La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

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Carissimi fratelli e sorelle, sono passati quasi dieci anni da quando sono stato ordinato Vescovo e sono stato inviato a guidare come Pastore la Chiesa di Dio che è in Adria-Rovigo. La mia ordinazione episcopale è avvenuta a Udine, mia diocesi di origine, la domenica 11 luglio 2004; il mio ingresso in qualità di Vescovo qui in diocesi è avvenuto nella Cattedrale di Adria la domenica successiva, 18 luglio. Domenica 29 giugno 2014, solennità dei Santi Apo- stoli Pietro e Paolo, titolari della Chiesa Cattedrale di Adria, nella Messa vespertina delle ore 19, ringrazierò Dio per avermi chiamato 10 anni fa a essere segno vi- sibile di Cristo Buon Pastore in mezzo a voi. Il Signore “mi ha consacrato con l’unzione” (Lc 4,16) e mi ha mandato ad annunciarvi il Vangelo; mi ha inviato a guidare la Chiesa di Adria-Rovigo, perché cresca come un buon lievito nella pasta del Polesine e contribuisca a renderlo più giusto, più fraterno e più solidale. Mi ha mandato a farmi carico, assieme a tutti i fe- deli cristiani, dei problemi di questo tempo, ad amare questa nostra società, perché essa è il “campo di Dio” e il Regno di Dio” è già impiantato nel cuore del mondo. Come ho svolto il mio ministero di pastore e di guida della Chiesa di Adria-Rovigo? Appena arrivato in Polesine, sono andato, prima di tutto, a incontrare i singoli sacerdoti nelle loro par- rocchie, per conoscerli e per stabilire con loro un rap- porto di amicizia e di fraternità. Con il loro aiuto e con la collaborazione diretta del Consiglio Presbiterale Diocesano ho elaborato il primo Progetto pastorale diocesano per il triennio 2005-2008, incentrato sulla missionarietà della nostra azione pastorale, sulla fa- miglia, sui giovani e sulle vocazioni. La famiglia e i giovani sono stati sempre al centro della nostra azione pastorale, in questi 10 anni del mio ministero episcopale. Nel biennio 2006-2007 ho svolto la Visita pasto- rale in tutte le parrocchie della diocesi. Sono venuto a gioire con voi per il bene che Dio sta operando nelle vostre comunità. Sono venuto nelle vostre parrocchie per incoraggiare tutti i cristiani a vivere il Vangelo con fedeltà, a “rendere ragione della speranza che c’è in voi” (1 Pt 3,15), a diventare “annunciatori di gioia e di speranzae a perseguire con decisione gli obiettivi del Progetto pastorale diocesano. Sappiamo quali sono gli obiettivi pastorali che ab- biamo scelto insieme alla fine della Visita pastorale: riscoprire e annunciare Gesù Cristo; aiutare ogni par- rocchia a crescere come “famiglia di famiglie”; formare le “unità pastorali”; evangelizzare i giovani e le fami- glie. La Visita pastorale mi ha posto a contatto con tut- ti voi; ho percepito la vostra accoglienza affettuosa; ho vissuto un rapporto di vera amicizia e fraternità con voi sacerdoti. Nel quadriennio successivo – 2008-2011 – la nostra diocesi ha vissuto un’ esperienza straordinaria: il 28° Sinodo diocesano, per riflettere sulla vita del nostro Polesine e discernere le chiamate di Dio; per delineare un modello di Chiesa missionaria da far crescere; per progettare il modo di testimoniare e di annunciare il Vangelo oggi. E’ stato un cammino straordinario, che ha fatto crescere in tutti noi cristiani il senso di appartenenza e di corresponsabilità ecclesiale; ci ha aiutati a delineare gli orientamenti pastorali concreti per portare l’an- nuncio cristiano; per realizzare l’iniziazione cristiana e la formazione permanente; per attivare il dialogo e la nostra collaborazione con le istituzioni civili; per promuovere la formazione e la valorizzazione delle famiglie, l’educazione cristiana dei giovani, la solida- rietà con i poveri. Famiglie, giovani e poveri sono stati mes- si al centro della nostra azione pastorale anche in questo triennio post-sinodale 2011-2014, che abbiamo iniziato nel mese di ottobre 2011, dopo aver concluso il Si- nodo diocesano. Questi tre “soggetticontinueranno ad essere al centro della nostra azione pastorale anche nel pros- simo anno 2014-2015, durante il quale la missione diocesana” ci chiama a portare l’annuncio del Vangelo anche alle persone non credenti e non praticanti. Noi annunciamo l’amore di Dio pri- ma di tutto mediante le opere di carità. La testimonianza della carità, della solidarietà, del perdono, è la strada fon- damentale per suscitare la fede. Ma il nostro compi- to di testimoni non è soltanto quello di compiere atti di carità, ma anche quello di narrare” ciò che Dio ha fat- to e sta facendo nella nostra vita personale e nella nostra storia, per suscitare negli altri la speranza e il desiderio di Gesù. C’è anche un altro compito che ci attende: quello di aiutare le persone a leggere la vita con gli “occhi della fede”. Incontrando le persone, noi veniamo in contatto con il mistero della Pasqua che c’è in ognuna di esse. Noi non abbiamo il compito di portare Dio a loro, per- ché Dio c’è già, ci ha già preceduti: noi abbiamo il com- pito di aiutarli a “riconoscerlo”. Ecco la nostra “missione” di cristiani: aiutare i no- stri interlocutori a cogliere i segni della presenza di Dio dentro la loro vita e, in particolare, dentro le loro attese, domande, invocazioni di salvezza. Per questo dobbia- mo metterci accanto alle persone con lo stile della “com- pagnia”, come ha fatto Gesù con la samaritana (cf. Gv 4) e con i due discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-35). E’ questo il “messaggio” che vi lancio nel 10° anniver- sario della mia Ordinazione episcopale: siate testimoni gioiosi della vostra fede! Portatela alle persone che incontrate! Vi aiuterò a rispondere a questa chiamata del Signore finché avrò la gioia di stare in mezzo a voi. Ringrazio il Signore per i doni che mi ha dato; lo ringrazio soprattutto per la vostra fede, la vostra amicizia e la vostra collaborazione. Chiedo perdono a Lui e a voi, se non ho saputo svolgere sempre bene il mio servizio pastorale e se non sono stato sem- pre un testimone gioioso del suo amore. Pregate il Signore che mi aiuti a cam- minare in mezzo a voi con dedi- zione generosa, finché sarò il vostro Vescovo, e pre- gate perché sia in mez- zo a voi “testimone di gioia e di speranza”. Rovigo, 24 giugno 2014 Natività di San Giovanni Battista + Lucio Soravito, vescovo di Adria- Rovigo Messaggio del Vescovo Lucio nel 10° anno del suo episcopato «Da 10 anni Vescovo con voi» ROVIGO 91.2 e 94.5 KOLBE ROVIGO 91.2 e 94.5 KOLBE Poste Italiane S.p.A. – Spedizione in abb. postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1 NE/RO Anno CXIV - N. 26 - Una copia 1,10 - Domenica 29 giugno 2014 - (Esce il giovedì) SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO pag. 3 pag. 17 Giornata per la Carità del Papa Incontriamo Gesù!

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Page 1: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

Carissimi fratelli e sorelle,

sono passati quasi dieci anni da quando sono stato ordinato Vescovo e sono stato inviato a guidare come Pastore la Chiesa di Dio che è in Adria-Rovigo. La mia ordinazione episcopale è avvenuta a Udine, mia diocesi di origine, la domenica 11 luglio 2004; il mio ingresso in qualità di Vescovo qui in diocesi è avvenuto nella Cattedrale di Adria la domenica successiva, 18 luglio.

Domenica 29 giugno 2014, solennità dei Santi Apo-stoli Pietro e Paolo, titolari della Chiesa Cattedrale di Adria, nella Messa vespertina delle ore 19, ringrazierò Dio per avermi chiamato 10 anni fa a essere segno vi-sibile di Cristo Buon Pastore in mezzo a voi.

Il Signore “mi ha consacrato con l’unzione” (Lc 4,16) e mi ha mandato ad annunciarvi il Vangelo; mi ha inviato a guidare la Chiesa di Adria-Rovigo, perché cresca come un buon lievito nella pasta del Polesine e contribuisca a renderlo più giusto, più fraterno e più solidale.

Mi ha mandato a farmi carico, assieme a tutti i fe-deli cristiani, dei problemi di questo tempo, ad amare questa nostra società, perché essa è il “campo di Dio” e il “Regno di Dio” è già impiantato nel cuore del mondo.

Come ho svolto il mio ministero di pastore e di guida della Chiesa di Adria-Rovigo?

Appena arrivato in Polesine, sono andato, prima di tutto, a incontrare i singoli sacerdoti nelle loro par-rocchie, per conoscerli e per stabilire con loro un rap-porto di amicizia e di fraternità. Con il loro aiuto e con la collaborazione diretta del Consiglio Presbiterale Diocesano ho elaborato il primo Progetto pastorale diocesano per il triennio 2005-2008, incentrato sulla missionarietà della nostra azione pastorale, sulla fa-miglia, sui giovani e sulle vocazioni.

La famiglia e i giovani sono stati sempre al centro della nostra azione pastorale, in questi 10 anni del mio ministero episcopale.

Nel biennio 2006-2007 ho svolto la Visita pasto-rale in tutte le parrocchie della diocesi. Sono venuto a gioire con voi per il bene che Dio sta operando nelle vostre comunità. Sono venuto nelle vostre parrocchie per incoraggiare tutti i cristiani a vivere il Vangelo con fedeltà, a “rendere ragione della speranza che c’è in voi” (1 Pt 3,15), a diventare “annunciatori di gioia e di speranza” e a perseguire con decisione gli obiettivi del Progetto pastorale diocesano.

Sappiamo quali sono gli obiettivi pastorali che ab-biamo scelto insieme alla fine della Visita pastorale: riscoprire e annunciare Gesù Cristo; aiutare ogni par-rocchia a crescere come “famiglia di famiglie”; formare le “unità pastorali”; evangelizzare i giovani e le fami-glie. La Visita pastorale mi ha posto a contatto con tut-ti voi; ho percepito la vostra accoglienza affettuosa; ho vissuto un rapporto di vera amicizia e fraternità con voi sacerdoti.

Nel quadriennio successivo – 2008-2011 – la nostra diocesi ha vissuto un’ esperienza straordinaria: il 28° Sinodo diocesano, per riflettere sulla vita del nostro Polesine e discernere le chiamate di Dio; per delineare un modello di Chiesa missionaria da far crescere; per progettare il modo di testimoniare e di annunciare il Vangelo oggi.

E’ stato un cammino straordinario, che ha fatto crescere in tutti noi cristiani il senso di appartenenza e di corresponsabilità ecclesiale; ci ha aiutati a delineare gli orientamenti pastorali concreti per portare l’an-nuncio cristiano; per realizzare l’iniziazione cristiana e la formazione permanente; per attivare il dialogo e la nostra collaborazione con le istituzioni civili; per promuovere la formazione e la valorizzazione delle famiglie, l’educazione cristiana dei giovani, la solida-rietà con i poveri.

Famiglie, giovani e poveri sono stati mes-si al centro della nostra azione pastorale anche in questo triennio post-sinodale 2011-2014, che abbiamo iniziato nel mese di ottobre 2011, dopo aver concluso il Si-nodo diocesano. Questi tre “soggetti” continueranno ad essere al centro della nostra azione pastorale anche nel pros-simo anno 2014-2015, durante il quale la “missione diocesana” ci chiama a portare l’annuncio del Vangelo anche alle persone non credenti e non praticanti.

Noi annunciamo l’amore di Dio pri-ma di tutto mediante le opere di carità. La testimonianza della carità, della solidarietà, del perdono, è la strada fon-damentale per suscitare la fede.

Ma il nostro compi-to di testimoni non

è soltanto

quello di compiere atti di carità, ma anche quello di “narrare” ciò che Dio ha fat-to e sta facendo nella nostra vita personale e nella nostra storia, per suscitare negli altri la speranza e il desiderio di Gesù.

C’è anche un altro compito che ci attende: quello di aiutare le persone a leggere la vita con gli “occhi della fede”. Incontrando le persone, noi veniamo in contatto con il mistero della Pasqua che c’è in ognuna di esse. Noi non abbiamo il compito di portare Dio a loro, per-ché Dio c’è già, ci ha già preceduti: noi abbiamo il com-pito di aiutarli a “riconoscerlo”.

Ecco la nostra “missione” di cristiani: aiutare i no-stri interlocutori a cogliere i segni della presenza di Dio dentro la loro vita e, in particolare, dentro le loro attese, domande, invocazioni di salvezza. Per questo dobbia-mo metterci accanto alle persone con lo stile della “com-pagnia”, come ha fatto Gesù con la samaritana (cf. Gv 4) e con i due discepoli di Emmaus (cf. Lc 24,13-35).

E’ questo il “messaggio” che vi lancio nel 10° anniver-sario della mia Ordinazione episcopale: siate testimoni

gioiosi della vostra fede! Portatela alle persone che incontrate! Vi aiuterò a rispondere a questa

chiamata del Signore finché avrò la gioia di stare in mezzo a voi.

Ringrazio il Signore per i doni che mi ha dato; lo ringrazio soprattutto per la vostra fede, la vostra amicizia e la vostra collaborazione.

Chiedo perdono a Lui e a voi, se non ho saputo svolgere sempre bene il mio

servizio pastorale e se non sono stato sem-pre un testimone gioioso del suo amore.

Pregate il Signore che mi aiuti a cam-minare in mezzo a voi con dedi-

zione generosa, finché sarò il vostro Vescovo, e pre-

gate perché sia in mez-zo a voi “testimone di gioia e di speranza”.

Rovigo, 24 giugno 2014Natività di San Giovanni Battista

+ Lucio Soravito, vescovo di Adria-

Rovigo

Domenica 29 Giugno 2014Giornata

per la Carità del Papa

(2 Cor 8,14)

“La vostraabbondanzasuppliscaalla loroindigenza”

Insieme a Francescoaccanto agli ultimi

Foto

di Ro

man

o Sici

liani

Per rinnovare la speranza e sconfiggere disuguaglianze e povertà, serve la solidarietà di tutti. Aiutiamo il Santo Padre a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati.

Domenica 29 giugno nella tua chiesa,dai il tuo contributo per un impegno speciale.Ascolta la voce di chi soffre.

In collaborazione con

Obolo di San PietroPromossa dalla

Conferenza Episcopale Italiana

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Messaggio del Vescovo Lucio nel 10° anno del suo episcopato

«Da 10 anni Vescovo con voi»

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SETTIMANALE DI INFORMAZIONE DELLA DIOCESI DI ADRIA-ROVIGO

pag. 3 pag. 17

Giornataper laCaritàdelPapa Incontriamo Gesù!

Page 2: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

Le letture privilegiano Pietro, ma la lettera di Paolo a Timoteo ci dà una dimensione di Paolo che non è da meno. È bello che la liturgia ce li proponga insieme. Le diversità mar-cate in tanti racconti degli Atti degli Apostoli arricchiscono le loro figu-re e identità, ma si fondano in una passione di apostolato e martirio da grande solennità. Qui la Chiesa deve specchiarsi e si specchia da duemila anni.

Matteo introduce una contro-versia tra Gesù e i rappresentanti dei due gruppi religiosi del giudai-smo di allora, i farisei e i sadducei, che hanno occhi chiusi ai “segni dei tempi”, cioè alla presenza del regno di Dio nella storia attraverso Cristo. L’incomprensione colpisce anche i discepoli, incapaci di cogliere la lezione che Gesù rivolge loro pren-dendo spunto dai pani appena mol-tiplicati.

Alla fine anche i discepoli si aprono alla rivelazione, ma Gesù vuole condurli alla comprensione del mistero della sua persona ed egli lo fa con una domanda capita-le: “Voi, chi dite che io sia?”. Pietro risponde come interprete di tutti gli altri e come ideale portavoce della fede comune della Chiesa: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”. Gesù replica a questa purissima pro-fessione di fede con una beatitudine destinata a Simone, il cui nome è ora mutato in Pietro, partendo dal sim-bolo della pietra (in aramaico kefa, Pietro-pietra). Egli sarà il fondamen-

to, visibile nel tempo, della Chiesa di Cristo (“mia Chiesa”).

A Pietro vengono affidate le chia-vi del regno dei cieli, un’immagine per indicare l’amministrazione a pie-ni poteri delegati per l’ammissione a quel regno. Infatti “legare” e “scio-gliere” vogliono sottolineare il pote-re di giudizio e di perdono affidato a Pietro e alla Chiesa, così che essa renda visibile ed efficace nel mondo il ministero della riconciliazione con Dio e sigilli il rifiuto. Il brano ha, per-ciò, un grande significato per deline-are il profilo della Chiesa, contro la quale invano sferra il suo attacco la città del male, raffigurata nell’imma-gine delle “porte degli inferi”.

Gli Atti ci parlano del dramma che sta per abbattersi sui cristiani di Gerusalemme, quello della perse-cuzione, aperta da Erode Agrippa I. Osservante e fedele alle tradizioni giudaiche, aveva l’appoggio dei fari-sei. Egli, dunque, fa arrestare Pietro in occasione delle celebrazioni pa-squali, dopo aver eliminato l’aposto-lo Giacomo, figlio di Zebedeo e fra-tello di Giovanni. Pietro è in carcere, piantonato da picchetti di soldati. All’improvviso la tenebra è squar-ciata da una luce e da una presenza angelica: per l’apostolo si apre la via della libertà prodigiosa.

Paolo lascia a Timoteo una spe-cie di mirabile testamento, giunto ormai al tramonto della vita. Quat-tro sono le immagini usate per trac-ciare la storia di Paolo, modello di donazione fino al martirio in nome

del Vangelo di Cristo. La prima è di tipo rituale e rimanda alla libazione, cioè al vino, all’acqua e all’olio con-sumati nel fuoco sacrificale: la vita e la morte dell’apostolo sono come un sacrificio donato a Dio. La seconda immagine è di tipo nautico e rappre-senta una nave che sta sciogliendo le vele sia per l’ultimo viaggio sia per l’approdo nel porto. Terzo simbolo è quello della battaglia: altre volte Pa-olo aveva rappresentato il cristiano come un combattente. L’ultima im-magine è quella sportiva della corsa nello stadio. Nella gare di Olimpia, di Delfi o di Corinto agli atleti vit-toriosi veniva imposta sul capo una corona di fronde; Paolo attende la “corona di giustizia”, cioè della vit-toria, della salvezza e della fedeltà di Cristo. Una corona destinata a tutti coloro che con impegno costante vi-vono in attesa dell’”epifania” o “ma-nifestazione” piena e definitiva di Cristo alla fine della storia.

Per i santi apostoli Pietro e Pao-lo, la vittoria coronata dal martirio nasce dalla misericordia di Dio che conquista gli apostoli fino al dono della vita. La misericordia di Dio: tutto nasce da lì. Misericordia signifi-ca gratuità e tenerezza. Pietro è mes-so a capo della Chiesa non perché è il migliore; avrebbe tradito il Maestro durante la passione. Paolo ricorda che il Signore l’ha chiamato quando perseguitava fieramente la Chiesa di Dio e la devastava. Non poteva certo vantare meriti.

D. Dante

ComunionePOPOLO DI DIO IN MISSIONE

2 la Settimana domenica 29 giugno 2014comunità

La Chiesa è al servizio della comunione di tutti gli uo-mini e compie questo servizio facendo della comunione la legge prima della sua esistenza. Perciò all’interno del-la Chiesa tutte le differenze sono funzionali a una più alta unità generata, fatta crescere e portata a compimen-to dall’amore reciproco. L’amore fraterno ha la sua radi-ce nell’amore di Dio per il mondo e per l’uomo e si situa all’interno della risposta del mondo a Dio. La risposta del mondo a Dio ha nell’uomo la sua forma specifica, fatta di libertà che si declina nel servizio e nel dono reciproco.

Tutte le differenze all’interno della Chiesa: la differenza sessuale, le differenze culturali, sociali, storiche, i diversi ministeri, le istituzioni, le molteplici vocazioni sono al ser-vizio della varietà, della molteplicità, della creatività della comunione. Dove ci sono forme di autorità e di presiden-za, queste vanno intese al servizio della comunione e lo stesso vale per ministeri, carismi personali o di gruppo.

La testimonianza e la parola di Papa Francesco fa da cornice (EG, 23): “L’intimità della Chiesa con Gesù è un’in-timità itinerante, e la comunione si configura essenzial-mente come comunione missionaria. Fedele al modello del Maestro, è vitale che oggi la Chiesa esca ad annunciare il Vangelo a tutti, in tutti i luoghi, in tutte le occasioni, senza indugio, senza repulsioni e senza paura. La gioia del Van-gelo è per tutto il popolo, non può escludere nessuno. Così l’annuncia l’angelo ai pastori di Betlemme: «Non temete, ecco, vi annuncio una grande gioia, che sarà di tutto il po-polo» (Lc, 2,10). L’Apocalisse parla di «un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e a ogni nazione, tri-bù, lingua e popolo»” (Ap 14,6).

La comunione suppone inevitabilmente un tessuto profondo e articolato di conoscenza reciproca e quindi di comunicazione. L’attenzione all’altro, l’empatia che fa sen-tire come propria l’esperienza dell’altro, l’amore che rende corresponsabili del bene degli altri, il servizio che fa perce-pire l’altro come degno del proprio sacrificio sono le mo-tivazioni che debbono animare tutte le scelte della Chiesa, all’interno, per la sua crescita, all’esterno, per il servizio che la Chiesa è chiamata a donare al mondo. Dove la comu-nione è operante, ciascun soggetto – persona o istituzione – trova la sua piena identità solo entrando in relazione con soggetti complementari – persone o istituzioni – per creare realizzazioni sempre più ampie di comunione e di amo-re. Il dilatarsi della comunione tende verso realizzazioni sempre più alte: dal soggetto singolo alla comunione inter-personale, ai gruppi, alle istituzioni, fino alla comunione ecclesiale cattolica (universale), all’unità di tutti gli uomini nel mondo, al regno di Dio, quando Dio sarà tutto in tutti.

La comunione, dono dello Spirito, rappresenta la sor-gente come pure l’esito della missione della Chiesa. Tale missione, pur rimanendo sempre identica nel compito di annunciar il vangelo di Gesù per la comunione di tutti gli uomini con Dio e tra di loro, assume forme e fisionomie di-verse a seconda dei tempi, delle situazioni e dei destinatari. Questa apertura al rinnovamento è contemporaneamente espressione della fedeltà a Dio e della fedeltà all’uomo.

Il nostro tempo caratterizzato da grande mobilità, dal moltiplicarsi delle forme di comunicazione e di aggrega-zione, dal confronto anche stridente fra culture e religioni, dalla crisi dei modelli di comportamento personale, fami-liare, sociale, economico e politico, dall’affievolirsi di una condivisa mentalità di fede, dall’evidente diminuzione del clero e, insieme, dall’esigenza di certezze e di correspon-sabilità, richiede un ripensamento e un rinnovamento nell’attuazione della missione ecclesiale.

La nostra pastorale è fondata da secoli sulla parrocchia e sul parroco strettamente legati fra loro. Una relazione as-soluta ed esclusiva, per la quale nella parrocchia il parroco è tutto, fuori della parrocchia è niente. Questa definizione pastorale ha avuto degli enormi meriti. Siamo però testi-moni e attori, oggi, di cambiamenti profondi che obbli-gano a ripensare la situazione. Una lettura dei “segni dei tempi” (l’accresciuta mobilità e disponibilità dei fedeli alla corresponsabilità, la diminuzione di preti, ecc.) propone le “unità pastorali” per la necessaria riforma della presenza territoriale e della cura pastorale della diocesi.

d. Dante Bellinati

I vittoriosi della misericordiaAtti 12, 1-11; 2 Timoteo 4,6-8.17.18; Matteo 16, 13-19

Santi Pietro e Paolo, Apostoli

Borsea

Affidamento a MariaAccolta la statua della Madonna Pellegrina di Fatima

Anche quest’anno abbiamo vissuto la bellissima esperienza nell’accogliere nella nostra parrocchia la statua della Madonna Pellegrina di Fatima.

E’ arrivata domenica 22 nel pomerig-gio, e abbiamo celebrato il suo arrivo con la Santa Messa al Parco Parrocchiale. Nelle giornate di lunedì e martedì la statua è sta-ta posta all’interno del centro Parrocchiale nella sala Madre Teresa dove, accanto alla Madonna è stato esposto il Santissimo per l’Adorazione.

E’ stato un susseguirsi di persone che hanno rivolto e scritto le proprie preghiere.

Martedì sera si è conclusa la visita del-la Madonna alla nostra parrocchia con una suggestiva processione per le vie della fra-zione, molto partecipata. Abbiamo concluso la serata davanti alla nostra chiesa, chiusa da due anni, dove da pochi giorni è iniziato il lavoro di restauro.

Abbiamo affidato questa nuova avven-tura alla Madonna perché sappia guidarci in questo cammino.

Curia Vescovile - Ufficio EconomatoAvviso ai Parroci

La Segreteria dell’Ufficio Economato rimarrà chiu-sa nel periodo dal 27 al 30 giugno. Riaprirà normal-mente con il 1° luglio e con il consueto orario.

Agli abbonatiDa qualche tempo, alcuni abbonati, lamentano il

non ricevimento del nostro settimanale. Abbiamo al-lora chiesto il perchè all’Ufficio Postale. La risposta è stata la seguente: se nell’indirizzo ci sono delle inesat-tezze quali la via scritta in modo sbagliato, il numero civico che non corrisponde, il nome o il cognome ine-satto il settimanale non viene consegnato.

Pertanto chiediamo a tutti di verificare e nel caso ci fossero delle inesattezze di comunicarcelo al più presto allo 0425 34534.

66 ANNI DI LUCE

Caro Don Giuseppe,la tua lunga vita sacerdotale è stata un canto d’amorea Dio misericordioso e Salvatore,sulla via della docilità e dell’umiltà.Il tuo “sì” ha donato alla nostra vitala più bella armoniadella semplicità del cuore.Tu continui ad ascoltarechi viene a cercare conforto,chi viene a confidare una pena,chi viene a consegnarti una lacrima,

perché sia asciugata con l’amoreche profuma di Dio.Continua ancora a camminare con noi, portando sempre nel cuore la viva nostalgiad’incontrare il luminoso volto di Gesù.

Caro Pastore, guida di tante anime,noi stiamo ancora faticandosulle strade del mondo e sentiamol’affanno e le insidie del viaggio terreno,ma tu ancora ci aiuterai a costruire un mondo migliore.Auguri Don Giuseppe!

Edoardo Mazza

Poesia augurale

Commemorazione dei 66 anni di sacerdozio di Don Giuseppe Verza Ricorrenza per il 4 luglio

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3la Settimanadomenica 29 giugno 2014 attualità

Signore Gesù, Unico ed Eterno Sacerdote delle anime nostre, accogli il mio umile e sincero ringraziamento.

Ti rinnovo un “grazie” con-vintissimo per esserti degnato di avvolgermi con la tua gra-zia, con la potenza rigenerante del tuo sacerdozio unico.

Sento viva e profonda ri-conoscenza perché tu ancora, nonostante le mie paurose in-

coerenze, accetti di ubbidire ai miei comandi e di venire tra le mie mani, per renderti presen-te come sacrificio glorioso di vita nuova, cibo unico per la vita che non finisce.

Ti sono profondamente ri-conoscente perché, anche attra-verso la mia povera persona, ti degni di celebrare i prodigi della tua bontà misericordiosa, gli eventi grandi della salvezza che tu continui a svelare intor-no a noi.

Guardando alla mia po-chezza, mi sorprende sempre che, anche attraverso me, tu effonda la tua misericordia, che tu assicuri il tuo perdono. E così, le anime affrante dalla colpa, sconvolte dal peccato, disperse e confuse, possono riaprirsi a pensieri e propositi di speranza, a progetti di vita nuova.

Mantienimi vicino a Te, fa che mai mi stanchi di sentirmi innamorato di te, per trasmet-tere il tuo amore, per farmi vei-

colo della tua vita. Fammi sen-tire sempre tralcio av-vinghiato a Te, Vite Unica e Vera, per inebriarmi della tua vita, per poter poi questa tra-s m e t t e r e ai fratelli e sorelle che potrò in-contrare.

Dammi la grazia di ridere di me stesso, di sapermi compatire per le distanze abissali che devo con-statare fra quello che annunzio e quello che vivo nello scorrere implacabile del tempo.

Rendimi portatore e diffu-

sore della tua verità, g u s t a t a e propo-sta come dono, mai come or-g o g l i o s a padronan-za di un tesoro che ci è dato. Concedi -mi di dirla con la vita, di proporla con la co-erenza dei fatti com-piuti.

Aiuta-mi a com-prendere

che c’è un tempo per ogni cosa, che col passare degli anni, le energie vanno scemando, che l’agilità della mente può calare, che le forze non sono più quelle di un tempo. Fa’ che mi renda

conto che, se anche lo spirito cerca d’essere vigile ed attento al cammino del Regno di Dio, le possibilità di presenza non sono più quelle di un tempo. La letizia dell’animo sia quin-di, con il tuo aiuto, nell’acco-gliere quello che Tu, per mille strade, ci fai arrivare. La pace interiore non sia nel fare tanto, nell’essere considerati oltre le misure normali del vivere; tut-to derivi dall’abbandonarsi ai misteri della tua volontà, agli indirizzi che tu ci comunichi per le vie misteriose delle vi-cende umane d’ogni giorno. Lo scampolo di tempo che ancora vorrai concedermi sia accolto e vissuto come tuo dono, come occasione sempre nuova per gustare la tua verità, per cele-brare il tuo amore.

Aiutami a concludere la cor-sa sul campo, per essere accol-to tra i pastori che nel tuo nome sono stati doni di sapienza e di amore per i fratelli.

Amen.

Monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari generali del-la Segreteria di Stato della Santa Sede: “L’auspicio è che possa essere un’occa-sione di vicinanza a Papa Francesco da parte di tutti i fedeli, e che l’offerta vada unita alla preghiera per lui. È questa una carità che il Santo Padre non si stanca di chiedere a tutti coloro che incontra: nessuno è così povero da non poter-gliela donare”

Una pratica molto anti-ca che arriva fino ad oggi. È l’Obolo di San Pietro, la col-letta che si svolge in tutto il mondo cattolico, per lo più il 29 giugno o la domenica più vicina alla Solennità dei Santi Apostoli Pietro e Pao-lo. La colletta, come viene spiegato sul sito ufficiale (clicca qui), rimanda alle origini del cristianesimo, quando vengono sostenuti materialmente “coloro che hanno la missione di an-nunciare il Vangelo, perché possano impegnarsi inte-ramente nel loro ministero, prendendosi cura dei più bisognosi”. È quanto sot-tolinea anche monsignor Giovanni Angelo Becciu, sostituto per gli affari ge-nerali della Segreteria di Stato della Santa Sede. Il Sir lo ha incontrato alla vigilia di questo appuntamento, conosciuto come Giornata per la carità del Papa.

Eccellenza, l’Obolo di San Pietro è una prati-ca molto antica che ri-manda alle origini del cristianesimo. Quali sono i motivi che la rendono ancora attua-le?“Direi che il motivo

principale è quello di com-piere un gesto semplice, capace però di unire con-cretamente ogni fedele al Successore di Pietro aiu-tandolo a dilatare la sua carità, quella carità che in ragione del suo ministero abbraccia la Chiesa ed il mondo intero. Aiutare Pie-tro ad aiutare: è un atto di

amore verso il Papa e ver-so la Chiesa. Naturalmente le iniziative di carità sono moltissime, a tutti i livelli, e di questo ci dobbiamo ral-legrare. L’Obolo di San Pie-tro ha di specifico questo: partecipare concretamente alla sollecitudine del Papa per tutte le Chiese”.

Ci sono delle parole-chiave per comprende-re appieno il messag-gio di questa pratica?“Me ne vengono alla

mente due: universalità e comunione. L’universalità si concretizza nei donatori e nei destinatari: in questa Festa le offerte sono raccol-te in tutto il mondo catto-lico, nei cinque continenti, dalle cattedrali delle grandi metropoli alle parrocchie dei villaggi più sperduti. D’altro canto, anche i desti-natari della carità del Papa si trovano potenzialmente in qualsiasi parte del globo. La seconda parola è comu-nione, perché al di là della quantità di denaro raccol-to, ciò che è importante di questa colletta è il fatto di favorire in tutti i cattolici il senso di apertura alla Chie-sa universale”.

Gli ultimi anni sono stati devastanti a causa della crisi economica. C’è stato un riflesso anche sulla donazioni all’Obolo?“Un certo calo lo si è no-

tato, specialmente in alcuni Paesi, anche se contenuto, rispetto alla gravità della crisi economica che li ha colpiti. Tuttavia, come ho già detto, ciò che è fonda-mentale non è la quantità del denaro raccolto, ma il fatto di allargare la parteci-pazione. Non ci è possibile naturalmente conoscere il numero di quanti hanno dato la loro offerta nelle rispettive parrocchie, ma penso si possa dire, reali-sticamente, che si contano in parecchie decine di mi-lioni. E qui sta il significa-to profondo della raccolta dell’Obolo. Dunque l’in-vito che faccio è quello di

partecipare tutti, ciascuno nei limiti di quanto può dare, e di vivere questo semplice gesto come un atto di amore al Papa”.

Nel 2013 abbiamo co-nosciuto, sempre di più, Papa Francesco e la sua attenzione ver-so le “periferie”, i po-veri, gli ultimi. Tante le forme: dalle schede telefoniche agli immi-grati, agli assegni dati a chi è in difficoltà… L’Obolo serve anche per questo?“L’attenzione del Papa

verso i più bisognosi ha una lunghissima tradizio-ne, che Papa Francesco ha voluto continuare, raffor-zare e alla quale ha dato, direi, un tocco di personale vicinanza verso chi soffre. Le donazioni arrivano al Papa in molti modi, non solamente con la raccolta dell’Obolo. Il Papa le può poi destinare sia a singole Chiese locali, sia attraverso

organismi quali Cor Unum o altri enti della Santa Sede che sostengono progetti di sostegno e sviluppo, sia, ta-lora, anche direttamente a chi è nel bisogno. In questa opera di carità entra anche l’Elemosiniere pontificio, una figura tradizionale, alla quale Papa Francesco ha voluto dare un ruolo di-namico e quasi di ‘pronto intervento’ rispetto a nu-merosi casi di persone in difficoltà”.

Qual è il suo auspicio e il suo appello per la raccolta del 2014?“L’auspicio è che possa

essere un’occasione di vi-cinanza a Papa Francesco da parte di tutti i fedeli, e che l’offerta vada unita alla preghiera per lui. E’ que-sta una carità che il San-to Padre non si stanca di chiedere a tutti coloro che incontra: nessuno è così povero da non potergliela donare”.

Vincenzo Corrado

Ci è tanto familiare Papa Francesco che si rischia di dimen-ticare gli appun-tamenti annuali da sottolineare! Uno di questi è la solennità dei SS Apostoli Pietro e Paolo, dedicata alla preghiera e alla carità per il Papa.

Il Papa è il suc-cessore dell’apo-stolo Pietro e quindi vescovo di Roma da dove presiede alla pre-ghiera e alla ca-rità.

La “carità” è la concretiz-zazione del suo amore per tutti i poveri del mon-do. S’apre così una moltitudine di rigagnoli che portano al grande oceano della cari-tà del Papa. A sua volta il Papa apre il suo cuore a tutti

e fa giungere l’amore con-creto che gli è stato donato, a quanti sono nel bisogno e l’impreziosisce della sua attenzione e del suo amore paterno.

Un mondo, il nostro su cui si riversa in un flusso benefico, quanto lo Spirito ha fatto nascere nel cuore dei fratelli.

Lo è stato da sempre: sia per la Chiesa di Geru-salemme che per le Chie-se che nel mondo allora conosciuto, andavano co-stituendosi e si “… ricor-davano di quella Chiesa, prima comunità cristiana, ad inviare missionari a portare il lieto annuncio del Cristo risorto …”.

Quella di Gerusalem-me restava una Chiesa in un ambiente tutto immer-so in altri modi di rap-portarsi con Dio, e, tanti , spesso mal vedevano la Comunità cristiana.

Dio non le lasciò mai mancare l’essenziale per vivere. Anche oggi, Quella

e una moltitudine di Altre, vivono per la carità e la so-lidarietà di tutti i cristiani d’Italia e del mondo.

Domenica 29 giugno, alla preghiera, all’affetto per il Papa, uniamo la” no-stra carità”, perché l’uno e l’altre possano essere dal Papa donate ai fratelli.

E’ nel concetto della universale paternità del Vescovo di Roma,che sia-mo sollecitati a fargli giun-gere il nostro contributo!

E’ la nostra preghiera che gli ottiene l’aiuto divi-no!

E’ il nostro affetto che lo sostiene nella durezza dei giorni.

E’ la nostra carità che mette nelle sue mani quanto sostiene i fratelli bisognosi sparsi in tutto il mondo.

E’ soprattutto fonda-mentale “l’obolo di noi poveri”, perché è sempre arricchito della condivi-sione del poco che siamo e che abbiamo, che permette ad altri poveri di sentirsi guardati con particolare predilezione da Dio che è provvidenza e padre mise-ricordioso e fa giungere a loro l’amore di infiniti altri fratelli.

Quanto riusciremo a condividere di preghiera, affetto e beni, si riverse-rà su di noi e sulle nostre Chiese, perché possiamo continuare con generosità a parlare d’amore. C’è un motivo in più, domenica 29 giugno “Giornata per la carità del Papa”, di es-sere generosi: ricambiare la simpatia che Papa Fran-cesco suscita in tutti e ci fa sentire gioiosamente Chie-sa di Gesù.

Gianni Azzi

Domenica 29 Giugno 2014Giornata

per la Carità del Papa

(2 Cor 8,14)

“La vostraabbondanzasuppliscaalla loroindigenza”

Insieme a Francescoaccanto agli ultimi

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Per rinnovare la speranza e sconfiggere disuguaglianze e povertà, serve la solidarietà di tutti. Aiutiamo il Santo Padre a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati.

Domenica 29 giugno nella tua chiesa,dai il tuo contributo per un impegno speciale.Ascolta la voce di chi soffre.

In collaborazione con

Obolo di San PietroPromossa dalla

Conferenza Episcopale Italiana

Avvenire pag Carita' del Papa NEUTRO 210x297.indd 1 30/05/14 14:13

Preghiera diringraziamento

del sacerdotedi

Don Vittorio De Stefani

Giornata per la Carità del Papa

“Con un gesto semplice si aiuta Pietro ad aiutare i più poveri”

29 giugno 2014

Uniti nella solidarietà

sostieniediffondi

Page 4: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

Padova sempre leader in Veneto per numero di imprese attive. A Rovigo, invece, mai così in bas-so nell’ultimo decennio. Segnali incoraggianti sul fronte occupazionale per entrambe le province. “Servono sostegni per le imprese che vorrebbero investire in occupazione” è il messaggio di Sabrina Dorio.

La voglia di fare impre-sa nel Padovano continua ad essere alta, anche se nel-la prima parte di quest’an-no il saldo fra imprese iscritte e cessate risulta ne-gativo per quasi 800 unità.

Indicatori positivi, sempre per questo avvio di 2014, arrivano un po’ a sorpresa dal fronte del mercato del lavoro, sia per la provincia di Padova che per quella di Rovigo, an-che se non è ancora tempo di facili entusiasmi.

Padova si conferma dunque al primo posto in Veneto per numero di imprese operative: al 31 marzo 2014 sono 89.192 unità. Il dato corrisponde al valore più contenuto dal 1997, ma nel ranking na-zionale la provincia rima-ne al 9° posto per il totale delle imprese e all’11° con-siderando solo le imprese dell’industria e del ter-ziario (76.306). Nel primo trimestre di quest’anno il totale delle imprese nuove iscritte è pari a 1.893 con-tro le 2.687 cessazioni per un saldo negativo pari a 794. “La variazione risen-te molto del forte calo delle imprese agricole (11,2%) –spiega Sabrina Dorio, segretario generale della Cisl Padova Rovigo- perché se si considera solo il settore dell’industria e del terziario la flessione è ben più contenuta (0,6%). Ciò dimostra la forte propensione manifatturiera dell’economia locale, che do-vrà però puntare sempre più sulla spinta dell’innovazione di prodotto per tornare a com-petere sui mercati nazionali e internazionali”.

Per quanto riguarda la provincia di Rovigo, le im-prese totali operative al 31 marzo di quest’anno sono 25.522 (erano 25.921 alla stessa data 2013): è il va-lore più basso degli ultimi 10 anni. Il tasso di crescita delle imprese rodigine è pari a -1,5% contro il -2,3% registrato nello stesso pe-riodo su Padova.

Positivo, su Rovigo, è invece il trend dei Servizi alle Persone, la cui perfor-mance provinciale è del +2% pari a +27 imprese in termini assoluti nel primo trimestre 2014. “Stiamo par-lando –dice Sabrina Dorio- della migliore crescita fra le province venete, con Padova dietro a +1,4% (+73 unità). Fra i servizi alle persone in crescita su Rovigo, spiccano l’incremento del +6,2% sui servizi legati a Sanità e assi-stenza alle persone, e la cre-scita delle Attività artistiche/sportive (+4,4%).

E continua “Questi dati meritano una seria riflessione, perché stanno cambiando i consumi e i bisogni delle famiglie, ma

anche i servizi offerti dal pubblico, che sono sempre più penalizzati dai tagli lineari della spending re-view e che incideranno pesantemente anche sulle Camere di Commercio e sull’attività che svolgono a favore delle imprese lo-cali, a partire dall’interna-lizzazione. Questo è molto grave, perché vuol dire fre-nare uno dei percorsi fon-damentali per lo sviluppo dell’economia”.

Mercato del lavoro“Finalmente ci sono picco-

li ma positivi segnali sul fronte occupazionale nelle due pro-vince. Ma non dobbiamo asso-lutamente cantar vittoria”.

Sabrina Dorio, leader della Cisl Padova Rovigo, commenta così recenti dati sul mercato del lavoro re-gionale, che evidenziano per le due province una ripresa di movimenti dal lato della domanda di la-voro. Infatti le assunzioni delle imprese con contratti di lavoro dipendente sono cresciute dell’8,1% a Pa-dova per effetto di 26.200 assunzioni nel primo tri-mestre 2014 (rispetto allo stesso periodo 2013) contro le 21.200 cessazioni per un saldo quindi pari a + 5.000 unità mentre nello stesso arco di tempo 2013 il saldo era pari a + 3.700 unità. A Rovigo, le assunzioni sono state 9.500 (+12,4%) con-tro 6.600 cessazioni per un saldo positivo pari a 3.000 unità contro le 2.200 unità a saldo in marzo 2013.

Nonostante questi pic-coli incoraggianti segnali sul fronte occupazionale, rimane alta la tensione per

l’elevato tasso di disoc-cupazione giovanile. Per questo Sabrina Dorio punta l’indice sull’importanza di politiche attive per i gio-vani. “I giovani continuano a pagare prezzi pesantissimi alla crisi, quindi servono azio-ni incisive e coordinate in un patto sociale per lo sviluppo e il lavoro. Per lo sviluppo sono necessari interventi mirati a rilanciare in tutti i settori gli investimenti, insieme a una riduzione della tassazione per lavoratori e pensionati, così da far crescere la domanda inter-na negli ultimi anni costante-mente in calo.”

Tra le azioni messe in campo la Dorio evidenzia il Progetto Garanzia Giova-ni: “E’ una misura di politica attiva che punta a far crescere i giovani all’interno del tes-suto produttivo e ad aumen-tare le opportunità di trovare un’occupazione entro 4 mesi dall’inizio della disoccupazio-ne o dalla fine/interruzione degli studi. Dobbiamo dimo-strare con i fatti che il nostro Paese crede nel futuro, inve-stendo su quella generazione che può ancora invertirne le sorti abbandonando quel pas-sato miope che ci ha fatto arre-trare e proiettandoci in avanti con coraggio. Uno dei tanti e importanti “salti” che restano da fare riguarda la riforma del-la Pubblica Amministrazione, strumento di sviluppo ed equi-tà sociale. Assistiamo infatti ad una asimmetria tra ciò che si proclama a Roma e quanto si realizza nel territorio e questo è il frutto di anni di slogan sen-za riforme concrete. In questo caso ad esempio, nonostante i fondi europei abbiano desti-nato parecchi milioni di euro al progetto, ai servizi pubblici che dovranno dare assistenza a migliaia di giovani nel territo-rio non arriverà un euro.

Se si vogliono davvero aiutare i giovani e i senza lavoro che bussano ai ser-vizi pubblici per l’impiego, si devono fare investimen-ti. Ricordo che mentre in Europa il rapporto utenti-operatori è mediamente di 14/1, in Italia siamo ben oltre i 170/1: è dunque l’en-nesima occasione persa per il pubblico di assume-re giovani e concretizzare quella staffetta generazio-nale di cui tanto si parla a Roma”.

4 la Settimana domenica 29 giugno 2014società

Direttore responsabileBRUNO CAPPATO

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ASSoCIATo

UnIoneSTAMPAPERIoDICAITALIANA

FedeRazIoneITalIanaSETTIMANALI CATToLICI

Coldiretti Rovigo

Ortofrutta: caduta libera dei prezzi alla produzione

Distorsioni di filiera e protezionismo dei marchi stranieriIl crollo dei prezzi alla

produzione dell’ortofrutta non si arresta, complici le distorsioni dei passaggi di filiera e il protezionismo della distribuzione stranie-ra verso il prodotto della loro nazione.

Carote a 30 centesimi al chilo alla produzione (-30,56 per cento rispetto a maggio 2013) ma che il con-sumatore trova a un euro e mezzo; cetrioli a 45 cent (-48,37 per cento) che al dettaglio arrivano a costare un euro; pomodori cuor di bue a 50 cent (-37,48) che si comprano a un euro e 60.

La forbice tra prezzi alla produzione e prezzi al con-sumo, causata dalle distor-sioni della filiera, prosegue e si allarga, basti pensare che un chilo di fragole (co-sto di produzione euro 1,30 al chilo) viene venduto dal produttore al mercato di Verona a 0,90, rivenduto dal grossista al fruttivendo-lo a 2,80 e da questi al con-sumatore ad euro 4,50.

E’ evidente la necessità di riequilibrare il valore ag-giunto del prodotto lungo la filiera: oggi del prezzo finale pagato dal consuma-tore soltanto una media del 17 per cento va a remune-rare il produttore, tutto il resto si disperde negli altri passaggi.

Al di là delle filiere di-storte, ciò che più emerge dai dati del Mercato di Lu-sia, confermati dall’Ismea, è un trend negativo dei prez-zi alla produzione per tutto il comparto ortofrutticolo, che continuano a scendere inarrestabili. A maggio di

quest’anno l’insalata cap-puccia segnava -40,86 per cento al chilo rispetto allo stesso mese del 2013, che è stato già un anno diffici-le per il clima (0,54 cent/kg contro 0,91). Secondo Ismea, a maggio 2014 ri-spetto al mese precedente i prezzi alla produzione dell’ortofrutta sono scesi di 0,6 punti percentuali, ma del 5,4 rispetto all’inizio del 2014. Fra le cause di questa Caporetto, c’è l’abbondan-za di prodotto sul mercato. Prodotti in grandi quantità, in tutte le stagioni, con varia provenienza europea. “Per fare un esempio – spiega il presidente di Coldiretti Ro-vigo, Mauro Giuriolo – in qualche ipermercato citta-dino, attualmente si stanno venendo pomodori cuor di bue del Belgio, proprio mentre siamo entrati in pie-na produzione coi nostri. Il prodotto di Belgio, Olanda e nord Europa, paesi che non hanno le temperature italiane, al 90 per cento è coltivato fuori suolo e for-zato nella maturazione a ciclo continuo, tutto l’anno, con una logica industriale. Il pomodoro nostrano che si trova adesso in commer-

cio è maturato al sole e si trova solo ora – continua Giuriolo. – I nostri produt-tori sfruttano la stagionalità e non producono pomodo-ro cuor di bue a novembre. In autunno iniziano altre coltivazioni, adatte a quel-la stagione. Ci sentiamo di fare un appello al consuma-tore perché si renda conto che – prosegue Giuriolo – quando allunga una mano sullo scaffale decide della vita di un’azienda agrico-la: pretenda trasparenza ed etichette e, poi, scelga italia-no”. Il rovescio della meda-glia è un protezionismo sur-rettizio che le grandi catene distributive, per lo più stra-niere, operano nei confronti del loro prodotto nazio-nale. “Il consumatore non è informato del fatto che i grandi brand distributivi tedeschi o francesi – spiega ancora il presidente Giurio-lo – comprano da ovunque, ma quando è pronto alla commercializzazione il loro prodotto interno naziona-le, bloccano gli acquisti dal resto d’Europa e comprano il loro prodotto. Facciamo anche noi? No. – Risponde il presidente con sarcasmo. – I marchi italiani sono ge-nerosi sempre con tutti e non fanno preferenze. Ne-anche per il Made in Italy. Per cambiare questo atteg-giamento, serve la presa di coscienza del consumatore informato, che richieda sempre più prodotto italia-no, almeno in stagione pro-duttiva, perché è più soste-nibile, più fresco, di qualità, più sicuro, più trasparente nei processi produttivi”.

Rovigo - Pescheria Nuova

“Donne e lavoro crisi economica e ripresa”Sabato 28 giugno alle ore 17.30

La Commissione Comunale per le pari opportunità organizza una Tavola Rotonda sul tema “Donne e La-voro «crisi economica e ripresa”2, obiettivi, proposte, confronti un anno dopo. L’incontro avrà luogo sabato 28 giugno 2014 alle ore 17.30 presso la Pescheria Nuova in Corso del Popolo 140 a Rovigo.Porteranno i loro saluti: il sindaco di Ro-vigo Bruno Piva; l’assessore regionale all’economia, svi-luppo, ricerca e innovazio-ne Maria Luisa Coppola,

l’assessore comunale alle pari Opportunità Anna Paola Nezzo, la presidente Commissione comunale per le Pari Opportunità Eva Grandi; introduzione e coordinamento di Sofia Teresa Bisi, giornalista de

“Il Gazzettino”. Par-tecipano alla tavola rotonda: Ascom, Pre-sidente Elena Grandi; Camera di Commercio, Pres. Impr. Femminile Alessia Zaninello; Cna, Ass. Impr. Femminile Antonella Toffanello; Confagricoltura, Vice Pres. Deborah Piovan;

Ordine dei Commercialisti, commercialista Luisa An-gela Vallese; Unindustria, Direttore Massimo Barbin; Ass. Pol. Coldiretti, Im-prenditrice Monica Grandi; Ass. Italiana Propr. Ediliza, referente Dina Maragno.

Regione Veneto - Sanità

Codice argento per gli anziani in pronto soccorso

“Un segnale significativo di civiltà, che interpreta fino in fondo l’indicazione di attenzione all’umanizza-zione delle cure che come Regione stiamo dando pra-ticamente da inizio mandato. Un esempio che chiedo venga seguito al più presto in tutti i pronto soccorso del Veneto”.

Con queste parole, il Presidente della Regione del Veneto Luca Zaia commenta l’iniziativa dell’Ulss 12 Veneziana di istituire al triage un “codice d’argento”, dedicato ai pazienti ultrasettantacinquenni più fragili, che di fatto apre una via preferenziale capace di ridur-re praticamente a zero l’attesa, con l’invio immediato in Geriatria per la visita, le cure del caso, o il ricovero nel reparto adatto a intervenire sulla patologia.

“L’iniziativa dell’Ulss 12 – aggiunge Zaia – non deve rimanere isolata, ma trovare seguito anche nel-le altre strutture sanitarie del Veneto che vogliamo si segnali sempre di più anche per l’aspetto umano delle cure oltre che per quello clinico”.

Cisl - Padova

Voglia di fare impresa

Page 5: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

5la Settimanadomenica 29 giugno 2014 polesine

Sarà il vescovo Lucio domenica, solennità dei SS Pietro e Paolo a presiedere la concelebrazione, nella arcipretale di Fratta Polesine nel 50° di ordinazione dei tre preti, cui si uniranno il gesuita padre Antonio Bressan e padre Claudio Altieri, comboniano.

Sono stati ordinati la domenica 28 giugno - don Mario, don Vittorio e padre Antonio e il 29 giugno don Gastone. Padre Claudio Altieri veniva ordinato a Milano dal card Giovanni Colombo nel giugno 1965 .

C’era nelle celebrazioni di Rovigo e Ficarolo, un clima di festa, nonostante l’ora mattiniera e la calura di una estate esplosa improvvisamente.

Festa interiore, con-tenuta, tutta festa dello spirito che trovava negli animi, ampia possibilità di esplodere.

V’erano i rispettivi Parroci, v’erano i Papà e le Mamme, i fratelli e gli amici per partecipare alla gioia dei nuovi preti che in quei giorni coronavano le loro aspirazioni, realizzavano la loro vocazione!

Don Gastone GaspariniDon Gastone Gasparini

è arciprete di Fratta Polesine dal 1° maggio 1983, lasciando il servizio di Consulente ecclesiastico

del C.I.F. e di assistente ecclesiastico dei Medici Cattolici, attività con cui si era fatto conoscere e stimare da molti. Nato a Ficarolo il 29 dicembre 1940 da Olga Lizzi e Ferruccio Gasparini, due onesti e cristiani lavoratori della terra nella borgata Vegri.Giovinetto si incontrava in parrocchia con quel pio e buon sacerdote che era allora arciprete, don Emilio Cecchettin, che in lui scopriva i segni della vocazione e lo avviava al Seminario diocesano, ove compiva tutto il corso degli studi e della formazione.

Ordinato prete il 29 giugno 1964 dal vescovo ausiliare Mons. Marcello Rosina nello splendore della chiesa del paese natio tra la gioia dei Suoi e dei concittadini.

A mons. M. Rosin, per qualche tempo,

ha fatto da segretario, a c c o m p a g n a n d o l o per le Cresime e le visite alle parrocchie. Poi veniva destinato all’insegnamento in Seminario. Frequentava l’Università di Padova e si laureava in Scienze Biologiche.

All’insegnamento in Seminario, alla frequenza all’Università, affiancava il suo impegno pastorale nella rodigina parrocchia dio S. Pio X° . Alcuni anni dopo entrava nella Scuola di Stato prima come insegnante di Matematica e poi come Preside della Scuola Media di S. Martino di Venezze. Fu per qualche tempo parroco di Garofolo che gli fece rivivere la vicinanza al grande fiume e alla campagna della sua infanzia. Ha frequentato l’Istituto teologico di Bologna e si preparava

alla laurea in teologia. Da 31 anni è arciprete di Fratta Polesine, ove con il suo stile profondamente umano guida la comunità, ha rifatto splendere la chiesa parrocchiale, la Sacrestia e ha continuato a far vivere il Centro Sociale e l’oratorio. Si è impegnato per un cordiale e umano rapporto con i Religiosi e le Religiose dell’Opera Don Guanella.

Don Mario CarmignolaDon Mario Carmignola

è arciprete di Gaiba dal 2003, dove è approdato il 9 luglio! E’ nato a Badia Polesine il 16 gennaio 1940, da Andrea e Bombonato Maria. In Seminario diocesano in via Sichirollo, ha percorso l’intero cammino di formazione e di studio. S. E. mons. G.M. Mazzocco l’ha ordinato prete il 28 giugno 1964 nella chiesa del Seminario. Il 30 settembre 1964 era destinato alla Cattedrale come vicario parrocchiale e cappellano corale. In Cattedrale approfondiva la conoscenza e l’amore per il canto gregoriano e l’amore per la Liturgia. Il 15 ottobre 1965 veniva trasferito in Duomo a Rovigo, come vicario parrocchiale.

Il 1° ottobre 1966 diveniva Vicerettore del Seminario, nel nuovo edificio di via Tre Martiri, da poco inaugurato. Il 1° ottobre 1967 era destinato all’insegnamento nel Collegio Vescovile Angelo Custode e si iscriveva e frequentava la Facoltà di Lettere dell’Università di Padova, conseguendo la laurea l’8 luglio 1983.

Il 27 settembre 1972 iniziava il servizio volontario di Cappellano a Costa.

Dal 9 ottobre 1973 al 1° settembre 1983 data in cui diveniva parroco di Rasa, fu assistente diocesano e Regionale del settore Adulti di Azione Cattolica.

Finiva e coronava gli studi universitari e a tempo pieno, s’impegnava nella pastorale parrocchiale. I 10 anni di Rasa sono caratterizzati dal suo impegno per preparare gli animi a vivere i tempi nuovi della Chiesa. Ha rimesso a nuovo la sala della comunità e ha ridato l’antico splendore alla chiesa parrocchiale, cuore della vita cristiana.

Si caratterizzò per la sua profonda umanità come pastore buono, che ha amato la sua gente ed i suoi confratelli.

Gaiba lo ha da 11 anni , e lo ama pastore buono, che nulla risparmia per aiutare la sua gente a vivere da seguaci di Cristo. Anche a Gaiba ha dovuto mettere mano alla chiesa dopo il recente terremoto, per rifarla accogliente e bella .

Don Vittorio De StefaniIl 28 giugno 1964

diventava prete anche Don Vittorio De Stefani che dal 1997 è arciprete di S. Sofia a Lendinara. Egli è nato a Castelguglielmo da Massimiliano e Melanchin Assunta. Entrava giovinetto nel nostro Seminario, ove dopo completati gli studi e il cammino di formazione, coronava la sua vocazione

Era entrato in Seminario, terminate le Elementari e completava con la crescita fisica la sua maturazione umana e cristiana . Dopo la festa in paese e nella comunità in cui era emigrata la sua famiglia, il 30 settembre 1964 era nominato vicario parrocchiale ad Arquà Polesine e il 15 settembre 1966, con lo stesso incarico a Badia Polesine. L’8 ottobre 1969, approdava al C.A.P. S. Francesco di Adria come Direttore. Il 1° ottobre 1972 diveniva arciprete di Ramodipalo. Il 1° agosto 1978 veniva trasferito a Costa e il 17 novembre 1979 assumeva anche il compito di vicedirettore dell’Ufficio Missionario diocesano”. Il 15 gennaio 1980, come Delegato Vescovile, assumeva il compito dell’animazione missionaria per il Servizio fra le Chiese nel “costituendo Centro Missionario Diocesano”. Il 27 gennaio 1981 entrava tra i componenti l’Ufficio diocesano di Pastorale. Il 1° aprile 1985 veniva nominato, prima vicario e poi parroco di Costiola . Il 29 giugno 1986 veniva nominato parroco della nuova parrocchia dei Santi Giovanni Battista e Rocco Confessore, in Costa di Rovigo , nata dalla fusione di Costa e Costiola.

Nel 1997 approdava a S. Sofia di Lendinara. Canonico onorario della Cattedrale ( 26 novembre

1998), membro del Collegio dei Consultori (12 novembre2012) è pure Vicario Foraneo del Vicariato di Lendinara – San Bellino. Questi suoi 50 anni di sacerdozio sono caratterizzati dall’impegno molteplice per la realizzazione delle indicazioni conciliari, dall’apertura alla collaborazione tra Le Chiese, dalla passione per la Liturgia e per la buona vita degli organismi ecclesiali rappresentativi!

Il Gesuita P. Antonio Bressan

e il Comboniano P. Claudio Altieri

Con i tre nostri Arcipreti ,a Fratta domenica 29 c.m., concelebreranno anche il Gesuita padre Antonio Bressan della parrocchia di Baruchella e già vicario parrocchiale di Fratta e parroco di Paolino, il Comboniano padre Claudio Altieri che insieme hanno vissuto gli anni di Seminario costruendo e conservando una grande amicizia.

Suor Alda Religiosa da 50 anni!

E’ festa anche all’Istituto S. Famigli tra le Suore Figlie di S. Maria della Provvidenza oggi, a Fratta Polesine!

Suor Alda Moda nata a Porto Tolle il 14 ottobre 1940, ricorda i 50 anni di vita consacrata: ha emesso i voti il 21 giugno 1964. Infermiera professionale ha donato il suo servizio a Roma, a Saronno, Trecenta e ora a Fratta.

E’ la vera Suora Guanelliana,: sa dare aiuto e infondere ottimismo anche nei momenti più impegnativi del suo servizio e comunicare la gioia che le nasce dal profondo del suo cuore. Felicitazioni Suor Alda!

Gianni Azzi

Diocesi

Messa d’oro per ... don Gastone, don Mario, don Vittorio, padre Antonio e padre Claudio

GrazieNon possiamo dire meglio e dire

di più di un Grazie grande, con tutto il cuore, con tutta la vita. guardando a cinquant’anni di sacerdozio, constatiamo facilmente che tutto è grazia, che tutto è dono, che tutto è degnazione infinita della bontà misericordiosa del Signore. Se un po’ di fede ci indirizza e ci sostiene, vediamo come nel sacerdozio a povertà umana viene innalzata a dignità divina. Anche dopo cinquant’anni non si sono spente la sorpresa e la meraviglia uniche che il Figlio di Dio, al comando di una povera creatura, ancora si nasconda in poco pane e in poco vino.

E’ bello stupirsi sempre per quanto si compie sull’altare, tra le mani del sacerdote: è sempre un evento di meraviglia divina che si ripresenta per attrarci, per comunicarci la potenza salvate del Redentore. Il sacerdozio ministeriale, che è nato con l’Eucaristia, ha in questa, celebrata e assunta, il momento più alto, la suprema epifania. E non stupisce molto meno il fatto che, attraverso l’azione del sacerdote, il perdono di Dio, la sua grazia rigenerante ridoni vita e speranza ad una persona che il peccato ha sconvolto ed avvilito. E tutti gli altri atti di ministero, sacramentali e no, sono un segno perenne della scelta sempre sorprendente che si spiega con la infinita degnazione del Signore di chiedere alla disponibilità di una creatura, “rivestita di fragilità”, di essere portatrice della sua grazia, della sua vita. e non possiamo dimenticare le grazie incalcolabili che ci sono sonate nel ministero sacerdotale quando ci è dato di incontrare persone che la grazia sta lavorando perché giungano alla piena forma di Cristo Signore. Quanta fede, quanta carità vissuta nella semplicità feriale del vivere quotidiano, quanta grazia espressa ci è

stato dato di incontrare e di celebrare in tanti figli di Dio.

Se il “grazie” prevale deciso e chiaramente s’impone, guardando a questi 50 anni di sacerdozio vissuto e praticato, dobbiamo constatare infinite miserie, infinite fragilità, infinite motivazioni per chiedere perdono, per invocare misericordia. Da quando lo vidi la prima volta, s’è sempre un momento, nella ordinazione presbiterale, che mi gonfia il cuore di commozione.

Quando vedo gli ordinandi buttarsi a terra, polvere sulla polvere, terra con la terra, ammiro estasiato la bontà del Signore che si degna di fare di questi fragilissimi vasi di argilla, segni della sua presenza misericordiosa.

E così vado percorrendo la mia vita sacerdotale per constatare le mie indegnità, le mie paurose incoerenze, le mie vergognose infedeltà. Troppe volte devo anch’io ripetere “fate quello che dico e non fate quello che faccio”. Se ciò è segno che la verità dell’Evangelo non dipende dalla coerenza di miserabili creature ma dalla potenza che le è propria, tuttavia ci costringe ad affermare la paurosa incoerenza che devo ammettere tra il “predicare bene e il razzolare male”.

Domando quindi che con me tutti chiediamo perdono al Signore per le mie povertà e incoerenze; che si chieda luce, sostegno e aiuto per vivere in preziosa fecondità pastorale il tempo che il Signore ancora vorrà donarmi.

Sia pure in condizioni diverse e con differenti responsabilità, potremo offrire qualche collaborazione perché il Vangelo risuoni su tutta la terra e tutti possano conoscere e gustare l’amore di Gesù nostro Salvatore.

don Vittorio De Stefani

Suor Alda Moda

Gasparini don Gastone Carmignola don Mario De Stefani don Vittorio P. Antonio Bressan P. Claudio Altieri

Page 6: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

Con gran-de devozione e nel nome di S. Francesco , gli amici che han-no partecipato al Pellegrinag-gio organizza-to dal Gruppo di Preghiera S. Padre Pio di Rovigo ad As-sisi ed a Roma nei giorni 16-17-18 giugno, sono tornati arricchiti nella fede e nella devozione ai Santi.

Il primo giorno arriva-ti ad Assisi, abbiamo fatto visita alla Basilica S. Maria degli Angeli, sostando in preghiera alla Porziuncola, nella Cappella Del Tran-sito, al Roseto. Nel pome-riggio abbiamo iniziato la nostra visita nella Basilica di Santa Chiara, pregando davanti al Crocifisso che parlò a S. Francesco e alle spoglie mortali di S. Chia-ra, poi abbiamo prose-guito visitando il Duomo dedicato a S. Rufino, alla casa paterna di S. Fran-cesco ed attraversando il centro storico di Assisi, siamo arrivati alla Basilica di S. Francesco. Dopo una attenta visita alla Basilica Superiore ammirando gli affreschi di Giotto ed ave-re sostato in preghiera alla tomba di S. Francesco, po-nendo tutte le nostre inten-zioni, abbiamo partecipato alla S. Messa celebrata da

Fra Daniele. Il giorno dopo siamo

partiti alla volta di Roma, all’arrivo abbiamo fatto vi-sita alla Basilica di S. Gio-vanni in Laterano, poi per-corso in preghiera la Scala Santa. Nel pomeriggio nella Basilica di S. Pietro ci siamo soffermati prin-cipalmente nelle tombe di S. Giovanni Paolo II e di S. Giovanni XXIII, sostando con profonda commozio-ne e devozione. Poi abbia-mo fatto visita al Santuario della Divina Misericordia recitando con le Suore dell’Istituto ed ai numero-si devoti la coroncina alla Divina Misericordia, ed il Santo Rosario.

Un tour panoramico dei principali monumenti di Roma ha concluso la se-conda giornata.

Mercoledì di buon’ora, siamo partiti alla volta del Vaticano per essere presen-ti all’Udienza Generale del S. Padre. Il nostro sacrificio

è stato premiato essendo arrivati a sederci nelle pol-troncine del secondo setto-re che dista solo 30 metri dall’altare ove Papa Fran-cesco ha tenuto l’udienza. Grande entusiasmo e de-vozione ha suscitato in noi il passaggio di Papa Fran-cesco tra la folla immensa. Favoriti da una splendida giornata e dalla presenza di alcuni bambini vicino a noi abbiamo avuto la soddisfazione di vedere e salutare da vicino il S. Padre. Numerosi i gruppi e le Parrocchie presenti, grande emozione ha posto in noi quando il Cardinale Camerlengo ha citato la presenza del nostro grup-po Rodigino. Ben orga-nizzati e ben guidati nella preghiera, con amicizia e ritrovata serenità, soddi-sfatti di aver partecipato ad una positiva esperienza di fede, abbiamo fatto ri-torno alle nostre famiglie.

I partecipanti

Crespino-Scuola dell’infanzia e nido integrato Papa Pio XII

Saggio di fine anno Spettacolo di beneficenza con i “Tanto par ridare” show 2014I piccoli protagonisti

che frequentano il nido e la scuola dell’infanzia han-no portato in scena il tema, strettamente legato alla programmazione annuale “UN PO’ PINOCCHIO…UN PO’ NO…” La storia di Pinocchio stimola i bam-bini a comprendere alcune caratteristiche comporta-mentali del protagonista e dei diversi personaggi della favola, scoprire i pre-gi e le difficoltà di chi non si comporta secondo prin-cipi validi, scoprire la dif-ferenza tra il “bene” (fata Turchina, Geppetto, il Gril-lo Parlante…) e il “male” (Lucignolo, il gatto e la volpe, Mangiafuoco…)

Facendo riferimento ad un mondo dove la fiaba si confonde con il reale è sta-to raccontato un viaggio, nel caso di Pinocchio, una serie di viaggi e di prime esperienze, che hanno fat-to scaturire nei bambini, connessioni inattese, ri-chiami fantastici, collega-menti narrativi, suggestio-ni molteplici, opportunità ludiche, stimoli continui alla ricerca e all’esplorazio-ne del mondo e dell’essere bambini.

Al termine della rap-presentazione vengono distribuiti i diplomi ai pic-coli del nido che passeran-no alla scuola dell’infanzia ed ai bambini dell’infanzia che passeranno alla scuola primaria.

Non è mancato il rin-graziamento delle mamme dei bambini dell’ultimo anno che hanno espresso la loro gratitudine alle inse-gnanti e tutto il personale della scuola, donando alla scuola del materiale ludico per l’attività motoria.

Le insegnanti con un pizzico di nostalgia e tanta emozione hanno augurato ai loro bambini buona pro-secuzione scolastica e di vivere serenamente e con gioia l’inserimento nella futura “nuova scuola”.

Al termine, grande conviviale con un ricco buffet aperto a tutta la co-munità. L’attività della scuola dell’Infanzia non si conclude qui, prosegui-rà regolarmente sino al 30 giugno con le attività di-dattiche.

Seguirà l’Attività Estiva con il Progetto “ D’Estate a scuola diventiamo Esplo-ratori“ – Giochi Guidati, Laboratori, Relax all’Aria Aperta, che si svilupperà per quattro settimane a partire dal 1° al 25 luglio con possibilità del tempo pieno, pranzo compreso.

Continuano le iscrizio-

ni per il prossimo anno scolastico, sia per la scuola dell’Infanzia che per il nido integrato(12/36 mesi).

E non è finita… grande spettacolo di beneficenza pro scuola materna con il mitico gruppo rodigino “I tanto par ridare” show 2014 che saranno presen-ti a Crespino in piazza Fetonte sabato 28 giugno con inizio alle ore 21,30 (ingresso euro 3,00, aper-tura cassa ore 20,00).

Manifestazione or-ganizzata dalla Scuo-la con il Patrocinio del Comune di Crespino. Info: tel. 0425/77348 cell. 340/5610450.

Vi Aspettiamo nume-rosi!

Nelle foto: (dall’alto in basso) il diploma alla Ma-terna e le recite del Nido e della Materna. Centralina a raggi

infrarossi, dispositivi per l'allungamento dei pedali, accelerato-re modello hi touch, al posto di quello elettri-co a cerchio sul volan-te, e cambio robotiz-zato sono i dispositivi “più tecnicamente avanzati” con cui è dotata la nuova auto-vettura per la scuola guida disabili acqui-sita dalla Provincia con il contributo della Fonda-zione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo e pre-sentata nei giorni scorsi al Censer di Rovigo.

Il progetto seguito dall'assessorato ai Tra-sporti “ha colto la neces-sità – come ha ricordato l’assessore Giorgio Grassia - di sostituire il precedente veicolo, ormai inadegua-to”. Una Peugeot al posto della Renault 5.

La vettura utilizzabile da subito, sarà affidata in comodato all'autoscuola prescelta dal candidato di-sabile per il quale, tra l'al-tro, è previsto uno sconto del 20% rispetto alla tariffa solitamente applicata.

L'iniziativa è nata per sostenere le esigenze dei soggetti affetti da disabi-lità consentendo loro di conseguire la patente B speciale senza dotarsi pre-ventivamente di un veico-lo idoneo e per far fronte

alla scarsa disponibilità di tali veicoli sul territorio.

“Abbiamo voluto così sostenere e favorire – ha commentato la presiden-te della Provincia Tiziana Virgili - il diritto alla libertà di circolazione dei disabili, agevolandoli nel conse-guimento della patente, affinché possano inserirsi a pieno titolo nella società, consentendo loro di supe-rare alcune difficoltà e di-scriminazioni purtroppo ancora presenti”.

Poi la prova di guida all’interno del piazzale del veicolo do-tato sia dei più moderni dispositivi tecnicamen-te connessi alle diver-se capacità motorie e sensoriali, sia dei dop-pi comandi obbligatori,

in uso all'istruttore di gui-da che deve affiancare il soggetto nella conduzio-ne del mezzo. Alla prima uscita del mezzo oltre ai responsabili degli uffici provinciali, alcune auto-scuole, Gianantonio Zuolo Confarca, il direttore della Motorizzazione Civile At-tilio Bottino, il ten. col. dei Carabinieri Andrea Firrin-cieli, comandnate dei vigili urbani di Rovigo Sabrina Patanella e Lorenza Gallo presidente della commis-sione medica dell’Asl 18 Rovigo.

Rovigo - Palazzo Celio

L’acceleratore è hi touchPresentata al Censer la nuova auto per scuola guida ai disabili

6 la Settimana polesine

Borsea

“Staffetta di scrittura creativa”Gli alunni della scuola primaria scrivono il capitolo di un libro“Tutti pos-

sono essere s c r i t t o r i ! ” . Con questa idea gli alun-ni di tutte le classi della scuola prima-ria di Borsea, facente parte dell’Istituto Comprensi-vo Rovigo 4, hanno indos-sato i panni dello scrittore e si sono cimentati nella scrittura del capitolo di un libro. Il progetto, dal titolo “Staffetta di Scrittura Cre-ativa” proposto dalla BI-MED, Biennale delle Arti e delle Scienze del Medi-terraneo, ha interessato molte scuole dell’infan-zia, primarie e secondarie d’Italia, nonchè la scuola italiana di Barcellona. Par-tendo da un incipit pensa-to e scritto da autori di libri per l’infanzia, ogni scuola ha scritto un capitolo di un libro e passato il testimone alla scuola successiva, che ne ha continuato la stesu-ra. Il progetto ha stimolato la fantasia e la creatività

dei bambini e delle loro insegnanti, che si sono trovati di fronte alla sfida di pensare personaggi, situazioni e dialoghi che potessero coinvolgere i lettori. Tutto questo si è concretizzato nella stam-pa di un volumetto con la storia pensata, scritta e di-segnata dalle varie classi. Nella serata del 4 giugno, nel corso dello spettacolo di fine anno scolastico, che quest’anno è stato ispirato proprio da questa espe-rienza, è stato consegnato ad ogni piccolo “autore” il libro. Il tutto è stato ar-ricchito da danze e canti, inerenti le tematiche dei libri prodotti (rispetto per

l’ambiente, accettazione della diversità, amicizia), e video suggestivi che hanno fatto da sfondo alle coreografie dei bambini. Ciò è stato possibile anche grazie alla preziosa colla-borazione del CE.DI, nella persona di Laura Maran-goni. Il numeroso pubbli-co di genitori e parenti ha apprezzato il lavoro fatto, sottolineando le esibizioni con calorosi applausi. Il percorso è appena inizia-to, ma sicuramente l’espe-rienza verrà riproposta an-che l’anno prossimo.

Evviva i libri!Le insegnanti ringra-

ziano chi da sempre è di-sponibile ad ospitarci.

Gruppo di Preghiera S. Padre Pio Rovigo

Pellegrinaggio ad Assisi e RomaL’esperienza dei partecipanti

domenica 29 giugno 2014

Page 7: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

Nei mesi di maggio e giugno la Comunità di Mardimago e Sarzano ha visto un intenso susseguir-si di iniziative e proposte.

Oltre alla celebrazione dei sacramenti della Co-munione e della Confes-sione, la recita quotidiana del rosario ha scandito il mese di maggio. Condotta in più punti del territorio e in orari diversificati, anche serali. La celebrazione del fioretto fisso o itinerante nelle case, ha consentito la partecipazione anche a chi lavora. Interessante è stata l’iniziativa del fio-retto ai giardinetti di via Campiello, che ha preso ormai piede e per il terzo anno consecutivo si tiene presso il piccolo parco gio-chi del nuovo quartiere di Sarzano, dove numerosi bambini e ragazzi con i loro genitori si ritrovano a giocare e che in maggio so-stano ogni sera alle 19 per un momento di preghiera, davanti alla statua della Madonna, riprendendo poi con estrema naturalez-za l’attività di gioco.

Nel mese di maggio è stato anche proposto un incontro biblico condotto da Suor Cristina Caraccio-lo dell’ordine delle Serve di Maria Riparatrici, per consentire a quanti lo de-siderano, ma in particola-re ai catechisti e operatori pastorali, l’inizio di un percorso di formazione nell’incontro con la Paro-la di Dio, dotandosi di un minimo di “attrezzatura” che aiuti a muoversi senza intellettualoidi interpreta-zioni quando ci si accosta alla Bibbia, ed in partico-lare all’Antico Testamento.

Per i ragazzi che si sono preparati alla Prima Co-munione di tutte e due le Parrocchie e per i ragazzi del catechismo delle medie di Mardimago, sono state

proposte le uscite a Fer-rara, al santuario di Santa Maria in Vado, luogo ove, durante la messa che cele-brava il giorno di Pasqua del 1171, accadde al Prio-re di assistere davanti ad una folla numerosa al mi-racolo eucaristico in cui, dall’ostia consacrata spriz-zò del sangue, le cui tracce sono ancora oggi visibili sulla volta della cappella. Con questa visita i ragaz-zi sono stati coinvolti in un atteggiamento di vivo stupore, suscitando in loro una maggiore attenzione e presa di coscienza nella partecipazione al banchet-to eucaristico.

Le feste dell’Anziano, proposte separatamente in tutte e due le parrocchie, hanno coinvolto in un momento di festa un gran numero di persone desi-derose di potersi ritrovare e condividere assieme una giornata di allegria e di serenità, accolte dall’ab-braccio dei volontari che si sono stretti attorno a loro per consentire lo svol-gimento della messa, del pranzo e dell’animazione a loro dedicata e per poter condividere con loro ami-cizia e tempo.

A conclusione dell’an-no catechistico si sono ce-lebrate le feste di chiusura nelle rispettive parrocchie, anche con la cena condivi-sa tra i catechisti, che in un clima di amicizia si sono spinti nell’ideazione di nuove opportunità forma-tive per i ragazzi, da realiz-zare il prossimo anno.

Il 7 e l’8 giugno, la Co-munità di Mardimago e Sarzano, unitamente a persone provenienti da altre parrocchie ed al mo-vimento di Comunione e Liberazione di cui Don Franco è l’assistente dio-cesano, hanno aderito alla 36^ edizione del pellegri-

naggio Macerata-Loreto organizzando alcuni pul-lman. L’esperienza, unica nel suo genere, vissuta in una libera partecipazione ad una camminata orante nel cuore della notte, lun-go un percorso di 28 chi-lometri con destinazione il santuario di Loreto, ha lasciato in quanti vi han-no partecipato un segno che difficilmente sbiadirà, comportando un coinvol-gimento fisico e spirituale, determinato e personale.

Infine, il 15 giugno, in un gesto unitario, è stata realizzata la Festa della Famiglia (29^ edizione per Sarzano e 9^ per Mardi-mago), nella quale si sono festeggiati gli anniversari di matrimonio di 37 cop-pie ed il 45^ anniversario di ordinazione sacerdo-tale del parroco. Nella solennità della Trinità’, l’omelia di Don Franco ha sottolineato il tema della fedeltà dell’amore di Dio all’uomo, che “solo rende possibile la nostra fedel-tà, dandoci la tenerezza, la forza, la libertà di cui noi non siamo capaci, nel matrimonio e nella consa-crazione”. Evidenziando anche che “di questo pos-siamo essere grati a Lui e che questa gratitudine è la ragione della nostra gioia. Il fatto che l’amore di Dio non venga mai meno, l’ac-coglienza di questo amo-re, rende perserverante anche il nostro amare”. Infine, “l’essere stati fede-li in questi anni, l’essere stati perseveranti in que-sto amore, ha dato e dà fecondità di opere buone”. E, pertanto, “siamo invita-ti a dare al mondo questa testimonianza: e cioè che un amore indissolubile, un amore per tutta la vita è possibile anche oggi, perché Cristo nell’amore vero continua a rinnovare

l’umanità”. Dopo le sante messe ci si è riuniti nello stand fieristico per pranza-re assieme, mentre la festa è stata animata con i can-ti e la consegna dei regali a don Franco. A ricordo della giornata e come im-

pegno a che l’attenzione della famiglia sia sempre più presente nella pastora-le della Comunità, è stata posta e benedetta davanti alla chiesa di Mardimago una croce in ferro battuto di fine ottocento opera di

un artigiano locale. L’atti-vità pastorale tuttavia non si è conclusa e continua con l’animazione estiva del Grest e con la propo-sta della vacanza estiva in montagna ai ragazzi delle medie e delle superiori.

7la Settimanadomenica 29 giugno 2014 polesine

Un anno fa moriva a Roma a 79 anni padre Lino Brazzo, della Società San Paolo. Era nato l’8 febbraio 1934 a Villadose e - entra-to in un primo momento nel Seminario vescovile di Rovigo - si orientava poi verso la Società San Paolo fondata dal Beato Giaco-mo Alberione. Per 58 anni ha operato nella famiglia paolina avendo l’occasione di conoscere molto bene il fondatore come ci segnala la foto che presentiamo qui accanto. P. Lino fu il parro-co della parrocchia roma-na intitolata «Gesù Buon Pastore» che il beato Don Giacomo Alberione aveva iniziato a costruire nel 1934 aderendo alla richiesta del Vicariato di Roma che gli chiedeva questa presen-za nel quartiere periferico della città.

P. Lino ebbe un’espe-rienza poi molto partico-lare in questo suo compito di responsabile parroc-

chiale: il 12 dicem-bre 1982 Giovanni Paolo II si recò in vi-sita pasto-rale pro-prio alla Parrocchia Gesù Buon P a s t o r e , trattenen-dovisi per d i v e r s e ore. Ebbe-ne, qual-che giorno prima il papa aveva invitato a pranzo il parroco don Lino Braz-zo con i collaboratori per uno scambio diretto di informazioni. Questa fu sicuramente un’esperien-za molto significativa, un privilegio che sarà sicura-mente rimasto sempre nel suo cuore. Il 3 maggio 1985 Giovanni Paolo II elevò il Tempio del Buon Pastore a “titolo cardinalizio” e nel

concistoro del 25 maggio 1985 ne proclamò titola-re il neo cardinale Josef Tomko.

Nella foto: Albano La-ziale, 11.04.1957 - Don Giacomo Alberione fe-steggiato da alcuni Pao-lini dopo la sua rielezione a Superiore generale della Società San Paolo. Si rico-nosce in primo piano don Lino Brazzo.

E’ già da diversi anni che un numero-so gruppo di volon-tari della parrocchia si ritrovano, acco-munati dalla sem-plice voglia di stare assieme, di fare festa e di condividere i va-lori della vita cristia-na, per organizzare la festa dell’estate e dello sport.

E’ con questo spirito che è nata la festa, due settimane di fiera più che dello sport del paese stes-so.

Uno degli obiettivi dell’iniziativa è cercare, almeno una volta all’anno, di aggregare tutta la comu-nità del paese, promuove-re l’incontro e lo scambio.

Quest’anno il nostro paese ha il piacere di ospi-tare varie iniziative dallo Sport, alla musica legate alle varie associazioni del territorio per dare maggio-re visibilità alle associazio-ni stesse che gestiscono il tempo libero di ragazzi e adulti in modo costruttivo, gioioso ed educativo.

La festa si aprirà vener-dì 27 Giugno con “Summer Voice”, concorso canoro giunto alla 2° edizione che premia la Voce dell’Estate! Tante sorprese e una gara senza esclusione di col-pi. Jonatha e Raika dance school e si concluderà do-menica 6 Luglio con il duo Pat e Gabry.

Vi aspettiamo numero-si per condividere con noi lo spirito di questa iniziati-va, di cui vi proponiamo il programma.

Venerdì 27 giugno: ore 21 Summer Voice: la voce

dell’estate, gara canora; Sabato 28: dalle 10 alle 18 Gara Endurance Arceri, tiro con l’arco; ore 21 Le Idee, ballo liscio; Dome-nica 29: ore 21 Simone e Erika, ballo liscio; Venerdì

4 luglio: ore 21 Jonatha e Raika Dance School, esibi-zione ballerini; Sabat 5: ore 19 corsa podistica, ritrovo; ore 21 Ilarya Veronese, bal-lo liscio: Domenica 6: ore 21 Pat e Gabry, ballo liscio.

Lendinara - S. Sofia

Casa per campi estiviLa parrocchia di Santa Sofia in Lendinara, gesti-

sce una casa per campi estivi per giovani e famiglie a Caviola - Falcade BL. La casa è disponibile in auto-gestione nel periodo dal 24 agosto al 7 settembre. Per informazioni più dettagliate contattare la canonica di s. Sofia al n 0425 641006 (ore pasti).

Villadose

Ricordo di Padre Lino BrazzoAd un anno dalla morte

Canale - Circolo NOI “San Biagio”

26a Festa dell’estate e dello sportUn invito a tutta la comunità ad incontrarsi

Iniziative pastorali delle Parrocchie di Mardimago e di Sarzano insieme

Una vivace vita di comunitàCarrellata sulle principali iniziative proposte ai fedeli di tutte le età

Page 8: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

8 la Settimana domenica 29 giugno 2014polesine

San Bellino - Solennità del S. CuoreVenerdì 27 c.m., giorno in cui ricorre la solennità del S. Cuore di Gesù, la celebrazione dell’Eucaristia in Basi-lica, è alle ore 18.00. Quest’anno la ricorrenza chiude di fatto il mese dedicato al S. Cuore. Resta l’impegno alla pia pratica dei primi nove venerdì del mese, con la Comunione eucaristica, la confessione e l’impegno della carità. In Basilica sull’altare del Crocifisso, un “tondo” ricorda ai fedeli e ai devoti, l’impegno della preghiera riparatrice dei peccati degli uomini e delle donne.Borsea - Nuovo direttore del coroIl nuovo direttore del “coro Maranathà”, Pino è per il coro, che con il pellegrinaggio ad Assisi aveva chiuso le attività dell’anno pastorale, l’occasione di guardare avanti con la gioia e la fraternità di cantare assieme per animare le liturgie parrocchiali. E’ l’intera comunità a vivere l’avvenimento come di San Zenone nel 2015.Villamarzana - Colletta alimentareNella domenica in cui l’intera Chiesa cattolica è im-pegnata a pregare per il Papa e a provvedere perché la sua carità sostenga tutte le necessità dei poveri del mondo, la Comunità credente di Villamarzana – Go-gnano, opera la raccolta di generi alimentari, per so-stenere l’opera della Caritas parrocchiale. Da quel “i poveri li avrete sempre con voi” agli immigrati che giorno dopo giorno giungono in Italia, ogni comunità si sente impegnata a condividere il poco o il tanto che ha, con quei fratelli. La Caritas ha i suoi centri in tante parrocchie della Diocesi e questo facilità il far giunge-re gli aiuti ai più bisognosi.Ficarolo - Sagra di San PietroLasciando l’Eridania per entrare in Ficarolo ci si im-batte in una graziosa chiesetta. E’ il tempio che Fi-carolo ha dedicato all’Apostolo Pietro, e il 29 giugno 2014, alle 18.30, l’Eucaristia viene celebrata proprio lì! La celebrazione viene seguita dalla processione con la statua del Santo, che anche quest’anno, farà il solito percorso. In occasione della processione i residenti di viale Gramsci ornano balconi, finestre e giardini in onore di S. Pietro. E’ anche questa una espressione che vuole confermare la fede e la devozione al Pescatore di Galilea e al suo successore, il Papa.Lusia - Il torneo di …Dal 27 maggio al 27 giugno si è giocato il torneo di “calcio a cinque”, “XV° Memorial Moreno Bortolotti”, nel quadro delle serate festose 2014, che hanno viva-cizzato i “fine settimana”. Il torneo di “calcio a cinque” è stato realizzato in collaborazione con la Polisportiva di Lusia. Le serate hanno avuto, come è nella tradi-zione, successo di pubblico e di gradimento ed hanno offerto momenti di amicizia e di serenità. Sono stati numerosi quelli che hanno chiesto agli organizzatori, che esse vengano ripetute e prolungate.Polesine - La “mietitura”Giugno e luglio da sempre, sono i mesi in cui impera il caldo e l’afa. Un tempo erano i mesi della mietitura del grano, e un esercito di uomini e giovani erano impe-gnati in un lavoro … massacrante. Era soprattutto un tempo in cui si guardava al pane per tutto l’anno, che era il frutto di quel duro lavoro. Dal caldo e dall’afa ci si difendeva sfruttando il fresco del mattino – per cui bisognava fare levatacce – e della sera, per cui si andava a riposare a sera tarda, e dissetarci ad un poco d’acqua mista ad aceto per renderla meno insapore! Lavorando si cantava, si dialogava e … si cresceva in umanità! Spesso si lavorava anche per chi era amma-lato e la mietitura diveniva un tempo di solidarietà umana molto grande!Polesine - La “trebbiatura”Portato il grano nelle aie, si doveva attendere l’arri-vo della trebbia. Quelli della trebbiatura erano giorni strazianti per il lavoro, il caldo, la polvere, la scarsità di acqua. Alla trebbiatura partecipavano anche le don-ne, che apparentemente avevano mansioni leggere, ma erano quelle in cui la polvere era sovrana. Ai ra-gazzini era assegnato il compito di prendere e riporre il “bere” cioè l’acqua messa nell’antico pozzo, perché non fosse riscaldata dal gran sole. Alla sera si guarda-va il lavoro fatto, il grano nell’aia e poi si scappava a casa per sedere al “desco poveretto”.Polesine - “La spigolatura”Nei paesi del Polesine vi erano persone che cercava-no di arrotondare la scarsa quantità di grano che ve-niva assegnata alla conclusione della trebbiatura, e per giorni andava a “spigolare”, cioè a raccogliere le spighe rimaste nel campo. Erano gruppi di poveri, cui Dio provvedeva …! Vi erano anche gruppi di bambi-ni, di donne anziane che a “spigolare“ andavano per portare il raccolto in dono alla Parrocchia per poi ri-cavare il grano necessario a formare le “particole” per tutto l’anno. Una domenica di luglio era destinata alla “Festa del grano”, si andava alla messa con il proprio sacchettino gonfio di grano che si andava a deporre sull’altare. Il 13 agosto 1972, ho visto anche il nostro “Re di maggio”, Umberto di Savoia, mettersi in fila con i tanti che a Fatima, in quel giorno recavano all’al-tare, il loro “sacchettino gonfio” di grano, a offrirlo perché divenisse “Pane di vita”.

Unitalsi - Sottosezione di Adria

Una giornata nel Delta del PoIn fraternità tra straordinarie bellezze naturali

Si è svolta in un clima di festa, di amicizia frater-na la primavera unitalsia-na organizzata dalla Sotto-sezione Unitalsi di Adria il 2 giugno u.s. sul Delta del Po. Personale, diver-samente abili e tanti ami-ci simpatizzanti, alle 7.30 del mattino la partenza è stata per Gorino Ferrarese per l’escursione sul Delta. All’arrivo prima di imbar-carci sulla Freccia del Del-ta breve ristoro con panini, bibite e caffè distribuiti da Vanna e Claretta e, vista l’ora è stato gradito da tutti i partecipanti.

Alle 9.00 in punto la partenza alla volta delle acque del Po. Fatto un bre-ve tratto sul Po di Goro, la guida ha iniziato la sua spiegazione indicandoci la “Vecchia Lanterna” l’anti-co faro rimasto a indicare dove in passato il mare lambiva la terra ferma poi, mentre si costeggiava l’isoletta di Mezzanino, ci è stato descritto flora e fau-na di quest’ oasi importan-te per la nidificazione di tante specie di volatili che popolano queste zone, de-scrivendoci gli uccelli che vedevamo alzarci in volo dall’isola e atterrare in mezzo ai canneti palustri.

Giunti allo Scanone di Goro, o l’isola dell’Amore alla foce del Po omonimo,

abbiamo ammirato l’im-ponente faro e, continuan-do a navigare lungo i tanti canaletti che formano il Delta fino ad arrivare alla foce dove la terra e il mare erano un tutt’uno con il cielo. A fare da cornice i tantissimi gabbiani che volavano a centinaia sopra l’acqua bassa.

Quanto è stato bello rivedere ancora una vol-ta questi posti (per fortu-na) non contaminati dalle

mani dell’uo-mo.

Dopo circa 2 ore di bellez-za naturalistica si rientra per la seconda parte del program-ma, non poteva mancare prima del pranzo la sosta a Mesola per la visita al

Castello Estense voluto dal Duca Alfonso II per deliziare la sua sposa Mar-gherita Gonzaga negli ulti-mi anni di splendore della corte Estense.

Ultima tappa, Loreo. Ad attenderci Don Ange-lo e Don Simone al Centro Parrocchiale per il pranzo.Indescrivibile l’accoglien-za da parte dello staff or-ganizzativo. Sinceramente per tutti i partecipanti ve-ramente è stata una con-

tinua sorpresa, ci siamo sentiti accolti e coccolati con un pranzo consumato degno di una festa regale, tanta è stata la fraternità condivisa. Alla fine, la sor-presa, una, grande torta dove primeggiava la scrit-ta “UNITALSI”, così Lucia e tutti i volontari del cen-tro parrocchiale di Loreo (Associazione Noi) hanno voluto festeggiare con noi questo momento finale del pranzo.

In fretta le ore sono passate in allegria tra le risate e qualche storiella, i rintocchi delle campane, però ci avvisavano il mo-mento più importante: la celebrazione Eucaristica, celebrazione ufficiata da Don Angelo.

Da tempo si era orga-nizzata questa giornata, giornata passata in un ba-leno dove, abbiamo cono-sciuto tanti amici nuovi.

Un grazie particolare alla nostra Sottosezione di Adria, sempre attenta nell’organizzazione, a Don Angelo, Don Simone per l’accoglienza e la simpatia. A Lucia e a tutti i volontari che con grande entusia-smo ci hanno fatto sentire veramente in famiglia.

Grazie Unitalsi, grazie Associazione Noi

Il personale Unitalsi Adria

S. Apollinare - Rovigo

Vita parrocchiale in rimaTante sono le attività tutto l’anno per grandi e piccoli sia parrocchiali che diocesane

Iniziano le attività esti-ve nelle comunità parroc-chiali e si fa un bilancio del tempo trascorso.

La comunità di S. Apol-linare descrive simpatica-mente tutto il lavoro che viene svolto in parrocchia con una serie di rime che di seguito pubblichiamo.

La parrocchia ha le sue priorità / ogni mese vi sono molteplici attività / nei tempi liturgici importanti / c’è lavoro per tutti quanti: / il S. Battesimo per i picco-lini / Prima Confessione e Comunione per i bambini, / con i giovanissimi un’at-tenta preparazione / per ricevere il dono della con-fermazione.

E’ tornato del Matrimo-nio cristiano il desiderio / e la catechesi va presa sul serio / poi l’ultimo saluto a chi in cielo se ne va / pen-sando con fiducia all’eter-nità / ogni mercoledì nel

bar Teatro di Violetta / un gruppetto di adulti il cate-chismo aspetta; / al primo mercoledì e giovedì dopo la Messa c’è l’adorazione / con la preghiera per la voca-zione / è un invisibile mo-nastero / per intercedere la chiamata al ministero.

A maggio in onore di Maria si recita il fioretto / un mese di lunga orazione, sì può dire perfetto / tante intenzioni per ogni neces-sità / famiglia, defunti, papa, pace, e tanta carità / piccole rinunce quotidiane / per donare alla missione il pane.

A giugno del catechi-smo c’è la chiusura / e già si pensa alla prossima avven-tura, / poi arriva a sorpresa per don Bernardo la festa / e da questa tanta gioia con affetto ci resta / sentimenti importanti per la prepara-zione / con la Vergine pelle-grina a far la processione.

Intanto i ragaz-zini si stanno ad or-ganizzare / il grest parrocchiale che fa riflettere e giocare. / Il tempo scorre e luglio arriva in fret-ta / e per la festa patronale il comi-tato si diletta, / il vescovo Lucio per l’occasione /viene a portarci la sua be-nedizione.

Questo un elenco di alcune attività / che cer-tamente non finisce qua / non possiam quelle dioce-sane scordare / ad alcune sì è potuto partecipare / qualche altra non l’abbiam presenziata / ma la pre-ghiera con il pensiero non è mancata.

A questo punto è tempo di riposare / ma la parroc-chia in vacanza non può andare / così si sta già a pensare al nuovo anno pa-storale da iniziare / insieme a don Bernardo, alle suore e al comitato / lavoreremo con impegno e tanto fiato.

A Roma a trovar papa Francesco / forse andre-mo quando farà più fre-sco / intanto la sua parola ascoltiamo / a metterla in pratica ci impegniamo. / La vita parrocchiale non è sensazionale e rumorosa / è semplice, discreta un gior-no dietro l’altro senza posa, / il parrocchiano con il fo-glietto settimanale si può informare / naturalmente in fondo alla chiesa lo può trovare / e vicino a S. Giu-seppe uno scatolone è posa-

to / perché la S. Vincenzo il povero non ha dimenticato / e davanti al Sacro Cuore di Gesù / una preghiera per un malato che in chiesa non viene più. / Meno male che i più piccoli dell’infanzia / per dieci mesi fanno sparire l’ansia / sono sempre gioio-si e sorridenti / spontanei, veri, innocenti / da parte vien messa la preoccupa-zione / fino al momento di una buona soluzione, / la parte più bella della par-rocchia è questa qua / di questo rendiamo grazie alle mamme e ai papà.

Tutto questo e tanto altro a don Bernardo sta nel cuo-re / certamente insieme al nostro aiuto e a tanto amore / per la gloria del regno di Nostro Signore!

PS. Le parrocchie in questione sono due, tutto è raddoppiato / e abbastanza bene il lavoro viene fatto, / ciò non è un fatto consola-torio / ma forse è provoca-torio?

La risposta esatta non sta qua / ma chi vuole bene alla sua parrocchia / la sa già!!! Marisa

Provincia

Contributi allo sportRendicontazioni 2013 e domande 2014 entro il 30 giugno

L'ufficio Sport di Palazzo Celio ricorda che il 30 giugno scadono i termini per rendicontare i contributi erogati dalla Provincia nell'anno 2013 e per produrre le richieste di contributo relative alla delega regiona-le per l'anno 2014. Nella sezione Sport del sito della Provincia www.provincia.rovigo.it/sport sono dispo-nibili: la modulistica di rendicontazione, già allegata alla comunicazione di assegnazione, e quella per la domanda del contributo regionale ex legge 12 .

Per dubbi o chiarimenti contattare l'ufficio Sport 0425386376

Page 9: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

9la Settimanadomenica 29 giugno 2014 chiesa

La Congregazione delle Suo-re Serve di Maria Riparatrici, si preparano a celebrare il loro Capitolo Generale, il diciassette-simo della storia della loro Con-gregazione. Il Capitolo Generale è per ogni Famiglia religiosa una tappa importante, un evento di preghiera, di incontro, confronto e di riflessione. Le radici spiritua-li e religiose della Congregazione delle Serve di Maria Riparatrici sono in Polesine, nella Chiesa di Adria, ecco perciò che l’evento del loro Capitolo Generale per molti aspetti riguarda anche la Chiesa diocesana che oggi è in Adria-Rovigo. La loro presenza, la testimonianza di fede e di vita che quotidianamente offrono, il loro servizio, sono una presenza insostituibile, preziosa, basti pen-sare alle numerose iniziative pa-storali, di preghiera, di incontro che si succedono presso il Centro Mariano di Rovigo.

«Il Capitolo generale, si legge nelle Costituzioni delle Serve di Maria Riparatrici, organo nor-mativo ed elettivo, è la massima autorità della Congregazione, espressione qualificata del sentire di tutte le suore, manifestazione della loro sollecitudine per la vita spirituale e l’attività apostolica della Congregazione, momento intenso di comunione fraterna». Il Capitolo generale celebrato ogni sei anni, vede l’elezione della Priora generale, e delle sue collaboratrici, inoltre il Capitolo è il momento di verifica e di nuova programmazione nel cammino di rinnovamento della Congrega-zione. Ci soffermiamo a ricordare i Capitoli più significativi per la vita della Congregazione.

Il primo Capitolo generale si celebrò ad Adria (Rovigo), Casa madre della Congregazione, nell’aprile 1920. Il Capitolo elesse priora generale Madre M. Elisa Andreoli e vicaria generale suor M. Dolores Inglese. Nel dicembre 1966 si celebrò a Roma il VII Ca-pitolo, in quella occasione furono poste le premesse per una rilettura del carisma della Congregazione, alla luce del Concilio Vaticano II.

L’VIII Capitolo fu celebrato a Todi in Umbria nel 1969. Fu quel-lo un incontro molto importante in quanto si elaborò le nuove Co-stituzioni.

Sempre a Todi nel 1975 si svolse il decimo Capitolo gene-rale, in quella assemblea si pensò in modo particolare al rinnova-mento della Congregazione in relazione alla preghiera, la po-vertà, il Capitolo comunitario, l’inserimento nel mondo con-temporaneo. Ancora un Capitolo nella città di Todi, era il 1978, in quell’incontro tra le altre cose si pensò in modo particolare all’ap-profondimento della spiritualità, nella formazione permanente, nella pastorale vocazionale e missionaria, nella ristrutturazio-ne delle opere.

Nel 1984 fu celebrato a Roma il XII Capitolo generale, riservan-do spazio e riflessione sul tema del carisma mariano che anima la vita della Congregazione.

Nei pressi dell’Aquila si è ce-lebrato il XIII Capitolo generale dal tema: «Va’ e anche tu fa’ lo stesso». La riflessione si è concen-trata sullo stile di vita e di missio-ne, uno stile fraterno, orante, po-vero, obbediente.

Anche il XIV Capitolo genera-le si è svolto nei pressi dell’Aqui-la nel 1996, la Congregazione a riflettuto sul tema: «Si accostò e camminava con loro».

«Con grande forza rendevano testimonianza della risurrezione del Signore Gesù» questo il tema del XV Capitolo generale che si è svolto all’Aquila nel 2002. La ri-flessione si è soffermata ad ana-lizzare il cammino per ridisegna-re il volto nuovo delle comunità.

Il XVI Capitolo generale svol-tosi nel 2008 a Roma, ha analiz-zato il tema: «E fu trasfigurato davanti a loro» 2008. Questo può sembrare un elenco sterile di in-contri, ma non è cosi, nel corso del tempo degli anni i vari Ca-pitoli hanno segnato come in un crescendo la vita della comunità delle Suore Serve di Maria Ripa-ratrici.

Settimio Rigolin

Martedì 1 luglio si apre a Santa Marinella (Roma) nella casa «Mater gratiae»

Il XVII Capitolo generale delle suore Serve di Maria RiparatriciIl tema guida del Capitolo, «…andò a dire: “Ho visto il Signore” e ciò che le aveva detto»

Nella Solennità della Santissima Trinità gli ope-ratori pastorali e i fede-li dell’Unità pastorale di Castelmassa si sono ritro-vati intorno all’altare per ringraziare il Signore per i momenti di comunione vissuti insieme ma anche per il dono dei 25 anni di sacerdozio ministeriale di don Stefano Marcomini e dei 50 anni di professione religiosa di suor Delfina, superiora delle comunità delle suore Orsoline pre-senti a Castelmassa. La so-lenne eucaristia, si è svolta nella chiesa di Castelmassa ed è stata animata dai canti proposti dalle corali riunite di Castelmassa, Castelnovo e Ceneselli. Il servizio litur-gico è stato assicurato dai ministranti di Castelmassa e dalle Confraternite di Ce-neselli e di San Pietro. Il rito è stato presieduto da don Stefano. A suo fianco, oltre ai preti dell’Unità, diversi presbiteri: mons. Claudio Gatti (Vicario generale), mons. Antonio Boccardo

(attuale parroco della Com-menda ed ex parroco di Vil-ladose, comunità in cui, nel 1992, accolse l’allora vicario parrocchiale don Stefano), don Christian Malanchin (parroco dell’Unità pastora-le di Baruchella), don Nico-la Albertin (vicario parroc-chiale dell’Unità pastorale di Badia Polesine).

Presenti anche le suore elisabettine di Baruchella, la comunità delle suore di Ca-stelmassa con suor Carmen e suor Flora in rappresen-tanza delle Suore Orsoline di Verona, i sindaci di Ca-stelmassa, Calto, Ceneselli e il rappresentante dell’Am-ministrazione comunale di Castelnovo Bariano. Nel corso della sua omelia don Stefano si è soffermato sui momenti di comunione vis-suti, «una comunione che cresce sempre di più perché vedo sempre più attorno a me e ai miei confratelli che condividono la mia espe-rienza, gente che ci crede e questo lascia ben sperare» senza dimenticare che «il

cammino è ancora lungo e i campanili non si sono abbassati tanto». Ha quindi ricordato gli effetti causati dal terremoto 2012 sul cam-mino pastorale: «dopo un paio d’anni di problemi le-gati alle strutture finalmen-te qualche segno abbiamo cominciato a vederlo nella bella chiesa di Ceneselli completamente restaurata, questa chiesa di Castelmas-sa è in restauro e da poco sono iniziati i lavori di Cal-to». Don Stefano ha ringra-ziato i sindaci presenti per l’aiuto e la collaborazione assicurati.

Ha quindi indicato il modello trinitario come quello da seguire: «La Tri-nità è la migliore comunità. Un solo Dio in tre persone uguali e distinte. Unite tal-mente dall’amore da es-sere un solo Dio… Da Dio impariamo a vivere l’unità nella diversità a superare ciò che divide per essere se-condo il progetto di Dio che all’inizio ha creato l’uomo a sua immagine e somiglian-

za fatto per essere famiglia, relazione, comunione come Lui. E questa unione senza confusione è talmente rea-lizzata, che noi, guardando da fuori, vediamo un unico Dio». Successivamente ha ribadito l’importanza della formazione in vista dell’im-pegno a essere «Popolo di Dio in missione», consta-tando con amarezza che «gli incontri formativi e di preghiera sono spesso non frequentati perché abbiamo altro da fare….siamo sem-pre alla ricerca di strategie per attirare gli altri però poi cosa testimoniamo se non conosciamo le verità della nostra fede». Quindi un’esortazione alle suore: «a loro chiedo più che un fare di essere segno, un ri-chiamo al Regno di Dio e oggi con la superiora suor Delfina siamo riconoscenti al Signore per i suoi 50 anni di professione religiosa» e un appello ai fedeli: «noi preti dell’U.P., le suore, con tutti i nostri limiti cerchia-mo di vivere insieme per te-

stimoniare la bellezza della comunità ma per costruire la comunità ad immagine della Trinità c’è bisogno anche di tutti i fedeli che sentendosi corresponsabili mettano a disposizione i loro carismi e ci aiutino a costruire l’unica Chiesa di Cristo». Dopo la Comu-nione spazio agli interventi del Vicario generale, della rappresentante delle Suore Orsoline, di un’emozionata

suor Delfina, cui sono state donate alcune pubblicazio-ni di carattere religioso. A don Stefano le Comunità hanno invece offerto una nuova casula. E proprio don Stefano, visibilmente commosso, ha concluso gli interventi ringraziando tutti i presenti. La festa è proseguita poi nel salone parrocchiale con una cena comunitaria.

Gabriele Antonioli

Unità pastorale di CastelmassaConcluso un anno di attività

Festa per i 25 anni di sacerdozio di don Stefano e i 50 di professione religiosa di suor Delfina

Per meglio comprendere la realtà del Capitolo nella vita della Congregazione abbia-mo intervistato suor Maria Grazia Comparini, respon-sabile del Centro Mariano di Rovigo.D - La vostra Congregazione si appresta a celebrare il 17° Capitolo. Brevemente possia-mo spiegare cos’è il Capitolo?R - Il Capitolo generale – di-

cono le nostre Costituzioni – “è la massima autorità della Con-gregazione, espressione qualifi-cata del sentire di tutte le suore, manifestazione della loro sollecitudine per la vita spirituale e l’attività apostolica della Congrega-zione, momento intenso di comunione fraterna”. Esso traccia il cammino dei prossimi sei anni alla luce di un tema. Quest’anno sarà: «...andò a dire: “Ho visto il Signore” e ciò che le aveva detto» (Gv 20,18). Come discepole amate, inviate ad an-nunciare il Vangelo perché Gesù Cristo sia amato e conosciuto (Madre Elisa)

D - Quali sono gli obiettivi che il vostro Ca-pitolo si prefigge di raggiungere?R - Il XVII Capitolo generale verrà celebrato a

Santa Marinella (Roma) dal 1° luglio all’8 agosto p.v. Questa volta si tratta di un Capitolo genera-le ordinario e straordinario nello stesso tempo: ordinario perché in esso si procede alle consuete elezioni di coloro che guideranno la Congrega-zione per i prossimi sei anni, alla verifica e alla programmazione del prossimo sessennio.

Straordinario perché rivedrà le Costituzioni avvalendosi della Bozza preparata da un’appo-sita commissione precapitolare dopo un lungo lavoro che ha visto coinvolte tutte le sorelle.

D - Cosa significa per la vostra Congregazio-ne vivere questa esperienza?R - Significa vivere un evento di grazia, di

provvidenza e di collegialità, a partire dal tema che illumina i nostri lavori e lo scopo che ci pre-figgiamo. Il tema di quest’anno è frutto di una scelta maturata nel clima ecclesiale a 50 anni dal Concilio Vaticano II che ha richiamato la Chiesa alla sua primaria missione: la nuova evangeliz-zazione per la trasmissione della fede cristiana.

La luce sul cammino dei prossimi anni ci vie-ne dalla pagina evangelica ispiratrice del tema e dalla nostra personale esperienza d’incontro con il Signore risorto. Come fu per Maria Maddale-na, anche noi, discepole amate, siamo inviate per dire e indicare la presenza del Signore alle sorelle e ai fratelli, con attenzione amorosa per i poveri, i piccoli, i bisognosi. Troviamo nuovo impulso per

questa missione anche nella Esortazione aposto-lica Evangelii Gaudium, là dove il Santo Padre sollecita a rivolgerci verso le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo” e ovunque “si rende necessaria un’evangelizzazione che illu-mini i nuovi modi di relazionarsi con Dio, con gli altri e con l’ambiente, e che susciti i valori fonda-mentali” (EvG nn. 20 e 74).

D – La vostra Congregazione è più che mai presente nella Diocesi di Adria-Rovigo, nel Polesine, ecco, l’esperienza del Capitolo ri-guarda la Chiesa che vive in Adria – Rovi-go?R - La Chiesa che vive in Adria-Rovigo è

amata da tutte perché qui c’è tanta storia-vita a noi cara. Ogni Capitolo generale considera con attenzione particolare le case delle origini della Congregazione. In questo senso lo sguardo e la sollecitudine per Rovigo e Adria, insieme a Vidor (TV) e Sena Madureira (Brasile-Acre) saranno senz’altro presenti. Certo oggi la Congregazione è presente in ben 11 paesi di 4 continenti e quindi la preoccupazione missionaria è molto forte.

D – In altre parole, in che modo la comunità cristiana può rendersi partecipe di questo grande evento che segna la vita della vostra Comunità religiosa?R - La comunità cristiana può sostenere i

nostri lavori con la preghiera allo Spirito Santo perché siamo docili alle sue ispirazioni, per esse-re sempre più conformi a Cristo, il Signore della nostra vita. Lo sguardo della Vergine Addolo-rata di Rovigo ci raggiunga perché ci sentiamo incoraggiate ad avere speranza e fiducia. Anche Madre Elisa e suor M. Dolores, venerabili per la loro santità di vita, sono per noi esemplari per la loro unione di spirito e per il coraggio che le ha accompagnate.

Grazie per la vostra comunione con noi e la vostra preghiera! Ne abbiamo bisogno.

S.R.

Page 10: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

Adria - Cattedrale

Iniziano i lavori al Museo della CattedraleNei locali adiacenti la Chiesa di San Giovanni

Venerdì 27 giugno, alle ore 19.30, mons. Vescovo darà inizio ufficiale con la sua be-nedizione ai lavori per il pri-mo stralcio del Museo della Cattedrale, che sarà situato nei locali annessi alla Chiesa di San Giovanni con entrata da Piazzetta Cam-panile.

L’Arciprete della Cattedra-le Mons. Mario Fu-rini così annuncia l’avvio di una strut-tura che darà vi-sibilità e risalto alle cose pre-ziose che la antica Cattedra-le custodi-sce e que-sto sarà a beneficio della cultura, della città e della diocesi.

Così egli si sprime: “E’ giunto fi-nalmente il momento tanto desiderato per iniziare tale opera, che verrà a pre-sentare al pubblico una documenta-zione preziosa della storia di fede della

Cattedrale, costituita da materiali lapidei e da pre-ziosi suppellettili ed arredi liturgici.

A tale appuntamento sarà presente il progettista e direttore dei lavori Arch. Nicola Azzi, che presenterà brevemente l’iter dei lavori; saranno presenti le Ditte che si sono aggiudicate i lavori, i tecnici collaborato-ri, i membri del Consiglio Pastorale per gli affari eco-nomici.

La nostra particolarissi-ma riconoscenza va alla Fondazione CARIPARO, che ha permesso con il suo finanziamento tali lavori, fiduciosi che anche altri Enti possano concorrere a tale opera, che viene ad onorare non solo la Cattedrale, ma tutta la Città di Adria e la Diocesi.”

10 la Settimana domenica 29 giugno 2014polesineBadia Polesine

Festa del Patrono San Teobaldo venerato con momenti di preghiera e di festa

Come sempre il 1° lu-glio è la giornata in cui si ricorda e si festeggia SAN TEOBALDO. Quest’anno cade in un giorno feriale, di martedì, e l’idea è di cercare di caratterizzarla il più possibile. Da alcuni anni molte sono state le iniziative per valorizzare il Patrono e la giornata a lui dedicata: la nuova sta-tua, l’allestimento infor-matico presso il suo alta-re, il libro per i bambini, quello per le famiglie e quello che alcuni studiosi di fama hanno prodotto recentemente: “Teobaldo di Provins”, Atti del Con-vegno Vicenza-Badia del 2012.

Gli studi effettuati per questo nuovo libro hanno consentito di fare chiarez-za su molti aspetti della vita del nostro protetto-re di origine francese, ed hanno sottolineato, anco-ra una volta, l’importan-za e il valore della figura di San Teobaldo. Questo testo è disponibile nella nostra chiesa presso l’al-tare a lui dedicato. Non ultima, da alcuni anni, è stata ripristinata anche l’antica processione allo sperone della Bova.

Quest’anno abbiamo pensato di aggiungere qualcosa all’organizza-zione della festa del 1° luglio, per rendere con-sapevoli tutti che si trat-ta di un giorno che si “deve” distinguere dalla quotidianità. Per la ricor-renza del 2014 abbiamo ritenuto di aggiungere, come corollario alle cele-brazioni religiose tradi-zionali, un allestimento particolare della piazza antistante la nostra chie-sa S.G.Battista. Questa piazza Vittorio Emanue-le sarà chiusa al traffico nelle prime ore del po-meriggio, al fine di con-sentire tutti i preparativi.

La statua del Santo che alle ore 20 verrà por-tata in processione sarà esposta davanti al por-tale della chiesa sin dalle 17.00. Alcuni madonnari realizzeranno immagini sacre nell’area antistan-te la facciata della chie-sa, mentre gli animatori proporranno ai bambini giochi e divertimenti. In tutta la piazza e nelle vie limitrofe saranno allestite le bancarelle dei prodotti tipici, dei sapori e dei fio-ri che da tempo i badiesi hanno dimostrato di ap-prezzare. La presenza di queste bancarelle si pro-trarrà per tutta la serata, anche dopo la celebrazio-ne della messa sull’argi-ne del fiume e tutto ciò sarà possibile grazie alla collaborazione dell’as-sociazione culturale ba-diese Panta Rei. I drappi di San Teobaldo saranno visibili ovunque e ogni bancarella lo avrà. I fedeli esporranno presso le loro abitazioni quest’immagi-ne del Patrono, per testi-moniare la ricorrenza in tutti i punti della città e della parrocchia. Il pun-to di ritrovo per la par-

tenza della processione è l’inizio di via Stroppe, con avvio alle ore 20.30 e raggiunto l’argine del fiume, presso lo Sperone della Bova, si procede-rà con la Celebrazione Eucaristica prevista per le ore 21.00. Lo spiazzo antistante l’altare sarà al-lestito con una platea di sedie, grazie alla cortesia

e buona volontà di alcu-ne associazioni cittadine: CTG, CRAB, PROLOCO. Al termine della celebra-zione verrà distribuito a tutti i presenti il “pane di S.Teobaldo”. Un senti-to ringraziamento a tutti per la collaborazione e…

Buona festa del patro-no!

Don Torfino

1984-2014: 30 anni di vita per il gruppo Scout di Canda. Era l’estate del 1984, sotto la guida esper-ta ed entusiasta dell’allora nuovo parroco del paese, don Carlo Marcello, di suo fratello e di qualche volon-tario, una decina di ragazzi delle scuole medie visse la prima vera esperienza di campo scout. Le tende, montate nel parco di vil-la Nani Mocenigo, erano state prestate dall’esercito, l’attrezzatura era tutta di fortuna, recuperata per l’occasione da qualche altro gruppo o costruita dai vo-lontari. Don Carlo Marcello lo sapeva, nel campo “del-

la grande Magnolia” c’era già tutto quello che serviva per fare di quell’esperienza un progetto educativo e di vita che coinvolgesse intere generazioni: il contatto con la natura, l’essenzialità, la condivisione, l’entusiasmo , la preghiera. Dopo tre de-cenni lo scautismo a Canda non ha perso la sua capaci-tà attrattiva, anzi l’ha mol-tiplicata. Sono, infatti, 77 i ragazzi censiti nel gruppo, dagli otto ai trent’anni. Sono lupetti, scout e guide, rover e scolte, capi. Per tut-ti loro il motto è uno solo: “fare del proprio meglio” e “lasciare il mondo un po’ migliore di come l’hanno

trovato”. Lo hanno af-fermato il giorno della promessa che ha sanci-to ufficialmente il loro essere parte del gruppo e lo cantano ogni volta che al mattino presto, al campo estivo si issa la bandiera dell’Agesci accanto a quella italiana e dopo l’inno di Mame-li si intona l’inno dello scoutismo che dice: ”…insieme è il motto di fraternità, insieme nel bene crediam…” Nel trentesimo anniver-sario della fondazio-ne, gli scout di Canda hanno voluto tornare nel luogo da cui tutto è parti-

to: nel parco di villa Nani Mocenigo. Hanno montato

le loro tende, cucinato, giocato, vegliato alle stelle, pregato, canta-to intorno al fuoco da campo. Accanto a loro, nel fine settimana de-dicato alle celebrazio-ni, c’erano genitori ed ex scout tornati a Can-da per l’occasione, a ri-cordare di tante notti in tenda, dei giochi, delle salite in montagna con lo zaino in spalla, tutto documentato in una ricca mostra fotografi-ca, allestita all’interno della villa. Hanno pen-sato ai dettagli gli orga-nizzatori dei festeggia-menti e capi in servizio: Stefano Panfilo, Giulia Marsilio, Giada Panfi-lo, Giorgio Siviero, An-

nalisa Masieri, Michele Ge-nesini, Federica Marsilio, Anna Marchesini, Dario Rando, Pietro Avanzi, Va-leria Mantovani, Nicoletta Masieri, Simone Balzani e tutti gli scout in attività. Per loro, dopo i giorni della festa, è ora tempo di prepa-rare la partenza per i cam-pi estivi dal 27 luglio al 9 agosto in Val di Sella ed in Val Malene. “Semel scout, semper scout” si usa dire a ragione. Perché negli oc-chi di chi nello scoutismo è cresciuto l’entusiasmo, la voglia di mettersi in gioco, lo spirito di servizio, diffi-cilmente si spengono.

Micol Andreasi

Nelle foto di Claudio Furin P. Attilio (in alto) e il Gruppo degli Scout (sotto).

Canda

Trenta candeline per gli scoutI ragazzi festeggiano nel luogo dove tutto è iniziato

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11la Settimanadomenica 29 giugno 2014 polesine

“Le campane suona-no per benedirci, suonano per chiamarci. Suonano per tutti”. Con questo slo-gan scritto dai bambini del catechismo si è voluta se-gnare l’inaugurazione del restauro del campanile di Ceregnano. Un restauro tanto atteso, tanto costoso e tanto voluto. “Il campanile è il simbolo che ci accomu-na, che ci identifica” è stato sottolineato un po’ da tutti gli intervenuti, così come è stato sottoli-neato anche che: “Il suono delle campa-ne è per tutti, per chi viene in chiesa e anche per chi non ci viene. Il campani-le va sopra le cose della fede”.

Tanta folla si è raggrup-pata sul sagra-to della chiesa parrocchiale, domenica 22 giugno, per la cerimonia di inaugurazio-ne con un simbolico taglio del nastro fatto dal vescovo S.E. mons. Lucio Soravito con a fianco il parroco don Piero Mandruzzato, il sin-daco Ivan Dall’Ara, il rap-presentante della Fonda-zione Cariparo Elia Lubian

e il progettista Francesco Allodoli.

Un caloroso applauso è stato riservato a Mario Borella il campanaro che per cinquant’anni ha tirato le corde delle campane per farle risuonare. Adesso le quattro campane, San Mar-

tino, Santa Maria, San Luigi e Santa Eurosia, che in tutto pesano 27,94 quintali, sono mosse da un meccanismo elettronico.

Il campanile è stato re-staurato con i contributi della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Ro-

vigo e del-la Regione Ve n e t o . A n c h e l’ammini-strazione comunale ha pro-m e s s o che farà la sua parte, m e n t r e d i v e r s e r a c c o l t e

di fondi sono state fatte negli anni per dare una mano alla parrocchia a sana-re il restante debito che rimane ancora un bel pensiero per il parroco.

“I lavori sono stati eseguiti in maniera eccelsa da tutte le ditte - ha sottolineato l’archi-tetto Allodoli - rin-grazio in particolare l’ingegner Giuliano Mezzadri, perché il problema maggio-re è stato di natura statica”.

Il vescovo prima di im-partire la benedizione sul campanile ma in par-ticolare sul-le persone ha sottoli-neato: “Il campanile costituisce il punto di riferimento per tutto il paese. Le c a m p a n e fanno senti-

re il suono gioioso dei mo-menti di festa, ma anche i suoni cupi dei momenti

tristi. Il mio augurio è che il suono melodioso di queste campane sia motivo di gio-ia e serenità per tutti”.

Per l’occasione sono sta-ti organizzati tre giorni di eventi con filo conduttore la musica. In particolare il concerto d’organo del mae-stro Carlo Barbierato, sabato sera in Chiesa, e la festa del-la Musica in concomitanza del solstizio d’estate che si è svolta in tutta Europa e che ha visto alternarsi per tutto il pomeriggio e sera dieci formazioni musicali oltre al Coro Alfaomega, promotore dell’evento che ha chiuso l’appuntamento concertistico. Grande sod-disfazione da parte degli organizzatori per la quali-tà della proposta musicale, diversificata per generi e sonorità, ma anche per la partecipazione di pubblico, attento e interessato.

Mirian Pozzato

Polisportiva Terraglio di Mestre, Associazione La Tenda Onlus di Rovigo - da anni impegnate assie-me nella realizzazione di progetti comuni sul tema dell’inclusione sociale - ed alcuni rappresentanti del Comitato Organizzatore Locale di VENEZIA 2014 sono stati ricevuti nei gior-ni scorsi presso la Santa Sede, a margine dei XXX Giochi Nazionali Estivi Special Olympics svoltisi dal 26 al 30 maggio scorsi nel capoluogo lagunare, dal Cardinale Pietro PA-ROLIN, Segretario di Sta-to Vaticano.

La delegazione era composta da: don Wanni MANZIN della dioce-si di Rovigo, presidente dell’Associazione La Ten-da Onlus, accompagnato

dalla coordinatrice Moni-ca CRIVELLARO; Davi-de GIORGI, Presidente della Polisportiva Terra-glio di Mestre; Laurenzia SILVESTRI, coordinatrice per conto della Questu-ra di Venezia del proget-to Torch Run VENEZIA 2014; dott. Gianpietro BONIVENTO, primario di Fisiatria dell’O.C. Villa Salus di Mestre e medico volontario durante i Gio-chi di VENEZIA 2014, con consorte; Luca SCATTO-LIN, Direttore Provinciale Special Olympics Treviso, con consorte. Con loro il presidente nazionale di Special Olympics Italia Maurizio ROMITI.

L’incontro, organizzato grazie alle solide radici di amicizia personale tra il Segretario di Stato e don

Wanni Manzin, si è tenuto in un clima estremamente amichevole facilitato dalle comuni origini venete di tutti i presenti (eccezion fatta per Maurizio Romiti), tanto che la parte iniziale del colloquio si è svolta in dialetto in un misto tra stupore e divertimento per un’informalità così inaspettata.

Nei 45 minuti dedicati alla visita, dopo un attento ascolto, anche a nome del Santo Padre il Cardinale Parolin ha voluto esprime-re la grande soddisfazione per l’impegno che real-tà come La Tenda Onlus e Polisportiva Terraglio compiono nel loro agire quotidiano a servizio del sociale, aggiungendo pa-role di elogio per il lavoro svolto dall’Organizzazio-

ne dei Giochi Estivi Spe-cial Olympics veneziani.

In particolare, il pre-sidente Davide Giorgi ha illustrato la pluride-cennale attività svolta sul territorio del veneziano dalla Polisportiva Terra-glio sul tema dello sport come motore d’inclusione sociale per la disabilità sia fisica che intellettiva, e più recentemente sulle tante iniziative in ambito riabili-tativo connesse al progetto Fisiosport Terraglio, ormai prossimo al convenziona-mento con il S.S.N.

Allo stesso modo, don Wanni Manzin ha invece raccontato quanto svolto da parte dell’associazione La Tenda Onlus sul fron-te della protezione sociale sul territorio del rodigino.

Parole di elogio da par-te del Segretario di Stato sono giunte anche rispetto al convegno “VOLON-TARIATO OGGI: POSSI-BILE UN LINGUAGGIO CONDIVISO DELLA SO-LIDARIETA’ E DELL’IN-CLUSIONE SOCIALE” organizzato lo scorso 27 maggio da Patriarcato di

Venezia, Polisportiva Ter-raglio e La Tenda Onlus nel pieno della settimana dei Giochi veneziani, con il Patriarca di Venezia Fran-cesco Moraglia nei panni di relatore di eccezione.

Nella foto: il Cardi-nale Parolin mostra la t-shirt indossata dagli agenti tedofori volontari della Polizia di Stato du-rante il mese dedicato al Torch Run dei XXX Gio-chi Nazionali Estivi Spe-cial Olympics “VENEZIA 2014”

La Tenda onlus Rovigo e Polisportiva Terraglio

Incontro con il Segretario di Stato Cardinale Pietro Parolin

Ha salutato gli ospiti scherzando in dialetto, poi una approfondita analisi delle attività

svolte sul tema del volontariato e dell’impegno sociale

Ceregnano

Grande festa in paeseInaugurazione del campanile dopo il restauro

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12 la Settimana domenica 29 giugno 2014polesine

Venerdì 30 Mag-gio, nella suggesti-va cornice di Corte Carezzabella di San Martino di Venez-ze, si è tenuto il pri-mo concerto della rassegna “Musicar Cortese”, concerti tra antiche dimore e corti. Il concerto, or-ganizzato dall’asso-ciazione musicale Katarti-ka e patrocinato dall’am-ministrazione comunale di San Martino di Venez-ze, ha chiuso una serata densa di eventi: l’inau-gurazione di una nuova via, nei pressi della Cor-te, dedicata a Ida Bardot-ti, figura di spicco a San Martino fino agli anni’70 del 1900 e il 1° Convegno Provinciale sulla Topo-

nomastica femminile. A chiudere la serata, due interpreti d’eccezione, il violinista Glauco Berta-gnin e il violista Andrea Maini, riuniti nel duo “Note e Colori”.

Dal primo attacco si è capito che il concerto sarebbe stato perfetto: quello in cui al virtuosi-smo si sarebbe unito il sentimento. Il violinista e

il violista sono due virtuosi del proprio strumento, ma nulla hanno del divismo al quale indulgo-no molti interpreti. Illustrando i brani con gustosi aned-doti sconosciuti ai più, i musicisti han-no accompagnato per mano il pub-

blico lungo un program-ma che ha spaziato dal Duetto in Sol Maggiore K423 di Mozart, al Duet-to Concertante op. 15 di Rolla, per concludere con la celebre Passacaglia di Händel, nella trascrizione di J. Halvorsen. Il pubbli-co, entusiasta, ha preteso due bis che gli interpreti hanno concesso con ge-nerosità ed intensità.

Corte Carezzabella di San Martino di Venezze

Duo “Note e Colori”

Mi faceva sorridere il ripe-tere l’adagio latino “Tempus fu-git!” (il tempo se ne va veloce) che uno dei nostri educatori più amati, andava ripetendo a ogni piè sospinto. Avanti con gli anni, mi rende pensieroso. Il Vescovo Lucio è qui con noi, alla nostra guida, da 10 anni. Lo ricordiamo nel giorno an-niversario della sua Ordinazio-ne presbiterale avvenuta il 29 giugno 1963, nella nostra Cat-tedrale di Adria, il 29 c.m. nel pomeriggio. Lo attornieranno i Canonici del Capitolo, i Sacerdoti, i Consa-crati, i fedeli e tanti degli amici non solo del suo Carso e del nostro Veneto, ma pure di tante parti d’Italia.

Il primo sentimentoIl 1° sentimento che nasce, è di elevare a

Dio La preghiera del ringraziamento per il dono del suo episcopato, concretizzazione di quel suo “gioite” messo nello stemma. Dalla sua terra alla nostra, dai suoi monti i nostri campi, dalla Sua alla nostra gente e tutto nella comune fede e carità, che hanno fatto trascorrere questo decennio nell’impe-gno di una “visita pastorale” e di un labo-rioso “28° Sinodo Diocesano”, da 10 piani annuali di lavoro pastorale, dalla istituzio-ne delle Unità pastorali. Visita Pastorale, Sinodo e Piani pastorali in cui si è espressa l’intera sua persona , formatasi sulla scia di grandi Vescovi, come l’indimenticabile S.E. Alfredo Battisti.

La riconoscenzaE nasce spontanea la riconoscenza, per-

ché il vescovo Lucio si è impegnato con un ritmo straordinariamente travolgente! Le sue sono state sempre giornate lunghe e intense. Bisogna esserGli riconoscenti per quella sua volontà che lo ha guidato a completare il Seminario, il Centro culturale (Archivio, Biblioteca, Settimanale e Radio e Consultorio), la Curia Vescovile, le Uni-tà pastorali e ad accogliere quanti si sono “messi al servizio del Regno”. Bisogna es-serGli riconoscenti per aver continuato le assemblee diocesane, i Convegni, i Pelle-grinaggi, le Stazioni Quaresimali, “la con-vivialità” negli incontri presbiterali, la sua presenza ad ogni avvenimento diocesano.

La preghieraE sentiamo il bisogno di

metterci in preghiera: il Vesco-vo Lucio ci è guida non solo nei giorni della ordinarietà, ma ogni volta che ci si è imbattuti in momenti di crisi, di ricerca, di organizzazione, Lui ci è sta-to guida. Lui ha presieduto la nostra preghiera., impegno che gli nasce dall’ esser nostro Pa-store.

Pastore e legislatoreIl vescovo Lucio non ci ha

guidati solo nella preparazio-ne del 28° Sinodo diocesano, che ha con-cretizzato nello stile attuale, ma pure con quel tocco di singolarità che lo fa concreto e pratico “legislatore”. Il 28° Sinodo prepara-to, condiviso e solennemente promulgato nella nostra Cattedrale, alla presenza del cardinale Silvano Piovanelli, ha coronato anche il dono di ben quattro “Direttorii”: Direttorio Diocesano per l’iniziazione cri-stiana degli adulti; Direttorio diocesano per la pastorale della Confermazione; Di-rettorio diocesano per i Consigli pastorali; Orientamenti diocesani per le unità pasto-rali e le vicarie. L’azione legislativa del ve-scovo Lucio va così a congiungere – lonta-na nel tempo – quella del predecessore Coliano intento a siglare gli atti del Sinodo Romano nel 649: punta documentaria estrema di una storia che per chiari argomenti ci ricollega ad età più remote. E su tutto sta la gran luce dei 18 Si-nodi di quel forte riformatore tridentino, il no-stro Giulio Canano (G. Marchi pag. 32); senza dimenticare nessuno di quanti - e tra i più vicini i vescovi Anselmo e Guido M. - che mossi dallo Spirito hanno saputo orientare la nostra Chiesa sulle orme di Cristo.

Lo squillìo delle campaneLo squillìo delle campane della Cat-

tedrale segneranno domenica 29 giugno l’avvio della concelebrazione per festeg-giare il 10° anniversario di servizio pasto-rale del nostro Vescovo. Festoso suono che ben s’intona con quel “Gaudete in Domino” messo nel cartiglio nel 2004 e che domeni-ca, solennità dei SS Apostoli Pietro e Paolo, diviene segno ed icona di quanto ognuno prova in animo.

Gianni Azzi

Jazz nights at Casalini’s gar-den è il nome della rassegna Jazz organizzata da RovigoBanca e Conservatorio Francesco Ve-nezze di Rovigo. Quattro appun-tamenti, il primo dei quali sarà mercoledì 25 giugno con il quartetto di Nazzareno Brischetto. La rassegna è stata presentata nella sede di Rovigo Ban-ca di Palazzo Casalini, dal presidente Lorenzo Livie-ro, dal vice direttore Rug-gero Lucin e per il Conser-vatorio dal vicedirettore Giuseppe Fagnocchi e dal capo dipartimento jazz Marco Tamburini oltre a Nicola Ricci per il Rovigo Jazz club.

Al Jazz nights at Casa-lini’s garden gli interpreti affermati della scena jaz-zista nazionale ed interna-zionale incontreranno le giovani promesse di que-sto genere musicale, molte delle quali provenienti dal Dipartimento jazz dell’isti-tuzione musicale rodigina. Un excursus globale del jazz, in cui si confronte-ranno formazioni dal duo

all’orchestra. La tradizione è rappresentata con la giu-sta dose di modernità dal quartetto di Nazzareno Brischetto come dal duo Kalman Olah-Marco Tam-burini – “Quiet nights” in programma per il 23 giu-gno; mercoledì 2 luglio sarà la volta del progetto “Drumpt- “The original” e di Francesco Ganassin Eleven The music of Gil Evans: un tuffo nel jazz- rock con l’omaggio a Gil Evans. Lunedì 7 luglio è in calendario la voce di Dia-na Torto accompagnata da nomi come Fabio Petretti, Stefano Onorati e Stefa-no Senni con RJD: Rovigo Jazz Department & Voices. La kermesse si conclude il 16 luglio con la Venez-ze Big Band diretta da Ambrogio de Palma con la partecipazione di Nico Gori e Stefano Paolini in

un spumeggian-te spettacolo dal titolo Thunder Jazz.

“Sono felice- ha detto il presi-dente Liviero- di presentare al pubblico questi quattro appun-tamenti con la

musica di qualità, propo-sti da RovigoBanca con la collaborazione del Dipar-timento Jazz del Conser-vatorio Statale di Musica “F. Venezze” di Rovigo, nell’ambito della rassegna Jazz nights at Casalini’s garden. Un felice proget-to che vede uniti, ancora una volta la nostra Banca ed il prestigioso conser-vatorio per promuovere l’educazione all’ascolto di sonorità particolari, insoli-te per molti e per favorire piacevoli momenti di ag-gregazione in questa calda estate 2014”.

Gli spettacoli iniziano tutti alle ore 21, l’ingresso ai concerti non richiede prenotazione ed è libero e gratuito fino ad esauri-mento posti . In caso di maltempo il programma potrebbe subire variazioni.

Silvia Fantinati

S a b a t o 21 Giugno, presso il Se-minario Arci-vescovile di Bologna, si è tenuta una giornata in-terregionale di studio or-ganizzata dal Movimento Lavoratori di Azione Cattolica (MLAC), dal titolo: “GARANZIA GIOVANI, COME CO-STRUIRE IL FUTURO?”. All’appuntamento hanno preso parte delegazioni MLAC provenienti dalle diocesi di Adria – Rovigo, Bologna, Imola, Faenza e Torino. È stata l’occasione per conoscere ed appro-fondire come in alcune regioni italiane si stia decli-nando la Garanzia Giovani (Youth Guarantee), il Piano Europeo per la lotta alla disoccupazione giovanile, individuandone limiti e prospettive. Nel corso del-la giornata, Fabio Gioli del Dipartimento Mercato del lavoro della CISL Emilia Romagna, ha illustrato le linee guida del piano na-zionale e regionale, mentre il prof. Everardo Minardi, sociologo, presidente della

Fondazione “Dalle Fabbri-che” ed esponente di Con-fcooperative, ne ha analiz-zato i possibili risvolti in un’ottica di economia civile e di auto imprenditorialità. Il progetto Garanzia Giova-ni è rivolto a tutti i giovani dai 15 ai 29 anni residenti in Italia – cittadini comu-nitari o stranieri extra UE, regolarmente soggiornanti – non impegnati in un’atti-vità lavorative né inseriti in un corso scolastico o forma-tivo e viene pensato come stimolo per quanti vivono nella sfiducia e nella rasse-gnazione la costruzione del proprio futuro. Ha lo scopo di agevolare l’inserimento dei giovani nel mondo del lavoro anche con azioni atte ad incentivare l’auto im-prenditorialità giovanile. In quest’ottica, il progetto non pretende di risolvere il pro-blema della disoccupazio-

ne, ma offre l’opportunità ai giovani di non rimanere inerti “sulla soglia” ad aspettare che la situazio-ne cambi. In questo conte-sto il MLAC,

e l’Azione cattolica tutta, può accreditarsi come cor-po intermedio, capace di mettere in moto un dialogo tra le generazioni, di offrire una formazione positiva e costruttiva e di propor-re progetti. Esso ha le po-tenzialità per suscitare un cambiamento culturale e guidare i giovani verso un orizzonte di speranza e di maturazione umana gran-dissima, oltre la diffidenza e la solitudine che intrappo-la in un presente perpetuo. Per questo motivo il MLAC nazionale lavorerà sul pro-getto Garanzia Giovani anche al Campo nazionale, che quest’anno si svolgerà a Policoro (MT) da 19 al 24 agosto prossimi, per rispon-dere alle sollecitazioni del presente con un progetto di speranza nel futuro.

Equipe Diocesana MLAC

Il Dipartimento di Scienze storiche, geo-grafiche e dell’Antichità dell’Università di Padova, sezione di Geografia ospi-ta il 17° Seminario europeo sulla geografia dell’acqua. Il convegno internaziona-le intitolato “Evoluzione geo-storica delle acque nella pianura veneta me-ridionale” si terrà a Palaz-zo Wollemborg in Via del Santo 26 a Padova.

Il convegno interna-zionale si caratterizza da approfondimenti che pre-vedono interventi, focus e discussioni con visite gui-date ai siti più rappresen-tativi delle tematiche che il convegno stesso affronta. Ecco quindi visite e sopral-

luoghi a musei (museo dei Grandi Fiumi, dedicato alle aree della foce del Po e dell’Adige) e ai giardini botanici di Padova (con le-zione di Antonella Mio-la dell’Università di Pa-dova, sul ruolo delle acque urbane per l’Orto Botanico di Padova) e Porto Caleri. Pa-olo Mozzi e Ugo Fadini dell’Università di Padova, illustreranno la Padova Underground con l’evo-luzione dei canali sotto e intorno Padova. Le lezioni prevedono visite al Delta del Po e lezioni delle or-ganizzatrici del convegno dell’Università di Pado-va, Marina Bertoncin e Silvia Piovan su “Sta-keholders and territory in

the Po Delta region” e “the evolution of Po Delta pala-eohydrography”.

Completano le lezioni gli interventi di: Bene-detta Castiglioni del Dipartimento di Scienze storiche, geografiche e dell’Antichità dell’Univer-sità di Padova con “The Landscape changes in the Ve-netian Plain”, Alessandro Fontana del Dipartimen-to di Geoscienze dell’Uni-versità di Padova, su “Geo-logical and geomorphological setting of the Venetian Po Plain” e tra gli altri anche Michael E.Hodgson del-la University of South Ca-rolina, USA con “Stages of the Hazard Cycle and Flo-oding”.

Convegno internazionale tra Padova e Delta del Po

Geografia dell’acqua

Giornata Interregionale del Movimento Lavoratori di AC

Il futuro dei giovaniProposto il “Progetto Garanzia”

Vescovo di Adria-Rovigo da 10 anni

Il dono del suo episcopatoIl Vescovo Lucio e l’instancabile attività pastorale

Rovigo - Musica

Musica Jazz ai giardini di Palazzo CasaliniQuattro concerti pensati per avvicinare il pubblico al jazz

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13la Settimanadomenica 29 giugno 2014 attualità

Proseguendo la pre-sentazione dei temi tocca-ti nel XVI Convegno Na-zionale di Pastorale della Salute, tenutosi ad Abano Terme nei giorni scorsi, ricordo che uno di quelli che più mi ha colpito è stato il rapporto Cristo – Chiesa – malato.

Alle numerose sfide presenti nel mondo della salute, la Chiesa , ci è sta-to detto, deve rispondere anzitutto con un messag-gio di gioiosa speranza, fondata sulla certezza della risurrezione di Gesù Cristo e, quindi, dell’amo-re e della fedeltà sanante e salvatrice di Dio.

La pastorale della sa-lute troverà il suo fonda-mento nella contempla-zione del volto sofferente e glorioso di Gesù Cristo, in cui il credente ricono-sce umilmente il suo Si-gnore.

La Chiesa, contem-plando il mistero della sua passione, morte e ri-surrezione, apprezza la specifica valenza evan-gelizzatrice della pasto-rale della salute e la sua necessaria integrazione nella pastorale d’insieme della comunità cristiana.

Gesù, infatti, ha an-nunciato il regno di Dio, come dono di salute e di

salvezza per tutti gli uo-mini, soprattutto attraver-so l’incontro con i poveri, i malati e i sofferenti.

Egli si presenta come colui che offre salute e agisce come Buon Sama-ritano.

In una delle relazioni ascoltate, ci è stato pro-spettato che lo straniero che si ferma ad alleviare le sofferenze di colui che era stato abbandonato dai banditi sul ciglio del-la strada rappresenti non l’umanità misericordiosa ma lo stesso Cristo

Manifestando l’amore misericordioso del Padre, è Lui che si fa vicino e si prende cura delle perso-ne malate e sofferenti, le guarisce, le restituisce alla speranza e al senso pieno della vita.

Riscrivendo la para-bola del Buon Samaritano (cfr Lc 10,29-37), la Chiesa rende presente la speranza, dono della Resurrezione di Cristo, attraverso l’an-nuncio della parola, la ce-lebrazione dei sacramenti e la preghiera, i segni del-la comunione fraterna e del servizio amorevole.

Del dono della speran-za la Chiesa vuol rendere partecipe quanti – cre-denti e uomini di buona

volontà – sono im-p e g n a t i nella cura dei mala-ti e nella promozio-ne della salute.

Alla so-cietà che si i m p e g n a per ga-rantire la tutela dei diritti dei c i t t a d i n i alla salute, la Chiesa con la pa-rola che viene da Dio e con la testimonianza propone l’ideale di una comunità che si prende cura, difen-dendo e promovendo la persona nella sua globali-tà e coinvolgendo la fami-glia, gli operatori sanitari e pastorali.

In tale prospettiva, si può individuare nell’ospi-talità la dimensione an-tropologica che riassume e collega le diverse forme della prevenzione, della cura e della riabilitazio-ne.

Celebrando la pros-simità dell’atto curativo, l’ospitalità evoca i signifi-

cati antichi, per cui al luo-go della cura è stato dato il nome di “ospedale”

L’ospitalità è volto, voce, gesto e parola, ca-pace di generare cura e insieme di prendersi cura, soprattutto quando la ma-lattia si annuncia come degenerativa, cronica, ir-reversibile, terminale.

L’ospitalità, nel senso più ampi della parola, as-sume, quale criterio prio-ritario delle proprie scelte, la promozione della vita in tutti i suoi momenti e in tutte le sue dimensio-ni e la tutela della vita di ciascuno, privilegiando, all’interno dei processi formativi degli operatori sanitari, la cura della “re-lazione”, quale modalità di ascolto, accoglienza e riconoscimento dell’altro, inteso come prossimo e mai come estraneo, anche quando proviene da con-testi sociali e da apparte-nenze etniche e culturali diverse;

- si fa carico di accom-pagnare anche le malattie inguaribili nelle scansio-ni di un tempo, che, per quanto faticoso o doloro-so, può restituire signifi-cato all’esistenza intera;

- abilita all’accoglien-za compiuta di tutta l’esi-

stenza, favorendo e pro-muovendo condizioni di vivibilità e appartenenza a chiunque chieda assi-stenza, cura e riabilitazio-ne, in quanto riconosce nella malattia un evento della vita carico di signifi-cati, messaggi e annunci, seppure non sempre im-mediatamente decifrabili;

- sa accogliere il mala-to nella sua unicità e irri-petibilità.

Compresa nei suoi più

profondi significati, la ca-tegoria dell’ospitalità offre a quanti sono chiamati a

elaborare le politiche sa-nitarie crite-ri validi per p e r s e g u i re l ’eff ic ienza dei servizi senza nuo-cere ai diritti della perso-na, evitando o riducendo le disugua-glianze socia-li nell’accesso alle risorse

sanitarie.La Chiesa guarda con

fiducia alle risorse pre-senti nella società – pen-siamo al prezioso apporto del volontariato nei luo-ghi di sofferenza – nella certezza che esse possono offrire un valido contri-buto all’azione dello Stato nell’ambito della sanità, facendo appello al valore della solidarietà, nel ri-spetto del pluralismo dei valori e dei soggetti.

È nella prospettiva dell’ospitalità che acqui-stano significato le inizia-tive finalizzate a rendere più umano il servizio al malato.

Un contesto in cui vi sono tensioni, conflittua-lità, difficoltà di dialogo e di comunicazione tra le persone, nuoce alla cura del malato e rende diffi-cile fare del lavoro un’oc-casione di crescita perso-nale.

È, quindi, necessario promuovere un clima in cui la diversità dei ruoli, delle competenze, delle mentalità o culture venga vissuta come possibilità di reciproco arricchimento, di collaborazione e di sin-cera ricerca di quel bene prezioso che è la salute.

Don Gabriele

XVI Convegno degli operatori di Pastorale della Salute - II

Cristo, il dono della salute e la ChiesaL’esempio del Buon Samaritano

La Fonda-zione Cariparo ha presentato nei giorni scorsi il Bilancio socia-le 2013, giunto quest’anno alla undicesima edi-zione. Il docu-mento, appro-vato dal Consi-glio Generale lo scorso 29 aprile contestualmen-te al Bilancio di Esercizio, ren-diconta l’ope-rato e i risultati della Fondazio-ne, con partico-lare riferimento alla governan-ce, alla gestione del patrimonio, all’attività ero-gativa e alla di-mensione am-bientale.

Con l’eser-cizio 2013 si è aperta la pro-grammazione di attività del triennio 2013-2015, che stima in 120 milioni di euro le risorse destinate al terri-torio. Lo scorso anno l’at-tività erogativa si è con-cretizzata in 491 interven-ti per oltre 53 milioni di euro così distribuiti: 11,1 alla ricerca scientifica, 8,5 all’istruzione, 10,9 all’arte e alle attività culturali, 6,5 alla salute e all’ambien-te , 13,4 all’assistenza e tutela delle categorie de-boli, e complessivamente altri 3 all’attività sporti-va, alla protezione civile, alla sicurezza alimentare e all’agricoltura di quali-tà, a cui si aggiungono i 140.000 euro destinati al Fondo Iniziative Comuni di Acri.

L’attività erogativa è stata svolta per il 54% con la modalità della pro-grammazione autonoma, che si traduce in tre tipo-logie di intervento: i ban-di, che nel 2013 sono stati 10, tra i quali il “Bando progetto sociale”, “Cul-turalmente” e “Dottorati di Ricerca”; i progetti pro-mossi direttamente con il coinvolgimento delle istituzioni territoriali e del terzo settore, quali ad esempio: il “Fondo Straordinario di Solida-rietà” e il “Microcredito d’Impresa”e le iniziative ideate e gestite dall’ente.

L’emergere di nuove e sempre più complesse problematiche ha stimo-lato a privilegiare inizia-tive trasversali ai diversi settori, così da fornire una risposta puntuale ai biso-gni della comunità. E pro-prio per far conoscere me-glio le attività realizzate e i risultati raggiunti, du-rante la presentazione del Bilancio Sociale sono stati proiettati i filmati con la testimonianza dei prota-gonisti di alcuni progetti avviati , come “Te Si” il laboratorio di ingegneria industriale d’avanguar-dia dell’Università di Pa-

dova con sede a Rovigo e il “Microcredito d’impre-sa”, iniziativa a sostegno dell’autoimprenditoriali-tà.

Sul fronte delle linee guida seguite nel 2013, l’ente ha puntato a pro-muovere il lavoro in rete e ad investire sui giovani. Emblematico, in questo senso, il Fondo Straordi-nario di Solidarietà, in cui sono state messe a fattor comune risorse umane ed economiche insieme alle Diocesi, alle Province, ai Comuni e alle Camere di Commercio, per gestire l’emergenza lavoro, po-nendo le basi di un nuovo modo di fare wealfare. Il lavoro in rete ha consen-tito di realizzare anche un progetto su larga scala per l’efficientemente ener-getico di edifici pubblici e di impianti di illumina-zione dei comuni delle due province, per il quale sono stati ottenuti fondi europei.

L’attenzione ai giova-ni ha rappresentato l’altro principale focus dell’at-tività della Fondazione, che ha affiancato le isti-tuzioni scolastiche inte-grando ed arricchendo il percorso scolastico degli studi attraverso l’offerta di attività extradidattiche. Altrettando significativo è stato l’impegno volto ad aiutare i giovani a svi-luppare concretamente le loro potenzialità in ambi-to lavorativo.

L’esercizio 2013 si è chiuso con un avanzo di esercizio di 55,6 milioni di euro. Tale avanzo con-sentirà nel 2014 di desti-nare 35,5 milioni di euro a progetti nelle province di Padova e Rovigo, coe-rentemente con gli obiet-tivi fissati nei documenti di programmazione. Le risorse saranno così ripar-tite: 7 milioni alla Ricerca Scientifica, 7 all’Istruzio-

ne, 7 all’Arte e alle attività culturali, 5 alla Salute e all’Ambiente, 7,5 all’As-sistenza e tutela delle ca-tegorie deboli e comples-sivamente altri 1,5 all’at-tività sportiva, alla prote-zione civile, alla sicurezza alimentare e all’agricoltu-ra di qualità. La parte re-stante dell’avanzo verrà destinata per l’11,1 milio-ni alla riserva obbligatoria , per 7,5 alla riserva per l’integrità del patrimonio e per 1,5 al fondo per il Volontariato.

Antonio Finotti, pre-sidente della Fondazio-ne, dichiara: “Di fronte ad una crisi che spinge a ripiegarsi su se stessi e a vivere il futuro come una minaccia e non come op-portunità, crediamo che il nostro compito sia quel-lo di individuare nuovi percorsi, sollecitando un approccio ai problemi di-verso rispetto al passato e la proposta di soluzioni innovative e originali alle problematiche dell’attua-le contesto.

Un compito per il quale riteniamo fonda-mentale l’apporto di tutti i soggetti istituzionali e del terzo settore, perché solo unendo le forze sarà possibile affrontare ef-ficacemente le sfide dei prossimi anni. In questo un ruolo fondamentale lo avranno i giovani . A loro va data la possibilità di motivarsi, di sperimen-tarsi, di acquisire fiducia nelle proprie capacità e di avere un lavoro, perché sono il presente e soprat-tutto il futuro del nostro Paese. Solo avendo fidu-cia nelle nuove genera-zioni e investendo su di loro, è possibile pensare di non soccombere all’in-stabilità e all’incertezza, ma di costruire una socie-tà solidale, armoniosa e sostenibile”.

Silvia Fantinati

Fondazione Cariparo - Bilancio Sociale 2013

Oltre 53 milioni di euro al territorioLe principali linee guida: privilegiati bandi e progetti trasversali

a diversi settori. Promozione del lavoro in rete e attenzione ai giovani.

Page 14: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

14 la Settimana domenica 29 giugno 2014missioni

I nostri missionari ci scrivono da...

Un incontro di perdonouesto fine setti-

mana siamo state in visita alla comu-nità di Sebastião Laranjeira per un ultimo incontro con gli animatori della parrocchia. Nell’ultima visita ci avevano chiesto di preparare un ri-tiro o un momen-to di formazione perché ne sentivano la neces-sità. Abbiamo discusso molto riguardo i problemi che afflig-gono la parrocchia: avevamo dedotto che c’era bisogno di una più profonda accettazione reciproca. La situazione non è facile: da cinquant’anni non c´è un parroco fisso e molti preti si sono alternati per cercare di accompagnare la comunità, ma sempre come impegno in più, perché ciascuno di loro aveva la responsabilità anche di un’altra parrocchia. Nell’ultima visita ci siamo rese conto che alcune chiese neopentecostali hanno ampliato il loro spazio proprio per la mancanza di organizza-zione della chiesa cattolica, e le persone che partecipavano più attivamente si sono sentite un po’ trascurate. Ma la diocesi è grande e le necessità sono mol-te, per cui la situazione è rima-sta così fino ad oggi. In quest’ul-timo incontro abbiamo visto, alla luce della parola di Dio, come superare le divisioni e le incomprensioni, per poter svol-gere un servizio più autentico e responsabile. La parabola del re che perdona il debito del suo impiegato ci insegna che, come dice il Padre nostro, dobbiamo anche noi perdonare nella stes-sa maniera di Dio che ci perdo-na senza condizioni. Il perdono e la riconciliazione non sono sempre facili. Con la luce della parola di Dio abbiamo ripercor-so le tappe della vita di ciascu-no dei partecipanti, meditando profondamente le parole del salmo 139: Tu mi scruti e mi co-nosci... Il Signore conosce tutta la nostra vita, tutto quello che abbiamo passato fin dall’infan-zia. Alcune esperienze passate influiscono ancor oggi sul no-stro comportamento. Abbiamo chiesto attraverso la preghiera, che Dio curasse le ferite rimaste aperte, rimarginasse tutto quel-lo che ci impedisce di vivere in fraternità e con fiducia recipro-ca. Con la preghiera i pensa-menti negativi si dissolvono e con la forza dello Spirito Santo la nostra vita si trasforma. É stato molto bello vedere come alcune persone si riconciliasse-ro fra di loro, con la disponibi-lità di ricominciare e lavorare insieme per sostenere la comu-nità parrocchiale nei limiti delle capacità e della disponibilità di ciascuno. La sera, durante e dopo la cele-brazione della Pa-rola, una parte di q u e s t o g r u p p o già po-teva ve-dere un

certo miglioramento: una maggiore concordia fra i mem-bri del gruppo di liturgia, una correzione fraterna tranquilla e semplice, un sorriso sulla bocca di tutti. Come dice il salmo 62: solo in Dio riposa l´anima mia, da Lui la mia salvezza. Lascian-doci per partire di nuovo per Condeúba, i fedeli di Sebastião ci hanno abbracciato e ci han-no chiesto di ricordarli sempre nella preghiera, perché pos-sano continuare a camminare insieme, con i consigli di padre Paolo, amministratore parroc-chiale, che tanto fa per cercare di essere presente almeno una settimana al mese in questa parrocchia.

Nella preghiera chiediamo al Signore di proteggere e gui-dare i passi di tanti missionari e fedeli che lavorano nelle pa-storali, soprattutto dove non è possibile avere la presenza permanente di un sacerdote. Nella nostra diocesi ci sono altre due parrocchie che non hanno il parroco fisso: Matina e Caraíbas. Inoltre abbiamo due comunità grandi, che sono già municipio, ma che non posso-no diventare parrocchie perché non è possibile che abbiano un parroco: Lagoa Real e Catura-ma. Ricordiamo anche che la diocesi di Caetité presenta un territorio molto vasto e una po-polazione piuttosto distribuita, le distanze sono molto grandi. La parrocchia con il maggior numero di comunità di base è Caetité, che, aggiungendo La-goa Real, conta quasi 170 co-munità. Attualmente sono tre i sacerdoti che si aiutano per se-guire tutti i fedeli, anche se uno di loro è anche responsabile del seminario propedeutico ed è tesoriere della diocesi. Anche Tremedal, Riacho di Santana e Macaúbas sono parrocchie molto estese, con molte comu-nità rurali. Guanambi e Bruma-do, oltre a queste, presentano una realtà urbana complessa e difficile. Affidiamo al Signore tutti coloro che aiutano nelle pastorali, movimenti e gruppi, i sacerdoti e le religiose, perché in questa messe possano semi-nare e raccogliere abbondanti frutti di fede e carità.

Missionarie della Redenzione

in Brasile

Quando la carità di fa missione

Non dimenticarsi dei poveri aiutando la carità del PapaSostenere i progetti di Francesco

per le periferie del mondoE’ il contribu-

to economico che i fedeli offrono al Santo Padre, come segno di adesione alla sollecitudine del Successore di Pietro per le molte-plici necessità della Chiesa universale e in favore dei più bisognosi. Una tra-dizione antica che rinnova e ha biso-gno dello sforzo di tutti. Anche il ricavato della vendita di Avvenire” andrà a questo scopo. Negli ultimi anni, aiuta-ti profughi in Africa, le vittime dell’alluvione in Bangladesh, creati ospedali in Bosnia e Armenia.

“Un bellissimo ricordo. Pochi giorni prima di partire per la sua amata missione celebrò una santa messa solenne tutta per noi suoi familiari, a Rovigo nella chiesa dei cappuccini. Quell’immagine di uomo nuovo è scolpita davanti ai miei occhi e mi ha accom-pagnato e sempre mi accompagnerà. Era il volto di una persona felice che si sentiva finalmente prossimo a realizzare il suo sogno. Siamo partiti in quattro per accompagnarlo all’aeroporto, quel giorno. Rimasi in attesa di sue notizie Poco dopo arrivò la sua lettera scritta durante il volo. Ne arrivarono delle altre. Mi diceva che non era contento, perchè a Luanda “Mi trovo bene… E’ come essere in Italia … Si vive bene e a noi missionari non manca niente …Spero tanto che mi mandino all’interno per poter svolgere la vera missione: essere di aiuto ai poveri”. Dopo poca più di un anno di attesa, venne nominato superiore nella missione di Kikulungo, una zona isolata e anche un po’ pericolosa. Era arrivato al massimo dei suoi desi-deri: poter vivere con i poveri, condividere con loro! Lo sentivo contento: il suo più grande desiderio era diventato realtà.

Mio fratello ha dato tutto, com’era nel suo stile francescano … Anche in quel momento dramma-tico dell’agguato pensava di salvare viveri e medi-cinali per i poveri. Mi diceva: il Vangelo va vissuto, non raccontato, perchè è più facile dire che fare … L’esempio è quello che conta “ (sorella Cesarina).

Siamo a volte tentati di pensare che, se non fosse per le circostanze in cui ci troviamo a vivere, potremmo essere delle grandi persone.

Potremmo ave-re la passione di Gandhi, la tenacia nonviolenta di Mar-tin Luther King, o essere come qual-che santo o santa che ha vissuto una vita straordinaria. Il quotidiano inve-ce ci sembra che ci schiacci a una serie di banalità o comunque di costrizioni che non ci consentono di volare alto.

Nella sua prigione Nelson Mandela, come già Martin Luther King, trovava ispirazione nel

breve poema di un gio-vane inglese dell’Otto-cento, William Ernest Henley, pieno di sogni e di capacità, che dall’età di dodici anni dovette fare i conti con una dolo-rosa tubercolosi ossea.

A venticinque anni, dopo l’amputazione di mezza gamba sini-stra, scrisse dal suo let-to d’ospedale il poema che altri intitoleranno “Invictus” e che finisce così: “Non importa quan-to stretto sia il passaggio... Io sono il padrone del mio destino. Io sono il capitano della mia anima”.

Non era certo il pri-mo a ergersi in mezzo alla bufera. Anzi, con-siderando le cose da vicino, a tutti i grandi è successo così. Conside-rando le cose da vicino, è proprio nelle situazioni più avverse che i grandi sono stati grandi e la vera minaccia è il lasciar-si andare alla facilità.

E allora perché non pensare a Gesù. Nella sua breve vita ha dovu-to difendere con i denti quello che doveva esse-re, in mezzo a un mare di

attese e di ostilità. E quando alla vi-

gilia della sua morte prese quel pane e quel calice e li diede ai discepoli dicen-do: “Questo è il mio corpo che è per voi...; questo è il mio san-gue... versato per voi”, manifestò al più alto grado la sua libertà. Presto lo avrebbero preso, trascinato, maltrattato a piace-re, ma lui li aveva preceduti tutti, per-ché la sua vita, nes-suno gliela toglieva: era lui che la dava e

l’avrebbe ripresa, secon-do il comando di suo Pa-dre 10,17s).

La palla della nostra vita è nelle nostre mani. Non fuggendo, ma den-tro le sue circostanze noi possiamo fare della nostra vita qualcosa di bello e di grande.

Per cominciare, pos-siamo riprenderci il si-lenzio, uno spazio quo-tidiano in cui stare in compagnia di noi stessi sapendo che Colui che ci ha messo nella storia non mancherà all’ap-puntamento. Da pulcini bagnati da ogni accen-no di pioggia ci farà, come dicono gli Africa-ni, anatre capaci con un battito d’ali e una scossa del corpo di rimanere asciutti dopo qualsiasi acquazzone.

T.C.(da Miss. di Maria –

Saveriane)

Anche se piove

Domenica 29 Giugno 2014Giornata

per la Carità del Papa

(2 Cor 8,14)

“La vostraabbondanzasuppliscaalla loroindigenza”

Insieme a Francescoaccanto agli ultimi

Foto

di Ro

man

o Sici

liani

Per rinnovare la speranza e sconfiggere disuguaglianze e povertà, serve la solidarietà di tutti. Aiutiamo il Santo Padre a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati.

Domenica 29 giugno nella tua chiesa,dai il tuo contributo per un impegno speciale.Ascolta la voce di chi soffre.

In collaborazione con

Obolo di San PietroPromossa dalla

Conferenza Episcopale Italiana

Avvenire pag Carita' del Papa NEUTRO 210x297.indd 1 30/05/14 14:13

Missio

“Dona un prete”Perché Cristo sia annunciato, conosciuto

e amato fino ai confini del mondoAlle famiglie a

tutti i gruppi e mo-vimenti ecclesiali proponiamo come impegno comuni-tario per la Coope-razione Missionaria tra le Chiese l’ado-zione di un semina-rista di una giovane Chiesa.

Anche solo con un versamento an-nuale di 50 € per 5 anni.

Riceverete la fotografia, le infor-mazioni sul semi-narista.

Per informazio-ni più dettagliate, contattare la Ponti-ficia Opera di San Pietro Apostolo Via Aurelia,796 - 00165 Roma - tel. 0666502621 – 0666502622 – fax 0666410314 [email protected] - www.missioi-talia.it o rivolgersi presso il Centro Missionario della vostra Diocesi.

Padre Giuliati

Ricordo della sorella CesarinaDa una sua lettera

Page 15: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

15la Settimanaradio kolbeRovigo e Provincia 91.200 mhz Rovigo città 94.500 mhz Lendinara 98.400 mhz Canda 98.700 mhz Ficarolo 98.500 mhz

Radio Volontariato - con Davide Diegoli

Il ruolo di un volontario della Protezione Civile

Ponte Radio - con Lino Segantin

Il Ventaglio ci porta a scoprire le ricchezze del Polesine

Il volontariato può avere molte chiavi di let-tura. Tra le tante, il tema della cittadinanza attiva: l’impegno volontario è il contributo che i cittadini danno per rendere mi-gliore la propria comuni-tà. Attorno a questa idea ruota la conversazione della seconda puntata di giugno di “Radio Volon-tariato”, ospite Davide Diegoli, volontario della Protezione Civile di Oc-chiobello.

Impegnato nelle isti-tuzioni, ma anche volon-tario di Protezione Civile da 12 anni, Diegoli ha la fortuna di vedere il tema della difesa del territorio in un quadro ampio e di distinguere con chiarezza i ruoli. “Il nostro gruppo – racconta – è nato da un possibile pericolo che ha spaventato la nostra co-munità, la piena del Po nel 2000. Allora un grup-po di cittadini, dal basso, si è attivato per costituire un gruppo di Protezione Civile”. Lo scopo dell’as-sociazione, spiega, non è solo intervenire in caso di catastrofi, ma diffondere una cultura della preven-zione, attraverso incontri nelle scuole e informazio-ni ai cittadini.

L’Italia è il paese delle emergenze spesso evita-bili. Basterebbero, infatti, un’attenzione quotidia-na al territorio e alcune buone pratiche diffuse per limitare molto i dan-ni provocati da fenomeni naturali. La responsabilità dei disastri spesso viene imputata agli enti locali o allo Stato, ma anche i cittadini possono contri-buire per evitarli: “Spetta alle istituzioni la cura del

territorio e la prevenzione – chiarisce –. I volontari, invece, possono svolgere un ruolo di supporto, ad esempio fornendo infor-mazioni e diventando un riferimento per i cittadini, perché sappiano come comportarsi”. I volon-tari svolgono spesso un importante lavoro di pre-venzione delle catastrofi e intervengono direttamen-te con la propria prepara-zione e attrezzature pro-fessionali. Ma in generale tutti i cittadini possono fare qualcosa: “Parliamo di auto protezione, ossia di adottare tutti quelle buone pratiche e quella cultura civica che rendo-no tutti in grado di pren-dere le decisioni giuste in un contesto di emergen-za”. In generale, spiega

Diegoli, si tratta di avere attenzione per ciò che ci circonda e informarsi sui comportamenti giusti da tenere. Dove informarsi? La Protezione Civile di Occhiobello ha creato un proprio sito (www.prote-zionecivileocchiobello.it) e un numero verde gesti-to da volontari e sempre operativo: 800.912363.

f. c.

In alto da sinistra, Diegoli e Casoni, sotto Davide

Diegoli

Da Venticinque anni il Ventaglio Novanta porta l’attenzione sulle ricchez-ze spesso sconosciute del nostro Polesine. Ed anche il nuovo numero, che con il direttore Lino Segantin (nella foto al centro) pre-sentiamo la prossima set-timana a Ponte Radio, si conferma ricco di novità. Come al solito si parte con uno sguardo ad ambiente turismo e cultura. Il primo articolo ci porta a scoprire i beni artistici di Donada e Contarina. Si parla poi dell’oasi di Panarella, che si trova alle porte del Delta del Po, una pregiata area di interesse ambientale tutelata dal Wwf e si pro-segue alla scoperta di una bellissima villa restaurata di recente ovvero Villa Ca-gnoni Boniotti uno storico edificio, situato nel pic-colo borgo di Gognano, costruito dall’aristocrazia veneziana tra il ‘400 ed il ‘500 e che ha trovato nuo-vo splendore grazie alla famiglia Viaro. Il viaggio ideale prosegue poi ver-so Lendinara, al giardino di Ca’ Dolfin, incantevole

sfondo per letture inedite, grazie al progetto “Art Co-Working for Region”, sostenuto dalla Fondazio-ne Cariparo. Sempre in questo numero, si parla di un antico pellegrinaggio riparatore, da Grignano a San Bellino, che si ripe-te ancora oggi la seconda domenica di maggio.

Restando a San Belli-no, si scopre una coltiva-zione estesa su 1700 metri di rose antiche, curata dalla signora Orietta Gal-vani. Si parla poi dell’ora-torio lendinarese dedicato alla Madonna di Arzarel-lo, eretto al termine della seconda guerra mondiale per lo scampato pericolo

del bombardamento. Un altro articolo interessante ci parla della riqualifica-zione della piazza anti-stante della Chiesa della Rotonda. Un altro articolo ci parla invece dei quattro secoli della Bonifica Ben-tivoglio partendo da una mappa del 1632 del perito Girolamo Ferri.

Per quanto riguarda le storie e le tradizioni vie-ne dedicato un articolo alla chiesa di San Rocco a Rovigo, che aveva sede dove adesso si trova pa-lazzo Ina. La rivista come sempre dedica spazio alla narrativa ed alla poesia e ci propone storie vera-mente appassionanti che spesso si nascondono die-tro la nebbia e l’umiltà di questa nostra bellissima terra polesana.

r. g.

domenica 29 giugno 2014

Ponte Radio Speciale - con Nazzareno e Salvatore

L’ impegno di Papa Francesco

Quando?

Quando?

Quello di giugno è stato un mese importante per il pontificato di Papa France-sco. Salvatore Filella e Naz-zareno Pellegrini hanno de-dicato una puntata proprio per riflettere su questo mese intenso di attività. Pace, Ecumenismo, Sport, Corru-zione, tantissimi sono stati gli argomenti trattati ad ini-ziare dai campionati mon-diali di calcio che si stanno svolgendo in Brasile in questi giorni che secondo Papa Francesco sono: “una occasione, una festa di solidarietà tra i popoli, ciò presuppone che gli incontri di calcio siano considerati un gioco dove gli atleti hanno occasione di arricchirsi umanamente. Lo sport è uno strumento per condividere valori e per con-tribuire ad una crescita di una società pacifica. Lo sport insegna a costruire la pace”.

E parlando di pace non si può dimenticaree che pro-prio in questo mese di giu-gno, Papa Francesco ha com-piuto un grande passo sulla via della pace, invitando nei giardini vaticani il presiden-te dello Stato di Israele Simon Perez con il presidente della Palestina Abu Mazen “Questo nostro incontro è accompagnato dalla preghiera di tantissime persone per la pace, persone che sognano un mondo dove si possa vivere da fra-telli e in pace gli uni con gli altri. Il mondo è una eredità che abbiamo ricevuto dai nostri antenati ma è anche un prestito che abbiamo ri-cevuto dai nostri figli, che ci

chiedono di abbattere in muro delle ini-micizie affinché trionfi la convivenza pa-cifica”. Oltre alla pace al Papa sta a cuore anche l’ecumenismo ed infatti in questo mese ha incontrato anche l’arcivescovo

di Canterbury, Justin Welby. In-fine sabato 21 giugno il viaggio in Calabria, nella Piana di Sibari: “Quando non si ama Dio si di-venta adoratori del mare come lo sono coloro che vivono di malaffare e di violenza l’ndran-gheta è questo – dice Papa Fran-cesco – l’adorazione del male e disprezzo del bene comune».

r. g.

Se nel calcio non siamo al top in cam-po internazionale il rugby non se la pas-sa molto meglio, come è emerso dall’ul-tima puntata di Linea di meta in cui è tornato a trovarci il simpatico allenatore delle giovanile e giocatore del Frassinelle Rugby, Giuseppe Mortella.

«La nazionale italiana è reduce da tre brutte sconfitte consecutive – ha detto Andrea Nalio – la prima contro Samoa, la seconda contro le Isole Figi e la terza contro il Giappone.

Ed è proprio quest’ultima a destare maggiore preoccupazione. Ci troviamo quindi con una squadra debole e con una mancanza di entusiasmo da parte dei ti-fosi ed anche con un allenatore, Brunel, la cui panchina resta in bilico, anche se al momento non c’è nulla di ufficiale». «Pur non essendo uno che segue molto il rugby internazionale – ha detto Mor-tella - anch’io mi sarei aspettato di più da Brunel, un allenatore che in Francia ave-va raggiunto traguardi importanti.

La nostra nazionale invece pratica

un gioco lento e prevedibile». Durante la puntata hanno parlato poi degli ultimi acquisti del Rugby Rovigo in vista della prossima stagione e del Rugby Frassinel-le.

E’ possibile riascoltare e scaricare le nostre rubriche dal blog:

radiokolberovigo.blogspot.it

Quando?

Linea di meta - con Giuseppe Mortella

Delude anche la nazionale di rugby

Linea di meta è in onda ogni lunedì alle 21 e in replica alle 22.15 martedì alle 11.30 e mercoledì alle 23.00

Radio Volontariato è in onda ogni lunedì alle 21.15, ogni giovedì alle 18.20 e il venerdì alle 11.00.

Ogni lunedì e venerdì alle 18.20 e il martedì alle 21.30

In onda martedì alle 17.05, mercoledì alle 10.30, giovedì alle 22.30

Quando?

Page 16: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

“Ho bisogno di Te, Signore, da solo non ce la faccio”

Pace e bene carissimi lettori, ben ritrovati. Un giorno di questa settimana parlavo con una mia vicina di casa, lon-tana dalla fede, sul fatto che alla domenica in Chiesa ci sia sempre meno gente. Sincera-mente mi ha sbalordito la sua ri-sposta: “Tu parli così perché hai il dono della fede, che a me non è stato dato”. Vorrei condividere con voi la riflessione che ho fat-to una volta rincasata. A tutti è stato dato il dono della fede con il Santo Battesimo, basterebbe riconoscere il suo immenso va-lore. Potrebbe un neonato vive-re senza il latte della mamma, e del pane, cioè dei Sacramen-ti, quando è adulto? Nella mia testa ho tracciato un profilo di un uomo-donna lontani da Dio. Potrebbe identificarsi con Francesco prima della conversione, come con chiunque di coloro che prima d’essere ritrovati dal Signore, hanno vaga-to senza meta nel deserto di questo mondo, come direbbe il Poverello, “nelle tenebre e nell’ombra di morte”. Condurre una vita egoistica offusca la mente, intorpidisce la coscien-za, indebolisce la volontà fino ad una costante schiavitù, ed infine, alla totale dimenticanza di Dio. La persona si sente al centro del mondo, ciò che le interessa è il possesso dei beni materiali e va a caccia di ciò che può placare la fame delle proprie passioni e dei propri impulsi. Nelle scelte è guidato dalle proprie idee e non accetta consigli, tranne quando scopre un utile personale. Si abbandona a una vita frenetica poiché il disordine esteriore riflette quello interio-re d’inquietudine. Si circonda di rumori ed evita il silenzio e la solitudine per non porsi le domande esistenziali, ma anche perché l’assenza di Dio provoca insicurezza e paura. Ciò che importa, secondo me, all’uomo lontano da Dio è essere padrone della propria vita, gestirla e programmarla liberamente. Egli vede la causa del male in tutto e in tutti tranne che in sé stesso. Non riuscendo a prendere coscien-za della propria colpa e riconoscendosi creatura, non sente nemmeno il bisogno di pregare e di rivolgersi al Creatore. Per il nostro fratello maggiore, Francesco, fu una grave ma-lattia, che lo costrinse a letto per parecchi giorni, l’occasio-ne di aprire gli occhi e di incominciare ad ascoltare la voce del Signore. È il risveglio della sua coscienza. In un istan-te diviene consapevole di non potersi salvare da solo, che

la salvezza è grazia, che la grazia è misericordia. Questo “risveglio” della coscienza pone la persona di Francesco nella condizione spirituale del povero che tende la mano sapendo di non avere nulla di proprio e di avere bisogno di tutto. Allora una mano invisibile lo solleva e lo trae verso la Luce. Inizia ad assaporare la gioia di essere come la peco-rella smarrita di cui parla il Vangelo. Se ci lasciamo guidare, anche noi veniamo sollevati da una mano invisibile, che io chiamo Spirito Santo. Ma a tutto questo ci viene in aiuto San Francesco che dopo il suo “risveglio” diventa uno straor-dinario “uomo fatto Preghiera”. Se proviamo a sommare il tempo che egli, secondo i biografi, ha trascorso in preghie-ra, cioè dalla sua conversione (1208), vediamo che questa era diventata la sua attività principale. Francesco sentiva una forte attrazione per una vita pienamente dedita a Dio. Egli non ha scritto trattati sulla preghiera, né mai si è so-gnato di salire in cattedra per insegnare agli altri a pregare; quello che lascia ai suoi frati sono delle indicazioni sem-plici, essenziali di come vivere la fede in Gesù, ossia delle Ammonizioni che possono essere indicative per tutti. Dopo la conversione, Francesco si dedica assiduamente all’ora-zione mentale, come viene riportato nella Leggenda dei Tre Compagni (FF.1402-1403): “D’improvviso il Signore lo visi-tò e n’ebbe il cuore riboccante di tanta dolcezza che non poteva muoversi né parlare, non percependo se non quella soavità.... E da quell’ora smise di adorare se stesso. e perse-ro via via di fascino le cose che prima amava. Il mutamen-to però non era totale, perché il suo cuore restava ancora attaccato alle suggestioni mondane. Ma svincolandosi man mano dalla superficialità, si appassionava a custodi-re Cristo nell’intimo del cuore; e nascondendo allo sguardo degli illusi la perla evangelica, che intendeva acquistare a prezzo di ogni suo avere, spesso e quasi ogni giorno s’im-mergeva segretamente nell’orazione. Vi si sentiva attirato dall’irrompere di quella misteriosa dolcezza che, penetran-dogli sovente nell’anima, lo spingeva alla preghiera perfi-no quando stava in piazza o in altri luoghi pubblici”. Gli inizi, dunque, per quanto ricchi di entusiasmo e di fasci-no non furono facili nemmeno per il Poverello di Assisi, come non lo è per nessuno. C’è una gradualità nel cam-mino spirituale a cui dobbiamo attingere. La preghiera è uno strumento che ci fa capire la nostra pochezza, la nostra miseria. Penso che a tutti da piccoli, magari all’asilo, siano state insegnate le preghiere. Allora la Fede non è un dono riservato ad alcuni, ma un dato a tutti, basta solo ricono-scerlo questo dono e rispolverare il nostro passato, quando eravamo semplici come un fiore, amarlo, innaffiarlo tutti i giorni, altrimenti corriamo il rischio che il nostro orgoglio lo soffochi. Ma dopo non diciamoci figli di serie B.

Oriana

16 la Settimana domenica 29 giugno 2014rubriche

In campagna

Nei campi tutto si gioca d’anticipo

Taunotizie

angolo francescanoa cura dell’Ordine Francescano Secolare del Polesine

Farmacie di Turno notturno e diurno a Rovigonella settimana dal 29 giugno al 5 luglio 2014

Domenica 29 - Centrale, P.zza V. Emanuele II, 17 Rovigo - “La Fenice”, Via Meucci, 2/4 Boara Pisani.Lunedì 30 - Comunale n. 3 Via Tre Martiri, 61 Rovigo; dr. Lo Curzio, Sarzano.Martedì 1 - S. Bortolo, P.zza S.Bartolomeo, 28 Rovigo; S. Giovanni - Grignano Polesine.Mercoledì 2 - dr. Dian, Corso del Popolo, 284 Rovigo. Giovedì 3 - Tre Colombine, Via L. Barucchello, 10 Rovigo. Venerdì 4 - Comunale n. 3 Via Tre Martiri, 61 Rovigo. Sabato 5 - Sant’Ilario, Viale Gramsci, 34 Rovigo; Comunale n. 4 Boara Polesine; pomeriggio: Comunale n. 1 Via Badalo-ni, 47 Rovigo; dr. Lo Curzio, Sarzano.

Con un anticipo di oltre una die-cina di giorni rispetto agli anni scorsi sono state avviate le mietitrebbie per aprire e chiudere l’annata dei cereali autunno-vernini in poco più di una settimana. Nei campi tutto si gioca d’anticipo, come risposta all’anda-mento meteo che con le abbondanti precipitazioni primaverili che sono seguite ad un inverno mite, quasi da intenderlo come un prolungamento dell’autunno.

In effetti, basta osservare il mais che è già in fioritura; l’uva con i grap-poli che chiudono il rachide, le frut-tificazioni pendenti che accelerano le fasi fenologiche dell’accrescimento mentre gli ortaggi vanno sempre a ruota libera.

Questo è il periodo più cruciale per i campi in quanto tutto è esposto a cielo aperto alla mercè dell’andamen-to meteo, con il rischio incombente di grandine e altri disordini. E’ ancora presto per un giudizio circa la bontà del raccolto, pur tuttavia un cauto ot-timismo mi sembra di cogliere fra gli agricoltori.

In genere i seminati – frumento te-nero, duro, orzo e triticale - hanno go-

duto di buone condizioni meteo lungo tutto l’arco vegetativo che, nel novero dell’appropriata agrotecnica, hanno favorito le capacità produttive delle attuali varietà. In potenza questi cere-ali con il lavoro continuo della ricerca oggi possono esprimere quantitativi di granella commerciale che sfiorano i cento quintali per ettaro con un cor-redo proteico che si può collocare fra 12 e 14.

La coltivazione dei cereali autun-no-vernini al confronto con gli altri generi e specie è solo apparentemente

più facile. Occorre coltivarli con un programma non dissimile, pur nella diversità specifica, da quello impie-gato per la frutticoltura, viticoltura e orticoltura, tutte specie considerate ad alta specializzazione.

Sono sempre più attive le fitopa-togenesi che attaccano l’intera pianta ben note ai cerealicoltori in quanto endemiche. Le ruggini, le fusariosi, il mal del piede, la septoria, per cita-re le più temibili alle quali si alleano gli afidi, vettori di virus. Ma se nei campi è il cerealicoltore che dirige il concerto nel senso della conduzione, ben altra musica sente nella “piazza”,

dove a dirigere è il mercato che impo-ne chiavi di lettura, movimenti, tempi, pause, ritmi e accidenti vari con attac-chi – cioè, prezzi- spesso stonati.

E’ sempre stato così agli inizi della campagna: le borse-merci non quota-no le prime partite esitate in quanto non “fanno mercato”.

Rispetto ai tempi andati c’è una dif-ferenza, ed è sostanziale: la piazza non è più locale, neanche nazionale, ma si è estesa a coprire il mondo intero.

Alla prossima.Orazio Cappellari

Rovigo - Cedi

Un’estate al museoAnimazione estiva al “Villaggio dei Grandi Fiumi”

Gioco, diverti-mento e tanta crea-tività. Sono questi i principali ingredienti dell’animazione d’ec-cellenza organizzata da Cedi Turismo e Cultura con il patro-cinio del Comune di Rovigo. L’iniziativa, si terrà al Museo grandi fiumi, dal 16 giugno al 5 settembre. Fino al 5 settembre, quindi, tutti i bambini dai 6 ai 13 anni potranno usufruire di iniziative, laboratori e gite che fa-ranno imparare la storia giocando. Negli affascinanti spazi del Monastero degli Olivetani verrà costruito un villaggio dove sperimentare il restauro, l’artigianato, la fusione dei metalli, la lavorazione dell’argilla, l’atelier dei costumi, la conoscenza e la coltivazione delle erbe mediterranee. Sono inoltre, previsti giochi, teatro, danza, manualità e musica. Non mancheranno, le attività sportive, le gite fuori porta e le escursioni a piedi in città. L’animazione si svolgerà dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 13, al costo di 40 euro a set-timana; o dalle 8 alle 14.30 a 50 euro a settimana. L’iscri-zione, compresa di assicurazione, costa 15 euro per tutta l’estate e il pasto 5 euro.

Sempre al Museo, il Cedi organizza “Latin Lovers”. Dal 30 giugno al 5 settembre, i ragazzi dai 13 ai 18 anni potranno cimentarsi in teatro, scenografia e cucina, seguire corsi di lingua e inglese e partecipare a visite guidate. Per maggiori informazioni e per iscrizioni è possibile con-tattare la segreteria: CeDi – Turismo e Cultura Tel. 0425. 21530 – [email protected].

- CHE COS’È ? E’ un servizio di volontariato a disposizione della donna che si trova in difficoltà a

causa di una maternità difficile.- CHI PUÒ RIVOLGERSI AL CENTRO? Ogni donna in una situazione difficile per la sua maternità: la ragazza non sposata che attende un figlio; la donna

già madre che aspetta un altro bambino e ha bisogno di aiuto; ogni donna che ha paura di un figlio, che non riesce ad accettarlo che lo sente come un problema- CHI C’È AL CENTRO? Una donna che ti capisce, e ti offre la sua amicizia. Volontari qualificati per darti un aiuto, un consiglio, ospitalità, informazioni sui tuoi diritti e sui diritti del bambino. Se ne hai bisogno puoi trovare aiuti domestici di emergenza e famiglie amiche da cui avere ospitalità.

ROVIGO• -VicoloCAMPANA,1

TEL.042527779Orari:LunedìeMartedì16-18;Mercoledì10-12;Venerdì10-12

ADRIA• -P.ttaCAMPANILE,11TEL.0426900040Orari:Martedì,MercoledìeGiovedìdalleore9.30alle11.30

TRECENTA•C/OOSPEDALESANLUCAtuttiiMercoledìdalleore9,30alle11,30C/OTORRECIVICAPiazzaGaribaldi-Trecenta

ilGiovedìdalleore15alle17C/OUfficioEPACA–ViaG.Garibaldi•

CASTELMASSA - 2°Mercoledìdi ognimesedalleore15alle17CentrodiRaccoltaExScuolediRunzi–BagnolodiPo-2°Domenicaeultimadiognimesedalleore15alle17

S.O.S.VITANUMEROVERDE800.813000

Le difficoltà della vita non si risolvono eliminando la vita ma superando le difficoltà

AdriaAdria-Cattedrale: Festive 7.30 - 9.15 - 10.30 - 12.00 - 19.00; Feriali: 7.30 - 8.30 - 19.00; Prefestiva 19.00.Casa di Riposo: 17.00.Divin Lavoratore: Festive: 9.30 - 11.30 - 18.00; Feriale 18.00; Prefestiva 18.00.Tomba: Festive: 8.00 - 9.30 - 11.30 - 19.00; Feriale: 8.00 - 18.30; Prefestiva: 19.00.S. Vigilio: Festive: 8.00 - 10.00; Prefestive: 18.30.

RovigoDuomo Concattedrale: Festive: 7.00 - 8.30 - 10.00 - 11.30 - 19.00 - Feriali: 7.00 - 8.00 - 10.00 - 19.00.SS. Francesco e Giustina: Festive: 10.00 - Per i catto-lici anglofoni 11.00 (Chiesa del Cristo) - 11.30 - 18.30 - Feriali: 18.30 (Chiesa del Cristo, tranne al sabato).Rovigo Commenda: Fe-stive: 8.00 - 10.00 - 11.30 - 19.00 - Feriali: 7.00 - 19.00.Maria SS.ma Madre di Dio (delle Rose): Festive: 8.30 - 10.30 - 12.00 - 19.00 - Feriali: 8.30 - 19.00.

S. Bartolomeo Apostolo: Festive: 8.00 - 10.00 (Iras - infermeria ore 10.00) - 12.00 - 19.00 - Feriali: 8.30 - 19.00 (Iras - Casa soggiorno saba-to ore 16.45).S. Pio X: Festive: 8.30 - 10.00 - 11.30 - 18.00. Prefe-stiva: 18.00 - Feriali: 8.30 (al mercoledì alle 18).S. Antonio: Festive: 10.00 in Casa Serena - 11.00 - 18.30 - Prefestiva: 18.30 - Feriale 18.30. Tempio “La Rotonda”: Fe-stiva: 10.30 - Feriale: 9.00Centro Mariano: Festiva: 10.00 - Feriale: 7.30.S. Domenico: Festive: 9.00 - 11.00 - 18.00; Prefestiva: 18.00. Feriali: 8.00 - 18.30. Cappuccini: Domenicale e festivo: ore 7.30 - 9.00 - 11.00 - 17.00 Prefestiva: ore 17.00 - Feriale: ore 9.00 - 17.00.S. Rita: Festiva: 10.00 - Fe-riale: 18.00 (solo al Sabato)Carmelo della Trasfigura-zione: Festiva: 8.00 - Feria-le: 7.30.Ancelle della SS.ma Tri-nità: Festiva 8.30 - Feriale: 7.30.

Orari Sante Messe

Farmacie di turno

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17la Settimanadomenica 29 giugno 2014 cultura

Il Consiglio di Stato ha deciso d’interrompere l’alimentazione e l’idra-tazione per un uomo di 39 anni, rimasto tetraple-gico e in stato di minima coscienza dopo un inci-dente stradale. Ma ieri in tarda serata, è giunta la notizia che la Corte euro-pea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha chiesto con urgenza al governo fran-cese di mantenere in vita Vincent Lambert.

Un caso che ha getta-to sulla Francia un’ombra cupa di dolore e d’impo-tenza. Dopo due anni di un complicato iter giudi-ziario, i 17 giudici del Con-siglio di Stato - la più alta istanza dell’amministra-zione giudiziaria francese - hanno deciso di arrestare l’alimentazione e l’idrata-zione artificiali per Vin-cent Lambert. La Francia, dunque, sembra decisa ad aprire un varco all’eu-tanasia. Ma ieri in tarda serata, è giunta la notizia che la Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) ha chiesto con urgenza il mantenimento in vita di Vincent Lambert. Erano stati i genitori dell’uomo a fare ricorso alla Corte europea di giustizia. In una lettera indirizzata al governo francese e tra-smessa all’agenzia Fran-ce Presse dagli avvocati dei genitori del paziente, la Corte ha chiesto alla Francia di non procedere “momentaneamente” alla sospensione dell’alimen-

tazione e dell’idra-t a z i o n e per dare tempo alla Corte di esaminare il caso.

La sto-ria. L’uo-mo di 39 anni si tro-va in stato vegetati-vo da sei. Nel 2008 fu vittima di un inci-dente d’auto dal quale ne uscì tetraplegico. Da quel momento, è ricoverato nell’ospedale di Reims, in quello che viene defi-nito uno stato di coscien-za minima, giudicato irreversibile da diverse perizie mediche. Sul suo caso, la famiglia si è pur-troppo dimostrata divisa: da una parte la moglie di Vincent, Rachel Lambert, che con i fratelli e le sorel-le del marito, si è sempre dichiarata favorevole a un’interruzione dell’ali-mentazione. Dall’altra i genitori di Vincent che si sono invece sempre bat-tuti per il mantenimento dell’alimentazione. Lo scorso 28 gennaio la mo-glie di Lambert si è rivol-ta al Consiglio di Stato. I giudici hanno constatato che “il paziente è affetto da lesioni celebrali serie e irreversibili” ed hanno preso in considerazione anche il fatto che Vincent

Lambert prima dell’inci-dente avesse “chiaramen-te e più volte espresso il desiderio di non essere artificialmente mantenu-to in vita, in caso si fosse trovato in uno stato di grande dipendenza”.

La voce delle famiglie. Il caso Lambert lascia in Francia un seguito di po-lemiche e motivi di pre-occupazione per il futuro. Le più allarmate sono le Associazioni delle fami-glie dei traumatizzati cra-nici e cerebrolesi (Unaftc). Temono, infatti, che il caso Lambert possa avere con-seguenze anche sul desti-no dei 1.700 pazienti che in Francia si trovano nelle sue stesse condizioni. Il presidente dell’Unione, Emeric Guillermou, tiene a precisare che “le per-sone in stato vegetativo cronico non sono in fin di vita. Sono persone con grandi handicap, in si-tuazione di dipendenza

e s t re m a , privi dei mezzi con-venzionali di comuni-cazione”. Riguardo q u i n d i all’alimen-tazione e a l l ’ i d r a -t a z i o n e artificiali, le famiglie r i t e n g o -no che “il livello di coscienza

non può da solo motiva-re la messa in atto di una procedura di arresto di trattamento”.

Le testimonianze sono toccanti: molto diverse tra loro, hanno un filo che le accomuna: a un certo punto la vita di un’inte-ra famiglia si spezza alla notizia di un familiare che è caduto vittima di un in-cidente. Basta una telefo-nata, una comunicazione delle forze dell’ordine per cadere in un abisso di do-lore. “Una sera il telefono squilla - racconta Francoi-se Angles - ‘Vostro figlio ha avuto un incidente. È all’ospedale, in uno sta-to molto grave. Sì, è in coma. No, i medici non possono dire nulla, biso-gna aspettare’”. Seguono i giorni, i mesi, spesso gli anni e con il tempo cre-scono anche la rabbia, i rimpianti, la solitudine, spesso anche l’umiltà di accettare la situazione.

“Ma bisogna continuare a vivere - aggiunge Fran-coise -, anche se non più come prima perché anche noi non saremo mai più gli stessi: siamo feriti alla testa, al cuore, alla pancia. Ma dobbiamo continuare a costruire ciò che si può, soprattutto a far guada-gnare un posto di uomo tra di voi”.

Il caso Lambert non finirà così. Non con una decisione dei giudici. Per-ché in Francia oggi in tan-ti s’interrogano. Le asso-ciazioni familiari cattoli-che (Afc) chiedono: “Può la giustizia condannare a morte una persona?”. Il presidente della Fon-dazione laica “Jerome-Lajeune”, Jean Marie Le Méné, ricorda che Lam-bert “non è in fin di vita: vive una vita nella misu-ra del suo handicap, una vita diminuita ma una vita”. E ritiene che ferma-re oggi l’alimentazione e l’idratazione di Vincent, significa “farlo morire di fame e di sete”. Su “Le Figaro”, il filosofo Fabrice Hadjadj, osserva che que-sto dibattito rivela la ten-denza delle nostre società a rifiutare la debolezza e la dipendenza. Un tempo si eliminavano le persone senza ripensamenti; oggi lo si fa in nome della “pie-tà”. E ricordando le parole di Georges Bernanos, con-clude: “L’uomo di questo tempo ha il cuore duro e la pancia sensibile”.

Maria Chiara Biagioni

Un documento frutto di un “ampio lavoro si-nodale”. Potrebbe essere questa la “bussola” con cui accostarsi agli Orienta-menti per l’annuncio e la catechesi in Italia, “Incon-triamo Gesù”, presentati oggi a Bari durante il con-vegno dei direttori degli Uffici catechistici dioce-sani, promosso dall’Uffi-cio catechistico nazionale della Cei. “La sua stesura - sottolinea al Sir monsi-gnor Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presi-dente della Commissione episcopale per la dottrina della fede, l’annuncio e la catechesi, che ha illustrato il testo al convegno - ha visto una consultazione amplissima, a livello di Conferenze episcopali re-gionali, ma non solo”: ol-tre 250 i contributi scritti, mentre hanno partecipato ai vari momenti di rifles-sione circa 700 persone, segno di “interesse verso la catechesi e l’evangeliz-zazione”. Il testo, appro-vato dalla 66ª assemblea generale della Cei, riman-da a doppio filo al co-siddetto “Documento di base” (“Il rinnovamento della catechesi” del 1970), di cui molti chiedevano un ripensamento, e al cammi-no decennale della Chiesa italiana su “Educare alla vita buona del Vangelo”. Senza dimenticare, pun-tualizza mons. Semeraro, gli spunti offerti dall’Esor-tazione “Evangelii gau-dium” di Papa France-sco, che “ci ha offerto un quadro di sintesi su molte questioni”.

Il titolo e la struttu-ra. “Incontriamo Gesù”, puntualizza il vescovo, “si concentra specifica-mente sull’annuncio e la catechesi, ovviamente anche nei loro rapporti con l’insieme delle azioni pastorali”. E, in questo, “il titolo è espressione ef-ficace dell’obiettivo: l’in-contro di grazia con Gesù. Il verbo posto alla prima persona plurale sottolinea (come nei simboli di fede) la dimensione ecclesiale di questo incontro, inten-dendo mostrare sia la di-mensione del discepolato sia la dinamica della te-stimonianza”. Non si trat-ta, dunque, di un nuovo “Documento di base”, che sostituisce quello del 1970, e neppure di una sua ri-visitazione. Questo testo, spiega Semeraro, vuole aiutare le nostre Chiese locali ad avere “uno slan-cio comune nell’annuncio del Vangelo”. Gli Orien-tamenti, strutturati in quattro capitoli con un’in-troduzione e una conclu-sione, descrivono l’azione evangelizzatrice della co-munità cristiana e il pri-mato della formazione cri-stiana di adulti e giovani (I cap.), si soffermano sul primo annuncio (II cap.), si concentrano sull’inizia-zione cristiana (III cap.) e, infine, evidenziano il

servizio e la formazione di evangelizzatori e cate-chisti, nonché degli Uffici catechistici diocesani (IV cap.). Alla fine di ogni capitolo vengono offerte alcune “proposte pasto-rali” affidate alle diocesi e alle parrocchie. Conclude il tutto un’appendice con un “glossario”, “vademe-cum dei concetti espressi negli Orientamenti anche ad uso delle iniziative di formazione”.

Punti di forza. Il docu-m e n t o , sintetizza Semeraro, “presenta sette di-mensioni che lo ca-ratteriz-zano e, insieme, aprono a ulteriori s v i l u p -pi futuri. Anzitutto c’è un chiaro ri-ferimento all’evangelizza-zione in quanto orizzonte e processo”. In secondo luogo, “l’importanza del primo annuncio che vuole illuminare il cuore dell’uo-

mo nei passaggi fonda-mentali e critici della vita”. Terza dimensione: “L’as-soluta precedenza della catechesi e della formazio-ne cristiana degli adulti e, all’interno di essa, del

coinvol -g i m e n -to delle famigl ie nella cate-chesi dei piccoli”. Q u a r t a : “La cen-tralità del-la comu-nità nel processo

di discernimento e proget-tazione dell’educazione nella fede”. E, successiva-mente, “l’ispirazione cate-cumenale della catechesi”. Sesta caratteristica: “La formazione dei catechisti

e - in forma curriculare e permanente - la formazio-ne dei presbiteri e dei dia-coni”. Infine: “La proposta mistagogica ai preadole-scenti, agli adolescenti e ai giovani, caratterizzata da una non scontata con-tinuità con la catechesi di iniziazione cristiana ma anche dalla considerazio-ne della realtà di ‘nuovi inizi’ esistenziali”. In tutto ciò s’inseriscono questio-ni di particolare attualità, come la scelta dei padrini e delle madrine (figure “scelte, qualificate e valo-rizzate” all’interno della comunità), o il valore del

“mandato del vescovo” (che esprime la “ministe-rialità peculiare dei cate-chisti” e, per questo, non dovrebbe essere generico o episodico).

Questioni aperte. Tan-te pure le questioni che “necessariamente” - osser-va il vescovo - gli Orien-tamenti hanno lasciato aperte a ulteriori appro-fondimenti. L’invito è che “questo testo, frutto di un paziente e lungo ascolto di molte istanze e anche di una paziente e attenta me-diazione dell’Ufficio cate-chistico nazionale e della sua Consulta, non sia la-sciato cadere invano”. Ma sostenga “il lavoro di chi, accanto ai vescovi, ha re-sponsabilità nel formulare progetti diocesani e per-corsi parrocchiali per l’an-nuncio e la catechesi a vari livelli”. A partire dall’Uffi-cio catechistico diocesano, “la cui assenza in alcuni territori non è più tollera-bile”, rimarca il presule. Il lavoro, dunque, prose-gue… Il percorso è traccia-to dall’“Ecclesia mater”, immagine di Chiesa che guida il testo e che è tanto cara a Papa Francesco.

Vincenzo Corrado

“Incontriamo Gesù”

Riparte dal “noi” l’annuncio in ItaliaIl documento è frutto di un “ampio lavoro sinodale”. Marcello Semeraro, vescovo di Albano e presidente della Commissione Cei per la dottrina

della fede, l’annuncio e la catechesi: “Una consultazione amplissima, a livello di Conferenze episcopali regionali, ma non solo”.

Il caso Vincent Lambert

La Francia apre un varco all’eutanasia Lo stop della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

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18 la Settimana domenica 29 giugno 2014caritas

!! Il contributo dei laici Una presenza più incisiva dei laici nella pastorale sarebbe determinante agli effetti di a iutare la comunità parrocchiale a s v i l u p p a r e , a c c a n t o a l r u o l o dell'evangelizzazione in senso stretto, anche quello dell'”animazione cristiana delle realtà temporali” di cui parla il Concilio, che concretamente significa operare affinché queste realtà siano strumento del bene comune. L'enciclica Sollicitudo rei socialis fa del bene comune l'obiettivo della solidarietà e chiarisce il significato di bene comune: “Non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siano veramente responsabili di tutti”. Qui la carità trova il suo contesto naturale, perché amare l'uomo significa, anzitutto, salvarlo nella sua dignità, nei suoi diritti, nella sua partecipazione responsabile. Certo, l'uomo, dev'essere anche assistito in momenti di difficoltà, di crisi, ma l'assistenza n o n d e v e m a i t r a s f o r m a r s i i n assistenzialismo, ossia creare una posizione di dipendenza continuativa e umiliante. Non si deve dimenticare che il cattivo funzionamento della vita polit ica e a m m i n i s t r a t i v a s i r i p e rc u o t e p i ù pesantemente sui poveri che sulle altre persone. Se i malati negli ospedali pubblici vengono curati con lungaggini ingiustificabili, pagano soprattutto i poveri, che non possono ricoverarsi in una casa di cura a pagamento. Se le pensioni vengono liquidate con ritardo soffrono quegli anziani che non hanno riserve in banca. Per gli handicappati e per gli anziani non autosufficienti mancano vistosamente case di accoglienza e di cura; ma se uno è disposto a pagare molto, il mercato offre questi servizi. E molti anziani crollano rapidamente in occasione di malattie, perché mancano i ser v iz i pubbl ic i d i prevenzione , d i fisioterapia.

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Nel 2012 le separazioni sono state 88.288 e i divorzi 51.319. In un contesto in cui i matrimoni diminuiscono, rispetto al 1995 le separazioni sono aumentate del 68,8% e i divorzi sono quasi raddoppiati. Questo trend di crescita sembra tuttavia registrare una battuta d'arresto negli anni recenti. Nel 2012, infatti, per la prima volta le separazioni diminuiscono (-0,6%) mentre i divorzi gia' da qualche anno stanno registrando un calo (-5,8% in tre anni, -4,6% rispetto all'anno precedente). Lo rileva l'Istat nel rapporto sulle 'Separazioni e divorzi in Italia nel 2012’. In aggiunta a questa tendenza di fondo, spiega l'Istat, negli ultimi anni si sta intensificando il ricorso da parte dei cittadini italiani allo scioglimento della propria unione coniugale in altri paesi dell'Unione europea, riducendo cosi' i tempi (e generalmente anche i costi) per l'ottenimento del divorzio e senza necessita' di passare per la separazione. La durata media del matrimonio al momento dell'iscrizione a ruolo del procedimento risulta pari a 16 anni per le separazioni e a 19 anni per i divorzi. I matrimoni piu' recenti durano di meno. Confrontando i matrimoni celebrati nel 1985 con quelli del 2005, le unioni interrotte dopo sette anni da una separazione sono raddoppiate, passando dal 4,5% al 9,3%. Le nozze religiose risultano essere piu' stabili. A sopravvivere alla crisi del settimo anno, nel 2012, sono 933 matrimoni religiosi su 1.000 celebrati nel 2005 contro 880 su 1.000 matrimoni della stessa coorte celebrati con rito civile.

L'eta' media alla separazione e' di circa 47 anni per i mariti e di 44 per le mogli; i n ca so d i d ivo rz io ragg iunge , rispettivamente, 49 e 46 anni. Questi valori sono aumentati negli anni per effetto della posticipazione delle nozze in eta' piu' mature e per la crescita delle separazioni con almeno uno sposo ultrasessantenne. La t ipologia di procedimento scelta in prevalenza dai coniugi e' quella consensuale: nel 2012 si sono concluse in questo modo l'85,4% delle separazioni e il 77,4% dei divorzi. Il 73,3% delle separazioni e il 66,2% dei divorzi hanno riguardato coppie con figli avuti durante il matrimonio. L'89,9% delle separazioni di coppie con figli ha

previsto l'affido condiviso, modalita' a m p i a m e n t e p r e v a l e n t e d o p o l'introduzione della legge 54/2006. Nel 20,3% delle separazioni e' previsto un assegno mensile per il coniuge (nel 98,4% dei casi corrisposto dal marito). Tale quota e' piu' alta al Sud e nelle Isole (rispettivamente 25% e 24%). Nel 58,2% delle separazioni la casa e' assegnata alla moglie, nel 20,4% al marito mentre nel 18,4% dei casi si prevedono due abitazioni autonome e distinte, ma diverse da quella coniugale.

da Redattore Sociale

La violenza, mai veramente cessata in Iraq, come confermano i continui attentati contro i civili, ha trovato nuovo vigore nelle ultime settimane con l’offensiva lanciata dalle milizie radicali dello Stato Islamico dell’Iraq e del Levante (ISIS). Questo gruppo, nato in S i r ia - dove pure cont inua l’ecatombe di civili e la fuga di milioni di persone - agisce ora in Iraq. Migliaia e migliaia di famiglie fuggono, come ci conferma Caritas Iraq, i cui operatori, già attivi a sostegno dei rifugiati siriani entrati nel paese, si trovano ora ad aiutare anche gli sfollati iracheni alla ricerca di un riparo. Si stima che possano essere 500.000 persone, ma è difficile avere dati precisi. Sono accolti da parenti e amici, dove possibile, ma la maggioranza

dorme nelle scuole, nelle

moschee, in tende e in edifici in costruzione. Tutti i gruppi cercano di fuggire, ma i cristiani sono certamente i più svantaggiati: sono una minoranza dovunque e non c’è nessun luogo dove possano sentirsi al sicuro. Almeno 12.000 famiglie, circa 60.000 persone, sono rifugiate in Kurdistan. L’esodo continua, tanto che la piccola comunità cristiana di Erbil è costretta ad accoglierli nelle tende. Intanto il governo di Baghdad chiama alle armi volontar i cont ro l ’avanzata dell’ISIS. Caritas Iraq conta di poter aiutare 2.000 famiglie sfollate, circa 12.000 persone. È un intervento di prima emergenza che prevede la distribuzione di viveri, medicinali e materiale igienico, per un importo di 190.000 euro, nelle località di Niniveh e Duhok, nella

r e g i o n e d e l

Kurdistan. Da oltre 10 anni Caritas Iraq opera in una situazione di violenza e insicurezza, ma grazie alla diffusione dei suoi centri in tutto il paese riesce a portare aiuti concreti. Caritas Italiana si unisce ancora una volta a quanti chiedono che si fermino le armi e, per continuare a sostenere gli sforzi della Caritas locale, rilancia l’appello alla solidarietà.

da Caritas Italiana

Iraq: appelli alla pace e intervento Caritas

ContattarciSede:

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Via Giacomo Sichirollo n. 58 - 45100 Rovigo

Lun-Ven 9:00-13:30 e 14:30-17:00

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0039 0425 23450 0039 0425 464518 [email protected] www.caritasrovigo.org

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Erogazioni liberali a Sant’Andrea Apostolo della Carità ONLUS

Le donazioni sono detraibili ai fini fiscali.

PRIMO PIANO - I dati Istat: 88.288 separazioni e 51.319 divorzi nel 2012. Leggero calo rispetto all'anno precedente, ma dal 1995 i divorzi sono quasi raddoppiati. Più stabili le nozze religiose. In aumento i cittadini italiani che, per ridurre i tempi di attesa, sciolgono il matrimonio in altri paesi dell'Unione europea.!

Il matrimonio dura 16 anni

Contribuire C/C presso RovigoBanca intestato a

Caritas diocesana di Adria Rovigo

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Causale: Iraq

In BachecaServizi della Caritas diocesana e dell’Associazione Sant’Andrea

Microfinanza Docce

✓ Mercoledì, ore 14:30 -16:30 ✓ Giovedì, ore 10:00 - 12:00 Presso Casa Sant’Andrea, via G. Sichirollo n. 60 - 45100 Rovigo - tel. 0039 0425 0460428 Non è possibile accedere direttamente al servizio; è necessaria la prenotazione.

Martedì, ore 9:00 -11:00 (per uomini) Giovedì, ore 9:00 - 11:00 (per donne) Venerdì, ore 15:00 - 16:30 (per uomini)

Presso Casa Sant’Andrea, via G. Sichirollo n. 60 - 45100 Rovigo - tel. +39 0425 0460428

Servizio Mobili Badanti e Famiglie✓ Martedì, ore 10:00 - 12:00 Presso Caritas diocesana. Non è possibile accedere direttamente al servizio; è necessaria la prenotazione.

✓ Lunedì - Venerdì ore 09:00 - 12:00 ✓ Lunedì - Venerdì ore 15:30 - 17:00 Presso Caritas diocesana. Per accedere al servizio è necessaria la prenotazione

Diario • 02 luglio, Rovigo, Servizi sociali, coordinamento tavolo singoli. • 03 luglio, Rovigo, Casa S.Andrea, momento formativo e di

condivisione per i volontari e operatori della Caritas Diocesana. • 03 luglio, mattinata, chiusura degli uffici della Caritas diocesana. • 05 luglio, Rovigo, Servizi sociali, tavolo minori.

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19la Settimanadomenica 29 giugno 2014 rubriche

Cartoline di viaggio Donato Sinigaglia

Un viaggio nel tempo in una di-mensione miste-riosa della storia alpina, che può trasformarsi in una scoperta af-fascinante. Tutto ciò si può vivere ripercorrendo le antiche tracce dei contrabbandieri che, dagli inizi del 1800 fino ai primi anni del XX seco-lo, attraversavano il confine tra la Svizzera e l’Italia per trasportare da una parte all’altra merci e generi alimentari “tax free” negli spallacci (gran-di zaini), rischiando la vita ma anche arricchendosi economicamente e cultu-ralmente. Da quest’estate (apertura prevista a fine giugno a causa della neve che ricopre ancora abbon-dantemente la zona) l’or-ganizzazione turistica del-la Val Bregaglia inaugura il nuovo “Percorso dei Con-trabbandieri” lungo i sen-tieri che partono dal passo Maloja, fino a raggiunge-re la Valmalenco. Dagli inizi del XIX fino a buona parte del XX secolo, il con-trabbando fu una fonte importante di reddito per la popolazione, special-

mente per quella della Val Bregaglia e dell’Engadina. Furono contrabbandati una vasta gamma di pro-dotti, tra cui in prevalenza alimentari e bevande.

Il “Percorso dei Con-trabbandieri” è semplice e si percorre in circa un’ora e mezza a piedi, da Ma-loja verso sud. Attraverso una foresta di larici parti-colarmente ricca di specie arboree e animali, condu-ce al Lägh da Bitabergh, dove ci si può riposare e rilassare. Ma durante il cammino dei contrabban-dieri sono le occasioni di divertimento e sport nel-la natura per le famiglie a farla da padrone. Adulti e bambini, infatti, potranno scoprire segreti del passa-to “dal vivo”. Infatti lungo

il percorso si incontrano ben 19 punti di interesse, dove rivivere le esperien-ze dei contrabbandieri di un tempo che spesso, per portare le merci gravate da tasse costose da una parte all’altra, evitando i control-li, sceglievano il cammino notturno, orientandosi con il sole di giorno e con le stelle di notte. I trekker che ripercorreranno quel sentiero, potranno impa-rare molto della vita di questi personaggi leggen-dari e persino incontrarne qualcuno in carne ed ossa che racconterà ai turisti aneddoti storici e segreti per difendersi dai pericoli della natura, o consigli per fare un intervento di pri-mo soccorso “artigianale”.

Info:www.bregaglia.ch

Nuovo percorso turistico in Val BregagliaAlla scoperta dei sentieri dei contrabbandieri

Lettere & opinioni

Dopo la mozione di sfiducia al Sindaco si è assistito ad un tentativo un po’ patetico di dimo-strare che non sono gli incarichi assegnati o da assegnare che segnano la vita dell’amministrazione comunale di Rovigo, ma è bastata la nomina di del nuovo Presidente di Eco-ambiente, Flavio Mancin, per smentire, se mai qual-cuno avesse abboccato, le versioni buoniste propi-nate all’opinione pubbli-ca da qualche consigliere “malpancista” della mag-gioranza.

La realtà è che da mesi Sindaco, Giunta e mag-gioranza di centro-destra non amministrano la cit-tà. Stanno in piedi, come abbiamo già detto, perché “tirano quattro venti”, ov-vero ci sono ancora incari-chi da sistemare. L’ultimo sarà la presidenza dell’Iras sul quale ne vedremo sicu-ramente delle belle perché gli interessati “vecchi” e “nuovi” hanno già comin-ciato a sgomitare. Purtrop-po i fatti ci dicono che a

svegliare i consiglieri e assessori di maggioranza non è il malgoverno del-la città e la situazione per certi versi vergognosa che caratterizza la vita politica dell’attuale maggioran-za da molti mesi a questa parte, ma solo ed unica-mente le scelte su nomine ed incarichi. Basti guarda-re a Forza Italia dopo aver chiesto scusa agli elettori per aver sollecitato il voto a favore di Piva, si acquieta dopo la nomina del nuovo assessore Folchini, per ri-prendere le critiche con l’indicazione di Mancin e così via, in una commedia dell’arte che sembra non avere termine.

Intanto la pubblica opinione chiede all’op-posizione di porre fine a questa incresciosa vicen-da non cogliendo che le leggi che tutti abbiamo voluto, blindano sindaco e maggioranza in nome della “governabilità” e che l’unico modo di ottenere la fine di questo stillicidio è quella di trovare quat-tro consiglieri eletti con

la maggioranza coerenti, ma alla prova dei fatti ne abbiamo conosciuto solo uno. L’alternativa è quella di convincerne altri, ma se ciò fosse legato a garantire loro qualcosa per il futuro si entrerebbe in un conte-sto grigio e poco serio.

Per questo la città deve sapere che l’attuale situazione è responsabili-tà sostanziale di Sindaco, Giunta e maggioranza tut-ta senza eccezioni.

Mentre la raccolta del-le firme di dimissioni non serviva a nulla se non ar-rivava a 17, la mozione di sfiducia che andremo a breve a discutere in Consi-glio ha il merito innegabi-le di avere messo in chia-ro chi ha una parola e la mantiene e chi no, dando peraltro tempo ad even-tuali ritardatari di fare la cosa giusta al momento del voto, appoggiandola senza pretendere contro-partite personali.

Per il Gruppo “V. Bachelet”

Andrea Borgato Consigliere comunale

Nel capoluogo non si amministra

Canale - Circolo NOI Il ricordo di Donato

E’ stata una serata dav-vero emozionante, una di quelle da segnare nel calendario quella che ha visto impegnato, Domeni-ca 8 giugno nel concerto d’estate, il nostro coro San-ta Rita Gospel Singers.

Questo, cari amici ed appassionati del gospel, è stato un concerto partico-lare perché è stato fatto an-che in memoria del nostro corista Donato, prematu-ramente scomparso.

Per questo l’evento non è stato solo uno spettacolo, ma una vera e propria ma-gia di musica, spiritualità ed energia, che ci ha uniti nel ricordo ai suoi parenti, a dimostrazione di quanto potente sia questa musica e quanto sia grande questo suo intrinseco valore cultu-rale ed etico.

Inutile dire che ogni anno diventa sempre più arduo trovare le parole per descrivere la gioia che su-scita in chi ascolta, ma an-che in chi esegue. Ringra-ziamo allora dal profondo del cuore, i coristi, persone straordinariamente sem-plici e profonde che ci rega-lano gioia e divertimento con le loro voci incredibili, i sorrisi, i gesti, insomma ci fanno sognare un mondo migliore. Grazie a tutti per l’affetto e l’entusiasmo. Un affetto che esprimiamo ora nel ricordo dell’amico Do-nato.

Penso che nessun’altra cosa ci conforti / tanto, quan-to il ricordo di un amico, / la gioia della sua confidenza / o l’immenso sollievo di esserti tu / confidato a lui con asso-luta tranquillità: / appunto perché amico. / Conforta il desiderio di rivederlo se / lon-tano, di evocarlo per sentirlo

vicino, / quasi per udire la sua voce / e continuare colloqui mai finiti.

Così scrive in una sua poesia il poeta David Ma-ria Turoldo ed essa ben si adatta al ricordo che il Circolo Noi e in particola-re il Coro Santa Rita ha di Donato.

Caro Donato è passa-to ormai un po’ di tempo da quando sei volato las-sù ma se il tempo riesce a mitigare un po’ il dolore, il tuo ricordo è sempre più bello e brillante tra di Noi.

La tua eredità non farà litigare nessuno, perché appartiene a tutti ed è rac-chiusa in quattro parole: bontà, morale, entusiasmo, impegno.

La tua è stata una vita di ricca operosità, e di de-dizione umana. A chi non ti conosceva, davi l’im-pressione di una perso-na un po’ chiusa e poco comunicativa. Era questa la scorza sotto cui nascon-devi l’estrema sensibili-tà dell’animo, quasi una timidezza. Eri schivo di ogni atteggiamento teatra-le, con la modestia di chi ha coscienza del proprio limite ma che per noi era un valore. Eri semplice e diretto, come tale era il tuo approccio mentale alle cose, fatto di disponibilità e umanità.

Quanto è difficile oggi trovare un amico vero, uno di quelli su cui puoi con-tare sempre comunque... Spesso abusiamo della pa-rola “amicizia”, chiaman-do amico colui che sempli-cemente frequentiamo più spesso di altri o coloro che ci danno sempre ragione e che la pensano come noi. Ma un amico è molto di

più di tutto questo e spes-so l’esatto contrario.

Tu non avevi parole per esprimere la tua vici-nanza agli altri, perché sei sempre stato silenzioso e riservato, ma avevi sem-pre le tue braccia da offrire per aiutare, per servire, per lavorare per il Circolo NOI e per la Parrocchia. Questo era uno stile di vita. Era una tua forma mentale.

Ed ora che sta per ini-ziare l’ennesima Festa dell’Estate e dello Sport sentiamo particolarmente la mancanza della tua fat-tiva presenza.

Tu non hai battuto il palcoscenico attivo della socialità, ma hai dimo-strato una sensibilità mu-sicale per condividere con i tuoi coristi il meglio e il bello dei brani musicali che sapientemente avete interpretato sui palcosce-nici più svariati, sia come momenti di preghiera che di svago.

Grazie Donato da tut-to il Circolo Noi, dal coro Santa Rita, dalla Comunità di Canale.

Penso che tutti ti dob-biamo qualcosa e ci sentia-mo in colpa per non averti insignito di un riconosci-mento della nostra Asso-ciazione, ma siamo certi che lo avrai già ricevuto lassù nei cieli eterni. Ma tu guardaci sempre con occhio benigno. A modo nostro, ti abbiamo voluto bene e tanto te ne voglia-mo. Ora che stai cantando con gli Angeli, ricordati, oltre che della tua fami-glia e dei tuoi amici, anche del nostro piccolo grande Coro e del tuo Circolo, che hai amato tanto.

Circolo NOI San Biagio

Sostituisce Moni-ca Bimbatti nel man-dato triennale. Gio-vanni Cagnoni vice-presidente. La rete tra fattorie didattiche di Confagricoltura Rovi-go compie quest’an-no undici anni, fu la prima a costituirsi in Veneto.

Una funzione im-portante per il futuro della collettività: “Con la nostra attività di accoglienza dei bam-bini, noi agricoltori svolgiamo un’azione di sensibilizzazione sulle tematiche della natura e di conseguenza dell’ambiente: questo è importante per il futuro, anche per la fase di parti-colare difficoltà che il no-stro Paese sta vivendo”. Silvia Lionello, 52enne imprenditrice agricola dell’azienda “La Voltona” a Ca’ Tron di Villadose, neo eletta dall’unanimità dell’assemblea alla presi-denza della rete “Bambini in fattoria”, ha così sin-tetizzato l’impegno del suo mandato nella guida delle fattorie didattiche di Confagricoltura Rovi-go. Vicepresidente è Gio-vanni Cagnoni, titolare dell’azienda agricola “Fe-nilon” a Fratta Polesine.

Lionello sostituisce Monica Bimbatti (titola-re dell’agriturismo “Val-grande”) che per più

mandati, fin dalla costi-tuzione della rete di fat-torie il 28 novembre del 2003, ha sviluppato in collaborazione con i col-leghi agricoltori un insie-me di relazioni e azioni che ben rappresenta oggi l’applicazione pratica del concetto di multifunzio-nalità.

“Bambini in fattoria – ha affermato Bimbatti – è un antesignano esempio di rete tra aziende del set-tore primario, con un pro-prio statuto associativo, inserite nell’Elenco della regione Veneto per quali-tà e sicurezza”.

“Il motivo che ci spin-ge a continuare il percor-so iniziato insieme undici anni fa non è certo legato all’aspetto economico - ha aggiunto Lionello. “Si

tratta piuttosto di inve-stire sulle generazioni più giovani, quelle che formeranno l’Italia di domani e dovranno preservare l’ambiente. Dalla conoscenza del mondo rurale potreb-be inoltre nascere lo stimolo a lavorare nel nostro settore, notoria-mente carente in fatto di ricambio e apporto di forze fresche”.

Il lavoro di “Bam-bini in fattoria” pro-seguirà interagendo direttamente con il mondo della scuola, coinvolgendo gli in-

segnanti, arrivando ai genitori; costruendo rap-porti con gli enti pubblici del territorio (pluriennale quello con il Consorzio Rsu) e collaborando nella realizzazione di eventi, manifestazioni di piazza, concorsi per le scuole; offrendo laboratori didat-tici su una moltitudine di temi, e spazi all’aria aper-ta per percorsi piante e gli animali della corte che ormai molti, bambini ma anche adulti, vedono per la prima volta dal vivo.

di educazione al ri-spetto dell’ambiente at-traverso la conoscenza della natura, con le piante e gli animali della corte che ormai molti, bambini ma anche adulti, vedo-no per la prima volta dal vivo.

Silvia Lionello presidente

“Bambini in fattoria”

Page 20: La Settimana n. 26 del 29 giugno 2014

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Domenica 29 Giugno 2014Giornata

per la Carità del Papa

(2 Cor 8,14)

“La vostraabbondanzasuppliscaalla loroindigenza”

Insieme a Francescoaccanto agli ultimi

Foto

di Ro

man

o Sici

liani

Per rinnovare la speranza e sconfiggere disuguaglianze e povertà, serve la solidarietà di tutti. Aiutiamo il Santo Padre a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati.

Domenica 29 giugno nella tua chiesa,dai il tuo contributo per un impegno speciale.Ascolta la voce di chi soffre.

In collaborazione con

Obolo di San PietroPromossa dalla

Conferenza Episcopale Italiana

Avvenire pag Carita' del Papa NEUTRO 210x297.indd 1 30/05/14 14:13

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Per rinnovare la speranza e sconfiggere disuguaglianze e povertà, serve la solidarietà di tutti. Aiutiamo il Santo Padre a soccorrere i poveri e i bisognosi in ogni angolo della terra. Vittime della guerra e dei disastri naturali, chiese in difficoltà, popoli dimenticati.

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la Settimana

Diverse volte Papa Fran-cesco è tornato sul male della corruzione: si tratta di una piaga diffusa ramificata, al punto da divenire un’au-tentica struttura di peccato. Nell’esortazione “Evange-lii gaudium” la associa alla evasione fiscale, in quanto frutto della brama del potere e dell’avere. E, in una delle ultime omelie del mattino a Santa Marta, ha precisato che la corruzione irrita Dio. Pre-sa nel suo significato più ge-nerale, la parola indica l’atto di indurre con denaro o con altro mezzo illecito uno a ve-nire meno al proprio dovere o a fare ciò che non dovrebbe. Esiste anche una corruzio-ne “impropria” quando un cittadino paga affinché un pubblico ufficiale compia un proprio dovere, che eviden-temente si mostra riluttante a svolgere. Talvolta, questa forma di corruzione è quasi motivata dalla eccessiva bu-rocrazia, che rallenta e osta-cola il lavoro e l’impresa. A parte questo caso, sul quale conviene comunque prestare attenzione, la corruzione è un cancro della società e, ancora prima, un’autentica malattia della persona. La riflessione di Papa Francesco sulla cor-ruzione risale addirittura agli anni ‘90 del secolo scorso ed è testimoniata in una recente pubblicazione che ha il card. J. M. Bergoglio come autore e come titolo “Guarire dalla corruzione” (Bologna 2013). Qui si trova espressa la diffe-renza tra peccato e corruzio-ne: il primo è aperto al perdo-no, la seconda si può curare solo come una malattia. “Di fronte al Dio che non si stan-ca di perdonare, il corrotto si erge come autosufficiente nell’espressione della sua sal-vezza: si stanca di chiedere perdono” (p. 19). Quello del corrotto, quindi, è ben più che un peccato: è una sorta di cancrena interiore che chiude la persona in se stessa, nella spirale del potere e dell’avere a tutti i costi. La corruzione è sempre esistita: nel vangelo non mancano figure di cor-rotti: da Erode a Erodiade, sino a Giuda; come non man-cano gruppi che esprimono la corruzione, sino a offrire i denari per la vendita di Gesù. E ci sono peccatori come Zac-cheo, Matteo il pubblicano, la samaritana, il buon ladrone. La differenza rispetto ai pri-mi è che costoro sono aperti al perdono, perché consape-voli della propria debolez-za e quindi aperti alla forza dell’intervento di Dio.

La corruzione sociale è dunque frutto del cuore e non è imputabile a semplici condizioni esterne: “non ci sarebbe corruzione sociale senza cuori corrotti” (p. 15). Il cuore corrotto è quello che è totalmente arroccato nella propria autosufficienza, tan-to da non permettersi alcuna verifica sul proprio operato. Sì, la corruzione è innanzitut-to una malattia dello spirito, che produce frutti avvelenati ed emana un odore catti-vo. L’identikit del corrotto è quello di un uomo incapace di aprirsi alla gratuità, che è dono di Dio. Egli vive irretito dentro se stesso; non ha ami-ci, ma solo complici, “utili idioti” (p. 32). La corruzione è la frattura della fratellanza, dei rapporti sociali: essa im-pedisce di avvicinarsi bene

La severità del Papa

Sì, la corruzione è cancrena interioreagli altri. Non è un atto iso-lato, appunto un peccato, ma uno stato permanente, una condizione personale e socia-le, che chiude la possibilità di una relazione viva con Dio.

Quando la logica della corruzione prende campo nella Chiesa, assume il nome di mondanità spirituale: quel-la che già H. de Lubac ritene-va la tentazione più perfida,

quella che sempre rinasce, quando tutte le altre sono sta-te vinte. Quella che trasforma gli operai del vangelo in im-prenditori, guidati da logi-che umane. La corruzione e la mondanità sono entrambi generati dalla “stanchezza della trascendenza” (p.19), che può colpire anche i cre-denti praticanti.

Marco Doldi

domenica 29 giugno 2014 - pagina 20

la Settimana