Madreterra - Palmi e Dintorni - numero 4

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www.madreterranews.it MadreTerra Palmi & Dintorni www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010 PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE OMAGGIO F RE E PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - F FRE E PR ESS - FREE PRESS FREE PRESS - FREE di Paolo Ventrice CARLO MAGAZZU’ Maestro orafo SCUOLAZOO.COM Dott. mi date una dieta? LA PERICOLOSITÀ SISMICA L’EDITORIALE IL NUOVO LICEO DI PALMI NEL GIORNO DELLA SUA INAUGURAZIONE UFFICIALE DOPO QUASI 10 ANNI DALLO START AI LAVORI DEL NUOVO LICEO DI PALMI, FINALMENTE LA SCUOLA VIENE CONSEGNATA AI LEGITTIMI PROPRIETARI: GLI STUDENTI! NUOVO LICEO “N. PIZI” E h già! In un colpo solo, Palmi si fregia di un nuovo Liceo e della quasi certezza (auspicata da tempo) di un nuovo Ospedale! Miracoli della politica! Tante volte basta un Referen- dum, una tornata elettorale per la provincia o, come in questo caso, per la Regione e si aprono, d’in- canto, porte nuove, percorsi ine- splorati, addirittura resuscitano cadaveri decennali. Spesso si con- cludono percorsi tortuosi. Come accade nelle più belle fa- vole per bambini, appaiono magi- camente nuove scuole (terminate in dirittura d’arrivo, pochi giorni prima delle elezioni) e nuove or- dinanze, che avviano i lavori (gare di appalto) per la costruzione di Ospedali. Probabilmente, le opere termi- nate o avviate in questi ultimi gior- ni pre-elettorali in Calabria, sono state decine e noi ne disconoscia- mo la maggior parte perchè non appartengono al nostro territorio. In questo momento, cari palme- si, dobbiamo ritenerci fortunati ed essere grati alla tornata elettora- le che ha spinto qualche politico a spolverare documenti e scartoffie da firmare, dando la sua “benedi- zione” a questo o quel processo di crescita sociale che, per le città a cui sono destinati, sono linfa vitale e segnale vivo che, se solo si voles- se, qualcosa potrebbe sempre mi- gliorare. Basta avere speranza! Certamente in tutto ciò non pos- siamo dimenticare o tralasciare il lavoro fatto da centinaia di per- sone che, per raggiungere questi obiettivi, hanno lavorato incessan- temente spendendo giorni, setti- mane, mesi, anni, dietro burocra- tici incartamenti, vagando tra gli uffici preposti, con la speranza di trovare vie d’uscita che portasse- ro a conclusione le opere in que- stione. A loro va il nostro ringraziamen- to e la gratitudine di una città in- tera. Non ci permetteremmo mai di fare delle affermazioni così se non fosse per l’esperienze passate. Purtroppo il “trucchetto” di usare questi metodi in campagna eletto- rale è vecchio come la politica, al punto che ci vien da dire... SPERIA- MO SI TORNI PRESTO A VOTARE, AN- CHE SOLO PER DECIDERE CHE NOME DARE AD UNA NUOVA STRADA. CHISSA’ CHE NON CI TROVEREM- MO CON UN NUOVO LUNGOMARE, COME QUELLO DI REGGIO, A CON- TORNO DI UN PORTO COMPLETATO ED UN NUOVO S.ELIA STRUTTURA- TO COME UN PARCO VERO E PRO- PRIO? CHISSA’ CHE OGNI TURNO ELETTORALE NON RAPPRESENTI UN PASSO IN PIU’ VERSO IL FUTURO? pag. 26 di Eugenio Rigitano pag. 23 di Paolo Ventrice pag. 6 di Concetta Nostro pag. 17 di Giuseppe Cricrì pag. 9 UN MESSAGGIO PER NON MORIRE di Rotary Palmi pag. 8 di Rocco Militano LA PROVINCIA DI REGGIO E LA REGIONE CALABRIA DI FRONTE AL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE

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www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE

OmaggiO FREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FFREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FREE

di Paolo Ventrice

CARLO MAGAZZU’Maestro orafo scuolazoo.com Dott. mi date una dieta?

La pericOLOsità sismica

L’eDitOriaLe

Il nuovo lIceo dI PalmI nel gIorno della sua InaugurazIone uffIcIale

DOPO QUASI 10 ANNI DALLO START AI LAVORI DEL NUOVO LICEO DI PALMI, FINALMENTE LA SCUOLA VIENE CONSEGNATA AI LEGITTIMI PROPRIETARI: GLI STUDENTI!

NUOVO LICEO “N. PIZI”Eh già! In un colpo solo, Palmi

si fregia di un nuovo Liceo e della quasi certezza (auspicata da tempo) di un nuovo Ospedale!

Miracoli della politica!Tante volte basta un Referen-

dum, una tornata elettorale per la provincia o, come in questo caso, per la Regione e si aprono, d’in-canto, porte nuove, percorsi ine-splorati, addirittura resuscitano cadaveri decennali. Spesso si con-cludono percorsi tortuosi.

Come accade nelle più belle fa-vole per bambini, appaiono magi-camente nuove scuole (terminate in dirittura d’arrivo, pochi giorni prima delle elezioni) e nuove or-dinanze, che avviano i lavori (gare di appalto) per la costruzione di Ospedali.

Probabilmente, le opere termi-nate o avviate in questi ultimi gior-ni pre-elettorali in Calabria, sono state decine e noi ne disconoscia-mo la maggior parte perchè non appartengono al nostro territorio. In questo momento, cari palme-si, dobbiamo ritenerci fortunati ed essere grati alla tornata elettora-le che ha spinto qualche politico a spolverare documenti e scartoffie da firmare, dando la sua “benedi-zione” a questo o quel processo di crescita sociale che, per le città a cui sono destinati, sono linfa vitale e segnale vivo che, se solo si voles-se, qualcosa potrebbe sempre mi-gliorare.

Basta avere speranza!Certamente in tutto ciò non pos-

siamo dimenticare o tralasciare il lavoro fatto da centinaia di per-sone che, per raggiungere questi obiettivi, hanno lavorato incessan-temente spendendo giorni, setti-mane, mesi, anni, dietro burocra-tici incartamenti, vagando tra gli uffici preposti, con la speranza di trovare vie d’uscita che portasse-ro a conclusione le opere in que-stione.

A loro va il nostro ringraziamen-to e la gratitudine di una città in-tera.

Non ci permetteremmo mai di fare delle affermazioni così se non fosse per l’esperienze passate. Purtroppo il “trucchetto” di usare questi metodi in campagna eletto-rale è vecchio come la politica, al punto che ci vien da dire... SPERIA-MO SI TORNI PRESTO A VOTARE, AN-CHE SOLO PER DECIDERE CHE NOME DARE AD UNA NUOVA STRADA.

CHISSA’ CHE NON CI TROVEREM-MO CON UN NUOVO LUNGOMARE, COME QUELLO DI REGGIO, A CON-TORNO DI UN PORTO COMPLETATO ED UN NUOVO S.ELIA STRUTTURA-TO COME UN PARCO VERO E PRO-PRIO? CHISSA’ CHE OGNI TURNO ELETTORALE NON RAPPRESENTI UN PASSO IN PIU’ VERSO IL FUTURO?

pag. 26di Eugenio Rigitanopag. 23di Paolo Ventrice

pag. 6di Concetta Nostro

pag. 17di Giuseppe Cricrì

pag. 9

UN messaggiO per NON mOrire

di Rotary Palmipag. 8di Rocco Militano

LA PROVINCIA DI REGGIO E LA REGIONE CALABRIA DI FRONTE AL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE

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4Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

attualita’ Palmi

I cancelli si aprono alla luce del mattino, l’ingresso brulica di

gente, la colonna sonora dell’atte-sa è il brusio del chiacchiericcio dei ragazzi, il cortile è colorito e rumo-roso, la maestosa scuola si erge re-gina incontrastata del panorama, l’impressione però è che manchi qualcosa, ma cosa? C’è la palestra, ci sono i laboratori, addirittura c’è l’interfono a dare il buongiorno agli alunni, allora cos’è a mancare? Ma certo, non manca qualcosa ma qual-cuno, i ragazzi dell’indirizzo classi-co che per mancanza di spazi sono rimasti staccati dal resto del cor-po studentesco in una scuola ormai vecchia e totalmente svuotata.

Il problema non è irrilevante, come qualcuno disconoscendo la situazio-ne potrebbe ipotizzare, lavorare su due sezioni staccate e così lontane

fra loro comporta gravi difficoltà di-dattico - strutturali, per non parlare poi di ciò che comporta per un corpo studentesco, coeso come quello del Nicola Pizi, un ulteriore divisione.

La situazione attuale, infatti, non è storia nuova per i ragazzi del liceo palmese che negli ultimi cinque anni si sono visti letteralmente sballotto-lati da una scuola all’altra facendosi carico di tutte le difficoltà che com-porta una divisione del genere.

I primi a patire questa situazione sono stati in primo luogo gli studen-ti, ma le complicazioni sono insorte successivamente anche per il corpo docenti e per il personale scolastico che ha dovuto lavorare viaggiando di continuo e spostandosi talvolta a piedi da un plesso all’altro in con-dizioni climatiche non sempre favo-revoli. La scuola nuova, sofferta e combattuta, avrebbe dovuto por-tare venti di novità, ed infatti così è stato, ma il cambiamento più im-portante, quello che serviva di più per suggellare il definitivo salto di classe del Nicola Pizi, è venuto a mancare. Nessuno ha intenzione di criticare l’operato della provin-cia, è vero il progetto risale a più di vent’anni fa quando le necessità di spazi dell’istituto era nettamente inferiore, e nessuno poteva certa-mente immaginare che le iscrizioni sarebbero aumentate così vertigino-

samente, ma il tempo per effettua-re i dovuti accorgimenti c’è stato ed anche in quantità abbondanti.

Era risaputo da ben cinque anni, d’altronde, che l’eccessivo aumento delle sezioni dell’indirizzo scientifi-co aveva fatto si che le classi forma-tesi sforassero rispetto al progetto iniziale. Ma nessuno è intervenuto o almeno così sembra.

Abbiamo però la speranza,più che la certezza, che dai piani alti del palazzo della provincia gli adepti si adopereranno al più presto per sopperire alle mancanze struttura-li dell’istituto, dimostrando così che i veri interessi della classe dirigen-te locale, a dispetto di quello che si dice, non sono quelli di mantene-re in funzione il vecchio plesso solo esclusivamente per non perdere un immobile, ma quelli di offrire un ul-teriore ottimale formazione agli stu-denti della piana che, di pari passo con l’offerta formativa della scuola, andrà a formare la classe dei lavo-ratori del futuro!

Dal punto di vista più sentimentale di una studentessa che ha ancora la fortuna di trascorrere le sue giornate tra i banchi di scuola, questa mancan-za è un vero e proprio abbattimento, non avere la possibilità di trascorre-re le ore scolastiche con i compagni dell’indirizzo classico è per me un pe-sante fardello da mandare giù.

La nostra è un’unica scuola, noi ci sentiamo un unico corpo studen-tesco, mosso peraltro da una forte presa di coscienza rispetto alle pro-blematiche sociali attuali, quindi chiediamo a gran voce di poter es-sere riaccorpati al più presto e una volta per tutte così da poter vivere al meglio il nostro essere studenti.

Ci sentiamo onorati di essere stati i primi studenti dopo anni di lotte a varcare la soglia di quel portone, ed è come se insieme a noi, tutti colo-ro che hanno protestato e combat-tuto per vedere questo “sogno” re-alizzato avessero oltrepassato quel cancello in quella che è una vittoria non soltanto per gli studenti e la di-rigenza ma anche per l’intera citta-dina Palmese che ad’oggi può van-tare il migliore istituto della piana.

Sono sicura che da studenti co-scienti e attivi quali abbiamo di-mostrato di essere in questi tempi sapremo sfruttare al meglio le op-portunità offerteci dall’apertura di questa nuova grande struttura e che sapremo riscattarci su quanto viene detto, in maniera semplicistica, sul-la nostra generazione, prendendo le redini di una terra lasciata allo sfra-cello e sollevandola utilizzando le leve della cultura e del buon vivere civile. Lasciando a chi verrà dopo di noi un futuro migliore e più vivibile di quello che è stato lasciato a noi.

UN SOGNO REALIzzATO A META’

di Teresa Surace

Teresa Surace - Intervento inaugurazione

liceo “nicola Pizi”

L’inaugurazione, che vede, ov-viamente, la partecipazione

di esponenti politici, forze dell’or-dine, rappresentanze religiose, è un evento indimenticabile, soprattutto per loro, i ragazzi! Quei ragazzi che fino ad ieri si trovavano, ospiti com-pressi, all’interno dell’istituto Classi-co, in p.za Martiri d’Ungheria, quei ragazzi, mi riferisco a chi frequenta

l’ultimo anno, che forse neanche osavano più sognare di trasferirsi nella nuova scuola, quei ragazzi, figli di questa terra dove i lavori ini-ziano sempre, finiscono quasi mai e ciò che viene completato ha sempre tempi indefinibili ed indeterminati.

grazie preside corica, questa città ringrazia Lei in prima persona e così facendo vuole trasmettere a tutti coloro che hanno attivamente contribuito alla realizzazione di que-

24 marzO 2010 – FiNaLmeNte! iL LiceO “N. pizi” ha apertO i batteNti sto sogno, gli stes-si ringraziamenti. Grazie soprattutto a nome dei suoi alunni (anche se hanno già definito il nuovo Liceo, in maniera scherzo-sa, come un “pic-colo carcere” – ma si sa, la visione di un alunno è leg-germente diversa da quella di tutti gli altri quando si parla di “scuola”) che sono felici di poter avere a di-sposizione gli spazi che questa scuola riserva loro.

Una scuola mo-derna, dotata di ampie strutture, un corpo centrale affiancato da una palestra (ancora vuota), campetti esterni, ampi spa-zi dedicati a corti-li e, soprattutto, a parcheggi, labora-tori ecc… Un fiore all’occhiello!

Il cortile ad-dobbato per l’occasione dell’inaugu-razione, è un vero spettacolo. Vede-re gli studenti disposti sulle gradina-te è un gran colpo d’occhio.

La preside Corica apre il ciclo de-gli interventi, e le sue sono parole rivolte si, agli studenti, ma anche e soprattutto agli amministratori pub-blici, dai quali, quasi pretende, che si aprano presto le porte per inseri-re, all’interno del nuovo complesso, gli altri studenti, quelli rimasti nella

vecchia scuola, le 9 classi del Liceo classico! ( a ciò si riferiva il “quasi” sopra menzionato). A seguire gli in-terventi del Presidente della Provin-cia Giuseppe Morabito, del Sindaco di Palmi Ennio Gaudio, della Dott.ssa caminiti, dirigente dell’ufficio scolastico provinciale, dell’assesso-re Provinciale Ercole Nucera, di Don Emanuele, del Dott. Vincenzo Cilona, Presidente del Consiglio d’istituto e, dulcis in fundo di Teresa Surace, Pre-sidente del comitato degli studenti.

Parole apprezzate, le sue, (seguite da scroscianti applausi) che rafforza-no la richesta della Preside, rivolta ai rappresentanti della Provincia, di riu-nificare, nel più breve tempo possibi-le, i due indirizzi del liceo. “Ridateci i nostri compagni del Classico che...”, parole sue, “…ci hanno accolti come amici e non come ospiti… Abbiamo il diritto di riaverli vicino!”.

Chiude il suo intervento con un ammonimento: rivolta ai compagni, chiede di rispettare e preservare la nuova scuola, in segno di grande ci-viltà, rammentando a tutti che, per molti anni, quelle saranno le mura, di una importante parte della cultu-ra del futuro.

CI UNIAMO FERMAMENTE ALL’AP-PELLLO!

E’ nostro dovere, però, sottoli-neare un aspetto: è aumentato il traffico nel tratto stradale che dal nuovo Liceo porta verso il Trodio, e, a parte i primi 50 metri, quelli che costeggiano la scuola stessa, tutto il percorso è sprovvisto di marciapiede. Vista la densità di traffico, ciò si rivela molto pe-ricoloso. Quando saranno presi i dovuti provvedimenti? Quanto tempo ci vorrà prima che tutto il percorso venga messo in sicurezza per i pedoni?

doPo annI dI attese, fInalmente PossIamo varcare la soglIa dI quello che Per annI sembrava fosse solo un sogno. cI trovIamo sPaesatI dI fronte alla maestosItà della struttura che doPo quasI 10 annI dalla delIbera ProvIncIale, termIna (o quasI, In seguIto analIzzeremo Il “quasI”) Il cammIno tortuoso che, dI solIto, Percorrono tutte le strutture PubblIche del nostro merIdIone (quando vengono comPletate!!!).

di Paolo Ventrice

Taglio del nastro - La Preside Maria Corica assieme al P. Prov. G. Morabito ed il Sindaco E. Gaudio.

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6Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

attualita’ Palmi e dintorni

I tragIcI eventI calamItosI che contInuamente sI verIfIcano nel mon-do e Il forte terremoto che ha colpIto la nostra penIsola nell’ultImo anno hanno dato l’Input aglI approfondImentI sulla conoscenza del nostro terrItorIo, alla luce del fatto che vIvIamo In una regIone partIcolarmente esposta al rIschIo sIsmIco. per fare cIò, abbIamo chIesto l’autorevole collaborazIone dI concetta nostro, sIsmologa dell’IstItuto nazIonale dI geofIsIca e vulcanologIa, palmese dI orIgI-ne ed esperta rIcercatrIce, che rIngrazIamo per la sua dIsponIbIlItà.

InIzIamo questo percorso con “la perIcolosItà sIsmIca del ter-rItorIo ItalIano”, una panoramIca IntroduttIva sulla sItuazIone In ItalIa. neI prossImI numerI verranno trattatI nello specIfIco le pro-blematIche della calabrIa, con un occhIo dI rIguardo alla provIncIa dI reggIo calabrIa.

LA PERICOLOSITà SISMICA DEL TERRITORIO ITALIANO

L’anniversario del terremoto avvenuto a L’Aquila il 6 aprile 2009, ci spinge ad una doverosa riflessione: cosa avremmo potuto

fare per evitare tanto dolore e tanti danni? E cosa possiamo fare per evitare che ci siano altre situazioni simili in futuro?

Altri Paesi come il Giappone o la California si sono fatti già da molti anni una simile domanda e da molti anni hanno trovato risposte effi-caci: la prevenzione è l’unico modo per evitare che una calamità naturale, come il terremoto, diventi una tragedia.

Il terremoto, infatti è un evento naturale improvviso e imprevedi-bile che si verifica in aree caratterizzate da lenti e continui processi

di deformazione e l’Italia è interessata da tali processi lungo tutta la fascia appenninica e lungo le Alpi. Nulla si può fare per preveder-lo e per evitarlo, ma si possono limitarne gli effetti, sapendo quali saranno le aree che in futuro hanno una certa probabilità ad essere interessate da forti terremoti (magnitudo M>5.5) e che quindi hanno un valore alto di pericolosità sismica.

La pericolosità sismica è, infatti, l’insieme di studi (storici, sismi-ci, geologici, geofisici, ecc.) che definisce quanto il territorio in cui viviamo sia soggetto agli effetti dei terremoti. Prevalentemente si tratta di analisi di tipo probabilistico in cui si stima la probabilità di osservare un certo scuotimento del suolo in una data area durante un determinato periodo di tempo.

Non si tratta pertanto di previsione dei terremoti che è ancora, in tutto il mondo, un obiettivo lungi dal poter essere raggiunto.

la stima della pericolosità sismica fornisce un parametro fisico su cui basare la progettazione di nuove costruzioni o l’adeguamento degli edifici preesistenti.

A seguito del terremoto del Molise del 2002 è stato avviato un pro-cesso di revisione di tutti gli strumenti normativi destinati a contenere e ridurre gli effetti dei terremoti in Italia. Due Ordinanze del Presiden-te del Consiglio dei Ministri (n. 3274 del 2003 e n. 3519 del 2006) hanno introdotto modifiche alla normativa sismica, ovvero all’insieme di rego-le costruttive che si applicano ai comuni classificati sismici, e alla zona-zione sismica (cioè le liste dei comuni a cui si applicano le norme).

Nel 2004 è stata rilasciata una nuova mappa di pericolosità del territorio nazionale, basata sulle informazioni più aggiornate, per la quale sono previste, per legge, revisioni periodiche.

La mappa di pericolosità sismica attualmente in vigore (MPS04, consultabile in rete, http://zonesismiche.mi.ingv.it/) fornisce un qua-dro delle aree più pericolose del territorio nazionale. I valori di ac-celerazioni orizzontali di picco (PGA, un parametro tradizionalmente usato nella progettazione della risposta elastica degli edifici) sono riferiti a un ipotetico suolo omogeneo con buone caratteristiche per le fondazioni. Spetta poi al proget-tista applicare opportune correzioni per tener conto della diversa natura del suolo su base locale.

Gli scuotimenti più forti, dove cioè le accelerazioni del suolo han-no valori superiori a 0.225 g (g è l’accelerazione di gravità, pari a 9,81 m/s2), sono attesi lungo tutto l’Appennino centro-meridionale con i picchi massimi in calabria e Sici-lia sud-orientale e in Friuli Venezia Giulia. Valori moderati o bassi sono riferiti alla Penisola Salentina, lungo la costa tirrenica tra Toscana e Lazio, in Liguria, in gran parte della Pianura Padana e lungo l’intero arco alpino. La Sardegna è, tra le regioni italiane, la meno pericolosa e le elaborazioni indicano sta-tisticamente valori di scuotimento atteso molto bassi.

La mappa di pericolosità sismica del territorio nazionale

Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia

Nei numeri successivi par-leremo di alcuni terremoti che hanno colpito la Calabria e in particolare la provincia di Reggio Calabria e questo ci aiuterà a comprendere come mai la nostra regione sia considerata una zona ad alta pericolosità sismica.

di Concetta Nostro

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7 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

attualita’ Palmi e dintorni

Sabato 13 marzo si è conclusa con il concerto dei premiati,

presso l’auditorium della Casa della cultura “l. Repaci” di Palmi, la 3^ edizione del concorso nazionale di esecuzione musicale “città di Pal-mi”, per giovani musicisti di qual-siasi nazionalità con cittadinanza italiana dagli 8 ai 32 anni, suddivisi per sezioni strumentali e categorie di età.

Il concorso, organizzato dall’As-sociazione musicale “n. lojercio”, da Amnesty International sezione Italia – gruppo 242 Palmi e dalla REM Edizioni, in collaborazione con il Comune di Palmi, la Provincia di Reggio Calabria e la Presidenza del Consiglio Regionale, allo scopo di incentivare lo studio professionale della musica e diffondere la cultura musicale tra i giovani.

Da qui l’idea del Direttore Arti-stico della manifestazione, prof.ssa Sonya Calogero, docente presso il conservatorio di musica “F. cilea” di Reggio Calabria, di abbinare alcune Master-classes di livello internazio-nale con accesso gratuito ai vincitori del primo premio.

Scopo del Concorso è, infatti, dare l’opportunità a giovani strumentisti e cantanti lirici, provenienti da di-verse scuole e regioni d’Italia, di confrontarsi tra loro ed entrare in contatto diretto con musicisti di chiara fama.

Quest’anno le Master-classes sono state tenute dal M° V. Balzani, con-certista e docente di pianoforte principale presso il Conservatorio di musica “G.Verdi” di Milano, e dal M° Ludmila Petercovà, clarinettista di nazionalità ceka, docente pressi il Conservatorio di musica di Praga.

La cerimonia di premiazione si è aperta con una esaustiva introduzio-ne della Resp. E.D.U. sezione Italia – gruppo 242 Palmi di Amnesty Inter-national Avv. Lilla Pipino, sul felice e originale connubio della manifesta-zione con gli scopi di A.I. e sull’ulti-ma campagna (“io non discrimino”) svolta dall’importante associazione in difesa dei Diritti Umani.

Successivamente è intervenuto il Sindaco della città Dott. Ennio Gau-dio, che ha avuto parole di elogio e di incoraggiamento per l’iniziativa, auspicando una sempre maggiore affermazione della stessa.

La Prof.ssa Sonya Calogero ha poi illustrato alcuni brani pianistici del M° reggino D. Perri, a cui è dedicato un premio per la migliore interpre-tazione di brani di F. Chopin e del M° palmese n. lojercio a cui è intitola-to il premio giovani talenti.

i brani “Pastorale” e “ninna nan-na” di D.Perri sono stati bene inter-pretati dalla Prof.ssa Vittoria Carac-ciolo in apertura di serata, mentre il M° F. Silvestri, prezioso collaborato-re pianistico del concorso, ha chiuso in bellezza con gli interessanti brani di lojercio “sogno e risveglio di una

concorso nazionale di esecuzione musicale “città di Palmi”

Grande serata conclusiva della 3^ edizione del premio speciale “n. lojercio” per Giovani talenti

marionetta” (versione pianistica di una parte della “Suite infantile” per orchestra) e “capriccio” estrapolato da “musiche per un balletto”.

Alla serata di gala erano presen-ti le massime autorità della Città, della Provincia e della Presidenza del Consiglio Regionale: il Sindaco di Palmi con gli assessori N.Lacquaniti e F.Trentinella; il Consigliere Provin-ciale Dr. G.Barone; l’Avv. G.Strangio in rappresentanza della Presiden-za del Consiglio Regionale; il Dr. F.Palumbo, Pres. del Consiglio di Amm. Del Conservatorio di musica di Reggio Cal.; il Resp. del gruppo Italia 242 Palmi di A.I. Dr. O.Gatto; il M° T.Rotella, vicario del Polo di-dattico di Catanzaro, sez. stacc. del Conservatorio di musica di Vibo Va-lentia. Presenti in sala anche i ma-estri componenti le varie giurie del Concorso: L.Petercovà, V.Caracciolo, S.Fraschini, V.Balzani, M.Innocenti, S.Ascrizzi, G.Currao, M.Schipilliti, A.Rullo, G.Arnaboldi, A.zagari, D.Giannetta, L.Truffelli.

La manifestazione è in decisi-va crescita e rappresenta un vero risveglio culturale del territorio provinciale e regionale: circa 70 i giovani iscritti al Concorso e alle Master-classes, solisti di ogni tipo di strumento, dalla fisarmonica alle percussioni. Hanno presieduto le diverse giurie del Concorso: il M° A.Sorgonà, Direttore del Conserva-torio di musica “F. cilea” di Reggio Calabria e il M° A.Barbarossa, Di-rettrice del Conservatorio di musica “F.Torrefranca” di Vibo Valentia.

Il Premio per giovani talen-ti intitolato al musicista palmese “n.lojercio”, consistente in una bor-sa di studio, è stato conferito dalla figlia del compositore al giovane pianista M.Garzo di 10 anni, primo premio assoluto della categoria A – sezione pianoforte. Gli altri vincito-ri delle diverse sezioni strumentali e categorie di età, partecipanti al concerto finale, sono stati: G.Futia (1° premio - flauto), c.Tripodi (1° premio assoluto – clarinetto), F.Macrì (1° premio assoluto – percussioni), M.Sergi (1° premio – fisarmonica), V.M. Argirò (1° premio – chitarra), S.Alessi (1° premio assoluto – violi-no), A.Orlando (1° premio – clarinet-to), E.Misuraca (1° premio – pianofor-te), G. Di Stefano (1° premio – canto lirico), P.P.Maccarrone (1° premio – violoncello), C.Leonardi (1° premio – chitarra), G.Calcopietro (1° premio – clarinetto), P.Chiriaco (1° premio – canto lirico), F.Scicchitato-A.Mata-razzo (1° premio – pianoforte a quat-tro mani), G.Russo (1° premio – chi-tarra), A.Mandarini (1° premio – pia-noforte), F.Scordamaglia (1°premio assoluto – sassofono) e M.C. Donato (1° premio assoluto- canto lirico).

La serata è stata ripresa intera-mente da RTV di Reggio Calabria e da Rai 3 regionale. Il Concorso, pur essendo solo alla 3^ edizione, ha già acquistato dignità di premio di alto prestigio non solo in ambito territoriale ma anche nazionale.

di Sonya Calogero

Con gli occhi dell’anima Un libro di Lilla Sturniolo Misiano

Venerdì 5 marzo, presso la sala consiliare del Comune di Palmi,si è

svolta la presentazione del libro “Con gli occhi dell’anima”, ultima fatica della Prof.ssa Lilla Sturniolo Misiano, laureata in letteratura cristiana antica e docente presso l’Istituto Statale d’Arte di Palmi. Il volume comprende quindici racconti indipendenti, trattati con toni pacati e suadenti che trascinano il lettore verso i meandri più nascosti e profondi dell’anima.La presentazione curata dal Prof. Santino Salerno è stata molto interessante e coinvolgente, quasi volta a condurci per mano in una sorta di esplorazione della

nostra esistenza: “Non sarò più come prima” ha esordito accennando allo stupore di fronte alla lunga scia di emozioni provate nell’accostarsi alle parole del libro e nello spingersi ancora più in là, oltre lo scritto ad indagare su tutto ciò che la scrittura non dice…L’autrice,visibilmente commossa dalla numerosa presenza di amici e appassionati, ha risposto alle sollecitazioni del dibattito sostenendo la necessità di non fermarsi mai alla superficie delle cose: “e’ molto difficile riuscire ad essere persone di fede in un mondo che non ama le persone di fede… lì la parola deve morire e diventare gesto. Le cose più vere che noi comunichiamo non sono i discorsi ma quello che riusciamo ad essere per gli altri. Noi siamo ciò che facciamo… Per scoprire chi è una persona occorre leggere i suoi gesti, il suo vissuto… la vita è un dono di immenso valore e non ci saranno mai sufficienti parole per il dono che essa è. Noi non abbiamo scelto quando e dove e come nascere, perché non possiamo credere che sia un abbraccio d’amore a generarci? Ognuno di noi è un mistero, ma avvicinandoci a Dio noi non entriamo in lui ma in noi stessi, il nostro cuore è inquieto finché non raggiunge Dio… abbiamo l’opportunità di volare restando con i piedi per terra. Noi abbiamo le ali, sono due, con una sola non si può volare. Una è rappresentata dallo studio, dalla ricerca del vero e del bello, ma l’altra è la preghiera... Tutto è Amore, anche il silenzio è una lunghissima frase d’amore…”Coloro che erano presenti all’evento sono ritornati a casa rasserenati e arricchiti da nuove sensazioni di positività… disposti a rivedere il proprio percorso di conoscenza e a guardare verso la vita… con gli occhi dell’anima…

di Nella Cannata

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Punti di vista

271.000 voti in più su circa un milione di votanti pari ad uno

scarto del 25%; solamente due su 12 assessori uscenti rieletti; un voto di-sgiunto a favore del candidato Presi-dente di centrodestra Scopelliti che colpisce, anche se in proporzioni di-verse, tutte le liste del centrosinistra in tutte le Province, compresa Ca-tanzaro, e che raggiunge il 4,34%!

La vittoria alla recente competi-zione elettorale della coalizione di centrodestra è tutta contenuta in queste cifre quanto mai eloquenti che rendono superfluo qualunque approfondimento. Su di esse oggi si scontrano, alla ricerca di colpe e responsabilità, le dichiarazioni di incomprensione del Presiden-te uscente ed i tentativi di analisi politiche dei partiti perdenti che da questa sede non vogliamo com-mentare. Vi sono però almeno due dati su cui, di fronte agli eventi pre-visti per il prossimo quinquennio, alcune considerazioni riteniamo di doverle offrire.

Il primo dato vede per la provin-cia di Reggio Calabria, su 14 consi-glieri eletti, un solo rappresentante della Piana, uno dell’area della Co-sta Viola, nessuno dell’area Jonica e 12 consiglieri di Reggio Calabria città, compreso l’ex sindaco e tre ex assessori comunali. Di fronte a ciò, poiché sappiamo come si effet-tua la gran parte delle scelte politi-che nelle Commissioni consiliari ed all’interno degli Assessorati, sia per i grandi che per i piccoli interven-ti, ci domandiamo – istintivamente confidando nello spessore politico

del neo Presidente - se troveranno adeguati sostegni legislativi e finan-ziari la costruzione del nuovo ospe-dale di Palmi, unico o in comple-mentarietà con quello di Polistena; lo sviluppo del turismo nella costa dei gelsomini e la riconversione dell’agricoltura nell’area di Rosar-no, e, soprattutto, se finalmente di-verrà volano di industrializzazione diffusa l’area portuale di Gioia Tau-ro, il cui valore in termini di cresci-ta economica ed occupazionale tra-valica di gran lunga il territorio su cui insite. E ci domandiamo anche se l’attuazione dell’Area metropoli-tana di Reggio Calabria, che certa-mente farà incetta di finanziamenti statali, terrà conto in maniera ade-guata, peraltro sostituendo l’ente Provincia, anche delle aree non coincidenti con il centro della Città metropolitana.

Il secondo dato è che all’interno del nuovo Consi-glio regionale non vi è neppure una espressione del genere femmini-le. Mentre il Lazio elegge 12 donne oltre alla Presidente; mentre la Cam-pania approva la legge sulla doppia preferenza (che il precedente Con-siglio calabrese ha bocciato con una forte maggioranza trasversale) ed elegge 15 donne tra cui il Ministro Mara Carfagna con il record assoluto di 56.000 preferenze, assieme alla sola Basilicata la Calabria subisce, come massima istituzione di governo

prossima ai cittadini, una gravissima violenza che la porta ad arretrare di molto sul piano culturale e ad avere una democrazia dimezzata proprio nella fase storica in cui elevatissi-mo è invece il bisogno dell’ottica di genere nell’approntare risposte concrete ai gravi problemi sociali ed economici che la nuova maggioranza eredita dal passato.

Noi siamo profondamente con-vinti infatti che, di fronte alla evoluzione della società di oggi,

la dimensione di genere deve es-sere posta a base della elaborazione delle politiche e dei metodi gestio-nali e di governo delle popolazioni per creare una società maggior-mente arricchita e qualificata soprat-tutto in termini di inclusione e di

vivibilità diffusa: ciò deve avveni-re in tutti gli ambiti di intervento a partire dalla competenza re-gionale ed, a seguire, in quella provinciale e comunale. D’altra parte la Regione Calabria, con l’assessore Maiolo ha firmato, cir-ca due anni fa, la Carta europea per l’uguaglianza e la Parità delle donne e degli uomini nella vita

LA PROVINCIA DI REGGIO E LA REGIONE CALABRIA DI FRONTE AL NUOVO CONSIGLIO REGIONALE

alcune consIderazIonI.

NdR:. Al momento di an-dare in stampa apprendia-mo che il Presidente Sco-pelliti sta per varare una Giunta con un assessore esterno donna. Per que-sto fatto, che ci conforta nelle considerazioni citate, esprimiamo grande compia-cimento.

locale, ma tale atto è rimasto fine a se stesso e non ha messo in moto processi emulativi sul ter-ritorio tanto che, ad oggi, nessun comune calabrese ha, a sua volta, accolto l’invito che il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa propone dal 21 febbraio 2007. (A proposito ricordiamo con sod-disfazione, per quanto riguarda Palmi, che la Commissione per le Pari Opportunità del comune, su iniziativa proposta dall’Asso-ciazione PER PALMI in occasione della recente Festa dell’8 marzo, sta approfondendo i temi per as-sumere una decisione in merito.)

Di fronte a tale quadro generale l’auspicio è che il nuovo Governa-tore della Calabria – su cui ancora una volta istintivamente confidiamo - ponga rimedio alla grave violen-za democratica risultante dai dati elettorali componendo una Giunta ed una classe dirigente regionale che contenga un giusto mix di uo-mini, giovani ed esperti, e di donne qualificate, perché dalla Regione parta verso il territorio un nuovo ed avanzato messaggio culturale assieme all’impulso operativo ad applicare concretamente, attraver-so l’ottica di genere allargata alle etnie diverse, i principi di parità e pari opportunità nell’interesse complessivo della società calabrese di oggi e di domani.

di Rocco Militano

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9 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

Punti di vista

Prendo spunto, senza pe-raltro voler polemizzare

con nessuno, in particolare con un’amministrazione comunale che, ci piaccia o no, sta svol-gendo un lavoro duro e pieno di responsabilità sociale, da un articolo pubblicato nello scorso numero di “Madreterra”, firmato da Tullio Caracciolo e seguito da un altro articolo sulla “Gazzetta del Sud” a firma del Prof. Giu-seppe Mazzù, per fare qualche riflessione sullo stato attuale dell’economia locale.

Il Comune, come si attinge da-gli articoli sopracitati, ha lavo-rato in funzione dell’apertura di uno sportello dedito alle impre-se, e l’iniziativa è encomiabile, come di estrema utilità saranno le funzioni esplicate dal perso-nale di detto ufficio.

La mia domanda, però, è: “In un momento di mercato diffici-le, dove il panorama economi-co è tutt’altro che ridente, in una città come la nostra, priva (o privata) di poli industriali o, comunque, produttivi, dove l’agricoltura è andata a “far-si benedire”, dove l’edilizia è solo un ricordo (triste) del pas-sato, dove il “primordiale” se-gno di sviluppo turistico degli

anni ‘70 (vedi i vari Camping sparsi sul territorio) non ha mai avuto seguito e quindi un doveroso ricambio in funzione delle sempre più estreme esi-genze dell’eventuale turista e dove unico strumento per mettere in circolazione dena-ro rimane la compravendita di immobili e terreni – cresciuta, per via della crisi, in maniera perentoria nell’ultimo anno -, non sarebbe meglio accelerare i tempi di rilancio vero e pro-prio della circolazione del de-naro, spingendo, tutti noi, con forza, verso direzioni prospet-tiche di crescita e sviluppo in aree produttive, più pratiche e meno teoriche?”

Per carità ci potremo tutti appoggiare al suddetto Ufficio, avremo tutti la vita un po’ più facile, sotto l’aspetto burocrati-co, ma se osserviamo le strade di Palmi e prestiamo orecchio alle voci che sussurrano queste stra-de, ci accorgeremmo che ben poco rimane da curare e ben po-che sono le pretese di richiedere aiuto a qualsiasi ufficio. la veri-tà è, come sottolineava il Prof. Mazzù nel suo articolo, che le serrande si chiudono e le nostre strade (corso Garibaldi) assomi-gliano sempre più ad una scena di un film Western di Sergio Le-

one dove “…le sterpaglie roto-lano in mezzo ad una via polvero-sa e gli uffici, le banche, il saloon e la drogheria si intravedono, si-gillate da assi di legno inchiodate, come a sottoline-are l’abbandono di una città, or-mai, fantasma”.

E’ triste que-sta visione, lo so benissimo, ma è la realtà, purtroppo. Chi scrive, essendo operatore economico a Palmi, si trova ad essere sempre in ansia di fronte a queste verità, con la costante preoccupazione di una ripresa troppo lenta che non riesca a giungere prima del-la “fine”. Sono cambiati i tempi, è cambiato il ciclo consumistico, bisogna trovare nuove strade e nuove frontiere e, in verità, ri-tengo che una qualsiasi ammi-nistrazione, di qualsiasi colore, debba essere aiutata a trovare soluzioni adeguate e sorretta nel portarle a termine, così come credo che qualsiasi amministra-zione debba avere il coraggio prima, e l’umiltà poi, di confron-tarsi con i cittadini, di chiedere

pareri e valutarli concretamente, settore per settore, poiché nes-suno può essere perfettamente a conoscenza dei problemi e del-le eventuali soluzioni come chi vive dentro il problema stesso. Tecnicamente è forse una cosa difficile da attuare o, perlome-no, lunga nei tempi (almeno ini-zialmente), ma sono sicuro che porterebbe non pochi benefici alla comunità.

Creiamo tutti insieme, ammi-nistratori, funzionari, operatori economici, imprenditori, un ta-volo di lavoro per trovare delle soluzioni per riavviare il proces-so produttivo ed economico del-la nostra città e raggiungere così il traguardo che ci meritiamo. TUTTI INSIEME!

di Paolo Ventrice

una breve rIflessIone sullo stato economIco dI PalmI, ormaI In una sItuazIone dI stallo, dove dIventa dIffIcIle Pensare ad un futuro roseo, da Parte dI tuttI glI oPeratorI economIcI e quIndI dI chI ha InvestIto sulle ProPrIe caPacItà ed a ProPrIe sPese, In questa cIttà, creando quel cIrcuIto vItale che è Il movImento

dI denaro, Padre, sI, del Potere consumIstIco, ma necessarIo sIstema dI soPravvIvenza socIale.

Palmi: economia in “stallo” = futuro nero

Il convegno “Un messaggio per non morire, verso quale futuro?” è stato al centro del-la Giornata Promozionale per una Cultura della Vita promos-sa dal Rotary club di Palmi e dalla Società Italiana di Medi-cina di Emergenza – Urgenza ( SIMEU ) di cui è il Consigliere regionale lo stesso Presidente del Rotary Club di Palmi dr.

UN messaggiO per NON mOrireDal Rotary club di Palmi e dalla S.I.M.E.U.

Giuseppe zampogna. La mani-festazione, tenutasi nell’aula consiliare del Comune di Palmi ha avuto il Patrocinio della Re-gione Calabria e del Comune di Palmi con il contributo dell’As-sessorato alla Cultura. Il Con-vegno, rivolto principalmente ai giovani delle scuole secon-darie superiori, ha visto un uditorio interessato e parteci-pe, e, soprattutto, nobilitato dalla presenza del Procura-tore della Repubblica di Pal-mi dottor Creazzo, del dottor Abenavoli rappresentante del Rotary, da numerosi presidenti di diversi club rotariani. Il dr. zampogna ha sottolineato, tra l’altro, l’importanza dell’even-to quale stimolo verso i giova-ni, invitandoli alla prudenza sulle strade e ad un maggiore impegno negli studi e nel lavo-ro, come elementi propulsori nella vita. Alla fine dell’inter-

vento, lo stesso relatore ha rivolto un ringraziamento par-ticolare alle Forze dell’Ordine per il loro quotidiano impegno sulle strade, che deve essere interpretato soprattutto come prevenzione e tutela della vita. Sono intervenuti tra gli altri, gli assessori dott. Silve-stri e dr. Ortuso, così come l’ assessore dott. Tucci. Molto interessanti per i loro aspetti tecnici sono state le relazioni del prof. Clemente, direttore SUEM 118 Molise, prof. Pater-nostro, direttore DEA II livello A.O. Caserta, del dr. Natale direttore Pronto Soccorso Me-dicina d’ Urgenza ASP Vibo Va-lentia, Don Chiovaro docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, del prof. Balzanelli responsabile SET 118 di Taranto, nonché leader project della campagna “Un messaggio per non morire”,

del dr. Napoletano, direttore SUEM di Reggio Calabria e del-la rotariana dott. Sofia Ciappi-na, direttore scientifico della Scuola Superiore di Psicologia applicata “G. Sergi” di Palmi. Grande apprezzamento, tra la vasta platea, hanno destato i filmati realizzati dal Rotaract di Palmi e della III A del liceo “n.Pizi”di Palmi.

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Punti di vista

L’ideale greco del-la bellezza e della

perfezione delle forme, plasticamente sublimato

da Prassitele, Fidia e Miro-ne, rivive oggigiorno esaspe-

rato da un gigantesco apparato commercial-pubblicitario che, in

fatto di “come essere belli e vive-re felici e contenti” ne sa parados-

salmente una più del diavolo. Ma se nell’antica Ellade questo ideale rappre-

sentava la tensione verso l’armonia delle forme corporee con quelle dell’anima e la bellezza fisica poteva essere considerata il segno

visibile di quella interiore, oggi esso penosamente si riduce ad esibizione di pura, compiaciuta esteriorità e ad un vuoto agitarsi di maschere cosmetiche sullo sfondo di una scenografica irreal-

tà. Si presenta indissolubilmente legato ad una artefatta gioia di vivere e ad un clima surrettizio di festa continua, quali risaltano in modo evidente in certi spot pubblicitari e nelle sfilate di moda, che

di questo ideale rappresentano le casse di maggiore risonanza. Belle donne e uomini aitanti, quasi sem-pre in pose da divertissement - con un che, per le prime, di sottile erotismo – si incaricano di divulgare il

nuovo modello di perfezione, sono i termini viventi dell’equazione bellezza=felicità. Alimentano, così, i sogni di un crescente numero di persone disposte anche a vendersi l’anima pur di apparire attraenti e in forma sma-

gliante. Insomma, nell’attuale società dell’apparire si riducono gli spazi per i brutti (o presunti tali), i quali per un automatismo psicanalitico devono sentirsi complessati, in quanto defraudati per uno scherzo della natura del loro

diritto alla felicità. Sembra essere, questa, la morale del messaggio subliminale mediato da un apparato propagandi-stico in continua espansione, che fattura milioni lucrando sull’ingenuità di un pubblico suggestionabile.Più il mondo diventa brutto, sporco, untuoso, caotico ed informe, più si viene convinti con tecniche di impostura

psicologica che la bellezza del corpo sia un segno di carisma, la chiave che apre tutte le porte della vita, un distintivo di naturale elezione. ecco perché si moltiplicano istituti di bellezza, centri di benessere fisico, laboratori di ricerca co-

smetica, riviste specializzate e, dulcis in fundo, santoni della chirurgia estetica. Poiché - alla stregua dell’<ideale> di cui sì è detto - è vietato invecchiare, la sola prospettiva è quella di affidarsi alle mani sapienti e miracolose di questi guru che aiutano gli individui a rinascere a nuova esistenza. Altro che pillole di gerovital ed elisir di lunga vita! Sono costoro, alchi-misti del corpo umano, i dispensatori di energie vitali, i guaritori di turbe somatizzate. Certo, si ha un bel pagare, ma che risparmio di angosce, di mortificazioni, di delusioni cocenti… la vita così rifiorisce.

ironia a parte, con riferimento alla chirurgia estetica e ai miracoli che, grazie a tecniche sempre più sofisticate, essa riesce a conseguire (consentendo a una persona di poter essere, volendolo, pirandellianamente una, nessuna e centomi-la), occorre naturalmente operare delle precise discriminazioni. E’ evidente, per esempio, che criticare una moda e op-porre un rifiuto a una certa filosofia spicciola della vita, non significa censurare pregiudizialmente un settore specifico

della chirurgia, così come le polemiche sui trapianti di organi non toccano la preparazione, la serietà scientifica e la professionalità dei chirurghi. Il giusto discernimento tra il clima psicologico sotteso ad un’offerta variegata di presta-

zioni specialistiche e la tecnica in sé considerata è d’obbligo. Sono poi da considerare i casi (malformazioni mor-fologiche, lesioni provocate da incidenti, ecc.) per i quali il ricorso alla chirurgia estetica si presenta come una

vera necessità.Detto questo, andando a ritroso nel tempo, forse molti ignorano che le origini della chirurgia plastica ri-

salgono al XVI secolo ad opera di una famiglia di medici calabresi, i Vianeo di Maida, specialisti in in-terventi ricostruttivi al naso, all’orecchio e al labbro. I lembi per la ricostruzione venivano prelevati

dal braccio. Di questi nostri antichi conterranei non si hanno purtroppo notizie precise. Gaspare Ta-gliacozzi (considerato a torto il primo chirurgo plastico del mondo) si guardò bene dal farne cenno

nel suo trattato “De curtorum chirurgia per insitionem” pubblicato nel 1597. La ragione, forse, è comprensibile: sembra, infatti, che il chirurgo bolognese abbia avuto modo di osservare al-cuni pazienti dei Vianeo e che si sia quindi recato presso i colleghi calabresi per apprendere la tecnica della chirurgia ricostruttiva. E, da quell’abile propagandista di sé che doveva es-sere, una volta “iniziato ai misteri”, si sia annunciato come l’unico depositario della scien-za appresa. Mal gliene incorse però perché, caduto poi in disgrazia presso il Sant’Uffizio, finì scomunicato. insomma, in qualunque modo siano andate le cose, è certo che anche nel campo della chirurgia la nostra terra può vantare dei precursori. E, non so perché, mi piace pensare che i Vianeo di Maida – dopo ogni intervento ricostruttivo – curassero le ferite dei pazienti con quell’ “erba di campanella” che cresceva a Stilo, avente vir-tù miracolose, a proposito della quale Domenico zappone ha scritto uno dei pezzi più significativi del suo incessante peregrinare per i “luoghi sacri” della nostra calabria.

DeL beLLO, DeL brUttO e DeL… ricOstrUitOdi Mario Idà

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Punti di vista

Attendersi l’inatteso, come diceva Euripide.

I secoli precedenti hanno sem-pre creduto in un futuro progres-sivo, il XX secolo ha scoperto la sua imprevedibilità; l’avvenire resta aperto, ignoto, impreve-dibile. Per sopravvivere l’uomo era costretto a influenzare la natura ma per sviluppare le sue capacità tipicamente umane era indispensabile che modificasse più profondamente l’ambiente e ne utilizzasse le risorse. L’in-fluenza sulla natura e lo sfrut-tamento delle risorse in alcuni casi degradarono l’ambiente in altri lo modificarono senza degradarlo. La civiltà greco-ro-mana ha protetto boschi, fiu-mi considerandoli sacri, ma non ha impedito il disboscamento di ampie aree, le distruzioni di sel-vaggina. Nei secoli successivi la degradazione dell’ambiente e lo sfruttamento delle risorse non preoccupava né i governanti, né la popolazione, se tali alterazio-ni non producevano effetti ne-gativi e immediati sull’uomo e i suoi beni. Prima della Rivoluzio-ne industriale, l’influenza delle attività dell’uomo sull’ambiente consisteva soprattutto nel disbo-scamento, nella degradazione del suolo.

La Rivoluzione industriale, ini-ziata in Gran Bretagna è stata possibile grazie all’invenzione delle macchine per la produ-zione dei manufatti, la propul-sione dei mezzi di trasporto, lo sfruttamento di nuove sorgenti di energia. Gli effetti della Rivo-luzione sono stati rapidi e pro-fondi sull’economia, la finanza, la politica, il costume. Alcune conseguenze sono state positive altre negative. Tra gli effetti po-sitivi ci sono un progressivo mi-glioramento dell’alimentazione, delle abitazioni, dei servizi. Gli effetti negativi più evidenti lo spopolamento delle campagne, una degradazione dell’ambiente con un abbassamento della qua-lità dell’aria, delle acque, del suolo.

I danni provocati all’ambiente negli ultimi secoli sono aumen-tati in gravità ed estensione se confrontati con quelli del passa-to. Questo non è dovuto ad un di-verso atteggiamento verso la na-tura dell’uomo moderno, rispet-to a quello dell’uomo del passa-

Il mondo in riserva - La rivoluzione verde che avanza

L ’ O N D A V E R D ECavalcare l’Onda Verde per non rischiare di essere travolti...

Gli dei ci creano tante sorprese: l’ atteso non si compie, e all’ inatteso un

dio apre la via. ( Euripide )

to ma piuttosto a una maggiore disponibilità di mezzi per sfrut-tare la natura di gran lunga più efficienti di quelli dei secoli pre-cedenti. Pure nel passato l’uomo si considerava il padrone della natura, ma non aveva i mezzi per influenzare l’ambiente oltre un certo limite. Nel secolo XIX e nella prima metà del secolo XX l’inquinamento degli ecosistemi e la degradazione dell’ambiente erano considerate conseguenze inevitabili del progresso tecno-logico. L’obiettivo di raggiungere uno sviluppo sostenibile è ormai una necessità primaria. La ri-voluzione verde parte dal bas-

so, dalla presa di coscienza dei cittadini che si stanno rendendo conto che il modello di svilup-po che abbiamo seguito fino ad oggi non è sostenibile e porterà inevitabilmente alla distruzione del nostro pianeta. L’emergenza ambientale si è incrociata con la crisi economica che ha colpito il mercato mondiale ed ha quindi accelerato la crescente sensibi-lità del consumatore verso l’eco-nomia di valore e nei confronti dell’ ambiente. La crisi è stata, quindi, come una doccia fredda, un risveglio da un’ economia di carta. L’uomo che ha deciso che non si vive di solo pane fareb-be bene però, a ricordarsi che il pane pur sempre ci vuole. Ri-tornare ad una vita più sempli-ce, alla terra, per riequilibrare il rapporto tra l’uomo e la natura. La società deve rientrare a far

parte della natura e la natura deve rientrare a far parte della società. L’ambiente è necessario al nostro benessere, alla nostra esistenza. Senza un ambiente che funziona perfettamente, l’uomo non può esistere, o per lo meno le sue condizioni di vita sono quasi compromesse. L’uo-mo non è né padrone né schiavo della natura, ma come essere vi-vente, deve interagire con il suo ambiente, anche modificandolo, ma, come essere pensante e quindi responsabile delle proprie azioni deve rispettarne le regole e i criteri. L’attenzione deve es-sere posta non solo ai problemi

ambientali intesi in senso pla-netario, ma anche a quelli più legati al territorio; è necessario partire dalla conoscenza del territorio, in particolar modo dai giovani, i quali hanno legami con l’ambiente scarsi e superfi-ciali. Questa ignoranza del ter-ritorio genera disinteresse per i problemi del territorio stesso, e ci potrebbe oggi essere il ri-schio che i giovani abbiano una forte sensibilità per i problemi ambientali mondiali, ma siano incapaci di riconoscere i segni di degrado del territorio in cui si vive, il quale non è esente da attacchi alle sue bellezze natu-rali e culturali, da problemi di inquinamento ecc... Dunque, si è più preoccupati per la sorte del pianeta nel suo comples-so, ma in fondo, i gravi proble-mi planetari non sono forse la

somma di fattori sorti proprio nelle singole realtà territoriali? Ciascuno di noi deve assumere sempre di più la responsabilità di scelte ecologiche e di stile di vita appropriate, pensando al fu-turo e all’eredità che lasceremo alle generazioni future, creando ad esempio, città ecosostenibili; promuovendo architetture verdi per migliorare la qualità della vita; usando materiali naturali e tecniche costruttive sosteni-bili; eliminando pesticidi, ferti-lizzanti chimici, sbarazzandosi dunque, di pozioni velenose sostituendole con composti del tutto naturali. Insomma, tutta la nostra vita dovrebbe essere sostenibile. Come? Anche attra-verso piccoli gesti quotidiani che dimostrano una crescente attenzione nei confronti della salute del pianeta, ad esem-pio cercando di usare meno la macchina; spegnendo sempre le luci quando non servono; usando lampadine a basso con-sumo energetico; mangiando meno carne; comprando pro-dotti biologici locali rispet-tando anche la stagionalità; indossando abiti sostenibili; praticando la raccolta diffe-renziata; e perché no, anche prendendo un caffè sostenibi-le. Teniamo lontano da noi la rincorsa al profitto e di conse-guenza il degrado della qualità della vita, espresso anche da una agricoltura eccessivamen-te intensiva, dalle manipola-zioni genetiche, dal degrado della qualità alimentare, ecc.; godiamo, invece, della pienez-za della vita e salvaguardiamo le diversità. Se l’azione incon-sapevole dell’uomo ha trasfor-mato l’ambiente, danneggian-do i suoi equilibri, soltanto un’azione consapevole lo potrà risanare. Il rapporto che abbia-mo con l’ambiente non è diver-so da quello che instauriamo con altri esseri umani, e l’at-teggiamento collettivo verso l’ambiente non potrà cambiare se non cambia parallelamente anche il nostro atteggiamento verso gli altri. Non possiamo risanare l’ambiente se non ri-saniamo la nostra società. Il cammino è iniziato e dobbiamo essere sempre più convinti che gli stili di vita sostenibili sono importanti per evitare danni alla salute delle persone e del pianeta. Facciamo riemergere la passione per il luogo, can-cellata o dimenticata dalla tan-te trasformazioni; ristabiliamo un rapporto di affetto, di amo-re con i luoghi, con la bellezza dei luoghi, con la memoria dei luoghi, con il passato.

di Cettina Angì

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12Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

il PersonaGGio

“in occasione del suo centesimo compleanno,

mi è gradito esprimere a nome mio persona-

le, dell’Amministrazione Comunale e dell’in-

tera città, che si pregia di annoverarla tra i

suoi illustri cittadini onorari, le più vive feli-

citazioni ed auguri, nel meraviglioso ricordo

dei successi da Ella conseguiti in tutto il mon-

do come rappresentante del bel canto italia-

no e in particolare come raffinata interprete

dell’Adriana Lecouvreur.”

Il Sindaco di Palmi Dott. Ennio Gaudio

in una dedica firmata: “Mag-da Olivero una cittadina di Palmi” scrive:

“Calabria, terra da scoprire ed amare,ricca di anime di musicisti e di scrittori. Calabria, dove l ’amicizia e la stima sono sentimenti sacri”

DeLiberaziONe DeL cOmUNe Di paLmi iN Data 9 marzO 1994

Vista l’istanza di numerosi cittadini, rappresentanti delle Associa-zioni, dei Clubs e dei Sodalizi, nonché di esponenti della cultura, con la quale si chiede la concessione della cittadinanza onoraria al famoso soprano Magda Olivero per i grandi meriti acquisiti nel-la divulgazione della musica di Francesco Cilea, ben noto musicista paImese; Ritenuto che la richiesta trova preciso riscontro nella car-riera lirica della grande artista, la quale onora il canto italiano e diffonde le immortali melodie di Francesco Cilea; Considerato che il celebre soprano, tra le più autorevoli in-terpreti della musica del Compositore di Palmi nei maggiori teatri del mondo, merita particolare stima dei palmesi; Rammentato che la medesima grande artista godeva della amicizia e della ammirazione del musicista concittadino, il quale la ritenne la protagonista ideale della sua Adriana Lecouvreur; Ravvisato che l’intensa attività di diffusione del nome e dell’opera di Cilea è meritevole di un solenne attestato di profon-da ammirazione e di una testimonianza non caduca di riconoscente gratitudine verso la insuperabile artista; Valutato che con la sua inimitabile voce la grande cantan-te esalta, insieme al nome di Francesco Cilea, anche questa cittadi-na, che ha avuto la fortuna e l’onore di dare i natali al Cantore di Adriana; Premesso quanto sopra esposto e sicuro di interpretare i sentimenti e i desideri dell’intera cittadinanza e nella certezza di fare cosa gradita alla grande artista;Visto I’art. 32 della Legge 142/90:

DELIBER Aproclamare magDa OLiVerO cittadina onoraria di Palmi.

I CENTO ANNI DI MAGDA OLIVEROCELEBRE CANTANTE LIRICA, CITTADINA ONORARIA DI PALMI.

Fra gli illustri cittadini onorari di Palmi brilla di luce propria, in virtù della sua clamorosa e sfolgorante carriera, svoltasi sulle scene dei più importanti teatri del mondo, Magda Olivero, rinomata ed acclamata ar-tista, interprete privilegiata dell’ “Adriana Lecouvreur”.

Il famoso soprano giovedì 25 Marzo ha felicemente compiuto cento anni e nella fausta ricorrenza a Milano, ove risiede, le sono stati tributa-ti festeggiamenti, ai quali si sono uniti quelli del Sindaco, cittadini, asso-ciazioni di Palmi e ammiratori, dei teatri dove rifulse il suo bel canto.

Dalla città natale di Francesco Cilea non potevano mancare, in que-sto felice anniversario, le congratulazioni più vive e cordiali alla celebre cantante, che diffuse ed esaltò con inimitabile voce l’opera dell’illustre palmese del quale era affettuosa e riconoscente amica.

Magda Olivero, celebrato il suo matrimonio abbandonò le scene per dedicarsi interamente alla famiglia; tuttavia riprese a cantare, nono-stante la decisione che doveva essere definitiva, convinta dai pressan-ti inviti di Francesco cilea, il quale, oltre a dichiarare che in lei “la sua opera (adriana) aveva trovato l’interprete “ideale”, la sollecitò con la seguente lettera “Una artista quale lei é, ha obblighi ben precisi verso il pubblico e verso l’arte sua e non può dimenticare questi obblighi poi-ché tentare di evitarli sarebbe diserzione ed é per questo che devo insi-stere nella mia supplica”.

La grande artista arresasi alle insistenti preghiere, si recò a Varazze dove, insieme al Musicista al piano-forte, studiò l’Adriana e, dopo dieci anni di interruzione, ricominciò la sua splendida carriera interpretan-do con esiti trionfali l’Adriana Le-couvreur nel Grande Teatro di Bre-scia nella stagione lirica dei 1951.

La memoria di Cilea e dell’Adria-na seguirono le tappe e le tournée dell’artista, che non furono poche né insignificanti.

E’ gradito ricordare, fra l’altro, la sua partecipazione all’inaugurazio-ne del busto in bronzo del Maestro Cilea donato dal Rotary di Palmi al Teatro alla Scala, il 13 Aprile 1967, durante la quale cantò la romanza “io sono l’umile ancella”.

Inoltre nell’intervista che rilasciò a Maria Grazia Gibelli, pubblicata su “Famiglia cristiana”, alla domanda:

“Ma il personaggio che sembra aver amato di più resta adriana”Magda olivero risponde: “e’ stato un amore a prima vista. Ho avuto

anche la fortuna di studiarlo con l’ autore. Mi valse anche il più bel com-plimento per un interprete”. cilea disse infatti “lei è arrivata oltre le note che ho scritto io”.

Le virtù del celebre soprano, la sua affermazione internazionale l’amore per l’Adriana e per Cilea, indussero la nostra città a conferirle la cittadinanza onoraria con la deliberazione, in data 9 marzo 1994.

Nel Municipio sabato 16 Aprile 1994, presenti autorità e cittadini, la neo-palmese, venuta a Palmi da Milano, fu festeggiata fra applausi e rallegra-menti generali.

La celebrazione iniziò al Mausoleo di Cilea per rendere omaggio al Compo-sitore e per la deposizione di una corona di fiori. Proseguì quindi, nell’ audi-torium della Casa d’ella Cultura, dove, negli intervalli del concerto di com-posizioni cileane, eseguite con bravura dalla pianista Maria Cristina Raffa, fu data lettura del testo della deliberazione, poi consegnata alla festeggiata, unitamente ad una medaglia d’oro.

I meriti, il valore e le ragioni del-la onorificenza offerta furono traccia-ti nel discorso ufficiale, al quale se-guirono i ringraziamenti della valente interprete, la quale, salita sul palco, a testimonianza della sua affezione per Cilea e della sua riconoscenza per Palmi, della quale si sente onorata di essere cittadina, cantò la romanza “Poveri Fiori” dal iV atto dell’adria-na, applaudita entusiasticamente, a conclusione della manifestazione.

Dal quel memorabile giorno elogia Palmi con amore.

“io non dimentico mai il grande onore che mi è stato fatto dandomi la cittadinanza della bellissima Pal-mi che ricordo con molta nostalgia.

Nel testo di una lettera al sottoscritto comunica :

“la sua concittadina non dimentica mai l’onore ri-cevuto ed il mio pensie-ro, molto spesso, si rivolge all’incanto della sua terra e agli Amici di Palmi che tan-to mi hanno dato affetto”.

Opportunamente nel giorno del compleanno sono stati fatti pervenire gli omaggi e i rallegramenti alla gentile cittadina ono-raria, fra gli artisti più insi-gni della lirica mondiale.

Palmi - Casa della Cultura. Magda Olivero, cittadina onoraria palmese, canta la romanza “Poveri fiori”; al pianoforte Maria Cri stina Raffa.

Prof. Domenico Ferraro PER I PRIMI 100 DELLA SUBLIME MAGDA La Redazione tutta del periodico Madreterra esprime i più sinceri au-guri di Buon Compleanno alla illustre concittadina, Sig.ra Magda Oli-vero, rinnovandole l’affetto e la simpatia che da sempre, unitamente al glorioso Autore dell’ Adriana Lecouvreur, l’intero popolo palmese si pregia di tributarle.

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13 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

citolena (urdiPili)

Questo mese, la nostra illu-strazione sintetizza, in ma-

niera eloquente, il risultato della recente tornata elettorale conclu-sasi con la vittoria schiacciante e muscolare del candidato del centro destra, Giuseppe Scopelliti.

La vignetta, infatti, mette in risal-to la “lotta” politica, senza esclusio-ne di colpi, tra soli uomini, con la totale assenza della grazia e dell’in-telligenza femminile. La mancanza delle donne, nell’assemblea regio-nale della Calabria di palazzo San Giorgio, non fa certo onore a nes-suno degli schieramenti, siano essi di destra che di sinistra, ma anzi mortifica tutti coloro che credono in una società moderna ed emanci-pata non influenzata da antichi ed errati pregiudizi. La causa di tutto questo va individuata, nell’egoi-smo dei partiti, che puntando su “cavalli” vincenti e ben inseriti in meccanismi già collaudati, non hanno il coraggio di investire sul-le donne e sulle loro capacità. In questo scenario, con dei puzzle ben incastrati, in molti casi, l’elettore subisce un’influenza negativa che mette in forte dubbio il suo stesso voto d’opinione.

Quindi la politica non è femmi-na?... Speriamo di no!

SE NON TI RASPI CHI TO’ MANI NON

TI PASSA ‘A MANGIASUMI!

Sunnu SPInI SEnzA roSI?? !“Morituri te salutant!” Dissi Agazziu pe protestaPocu prima pemmi a spatanci muzzava la so’ testa.

E lu populu votava u jdituni versu suttaCumpermandu ca u dassavaC’arrivatu era a la frutta!!

nta l’arena n’grandi ‘uciussiava i gladiatori,S’astutava a corpu a luciPè ddhu gr’amministratori.

Di vinciri aviva sitiE otteniva la vittoriaEsurtava ScopellitiE trasiva nta la storia.

nta l’arena i cuntendentiSi pezziàru senza posa,nenti fimmani vincenti,Mancu l’umbra ‘i quoti rosa!!

Senza Donni poi è la sula La Calabria e… leva a cruci,Senza suli arresta o scuru,Comu ‘n jornu senza luci.

ora speru…cu cumanda Pemmi u lusrtu nomm’u stuta,‘m’esti d’oru e non di landa……” u Signuri mi n’d’aiuta!!” Giuseppe Cricrì

“canineri” era l’appellativo di un personaggio bizzarro di Palmi che aveva la sala da barba, in Piazza I° Maggio. E’ rimasta storica una sua cita-zione: “Osso rifiutato dal cane vagabondo”. Lo di-ceva, quando doveva offendere qualcuno. L’attività di barbiere negli anni cinquanta non era molto red-ditizia. ne dà conferma il famoso detto: “U barberi non campa mugghjeri”. Un giorno la moglie decise di invitare a pranzo i quattro operai che lavorava-no per la riparazione della loro casa. Non avendo niente da presentare come secondo piatto, pensò di comprare un po’ di carne macinata per fare del-le polpette. incaricò “canineri” che provvide su-bito. Arrivato a casa, la moglie chiese al marito quanto ne avesse comprata; il marito rispose che erano duecento grammi. “Comu? Ducentu grammi ? E chi facimu sei cristiani!”-Disse la moglie- “Men-ti muddhica, ca mastrjceddhi sunnu!” –rispose canineri-

CANINERIdi Rocco Cadile

rES PuBLICA FEMInA non EST(la Politica non è femmina)

di Saverio Petitto

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14Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

sPazio ai lettori

It may not have escaped Palmi-ans’ notice that there are 3 new

English teachers in town. Sam Hughes, Olivia Price-Bates and

Ingrid Richardson arrived last Sep-tember from the UK to start teach-ing English as a Foreign Language at the Stamford School of English in Via Zara under the watchful eye of Sam Dyer the Director and her two Department Managers, Carly Church-man and Emma Folan.

The new teachers, all of whom are native English speakers, had never ventured into the “toe” of Italy before. Their experience of life in Calabria has been an education for them in more ways than one! Al-though they have a full week teach-ing, preparing lessons and marking homework, they take every opportu-nity in their leisure time to explore the region and to sample Calabrian life and culture. They enthusiasti-cally recount some of the things they have been doing since their arrival: “The three of us have really taken to living in Palmi, the people here are very friendly and we have made many, many new friends. Our fellow teachers, students and local Palmi-ans have taken us into their hearts and homes, showering us with bags of fresh produce from lemons, orang-es and homemade cakes to sausages and even mozzarella!

The town itself has a lovely feel about it, it’s laid back, a good size which enables us to walk every-where, with beautiful piazzas, a park which is an oasis of tranquillity and numerous shops and bars to visit. There is nothing more relaxing for us than to sit back on Piazza Primo Maggio with a cafe or cappuccino perhaps accompanied by a naughty bocconcino and watch small groups of local men languidly chatting or passionately debating something or other in the sunshine.

The scenery here is also quite breathtaking with Palmi nestling be-tween the heights of St Elia and the sea surrounding the town on both the western and the southern sides. You really have the best of all worlds here. Upteen photos have been taken of the stunning views St. Elia offers of Marinella the local rocky beach, where some of us join the local joggers to reduce the calories, the coast stretch-ing north towards Gioia and Rosarno and south towards Scilla and Reggio and of course not forgetting the Aeo-lian Islands and Sicily. No wonder this coast is known as the Violet Coast, the sunsets are truly spectacular.

Our weekends are happily spent traversing the Corso in Reggio Calab-ria, trying to find the latest designer fashion to spend our hard-earned eu-ros on. Our retail therapy is only in-terrupted by a quick stop in the bars along the way to rest our weary feet and enjoy some delicious aperitivi and exotic sounding cocktails. We were also very impressed by Scilla and sampled some outstanding sea-food dishes there sitting out on the

mi scUsi … ‘parLa iNgLese?’stamford school english teachers’ first impressions of palmi

A view towards Sicily at sunsetPiazza Amendola, Palmirestaurant’s wooden decks overlook-ing the sea (this was in October when it was still warm enough!). Tropea, north of Palmi was another day trip we thoroughly enjoyed, this time abandoning the car in favour of a slow train winding its way up the coastal track, a wonderful way to sit back and enjoy the panorama, again offering many photo opportunies. The beaches here are stunning, with fine white sand colouring the sea a brilliant cobalt blue. We will defi-nitely return when the weather is warm enough to go swimming! Just one warning, at this time of year, there doesn’t seem to be an after-noon train back to Rosarno ( where we had parked our car) till the last train leaves Tropea at 19.53!

We have been on several ex-ploratory trips further inland only equipped with a tank full of petrol, a rudimentary map, the local Ital-ian radio to keep us company and a healthy sense of adventure! The thrill is to see where you end up and in fact on one of these outings, we came across a charming small moun-tain village called Molochio where, due to getting lost in the town’s one way system, we inadvertently reversed through a funeral so our sincerest belated apologies to the inhabitants there. Luckily we were shown the way back home on our map by some very helpful and hand-some local police officers!

For those of us with the inclination and stamina to go clubbing, Palmi and the local area, although far re-moved from the hustle and bustle of London’s streets, offers some great night life and an opportunity to sam-ple the local dishes and Italian wines. Evenings out have ranged from Salsa dancing to enjoying an interesting range of live music. A favourite loca-tion of ours is the Casa Della Cultura, which offers a fantastic programme of musical events from all over the world! To our delight, some of the Palmi bars allow us to watch English football in the company of some en-thusiastic fellow football fans proving that even with the language barrier both the English and Italians can en-joy the merits of the “Great Game”! Though our Italian still leaves a lot to be desired, it’s fair to say that our linguistic skills are developing along with our “Italian” driving skills. Dodging potholes has become one of our favourite occupations and in spite of this, we have still managed to get an impressive four flat tyres!

When we first arrived it was like stepping into another world, we stood out being English and were viewed with awe and curiosity but now we really feel that we have be-come part of the Palmese commu-nity. Even the short walk from our apartment to the Stamford School is a social experience as it is impossi-ble to walk even a few steps without someone stopping us for a chat to see how we are doing.

So if you see us sipping a cap-puccino, fumbling with a camera or browsing the local markets look-ing for local produce be sure to say “Ciao” and allow us the opportunity to immerse ourselves even further into this lovely part of Italy.

non può essere sfuggito ai pal-mesi che ci sono 3 nuove inse-

gnanti d’inglese nella città.Sam Hughes, Olivia Price e Ingrid

Richardson sono arrivate lo scorso set-tembre dalla Gran Bretagna per dare inizio all’insegnamento dell’inglese, come lingua straniera, alla Stamford School of English di Via zara, sotto la supervisione di Sam Dyer direttrice e dei suoi due manager di settore, Carly Churchman ed Emma Folan.

Le nuove insegnanti, tutte di ma-drelingua inglese, non si erano mai avventurate nel profondo sud d’Italia. L’esperienza di vita in Calabria è sta-ta per loro in diversi modi istruttiva! Sebbene siano impegnate a tempo pieno nell’insegnamento, preparando le lezioni e correggendo i compiti a casa, nel tempo libero approfittano di ogni occasione per esplorare la re-gione assaggiando la vita e la cultura calabresi. Con entusiasmo ci raccon-tano alcune cose che sono capitate sin dall’arrivo: “Tre di noi hanno ve-ramente iniziato a vivere come i pal-mesi, in comunione con la gente che da queste parti si dimostra molto af-fettuosa, tanto da aver stretto amici-zia con molte persone. Siamo entrate nel cuore e nelle case sia delle nostre colleghe insegnanti che degli studen-ti e degli stessi palmesi, i quali ci di-mostrano l’affetto regalandoci intere borse piene di prodotti freschi come limoni, arance, torte fatte in casa, salsicce e perfino mozzarelle! La città in se stessa è piacevole sia per la sua disposizione che per una giusta esten-sione che permette di passeggiare dovunque, grazie alle sue belle piazze e un parco pubblico che è un’oasi di tranquillità insieme ai numerosi negozi e bar da visitare. Non c’è niente di più rilassante per noi che starsene sedute in Piazza Primo Maggio con un caffè o un cappuccino magari accompagnato da un delizioso bocconcino e osserva-re piccoli gruppetti di uomini del posto chiacchierare languidamente o discu-tere animosamente del più e del meno alla luce del sole.

Lo scenario da queste parti è vera-mente mozzafiato con Palmi incasto-nata tra le altezze del S.Elia e il mare che circonda la stessa città su entrambi i lati, a ovest e a sud. Da questo punto di vista hai realmente il massimo che pos-sa esistere sulla terra. alcune fotografie dall’alto sono state scattate dalle stupe-facenti vedute che il S.Elia offre della Marinella, la locale spiaggia rocciosa (dove alcune di noi si uniscono agli abi-tanti del posto che praticano jogging per bruciare calorie!), la costa che si allunga a nord verso Gioia e Rosarno e a sud ver-so Scilla e Reggio e da non dimenticare naturalmente le Isole Eolie e la Sicilia.Non c’è da stupirsi che questa costa sia conosciuta come la “costa Viola”, i tra-monti sono realmente spettacolari.

i nostri fine settimana li passiamo passeggiando felicemente sul Corso a Reggio Calabria, cercando di trovare l’ultimo grido in fatto di moda e spen-dendo i nostri sudati euro. I nostri ac-quisti terapeutici sono interrotti soltan-to da una veloce pausa nei bar lungo la via giusto per fare riposare i piedi stanchi e per poter godere dei deliziosi aperitivi e cocktails che sanno di esoti-co. Siamo rimaste molto impressionate da Scilla dove abbiamo assaggiato dei gustosi piatti di mare restando seduti fuori sui bancali di legno del ristorante,

osservando il mare (era ottobre, quan-do ancora fa abbastanza caldo!).

Tropea, a nord di Palmi, è stata un’altra gita di un giorno davvero pia-cevole, questa volta lasciando la mac-china e preferendo un lento treno col percorso tortuoso dei suoi binari lungo la costa,mentre ci si offriva l’opportu-nità di scattare molte foto. Le spiagge qui sono formidabili, con bellissime sabbie bianche che danno al mare la tonalità di un brillante blù cobalto. Ci ritorneremo, senza dubbio, quando il clima sarà abbastanza caldo da poter fare il bagno! Solo una avvertenza.In quel periodo dell’anno non sembra ci sia un treno serale per ritornare a Rosarno (dove abbiamo parcheggiato la nostra auto) dal momento che l’ultimo treno che parte da Tropea è alle 19,53!

Abbiamo fatto parecchie gite esplo-rative addentrandoci all’interno, equi-paggiate soltanto con un serbatoio pie-no di benzina, una mappa rudimentale e un sano senso dell’avventura! La cosa emozionante di questa esperienza è ve-dere dove si va a finire e infatti in una di queste gite,attraversando un incantevo-le paesino di montagna chiamato Molo-chio ci stavamo perdendo in una strada a senso unico e facendo retromarcia ci siamo imbattuti inavvertitamente in un funerale e così ci siamo,con immensa sincerità,anche se in ritardo,scusati con gli abitanti del posto. Fortunatamente ci è stata mostrata sulla mappa la via del ritorno a casa da alcuni poliziotti solerti e di bell’aspetto!

Per noi che siamo portate a socializ-zare, palmi e i suoi dintorni, sebbene siano lontani dalla fretta e dal trambu-sto delle strade di Londra, offrono al-cuni spunti di vita notturna oltre all’op-portunità di assaggiare i piatti e i vini italiani. Per passare la serata fuori si va dal ballare “Salsa” al godere dell’ascol-to di un interessante varietà di musica dal vivo. Il nostro posto preferito è la “casa della cultura” che offre un fanta-stico programma di eventi musicali da ogni parte del mondo! Per nostra deli-zia, alcuni bar di Palmi ci permettono di vedere le partite di calcio inglese in compagnia di entusiastici amici tifosi di calcio,dimostrazione questa che perfino con la barriera linguistica sia gli inglesi che gli italiani possono divertirsi coi pre-gi del “Grande gioco”.

Anche se il nostro italiano lascia anco-ra molto a desiderare è giusto dire che i progressi linguistici sono dovuti alle no-stre guide italiane. Schivare le buche è diventata una delle nostre occupazioni favorite e nonostante ciò, siamo riuscite ad avere quattro ruote lisce!!

Quando siamo arrivate all’inizio era come camminare in un altro mondo, eravamo notate perché eravamo inglesi ed eravamo viste quasi con soggezione mista a curiosità, ma adesso è come se sentiamo di fare parte della comunità palmese. Perfino la breva camminata dal nostro appartamento alla scuola Stamford è come un’esperienza di vita sociale, come pure è quasi impossibile fare pochi passi senza che qualcuno ci fermi per chiacchierare e vedere che tipi siamo. Così se ti capita di vederci sorseggiare un cappuccino, oppure ar-meggiare con una macchina fotografica o se stiamo curiosando nei mercatini locali alla ricerca di prodotti tipici, sa-lutaci con un “ciao!” e fai in modo d’im-mergerci ancora di più dentro questa squisita parte d’Italia.

di Ingrid Richardsone Olivia Price-Bates

Traduzione di Giovanni Piccolo

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15 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

cultura e folKlore

Giovedi’ primo aprile, la Giunta Comunale, presie-

duta dal Sindaco di Palmi, dott. Ennio Gaudio, ha approvato il progetto “la FonTe Di San ROCCO”.

LA FONTE DI SAN ROCCO: un sogno che diventerà realtà!

La statua bronzea è opera del Maestro Maurizio Carnevali e la progettazione dell’intera fonta-na monumentale è dell’Architetto Car-melo Bagalà. Il ma-nufatto, che appar-tiene di diritto alla comunità palmese, che l’ha finanziato e sostenuto, sorge-

rà al centro della piazzetta San Rocco, occupando una superficie di quattro metri quadri.

Alla realizzazione della ori-ginalissima opera, oltre ai due ideatori, parteciperanno con grande entusiasmo e senza per-cepire compenso, alcune im-

prese tra le più rinomate di Pal-mi, rappresentate degnamente dai loro titolari:

ViNceNzO simONettaFraNcescO parDeOpietrO caraVeLLipasQUaLe FONtaNacece’ caccamOgiUseppe OLiVeriLeLLO arcUriDemetriO crUcitticarmiNe meLara

Assistenti ai lavori saranno i sigg. Franco Tigano, Pasquale Frisina e Salvatore De Francia, rappresentanti dell’Associazione di volontariato “PRoMeTeUS”, capofila delle associazioni che hanno promosso il progetto.

L’opera artistica, per le sue pe-culiarità, rimarrà nella storia di questa città, come simbolo di fede e di riscossa di una comu-nità desiderosa di ritrovare le antiche bellezze.

Un ringraziamento sentito dalle Associazioni, Prometeus, Presenza, Madreterra e “città di Palmi” va, oltre all’Ammini-strazione Comunale, a tutti i consiglieri, a Don Silvio Mesiti per il suo appoggio incondiziona-to, alle centinaia di cittadini che hanno creduto e sostenuto con amore l’iniziativa che vedrà la luce il prossimo Agosto.

Il sogno di un piccolo gruppo, che ama incondizionatamente la propria città, si sta realiz-zando, continuate a sostenerlo!

di Saverio Petitto

mOVimeNtO Di merci NeLLa mariNa Di pietreNere a metà ‘700

Gli atti degli antichi notai rendono viva testimonianza del commercio marittimo che si svolgeva un tempo attraverso

la rada di Pietrenere, ma anche di quella di Gioia, probabilmente la più frequentata sia a motivo delle strade più agevoli che per l’abbondanza degli ulivi che alti svettavano in tutta la Piana allora detta di Terranova indi di Gioia. In questa occasione ci soffermia-mo soltanto su quanto riportano due di essi.I padroni di barche di Scilla Paolo Nicotino, Antonio di Lia e Do-menico Sant’Eufemia, nel mentre erano intenti a fare la «pesca de’ pesci» in prossimità di Pietrenegre, il 26 di luglio del 1745 assistettero ad una vicenda, che due giorni dopo vollero narrare ad un pubblico notaio, Carmine Fantone di Melicuccà, perchè ne formasse rogito (ff. 262v-264). Sera del 26, ap punto, mentre eser-citavano il proprio mestiere, ad un bel momento avvistarono due «barchette» che provenivano dalla terra di Gioia. In una avevano preso posto dei sol dati, nell’altra 7 od 8 persone tra uomini e don-ne, fra cui Antonino lo Sicilianello, ad essi tutti ben noti, in quanto frequentavano da più tempo quel paese. Giunte in rada, ne disce-sero due soldati, i quali s’indirizzarono subito verso la torre, dove preleva rono il torriere. Indi, si portarono poco discosto, ov’era la chiesa dell’Alto mare e fe cero lo stesso con il romito fra Antonino. Avendo chiesto alle persone pervenute con i soldati cosa fosse successo, quelle risposero ch’erano state arrestate e stavano per essere portate a Scilla al fine di testimoniare in merito ad un epi-sodio verifica tosi nel mese di maggio nella marina di Gioia. allora era stato preso a bastonate il mag. Giuseppe Recoge in atto che si trovava ad assi stere ad un caricamento di olio, ma essi proprio non ne sapevano nulla perchè non presenti al fatto. I marinai scil-lesi posero allora la stessa domanda al torriere ed al romito, ma anche costoro si pro nunciarono alla medesima stregua. Dopo di che i soldati misero questi ultimi due in barca assieme agli altri e si avviarono alla volta di Scilla.Da una dichiarazione resa al notaio Carmelo Tropiano, ancora un melicucchese, il 18 giugno del 1748 (ff. 59v-60) dai doganieri di Seminara, Mercurio Giofrè, mastro Paolo d’Amico e Bruno Federi-co, si apprende che nella «marina delle Pietre Negre» soggetta a quella città vigeva da sempre l’uso di pagare lo «jus della dogha-na per l’imbarco di qualsisia mercanzia di robba che si faceva di negozio, si di tavole, chorij, pece, legname, ed ogn’altro». Detti avevano riscosso tale diritto per ben trent’anni non solo dai fore-stieri, benanco da concitta dini, com’era capitato con l’illustre ba-rone d. Domenico di Franco, che aveva im bar cato pece, i padroni Giovanni e Santo di Majo di Bagnara traghettatori di le gname e tavole e diversi altri. Il 25 degli stessi mese ed anno l’abate Lit-tario Stefanizzi di Messina esponeva al notaio, presente «nel pre-sidio della marina delle Pietre Negre», come il proprio fratello d. Eutichio, «publico negoziante», avesse, con atto di nr. Antonino di Cola della medesima città, comprato 150 salme di olio d’o liva da d. Francesco Antonio Piromalli di Casalnuovo. Per trasferire tale pro dotto quegli avrebbe dovuto, nello spazio di 4 giorni, portarsi alla marina di Gioia con 2 «filluche», cioè feluche, comandate ri-spettivamente dai padroni Francesco Fazzari di Messina e Giovanni Fimmanò di Milazzo e con equipaggio di 16 marinai ciascuna. Ma, avendo il Piromalli mancato di osservare quanto pattuito - erano già trascorsi dieci giorni ed il caricamento dell’olio non era potuto ancora avvenire - l’abate si protestava recla mando la rifusione di spese ed interessi perchè, diceva, in quel lasso di tempo «l’olio à minurato il prezzo».

rocco Liberti

Carissima Pina,sono passati ormai sei anni da quando sei volata in Cielo, ma in

tutto questo tempo so di averti sempre avuta accanto.Ti parlo, ti chiedo aiuto nei momenti di maggior bisogno, ti ricordo nel-

la preghiera, ti guardo mentre mi sorridi dalla fotografia sul comodino.Il tuo entusiasmo, la tua gioia di vivere, il tuo sorriso e il tuo abbraccio

forte non mi abbandonano mai.All’inizio il dolore era insostenibile - non riuscivo a credere che ci ve-

nissi strappata così improvvisamente dalla malattia - ma poi con il tempo si è tramutato in serena rassegnazione, nel costante ricordo della nostra amicizia e delle giornate trascorse insieme.

Ripenso spesso alle nostre chiacchierate, alle poesie che leggevamo sedute l’una accanto all’altra, al pranzo nel periodo natalizio... ti rivedo ancora, sulla sedia a dondolo, dopo aver cucinato per me e avermi riem-pita di piccoli regali, mentre guardi “Il pranzo di Babette”, uno dei tuoi film preferiti, sonnecchiando nel caldo scialle che ti avvolge.

Mi rivedo mentre leggo incantata le tue poesie e i tuoi racconti: ricor-di?, “il Lampionaio” era la mia storia prediletta, perché aveva il sapore delle fiabe natalizie di un tempo.

Avevi ottant’anni ma I’aria sbarazzina, il candore e lo stupore di una fanciulla...

Dolce Pina, sempre allegra e piena di parole buone per tutti! La tua casa accogliente era un cenacolo di preghiera e in un delizioso angolino Gesù Bambino e un piccolo abete vi restavano per tutto l’anno per ricor-dare la magia del Natale.

Quando mi congedavo da te mi stringevi in un abbraccio forte sus-surrandomi parole di benedizione che mi riempivano il cuore di gioiosa gratitudine. Mi dicevi che ero il tuo “piccolo angelo”, anche se in realtà ho sempre saputo che eri tu il mio.

Mi hai insegnato a cogliere e ad apprezzare la bellezza della natura e delle piccole cose e quanto sia importante uno sguardo limpido e puro come quello di un fanciullo. “Se non ritornerete come bambini non en-trerete mai”.

Un giorno mi hai scritto: “sai lda che cos’è una farfalla? E’un biglietto augurale venuto per ognuno di noi dal Cielo piegato in due”.

Mi dispiace di non aver fatto in tempo a regalarti dei fiori, ad accompa-gnarti nella Villa Comunale per ammirare insieme il tramonto sul mare, a scattarti una foto... Ero convinta che avrei avuto ancora tanto tempo, e invece...

oggi, tutte le volte che ritorno da te, trovo dei fiori sul cancello della cappella dove riposi con le tue altrettanto indimenticabili sorelle, Maria e Teresa.

So che siete tutte e tre nel cuore di molte persone che un tempo hanno frequentato la vostra casa riempiendola di voci, gioia, arte e preghiera.

E’ mèraviglioso, a distanza di sei anni dal tuo volo di farfalla, constata-re che chi vi ha amato non vi ha dimenticato e continua a venirvi a tro-vare frequentemente, lasciando un piccolo segno del proprio passaggio e del proprio indelebile ricordo.

ed io finalmente vengo da te con una rosa, bianca e pura come la tua anima di fanciulla, a perenne ricordo della mia amicizia e del mio im-menso riconoscente affetto.

lda Genovesi

sai cos’e’ una farfalla?

In ricordo di Giuseppina De Maria nel sesto anniversario della morte (29 marzo 2004)

E’ un bigliEtto auguralE vEnuto pEr ognuno di noi

dal CiElo piEgato in duE

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16Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

cultura e folKlore

Le aNtiche FONtaNe Di paLmi

Le antiche fontane di Palmi of-frono sempre delle sorprese

nel loro antico fusto di ferro battuto: in alcune è ancora collocato l’antico stemma cittadino o i “graffiti” dei ra-gazzi di allora, oggi anziani, oppure i pali della luce trasformati in fontane. Anche nel marmo delle antiche vasche di raccolta dell’acqua vi sono raccon-ti. Molti sono gli aneddoti nei ricordi degli anziani, soprattutto quando le poche occasioni di vedere la propria bella era quella di portarsi alle fonta-ne perché punti di ristoro e pulizia dei panni; galeotta fu la fontana di San leonardo o “funtana dill’americanu” come le fontane dei “canali” oppu-re come le antiche vasche dentro il magazzino della Pro-loco, le fonta-

ne della contrada “acqualiva” oppure nelle targhe com-memorative che immortalavano un evento ricordando personaggi famosi, come lo è stata la “Funtana di Pud-dhi”.

Ero ragazzo, negli anni ’70, quando, in compa-gnia di mio padre, andavamo, come sempre ogni dome-nica, a raccogliere frutti, erbe, etc. Parcheggiata l’au-to, una Seicento

bianca, sulla S.S.18, prendemmo un viottolo di campagna a metà strada dal bivio per Sant’Elia, arrivammo dopo pochi metri in località “Polle” non mol-to distante dalla Contrada Vitica.

Egli mi fece notare una vasca di mar-mo rettangolare un tempo bianca, non molto profonda e in un primo momen-to non feci caso a essa, ma al ritorno la mia attenzione s’impuntò su una scrit-ta lapidea, con caratteri piccoli neri, impolverati ma chiarissimi, rimasta nei miei ricordi incancellabile.

La vasca era ormai asciutta e impolverata, per fortuna qualcuno mosso a pietà, l’aveva ripulita to-gliendogli piante di spine ed erbe varie, ed aveva ancora, nella parete in marmo ovale due beccucci curvi

grigi dei tre superstiti, da dove un giorno lon-tano doveva fuoriuscire dell’acqua fresca, come è nei ricordi degli anzia-ni. la fontana, fino ad oltre il 1892, doveva es-sere ancora in funzione. Infatti, la scritta era stata apposta proprio quell’anno.

La vasca, sottostante l’attuale statale 18, non era adibita a ristoro per animali poiché aveva un ripiano, doveva quindi

Fontana della “Murareddha” servire per ristorare chi percorre-va l’antico tracciato della Via Re-gia delle Calabrie, strada iniziata nel 1774 e in gran parte realizzata sotto Ferdinando IV di Borbone e condotta a termine durante l’oc-cupazione francese (1806 -1815). La scritta recitava così:” In questa fontana, proveniente da Bagnara, il 22 agosto 1860 sostò e si disse-tò Giuseppe Garibaldi attendendo ivi il sindaco di Palmi e la delega-zione cittadina per scortarlo e per tributare gli onori dovuti” Palmi 1892 (Il giorno e il mese non li ri-cordo).

Andarono incontro al Generale, il Barone Don Filippo Oliva, sindaco del-la città e una delegazione del consi-glio comunale; dopo i saluti si avvia-rono passando dalla contrada Vitica. L’Eroe dei due mondi, dopo il famoso discorso dal balcone di casa Piria il 22/8/1860 ( La stessa casa da dove nel 1799 il cardinale Ruffo lanciò il pro-clama per le Bande di Santa Fede ), inviò il seguente messaggio, dalla Tor-re di San Francesco dov’era posto il telegrafo:<Le truppe nemiche si sban-dano, la nostra marcia è un trionfo...> Assieme a Garibaldi vi erano: la gior-nalista inglese Jesse White Mario e il marito di lei Alberto Mario (il quale, data la somiglianza, venne scambiato per Garibaldi perché lo stava prece-dendo in carrozza). Ad Alberto Mario, originario del Polesine ed alla moglie,

furono dedicate alcune vie nei paesi del Delta del Po. Garibaldi restò a Pal-mi fino al 26 agosto, quindi s’imbarcò alla Marinella, scendendo dalla stradi-na a sinistra della statua della Madonna posta davanti alla Chiesa del Carmine. Gli abitanti e gli anziani della contra-da Vitica ricordano questa fontana, “a funtana dhi puddhi”, le Polle, la fonta-na era posta in un luogo ricco d’acqua da dove fuoriusciva dell’acqua fredda e leggera, così dicevano i nonni ai figli e ai nipoti, e così raccontavano a me gli anziani viventi della contrada, anche se da molto tempo purtroppo nessuno è più passato dal luogo sopradetto. Infatti, fatto un sopralluogo con alcuni abitanti della contrada vicina, non si è trovata la vasca, perchè, come ci hanno detto gli abitanti del luogo, a causa dell’allargamento della strada statale negli anni ’80 e soprattutto per uno sbancamento del prato sotto-stante davanti la vasca, essa è stata sommersa dai detriti e non è, attual-mente, più visibile.

Perché probabilmente l’unica fon-tana nella strada principale prima di arrivare a Palmi da S.Elia era questa, ed è in questa che il cicloturista Luigi Vittorio Bertarelli nel 1897 si ristorò venendo sempre da Bagnara…

Con un’ulteriore sopralluogo, ma più approfondito,si potrebbe ritrova-re e mettere alla luce e raccontare ai giovani questo antico luogo di ristoro per viandanti, soldati e turisti.Fontana di “Villa Mazzini”

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di Francesco Saletta

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17 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

cultura e folKlore

Dal giorno in cui Prometeo, rubandolo agli Dei, rega-

lò il fuoco agli uomini, questi lo utilizzarono per illuminare la notte, per scaldarsi, per cuocere i cibi e per fondere e forgiare i metalli.

L’arte cara ad Efesto di usare il fuoco per plasmare bronzo, argento e oro è antica quanto l’uomo e si perde nella notte dei tempi.

Ora la ritroviamo, riverberata nei laboratori dei maestri ora-fi, come fosse un’antica ricetta tramandata, attuata in moderne fucine, nelle quali sono assenti carboni e lapilli, ma non manca-no, custodi di immutate liturgie, cere e peci, crogioli e bulini, lime e pallettatori, ferri vari da inca-stonatura, usati oggi come ieri, con un metodo che ha attraver-sato il tempo e che viene esegui-to con continuità immutata.

I più veri interpreti della ore-ficeria moderna sono coloro che, scevri da ripetitive contamina-zioni o da banalità modaiole, con estro creativo, riescono ancora, uscendo dagli schemi, a regalare emozioni, a far sposare con effet-ti stupefacenti per l’occhio uma-no i metalli e le pietre preziose, regalando stupore e meraviglia.

Il Maestro Carlo Magazzù, pal-mese, è uno dei migliori inter-preti di questo modo di praticare l’arte della oreficeria, l’espres-sione nitida del suo istinto crea-tivo rimane la migliore testimo-nianza di amore e passione per questa arte nobile e antica. La chiave di lettura della sua varie-gata produzione artistica con-templa l’uso di un’ ampia gamma di materiali, e al contempo di lavorazioni, di tecniche, di stili. Sono sensazioni tangibili quelle che pervadono le sue opere, fa-cendole trasudare di estro e fan-tasia, di genialità e sentimento, di ricerca ed amore per la tra-dizione, per il mito e per tutto

L’arte orafa DI CarLo MaGazzù

quanto evoca mediterraneità. Il Maestro, trascinato quasi in-

consapevolmente dal suo talen-to, con istinto creativo realizza gioielli e trofei, monili che usano il linguaggio del sogno.

Il suo stile ci piace ancor più allorquando, interpretando l’ico-nografia mitologica la recupera, la reinterpreta, scavando nella storia delle sue scaturigini, ri-trovandone i riflessi da leggenda e facendosi esso stesso icona. E’

così che i preziosi manufatti se hanno il potere di sedurre il no-stro senso del bello divengono spesso oggetti d’affezione, sono a volte espressione della nostra personalità, diventando parte di noi stessi. L’arte del maestro Magazzù ha questo raro pregio, sa regalare suggestioni e ne sia-mo convinti, porterà lontano la fama di questo ragazzo del sud alla conquista del mondo.

di Giuseppe Cricrì

“La Medusa” - Opera in argento “Il Leone di Nemea” - Argento e corallo rosa

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18Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

saPeri & saPoriLe virtù dell’olio di oliva: dal passato al presente

di Walter Cricrì

Ippocrate di Coo (460-377), il capostipite della medicina occi-

dentale, fu probabilmente il primo medico a comprendere le virtù te-rapeutiche dell’olio di oliva, usato da solo o in combinazione con altre sostanze. Alcune delle sue intuizioni sono state verificate scientificamen-te solo molti secoli più tardi, come quella che attribuiva longevità all’uso costante nell’alimentazione dell’olio d’oliva o la prescrizione di una dieta, ricca di olio, per chi soffriva di pato-logie gastriche ed anche il consiglio di utilizzare il succo di olive fresche per curare i malati di mente.teofrasto, scienziato e filosofo suc-cessore di Aristotile, è considerato il più grande botanico dell’antichità. nel libro iX della sua “Historia planta-

rum”, che può

essere conside-rato il primo testo

di fitoterapia nella storia dell’umanità,

egli fa spesso riferi-mento all’olivo e alle vir-

tù terapeutiche e salutari dei suoi frutti e dell’olio,

utilizzato dalla prima medicina greca ufficiale.pedanio Dioscoride, medico natu-ralista greco del I secolo d.C., scri-ve nel suo “De materia medica” un lungo e scientifico capitolo sulle virtù dell’olio di oliva. Nel trattato di Dioscoride viene affrontato per la prima volta, in chiave scientifi-ca, l’uso dell’olio di oliva: “ottimo nell’uso della sanità, è quello, che si cava dalle olive immature, il quale è chiamato “omphacino”, cioè acerbo, e di questo quello è il migliore, che è nuovo, odorato, et non mordace al gusto. Questo è utile nel comporre gli unguenti, et è sano allo stomaco per essere egli costrittivo”. Diosco-ride anticipa quello che solo molti secoli più tardi la scienza e gli esper-

ti apprezzeranno dall’olio ottenuto dalle olive appena invaiate, che è olio fresco, profumato, fruttato, e non “audace” o aggressivo per una minore acidità oleica che diviene più elevata con la maturazione com-pleta. Una curiosità: per Dioscoride l’olio di oliva funzionava anche con-tro i “veleni mortiferi”cicerone (106 a.c – 43 a.c.) nel “De Agricoltura” tratta gli aspetti saluti-stici del “ pinguis liquor olivae”,plinio il Vecchio (24-79 d.C.) anno-verava nella sua “Naturalis histo-riae”, ben 48 medicamenti a base di olio d’olivagaleno (II° secolo d.c.), dopo Ippo-crate il più illustre medico dell’anti-chità, mise l’olio di oliva al centro di molte preparazioni. Il suo ricettario, di circa 150 pagine, è pieno di rimedi costruiti a base di olio. Galeno con-siderava l’olio di oliva un elemento naturale quasi magico, un carrier ottimo e unico per disciogliere so-stanze con caratteristiche farmaco-logiche spesso dubbie e da mischiare con varie e differenti erbe per curare spasmi, mal di pancia, mal d’orec-chi, dolori, tremori...A partire dalla seconda metà del 20° secolo, l’olio è stato oggetto di at-tenti studi scientifici e di valutazioni accurate, sopratutto grazie alle intui-zioni di Ancel B. Keise del suo famoso “Seven country study”. Oggi siamo in grado di spiegare a livello biochimico e metabolico il perché di molte delle proprietà salutistiche e terapeutiche dell’olio extravergine di oliva.Sono oltre duecento i componenti attivi dell’olio e sono molti quel-li che svolgono un’efficace azione protettiva nei confronti delle cellule del nostro organismo rallentandone i processi di invecchiamento e accre-scendo la resistenza ai radicali liberi ed agli agenti cancerogeni.Le proprietà terapeutiche dell’olio di oliva agiscono:1. sull’apparato cardiocircolatorio e la pressione arteriosa2. sull’apparato gastro-enterico

3. nei diabetici, riducendo i livelli di glucosio nel sangue4. nella prevenzione del sovrappeso (dieta mediterranea)5. sulla riduzione dell’invecchiamen-to cellulare6. nella prevenzione dell’osteopo-rosi7. nelle infiammazioni8. nel morbo di Alzheimer9. nella prevenzione di alcune neo-plasie10. nella cura del carcinoma mam-mario

nel nostro organismo avvengono in continuazione dei processi

ossidativi, ad esempio per tramutare le proteine, i grassi ed i carboidrati in molecole semplici. Non sempre questi processi vengono portati a termine e si formano dei composti “intermedi” detti radicali liberi che attaccano le diverse strutture delle cellule danneggiandole, dando ori-gine al processo di invecchiamento. Di norma, il nostro organismo possie-de dei meccanismi naturali di dife-sa sufficienti a proteggerci (sistema antiossidante). Se vengono aggiunti altri fattori come quelli ambientali (per es. l’inquinamento, radiazio-ni UVA) o comportamentali (stress, fumo, alcool…) la produzione di radi-cali liberi diventa eccessiva e le dife-se naturali vengono meno. Da qui la necessità di seguire una dieta ricca di antiossidanti, presenti soprattutto nelle verdure, nella frutta, nelle oli-ve e nell’olio extravergine di oliva .Gli antiossidanti sono sostanze endo-gene (sintetizzate dal nostro organi-smo) oppure esogene (presenti negli alimenti), in grado di neutralizzare i radicali liberi e proteggere il nostro organismo dalla loro azione ostile. I radicali liberi sono in grado di dan-neggiare la cellula e le sue numerose strutture (in particolare il DNA) favo-rendo: l’accelerazione dei processi di invecchiamento della cellula, la depressione del sistema immunitario e l’insorgenza di numerose malattie e di forme tumorali.

originario dell’ambiente medi-terraneo ed in particolare del-

le zone di questo più spiccatamen-te arido-asciutte, il cardo (Cynara cardunculus L.) è in natura una pianta spontanea nei siti erbosi, dove in estate è comune vederne estese fioriture. A questa specie appartenente alla famiglia delle Compositae si ascri-vono solitamente tre sottospecie:* la ssp silvestris Lam., il carduccio o carciofo selvatico;* la ssp altilis DC, il cardo propria-mente detto o cardo coltivato;* la ssp scolimus L., il carciofo.Il cardo è una pianta erbacea pe-rennante in natura, annuale in col-tura, a radici fittonanti e profonde; simile al carciofo (data anche la stretta parentela di cui abbiamo detto poco sopra) si distingue da questo per il notevole sviluppo delle coste, il capolino molto più piccolo, dimensioni e sviluppo ge-neralmente superiori. Il caule è

grosso, striato da grosse nervature e lanuginoso. Le foglie sono pen-natosette, superiormente di colo-re verde cenerino, inferiormente biancastre, estesamente tomento-se. l’infiorescenza è un capolino,

i fiori sono ermafroditi, è assente la proterandria invece manifesta nel carciofo, il frutto è un achenio. Nella forma tipica ogni segmento fogliare ed infiorescenziale termina con una robusta spina giallastra.

LA PROPAGAzIONE.Il cardo si propaga per seme. La semi-na si fa in tarda primavera (Maggio) di solito direttamente a dimora; a Palmi tutto l’anno è spontanea. Nella semi-na si pongono 3-4 semi per postarella con sesto di impianto 1.2 x 0.6 m im-piegando circa 2 kg di seme ad ettaro (un grammo di seme ne contiene 25); talora il sesto viene portato a 1.8 x 0.6 m (circa 1 pianta al metro quadrato) per favorire lo sviluppo delle singole piante, per una maggior precocità e soprattutto per semplificare le opera-zioni colturali. La profondità di semina è di circa 2 cm.Mi chiedo: quali grandi difficoltà avrà dovuto affrontare l’esemplare in foto per raggiungere una fioritura, ormai, inoltrata? Perché chi è tenuto ad “as-sistere” il Verde Pubblico non ha prov-veduto ad una cura più attenta per questo esemplare, con spazi adatti alla produzione e concimazioni calibrate, anziché affidare al caso (prodotti da macerazione spontanea di residui in-urbani) il nutrimento della piantina?

Quanto impiega una pianta di cardo a compiere il proprio ciclo vitale ???

Il modo migliore per avere delle risposte è rivolgere delle domande come se a porle fosse un bimbo di 4 anni.

Cynara cardunculus L. a fine fioritura nei pressi dell’Ist. Professionale “G. Ferraris”, Palmi.

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19 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

saPeri &saPori

Tra i temi bio-etici discussi negli ultimi tempi un ruolo di spicco

è sicuramente riservato all’utilizzo di piante geneticamente modifica-te in agricoltura: una discussione nata attorno alla manipolazione del DNA (ad operazioni che van-no ad incidere direttamente sulle basi della vita naturale ed uma-na), che per la sua delicatezza ha destato rapidamente l’attenzio-ne di scienza, politica e opinione pubblica, aprendo numerose que-stioni legate non solo all’etica di tali operazioni. Voci discordanti elevano motivi in contrasto tra loro, una confusione preoccupante in cui si alternano pareri positivi e negativi riguar-do eventuali ripercussioni degli organismi modificati sulla salute umana, sulla stabilità degli ecosi-stemi, sulle interazioni tra piante tradizionali e colture GM e sulla presenza stessa di OGM nei campi nazionali ed europei. Dobbiamo essere preoccupati? Ci sono diversi pareri a riguardo.cos’e’ un Ogm?Innanzitutto, bisogna dire che un organismo geneticamente modifi-cato (OGM): è un essere vivente

che possiede un patrimonio gene-tico variato tramite tecniche di in-gegneria genetica che consentono l’aggiunta, l’eliminazione o la mo-difica di elementi genici. Sebbene le modificazioni ed il trasferimen-to di materiale genetico avvenga-no in natura in molteplici occasio-ni e tali processi “naturali” siano all’origine della diversità della vita sulla terra, con il termine Organi-smo Geneticamente Modificato si intende solamente un individuo le cui modificazioni genetiche siano state operate dall’uomo attraver-so moderne tecniche di ingegne-ria genetica. Tali operazioni oltre ad avere animato discussioni di tipo etico, riguardo la legittimità di brevettare organismi viventi e di intervenire sul DNA (quindi, sul-le radici stesse della vita), hanno dato origine anche a numerose perplessità all’interno della comu-nità scientifica internazionale.Senza ambizioni di esaustività e volendo proporre di seguito delle posizioni-tipo, possiamo distingue-re tre grandi scuole di pensiero nel dibattito sorto attorno agli OGM:i sostenitoriUn primo gruppo è quello dei so-stenitori degli OGM. Questa cor-rente di pensiero afferma che dallo sviluppo delle biotecnologie si pos-sono ottenere molteplici vantaggi materiali, come ad esempio:Più disponibilità di cibo per i pae-•si in via di sviluppo, attraverso nuove varietà che garantiscono

maggiori produzioni.Con una resa più alta per etta-•ro delle colture, servirebbero estensioni minori per ottenere la stessa quantità prodotta e sarebbe ipotizzabile una minore deforestazione ed erosione dei terreni agricoli.Minore impiego di pesticidi e •concimi chimici attraverso la creazione di varietà con bisogni nutritivi ridotti e resistenza agli erbicidi. Ciò consentirebbe di passare una sola volta sui campi con erbicidi molto potenti, sen-za che le colture ne risentano ed eliminando definitivamente le malerbe.Cibi migliorati dal punto di vista •della durata e del valore nutri-tivo, attraverso la creazione di varietà vegetali con geni che in-crementino la conservabilità e la produzione di determinati prin-cipi nutritivi.Farmaci prodotti in maniera più •sicura ed economica, modifican-do artificialmente il metabolismo di alcune piante o batteri.Possibilità di nuove terapie con-•tro cancro, AIDS e malattie gene-tiche (vedere: terapia genica).Possibilità di fabbricare organi •e tessuti partendo da singole cellule.Possibilità di clonare gli animali •transgenici, selezionando gli in-dividui migliori e riproducendoli all’infinito, conservando di volta in volta le medesime caratteri-stiche.E’ ipotizzabile che mediante la •stessa clonazione, possano es-sere salvaguardate specie in via d’estinzione.

I sostenitori delle biotecnologie, inoltre, sostengono che la mag-gior parte delle campagne in-formative svolte contro gli OGM siano a carico, o di ambientalisti radicali, che difendono la cau-sa, senza un adeguato supporto scientifico, o delle lobby del set-tore agro-alimentare, che attra-verso queste iniziative proteggo-no i propri prezzi di mercato o ne giustificano gli aumenti.i DubbiosiA questa fazione, si contrappon-gono coloro che sottolineano soprattutto dubbi e perplessità riguardo agli organismi modifica-ti artificialmente dall’uomo. essi sostengono che, all’attuale stato delle cose, la scienza non si è an-

cora pronunciata espressamente sulla sicurezza e sui vantaggi di tali organismi e, per questo mo-tivo, prima di liberalizzare il loro utilizzo in tutta Europa, sarebbe opportuno proseguire le ricerche nei laboratori e in aree-prova, continuando a selezionare varietà più sicure. Le ragioni che costoro portano a sostegno delle proprie perplessità sono:Insicurezza riguardo al meta-•bolismo delle piante create ar-tificialmente, che potrebbero sviluppare, ad esempio, proble-matiche allergeniche o tossiche, con rischi per la salute umana e animale.Incertezza riguardo ai reali van-•taggi delle piante modificate. Timori per la competizione tra •varietà naturali e transgeniche, con la possibilità che le seconde invadano i campi delle prime e ne provochino, in casi estremi, la scomparsa.Possibile utilizzo di maggiori •quantitativi di erbicidi e insetti-cidi per la formazione di specie resistenti.Trasmissibilità all’uomo di nuovi •agenti patogeni attraverso gli xe-notrapianti.Comparsa di instabilità geniche •nelle piante modificate, nascita di nuove erbe infestanti o nuovi insetti e microrganismi, con pos-sibili gravi squilibri nel funziona-mento degli ecosistemi.Perdita di biodiversità tramite la •diffusione di pochi brevetti tut-ti uguali: la diffusione di piante tutte simili comporterebbe una maggior fragilità delle campagne; si faccia l’esempio di una malat-tia che, diffondendosi tra campi caratterizzati dalla presenza di una sola specie, con medesimo “sistema immunitario”, cree-rebbe in breve tempo una vera e propria epidemia, con perdite ragguardevoli per gli agricoltori.

Questa fazione, nonostante sia possibilista riguardo ai benefici derivanti dalle coltivazioni gene-ticamente modificate, appoggia le campagne contro gli OGM –almeno in via precauzionale– fin tanto che non saranno risolti dalla scienza tutti i quesiti sopraccitati.gli OppositoriUna terza corrente di pensiero si oppone radicalmente all’intro-duzione delle biotecnologie in agricoltura e lo fa sulla base di

motivazioni etiche ed ecologiche. All’interno dei gruppi di opposi-zione agli OGM non troviamo solo gruppi ambientalisti-radicali ma studiosi di fama internazionale, gruppi religiosi, comitati cittadini, associazioni agricole. Le loro ragio-ni sono:L’imperativo etico di non inter-•venire sul DNA e non manipolare le basi stesse della vita. L’Inaccettabilità di brevettare •qualsiasi forma vivente.La critica alle multinazionali. •Secondo queste posizioni, gli OGM sono inutili, ma imposti con tutte le proprie forze dalle mul-tinazionali dell’agro-chimica che promettono miglioramenti fino ad ora rivelatisi fittizi. Inoltre, le multinazionali brevet-•tano appositamente piante la cui semente non può essere ripianta-ta l’anno seguente, costringendo gli agricoltori ad affrontare ogni stagione la spesa per l’acquisto delle costose sementi OGM.infine, essi sostengono che il •vero futuro stia nella sostenibilità dell’agricoltura, nel suo maggior rispetto per l’ambiente e riten-gono inutile dibattere sui pro e i contro delle biotecnologie, quan-do studi e ricerche, confermano la possibilità di sostentare l’intera comunità umana attraverso l’agri-coltura ecologica, sfruttando le tecniche agricole tradizionali (consociazioni, sovesci, semine su sodo), le varietà locali meno produttive ma più resistenti alle malattie, aiutando la conserva-zione della diversità biologica, tutelando sapori e profumi delle varietà locali marginalizzate dalle leggi del mercato.

Questa fazione appoggia le cam-pagne per bandire gli OGM sia per motivi etici sia per motivi ecologici, legati alla scomparsa

dell’agricoltura biologica e tradi-zionale.Insomma, bisognerebbe esegui-re degli studi sull’ecologia (che sono studi a lungo termine) delle piante OGM, così si potrebbero risolvere tutte le questioni inso-lute che le riguardano e si potreb-be gestire la loro produzione nel migliore dei modi. Ma ovviamente vanno investiti i soldi nella ricer-ca. A mio personalissimo parere, il tutto è una questione abbastanza delicata: prima di fare la guerra alle streghe, un conto è produr-re un OGM solamente laddove sia strettamente necessario, un con-to è cominciare a produrre piante transgeniche per puro ed esclusi-vo interesse economico di pochi.

O.g.m.il PROblema maggiORe sOnO le cOntRaddiziOni

di Walter Cricrì

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20Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

il racconto del mese

Oggi ho telefonato ad un mio amico cala-

brese che non sentivo da tanto tempo per scambia-re gli auguri in occa-sione della Santa Pasqua e l’ho sentito euforico, quasi infervorato per la vittoria del candidato a cui andavano le sue sim-patie e per il quale ha sostenuto la candidatu-ra alle elezioni regio-nali calabresi. Io, gio-vane del sud costretto, mio malgrado, ad emigra-re al nord per lavo-ro, mentre ascoltavo le esternazioni quasi “pa-tetiche” di questo mio amico, mi chiedevo, con rassegnazione e malin-conia, quale vittoria po-tesse festeggiare un ca-labrese in una tornata elettorale, ove il car-roccio, l’armata del “se-natur” Umberto Bossi, ha sbaragliato gli avversa-ri politici e gli allea-ti. Possibile che il sud ed i suoi rappresentan-

IL PROGETTO DELLA LEGA NORDmOLtO prestO La Lega gOVerNera’ UNa macrO-regiONe DeL NOrD

ti non riescano a capi-re cosa si stia verifican-do nel panorama politico italiano? Cosà accadrà da qui a poco, non appena sarà varata la riforma fiscale federalista dello Stato, voluta fortissima-mente dal Ministro Giu-lio Tremonti, consulente privilegiato della Lega Nord, anche se non in-dossa la camicia verde di militanza? Un senatore, un deputato, due euro-parlamentari, sessanta-due consiglieri comuna-li e due rappresentanti provinciali, erano i nu-meri della Lega Nord del vulcanico Umberto Bossi: una vera e propria arma-ta brancaleone capeggia-ta da un uomo, che, tutti consideravano un folle per l’esternazioni sulla secessione e sul proget-to di un grande nord. Oggi questa armata è un vero partito politico con 60 deputati, 26 senatori, 9 parlamentari europei, 4 ministri, 5 sottosegre-tari, un vice presiden-te del Senato, centinaia

di amministratori locali e 2 governatori di Regio-ne, con infiltrazioni ca-pillari nel mondo econo-mico e finanziario, questa è la forza dei numeri e dei risultati. Il proget-to originario di Gian-franco Miglio, l’ideologo della prima Lega, è qua-si al traguardo: creare una GRANDE MACRO-REGIONE del nord, il quadrilate-ro LOMBARDO-PADANO, che dovrebbe comprendere Ve-neto, Piemonte, Lombar-dia e Liguria controllato dalla Lega nord per poi conquistare le altre re-gioni settentrionali. Eb-bene, mentre il mio caro amico calabrese festeg-giava un’effimera vitto-ria, il progetto di Bos-si era quasi realizzato con la vittoria del Pie-monte e del Veneto. Um-berto Bossi sa che presto il governatore della re-gione Lombardia, Rober-to Formigoni, lascerà il suo posto per approdare ad altri lidi nazionali, come sa che Silvio Berlu-sconi approderà al Colle e quindi la Lega acqui-sirà più forza ed allo-ra il progetto prenderà sempre più concretezza. Sono le ore 24.00 di una

gelida notte del nord e, mentre mi accingo ad an-dare a dormire, una mera tristezza mi accompagna prima di addormentarmi, ripensando a quanti han-no contribuito a questo progetto. La sinistra, arrogante e litigiosa, divisa da lotte intesti-ne e con la presunzione di essere la sola depo-sitaria della cultura e della formazione intel-lettuale di questo pae-se, rinunciando a creare una vera e forte iden-tità politica, disper-sa tra fusioni e tra-sformazioni politiche che hanno portato solo confusione nell’elet-torato; L’appiattimento della destra alla cor-te di Berlusconi ha fat-to il resto, estinguendo l’unica parte politi-ca, insieme alla vecchia sinistra, che difendeva nelle piazze l’unità na-zionale ai tempi delle esternazioni di seces-sioni di bossiana memo-ria. Buonanotte, amico mio e che Dio, l’unico ancora al di sopra del-le parti, illumini i no-stri politici, affinchè ci facciano sentire an-cora ITALIANI!

di Salvatore, operaio a Vicenza

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21 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

itinerari

Il 2 maggio, a Santa So-fia d’epiro, piccolo cen-

tro della comunità montana del Crati, in provincia di Cosenza, si festeggia il san-to patrono: Sant’Atanasio il Grande.

Ciò che più colpisce di questa festa è la particolare atmosfera che vi si respira e che induce ogni anno tutti i “sofioti” sparsi per l’italia ( e nel mondo) a riunirsi nel loro paese di origine.

Il paese è uno dei centri più attivi della comunità albanese che da secoli vive sul territorio cosentino con-servando intatte tradizioni ed usanze.

I festeggiamenti civili e ricreativi iniziano il primo maggio e culminano la mat-tina successiva con la sug-gestiva cerimonia celebrata con solenne rito ortodosso all’interno della cattedrale del paese.

La particolare funzione raccoglie all’interno della chiesa centinaia di fedeli che tra lo sfarzo dei colori e la lucentezza dei mosai-ci murali greco-bizantini, seguono con assoluta de-vozione pregando in lingua albanese il loro Grande pa-trono.

alla fine della funzione la statua del santo viene por-tata a spalla dai fedeli, alla “Kona” (collinetta fuori dal centro urbano), dove sorge un piccolo e delizioso san-tuario intitolato al santo, fortemente voluto da padre Capparelli, vero e proprio mentore nonché amatis-simo “angelo custode” per mezzo secolo, dell’intera popolazione sofiota, scom-parso qualche anno fa.

Il santuario, una rivisi-tazione in chiave moder-na delle costruzioni sacre dell’architettura greca, co-struito nel 1995 su progetto dell’Architetto palmese Se-verino Cannata, sorge nel punto in cui secoli fa la sta-tua del santo venne abban-donata da ladri provenienti da uno dei centri limitrofi.

Si narra infatti, che il car-retto su cui venne traspor-tata fuori dal paese divenne improvvisamente talmente pesante da indurre i ladri a

A SANTA SOFIA D’EPIRO PER LA FESTA DI SANT’ATANASIO L’irrefrenabiLe desiderio deL ritorno aLLe proprie radici

di Flora Martinez

rinunciare ai loro criminosi intenti.

Il corteo religioso che si snoda per la via che con-duce alla “Kona” assume, pian piano, i connotati di una vera e propria gioiosa passeggiata di tutta la po-polazione, con soste ob-bligate ai punti di ristoro allestiti da alcune famiglie residenti lungo il percorso,

che offrono ai fedeli le loro specialità e un bicchiere di buon vino rosso della valle del Crati.

Sant’Atanasio il Grande, dalla sua postazione privi-legiata, guarda compiaciu-to, con occhi dolci e pro-tettivi, la sua gente, felice che la sua festa sia una me-ravigliosa occasione di con-nubio tra fede e ritrovato

Il santuario alla Kona

L’ interno del santuario

spirito paesano.Ciò che resta impresso ad

un osservatore esterno è, non tanto la mera devozio-ne per il proprio santo, o la particolarità della funzione e del successivo corteo reli-gioso, quanto l’irrefrenabile desiderio di esser presen-ti, immancabilmente, ogni anno, rinnovando così il va-lore delle proprie radici.

Sant’Atanasio

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22Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

mondo scuola

Anche in carcere si studia. Si stu-dia per moltissime ragioni: per

riprendere un percorso bruscamen-te interrotto, per voglia di riscattar-si, per dare un senso ai lunghissimi giorni che si ripetono sempre uguali. A studiare è, però, ancora una mi-noranza di detenuti anche se i cor-si, per tutti i livelli di scolarità e gli ambiti di istruzione sono numerosi; la possibilità di continuare gli studi è ormai una realtà consolidata e di grande importanza nell’amministra-zione della detenzione.

Abbiamo intervistato la Prof.ssa Rosa Caccamo, un’insegnante di lin-gua inglese che lavora nel supercar-cere di Palmi, per comprendere, at-traverso le sue risposte, quale realtà si viva dietro quelle mura e soprat-tutto che tipo di difficoltà incontra-no i docenti in queste strutture.

Da quanto tempo insegna in car-cere?

Da tre anni.com’è nata in lei la decisione

di iniziare questa esperienza? All’inizio non è stata una scelta, ma una necessità per evitare di spostar-mi da Palmi, ma, piano, piano questo lavoro ha iniziato ad appassionarmi, tanto che ho deciso di rimanere.

come considera questa espe-rienza?

E’ un’esperienza molto interes-sante che mi ha dato la possibilità di conoscere una realtà completamen-te diversa da come la immaginiamo e da quella nella quale solitamente mi era capitato di lavorare o inse-gnare. All’esterno, del carcere si conosce poco, sai che quella realtà esiste ma è come se fosse un mondo a parte, un luogo invisibile e lonta-no, anche se se ne parla spesso.

chi sono i detenuti che frequen-tano la scuola?

In classe ti ritrovi la gente più di-sparata: i livelli culturali, l’estrazione sociale, le competenze, l’età, i per-corsi scolastici, oltre, naturalmente alle tipologia caratteriali e devi tro-vare un denominatore comune.

Dall’esterno viene visto come un lavoro pericoloso, ha mai avuto paura?

Assolutamente no, si lavora in un ambiente sereno, perché per i de-tenuti la scuola è importante: per-mette loro di uscire dalle celle e di non pensare alla loro condizione di reclusi. C’è una “normalità” tale da non aver avuto in alcun momento timori o preoccupazioni derivanti

L’ALTRA SCUOLAQuando una scelta professionale diventa passione

dal fatto di essere a contatto con persone “poco raccomandabili”. Noi insegnanti frequentiamo la parte migliore del carcere, della vita in cella conosciamo poco, solo quello che i detenuti ci raccontano.

che tipo di rapporto si instaura con i detenuti?

Di reciproco rispetto, come spesso non capita “fuori”. C’è un rapporto tra adulti, noi non chiediamo mai che reato hanno commesso, trat-tiamo i detenuti come persone, per noi sono allievi come tutti gli altri. A volte hanno voglia di parlare, di raccontare e di loro iniziativa accen-nano a qualcosa del loro passato.

Quali sono le difficoltà?Carenza di spazi, materiali di-

dattici, e mezzi. Gli ambienti sono inospitali e angusti. Nonostante le carceri siano superaffollate, i de-tenuti che frequentano la scuola sono pochi, anche perché, se un detenuto studia, non può ottenere un lavoro. Inoltre per l’istituzione carceraria, le necessità scolasti-che comportano un carico di lavo-ro supplementare per gli agenti, che sono sempre in numero ridot-to, quindi, a volte, diventa impos-sibile o complicato fare lezione. Altra difficoltà è il problema dell’ab-bandono degli “alunni” per trasfe-rimento in altro carcere, processi, ecc...

ritornerebbe ad insegnare in una scuola normale?

Credo di no, questa esperienza fa ormai parte della mia quotidiani-tà, ed è gratificante saper che per qualche ora al giorno, i detenuti possono frequentare un luogo, la scuola, che è a tutti gli effetti simi-le ad un ambiente esterno. Noi in-segnanti diamo a queste persone la possibilità di un confronto con una figura diversa che non è l’agente, o l’avvocato o il compagno di cella. Diamo loro una piccola possibilità di riscatto, attraverso la cultura, ed un modo più degno e più umano di trascorrere le loro giornate.

Il tempo per leggere non ci manca: le ore buche, i pomeriggi che, se-

condo Brunetta, passiamo nell’ozio e poi, “vuoi mettere i tre mesi di va-canza d’estate?” Lasciando stare questi luoghi comuni consiglierei comunque di trovare del tempo per darsi alla lettura di “Perle ai Porci” ed. Rizzoli di Perboni. Già lo pseudonimo usato dallo scrittore (il maestro Perboni di Cuore di De Amicis) stuzzica e inquieta. Si, per-ché purtroppo questi libri scritti pre-valentemente da docenti, tranne “5 in condotta “ ed. Mondadori di Mario Giordano, fotografano la realtà della scuola e quindi indignano perché ci si ritrova impotenti a cambiare.I docenti non hanno nostalgia della scuola di de Amicis, ma sicuramente non si ritrovano più in questa dove, scrive Giordano, “gli studenti sono convinti che il Tiepolo sia il fratello di Mammolo, che tra i personaggi dei Pro-messi sposi ci siano “tre preti: don ab-bondio, don Cristoforo, don Rodrigo”. Questa scuola, che è ultima nei rap-porti Ocse per la preparazione degli studenti, che in dieci anni ha pro-mosso otto milioni di alunni con “la-cune gravissime”, che porta in quinta elementare un bambino su due con problemi di lettura e manda all’uni-versità giovani convinti che l’ultimo libro della Bibbia sia “la pocalisse” è la scuola dei mille consulenti e dei mille progetti, quella dove si studia-no approfonditamente il benessere, l’arte circense, il suono dei bonghi, persino il pollo al curry, la pesca alla trota e il ritmo del tamburello, ma poi spesso ci si dimentica di insegna-re l’aritmetica e l’ortografia. e’ una scuola che cade a pezzi, che si fa sof-focare dalla burocrazia (due circolari da leggere in media per ogni giorno di lezione) e a volte dall’ideologia. Un disastro che nonostante tutto, contro tutto, vede gli insegnanti, con passione e tenacia, resistere in trincea, senza alcuna intenzione di arrendersi, continuando a combatte-re con la speranza che, da qui, pos-sa iniziare un futuro diverso. Perché un’Italia migliore può nascere solo da una scuola migliore!Nulla più della scuola è in grado di svelarci lo stato di salute di un paese e in quali condizioni si troverà ad af-frontare il futuro dice Giulia Alberico in “cuanta Pasion!” ed. Mondadori, dove sono raccolte storie, ritratti e qualche piccola riflessione collezio-nata nel corso di una vita spesa a

cercare di far imparare qualcosa a chi proprio non ne vuole sapere, a chi si porta in classe tutti i disastri; una vita che ti lascia sulle spalle una famiglia a soqquadro, a lottare con presidi distratti e colleghi impre-parati, a resistere alla quotidiana tentazione di lasciar perdere tutto. Il risultato è un ritratto esilarante e spesso illuminante della scuola. Sopravvivendo quindi alle ordinanze contraddittorie e a volte sgrammati-cate, ai decreti incompleti, alle note che non chiariscono nulla, viene da pensare :_ ma la nostra classe diri-gente è composta da mostri? _ Non proprio. La ben più dura realtà è che non sono più ignoranti della media, cioè di noi. Ne “la fabbrica degli ignoranti” di Giovanni Floris ed. Riz-zoli si legge del manager strapagato che incita a vincere come fece Napo-leone a Waterloo, dell’avvocato che scrive l’addove, del politico secondo cui Darfur è il dialetto per dire sbri-gati. Questo clamoroso fallimento culturale ha un colpevole: la scuola. Per ogni persona che non capisce o non si fa capire c’è infatti un profes-sore senza prospettive, un laborato-rio senza apparecchiature, un presi-de senza portafoglio e una sfilza di ministri che hanno accumulato una sull’altra riforme sempre più inutili. Non può pretendere di avere un fu-turo un Paese in cui non si rispetta l’istituzione che forma i cittadini,in cui si guadagna meno ad insegnare che a pulire i pavimenti, ed i bravi docenti vengono ricompensati con carriere immobili. l’ultimo libro “La scuola siamo noi” di Emiliano Sbaraglia ed. Fanucci, parla degli studenti, non quelli di Perboni in “Perle ai Porci” (che in cima alle loro aspirazioni pongono quella di partecipare ad “amici”, vi-ziati da genitori disposti a procurare certificati medici fasulli che consen-tono di uscire dall’aula ogni dieci minuti per andare in bagno e pronti a denunciare l’insegnante al primo brutto voto, non importa se merita-to), ma degli studenti protagonisti del domani. Raccoglie i loro pensieri, le loro paure e le loro testimonianze sulla società in cui vivono e sulla loro idea di scuola. Un libro che tra fatti giovanili, amori che nascono in clas-se, prime gite culturali lontane dalla città in cui vivono, scontri tra stu-denti stranieri e non, droga che gira e un grande senso di riscatto e di-gnità, mostra il vero volto dei nostri giovani che anche l’adulto più scaltro a volte stenta a riconoscere .

di Nella Cannata

di Pasquino

QUaLche LibrO sULLa scUOLaInsegnare in carcere

Editore: Associazione Culturale Madreterrra Palmi - Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804 - Cod. Fisc. 91016680802Tel./Fax - 0966 1945480 - 0966 1940380Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255Mobile - Andrea Ortuso 333 4894882e-mail: [email protected]

Progetto Grafico: A.Ortuso - W. Cricrì - P. VentriceImpaginazione grafica: Paolo Ventrice Progetto e cura sito web:De Francia S.- Galletta D. - Ortuso L.

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MADRETERRA Palmi & DintorniREGISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010Anno 1 - Numero 4 - Aprile 2010 Direttore respons.: Francesco MassaraVice Direttore: Paolo VentriceVice Direttore: Andrea OrtusoREDAZIONE Capo Redattore Ortuso LuciaV.Capo Redattore Petitto SaverioAngì CettinaBraganòFrancescoBruzzeseGiovanniCannata NellaCricrì GiuseppeCricrì WalterDe Francia SalvatoreGalletta DarioGargano ClaudiaGiusti LauraLaganàTeresa

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MadreTerraPalmi&Dintorni

23 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

la Parola ai Giovani

La scuola, si sa, è un conte-nitore immenso di curiosità,

stranezze e “vivaci” esperienze, oltre che, ovviamente, cultura ed educazione, ma tutto – o quasi – ri-mane dentro quelle mura, intrise di cultura, che si chiudono attor-no a migliaia di ragazzi, prigionieri della loro età.

C’è però qualcuno che si diver-te a segnalare le cose più strane o addirittura, aiutato dalla tecnolo-gia che è, ormai, nostra compagna perfino nelle situazioni più intime (il telefonino), a farle vedere via Internet.

Eh si! Il Web, lo sappiamo tutti, è la forma più immediata ed econo-mica per mettere in circolo qual-siasi pensiero, video o foto, ovvero, il modo più veloce per partecipare a tutti qualsiasi evento ecc…

You Tube – è stato fondato nel Febbraio 2005 da Chad Hurley, Steve Chen e Jawed Karim – ha in-nescato un meccanismo incredibi-le, riuscendo a rendere pubbliche milioni di immagini e video con dei semplici passi, alla portata anche dei meno pratici, con l’ausilio di un Pc, una linea ADSL (o modem te-lefonico) e, nel peggiore dei casi, una webcam o un telefonino.

Milioni di persone (soprattutto ra-gazzi, più precoci nell’esibirsi con le nuove tecnologie) sono diventati re-gisti di se stessi e, qualche volta, re-gisti di piccoli cast che, ahimè, a loro insaputa finivano “simpaticamente” scaraventati dentro i Pc del mondo di Internet, alla mercè di tutti.

Alunni che bruciano la pagella, che si buttano dalla finestra per non essere interrogati, professori che dormono o che si fanno il pa-nino!! Ragazzi vestiti da puffi che corrono per l’Università, giovani in accappatoio che girano per le aule, centinaia di “note” sul registro che riportano fatti davvero esilaranti… Non vi sembra un po’ diabolica l’idea di You Tube?

Ebbene, vi è un’al-tra idea ancora più diabolica. Nel 2005 nasce www.scuo-lazoo.com che, in brevissimo tempo, diventa il Blog più clikkato del Web. Un gruppo di ragazzi, neodiploma-ti, appena fuori dalle “grinfie” di professori e temutissimi Presidi, decidono di dare visibilità ad un vi-deo che ritraeva il loro “terribile”

I NUMERI SCUOLAzOO

Il trend dI crescIta è ImPressIonante: +150% In un anno – 2000 vIdeo In archIvIo InvIatI daglI utentI

– 4 mIlIonI dI vIdeo vIstI– 350 mIla PagIne vIste/mese– 400 mIla unIcI/mese

Prof di Italiano, mentre dormiva, in sede di esami di maturità! Ov-viamente, il successo di visibilità, li ha, immediatamente, “costretti” ad inserire, via via, tutto ciò che li ha “turbati” durante le lunghe ore trascorse sui banchi di scuola. Ne viene fuori una miscellanea di immagini, testi e video che, senza soffermarci troppo sulla “mora-lità” di alcuni contenuti, aiutata dall’eco mediatica di Tv e Giornali, è divenuto, quasi immediatamen-te, epicentro della vita goliardica degli studenti italiani.

Il sito è talmente seguito che attorno ad esso, si stagliano al-tri fenomeni. Primo su tutti, la nascita di una moto “targata” Malaguti, - PHANTOM F12R 50cc SCUOLAzOO, prodotto in edizione limitata - esteticamente molto ac-cattivante grazie anche alla base titanium, stampa grafica colorata e logo SCUOLAzOO sulla carena. Nasce anche una linea di abbiglia-mento, caratterizzata da stampe su T-shirts e felpe che riportano momenti o frasi tipicamente sco-lastiche, per non parlare poi dello strumento tecnologicamente più “utile”. Sembra un orologio ma in realtà è una “cartucciera elettro-nica”. Lo STEALTH ONE, infatti, è un orologio digitale, con 1GB di me-moria, contenitore perfetto di tutti i testi e formule che possono essere utili in sede di compito od esami. Comandato da 4 tasti, l’orologio vi permetterà di superare qualsiasi difficoltà nei compiti in classe. e attenzione! Scuolazoo ha pensato proprio a tutto per rendere l’oro-logio uno strumento sicuro; si può regolare la luminosità dello scher-mo e se il professore si insospetti-sce, un tasto di emergenza riporta l’orologio alle normali funzioni!!!

Tutto ciò, a dire il vero, ha un grande pregio, soprattutto per chi, come me, ha abbandonato (per ovvi motivi d’età), da molti anni,

l’aula scolastica; farci rivivere emo-zioni (leggi nostal-gia) che, oggi, sono solo dei ricordi, indelebili, custodi-ti gelosamente nei meandri del nostro cervello, di quando eravamo protagoni-sti assoluti (senza

la possibilità di riprendere i nostri meravigliosi “scherzetti”) delle giornate scolastiche, intaccate solo da tensioni e paure di inter-rogazioni o compiti in classe.

di Paolo Ventrice

“ <<Mio padre è pompiere>> con questa scusa Ferrari Andrea crede di essere giustificato mentre da fuoco ad una sedia.”

“Frizzotti risponde in modo incomprensibile alle mie domande e ogni volta che io rispondo “E?” l’alunno mi risponde “Ciupa!” provocando le risate della classe.”

STEALTH ONE

PHANTOM F12R 50cc MALAGUTI

T-SHIRT SCUOLAzOO

Anche se in ritardo sulla tabella di marcia, finalmente dopo una lunghissima attesa apple presenta il suo gioiello ipad un tablet pc che a sentir steve Jobs, fondatore della Ap-ple, (è infatti, a scaf-fale negli Stati Uniti dal 3 aprile, mentre in Italia e negli altri paesi arriverà alla fine del mese) è l’espe-rienza più bella che si possa provare in campo multime-diale/web. Apple ha comunque permesso il pre ordine, presso gli Apple store di Roma e Milano oppu-re tramite il web, già dal 12 marzo 2010.

Le versioni saranno, come per l’Iphone, diverse sia per tecnologia di connessione che per memoria disponibile. La prima versione in commercio è l’iPad Wi-Fi da 16, 32 o 64gb. Solo successivamente, sarà disponibile il modello Wi-Fi più 3g. I prezzi in euro non sono ancora noti: verranno probabilmente pubblicati all’atto del lancio, comunque si par-la di circa 900,00 euro anche se in USA vanno da 499 a 699 dollari per la versione Wi-Fi mentre per la versio-ne Wi-Fi più 3G i prezzi sono aumen-tati rispettivamente di 130 dollari a modello.

L’estetica è eccezionale, sotti-lissimo (solo 1,2 cm) e ben rifinito, d’altronde lo stile è quello del più

APPLE IPAD - IN ITALIA A FINE APRILEnoto iphone, display da 9,7 pollici, possiamo definirlo come un maxi Ipod Touch.

Tra le caratteristiche più interessanti spicca

l’accelerometro per ruotare lo schermo dell’ipad a secon-

da della posizio-ne, orizzontale

o verticale, la connettivi-tà 3G, ma vi ricordo che i primi

modelli in Ita-lia usciranno senza

supporto 3G. Quindi oc-chio!!! Il processore A4 da 1

Ghz, touchscreen multi-touch, una sezione grafica ottimizzata per gli e-book e una autonomia di ben 10 ore e mezzo. Sarà possibile sca-ricare video, canzoni ecc.. colle-gandolo a itunes come per l’Iphone, nel frattempo si sta perfezionando e completando un’altra piattaforma dedicata chiamata Ibook store dove si potranno acquistare libri digita-li. Insomma, sembra proprio uno strumento tecnologico eccezionale questo tablet iPad di Apple. Potete guardarne un’anteprima nel video all’indirizzo http://www.apple.it e farvene un’idea.

L’utente non si aspetti che l’Ipad soppianterà i laptop e i netbook, per-chè è un ottimo strumento nelle sue funzioni di lettore, ma è lontanissimo dalle funzioni di scrittura e interazio-ne di un normale portatile con tastie-ra e mouse, nè potrà soppiantare il telefono o lo smartphone per banali ragioni di dimensione fisica.

di Rocco Ortuso

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-“Scuolazoo.com raccoglie i video di tanta gente igno-rante che va a scuola per scaldare il banco… La scuo-la italiana è uno zoo!!!”- (da Scuolazoo: quando la scuola diventa uno zoo!!!” Di Lo-newolf 9/03/10, pubblicato su www.scuola.repubblica.it)

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MadreTerraPalmi&Dintorni

24Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

il Giradischi - puntodiascolto

Hope sandoval (L.A. 1966 ), sin dai suoi inizi musicali,

dimostra una propensione pret-tamente folk fin quando negli anni ottanta entra nei MOzzY STAR, band che proponeva un pop alternativo leggermente “avanti” per l’epoca.Verso la fine degli anni novanta, fonda “THe WaRM inVenTion” con i quali pubblica “at the doorway again” (EP del 2000), “Bavarian fruit blead” (2001) e, dopo quasi nove anni, continua a deliziarci con “Through The De-vil Softly”.Registrato tra l’Irlanda e il North Carolina, è un lavoro molto scor-revole e seducente, a tratti in-cantevole, che conferma il suo inconfondibile marchio di fabbri-ca volto alla tradizione folk con qualche riverbero psichedelico, tipico delle sue più recenti col-laborazioni.l’album parte con “Blanchard”, brano di una grazia acustica di-sarmante; prosegue con “WilD ROSES” dove una sognante armo-nica si fonde con un arpeggio di chitarra che va dritto all’anima.L’alternarsi delle tracce successi-ve, provoca emozioni diverse fra loro: può sembrare cupo in “For the rest of your life”, magico in “lady Jessica and Sam”, anni ’90 in “Trouble“, dolcissimo in “Fall aside”, e addirittura LO-FI nel brano “SaTelliTe”, che chiu-de magistralmente il lavoro con scroscio delle onde marine a noi molto caro (…a proposito, chissà a che punto è la strada che porta alla Marinella???).La suadente e seducente voce di Hope, genera attenzioni di rilie-vo tanto da “scomodare” artisti di varia estrazione; collabora infatti con i Chemical Brothers, Jesus e Mary Chains e Massive Attack (sua la voce nel brano “PaRaDiSe ciRcUS” del loro ulti-mo capolavoro “Heligoland”).Il lavoro, tutto, lancia talmen-te tanti segnali positivi ad ogni ascolto, da renderne impossibile l’indifferenza.Ci chiediamo, pertanto, il perché di cotanta attesa.Buon ascolto.

HOPE SANDOVALThrough The Devil Softly

di Cristoforo Bovi

Per far capire quanto l’Australia potesse essere lontana dal re-

sto del mondo, già i primi colonizza-tori europei l’avevano ribattezzata Down Under, che significa letteral-mente sotto sotto, data la posizio-ne geografica estremamente decen-trata (verso il Polo Sud) rispetto alla maggior parte delle terre emerse. E fino a qualche decina di anni fa era ancora difficile, se non addirittu-ra impensabile, stabilire contatti a distanza in tempo reale con il Nuo-vissimo Continente; con particolare riferimento alla musica, sembrava un autentico miracolo riuscire ad ascoltare dischi “freschi”, soprat-tutto se legati ad etichette indipen-denti, provenienti da quell’isola che rappresenta la maggiore porzione dell’Oceania. Oggi internet ha let-teralmente sdoganato qualsiasi for-ma di espressione artistica da ogni angolo del mondo facendola con-vergere in un’unica piazza virtuale

A SUD DEL SUDa disposizione di tutti, ed ecco che ci si schiudono anche le porte di un mondo che per troppi anni è rima-sto sconosciuto e che, come avevo personalmente previsto, si rivela di giorno in giorno sempre più interes-sante dal punto di vista della qualità del materiale prodotto.

D’altronde, quei pochi rappresen-tanti dell’arte musicale made in Au-stralia che nel corso degli anni sono giunti fino a noi, hanno rappresen-tato autentici punti di riferimento per gli appassionati di questo o di quel genere musicale. Si pensi al rock nudo e crudo degli ac/Dc, alle atmosfere dark-vintage di Nick cave & the bad seeds, al pop primordia-le dei men at Work e dei Triffids, al pop-rock degli iNXs, alla dance multiforme di Kylie minogue fino ad arrivare al mondo onirico e in chia-roscuro dei Dead can Dance, tutti massimi (o quasi) esponenti del loro specifico ramo musicale.

Quello che probabilmente man-cava all’appello era il gruppo che sintetizzasse in chiave moderna ciò che è stato forse il periodo più pro-lifico dell’intera storia della musica moderna: gli anni ’70 del secolo scorso. Certo, anche in quel perio-do l’Australia ha sfornato i suoi bei tormentoni, uno su tutti l’indimenti-cabile Love is in the air di John paul Young del 1978. Ma mi riferisco in particolar modo al rock progressivo

e visionario che in quegli anni ha segnato il corso delle cose, e che a quelle latitudini non ha mai attec-chito in maniera significativa.

Ecco spuntare dal nulla tre giova-notti di ventiquattro anni, i tame impala, che decidono di spiegare ai loro connazionali, a posteriori, cosa hanno voluto dire quei dieci anni di delirio collettivo. Il loro esordio di-scografico, intitolato innerspeaker, è uno schiaffo talmente forte nella sua dolcezza da rimandarci indietro di trentacinque anni e farci ritrovare a bordo palco, con capelli lunghi e pupille dilatate, al cospetto di gente come cream, the Doors, Jefferson airplane, the shadows, crosby, still & Nash, ma riuscendo nella non facile impresa di sembrare “attua-le” grazie anche al modo di cantare spesso disilluso del frontman Kevin parker. Chitarra che non si stan-ca mai di “esplorare” territori dal chiaro gusto lisergico, geniale nel suo minimalismo con riff improvvisi o arpeggi dilatati e distanti; basso elettrico pulsante e libero di “colo-rare” gli spazi; e batteria che ora si abbandona a viaggi ad occhi chiusi verso le rotte della psichedelia, ora invece corre forsennata sulle auto-strade progressive con continui cam-bi di tempo e di “umore”.

Venuti dal Nuovo per spiegarci il vecchio. Ed è una lezione che vale la pena ascoltare.

di Roberto “Axl” Teti

nicola arigliano, ovvero il più grande jazzista italiano di tut-

ti i tempi se n’è andato. Quando ho saputo della sua morte ho subito pen-sato che fosse necessario scrivere un articolo su questo grande maestro del jazz. nicola è stato un grandissimo fuoriclasse della musica nazionale e internazionale. amava definirsi “il cantante che non canta”, perché la sua voce non strillava, ma sussurrava in maniera “confidenziale”. go man ! (2001) è un estratto dello spettacolo, tenuto presso il locale Salumeria del-la Musica di Milano il 13 Novembre del 2000. Il repertorio eseguito vanta la bellezza di 35 canzoni (lo spettacolo ha superato le tre ore), ma per motivi di registrazione nel disco è stato ri-dotto a 17 brani (c’è una bonus track che non compare nella lista). Nell’al-bum Nicola è stato accompagnato da “mostri sacri” come: Giampaolo asco-lese alla batteria, Dario La Penna alla chitarra, Elio Tatti al contrabbasso, con “ospiti leggendari” del calibro di Gianni Basso al sax, Franco Cerri alla chitarra, Bruno De Filippi all’armoni-ca, Massimo Moriconi al contrabbas-

so, Enrico Rava alla tromba e Renato Sellani al pianoforte. Il disco è bel-lissimo, infatti possiede una vivaci-tà sconvolgente, con l’ugola di Nicola perfettamente in forma e i musicisti che suonano alla grande, sopratutto enrico Rava. Gli “evergreen” ci sono tutti: da “Maramao, perché sei mor-to” a “Permettete Signorina”, pas-sando per “il pinguino innamorato” e “arrivederci”. e’ veramente diffici-le trovare una canzone che sia supe-riore alle altre, anche perché l’album viaggia tra swing e melodie che en-trano subito nel cuore di chi li ascol-ta. Un altro episodio straordinario di questo lavoro consiste nel fatto che Nicola non ha voluto ripetere nes-sun brano perché lui era un convin-to sostenitore del principio “buona la prima”. Grazie a questo pensiero, l’ascoltatore può percepire ogni ele-mento passionale che coinvolge sia il crooner che i suoi musicisti. Questo cd è la chiara dimostrazione di come il grande Nicola abbia saputo incide-re positivamente non soltanto nel-la cultura musicale del nostro paese, ma anche nel jazz di livello mondiale. Concludo questa recensione con una dichiarazione che Nicola riferì al suo intervistatore subito dopo il concerto di Milano: <<…Se mi dà del lei non ri-spondo, ma se mi dà del tu…>>. Ecco, questo era Nicola: semplicità e pas-sione. GRAzIE NICOLA!!! Ora insegna lo swing a tutti quegli angeli che ti stanno al fianco.

VOTO DISCO: DIECI E LODE!!!

“arriVeDerci caNtaNte che NON caNta”

Un grazie infinito a tutti quei let-tori che in questi mesi mi hanno di-mostrato il loro apprezzamento per le recensioni che ho scritto.

di Giuseppe “ENYAL” Fiorino

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MadreTerraPalmi&Dintorni

25 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

il Giradischi - puntodiascolto

Qualche giorno fa, aprendo la mia casel-

la e mail, trovo il messaggio inviatomi da una giornali-sta che si occupa di musica progressive. Sta scrivendo un libro sul contributo del-la donna nella prog negli anni 70, e per questo sta contattando le poche espo-nenti femminili che si sono cimentate in quel genere e in quegli anni in Italia, per conoscere, attraverso il rac-conto delle protagoniste, cosa le avesse spinte verso quel particolare genere mu-sicale. Consultando i nume-rosi blog in rete che si oc-cupano di quel fenomeno, che si manifestò all’inizio degli anni 70 e per una de-cina d’anni, decise di con-tattarmi, per via dell’unica e breve esperienza nella progressive che avevo fatto all’età di sedici anni, come vocalist in Apoteosi, un’ope-ra rock progressive compo-sta dall’omonimo gruppo. Si chiedeva, anche, come mai non avesse trovato ulteriori miei lavori in quel genere musicale. Accogliendo, così, la sua richiesta di collabora-zione, ritorno con la mente a quell’entusiasmante e or-mai lontano periodo.

Per comprendere come dei ragazzi dai 14 ai 18 anni abbiano potuto comporre musica prog negli anni 70, bisogna fare delle premes-se necessarie per conoscere il contesto da cui tutto que-sto è scaturito .

Io e i miei fratelli siamo nati e cresciuti a Palmi, in un ambiente musicale, visto che nostro padre, dall’in-contenibile passione di mu-sicista e compositore, aveva fondato una casa discogra-fica, la Said Record, che si occupava principalmente di musica popolare italiana e calabrese, con un nutrito catalogo di brani eseguiti nello studio di registrazio-ne della stessa, per i tempi ben attrezzato e frequenta-to da molti musicisti e ap-passionati.

La nostra adolescenza si alternava tra scuola, ascolto di dischi, che ci stimolavano verso orizzonti musicali al-ternativi (PFM, Pink Floyd, Banco del Mutuo Soccorso, Jethro Tull, King Crimson, Area, ecc.) e interminabili ore di prove e registrazioni nello studio che mio padre ci metteva a disposizione quando era libero. Quindi, il giusto humus per sviluppa-re le nostre idee in un am-biente idoneo e attrezzato con l’approvazione di no-stro padre ed amici che ci

APOTEOSI: passiONe e taLeNtOsupportavano. Il gruppo era costituito da me (vocalist), Massimo (tastiere), Federi-co (basso e flauto), Marcello Surace (batteria) e Franco Vinci (chitarra e voce). Se si ha conoscenza dell’odierno panorama musicale, si può ben vedere che tutti, tran-ne me e Federico, purtrop-po non più tra noi dal 92, sono già da tempo ben inse-riti artisticamente, essendo continuamente impegnati in concerti con i più grandi ar-tisti italiani . Ritengo, quin-di, di essere stata fortunata ad aver avuto l’opportunità di fare questa esperienza con giovani e veri talenti.

Per calarmi nell’atmosfe-ra di quegli anni, ho riascol-tato con commozione dopo tanto tempo, Apoteosi, il lavoro che ci ha impegnati per circa un anno, creden-do in quello che stavamo facendo a tal punto da con-vincere mio padre che, pur disponendo di uno studio, ci permise di registrare pres-so lo studio Sonic di Roma, con al banco di missaggio Franco Patrignani. Un’espe-rienza memorabile, per noi ragazzi, ma anche molto impegnativa. Sentivamo il peso della responsabilità, ma le giornate erano appas-sionanti e intense. In pochi giorni si materializzò un so-gno attraverso brani impe-gnati che trattavano della “questione meridionale” vista da diverse angolazio-ni. ”Prima realtà” è il brano di apertura con il contrasto della voce suadente con una tematica amara, anco-ra oggi attuale, del Meridio-ne come fanalino di coda con “il marchio d’infamia”, per passare subito ad una visione più scanzonata con riferimenti alla tarantella partenopea, e poi al “Gran-de disumano”, con la voce graffiante di Franco Vinci con chiari influssi jazz, il tutto addirittura registrato in presa diretta.

Come si può vedere, quindi, non si è trattato di un’operazione di marketing con ricerche di contratti di-scografici e pubblicitari, ma di un puro e libero sfogo agli stimoli che avevamo assimi-lati, non sapendo neppure di far parte del genere mu-sicale rock progressive.

Ci siamo resi conto, però, quasi subito e dopo aver avuto i primi consensi, di avere realizzato un “prodot-to” che poteva essere anno-verato tra quelli che fino a quel momento avevamo ascoltato, riuscendo anche noi a dare delle emozioni.

La nostra, fu quasi un’esperienza inconsapevo-

le, vista la giovane età, ma, a mio avviso, è grazie ad essa che nell’opera traspa-re la purezza e la sincerità, senza scopi commerciali.

Pur non avendo l’idea di promuovere il disco, mio padre volle “immortalare” quel lavoro attraverso la realizzazione di un vinile a tiratura limitata, le cui co-pie oggi sono introvabili per gli appassionati che spesso si mettono vanamente in contatto con noi per aver-ne una. A quel punto, però, era arrivato il momento di presentare pubblicamente il disco. Fu, così, tenuto un concerto nel vecchio teatro palmese, il “Francesco ci-lea”, che fu l’ultimo evento organizzato in quel luogo, visto che da allora è rima-sto inesorabilmente in disu-so. La possibilità di eseguire dal vivo le nostre “fatiche”, davanti ad un folto pubbli-co di appassionati fu entu-siasmante, pur restando i ragazzi di sempre e senza grandi aspettative per quel genere che, a ragione, con-sideravamo di nicchia.

L’accostamento alla mu-sica prog fu, comunque, una breve parentesi perché, nel tempo, pur restando fedeli alla nostra musica, ci dedi-cammo a generi più com-merciali e, per quanto mi riguarda, alla realizzazione di una versione italiana di un brano di Gino Vannelli “I just wanna stop”, con il quale partecipai e vinsi un concorso radiofonico della Rai. Continuai a lavorare per le produzioni dell’eti-chetta di famiglia come vo-calist e corista, anche quan-do abbiamo avuto il nostro primo contratto con una casa discografica romana, ma a quel punto io abban-donai il gruppo per ragioni personali (matrimonio e una figlia in arrivo) pur con-tinuando a lavorare a Palmi per il nutrito catalogo della Said Record, l’etichetta di famiglia. Ma non per molto, a causa del trasferimento di Massimo (e dello studio di registrazione) a Roma, dove lavora tuttora come rico-nosciuto musicista e sound engeneer. La mia carriera ha subito inesorabilmente un arresto interrotto qua e là da brevi interventi pres-so lo studio romano, ma posso dire che il mio rifugio resta sempre la musica e, anche dopo tanti anni, con l’orecchio sempre alle casse del mio pc come in questo momento (sto ascoltando “Heart”, l’ultimo album di Elisa), conservo l’interesse e la passione di sempre.

di Silvana Idà

Silvana Idà in sala d’incisione

Federico Idà

La copertina del disco

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MadreTerraPalmi&Dintorni

26Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

salute e Benessere

Devo essere sincero: da quan-do il caro amico Saverio mi

ha invitato a scrivere su “Madre Terra”, sono stato combattuto se, come Medico, trattare argomen-ti squisitamente tecnici, oppure, cercare di catturare l’attenzione di chi legge con qualcosa di utile e ...dilettevole.

Ormai, Marzo è quasi l’epilo-go di un inverno piovoso, da ac-cantonare, e le giornate di sole che saranno da adesso sempre più frequenti, invitano a uscire. Bene. Perché non approfittare de-gli splendidi paesaggi che questa Terra ci offre e riscoprire la “cor-sa” per prendersi cura di se stes-si, per dedicarsi del tempo, e sco-prire il piacere di volersi bene? Un momento inizialmente “ruba-to” al trantran quotidiano, ma che presto, se ben accompagnato e soprattutto “goduto”, diventa un momento indispensabile per recu-perare quell’equilibrio corpo-men-te-spirito che spesso viene messo in discussione dalla frenesia degli impegni quotidiani. “carpe diem”, se vogliamo, e aggiungerei: “Dedi-cati un attimo per rigenerarti e ri-partire più sereno”.

L’appello è rivolto a tutti, per-ché, ho sempre pensato e sono sempre più convinto che noi tut-ti siamo …“medici di noi stessi” e possiamo migliorare la qualità del-la vita e, perché no, vivere anche più a lungo. Ormai le ultime ricer-che dimostrano tutto ciò, i nonni sono sempre più numerosi, la vita media si sta allungando, per cui, qualcosa sta succedendo, o possia-mo fare in modo che succeda più spesso.

Che l’inverno è alle spalle, lo ri-cordano a me quasi quotidiana-mente le mie gentili pazienti:

“Dottore, mi date una dieta, perché si inizia con il mare… il co-stume... devo perdere peso…”

Chiariamo subito una cosa: l’ali-mentazione corretta “non è e non deve essere” di un mese, due, tre o precedente al “bikini”, ma è uno stile di vita che da solo non basta, se non accompagnata a una “quan-tità” di lavoro muscolare adeguato a tonificare i tessuti, migliorare la perfusione dei muscoli, ecc., mec-canismi tutti, che consentono non solo di bruciare i grassi non neces-sari (quindi dimagrire), ma a man-tenere nel tempo i risultati rag-giunti.

E chi inizia a correre adesso e per la prima volta nella sua vita?

PARTIAMO DA zEROVediamo delle linee guida da se-

guire prima di iniziare l’avventura con la corsa in genere.

1. Chiedere al proprio Medico di Famiglia se esistono controindica-zioni alla pratica della corsa in ge-nerale e questi provvederà anche a effettuare una Visita cardiologica con elettrocardiogramma, un Elet-trocardiogramma da sforzo e una ecocardiografia.

2. Svolgere degli esami del san-gue è importante per capire la no-

Dr. Palmerino Eugenio RIGITANOMedico di FamigliaSpecialista in Medicina dello SportPalmi (RC)e-mail: [email protected]

stra condizione ematologica, se ci sono dei valori sanguigni che non sono nella norma, per migliorare la nostra attuale situazione, come apportare delle modifiche alla no-stra alimentazione per diminuire il colesterolo e i trigliceridi elevati.

3. Abbigliamento: prima di co-minciare è opportuno informar-si, in negozi specializzati, su qua-le abbigliamento tecnico possiamo utilizzare per svolgere in maniera corretta la nostra attività di corsa.

4. Scarpe: stesso discorso dell’ab-bigliamento per le scarpe tecniche, forse ancor più dell’abbigliamento; le scarpe sono fondamentali per evitare notevoli problemi di appog-gio, di sovraccarico alle articola-zioni, ai muscoli, a tutto l’appara-to locomotore; quindi il consiglio di recarsi in negozi tecnici specializ-zati che possano offrirvi utili consi-gli sull’acquisto delle scarpe.

5. Cardiofrequenzimetro: a un podista evoluto potrei anche non consigliare l’utilizzo del cardio, ma per i principianti metterei l’ac-quisto del cardiofrequenzimetro come “attrezzo del mestiere” in-dispensabile per tenere sotto con-trollo l’intensità di allenamento, un cardio semplice con le funzio-ni basi andrebbe tranquillamente bene.

6. Trovare un compagno: per iniziare a volte si necessita della spinta di un amico che ci sproni a metterci le scarpe e abbigliamento idonei e cominciare a camminare e correre; trovare un amico che con-divida la nostra passione e che sia nelle stessa condizione di “princi-piante”, altrimenti, il più delle vol-te, si rischia di esagerare per adat-tarsi alle capacità del compagno

di avventura.7. Programmarsi un piano di al-

lenamento: non si può iniziare a camminare o correre senza avere delle “linee guida” da seguire che rispettino la gradualità del cari-co di lavoro, facendo molta atten-zione a non esagerare nelle prime uscite, programmando gli allena-menti a giorni alterni, in modo tale da dare all’organismo la possibilità di recuperare la fatica.

8. Diario di allenamento:per ve-rificare e motivare i propri allena-menti è anche bello avere a propria disposizione un diario di allena-mento ove poter registrare gli al-lenamenti svolti, non solo dal pun-to di vista tecnico, cioè ho fatto 6 km in 1 ora, ma anche dal punto di vista emozionale per le sensazioni vissute durante i nostri 30’ di cam-minata o corsa che sia; questo ci permetterà di avere più consape-volezza di noi stessi, elemento per motivarci di volta in volta.

9. Forza di volontà e abitudine: altro aspetto da mettere in primo piano come elemento per poter ini-ziare la nostra avventura è la forza di volontà che non deve mai man-care per fare in modo che la no-stra camminata o corsa diventi un abitudine, uno stile di vita acquisi-to ben radicato nel nostro essere, consapevoli che la nostra passione ci porteranno a raggiungere uno stato di benessere duraturo.

Peccato!?!? Pensavo di poterdettare un Decalogo (va tanto di moda!), ma mi fermo solo a 9 con-sigli, tutti necessari, indispensabili il primo,secondo,terzo,quarto,quinto e nono. Il sesto, il settimo e l’ot-tavo possono anche arrivare dopo; se arrivano prima è meglio.

alla fine una piccola polemica e provocazione: “Palmi non ha a.S. iscritte alla FIDAL”.

Speriamo per il futuro dei nostri ragazzi con un appello alle Scuo-le Elementari e Medie Inferiori; nel frattempo, per tutti, l’invito al be-nessere che deriva da questa antica disciplina, disciplina che raggiunge l’espressione massima della forza di volontà, della consapevolezza di sé, della motivazione a conoscere i pro-pri limiti, nella “maratona” (corsa sulla distanza di 42 chilometri e 195 metri, rievocazione sportiva di un evento epico: la corsa di Filippide dalla città di Maratona all’Acropoli di Atene per annunciare la vittoria sui persiani nel 490 a.C.).

Per ora non pensate ai quasi 42 chilometri, ma iniziamo a cammina-re a passo svelto 3 volte a settimana per 20 minuti per le prime quattro settimane e … poi vedremo!

Qualcuno mi chiede cosa si inten-de per “andatura a passo svelto”

“Ricordate i primi appuntamen-ti amorosi e la fretta che metteva-te nel passo per arrivare? Questo è quanto!”

Buon divertimento e buona corsa.

p.s. - Se siete interessati contat-tate la Redazione e continueremo questo meraviglioso percorso pas-so-passo senza fretta, fino a rag-giungere livelli di vero… “runner”

“DOttOre, mi Da’ UNa Dieta, sa’, L’estate... iL mare… iL cOstUme... DeVO perDere pesO…”

di Eugenio Rigitano

DONNe iN piazza - pabLO picassO

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MadreTerraPalmi&Dintorni

27 Anno 1 Nr. 4 Aprile 2010

intorno allo sPort

Il maestro Peppe Tedesco, per tutti gli appassionati del calcio palmese, “u me-

ricaneddhu”, fu con certezza, il più autore-vole degli allenatori di Palmi. Era un uomo mite, dotato di grande umanità, una gui-da che infondeva tranquillità e sicurezza. Per il suo comportamento era un esem-pio di educazione e lealtà; riusciva a tra-smettere ai ragazzi il rispetto verso gli altri. I suoi consigli erano linee guida e un suo ri-chiamo pesava come un macigno: questo è quello che i ragazzi, adesso adulti, dicono di lui. Non fu certamente un allenatore at-taccato ai manuali, sapeva bene come pre-parare i suoi calciatori. Di lui si ricordano l’amore, la passione e la dedizione che met-teva, quando allenava. Le dimostrazioni tec-niche che lui stesso provava, con una gestua-lità di alta scuola calcistica, erano seguite dai ragazzi con molta attenzione. Conside-rava le esercitazioni un continuo e progres-sivo adattamento al nostro corpo, allo sco-po di ottenere il migliore rendimento. Aveva una pazienza certosina e quando i ragazzi si trovavano in difficoltà, riusciva a tirar fuori la soluzione alternativa per rendere l’alle-namento interessante e coinvolgente. Nelle partite ufficiali pretendeva si facesse quello che si provava in allenamento. Per Lui il cal-cio era poesia e fantasia e non lo si vedeva mai arrabbiato. Agiva con toni fermi e auto-revoli, mai aggressivi o irriguardosi, trasmet-tendo, senza alzare la voce, messaggi chiari e coerenti. Colpiva la sua riservatezza, il si-lenzio e la capacità di tenersi sempre lonta-no dai riflettori. era generoso e infaticabile; credeva fermamente in quello che faceva. Diceva che il calcio era un mezzo per aiuta-re i giovani a diventare adulti veri ,ed è per questo che li seguiva con discrezione, anche fuori dal campo. Quando notava comporta-menti non consoni ad un calciatore, come ad esempio, fumare, lo escludeva dai con-vocati per la partita domenicale. A causa di queste decisioni, a volte fu oggetto di criti-che da parte di quei sostenitori che volevano in campo il calciatore escluso. La disciplina per il mister era cosa sacra e difficilmen-te cambiava idea per le decisioni attinenti all’educazione. Possedeva una grande “vir-tù d’animo” che gli consentiva di sopporta-re serenamente ogni avversità e maldicenza. Correvano gli anni 70 e, in quel periodo, la Palmese vantava il settore giovanile più de-corato della Regione Calabria, pur non aven-do una società solida sul piano economico. I tifosi ricordano bene i risultati ottenuti da quella generazione di giovani “terribili”, che vinsero tutto quello che c’era da vince-re nelle categorie giovanili, e che in seguito, fecero la fortuna della prima squadra; si ricorda in particolare il trionfo nel difficile campionato “Beretta”, in cui espugnarono stadi di blasoni del calibro di Messina, Siracusa, Acireale,Trapani, per poi accedere alle finali nazionali. Vale la pena di raccontare un episodio per descrivere la figura di “Don Peppe”: si giocava acireale – Palmese, una partita decisiva ai fini della classifica. l’ar-rivo dei Neroverdi allo stadio di Acireale fu caratterizzato da un’umiliante accoglienza da parte dei padroni di casa, che si atteggiavano a campioni e che bollarono i Palmesi come “un’armata brancaleone”, poiché privi di tute e con borse di colore diverso. “Don Peppe” non battè ciglio e rassicurò i suoi ragazzi sostenendo che quello che contava non era l’apparenza, ma la sostanza. Era sicuro che non l’avrebbero tradito; li cono-sceva bene. “Giocate e mostrate quello che sapete fare”. Questo disse loro! L’incontro finì con la vittoria della Palmese che uscì dal campo tra gli applausi dei tifosi avversari. “Don Peppe” che portò dietro dei succhi di frutta, li consegnò ai protagonisti dicendo loro: “Bravi ragazzi! Lo sapevo che avremmo vinto”. la figura di quell’uomo speciale andrebbe imitata ancora oggi, in un mondo, purtroppo fatto di modelli e non di veri calciatori, dove manca l’umiltà e, sulla vera passione prevale l’egocentrismo. Quell’uo-mo, che decise di dare un taglio netto nel momento in cui il calcio stava perdendo i suoi valori e le generazioni stavano cambiando, si ritirò nella sua casa di campagna, a contatto con la natura e lì concluse la sua vita. Con lui, se n’è andato un pezzo della nostra storia calcistica. La sua semplicità, umanità e il suo grande carisma, sono me-ravigliosi e indelebili ricordi.

peppe teDescO (‘U mericaneddhu)

un grande maestro e “artIgIano” del calcIo dI casa nostra

di Rocco Cadile

Gli allievi della Palmese vincitori del campionato regionale - 1969 -

LasquadraBerettidel1969,vincitricedelgironecalabro-siculo

GLI ATLETI:Gullo Giuseppina Gullo Valentina Auddino Andrea

Filardo Domenico Ocello Nicola

Muller Valentina Frezza Isabella

De Salvo Pasquale

Nuoto - Conclusa la fase indoorNettuno Palmi squadra rivelazione

Si è conclusa la prima parte della stagione, un bilancio in positivo per i ragazzi allena-ti da Agostino Sorbara, a co-minciare dal secondo posto ottenuto al II meeting paideia (28 febbraio), con 155 punti, dietro la squadra dei padro-ni di casa, conquistando nel complesso quindici vittorie. La Nettuno Palmi si è messa in luce alla sua prima apparizione nel circuito natatorio, cosa non facile, grazie alla squadra che, da inizio stagione è cresciuta parecchio.

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