collettiva, come lungo un binario unidirezionale che con-duce nessuno sa dove. Da quando la cultura-ideologia (nell’accezio-ne greca del termine, che riman-da ad una visione differenziata del mondo) è stata oscurata dalla cultura come moda, commercia-lizzata in un businnes, essa è di-ventata tale e quale la notte del-lo Schelling in cui tutte le vacche sono nere. “Questo o quello per me pari sono”, purchè sia assicu-rata l’evasione dalla triste routine quotidiana, sembra dire l’acefa-lo pubblico di una cultura da su-permercato, che va consumata in fretta perché ha la data di sca-denza. In questo contesto disuma-nizzante, la televisione - sia pub-blica che privata – approfittando dello stato comatoso irreversibi-

le in cui versa la scuola italiana, è diventata l’instrumentum regni per eccellenza, perseguendo - sal-vo rare eccezioni – l’obiettivo del-lo stordimento collettivo, che si realizza attraverso la produzio-ne e messa in onda di spettacoli di quart’ordine che attirano la cu-riosità morbosa di milioni di esseri umani narcotizzati. Si realizza in tal guisa un condizionamento me-diatico che forgia, attraverso la reiterazione ossessiva di program-mi di una stupidità e volgarità sen-za limiti, un tipo umano puerile, incapace di esprimere un giudizio di valore sui contenuti sostanzia-li e formali di spettacoli dal po-tere ipnotico. Trattasi di un feno-meno allarmante in quanto, come bene aveva intuito Huizinga nel suo fondamentale saggio Homo ludens, trattando del problema del reclutamento massiccio e pro-gressivo della collettività, “in tut-ti i fenomeni di un atteggiamento spirituale che abbandona volonta-riamente la propria maschia re-sponsabilità, non posso vedere altro che i segni di un’imminente dissoluzione”. E’ ciò che sta acca-dendo davanti ai nostri occhi, nel punto in cui la televisione è riu-scita ad incapsulare il vuoto pneu-matico e a dispensarlo in pillole quotidiane che favoriscono la pro-duzione delle cellule dell’ottundi-mento mentale. Da quando vige la ferra legge dell’auditel, non bi-sogna perciò stupirsi più di tanto se otto milioni di telespettatori hanno seguito, come guardoni, la prima puntata della serie 2010 del “Grande Fratello”. Ridotta, così, a puro intrattenimento di docili

animali, a teatralità e a scenogra-fia fine a se stessa, la cultura di massa è diventata un fatto inter-cambiabile, una variabile dipen-dente dagli umori e dai gusti del momento. Quando poi esplode, assurge ai fasti della mondanità. Che si tratti, allora, della prima allestita in un grande teatro, ov-vero della stagione teatrale in un piccolo centro di provincia, l’av-venimento culturale in sé passa in second’ordine rispetto al fat-to di costume socializzato. Para-dossalmente, perciò, può capi-tare che l’azione teatrale vera e propria non si compia sulla scena – dove si muovono le maschere di una vicenda allegorizzata – ben-sì nel foyer, dove si agitano e si esibiscono maschere senza vol-to. Ciò in quanto, in una società dove tutto è spettacolo, l’impor-tante è presenziare ai fatti cul-

turali: che poi questi non lasci-

no traccia e non plasmino una sensibilità, poco importa. Se gli interpreti in carne e ossa fosse-ro sostituiti da un video-clip, lo spettatore medio non ci farebbe caso: l’essenziale è ancora una volta poter dire: io c’ero. Così, tra ipnosi collettiva e giochi mi-lionari, belletti e profumi, stile affettato e mimetismo di massa, si compie il destino dell’odierna cultura, a maggior gloria dei tanti dottor Pangloss convinti di vive-re, come il personaggio di Voltai-re, nel migliore dei mondi pos-sibili. E’ il trionfo, dicono, della cultura dell’effimero. Può anche darsi. Di sicuro è la vittoria del-la cultura (se così si può ancora definire) confezionata sotto vuo-to spinto e distribuita in quantità industriale a una massa informe di individui lobotizzati.

Grande Fratello e Auditel, emblemi della TV spazzatura

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6Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

attualita’ palmi e dintorni

il particolare fenomeno di migrazione dei cervelli dalla

Calabria, ha trovato l’ennesimo riscontro nella storia del cala-brese Mauro Fiore, che ha vinto l’Oscar per la migliore fotografia per il film “Avatar”.

Partito da Marzi (Cosenza) con un sogno da realizzare, pochi mezzi e molta passione, approda nel mondo del cinema america-no, riuscendo, da subito, a distin-guersi per determinazione, ca-pacità ed estro. Questo successo apre una bella pagina di positività per la nostra regione, e rappre-senta uno spiraglio per le no-stre generazioni, che intendono proiettarsi verso nuove opportu-nità professionali.

La capitaneria di porto di Gioia Tauro tira le som-

me dell’attività svolta nel corso dell’anno 2009 e durante una con-ferenza stampa il comandante, Capitano di Fregata Giuseppe An-dronaco, illustra le attività svolte nell’ambito dei propri compiti is-tituzionali evidenziando le linee programmatiche poste alla base delle attività da sviluppare nel corso del corrente anno.

Le prevalenti funzioni svolte sono state tutte orientate al sod-disfacimento di interessi pubblici, con l’obbiettivo di assecondare, nel rispetto delle norme, le esi-genze manifestate dall’utenza del mare e dal cittadino in generale.

Fra esse, l’attività di soccorso e ric-erca in mare (SAR), che ha coinvolto le proprie unità navali e comportato nu-merosi interventi, prevalentemente svolti durante la stagione estiva, fra cui alcuni risolutivi per la salvaguar-dia della vita umana in mare.

Notevole è stata anche l’attività di polizia marittima, durante la quale sono state effettuate 297 missioni in mare e 350 controlli a unità da pesca, che hanno com-

RESOcOnTO aTTiViTa’ DELLa gUaRDia cOSTiERa Di giOia TaUROp o r - tato numerose sanzioni e,

in particolare, seques-tri rivolti all’utilizzo di attrezzature da pesca vietate; sono infatti state sequestrate, nell’ambito dell’attività di contrasto alle “spadare”, due reti da pesca del tipo “fer-rettara” la cui maglia e/o lunghezza non rientrava nei parametri previsti dalle norme. L’attività di controllo si è estesa su

tutta la filiera della pesca, anche e so- prattutto a tutela del con-s u m a -tore finale, con controlli effettuati nelle mense scolastiche, supermercati e vendita al detta-glio. Quanto sopra ha comportato l’elevazione di 24 verbali per san-zioni amministrative per comples-sive 33.138,00 euro, 18 denunce alla Procura della Repubblica, non-ché il sequestro del pescato che, se ritenuto idoneo al consumo, è stato offerto in beneficenza.

Anche nel settore del diporto nautico è stata rivolta particolare attenzione, con controlli mirati al pacifico e corretto uso del mare nel rispetto della reciproca con-vivenza; ciò ha comportato la ne-cessità di intervenire con numerosi sequestri di moto d’acqua, per l’esattezza 9 (nove), considerato l’uso improprio di detti natanti in spregio alle norme di sicurezza della navigazione imposte a tu-tela dei bagnanti. Il fine, come più volte accennato, sia in attività di pesca che di diporto, è sempre sta-to quello di prevenire e non di rep-rimere, invogliando l’utenza verso il rispetto del mare e corretto svol-gimento delle attività marittime.

A tal proposito, è stata preventi-vamente sensibilizzata l’utenza di settore con varie conferenze, per affrontare, discutere e chiarire, le

problematiche di interesse onde po-terle ricondurre nella piena legalità.

Particolare attenzione merita l’attività svolta in materia ambien-tale dall’apposito nucleo (NODM) costituito presso la capitaneria che, operando a 360° sia in mare che a terra, ha effettuato circa 200 controlli rivolti agli abusi in materia di scarichi illeciti, sver-samenti lungo gli argini dei fiumi e immissioni di prodotti derivanti dalla lavorazione degli agrumi e delle olive.

Durante tale attività, che ha in-teressato in modo particolare le immissioni in mare lungo i princi-pali corsi d’acqua (fiume Mesima, Budello e Petrace) sono state ele-vate diverse sanzioni, fra cui 4 san-zioni amministrative ai comuni del bacino del Mesima, il cui ammon-tare è stato di 240.000,00 euro, nonché 6 denunce penali; inoltre è stata effettuata una continua e costante opera di monitoraggio delle acque a mezzo analisi dei campioni prelevati. Nel contesto dell’attività ambientale, è stata particolarmente attenzionata, principalmente nel periodo estivo, l’attività di depurazione dei reflui urbani esercitata dalla società IAM che gestisce il locale depuratore.

Nota a parte meritano i controlli sul traffico mercantile internazi-onale che scala il porto di Gioia Tauro; infatti, al fine di garantire la sicurezza della navigazione ed il rispetto delle pertinenti norme in-ternazionali, sono state controllate circa 128 navi di cui 2 detenute per evidenti carenze e rilasciate solo dopo l’eliminazione delle stesse.

Di contro, sono state implemen-tate le procedure sulla security marittima ed effettuate le relative esercitazioni.

Importante iniziativa è stata anche quella rivolta alla raccolta

di Sergio Panetta

di razzi e segnalamenti fumogeni scaduti, scoraggiando l’uso im-proprio di detti strumenti e sol-lecitando, tramite l’intervento del proprio Comando Generale, l’adozione di una norma di legge a tutela dell’ambiente e della pub-blica incolumità.

Complessivamente l’attività svolta ha confermato l’impegno e la presenza sul territorio degli uomini della capitaneria, soprat-tutto in termini sostanziali e di im-magine nei confronti dell’utenza e dello stesso cittadino.

Il C.te Andronaco ha anche ac-cennato all’attività di program-mazione che è in corso e che costituirà la base per le azioni da porre in essere nel corrente anno, comprendente la redazio-ne di un “documento program-matico” in cui confluiranno tutte le prevalenti funzioni da attuare, pianificate e coordinate in modo sistematico e rivolte, prevalente-mente, a garantire il pieno rispet-to dell’ambiente.

Quanto sopra comporterà un’attenta analisi del territo-rio e delle situazioni esistenti, l’individuazione e la valutazione delle criticità, la definizione delle misure più idonee per implemen-tare la sicurezza marittima, in-tesa in senso globale ed, infine, l’individuazione delle linee per contribuire ad attuare uno svilup-po sostenibile delle attività marit-time e portuali nell’intero ambito compartimentale.

Nel contempo, afferma lo stesso C.te Andronaco, è intenzione ri-volgere particolare attenzione al porto, continuando a garantire l’efficienza dei servizi marittimi resi e la sicurezza delle operazio-ni portuali, in un momento par-ticolarmente delicato di calo dei traffici, che richiede comunque maggiore attenzione ed un sforzo comune per poter sperare in una pronta ricrescita.

il comandante, capitano di Fregata giuseppe andronaco

MAURO FIORE - PREMIO OSCAR A HOLLYWOOD

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7 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

attualita’ palmi e dintorni

La Piana di Gioia Tauro sta vivendo in maniera dram-

matica la crisi, la popolazione della piana, gli edili, i portuali, i giovani precari, i pensionati tutti drammaticamente colpiti dagli effetti di questa crisi, che oggi si manifestano apertamente.

La crisi certamente non ha ri-sparmiato il settore edile, basta guardare i dati in cassa edile per capire che, troppi posti di lavo-ro si sono persi e tante imprese sono scomparse.

Le previsioni per il 2010 non sono certo meno preoccupanti, anzi se confermate, come pare che sia, dai dati di questi primi mesi sono ancora più allarman-ti, ulteriormente aggravate dal fatto che, una parte importan-te dell’imprenditoria della pro-vincia, versa in una situazione di grave crisi finanziaria e con nessuna possibilità di accesso al credito.

Le molteplici vertenze aperte in questi ultimi mesi ne sono la riprova, lavoratori che non perce-piscono salario da mesi, imprese che falliscono o cessano l’attività con conseguenze drammatiche per i lavoratori, che quando sono fortunati perdono il lavoro, spes-so anche il salario maturato.

Fermare i licenziamenti, varare un piano serio di ammortizzatori sociali al settore edile e fare ri-partire l’economia di settore con la riapertura dei cantieri per le

in un’europa che va a mille, c’è un’italia che va a rilento e una calabria che è Ferma sulle sue “autostrade”

mille sono gli aspetti che spingono una crisi ad essere sempre più crisi nella nostra piana, ma i lavori sulla a3 detengono il primato.

l’autostrada maledettadi Mina PapasideroSegr. Generale Fillea-Cgil Gioia Tauro

opere pubbliche stratergiche per il futuro del paese.

Completare la SA-RC questa è la priorità non il ponte sullo stretto.

Oggi il cantiere di maggior interesse è rappresentato da quello che sta nei lavo-ri dell’ammodernamen-to della SA-RC. Cantie-re molto particolare e difficile, per il conte-sto in cui ci troviamo dove la criminalità organizzata imperversa e travolge chiunque ostacola i suoi interessi.

In questo cantiere sono ancora più di 200 i lavoratori collocati in cassaintegrazione. Siamo arrivati alla fine dei 12 mesi e i ritardi per l’inizio dei lavori del VI macrolot-to, creano malumori e disagi tra i lavoratori.

I lavori del VI macrolotto sono la soluzione ad una preve-dibile ricollocazione cosi come prevede il verbale d’accordo del 11 marzo 2009 sottoscritto tra il Consorzio Scilla e le organizza-zioni sindacali.

Sono convinta che, solo un’azione forte del nostro sin-dacato insieme alle altre parti istituzionali, potrà dare risposte a quei lavoratori del nostro ter-ritorio e alle loro famiglie, che aspettano di ritornare a lavora-re, al completamento di questa opera cosi fondamentale per il nostro territorio.

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9 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

Punti di vista

• 20.000 ab. = 750 tonnellate di plastica/anno. Se differenziata farebbe risparmiare 2,500 tonnellate di petrolio;• Per 1 Kg di alluminio servono 15 Kwh di energia; per avere lo stesso risul-tato da alluminio riciclato ne bastano 0,8 di Kwh (50% di risparmio);• Per 1 Tonn. di carta occorrono 15 alberi, 440.000 litri d'acqua e 7.600 kwh di energia elettrica: per 1 Tonn. di carta dal riciclato bastano in-vece 1.800 litri d'acqua e 2.700 kwh di energia elettrica;• Coll riciclo del vetro, l’Italia, risparmierebbe 400.000 Tonn. di petrolio;• Da 100 kg di olio usato se ne ottengono 68 di nuovo: 1 solo kg di olio usato disperso nell'ambiente inquina 1.000 metri cubi d'acqua.• Gli pneumatici vengono usati nel rifacimento di fondi stradali, tap-peti per attività sportive ecc…. in Italia ne vengono scartati ogni anno

500.000 tonnellate; sei stadi San Siro Colmi!

Fazzoletto di carta 4 settimane

Giornale 6 settimane

Maglia di lana 10 mesi

Rivista (periodici) 10 mesi

Sigaretta (mozzic.) 2 anni

Chewing-gum 5 anni

Barattolo di latta 50 anni

Polistirolo 50 anni

Lattina di alluminio 100 anni

Sacchetto di plast. 500 anni

Tessuto sintetico 500 anni

Bottiglia di plastica fino a 1.000 anni

Bottiglia di vetro tempo indeterm.

QUanTO imPiEganO i nOSTRi RifiUTi a biODEgRaDaRSi?

QUanDO Si PaRLa Di ambiEnTE, nULLa È DaTO PER ScOnTaTO: TROPPO SPESSO cOnSiDERiamO LE nOSTRE nEcESSiTÀ, PRiORiTÀ aSSOLUTa, SEnZa cURaRci DELLE cOnSEgUEnZE ambiEnTaLi. iL nOSTRO cOmPORTamEnTO, infLUEnZa gLi EQUiLibRi naTURaLi: Ogni cOSa DiPEnDE DaLLE nOSTRE ScELTE, DaLL’abbaTTimEnTO DELLE fORESTE, aL cOnSUmO SPROPOSiTaTO Di PETROLiO, aL cOnTinUO DiSPEnDiO ERRaTO Di EnERgia ELETTRica.

RACCOLTA DIFFERENZIATA, QUESTA NOSTRA “ACERRIMA” NEMICA-AMICA

QUaLcHE DaTO…

il 40% rimane un obiettivo !Ci riferiamo, ovviamen-

te, alla raccolta differenziata, una delle poche armi che l’uo-mo può usare per sopperire al disastro ambientale che si è pro-tratto per secoli. In Italia risie-dono 20.000.000 di famiglie che, con un minimo impegno, riusci-rebbero a produrre nuova eco-nomia, basata sulla raccolta dif-ferenziata e conseguente riciclo di materiali. Inutile sottolineare i vantaggi nel sostenere questo impegno, ma un cenno, va fat-to alla vivibilità ambientale che abbiamo ereditato e che lasce-remo in eredità ai nostri figli.

E’ un aspetto, quello della rac-colta differenziata, che non va as-solutamente sottovalutato, l’im-pegno dei legislatori è evidente, quello di aziende di raccolta serie e di qualche comune anche.

In particolare il Sud d’Italia – dati Conai - ha dato risposte ne-gative, attestandosi, mediamen-te, nella fascia che va dal 5 al 10%, al cospetto di una media naziona-le del 24% (dal 30 al 43% la media al Nord). Nonostante ciò, la punta di diamante si trova nel meridio-ne; Salerno risulta essere la città più “pulita” col suo 74% di raccolta differenziata, dato che fa tremarechi, non vuole o non riesce concen-trare le sue attenzioni sul tema.

Ma come mai una città del sud è così avanti? Semplice, ha solo avuto l’accortezza di attorniarsi di strutture efficienti e di riuscirea sensibilizzare la popolazione. Il resto lo ha fatto Madre Natura! Eh si, l’uomo, quando si trova sull’orlo del “baratro”, si aggrap-pa a tutto, pur di non ricaderci più e il “baratro”, nel caso di Saler-no, era l’immondizia nelle strade.

La domanda giunge sponta-nea: “bisogna per forza, prima precipitare e poi reagire?”

Non servono a nulla leggi, cen-tri di raccolta, aziende che si at-trezzano per operare nel set-tore, se non vi è la materia prima, la plastica, il vetro, l’al-luminio, il cartone e tutti i ma-teriali, in un modo o nell’altro, riciclabili. Differenziare non co-sta nulla, solo qualche minuto di tempo per dividere il riciclabile.

Alcuni comuni (guarda caso al

Nord) si sono attrezzati con l’ulti-mo ritrovato tecnico, un “robot-cassonetto” –Ecobank- che sa ri-conoscere il materiale, lo divide (la plastica dal vetro, l’alluminio dalla plastica ecc…), lo compatta e, in più rilascia un buono di 0,02 Cent. ad oggetto inserito (Ber-lino paga 0,25 Cent.!) da poter spendere negozi affiliati al cir-cuito. La buona volontà, coadiu-vata da un costante spalleggia-mento delle aziende che operano nel settore e da una onnipre-sente campagna di sensibilizza-zione - informazione, consente all’intero circuito - consumato-re/produttore di differenziabi-li, azienda di raccolta, centri di lavorazioni varie, reinseri-mento sul mercato e, di nuovo, consumatore - di produrre eco-nomia a costo bassissimo, mante-nendo pulito l’ambiente.

Passi da gigante, se si conside-ra che, pochi anni fa, il concetto di raccolta differenziata era solo un’ipotesi che faceva sorridere e suscitava ilarità. Oggi il 40% na-zionale rimane un obiettivo fer-mo, il punto di non ritorno, quel fatidico numero che sarà motivo di orgoglio dell’uomo moderno, l’emblema della rinascita ecolo-gica del nostro maltrattato pia-neta, il trampolino di lancio per le vette, auspicate, di una diffe-renziazione di rifiuti verso le so-glie del 70-80%.

il mondo più verde e meno consumista, non è utopia!

di Paolo Ventrice

depliant inFormativo distribuito dalla ra.di. per la raccolta diFFerenziata

ebbene si! Palmi, ormai da tempo, affronta il proble-

ma della raccolta differenziata. Le strutture (di raccolta e smal-timento) sono state create. La R.A.D.I., l’azienda che opera nel settore, in passato ha effettua-to campagne di sensibilizzazione ed informazione, con la distribu-zione di brochure, consegne alle famiglie di ecobuste colorate atte a contenere i rifiuti riciclabili, il posizionamento di bidoni bianchi, verdi e blu, in prossimità di bar e zone commerciali dove la produ-zione di elementi differenziabili è più alta ecc… Il comune è attento al problema e anche parte della cittadinanza è attiva e si avvale dei contenitori sparsi sul territorio.Ma, ahimè, è ancora poco!

I dati della R.A.D.I. sarebbero anche soddisfacenti. Risulta, infat-ti, che Palmi abbia raggiunto e su-perato il fatidico 40%, sulla base di calcoli che prevedono indici com-plessi, applicati alla somma dei ri-fiuti normalmente prodotti dalla città. Ma, chi ha a cuore il proble-ma, ritiene che il vero salto nel fu-turo, sia ancora lontano.

Troppe volte, però, si presenta a noi la scena di rifiuti ammassa-ti senza ordine e soprattutto non differenziati. Troppe volte, i ri-fiuti vengono “abbandonati” lon-tano dai cassonetti (leggi discari-che abusive a margine di stradine dell’estrema periferia). Troppe vol-te, all’interno (e anche all’ester-no) dei bidoni preposti alla raccol-

E PaLmi? SiamO gia’ ORiEnTaTi VERSO iL fUTURO?

ta di vetro, plastica ecc… troviamo rifiuti d’altro genere.

Nonostante ciò siamo avanti, molto avanti, rispetto alle per-centuali medie al Sud e, addirit-tura, anche a quelle del Nord.

Merito di una parte della cit-tà che è riuscita a fare proprie le campagne di informazione fatte da scuole ed enti, nel re-cente passato, e che è attenta all’ambiente ed al futuro dei no-stri territori. Ora l’impegno do-vrà essere di tutti. A nulla ser-vono gli strumenti e l’impiego di risorse umane se noi, produttori di “immondizie”, non facciamo il primo passo, quello della divi-sione, costruendo il primo anel-lo della catena che riporterà i “rifiuti” nuovamente nella no-stra quotidianità, sottoforma di oggetti od energie riutilizzabili.

in bREVE...due chiacchiere con carmelo cicco-

ne, titolare della ra.di srl e presidente dell’ass. nazionale raccoglitori-recuperatori

-Nel 1997 la Calabria, come quasi

tutte le regioni del sud, viene commis-sariata per il settore “rifiuti” - Ancora oggi vigge il commissariamento -.

-Nascono Aziende di servizi di raccol-ta che, con investimenti minimi ed ac-cedendo a fondi pubblici, si interseca-no con le aziende private già esistenti.

-Solo le più concrete hanno retto e si sono evolute. Oggi la RA.DI. (Palmi) è l’unico impianto per il seleziona-mento di materie plastiche della Ca-labria (dati CONAI).

-Nel 2007 si da il via al POR calabria -2007 / 2013-, strumento di aiuto ai Comuni che spinti dal “Dipartimento Politiche dell’ambiente” dovranno raggiungere entro il 2012 il 65% di dif-ferenziazione. Palmi partecipa al ban-do (ndr).

Un’analisi va fatta anche per la differenziazione di farmaci scaduti od inutilizzati. Il Dott. Enzo Barone, ci ha illustrato il percorso di detti farmaci, i quali non vengono rielaborati e riciclati, ma finiscono diret-tamente negli inceneritori, evitando totalmente, quindi, la dispersio-

ne nell’ambiente.Una fase di raccolta è quella che avvie-ne tramite canali autorizzati (Assinde ed Ecolas) direttamente presso le Far-macie. Si tratta di medicinali scaduti, che vengono ritirati (costi a carico del-la farmacia, salvo esigui rimborsi e solo

per alcune confezioni) ed inceneriti, tutto rigorosamente registrato. La seconda fase di raccolta è quella che ci vede direttamente prota-gonisti. Tutto ciò che è scaduto andrebbe gettato negli appositi bidoni posti nei pressi delle farmacie, i quali, ad onor del vero, troppo spes-so vengono usati male.

Con la dispersione dei far-maci nell’ambiente, nel caso di antibiotici, vi è la possibilità che nascano ceppi batterici resistenti agli stessi antibiotici.

i F a r m a C i

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10Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

Punti di vista

e’ ormai noto a tutti i Pal-mesi che tengono alla pro-

pria Città, che ormai da tempo, l’assenza di una classe politi-ca forte, con la complicità dello scarso amor proprio dei Palme-si che, sono snob ed esterofili e considerano poca cosa il proprio patrimonio artistico, culturale e organizzativo, che i nostri nonni ci consegnarono nel dopoguer-ra, animati da una grande sete di rivalsa, si sta inesorabilmente sgretolando. Noi figli e nipoti di tali illustri palmesi, anziché cu-rare e far crescere tale patrimo-nio non abbiamo fatto altro che sperperarlo e svenderlo ai paesi viciniori i quali, affamati e ani-mati da sentimenti non sempre positivi ma , del tutto compren-sibili, guardano alla nostra Città non come un esempio da imita-re, ma come un capitale da de-predare. E, fortuna loro, sono notevolmente aiutati sia dalla popolazione indigena che, dalla classe politica che ha governa-to la nostra Città dalla fine degli anni ottanta ad oggi.

E’ con grande amarezza che scrivo queste parole perché io alla mia Città ci tengo e quan-do guardo i tramonti, il mare, il Monte, le bellezze di cui Madre Natura ci ha dotati e che, evi-dentemente non ci meritiamo, mi viene da piangere e penso inevitabilmente alle generazio-ni future che, da domani avran-no poco di cui vivere e dovranno fare le valigie ed abbandonare questa bella, ma amara Terra.

Le parole non sono nulla se non sono supportate dai fatti, ma i fatti parlano chiaro! Uffici importanti dismessi e trasferiti

L’ENNESIMO FURTO A PALMI

altrove, la sede dell’ASL sposta-ta a Reggio e quei pochi uffici ri-masti (Ufficio del Personale) spo-stati a Polistena, Scuole in crisi, Ospedale annientato!

Ma... scusate un attimo, Pal-mi non doveva essere sede di un nuovo Ospedale? Intanto si sono portati via quel poco che rimane-va, per quel che riguarda il nuovo si vedrà! (O non si vedrà mai).

Intanto, con il pretesto di con-centrare e di migliorare le rispo-ste assistenziali viene chiuso il Pronto Soccorso; viene distrut-ta la Cardiologia ed UTIC, di cui solo il fantasma, una pallida par-venza viene spostata nella Strut-tura Ospedaliera di Gioia Tauro. Adesso si prepara il gran colpo di mano; La Medicina a Gioia Tauro e così pure la Nefrologia e Diali-si e la Radiologia con la TAC. Ma scusate un po’, dove troveranno mai posto tutti questi Servizi in un Ospedale pieno come un uovo e di soli due piani? Be’.. c’è il se-minterrato! Ma qual è la super-ficie di questo seminterrato, è forse come quei rifugi antiatomi-ci che si sviluppano nel sottosuo-lo e corrono per migliaia di me-tri sotto terra? Può darsi! Ma una cosa è certa: la Medicina non si sa, ma la Nefrologia sarà annien-tata così come è stata annienta-ta l’UTIC (Unità di Terapia Inten-siva Coronarica). Tuttavia, cari cittadini Palmesi, ancora non avete sentito il resto! Anche la gloriosa Camera Iperbarica sarà presa in blocco e spostata nel famoso seminterrato di cui so-pra! E come , direte voi? Sem-plice rispondo io! Passo numero uno, si prende la Camera Iperba-rica, che ha le dimensioni di un

piccolo sommergibile e a forza di spinte si demoliscono tutti i muri e tutti i pilastri che incontra via via. Passo numero due, si smon-tano gli impianti; passo numero tre si costruisce nell’ormai noto seminterrato un Centro mega ga-lattico dotato delle più moderne attrezzature e di una nuova Ca-mera Iperbarica (magari un po’ ammaccata), ma perfettamen-te funzionante et Voilà! Il gioco è fatto. I cittadini di Palmi sono contenti e gabbati, il persona-le trasferito, il povero paziente fa ancora una volta le valigie, gli Amministratori ed i Politici forse sono quelli che si spartiscono la fetta più grossa. Si una bella fet-ta di finanziamenti, fatti di dena-ro pubblico (il nostro, di noi pove-ri cittadini che paghiamo le tasse col nostro duro lavoro e con il su-dore della nostra fronte).

Questo è il panorama che avremo da qui a qualche mese e il bello è che, a parte i suddet-ti signori, nessuno ci guadagne-rà, non il palmese che paga le

tasse ma che non ha più diritto a farsi curare in maniera decoro-sa e adeguata; non il personale che andrà a lavorare in un Ser-vizio sicuramente decurtato ed impoverito; ma nemmeno i gio-iesi che avranno sì derubato Pal-mi, ma saranno sempre ostaggio di inevitabili confronti con il pre-cedente!

Per tutti questi motivi e per un residuo amor proprio vi dico: Cit-tadini di Palmi svegliatevi! Pen-sate un po’ al futuro dei vostri figli se il vostro non vi interes-sa, pensate a come si rivolteran-no nella tomba i nostri gloriosi padri, ma pensate soprattutto a fare le valigie nel più breve tem-po possibile (potreste anche non arrivarci) quando un banale ma-lore vi coglierà, sia che si tratti di una crisi allergica o di un at-tacco appendicolare o persino di un raffreddore.

Un saluto ai miei cari concit-tadini.

Una Palmese arrabbiata

Questa è una lettera aperta, pervenuta in Redazione, a firma anonima.Ritenendo che sia corretto dare spazio alle idee ed agli sfoghi dei citta-dini di Palmi, senza, peraltro, offendere od accusare nessun personag-gio politico e non, si è ritenuto importante pubblicarla. La Redazione non si assume la responsabilità di quanto scritto nella lettera, ritenendo che il contenuto sia già di pubblica conoscenza.

La più bella foto dell’attuale Ospedale di Palmi

osPedaledi

Palmi

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11 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

Citolena (urdiPili)

I Votazzionidi Rocco Pugliese

da: “ Nesciu na rosa “del 1983ed. “Il Momento”

Lu pìllaru cazzuni fu chjamatumi vota pe lu civicu cunsigghiu

ècculu armatu di certificatudicisu pe mi tagghia lu runcigghiu.Di la casa nescìu cu so mugghjerimi si ndi vai dirittu a la sezioni,tisu e ‘mpalatu com’a’ngranaterisi spagna no mi faci cumpusionica troppu schedi nc’ézzaru l’amicie tanti ncià cercaru a prifirenzanc’è chiddhu chi nci parra e chi nci dicimi vota pe lu figghiu i su ‘ccillenzaComu camina ‘ncuntra a lu so gnurichi lu saluta com’a’nvecchiju amicue chi lu prega cu rispettu e amurimi nci duna lu votu a fogghja i ficuCchjù ddhani l’appuntava lu spezzialichi u mbita no mi vota pe la crucie mancu p’o partitu libbaralima mi vota p’a vampa di lu DuciLu so pàrrucu arretu a nu cantuniparrandu a vascia vuci lu ‘ntreppellacercandu m’u cumbinci lu marpionimi vota asciuttu pe ddha cruci bella-“Pensa a sàtana, caru pirrocchjanu,chi t’appunta,ti varda,ti firrìa,chi nto mpernu t’arraha di la manusi tu no voti a la demograzzìa”Prima mi trasi dintr’a la cabbinapigghja cunsigghiu d’u capu i società- “Cumpari, ricordativi d’a ndrinae votati comu ‘mponi l’umiltà;‘e piselli a Cumuni li votati,o micciu datincillu e provinciali,stativi attentu no mi trascurati,socialista minati e reggiunali”Quando lu pìllaru trasi mi votadi facchisimili la buggia chjnala testa chi nci gira comu rotasi senti tuttu rruttu nta la schinaNo sapi chi mi faci u mariceddhuca nò vorrìa a nuddhu scuntentarie senti a vogghia m’addiventa ceddhumi si ndi poti luntanu volariPoi nci veni nta dèa na pensatachi ‘npaci u menti cu la so promissa:tutti li signi tagghja di volatae pari pari li pigghjàu pè fissa.

di Saverio Petitto

aneddoTi cHiazzaioLiDi Rocco Cadile U “rrapinu”

Luciano “u tunnarotu” rampollo della famiglia, “u rrapinu”, un bellissimo giorno d’estate -così raccontò- era di servizio con la sua barca a remi, nei pressi del lido “La lampara”, quando avvistò, sdraiata sulla spiaggia, una ragazza che non conosceva. Si avvicinò per salu-

tarla e senza perdere tempo, la invitò a fare un giro sulla sua barca lungo il litorale. La ragazza, senza esitare, accettò il gentile invito e, una volta salita, il bel Luciano, non esitò a farle capire le sue intenzioni: “ora ti fazzu vidiri u paradisu! Ti portui a prajola,’nta spiaggetta da luvareddha”, accompagnando le parole con uno gesto su e giù della mano. La ragazza intuendo l’inequivocabile mimica, gli disse: “mi piacerebbe farlo, ma non posso, ho le mie cose!” E a questo punto, l’intrepido Luciano le disse con grande fermezza: “non ti preoccupari, ddharretu i poi dassari ca ne tocca nuddhu!!.”

Questo mese, in concomitanza con le elezioni politiche regionali abbiamo voluto sconfinare sui temi da trattare, passando dalla politica locale a quella regionale, con le sue problematiche ed i suoi personaggi.

Volutamente ci asteniamo dal fare commenti, affidandoci all’ironia e alle stoccate di Totò: “ Scusate la mia ignoranza in questa specie di politica, ma io so che il deputato deve fare gli interessi dell’elettore, di colui che gli ha dato la fiducia ed il voto ”. Queste parole, non sono prese da un comizio o da uno spettacolo di Beppe Grillo, ma da un film del 1963, “Gli Onorevoli”, del regista Sergio Corbucci ed a pronunciar-le è Antonio La Trippa, ovvero il grande Totò. In questo divertentissimo film, si intrecciano le vicende personali di cinque candidati. Ognuno con i propri trucchi, le proprie strategie che, alla fine, si riveleranno fallimentari. La satira raccontata nella pellicola è certamente di fattura qualunquista, ma certe scene, i mezzi adottati e le false promesse, non ci ricordano in qualche misura, i politici dei giorni nostri?

cu’ veni arretu cunta ‘i pedati!

elaa

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il PersonaGGio

di Francesco Braganò

Marcello Surace, per gli amici “buitoni”, nasce a

Palmi il 4 gennaio 1958. La sua innata vocazione per la batteria emerge molto presto, già all’età di 11 anni è in giro per “piazze e festival” della Calabria con diverse band e orchestre. A 17 anni incide il suo primo album, “Apoteosi”, disco progressive rock (era il 1975 ); all’epoca un

magro successo ma oggi una per-la per i collezionisti del genere.

Come nasce in te questa pas-sione per la musica e per la batteria in particolare?

È nata da subito, da quando ero piccolo, un po’ come tut-ti i bambini che sono maggior-mente attratti in genere dalla batteria, probabilmente perché istintivamente si va alla ricerca proprio del rapporto fisico con lo strumento; così ho iniziato a percuotere tutto quello che mi capitava. In famiglia c’era mio fratello Aldo, il vero “Buitoni”, che già suonava la batteria e qualche tempo prima di smette-re di suonare ne comprò una stu-penda, esattamente una “Mitica Rogers”, che mi regalò; è l’unica cosa che custodisco gelosamente sia per una questione affettiva oltre che qualitativa.

Hai sempre desiderato fare questo mestiere?

Fondamentalmente sono rima-sto un bambinone, per me era un gioco prima e lo è tuttora, solo che adesso, grazie all’esperienza accumulata, cerco di impostare la cosa in maniera più professio-nale. Ma il divertimento rimane invariato!

Avevi altri sogni da ragazzo, altri progetti, o hai focalizzato tutto il tuo impegno nello stu-dio della batteria, in vista di

una possibile carriera?Studio?! Hai detto una parola

grossa..! sono autodidatta ed ho ascoltato sempre tanta musica; ho portato avanti questa grande passione con costanza e impe-gno, riuscendo ad ottenere dei risultati anche grazie alla predis-posizione naturale e, perché no, al talento, facendo molta prati-ca sul campo. La cosa che ripe-to spesso ai più giovani quando vengono a chiedermi dei consigli è che bisogna fare tanta pratica, intesa come “pratica musicale”, e poi è necessario suonare, suo-nare tanto e con gente sempre nuova; perché è l’esperienza che si guadagna “sul campo di bat-taglia” che ti consente di porti su un palco, o in uno studio, in maniera differente rispetto ad un altro musicista. Ho fatto tan-ta gavetta, ricordo le tantissime

serate fatte da ragazzino tra la “Società Operaia”, la “Tavernet-ta” e il “Carnevale del Bambino”, e poi “le feste di piazza”, fino a quando poi ho iniziato ad usci-re, ad allargarmi fino a finire al “Bercy” e all’Olimpya di Parigi, oppure all’Hollywood Palladium di Los Angeles.

Quando suoni vuoi essere soddisfatto tu o ti basta appa-gare il pubblico?

Bisogna essere onesti con se stessi e con gli altri! Per me “es-

sere appagato” non significa “io ho fatto una buona performan-ce e non mi importa di come ha cantato l’altro”, perché questo è sbagliato; la mia soddisfazio-ne sta nel riuscire a fare quello che necessita, a fare la cosa più giusta al servizio di un eventuale “frontman” o di un discorso mu-sicale, e che questo messaggio arrivi al pubblico. Non sono ego-centrico, la mia soddisfazione sta nel cercare di appagare quella che è la mia esigenza rapportata al discorso musicale del momen-to, facilitando anche i miei colle-ghi, e di conseguenza far arriva-re questo messaggio al pubblico. Questa è una cosa che ho sempre pensato; il mio concetto è mol-to più musicale e aperto, e non ho delle preclusioni sui generi musicali o gli stili. Avendo avuto la possibilità di viaggiare molto,

conoscendo tanta gente di diver-sa cultura, sotto tutti i punti di vista, riesco ad apprezzare e a cogliere il meglio delle cose. Non bisogna fossilizzarsi perché que-sto è riduttivo.

Pensi che la musica ha cam-biato il tuo modo di essere?

Sono rimasto sempre me stes-so; diciamo che, più che altro, mi ha dato la possibilità di fare espe-rienze di vita diverse, perché la musica è un linguaggio! Tante volte non c’è bisogno di parlare,

basta suonare e suonare bene; allora si che ti arriva il feeling!!! Poi avendo avuto la possibilità di incontrare dei grandi profes-sionisti e grandissimi musicisti, questo mi è servito a capire che bisogna stare sempre con i piedi per terra; perché uno non arriva mai, ed è importante avere sem-pre la voglia di migliorarsi.

Quindi non ti senti arrivato?No, assolutamente no ! Come

fai a sentirti arrivato?! Non si finisce mai d’imparare; anche perché come facciamo a stabi-lire qual è il massimo? Il mondo è grande, esistono milioni di mu-sicisti bravissimi; a tal proposito c’è una farse che mi piace sot-tolineare spesso di un cantautore che dice: “non confondere mai l’arte col successo”. Non perché uno diventa famoso vuol dire che è bravo; c’è chi è bravo ed

marcello Surace

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il PersonaGGio

è famoso, chi invece pur avendo delle grandissime capacità non ha avuto la fortuna di emergere. Penso comunque che chi è sicuro dei fatti propri sarà sempre se stesso in tutte le situazioni. In ogni caso la fortuna bisogna an-che cercarsela, non ci si deve mai accomodare perché niente arriva così..; è necessario fare sacrifici, andare fuori, anche rinunciando agli affetti. È necessario avere un po’ di carattere, e questo è molto importante perché ti for-gia e ti fa affrontare meglio an-che le altre situazioni della vita!

Ho avuto modo di constata-re che molti grandi batteristi stanno pian piano riducendo le dimensioni e le componenti della batteria, utilizzando set che potremmo definire “mini-malisti”. Ci spieghi il motivo di questa tendenza?

Spero che duri questa ten-denza, anche perché rispecchia più quella che è l’origine della batteria; ricordiamo che la bat-teria è nata innanzi tutto come strumento ritmico, ed è il ritmo che deve fare. Penso che non è essere “circense” che ti fa essere un bravo musicista, anzi questa è una cosa che stanca pure perché non c’è una certa musicalità. Co-munque molti batteristi, anche nell’epoca in cui c’è stata questa ricerca, si sono sempre attenuti a quelle che sono le fondamen-ta, alla base dello strumento, in poche parole a ciò che serviva: il cosiddetto “groove”. Ci sono stati batteristi che hanno fatto la storia della batteria con dei set minimi, che hanno fatto cose pazzesche; anche perché è mol-to più difficile essere creativi con 3 pezzi in un set, avendo meno sonorità e meno apertura!

Come vedi l’accostamento” batteria acustica-drum machi-ne” che negli ultimi anni si sta riscontrando nell’arrangiamen-to di molte canzoni?

L’accostamento, se fatto con intelligenza, è bello e funziona; anch’ io mi ritrovo spesso a fare delle produzioni dove è richiesto sia lo strumento acustico, per l’energia, abbinato alla cosa elet-tronica, che grazie al piano so-noro differente dà l’opportunità di creare delle situazione molto musicali. Però il cuore deve sem-pre battere! Vedo molto bene le” loop stations”, anche per-ché spesso ci si ritrova ad avere delle drum-machines che sono riprese da quelle vere, e quindi si crea un impasto particolare, abbastanza fresco diciamo, non meccanico come si usava fare in alcuni periodi della nostra epoca musicale.

Quali batteristi ti hanno maggiormente influenzato e quali contaminazioni musicali ti hanno segnato maggiormen-te nell’arco di tutto il tuo per-

corso musicale?Il primo batterista che mi ha

affascinato è stato John Bonham, batterista dei Led Zeppelin, che ho vissuto proprio nel pieno per-ché da bambino ho iniziato con lui, era un mio idolo e mi piaceva il gruppo, mi piace tuttora. Ria-scoltando, infatti, le cose che fa-cevano 40 anni fa dici “madonna ma guarda che accadeva!”; per-ché c’era la ricerca e la voglia, si suonava assieme, sicuramente c’era meno tecnica rispetto ad oggi, meno pulizia, però molta più gioia, più verità! Cambiando stili musicali, ho ascoltato un po’ di tutto insomma: Billy Cobham, Lenny White. Non ero molto preso col jazz inizialmente e nemmeno adesso; diciamo che ci sono arri-vato per vie traverse a dei grandi jazzisti perché mi sono poi but-tato nel jazz elettrico, che era di moda, era il periodo in cui acca-devano tante cose... però non è che sono mai stato un purista... che ho mai ascoltato il genere... e questa è una cosa che bisogna pur fare per capire da dove si parte e dove si arriva.

Ti capita di fare selezione di genere musicale tra le offerte di lavoro che ti vengono proposte?

Cerco sempre di fare cose pia-cevoli e interessanti . Molto spes-so, spinto dal desiderio di miglio-rami, insomma di andare avanti e di capire, mi butto un po’ in tutte le situazioni, non faccio una selezione, a meno che non venga richiesto un musicista con uno stile e un tipo di esecuzione specifica, in tal caso, umilmen-te, dico sempre “non sono adatto chiamate un altro”.

Ci racconti della recente esperienza live con la cantante Giorgia?

Innanzi tutto vorrei dire che per me suonare con Giorgia è un privilegio, per tanti motivi; prima di tutto perché Giorgia è una “vera”, canta bene ed è un artista da non sottovalutare, e poi l’aver fatto parte di quella band, con quei musicisti, è stata una bella esperienza oltre che una scuola! Poi, visto che sono stato scelto e che è stata lei a volermi, per me è stata una bella soddisfazione! Anche perché non è che mancassero i batteristi; però lei ha specificato: “voglio lui”, e ti posso dire che questo mi fa piacere, soprattutto perché sono stato scelto al posto di Mi-chael Bland, storico batterista di Prince e non uno qualsiasi! Poi quando ti ritrovi a suonare su un palco, e al fianco hai gente che ha più esperienza e viene da una cultura diversa dalla tua, perché quando Sonny Thompson, il bas-sista che suona con lei, e che ha suonato 7 anni con Prince oltre che con James Brown sai è sem-pre un esame che devi superare! Quindi mi sono ritrovato a suona-

re col bassista che veniva da una esperienza, il chitarrista, Mike Scott, che era reduce dal tour mondiale di Justin Timberlake, un altro, Skip Dorsey, che era capo orchestra di Britney Spears, un altro che aveva suonato con Madonna… quindi a quel punto è necessario giocarti tutte le tue carte! È sempre una forma di... come dire.. no, non è una sfida, però è una bella responsabilità... anche perché, se tu in una band hai 4 coristi e uno dei 4 fallisce, va bene... ma se in una band il batterista sbaglia, specialmente con i signori che dicevamo pri-ma... è un’esperienza di vita pesante perché loro sono esigen-tissimi... molto... anche perché, ripeto, quelli che erano stati chiamati e che avevano lavora-to in precedenza al posto mio, non erano gli ultimi arrivati… era gente “pesantissima”... quindi ho dovuto superare questo, chia-miamolo ostacolo, sia di vita, culturale nonché musicale.

Durante tutta la tua carriera hai avuto tante collaborazioni, sia con artisti italiani, solo per citare qualche nome Alex Baro-ni, Gegè Telesforo, Daniele Lut-tazzi, Giorgia, che internazio-nali, da Catherine Lara a John-ny Haliday, JJ Goldman, Michel Sardou e tanti altri , chi, ed eventualmente quale momento musicale ti ha maggiormente gratificato e ti ha dato quel qualcosa in più?

Un’esperienza in particolar modo, no... ogni esperienza è di-versa dall’altra. Il fatto di essere scelto e lavorare con gli artisti conosciuti appunto in un deter-minato paese, suonare in posti dove uno magari sogna di suona-re, e poi ritrovarsi lì... questa è una bella soddisfazione! Quando riesci a dare quello che serve, però divertendoti, questo è im-portante per me, ad un artista qualsiasi o che si chiami in qual-siasi modo! Ogni cosa ha la sua gratificazione, sia riuscire a suo-nare in posti di prestigio, come anche venire a suonare qua a Palmi, mica io suono meno bene! Suono uguale se mi trovo a Los Angeles, però l’importante è che mi diverto sia qua che la, capito! Certo l’emozione e l’adrenalina è diversa, perché se mi ritrovo a San Siro con 70 mila persone, lì ci sono dei meccanismi che sono un po’ diversi, però la so-stanza è quella... anzi... lì gioca molto l’esperienza del mestiere perché così affronti la situazione con più tranquillità... anche se c’è sempre l’emozione, che deve esserci per non essere una cosa fredda! L’emozione c’è sempre, anche quando suono in un club con quattro amici... penso che, ormai, questa cosa ce l’hai nel dna… il giorno in cui dovessi per-dere questo stimolo, sicuramen-

te cambierei mestiere... ma non saprei cos’altro fare! Oggi sono soddisfatto!

Quali sono i tuoi progetti fu-turi?

Ovviamente spero sempre di riuscire a suonare. A giorni sarò su Radio Montecarlo per la pre-sentazione del nuovo disco dei Gabin “Third and Double”, disco ricco di “special guest”, uscito il 5 marzo in tutto il mondo; nel disco ho suonato pochi pezzi, in uno di questi, e ne sono mol-to contento, io suono e canta Flora Purim, la moglie di Airto Moreira (una delle stelle più brillanti della musica brasiliana e internazionale) da me apprez-zata ed ascoltata da giovane e invece mi è capitata questa cosa! Successivamente inizierò una collaborazione live per il Tour 2010 di Alex Britti; suonerò il 15 al Teatro Nuovo di Udine, il 22 al Teatro Creberg di Bergamo e il 29 sarò a Ferrara, al Teatro Comunale. Poi c’è il “Quartetto Nazionale senza filtro”, gruppo creato assieme a Marco Siniscal-co (basso), Alessandro Centofan-ti (organo) e Marco Rinalduzzi (chitarra) e che negli ultimi con-certi ha visto la collaborazione del trombettista Fabrizio Bos-so. Continua l’esperienza con i “Canthina Band” che mi diverte e considero una buona palestra, sia dal punto di vista fisico che musicale; una palestra nel senso che non è facile suonare quelle canzoni! Sicuramente i progetti sono quelli di riuscire a suonare sempre e nel migliore dei modi, indipendentemente dalla que-stione dell’imponenza di quella che potrebbe essere l’espres-sione musicale; anche perché trovo meno divertente suonare in posti grandissimi piuttosto che in posti più piccoli, appunto perché , piacendomi la musica, in questi posti si possono ascol-tare meglio le varie dinamiche.

Adesso una piccola curiosi-tà. Come giudichi il Festival di Sanremo? Secondo te vengono proposte canzoni di qualità?

Quest’anno, per quel poco che ho seguito, ho ascoltato de-gli artisti, i giovani soprattutto, e devo dire, a mio modesto av-viso, che c’è stata una ondata di novità.

Quindi c’è questa potenzia-lità per la musica italiana?

Se non viene manipolata sem-pre dalle stesse persone, che mettono le mani sempre in pasta e propongono sempre le stesse cose, credo di si. Alcu-ne persone dovrebbero avere il buon senso di dire basta, diamo spazio ai giovani, anche perché oggi c’è gente di grande talen-to; ho ascoltato alcuni brani di interpreti molto in gamba. A me è piaciuta molto Malika Ayane... quella sa cantare!

“il Groove made in Palmi”

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Cultura e FolKlore

di Antonino Catananti

no due suggestive tradizioni che fanno di questo paese, strategi-camente situato nel cuore di una rigogliosa pianura, un importan-te e frequentato centro del fol-clore religioso.

Dal lontano 1902, seppur ad intervalli irregolari, il Venerdì Santo viene rappresentata la Tragedia Sacra “iL cRiSTO”, cinque atti del poliedrico riz-ziconese Francesco Carbone (1868-1928). Fu proprio lui, fra l’altro anche pittore, fotogra-fo e inventore che, attingendo dagli scritti evangelici, sul fini-re dell’800, elaborò un copione sulla passione e morte di Gesù Cristo. Profondamente radicata nel sentimento popolare e inter-pretata da improvvisati attori del luogo (con più di una parte che, in qualche caso, si traman-da orgogliosamente di padre in figlio, da nonno a nipote), il te-sto si snoda in una serie di scene che fanno rivivere gli ultimi gior-ni della vita terrena del Figlio dell’Uomo.

Coordinatore Associazione Culturale ”Novecento”

RIZZICONI, CENTRO DEL FOLCLORE RELIGIOSO

Rosina AngelaSaccà NataleSaffioti AntoninoSaffioti EttoreSainato MarcellaSainato RoibertoScarfone AntonelloScarfone RosarioScidone RoccoSeminara EugenioSilvestri SalvatoreSolano DomenicoSprizzi NinìSprizzi PasqualeSurace DemetrioSurace Domenico LuigiSurace PasqualeSurace RoccoSurace RoccoSurace SaverioSurace VincenzoSuriano GaetanoTigano FrancoTopa GiuseppeTrapasso Maria RosariaTrentinella CaterinaTrentinella FrancescoTripodi CarmeloVeneto ArmandoVeneto MaraVentrice AlbertoVentrice LoredanaVentrice PaoloVincenzi GiuseppeZagari CosimoZappone FrancoZavaglia DomenicoZinnato CarmeloZinnato DomenicoZinnato ManuelaZirino Pasquale

REALIZZIAMO UN SOGNO!

De Salvo FrancescaDe Santis VincenzoFedele LuigiFicarra Nicolo’Ficarra NicolòFiorillo CarmeloFiorino DomenicoFontana PasqualeFranconeri PasqualeFrisina PasqualeGagliostro CettoGagliostro CaterinaGalimi AntonioGalimi GiuseppeGalimi VincenzoGalletta AntoninoGalletta NatasciaGallo GiuseppeGallo RosaliaGargano ErnestoGaripoli Maria RosaGaudio Ennio

Alvaro DomenicoAnedda NunziaAngì CettinaArcuri AntoninoArcuri LelloArcuri LorenzoArcuri MassimilianoArcuri SantoBadolati AnnaBadolati FeliceBagalà PietroBalzamà ConcettaBarbaro OscarBarbaro RoccoBarbera CarmelaBarbera MatteoBarone FrancescoBarone GiovanniBarone SissiBraganò FrancescoBruzzese ManuelaBruzzese GiovanniCaccamo AntonioCaccamo CarmeloCaccamo CecèCambrea RoccoCannata NellaCarbone ClaudioCardoso SusannaCariddi GiuseppinaCarmelitano MatteoCarnevali RodolfoCarrà AssuntaCarrozza DomenicoCaruso Tota BenedettaCatalano Maria RosariaCatalano RacheleCatanzariti VandaChizzoniti CristinaChoteau PascaleCiani AlessandraCiccone CarmeloCofano AchilleCogliandro MemmoCosoleto CaterinaCosta Concetta MariaCosta GiovanniCostantino Lucia D.Cricrì AuroraCricrì ClaudioCricrì GiuseppeCricrì WalterCrucitti DemetrioD’Agostino FrancescoD’Agostino M. ConcettaDavì GiuseppeDeodato Anna MariaDonato PeppinoDe Francia SalvatoreDe Maio LauraDe Maio ArmandoDe Maio Filippo

Gaudio EugenioGaudio SavinaGentile FrancescoGrassi GiuseppeGrasso DavideGullo AntoninoHyrace FrancaIannelli AntoninoIppolito DanielaIsola GiuseppeLacquaniti NunzioLa Face MariaLeonardis Anna MariaLoiercio TeresaLo Previte TeresaLongo PippoLucente GianfrancoLuppino CarmelaMagazzù AntonioMagazzù GiuseppeMaisano DomenicoManagò Andrea

Managò VincenzoMarazzita RitaMassara FrancescoMatarese GiovanniMatina FrancescoMazzagatti RitaMelara CarmineMesiti SilvioMorabito AlfredoMorabito GiovanniMura AntoninoMuratore PieroNicotra FerruccioNizzari DomenicoNoto VincenzoOliva CarloOrtuso AndreaOrtuso GiovannaOrtuso LuciaOrtuso RoccoPaparo ConcettaPardeo Francesco

Pardeo GaetanoParisi AntoninoParisi EnzoParrello CarmelaParrello RoccoPetitto ConcettaPetitto AntonioPetitto RosettaPetitto SaverioPiccolo GiovanniPipino RobertoPipino TommasoPirrottina RoccoPizzuto DinoPrevitera MariannaRanuccio SalvatoreReni Marcella ClaraRicciardi DiegoRigitano EugenioRizzitano CarmeloRomano AnnamariaRomeo Giuseppe

Associazione Città Di PalmiAssociazione Fidapa PalmiAssociazione Fisiofit PalmiAssociazione MadreterraAssociazione Per PalmiAssociazione Presenza

Associazione Pro Loco PalmiAssociazione Prometeus

Gruppo “Palmesi di Milano”Gruppo “Palmesi del New Jersey”

Gruppo “Palmesi di New York”Gruppo “Palmesi di Roma”Gruppo “Palmesi di Sidney”Lega Navale Italiana Palmi

R.L. Pitagora 29 agostoRotary Club Palmi

Ufficio Agricolo Territoriale di PalmiUnisu - Università Telematica

“Nicolò Cusano”

Puntualmente da più di due secoli, invece, ogni anno, nel giorno di Pasqua i rizziconesi, con religiosa devozione, hanno il privilegio di assistere a un’altra bella tradizione locale che, as-sieme alla Tragedia del Venerdì Santo, può essere considerata il simbolo del folclore cittadino: ‘affRUnTaTa. Difatti, i vari riti della Settimana Santa culminano con la spettacolare rappresenta-zione dell’incontro della statua del Cristo Risorto con quella della Madonna, dopo gli appassionanti “viaggi” del diletto apostolo Gio-vanni. Fra le tante “confrunte” che si svolgono nella nostra re-gione, quella di Rizziconi, per l’insidia del percorso, la veloce successione delle fasi, la pesan-tezza delle statue, può essere considerata una delle più sug-gestive ed emozionanti (venire per credere !): una cadenza sba-gliata dei portatori, che devono sottoporsi ad un notevole sforzo psicofisico, una disattenzione nei convulsi momenti dell’esecuzio-

ne, potrebbero compromettere non solo la buona riuscita della tradizionale rappresentazione ma, soprattutto, l’incolumità di protagonisti e spettatori; in più, un imprevisto incidente verreb-be pure interpretato come di cattivo auspicio.

Sono pochi i centri della Ca-labria che possono vantare due tradizioni cosi autenticamente radicate nella coscienza popo-lare e nel sentimento religioso. Per questo, “Sacra Tragedia” e “Affruntata” rappresentano per Rizziconi un patrimonio cultura-le da tutelare e valorizzare.

a Rizziconi, sviluppato cen-tro della Piana di Gioia

Tauro, da parecchi decenni, du-rante la settimana santa, oltre ai consueti riti religiosi, si ripeto-

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Cultura e FolKlore

correvano gli anni settanta. I pesci della Costa Viola,

sarpe, cefali e occhiate, scam-pati al pericolo, nascosti nei loro anfratti segreti e abissa-li, avevano più volte sentito gli effetti del suo tonante operato percorrere i liquidi fondali, fa-cendoli vibrare come un piccolo terremoto.

Saro u ‘Ndrianu era un “pro-fessionista della bomba”, li sor-prendeva quei pesci, come un temporale fulmineo, scaricava tritolo impaccato sui loro bran-chetti erratici, intenti a perlu-strare le marine a caccia di pre-de più piccole della loro taglia.

Saro li aspettava accovacciato sempre su uno scoglio diverso, e lanciava con meticolosa perizia il pacchetto esplosivo centrando la testa del branco in transito.

Saro aveva esperienza, lo si ca-piva dall’occhio di vetro e dalle tre sole dita rimaste nella mano destra, segni pregressi lasciate-gli addosso dalla dinamite.

Ma quello del pescatore piro-tecnico era il solo mestiere che

gli consentiva di portare il pane a casa e così, nonostante tutto, lui continuava a praticarlo con passione consumata.

A chi era in partenza dalla stazione spesso capitava di es-sere scosso da una detonazione proveniente dal mare, ma c’era sempre qualcuno fra i ferrovie-ri abituati a quelle quotidiane deflagrazioni che rassicurava i viaggiatori impauriti che chiede-vano cosa fosse successo.

“ Nenti… è u ‘Ndrianu chi pi-sca”

Dopo essere stato semplice pescatore di frodo, Saro si era fatto ristoratore, mettendo su una tavernetta improvvisata nella quale, a pochi metri dal bagnasciuga, alla frescura di una cannicciata, si poteva degustare il pesce alla griglia appena trat-to dalle onde del mare.

“Da pesce Saro fresco” aveva scritto, incolonnando in modo bizzarro le parole nell’impro-babile tabella che recava una freccia indicante la baia della Marinella.

Gli avventori si affezionavano alla sua cucina estemporanea e

genuina, semplice e odorosa di menta e salmoriglio e spesso lo sommergevano di prenotazioni.

Saro li assicurava, : “ ‘Ndavi pe tutti!! Aspettati ca vaiu e tornu!!”

Partiva verso una delle tante baie della costa, spariva dietro gli scogli con la sigaretta sempre accesa che gli pendeva dal lab-bro, portandosi dietro il panaro nel quale sotto un tovagliolo era nascosta una miccia fatta di tessuto impregnato di olio e la bomba di carta annodata con lo spago.

Saro attendeva pochi minuti prima di avvistare con l’occhio superstite il branchetto di pas-so, accendeva la miccia e lan-ciava, dopo pochi istanti una colonna di acqua schizzava dalla superficie del mare proiettando nell’aria una manciata di argen-tee prede agonizzanti, fra alghe sradicate dal fondo.

Saro recuperava una bagnarola e paleddhiando raccattava i pe-sci mentre ancora si dibatteva-no in superficie, li ammucchiava dentro il panaro e guadagnando la riva correva a cucinarli sulle braci.

La minutaglia la affidava alla cura della moglie, addetta alla cucina, spesso ordinandole in un italiano perentorio: “ Concetta friggi a tutta passata!!”

Gli avventori si complimenta-vano con lui per le ottime man-giate di pesce davvero fresco a prezzi modicissimi.

Noi ragazzi spesso lo incontra-vamo nelle luminose giornate di maggio in cui, marinando la scuola, correvamo a Ravaglioso per fare i primi bagni.

Saro ci chiedeva aiuto per re-cuperare le prede, noi risponde-vamo alla sua richiesta che era sempre generosamente ricom-pensata in natura. Poi quando lui correva via, attrezzati da ferro filato ci immergevamo per recu-perare i pesci più grossi rimasti nel fondale, li trapassavamo dalle branchie e li portavamo in superficie, orgogliosi di ostenta-re quelle iridescenti collane itti-che, che, come trofei esclusivi,

ci portavamo a casa, grondanti di profumata salsedine.

Un giorno lo vidi da vicino Saro, intento nel suo operato di “ esperto di esplosivi “, nel veder-mi ad osservarlo, mentre stavo timoroso, semi occultato da una roccia, lui mi volle rassicurare. “ Chi fai “ disse, “ Ti scanti? Noo ,,, ca non succedi nenti, ti poi ‘mbicinari se voi!!”

Avevo voluto assistere da vi-cino a tutta l’operazione, mi appassionava la figura di Saro, così come può capitare a cia-scun adolescente che non ha ben chiaro il senso del pericolo e del proibito.

Quella volta lo aveva riempito fino all’orlo il panaro ed andan-dosene, soddisfatto, mi aveva concesso con generosità di rac-cogliere per me tutti i pesci ri-manenti.

Forse sarà stata l’ultima sua pesca miracolosa.

Dopo poco più di una settima-na seppi che era accaduta una tragedia. Si era sentito come un tuono provenire da Rava-glioso, come di una bomba non smorzata dal mare esplosa fuo-ri dall’acqua. Saro poco prima di scagliare si era spostato su una roccia lippusa , tradito da una improvvisa virata fatta dal branco di pesci, aveva ritardato il lancio e scivolando sullo sco-glio non aveva fatto in tempo a disfarsi dell’ordigno che teneva ancora in pugno. Era stato un at-timo ed era sparito in una bolla di fumo.

Molti piansero pensando alla fine di quell’uomo singolare, e agli stenti di quella famiglia ri-masta senza pane.

Qualcuno pensò che sarebbe finita per sempre l’opportunità di mangiare pesce fresco a prez-zi modici.

Il cartello di legno rimase ancora per qualche anno anco-rato al muretto della Marinel-la, finchè il sole e la salsedine non cancellarono definitiva-mente quella scritta fatta col pennello che diceva: “da pe-sce Saro fresco, pranzo com-pleto £1000.”

Da PEScE SaRO fREScO

di Giuseppe Cricrì

la mitica “tabella” - ricordo indelebile -

SPOSi E cERimOnia

DALINANGELA PASCALPRONOVIASDANIEL Degli ONOFRINICOLELUCREZIAMISS KELLyFIORINDA Carlo PignatelliNICOLEMANUEL MOTAEDDy K.VALENTINILA SPOSAVINNISAN PATRICKLUISA

CARLO PIGNATELLI UOMO

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ARMANI JEANSPINKOLIU JOCELyN B.POLO RALPH LOREN JEANSJAGGyPEUTEREyDIESELREFRIGIWEARETIQUETA NEGRAMET JEANSESERCITO ITALIANOANGEL DEMONKILLAHESSENZAP QUADROBLUE ROSESCUOLA ZOO

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Cultura e FolKlore

ERA IL TEMPO DEI GIOCHI La nostalgia dei vecchi giochi ... di una volta

Gallinella zoppa zoppaQuantu pinni ti ‘ndi ‘ntoccaTi ‘ndi ‘ntocca vintiquattru

Unu, dui, tri e quattru!

così recita un’antica filastroc-ca che, per i meno giovani, è

legata ai ricordi della fanciullezza, alla semplicità ed all’originalità dei giochi di una volta, spesso costru-iti con materiali poverissimi, nati da una fantasia fervida in grado di attingere risorse dall’ambiente

si svolgevano, secondo le stagioni, per lo più all’aperto, in strada. I ragazzi palmesi si divertivano con poco ed i giochi, nonostante la loro semplicità, apparivano inve-ro bisogni della vita e sollievo alle fatiche quotidiane. D’inverno, in particolar modo nel periodo na-talizio, coll’approssimarsi della tanto attesa festa, essi erano dei più ingenui. Si giocava a “li fos-seddha”, “lu vacili”, “L’arciperni-culu”, “li nuciddhi” e, soprattutto, ad “‘u paddhu”, servendosi di una grossa nocciola che, tramite un foro praticato nella parte poste-riore, veniva svuotata del seme, in modo tale, poi, da colarvi del piombo od inserirvi altro materia-le che l’appesantisse. “U paddhu” così realizzato, veniva tirato, da distanza prestabilita, mirando “‘u casteddhu” (sorta di costruzione fatta da quattro piccole nocciole,

restanti monete. Anche le bam-bine avevano i loro giochi pre-feriti, per lo più d’imitazione, in quanto riprodu-cevano le stesse scene, le stesse azioni che avevano visto compiere alle loro madri. “‘A cucinìa”, ad esempio, consisteva nel preparare un semplicissimo pranzo, metten-do ciascuna qualcosa presa in casa e consumandola assieme. Altri giochi collettivi erano “Madama Dorè”, con le piccine che, in com-pagnia, interpretavano, all’aperto, fra canti e balli, l’omonima fiaba; “La bella che dorme”, “Cummari aviti piseddha”, ecc. Non di rado bambini e bambine, specie se più piccoli, condividevano gli stessi giochi, tra cui “‘u pilu”, rincorren-dosi a vicenda fin quando, toccato un coetaneo con la mano, questi, a sua volta, doveva toccarne un al-tro; “ a si loca “, “a mosca cieca”, bendando gli occhi di colui o colei che doveva cercare di afferrare e riconoscere uno dei partecipanti al gioco. Ad appassionare maschi e femmine era, poi, “all’arburi”. Qui, il bambino, detto “mastru”, con in mano un fazzoletto legato in nodo ad un angolo, nel porger-lo agli altri compagni soleva dire: “Sacciu n’arburu gatu cusì, i sò frutti su cusì…“, descrivendo tutte le caratteristiche dell’albero; nel caso in cui il compagno non avesse compreso di quale arburu si trat-tasse, “’u mastru” avrebbe passa-to il fazzoletto al successivo e così via; viceversa se avesse indovi-nato, egli avrebbe preso a correr dietro agli altri, percuotendoli con il nodo del fazzoletto e, tuttavia, arrestandosi, per poi tornare al posto di gioco con il fazzoletto in bocca, alla voce che ordinava: “’a mastru!“. Uno dei giochi che si svolgevano tra luglio ed agosto, era quello “d’u casu”. Stabilita la partita, due tra i giocatori più esperti, sceglievano dapprima la forma di cacio dal salumiere, possibilmente stagionato e duro e, successivamente, il viale nei pressi del quale si sarebbero for-mati i gruppi contrapposti di pari forza e numero. Ciascuna forma doveva essere lanciata a maniera di un discobolo con abilità e forza; quindi si correva per raggiunger-le con, peraltro, anche la gioia di camminare all’aria aperta e profumata, ora al sole ora all’ombra, per le strade di cam-pagna, vere e proprie piste per questi formaggi rotolanti, sen-za tenere conto degli improvvisi ostacoli, dei sas-si, dei carri che facendo deviare di continuo le forme di cacio

ne acceleravano la corsa. Ed allora

la gara ricomin-ciava con altri due campioni

freschi, in mezzo a frizzi, lazzi, sfide e pronostici. Tutto questo creava un affiatamento crescente ed emozionante fra i gruppi dei giocatori spesso di età diversa. A partita finita le grosse forme era-no già sgretolate ed i giocatori, amici, compari, vicini di casa, si riunivano tutti in un cordiale ban-chetto per poi, verso il tramonto, far rientro alle loro case. Quando i mezzi erano pochi, ma la voglia di svagarsi tanta, si cercava un buon muro, qualche giocatore vo-lenteroso, un po’ di monetine e si dava via al gioco del “battimùru”. Quest’ultimo, consisteva nel bat-tere, a turno, la propria moneta su un muro, tentando l’avvicina-mento, quanto più possibile, alle altre, così da conquistarle a loro volta. Con l’industrializzazione e, di conseguenza, il benessere, i bambini non giocano più in strada: del resto, quando il mondo del gioco, non è più rigidamente se-parato da quello reale, ma vi en-tra a far parte, pian piano i giochi tradizionali scompaiono; mentre quelli elettronici, al pari dei gio-cattoli industriali, mortificano non solo la creatività e la fantasia dei ragazzi, ma anche i rapporti di socializzazione, il significato educativo del gioco stesso fatto di movimento e comunicazione. Ac-cade così che quest’ultimo si sna-turi e da terreno di esplorazione divenga meccanismo il cui funzio-namento, già previsto, perfetto, limita l’immaginario dei fanciul-li. Ricostruire, quindi, la storia dei giochi della tradizione di un territorio, ha un profondo valo-re storico e sociale, poiché essi rappresentano testimonianze di carattere antropologico stretta-mente legate ai linguaggi ed alle culture delle singole classi sociali. In fondo, un viaggio tra i ricordi offre sempre una buona occasio-ne alle giovani generazioni per riscoprire, assieme alle proprie radici, il senso di appartenenza ad una comunità di valori, forse non ancora del tutto irrimediabil-mente travolta dall’incedere della modernità.

Se l’infanzia è l’età che si ha per tutta la vita …

di Cettina Angì

SILOCA

circostante. La creatività e l’inge-gno dei ragazzi di allora facevano sì che la bambola fosse di pezza al pari della palla, la macchinina una tavola con quattro ruote di legno, ogni pezzo di stoffa, ogni tenda un mantello, oppure bastava che alle estremità di una forcella di legno duro si legassero due elastici, a loro volta fissati ad un pezzetto di cuoio ovale, per realizzare una fionda capace di lanciare piccole pietre per colpire uccelli (in ma-laugurati casi, rompere vetri...). Il “telefono”? Un semplice filo teso tra due barattoli che conduceva la voce dell’uno all’orecchio dell’al-tro. Chi non ricorda la gara con i tappi delle bibite che correvano lungo il bordo del marciapiede? Od il gioco con le figurine dei calcia-tori? Tra gli infiniti giochi dimenti-cati, vi erano quelli collettivi che

poste tre come base ed una al di sopra di esse). Chi gettava il mag-gior numero di castelli – ciascuno dei quali corrispondeva ad un gio-catore – vinceva un bel gruzzolo…di nocciole. Le giornate primave-rili prima ed estive poi, offriva-no attrattive sempre nuove. Fra i giochi più noti di stagione (tra cui: “al Re di Spagna”, “‘a piane-ta”, “‘u surici ”, “’a landa”, ecc.), v’era “’u palorgiu“, trottola di le-gno avvolta nella parte superiore da una cordicella, con un lungo chiodo infisso in quella inferiore, a mo di punta, sfregato a dovere sul granito in maniera d’assicurare un maggior tempo di rotazione; “a singa”, riga tracciata in terra che ciascun giocatore, lanciando da lontano il proprio “soldo”, doveva riuscire ad avvicinare o toccare: il più abile otteneva in premio le

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17 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

Cultura e FolKlore

intorno al 1771 fu il feudatario d. Giovan Battista Spinelli ad aprire a Palmi una fabbrica di «camelot» ovverossìa tessuti di pelo di cammello, che

purtroppo finì an ch’essa nei guasti causati dal terremoto noto come il Grande Flagello di 12 anni dopo, ma ancora nel 1786 nel «Quartiero li muraglia» si avvertiva la «casa della fabrica delle sete di S. E. il Sig. principe di Cariati». Gli ordegni» occorrenti a mettere in moto un tale opificio furono in parte recati da Napoli dai coniugi d. Regina Tanasi e dr. d. Nicolò Cossi, mentre in parte ancora risultavano allestiti nella stessa Palmi. Una volta sul posto, venne chia mato a stimarli mastro Ambrogio Bronchelli d’Angelo di Firenze «come professore, ed esperto in tal materia». Quest’ultimo, che doveva senz’ altro conoscere alla perfezione il prodotto, subito attestò che detti non erano fatti «conforme richiede l’arte» non risultando per niente simili a quelli che si potevano osservare in funzione «in Fiorenza nella fabrica de camillotti del Sig.r Oginore» ed in altre (Ginori, anche se in altro campo, è ancor oggi un marchio di elevata qualità). Ma, a fronte di ciò, mastro Ambrogio si rifiutò di stilare la «fede di verità» che necessitava. Cosa per cui il 9 settembre Anto-nino Altanà, «Procuratore della nuova fabrica de Camillotti, Peli di Camelo, Seterie, ed altro di Sua Ecc.za Padrone il Sig. Principe di Cariati», rivolgeva viva istanza al governatore e giudice di Palmi, dr. d. Francesco Principe, per-chè astringesse quegli a farlo. In Palmi nel 1784 compariva qualche confezione di pelo di cammello, che molto probabilmente poteva provenire dalla fabbrica dello Spinelli. In un atto, infatti, accanto ad «una longherina di molla», è dato avvertire «un’altra di camillotto» 2.

Da altro documento abbiamo che Giovan Battista Spinelli, feudatario aperto ad ogni intrapresa di carattere speculativo, sin da cinque anni prima del 1776 «ha posto la nuova fabbrica di camilotti, peli di camelo seterie ed altro» nel suo feudo di Palmi e che, dall’inizio fino all’ultimo giorno di novembre 1776, vi ha lavorato quale «filatorano delle sete» il messinese mastro Giovanni Melissa-ri. Costui, terminato il tempo stabilito, ha deciso di andare per altra strada ed il 13 dicembre si è trovato dal notaio assieme al procuratore del duca, dottor fisico e chirurgo d. Antonino Altanà. Dall’atto intercorso tra i due si evince che mastro Giovanni era stato debitore verso l’Altanà di duc. 39, somma versata a quest’ultimo dal dott. fisico d. Francesco Parpagliolo. Entrambi i costituti si dichiararono alla fine soddisfatti, l’uno per aver ottenuto il risarcimento del debito, l’altro, oltre che per la corresponsione delle spettanze, per i 700 roc-chelli che aveva consegnato all’Altanà il proprio fratello mastro Domenico 3.

Rocco Liberti

2 SEZIONE ARCHIVIO DI STATO PALMI, Libri del protocollo dei notai Michelangelo Soriani, Palmi, a. 1777 f. 53; Giuseppe Barbaro, id. , a. 1776 ff. 140-141 e Francesco Colloridi, id., a. 1784 f. 3.

3 Ivi, nr. Giuseppe Barbato, Palmi, a. 1776, ff. 140-141. Scrive Antonio De Salvo (Ricerche e Studi Storici intorno a Palmi, Seminara e Gioia Tauro, Palmi 1899, p. 273 e n. 1) che i cammellotti o Gambellotti erano tessuti di peli di capra d’Angora, razza introdotta in Calabria Ultra dopo il 1770 od anche di peli di cammello e che si trattava di un genere molto comune.

Una fabbRica Di CAMILLoTTI a PaLmi nEL PERiODO 1777-1786

JOCHI ‘I NA VOTAChistu si chiama “schicciapaddhu”, ed era

di quasi tutti li figghjoli usatu‘na vota, e si jocava ‘i ‘sta manera:eccu, ‘nta ‘stu cannolu sbacantatu

di lignu di sambucu,‘sta paddhuleddha ‘i stuppavagnata a vvia ‘i sputazza,

nci ‘ncugnu di ‘stu bucue doppu chi la carcu

cu ‘st’autru lignu chi viditi ccà-e tantu a nzin’a a quandu

m’arriva ‘a portu quasi a la mità-chist’ autra paddhuleddha,

comu viditi ancora,nci ‘ncugnu ausu ‘n tappu

nzin’ a chi nesci forala prima e faci… ppà !E via accussì di segutu,

chista ch’ è dintra ancoraveni mandata fora,comu sapiti ngià,

di ‘st’ autra padda e… ‘nsumma,chistu è lu jocu… và !

E chisti, “gatta e surici”Si chjamanu… oh jocato..!

figghjoli chi facìvamufilici a chiddh’ età ;e mi currìa lu suricila gatta si mentìa

e chistu ia schiaccianducussì, di ccà e di ddhà…

E chisti ccà… “palorgiu”si chjamanu e “lazzata”;

e, comu chista nci l’ addhazzu attornu-ca no’ nci voli nuddha abilità-

lu minu doppu “a llongu” ‘i ‘sta manera,comu viditi ccà.

E n’ autru modu mi si joca è chistuchjamatu “a pinneddhazzu”;

nci addhazzu sempri attornu la lazzataisu accussì lu grazzu,

e poi lu minu pè mi cadi a chjumbu, ed eccu comu fazzu…

E ‘st ‘autru modu veni ancora dittu,pecchì si mina forti, “a corpu fittu”

e lu palorgiu roci e gghjetta ‘u vuuh…e pè finiri ‘u pigghju ‘ nta la manu

a ‘nzina chi s’astuta, chjanu, chjanu…

Figghjoli li facìvamu nù atri‘sti bedhi jochi ed autri a chiddh’ età…

ma ‘sti figghjoli d’oranò gatti e mancu surici,palorgi e schicciapaddhivannu trovandu cchjù!,ca vonnu fari ‘i gaddhi

puru li puddhicinichi dintr’ a scorcia ‘i ll’ ovu

cogghjuti ancora su! Francesco Salerno ( tratta da F. SALERNO, Antologia poetica, Calabria

Letteraria editrice, Soveria Mannelli, 1989, pp.32-34 )

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il raCConto del mese

C’era una volta…

rocco era partito da Palmi in un freddo inverno del

1985 per andare in un mon-do “nuovo”, l’Australia; laggiù avrebbe trovato un lavoro, forse una famiglia, proprio lui, il mio caro amico, che mai si sareb-be allontanato così tanto dalla “beddha Parmi” .

Troppi ricordi ci legavano, troppi sogni da rincorrere insie-me, la voglia di crescere ed il desiderio di raggiungere il be-nessere attraverso il lavoro e l’onestà, sempre e comunque ri-manendo nella nostra terra; ma ognuno compie le proprie scelte, più o meno, secondo un destino già scritto ed io a malincuore me ne feci una ragione.

Oggi, 9 dicembre 2002, Rocco torna a Palmi; un inverno co-stellato da alluvioni e continue piogge ha rovinato il raccolto di grano, fonte di guadagno e so-stentamento per il nostro amico; a ciò si aggiunge il tarlo della no-stalgia per la sua città e così la decisione di un rientro a “casa” non tardò ad arrivare.

Andai io stesso a prenderlo all’Aeroporto di Reggio Cala-bria, tra lacrime di gioia ed il desiderio di raccontarsi tutto d’un fiato diciassette anni di lontananza. Per strada erano fiumi di parole...

Mi accorgevo che più ci avvi-cinavamo verso la nostra amata

Palmi e maggiore era l’enfasi con cui raccontava i suoi ricordi e le sue emozioni; non solo, le storie legate ad un mondo così lonta-no come l’Australia che aveva cominciato a raccontarmi non appena imboccata l’autostrada a Reggio erano scomparse, man mano che superavamo Villa San Giovanni e poi Scilla, per non parlare di quando ci siamo la-sciati alle spalle l’uscita di Ba-gnara: Palmi, Palmi e solo Palmi nelle sue parole.

Appena arrivati, la prima cosa che fece fu andare al cimitero, a trovare le spoglie dei i suoi genitori, dei parenti più stretti e, ahimè, a scoprire che molti suoi (nostri) amici non c’erano più. Durante le prime settimane Rocco si divise tra pranzi, tal-volta presso un cugino talvolta presso un amico, e così per tutto il mese di dicembre; poco fu il tempo trascorso insieme.

E venne il nuovo anno; una sera Rocco spuntò a casa mia, salendo su per le scale in manie-ra veloce, non appena entrato dentro casa mi disse:

“Presto! Presto! Andiamo alla Stazione, ho visto in agenzia un’offerta speciale sul treno Eu-rostar diretto a Roma; andiamo a fare subito i biglietti e domani partiamo per qualche giorno di vacanza!”

In maniera sorpresa ma molto

decisa, gli risposi:“Calma, calma! Beh, vedi Roc-

co… non c’è una biglietteria alla Stazione e, poi, pur volendo, il treno di cui mi parli non effet-tua la fermata a Palmi. Ma stai tranquillo, stanno ripristinando il tutto, per far sì che torni ogni cosa come prima.”

Come un bambino, dispiaciu-to perché aveva scoperto che Babbo Natale non esiste, girò le spalle e andò via, con molto rammarico.

Qualche giorno dopo andai a trovarlo a casa, quasi volessi scusarmi e magari rimediare al sogno infranto; lo trovai seduto sul divano mentre riguardava vecchie foto di famiglia, poi mi disse:

“Sai Salvatore, prima di partire da Perth, avrei dovuto fare degli accertamenti medici; poi mi son detto: ma quasi quasi li effettuo a Palmi, nel nostro ospedale, mi ricovererò qualche giorno, con tutti i reparti che abbiamo potrò fare un check-up completo alla vecchia carriola! Ah! Ah!”

E rideva, compiaciuto della sua battuta finale, sperando nel mio aiuto a fissare la data del ricovero e, magari, nel mio inte-ressamento durante quei pochi giorni.

Ahimè, dovetti fermarlo subito:“Beh, vedi Rocco, come dirti...”“Alt, alt, alt! – mi interruppe

subito – ho già capito tutto, non aggiungere altro, basta così; se continuiamo ancora a parlare ti inventerai pure che è caduta la montagna di Sant’Elia, che le pietre sono finite alla Marinella e che quindi la prossima estate non ci possiamo fare il bagno ‘a Cacina!”

Cari amici miei, non me ne vo-gliate, ma non ebbi il coraggio di confermargli quanto da lui inge-nuamente raccontato per il solo scopo di provocarmi.

Passarono dieci o forse più interminabili secondi di silen-zio; poi Rocco, avendo notato il mio imbarazzo e avendo capito che tante cose erano cambiate rispetto ai suoi ultimi anni pal-mesi, con la solita ironia che lo contraddistingue da sempre, mi disse:

“Adesso, via, accompagnami al Comitato della Varia, mi voglio iscrivere per fare il Padreterno, ci pensi? Roccu ‘u Patreternu in cima alla Varia!!! Secondo te, Salvatore, il Padreterno avrà mai bisogno di un ospedale per cu-rarsi? E poi, dimmi la verità, hai mai visto un Padreterno che ha bisogno dell’Eurostar per andare a Roma?”

Ci siamo fatti una grossa risa-ta, come ai bei tempi, e ci siamo recati verso la nostra cara Piaz-za I° Maggio.

C’era una volta…

la triste storia di chi è andato via da palmi, per lavoro od aFFetti, è quella di tornare indie-tro, a ritrovare i propri ricordi e a scoprire che, mentre il mondo andava avanti, palmi regrediva.

Girolamo Seminara

DA IL GIORNALE DELL’ARTE, N. 294, GENNAIO 2010-01-22

L’ITALIA MAGNIFICAdi Marco Magnifico

INDIMENTICABILE PALMIdiciamoci la verità: a chi verrebbe in mente di andare a visitare la cittadina

di Palmi? Molti non sapranno neppure che è tra Catanzaro e Reggio Calabria. Subito si pensa ( tutti colpevolmente viviamo intrisi di luoghi comuni) alla classica cittadina del Sud rovinata dalla Democrazia Cristiana e afflitta dalla illegalità. E in-vece a Palmi, qualche giorno fa, ho vissuto la più intensa emozione da tanti mesi a questa parte. Rasa al suolo dal terremoto del 1908 e subito ricostruita sul medesimo sito con una dignità urbanistica ed architettonica che le delocalizzate “new towns” aquilane non sanno nemmeno cosa sia, Palmi è cittadina armoniosa e linda, con un museo etnografico di primissimo ordine e, soprattutto, una villa comunale ( come al sud chiamano spesso i giardini pubblici) che vale il viaggio. A picco sul mare e realiz-zata a fine ottocento, la villa comunale di Palmi è tenuta in modo impeccabile, con maestosi ficus, fontane zampillanti, bordure fiorite e i busti marmorei dei palmesi illustri come Francesco Cilea e Leonida Repaci. Verso il mare una balaustra di ferro battuto vi divide dal sublime: dal mare di un bleu irripetibile( siamo nella cosiddetta costa viola) emergono Stromboli fumante e , Panarea poi, verso sinistra, Lisca bianca, Panarea, Vulcano e Lipari. Poco più in là, l’imbocco dello stretto con Ganzirri (anzi Cariddi) e la punta di Scilla.

Enormi nuvole creano fasci di luce potente che si rincorrono tra Stromboli e lo stretto continuamente mutando il paesaggio; che diventa uno spettacolo sublime: nel senso di ultraterreno. Sono in estasi: gli amici palmesi mi strappano a forza da quella balaustra per portarmi in una piccola osteria dove la ricotta è un’altra emozione.

ii° cOncORSO Di POESia

“Domenico augimeri”

per ricordare la figura del pittore palmese Domenico Augimeri, l’Associazione arti-

stico-culturale “Amici di Ermelinda Oliva” in collaborazione con il Comune di Palmi - As-sessorato alla Cultura e Pubblica Istruzione - e con il patrocinio della Provincia di Reg-gio Calabria e della Regione Calabria ban-disce e organizza un Concorso di Poesia a tema libero.

Per info: 096623838-0966266610-3384273048

Associazio-ne artistico culturale

“Amici di Ermelinda Oliva”

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saPeri &saPoriPiStuni e cuddhura

con farina di granturco e mosto cotto o scirop-po di fichi.Pare che anticamente venisse usato come pane per il viaggio in memoria dell’esodo degli ebrei dall’Egitto.“... nel reggino viene chiamato “cudduraci” (da cuddura in greco kulloura significa “corona”), è una ciambella. Nei paesi grecanici del-lo Jonio reggino “sguta” o “guta” (dal greco augotòs = ovale) e nel catanzarese “cuzzupa” e “cucùli” … (Beatrice Zadera).Dolce dalle forme fantasiose: ce-stini, fiocchi, bambole (pupe), pappagalli (venivano messi a ta-vola per segnare il posto del capofamiglia e del primo figlio) cuore (dono per l’innamorato), A Palmi caratteristiche erano le

fino a non molto tempo fa, pas-sate le feste natalizie, già si

cominciava a pensare alla lontana Pasqua.Durante la Quaresima nei paesi, nei borghi, nelle campagne, con-tadini ed artigiani lentamente si preparavano alla realizzazione di tutte quelle manifestazioni della settimana santa che la tradizione ha tramandato loro.Così avveniva anche in cucina, du-rante il periodo della settimana santa. Nel nostro circondario, ol-tre le sue specialità, sfornava una gran quantità di cibi vivaci, ricchi, variegati.Nel reggino le pasticcerie preparano “u’ gneddhu” (l’agnello), un dolce di marzapane ricco di aromi e dal forte gusto di mandorla a forma di agnel-lo di diverse dimensioni e abbellito con lustrini e stendardi. Nelle fami-glie, invece, si preparano molti dolci sia da forno sia a base di ricotta.Per l’occasione si preparano i cud-dhureddi, dolcetti rotondi fatti di farina zuccherata impastata con uova, su cui è spalmato e solidifica-to, per cottura, un miscuglio bian-co di gradevole sapore leggermen-te aspro, composto di zucchero e succo di limone.Era un dolce povero, tipico dei con-tadini calabresi, veniva preparato con farina di grano e zucchero, ma spesso questi ingredienti inac-cessibili ai più venivano sostituiti

la ricettaIngredienti:500 gr. farina 1 bustina lievito per dolcibuccia grattuggiata di un limone200 gr. burro4 uova1 bustina di vanillina200 gr. zucchero

Per decorare:Codette e palline arcobaleno q.b1 tuorlo d’uovo per spennellare

Per la glassa:1-2 cucchiai succo di limone1 albume (quello non utilizzato per spennellare)10-12 cucchiai di zucchero

Mettere la farina in un recipente capace e mescolarla con lo zucchero e il lievito setacciato, quindi aggiungere il burro ammorbidito, le uova, la buccia grattugiata di un limone la vanillila e impastare.Lavorare molto bene l’impasto in modo da amalgamare bene gli ingredienti; la consistenza dell’impasto non sarà dura, anzi, risulterà abbastanza morbida. Modellare l’impasto direttamente sulla carta forno, secondo i soggetti scelti.Posizionare sulla forma finita, con una leggera pressione sulla pasta, una o più uova col guscio (sempre in numero dispari), che andranno bloccate sul dolce con dei bastoncini di pasta a mo’ di croce. Spennellarla con dell’uovo sbattuto e guarnirla con dei semi di papavero, sesamo o con degli zuccherini colorati, e cuocerla a 180°-200° per circa 35-40 minuti, fino a quando diventerà dorata. Appena sfornata la cuddura, può essere ricoperta con la glassa e cospargerla di zuccherini colorati, lasciarla raffreddare e poi... Buona degustazione!Ovviamente anche le uova inserite si possono mangiare... saranno belle sode dopo il passaggio in forno!

Primavera alle porte: Marzo è il mese dei lavori di ripulitura e pre-parazione del giardino. Se le tem-perature lo permettono è possibi-le levare le coperture dalle piante poste al riparo di teli di materia-le vario, avendo cura anche di ri-

pulirle dalle foglie secche e dai rami rovinati; si ripulisca-

no anche le zone intorno agli arbusti ed agli al-

beri, levando foglie secche ed erbe infestanti, dopo aver sparso pic-

cole quantità di concime organico una leggera zap-patura permette-

rà di interrare il nutri-mento e di farlo giungere più velocemente alle radici delle

piante. In Marzo e Aprile i la-vori nell’orto richiedono sempre maggiore impegno perché inizia o prosegue il ciclo di coltivazione di molte piante orticole che forni-

i lavori nell’orto in primavera Indicazioni pratiche e consigli utili per affrontare i lavori di marzo e aprile nell’orto

ranno i loro prodotti dalla prima-vera avanzata all’autunno. Ma la primavera di per se stessa è una stagione con tempo instabile. È perciò una regola che si verifichi-no ritorni di freddo o che si sus-

seguano diverse giornate piovose. Questo comportamento del tem-po è frequente.

PotaturaPer ottenere uno sviluppo equi-

librato delle nostre piante durante queste settimane dovremo potare la gran parte di esse; escludiamo solo gli arbusti a fioritura primave-rile, per i quali attenderemo l’ap-passimento completo dei fiori per potare i rami rovinati o deboli. Le piante da frutto, gli arbusti a fioritura estiva, le sie-pi, le rose, vanno potati adesso, in modo da favo-rire lo sviluppo di nuovi germogli vigorosi.

Lavori variQuando le ultime gelate

saranno ormai un ricordo, potremo porre a dimora an-che i bulbi a fioritura estiva o au-tunnale. Possiamo porre a dimora

anche arbusti, alberi da frutto e roseti, con pane di terra. Possia-mo praticare un primo trattamen-to antifungino con poltiglia bordo-lese.

SemineMarzo e Aprile sono i mesi ideali

per la semina del tappeto erboso. Ricordiamoci di spargere sul ter-reno del concime organico, o un fertilizzante a lenta cessione, e di lavorare a fondo il substrato, per permettere una perfetta radica-zione delle giovani piantine.

Nell’orto e nel giardino co-minciamo a seminare mol-te delle piante che utiliz-zeremo nei prossimi mesi. Semine in piena terra

Basilico, Cavoli estivi, Me-lanzane, Peperoni, Pomodori,

Sedano, Zucchini, Barbabietole da orto, Bietole, Carote, Cico-rie, Cipolle, Lattughe, Piselli, Po-modori, Porri, Prezzemoli, Rape,

Ravanelli, Rucola, Spinaci, Vale-riana, Cucurbitacee (Zucche, An-gurie, Cetrioli, Fagioli, Meloni).

A cura di Walter Cricrì

HAMBURGER PANINO USA?Il famossisimo Hamburger, il panino USA, non è nato in Ame-rica ma è molto più europeo, infatti è nato in Germania ad Amburgo, da cui il nome, ma è stato solo in America che è cre-scuto e arricchito non solo della classica polpetta schiacciata ma di formaggio, verdure, maione-se, Ketchup e anche patatine.COSA MANGIA LA POPOLAZIONESolamente un quinto dell’in-tera popolazione mondiale mangia pane; un altro quin-to si nutre prevalentemente di granoturco, mentre per i tre quinti restanti l’alimento prin-cipale è rappresentato dal riso.I MAGGIORI CONSUMATORI DI PA-TATEDa una recente statistica, risulta che nel mondo, il Paese i cui abi-tanti consumano la maggior quan-tità di patate è l’Irlanda: ogni suo abitante ne mangia in media la bellezza di due quintali all’anno.E’ UNA QUESTIONE DI MARKE-TINGNon è certo per caso che mol-ti grandi magazzini statuniten-si hanno deciso di applicare le etichette con il prezzo sul retro delle confezioni o in punti non individuabili a prima vista. Si è infatti constatato che le pro-babilità di acquisto da parte dei clienti aumentano quan-to più a lungo una persona gira e rigira un articolo fra le mani.IL MARSALA, VINO SICILIANOLa produzione industriale del marsala, l’ottimo vino tipico delle regioni occidentali del-la Sicilia, ebbe inizio nel 1780, ad opera di tre inglesi che si erano trasferiti nell’isola.ITALIA GRANDE CONSUMO DI CARNEIl prodotto più importato in Italia, dopo prodotti chimici, macchinari e petrolio, è la carne: in un solo anno se n’è comprata all’estero per 421 miliardi (ossia quasi 1 miliardo e 200 milioni al giorno).

non si può mai sapere tutto

for-me a “Pistuni e cuddhura”, da scambiarsi tra fidanzati, con chia-ro riferimento simbolico, di affida-mento dei propri attributi sessuali al partner; caratteristica unica di questo dolce è la presenza di uova sode, come simbolo della rinasci-ta, della fecondità, del benessere e della forza generatrice. Per que-sta valenza bene augurante, viene oggi (sempre più raramente) rega-lato ai bambini.Nell’antichità la cuddhura era prodotta da pastori o viandanti, i quali la infilavano nel bastone o nel braccio e la portavano nei loro spostamenti.La tradizione vuole che sia consu-mato anche giorno di pasquetta come dolce tipico a fine pasto nel-la tradizionale scampagnata”. Si prepara intrecciando due cilindri di pasta a forma di cerchio, spen-nellando con uovo sbattuto per renderla lucida. Si adornano, se-condo tradizione con uova bollite, sempre in numero dispari. L’uovo era simbolo di rinascita.

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itinerari

Quaranta’anni fa nel 1971 An-drè Guillou ha pubblicato un

articolo intitolato “La tourma delle saline”

In un lascito di un certo Kario-thes alla chiesa di Sant’Agata di Oppido Mamertina si parla di EPAR-CHIA DELLE SALINE e si identifica questa semiluna in un territorio ben delimitato che comprende Taurea-na, risale verso la Via Annia Popilia e costeggia la riva Sud del Petrace fino al pianoro di Castellace-Mellia di Lubrici, Delianova ed Oppido.

La tabula Peutingeriana attesta l’esistenza di una statio lungo la Via Annia – Popilia a Tauriana.

TABULA V del libro la Via Annia–Popilia in Calabria dell’architetto Vincenzo Spanò documenta perfet-tamente con mappe e documenti antichi e moderni la conformazione oro geografica della Valle .

La descrizione storica completa di Taureana dal periodo preistorico (civiltà delle lipari) fino al periodo della Magna Grecia, all’insedia-mento degli Osci-bretii e al periodo romano, la riferirò in un altro ar-ticolo con documentazioni storico archeologiche importanti ed ancora non ben definitive come ricorda la Dott. D’Agostino nei suoi studi, oggi mi preme ricordare questo territo-rio e la sua civiltà che va dal pe-riodo tardo romano III sec dopo C. fino al periodo dell’alto Medioevo (anno 1000) perchè poco conosciuta e florida per sviluppo economico-culturale–religioso, centro di grande rilievo storico per Bisanzio e la reli-gione ortodossa.

Nell’età tardo romana sono pre-senti le grandi ville con economia che si allontana dalle grandi città e che utilizza al meglio le ricchez-ze di questo territorio: il Porto di Taureana sottostante al promonto-rio e verosimilmente dentro la foce del Petrace, commerci con tutto il Mediterraneo documentato dalla ricchezza di vasi ed anfore, produ-zione di olio, agrumi, un numero

notevole di mulini per il grano (ba-sti ricordare quello di Seminara), produzione di sale anche se non è documentata, l’interno e Delianova in particolare procurava legname in grande quantità sughero e radica, pece.

Nel periodo tardo romano, i tau-reani per le invasioni ed escursioni dei Longobardi prima e dei saraceni dopo, si rifugiarono nelle grotte del macello, vicino Palmi, e in seguito depauperando la loro città, antica sede vescovile, risalirono lungo la valle delle saline fino a Castellace-Delianova

Si deve a loro la fondazione di Seminara città importante e ricca al tempo di Carlo V e ben racconta-ta dall’amico Santo Gioffrè quando scrive i suoi libri: la storia delle anti-che famiglie di Seminara, Artemisia Sanchez e Leonzio Pilato maestro del Boccaccio.

In un tempo successivo, si creò l’insediamento militare della Citta-della di Palmi – area fortificata con una torre che ricorda Carlo V - e da questo posto strategico la possibili-tà di controllare un ampia zona di mare fino all’area dello stretto di Messina

L’importanza della valle delle Sa-line è documentata dalle visite, an-che frequenti dei monaci ortodossi della penisola di Athos, che ritrova-no in questi luoghi atmosfere, grotte e chiese a loro care, basti pensare alla chiesetta bizantina di Seminara fatta dipingere da pittori provenien-ti direttamente da Costantinopoli, alla grotta di Sant’Elia lo speleota che riveste per loro importanza di un San Paolo o un nostro Sant’Ago-stino, all’ eccellente ospitalità che ricevono anche presso la parrocchia della Chiesa dei poveri e dalla popo-lazione della zona.

Dice Enrico Morini, in una sua relazione che si potrebbe esegui-re un’icona collettiva dei Santi del-la Valle delle Saline che prende il nome di synaxis.

Si raffigurano al centro i due santi taumaturghi San Fantino e Sant’Elia lo speleota, ai lati Sant’Elia il gio-

LA VALLE DELLE SALINE

di Gianfranco Lucente

vane o siceliota e San Filareto, accumunati dal fatto di essere vissuti nello stesso monaste-ro nei pressi di Seminara.

Dietro lo Spe-leota si potreb-bero collocare i due santi, che secondo i rispettivi bio-grafi, sarebbero stati iniziati alla vita monastica nella sua scuo-la cenobitica, il siciliano Luca di Demenna e Fan-tino il nuovo.

Altri santi aspromontani San Niccode-mo di Kellera-ma, San Nilo e Sant’Ilarione di Caulonia hanno

avuto contatti con il mondo orto-dollo della Valle.

Questa passeggiata, la si può ini-ziare dallo Scoglio dell’Isola, e si percorre a ritroso il sentiero che percorre la Madonna del mare nel giorno della sua festa.

Arrivati a Taureana, si può visitare la chiesa di San Fantino, restaurata, e fra pochi mesi aperta al pubblico, la cripta nel piano sottostante, re-siduo di affresco bizantino, il nuovo piccolo museo e se si contatta l’As-sociazione San Fantino come sem-pre disponibilissima e meravigliosa, si può godere di una approfondita visita guidata al museo e alla torre saracena di Donna Canfora.

Si riprende un sentiero fra gli ulivi, bello e suggestivo, ed attraversata la strada nazionale, imboccata quel-la del Fuego si ha la triste sorpresa di vederla tronca e tagliata in due dalle ampie corsie dell’Autostrada.

E’ impensabile che, un percorso antico e culturalmente rilevante, come quello della Valle delle Saline, si possa distruggere impunemente e nella speranza che si riesca ad ot-tenere dall’Anas una possibilità di accesso, ci accontentiamo di godere del meraviglioso paesaggio da que-sto punto di strada: il Petrace, fiu-me sacro, con il suo silenzioso letto tortuoso, i prati verdi e gialli che risalgono verso Castellace e Mellia, l’ombra incombente dell’Aspromon-te in lontananza, con la sensazione che in Calabria tutto debba essere difficile e doloroso

Ma si deve essere ottimisti e con-

tinueremo questo articolo quan-do si potrà oltrepassare l’ostacolo e si potra’ risalire con gli stivali il Petrace, visitare l’antico mulino di Seminara,gli scavi archeologici di Mellia e di Castellace, Oppido vec-chio con le sue mura e la chiesa di Sant’Agata.

Tanti altri sono i sentieri nel terri-torio di Palmi e la bellezza di questi dovrà essere intesa,una volta per tutte, come possibilità pratica di sviluppo

Il Rotary ed il Comune di Palmi presenteranno, nel mese di Maggio, il volume dell’architetto Vincenzo Spanò “LA VIA ANNIA POPILIA” ed il tema del Convegno sarà proprio: percorsi e sviluppo

Una via antica come quella Po-pilia ci deve indicare la strada da percorrere - un cammino oltremodo difficile - quello della salvaguardia del nostro territorio e la possibilità di farlo conoscere ad altri.

Sta a noi cittadini di Palmi capire che è giunto il momento di indiriz-zare tutti i nostri sforzi per creare un’oasi felice in questo posto mera-viglioso, forse come dice il Ministro Matteoli entro il 2017 sarà comple-tato il Ponte di Messina, e noi favo-revoli o non favorevoli, dobbiamo tutelare il nostro territorio ed addi-rittura trattenere potenziali turisti velocemente diretti verso la Sicilia.

Lo dobbiamo fare non per noi, troppo avanti nel tempo, ne per i nostri figli, che per cercare lavoro sono costretti ad abbandonare la Calabria, ma per questi paesaggi di Palmi, che ci hanno dato per anni sensazioni, pulsioni e sentimenti e che ora ci richiedono il conto.

Devo concludere menzionando la prefazione della prof.ssa Maria Brancato al libro “La geografia dell’anima” perchè è il “leit moti-ve” di questo argomento.

Maria introduce la geografia uma-nistica, che si prefigge di analizzare la letteratura, come fonte di cono-scenza ambientale

Il suo obiettivo non è quello di comprendere il paesaggio esclu-sivamente in termini di spazio ur-bano, agricolo ed industriale o fisi-co come montagne, mare e citta’ bensì in termini di comportamento, sensazioni, idee, sentimenti, valore e cultura.

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itinerari

se volete trascorrere una vacanza bellissima in una

zona ancora poco battuta, sor-prendente per la bellezza e la varietà dei suoi paesaggi arti-colati tra la vegetazione lus-sureggiante e ricca d’acque del versante tirrenico e quella tipica mediterranea dello Io-nio; se volete rimanere rapiti dalle incredibili formazioni rocciose, dalle fiumare, dai paesi dalla storia antica, è venuto il momento di visita-re l’Aspromonte. Secondo al-cuni, il nome “Aspromonte” potrebbe derivare dal greco e significare “Monte Bianco”, per il colore chiaro di alcune sue rocce. La vetta più elevata è il Montalto (Monte Cocuzza) che raggiunge i 1.955 m s.l.m.

L’Aspromonte è il regno del lupo, del gatto selvatico, del piccolo driomio (simile al ghi-ro), dell’ormai rarissimo istrice, della martora, degli splendidi esemplari di faggio, abete bian-co, pino . E’ una terra ricca di cascate che precipitano nelle forre e si inseguono salto dopo

salto nella loro corsa verso il mare, di crinali panoramici, di monumenti naturali. Quale mi-gliore idea, per una vacanza na-turalista, che un po’ di trekking in Aspromonte per raggiungere le Cascate dell’Amendolea o la cima del Monte Fistocchio o an-cora i piani di Zervò?

Se non ci si vuole avventu-rare da soli, esistono numerosi riferimenti organizzativi per

gruppi che vogliano effettuare trek in Aspromonte, tra questi la Cooperativa Misafumera che fornisce un’ospitalità calorosa e accogliente. Essa propone un piacevole mix di escursioni e visite agli antichi paesi, ricono-scendo nel turismo naturalistico la forma ideale per raggiungere il suo fine: un turismo a minimo impatto ambientale e sociocul-turale.

Coloro che lo vorranno, po-

tranno pernottare al Rifugio “Il Biancospino”, una baita immer-sa nella natura e dotata di tutti i confort che sorge a 1270 metri sul livello del mare, ai piani di Carmelia nel comune di Delia-nuova e rappresenta il punto nevralgico di numerosi sentieri escursionistici del Parco Nazio-nale d’Aspromonte. I visitatori potranno essere accompagnati dal gestore Antonio Barca che è anche la Guida Ufficiale del

Parco. Dal rifugio, in sole due ore

di marcia, si può raggiunge-re il Monte Fistocchio a 1560 metri di altezza. L’itinerario è di particolare interesse per il panorama che si può os-servare dalla cima da dove si

gode una veduta assai nitida sui due versanti, fra cui si distin-guono le caratteristiche rocce di Pietra Castello e gli abitati di Delianuova e Scido. Si scorgono nettamente anche le alte cime dell’Aspromonte, con Montalto e Pietra Tagliata. La presenza di alcuni massi appartenenti ad antichi ruderi, sulla cima del monte, sono la testimonianza di una postazione militare, un luo-go di vedetta assai privilegiato,

A PAsquettA, trekking nel cuore dell’ AsPromonte!

di Flora Martinez

PER maggiORi infORmaZiOni RiVOLgERSi:

ANTONIO BARCA CELL. 329/6283539 CASA 0966/963154OPPURE ALL’ASSOCIAZIONE www.Misafumera.it Tel +39 0966/963154 - +39 3333685838

a guardia della via di comunica-zione che collegava il versante jonico a quello tirrenico. Un itinerario alternativo che si sno-da ancora tra splendidi boschi di faggio e abete bianco, porta verso i Piani di Zervò, percor-rendo le ultime cime del versan-te nord del massiccio montuoso aspromontano e dominando lo Jonio dallo spettacolare mono-lite di Pietra Cappa .

Questi itinerari si presentano particolarmente suggestivi du-rante il periodo invernale, quan-do la montagna è innevata, per-ché dà la possibilità all’escursio-nista di osservare le tracce degli animali che la popolano tra cui: lupo,cinghiale, lepre e caprio-lo, ma sono altrettanto belli in primavera quando i prati sono fioriti e si possono scorgere in volo l’aquila del Bonelli (Hiera-etus fasciatus), estinta nel resto della penisola e il capovaccaio, piccolo avvoltoio ormai raro.

L’escursione alle Cascate dell’Amendolea o di Maesano , le più belle della Calabria, che la natura ha scolpito nella val-lata del torrente omonimo, nel cuore dell’Aspromonte, pren-de il via dalla diga del Menta e scende giù verso la confluenza tra il torrente Menta e la fiumara Amendolea. Dopo circa 90 minu-ti, a metà percorso, si possono ammirare da un punto panora-mico, in tutto il loro splendore: sono costituite da quattro salti che formano altrettante bellis-sime pozze d’acqua cristallina dove è possibile, nei mesi estivi fare il bagno.

Il miglior modo per esplorarle, però, è attraverso un’attività di canyoning professionale, con at-trezzature specifiche, che con-sente di immergersi in tutte le pozze di questa meraviglia della natura.

Cascate dell’Amendolea

Monoliti dell’Aspromonte

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mondo sCuola

L’Istituto Statale D’Arte “Michele Guerrisi” inizia la sua attività come scuola pubblica nell’anno 1968/69. Fin dagli esordi, all’interno dell’isti-

tuto sono sempre esistiti tre diversi indirizzi di studio: arte della lavorazio-ne dei metalli ed oreficeria, della ceramica e del tessuto. L’intento prin-cipale che sta alla base della nascita dell’istituto è quello di sensibilizzare e fare appassionare i giovani studenti alle tradizioni artigiane presenti nel nostro territorio, far apprendere loro le varie tecniche di realizzazione e possibilmente continuare a far sopravvivere il lavoro manuale e l’artigia-nato all’interno della società, così che possa divenire parte integrante del-la cultura corrente. La nostra terra ha posseduto e vissuto nella sua storia recente e passata momenti di vita quotidiana che l’espressione artigianale ha tradotto in forme d’arte pregevoli. Nei suoi quaranta anni di attività, l’istituto ha formato e immerso nel mondo dell’artigianato degli artisti che si sono fatti conoscere sia a livello nazionale che internazionale. Ha lasciato, tra l’altro, un’ impronta rilevante all’interno del territorio: ha infatti collaborato con associazioni e comuni alla realizzazione di mostre ed eventi artistici pubblici. Alla scuola è stato dato il nome del celebre artista cittanovese vissuto agli inizi del ‘900, Michele Guerrisi. Il motivo di questa scelta è stato dato dal fatto che la maggior parte delle opere d’ar-te presenti all’interno della città di Palmi sono attribuite proprio a questo

famoso autore, come ad esempio il celebre “Monumento a Cilea” situa- to sul corso Garibaldi. Proprio adesso questa scuola si sta preparando ad affrontare un cambiamento radicale: da Istituto diventerà Liceo D’arte. Ovviamente tale cambiamento non verrà a modificare solamente il nome attraverso il quale ci si riferirà alla struttura, ma cambieranno in parte anche le attuali discipline didattiche, pratiche, umanistiche e scientifiche, poste a fondamento dei saperi predicati e degli obiettivi perseguiti. Gli indirizzi di studio previsti per la nuova offerta formativa e che gli studenti potranno scegliere saranno, molto probabilmente( al momento non ci è dato di saperlo con esattezza) due: uno, quello del “Design”, che rappre-senta la confluenza naturale delle sezioni esistenti, e l’altro, quello dell’”Architettura e Ambiente”, al fine di dare al futuro liceo un aggiornamento sulle tecniche e sulle forme d’arte di tendenza, dato che proprio l’architettura e l’arredamento sono due dei tanti settori artistici che in questo ultimo periodo sono di tendenza. Non saranno solamente le materie pratiche a subire cambiamenti, ma anche quelle umanistiche e scientifiche: verranno infatti introdotti lo studio della lingua straniera inglese e della filosofia. L’aggiunta di queste due nuove materie non può che giovare po-sitivamente all’incremento del livello culturale che la scuola mette a disposizione dei suoi alunni: l’apprendimento della lingua inglese è diventato una necessità da soddisfare ad ogni costo per arrivare a possedere maggiori opportunità e mezzi per interagire con il mondo e col suo continuo progresso. L’insegnamento della filosofia è un fattore molto positivo ,che era necessario introdurre, in quanto ormai questa è diventata una materia di studio presente in qualsiasi tipo di liceo ed indispensabile ad una formazione culturale adeguata, utile allo sviluppo ed alla comprensione delle dinamiche culturali più significative di ogni periodo storico .

l’istituto d’arte diventa liCeo artistiCo

il Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha imposto la

seconda rata di tagli confermati dalla nuova Finanziaria(fino al 2012 l’Istruzione è costretta a stringere la cinghia di 7,3 miliardi. La mag-gior parte delle economie deriverà dalla soppressione di 131.900 po-sti di lavoro!) La scure dei tagli si è abbattuta, come lo scorso anno, totalmente sui precari, vanificando lotte e rimostranze sindacali che hanno portato in piazza diverse migliaia di supplenti. Negli ultimi anni, infatti, i finanziamenti per la gestione ordinaria sono stati note-volmente ridotti e ciò ha messo, di fatto, in ginocchio le scuole, co-strette a chiedere aiuto ai genitori, anche, per acquistare materiale di facile consumo, registri, pagelle, carta igienica… Il Ministero anche per l’anno in corso non garantisce le risorse finanziarie ma per non privare gli alunni del diritto allo studio previsto dalla Costituzione autorizza i dirigenti ad arrangiar-si con gli stessi fondi utilizzati nel 2009; il miliardo di euro di arretrati che gli istituti scolastici, ancora, vantano nei confronti dello Stato, andrà considerato “fuori bilancio”, cioè non verrà restituito.

In tutte le scuole l’impossibilità di ricorrere al personale supplente ha generato un vero e proprio caos:

cHE SaRa’ DELLa ScUOLa…Continua la Cura dimagrante per la SCuola italiana

alunni smistati, sballottati e suddi-visi nelle classi già super affollate, privati di insegnanti anche per lun-ghi periodi in caso di malattia dei titolari.

Continua ad aumentare il nume-ro di studenti per classi per effetto della riorganizzazione dei plessi: già quest’anno, rispetto al prece-dente, ci sono stati 37.441 alunni in più e 3.826 classi in meno, Il rap-porto alunni/classi è aumentato di 0,32 punti percentuali, passando da 20,78 dell’anno scolastico 2008-2009 all’attuale 21,10.

Dal prossimo settembre si stabi-lizzerà il tetto del 30% della pre-senza di alunni stranieri, voluto dal ministro Gelmini, a partire dalle prime classi della Scuola Primaria e secondaria. L’obiettivo è favorire l’integrazione ed evitare le classi ghetto. Partirà, inoltre, la riforma delle superiori e dei nuovi licei che avranno nuovi percorsi for-mativi scanditi in due bienni e un quinto anno. A questi si aggiunge il rilancio degli istituti tecnici e professionali che passeranno sotto l’egida delle regioni. La riduzione di ore alle superiori comporterà la sovrannumerarietà di 10\15 mila docenti di ruolo che, però, grazie alla possibilità di insegnare altre materie, per l’ampliamento delle attuali classi di concorso, potranno tornare a ricoprire, da titolari, le cattedre vacanti.

Il progetto ini-ziale del governo di ridurre del 50% le scuole sottodimen-sionate (circa 3.330 plessi), annullato su ricorso delle re-gioni, trova la sua effettiva attuazio-ne già dall’anno in corso (e comunque entro il 2011): gli istituti più piccoli con meno di 50 alunni, per le Scuole Primarie e di 30 alunni per le Scuole dell’Infanzia, verranno accorpati a quelli più grandi, per consentire un risparmio di 89 milioni di euro. Saranno salvati i piccoli plessi che hanno un ruolo so-ciale educativo particolare perché collocati in zone isolate o di mon-tagna.

A causa del ridimensionamento delle spese, le scuole dovranno li-mitare del 25% i contratti di appalto con le ditte esterne che si occupano della pulizia dei locali e della manu-tenzione dei macchinari.

Va in questo senso anche il mag-giore controllo del personale assen-te per malattia voluto dal Ministro Brunetta per la lotta all’assentei-smo: da gennaio è entrata in vigo-re la stretta sulle visite fiscali, con l’innalzamento a 7 ore della fascia di reperibilità.

Ed ora le buone notizie… Nella prossima primavera, dopo 10

anni di attesa, grazie al finanziamen-to del Cipe di circa 1 miliardo di euro, dovrebbe entrare nel vivo l’anagrafe edilizia completa degli istituti, con la

messa in sicurezza di almeno 45.000 strutture scolastiche dove quotidia-namente operano 9 milioni di perso-ne tra docenti, studenti, personale Ata e dirigenti.

A scuola verranno distribuiti com-puter e lavagne multimediali per la digitalizzazione delle aule e dei la-boratori. Sono stati stanziati circa 2 milioni di euro per gli e-books (libri digitali) e, in aggiunta, sarà offerto un incentivo governativo di 150 euro per i ragazzi delle scuole Medie in-teressati all’acquisto di un notebo-ok da utilizzare per la didattica.

Il 2010 dovrà essere l’anno dei primi premi in busta paga a profes-sori e bidelli bravi, quindi : rimboc-chiamoci le maniche e… speriamo di essere inseriti nella lista!

di Albino Cannizzaro - Referente Commissione riordino dei cicli -

di Nella Cannata

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23 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

la Parola ai Giovani

SCUOLA… ESAMI… UNIVERSITà!di Tatiana Ventricee Sabrina De Salvo

da sempre, la scuola occupa un ruolo fondamentale nel-

la vita di tutti. Oltre ad essere l’epicentro del sapere e la sor-gente del nostro bagaglio cul-turale, è anche il luogo dove si forma gran parte della nostra educazione; ci insegna a diven-tare, come disse Seneca, “citta-dini del mondo”. La scuola è vivaio di esperien-ze indimenticabili. Tra un’ora di matematica, fatta di numeri e formule che riempiono la nostra mente, ed una di filosofia, dove il dibattito è sempre acceso, si inseriscono, pressanti, le tensio-ni per l’eventuale interrogazio-ne ed il terrore di non ricordare qualcosa. Fortunatamente, non mancano le battute scherzose, del simpatico di turno, che fan sempre tornare il sorriso.Ma non è tutto rose e fiori, ogni giorno dobbiamo affrontare dure prove. Tra interrogazioni e com-piti in classe, i “fatidici” esami di maturità si avvicinano sempre più. E la paura cresce! Arriverà anche per noi la tanto attesa notte prima degli esami. Lacri-me, preghiere e incantesimi ci serviranno per combattere l’an-sia, non certo per far bene, ma noi ci attacchiamo a tutto. Cer-cheremo disperatamente i nostri amici per avere un po’ di confor-to, ma anche loro si troveranno nella nostra stessa situazione.

Non disperiamo, l’unione fa la forza! Insieme riusciremo ad af-frontare e superare quelle lunghe ore d’esame. Ne siamo certe!E dopo??? Si dice che chiusa una porta si apre un portone… Ma qual è il portone giusto? Tut-te le università sono pronte ad accoglierci. Dove andare? Cosa scegliere? Medicina? Ingegneria? Giurisprudenza? Questa sarà la scelta più importante della no-stra vita perché deciderà, forse, il nostro percorso futuro, con la speranza che sia quello giusto.Nei nostri sogni la strada è già disegnata, “mi scrivo a medicina e farò il cardiologo… io, invece, vado a Roma e farò Informatica, i computer sono la mia vita…”. Ma quello con cui dovremo fare i conti si chiama “Destino”; alla fine sarà lui ad indicarci la stra-da. Ci metterà nelle condizioni di continuare o mollare, o, magari, ci spianerà altre strade, fino ad oggi sconosciute ed inesplora-te. È possibile intraprendere un percorso e, durante questo, accorgerci che non è veramen-te quello che vogliamo! Solo il tempo lo potrà dire! Intanto noi ci concentriamo sull’obiettivo primario, il nostro esasperante e atteso esame di maturità, quello che segna il primo passo verso il mondo. Poi proveremo a seguire i nostri sogni, consapevoli che, per raggiungerli, dovremo fare salti mortali e sacrifici enormi. Non ci fermeremo davanti ai primi ostacoli, terremo duro. Ci faremo strada!!!

le paure, l’anSia e la freneSia di Chiudere queSto primo, importante, CiClo di Studi, miSte alla Speranza di un faColtoSo futuro univerSitario. due diplomande CominCiano a porSi qualChe domanda e a CerCare qualChe riSpoSta.

nel mese di gennaio 2010 ho concluso la mia espe-

rienza di volontariato nel Ser-vizio civile nazionale. E’ stata un’esperienza formidabile, che, se potessi, rifarei volentieri e che consiglio vivamente a tutti i ragazzi che hanno i requisiti per intraprenderla:un anno intenso, ricco di emozioni ma soprattutto ricco di esperienze utili, fonda-mentali per scoprire cosa real-mente significa essere cittadino e quanto sia importante il “sen-so civico”. Un bagaglio d’infor-mazioni nuove che preparano i volontari a misurarsi con la real-tà del mondo del lavoro, che in-segnano a muovere i primi veri passi nella società. D’altronde l’insegnamento che ti fornisce l’esperienza del servizio civile è proprio questa: la società non è solo quella quotidianità a cui sia-mo abituati. Esistono realtà mol-to più complicate di quanto si possa pensare, che si nutrono di valori speciali, come l’altruismo, la disponibilità, la solidarietà. Si sbaglia a pensare di essere pron-ti alla sfida con la società. Anche chi è in possesso delle migliori qualità non è ancora pronto. chi ha la fortuna di vivere il servi-zio civile impara fin da subito ad

apprezzare il lavoro di gruppo e, soprattutto, a “far gruppo”: saper prendere una decisione insieme, fidarsi l’uno dell’altro, scoprire come tutto è più facile quando c’è unità di intenti. io ho avuto la fortuna di trascor-rere il mio anno di servizio ci-vile all’interno della U.i.L.D.m. Sezione di cittanova dove, in un crescendo di emozioni, ho vissuto un’esperienza che mi ha cambiato dentro. La Uildm è come una grande casa, in cui di-sabili, coordinatori, volontari e famiglie ogni giorno convivono. all’interno della sede ci sono ragazzi affetti da malattie neu-romuscolari, sindrome di Down e ragazzi autistici o comunque con gravi forme di ritardo; ra-gazzi normodotati con problemi familiari e extracomunitari che soffrono il disagio di una cultu-ra diversa dalla loro. Una grande famiglia che ogni anno suppor-ta Telethon e la ricerca scienti-fica, che si batte per ottenere concretamente l’integrazione del disabile, attraverso l’inseri-mento scolastico e lavorativo, che organizza attività e mani-festazioni per sensibilizzare e avvicinare la cittadinanza ad un mondo sconosciuto che ancora

mette un po’ di paura. il cen-tro di aggregazione U.i.L.D.m. intende ampliarsi come strut-tura residenziale perché l’in-vecchiamento del disabile non è più solo un dato statistico, ma una realtà che richiede strut-ture adeguate. Le istituzioni e la comunità devono farsi carico di questa esigenza, mostrando spirito di collaborazione e di-sponibilità: la solidarietà non ha natura politica! nonostante abbia concluso il mio servizio ci-vile, continuo ad essere attiva-mente presente in sezione per-ché credo nella forza di queste idee (ho lavorato alla mia tesi di laurea proprio sulla “coope-razione sociale per l’inserimen-to lavorativo delle persone di-sabili”) e spero vivamente che altri giovani come me vogliano, almeno per una volta, provare ad avvicinarsi a queste realtà. E’ una sfida bellissima che non può che arricchire. Ricordate-vi che, come dice canevaro: “L’handicap non è un deficit, ma solo una penalizzazione”, così come succederebbe se si procedesse ad un’estrazione di bigliettini dal cappello (“hand in cap”, letteralmente “mani nel cappello”).

SERViZiO ciViLE cOn i DiSabiLidal volontariato alla teSi di laureadi Salvatore Staltari

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24Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

il GiradisChi - puntodiascolto

Talvolta è proprio vero che il destino di alcuni di noi sta scritto nel proprio nome di battesimo. Questa regola sicuramente vale

per Esperanza Spalding, una donna che è un autentico crocevia di culture: padre afroamericano, madre bianco-caucasica nata in quella fetta di California battente bandiera messicana, nonno materno galle-se, nonna materna spagnola. Nata a Portland (USA) nell’Ottobre 1984, a soli quattro anni assiste a una performance televisiva del violoncel-lista Yo-Yo ma, e ne rimane talmente impressionata da convincere i genitori a comprarle un piccolo violino. In appena dieci mesi riesce a imparare a suonare lo strumento da autodidatta e a ritagliarsi un posto nella chamber music Society of Oregon, orchestra in cui rimarrà per un decennio fino a diventarne il “primo violino”. Esperanza dimostra più volte di essere un autentico prodigio musicale. A otto anni segue la madre ad un corso di chitarra jazz, e una volta a casa riproduce alla perfezione la lezione tenuta dal professore, basandosi sulla sola memoria visiva. Qualche tempo dopo, incuriosita da un oboe, prova a suonarlo e in pochi istanti eccola sciorinare scale come se suonasse tale strumento da una vita. La stessa cosa accadrà con un clarinetto. A quattordici anni la svolta definitiva: Esperanza vince una borsa di studio che le consente di entrare alla northwest academy, rinomata accademia d’arte statunitense, e qui scopre il basso elettrico. Un in-contro che le cambia la vita. Lei stessa dirà più tardi che “…scoprire il basso è stato come svegliarsi una mattina e capire di essere innamo-rati”. D’improvviso tutti gli altri strumenti passano in secondo piano, e la Spalding supera una prova dopo l’altra diplomandosi appena se-dicenne. Grazie all’appoggio economico di alcuni amici che fanno una colletta, riesce ad iscriversi alla berklee college of music ma dopo pochi mesi rischia di mollare tutto perché i soldi sono finiti e la vita a Berklee è durissima. Esperanza pensa seriamente di vendere il basso e iscriversi a Scienze Politiche. È a questo punto che il destino interviene assumendo le sembianze di Pat metheny: il leggendario chitarrista, informato dai suoi collaboratori della presenza di una bassista virtuosa ma senza il becco di un quattrino, chiama personalmente la Spalding dicendole che lei possiede il cosiddetto x-factor e non deve mollare la musica per nessun motivo. Esperanza stringe i denti, si laurea e diven-ta addirittura docente nella stessa università che poco prima rischiava di fagocitarne l’immenso talento. Immenso talento che ritroviamo nel suo secondo disco solista, intitolato semplicemente Esperanza: una piazza virtuale in cui confluiscono jazz, bossa nova, pop, samba. La Spalding dà sfoggio della sua versatilità muovendosi a proprio agio fra i vari generi, cantando in tre lingue (inglese, spagnolo e portoghese) e accompagnandosi ora con il basso elettrico, ora con il contrabbasso. In alcuni punti sembra di ascoltare meshell ndegeocello con la voce di bebel gilberto, in altri Esperanza sembra strizzare l’occhio al raffi-nato R&B delle Jazzyfatnastees. La Nostra continua a dire che il suo modello è wayne Shorter, e lo dimostra in un brano delirante come “mela”. Niente male come punto di riferimento per una venticinquen-ne che, senza quella telefonata di Metheny, a quest’ora probabilmente farebbe la contabile in qualche asettico ufficio di un anonimo gratta-cielo di Portland. Predestinata.

FINCHÈ C’È VITA C’È ESPERANZA Keziah Jones, vero nome Sanyaolu Olufemi, nasce il 1° ottobre 1968 a Lagos (Nigeria). La sua famiglia si trasferisce in Inghilterra

dopo pochi anni, men-tre ancora era bambino. Prende la sua prima le-zione di musica all’età di tredici anni, iniziando al pianoforte per poi con-centrarsi sulla chitarra. Nei primi anni novanta, suona le sue composizio-ni nella metropolitana di Parigi, dove viene nota-to da un dirigente di una casa discografica che gli offre un contratto. E’ del 1992, infatti, il suo primo album “Blufunk is a fact”. Il “blufunk” è il nome dello stile musica-le che Keziah Jones ha

creato miscelando funk, soul e blues. Il singolo “Rhythm Is Love” è sta-to subito un enorme successo. Keziah cita spesso, tra le sue principali influenze, Fela Kuti, Jimi Hendrix e Michael Jackson. In seguito, svilup-pa altri due lavori, “African Space Craft” del 1995 e “Liquid Sunshine” del 1999, ma il vero successo, arriva nel 2003 con la pubblicazione di “Black Orpheus” dove lo ritroviamo in ottima forma. Interessantissimo il “Live at the Elysèè Monmartre“ del giugno 2004, dove si esprime al meglio, coadiuvato da una ritmica mostruosa composta da Richard Cassel alla batteria e Otto Williams al basso; da menzionare anche Zoe Rahman (keyboards), Kevin Haynes (percussion,alto sax) e Tatiana Oko-ku (backing vocals). Nel 2008, per il suo quinto album in studio “Nige-rian Wood”, Keziah Jones si stabilisce in USA registrando le tracce tra Ny (Electric Lady Studios) e LA (Track Record). Il lavoro è fortemente ispirato da atmosfere che fluttuano tra Brooklyn, Parigi, Lagos e Lon-dra; deliziano l’ascoltatore tra l’avantgarde africana e la tradizione del-la musica nera americana. Prodotto da Karriem Riggins, batterista ri-cercatissimo nell’ambiente jazz-hip-hop e già noto per le collaborazioni che spaziano da Oscar Peterson, Diana Krall, Erykah Badu e Common, questo lavoro riprende le idee innovative che hanno reso noto ai più Keziah, consegnandoci tredici tracce molto eleganti ed efficaci. Alle già citate influenze di Fela Kuti ed Hendrix, qui si aggiungono Miles Davis, Curtis Mayfield, D’Angelo e Prince. Di seguito, un breve stralcio del suo pensiero: “Questo disco parla del mio rapporto con la storia. Sono ni-geriano, ma ho viaggiato tantissimo, intavolando discussioni filosofiche con tutte le persone che ho incontrato. Ci sono state guerre e invasioni tra Africa ed Europa, ma ci sono anche storie d’amore; solo che tra le persone che incontro in giro nessuno ne parla. New York e Lagos sono simili. Entrambe le città pensano di essere le migliori del mondo (ride). Se si va in Nigeria, vi diranno: “It’s Lagos!” Con lo stesso tono che la gente usa qui per dire: “It’s a New York, uomo!” ...” Ci sono un sacco di analogie tra Lagos e New York, l’atteggiamento delle persone e una certa aggressività urbana. Sono venuto a New York perché questa città, contiene in sé il mondo intero”.

Non sarà facile reperire il materiale di cui sopra, pertanto la ns. cam-pagna “Play “original” music, it is better“ stavolta potrebbe darVi qualche problema, cautelatevi !!!

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di Roberto Axl Teti

INSIDE THE MUSIC, CIò CHE DoVRESTE ASCoLTARE...

1) georgia anne muldrow - “Kings ballad” (Ubiquity - 2010)

2) Rainer Ptacek - “worried Spirits” (Demon Records UK - 1994)

3) meshell ndegeocello - “Devil’s Halo” (mercer Street - 2009)

4) nneka - “concrete Jungle” (Epic - 2010)

Play “original” music, it is better. (campagna contro la mu-sica scaricata illegalmente promossa da coloro che acquista-no materiale originale).

ERRaTa cORRigE Numero 2 - Nell’articolo di G. Fiorino, “Il volo del dirigibile...” la sigla “TVC” sta per “Them crooked Vultures”;- L’articolo di C. Bovi, “John Mayer, 32 anni, ma già mito” segnala una foto scattata a fine concerto, che per motivi di spazi, è stata pubblica-ta solamente sul sito www.madreterranews.it, allegata all’articolo.

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il GiradisChi - puntodiascolto

cari lettori,questo mese la rubrica “Il Giradischi” si occuperà prevalen-temente di artisti afroamericani. I motivi di tale scelta vanno ricercati nella nostra intenzione di mettere in luce quanto di buono, musicalmente e non, viene giornalmente “partorito” dall’ingegno di artisti spesso trascurati dalle classifiche e dagli ascoltatori. Ma soprattutto questa scelta vuole essere un enne-simo sprone da parte nostra all’integrazione e all’interazione tra popoli apparentemente distanti per usi e costumi, ma quanto mai vicini per le vibrazioni che la musica riesce a trasmettere, indipendentemente dal paese di origine e dal colore della pelle di chi la suona. Non dimentichiamo che la musica, intesa come ritmo, nasce proprio in Africa migliaia di anni fa e viene acquisita dai popoli indoeuropei solo molto tempo dopo. Ai colonizzatori europei sono servite armi, navi, aerei e carri armati per conqui-stare buona parte dell’Africa. Ad un africano può bastare anche un semplice tamburo per conquistare il nostro cuore. E a questa seconda categoria appartengono le conquiste che per noi hanno un senso.

Il cantautore di Rizziconi, nino forestieri, ha partecipato alla ma-nifestazione “24 ore senza di noi”, tenutasi lo scorso primo marzo in piazza Vittorio a Roma; è stato chiamato a rappresentare la “faccia buona” di un Sud Italia da più parti accusato di razzismo e chiusura. Per l’esibizione il musicista ha deciso di coinvolgere direttamente gli immigrati che vivono in Calabria, inserendo nel suo repertorio un brano da cantare a più voci e ballare insieme ai migranti sullo stesso palco. Un grido forte contro l’emarginazione e l’indifferenza. Forestieri, dando la sua disponibilità, si è detto «Orgoglioso di essere stato scelto quale artista portavoce della “questione degli immigrati”»; ricordiamo il suo impegno nel “Progetto Riace”, nota come “città dell’accoglienza”, dove si è recato per incontrare gli stranieri. Anche l’Associazione “Libera” di don Ciotti con il referente per la Piana di Gioia Tauro, don Pino Demasi, ha confermato la piena collaborazione all’evento accanto a Forestieri. Il tema della migrazione è particolarmente caro all’autore, soprattutto alla luce dei “fatti di Rosarno”; giorni in cui la Calabria ha scritto una delle sue più brutte pagine e da dove è partita la cosiddetta “caccia al nero”. Ma la Calabria non è solo quello e Forestieri ha voluto lanciare questo messaggio. Il cantautore, nella propria infanzia, è stato costretto ad allontanarsi dalla propria amata terra, subendo un trasferimento pri-ma a Padova e poi a Bologna; ma è in Calabria che ha scelto di tornare e ribellarsi, utilizzando la musica e i testi delle sue canzoni, che denun-ciano le ingiustizie, le difficoltà e i problemi della regione. Molti dei suoi brani nascono dal bisogno di ricordare le proprie radici, raccontando delle difficoltà di chi si è trovato solo in terra straniera, sentendo la ne-cessità di esprimere la propria vicinanza spirituale con quanti soffrono per questo dramma, a qualunque latitudine esso si consumi. Il concerto ha coinvolto tante persone, stranieri e italiani, insieme, senza differen-ze; Forestieri ha intonato “Hey fratello” duettando con l’amico Francis, un giovane nigeriano con la passione per il canto e la musica che vive a Rizziconi. Un lavoro fatto a quattro mani perché scritto da Nino grazie alle testimonianze fornite da Francis. In precedenza il cantautore aveva cantato “Da solo”, altro momento significativo per fare capire le condi-zioni in cui sono costretti a vivere gli stranieri, e “Professore” che rac-conta della “carriera professionale” degli insegnanti quasi tutti precari, brani tratti dal suo ultimo album “Fin quando avrai coraggio”. Il risulta-to: un successo. In una piazza che si è tinta di giallo per l’occasione e ha registrato numerose presenze.

“… Vedi, voi cominciate ad accorgervi dell’immigrazione in Euro-pa da paesi come questo. Ma il desiderio di viaggiare è universale, riguarda chiunque in qualunque paese del mondo. Qui in Tanzania arrivano senz’altro più turisti dell’Europa di quanto non siano i ragazzi tanzaniani in cerca dell’occasione per venire da voi …”. Ecco come ri-spondeva Remmy Ongala, musicista della Tanzania, ad una domanda sull’immigrazione di Andrea Berrini (scrittore e giornalista free-lance). L’intervista è presente nel libro “Storie Africane. Viaggio in Tanzania” edito dalla casa editrice EDT(collana ORME). Remmy Ongala è uno dei più grandi artisti africani di tutti i tempi, nonché uno dei musicisti di spicco dell’etichetta indie Real World, fondata da Peter Gabriel (ex leader dei Genesis). Registrato a Londra (in quel tempo la Tanzania come il resto dell’Africa non presentavano strutture adeguate per la registrazione di un disco), ”Songs for the Poor Man” (1989) è il di-sco d’esordio di questo straordinario chitarrista africano. Con questo album - che si presenta come un capolavoro assoluto - Remmy ha acquisito un ruolo importantissimo nella cultura taraab (si tratta di un genere artistico-cul-turale dove la poesia viene cantata) e Ki-swahili (lingua ufficiale della Tanzania insieme all’inglese). Tutti i bra-ni hanno dei ritmi mol-to forti, infatti Remmy con l’Orchestra Super matimila - composta da chitarre, sassofono, congas e percussioni - sono riusciti ad otte-nere un suono molto in-tenso che unisce generi come: il soukous zare-se, il rock e le melodie caraibiche. I testi sono concentrati su argo-menti come la povertà, la morte, il razzismo e la sofferenza. Questa scelta si allontana parecchio dalle liriche tradi-zionali del taraab, perché in questo caso il tema principale è quello dell’amore. Per facilitare l’ascoltatore a comprendere ogni brano, Ongala decise di far pubblicare delle spiegazioni che precisano il con-tenuto di ogni canzone. A distanza di tre anni Remmy pubblicò un secondo lavoro con la Real World, chiamato “Mambo”. In questo lasso di tempo, l’etichetta di Peter Gabriel invitò il musicista a trasferirsi a Londra per inserirlo nella scena anglosassone della world music (in-teso come genere musicale e non come etichetta), ma questo rifiutò, tornandosene in Africa. Attualmente Ongala continua a registrare e pubblicare - nonostante soffra di diabete - nuovi lavori per etichette indipendenti locali. Nel 2001 uscì una raccolta chiamata “Spirit of Africa” che aveva il compito di raccogliere fondi per i malati di AIDS. Nella raccolta c’è un brano - chiamato “Mambo Kwa Socks/Things with Socks” - del chitarrista africano e della sua Orchestra. Prima di concludere desidero comunicarvi che i dischi che Ongala incise con la Real World sono reperibili su internet, difatti basta scrivere su qualunque motore di ricerca il suo nome, per poter comprare questo grande disco. Il costo del CD si aggira sui dieci euro.La musica può avere molte finalità, tra queste c’è quella di sen-

sibilizzare la società moderna verso un tema sociale come l’im-migrazione.

Un ViaggiO mUSicaLE DEnTRO L’immigRaZiOnEninO fORESTiERi Ha PORTaTO nELLa ca-PiTaLE gLi immigRaTi DELLa caLabRia

di Angela Corica

di Giuseppe “Enyal” Fiorino

V. micHELangELO bUOnaRROTi 18 - giOia TaURO (Rc)Tel. 0966 57991 - E-mail - [email protected]

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26Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

salute e Benessere

e’ una comune malattia della pelle che colpisce i giovani adul-ti, con preferenza per gli uomini. E’ dovuta ad un fungo ( py-

tirosporum ovale ) che si localizza in zone ricche di ghiandole seba-cee. Il popolino, e non solo, chiama la malattia “ funghi di mare “ , ritenendola contratta in spiaggia durante il periodo estivo e dovuta a scambio di asciugamani o anche al contatto con la sabbia. La ve-rità è completamente diversa.

La malattia ha una predisposizione familiare e si trasmette da ge-nitore a figlio. Non è contagiosa. Sono inutili pertanto ed eccessive le preoccupazioni al riguardo. Se il paziente non è predisposto, non prende la malattia. Basta osservare le numerose coppie, che vivono per anni assieme, nelle quali solo uno ha la malattia, mentre l’altro ne resta indenne per tutto il tempo della vita in comune.

Preferisce le aree geografiche a clima temperato-umido e quindi è abbastanza frequente nelle nostre zone. Si sviluppa, quando non ancora presente, a seguito di terapie antibiotiche o cortisoniche.

Si manifesta con chiazze color caffè-latte, a contorno geografico, con bordi irregolari e frastagliati, localizzate il più spesso al dorso, ma anche alla regione toracica anteriore, al collo, più raramente al volto. Le chiazze, color caffè-latte, successivamente diventano bianche. La malattia quindi vira di colore e ciò spiega sia il termine versicolor, sia il fatto che il popolino pensi che si tratti di funghi di

oggi giorno il problema riguar-dante il grasso corporeo sta

sconfinando da nazione a nazione senza limiti di razze e culture (L’india e il Brasile hanno avviato programmi per il monitoraggio dell’obesita)

Non sempre pero e’ un eccesso di nutrienti a causare l’aumento di peso, basti pensare alla stessa donna in condizioni normali o in attesa di un figlio... La gestante infatti nei primi 3 mesi nonostan-te siano presenti nausea e vomito aumenta di peso pur mantenen-do lo stesso regime alimentare!!! Il problema oggi soprattutto nei paesi industrializzati non E’ il surplus di ca-lorie (ecco perché il TOTALE fallimen-to delle diete) ma bisogna spostare l’attenzione sui fattori STRESSANTI. Questo e’ il motivo per cui molte persone stanno a dieta perdono an-che 10-20kg con grandi sacrifici ma non risolvono il problema,ecco il mo-tivo per cui i kg persi vengono ripresi spesso con gli interessi e come se non bastasse non dimentichiamo la fame perenne di cui soffre il soggetto ed il nervosismo che lo accompagna du-rante il regime alimentare restritti-vo. Il cibo quindi può essere se com-binato male un fattore di stress fon-damentale!!! Ormai e’ appurato che lo stress e’ il responsabile di molte malattie e quindi anche del nostro aspetto,e’ impensabile pensare che il cibo e l’attività fisica non coprano

e´ fondamentale conoscere l importanza di una cola-

zione abbondante particolarmente ricca di frutta e possibilmente an-che di verdura (centrifugata) tutti i giorni. Le motivazioni sono molte-plici; l uomo ha necessità di calorie all inizio della giornata per affron-tare meglio le attività lavorative e non la sera quando, dopo qualche ora, si va a dormire. In particolare bambini ed adolescenti (esclusio-ne per alcune patologie) devono adeguatamente nutrirsi durante la prima colazione per non andare incontro durante le ore di scuola o di educazione fisica a ipoglicemia (diminuzione degli zuccheri nel sangue) ipopotassiemia etc. distur-bi metabolici che causano poca attenzione , svogliatezza, capogiri, mancanza di forza etc. che produ-cono nei nostri ragazzi scarso ren-dimento scolastico e spesso malat-tie secondarie. L ospedale pedia-trico Bambino Gesù recentemente

ha elaborato una “proposta multisenso-riale” da fare ai bambini: la stimolazione dei sensi del bambino che tende a rifiu-tare alimenti sani o a non fare la prima co laz ione, at t raver so il suo coin-volgimento diretto nella scelta dei cibi al supermer-cato, nella preparazio-ne in cucina con la mam-ma e nella

un ruolo fondamentale nella nostra vita!!! Fino a quando non passera’ il concetto che il cibo e’ un vero e pro-prio farmaco saremo lontani da sco-prire la verità sullo star bene a lungo e in salute. Spesso dimentichiamo che l’unica cosa che introduciamo dentro il nostro corpo giornalmente per più volte al giorno e per tutti i giorni della nostra vita e’ il cibo. A volte ci capita di vedere persone che dimostrano meno anni di quelli che hanno in realtà , viceversa altri che ne dimostrano molto di più rispetto alla loro eta’ anagrafica,questo non e’ altro che il frutto del loro stile di vita e soprattutto alimentare...

Da ricordare che lo stress e il mangiar troppo porta ad accorciare i telomeri(strutture specializzate, situate nella parte terminale dei cromosomi,coinvolte nella repli-cazione e nella stabilizzazione del DNA durante la fase di duplicazione) strutture fondamentali per il corret-to funzionamento della salute e vita delle cellule. Evitare lo stress (in particolare quello alimentare) e’ il fattore cruciale per il raggiungimen-to del benessere.

LA MIA AMICA MANGIA DI TUTTO E NON INGRASSAio sento l’odore del cibo e prendo peso...

di Mimmo Nasone

CH I BEN IN COM IN C IA …disposizione sul piatto. Oltre alle problematiche prima menzionate, bisogna valutare la scelta degli ali-menti poiché il sovrappeso, e ancor più l obesità, sono due condizioni da tenere sotto stretto controllo, per le complicanze che possono in-sorgere precocemente nei piccoli e compromettere la qualità di vita da adulti. Bisogna ricordare che, con la colazione, si devono introdurre cibi liquidi e solidi che servono ri-spettivamente ad attivare l attività gastrica e svuotare la cistifellea dalla bile, che, se non svuotata, in futuro potrebbe provocare cal-colosi della colecisti. La prima colazione italiana, se fatta bene, è migliore di quella americana, inglese, tedesca che abbonda con grasso e salato. La colazione italia-na è tendenzialmente dolce e deve essere arricchita con molta frutta, verdura e cereali. Vanno bene: lat-te- fette biscottate -yogurt- mar-mellata- spremute di agrumi- frut-ta cereali- verdure; il caffè si può assumere, ma è consigliabile a fine colazione (spiegherò il motivo in altra circostanza). Naturalmente ci sono molte alternative, quali, pane tostato invece delle fette, miele al posto della marmellata,tè al po-sto del caffè, anche latte di soia o riso etc. Chiaramente si possono aggiungere formaggi magri, pro-sciutto crudo,bresaola a seconda l attività lavorativa, patologie o età. E buona abitudine mangiare prima i cibi solidi e poi introdurre i liquidi. L argomento è interessante e molto più ampio dello spazio car-taceo disponibile, ma ne riparlere-mo in un altro articolo. Comunque, il messaggio che deve giungere, è che una abbondante e sana prima colazione deve entrare a far parte delle nostre abitudini quotidiane e specie in quelle dei più piccoli, dove ancora non è strutturato il malsano rito, tutto meridionale, del buon caffè e via. In dietologia diciamo: colazione da re, pranzo da principe, cena da povero. Spero che questa lettura possa essere utile.

PYTiRiaSiS VERSicOLORmare. Infatti il fungo ( o micete ) parassita le cellule che produco-no la melanina ( melanociti ) e, a seguito di ciò, le macchie, prima scure, diventano bianche. In estate, quando la luce solare pigmen-ta maggiormente i melanociti non invasi dal fungo, le aree bianche, invase e che non possono pigmentarsi, si manifestano con maggio-re evidenza.

E’ una malattia cronica, ricorrente, che si manifesta quasi ogni anno e che può durare per molti anni. Alcuni accorgimenti sono utili alla risoluzione o, quanto meno, alla riduzione delle recidive. Innanzitutto bisogna evitare il contatto delle macchie con gli indu-menti di lana, in quanto il micete si lega irreversibilmente e, anche se lavati accuratamente, restano infetti e quindi concorrono alla recidiva. I detergenti a base di selenio disolfuro, molto usati dagli autori francesi, spesso impediscono la recrudescenza della malattia e, qualche volta determinano la guarigione. In commercio non esi-stono detergenti che contengono questa molecola. Possono, all’uo-po, essere utilizzati come detergenti per il corpo degli shampoo che la contengono.

La terapia con antimicotici è estremamente efficace e risolutiva. Conviene utilizzare più cicli, avendo particolare riguardo verso la funzione del fegato. E’ opportuno eseguire un controllo delle tran-saminasi sia prima che durante i cicli di terapia. Ciò evita di trat-tare pazienti affetti da epatite cronica, in cui tali farmaci possono peggiorare, sia pure temporaneamente, la condizione di base. E’ bene sottolineare che l’eventuale danno epatico scompare con la sospensione dei farmaci.

Dr. Giuseppe RibuffoSPECIALISTA DERMATOLOGO Università di ROMA - Tel. 0966 55378

Dr. Renato LamalfaNEFROLOGO NUTRIZIONISTA [email protected] Tel. 3387339731

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27 Anno 1 Nr. 3 Marzo 2010

intorno allo sPort

CONOSCERE LO YOGA

di Mimmo Nasone

Cos’è lo yoga? Promuovo e divulgo, nella mia

terra di Calabria, l’arte dello yoga da oltre venti anni, e la domanda più ricorrente è proprio questa.

Si ritiene che lo yoga sia nato in India, cinquemila anni addietro, in un periodo storico e in una par-te del pianeta, dove spiritualità e desiderio di conoscenza, anima-vano l’essere umano. Lo yoga è, in sintesi, un incalcolabile tesoro di saggi insegnamenti, che an-tichi maestri del passato, hanno lasciato alle generazioni future.

Oggi, serie ricerche e riscon-tri scientifici, riconoscono nello yoga indubbio prezioso valore e utilità, per favorire benessere fisico e mentale, necessari alla

crescita evolutiva dell’individuo. Studiosi sparsi in tutto il mondo, per questo motivo, sono concordi nel considerarlo: patrimonio co-mune di tutta l’umanità.

Quali benefici comporta lo yoga?

I benefici dello yoga sono tal-mente vasti e numerosi, che ad elencarli richiederebbe molto tempo. Per l’epoca che viviamo, caratterizzata da ritmi innaturali, eccesso di preoccupazioni e con-seguente inevitabile stress, direi che il primo riscontro salutare che si ottiene è, uno stato emo-tivo più equilibrato, una migliore qualità di sonno e una propensio-ne mentale positiva.

Chi può praticare lo yoga? Salvo particolari controindica-

zioni mediche, lo yoga viene con-sigliato a tutti, a prescindere da età, razza umana, fede religiosa, convinzione politica. Insegno nel-le scuole, presso associazioni di anziani, nei miei centri in Cala-bria, in studi medici specializza-ti: ovunque riscontro grande inte-resse e adesione crescente.

Per chi inizia, cosa impara per primo con lo yoga?

Anche io, un tempo lontano ho fatto questa domanda. Ricordo ancora come, la risposta inaspetta-

ta, mi colse di sorpresa. La prima cosa che si impara è respirare.

Si parla di diete, stile di vita, massaggi, problemi di estetica e di mille cose ancora; nessuno si interessa del “respiro”. Respira-re appare come un processo tal-mente naturale, con tutti i requi-siti sufficienti per andare avanti da solo, senza il nostro interven-to. Dovrebbe essere proprio così, ma non è così. Esistono realtà, tipiche della nostra epoca, note come: ansia, stress, preoccupa-zioni, aspettative, ecc... respon-sabili dell’insorgere di tante ten-sioni nell’apparato respiratorio, tali, da renderlo carente nella sua funzione vitale.

Uno degli obiettivi primari del-lo yoga è quello di ritrovare la perduta armonia del respiro, as-sieme a tutti i vantaggi salutari che ciò comporta.

Esistono centri yoga nella nostra terra?

Certamente! Ma non è neces-sario andare molto lontano. Per fortuna, esiste a Gioia Tauro il Centro Yoga “La Nuova Era” dove istruttori qualificati, con anni di studio e di pratica, insegnanti yoga, diplomati presso istituti di rinomanza nazionale, danno re-golari lezioni, ad un pubblico sem-pre più numeroso ed entusiasta.

“Quando l’albero ha buone ra-dici è idoneo a durare nel tempo” (motto dei praticanti).

mimmO naSOnE Socio fondatore, PresidenteEsperienza ventennale della filosofia yoga, diplomato insegnante

yoga presso l’Istituto “Carlo Patrian” di Milano; collabora anche con scuole, studi medici e presso il centro yoga “La Nuova Era” di Gioia Tauro. Allievo del Prof. Ganguli docente di yoga-terapia preso l’istituto di medicina alternativa di Lonavla (India).

Contatti:Centro: 0965.43658Cell: 328.1657099

ToTòParrello

di Rocco Cadile

antonio Parrello, detto Totò, è un icona della Gazzetta

del Sud. La sua capacità di rac-contare senza eufemismi, le vi-cende sportive, accompagnate alle straordinarie qualità umane, ne fanno un giornalista apprezzato e stimato. Quando scrive, riesce a connotare il personaggio o il fat-to, rendendolo indimenticabile. Sottolinea gli aspetti positivi del tifoso, ma anche quelli più depre-cabili; col suo modo di informare, tende a isolare le manifestazio-ni di violenza, riconducendo così lo sport, ai suoi veri valori. Se è necessario, è pronto a scontrarsi con la società, per comportamen-ti che non sono conformi con lo spirito sportivo e sviliscono, quin-di, lo sport stesso, richiamando all’impegno dirigenti e istituzioni. La lealtà, per lui vale più dell’esi-to di una gara. Pur essendo un ti-foso, non è mai fazioso nell’ enfa-tizzare un avvenimento solo per il gusto di pubblicarne la notizia. E’ sempre puntuale e incalzante nel portare all’attenzione dei citta-dini palmesi, ma anche di coloro che lo seguono da fuori, tutti gli eventi sportivi. E’ talmente for-te la sua partecipazione emotiva, che in passato, si è reso portavo-ce di istanze da parte di calciatori e di tifosi, presso l’amministrazio-ne comunale, affinchè la Palmese, allora abbandonata dal presiden-te, non retrocedesse nella cate-goria inferiore. I suoi modi signori-li sono un esempio per tutti coloro che hanno il piacere di leggerlo o di parlargli. Pur manifestando un grande rispetto per gli avversari, nelle critiche riesce, comunque, a non essere mai offensivo od oltre-modo irrispettoso nei confronti di chi, in quel momento, si trova da-vanti, il quale , invece, accetta la critica senza risentimento. Per la sua disponibilità, riesce sempre ad essere dalla parte di chi si trova in particolari momenti di difficoltà, comunicandogli forza e fiducia. Caro Totò, grazie e continua ad es-sere sempre testimone della buo-na informazione sportiva palmese.

mitica Figura del panorama giornalistico sportivo

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