Lazialità Ottobre 2010

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Il numero di Ottobre è dedicato alla nostra Olimpia con la copertina e un poster da collezione.

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sommarioSommario

La nostra Aquila

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laPOSTA inviateci domande, curiosità, consigli, idee e vostre foto all’indirizzoemail: [email protected]: 06.4130266casella Postale: 16/452 - 00155 Romavi risponderemo ogni mesedi

Ecco Hernanes

La storia del nuovo talento brasiliano, raccontata dai suoi connazionali.

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Intervista a CasiraghiL’ex bomber biancoceleste,

attuale CT dell’Under 21,si confida ai nostri microfoni.

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Dossier Campionato

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Ballardini parla di Bresciano

L’ex tecnico biancocelestespiega pregi e difetti del centrocampista australiano

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Esclusiva con ProttiLazialità incontra Igor Protti,ex attaccante biancoceleste,

protagonista di un derby.

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La storia di Garrido

Attilio Lombardo, vice di Roberto Mancini al Manchester City, parla di Garrido.

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I Giochi di Lazialità

Cruciverba, quiz, e tutti i giochi per misurare la vostra Lazialità.

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di Mauro Simoncelli

Speciale

Salutiamo il NOSTRO SIMBOLO

Il giorno del Centenarioil nostro Direttore GuidoDe Angelis annunciò così

l’arrivo dell’aquila. “La nostra aquila ha volato

per lunghi 100 anni. Rendiamoleomaggio,

alziamoci in piedi e salutiamoil nostro amato simbolo....”.

Oggi è tornata a volare per noi!

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di Fabio De Santis

Speciale Acquisti

Ecco a voi la storia di:Anderson Hernanes de Carvalho,il nuovo profeta biancoceleste.La sua storia, le sue prime parole dalaziale e i commenti dei tifosi brasiliani, che già lo rimpiangono

Hernanes

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il PrOFeTa Venuto dal Brasile

Anderson Hernanes de Carvalho Andrade Lima. Così si chiama per esteso la nuova speranza per i

tifosi laziali, di potersi rinnamora-re del gioco del calcio e della loro squadra. Brasiliano, nato il 29 Mag-gio 1985 a Recife, città che sorge sull’oceano Atlantico, nello Stato del Pernambuco, nord-est del Paese. Sulla carta, il secondo grande colpo di mercato del Presidente Claudio Lotito, da quando si è assunto l’one-re e l’onore di entrare nella Storia del Club, dopo i fasti, ma anche il brusco declino della gestione Cragnotti.

IL GIOCATORE Ormai tutti sanno che l’appellativo di Hernanes è “il Profeta”, ma forse nessuno sa, che il suo sopranome da bambino, era “Pi” semplicemente, e forse può essere un’idea per i suoi nuovi compagni nella Lazio, senz’al-tro alla ricerca di un diminutivo quantomai breve per individuarsi in campo. Hernanes, come detto è nato nella città di Recife, ma fino all’età di cinque anni abitava in un paesi-no di nome Engenho, che, sono sue parole “era grande come un campo e mezzo di calcio. Fu già lì che iniziai a giocare a calcetto, il “Futsal” con gli amici.” In brasile, a differenza che in Italia, è quasi la prassi che i bambini appassionati di calcio, inizi-

no proprio con il calcio a 5, gioca-to quasi sempre nelle palestre delle scuole. Ecco da dove viene la grande tradizione nelle finte e nel dribbling stretto, al di là del luogo comune del “meninho de rua”, è dentro le mura di un campo da calcetto, che si impara fin da bambini a pensare velocemente e a trattare la palla con grande tecnica. Erano tempi in cui il nostro campio-ne andava a dormire portandosi il pallone a letto “per svegliarmi subi-to con lui, sognando di fare la sto-ria del calcio brasiliano”. Rimaneva estasiato guardando le giocate del suo modello Felipe Jorge Loureiro, considerato uno dei più bravi drib-blatori brasiliani della sua genera-zione. Guarda caso, ha giocato con Zarate nell’All-Sadd, attualmente ha 33 anni e gioca nel Vasco da Gama. E’ per questa sua ammirazione per il laterale mancino che Hernanes ha iniziato molto presto ad allenarsi a fondo con il piede sinistro per rag-giungere una destrezza praticamen-te pari con entrambi gli arti inferiori. Infatti, la sua dote peculiare è quella di essere ambidestro, ma questa con-dizione non è innata, Hernanes ha il destro come piede forte, è stata la sua ferrea volontà e il costante lavo-ro tecnico a portarlo ad usare anche il sinistro con la stessa padronanza e potenza. Anzi, egli stesso racconta

di come si fosse proprio impuntato a voler essere mancino, facendo tutto anche col braccio sinistro; era inizia-to come un desiderio di emulazio-ne ma nel tempo si è reso conto di quale arma avesse messo a punto. E noi ce ne siamo accorti fin dalla sua prima apparizione, questa peculiari-tà lo rende molto difficile da marca-re, quando prende palla, l’avversario

Speciale Acquisti - pag. 23Ottobre 2010

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di Alessio Aliberti

Intervista

Viene dalla terra deicanguri, ma è un

calciatore di valore. Tutti gli allenatori che lo

hanno avuto lo esaltano.

Bresciano:“Pronto a

stupire”

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BaLLarDini: “E’ il giocatore ideale perogni allenatore”

Muoveva i primi passi in Australia, Mark Brescia-no, tanti suoi coetanei

iniziavano a giocare a rugby, a nuo-tare, ad accordare le prime racchette, lui cominciava a prendere a calci un pallone. A tradirlo irrimediabilmente le origini italiane della sua famiglia. Con un padre nato a Viggiano e una madre croata, si parlava di calcio in casa Bresciano, e si guardava con in-teresse al paese natio dei propri avi.Ma soprattutto si vedevano in tv le poche partite del campionato italia-no che venivano trasmesse a quelle latitudini. A Melbourne non era fa-cile vivere da emigrato, lo sa bene il padre di Mark, Prospero Bresciano, partito dalla provincia di Potenza in giovane età verso la «Riva Fatale», la terra dei canguri, con la madre, due fratelli e tre sorelle.

Come nasce la statua?«Da bambino – confida Bresciano - mi ricordo mio padre tornare a ca-sa sfatto di lavoro. Papà si è sempre fatto un culo così, e per buona parte della mia vita ho pensato anch’io di dover andare a mettere piastrel-le nelle case delle famiglie ricche di Melbourne». La vita ti mette davanti

i paesaggi più strani, ti si crea una scorza, a certe cose ci fai l’abitudine, forgi il carattere che ti accompagne-rà per tutto l’arco dell’esistenza. E quella esultanza particolare, “La Sta-tua”, è figlia anche di questo, pro-dotto di un retroterra culturale che affonda radici profonde, in quelle che sono le esperienze di ogni sin-golo individuo. Mark da piccolo guardava le partite della Juve, erano gli anni del “codi-no d’oro” Robby Baggio, impossibile non innamorarsene. «Sì è vero – am-mette lo stesso Bresciano – guarda-vo con interesse la Juve e c’era anche un motivo: amavo Roberto Baggio, è stato lui a farmi capire il gioco del calcio e quello che avrei voluto di-ventasse il mio destino». In Italia si è trasferito stabilmente a 19 anni, «La-sciare l’ Australia - continua Mark - per andare dall’ altra parte del mon-do è stato il momento più difficile della vita. Finora, l’ unico».

La storia parte con l’EmpoliLo avvicina un procuratore, Sergio Berti, ad un torneo giovanile, dopo Olanda-Australia. Non gli propone un contratto ma un tour: «Tentiamo qualche provino, ve-

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Lazialità incontra l’ex tecnico della Lazio: “Bresciano è un grande uomo e un ottimo giocatore. Può giocare ovunque a centrocampo”.

Intervista - pag. 29Ottobre 2010

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di Fabrizio D’Alessandro

Intervista

GIGI TYSON CASIRAGHI “La Lazio e i suoi tifosi meritano

di competere per grandi risultati”Incontriamo Gigi Casiraghi per parlare della sua esperienza da

allenatore della nazionale Under 21 e della Lazio, da quella attuale alla sua Lazio, con Sergio Cragnotti presidente e

allenatore Dino Zoff, Zdenek Zeman e Sven Goran Eriksson.

Pierluigi Casiraghi, per tutti “Gigi”, classe 1969. Talento puro, il fisico e la potenza ne hanno fat-

to un centravanti vecchio stile. Cinque stagioni in maglia bian-coceleste, 188 presenze e 56 gol. Questi sono solo alcuni dei nu-meri che raccontano uno dei più grandi attaccanti della storia di questa società. Lo incontriamo per tuffarci un po’ nel passato, rivivendo quelle stagioni, e il pe-riodo attuale della Lazio.Partiamo proprio dalla stagione conclusa pochi mesi fa, doman-dandogli come mai è stata un’an-nata così sofferta?“E’ stata una stagione travagliata. Iniziata benissimo, con la conquista della Supercoppa Italiana, ma pro-seguita peggio, con risultati assolu-tamente al di sotto delle aspettati-ve, dovuti soprattutto a problemi di organico, troppo vasto per poterlo gestire in modo sereno.” Entriamo più nel dettaglio, perché oltre agli evidenti errori societari e di gestione dello spogliatoio, la

squadra doveva fare di più, e chi fra i giocatori ha deluso di più?“E’ inutile nascondere che da alcu-ni giocatori ci si aspettava di più, su tutti Mauro Zarate. Per lui non è stata una stagione facile. Ma lui mi piace molto, ha un passo in più, può essere determinante da un momento all’altro. Credo abbia solo bisogno di ritrovare tranquillità e serenità, per la definitiva consacrazione.”Passiamo dai giocatori all’allena-tore che ha dato la svolta a quella maledetta stagione.“Ha fatto molto bene. E’ un uomo di esperienza, sa il fatto suo. Secondo me è stato giusto confermarlo anche per questa nuova stagione appena cominciata.”Accantoniamo il discorso sull’an-nata precedente, c’è poco altro da aggiungere. Tutti noi vogliamo guardare al futuro e cancellare definitivamente questa annata. Lei Mister, anche in qualità di Commissario Tecnico dell’Under 21, ha un consiglio da regalarci?“Investire sui giovani. E’ importante, soprattutto ora che le società calci-

stiche, e soprattutto quelle italiane, stanno attraversando un periodo difficile dal punto di vista economi-co. I ragazzi provenienti dai settori giovanili rappresentano una risorsa importantissima.”A proposito di Under 21, ci faccia-mo raccontare questa sua espe-rienza cominciata nel 2006 e che continua ancora oggi.“Fino ad ora ho avuto tante soddi-sfazioni, sicuramente. Ho accettato questo incarico con molto entusia-smo, mi piace lavorare con i giovani e

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confrontarmi con loro. E poi credo sia già di per se una bella soddi-sfazione essere CT dell’Under 21 Italiana. Ho sempre avuto un legame par-ticolare con la maglia azzurra da giocatore, continuo ad averlo ora da allenatore.” Ma torniamo a noi, riviviamo questa grande storia tra la Lazio e Gigi Casiraghi, iniziata nella lontana estate del 1993. Lascia-mo la parola ovviamente al pro-tagonista.“Il trasferimento avvenne ad Ago-sto, trascorsi 4 anni alla Juventus mi si propose questa possibilità e decisi quindi di accettare la Lazio. Sposai con entusiasmo il progetto ambizioso del presidente Cragnot-ti, che voleva portare la squadra ai vertici della serie A. L’impatto con Roma e con l’ambiente biancoce-leste fu molto positivo, soprattutto

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di Dante Chichiarelli

Intervista

ALVAROGONZALEZDurante il ritiro ha convinto Edy Reja. Ora è alla caccia di una chance. Ecco la storia diAlvaro Gonzalez ilcentrocampista sul qualein Uruguay sono prontia scommettere ad occhichiusi, e che ora cercaspazio nella Lazio.

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RubEN SOSAScOmmEttE Su di Lui:

L’ex attaccante della Lazio, idolo della tifoseria a cavallo tra gli anni ottanta e i primi anni novanta è pronto a giurare sulle qualità del suo connazionale. E promette: “Appena posso gli parlerò e gli spiegherò

bene cosa è la Lazio. Fidatevi di me, è un grande giocatore” ma, nonostante il brutto ko, lui fu tra i migliori in campo. Scudetto in ArgentinaL’anno successivo lo scudetto con il titolo d’Apertura, ma in una partita con l’Independiente si infortunò se-riamente al ginocchio. Da lì in poi fu un calvario vero e proprio per il talen-tuoso calciatore, tanto che nel 2009 giocò appena sette partite, con il Bo-ca (fresco di cambio sulla panchina ed in dirigenza) che alla fine decise di tagliarlo, visto che non si fidava delle sue condizioni fisiche. Fu un brutto colpo per Gonzalez ma anche un erro-re da parte del club argentino. L’estate scorsa el Tata è ritornato in patria nel Nacional, dove ha totalizzato 26 pre-senze e 3 gol, senza avere più alcun problema fisico. A gennaio West Ham e Tottenham si sono interessate a lui, ma è stato vicinissimo all’Atletico Madrid che non si mise d’accordo con il Nacio-nal de Montevideo. Tornato a casa in Uruguay, Gonzalez rinasce e torna ad offrire quel calcio che lo aveva portato alla ribalta, attirando su di sé le atten-zioni di diversi club europei, tra cui la stessa Lazio. Protagonista in nazionaleNella sua carriera Alvaro Gonzalez ha vestito tutte le maglie delle nazionali giovanili uruguaiane, arrivando a ve-

Alvaro Gonzalez nasce a Montevideo (Uruguay) il 29 Ottobre 1983. Alto 176 cm, è un centrocampista

polivalente, in grado di interdire e di manovrare. Nonostante una buona tecnica di base, la sua peculiarità è quella di rubare palloni; non a caso Edy Reja quest’estate ha dichiarato: “Gonzalez è un ottimo giocatore di centrocampo, bravo tecnicamente ma soprattutto molto dinamico. Come

ruolo andrà a giocarsi il posto con Christian Brocchi”. Cresce nel Defensor (come Pablo Pintos, anche lui con un trascorso estivo con la Lazio) nel qua-le milita dal 2003 al 2007

esprimendosi ad ottimi livelli ed attirando su di se le attenzioni

del Boca Juniors, che lo acquista nel 2007. In Argentina vive la sua stagio-ne più entusiasmante, seguita a ruota dalla più brutta nell’annata successiva. A Buenos Aires vince infatti il torneo di Apertura del 2008 e diviene, grazie al-le sue prestazioni fatte di forza, grinta e carattere, un idolo per i tifosi, i quali lo soprannominano “El Tata”. A dicem-bre del 2007 Alvaro Gonzalez ebbe il primo assaggio di calcio italiano nella finale di Coppa Intercontinentale con-tro il Milan. Il Boca Juniors perse 4 a 2,

stire anche la maglia della Celeste per circa 20 volte. Alla vigilia del Mondia-le, il Commissario Tecnico Tabarez lo ha però escluso dalla selezione per il mondiale in Sudafrica, non senza de-stare perplessità fra tifosi ed addetti ai lavori, i quali consideravano Gonzalez come un elemento portante della Na-zionale uruguaiana. El Tata è un gioca-tore molto duttile, visto che ha mostra-to di saperci fare anche come esterno sia sulla fascia destra che sinistra (tan-to da spingere Reja ad utilizzarlo come vice-Lichtsteiner in allenamento in più di una circostanza), anche se nasce come centrocampista centrale. Agli inizi della sua carriera in patria veniva denominato il Gattuso dai piedi fatati, considerato che ha un buon tocco di palla con entrambi i piedi e un ottimo dinamismo. Il presidente Lotito lo ha acquistato dal Nacional Montevideo, la stessa squadra da cui proviene Mu-slera, suo amico e compagno nella na-zionale uruguaiana. Già, perché dopo l’inspiegabile assenza al Mondiale in Sud Africa, Gonzalez è tornato nel giro della Nazionale guidata da Tabarez, il quale di recente ha di nuovo chiamato in causa El Tata nelle sue convocazioni. Il tecnico della Celeste, infatti, ha vo-luto richiamare il giocatore nella sfida contro l’Angola disputata a settembre.

“ Ho vinto loscudetto in

Argentina. Ora voglio lasciare il segno anche in

Italia con la Lazio”