Lazialità Marzo 2013

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...CAMMINIAMO INSIEME Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma MARZO 2013 • ANNO XXVIII • N° 365 • € 4,90 IN REGALO IL POSTER DI STEFAN RADU

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Anteprima del numero di Marzo di Lazialità

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...CAMMINIAMOINSIEME

Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1 - DCB Roma

MARZO 2013 • ANNO XXVIII • N° 365 • € 4,90

IN REGALO IL POSTER DI STEFAN RADU

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COLPO A SORPRESAForse dal punto di vista degli investi-menti la società biancoceleste sem-bra non programmare con attenzione il presente, quasi non le interessasse, proiettandosi più direttamente nel prossimo futuro. Il concetto secondo il quale una squadra vincente si co-struisce attraverso investimenti mi-rati è sacrosanto, è altrettanto vero però che non basta soltanto esser lungimiranti nello scovare preziosi talenti, bensì nell’affiancare al loro inserimento campioni affermati che possano agevolarne la crescita all’in-terno di un contesto complesso come quello romano e laziale. Si è bypas-sato lo step nel quale si prometteva l’arrivo di calciatori d’esperienza, ca-paci di far compiere il definitivo salto di qualità ad una squadra che, per un motivo o per l’altro, giunge sempre vi-cina al traguardo senza tagliarlo mai. Conclusosi il calciomercato inverna-le tra l’insoddisfazione generale, è in

prima persona il presidente Lotito a tentare di mitigare gli animi annun-ciando la notizia di un colpo offensivo messo a segno in prospettiva. Il clima era ancora bollente e la ferita fresca. I numerosi giornalisti presenti in con-ferenza rimasero spiazzati, per l’enne-sima volta si era costretti a raccontare di un mercato quasi fallimentare, non da Lazio. Proprio nel mentre delle do-mande più scomode, il patron bianco-celeste divulgò l’annuncio dell’acqui-sto di un calciatore importante di cui però, almeno in un primo momento, non si volle fare il nome. La curiosi-tà iniziava a prendere il sopravvento e quasi tutti pensarono che si trattasse del giovane fantasista brasiliano Fe-lipe Anderson, sfumato proprio negli ultimi minuti di contrattazioni a cau-sa, almeno così ci è stato riferito, dei tempi necessari a concludere un tra-sferimento oneroso ed internazionale.

L’indiscrezione venne però quasi im-mediatamente smontata e l’indoma-ni su tutti i giornali si lesse un nome nuovo, per la verità sconosciuto ai più, quello della stellina colombiana in forza al Deportivo Calì, Brayan Perea. Le premesse dirigenziali parlavano di un investimento importate sia sotto il profilo tecnico che economico. A dir la verità la cifra d’acquisto è tutt’al-tro che monstre (2,7 milioni di dollari, all’incirca 2 di euro). Malgrado ciò per la società colombiana la somma cor-risposta dev’esser sembrata di tutto rispetto, irrinunciabile, tanto da aval-

lare una cessione eccellente. Proprio così, nonostante la giovane età infatti (venti anni compiuti lo scorso 25 feb-braio) Perea è considerato in patria un vero e proprio prototipo di campione. Ultimamente la Colombia ha sfornato grandi talenti del calibro di Radamel Falcao (Atletico Madrid), Juan Fernan-do Quintero (Pescara), Pablo Armero (Napoli) e Fredy Guarin (Inter) solo per citarne alcuni. L’esplosione del calcio colombiano ha evidentemente spinto Tare a pescare in questo nuo-vo orizzonte, sperando nell’ennesima intuizione. Certo, sentire espresso

Vi presentiamo il nuovo colpo biancoceleste per l’estate, strappato alla forte concorrenza dell’Udinese. Un piccolo gioiello scovato nella grande miniera del mercato sudamericano...

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di Alessandro De Luca

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il futuro si chiamaLAZIO

BRAYANPEREA,

focus

Perea con la maglia del Deportivo Cali

ANNO SQUADRA PRESENZE RETI2011 Deportivo Calì 10 02012 Deportivo Calì 28 6

LA CARRIERA

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DALLE GIOVANILI ALL’ESORDIO NELLO SPORTINGBruno Alexandre Marques Pereirinha nasce il 2 marzo del 1988 a Rio de Mou-ro, nella provincia di Lisbona. Il suo co-gnome non è nuovo nel mondo del calcio lusitano, visto che il padre, Joaquim, è stato un vecchio difensore degli anni ‘70-’80. Cresce sportivamente nel Belenen-ses, per poi trasferirsi nell’Academy del-lo Sporting Lisbona. È qui che il giovane Pereirinha riesce ad emergere dopo una breve parentesi in prestito nell’Olivais e Moscavide. Bruno dimostra di essere dotato tecnicamente, tanto che Rui Dias, uno dei suoi primi allenatori, lo defini-sce semplicemente geniale per la sua straordinaria accelerazione sulla fascia destra e la capacità di saper interpretare indistintamente il ruolo di intermedio e quello di ala. L’esordio ufficiale nel gran-de calcio avviene il 13 gennaio 2007, in occasione del pareggio in trasferta per 0-0 proprio sul campo del Belenenses, club in cui è cresciuto. Quattro i trofei vinti con i “leoni” fino al 2010: 2 Coppe e 2 Supercoppe di Portogallo.

I PRESTITI E L’INFORTUNIONel 2008, esattamente il 13 marzo, è lui a siglare il gol decisivo contro il Bolton Wanderers che regalò allo Sporting la qualificazione ai quarti di finale di Cop-pa Uefa. Nelle stagioni seguenti il ter-zino trova sempre più spazio, anche se fatica a guadagnare il posto da titolare. Il 21 marzo 2009 firma l’illusorio van-taggio nella finale di Taça da Liga contro gli acerrimi rivali del Benfica, poi vinta ai calci di rigore dalle aquile rosse. L’an-no seguente, il 22 giugno, viene ceduto in prestito al Vitória Guimarães. Dieci

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di Stefano Morelli

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Il ragazzo venuto da Lisbona

BRUNO PEREIRINHA

focus

Pereirinha all’esordio con la maglia biancoceleste nella sfida contro il Genoa

presenze ed una rete in campionato con i bianconeri, poi un nuovo trasferimen-to, sempre con la medesima formula, ai greci del Kavala. Rientrato definiti-vamente a Lisbona, disputa in maniera pressoché regolare la stagione 2011/12, contribuendo anche al raggiungimento delle semifinali di Europa League. Nel settembre del 2012 viene fermato da un brutto infortunio alla rotula del ginoc-chio che lo costringe ad una delicata operazione con conseguente abbandono temporaneo dell’attività agonistica. Atti-vità che riprenderà nel novembre dello

ANNO SQUADRA PRESENZE RETI2006-2007 Olivais e M. 9 02007-2010 Sporting CP 112 52010-2011 Vitória Guimarães 11 12011 Kavala 13 02011-2012 Sporting CP 24 02012-2013 Sporting CP B 3 02013- Lazio -

LA CARRIERAIl calciomercato invernale non ha regalato particolari gioie ai tifosi biancocelesti. Ci si aspettava il grande colpo, quello capace di garantire alla squadra il definitivo salto di qualità. Poi, proprio il penultimo giorno utile per tesserare nuovi calciatori, la Lazio ha ufficializzato l’acquisto di Bruno Pereirinha, esterno portoghese classe ‘88. L’arrivo dell’ex Sporting Lisbona, sconosciuto ai più, ha subito incuriosito tutti. Scopriamolo insieme...

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UN MERCATO AUSTEROIl deludente mercato di riparazione inver-nale ha suscitato l’indignazione generale di una tifoseria che, scottata dalle precedenti annate, sperava in un epilogo diverso. Ed invece no. Purtroppo il copione già troppe volte recitato è andato in scena nuova-mente lasciando l’amaro in bocca. Il solo arrivo di Pereirinha a costo zero dopo la rescissione dallo Sporting Lisbona è stato interpretato come un equivocabile segna-le della non ambizione societaria, restia al puntare verso prestigiosi traguardi. Ciò che ha poi ancor di più infastidito i laziali è l’illusione chiamata Felipe Anderson, cam-pioncino in erba del Santos che, nelle ulti-me ore di mercato sembrava in procinto di sbarcare alla corte di mister Petkovic. An-che stavolta però, complice la mancanza di tempi, l’operazione si è conclusa con un nulla di fatto. La critica indirizzata è sem-pre la stessa; perché una volta acclarata la volontà di acquisire le prestazioni sportive di un calciatore importante si attende sino all’ultimo secondo per sferrare l’affondo

decisivo? Probabilmente a questo enigma non avremo mai risposta chiara, visto che, il più volte interrogata sulla questione, la società ha sempre risposto in maniera vaga, glissando e svicolando abilmente dal problema. Spesso ci è stato risposto che è proprio la stampa prevenuta a non avere la concezione giusta di tempistica, potrebbe, non siamo così presuntuosi da negarlo, ma analizzando sotto la lente d’ingrandimento le precedenti campagne di rafforzamento, forse un esame di coscienza toccherebbe anche alla dirigenza, rea di cadere spesso in ambigue situazioni di mercato. Se è vero che tre indizi fanno una prova…Il leitmotiv che risuonava nei giorni assai non frenetici delle contrattazioni era re-lativo alla competitività della rosa nono-stante i mancati innesti, che però, come ribattuto a più riprese dalla presidenza, nel caso si fossero riusciti ad individuare elementi compatibili con l’accrescimento tecnico-agonistico della rosa, sarebbero stati senza dubbio inseriti in un ambiente ormai governato da un sacro equilibrio.

Certo, non vogliamo azzardarci a di-sprezzare il terzo posto imponendo forzatamente di puntare al trico-lore, sappiamo che sarebbe una chimera, ma la storia insegna che gli obiettivi vanno perse-guiti, non dichiarati. Bene, siamo d’accordo e ahinoi sono due anni che sbandieriamo ai quattro venti di voler rag-giungere la Champions ed altrettanti che non ci ri-usciamo per un soffio. La finestra di merca-to in gennaio serve proprio ad apportare quelle piccole mi-gliorie che almeno sulla carta possano consentire di rima-nere agganciati al treno dei program-mi stagionali. Lo scorso anno anche la sfortuna ci ha mes-

Vi presentiamo il nuovo acquisto della Lazio, pescato dalla società nel lungo elenco degli svincolati. Il bomber francese resterà a Roma fino a giugno con un unico grande obiettivo: aiutare le aquile a conquistare la qualificazione in Champions League!

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di Alessandro De Luca

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sorpresa biancoceleste

LOUIS SAHA,focus

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NELLA LAZIO DEI FENOMENIUno che la maglia biancoceleste ce l’ha cucita addosso, che ha fatto volare alta l’aquila che ha sul cuore, con il cuore. Simone Inzaghi, il bomber venuto da Piacenza, quando la Lazio stava per di-ventare grandissima. Arriva alla Lazio nella stagione 1999/2000 e, dopo tanta gavetta nei campi delle serie minori, si ritrova ad allenarsi con campioni del calibro di Marcelo Salas, Mancini, Bo-ksic e Veron. Un salto mortale in avanti, catapultato in una realtà dorata e vincente. La La-zio di quegli anni è una corazzata, una formazione condita da fuoriclasse e da protagonisti temprati della gloria di mille battaglie. Se non si ha carattere, fiducia nelle proprie capacità, in una

squadra simile, in una piazza simile, si rischia di rimanere schiacciati dal peso dell’insuccesso. Inzaghi è uno abituato a lavorare in silenzio, in modo metico-loso. Capisce ben presto che una simile oc-casione o si coglie al volo o rischia di trasformarsi nel rimpianto professio-nale di una vita. L’ombra di quei cam-pioni lo sovrasta, Simone però capisce come trarre vantaggio da una simile situazione: si lavora meglio nell’ombra, si studiano i compagni, ci si allena e si cresce con i maestri, senza il peso di troppe responsabilità, senza rimanere ammaliato dalla luce dei riflettori. Mai andare sopra le righe, mai alzare la voce o pestare i piedi di qualcuno che ti può rendere grande, lo capisce subito il

giovane bomber. Tuttavia Inzaghi non è proprio l’ultimo arrivato: il goal ce l’ha nel sangue, questione di famiglia. Alla Lazio si presenta con un curriculum niente male per un ragazzo di soli ven-titre anni: 15 goal in trenta partite di-sputate nell’ultima stagione con il Pia-cenza, sotto la guida di Materazzi.Apprendere per lui è facile, segnare è naturale, come ogni attaccante vive per il goal. Eriksson capisce subito di avere tra le mani un giocatore che può rivelarsi prezioso per la stagione, intui-sce le sue qualità, può solo migliorare. D’altro canto le partite sono molte, c’è bisogno dell’apporto di tutti per vince-re. Campionato, Champions League e Coppa Italia: impegni da onorare, pal-coscenici sui quali esaltarsi.

Quando si parla di Lazio, di quella Lazio del secondo tricolore, non si può non parlare anche di lui: Simone Inzaghi. Il bomber europeo, colui che alle chiacchiere ha sempre

preferito il goal e l’impegno. Inzaghi della Lazio ha fatto la propria famiglia. Per questo ha meritato il premio Lazialità 2012.

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LA LAZIO NEL CUORE

sImONEINZAghI

di Emilio Farina

Simone Inzaghi insieme alla sua compagna, Gaia

Simone Inzaghi nella sua prima stagione alla Lazio

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Altra grande esclusiva targata Lazialità, che è andata a trovare in quel di Bergamo “El Toro” Lionel Scaloni. L’ex terzino destro biancoceleste si è aperto completamente ai nostri microfoni, svelandoci inediti aneddoti e facendoci una promessa: quella di rivederci in futuro...

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di Vincenzo Oliva - Foto: Inside Foto

“Lazio, ci rivredemo in futuro”

LioneLscaLoni:

esclusiva

Bentrovato Lionel. È un piacere per me farti quest’intervista per Laziali-tà. Innanzitutto come va?Tutto bene grazie. Ho iniziato que-sta nuova esperienza all’Atalanta con grande entusiasmo.

Come ti stai trovando in questi primi periodi a Bergamo?Benissimo. Bergamo è una città mol-to tranquilla e lavorare qui è un vero piacere. C’è una tifoseria molto calda e attaccatissima alla squadra. Spero di giocare tante partite e di ottenere il massimo.

Ripercorriamo la tua carriera. Fai il tuo esordio tra i professionisti al Newell’s Old Boys, prima di andare all’Estudiantes. Puoi raccontarmi che esperienze sono state?Sicuramente molto formative. Ho fat-to il mio esordio in Serie A a 16 anni, facendo la gavetta ed imparan-do cosa vuol dire far parte di una squadra. Il calcio rispetto a quando ho iniziato a giocare io è cambiato molto. Ricordo che noi nutrivamo un rispetto enor-me verso i capitani e i membri storici del club. Oggi non è più così...

Nel 1998 arriva la chiamata del De-portivo La Coruña. Puoi svelarmi che tipo di trattativa fu?Sì, arrivò la chia-mata del De-portivo La Coruña, ma anche quella della Lazio. Ricordo che Nello Governato, l’allora DS della Lazio, chiese di me. Non se ne fece nien-te però, anche perchè il “Depor” mi voleva a tutti i costi. Avevo vinto da poco il Mondiale under 20 con la Na-zionale argentina ed ero molto ricer-cato in Europa.

Al Deportivo collezioni oltre 200

presenze condite da 14 reti, vinci una Liga, due Supercop-pe di Spagna e una Coppa del

Re. Possiamo dire che quella spagnola è

stata la squadra in cui hai lasciato

più il segno?I n d u b b i a -mente. In quegli anni ero in una f o r m a s p e t t a -c o l a r e .

S o n o s t a -ti gli a n n i

d ’ o r o , quelli del “Super De-por”. Sono

tu t tora legatis-simo al mondo del De-p o r -

tivo, anche se attualmente versa in condizioni non ottimali. Speriamo bene...

Nel 2006 però questo splendido rap-porto finisce e vai prima in Inghilter-ra al West Ham, poi al Racing San-tander, di nuovo in Spagna...Sì, ero arrivato ad un punto della mia carriera in cui volevo fare esperienze in altri campionati. Al West Ham feci molto bene. Peccato aver perso una finale di F.A. Cup ai rigori contro il Li-verpool... Purtroppo quell’esperienza durò solo 7 mesi, dopodichè tornai in Spagna nel Racing Santander, dove ci togliemmo tante soddisfazioni e arri-vammo settimi nella Liga.

Arriviamo al 2007, anno in cui arriva la chiamata della Lazio. Te l’aspetta-vi? E come si sviluppò il tutto?Dopo aver giocato in Spagna e in In-ghilterra, avevo voglia di giocare in Italia. Appena arrivò la chiamata della Lazio, non ci pensai su due volte ed accettai. Avevo 29 anni, mi propone-vano 5 anni di contratto, pensai poco ai soldi e firmai. Ricordo a tutti che in

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Scaloni festeggia il suo primo gol con la maglia della Lazio in Parma-Lazio della scorsa stagione

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