Lazialità Gennaio 2011

15

description

Lazialità Gennaio 2011

Transcript of Lazialità Gennaio 2011

Page 1: Lazialità Gennaio 2011
Page 2: Lazialità Gennaio 2011

som

mar

io

EDIZIONI EDITIMEDirettore Responsabile

Guido De AngelisRedazione, Segreteria, Pubblicità e Commerciale:

Casella Postale 16/452 - 00155 RomaTel. 06.41469141 - Fax 06.4130266

[email protected] & C

FotoInside foto - Archivio Lazialità - Calzuola

Grafi caPatrizia Montrone Gian Luigi Staffa

FotocomposizioneGSTAFF

[email protected]

POSTEL SpA – Pomezia (RM)

Per inviare le vostre foto:[email protected]

Per il sondaggio di Lazialità:[email protected]

Versamento a mezzo:C/C POST.: n. 24354003 int. a: Editime Srl,

C.P.16/452 - 00155 Roma CARTA DI CREDITO: Visa

Codice di convenzionamento 007012310.BONIFICO BANCARIO: B. Pop. Sondrio

Ag.16 - RomaIBAN: IT52 G056 9603 2160 0000 4250 X19

Per informazioni: [email protected] o fax 06.4130266

COSTO 10 NUMERIITALIA 39,00 Euro - EUROPA 130,00 Euro

RESTO DEL MONDO 150,00 EuroPer gli arretrati l’importo è pari al doppio

dell’attuale prezzo di copertina (spese di spedizone incluse)

MODALITÀ D’ABBONAMENTOA LAZIALITÀ

inviateci domande, curiosità, consigli, idee e vostre foto all’indirizzoemail: [email protected]

fax: 06.4130266casella Postale: 16/452 - 00155 Roma

vi risponderemo ogni mese

laPOSTAdi

Dossier mercatoProcuratori, agenti Fifa ed esperti di mercato analizzano le possibili operazioni della Lazio

28

La storia di HernanesIl fuoriclasse brasiliano raccontato dagli esperti: “E’ il giocatore che mancava alla Lazio”

20

Zarate: “Resto alla Lazio”Il talento argentino giura amore alla Lazio. Anche il manager conferma: “Resterà a lungo”

32

I segreti dei giocatori della LazioIl fi sioterapista di fi ducia dei giocatori svela i segreti degli uomini di Reja

50

Dossier arbitraleQuali sono gli arbitri che hanno commesso più torti nei confronti della Lazio? Ve lo svela Lazialità

36

Giù le mani da MusleraGli esperti si schierano dalla parte di Muslera: “La critica su di lui è esagerata”

46

Intervista a Angelo Gregucci

Intervista esclusiva con Angelo Gregucci, che da Sassuolo parla di Lazio

61

Page 3: Lazialità Gennaio 2011
Page 4: Lazialità Gennaio 2011

di Alessio Aliberti - Inside foto

Intervista

Page 5: Lazialità Gennaio 2011
Page 6: Lazialità Gennaio 2011

di Dante Chichiarelli - Inside foto

Intervista

È sempre al centro delle polemiche,nonostante un buon campionato.Peruzzi, Pulici, Ballotta e Siviglia

giudicano il rendimento di Fernando Muslera. “Basta polemiche,

diamogli fi ducia”

Page 7: Lazialità Gennaio 2011

C’è chi lo considera un fl op, un portiere mediocre, non “da Lazio” come si usa di-re. C’è chi invece lo giudi-

ca come uno dei più forti portieri in circolazione. “A parte Buffon integro e Julio Cesar, quali sono i portieri più bravi di Muslera?” è la domanda che ricorre spesso fra gli estimatori dell’uruguagio. Fra i due estremi, con molta probabilità, la veri-tà si trova nel mezzo. Sa-rebbe ingeneroso fargli pesare cose del tipo “Sì, però il rigore di Borriel-lo lo poteva prendere…” come sarebbe eccessivo paragonarlo a dei mostri sacri come Peruzzi o Mar-chegiani. Quello che è sicuro è che di strada ne ha fatta dav-vero tanta “Castorino”. Dall’esordio da brividi contro il Milan, alle interviste con zaino Invicta e frangetta, in stile bambino delle medie, di strada ne ha fatta il ragazzone di Montevideo. Che piaccia o meno, è lui il portiere della nazionale uruguayana, arrivata in se-mifi nale ai Mondiali sudafricani; è lui

Dossier - pag. 47Gennaio 2011

Page 8: Lazialità Gennaio 2011

di Lorenzo Bucci - Inside Foto

Intervista

Il difensore brasiliano si confessa: “Il nostro obiettivo è fare sempre meglio, per rendere felici i nostri

straordinari tifosi. Quest’anno con Hernanes siamo fortissimi”.

Andrè Dias, senza dubbio una delle sorprese più belle della Lazio di Reja. Arrivato a Ro-ma durante il mercato dello

scorso gennaio, ha saputo affermarsi con grande determinazione, divenendo una pedina fondamentale dello schieramento biancoceleste. Tare è stato tra i primi a credere in lui, nonché artefi ce principa-le dell’approdo alla Lazio del brasiliano: “Dategli tempo e dimostrerà tutto il suo valore”, e così è stato.Il favoloso inserimento del centrale brasi-liano all’interno del mondo Lazio è stato solo frutto della sua tenacia e profes-sionalità, qualità queste che gli hanno permesso di trovare spazio e dedicarsi completamente ai colori biancocelesti, anche tralasciando quelli verde-oro della sua nazionale, come lui stesso ammette: “Non gioco per avere una chance nel-la nazionale brasiliana, ma solo per fare bene nella Lazio. Sarò onesto, nonostan-te alla Lazio sto facendo bene, non cre-do che avrò mai un’opportunità con la nazionale. Qui in Italia mi sto togliendo

Page 9: Lazialità Gennaio 2011

Intervista - pag. 63Gennaio 2011

delle soddisfazioni, sono apprezzato, ma non vedo spazio per me nella selezione di Mano Menezes, non penso che verrò mai chiamato”.

La Lazio e il suo pubblico straordinarioHa le idee chiare il numero 3 biancocele-ste, sa con precisione ciò che vuole e, me-more del suo splendido trascorso in Brasi-le, vuole continuare a dare il massimo per ripetersi anche nel nostro campionato. In una recente intervista rilasciata in patria dichiara: “La mia sola aspirazione è quel-la di essere considerato e rispettato qui come lo sono stato quando ho giocato in Brasile. E’ così che voglio continuare la mia carriera, in una piazza importante come quella romana, dove c’è un pubbli-co straordinario”. In questa stagione è riuscito a formare con Biava una coppia centrale quasi im-penetrabile, non per niente quella della Lazio è una delle difese meno battute del campionato. Lui stesso è sorpreso di un inizio di stagione così sfavillante in quan-to, anche se consapevole del reale poten-ziale biancoceleste, non ci si aspettava probabilmente di trovarsi così in alto. Nonostante questo, ci tiene a restare con i piedi ben saldi a terra, come del resto il suo allenatore, considerato uno dei punti di forza della nuova Lazio per il brasiliano. “Se devo essere sincero, non mi aspetta-vo tante vittorie. Sono arrivato alla Lazio nello scorso gennaio ed abbiamo lottato fi no alla fi ne per non retrocedere. Ora con il nuovo tecnico e con Hernanes la squa-dra non è male. Siamo forti e competitivi, questa è la nostra situazione attuale. Il nostro unico pensiero è quello di fare una buona stagione, è ancora troppo presto

per pensare a qualcosa di più importante”.

Viviamo alla giornata, ma...Anche nelle sue dichiarazioni infatti, il giocatore ha sempre dimostrato grande intelligenza, razionalità e anche tanta voglia di continuare a far bene, proprio perché convinto che la sua squadra abbia tutte le carte in regola per farlo. “L’obiet-tivo è quello di giocare partita per partita, poi una volta arrivati a pochi incontri dal-la fi ne del campionato vedremo se ci sarà la possibilità di vincere il titolo. Ma non adesso, è ancora troppo presto per fare certi discorsi”.Quella che sta vivendo in Italia, è senza dubbio un’avventura affascinante oltre che nuova, proprio perché, dopo aver mi-litato tanti anni nel campionato brasilia-no, essere giunto in Europa, è stata per lui la scoperta di un nuovo mondo, calcisti-camente parlando. Essendo un difensore che proviene dal Brasile, poi, ha avvertito ancora di più questa netta differenza con la tipologia di gioco praticata in Sudame-rica, un modo completamente diverso di intendere il calcio, anche sotto il punto di vista degli allenamenti, basati su criteri diversi come lui stesso ammette: “Lavo-riamo molto dal punto di vista tattico. Qui in Italia gli allenatori sono così, ma non posso dire che quello che sta facendo la differenza è la nostra difesa. Qui in Ita-lia è diffi cile vedere un difensore che esce palla al piede dalla difesa, al contrario del Brasile in cui c’è maggiore libertà di farlo. Qui il nostro spazio in campo è limitato. Ognuno ha la sua funzione. Il difensore deve difendere, l’attaccante deve fare l’attaccante ed il centrocampista deve fare il centrocampista”.

Il merito più grande di Reja

è di aver creato un gruppo unito e solido. Si lavora

tutti insieme per il bene

della squadra. Questa

è la nostra forza

La nostra forza èil collettivoUno dei punti di forza di questa Lazio è davvero il senso del gruppo, il colletti-vo, ed il fatto stesso che tutti, giocatori, staff tecnico e dirigenti, sostengano con fermezza la stessa cosa, rende questo concetto ancora più credibile, senza che si possa confondere con semplici dichia-razioni di facciata, come spesso accade in questo mondo. Dias infatti, proprio come i suoi compa-gni, vede la vera forza del gruppo bianco-celeste proprio in questa unità d’intenti all’interno dello spogliatoio, un gruppo di uomini che rema tutto nella stessa dire-zione, condizione indispensabile richie-

Page 10: Lazialità Gennaio 2011

di Alessio Aliberti

Intervista

STEFANO MAURI

Page 11: Lazialità Gennaio 2011

“DOBBIAMO MANTENEREL’UMILTÀ”Il centrocampista predica calma:

“Se mantemiamo l’umiltà che ci hasempre accompagnati, allora potremmo davvero toglierci delle soddisfazioni. Possiamo arrivare lontano...fi no in Champions”.

Intervista - pag. 55Gennaio 2011

Il centrocampista brianzolo è di-ventato il capitano della Lazio, la sua presenza in campo è inci-siva e si fa sentire, per lui gli ag-

gettivi si sprecano. All’inizio dell’an-no era ad un passo da abbandonare Roma, ora è lanciatissimo con la sua squadra alla corsa Champions. Le più

grandi vittorie di questo campio-nato sono coincise con tutte

sue eccellenti prestazioni. Dal numero 5 al numero 6, quasi una metamor-fosi kafkiana. La vita in biancoceleste di Stefa-

no Mauri è stata scandita sempre da alti e bassi, da picchi e da discese. Il centrocampista brianzolo ha vissuto gli anni diffi cili del club più antico della capitale, anni di trasformazioni e cambiamento, gli anni della rivol-ta popolare e della ripresa a stento. Dal 2006, stagione in cui approdò a Roma, ora è diventato il capitano in campo della Lazio. Rocchi è scivolato nelle retrovie e lui si è imposto come nuovo leader sul rettangolo di gioco, ma non solo. E’ uno dei front-man biancoceleste, la società lo fa parlare e lo mette in vetrina come fi gura di rappresentanza. E’ uno dei candidati iniseme a Floccari per il premio gen-tleman, ne sa qualcosa la sua ragaz-

za, promessa sposa a giu-gno se la Lazio dovesse vincere lo scudetto. La svolta All’inizio di quest’anno, dopo la sfortuna del-la passata stagione, tutti erano in forse, nessuno sembrava avere più certezze. C’è voluta la mano sapien-te di Reja e qualche buon acquisto sul mercato (vedi Hernanes), per costruire una squadra degna di no-ta, che sapesse imporsi alla ribalta del calcio italiano. Stefano Mauri è uno di quelli che ha scelto di rima-nere. In agosto si era fatta avanti la Sampdoria, Lotito è stato categorico “Mauri non parte” Reja gli ha dimo-strato la sua fi ducia inserendolo alla seconda di campionato senza mai più tirarlo via. Contro il Bologna si rivelò decisivo, un gol ed un assist per Tommaso Rocchi lo laurearono migliore in campo alla prima della Lazio allo stadio Olimpico di Roma. “Sono contento di essere rimasto alla Lazio - dichiarò Mauri all’indomani della partita contro i rossoblù – do-po la proposta della Samp ho sentito subito la stima del presidente e del tecnico, non mi hanno voluto cedere e sono rimasto. E’ stata una scelta importante”. Importante anche per i

Page 12: Lazialità Gennaio 2011
Page 13: Lazialità Gennaio 2011

Ecco a voi il rapporto tra la Lazioe gli arbitri attualmente in caricain serie A. Chi è il direttoredi gara ad aver commesso il numero maggiore di torti arbitrali?Ve lo dice Lazialità....

Il direttore di gara, spesso coadiuvato da uno o più colleghi o da altri ufficiali di gara a seconda dello sport che, scevro da ogni condizionamento e al di sopra del-

le parti, deve far rispettare l’applicazione del regolamento tecnico e giudicare i casi di in-frazione”. Con questa definizione l’enciclopedia Rizzoli spiega la figura dell’arbitro, elencando le virtù morali e tecniche che ogni direttore di gara deve possedere. Nell’antica Grecia inol-tre (patria che ha regalato i colori alla società romana e che le cui attrattive manifestazioni sportive hanno spinto i nove fondatori nel lon-tano 1900 a creare la Lazio) gli arbitri erano scelti tra persone di altissimo grado sociale e umano, e generalmente venivano pescati tra la popolazione che si era maggiormente messa in evidenza nel corso dell’anno. Oggi gli antichi greci stenterebbero a credere a quello che succede di domenica in dome-nica sui campi della serie A e probabilmente rimpiangerebbero quell’imparzialità che li con-traddistingueva.Gli attuali arbitri italiani infatti, non rispec-chiano affatto la definizione riportata dall’en-ciclopedia: pochi purtroppo possono essere giudicati come ufficiali scevri da ogni condi-zionamento, e pochi si dimostrano al di sopra delle parti. E guardando con attenzione la storia della La-zio risulta difficile pensare che, come sottoli-neano critici ed esperti del mondo calcistico,

alla fine torti e favori arbitrali si equivalgono.In casa Lazio è difficile dimenticare la mancata promozione in A (e siamo negli anni 50) a cau-sa di un gol non visto dall’arbitro Rigato, con il pallone che bucò la rete. Era un Lazio – Napoli. A fine anno i partenopei vennero promossi per un solo punto al posto dei laziali.O la sfida con l’Ipswich che portò a proteste feroci in campo e sugli spalti, che valsero la squalifica nei match europei per una stagio-ne, con la mancata partecipazione alla Coppa dei Campioni. Come dimenticare l’ombrello del presidente Chinaglia mostrato minaccio-samente verso l’arbitro Menicucci, o il famoso arbitro Di Cola di Avezzano, che a distanza di anni ha chiesto scusa a tutti i tifosi bianco-celesti? O, per rimanere nei giorni nostri, lo scudetto perso a Firenze a causa del mancato rigore concesso da Treossi nel match decisivo (alla penultima giornata) con la Fiorentina?E che dire del buon Trefoloni, l’unico arbitro a cui la tifoseria della Lazio dedicò addiritu-ra una coreografia, con un enorme cartellino rosso?Senza dimenticare il buon Tagliavento e l’ulti-mo Morganti, capace di decidere il derby con le sue discutibili decisioni.Ecco a voi la lista degli errori arbitrali storici (ricordati attraverso dei box) e degli arbitri at-tualmente in carica. Una vera e propria enci-clopedia, che ci permetterà di ricordare chi ne-gli ultimi anni ha danneggiato la nostra Lazio.

di Paolo Colantoni

Page 14: Lazialità Gennaio 2011

di Nicola Ghignoli - Inside foto

Intervista

Il sole splende stranamente su Sassuolo. Sono giorni di pioggia battente in tutta Italia e appena arrivati al vecchio stadio Ricci, do-

ve la squadra neroverde giocava prima di salire in Serie B, mister Angelo Gre-gucci ci mostra come il terreno di gioco sia oltremodo appesantito dall’acqua dei giorni scorsi. Quando ci sediamo su una delle panchine a bordo campo, il quarantaseienne di San Giorgio Ionico esclama: “Tuffi amoci nei miei ricordi più belli”. Ed ha ragione: gli anni che ha vissuto con addosso la maglia bian-coceleste sono stati forse i più diffi cili della storia centodecennale della nostra Lazio, ma hanno sicuramente plasmato dei laziali veri, grandi uomini destinati a restare per sempre nella gloriosa storia di questo club. E Angelo è uno di questi.Mister, con chi è rimasto in contatto del gruppo Lazio?Con tutti. Ho conservato uno splen-dido rapporto con ognuno dei miei ex compagni, in particolare con Bergodi: Cristiano allena il Modena e quindi ab-biamo l’opportunità di vederci ogni set-timana e spesso parliamo di Lazio.Di cosa parlate?Di tutto. Condividiamo molti ricordi le-gati alla Lazio. E gli chiedo informazioni sul calcio rumeno, che lui segue anco-ra con molto interesse dopo 5 stagioni passate in Romania da allenatore.Parliamo di lei. Ci racconti la sua pri-ma esperienza da calciatore.Iniziai collezionando presenze con il Taranto, poi nel 1982 passai ancora mi-norenne all’Alessandria, sempre nell’al-lora Serie C. Fu una scelta di vita non semplice, vista anche la lontananza da casa che comportava. Dopo 4 stagioni passate in Piemonte arrivò la Lazio.Cosa provò quando la chiamò la La-zio? Come vedeva il club biancoce-

Angelo Gregucci,

classe 1964 ha

giocato sette stagioni

con la Lazio. Oggi

siede sulla panchina

del Sassuolo.

Page 15: Lazialità Gennaio 2011

Lazialità si è spinta fi no in Emilia per incontrare Angelo Adamo Gre-gucci, tecnico del Sassuolo: “La Lazio è sempre nel mio cuore e conti-nuo a seguirla. I biancocelesti sono ben assortiti e possono lottare per

il quarto posto. L’obiettivo deve essere il ritorno in Europa”

Dossier - pag. 59Gennaio 2011

leste?Provai grande emozione perchè nono-stante le diffi coltà del momento vedevo la Lazio come un top team. Era forse l’anno più diffi cile della storia della Lazio (1986/87, ndr). Quando arrivai venne emessa la sentenza che condan-nava il club alla Serie C per lo scandalo scommesse, ed il presidente Calleri non avrebbe continuato a guidare la società. La Lazio era sull’orlo del fallimento. Poi fortunatamente il rischio di retrocessio-ne in C fu scongiurato e ci fu la famosa penalizzazione di 9 punti da scontare in B.Qual era il clima che si respirava in squadra?Ricordo le facce tristi di Calleri, Manzini e molti altri che avrebbero dato tutto per la Lazio. C’era un clima molto cupo.E in città?Non saprei dire, vivemmo tutta la vi-cenda dal ritiro di Gubbio, ma anche là in Umbria si respirava un’aria profon-damente laziale e tutti noi giocatori ci sentivamo partecipi della sofferenza del nostro popolo.Cosa provava nei confronti di mister Fascetti?Grande timore, ma anche profondo ri-spetto. Fu lui a pronunciare la storica frase “chi vuole andare vada...”.Si, e nessuno se ne andò. Naturalmen-

te non ero io tra quelli che si potevano sentire in diritto di andarsene. In squa-dra c’erano giocatori che venivano da squadre blasonate come Pin (dalla Ju-ventus) o il portiere Terraneo (dal Mi-lan) ma tre parole scambiate col mister misero daccordo tutti.Quali sono i ricordi più forti legati a quella stagione?La prima in casa e l’ultima partita, ecce-zion fatta naturalmente per gli spareggi giocati a Napoli. Dopo uno 0-0 a Parma perdemmo infatti per 1-0 a Roma con il Messina, incassando il gol decisivo di Gobbo a 2’ dalla fi ne dopo aver cercato noi la vittoria per tutta la partita. L’ul-tima col Vicenza arrivò invece dopo un percorso che ci aveva legato moltissimo ai nostri sostenitori. Fu una specie di ‘orgasmo popolare’: le emozioni inizia-rono al momento in cui arrivammo col pullman allo stadio, ma per capire bene quale fosse lo stato d’animo in quei mo-menti bisognerebbe chiedere a chi era sugli spalti. Ricordo la sofferenza nel fi nale a vantaggio acquisito con l’ar-bitro D’Elia che si metteva il fi schietto in bocca ma non fi schiava mai. Con la Lazio ho giocato anche per obiettivi più prestigiosi come un posto in Europa ma non ricordo un coinvolgimento così passionale come in quella stagione così diffi cile.E la partita fu vinta grazie a un gol

La Lazio può tornare in Champions

League. Ha un tecnico esperto

capace di motivare la sua

squadra

di Fiorini.Direi che il concetto di lazialità sta tutto tra il gol del povero Giuliano ed il ritor-no da Napoli dopo la vittoria col Cam-pobasso. Chi ha vissuto quei momenti e provato quelle emozioni ha sviluppato una forza interiore che gli ha dato in futuro la capacità di affrontare qualsia-si situazione. Quella Lazio ha plasmato uomini veri.L’anno successivo iniziarono i suoi