Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

28
www.madreterranews.it MadreTerra Palmi & Dintorni www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010 PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE OMAGGIO F RE E PRESS - FREE PRESS FREE PRESS - F FRE E PR ESS - FREE PRESS FREE PRESS - FREE L’EDITORIALE & Paolo Ventrice E’ finita l’estate, ricomincia la scuola ma pare che non sia cam- biato nulla. Il tram-tram quoti- diano è sempre lo stesso, ci si lamenta per ogni cosa e niente sembra andare per il verso giu- sto. Tifiamo per i nostri campio- ni e mentre per l’avversario sia- mo “una squadra fortissimi” noi pensiamo di valere “zero”. Magia del malessere (o benes- sere, la verità è che non ci basta ciò che abbiamo). Pensate che Berlusconi, il nostro Premier, è andato fino in Russia a mani- festare le sue lamentele - pare che lì lo capiscano meglio -. I giochi politici sono sempre in primo piano e riempiono TV e giornali. Veniamo in continua- zione martellati da notizie poli- tiche (se notizie si possono de- finire i battibecchi da vecchie comari tra “onorevoli”), men- tre a noi, popolo inerme, baste- rebbe solo che le cose andas- sero meglio, che la tranquillità accompagnasse la nostra vita e che le prospettive per il futuro dei nostri figli siano concrete. Caro Presidente del Consi- glio, caro Presidente della Re- gione, caro Presidente della Provincia, caro Sindaco, ognu- no di voi deve combattere con i suoi fantasmi, Magistratura, Amministrazioni del passato, compagni di viaggio che ti voltano le spalle ecc..., ma fa parte del vostro gioco. Non è certamente per questo che siete stati eletti. Noi vi abbiamo affidato un com- pito diverso. Pensavamo che foste le persone giuste con giusti colla- boratori, in grado di cambiare e di cambiarci. Non potete deludere le nostre aspettative, adesso vogliamo risul- tati eclatanti, ora dovete dare il massimo, anche a costo d’impopo- larità (qualcuno in questo è mae- stro - BATTUTA BONARIA!). Non ci interessa che venga am- ministrato quello che c’è, voglia- mo che venga creato quello che manca, vogliamo prospettive nuo- ve, vogliamo migliorare, vogliamo un grande futuro!!! Due parole, infine, vanno spe- se per i ragazzi che riprendono la scuola. Quello è l’unico mezzo co- nosciuto per “diventare grandi”, non dimenticatelo. Spesso la go- liardia prende il sopravvento alla vostra età, ma non perdete mai di vista il vostro futuro, che sia già scolpito nelle vostre menti o che sia ancora nascosto tra veli che ne offuscano i contorni. Le difficol- tà che emergono attorno al mon- do scolastico non devono essere un alibi per nessuno, sarà difficile, ve lo garantisco, un giorno, dire ai vo- stri figli: non ho potuto insegnare per colpa di...non ho potuto imparare per colpa di...LA FATA MORGANA pag. 17 di Giuseppe Cipri CINEMA-TEATRO CILEA pag. 12 di Cettina Angì pag. 11 di Saverio Petitto di F. Managò pag. 7 MITI E LEGGENDE DI PIAZZA I° MAGGIO CITOLENA - M. Carnevali CARO S.ELIA ORA TI AGGIUSTIAMO NOI! ®

description

Associazione culturale Madreterra

Transcript of Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

Page 1: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi &Dintorni

www.madreterranews.it Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010PERIODICO DI CULTURA ED INFORMAZIONE

OmaggiO FREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FFREE PRESS - FREE PRESSFREE PRESS - FREE

l’editOriale

&

Paolo VentriceE’ finita l’estate, ricomincia la

scuola ma pare che non sia cam-biato nulla. Il tram-tram quoti-diano è sempre lo stesso, ci si lamenta per ogni cosa e niente sembra andare per il verso giu-sto. Tifiamo per i nostri campio-ni e mentre per l’avversario sia-mo “una squadra fortissimi” noi pensiamo di valere “zero”.

Magia del malessere (o benes-sere, la verità è che non ci basta ciò che abbiamo). Pensate che Berlusconi, il nostro Premier, è andato fino in Russia a mani-festare le sue lamentele - pare che lì lo capiscano meglio -.

I giochi politici sono sempre in primo piano e riempiono TV e giornali. Veniamo in continua-zione martellati da notizie poli-tiche (se notizie si possono de-finire i battibecchi da vecchie comari tra “onorevoli”), men-tre a noi, popolo inerme, baste-rebbe solo che le cose andas-sero meglio, che la tranquillità accompagnasse la nostra vita e che le prospettive per il futuro dei nostri figli siano concrete.

Caro Presidente del Consi-glio, caro Presidente della Re-gione, caro Presidente della Provincia, caro Sindaco, ognu-no di voi deve combattere con i suoi fantasmi, Magistratura,

Amministrazioni del passato,

compagni di viaggio che ti voltano le spalle ecc..., ma fa parte del vostro gioco. Non è certamente per questo che siete stati eletti. Noi vi abbiamo affidato un com-pito diverso. Pensavamo che foste le persone giuste con giusti colla-boratori, in grado di cambiare e di cambiarci.

Non potete deludere le nostre aspettative, adesso vogliamo risul-tati eclatanti, ora dovete dare il massimo, anche a costo d’impopo-larità (qualcuno in questo è mae-stro - BATTUTA BONARIA!).

Non ci interessa che venga am-ministrato quello che c’è, voglia-mo che venga creato quello che manca, vogliamo prospettive nuo-ve, vogliamo migliorare, vogliamo un grande futuro!!!

Due parole, infine, vanno spe-se per i ragazzi che riprendono la scuola. Quello è l’unico mezzo co-nosciuto per “diventare grandi”, non dimenticatelo. Spesso la go-liardia prende il sopravvento alla vostra età, ma non perdete mai di vista il vostro futuro, che sia già scolpito nelle vostre menti o che sia ancora nascosto tra veli che ne offuscano i contorni. Le difficol-tà che emergono attorno al mon-do scolastico non devono essere un alibi per nessuno, sarà difficile, ve lo garantisco, un giorno, dire ai vo-stri figli:

“non ho potuto insegnare per colpa di...”

“non ho potuto imparare per colpa di...”

LA FATA MORgANA

pag. 17di Giuseppe Cipri

CINEMA-TEATRO CILEA

pag. 12di Cettina Angì

pag. 11di Saverio Petittodi F. Managò pag. 7

MITI E LEggENDE DI PIAZZA I° MAggIO CITOLENA - M. Carnevali

caro s.elia ora ti aggiustiamo noi!

®

Page 2: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

2Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

attualita’ Palmi

e’ giunta l’ora!anni di attese, pericOli scOngiurati per grazia divina, piccOli interventi fatti quà e la, stradine (quella del

tracciolino) in perenne ripristinO, pOsti di raffinata pOesia irrangiugibili e adessO... la rinascita!

s.elia: il “Divin pericolo”

di Paolo Ventrice

serie di fotografie che ritraggono alcune protezioni -interventi precedenti- e massi pericolanti

fasi di lavoro sul costone (foto 1 e 2) - l’ass. de santis, i geometri arduca e riotto

Il 1° luglio 2010 l’impresa VIA-STRADA sas di Palermo ha ap-

provato l’aggiudicazione dell’appal-to del “Progetto di consolidamento del costone Marinella”. Da quel gior-no le speranze dei palmesi sulla si-curezza della strada che porta alla spiaggetta si sono concretizzate.

Le vicissitudini che hanno portato alla fase finale della burocrazia di questo progetto, tra richieste, rela-zioni, ricerca fondi, progetti ecc... sono un dedalo, fatto di centinaia di comunicazioni tra Enti, uffici, fun-zionari e dirigenti di settore.

Molto è stato fatto negli ultimi anni da uno staff dirigenziale che, certamente, doveva intervenire fer-mamente sulla velocizzazione delle opere progettate ormai da troppo tempo.

L’assessore dott. vincenzo de santis, che ha seguito e relaziona-to da vicino tutte le fasi legate alla Amministrazione Gaudio, spingendo verso una veloce soluzione, ci ac-compagna in una passeggiata “peri-colosa” in quel del Tracciolino, glo-rioso percorso naturalistco ed oggi

prima base d’interventi sulla parete di rocce che tanto ci ha impauriti.

Le sue sono parole piene di entu-siasmo legate al lavoro che i funzio-nari del settore da egli stesso curato (assessorato all’Urbanistica e Prote-zione Civile ndr.) hanno svolto.

Abbiamo analizzato la tabella dei lavori che vede protagonisti gli uf-fici interessati, dal dicembre 2007, con l’approvazione del progetto preliminare e successive fasi fino a quella di approvazione del proget-to definitivo e dell’importo di base (1.241.141,00 Euro). Il 2009 è l’an-no delle conferenze di servizi, del-le procedure in seno alla Regione Calabria per la valutazione di pia-ni/programmi e progetto fino alla delibera del finanziamento, pari all’importo necessario, facendo ri-ferimento al decreto N5450/2000, con i fondi provenienti dal DPR 27.07.1999 -ripartizione fondi indifesa del suolo-.

Ci si avvia così alla fase di as-segnazione gara che viene debi-tamente traslata agli uffici SUAP di Reggio Calabria, dai quali, il 24 Maggio si avviene che, visti i verbali, la società VIASTRADA si aggiudica il lavoro per l’importo di

965.961.54 Euro.Il risparmio è di circa 335.000

Euro, “tesoretto” che l’amministra-zione Gaudio ha già intenzione di ri-chiedere alla Regione per ulteriori interventi.

Ovviamente, la cronologia non è completa, siamo partiti dalla fase ultima. C’è infatti da segnalare che le prime richieste di intervento, i primi approcci con gli Enti, risalgo-no al 2003, e che nel marzo 2007 la Regione Calabria faceva presen-te, con comunicazione scritta ed indirizzata al Sindaco del Comune di Palmi, che da una ricerca veni-va fuori che giacevano, “dimenti-cati”, 1.250.000,00 €, assegnati a lavori di difesa del suolo sul terri-torio di Palmi ed intimava la tra-smissione di progettualità in me-rito, entro il termine di 60 gg., cosa peraltro improbabile come si evince dalla risposta dell’Arch.Gerocarni con la richiesta di “...voler accordare allo scrivente Ente ulteriori 60 gg. per procedere all’approvazione del progetto.”

Insomma, lode a chi è riuscito a dipanare questa intricata matassa ed a velocizzare gli interventi.

Il versante del M.te S.Elia che si affaccia sulla frazione Mari-nella è morfologicamente arti-colato in ripide ed estese scar-pate, con roccia sub-affiorante o con limitata copertura detri-tica, pareti verticali di roccia nuda, con esposizione princi-pale in direzione NE-SO, e bre-vi terrazzamenti di più mode-sta acclività...

Comincia così il paragra-fo 2.1, sezione “Inquadramento dell’area” di una relazione, tec-nico-descrittiva, geologica e d’in-tervento, sul costone “Marinella”.

Gli studi relazionati, fatti da esperti, hanno sottolineato sem-pre la pericolosità di distacchi puntuali, ovvero limitati a singo-li massi, e distacchi areali - che coinvolgono numerosi blocchi/detriti -, concentrati quasi sem-pre lungo una specie di “canalo-ne” naturale, appunto quello che finisce sulle costruzioni, la stra-da e la spiaggia della Marinella.

L’origine del dissesto geomor-fologico è individuabile sulla fa-scia a monte della stradella del Tracciolino. Lì c’è la maggiore concentrazione di blocchi roc-ciosi con evidenti segni di pos-sibili distacchi. Gli studi hanno fatto rilevare che anche dopo periodi di normalità, ovvero di non distacchi, siano essi puntuali od areali, si sono verificate frane più o meno importanti.

Ricordiamo uno dei più gravi distacchi degli ultimi anni, allor-quando i corpi frananti che mi-suravano un diametro nell’ordine di 5 -6 m, si abbatterono su auto parcheggiate lungo la strada e, grazie a Dio, il risultato è stato solo di qualche ferita, tanta pau-ra e tantissima distruzione.

Page 3: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 3

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

attualita’ Palmi

un

pa

nO

ram

a m

Ozz

afi

atO

cO

n i

cOlO

ri d

ella

“cO

sta

viO

la”,

cO

nce

ntr

atO

su

l m

are

del

la n

Ost

ra m

ari

nel

la

un

O s

pacc

atO

di v

edu

te d

all

a st

rad

a d

el t

racc

iOli

nO

, in

prO

ssim

ità

dei

pri

mi i

nte

rven

ti d

i Ope

re d

i prO

tezi

On

e e

mes

sa in

sic

ure

zza

Le relazioni tecniche e gli stu-di effettuati hanno convinto i

progettisti ad escludere taluni tipi d’interventi, in considerazione di co-sti insostenibili, per cui il lavoro ver-rà concentrato su interventi di tipo “passivo”, con barriere deformabili (per meglio ammortizzare eventuali distacchi), alte 5 m e disposte su tre livelli, con protezioni di circa 60 m lineari, per uno sviluppo complessi-vo di 450 m.

Queste barriere paramassi, sono fissate con supporti tecnici inseriti profondamente nel suolo che sosten-gono grosse reti, a maglie, sovrappo-ste, a loro volta, da reti con maglie più fini per bloccare eventuali detriti minori. Alla fine dell’opera trovere-mo parte del costone “imbavagliato” tra reti e funi d’acciaio.

Duro colpo per gli occhi! Ne con-verrete! Rimane il fatto, però, che da quel momento in poi, molte per-sone vivranno con più tranquillità, lo spauracchio della pietra in testa po-

l’abitato della marinella compren-de circa 40 tra case rurali e civili, alcune sparse lungo le pendici e la strada, altre concentrate nel vec-chio borgo marinaro. tutta l’area oltre ad essere meta di palmesi dal cuore legato alle sue selvagge bel-lezze, è anche luogo di visita di tu-risti, specie quelli che cercano re-lax tra la natura e non amano gli affolati luoghi ad uso e consumo mondano.la marinella rimane il sogno più ambito ed il problema delle frane ha certamente raffreddato mol-ti animi che avrebbero voluto più “vita” attorno ai tre piccoli scogli. purtroppo, il disastro geologico, unito al disastro di “abbandono” di parecchie strutture abitative, oggi per fortuna molte di queste sono sottoposte a ristrutturazione, con una evidente presa di coscienza da parte dei proprietari, e di false ri-nascite guidate dalla volontà di po-chi arditi che hanno deciso di in-vestire, seppur per solo i periodi estivi, in quel magico luogo.... proviamo a chiudere gli occhi e ad immaginare: Un grande par-cheggio nei dintorni dell’anfiteatro, dove poter lasciare la modernità per entrare, a piedi, in un affascinante

mondo di ieri. Una strada lastricata a riesumare i vecchi sapori di un bor-go antico. Giù, verso i tornanti col-legati tra loro dalle vecchie scorcia-toie ripristinate. Qua e là prodotti dal gusto antico, esposti in bella mo-stra nelle casette di bordo strada e luci ad impreziosire, sul calar della sera, quei muri pieni di storia, quel-la strada così gloriosa che vide, un giorno di tanti secoli fa, risalire un benedetto “Capello”, dono di una città che, come Palmi, ebbe le sue sventure.Il profumo intenso di cucina che ti accompagna giù per la discesa, l’odo-re del mare, inconfondibile aperiti-vo, la brezza fresca che ti accompa-gna e poi...Giù, giù fino al mare... Quanta gen-te che anima quegli spazi, quante fi-gure in movimento, musiche e pro-fumi, canti ed odori...Alzi gli occhi ed il “mostro” che era non è più un mostro. E’ diventato un Angelo, posto lì da Dio a proteggere la sua, la nostra Marinella.Domani quel “mostro” non ci sca-glierà più le pietre!Non dovremo più subire le sue mi-nacce, anche se, mi viene un triste pensiero... forse quelle pietre, un po’, tutti noi le meritiamo.

trà essere solo un ricordo ed il Trac-ciolino sarà certamente più accessi-bile a tutti noi.

Tutto questo grazie a quegli ope-rai, ritratti nelle foto, che stanno davvero facendo un lavoro “sociale”, sotto il sole (quando picchia sul co-stone vi assicuro che brucia) o sotto l’acqua, consapevoli che il loro inter-vento, sotto la necessaria direzione di progettisti e geologi, abbia un’im-portanza fondamentale anche e so-prattutto per la crescita del “borgo Marinella” (permettetemi di chia-marlo così, spesso lo identifico con questo termine).

Una delle relazioni da me consul-tate, conclude proprio con queste parole: “... la presenza di abitazioni, il fatto che l’area sia costantemen-te fruita da persone, l’importanza strategica che assume per lo svilup-po della Città, il suo valore storico, ambientale paesaggistico, impongo-no misure ed interventi urgenti non più rinviabili. ...”

due parOle per capire...

aree d’intervento e pericolosità

Page 4: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

4Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

attualita’ Palmi

di Cettina Angì

Abbiamo incontrato, in una bella serata settembrina il

nuovo Parroco della Parrocchia di Maria SS. del Soccorso, Ema-nuele Leuzzi. Nato e cresciu-to a Delianuova, sotto la guida spirituale di Monsignore Bruno Cocolo; nel 1994, si iscrive all’ Università di Messina dove si lau-rea in Economia e Commercio; ma l’amore verso Dio è più forte rispetto all’affascinante richiamo del mondo dell’economia. Infat-ti, finita l’università, il “dottor Emanuele Leuzzi”, intraprende per sette anni altri tipi di stu-di, all’Almo Collegio Capranica di Roma, una delle più importanti istituzioni ecclesiastiche dell’Ur-be che vanta una lunga e brillan-te storia, studiando contempora-neamente, Filosofia e Teologia alla Pontificia Università Grego-riana, dove rafforza la sua fede e svolge diverse attività di ca-rattere umanitario in vari settori della società , particolare e deli-cata è quella svolta nel carcere di Rebibbia. Lasciamo alle sue parole, augurandogli ogni bene, la presentazione ai nuovi fede-li, i quali, saranno sicuramente “conquistati” dalla semplicità e umiltà che quest’uomo gentile riesce a trasmettere e che Dio ci ha donato.

“Bisogna obbedire a Dio piutto-sto che agli uomini, dice l’Aposto-lo Pietro ai Sommi Sacerdoti che lo accusano di aver annunciato che Cristo è Risorto. Ed è pro-prio nell’obbedienza alla volontà del Signore che il 29 aprile 2000 ho consacrato la mia vita a Gesù con l’Ordinazione Sacerdotale avvenuta nella mia Parrocchia di Maria SS. Assunta in Delianuova per le mani del Vescovo Mons. Domenico Crusco.

Nel ricordino della mia ordi-nazione, nel quale è impressa l’icona della lavanda dei piedi, è citata la frase del profeta Ge-remia cap. 20,7: mi hai sedotto Signore e io mi sono lasciato

sedurre, mi hai fatto forza e hai prevalso; sono consapevole, infatti, che è stato Dio a chiamar-mi e, nonostante la mia testar-daggine, ha avuto la pazienza di entrare in me facendomi forza con la Sua Parola.

Ho sperimentato in questi anni, la fedeltà del Signore, che ha saputo fare della mia pochez-za umana, uno strumento pre-zioso nelle sue mani, per annun-ciare il Vangelo a tanti fratelli bisognosi. Da parte mia c’è stata solo la disponibilità a lasciarmi plasmare e condurre, non senza resistenze e incertezze, ma il Si-gnore è stato sempre più forte e ha saputo ogni volta sedurmi con la bellezza della sua proposta. Ho imparato che ciò che conta nel sacerdozio non è qualcosa da fare o un servizio da svolgere, ma un modo di essere. In questi anni ho toccato con mano, come la grazia del Signore passi per le strade più impensabili e per le vie più diverse e che Lui può trarre cose buone dalla cose cat-tive degli uomini: è necessario fidarsi di Lui anche quando non si capisce bene quello che sta fa-cendo.

Voglio citare i vari ambiti e le tante stupende esperienze sa-cerdotali vissute in questi anni. L’esperienza della pastorale car-ceraria a Rebibbia dove ho avuto la possibilità di amministrare il sacramento della Confessione e dell’Eucarestia a tanti fratelli bi-sognosi di speranza. Poi gli otto anni vissuti ad Oppido Mamertina come Rettore del Seminario Ve-scovile e Gestore del Liceo Clas-sico San Paolo: anni stupendi du-rante i quali il Signore mi ha dato la gioia di poter stare in mezzo ai giovani, di aiutarli a discernere sulla loro vocazione e di essere loro guida negli anni dalla loro adolescenza. Infine l’anno tra-scorso come co-parroco nella par-rocchia San Girolamo di Cittano-va, dove ho sperimentato la gioia di essere accolto con amore da tante persone. In questi 10 anni ho avuto sempre come base del mio ministero la mia parrocchia

di Delianuova, nella quale ho la-vorato quando ero rettore e nella quale anche ora trovo sempre ac-coglienza perché è casa mia.

Ora il Vescovo mi ha chiamato a svolgere il ministero di parro-co in questa parrocchia di Ma-ria SS. del Soccorso per servire voi cari figli e fratelli . Ma chi è il parroco? Il Codice di Diritto Canonico al can. 519 dà questa definizione:

«Il parroco è il pastore pro-prio della parrocchia affidatagli, esercitando la cura pastorale di quella comunità sotto l’autorità del Vescovo diocesano, con il quale è chiamato a partecipare al ministero di Cristo, per com-piere al servizio della Comunità le funzioni di insegnare, santi-ficare e governare, anche con la collaborazione di altri pre-sbiteri o diaconi e con l’appor-to dei fedeli laici, a norma del diritto.» Il parroco è quindi colui che ha il compito di guidare, con-sigliare, assistere, educare, comu-nità locali di persone e famiglie. Sarà questo il mio compito a Pal-mi, portare Gesù nella vita delle persone. Ringrazio il Signore di avermi chiamato in questa parroc-chia dove già sperimento la gioia dell’accoglienza e della collabora-zione di voi fedeli. Siete voi, che attraverso le iniziative e le espe-rienze spirituali e pastorali, fare-te crescere la comunità parroc-chiale e aiuterete me a crescere come sacerdote. Il mio desiderio è di avere una comunità sempre aperta, dove qualcuno ti accoglie ed è disposto a fare con te parte del cammino verso il Regno.

Noi sacerdoti non possiamo fermarci al nostro modo di vede-re la Chiesa e il mondo. Spesso costruiamo una pastorale che to-glie tradizioni, occasioni d’incon-tro, Adorazioni, Sante Messe, va-lore della confessione, devozione a Maria e in sostituzione di tutto ciò, proponiamo poco e questo soltanto per avere più tempo libero, perdendo così la bellez-za del donarsi totalmente spe-rimentando in tutto ciò la gioia della propria vocazione e l’iden-tità vera del proprio sacerdozio. E’ veramente pericoloso, come sacerdoti, convincerci che ab-biamo diritto ad una nostra vita più privata, ad un nostro piccolo gruppo di seguaci fedelissimi, ed organizzare una pastorale che non ci scomodi o che spesso ci faccia saltare i nostri programmi personali. E’ per non cadere in questi inganni che voglio farmi accompagnare, nel mio ministero di parroco, dagli operatori pasto-rali cercando insieme di creare la comunione di tutti i membri del-la comunità nell’unico corpo di Cristo che è la Chiesa.

Come ho fatto il giorno della mia presa di possesso, affido il mio ministero di parroco a Ma-ria, sia Lei a liberarci da quelle catene che ci tengono prigionieri di noi stessi e che ci impedisco-no di camminare speditamente nella via che ci porta a Cristo. Il mio ringraziamento al Signore per il dono del sacerdozio perché mi sostenga nel mio ministero, facendomi annunciatore mite ed umile, del suo Vangelo.”

MADRETERRA Palmi & Dintorni

REgISTRAZIONE AL TRIB. DI PALMI Nr. 1 / 2010Anno 1 - Numero 9 - Settembre 2010

Direttore respons.: Francesco Massara

Coadiuvatori: Paolo Ventrice Andrea OrtusoCollaboratori di REDAZIONE Ortuso LuciaPetitto SaverioAngì CettinaBruzzese GiovanniCannata NellaCricrì GiuseppeCricrì WalterDe Francia SalvatoreGalletta DarioGargano ClaudiaGiusti LauraLaganà Teresa

Editore: Associazione Culturale MadreterrraSede Palmi - Via ss.18 km 485.30P.I. 02604200804Cod. Fisc. 91016680802Tel./Fax - 0966 1945480 - 0966 1940380Mobile - Paolo Ventrice 335 6996255Mobile - Andrea Ortuso 333 4894882e-mail: [email protected]

Progetto Grafico: A.Ortuso - W. Cricrì - P. Ventrice

Impaginazione grafica: Paolo Ventrice

Progetto e cura sito web:De Francia S.- Galletta D. - Ortuso L.

Stampa: Tipografia BalzamàVia S. Giorgio 82 - Palmi - RC - Tel_0966420567

Per la pubblicità su questo periodico, scrivere alle mail o chiamare i contatti sopra indicati

Distribuzione gratuita fuori commercio

ASSOCIAZIONE CULTURALE MADRETERRA

La direzione non risponde del contenuto degli articoli firmati e declina ogni responsabilità per le opinioni dei singoli articolisti, degli intervistati e per le informazioni trasmesse da terzi.Il giornale si riserva di rifiutare qualsiasi inserzione.Foto e manoscritti, anche se non pubblicati, non si restituiscono.I diritti di proprietà artistica e letterariasono riservati. Non è consentita la riproduzione, anche se parziale, di testi, documenti e fotografie senza autorizzazione.L’associazione si riserva il diritto di non pubblicare le inserzioni e le comunicazioni pubblicitarie degli inserzionisti che:1. Siano contrarie agli interessi della asso.2. Violino le disposizioni vigenti in materia di diritto d’autore3. Contengano informazioni fuorvianti e scorrette4. Non rispondano ai requisiti minimi di impaginazione professionale5. Non siano pervenute nei termini concordati6. Siano state fornite in modo incompletoIn tutti i casi l’associazione non è responsabile per il contenuto di dette inserzioni e comunicazioni.

il nuOvO parrOcO si presenta….”mi son lasciato sedurre”...

Emanuele Leuzzi, parroco Chiesa Maria SS. Del Soccorso

Page 5: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 5

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

attualita’ Palmi

Nel mese d’agosto, la nostra cittadina ha accolto in una delle piazzette più significative della stessa, la piazzetta S. Rocco, una statua bronzea di buona fattura. L’installazione della stessa, ha visto l’impegno dei componen-ti l’Associazione “Prometeus” ideatrice del progetto insieme all’autore (maestro Maurizio Car-nevali), la partecipazione di tanti cittadini che, economicamente, hanno caldeggiato con passione l’idea, le tante iniziative organiz-zate dalle varie associazioni per la raccolta dei fondi, quasi tutti i componenti la Giunta Comunale, nonché ultimi in questo elenco, ma primi per spirito di sacrificio ed abnegazione: le ditte e gli operai delle stesse che gratui-tamente hanno prestato la loro opera tutti i giorni per far sì che il monumento fosse inaugurato qualche giorno prima che dalla chiesa uscisse il S. Rocco ligneo, quello di sempre, venerato con gli ex-voto, temuto e rispettato, così come vuole la tradizione re-ligiosa, a sfilare in processione lungo le vie cittadine. Sicchè, a mio parere, la statua bronzea in piazza, completa con gusto quel contesto, nobilitandolo con la sua presenza. La fontana ed il gioco di luci sapientemente disposti, costituiscono un colpo d’occhio (specie la sera!) per i cittadini che in un sito di assiduo transi-to hanno la possibilità di sostare, bere, raccogliersi in preghiera

QUELLA NUOVA STATUA DI S. ROCCO ChE EVOCA ALLA MENTE LO SPIRITO DI POVERTàall’aperto o in alternativa, con più intimità, nel tempio antistan-te. Quanto scritto è finora un commento di cronaca; altri però lo hanno fatto o si accingeranno a farlo con più dovizia di partico-lari e meglio di me. Quello che voglio scrivere adesso, è la sen-sazione che ho provato osservan-do da solo, in modo assorto, quel monumento. Innanzitutto quel volto! Il Maestro Carnevale, laico ma artista sensibile e rispettoso della fede religiosa, proprio in virtù di questo suo “status” di laico, quindi mentalmente più libero di scorporare “dall’imma-ginario” dell’iconografia dei San-ti così come ci vengono traman-dati dalla religione, è riuscito ad estrarre magistralmente, da quel volto uno sguardo che da santo diventa profondamente umano, assiso alla fonte, col suo cane ai piedi ,meditabondo, pronto a riprendere un nuovo cammino. Quello sguardo profondamente umano, da mendicante, ha inne-scato nella mia memoria ricordi di adolescente, quando sino alla fine degli anni 60, si vedevano in giro tanti poveri. Io ho avu-to la fortuna di appartenere ad una famiglia borghese, ma certo non si sperperava la roba così come avviene oggi, e poi aveva-mo compagni di scuola, tra loro si cresceva insieme per le stra-de, si giocava e si dividevano le cose che avevamo; si avvertiva lo spirito di povertà, ma ciò non creava barriere. Ricordo come i preti di alcune chiese andavano,

dopo avere scelto tra i ragazzini degli oratori, coloro che doveva-no accompagnarli a benedire le case e tutti i suoi abitanti; bene-dicevano stanza per stanza con l’aspersorio, mentre noi bambi-ni curiosi, rubavamo immagini di una vita non nostra. C’erano, poi le case povere di campagna , composte da gente che si as-somigliava tutta per via della fatica: erano contadini, operai, pastori, casalinghe, erano vec-chi che sapevano invecchiare, e giovani che ancora non voleva-no arrendersi alla città. Allora mi piaceva vederli nelle cucine annerite, dove il fuoco faceva famiglia: le donne prendevano il rosario tra le dita, i capelli raccolti, gli occhi abbassati, gli uomini il berretto ripiegato in mano, le scarpe sporche di fan-go. Si faceva silenzio e quando il sacerdote entrava, era come se Dio varcasse quelle soglie. Allora non lo sapevo, ma oggi posso dire che mi era stato concesso di assi-stere alla fine di un’epoca. Quel-la gente era cresciuta con nulla, un vestito addosso, cibi poveri, schiena curva sui campi. Ma le mamme avevano avuto un seno generoso, perché il latte non fos-se un’esclusiva dei figli, i padri muscoli forti ma di poche parole, di cui una: onestà! Dicevano con vergogna di essere somari, in re-altà erano maestri a cielo aperto. Io ed i miei coetanei quei valori li abbiamo appena conosciuti in tempo per riscaldarci al loro fuo-co; il mondo stava cambiando,

sollevato dal benessere, da una ricchezza mai conosciuta prima. Naturalmente nessun rimpianto! La povertà non si rimpiange. Ma occorre ricordare, è doveroso! Oggi noi viviamo protetti ed as-sistiti: soprattutto dal superfluo, dal momentaneo. Per noi il po-vero è l’emarginato, l’asociale, il non inserito. Noi nasciamo per possedere, mantenere quello che è stato accumulato dai no-stri padri. Poi addormentiamo il povero, gli diamo qualcosa perché se ne vada al più presto. Ecco perché dobbiamo difende-re la “memoria “, non nel senso limitante di ritorno al passato perché tutto era più bello, cer-tamente no! Ma perché essa ol-tre a tenere insieme la nostra vita (e non è poco!), la tiene ordinata perché evidenzia, se-gnala, richiama l’attenzione. E’ come una matita che sottolinea avvenimenti, momenti, persone. oggi occorre che le “tecniche moderne”, i cui benefici sono innegabili, e che ci rendono una vita comoda ed agiata, vengano usate solo per gli scopi per cui sono state inventate, senza che noi “ ci consegniamo” ad esse in ogni momento, in ogni atto del nostro vivere quotidiano. Il ris-chio reale in tal caso è anche quello che le tecniche puliscano dal tempo i nostri ricordi, li di-sattivano, rendendoli quasi indi-stinguibili dal presente. Il passa-to insomma deve rimanere quel punto di partenza che sia ponte tra lo ieri, l’oggi, il domani.

Foto Giovanni Squatriti Foto Giovanni Squatriti

Page 6: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

6Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

punti Di vistabuongiorno, sono un ragazzo di 28 anni che ha lasciato palmi 10 anni fa prima per gli studi universitari e poi per lavoro, ragioni che mi hanno condotto a vivere anche all’estero. Ogni anno ho però fatto ritorno nella mia terra che porto sempre nel cuore. quest’anno, in parti-colare, ho avuto modo di constatare tra i miei coetani un malessere diffuso, a fronte tutta-via di segnali di speranza che ho riscontrato per esempio nella visita al parco archeologico e nell’inaugurazione della fonte di s. rocco; ho voluto farmi portavoce di questo stato d’animo generazionale scrivendo un articolo che spero possa essere di vostro interesse.

Luca Antonio Riso

"Madreterra Palmi & Dintorni" e "La Fonte di San Rocco" sono frutto di un piccolo movimento as-sociazionistico portato avanti da non pìù di 15 persone attivamente presenti e coordinatrici, le-gate alle due Associazioni che, di fatto, cercano di muoversi in un mare piatto qual è Palmi. Il giornale, figlio dell'Associazione MADRETERRA, e la "Statua di San Rocco", così come la "Teca del Sacro Capello", la pubblicazione di libri e, sottolinerei anche, alcuni progetti futuri ancora tenuti celati ai più, figli dell'Associazione PROMETEUS, sono da annoverarsi tra le pochissime cose con-crete e, direi, culturalmente e socialmente valide apparse negli ultimi ... (inserisci tu gli anni). E' vero anche che altre forme associazionistiche si avventurano in percorsi di crescita sociale della città, come è altrettanto vero che troppo pochi sono i progetti di rilievo che vengono por-tati a buon fine. A proposito di ciò, vorrei sottolineare due aspetti che riscontro nella tua e-mail: il primo (tu appartieni ad una generazione degli anni '80 io ad una degli anni '60) sancisce il fatto che non è cambiato nulla dalla mia alla tua età; le menti (eccelse e non) di questa città, come del sud intero, devono sempre ricorrere alla "fuga" per scelta di vita o di... pane.La seconda è che troppo poco ci si muove (parlo di coloro che esprimono il "malessere" cui tu accenni) e si attende che altri agiscano per conto di tutti, salvo poi, denigrare i lavori svolti per puro partito preso. Se coloro che esprimono angoscia per una Palmi coricata sugli allori da trop-po tempo, al punto che ormai si è atrofizzata, si affiancassero, propositivi ed umili, a chi ac-cende segnali di speranza, la crescita e il cambiamento, cui tutti aspiriamo e che auspichiamo, subirebbe un’accelerazione degna della storia della nostra città e dei nostri avi. Per ciò che ri-guarda il tuo articolo, questa redazione lo prenderà certamente in considerazione. Di base siamo per il totale coinvolgimento di chi vive lontano da Palmi e saremo ben lieti di pubblicarlo. Gra-zie.

Paolo Ventrice

di Antonio Luca Riso

Il mito vuole che Tauro, fonda-tore di città, abbia fondato in

un primo momento l’antica Tau-reana, progenitrice di Palmi, sulla sponda calabrese, e che si sia suc-cessivamente recato su quella sicu-la per fondare una città gemella, Taormina: ovviamente si tratta solo di una leggenda, peraltro una tra le diverse esistenti sul conto di questi due paesi.

Tuttavia, a dar credito al mito, peraltro suffragato dalle caratte-ristiche simili dei territori, le due città sarebbero accomunate da un’origine condivisa e speculare: tale comunanza non sembra però tradursi in un destino comune, al-meno a guardare il presente, e ver-rebbe da chiedersi perché. Quando a più riprese durante quest’ultimo mese ho fatto presente ad amici e conoscenti che Palmi potrebbe e anzi dovrebbe essere la Taormina calabrese, l’eloquente risposta che ho invariabilmente ricevuto sono state occhiate di scetticismo e ras-segnazione. Forse proprio la sfidu-cia nel futuro e nelle potenzialità di questo territorio sono la spiega-zione migliore per le sue innume-revoli occasioni mancate: passate, presenti e future. Palmi sonnec-chia e arranca in un presente pri-vo di prospettive perché è opinione comune che questo e nessun altro possa essere il suo orizzonte.

Proprio dieci anni fa lasciavo questo paese per andare a studia-re all’università, ed agli cchi di chi va via il tempo si misura nelle cose che cambiano in propria assenza, ogni volta che si fa ritorno a casa. A far da controcanto agli intermi-nabili ed estenuanti lavori della A3 che accompagnavano i miei viaggi, Palmi offriva una a suo modo rassi-curante immobilità: la cifra di que-sta immutabilità, agli occhi ingenui di un ragazzino che frattanto è di-venuto adulto, si è via via identifi-cata con la rotonda di via Concor-dato, che ormai da anni è costituita

da precari bidoni di plastica bianchi e rossi posti in cerchio, almeno fin quando folate di vento più decise non arrivino ad alterarne il profilo; da anni ormai giungo a Palmi e l’in-terrogativo che sintetizza uno stato d’animo è: “chissà se questa volta troverò una rotonda in muratura ed un’idonea segnaletica stradale”; ed ogni volta le mie speranze di cam-biamento, seppur minimo, vengono puntualmente deluse. Forse sba-glio, ma ai miei occhi Palmi è così, e ormai da anni: ferma, sospesa tra l’immutabile e il provvisorio.

Condizione rassicurante per co-loro i quali avversano il cambia-mento, ai quali Palmi va bene così com’è. Ma va davvero bene Palmi così com’è? Io mi considero fortu-nato rispetto a tanti miei coetani perché ho dovuto lasciare il mio paese più per scelta che per ne-cessità: volevo fare delle cose che si fanno solo in certi luoghi, ed il mio destino non sarebbe stato di-verso se fossi nato in una città più grande, anche del nord: mi sento un cittadino europeo, totalmente a mio agio a vivere all’estero come in Italia, perché il mio esilio comin-cia ogni volta che varco il confine del Petrace, ed ogni luogo a nord è ugualmente altro e lontano. Tan-ti giovani miei coetani condividono questa condizione di “esilio”, ep-pure mi chiedo quanti di loro l’ab-biano liberamente scelta, e a quan-ti non sia stata imposta invece da un tessuto socio-economico fragile, che non offre molte opportunità a chi voglia costruire per sé un futuro onesto e autonomo. Troppo comodo per tutti sostenere che chi è anda-to via farebbe bene a non parlare, perché solo chi è rimasto ha avuto il coraggio di resistere. Io reclamo per chi è partito il diritto e il dove-re di intervenire nel dibattito pub-

blico del nostro paese d’origine, e di dare il contributo assieme ai fra-telli rimasti per far cessare il dolo-re più grande che una madre possa soffrire, quello di perdere i propri figli uno ad uno, e che la nostra ma-dre terra è costretta a patire come un destino incontrovertibile.

La colpa è certamente della poli-tica, che nel nostro Paese in gene-rale e nel nostro territorio in par-ticolare è scesa a livelli bassissimi vieppiù nell’ultimo decennio, in termini di qualità del proprio per-sonale, delle proprie strutture or-ganizzative, e dei fermenti ideali che dovrebbero percorrerla e che sono ormai assenti. Ma la colpa è anche e ancor più della società ci-vile, perché la politica è lo spec-chio di questa, ed ogni popolo ha semplicemente i rappresentanti che merita. Nello spegnersi del di-battito e delle grandi tensioni idea-li si è affermato l’equivoco per cui la politica dovrebbe limitarsi ad es-sere piccolo cabotaggio e gestione del quotidiano. Tempo fa ho sen-tito dire che Palmi avrebbe avuto bisogno di un sindaco che si pren-desse esclusivamente cura di tene-re le strade pulite e ordinate: ma non basta avere un efficiente cor-po di polizia municipale per avere una buona amministrazione. Oggi nessuno saprebbe dire dove va Pal-mi, semplicemente perché manca un orizzonte e una prospettiva. Ep-pure la colpa va equamente divisa tra gli amministratori e la mancan-za di aspettative maggiori nei loro confronti, poiché se si crea un vuo-to di idee tutti finiscono per esser-ne risucchiati: anche se, va detto, il ruolo di un leader dovrebbe esse-re quello di guidare il suo popolo, e proprio questa dovrebbe essere la differenza con il follower, chi si limita a seguire ed assecondare.

Lo scenario non è però così cupoda non lasciare spazio alla speran-za: chi abbia partecipato alle en-comiabili iniziative del 12 agosto scorso sarà rimasto impressionato dalle preziose risorse che il popo-lo di questa città può esprimere se opportunamente sollecitato. In oc-casione della visita inaugurale del parco archeologico a Taureana e dell’inaugurazione della fonte di S. Rocco si poteva avvertire palpabile e forte l’identità e il senso di ap-partenenza di una comunità capace di ritrovarsi attorno a un progetto comune e di darsi generosamente, anche in termini finanziari e di par-tecipazione. La cifra comune delle due esperienze è stata la capacità di gruppi della società civile di far-si promotori della cura dell’identi-tà e del futuro di una comunità, nel nome di quella che potremmo chia-mare la religione laica e civile della polis. A fronte della negligenza dei rappresentanti istituzionali nell’of-ficiarne i riti – esemplare l’assor-dante silenzio del dibattito pubbli-co relativamente all’adozione del PSC che avrebbe potuto e dovu-to rappresentare il momento pro-grammatico di ripensamento del-la città – è oggi compito di ogni buon cittadino uscire dal barba-ro isolamento cui ci costringe una società egemonizzata dal consu-mo passivo del mezzo televisivo, e portare sangue nuovo di idee e attivismo nelle piazze reali e vir-tuali della nostra città. Non ci re-sta che sperare che in occasione di S. Rocco quest’anno sia avve-nuto un silenzioso e laico miracolo di rigenerazione, e che una nuo-va primavera sia alle porte: tutto dipende dalla volontà di ciascuno di noi, e da quanto abbiamo real-mente a cuore questa nostra terra e i suoi figli.

una lettera a palmilettera aperta - constatazioni e analisi di chi vive fuori e legge la città e i suoi abitanti in modo obiettivo.

Page 7: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 7

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

punti Di vista

palmi: nuOvi miti e leggende metrOpOlitane della piazza primO maggiO

lettera aperta a madreterradi Francesco ManagòComandante della Polizia Locale di Palmi

Cari amici (molto pochi in verità!!) e concittadini, dopo due anni, avendo ormai questo paese abbondantemente supe-rato i limiti della comune decenza a causa di un manipolo di loschi individui che ne infangano la storia e le tradizioni

culturali, ho deciso di scrivere questa lettera aperta che è da intendersi come lo sfogo di un semplice funzionario pubblico che cerca di contribuire, nel suo piccolo, alla crescita della città che ama e nella quale è cresciuto, lavorando anche 12 ore al giorno, sopportando con una pazienza degna dell’idumeo patriarca Giobbe, maldicenze, odio e letame in quantità, che alcuni nostri beneamati ed illuminati concittadini quotidianamente ci gettano addosso. Non a caso ho scelto le pagine di “Madre Terra” per chiedere ospitalità a questo sfogo, ma le ho scelte perché questo è un periodico fatto da palmesi per i palmesi, un giornale che da spazio a tanti talenti creativi, a tanta gente comune, insomma a tutte quelle categorie di citta-dini che amano davvero la propria terra e che cercano di “costruire” qualcosa di positivo e non di “distruggere” le poche cose buone che abbiamo. Si costruisce qualcosa di positivo lanciando delle proposte, delle idee, spendendo il proprio tempo e tutto se stesso nel sociale e per il prossimo, non certo passeggiando avanti e indietro nella piazza sputando veleno su tutto e su tutti, sport prediletto di decine di nullafacenti, di gente che nella propria vita, mentre altri servivano lo Stato sacrificando affetti, amicizie e famiglia per imporre il rispetto della legge e delle regole o sequestrando beni a mafiosi, dal canto loro consumavano le suole delle scarpe sul Corso Garibaldi o bivaccavano nei saloni dei barbieri (con tutto il rispetto per la categoria di artigiani) parlando male del prossimo o delle varie amministrazioni comunali. Eh già….. Piazza Primo Maggio, culla della cultura palmese, un tempo salotto buono della città. Se chiudo gli occhi, con la fantasia, mi pare di ve-

dere i nostri illustri concittadini Cilea, Cardone, Manfroce, soffermarsi in quel nobile sito o sulla balconata che affaccia sullo stretto e, guardando lo sconfinato orizzonte ove il tirreno si fonde con l’azzurro del cielo o voltando gli occhi verso il Sant’Elia che maestoso domina la marinella, quasi a custodirla gelosamente in un abbraccio, traevano ispirazione per le loro opere. Ahimè oggi gli assidui frequentatori della piazza, che sono i più disparati (pensionati e gente per bene ma anche tanti fannulloni, lavoratori pubblici che timbrano il cartellino e passeggiano oppure politicanti “dinosauri” servi di una vecchia mentalità clientelare che tenta sempre di sopravvivere) posano invece i loro sguardi sull’automobile dell’imprenditore che passa, sul quale ampiamente dissertano circa le capacità finanziarie, le parentele o coperture politiche, gli appalti presi e, perché nò, magari anche le corna (se le ha è bene altrimenti fa nulla… le costruiscono in un batter d’occhio!!), oppure si parla male del Sindaco e, udite udite, del Comandante dei Vigili. Già, si parla sempre male di chi propone novità o cambiamenti di usi e consuetudini aberranti, di chi si spende per dare decoro e dignità ad una città. “La dignità è il primo bene di un popolo”, disse egregiamente Camillo Ben-so Conte di Cavour. Oggi la delazione è divenuto lo sport preferito a Palmi, lo si dovrebbe proporre come disciplina olimpica, avremmo dei veri campioni. C’è chi di giorno trascina la propria misera esistenza delinquendo o rubando soldi al proprio datore di lavoro e di notte sogna, pensa come poter spandere fango sul prossimo la cui operosità si invidia, si disprezza. Poveri Cilea, Cardone, Manfroce…. Dove siete finiti? Dopo di voi il baratro culturale e sociale, la decadenza di un popolo che per pochi ignoranti ed inetti rischia di perdere anche l’orgoglio e la dignità!! E così che le mitiche leggende della “pietra del diavolo” o di “Donna Canfora” vengono accantonate e soppiantate con le nuove leggende, narrate da nuovi acculturati autori. Nascono così le leggende delle “1500 contravvenzioni fatte il giorno della sagra dello stocco” che, come per magia, si moltiplicano passando di bocca in bocca, accompagnate amabilmente dall’idiota di turno con la frase “ormai è uno Stato di polizia, non si può vivere!!”, oppure quella più laboriosa: “il comandante in persona ha fatto la contravvenzione ad un bambino di 8 anni in bicicletta contestandola alla mamma!!”, fino a giungere a quella fantasiosa degna del migliore Giovanni Verga: “i vigili fermano le persone che cammi-nano in più di tre e gli intimano di sciogliersi!!”. Povera Palmi in che mani sei finita, schiava di un manipolo di idioti!! L’ignoranza è il peggiore dei mali, assai peggiore della cattiveria e della malvagità che presuppone, alla base, un minimo di intelligenza. Per non parlare delle chiacchiere giornaliere sulle divise, sulle macchine, sui cappelli….. forse scordo qualcosa ma son talmente tante che chiedo scusa se trascuro qualche perla di saggezza!! Non ci si preoccupa di cosa fare per il proprio paese, giammai, soltanto di criticare chi si opera per esso. A proposito, apro e chiudo una parentesi. Visto che per questioni attinenti la trasparen-za dell’azione amministrativa ogni atto è pubblico, invito tutti gli illustri matematici che, calcolatrici alla mano, dispensano in giro cifre stratosferiche sui costi miliardari di mezzi e strumenti della Polizia Locale, magari strumentalizzati ad arte da chi, interno agli uffici comunali, è stato colto in flagranza mentre era a spasso per il corso durante le ore di lavoro e quindi ha tutto l’interesse a destabilizzare “i controllori”, ad andare a estrarre copia delle determine di acquisto dei veicoli e degli strumenti in uso e guardarne i costi. Oggi, a fronte di un parco auto inesistente fino a due anni fa, contiamo su mezzi moderni e funzionali che ci consentono di intervenire al meglio in ogni situazione, mezzi in parte in leasing (con risparmi enormi per la P.A.) e in parte di proprietà quali motocicli (€ 18.000,00 nell’anno 2009) e fuoristrada (udite, udite… € 16.900,00 usato nel 2010!!), il cui 50 % dei capitali sono stati rimborsati con fondi regionali destinati alle polizie locali che, altrimenti, sarebbero stati destinati altrove. L’anno prossimo acquisteremo l’elicottero e una portaerei (così una nuova leggenda la spaccio io per alimentare gli idioti!!). Sempre per i legalizzati “spacciatori di scemenze” si fa notare che, peraltro, esiste l’art.208 del Codice della Strada che vincola una quota pari al 50 % dei proventi contravvenzionali spettanti agli enti (che può essere anche maggiore) a interventi di sostituzione, di ammodernamento, di poten-ziamento, di messa a norma e di manutenzione della segnaletica delle strade nonché al potenziamento delle attività di controllo e di accertamento delle viola-zioni in materia di circolazione stradale, anche attraverso l’acquisto di automezzi, mezzi e attrezzature dei Corpi e dei servizi di polizia provinciale e di polizia locale ed infine ad altre finalità connesse al miglioramento della sicurezza stradale, relative alla manutenzione delle strade di proprietà dell’ente, all’installazio-ne, all’ammodernamento, al potenziamento, alla sistemazione del manto stradale, a interventi per la sicurezza stradale a tutela degli utenti deboli, quali bam-bini, anziani, disabili, pedoni e ciclisti, allo svolgimento, da parte degli organi di polizia locale, nelle scuole di ogni ordine e grado, di corsi didattici finalizzati all’educazione stradale (che noi facciamo da sempre ma dei quali nessuno parla). Considerato che i nostri concittadini si distinguono per il rispetto del codice della strada, i fondi ci sono e per quello devono essere utilizzati. Era anche questa una precisazione doverosa. I nostri concittadini sono proprio strani, predica-no tanto l’ordine e la legalità quando a sbagliare sono gli altri ma giammai sono pronti a recitare il mea culpa quando a sbagliare sono essi stessi. In quel caso sono vittime predestinate di un sistema, di uno Stato di polizia, di un regime che li opprime e non gli consente di godere delle libertà. Già…. le libertà, quelle stesse libertà che fino a due anni fa facevano indignare tutti, gridare allo scandalo, all’anarchia, alla latitanza delle istituzioni. Mi pare di vederle le auto sui marciapiedi che costringevano i pedoni a passare per strada, le mamme con le carrozzine che si bloccavano, i disabili che vedevano gli scivoli occupati dalle auto o i loro posti occupati da chi diritto non ha, gli incroci intasati dalle auto davanti ai bar, le strisce pedonali divenute parcheggio legittimato, auto in doppia fila con le persone intente a parlare tra loro e le code dietro, i ragazzi sui ciclomotori senza casco. Oggi aver ripristinato la legalità e le regole, con sacrificio ed a caro prezzo personale di tutti i miei collaboratori (per i cui attentati molti si sono compiaciuti), viene definito “la rovina di questo paese”, “la distruzione dell’economia cittadina”, quasi che l’economia cittadina fosse, fin oggi, fondata sull’anarchia e sull’illegalità, sulla prepotenza e la prevaricazione. Diceva Ed-mondo De Amicis che la civiltà di un popolo si misura dal contegno che tiene per strada. Io mi domando e domando a voi: qual è il livello di civiltà del nostro popolo? La mia risposta ve la risparmio, potete immaginarla. Due anni fa abbiamo creato un sito internet per ricevere richieste e segnalazioni da parte dei cit-tadini che avessero voluto contribuire alla crescita della nostra città, a contrastare le illegalità e le ingiustizie, a segnalare le disfunzioni. Sapete in due anni quante segnalazioni sono giunte? Credo 4 o 5 ma non di più. Dove sono tutti gli acculturati concittadini che dicono di amare il nostro paese? Si ama il proprio paese sputando sul prossimo? Vergognatevi!!! Quando qualcuno, gente che si ritiene di cultura, lamenta l’oppressione e la militarizzazione del paese io gli do-mando se si è mai trovato ad attraversare altri paesi della piana, se ha mai valicato il ponte sul Petrace, se si trova bene in quelle realtà e le preferisce; allora costui riflette e poi mi da ragione. Sapete quel’è il paradosso? Che mentre i nostri concittadini ci lanciano palate di fango addosso i maggiori apprezzamenti ci vengono dal resto della provincia e della Calabria, ove la nostra città viene additata quale esempio di ordine e legalità ed il nostro Corpo viene portato quale esempio di efficienza e operatività. I due premi conferiti a Bergamo e Riccione tra tutte le polizie locali d’Italia non sono giunti a caso, non sono dovuti al nu-mero di contravvenzioni elevate, come qualche delatore sostiene, ma sono dovuti agli arresti di delinquenti eseguiti in flagranza di reato, alle persone denun-ciate per reati urbanistici, alle persone arrestate e denunciate per reati e scempi ambientali, al sequestro di chilogrammi di stupefacenti e all’arresto di spac-ciatori legati a consorterie mafiose, per l’organizzazione e l’efficienza del servizio offerto. Questa estate non vi è stato un angolo del territorio che non fosse controllato, non un punto nel quale la viabilità non fosse scorrevole, non una festa nella quale il traffico non fosse ordinato e la viabilità fluida e garantita la si-curezza pubblica, non si sono registrate risse né episodi delittuosi, i bambini giocavano sereni nelle piazze e nella villa comunale sotto gli occhi attenti dei vigi-li, centinaia le chiamate ricevute dalla centrale operativa unica con la Polizia di Stato e centinaia gli interventi eseguiti; è stato fornito un “prodotto sicurezza” unico che tutti ci hanno invidiato. Tutti, ma non i “palmesi da piazza”!! Tutte queste cose per loro non contano, conta solo la contravvenzione che gli è stata fatta (ingiustamente, l’auto era in sosta soltanto un attimo!!) e che li ha privati della libertà di fare quel che vogliono nella “loro città”. Mi spiace miei cari, non è la vostra città, è la città di tutti, è la città della gente per bene, la città della gente onesta che vuole ordine e sicurezza, che vuole vivere serena, che apprez-za il lavoro di chi si sacrifica per il prossimo di giorno e di notte a fronte di pochi soldi. Non è la città dei nullafacenti, dei farabutti, degli ignoranti che amano sol-tanto destabilizzare e distruggere, di coloro che pretendono soltanto i propri diritti e scordano sistematicamente i propri doveri. A tutta la gente per bene chiedo di aiutarci a far crescere la nostra città ed a far si che sia un modello nel meridione, respingendo al mittente ogni idiozia fatta circolare ad arte da pochi ignoranti. A questi ultimi rivolgo un caro invito a rinsavire. L’ignoranza è temporanea, si può colmare, la stupidità invece è per sempre.

Page 8: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

8Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

punti Di vista

C’è un’altra Italia, un’Italia diversa da quella dei talk

show di Santoro e Travaglio, di Floris e Vespa, e da quella che scende in piazza per ascoltare le invettive di Beppe Grillo contro i partiti e contro la democrazia rappresentativa. E’ un’Italia della semplicità della vita quotidiana, che trova poco spazio sui media e non fa notizia nella sua disar-mante moderazione e regola-tezza. Non è l’Italia della ribel-lione viscerale, ma quella della solidarietà e condivisione; non è l’Italia contro, ma l’Italia per. E’ l’Italia di cui si fa interprete la Chiesa e, tramite il Consiglio Permanente della Cei, monsignor Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani. E’ l’Italia, dun-que, che «non è assolutamente rappresentata, né tanto meno definita, dai fenomeni peggiori a cui tanta enfasi viene data nella pubblica opinione, rischiando di creare tendenza, quasi si trattas-se di nuove scuole di pensiero e di vita». Quest’Italia è la com-ponente sana della società ed è ampiamente maggioritaria nel Paese: nel silenzio dignitoso e in spirito di sacrificio, essa vive i propri doveri, vive la realtà della famiglia e le varie relazioni, vive la sfida irripetibile della propria esistenza terrena con serietà, onestà e dedizione. E’ l’Italia di tante, tantissime famiglie che vivono la settimana lavorativa e il riposo domenicale in maniera cristiana. Un’Italia che resiste di fronte a quello che - con lu-cidità d’analisi - il presidente della Cei individua come il vero pericolo per il nostro Paese, una sorta di cancro che può roderlo dall’interno logorandone il suo tessuto connettivo: la disgrega-zione dell’«unità della persona», lo «smarrimento» del significato del vivere, la perdita del senso di appartenenza a una storia, a una comunità, a dei valori.

L’autentico problema, l’effetto più immediato della crisi dei va-lori non può essere pertanto l’an-tipolitica, ma ciò di cui essa rap-presenta il movente: e cioè, lo sfilacciamento di quello che Ba-gnasco chiama il «vincolo socia-le». La risposta a tale situazione di crisi non viene e non può ve-nire - come illusoriamente qual-che novello «grillo parlante» vor-rebbe far credere - soltanto dal mettere in piedi una «buona or-ganizzazione» dello Stato e delle istituzioni; la riscossa può venire anche e soprattutto da una presa di coscienza e responsabilità del-la necessità di cambiamento, da quell’insieme di ideali spirituali, alti e nobili, che riguardano non tanto il funzionamento di un’esi-stenza, ma il senso dell’esistere.

l’altra italiaQui l’opposizione tra la pros-

pettiva indicata da Beppe Grillo o dai talk show “gridati” e quella delineata da monsignor Bagnasco diventa veramente opposizione polare. L’Italia che ha in mente l’antipolitica e quello strato so-ciale che sta al seguito del comico genovese è quella della ribellione istintiva, dell’insulto, della dis-truzione, ben riassumibile negli eventi che caratterizzano annual-mente le riunioni del G8 e G20 nei vari paesi del globo terrestre, dove la protesta assume aspetti di attacco indiscriminato a tutte le istituzioni, di aggressione alle forze dell’ordine, di devastazione di negozi, banche supermercati. L’Italia, invece di cui parla il pre-sidente dei vescovi è l’Italia di chi vuole costruire il bene comu-ne, di chi ragiona sulle cose che non vanno per migliorarle senza abbatterle, di chi sa che il cam-biamento della società non può che partire dal cuore e dall’intel-ligenza della persona.

L’Italia del «vaffanculo...» e l’Italia che «merita un amore più grande». Sono queste le due immagini del nostro Paese che si fronteggiano sulla scena da qual-che tempo e che sono destinate ad affrontarsi negli anni a venire. La stampa e i grandi media, con qualche rara eccezione, hanno già scelto da che parte stare: caval-cano la protesta per incremen-tare le vendite - basta leggere i giornali dell’ultima settimana per rendersene conto - ma la gente di cui parla il presidente dei vesco-vi, quella che «nel silenzio digni-toso e in spirito di sacrificio vive i propri doveri, vive la realtà della famiglia e le varie relazioni» non si farà incantare così facilmente dalle sirene di chi pensa che basti annullare l’esistente per risolvere i problemi del Paese. E’ la gen-te semplice, quella che si sente popolo che ha salvato l’Italia nei momenti più difficili. E lo farà an-che stavolta.

L’estate, a Dio piacendo, è ormai alle spalle, segnata da una devas-tante deriva dell’antipolitica, im-pantanata in una palude di gossip, di veleni, di show noiosissimi, di attacchi truculenti, di campagne di stampa viscerali ed autolesioni-ste, di polemiche faziose. E l’au-tunno politico che sopraggiunge, non è da meno, perché annuncia un scenario di macerie, traversato da provincialismi beceri, da gogne mediatiche fondate sul pregiu-dizio di colpevolezza, da noiose esibizioni di personalizzazioni. Il tutto tra l’indifferenza del Paese, anzi, entro una sorta di malesse-re apatico e senza speranza, che continua a crescere erodendo le energie vitali della comunità so-ciale e del Paese.

In questa temperie tutta ita-liana di scontri e veti incrociati, gli esiti non possono essere che nefasti, perché, questa lunga, in-

di Attilio Scarcella

terminabile ondata di antipolitica ha profondamente destabilizzato il rapporto tra cittadini ed istitu-zioni, tra cittadini e partiti, tra cittadini e politica: per di più senza preparare alcuno sbocco costruttivo.

A questa situazione di sbricio-lamento e frantumazione del tessuto sociale, fa eco sempre più l’annichilimento e la disintegra-zione dell’autonomia della “poli-tica”; e ciò a causa anche delle scorribande di taluni magistrati d’assalto, nonché del protagonis-mo di alcuni media, sempre più decisi a dettare ai partiti l’agen-da delle tematiche ed il profilo

identitario entro cui affrontare e dare soluzione ai problemi. Anche l’assetto del bipolarismo - fondamentale per la modernizza-zione del Paese - è sottoposto ad un inesorabile processo di logora-mento e di frantumazione che fi-nisce per paralizzare la dialettica costruttiva delle istituzioni e per appannare l’azione riformatrice.

E’ l’inizio ormai degli ultimi fuochi che preludono alle elezio-ni anticipate e l’avvio di una sfida interminabile a chi rimane con il cerino acceso a pagare lo scotto di una campagna elettorale con-tinua, sconfinata, lunghissima... che non finisce mai!

Mons. Bagnasco

Michele Santoro Marco Travaglio

Bruno Vespa Beppe Grillo

Page 9: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 9

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

punti Di vista

di Carmela Gentile

Ci avviamo verso la fine della bella stagione;

come ogni anno i ritmi di vita cominciano a rallentare, le giornate si accorciano, si comincia a riorganizzare il proprio menage quotidiano: il lavoro, la scuola, gli impegni. Si ritorna insomma alla vita impegnata e un po’ monotona che contraddistingue le nos-tre giornate negli altri periodi dell’anno.

La cosa curiosa, per chi vive in una cittadina del sud come la nostra, è il cambiamento che essa subisce nel periodo estivo. Per un mese la città cambia; si anima di notte, si riempie di vita e di gioventù e si, perché no, anche le per-sone in età, escono dal proprio guscio e riallacciano vecchie relazioni, nuove amicizie.

In ogni piazza, in ogni an-golino c’è un complessino che suona, si canta, si balla, si va al cinema e al teatro e ci si il-lude, per un mese all’anno, di vivere in un posto brulicante di vita e di divertimento, di incontri e di scambi. Anche se l’Amministrazione comu-

L’ESTATE STA FINENDO… nale non ha grosse risorse da destinare all’animazione delle serate estive, quel poco che riesce ad organizzare insieme alle iniziative dei privati, con-tribuisce ad alimentare quel fermento che, anche solo per un mese all’anno, ci da l’illusione di vivere in un posto allegro e pieno di vitalità.

Ma la vera sorpresa sono le visite guidate ai sugges-tivi luoghi della nostra città. Angoli remoti e dimenticati che ci rimandano ad un pas-sato niente affatto recente. Si scopre così una città segreta, fatta di grotte sotterranee sca-vate a mano nel tufo (forse da antichi monaci greco-ortodossi sfuggiti alla persecuzione) che arriverebbero niente meno che nelle viscere di Palmi, fino ad un lago sotterraneo e segreto; per non parlare poi dei recenti scavi di Taureana che ripor-tano alla luce, un’antica strada di epoca romana forse un an-fiteatro; un tesoro sepolto di inestimabile valore.

Per gioco, ho provato ad im-barcarmi su uno di quei pullman e ho scoperto che sono pieni di gente e non si tratta solo di turisti, ma so-

prattutto di palmesi affezio-nati come me, che per una volta giocano a fare i turisti nella propria città e a guar-darla con occhi un po’ diversi. Allora mi viene spontanea una riflessione: siamo davvero fortunati, viviamo in un posto che ha i più bei tramonti del mondo, il sole, il mare e le vestigia di un antichità che ci rimanda ad epoche lontane e ad un passato glorioso.

Forse quello che manca a noi palmesi, a differenza dei cit-tadini di Comuni vicini e meno fortunati di noi, è proprio la mancanza di quel sano orgoglio di essere palmesi e meridio-nali. Perché questa non è una condizione da celare e di cui vergognarsi, al contrario, se si educassero i giovani nel culto e nel rispetto della propria città, se si insegnasse loro a valoriz-zarne le bellezze e le tradizioni culturali, forse si assisterebbe ad una vera rinascita.

Ma io sono una inguaribile nostalgica ottimista, credo nell’uomo e nelle forze della natura da cui è impregnato, do’ fiducia alle nuove gene-razioni e sono convinta che bisogna smetterla di fuggire

sempre verso luoghi più grandi e caotici, verso città che non sono a misura d’uomo, ma solo dei mostri meccanici che schiacciano la nostra umanità. La recente crisi economica occidentale ha dimostrato quanto siano fallaci i progetti di puntare tutto sulla crescita economica e tecnologica a spese delle attività meno spe-cialistiche, ma certamente più basilari, dei piccoli lavori ma-nuali e artigianali che in mani-era pratica e modesta fanno andare avanti la nostra vita quotidiana. Per questo motivo credo che, solo un ritorno verso l’umanizzazione del la-voro ed un più stretto contatto con la terra e la natura, possa farci riemergere dalla crisi e dal baratro in cui inesorabil-mente rischia di sprofondare la società occidentale ipertec-nologica e globalizzata.

Per cui, diciamo arrivederci alla prossima estate e caliamo-ci nuovamente nella nostra tranquilla quotidianità, ma conserviamo nel nostro animo quella scintilla di vitalità che l’estate riesce a riaccendere e che ci consente di affrontare meglio il grigiore della vita.

Popolo, popolo, tutti parla-no del popolo come se il

popolo fosse la ragione, la verità assoluta, nella realtà esiste una costituzione, alla quale, se si è uomini civili, e non populisti e manovratori di popolo, bisogna attenersi. La Costituzione preve-de che caduta una maggioranza, il Presidente della Repubblica ha il diritto e il dovere di indagare se vi è una maggioranza alter-nativa con un incaricato da lui designato dopo avere ascoltato tutti i partiti. Se questa maggio-ranza c’è, non si vota e si fa un altro governo con pieni poteri, altrimenti, se la maggioranza non c’è, allora, il Presidente scioglie le camere e si va al voto. Questa è la realtà e la verità della questione votazioni, il resto è populismo, mistifica-zione e interesse personale. A coloro, che interpretano e fanno

Resistere, resistere, resistere.le leggi a loro uso e consumo, bisogna ricordare che l’articolo 67 della Costituzione Italiana, ricca di anticorpi perché nata dopo una dittatura, stabilisce che: “i membri del parlamento rappresentano la nazione e sono eletti senza vincoli di mandato”. La libertà che tale articolo riser-va agli eletti rappresenta uno di quei famosi anticorpi, di cui ha parlato il Presidente della Re-pubblica, a difesa della libertà del popolo che potrebbe essere ingannato. Tale libertà, signifi-ca, che gli eletti non dipendono dalla volontà di un capo partito o capo popolo al quale devono essere asserviti, come grida il capo del governo, ma lascia agli eletti, ai quali il popolo ha delegato la rappresentanza, la possibilità di pensare liberamen-te, ognuno con la propria testa, “senza vincoli di mandato”, garantendo quindi la pluralità e non l’oligarchia. Fini e finiani

di Carmelo Infantino

rappresentano pertanto, con la loro libera espressione di voto, una garanzia alla libertà e non sono i traditori degli elettori come si vuol far credere da chi manipola l’informazione tele-visiva e mediatica secondo i propri interessi. Il Manovratore ha così astutamente agito che si è creata una legge elettorale che è qualcosa di diabolico: ha sottratto al popolo la libertà del voto e il popolo non se n’è neanche accorto. Ecco perché vuole le elezioni subito perché sa che con questa “porcata” di legge elettorale e con il potere mediatico nelle proprie mani, il popolo sarà ancora una volta controllato, manipolato e incan-tato e la vittoria sarà sicura. Ma chi ha testa per ragionare può farlo, e girare le spalle “all’im-peratore”, così com’è stato definito dalla moglie, al quale tutto è dovuto, perché è lui l’unico capo, è lui che stabilisce chi sarà eletto e chi no, in base al grado di servilismo meschino che il candidato avrà dimostra-

to. E a girare le spalle a Cesare incominciano a essere in tanti: da Casini, alla moglie, da Fini, alla Chiesa che con suoi diversi alti rappresentanti non manca ormai giorno che non si esprima contro il governo invocando mo-ralità e legalità. A chi ha capito tutto ciò, non resta che il dove-re civile e morale di resistere, resistere e resistere per “impe-dire il naufragio della coscienza civica nella perdita del senso del diritto, ultimo ed estremo ba-luardo della questione morale” come disse ormai diversi anni fa, nel 2002, il Procuratore Gene-rale presso la Corte d’Appello di Milano Francesco Saverio Borrelli. Egli, come Montanelli e qualche altro comune mortale, come il sottoscritto, aveva ben capito sin da allora gli interessi del governo italiano della se-conda Repubblica e denunciò al popolo, nel suo discorso d’inau-gurazione dell’anno giudiziario, il dissesto giuridico e morale che si stava avviando, sperando che il popolo, liberamente, capisse.

Page 10: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

10Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

la nostra terra

di Enzo Maio

A Pellegrina, ridente fra-zione del comune di Ba-

gnara Calabra, adagiata su una delle colline che sovrastano la rinomata Costa Viola si è svol-ta, il 12 agosto scorso, la 18° Edizione della Sagra del Pane di Grano.

Abbiamo, come in tutte le edizioni, offerto ai numerosi partecipanti, i prodotti tipici lo-cali: il “pane conzatu”, la “pitta conzata”, i “granetti”, il “biscot-to di grano” e a questi prodotti gastronomici abbiamo aggiunto un prodotto artigianale, un piat-to di ceramica dipinto a mano, apprezzato moltissimo dai tan-tissimi degustatori riversatesi quella sera nella suggestiva ed accogliente piazza Maria SS. An-nunziata (in Pellegrina) dove si è svolta la manifestazione.

Abbiamo avuto la presenza dell’On. Mario TASSONE, dell’as-sessore al comune di Roma NAC-CARI, dell’On. Santi ZAPPALA’, del dott. Lamberti Castronovo,

I VINCITORI SONO STATI:

scuOla elementare (solo le Quinte Classi):

1º CLASSIFICATO: barila’ Francesca classe Vª A (centro)2º CLASSIFICATO: ciccOne Mara classe Vª C (centro)

scuOla media statale:1º CLASSIFICATO: rOmeO Federica classe IIIª sez. I (Pellegrina)2º CLASSIFICATO: fazzari Ivana IIIª sez. I (Pellegrina)

18° ediziOne della sagra del pane di granO

del consigliere provinciale Gre-gorio FROSINA, dell’amminis-trazione comunale di Bagnara Calabra con il Sindaco Cesare ZAPPIA, gli assessori SPOLETI e PARRELLO, oltre che della stam-pa (Gazzetta del Sud), della te-levisione (RTV) e della radio (Ra-dio Touring).

Durante la manifestazione sono stati premiati i vincitori della 2° edizione del Concorso di Disegno “Il pane di grano e la Ceramica: tradizioni della nostra terra”, concorso destina-to agli alunni delle classi quinte della Scuola Primaria del Circo-lo Didattico “V. Morello”, e agli alunni di tutte le classi della Scuola Secondaria di I grado “U. Foscolo”.

Sulla scia dell’inatteso suc-cesso riscosso dalla 1ª Edizione, i partecipanti, quest’anno, sono aumentati e, a tal proposito, ci corre l’obbligo di esprimere ai Dirigenti Scolastici, ai docenti ed agli alunni partecipanti i sen-timenti della nostra più profon-da gratitudine nonché il nostro

ringraziamento per la qualificata collaborazione offerta, con l’au-gurio che insieme potremo anco-ra programmare ed attuare nel nostro territorio altre iniziative di carattere socio-culturale.

La serata è stata allietata da uno spettacolo musicale che ha

intrattenuto e divertito i nume-rosissimi presenti. (più di 2000 persone), che hanno trascorso una serata allegra e spensiera-ta, riscoprendo il gusto delle vecchie tradizioni e degli antichi sapori, nella convivialità e nella cordialità, valori peculiari della nostra terra di Calabria.

La Sagra a Pellegrina

“Abbraccia l’Italia” è arrivato in Calabria. Dal 29 al 31 agosto il tour unpli, patrocinato dalla Commissione Nazionale Italiana Unesco, ha toccato infatti pal-mi (rc) per raccogliere video, foto e pubblicazioni e ha realizzato interviste ai detentori di saperi e memorie legate alla cultura del territorio. La località ca-labrese entra così a far parte di una rete di altre 25 sparse in tutta Italia e coin-volte dal progetto Unpli che si propone di custodire e valorizzare il patrimonio culturale immateriale italiano.

Nata da un’idea semplice ma ricca di significato, “Abbraccia l’Italia” è un’ini-ziativa volta a promuovere la valorizzazione del patrimonio immateriale, met-tendone in evidenza le potenzialità ai fini dello sviluppo sociale, culturale ed economico. Il progetto si servirà delle preziosissimo aiuto e delle capacità della Pro Loco del luogo che già si occupa di salvaguardare e alimentare il patrimonio culturale locale. Nel progetto saranno coinvolte anche le scuole.

“I motivi che hanno spinto l’Unione delle Pro Loco d’Italia a promuovere e rea-lizzare questo progetto – dichiara il presidente Unpli claudio nardocci - sono moltissimi. Tra i tanti spicca la volontà di stimolare la trasmissione del patrimo-nio culturale orale (saperi, artigianato, tradizioni, enogastronomia) da parte de-gli anziani verso le nuove generazioni che sempre più crescono prive di manuali-tà e di conoscenze legate alla natura e alla cultura del territorio in cui vivono. Il materiale raccolto – conclude Nardocci - sarà poi archiviato nella biblio-mediate-ca di Civitella d’Agliano, che sta diventando un vero e proprio scrigno dei saperi e delle culture di tutta Italia che rischiano di andare perdute”.

In occasione della visita in Calabria è stato organizzato anche un incontro pubblico lunedì 30 agosto alle 12,00 presso la Sala Consiliare del Comune di Pal-mi. ha presentato la scheda del patrimonio culturale immateriale palmese roc-co militano in qualità di consulente del Comitato reginale unpli il quale è ri-uscito ad ottenere dal Presidente nazionale l’assegnazione a Palmi del progetto nel settembre 2009, quando la Pro Loco era inattiva ed addirittura non iscritta all’Unpli, solo per proprio prestigio personale nell’ambito della rete regiona-le delle Pro Loco. Palmi sarà così inserita nella guida turistico-culturale e nel-la bibliomediateca con le sue feste della Varia, di San Rocco, di San Fantino e dell’Ottava di Carnevale. Al convegno hanno partecipato il Presidente della Pro Loco rocco deodato, l’Assessore alla Cultura nunzio lacquaniti e l’Assessore al Turismo di Palmi francesco trentinella oltre a molte rappresentanze del mondo dell’associazionismo palmese.

il tOur di “abbraccia l’italia”

arriva in calabria

Page 11: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 11

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

citolena (urDipili)

Omnia munda mundis “Tutto è puro per i puri”

E Maurizziu s’arriposatali e quali a Santu Rroccu‘ndi dassau comu na rosa

bronzu e petra ‘nta nu bloccu.

Acqua frisca di funtanaora grunda ‘nta ddhu muru,scrusci comu na campanape nu tempu imperituru.

Ora u cori parmisanuchinu i gioia e ddivozzioni

si lu porta sup’a manunon s’a sperdi st’emozioni.

Ogni luci comu stiddhaduna lustru ‘nta ddhà chiazza

‘nta ogni cori na spisiddhaporta amuri e lu rringrazzia.

Giuseppe Cricrì

Vincenzo, un ex appaltatore di Palmi, decise di entrare negli anni novanta, come dirigente nella Palmese. Era alla prima esperienza nel mondo dello sport e, non conoscendo le regole di una so-

cietà di calcio, agiva a ruota libera, secondo un suo codice. Una domenica, in occasione di una partita di campionato iniziata male, entrò nello spogliatoio durante l’intervallo, con la sigaretta in bocca mentre l’allenatore stava dialogando con la squadra e, interrompendolo con fare arrogante disse: “Mister! O si vinci o vi mandamu a tutti pà casa; ccà cavaddhi a staddha no’ ‘ndi mantenimu”. La reazione dei calcia-tori fu istantanea, da indurre il dirigente a fare dietrofront. Questo episodio, lasciò strascichi in seno alla squadra, tanto che il presidente organizzò una cena chiarificatrice, per riportare il sereno tra i calciatori. Quella sera il dirigente si presentò con salsicce e alcune caciotte di formaggio. Dopo i chiarimenti, la se-rata proseguì con spirito goliardico. A distanza di un paio di settimane, si verificò un altro episodio incre-

scioso. Protagonista lo stesso dirigente che seduto in panchina, pre-tendeva di suggerire una sostituzione all’allenatore. Richiamato dal presidente, la società fu costretta a riunirsi per i necessari provvedi-menti. Vistosi accusato e, avendo tutti contro, decise di dimettersi, chiedendo la restituzione della quota versata, compreso i soldi spe-si per l’acquisto delle salsicce e del formaggio. Il compianto Ciccio, economo della società, con tono ironico e in mano la lista di rimbor-so, fece osservare al dirigente dimissionario che la cifra da rimborsa-re non era reale, in quanto anche lui aveva mangiato. A quel punto si alzò di scatto e disse: “Ddhù jornu vi mangiastu la cona! Non provai mancu nu gruppu i satizzu e du casu - (formaggio) - ‘ntisi sulu l’odo-ri. Se voi, curreggi u prezzu, inveci i 55mila, scrivi 45”.

R. Cadile

In questo numero di Madreterra, nella rubrica “CITOLENA”, non potevo non dedicare la vignetta del mese ad un’artista come MAURIZIO CARNE-VALI, che, con la realizzazione della splendida “Fonte di San Rocco”, resterà, per sempre, nella storia di questa città.

Ognuno ha un proprio modo di esternare i sentimenti verso gli altri, a seconda delle proprie prerogative e qualità, io lo voglio fare, a modo mio, attraverso le “mie caricature” che a volte esprimono significati che vanno al di là di frasi fatte, di retoriche e di belle parole.

Incastonare, nella bozza da lui disegnata, il volto di Maurizio, mi sembra un modo originale per immortalare un’artista che, con grande merito as-sieme ai suoi amici, ha riscosso consensi senza precedenti, nella storia artistica di questa città.

L’opera, che si erge, con tutta la sua bellezza, nella piazzetta di San Rocco, oltre al valore, più volte ribadito, di fede e di tradizione, per noi che l’abbiamo realizzata, con amore, sacrifici, dedizione e spirito di appartenenza alle proprie radici, resterà per sempre un segno indelebile di un’ami-cizia sincera e autentica, nata tra le macerie, le ansie, i sacrifici dei lavori nel cantiere della Fonte di San Rocco. Uomini che hanno creduto nella realizzazione di un sogno a dispetto di tanti ostacoli e preconcetti, ma che dimostra, se ce ne fosse ancora bisogno, che quando c’è purezza di ani-mo ed amore verso ciò che si vuole fare, tutto viene spazzato via. Di questa autentica ed originale avventura rimarrà un ricordo, per chi ha avuto la fortuna di partecipare, che lo segnerà per tutta la vita. Grazie Maurizio, con affetto da Saverio e da tutti i “tuoi amici”.

n.b. - …e non finisce qua!

Il dirigente “particolare” della U.S.Palmese

‘a megghjiu parOla è chiddha chi nOn si dici!

di Saverio Petitto

Page 12: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

12Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

cultura e FolKlore

di Cettina Angì

II Cinema - teatro Cilea fu inaugurato dal famoso attore

Carlo Ninchi, appartenente ad una storica e importante famiglia di attori, con lo spettacolo di prosa “ii cardinale dei medici”, e per quasi un quarantennio, dal 1920 in avanti, la piccola sala liberty, fu protagonista di molte manifesta-zioni artistiche, alternate anche a proiezioni di film di successo. Intensa è stata l’attività teatrale tra spettacoli di operette, rivista e opere liriche che si susseguiro-no, con importanti Compagnie, maestri, interpreti e direttori d’orchestra, che i gestori, i fra-telli Arena, facevano giungere da ogni parte d’Italia. In particolar modo, si ricorda una trascinante rappresentazione della “arle-siana”, interpretata dal famoso tenore Tito Schipa, il quale, per

CINEMA - TEATRO CILEA- E’ tempo di riappropriarci del nostro passato, delle nostre tradizioni, delle nostre radici -

la redazione di madreterra ringrazia i sigg. recordari e badolati per la gentile disponibilità

l’entusiasmo del pubblico presen-te, dovette concedere ripetuti bis. Il Cilea era l’unico cinema-teatro della zona e, per questo motivo, gli spettatori erano sem-pre numerosi. La programmazio-ne prevedeva due diversi orari di spettacolo, per differenti tipi di pubblico: l’orario pomeridiano, destinato per lo più a donne e ragazzi e l’orario serale, per un pubblico maschile. L’attesa veni-va addolcita dalle leccornie che donna Grazia esponeva sul suo banchetto, posto vicino all’en-trata del cinema. Quindi, parlare del Cinema - teatro Cilea è un po’ parlare della nostra storia, della storia di un cinema di paese, pun-to d’incontro di tanti, dagli anni 20 in poi, ed anche di quel modo antico di vivere il cinema popola-re, come pura fantasia e magia. Raccontare di gente che riempiva la piccola sala, quella sala dove particOlare della balaustra stile “LIBERTy”

Page 13: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 13

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

cultura e FolKlore

la redazione di madreterra ringrazia i sigg. recordari e badolati per la gentile disponibilità

c’era il ricco proprietario e il po-vero contadino, che riguardava lo stesso film 10, 20 volte, fino ad impararne le battute a memoria ed imitarne i gesti. Insomma, il racconto di un’Italia e di un tempo che cancella la memoria collettiva che, sembra progressi-vamente non esistere più ; quasi a sottolineare la perdita della co-noscenza di un passato recente, un cambiamento del costume e un’evoluzione della società che, non sempre, conducono a muta-menti significativi. Parlare di un cinema dei kolossal americani ed italiani che facevano sognare grandi e piccoli, unica distrazione in un periodo di povertà e di rico-struzione, quando tra le difficoltà della vita, si cercava di lasciare uno spazio all’immaginazione del grande sogno rappresentato dal cinema, da frapporre ad una realtà pesante da vivere, addol-

cendola nella fantasia di una vi-sione così vicina da potersi toc-care, cercando quasi di entrare dentro quel grande lenzuolo bianco; quando ci si acconten-tava e bastava poco per sogna-re, emozionarsi, sorridere; tutti uguali davanti alle scene di un film, di uno spettacolo, tutti con le stesse reazioni, condividendo gli stessi sentimenti, risate, la-crime, fischi; un luogo, che non tutti potevano frequentare, per-ché la maggior parte della gente si alzava presto la mattina, per andare a lavorare nei campi e ritornare la sera stanca; dove i ragazzi scoprivano la vita attra-verso le storie narrate nei film. Il Cinema Cilea, anche luogo di ritrovamento di frammenti di un’ importante pellicola storica, come nel caso della recente sco-perta dell’unico originale di un cortometraggio, “il ruscello di ripa sottile”, girato da Rossel-lini nel 1941, avvenuta proprio all’interno del Cinema Cilea da un videoperatore palmese, Do-menico Murdaca, in maniera del tutto casuale, dopo una sua vi-sita al vecchio Cinema, dettata da motivi nostalgici, ed arrivata fino al Festival di Cannes prima e a quello di Roma dopo. Nono-stante questo nobile passato, entusiasmante, ricco di fermen-ti, di vivacità culturale, oggi, noi palmesi, abbiamo lo stes-so sogno e bisogno che i nostri predecessori ebbero nel lontano 1800, cioè quello di un cinema, di un teatro, di un luogo, insom-ma, dove trovino giusta realizza-zione le nostre nobili tradizioni; non un semplice cinema, ma un luogo d’incontro e di confronto aperto a tutte le classi sociali. Concludendo, voglio pensare al Cinema - teatro Cilea come un ad un vero e proprio palcosceni-co di vita che resterà per sem-pre nell’anima del nostro paese e che per questo, non deve es-sere mai dimenticato.

Page 14: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

semplicemente...palmi

Page 15: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 15

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

cultura e FolKlore

Il basso litorale tirrenico del-la Calabria, come d’altronde anche gli altri, oltre a caratte-rizzarsi in passato per le razzìe compiute dai pirati turcheschi a fine di catturare gente iner-ma da trasferire sui vascelli per indi ridurla in schiavitù, si è di-stinto del pari per la situazione opposta. Infatti, nei nostri paesi la presenza di islamici nel ruolo di schiavi è bastantemente do-cumentata. I motivi di questo fenomeno si rivelano molteplici. Non era raro che legni cristiani catturassero naviglio barbaresco e ne riducessero in cattività gli occupanti, che poi vendevano al miglior offerente. Ma si ve-rificava anche che pirati della Mezzaluna approdati sulla terra-ferma al consueto scopo di co-gliere all’improvviso gli abitanti, fossero a loro volta sorpresi e ridotti in prigionìa. Comunque, c’era sempre la possibilità di approviggionarsi al fiorente mercato della vicina Messina, per cui nobili e benestanti non si facevano proprio scrupolo di acquistare un povero disgraziato da tenere in segregazione per i propri bisogni. Una volta asse-gnato ad un padrone il malcapi-tato di turno perdeva la propria identità e, volente o nolente, era costretto a cambiare nome e ad accettare i dettami della religione cattolica.

A Palmi e a Seminara, il casa-to più in auge, quello dei feuda-tari Spinelli, non si rendeva cer-to assente nella gara di accapar-ramento di una simile merce. Un primo caso si rivela quello della venticinquenne Lucrezia Spinelli deceduta il 19 settembre 1673 a Seminara e indicata nell’atto parrocchiale quale «serva olim del Principe di di Cariati uxor ad prasens Antonii Stefanello li-bera». È chiaro trattarsi di una schiava, cui è stato appioppato il nome e il cognome di una no-

bildonna del seno dei proprie-tari, che ad un certo momento è stata resa libera e fatta con-volare a nozze con un cittadino.Varie persone di casa Spinelli avevano riportato in passato tali generalità.

L’evento più eclatante si rive-la per Palmi quello riguardante la cerimonia proprio del battesimo di uno schiavo turco del principe d. Giovan Battista Spinelli. Era il 26 agosto 1780 ed il rito ave-va luogo nella chiesa di S. Ma-ria del Soccorso. Il nuovo adep-to acquisito coercitivamente o meno, che apparteneva, come è dato leggere nell’apposita par-ticola del libro parrocchiale, alla «Mahumedanica Secta», veniva a fregiarsi in quel giorno dei nomi del suo signore e dei padrini uf-ficiali. D’allora in poi si sarebbe dovuto chiamare Giovan Batti-sta, Gennaro e Domenico. Suoi compari erano per l’occasione d. Pasquale Grasso, che rap-presentava il duca di Seminara d. Scipione Spinelli e d. Filippa Grillo, che faceva le veci della principessa d. D(omenica?). La Grillo, con tutta probabilità, era esponente del ceppo oppidese di tal nome.

Ma non solo i feudatari si pre-occupavano di comprare schiavi. Lo facevano anche persone di va-ria estrazione, come nobili, ma-gnifici e dottori. Restringendo la ricerca a Palmi, si ricava quanto segue. Il 16 dicembre 1614 tale Giuseppe, schiavo adulto del dottor Giusimene Lombardo, ve-niva battezzato dall’abate Pasco Marando con padrini Camilla La Porta e Marcantonio Licari. Il 16 ottobre 1620 si portava al sacro fonte il neonato Benedetto, figlio di Caterina, schiava di Scipione Benedetto. Come si vede. Sta-volta era il figlio di una schiava ad assumere il nome del padro-ne. Nel 1646 moriva un Etiope di 28 anni a nome Girolamo, manci-pium di Giovan Battista Repaci, che per l’addietro risulta essere

stato battezzato nientemeno che dal vescovo di Mileto.

Nel recupero degli islamici al Dio dei cristiani, sicuramente i più decisi erano gli ecclesiastici. Nel primo sinodo tenuto nel 1587 il vescovo di Mileto Del Tufo, fa-cendo notare come nella circo-scrizione vivessero alcuni schiavi infedeli, invitava i responsabili delle parrochcie ad usare «le loro esortazioni, o de’ Predica-tori, o d’altri che ne vedranno in ciò atti» e fare in modo «di indurli alla Fede Cattolica, et effettuandosi non faccian quelli conversar con infedeli». I poveri turchi risiedenti forzatamente in Calabria, ma presumiamo amche altrove in Italia, dovevano esse-re tagliati fuori da quello che un tempo era stato il loro mondo!

schiavi turchi a palmi

Busto e dipinto del corsaro Occhiali

Rappresentazione di un’incursione turca a Reggio nel 1522

di Rocco Liberti

Page 16: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

16Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

itinerari

Sonavan le quiete stanze che bel titolo per il nuovo libro

del Prof. Santino Salerno estrapo-lato da tutte le pagine che lo scrit-tore Leonida Repaci ha scritto sul-la residenza della Pietrosa, la casa comprata dal fratello maggiore nel 2.8.1915 per sedicimila lire.

Questa casa è stata fatica e come per dire con le parole di Re-paci “la bonifica fu per me pagina di musica suonata a quattro mani da me e da Ciccio Parisi, l’impegno ci prese la mano, per anni quindici circa, non pensammo ad altro che ad una cosa sola: a fare più bella la Pietrosa, a migliorare la terra e la casa, a costruire armacie, a fare muri con mattoni e ferro portato sulla testa da donne di Bagnara”.

Una bellissima ed ingegnosa pazzia di due coloni calabresi.

La Pietrosa è un sasso lanciato contro la malasorte diceva Repaci.

Oggi se si percorrono 600 me-tri in macchina dalla stazione sul-la nuova strada asfaltata si arriva fino alla casa Repaci completa-mente restaurata: bella e bianca con ampia terrazza, le cornici del-le finestre in pietra grigia (come quella di Palmi) e le persiane di le-gno stagionato come le nostre an-tiche case di campagna.

Poco più in là verso Sud e nasco-sta (non indicata da un banale car-tello) si può scoprire la guardiola.

Essa è un osservatorio per la pe-sca del pescespada piantato sullo sprone di una roccia, che mescola l’odore del mare a quello acutissi-mo delle erbe cotte dal sole .

Vivente Repaci, la Pietrosa fu meta di editori, scrittori, artisti trai quali Achille Modigliani, Bom-piani, Zavattini, Guido Calogero, Antonio Altomonte, Domenico Zap-pone e tanti altri e lui era solito ac-compagnarli alla piccola Guardio-la dove si godeva del meraviglioso paesaggio e si parlava di tutto, di libri, di incanti e di poesia.

Come nella terrazza di Berto negli stessi anni a Capo Vaticano.

Entrati dal cancello sempre aperto della casa Repaci si ha la sensazione dell’abbandono, pur in un ameno ambiente, il silen-zio ci attanaglia lo spirito con la sensazione che qualche processo di vita si sia arrestato e che il no-stro vissuto di Palmesi abbia avuto un termine, una involuzione nella crescita: come è possibile che al-tri non possano godere delle bel-lezze di questo posto ,che non ri-escano a sentire come Leonida e non amino far risuonare alme-no i gradoni della Guardiola: po-chi amici che si siedano insieme a raccontarsi la vita?

Come non augurarsi che questo paradiso si possa riempire di gen-te di Palmi e della Piana e si pos-sa affidare a feste, poesie, musica ed arte ed a cose semplici quanto ognuno di noi può percepire se si soffferma più di 15 minuti in que-sto luogo pieno di ricordi, di sug-gestioni, di affanni e di storia.

Sarebbe bello che noi cittadini di Palmi risentissimo questa mu-sica nelle stanze quiete di questo sacro posto.

Nelle stanze ampie della Casa, Cilea ha scritto la partitura del se-condo atto dell’Adriana. assecon-

dando quel bisogno di musica che, in noi calabresi, si identifica con la voce del mare sullo scoglio.

Una voce che ha quasi sempre la tenerezza del canto dei ranocchi nelle sere d’estate, ma può ave-re la terribilità di una lacerazione apocalittica quando il ponente ed il maestro, fanno della costa una sonante officina di demoni.

La statua di San Rocco è stata un sogno che si è realizzato...

Perchè coloro che hanno condot-to a questa impresa non individua-no nuovi obiettivi ed uno in parti-colare… il più difficile… quello di riunire la maggior parte della popo-lazione di Palmi in un unico abbrac-cio alla nostra Città e alla nostra Madre Terra perchè si possa crea-re qualche cosa di nuovo, di solida-le e non di rottura, e si possa esse-re orgogliosi di presentare agli altri quanto noi abbiamo creato e quan-to i nostri padri hanno costruito.

Il prossimo anno chiediamo le chiavi della casa Repaci all’Ammi-nistrazione Comunale per un solo giorno ed inventiamoci una festa unica e… risuoneranno per un at-timo queste quiete stanze.

Quanto e’ stato fatto quest’esta-te a Palmi rifatto in un’unica gior-nata e magari sotto le stelle ed ac-cogliere tutti nel grande uliveto, nelle famose armacie costruite

con sudore da Ciccio Parisi.La stanza del Jazz con i fratel-

li Mazzù, la lirica della cantan-te Lombardo, i gruppi musicali di Palmi e perchè no degli Idà, dei Surace, di Martino Schipilliti e del grande pianista Giuseppe Branca-to e di altri che hanno trasmesso agli strumenti il nostro modo di essere Palmesi e di sentire quan-to ha percepito il maestro Cilea in questi luoghi.

Giornata dedicata alla nostra epidemica malattia della Palmitu-dine e ritrovarci insieme palmesi di oggi e di ieri nel ricordo delle nostre radici e nel sperare in futu-ro dei frutti del nostro albero: ni-poti e pronipoti affetti dalla stes-sa malattia.

Grande fiaccolata tra gli uli-vi alla ricerca dell’Esploratore e sotto i verdi rami del fico sentire il frastuono delle cicale… e poesie lette alla Guardiola… e falò sulla spiaggia della pietrosa a racconta-re di noi e di altri e far rivivere personaggi e libri.

Godere dell’invidia dei vicini della Piana che sentono che vi-vere a Palmi è respirare qualche cosa di diverso.

“E’ ritornato mio questo scon-finato spazio turchino in cui fisso gli occhi ridivenuti bambini, dopo tanto naufragare in essi di cieli

notturni: è mio quest’acuto profu-mo di scogliera che vince il chiuso ardore della vite e i fiati amati dei garofani selvatici sparsi tra i mas-si: è mia questa flora sottomari-na che fa sembrare le rocce donne con i capelli sparsi sulle nude spal-le: son mie queste farfalle bian-che che volano sul pelo dell’acqua lasciando una piccola scia candida tra i barbagli dell’onda del sole: son mie le lucertoline che prendo-no il sole sulla gobba degli scogli: è mia, infine, la libertà di muo-vermi come un dio pagano in uno scenario portentoso sotto l’occhio di una natura benigna, alla quale le infinite fecondazioni non hanno tolto la castità dell’offerta”

ho letto queste poche pagine di Repaci ad un Palmese che non ri-tornava da molti anni.. e lui ha pianto.

Mi accorgo che quasi tutto que-sto mio articolo è stato costruito sulle parole dello scrittore Leonida Repaci, ma lui non me ne vorrà.

Come diceva al poeta Neruda il “postino” Troisi: le tue poesie una volta scritte sono di tutti e queste servivano per conquistare il cuo-re della bella e prosperosa Cuci-notta… a me sono servite per far innamorare e rinnamorare altri di Palmi e questo mi sembra una col-pa di minore gravità

risuOnavanO le quiete stanze...

di Gianfranco Lucente

un bellissimo tramonto sulle eolie visto dalla guardiola di casa repaci

tommaso del re, santino salerno e marcello mascalchi a villa repaci

Page 17: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

Esistono luoghi speciali in giro per il mondo ove accadono eventi e storie straordinarie per la loro unicità, tanto speciali che all’uo-mo, per spiegarne le cause e gli effetti a volte non basta la logica suggerita dalla scienza e dal sapere, ma diventa per lui quasi necessario, perfino attraente, il ricorso alla magia e alla leggenda.Lo Stretto di Messina è uno di questi luoghi, ove da sempre il fascino della natura alimenta il mito e la storia, che si fondono per partorire mostri e creature da sogno, tanto incredibili e fia-besche da entrare nell’epopea.La fata Morgana è una di queste creature chimeriche. Una fra le tante leggende narra di un Re Visiogoto che avendo raz-ziato l’Italia in lungo e in largo, giunto in fondo allo stivale si sia fermato poiché, privo di idonee imbarcazioni che potessero fare attraversare al suo esercito lo Stretto. Ma ad un tratto il barba-ro vide sulla riva una fanciulla incantevole che gli diceva: “Vuoi far tua quella meravigliosa isola? Guarda è a pochi metri da te, non hai che da prenderla!!” Im-provvisamente guardando nello specchio trasparente dell’acqua del mare si scorgevano a portata di mano i monti della Sicilia, le pendici ricche di aranceti e uli-veti, e poi edifici, ville e giardini bellissimi, popolate di genti con cavalli, asinelli intenti a traspor-tare merci e passeggeri, fra piaz-ze sontuose e mercati. – “Che cosa aspetti? -Diceva la voce ammaliante della fanciulla- Muo-viti, anche quel regno sarà tuo!!” Tutto era lì, alla sua portata, a pochissima distanza dalla riva ed allora il re barbaro, alla testa dell’esercito non resistette alla tentazione di passare la sponda per compiere altre conquiste, altri atti vandalici di razzia e depredazione. Si lanciò in mare con la sua cavalcatura, ma ad un tratto, insieme alla fanciulla, tutto sparì ed egli, che non sape-va nuotare, inghiottito dai flutti annegò miseramente. Morgana lo aveva colpito!! Fin da bambino avendo letto del-la leggenda del re Visigoto morto annegato nelle acque dello stret-to perché beffato dall’inganno della maga, ho sempre sognato di poter assistere a questo prodigio della natura. ho sempre chiesto ai miei amici residenti a Reggio Calabria se sia mai capitato loro di scorgere questa singolare for-ma di miraggio, ma le risposte che ho avuto sono sempre state abbastanza vaghe. Mi sono quindi documentato ricer-cando notizie in testi specifici ed ho trovato tre importanti, antiche pubblicazioni: quella del palmese

La fata MorganaFenomeno ottico o maliardo incantesimo?

Michele Saffioti del 1837- lo stu-dio del Dott.Vittorio Boccara del 1902- e le conclusioni di Giovanni Costanzo del 1903; dalle quali ho tratto le notizie che ora esporrò.L’etimologia suggerisce varie ipo-tesi, la prima, vede nelle parole greche μόρα γανόω ( leggi: mora ganoo) il significato di esercito ap-parente, giacchè le prime a veder-si in quelle acque al lido sarebbero immagini moltiplicate di uomini a piedi e a cavallo armati e a guar-dia di fortini adiacenti al mare. Il nome Morgana secondo altri sarebbe ascrivibile alla domina-zione dei Normanni, allorquando essi attribuivano queste appari-zioni straordinarie ai sortilegi di questa maga, sorella di re Artù, allieva del mago Merlino, di cui erano veneratori. Alcuni vicever-sa derivano la parola “Morgana” dall’arabo merquiam che significa munito di magia, altri dal tede-sco morghan che significa matti-na, per il fatto che il fenomeno si manifesterebbe solo di mattina.Esso sarebbe visibile solo dalla sponda calabra e in particolari condizioni meteorologiche che sarebbero indispensabili perché si producano gli effetti prodigiosi di tale apparizione.

1) Stagione calda, con forte aumento di temperatura nei giorni che precedono il feno-meno;2) Calma assoluta di vento e di mare;3) Nella notte che precede il fenomeno presenza di vento leggero e caldo dalle monta-gne di Sicilia e Calabria;

Il nostro Michele Saffioti racconta di una manifestazione verificatasi il 26 aprile 1828, mentre il poeta Michele Regaldi riferisce di aver assistito al miraggio il 20 luglio del 1843, altri citano il giorno 20 giu-gno 1874, altri il luglio del 1888. In tali occasioni sembrava che in mez-zo allo Stretto vi fosse una stermi-nata serie di torri bianche sfumate in alto e sui lembi laterali, aventi svariate altezze e completamente riflessi nell’acqua sottostante.Il Boccara riferisce che nel giugno del 1900 alle ore 11,00, passeg-giando a Reggio per la Marina si notava la punta di Gallico marina molto avanzata sul mare e molto avvicinata a Reggio, lo Stretto non esisteva più come tale, ma pareva un golfo, le case di Galli-co erano coperte da una nebbia chiara ed in questa nebbia le case parevano palazzi molto alti e tra i palazzi notava larghe strade; le case di Messina apparivano molto ravvicinate, bianchissime, l’una sopra l’altra di dimensioni quasi identiche. Tali immagini rimane-vano visibili per circa tre minuti.Tuttavia il dottor Boccara distin-gue tre tipi di fata Morgana.

La fata Morgana marina;la fata M. aerea semplice; la fata M. aerea multipla; Il Minasi aggiunge: la fata M. marina-aerea ela fata M. fregiata d’iride ( come avvolta da uno pseudo arcobale-no) .Il Saffioti parla della fata M. sottomarina, della gassiforme o atmosferica e della mista o iride frangiata.Concludendo tale fenomeno av-verrebbe.

Nelle prime ore del mat-1) tino fino a qualche ora dopo mezzogiorno;

In tutte le stagioni 2) dell’anno eccetto l’inverno ( preferibilmente nei mesi estivi);

Con temperatura 3) dell’aria elevata;

Non essendovi aurea di 4) vento o al più con leggero Zefiro o Borea;

Essendo il cielo intera-5) mente o in gran parte sgom-bro di nuvole;

Con mare tranquillo.6) Non tutte queste condizioni sono indispensabili, a volte qualcuna di queste mancava ed il fenomeno si ebbe comunque. Evidentemente l’acqua marina evaporando per il calore, forma minutissime gocce che come pic-cole lenti avvicinano gli oggetti dell’opposta sponda ingrandendo-li e deformandoli.Oggi grazie alla tecnologia, se Morgana ci regalasse un suo incantesimo, sarebbe possibile ottenerne immagini fotografiche o filmate di grande qualità, tutta-via occorre dire che nella cronaca recente mancano purtroppo te-stimonianze di tale evento, cosa pensare quindi? Il cambiamento globale del clima ha influenzato negativamente an-che le condizioni che favorivano l’instaurarsi del fenomeno?E’ colpa dell’effetto serra? O dello smog? O del buco dell’Ozono, se il fenomeno non si è più riverificato con frequenza, così come avveni-va in passato?Oppure la bella Morgana sarà fug-gita via dallo Stretto, spaventata o indignata da chi non ha avuto rispetto dell’ecologia e dell’am-biente?A noi piace sperare che si sia pre-sa solo una bella vacanza e che presto possa ritornare, magari per fare uno scherzetto o un tiro mancino a qualche sprovveduto moderno barbaro, senza ciam-bella né braccioli, (sperando che non sappia nuotare), uno di quei feroci vandali di cui la Calabria purtroppo abbonda, di cui fa-remmo volentieri a meno ma che disgraziatamente non ci facciamo mancare mai!!

di Giuseppe Cricrì

Page 18: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

18Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

saperi & sapori

C’era una volta, lungo la nostra Costa Viola, nelle campagne tra Palmi e Scilla, un tesoro, una prelibatezza della natura, che cresceva, e cresce sporadicamente ancora, tra pergolati e spalliere di canne legate. Si sa, lo zibibbo è una delle qualità d’uva tra le più buone del

mondo, ma oltre ad essere il nome del vitigno è anche il nome del vino, dolce e liquoroso, che se ne ottiene. La parola zibibbo , secondo alcuni studiosi, deriva dalla parola araba zabīb che vuol dire “uvetta” o “uva passita”, per altri il nome

deriverebbe da Cap Zibib, una località della Tunisia. L’uva zibibbo, originaria dell’Egitto (Moscato d’Alessandria), è stata introdotta nel meridione d’Italia, ed in particolare a Pantelleria, per opera dei Fenici. Dall’uva zibibbo si ricava un vino di colore giallo paglierino carico, con riflessi dorati, dolce e con elevato grado alcolico, dal caratteristico profumo floreale e di mandorle. La vita media della pianta raggiunge circa i cinquant’anni. C’è da dire che oggi è sempre più difficile assaggiare un buon bicchiere di vino zibibbo, che si possa chiamare tale e, raramente, trovare un grappolo d’uva zibibbo locale, dorato, di qualità, che possa pregiarsi di questa preziosa denominazione.

W l’Uva: frutto Di Vino

te e riposte in casse di legno. E’ importante riconoscere il grappolo d’uva fresco e maturo. I grappoli dopo la raccolta non maturano più. Il colore indica lo stato di maturazione: l’uva bianca tende ad ingiallire e quel-la nera assume un colore molto scuro, tendente al nero. Il rischio è di acquistare grappoli acerbi è

scarso. Tuttavia è più facile com-prare uva vecchia o conservata per lungo tempo in celle frigo-rifere. Gli acini devono essere attaccati al grappolo, con un gambo flessibile e ben idratato e la classica patina bianca è indice di freschezza, in quanto tende a svanire a seguito di numero-si passaggi di “mano in mano”.

Alla r icerca dello Zibibbo perduto

La vite è una pianta antichis-sima che da milioni di anni

è presente nelle zone temperate del pianeta; solo da qualche mi-gliaio di anni però si è cominciato a produrre vino. hanno incomin-ciato i sumeri, poi gli egizi e greci, quindi gli etruschi. Oggi l’Italia è il primo paese viticolo del mondo e l’Europa detiene l’80% della pro-duzione mondiale.

L’uva, con le sue proprietà, è la prima in classifica per la salute e per la bellezza. Tempi duri per il vecchio detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”. Certo la mela rimane un cibo ottimo nella classifica generale delle sostanze che che proteggono dall’invec-chiamento, ma gli antiossidanti, contenuti nel succo d’uva, sono decisamente più attivi ed effica-ci. Messi in fila, dietro all’uva, si piazzano bene mela, melograno, mirtillo, pompelmo e frutti di bo-sco. La sostanza più importante presente nell’uva è il resveratro-lo, e se non fosse per l’alcool, an-che il vino rosso sarebbe uno dei suoi massimi contenitori. Il resve-ratrolo è un grande amico della bellezza: migliora il metabolismo degli zuccheri, svolge un’azione antiossidante generale (e anche un po’ antiallergica), rende la pelle luminosa e giovane. Vale la pena di ricordare le proprietà dell’uva, sia per la bellezza che per la salute, quando non si sa cosa scegliere tra un biscotto in-dustriale e un po’ di frutta.

I sali minerali che contiene sono in prevalenza rappresen-tati dal potassio, ferro e calcio, biodisponibili. Altri minerali secondari sono: il mangane-se, magnesio, calcio e ferro. Gli zuccheri dell’uva sono bio-disponibili ed immediatamente assimilabili. Oltre al ben noto glucosio, (sotto forma di de-strosio, presente nella frutta, miele, vegetali) l’uva contiene il 30% circa di fruttosio (presen-te nella frutta e nel miele). Un etto d’uva, ossia un grappolo

medio, fornisce 15g di zuccheri, suddivisi fra fruttosio e glucosio. L’uva rossa ha importanti pro-prietà anticancro ed è ricchissi-ma della sostanza antiossidante chiamata quercitina. Gli antios-sidanti contenuti nel succo d’uva sono particolarmente efficaci, ed aiutano la detossificazione corporea. Una delle sostanze più importanti, presente nell’uva, è rappresentata (come si dice-va) dal resveratrolo. Un fenolo a cui è attribuita azione anti-teratogena e di fludificazione del sangue, (può limitare l’insor-genza di placche trombotiche). Inoltre, ci difende da agenti pa-togeni, come batteri e funghi. attenzione alla buccia! La “pel-le” dell’uva può avere effetti las-sativi, se assunta in dosi eccessi-ve. Quindi attenzione soprattut-to ai frullati che tritano anche i semi, aumentandone l’effetto. guida all’acquisto. L’uva è molto delicata, la buccia è sottilissima

e basta poco per danneggiarla. Soffre durante il trasporto,

soprattutto se inserita in casse troppo voluminose. Il peso dei grappoli in superficie rischia di danneggiare quelli sottostanti. Quindi, come prima cosa, osser-vate bene anche i grappoli nasco-sti. Gli strati dovrebbero essere separati da un tessuto traspiran-

L’Italia è il primo produttore mondiale di uva. Perché, per il nostro benessere, non approfittarne, sfruttando, in que-sto periodo di settembre, delle sue formidabili proprietà?Minerali, antiossidanti e fenoli per la nostra salute.

di Walter Cricrì

erbe infestanti: si estirpano le erbe infestanti per evitare che i loro semi (periodo di disseminazione) si diffondano ovunque.

terreno: si asportano le piante improduttive e quelle che hanno concluso il loro ciclo vegetativo, come ad esempio le piante di pomodori. Si lavora e si concima il terreno a fondo, per le nuove colture ortive autunnali ed invernali.semine - in semenzaio le lattughe invernali, le cipolle bianche;- in cassone freddo i cavolfiori;- in piena terra ravanelli, rucola, bietole, carote, cicorie, radicchio, barbabietole, scarole, spinaci, fi-nocchi, cime di rapa, lattughe, prezzemolo, rape. trapianti- trapianto in piena terra del cavolo precoce e delle fragole;- trapianto del porro.

di Walter Cricrì

In settembre i lavori nell’orto sono ancora assai numerosi e impegnativi,

quasi come in primavera avanzata e nella prima parte dell’estate. Nel mese di ottobre, invece, il minor numero di ore di luce giornaliere ed il progressivo e spesso rapido calo della temperatura riducono di parecchio tutte le attività.Nell’orto di settembre proseguono i lavori di ordinaria manutenzione, di raccolta delle colture ortive ancora produttive e iniziano i primi lavori di preparazione per le colture autunnali ed invernali. Innanzitutto la raccolta: in questo mese è possibile portare in tavola un gran numero di ortaggi, anche se per molti di essi si tratta degli ultimi raccolti. Ed allora vai con fagioli, ceci, piselli, (seccati si conserveranno per buona parte dell’inverno e possono essere tenuti anche per seme) bietole da radici, da coste e da foglie, cavoli cappucci e verza, carote, alcune cicorie oltre agli ultimi raccolti di fagioli, fagiolini, cetrioli, melanzane, zucche, meloni, cocomeri, patate, peperoni e pomodori; se poi volete ottenere i semi per la stagione successiva (per esempio di cetrioli, cocomeri, meloni e pomodori) vi basterà tenere alcuni frutti sulle piante fino al disfacimento, dopodichè potrete asciugarli e conservarli in maniera appropriata. Se avete messo sufficienti piante, in questo periodo dovreste avere l’abbondanza di pomodori: preparateli in vari modi per il consumo invernale, dalla conserva alla “pummarola” ai pelati fino ad osare una

confettura di pomodori verdi.

Anche la dieta mediterranea sarà Patrimonio dell’Unesco

L’Ue ha appoggiato la proposta del Governo spagnolo di far rientrare la die-ta mediterranea tra i patrimoni Unesco. La “raccomandazione” dovrà esse-re ratificata dal Comitato esecutivo della Convenzione sul patrimonio mon-diale immateriale dell’Umanità che si riunirà a Nairobi dal 14 al 19 novembre

La dieta mediterranea en-tra a pieno titolo nel Pa-

trimonio dell’umanità. Conclu-sione positiva, infatti, del dossier avviato dalla Spagna e dall’Italia, nel 2007, e a cui hanno fatto se-

guito la adesioni di Grecia e Marocco.

Forte la sod-dis faz io -

ne del presi-

dente della Commagri dell’Euro-parlamento Paolo De Castro che, in qualità di ministro nel 2007, aveva avviato la candidatura per l’Italia.

«Finalmente -ha dichiarato De Castro- si chiude un percorso lungo e difficile, che garantisce una valorizzazione indispensa-bile sia nel percorso di crescita economica della nostra agricol-tura sia in termini di tutela dei consumatori».

La dieta mediterranea è basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frut-ta e verdura), di olio d’oliva e di pesce; è unanimemente ricono-

sciuta come dieta sana e nutriente, utile per con-trastare l’invecchiamen-to cellulare e le malattie

cardiovascolari. Pane, pasta,

f r u t t a ,

verdura, extravergine e il tradizio-nale bicchiere di vino, consumati a tavola in pasti regolari, hanno con-sentito agli italiani di conquistare il record della longevità (attribu-ito anche al maggior consumo di aglio), con una vita media di 77,2 anni per gli uomini e di 82,8 anni per le donne, nettamente superio-re alla media europea.

La dieta mediterranea, da mol-ti secoli, è una parte del patrimo-nio culturale, storico, sociale, ter-ritoriale ed ambientale nazionale; è strettamente legata allo stile di vita dei popoli mediterranei, nel corso di tutta la loro storia.

I prodotti caratteristici della dieta mediterranea coincidono con i prodotti Made in Italy più emblematici ed il loro peso eco-nomico, all’interno della produ-zione agroalimentare nazionale, è estremamente elevato.

Se il rispetto dei principi del-la dieta mediterranea ha salva-to gli adulti, problemi sono stati rilevati per le nuove generazio-ni, tanto che i casi di obesità o sovrappeso riguardano il 36 per cento dei ragazzi attorno ai dieci anni, (il valore più alto dell’Unione europea) dove si sti-ma che 400mila ragazzi perdano ogni anno la forma fisica, con oltre 14 milioni di giovani consi-derati soprappeso (dei quali tre milioni obesi).

Far entrare la dieta medi-terranea nella lista del patri-monio culturale e immateriale dell’umanità all’Unesco rappre-senta, dunque, anche una op-portunità per una sua divulga-zione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

sempre più celiaci in italia

I ristoranti pensano a nuovi menu

Ogni anno in Italia nascono 2.800 bambini celiaci, in-

tolleranti al comunissimo glutine, con un aumento annuo del 9%. A Il BonTà (Cremona, 12-15 novem-bre 2010), in collaborazione con l’Associazione italiana celiachia, si terrà un corso sulla preparazio-ne di menu senza glutine rivolto ai ristoratori

CREMONA - Gli ultimi dati del Ministero della Salute eviden-ziano che in Italia la prevalenza della celiachia è stimata intorno all’1,5%; ne risulta quindi che una persona su cento è intollerante al glutine. Un’intolleranza che non consente di mangiare cibi contenenti ingredienti diffusissi-mi come il grano tenero e duro, farro, segale, kamut, orzo e molti altri cereali minori.

E se preparare in casa un menù senza glutine è certamente più semplice, la situazione si compli-ca quando una persona affetta da celiachia si trova a pranzare al ri-storante. Non solo per la difficile scelta degli ingredienti dei piatti, ma anche a causa della contami-nazione degli strumenti utilizzati per la preparazione dei cibi.

Per questo motivo l’Aic (Asso-ciazione italiana celiachia), atti-va da oltre 30 anni sul territorio nazionale, porta avanti da tempo il progetto Alimentazione fuori casa, che si pone l’obiettivo di fare crescere un network di ri-storanti, bed and breakfast, bar e gelaterie che possano offrire un servizio idoneo alle esigenze de-gli intolleranti al glutine.

Considerando inoltre la cre-scente diffusione a livello mon-diale della celiachia, che rimane ancora la più frequente intolle-ranza alimentare in assoluto, si prospetta una fetta di mercato in continuo aumento.

I lavori nell’orto Indicazioni pratiche e consigli utili per affrontare i lavori di settebre ed ottobre nell’orto

ingredientiuva 5 kg •zucchero 300 g•facoltativi q.b.: Cannella, •scorza d’arancia essiccata, qualche chiodo di garofano.

Confettura di uvaVengono staccati gli acini d’uva dai raspi e vengono lavati, si fanno asciugare, vengono tagliati e privati dai semi. Vengono riposti in una pentola in acciaio inox e si fa bollire il tutto a fuoco lento. Durante la bollitura il contenuto non va girato. Dopo che la massa si è ristretta viene aggiunto lo zucchero, per dare alla confettura la consistenza necessaria. Una volta sciolto lo zucchero, dopo un’ulteriore affinamento sul fuoco, si procede all’invasatura. Conservazione in vetro per circa un anno. Essendo il territorio calabrese da sempre vocato alla viticoltura (Enotria è il suo antico nome), la produzione di questa confettura di uva, chiamata mostarda, rappresenta da secoli un’importante tradizione familiare. Esiste documentazione che comprova la tradizionalità del prodotto su testi di tradizioni popolari calabresi.

Page 19: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 19

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

saperi &sapori

C’era una volta, lungo la nostra Costa Viola, nelle campagne tra Palmi e Scilla, un tesoro, una prelibatezza della natura, che cresceva, e cresce sporadicamente ancora, tra pergolati e spalliere di canne legate. Si sa, lo zibibbo è una delle qualità d’uva tra le più buone del

mondo, ma oltre ad essere il nome del vitigno è anche il nome del vino, dolce e liquoroso, che se ne ottiene. La parola zibibbo , secondo alcuni studiosi, deriva dalla parola araba zabīb che vuol dire “uvetta” o “uva passita”, per altri il nome

deriverebbe da Cap Zibib, una località della Tunisia. L’uva zibibbo, originaria dell’Egitto (Moscato d’Alessandria), è stata introdotta nel meridione d’Italia, ed in particolare a Pantelleria, per opera dei Fenici. Dall’uva zibibbo si ricava un vino di colore giallo paglierino carico, con riflessi dorati, dolce e con elevato grado alcolico, dal caratteristico profumo floreale e di mandorle. La vita media della pianta raggiunge circa i cinquant’anni. C’è da dire che oggi è sempre più difficile assaggiare un buon bicchiere di vino zibibbo, che si possa chiamare tale e, raramente, trovare un grappolo d’uva zibibbo locale, dorato, di qualità, che possa pregiarsi di questa preziosa denominazione.

W l’Uva: frutto Di Vino

te e riposte in casse di legno. E’ importante riconoscere il grappolo d’uva fresco e maturo. I grappoli dopo la raccolta non maturano più. Il colore indica lo stato di maturazione: l’uva bianca tende ad ingiallire e quel-la nera assume un colore molto scuro, tendente al nero. Il rischio è di acquistare grappoli acerbi è

scarso. Tuttavia è più facile com-prare uva vecchia o conservata per lungo tempo in celle frigo-rifere. Gli acini devono essere attaccati al grappolo, con un gambo flessibile e ben idratato e la classica patina bianca è indice di freschezza, in quanto tende a svanire a seguito di numero-si passaggi di “mano in mano”.

Alla r icerca dello Zibibbo perduto

La vite è una pianta antichis-sima che da milioni di anni

è presente nelle zone temperate del pianeta; solo da qualche mi-gliaio di anni però si è cominciato a produrre vino. hanno incomin-ciato i sumeri, poi gli egizi e greci, quindi gli etruschi. Oggi l’Italia è il primo paese viticolo del mondo e l’Europa detiene l’80% della pro-duzione mondiale.

L’uva, con le sue proprietà, è la prima in classifica per la salute e per la bellezza. Tempi duri per il vecchio detto “una mela al giorno toglie il medico di torno”. Certo la mela rimane un cibo ottimo nella classifica generale delle sostanze che che proteggono dall’invec-chiamento, ma gli antiossidanti, contenuti nel succo d’uva, sono decisamente più attivi ed effica-ci. Messi in fila, dietro all’uva, si piazzano bene mela, melograno, mirtillo, pompelmo e frutti di bo-sco. La sostanza più importante presente nell’uva è il resveratro-lo, e se non fosse per l’alcool, an-che il vino rosso sarebbe uno dei suoi massimi contenitori. Il resve-ratrolo è un grande amico della bellezza: migliora il metabolismo degli zuccheri, svolge un’azione antiossidante generale (e anche un po’ antiallergica), rende la pelle luminosa e giovane. Vale la pena di ricordare le proprietà dell’uva, sia per la bellezza che per la salute, quando non si sa cosa scegliere tra un biscotto in-dustriale e un po’ di frutta.

I sali minerali che contiene sono in prevalenza rappresen-tati dal potassio, ferro e calcio, biodisponibili. Altri minerali secondari sono: il mangane-se, magnesio, calcio e ferro. Gli zuccheri dell’uva sono bio-disponibili ed immediatamente assimilabili. Oltre al ben noto glucosio, (sotto forma di de-strosio, presente nella frutta, miele, vegetali) l’uva contiene il 30% circa di fruttosio (presen-te nella frutta e nel miele). Un etto d’uva, ossia un grappolo

medio, fornisce 15g di zuccheri, suddivisi fra fruttosio e glucosio. L’uva rossa ha importanti pro-prietà anticancro ed è ricchissi-ma della sostanza antiossidante chiamata quercitina. Gli antios-sidanti contenuti nel succo d’uva sono particolarmente efficaci, ed aiutano la detossificazione corporea. Una delle sostanze più importanti, presente nell’uva, è rappresentata (come si dice-va) dal resveratrolo. Un fenolo a cui è attribuita azione anti-teratogena e di fludificazione del sangue, (può limitare l’insor-genza di placche trombotiche). Inoltre, ci difende da agenti pa-togeni, come batteri e funghi. attenzione alla buccia! La “pel-le” dell’uva può avere effetti las-sativi, se assunta in dosi eccessi-ve. Quindi attenzione soprattut-to ai frullati che tritano anche i semi, aumentandone l’effetto. guida all’acquisto. L’uva è molto delicata, la buccia è sottilissima

e basta poco per danneggiarla. Soffre durante il trasporto,

soprattutto se inserita in casse troppo voluminose. Il peso dei grappoli in superficie rischia di danneggiare quelli sottostanti. Quindi, come prima cosa, osser-vate bene anche i grappoli nasco-sti. Gli strati dovrebbero essere separati da un tessuto traspiran-

L’Italia è il primo produttore mondiale di uva. Perché, per il nostro benessere, non approfittarne, sfruttando, in que-sto periodo di settembre, delle sue formidabili proprietà?Minerali, antiossidanti e fenoli per la nostra salute.

di Walter Cricrì

erbe infestanti: si estirpano le erbe infestanti per evitare che i loro semi (periodo di disseminazione) si diffondano ovunque.

terreno: si asportano le piante improduttive e quelle che hanno concluso il loro ciclo vegetativo, come ad esempio le piante di pomodori. Si lavora e si concima il terreno a fondo, per le nuove colture ortive autunnali ed invernali.semine - in semenzaio le lattughe invernali, le cipolle bianche;- in cassone freddo i cavolfiori;- in piena terra ravanelli, rucola, bietole, carote, cicorie, radicchio, barbabietole, scarole, spinaci, fi-nocchi, cime di rapa, lattughe, prezzemolo, rape. trapianti- trapianto in piena terra del cavolo precoce e delle fragole;- trapianto del porro.

di Walter Cricrì

In settembre i lavori nell’orto sono ancora assai numerosi e impegnativi,

quasi come in primavera avanzata e nella prima parte dell’estate. Nel mese di ottobre, invece, il minor numero di ore di luce giornaliere ed il progressivo e spesso rapido calo della temperatura riducono di parecchio tutte le attività.Nell’orto di settembre proseguono i lavori di ordinaria manutenzione, di raccolta delle colture ortive ancora produttive e iniziano i primi lavori di preparazione per le colture autunnali ed invernali. Innanzitutto la raccolta: in questo mese è possibile portare in tavola un gran numero di ortaggi, anche se per molti di essi si tratta degli ultimi raccolti. Ed allora vai con fagioli, ceci, piselli, (seccati si conserveranno per buona parte dell’inverno e possono essere tenuti anche per seme) bietole da radici, da coste e da foglie, cavoli cappucci e verza, carote, alcune cicorie oltre agli ultimi raccolti di fagioli, fagiolini, cetrioli, melanzane, zucche, meloni, cocomeri, patate, peperoni e pomodori; se poi volete ottenere i semi per la stagione successiva (per esempio di cetrioli, cocomeri, meloni e pomodori) vi basterà tenere alcuni frutti sulle piante fino al disfacimento, dopodichè potrete asciugarli e conservarli in maniera appropriata. Se avete messo sufficienti piante, in questo periodo dovreste avere l’abbondanza di pomodori: preparateli in vari modi per il consumo invernale, dalla conserva alla “pummarola” ai pelati fino ad osare una

confettura di pomodori verdi.

Anche la dieta mediterranea sarà Patrimonio dell’Unesco

L’Ue ha appoggiato la proposta del Governo spagnolo di far rientrare la die-ta mediterranea tra i patrimoni Unesco. La “raccomandazione” dovrà esse-re ratificata dal Comitato esecutivo della Convenzione sul patrimonio mon-diale immateriale dell’Umanità che si riunirà a Nairobi dal 14 al 19 novembre

La dieta mediterranea en-tra a pieno titolo nel Pa-

trimonio dell’umanità. Conclu-sione positiva, infatti, del dossier avviato dalla Spagna e dall’Italia, nel 2007, e a cui hanno fatto se-

guito la adesioni di Grecia e Marocco.

Forte la sod-dis faz io -

ne del presi-

dente della Commagri dell’Euro-parlamento Paolo De Castro che, in qualità di ministro nel 2007, aveva avviato la candidatura per l’Italia.

«Finalmente -ha dichiarato De Castro- si chiude un percorso lungo e difficile, che garantisce una valorizzazione indispensa-bile sia nel percorso di crescita economica della nostra agricol-tura sia in termini di tutela dei consumatori».

La dieta mediterranea è basata sul consumo di alimenti ricchi di fibre (cereali, legumi, frut-ta e verdura), di olio d’oliva e di pesce; è unanimemente ricono-

sciuta come dieta sana e nutriente, utile per con-trastare l’invecchiamen-to cellulare e le malattie

cardiovascolari. Pane, pasta,

f r u t t a ,

verdura, extravergine e il tradizio-nale bicchiere di vino, consumati a tavola in pasti regolari, hanno con-sentito agli italiani di conquistare il record della longevità (attribu-ito anche al maggior consumo di aglio), con una vita media di 77,2 anni per gli uomini e di 82,8 anni per le donne, nettamente superio-re alla media europea.

La dieta mediterranea, da mol-ti secoli, è una parte del patrimo-nio culturale, storico, sociale, ter-ritoriale ed ambientale nazionale; è strettamente legata allo stile di vita dei popoli mediterranei, nel corso di tutta la loro storia.

I prodotti caratteristici della dieta mediterranea coincidono con i prodotti Made in Italy più emblematici ed il loro peso eco-nomico, all’interno della produ-zione agroalimentare nazionale, è estremamente elevato.

Se il rispetto dei principi del-la dieta mediterranea ha salva-to gli adulti, problemi sono stati rilevati per le nuove generazio-ni, tanto che i casi di obesità o sovrappeso riguardano il 36 per cento dei ragazzi attorno ai dieci anni, (il valore più alto dell’Unione europea) dove si sti-ma che 400mila ragazzi perdano ogni anno la forma fisica, con oltre 14 milioni di giovani consi-derati soprappeso (dei quali tre milioni obesi).

Far entrare la dieta medi-terranea nella lista del patri-monio culturale e immateriale dell’umanità all’Unesco rappre-senta, dunque, anche una op-portunità per una sua divulga-zione più vasta a vantaggio della salute di tutti i cittadini.

sempre più celiaci in italia

I ristoranti pensano a nuovi menu

Ogni anno in Italia nascono 2.800 bambini celiaci, in-

tolleranti al comunissimo glutine, con un aumento annuo del 9%. A Il BonTà (Cremona, 12-15 novem-bre 2010), in collaborazione con l’Associazione italiana celiachia, si terrà un corso sulla preparazio-ne di menu senza glutine rivolto ai ristoratori

CREMONA - Gli ultimi dati del Ministero della Salute eviden-ziano che in Italia la prevalenza della celiachia è stimata intorno all’1,5%; ne risulta quindi che una persona su cento è intollerante al glutine. Un’intolleranza che non consente di mangiare cibi contenenti ingredienti diffusissi-mi come il grano tenero e duro, farro, segale, kamut, orzo e molti altri cereali minori.

E se preparare in casa un menù senza glutine è certamente più semplice, la situazione si compli-ca quando una persona affetta da celiachia si trova a pranzare al ri-storante. Non solo per la difficile scelta degli ingredienti dei piatti, ma anche a causa della contami-nazione degli strumenti utilizzati per la preparazione dei cibi.

Per questo motivo l’Aic (Asso-ciazione italiana celiachia), atti-va da oltre 30 anni sul territorio nazionale, porta avanti da tempo il progetto Alimentazione fuori casa, che si pone l’obiettivo di fare crescere un network di ri-storanti, bed and breakfast, bar e gelaterie che possano offrire un servizio idoneo alle esigenze de-gli intolleranti al glutine.

Considerando inoltre la cre-scente diffusione a livello mon-diale della celiachia, che rimane ancora la più frequente intolle-ranza alimentare in assoluto, si prospetta una fetta di mercato in continuo aumento.

I lavori nell’orto Indicazioni pratiche e consigli utili per affrontare i lavori di settebre ed ottobre nell’orto

ingredientiuva 5 kg •zucchero 300 g•facoltativi q.b.: Cannella, •scorza d’arancia essiccata, qualche chiodo di garofano.

Confettura di uvaVengono staccati gli acini d’uva dai raspi e vengono lavati, si fanno asciugare, vengono tagliati e privati dai semi. Vengono riposti in una pentola in acciaio inox e si fa bollire il tutto a fuoco lento. Durante la bollitura il contenuto non va girato. Dopo che la massa si è ristretta viene aggiunto lo zucchero, per dare alla confettura la consistenza necessaria. Una volta sciolto lo zucchero, dopo un’ulteriore affinamento sul fuoco, si procede all’invasatura. Conservazione in vetro per circa un anno. Essendo il territorio calabrese da sempre vocato alla viticoltura (Enotria è il suo antico nome), la produzione di questa confettura di uva, chiamata mostarda, rappresenta da secoli un’importante tradizione familiare. Esiste documentazione che comprova la tradizionalità del prodotto su testi di tradizioni popolari calabresi.

Page 20: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

20Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

monDo scuola

di Nella Cannata

Tra qualche giorno inizierà il nuovo anno scolastico.

Non sara’ un anno facile: siamo di fronte al licenziamento di migliaia di precari, al ridimen-sionamento degli insegnanti di sostegno, a scuole primarie che non possono piu’ garantire i tempi scuola richiesti dalle fa-miglie, a classi piu’ affollate e piu’ insicure, all’impossibilita’ di assicurare risposte adeguate d’integrazione per gli alunni di-sabili, a tagli di ore e di materie, al blocco dei salari per quattro anni per tutti i pubblici dipen-denti. Ci sono scuole nelle quali manca il materiale didattico e si continua a chiedere ai genitori un sostegno economico per le spese ordinarie e altre dove mancano perfino i collaboratori scolastici. Il Ministro Gelmini, nella confe-renza stampa per l’apertura di quest’anno, ha rivendicato la sua linea di azione sulla scuola (tra le novità:la bocciatura con 50 assenze e i Nuovi Licei, musicale , coreutico e il liceo delle scien-ze umane). Gli Istituti Tecnici e Professionali, finalmente non sa-ranno più considerati una scuola di serie b ma, anzi una risposta alla crisi economica che punta a formare le professionalità richie-ste dal mondo del lavoro. E’ pa-

BUON INIZIO! lese, comunque che questa poli-tica di rigore non ha prodotto, al momento, alcun miglioramento della qualita’ formativa rivelan-dosi, di fatto, un vero e proprio attacco al sistema scolastico, nascosto tra demagogia e opera-zioni di finto merito. per tutta risposta, in molte città italiane gli studenti sono scesi in piazza per riconferma-re la loro protesta e i docenti precari, tagliati dalla riforma, hanno deciso di dire “basta” scegliendo un modo estremo: lo sciopero della fame eun modo piuttosto insolito: met-tere in vendita le loro abilità intellettuali su ebay. “la scuo-la pubblica è alla frutta e i pre-cari della scuola alla fame” è lo slogan della protesta.(lo stesso presidente fini si è espresso in modo critico contro la politi-ca del governo, considerando “sacrosanta”la protesta dei docenti). ma chi sono que-sti precari? un vero e proprio “esercito di riserva” cresciuto all’ombra di tutti i governi degli ultimi trent’anni, tutti in varia misura responsabili di non aver saputo prevedere e program-mare il fabbisogno effettivo di personale da inserire nella scuola in modo stabile. sono i docenti più giovani, più ag-giornati e più motivati; i nuovi professionisti con master, spe-cializzazioni, dottorati ed anni di insegnamento. sono quelli che saprebbero coinvolgere

ed entusiasmare veramente gli studenti con lezioni più dina-miche e innovative. quelli che saprebbero utilizzare gli stru-menti didattici multimediali e, probabilmente, migliorare davvero la qualità della scuola italiana…eppure, non c’è posto per loro! si prevede un autun-no caldo nella scuola italiana e pertanto voglio porgere un caloroso augurio a tutti gli ope-ratori del settore, ai genitori che avranno il compito di sup-portare il sistema (sostenendo spese stimate intorno ai 900 euro secondo i dati adusbef), ai quasi 8 milioni gli studen-

ti che da lunedi’ prederanno posto tra i banchi di scuola. buon inizio a tutti coloro che ci credono ancora, che credono possibile che la nostra scuola così deprivata, così povera di risorse, così maltrattata potrà rappresentare, nonostante tut-to, il pilastro portante del no-stro paese. auguri a tutti quelli che hanno a cuore lo sviluppo futuro dei nostri ragazzi, che vorranno adoperarsi per una scuola con la s maiuscola che, pur con pochi mezzi, dovrà es-sere in grado di tenere il passo in un’economia globale sempre piu’ competitiva.

Nel prossimo anno scolastico 2010/11 una classe dell’Isti-

tuto Magistrale Statale “C. Alva-ro” di Palmi, la VBL della sezione di Lingua Tedesca, avrà l’oppor-tunità di compiere un viaggio studio, con scambio di ospitalità, in Germania, presso una classe del Liceo “Christoph-Schrempf”

PROGETTO COMENIUS IN GERMANIA PER L’ISTITUTO MAGISTRALE “C. ALVARO”

di Besigheim, nella regione del Baden-Württemberg, nell’ambito del programma di studio Come-nius. Questo progetto, curato dalla prof. Silvana Iaria, sempre molto attiva nel fornire ai propri alunni nuove esperienze forma-tive, è l’unico approvato in tutta la provincia di Reggio Calabria e sarà completamente finanziato dalla Comunità Europea. L’Istituto Magistrale “C. Alvaro” è il coordi-

natore e ne curerà la programma-zione, il cui fulcro sarà il viaggio della classe italiana in Germania nel prossimo autunno e il soggior-no degli studenti tedeschi in Italia nella successiva primavera, quan-do saranno accolti nelle case dei nuovi amici italiani, che potranno fargli conoscere Palmi, le sue bel-lezze e le sue tradizioni. Laddove la lingua parlata costituisce gran parte dell’identità di ogni essere umano, la scelta del titolo “Lin-gua madre e identità culturale” è significativa, considerato che le regioni del Sud Italia, e in parti-colare la Calabria, hanno vissuto in passato il dramma dell’emi-grazione all’estero, spesso verso la Germania. Scopo del progetto è dar vita ad una ricostruzione dell’esperienza dell’emigrazione, attraverso la testimonianza di co-loro che hanno vissuto e vivono a cavallo di due lingue e di due cul-ture. Nel Liceo tedesco partner del progetto viene infatti studia-to l’italiano ed un buon numero di alunni ha radici italiane, essendo discendenti di emigrati che negli anni ’60 e ’70 si trasferirono nei dintorni di Besigheim. Le attività preparatorie prevedono la cono-scenza reciproca mediante scam-bi epistolari, in cui ogni ragazzo tedesco racconterà, anche grazie ai ricordi dei genitori e dei non-ni, la propria “emigrazione” e il conseguente delicato processo di integrazione, caratterizzato da

difficoltà legate alla lontananza, alla mancanza degli affetti, alla ricerca di un alloggio e di un la-voro decoroso, all’apprendimento di una nuova lingua, sempre a rischio di diffidenza ed emargi-nazione. Durante i due periodi di scambio verranno quindi svolte le vere e proprie attività di con-fronto culturale: un questionario verificherà l’effettivo legame che i ragazzi “tedeschi” conservano ancora con la Patria di origine e la loro conoscenza sia della lin-gua italiana che del dialetto, vera lingua madre dei propri genito-ri. Anche quest’ultimi verranno coinvolti nell’indagine linguisti-ca: attraverso la registrazione di ciò che è divenuta la “loro lingua italiana” dopo tanti anni di lontananza dalla madrepatria, si avranno delle testimonianze preziose circa un patrimonio di suoni, parole e modi di dire che, fuori dai confini nazionali di origi-ne, ha subito prima un’inevitabile cristallizzazione, per poi rima-nere pressochè sconosciuto agli emigrati di terza generazione, cioè i giovani studenti tedeschi. I frutti di questa molteplice ricerca confluiranno in un lavoro multi-mediale, la cui diffusione mirerà a rafforzare la consapevolezza che il processo d’integrazione all’interno dell’Unione Europea ha radici profonde ed è già parte integrante dell’identità di molti suoi cittadini.

di Rocco Sgrò

Page 21: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 21

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

salute e Benessere

L’autunno è la stagione più critica per la pelle:

in questo periodo dell’anno lo stress del rientro, l’incremen-to dell’inquinamento e le con-seguenze della troppa esposi-zione al sole dei mesi estivi affaticano la pelle e aumen-tano la produzione di sebo.

Ah, l’autunno! Estrema-mente suggestivo per i suoi paesaggi e colori, si rivela tuttavia nemico della pel-le, esposta ad alcuni distur-bi più di ogni altro momento dell’anno.

Perché proprio l’autunno?Settembre, Ottobre e No-

vembre sono i mesi

prOteggi la pelle in autunnOFonte - Eucerin.it

Sono infiammazioni del glan-de e del prepuzio e rappre-sentano l’equivalente maschile delle vaginiti, malattie altret-tanto frequenti.

colpiscono l’età adulta e le cause sono molteplici. fattori determinanti l’infiammazione del prepuzio, la fimosi, il frenu-lo corto, l’alterazione del ph, l’uso di detergenti incongrui, la scarsa pulizia. importante nella loro genesi è anche il diabete mellito, condizione che riduce le difese locali alle infezioni.

altre cause sono quelle trau-matiche, da farmaci, allergiche e infettive ( da candida, tri-chomonas, batteri vari, virus ).

si manifestano con chiazze rosse, di piccole o grandi di-mensioni, ben definite o anche a margini irregolari e indefi-niti. in alcuni casi si accompa-gnano a prurito.

colpiscono in contempora-nea entrambi i partners, an-che se spesso solo uno soffre

di disturbi evidenti. nelle don-ne si hanno perdite bianche o anche giallo-verdastre in rela-zione al tipo di germe.

determinano nell’uomo una condizione di notevole ansie-tà, legata alla preoccupazione di avere contratto una ma-lattia grave. non sopportano piccole variazioni di colore e pretendono una guarigione in pochi giorni. di fatto la guari-gione avviene in tempi medio-lunghi, in quanto i germi presentano una farmaco-resi-stenza e non è raro il dovere ricorrere ad un tampone con il quale si esegue un esame microscopico e colturale per svelare il tipo di germe ed il farmaco più efficace.

viene sottovalutata normal-mente la necessità di curare anche la partner e, a precisa domanda, gli uomini non san-no riferire, nella gran parte dei casi, se la compagna pre-senta perdite o disturbi. da questo punto di vista le donne sono più precise.

eseguito il tampone, meglio

se in entrambi i partners, vie-ne consigliata una terapia sulla scorta dell’antibio-micogram-ma. non sempre le terapie sono rapidamente efficaci e non bisogna meravigliarsi se la guarigione avviene nel giro di alcuni o molti mesi, specie nei pazienti affetti da diabete mellito.

una balanopostite partico-lare è quella detta di zoon. si tratta di una forma che si manifesta con chiazze color rosso-mattone, perfettamente circolari, e con bordi netti.

può trattarsi di una o più chiazze, in lento accrescimen-to. la causa è ignota e la biop-sia evidenzia un’infiltrazione di plasmacellule. le cure locali sono inefficaci ed inutili. Dopo biopsia al fine di escludere un carcinoma, può essere trattata con vari metodi ( dtc, criote-rapia, ecc. ).

vi è una patologia legata all’uso di alcuni farmaci ( sulfamidici, antinfiammatori, ecc.), che si manifesta con una chiazza arrossata, perfet-

tamente rotondeggiante che, nel giro di 7 – 10 giorni evolve verso un colore più cupo e si accompagna a fine desquama-zione. si tratta dell’eritema fisso, cioè di una chiazza che si ripresenta sempre nella stessa zona ogni qualvolta vie-ne assunto lo stesso farmaco. guarisce, se la diagnosi è stata posta correttamente, dopo la sospensione definitiva dello stesso. nei pochi casi non dia-gnosticati, le chiazze diventa-no numerose e, in casi rari, vi può essere un interessamento del midollo osseo.

alcune malattie a carattere generale danno manifestazioni sul glande, quali ad esempio gli eczemi, la psoriasi, il li-chen, il pemfigo, la scabbia.

bisogna porre attenzione poi alle neoplasie, tipo l’eritropla-sia di queyrat, che nelle fasi iniziali possono simulare una banale infezione, come tale essere trattata, con il risultato che, a distanza di mesi o qual-che anno, il carcinoma si sia diffuso.

balanOpOstitidi Giuseppe Ribuffo

meteorologicamente più in-stabili. I continui sbalzi di temperatura e l’umidità mettono a dura prova le di-fese naturali della pelle. Se poi ai capricci del tempo si aggiunge l’azione irritante dello smog tipico della vita cittadina, il gioco è fatto: le polveri inquinanti, mescola-te con il sebo cutaneo, di-ventano le condizioni ideali per l’insorgere di arrossa-menti, eczemi, dermatiti, psoriasi e couperose.

D’altro canto, la stagione autunnale è anche il momen-to dell’anno maggiormen-te a rischio brufoli: si inten-

sifica la produzione di sebo che, alla lunga, provoca pel-le grassa e impurità. I moti-vi: aumenta lo stress per il ritorno alle consuete, stres-santi attività, cresce l’inqui-namento e, soprattutto, si paga lo scotto della tintarel-la dell’estate. Perché è vero che il sole nell’immediato fa bene alla pelle, asciugando-la e migliorandone il colori-to, ma è altrettanto corretto che ispessisce l’epidermide, aumentando la cheratina in superficie e contribuendo a formare un “tappo” respon-sabile del peggioramento dell’acne.

Corri ai ripari!Nonostante queste premes-

se, non c’è da preoccupar-si. Conoscere le cause aiu-ta a prevenire e scongiurare tali fastidi. Un primo passo consiste in una corretta igie-ne quotidiana. Si raccoman-da, a proposito, di sincerarsi che l’acqua che si utilizza sia dolce e non dura: quest’ulti-ma tende a disidratare la pel-le. La pulizia del viso inoltre deve essere delicata e non aggressiva. In questo caso si rischia infatti di eliminare del tutto il sebo e lasciare la pelle indifesa, in balia degli agenti esterni. E non bisogna dimenticare che un’epidermi-de pulita deve essere idrata-ta e nutrita abbondantemen-te con appositi prodotti.

Evitare di stare nelle imme-diate vicinanze di fonti di ca-lore quali camini accesi, ter-moconvettori e caloriferi: non solo si subiscono sbalzi termi-ci maggiori, ma il caldo può far dilatare troppo i vasi san-guigni del viso e provocare un vero e proprio eritema, del tutto simile a quello solare. La bellezza della pelle, poi, passa attraverso una dieta corretta che segua la stagio-nalità degli alimenti. Mangia-re frutta e verdura di stagio-ne assicura all’organismo le sostanze di cui si necessita in quel determinato periodo.

Dr. Giuseppe RibuffoSpecialista dermatologo

Università di Roma - Tel 0966 55378

Page 22: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

22Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

parlanDo Di musica

di Lucio Paolo Albanese

La standing–ovation che il pubblico palmese gli ha

tributato al termine della sua performance, non ha lasciato in-differente anche Francesco Ren-ga che pochi minuti dopo il suo spettacolo ci ha confidato: “Sono molto emozionato dell’affetto con il quale questo meraviglio-so pubblico mi ha accolto sul palco già dalla mia prima can-zone, ed ha continuato a farlo anche per tutta la durata del concerto. Il progetto col mio produttore Celso Valli è stato senz’altro coraggioso –prosegue Francesco Renga– ma la forza è nella scrittura di queste can-zoni, che io credo siano nate prima della strumentazione, conservano una primitività musicale che permette di rein-terpretarle, di ascoltarle nella loro purezza senza perdere nulla di ciò che è stato, anzi ritrovandone le radici sociali e culturali in cui sono nate ed hanno preso forma”.

In “Orchestra e Voce” il can-tautore friulano non canta con un’orchestra, ma usa la sua voce come un’orchestra. “I brani sono parte della mia vita, della mia crescita – ci confida France-sco Renga – e corrispondono a momenti particolari che ritro-

vo nell’insegnamento musica-le degli anni dal 1965 al 1975 e che a 42 anni con due figli e tanta strada fatta, mi trovo a riscoprire, a rivivere con la sola forza della voce, la forma espressiva migliore”.

Una vita piena di cambiamen-ti: “chi mi ha visto con i capel-li lunghi girare con un furgone assieme ad altri ragazzi –ha puntualizzato Francesco Renga– a ritrovarmi adesso potrebbe avere un sussulto, in realtà si tratta di una evoluzione, di un processo non cercato, quasi subito. Non rinnego nulla del passato - sottolinea - ed oggi, uomo, resta in me lo spirito, quella parte oscura di me, ri-belle istintiva spontanea che accompagna chi, come me, non ha mai cercato di essere chi non è realmente. Mi capita di rivedermi a volte su you –pro-segue l’artista natio di Udine– nei vecchi filmati con i Timoria e mi faccio sorridere, mi viene la pelle d’oca a pensarci ora”.

L’Orchestra, la Ensemble Sym-phony Orchestra (nata dall’Or-chestra sinfonica di Massa Carra-ra), è composta da 40 elementi, giovani pronti a mettersi in gio-co: “Cercavo proprio questo –ha spiegato con molta chia-rezza Francesco Renga– volevo un gruppo che si presentasse come una band itinerante, con

semplicità ma anche grande professionalità. Poi li ho vestiti bene...tton - dice sorridendo - e vi assicuro che l’effetto scenico è molto accattivante”.

Non manca un riferimento all’attuale momento attraversato dalla discografia italiana stretta tra i Reality Show ed un Sanre-mo all’insegna del Talent Televi-sivi: “Il messaggio che rischia di passare è sbagliato –dice con fermezza l’artista friulano– si tratta di televisione prima che di musica, sono programmi, se-rate, non è una scuola, non si arriva ad assomigliare ai gran-di della musica passando da quella porta. Si arriva prima, certo –mette in evidenza Ren-ga– però si tratta di un succes-so stagionale che può abban-donarti e lasciarti solo in una strada che hai conosciuto per metà, la metà più facile, forse, che può lasciarti spiazzato”.

Francesco ha le idee chiare per il suo immediato futuro: “Con estrema sincerità devo dire che c’è ‘è ancora la voglia di speri-mentare e buttarmi in progetti nuovi senza paura, soprattutto ho voglia di dedicare maggiore tempo al seguito, a tutto ciò che viene dopo l’incisione, lo svilup-po del progetto, seguire quei passaggi che fino ad ora mi sono forse mancati e che invece vor-rei vivere pienamente... magari

finirò a fare il contadino (e qui ride di gusto) mi piacerebbe”.

Una serata in una piazza stra-colma di persone (circa ventimi-la), per una riscoperta musicale coraggiosa da parte di una voce straordinaria nel panorama can-tautorale italiano, in vista di un nuovo album di inediti che do-vrebbe nel prossimo autunno.

“Pugni chiusi, non ho più spe-ranza, in me c’è la notte più nera...” scriveva Ricky Gianko ed era il 1967, erano gli anni di un grande cambiamento, una fucina di esperienze, la ricerca di una libertà che Francesco Renga ha portato anche nella ridente cit-tà della Costa Viola con estrema bravura, come un quadro d’auto-re senza cornice, in un periodo storico in cui, guardare al pas-sato, potrebbe aiutare a capire meglio il futuro..!

Intervista a Francesco Renga

francescO renga, per la secOnda vOlta a palmi, durante l’esibiziOne in piazza i° maggiO il 16 agOstO scOrsO

“Sono molto emozionato dell’affetto con il quale questo meraviglioso pub-blico mi ha accolto sul palco già dalla mia prima canzone...”

Page 23: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 23

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

parlanDo Di musica

Non è difficile sospirare da-vanti allo spettacolo di uno

stretto illuminato da brillanti luci diffuse sulle coste che furono di Scilla e Cariddi; se poi ti aiutano a farlo le splendide e rilassanti arie di musicisti, ballerini e cantan-ti nello splendido Teatro all’aper-to di Palmi, diventa un sogno.

27 agosto 2010, una data che re-sterà viva nel ricordo di chi c’era. Il teatro gremito è una cosa che non si vede sempre, ma gremi-to e partecipe è assolutamente una rarità. La magia di un Giletti, simpaticamente amico delle Ca-labrie, legante perfetto tra gli ar-tisti, ha condotto, loro ed il pub-

blico, verso una escalation di emozioni e di coinvolgimento totale.

Un omaggio, questo, tutto per la poetessa Caterina Paladino Minasi, taurianovese di nascita e palme-se di adozione, scomparsa esatta-mente un anno fa, dedicatole dal figlio Domenico Antonio, organiz-zatore e produttore della serata che definisce così le sue emozio-ni: “Era un bel gioco, quello di so-spirare chiudendo gli occhi, lo fa-cevo con mia madre Caterina sin da piccolo …pensavamo intensa-mente alle parole più belle che il nostro cuore voleva e le recitava-mo insieme alla luna. Sognavamo così per allontanare la paura an-che nelle terribili notti d’ospeda-le, fino all’ultimo. Questa serata di spettacolo è un piccolo omaggio che insieme a me tanti cari colle-ghi hanno voluto tributare ad una persona dolce e speciale, li ringra-zio infinitamente di essermi accan-to in questa splendida avventura.”

Le telecamere RAI, costantemen-te in azione, hanno immortalato per “UnoMattina”, il popolare program-ma di Raiuno, i momenti topici del-lo spettacolo, le esibizioni degli ar-tisti e, soprattutto, le videoletture di alcune poesie di Caterina Paladi-no Minasi ad opera degli attori Ste-fano Antonucci e Francesca Nunzi.

Si sono alternati sul palco Simo-na Molinari con il suo raffinato Jazz tutto al femminile, disco d’oro per il suo ultimo lavoro, “Croce e Deli-zia”; Daniele Magro, voce calda del Rhythm’n Blues, stella di X-Factor; Erika Mineo, protagonista di “Ami-ci”; i “Paan”, gruppo finalista di San-remoLab ed infine Benedetta Car-panzano, ballerina, già protagonista in programmi televisivi su Raiuno.

Di grande effetto è stata la sfi-lata di gioielli realizzati dal Ma-estro d’Arte Orafa Carlo Magaz-zù, (al quale, questo giornale ha già dedicato meritevoli pagine in passato ndr) che ha deliziato gli occhi e ispirato pensieri “d’oro” tra le spettatrici con le sue cre-azioni uniche, alcune delle qua-li sono poi state donate dall’ar-tista nel contesto della serata.

L’emozione, tuttavia, si è ele-vata al picco massimo quan-do Amedeo Minghi, compagno di tante età, si è presentato al pub-blico, rieducando l’udito di tut-ti a quelle arie musicali che tan-to ci hanno tenuto compagnia. Splendido il binomio “Serenel-la” – “La vita mia”, piano&voce, quasi da pianobar, a creare un’at-mosfera ricca di sogno e ricordi.

Prima di andar via, l’artista ha voluto tributare, ai microfo-ni della Rai, un pensiero per la poetessa, sintetizzando il valo-re delle parole, espresse in po-esia, come celebrazione della vita (ed io aggiungo del bello).

la notte dei sospiri“la parola è un’arma formidabile. La Paladino

ha saputo raccontare la Calabria e sono contento di far parte di questa compagine per celebrarla, perché io, con le mie canzoni, celebro la vita e mi sembra che la Paladino abbia fatto una cosa simile”.

Amedeo Minghi

Massimo Giletti

Simona Molinari

Domenico Antonio Minasi

Amedeo Minghi

Cat

erin

a Pa

ladi

no M

inas

i

La sfi

lata

del

le c

reaz

ioni

del

Mae

stro

Car

lo M

agaz

di Paolo Ventrice

mai tanta chiaramai

tanta chiarasi specchiò nel

blu cerespo del marecome in questa notte

di luna piena.mai

tanta chiara imperlògli ulivi frementi

e gli arancitra le erbe lucenti.

mainella notte

coronata di brinadanzò,

tra le zolle grasse della campagna,aerea tersicore,bella quanto maicoi veli morbidisui bianchi seni

i fianchi di maiolica.

in omaggio a caterina paladino minasi il 27 agosto, ad un anno esatto dalla sua scomparsa, si sono rie-vocate alcune sue poesie nell’emozionante scenario del teatro all’aperto di palmi, con la speciale parte-cipazione di amedeo minghi, simona molinari, il maestro carlo magazzù e, a condurre, massimo giletti.

ho voluto “conoscere” Domenico circa 5 anni fa, non perché pri-ma non lo conoscessi ma sempli-cemente perché era stata sino a quel giorno una conoscenza effimera, sapevo certo chi era. Conoscevo bene il padre ma non avevo avuto modo di apprezza-re le qualità della madre. Quel giorno d’inverno del 2006 mia moglie, rientrando dall’ospedale, dove assisteva anche lei la ma-dre, mi ha riferito di aver cono-sciuto un ragazzo “meraviglioso” che con immensa cura e amore cercava di lenire le sofferenze della madre anch’essa quella mattina ricoverata nella stessa cameretta del nostro “vecchio” ospedale.L’aveva colpita la delicatezza e l’amorevole attenzione, caratte-rizzata dalla assoluta discrezio-ne, con la quale egli si prende-va cura della sua mamma, nel cercare di garantirle una serena degenza, senza mai dimostrare alcun cenno di stanchezza.Cercava di cogliere, in quel con-testo, i momenti di lucidità, della madre, per trasmetterle e carpire ancora qualche segno d’Amore.Un grande “Amore” che oggi, dopo qualche anno, ho potuto leggere nei suoi occhi dopo aver partecipato, da spettatore “in-consapevole “, ad un magnifico spettacolo magistralmente con-dotto ed organizzato nell’incan-tevole scenario naturale del te-atro all’aperto in località motta-marinella.Un omaggio a Palmi che Domeni-co ha voluto donare, quale regista della serata, per il tramite delle sublimi poesie di “Caterina”.Non conoscevo “Caterina” Po-etessa, non avevo ancora sen-tito i suoi versi, la conoscevo anch’io, come molti altri con-cittadini, come la Sig.ra Minasi, insegnante, ma non avevo avuto modo di emozionarmi davanti ai suoi versi. Quei versi che, letti oggi, richiamano alla memoria “Caterina” che, amorevolmente

assistita dal figlio, passeggiava “lentamente” nella piazzetta Amendola. Si, un passo leggero e lentissimo che chiunque avrebbe vissuto come stancante ma Do-menico no. Infatti era proprio in quei momenti di “rallentata esi-stenza” che si leggeva l’amore filiale che ha contraddistinto Do-menico e che ha colpito, per la sua dedizione, anche mia suoce-ra che ha ricevuto da lui, in quei giorni di convivenza ospedaliera, altrettante attenzioni e momen-ti di piacevoli conversazioni. Tornando per un momento allo splendido spettacolo offerto dalla regia di Domenico e con-dotto da Giletti viene naturale fare una riflessione sulle qualità dei giovani Palmesi, e sono tan-ti, che si stanno cimentando in diversi lavori artistici, musicali etc. in giro per il mondo e dob-biamo esserne fieri non solo nei rari momenti in cui abbiamo la possibilità di ascoltarli e riveder-li ma dobbiamo provare a creare occasioni di aggregazione che possano offrire a loro stessi op-portunità di conoscenza recipro-ca e collaborazione. A ciascuno il compito naturale ma il coor-dinamento di un tale programma spetterebbe all’Amministrazione quale gesto di tutela e promo-zione del patrimonio umano e artistico che fortunatamente si ritrova!!!Ma una cosa ha detto anche Gi-letti durante la presentazione “….Domenico ha rinunciato a in-carichi di prestigio in quell’anno per restare accanto alla madre nel suo ultimo periodo terreno..” Oggi purtroppo gesto raro!!!! Ma se sorprende Giletti forse non sorprende così appieno noi me-ridionali che ancora sappiamo apprezzare le ricchezze naturali della famiglia e mettere nella giu-sta graduatoria i veri “Valori”.Un animo sensibile, quello di Domenico, che ha attinto certa-mente alla fonte giusta.Leggere i versi di quelle poe-sie scritte da “Caterina” crea un’emozione per chiunque anco-ra crede nell’Amore.

pOesia e musica alla marinella di palmi.di Saverio Crea

Page 24: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

24Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

parlanDo Di musica

Ci sono canzoni che resta-no nelle memorie collet-

tive per un lasso temporaneo; altre, invece, permangono e diventando miti perché la musi-ca ed i testi vanno al di là dei confini umani. Una di queste è certamente Stairway to heaven, pezzo trainante del IV lavoro discografico dei Led Zeppelin. Agli inizi degli anni ’70 il moti-vo, dalle parole allora per me incomprensibili, riecheggiava di frequente nella stanza dei miei fratelli. Quelle note mi rimase-ro impresse per parecchi anni e scoprì, a distanza di tempo, che l’autore Robert Plant, assieme a Jimmy Page, John Paul Jones e John Bonham con la loro musica furono gli iniziatori del genere hard rock. Malgrado le diverse interpretazioni, il brano dal con-tenuto controverso cela tutt’og-gi il suo vero significato così come i quattro simboli riprodot-ti sulla copertina del disco, uno per ogni componente del gruppo britannico. Di certo Plant, nello stilare il testo fu invasato dalla personalità di Aleister Crowley, cultore dell’esoterismo ed in-fluenzato dal libro Magic Arts in Celtic Britain di Lewis Spen-ce. Il titolo prende ispirazione stranamente, viste le simpatie per l’occulto di Robert, da una citazione del Vecchio Testa-mento nella quale a Giacobbe durante il sonno appare una scalinata, emblema mesopota-mico simboleggiante la torre a piani, che parte dalla terra per arrivare fino al cielo. Un punto di congiunzione tra due mondi che incarna il desiderio di scala-re vette umanamente irraggiun-gibili. All’inizio il testo narra di una donna dallo sfrenato edoni-smo, convinta di poter ottenere con i suoi soldi qualsiasi cosa e per questo esige una scala che porti al paradiso ma non solo, per ottenerla pretende valide garanzie in quanto, le parole, potrebbero avere un significato ambiguo. In riferimento a que-

sta affermazione molti critici mu-sicali hanno avanzato accuse di back-

masking ovvero, nell’ascoltare al contra-rio il nastro inciso, si formano frasi aventi un

senso e nella fattispecie, i messaggi camuffati contenuti nella canzone dei Led Zeppelin, avreb-

bero una natura satanica e conoscendo le tendenze di Plant non sarebbe una novità. In una fase del testo

entra in gioco l’interesse per i culti Celtici: compaiono ru-scelli, foreste, anelli di fumo tra gli alberi, la regina di maggio,

uccelli e tra questi simboli riecheggia l’esortazione a seguire un inquietante pifferaio che condurrà i propri adepti sulla retta via e, solo

allora, nella foresta ci saranno canti e festeggiamenti. Questo personaggio è stato identificato con diverse rappresentazioni: Pan dio dei boschi, Satana

principe del male e Caronte traghettatore di anime dato che, come menziona il testo, “la mia anima piange perché partirà verso ovest” ovvero tramonterà la mia

vita così come cala il sole ad ovest. Il brano, ad un certo punto, ci pone davanti ad un bivio dove un sentiero si biforca e lì, ognuno di noi, può stabilire in qualsiasi momento di

seguire o la signora arrogante e prepotente, che ha acquistato la sua scala apparentemente sicura, poggiata però sul vento oppure, mettersi in fila dietro il pifferaio che conduce, secondo

Plant, verso una dimensione definita migliore, stando uniti e non rotolando trascinati dagli idoli del materialismo. La folta processione attraversa la foresta a ridosso di questo personaggio misterioso e lun-

go il percorso, che forse porta alla verità, la ricca signora imperterrita continua la sua corsa sfrenata verso il potere e l’opulenza. Vigila lettore. Il pifferaio dalla foresta sta emettendo un suono: ti accoderai al suo corteo?

Stairway to heaven di Daniele Gagliardo

Page 25: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 25

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

parlanDo Di musica

Nuovo album per la storica band di jean-paul “bluey”

maunick, fondatore, leader, ani-ma ed unico componente ad esse-re rimasto sempre attivo nel miti-co gruppo inglese degli incognito. Trent’anni sulla cresta dell’on-da; era difatti il 1981 l’anno domi-ni che salutava l’ingresso nella sce-na soul jazz mondiale di una delle formazioni più longeve, variegate e creative del secolo. Gli Incogni-to sono stati tra le prime formazio-ni ad entrare nel mondo Acid-Jazz.

Incognito Transatlantic RPM Tracklist:

1. Lowdown (feat. Mario Biondi and Chaka Khan) 2. Everything That We Are (feat Luckyiam) 3. 1975 4. Your Sun My Sky 5. Line in the Sand (feat. Leon Ware) 6. Gotta (feat. Ursula Rucker) 7. Let’s Fall in Love Again (feat. J. Christian Urich - Tor

tured Soul) 8. The Song (feat. Chaka Khan) 9. Put a Little Lovin’ in Your heart 10. All of My Life 11. Expresso Madureira 12. Life Ain’t Nothing But a Good Thing 13. Make Room for Love 14. Can’t Get Enough (feat. Mario Biondi) 15. The Winter of My Springs 16. Tell Me What to Do

I più ricorderanno il loro primo splendido lavoro, quasi intera-mente strumentale dal titolo “Jazz Funk” pubblicato nell’an-no d’esordio. Dopo una lunghis-sima pausa, durata ben dieci anni, ritornano sulla scena, nel 1991, con un ottimo lavoro: “In-side Life”. A seguire due lavo-ri di importanza fondamentale per attestarsi come veri artefici di un profilo decisamente carat-terizzante nello stile tipico della band. La magnifica fluida voce della cantante americana Maysa Leak permette al fiume Incogni-to di scorrere impetuoso nell’al-veo del successo planetario. “Tribes, Vibes and Scribes” ed il capolavoro “Positivity”, rispet-tivamente del 1992 e 1993, in-coronano la formazione di Bluey ai vertici delle charts mondiali e conquistano l’adorazione del pubblico e soprattutto l’atten-zione della critica. Via via ne-gli anni di successo in succes-so sino al trentunesimo anno di carriera e fino alla pubblicazio-ne, il 27 luglio del 2010, di que-sto stratosferico “Transatlantic r.p.m.”. La realizzazione di un sogno per troppo tempo chiu-so nei meandri dei desideri di Jean-Paul Maunick e per dirla con le sue parole, «Sognavo di imbarcarmi su un aereo per gli

States e di andare negli studi di re-gistrazione per comporre delle can-zoni con gli Earth Wind and Fire, Chaka Khan, Stevie Wonder e Leon Ware…». Grandi artisti e musica raf-finatissima, dunque, con la presen-za di cantanti del calibro di Chaka Khan e del chitarrista Al McKay de-gli earth Wind and fire, coinvolto, peraltro, nell’arrangiamento e nella produzione dell’album. Altra nota di gran pregio è la partecipazione del nostro straordinario vocalist mario

biondi che duetta con Chaka Khan in “lowdown” (http://www.youtu-be.com/watch?v=0mcV5JWrO5Q) -riedizione del magnifico successo di boz scaggs del 1976- singolo di apertura della tracklist e in “Can’t get enough” (http://www.youtu-be.com/watch?v=Eo4wj2PQ2s0). Ad affiancare Bluey, naturalmente, ci sono le straordinarie voci degli In-cognito: maysa leak, Joy Rose,Tony Momrelle e Vanessa haynes. Ospi-te in gran spolvero, in questo su-premo lavoro, è anche leon Ware, produttore e compositore famoso per le sue collaborazioni con artisti del calibro di marvin gaye, quin-cy jones e michael jackson. Pre-senze oltremodo notevoli sono an-che quelle del rapper Luckyiam, J. Christian Urich dei Tortured Soul e della straordinaria cantautrice americana Ursula Rucker. Veniamo a questo nuovo scrigno di gemme musicali che si compone di ben 16 brani inediti; scopriamo subito, ad un primo ascolto, che su tutti i com-ponimenti vi è un brano che im-prime una vellutata sensazione di rara fascinazione: la performance di Bluey del brano “Tell me what to do” (http://www.youtube.com/watch?v=80ACee7xGFQ).

Lasciandosi trasportare dalle or-bide e rarefatte atmosfere del di-sco non possiamo restare indif-ferenti ascoltando “Line in the sand” (http://www.youtube.com/watch?v=8sNCN5WovYo); Leon Ware coinvolge e caratterizza uno dei pezzi più belli ed ipnotici dell’inte-ro lavoro discografico. Bellissima la seconda delle 16 “Everything That We Are” (http://www.youtube.com/watch?v=nFOGKjp1K_U) con un Lu-ckyiam a tutto tondo; un rap ori-ginale, intriso di bel ritmo sullo sfondo del groove caratteristico e leggiadro della band inglese. Diffi-cile non apprezzare la coinvolgente

“1975”, un classico brano in perfet-to stile Incognito. Non molto riu-scito, invece, l’esperimento con la statunitense Ursula Rucker, il pezzo appare alquanto piatto e privo di ri-chiamo, seppur impreziosito da rit-miche suggestive, ma inefficaci a renderne piacevole l’ascolto. Voce fluida, cadenze sincopate e piace-vole fusion per “Let’s Fall in Love Again” (http://www.youtube.com/watch?v=c0uEceAmVRk) interpre-tata dal cantante, dei Tortured Soul, J. Christian Urich.

Particolare attenzione merita l’ascolto di “The song”, brano che stigmatizza la bellezza e le notevoli performance vocali della grandissi-ma Chaka Khan. Una song espressi-va e generosa nel donare ricercate emozioni. Altra delicatissima per-la di sinuosa armonia è “All in my lyfe” (http://www.youtube.com/watch?v=cthPdPbEPzw) che al pari delle cose più belle presenti in que-sto ultimo superlativo lavoro degli Incognito, rappresenta la magnifica continuità creativa di Bluey e della sua straordinaria formazione. L’in-vito all’ascolto è formulato con le migliori intenzioni e con estrema sincerità. “Transatlantic r.p.m.” è tra le cose più interessanti e riusci-te nel novero dei 14 album prodot-ti (13 in studio e 1 live) dal 1981 ad oggi. Esso rappresenta il giusto rico-noscimento per una delle formazio-ni più originali e collaudate dell’Acid Jazz. Il nostro Bluey ha colto nel se-gno della qualità ancora una volta, ed ancora una volta gli tributiamo il nostro apprezzamento ed il nostro plauso.

Buon ascolto a tutti Voi.

“Pane e tempesta”, che dà il nome al gruppo guidato da

Paolo Damiani (Direttore Artistico di Roccella Jazz Festival), è anche il titolo dell’ultimo libro (Feltrinelli, 2009) di Sefano Benni, scrittore ben conosciuto dal pubblico di Roccella Jazz e che ha collaborato con Da-miani molte volte e in disparate si-tuazioni (concerti, teatro, cd, dvd): la coincidenza quindi non è casuale. Paolo Damiani, dopo tre anni dal suo ultimo lavoro discografico, “Al tempo che farà”, che ha vinto tre referendum (Musica Jazz, Musica & Dischi, Jazzmagazine) come miglior

disco dell’anno 2007, batte nuovi percorsi che gli consentono di preparare “sul campo” un nuovo cd sempre per l’etichet-ta EGEA: l’organico è inedito diventando manifesto di un au-tentico laboratorio con giovani di talen-to, alcuni suoi allievi e altri selezionati nel panorama naziona-le. Il lavoro è molto strutturato e testi-monia l’impegno del compositore roma-no nel campo della

didattica e della valorizzazione di musicisti ancora sconosciuti (basti ricordare che Paolo Fresu esordì nel 1982 nel quintetto di Damiani). Il re-pertorio è formato da brani origina-li di Damiani stesso, arrangiati non solo da lui ma anche dai musicisti del gruppo (soprattutto Cristiano Ar-celli, ma anche Masciari, Morganti, Guidolotti): un nuovo modo di in-terpretare e ripensare temi storici ed inediti del compositore romano. Ospite d’onore (per la presentazione del CD, tenutasi lo scorso 19 Ago-sto presso il Roccella Jazz Festival) al sax soprano, oboe e clarinetto basso è Paul McCandless che fu ele-mento fondamentale di due storiche

band di grande rilievo come il Paul Winter Consort e l’innovativo quar-tetto Oregon al fianco di Ralph Tow-ner, Glen Moore e Collin Walcott, in ambedue i casi infondendo del suo estatico lirismo le composizioni e le esecuzioni. Con gli Oregon è da ricordare per-lomeno un disco registrato nel 1973, rimasto nella storia: “Music of Another Present Era”. Eminen-te esecutore sia di musica classica che di jazz, McCandless è unani-memente riconosciuto come il più grande oboista di jazz, suonando con somma maestria anche sopra-no, sopranino, penny whistle, flau-ti etnici, corno inglese, clarinetto basso e vari strumenti elettronici come sintetizzatori e l’electronic wind controller. ha allargato la sua attività al di fuori degli Oregon con svariate collaborazioni con artisti come Jaco Pastorius, Wynton Mar-salis, Carla Bley, Pat Metheny, El-vin Jones, Mark Isham, Al Jarreau, Bela Fleck, Eberhard Weber, Mi-roslav Vitous e Jack De Johnnette, incidendo più di un centinaio dischi. Paolo Damiani, nato a Roma nel 1952, viene chiamato nel 1976 come contrabbassista da Giorgio Gaslini nel suo gruppo. Inizia così una carriera musicale che lo ve-drà compositore, direttore d’or-chestra, contrabbassista e violon-cellista fra i più attivi in Europa.

Dal 1978 dirige proprie formazio-ni scrivendo spesso la musica che suona; compone anche per gruppi di teatro e di danza; è inoltre didat-ta. Ultimamente ha collaborato con l’Italian Instabile Orchestra, l’Italian String Trio, il gruppo di musica con-temporanea Pentarte, ha diretto un proprio ensemble comprendente Gianluigi Trovesi, Paolo Fresu, Da-nilo Rea e Roberto Gatto e per due anni l’Orchestre National de Jazz (ONJ), patrocinata dal Ministero della Pubblica istruzione francese. Spesso collabora con danzatori come Giorgio Rossi o attori come David Ri-ondino e Angela Finocchiaro, o scrit-tori come Stefano Benni con il quale ha creato “Lolita”, “Onehand Jack e altri strani amori” e “Sconcerto”, un lavoro di musica e poesia basato sui testi di “Blues in Sedici” (Feltrinelli), letti in scena dallo stesso autore Ste-fano Benni. ha scritto musiche sui testi di Raffaello Baldini negli spetta-coli “Il silenzio anatomico” e “C’era tre volte” (edito da Full Color Sound), entrambi con Ivano Marescotti. Damiani è uno degli autori che mag-giormente hanno cercato di rende-re indipendente il jazz europeo da quello di matrice statunitense cer-cando ispirazione sia nella musica popolare mediterranea sia nella mu-sica colta occidentale. Spesso allesti-sce propri gruppi con formazioni da lui medesimo definite “atipiche”.

di Marco Suraci

EGEA

Rec

ords

- ww

w.eg

eam

usic

.com

Page 26: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it

MadreTerraPalmi&Dintorni

26Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

intorno allo sport

La corsa all’<<Eldorado degli anni 2000>>, il sogno di cam-

biare vita senza più mutui e pensieri legati al denaro, vede decisamente un vincitore su tutti; lo Stato!

Si, è vero che anche qualcun al-tro si è arricchito con vincite milio-narie, che qualcuno “arrotonda” le entrate, ma il dramma è che ciò avviene sulle spalle di milioni di persone che, vuoi per malattia da gioco, vuoi perché solo così esi-ste la speranza di un cambiamen-to radicale, vuoi, infine, per pura passione e voglia di adrenalina, spendono spesso più di ciò che po-trebbero, facendo debiti e, peggio ancora, scavalcando le necessità della propria famiglia.

Dietro a tutto ciò si cela il vin-citore assoluto, quello che, gri-dandolo ai quattro venti, decanta la diminuzione di tasse severe na-scondendole però tra le centinaia di giochi (grattini, lotto – con tutte le sue varianti -, lotterie ecc… su-per pubblicizzate da TV e giornali). Certamente non sono tasse da pa-gare con moduli F24, non sono con-tributi INPS e non sono trattenute Irpef, ma sono entrate che fanno leva sulla debolezza di tutti coloro che aspirano ad un sogno (e spesso non sono in grado di controllarsi).

Le poker room online, e il poker in genere (quello legale, ovvero giocato nei casinò, sottoforma di tornei o Sit&go cash) hanno per-messo allo Stato Italia di incassare –stime Agicos- 139.000.000 di euro circa. E’ una bella fetta di torta, e forse questo è il principale mo-tivo per cui vige il divieto di gioco presso circoli privati (l’altro motivo è certamente legato allo stop “im-posto” dai concessionari di poker room on line –sempre lo Stato- che

con una autogestione di sale priva-te, difficilmente controllabili e cer-tamente, sempre ben frequentate, perderebbero non pochi clienti.

Il poker è il gioco d’azzardo per antonomasia, se ci riferiamo a quello classico giocato come nei migliori films western, ma non è il caso di quello sportivo. L’hold’em, dove la puntata è sempre ristretta e limitata alle fiches che si hanno davanti e che hanno un costo unico per tutti, stabilito prima dell’inizio del gioco, non rientra nella cer-chia dei giochi d’azzardo. In que-sto caso, se facciamo una piccola analisi, diventa difficile pensare che l’azzardo sia legato al poker quando effettivamente si spendo-no “soldissimi” – perdonatemi lo sleng - nei tabacchini e negli au-togrill con un sistema che si rifà al detto “una ciliegia tira l’altra” fino, spesso, a diventare un vizio.

I greci giocavano a dadi già all’epoca di Platone e Socrate•I romani amavano scommettere su gladiatori e corse delle bighe.•Già nel XVI secolo la Germania rilasciava concessioni comunali per •

aprire delle case da gioco e alla corte di Enrico IV compaiono i primi giocatori professionisti (quelli che si guadagnavano da vivere col gio-co).

Nel 1700 nascono i primi veri Casinò che ospitano anche il Poker.•Agli inizi del 900 il gioco d’azzardo viene bandito ad eccezione che •

nel Nevada e, negli anni 30, Las Vegas è già l’olimpo del gioco d’azar-do.

Negli anni 90 Internet rivoluziona il settore del • gambling mettendo a disposizione dei giocatori casinò virtuali.

Nel 1994 il governo di Antigua e Barbuda, a largo di Puerto Rico, •approva una legge che concede licenze on line, aggirando, così, tutti i vincoli stabiliti negli altri paesi.

1995 – Nasce il Primo, vero, Casinò virtuale; • Intercasinò.Si giunge nel 21° secolo e nel 2003 viene fondata la “E-Commerce •

and Online Regulation Gaming” a tutela delle transazioni e dei gioca-tori On line.

Nello stesso anno, • chris money maker vince 2,5 milioni di dollari alle World Series of Poker ed aumenta notevolmente la popolarità del gioco, spinto anche da numerose trasmissioni Tv.

Finalmente nel 2006 il • gambling vede la liberalizzazione anche in Italia assieme a lotterie e gratta e vinci; gli Skill Games appassionano gli italiani.

Nel 2008, il 2 settembre cominciano i primi tornei tutti italiani.•

febbre da pOkerun pO’ di stOria

era il 2 settembre del 2008, quando in italia iniziava a farsi strada il gioco del poker online, e si svolgevano i primi tornei, ma in pochi avrebbero immaginato un tale successo; il poker ha infatti catalizzato l’attenzione di un sempre più folto numero di utenti del web, diventando il gioco online più praticato. il vincitOre unicO

all in

E’ ormai diventato un grido di guerra, degno quasi dei nativi americani. ALL IN, “tutto dentro” e l’emozione sale, l’adre-

nalina aumenta e devi tenere tutto nascosto. devi creare un alone di mistero sulle tue carte o meglio, devi bluffare su ciò che hai in mano e costringere gli avversari all’errore. In fondo non è che una scommessa!

Il cappellino con visiera e gli occhiali da sole per nascondere se-gnali traditori, sono diventati una moda ed una necessità (si fa per dire) a tutti i livelli.

Certo lo stereotipa è il giocatore professionista, quello che la TV ci spiattella continuamente, notte e giorno, quello che è pieno di brac-cialetti (e anche di soldoni), quello che, come ci spiegano i commen-tatori gioca quasi sempre solo mani vincenti. Ma la realtà è un’al-tra. E’ difficile trovare un giocatore professionista di poker Texas hold’em che non abbia capacità matematiche incredibili abbinate a razionalità ed analisi psicologica elevata. Eppure, spesso ci capi-ta di guardarli mentre giocano con la pretesa di sostenere che non sanno giocare!

Tom Dwan, Patrick Antonius, Gus hansen, Vanessa Rousso (conside-rata la più sexy tra le giocatrici prof.), Luca Pagano, Doyle Brunson, Phill hellmuth, Mike Matusow, Daniel Negreanu, Max Pescatori, per citare solo alcuni dei nomi che più girano nel circo del poker, sono ormai talmente familiari che quasi ci sembra di conoscerli personal-mente e per i quali tifiamo come fossero campioni del nostro sport più amato; il calcio.

di Paolo Ventrice

P.V.

E’ una vera epidemia il poker alla texana e coinvolge milioni di persone, a tutti i livelli. Ma attenzione, non è scritto da nessuna par-te, non vi sono i fogliettini come nelle confezione di medicine, ma anche quì ci sono le controindicazioni.

Può diventare una malattia, cronica perfino, soprattutto quando l’approccio avviene per mezzo del diabolico PC.

Page 27: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

www.madreterranews.it 27

MadreTerraPalmi&Dintorni

Anno 1 Nr. 9 Settembre 2010

intorno allo sport

BRUNO PITITTOleta carismatico che faceva onore ai compagni; tanto era il rispetto e la stima che nutrivano per Lui che continuarono a chiamarlo “Capitano” anche quando smisero di giocare. Era un uomo di sport e credeva fermamente nei suoi valori. Si ricordano i suoi discorsi con i ragazzi che, riusciva a coin-volgere, educandoli al sacrificio, al rispetto, alle responsabilità; condizioni indispensabili per la creazione di una generazione più solida, come lui aspirava. Attra-verso lo sport arrivò direttamente al cuore dei giovani; forte fu pro-prio il suo attaccamento ad esso, tanto da costituire una società di calcio, la Juve Palmi, di cui fu Pre-sidente, vincendo tre campionati e arrivando a disputare, nel cam-pionato di Promozione, il derby stracittadino contro la Palmese. Ci teneva a precisare che, la sua società non era nata per essere in contrapposizione a quella della più quotata Palmese, ma per dare la possibilità a tanti altri ragazzi palmesi, di frequentare un luogo di aggregazione che consentisse loro una sana crescita. Fu l’an-tesignano, nel 1964, della Prima Olimpiade della Piana e, nel 1969, dei Giochi della Gioventù, momen-ti che diedero lustro alla nostra città, per l’ alto valore sociale. Gli studenti di allora lo ricordano come un’insegnante scrupoloso, dall’infinita pazienza, pieno di en-tusiasmo che trasmise loro anche la passione per l’atletica leggera, preparandoli alle gare e riuscen-do più volte, ad arrivare alle finali nazionali. Il Professore Bruno, ha saputo tenere alto il nome della scuola, partecipando, nel lontano 1956, ai campionati italiani sco-lastici di Educazione Stradale, a Bari, ottenendo il secondo posto assoluto. E’ strano vedere, oggi, come alcune scuole si vantano, or-gogliosamente, di offrire agli stu-denti progetti di educazione stra-dale. Tutto quello che concerneva l’educazione e il coinvolgimento dei giovani lo rendeva felice, ed è per questo che accettò di as-sumere la carica di Responsabile Provinciale degli Scout. Era certo che, i principi sui quali si fondava l’Associazione scoutistica, basata sulla vita comunitaria, il cui valo-re si basa sulla formazione di buo-ni cittadini, poteva essere utile ai ragazzi di Palmi, i quali istituiro-no una sede tutt’ora esistente. Di

Nel ripercorrere la storia sportiva e sociale palmese,

ci si trova inevitabilmente a rievo-care la figura del Professore Bruno Pititto, un uomo che ha dedicato la sua vita ai giovani. Laureato in giurisprudenza e diplomato ISEF all’Università di Roma, insegnò educazione fisica presso l’Istituto Magistrale, Tecnico Commercia-le e Scuola Media Zagari di Pal-mi, dove ricoprì nelle rispettive scuole, il ruolo di Vice Preside per tantissimi anni. In gioventù, fu una figura di spicco nella Pal-lacanestro Palmi, allora militante in serie B, insieme al compian-to Prof. Pinuccio Barbaro, Santo Gagliostro e tanti altri ragazzi di Palmi che fecero la storia del ba-sket. Fu Lui il capitano, quell’at-

Juve palmi - tigano, managò, cosoleto, arena, morabito, gaudio, il presidente pititto fotia, vitetta, saffioti, suriano, zoccali

manifestazione d’inizio della “prima olimpiade della piana” - corteo in piazza i° maggio

Lui non si possono dimenticare la dolcezza, la bontà, la generosità, ma soprattutto la gentilezza e l’amore per la sua famiglia. Le fi-glie Mimma, Maria Carmela, Alma e Donatella rappresentavano l’espressione più alta dell’essere padre. Si è anche dimostrato un modello di virtù cristiana e insie-me all’ adorata moglie Lina, (li ricordiamo come una coppia unita e felice), avevano intrapreso un percorso di fede con la Comunità S. Nicola, coinvolgendo le famiglie del Rione Impiombato dove risie-devano, realizzando un progetto di ordine cristiano e umano. Dice-

va che quando manca la famiglia, viene a crearsi nella persona una preoccupante e dolorosa carenza che peserà per tutta la vita; pro-prio per questo motivo voleva essere vicino a coloro i quali vive-vano simili situazioni perché cre-deva nel ruolo fondamentale che la famiglia è chiamata a svolgere. Il “Capitano” che ha lasciato una traccia indelebile nella vita socia-le del paese, a distanza di tanti anni dalla sua scomparsa, vive ancora nel cuore e nella mente di tutti coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e amarlo. Infinitamente grati.

di Rocco Cadile

Page 28: Madreterra - Paqlmi e Dintorni - numero 9

®