Lazialità Aprile 2012

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L’AQUILA è ROMA L’AQUILA è ROMA APRILE 2012 • ANNO XXVII • N° 355 • € 4,90 Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma DOPPIO MAXI POSTER DELL’ AQUILA E DEL DERBY

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Anteprima Lazialità del mese di Aprile 2012

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L’AQUILAè ROMA

L’AQUILAè ROMA

APRILE 2012 • ANNO XXVII • N° 355 • € 4,90

Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma

doppio MAXi poster dell’ AquilA e del derby

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speciale derbyspeciale derbydi Vincenzo Oliva

è nOstrarOma

Grande speciale fotograf ico e descrittivo di Lazialità sulla vittoria del derby. Un successo totale, sia sugli spalti che in campo. Dalla splendida coreograf ia della Curva nord alle gesta di Hernanes e compagni, che hanno legittimato per la seconda volta in questa stagione il primato cittadino. Foto esclusive e forti emozioni, che solo la rivista del vostro cuore può regalarvi.

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anche in altre città, ma quello di Roma è particolare: innanzitutto perché dura un anno e non una settimana o quindici giorni e, inoltre, il modo in cui è vissuto da parte di tutti è speciale. Non ci sono persone neutrali: dalla casa-linga allo stesso giornalista, sono tutti schierati con una o con l’altra squadra, e quelli che non sono tifo-si, sono comunque schierati contro qualcuno! (ride). È una partita che coinvolge tutti, anche le suore e io ne so qualcosa. Quando sono stato chiamato qui sono arrivato in punta di piedi: c’era una situazio-

ne societaria difficile, allo stadio venivano pochi tifosi, insomma era una fase di transizione dopo la Lazio di Cragnotti che aveva vinto tutto con fior di campioni. All’epoca dissi che sarebbe stato un successo e, soprattutto, moti-vo d’orgoglio vedere uno stadio gremito di soli tifosi laziali. Cosa che si è verificata in occasione della finale di Coppa Italia, Lazio-Sampdoria del 2009. Credo che questo sia l’avvenimento che mi ha fatto più piacere, al di là del tro-feo vinto che rimane in bacheca. Quella sera, sapendo che poi sarei

Buongiorno Mister. Lei ha passato quattro stagioni qui a Roma. Se le dico Lazio cosa le viene in mente?Se dici Lazio mi viene in mente Roma, cioè casa mia. Se fai questo mestiere, credi che Roma possa essere un punto d’arrivo. La Lazio è stata una parentesi importante della mia vita e lo è tuttora.

Qual è il ricordo più bello legato alla sua esperienza biancoceleste?Probabilmente, le emozioni più forti credo siano quelle legate ai derby. Ho vissuto diverse stracit-tadine nel corso della mia carriera,

Allenatore della squadra biancoceleste per quattro stagioni, dal 2005 al 2009, Delio Rossi è uno di quei personaggi che il popolo laziale non dimenticherà mai. In esclusiva ai nostri microni, il mister della Fiorentina si racconta in un’intervista a 360°, ricordando i momenti più belli, gli aneddoti e ribadendo il suo affetto verso i colori biancocelesti. Uomo d’altri tempi che, pur non essendo romano, incarna a pieno i valori della lazialità.

intervista di Valerio Alessandro Cassetta

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intervista

ROSSIDelio

un uomo conla Lazio nel cuore

In alto: Delio Rossi

mentre sfoglia la nostra rivista

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intervista di Vincenzo Oliva

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intervista

PERUZZIAngelo

“LAZIO con te tante emozioni, ma potevamo vincere di più...”

Continuano i grandi scoop di Lazialità. Dopo Bobo Vieri e Gigi Casiraghi, è la volta di uno dei più grandi portieri della storia del calcio italiano, Angelo Peruzzi. Una lunga intervista che ripercorre tutta l’avventura del portierone biancoceleste a Roma. Dall’arrivo in quella Lazio scudettata alla sana rivalità con Marchegiani, dai rimpianti per qualche successo sfumato alle grandi gioie vissute. Si accendono i microfoni, Lazialità incontra Angelo Peruzzi.

con Eriksson, e poi sia con Sergio Cragnotti che con suo figlio Massimo.

Che rapporto avevi con il presidente?Buonissimo. Secondo me Cragnotti è una grande persona ed è stato un grande presidente. Certo io arrivai in un momento in cui si iniziavano a palesare delle problamtiche abbastanza serie per la società, ed anche se perso-nalmente non ebbi mai degli scontri con lui, ci furono delle tensioni dovute alla situazione difficile che si stava creando.

Il tuo arrivo a Roma spodestò colui che fino a quel momento aveva difeso per tanti anni la porta della Lazio, Luca Marchegiani. Come vivevi tu e come prese lui quella situazione?Quando Mancio mi disse che mi volevano, rimasi sorpreso, perchè sapevo che alla Lazio già c’era uno dei migliori portieri italiani, Marchegiani appunto. Ero un po’ titubante perchè innanzitutto non

con Eriksson, e poi sia con Sergio Cragnotti che con suo figlio Massimo.

Che rapporto avevi con il presidente?Buonissimo. Secondo me Cragnotti è una grande persona ed è stato un grande presidente. Certo io arrivai in un momento in cui si iniziavano a palesare delle problamtiche abbastanza serie per la società, ed anche se perso-nalmente non ebbi mai degli scontri con lui, ci furono delle tensioni dovute alla situazione difficile che si stava creando.

Il tuo arrivo a Roma spodestò colui che fino a quel momento aveva difeso per tanti anni la porta della Lazio, Luca Marchegiani. Come vivevi tu e come prese lui quella situazione?Quando Mancio mi disse che mi vole-vano, rimasi sorpreso, perchè sapevo che alla Lazio già c’era uno dei migliori portieri italiani, Marchegiani appunto. Ero un po’ titu

Ciao Angelo, per me è un vero piacere incontrarti e fare questa intervista. Come stai innanzitutto?Tutto bene grazie, è un piacere per me fare quest’intervista per Lazialità.

Riviviamo insieme la tua esperienza in biancoceleste. Arrivasti nell’estate del 2000, l’anno dopo la vittoria dello Scudetto. Quali furono le tue prime impressioni di quella Lazio?Molto buone. Arrivai in una Lazio fortissima, che aveva appena vinto lo Scudetto e che vantava qualcosa come sette/otto nazionali tra i titolari. Era una squadra davvero competitiva e che poteva vincere Champions League e Serie A.

Arrivavi dall’Inter e avevi già giocato in un grande club come la Juventus, dove forse ti togliesti le maggiori sod-disfazioni della tua carriera. . .Si, negli otto anni in bianconero vinsi tanto e mi tolsi parecchi sfizi. All’Inter giocai solo un anno, in una squadra che viveva varie vicissitudini e che non era ancora forte come lo è oggi. Diciamo che arrivai alla Lazio speran-do di vincere ancora tanto. Vincemmo qualcosa, ma onestamente quella squa-dra poteva fare molto meglio.

Chi fu a volerti di più tra Eriksson e Cragnotti?In realtà il mio primo contatto con il mondo biancoceleste lo ebbi con Mancini, che dopo un Inter-Lazio mi chiamò da parte e mi chiese se ero disponibile a venire alla Lazio. Diedi la mia disponibilità e da lì presi contatti prima

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Il personaggIo storIco di Giorgio Bicocchi

Umbertolenzini

il presidente

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Talvolta la vita può prendere una piega inaspettata. Carlo Lenzini era il fratello che, quasi più di Umberto, aveva voglia di acqui-stare la Lazio. Nei disegni della famiglia Carlo avrebbe sostenuto il peso economico più rilevan-te dell’investimento, lasciando Umberto sul ponte di comando.

Il personaggIo storIco

Grande speciale del Centro Studi sulla f igura del presidente più amato dell’intera storia biancoceleste, Umberto Lenzini. Un racconto a 360 gradi della sua vita: dalla sua esperienza negli Stati Uniti al ritorno in Italia, dalla vittoria di quello storico scudetto del 1974 agli anni più diff icili. Tutto in rigorosa esclusiva per Lazialità.

www.novegennaiomillenovecento.it

Lenzini saluta i tifosi nel suo storico giro di campo

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tesserA del tifoso

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di Maurizio Martucci tesserA del tifoso

FIDELITYCARD

tessera del tifoso,atto secondo

TESSERA DEL TIFOSOOsannato, osteggiato, discusso. Senza precedenti al mondo, né emulazioni: il Programma Tessera del Tifoso parte in via sperimentale nel campiona-to 2009/2010, necessario per i club professionistici italiani dalla stagione successiva. Voluta dall’ex Ministro dell’Interno Roberto Maroni in rispo-sta all’annus horribilis 2007 (morte dell’ispettore di Polizia Filippo Raciti prima di Catania-Palermo, violenti scontri e assalti a commissariati e caserme dopo l’omicidio di Gabbo), la Tessera del Tifoso nasce per contrastare e prevenire i fenomeni di violenza nel calcio, dentro e fuori gli stadi. Come? Selezionando, monitorando e filtrando gli accessi del pubblico attraverso una banca dati centralizzata, in grado di

escludere soggetti indesiderati, ritenuti anche solo potenzialmente pericolosi, negandogli i titoli d’accesso. Il movente è l’art. 9 della Legge Amato 41/2007, che già col biglietto nominativo ha vietato l’Olimpico (come altri stadi) ai sotto-posti a D.A.Spo (divieto di accedere alle manifestazioni sportive) anche con solo provvedimento del Questore (e in attesa di processo) e ai condannati per reati da stadio, anche con sentenza non definitiva. Ecco il punto: nello Stato di diritto, e il nostro ordina-mento prevede il diritto come limite e fondamento dell’azione dello Stato, vige il presupposto di non colpevolezza fino al terzo grado di giudizio. Cioè non si è colpevoli, fino a prova contraria esaminata da tre diversi giudici. Ma secondo la Legge Amato, ad esempio,

non basta aver scontato nel lontano 1991 una condanna in primo grado o poi essere stato assolto in Appello e Cassazione per non aver commesso il fatto. No, perché rimanendo all’in-terpretazione letteraria della norma, sul tifoso resta una macchia perenne, una “damnatio memoriae” vita natural durante, senza possibilità di riabi-litazione, nemmeno a pena espiata. Da qui le critiche, il grido d’allarme sull’incostituzionalità del perno su cui gira la Tessera del Tifoso (emanata con una circolare amministrativa che intimava gare a porte chiuse per club inadempienti). Da qui il rischio di una preventiva schedatura di massa, per il controllo sociale del popolo degli stadi, nonostante la messa in sicurezza con tornelli, telecamere interne, filtraggi e

steward, e nonostante che Maroni, in un primo momento, per parare il colpo si era spinto a proporre una retroattivi-tà del divieto limitata agli ultimi 5 anni dalla pena. Non basta. È l’estate del 2010 quando sul quotidiano Liberal pubblico un’inchiesta dal titolo eloquente, ri-presa da più parti: “Sorpresa, la Tessera del Tifoso è illegale”, farà discutere, ma anticipa revisioni e sentenze esemplari e inesorabili, nonostante - sostengono i promotori - la Tessera del Tifoso non è un mostro giuridico ma una carta di fidelizzazione, pensata per legare l’appassionato di calcio al proprio club attraverso facilitazioni e vantaggi esclu-sivi. Il Ministero dell’Interno firma un protocollo d’intesa con Ferrovie dello Stato e Autogrill SpA per spuntare sui treni prezzi più allettanti. Nasce anche il Menù del Tifoso, ma diventa un enigma: chi l’ha mangiato? Gli italiani però si tesserano (circa un milione su 132 club professionistici, media 7.500 a squadra, giudicate voi), anche perché la card apre le porte all’abbonamento e al biglietto per le trasferte nei settori ospiti. Per seguire la squadra del cuore, non ci sono alternative, se non restare a casa, in pay per view (eccetto gare ca-salinghe e - sporadiche - trasferte non soggette a restrizioni). Le polemiche divampano, 10.000 tifosi di ogni colore sfilano in corteo a Roma per dire ‘No alla Tessera’, i sindacati di categoria fanno muro, ma in Parlamento ristagna il disegno di legge correttivo: oltre al proibizionismo da stadio, si accusa il nuovo strumento di ledere la privacy, nascondendo evidenti finalità promo-zionali e commerciali, a vantaggio di banche e circuiti di credito. Per non perdere affezionati, gli uffici marketing (iniziano Parma e Roma) escogitano formule supplementari: la tessera ducale è senza circuito bancario, i giallorossi vagliano l’idea di un carnet di biglietti prepagati, a prezzo facilitato. Un po’ come i tifosi orobici chiedono all’Atalanta e poi il Sodalizio alla Lazio, che comunque vara la Millenovecento con l’opzione ‘dormiente’, cioè senza immediata attivazione commerciale sul circuito Visa e Postamat di Poste Italiane. Ma il cammino è comunque tortuoso, sempre in salita. E tolte le eccezioni Milan, Juve e Inter, di pro-

grammi membership e azioni fedeltà loyalty, in giro non se ne vedono. In cambio spuntano mutui viola a tasso fisso e a tasso variabile (Fiorentina e Cassa di Risparmio di Firenze), ma di servizi per le esigenze del tifoso nemmeno l’ombra. A differenza di sentenze e perentorie determinazioni degli organi di garanzia e controllo, che a colpi di legalità abbattono le brutture della Tessera del Tifoso, aprendo la strada al tentativo di perfezionamento nella Fidelity Card. Ovvero Tessera del Tifoso, atto secondo.

LE SENTENZEIl primo colpo arriva a fine 2010 dal Garante della Privacy. Ai titolari del trattamento dei dati personali della Tessera del Tifoso (cioè i club e non l’Osservatorio Nazionale sulle Mani-festazioni Sportive) viene prescritto di rivedere la modulistica dei contratti di sottoscrizione, anomali e troppi allegri nella gestione della privacy. Vanno riviste le modalità di comunicazione dei dati che passano in Questura (la famigerata black list), l’utilizzo dati con tecnologia RFID (cioè il micro-chip sulla carta, legato al circuito di credito) e l’opzione di abiurare finalità di marketing, senza costringere il tifoso a perdere pure l’abbonamento. La secon-da spallata giunge esattamente un anno dopo. Al termine del 2011 il Consiglio di Stato rispedisce una spina nel fianco al Tribunale Amministrativo del Lazio e all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, cioè l’Antitrust. Decisivo il ricorso di Codacons e Federsup-porter: “L’abbinamento inscindibile (e quindi non declinabile dall’utente) tra il rilascio della Tessera di Tifoso (istituita per finalità di prevenzione generale in funzione di una maggiore sicurezza negli stadi) e la sottoscrizione di un contratto con un partner bancario per il rilascio di una carta di credito prepagata - afferma il Consiglio di Stato - potrebbe condizionare indebitamente (nella misura in cui si provi che l’uso della carta non sia funzionale ad assicu-

In alto: In ogni stadio

d’Italia c’è ormai la distinzione tra tesserati e non

Sopra: La locandina

della manifestazione nazionale contro

la Tessera del tifoso

Voluta dall’ex Ministro

dell’Interno Roberto Maroni

in risposta all’annus

horribilis 2007, la Tessera

del Tifoso nasce per contrastare

e prevenire i fenomeni di violenza nel calcio,

dentro e fuori gli stadi

Lo sapevate? 032 è il codice interno della Millenovecento, il progressivo assegnato dall’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive alla Tessera del Tifoso della S.S. Lazio. Ma ora, dopo le ultime novità, cosa succederà a quel numero? Resta valida la Millenovecento oppure no? Cos’è il Voucher Elettronico? Cos’è la Fidelity Card? Cos’è il traghettamento, di cui tanto si parla, della (vecchia) Tessera del Tifoso alla (nuova) Fidelity Card? Facciamo chiarezza, fugando ogni dubbio, ripercorrendo le tappe della vicenda. Ecco cosa cambia per il popolo degli stadi, dalla Serie A alla Lega Pro.