La Settimana - n. 24 del 26 giugno 2011

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 26 giugno 2011 a me, Signore, non stare lontano perché l’angoscia è vicina e nessuno mi aiuta (Salmo 21,12) Tutti godiamo delle bellezze della vita, dei suoi valori, dei suoi momenti felici, ma tutti egualmente conosciamo i giorni della sofferenza. I salmi ne parlano spesso, invocando l’aiuto di Dio. Uno dei più acuti motivi di angoscia che affliggono l’uomo è la solitudine: corrode, distrugge, toglie l’energia necessaria alla vita, bisogna saperne uscire. Ognuno ha bisogno di amicizia, di quella vera, autentica. Gli amici sono coloro che vivono in te, in «casa tua», nel tuo cuore e non ti fanno mai sentire solo. Quando ci vengono a mancare per motivi diversi è profonda crisi. L’unico che non ci abbandona mai è Dio. Conosce tutto di noi, vuole il nostro bene, ha con noi infinita pazienza. Per questo anche quando la solitudine si trasforma in angoscia non dimentichiamoci mai che il Signore è al nostro fianco. D Crollata una parte del cornicione, adesso serve un restauro urgente della facciata esterna La chiesa di Santa Caterina chiede aiuto calcinacci a terra a dire il vero sono pochi, ma basta alzare lo sguardo per accorgersi che l’antico cornicione si sta letteralmente sbriciolando. La chiesa di S. Caterina chiede aiuto. Dopo il restauro degli interni (durato più di vent’anni!!) urge adesso il rifacimento della parte esterna. Nei giorni scorsi infatti ha ceduto una parte del fregio che sormonta la facciata destra della chiesa e la protezione civile, dopo l’intervento dei vigili del fuoco, ha chiuso la struttura, transennando la strada sotto il muro. Secondo i tecnici a cedere è stata la malta che legava i laterizi, scavata dal vento e dalle intemperie e il cedimento appena iniziato è destinato a continuare se non ad aumentare con il tempo. Sarebbe dunque urgente più che necessario, intervenire con un’opera di restauro sull’esterno della chiesa, ma secondo le prime stime l’intervento ammonterebbe a più di 10.000 euro: spese di rifacimento e spese di strutture tipo auto cestello (costo giornaliero 600 Euro circa) oppure di ponteggio (costo giornaliero 18 Euro circa al metro quadro per 400 metri quadri). «La parrocchia non ha assolutamente fondi per sostenere queste spese. Solo pochi anni fa si è concluso il restauro degli interni che è durato più di venti anni – afferma il parroco don Donato Mollica – d’altra parte neppure possono restare a vita le transenne così come sono adesso, non solo perché non garantiscono la sicurezza, ma anche perché anch’esse hanno un costo: dopo il primo mese infatti (costo 350 Euro), costeranno più di 100 euro al giorno!» «Per le chiese più antiche interventi del genere di manutenzione “straordinaria” – spiega l’ingegner Alessandro Pacciardi, che ha valutato i danni – diventano quasi di manutenzione “ordinaria”. Le intemperie rendono le facciate di questi immobili molto fragili, poi il clima livornese, ricco di salmastro ne aumenta la fragilità. Oltre al problema del cornicione, la chiesa ha purtroppo anche alcune infiltrazioni d’acqua tra la cupola e la lanterna che la sovrasta, dovute a tegole rotte o smosse, che hanno lasciato passare la pioggia e l’umidità. Anche questo intervento sarebbe abbastanza urgente da operare per evitare danni agli affreschi, ma anche questo restauro ha un costo notevole, la cifra si aggira intorno ai 4000 Euro che la parrocchia non riesce a sostenere». La chiesa di S. Caterina rappresenta un vero e proprio gioiello: con i suoi 1500 metri quadrati di raffigurazioni è uno degli spazi più affrescati di tutta la Toscana; pianta ottagonale, cupola altissima con lanterna da cui si vede tutta la città, essa accoglie dipinti di valore, tra cui spicca l’incoronazione della vergine di Giorgio Vasari e le reliquie di S. Vigilia e S. Valentino; sarebbe veramente un peccato veder sciupata dai segni del tempo questa ricchezza della città. «Spero nell’aiuto di qualche benefattore e delle Istituzioni – continua il parroco – magari con il contributo degli oneri di urbanizzazione. Sono certo che Livorno conosce il valore storico e artistico di questo edificio e non permetterà che vada perso». Chiara Domenici I Ecco cosa sono gli oneri di urbanizzazione li oneri di urbanizzazione sono stati introdotti dalla legge 28 gennaio 1977, n. 10, c.d. «legge Bucalossi». La materia è oggi regolata dal decreto legislativo 6 giugno 2001, n. 380, contenente il Testo unico delle disposizioni legislative e regolamentari in materia edilizia. Secondo questa legge ogni persona o ente che costruisce o amplia o ristruttura un qualsiasi immobile è soggetto al pagamento di una tassa al Comune. Le somme arrivate al Comune da queste «trasformazioni urbanistiche» si chiamano «oneri di urbanizzazione» e sono dovuti a titolo di partecipazione alle spese che i Comuni sostengono per l´urbanizzazione del loro territorio. Essi hanno infatti un impiego specifico: vengono destinati ad opere di «urbanizzazione» appunto, primaria e secondaria. Si tratta di opere quali le fognature, l’illuminazione pubblica, strade residenziali, spazi di sosta, ecc. nel primo caso e di strutture religiose o sociali, o sportive, ecc. nel secondo. [Art. 1 - Trasformazione urbanistica del territorio e concessioni di edificare 1. Ogni attività comportante trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio comunale partecipa agli oneri ad essa relativi e la esecuzione delle opere è subordinata a concessione da parte del sindaco, ai sensi della presente legge. Art. 12 - Destinazione dei proventi delle concessioni 1. I proventi delle concessioni e delle sanzioni di cui agli articoli 15 e 18 sono versati in conto corrente vincolato presso la tesoreria del comune e sono destinati alla realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e secondaria, al risanamento di complessi edilizi compresi nei centri storici, all’acquisizione delle aree da espropriare per la realizzazione dei programmi pluriennali di cui all’articolo 13, nonché a spese di manutenzione ordinaria del patrimonio comunale.] Mentre molti comuni in Italia sono obbligati a versare gli oneri, in Toscana non è proprio così. Secondo la legge della Regione Toscana del 30 giugno 1984, infatti, gli oneri vengono rilasciati solo a chi ne fa richiesta e dopo espressa delibera del Consiglio, quindi i Comuni hanno facoltà, ma non obbligo di distribuirli agli enti per le opere di urbanizzazione secondaria. Fatto sta che alla Chiesa cattolica di Livorno sono diversi anni che il Comune non corrisponde questi oneri – mentre qualcuno afferma e scrive il contrario - Gli ultimi oneri corrisposti risalgono ad una richiesta di più di due anni fa relativa alla chiesa di S. Giuseppe e ammontano alla cifra di 20.000 euro. c.d. G Alla Chiesa cattolica di Livorno sono diversi anni che il Comune non corrisponde questi oneri Secondo le prime stime l’intervento ammonterebbe a più di 10.000 euro, ma la parrocchia non ha fondi a disposizione IL GRANELLO di senape di monsignor Ezio Morosi DALLA LEGGE «BUCALOSSI»

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

26 giugno 2011

a me, Signore, non stare lontano perché l’angoscia è vicinae nessuno mi aiuta (Salmo 21,12)

Tutti godiamo delle bellezze della vita, dei suoi valori, dei suoi momentifelici, ma tutti egualmente conosciamo i giorni della sofferenza. I salmine parlano spesso, invocando l’aiuto di Dio. Uno dei più acuti motivi diangoscia che affliggono l’uomo è la solitudine: corrode, distrugge, togliel’energia necessaria alla vita, bisogna saperne uscire. Ognuno ha bisognodi amicizia, di quella vera, autentica. Gli amici sono coloro che vivono inte, in «casa tua», nel tuo cuore e non ti fanno mai sentire solo. Quando civengono a mancare per motivi diversi è profonda crisi. L’unico che non ciabbandona mai è Dio. Conosce tutto di noi, vuole il nostro bene, ha connoi infinita pazienza. Per questo anche quando la solitudine si trasformain angoscia non dimentichiamoci mai che il Signore è al nostro fianco.

D

Crollata una partedel cornicione, adesso serveun restauro urgentedella facciata esterna

La chiesa di SantaCaterina chiede aiuto

calcinacci a terra a dire il verosono pochi, ma basta alzare losguardo per accorgersi che l’anticocornicione si sta letteralmente

sbriciolando.La chiesa di S. Caterina chiede aiuto.Dopo il restauro degli interni (duratopiù di vent’anni!!) urge adesso ilrifacimento della parte esterna.Nei giorni scorsi infatti ha ceduto unaparte del fregio che sormonta lafacciata destra della chiesa e laprotezione civile, dopo l’interventodei vigili del fuoco, ha chiuso lastruttura, transennando la stradasotto il muro.Secondo i tecnici a cedere è stata lamalta che legava i laterizi, scavata dalvento e dalle intemperie e ilcedimento appena iniziato èdestinato a continuare se non adaumentare con il tempo. Sarebbedunque urgente più che necessario,intervenire con un’opera di restaurosull’esterno della chiesa, ma secondole prime stime l’interventoammonterebbe a più di 10.000 euro:spese di rifacimento e spese distrutture tipo auto cestello (costogiornaliero 600 Euro circa) oppure diponteggio (costo giornaliero 18 Eurocirca al metro quadro per 400 metriquadri).«La parrocchia non ha assolutamente fondi persostenere queste spese. Solo pochi anni fa si è conclusoil restauro degli interni che è durato più di venti anni –afferma il parroco don Donato Mollica – d’altra parteneppure possono restare a vita le transenne così comesono adesso, non solo perché non garantiscono lasicurezza, ma anche perché anch’esse hanno un costo:dopo il primo mese infatti (costo 350 Euro),costeranno più di 100 euro al giorno!»«Per le chiese più antiche interventi del genere dimanutenzione “straordinaria” – spiega l’ingegnerAlessandro Pacciardi, che ha valutato i danni –diventano quasi di manutenzione “ordinaria”. Leintemperie rendono le facciate di questi immobilimolto fragili, poi il clima livornese, ricco di salmastrone aumenta la fragilità.Oltre al problema del cornicione, la chiesa hapurtroppo anche alcune infiltrazioni d’acqua tra lacupola e la lanterna che la sovrasta, dovute a tegolerotte o smosse, che hanno lasciato passare la pioggia el’umidità. Anche questo intervento sarebbe abbastanzaurgente da operare per evitare danni agli affreschi, maanche questo restauro ha un costo notevole, la cifra siaggira intorno ai 4000 Euro che la parrocchia non

riesce a sostenere».La chiesa di S. Caterina rappresenta un vero e propriogioiello: con i suoi 1500 metri quadrati diraffigurazioni è uno degli spazi più affrescati di tutta laToscana; pianta ottagonale, cupola altissima conlanterna da cui si vede tutta la città, essa accogliedipinti di valore, tra cui spicca l’incoronazione dellavergine di Giorgio Vasari e le reliquie di S. Vigilia e S.Valentino; sarebbe veramente un peccato vedersciupata dai segni del tempo questa ricchezza dellacittà.«Spero nell’aiuto di qualche benefattore e delleIstituzioni – continua il parroco – magari con ilcontributo degli oneri di urbanizzazione. Sono certoche Livorno conosce il valore storico e artistico diquesto edificio e non permetterà che vada perso».

Chiara Domenici

I Ecco cosa sono gli oneridi urbanizzazione

li oneri di urbanizzazionesono stati introdotti dallalegge 28 gennaio 1977, n.10, c.d. «legge Bucalossi».

La materia è oggi regolata daldecreto legislativo 6 giugno 2001,n. 380, contenente il Testo unicodelle disposizioni legislative eregolamentari in materia edilizia.Secondo questa legge ogni personao ente che costruisce o amplia oristruttura un qualsiasi immobile èsoggetto al pagamento di una tassaal Comune. Le somme arrivate alComune da queste «trasformazioniurbanistiche» sichiamano «oneri diurbanizzazione» esono dovuti a titolodi partecipazione allespese che i Comunisostengono perl´urbanizzazione delloro territorio. Essihanno infatti unimpiego specifico:vengono destinati adopere di «urbanizzazione»appunto, primaria e secondaria. Sitratta di opere quali le fognature,l’illuminazione pubblica, straderesidenziali, spazi di sosta, ecc. nelprimo caso e di strutture religioseo sociali, o sportive, ecc. nelsecondo.[Art. 1 - Trasformazioneurbanistica del territorio econcessioni di edificare1. Ogni attività comportantetrasformazione urbanistica ededilizia del territorio comunalepartecipa agli oneri ad essa relativie la esecuzione delle opere èsubordinata a concessione da partedel sindaco, ai sensi della presentelegge.

Art. 12 - Destinazione dei proventidelle concessioni1. I proventi delle concessioni edelle sanzioni di cui agli articoli15 e 18 sono versati in contocorrente vincolato presso latesoreria del comune e sonodestinati alla realizzazione delleopere di urbanizzazione primaria esecondaria, al risanamento dicomplessi edilizi compresi neicentri storici, all’acquisizione dellearee da espropriare per larealizzazione dei programmipluriennali di cui all’articolo 13,

nonché a spese dimanutenzioneordinaria delpatrimoniocomunale.]Mentre molti comuniin Italia sonoobbligati a versare glioneri, in Toscana nonè proprio così.Secondo la leggedella Regione

Toscana del 30 giugno 1984,infatti, gli oneri vengono rilasciatisolo a chi ne fa richiesta e dopoespressa delibera del Consiglio,quindi i Comuni hanno facoltà,ma non obbligo di distribuirli aglienti per le opere di urbanizzazionesecondaria.Fatto sta che alla Chiesa cattolicadi Livorno sono diversi anni che ilComune non corrisponde questioneri – mentre qualcuno afferma escrive il contrario - Gli ultimioneri corrisposti risalgono ad unarichiesta di più di due anni farelativa alla chiesa di S. Giuseppee ammontano alla cifra di 20.000euro.

c.d.

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Alla Chiesa cattolicadi Livornosono diversi anni che il Comune non corrispondequesti oneri

Secondo le prime stime l’interventoammonterebbe a più di 10.000 euro, ma la parrocchia non ha fondia disposizione

IL GRANELLOdi senape

di monsignor Ezio Morosi

DALLA LEGGE «BUCALOSSI»

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CA

RIT

ÀLA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI

26 giugno 2011II

La parola alla CARITAS DIOCESANA

LA PARROCCHIA DEI SALESIANI SI INTERROGA

Vecchie e nuove povertàa comunità Salesiana si è ancora unavolta interrogata sul tema delle “Vec-

chie e nuove povertà. Il parroco don GinoBerto ha parlato della sua esperienza sca-turita dagli incontri avuti durante la bene-dizione delle famiglie. Ha potuto così ri-levare che le povertà endemiche si interse-cano con gli impoverimenti dalla crisi at-tuale: dagli anziani che sperimentano lasolitudine perché nessuno si cura di loro,ai giovani in difficoltà a trovare o a man-tenere un posto di lavoro, agli stranierisenza lavoro, senza salute e senza fami-glia.La famiglia rappresenta così la “nuovafrontiera” su cui intervenire: famiglie chesono sempre più piccole e con meno lega-mi di parentela, con un basso numero difigli e con un certo tasso di instabilità co-niugale dove le donne si sobbarcano i di-sagi maggiori. Famiglia che è ancora unammortizzatore sociale rilevante, infattidon Gino ha potuto constatare un caso incui entro la stessa abitazione vivevano (omeglio sopravvivevano!) quattro genera-zioni grazie alla pensione degli anziani. IlComune sui 144 milioni del bilancio nestanzia 36 per la spesa sociale, ma la co-munità cristiana non può giustificarsi conla mancanza di fondi, deve darsi da fareper il raggiungimento del bene comune.

Dobbiamo -ha aggiunto don Gino- anda-re alla radice dei problemi con creatività,l’elemosina contiene in sé dei grandi va-lori ma dobbiamo scoprire interventi piùefficaci. Come chiesa cerchiamo di daredelle risposte, una è quella della forma-zione della coscienza e, come ha afferma-to il Presidente Napolitano, bisogna an-che saper rinunciare a qualcosa per un fu-turo migliore, mettendo insieme le forze,senza rassegnarci alla crisi e essere con-dannati al declino.Presenti all’incontro: il direttore dell’uffi-cio diocesano per la carità Caritas, EnricoSassano; nuovo presidente dell’AzioneCattolica, Antonio Martella; il consiglierecomunale Alessandro Latorraca; l’assesso-re comunale Gabriele Cantù; la professo-ressa Rita Bracci; Paolo Della Nina, delconsiglio pastorale parrocchiale.È stata ribadita la necessità di una “traspa-renza esemplare” per giustificare le scelteche vengono fatte a livello comunale, diuna comunità che prenda coscienza dellarealtà che stiamo vivendo, di privilegiarenon solo gli interventi economici ma an-che la formazione della coscienza dellepersone, il sostegno a chi sta perdendo lapropria identità e la creazione di unanuova rete con le istituzioni per portareavanti azioni concrete e operative. L’asses-

sore Cantù ha sottolineato che la crisinon è solo economica, ma anche di valo-ri, di idealità, la stessa città dimostra unagrande chiusura culturale perché non ci sivuole preoccupare degli altri. Ha aggiuntodi sentirsi “schiacciato dai senza casa edai senza lavoro”, c’è perciò la necessitàdi creare, di inventare, qualcosa che fun-zioni. Bisogna poi recuperare una so-brietà che non esiste più, la vita può esse-re diversa da quella che il consumismo ciprospetta perché la vera felicità passa daaltri binari.Dagli altri interventi è emerso che laChiesa può fare tanto soprattutto nell’e-ducare. È necessario relazionarci con lerealtà più povere perché giustizia e caritànon possono essere scisse. Fondamentalepoi è la testimonianza che si può dare sulterritorio.Don Gino ha concluso dicendo che c’è lanecessità di un ritorno all’impegno in unapolitica vera, in passato c’era stato il rifu-gio nel volontariato, ora ci dovrebbe esse-re il passaggio inverso. Bisogna lavoraresull’uomo, sulla sua coscienza, insegnan-do quella sobrietà che porta alla felicità.E come ci ha insegnato Giorgio La Pira:Bisogna vivere con la passione per co-struire il futuro.

Gi. Gi

L

li Amici dellaCaritas (personeaccolte insiemead operatori e

volontari ) si sonoriuniti per la prima voltain assemblea per fare ilpunto sui servizi,migliorarne la qualitàma soprattutto perincontrarsi e ascoltarsivicendevolmente.Spesso il malcontentoderiva daincomprensioni o da

timori ingiustificati,attraverso il dialogo èpossibile responsabilizzareed adattare i servizi alle realiesigenze delle personeaccolte. «È stato veramente unincontro significativo, ilprimo spero di una lungaserie – racconta GiovanniCalleri, operatore dellaFondazione Caritas – tuttihanno partecipatoattivamente in un clima dirispetto e ordine. Avevamopreparato la sala con curasedie perché chi partecipavapotesse sentirsi a proprio agioe parlare liberamente: sediein cerchio, cartelloni persuggerimenti e proposte. Unvero e proprio “laboratorio”per cercare di evidenziare ledifficoltà e far emergere lepossibili soluzioni. Ci si èconfrontati sui vari servizi, siè discusso sulle difficoltàlegate alla riduzione dellamensa nei mesi estivi, dellanecessità di accogliere “tutti”senza discriminazione…La Caritas ha poi presentatoalcune innovazioni delservizio: la modalità selfservice per favorire unmaggiore coinvolgimento eresponsabilizzazione degliospiti e ridurre gli sprechi; unmenù settimanale bilanciatoe variegato, con verdure e cibistagionali; l’uso di piattilavabili per una maggiorecura nella presentazione deicibi e soprattutto per unariduzione del consumomateriali plastici nel rispettoambiente; l’abbandonodell’acqua in bottiglia di

plastica attraversol’approvvigionamentodirettamente ai punti didistribuzione dell’ASA; lagestione della raccoltadifferenziata affidata ai nostriamici attraverso deicontenitori allestiti in salamensa. Infine, grazie allacollaborazione con illaboratorio di sartoria dellaparrocchia di S. Caterinasono state realizzate delleborse di stoffa, lavabili, con ilnuovo logo della Caritas chesaranno destinate alla

consegna dei pasti adomicilio: un’altra idea percontribuire al rispettodell’ambiente.In conclusione, più di ognialtra cosa è emersodall’assemblea la necessità edil desiderio di queste personedi trovare un luogo in cuipotersi incontrare, parlare edalleviare un po’il senso disolitudine. “Mi auguro chegrazie al coinvolgimento dienti e privato sociale si possapresto consegnare alla cittàun centro di accoglienza

diurno che preveda iniziativeprofessionalizzanti, disocializzazione e ludico-ricreative.Sorpresa finale, a confermadel clima sereno e gioioso, èstata la richiesta di uno deipartecipanti all’assemblea diavere chiarmenti circa iquesiti referendari!!" La prossima Assemblea degliamici della Caritas è inprogramma l’8 luglio alle11.00 al Porto di Fraternità(via delle Cateratte 15)

c.d.

G

Chiesa e Istituzioni unite per sollevare i più deboli

La prima assembleadegli «amici della Caritas»

«Mi auguro che grazie al coinvolgimento di enti e privatosociale si possa presto consegnarealla città un centro di accoglienzadiurno che preveda iniziativeprofessionalizzanti, di socializzazionee ludico-ricreative».

Integrazioneal n°23 de «La Settimana» del 19 Giugno

All’Assemblea dellaConsulta della Caritàera presente anche l’AVOcon un suorappresentante che hapartecipato all’AreaSociale e Sanitario

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI26 giugno 2011 III

INTERVISTA AL PREFETTO DI LIVORNODomenico Mannino

«Livorno ha bisogno di personeche guardino al bene comune»

DI CHIARA DOMENICI

LIVORNO E LEGALITA’Nell’ultimo anno la cronaca haparlato spesso di rapine, furtied altri piccoli reati, secondo leiè un effetto della crisieconomica o c’è qualcosa di più?«I dati che ho, a dire il vero,parlano esattamente delcontrario: nell’ultimo anno c’èstato un trend positivo diriduzione dei reati del 14% edè una tendenza che va avanti daquattro anni! Direi che certenotizie andrebbero “calibrate”,capisco le necessità dei media,ma in questo modo si creanoallarmismi non solo falsi edingiustificati, ma anchedannosi, perché trasmettonoun senso di insicurezza aicittadini. C’è da aggiungere chementre i reati si “vedono”,l’attività di prevenzione ed irisultati ad essa connessirestano “nascosti”. Mi fapiacere anche aggiungere chenegli ultimi anni non abbiamoavuto neppure grossi problemidi ordine pubblico: credo che ilivornesi abbiano compresoche i problemi si debbonorisolvere in modo pacificosenza ricorrere a dimostrazionio prove di forza che possanopoi, anche per solo pochiesagitati, sfociare nell’illegalitàottenendo effetti opposti aquelli voluti».

L’aumento degli immigraticome ha influito sulla vita dellacittà? Lei che è a Livorno ormaida tre anni, vede cambiamenti?«Si.Indubbiamentegli immigratisono aumentatiin tutta laprovincia equesto è unfenomenoevidente. Honotato però conpiacere come lamaggior parte diessi si siaintegrata nellacomunitàlivornese(soprattutto neipiccoli centri), apartire daibambini chefrequentano lescuole pubbliche.Sicuramente ilfenomeno vaanalizzato dadiversi punti divista: tra gliimmigrati c’è chiha intrapresoun’attivitàlavorativa e lavora in manieraonesta e chi invece cerca –diciamo - “soluzionialternative”. Sono convinto chequeste persone che spessofuggono da realtà di povertàestrema o di guerra abbianobisogno di essere aiutate, maoccorre farlo nel rispetto dellalegalità. Non si può giustificarel’illegalità con il bisogno.Occorre invece colpire piùduramente chi si approfitta diqueste persone, sfruttandole

con il lavoro nero o con affittispropositati, su questo stiamolavorando».

LIVORNO E AUTORITA’La gente confida ancora nelleautorità cittadine o forse piùnelle persone che ne rivestono ilruolo?«Sono sempre stato dell’ideache le autorità, le istituzionidebbano essere vicini aicittadini; nel senso che il lorocompito principale è quello diascoltare i bisogni per potermigliorare la vita dellacomunità. Se viene a mancarequesto ascolto si creano dellesituazioni di stallo e discontentezza tra la gente che alungo termine possono portarea scontri. Io stesso spesso“smetto” i panni del prefetto evado in giro per la città o per icentri della provincia, magarivestito in modo sportivo, persentire cosa dice, cosa chiede lagente e verificare di personatante situazioni: dallo statodelle strade, alla viabilità, aiprezzi al mercato, allediscariche abusive, ecc.Oggi vedo una particolareesigenza di attenzione eun’ansia di cambiamento: sichiede che le autorità pensinoal bene comune, perché nonpuò e non non può essereaccettato che per ogni piccoloproblema sorga un comitato diprotesta. E mi sembra ormaisuperato anche il divario tradestra e sinistra della politica:ormai bisogna guardare aiprogrammi ed alle persone che

non si limitano adenunciarli, ma lisappianorealizzare inconcreto».

Le istituzionispesso sono vistecome "risolutrici"di problemi (es: sel’azienda fallisceci deve pensare ilComune o laProvincia, se lasquadra di calciofallisce la devecomprare ilComune...ecc) maè veramente questoil loro ruolo?«No, non lo è.Ognuno ha ilproprio ambito diintervento. Adesempio ilComune non puòessere il “salvatutto”, però d’altraparte,occupandosi della

parte sociale della città, deveinteressarsi a problemi di tutti igeneri ed agire però nei limitidelle proprie competenze.Anche perché le Istituzionipubbliche si muovono con ildenaro pubblico e quindi deveesserci una scala di priorità perl’impiego delle risorse cheappartengono ai cittadini: nonsi può sostenere tutto e tutti,occorre fare delle scelte anchecon criteri di attenzione alfuturo. Inoltre secondo me

bisogna anche un po’ uscire daqueste forme diassistenzialismo».

LIVORNO E FUTUROL’immobilismo di Livorno èpalese: tutti ne parlano ma poiognuno pensa al proprio"orticello", possibile chenessuno prenda in mano lasituazione con qualche buona"idea"?«Livorno come altre cittàconosce poteri forti e chi ha ilpotere cerca di mantenerlo:questa è una forma di egoismoche penso sia innata nel dnaumano! Allo stesso tempo perònon deve mai mancare lavoglia di migliorare emigliorarci come uomini edonne.Certo è che non si puòaspettare “l’uomo del destino”!Livorno ha attraversato unafase di sviluppo, ma poi non siè adattata alla competitività cheè necessaria nel mercatoglobale. Bisogna che la cittàriscopra le proprie potenzialità(che ha!) e le renda appetibili;penso alle possibilità del porto,all’entroterra, al turismo,all’agricoltura di qualità.Occorre lavorare in sinergia esenza pretendere che tutto resticosì com’è. Faccio un esempio:non si può garantire che cisiano connessione Internet etelecomunicazioniall’avanguardia e pretendere

che non ci siano antenne suitetti, oppure garantire trasportiadeguati ai commerci eprotestare se si costruisconostrade o ferrovie.Per migliorare occorronorisorse e sacrifici: ma le primedevono essere spese bene, isecondi devono essere giusti eproporzionati tra tutti.Certi del fatto che si sta meglioquando si sta meglio tutti e chequindi le attività produttivedebbano garantire unosviluppo armonico della cittàin tutte le sue forme ecategorie».

Lei come vede il futuro dellacittà: c’è speranza o l’impasse èancora lontana da superare?«Io sono ottimista per natura.Vedo con dispiacere tantesituazioni di crisi profonda: unaumento delle vendite di caseall’asta, disoccupati increscita… però sono convintoche Livorno può farcela. Habisogno di persone cheguardino al bene comune, maquesto va insegnato ai ragazzisin da piccoli. Ho apprezzatomolto le celebrazioni per il150° anniversario dell’Unitàd’Italia: mi è sembrato divedere che i giovani tenganomolto al loro Paese, più diquanto si pensi, ma devonoessere accompagnati da adulticonsapevoli e di cui sentono dipoter riporre la loro fiducia».

Livorno ha attraversatouna fase di sviluppo, ma poi nonsi è adattataalla competitività che è necessaria nel mercato globale. Bisognache la cittàriscopra le propriepotenzialità (che ha!) e le renda appetibili

llustrissimo e Rev.mo Monsignore,sono già trascorsi sei mesi da

quando ella, ci ha volutobenignamente affidare la direzionespirituale dei condannati ai lavoripubblici di questo Bagno di Livorno.Fin dal primo momento in cuifummo destinati alla guida di questepersone, abbiamo consideratoquest’opportunità un particolaredono del cielo per animarci adintraprendere, con sempre più santocoraggio, tutte quelle iniziative chesuggerisce al nostro cuore ilministero sacerdotale.

Ma poiché le nostre premure esollecitudini sono dirette arispondere ai bisogni di tutti i nostrifratelli, tanto che, per ridare dignitàalla loro vita, volentieri siamopronti a sacrificare noi stessi,vorremmo rivolgere le nostreattenzioni anche ai guardiani deicondannati, perché siamo sicuri chedalla loro saggia condotta, sipossono ottenere grandissimivantaggi. I forzati sono affidati alla lorocustodia: se essi li disprezzano per illoro mutato comportamento, sesono con loro poco umani eirrispettosi, anzi addirittura crudeli,quale affidabilità potrà essere lorodata? E come potranno correggere icondannati se cadono negli stessierrori? Infine per provvedere a tuttoquesto e per prevenire danni cosìgravi, abbiamo pensato questasoluzione: offrire anche ai guardianiun corso di formazione, da farsi intempo e luogo diverso, per avere lapossibilità di correggere le loromancanze con maggiore libertà ediventino cooperatori della riformasociale e religiosa dei condannati.[...]

Non vogliamo restringere la nostraproposta solamente a questo,perché, vediamo necessarioformulare un regolamentosistematico per dare stabilità alrecupero umano e spirituale diquesti condannati. Per questoabbiamo preparato alcuni articoliche ci sembrano utili per loro:* La formazione è opportuno chevenga fatta da laici adulti;essi cercheranno di intrattenerli suargomenti che servono a migliorarela loro vita e a rianimare la lorosperanza. • Quando un forzato si ammalerà,l’economo avvisi subito i sacerdotiperché gli offrano le cure proprie delloro ministero, ed avvisi i laiciadulti perché diano al malatotutte quelle attenzioni e premureche suggerisce la carità.• Si raccomanda ancoraall’economo che, se il malato habisogno delle cure dell’ospedale,vigili affinché venga posto in unluogo accogliente e adatto asollevarlo e non ad opprimerlo, siaassistito dai medici e abbia lemedicine e tutto ciò che gli ènecessario per recuperare la salute.Purtroppo il luogo dove attualmentei forzati vengono tenutinell’ospedale equivale ad una verasepoltura.• Bisogna in qualche modointervenire e porre fine a questosistema ingiusto perché i forzati diLivorno, quando sono degenti inospedale, vivono in condizioni piùdisagiate che al Bagno.[...]Molti sono gli elogi che riceve ilGoverno perché con le sue saggeleggi dimostra chiaramente di averea cuore non tanto la punizione delmale nei suoi cittadini, quantoinvece la restituzione alla società dipersone risanate ed impegnate nelbene. [ ... ]

Monsignore, non si spaventi per lamolteplicità dei nostri impegni; conla grazia e l’assistenza di Diocontinuiamo ad eseguire tuttoquello che abbiamo intrapreso.

Umil.mo e Obbl.moprete Giovanni Battista Quilici

Livorno, 25 novembre 1822

I

Un regolamentoper il recuperodei condannati

l Dott. Domenico Mannino, nato aReggio Calabria il 22/01/1947,

dopo gli studi superiori presso il LiceoClassico "Tommaso Campanella" hafrequentato l’Università di Messinaove ha conseguito la Laurea inGiurisprudenza nel Febbraio 1970.E’ stato Ufficiale dell’Esercito Italianoe si è congedato il 6/1/1972.Dal 8/1/1972 all’Agosto dello stessoanno ha insegnato quale titolare dicattedra nelle Scuole Medie Inferiori.Nello stesso periodo, avendoconseguito il titolo di ProcuratoreLegale, ha esercitato anche laprofessione forense.Dal Settembre 1972 ha prestato servizio, quale vincitore di concorso, alMinistero dell’Interno prima presso la Prefettura di Catanzaro esuccessivamente presso la Prefettura di Reggio Calabria ove ha ricopertogli incarichi di:

Dirigente Ufficio Circolazione e Traffico, Depenalizzazione e Antimafia dal1973 al 1976.Vice Capo di Gabinetto dal 1976 al 1983.Capo di Gabinetto dal 1983 al 1990.Vice Prefetto Vicario dal 20/1/1990 al 4/12/1995.Trasferito alla Prefettura di Pisa, ha ricoperto l’incarico di Vice PrefettoVicario dal 5/12/1995 al 29/12/2003.

Nominato Primo Dirigente dal 1/1/1986, dopo aver superato il 1° CorsoDirigenziale presso la Scuola Superiore del Ministero dell’Interno eDirigente Superiore dall’1/1/1990, è stato anche docente della ScuolaSuperiore della Pubblica Amministrazione e dell’Istituto SuperioreEuropeo di Studi politici.Nel corso della carriera ha ricoperto numerosissimi incarichi diCommissario Straordinario, in particolare presso Amministrazioni di EntiLocali sciolte per mafia, in Calabria, in Campania e nelle Marche.

E’ stato Prefetto di Massa-Carrara dal 30/12/2003 al 5/4/2006 ePrefetto di Rimini dal 6/4/2006 al 28/12/2007

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La Biografia

LE LETTERE DIdon Quilici

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI26 giugno 2011IV

VENERDÌ 24 GIUGNO9.30 S. Messa e saluto allacongregazione delle Fedelicompagne di Gesù nella chiesadi Santa Giulia19.00 Incontro congiunto delConsiglio pastorale diocesano econsiglio presbiterale allaparrocchia di Santa Lucia(Antignano)

SABATO 25 GIUGNO10.00 incontro con i diaconi invescovado12.00 in ospedale, inaugurazio-ne e benedizione della targa inmemortia del dott. Ceccarini18.00 S. Messa alla parrocchiadi San Giovanni Bosco (Coteto)

DOMENICA 26 GIUGNO11.00 S. Messa e visita allacomunità eucaristica dellaSS.ma Trinità (Cappuccini)18.00 Solennità del corpo esangue di Cristo

LUNEDÌ 27 GIUGNO11.00 inaugurazione autostradatirrenica a Rosignano

DA MARTEDÌ 28 GIUGNO ASABATO 2 LUGLIO, IL VESCOVOGUIDERÀ IL PELLEGRINAGGIOECUMENICO IN ROMANIA

Agenda del VESCOVO

Diocesi informa

Venerdì 1 LUGLIO La lettera di mons. Ezio Morosi e don AndreaBrutto a tutti i presbiteri della Diocesi

Una giornata di preghierae di raccolta per i nostri seminaristi

arissimi,in questo momento di passaggiotra un rettore e un altro, ci èsembrato bello raggiungervi

insieme con questa lettera per chiedervidi celebrare una giornata di preghiera edi raccolta a sostegno dei nostriseminaristi Simone Barbieri e Matteo Seuimpegnati nel loro cammino diformazione.

Pensiamo possa essere opportunoprendere spunto dalla solennità del S.Cuore che celebreremo il 1 Luglio p.v.per sottolineare l’identità del presbiterocome immagine viva del Signore Gesù, di«colui che il Padre ha consacrato emandato nel mondo» (Gv 10,36).Per cui, in preparazione a questasolennità, invitiamo ogni parroco neltrovare i tempi e le modalità adeguate

per sollecitare le comunità parrocchiali apregare e sostenere economicamentequeste vocazioni, e per domandare al«Padrone della messe» di mandare nuovioperai nel suo campo (cfr.Mt 9,37).Certi della collaborazione di ciascuno divoi, vi salutiamo fraternamente nelSignore,

mons. Ezio Morosidon Andrea Brutto

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I giovedì nel chiostro 2011

Giovedì nel Chiostro sono il tradizionale appuntamentoestivo organizzato dall’Azione Cattolica diocesana nelChiostro del Vescovado: uno spazio per meditare in tran-quillità, un’occasione per incontrare relatori con cui con-

frontarsi, un modo di pensare e di vivere assieme la Chiesa.Quest’anno, in una versione leggermente ridotta, il tema saràquello dello "sviluppo umano integrale", con l’obiettivo di ri-flettere sulla formazione sociale dei fedeli laici, responsabilidella edificazione della Chiesa ma anche della città umana. In particolare, a partire da alcune sollecitazioni contenute nel-l’ultima enciclica di papa Benedetto XVI, la Caritas in Veritate(CiV), metteremo a tema alcune questioni nodali del nostrotempo: l’amore e il rispetto del creato, il lavoro, la scuola e l’e-ducazione.

Ecco il programma:

14 LUGLIO Il rispetto del Creato: il cristiano e l’ecologiaCiV, 48

21 LUGLIO Il lavoro: Quale responsabilità? Quale prospettiva?CiV, 63

28 LUGLIO La scuola: Quale educazione? Quale obiettivo da perseguire?Quali protagonisti?CiV, 61

Ogni Giovedì i relatori (che saranno resi noti la prossima setti-mana) introdurranno una meditazione sul tema, offrendospunti per la riflessione personale e il confronto fra i presenti.

Tutti gli incontri si terranno presso il Chiostro del Vescovado diLivorno, in via del Seminario 61, dalle ore 21.15 alle 23.00.

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BREVI DALLA DIOCESIIncontro DiaconiSABATO 25 GIUGNO ALLE 10.00Nel salone del Vescovado, confronto e verifica finale con ilVescovo

Per uno sviluppoumano integrale

Libri da LEGGEREdi M.C.

Pacini A. - Oltre la divisione. L’intuizioneecumenica e il dialogo interreligioso.- Ed.Paoline, pp.279, € 18,00

Il movimento ecumenico, che ha circacento anni, sembra soffrire un certo lo-goramento. La memoria di coloro chene sono stati gli illuminati pionieri nellaprima metà del secolo XX, è fondamen-tale non solo per comprendere il percor-so maturato a partire dal suo sorgere,ma anche per aprire il presente a nuoviorizzonti, sia in rapporto all’unità dellaChiesa, sia in rapporto al dialogo delleChiese con le grandi religioni del mon-do. Questa pubblicazione intende presenta-re il sorgere e la prima maturazione delmovimento ecumenico, attraverso alcu-ne grandi figure che ne sono state intel-ligenti e appassionate artefici, nella con-vinzione che la loro esperienza può farluce per una maggiore comprensionedell’istanza ecumenica che deve essereconcepita come una dimensione costitu-tiva dell’identità di ogni confessione cri-stiana, e inoltre offre suggestioni fecon-de per alimentare e rafforzare l’impegnoecumenico nella Chiesa di oggi. Moltointeressanti poi i tre saggi dedicati ad al-cuni pionieri del dialogo interreligioso:essi ci consentono di verificare comeanche questa prospettiva teologica e spi-rituale sia venuta alla luce nel corso delXX secolo grazie all’interesse rinnovatoper le tradizioni religiose non cristianesorto in ambito cristiano a partire da al-cune esperienze di singolare intensità,che hanno privilegiato il dialogo dell’e-sperienza spirituale, il quale costituiscetutt’oggi l’orizzonte più alto e comples-so del dialogo interreligioso cui riman-da l’evento importante della Giornata dipreghiera di Assisi indetta da GiovanniPaolo II nel 1986.

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI26 giugno 2011 V

SI PARLA DI «EMERGENZA EDUCATIVA»,LEI COSA NE PENSA?Scabini: «La parola emergenza evoca unallarme: l’emergenza educativa è unallarme sociale perché vi sono molti segniche le regole della buona convivenza e delrispetto tra le persone vengano violate. È decisiva però la modalità della reazionea questo allarme: si può tentare di fuggire,per esempio rifugiandosi nel buon tempoantico) oppure si possono cercaresoluzioni concentrandosiprevalentemente oesclusivamentesull’attuazione di norme.Ma c’è una terza via:l’allarme fa emergere -ecco un altro modo diintendere emergenza - larealtà che sta sottol’attuale crisi.L’esperienza educativatocca il nodo critico delpassaggio del patrimonioculturale, morale espirituale tra legenerazioni.Un passaggio che sta alcentro delle relazionifamigliari, ma non puòessere ad esse confinato,tocca infatti laresponsabilità dellegenerazioni adulte neiconfronti di quelle chestanno crescendo e ponea tutti l’ineludibiledomanda se e perché lavita vale la pena di esserevissuta . Porre questadomanda e tentare dirispondervi: ecco ilmodo genuino perintrodurci all’avventuraeducativa».

Belardinelli: «L’espressione"emergenza educativa"segnala uno dei problemipiù gravi della nostra società; unproblema che va ben oltre la crisidell’istituzione familiare o del sistemascolastico. Ciò che è in gioco è il sensostesso dell’uomo e delle relazioni che locostituiscono. L’idea che ognuno di noinasce in un mondo col quale deveimparare a familiarizzare; che questafamiliarizzazione ha bisogno dell’amoredei genitori, dell’impegno degliinsegnanti e dell’intera comunità; chesono proprio le persone che hannopotuto sperimentare relazioni "educative"soddisfacenti ad avere maggioriprobabilità di sfruttare a pieno le grandiopportunità del momento storico chestiamo attraversando: tutto ciò costituisceuna sorta di evidenza elementare che peròabbiamo come rimosso. Parlare di"emergenza educativa" significa pertantosollecitare una riflessione e una praticache aiutino a riappropriarci di alcunipresupposti antropologici fondamentali,senza i quali è difficile immaginare unavita individuale e sociale che soddisfidavvero i nostri desideri di libertà e difelicità».

IN PIÙ OCCASIONI NEL DOCUMENTO CEI SILEGGE CHE L’EDUCAZIONE È IL BENEPUBBLICO PER ECCELLENZA. COSA SI PUÒFARE PER RILANCIARE QUESTO BENEPUBBLICO?Scabini: «Un vecchio proverbio popolaretedesco recita che “pubblico è ciò sta acuore a ciascuno” – risponde laprofessoressa -. Molto spesso, invece iltermine pubblico assume un significatoindifferenziato e generico come dire checiò che è di tutti essendo di tuttiindistintamente, non appartiene anessuno. Cosi è per l’educazione: è unbene pubblico per eccellenza ma sulla

base della seconda accezione. Non siinveste di su di essa, non le si dedicaattenzione sociale, non la si “cura” comeun valore, come un patrimonio. Così sifinisce per perderla o per renderla unsimulacro sociale, svuotata di contenuti –prosegue Scabini -. Per rilanciarla occorre capovolgere laprospettiva, rimetterla al centrodell’attenzione delle relazioniinterpersonali, sociali e istituzionali,averne cura e avere cura del patrimonioetico che mediante essa si trasmette tra legenerazioni. L’educazione come bene èpubblico in quanto ognuno è ad essoappassionato, lo sente come suo e cometale lo promuove. È questa passione cheva ritrovata e rivivificata, per ritrovare erivivificare il futuro delle giovanigenerazioni»

Belardinelli: «Considero molto felicel’idea che l’educazione rappresenti il benepubblico per eccellenza. L’educazione èimplicata e tocca l’umanità di tutte lerelazioni sociali. Ci sono luoghi, penso ad

esempio alla famiglia e alla scuola, chehanno nell’educazione il loro fineprimario. Se però ci pensiamo bene, tutti isistemi sociali -dal mondo del lavoro, altempo libero, ai media, allo sport-funzionano in modo più o meno"umano" a seconda del tipo dieducazione, diciamo pure, del modello diuomo, di cui dispongono e si fanno cassadi risonanza. Per questo l’educazione è unbene pubblico di primaria importanza. In essa, lo ripeto, ne va di ciò che cicostituisce come uomini: i legami concoloro che ci hanno generatobiologicamente e quelli con coloro che cihanno generato culturalmente, i legamicon la nostra famiglia e quelli con lanostra comunità, con coloro che sonovenuti prima e con coloro che verrannodopo. Una società che non si curadell’educazione è una società che non haa cuore l’umanità delle sue relazioni e, inquanto tale, è destinata prima o poi adissolversi anche come società».

Dal sito del progetto culturale

Allarme sì,ma dipende anchedalle reazioni

ESPERTI A CONFRONTO SULL’EMERGENZA EDUCATIVA.........

Due domande a Eugenia Scabini, presidedella Facoltà di psicologia all’Universitàcattolica del Sacro Cuore di Milanoe a Sergio Belardinelli, professore e coordinatore delle iniziative del Comitatoper il progetto culturale della Cei

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI26 giugno 2011VI

Conosciamo L'ASSOCIAZIONE ITALIANA MAESTRI CATTOLICI

Maestri e professori: versoun’unica associazionea denominazione A.P.I.CI significa As-

sociazioni Provinciali Invalidi Civili eCittadini Anziani, è stata fondata a Romaalla fine degli anni novanta, si è sviluppa-ta in varie parti d’Italia.La sede di Livorno, è stata inaugurata nelnovembre 2001 e resa operativa dal feb-braio 2002. L’attuale presidente è MarioLanducci. A Tania Russo, che ricopre ad oggi l’inca-rico di segretaria organizzativa, abbiamoposto alcune domande.

Come nasce e cosa si proponel’A.P.I.CI ?«Nasce come associazione di Promo-zione Sociale composta da volontariche si impegnano in attività sociali afavore dei disabili e degli anziani. Ciproponiamo di privilegiare sempre lepersone in una scelta etica che difendae migliori la vita dei cittadini più svan-taggiati. Il servizio principale che for-niamo è quello del trasporto degli an-ziani e dei disabili, ci prefiggiamo difar uscire di casa l’anziano perché pos-sa inserirsi nella vita sociale, questoperché non sempre possono confidarenell’aiuto delle stesse famiglie spessoimpegnate nel lavoro e nei problemiquotidiani».

Per far questo siete dotati di mezzi?«Sì, abbiamo un mezzo nostro e alcunici sono stati donati da altri enti. Nel2008 l’ENI ci ha donato un mezzo alquale ha fatto seguito, nel 2010, unmezzo donato da Enel Cuore Onlus.L’associazione ha poi provveduto adattrezzarli, così come provvede alla lo-ro manutenzione e alle varie assicura-zioni. Abbiamo anche un Ducato a 8posti in comodato d’uso dal Comuneper 4 anni grazie alla MGG (MobilitàGratuita Garantita) che è sponsorizza-ta dalle Aziende che mettono sul mez-zo la loro pubblicità».

Avete rapporti con il Comune?«Collaboriamo con il Comune nelprogetto “Sorveglianza attiva anzianifragili”. Per gli anziani che sono ancoraautonomi, in base alla certificazioneISE, il Comune fornisce loro dei ticketsche possono consumare per le proprieesigenze, così trasportiamo gruppi dianziani a ritemprarsi presso i Centrisociali oppure per le Visite guidate ogite culturali».

A chi sono rivolti i vostri servizi?«Nel 2010 i nostri soci, che pagano unaquota annuale di 20 euro, sono stati922, in maggioranza hanno la neces-sità di usufruire del servizio di traspor-to in quanto si tratta di anziani, di di-sabili e anche giovani con handicap. Ilservizio, che è svolto da volontari, halo scopo di soddisfare le loro necessitàincombenti come: visite mediche, ana-lisi, terapie di riabilitazione».

I servizi sono gratuiti o no?«E’ prevista una compartecipazione aviaggio di sei euro, è gratuito per quel-le persone che hanno un ISE inferioreai 7.500 euro».

Offrite altri servizi?«Sì, il servizio di consegna domiciliare,il “Pony solidale” per la consegna a do-micilio di farmaci e di beni alimentariper i cittadini che non possono prov-vedere autonomamente al loro acqui-sto. Abbiamo anche un servizio diconsulenza legale gratuito di un pro-fessionista, per eventuali ricorsi agli ac-certamenti delle commissioni medi-che per l’invalidità civile o verso le re-visioni del Ministero del Tesoro. Ven-gono affrontati anche i problemi legatiall’abbattimento delle barriere archi-tettoniche e alle cause condominiali.E’ in funzione un servizio di consulen-za sociale che mira alla verifica dei bi-sogni del disabile e dei suoi famigliarie alla attuazione di quei benefici e ser-vizi previsti dalle vigenti normative.Come si può capire il nostro impegnoè notevole e l’associazione va avantigrazie alle donazioni dei cittadini male spese sono molteplici e tra queste c’èanche quella del fondo in cui ci trovia-mo».

Gi. Gi.

A.P.I.CI. Associazioni Provinciali Inva-lidi Civili e Cittadini Anzianisede: Via Giuseppe Maria Terreni 34/36tel. 0586/4443 61 fax. 0586/411784e-mail: [email protected] Internet:w.w.w.apici.org

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Conosciamo l ’A.PI.CI

DI GIANNI GIOVANGIACOMO

Associazione ItalianaMaestri Cattolici(A.I.M.C.) nasce aRoma nel 1945 ad

opera di Maria Badaloni, unanota insegnante aderenteall’Azione Cattolica, e di FratelCarlo Carretto. Al Congressonazionale del 3 settembre1946 viene redatto lo Statutodell’associazione e al 2°Congresso del 1948 ne vieneapprovato il testo definitivo eil relativo regolamento.Tenendo conto deicambiamenti avvenuti nellanostra società nel 2001 loStatuto è stato modificato e nel2009 l’Assemblea nazionale neha riviste alcune parti.Rimane ferma la fedeltàall’ispirazione cristiana, lacoerenza normativa e laconsapevolezza dellemotivazioni e finalità.Presidente provincialedell’AIMC livornese è SandraCavallini (nella foto), elettanel 2001 è al suo terzomandato dopo essere stata inprecedenza per due voltepresidente di sezione. Dal2009, a livello regionale, hal’incarico di Segretariagenerale, mentre a livellonazionale è Sindaco revisoreeffettivo. Fa inoltre parte delComitato nazionale digaranzia della Fondazione chegestisce il patrimoniomobiliare e immobiliarericonducibile quest’ultimo allaSede di Roma.L’abbiamo incontrata percapire l’attività di questaAssociazione.

COME SI PUÒ DEFINIRELA SUA ASSOCIAZIONE?«L’AIMC è una associazioneprofessionale libera edemocratica, costituita dadirigenti e insegnanti dellascuola statale e non statale chesono in servizio o inquiescenza, e anche daaspiranti all’insegnamento. Sipropone la crescita umana eprofessionale dei suoiaderenti, si ispiranaturalmente alla logica delVangelo che costituisce lamotivazione peculiare el’orientamento dell’intero suo

’L

agire, per questo fine proponeanche degli incontri spiritualiper rafforzare le motivazionidi fede che possonocontribuire ad illuminare ilpercorso personale nellostesso impegno scolastico».

A LIVORNO QUANDO È STATAFONDATA E QUALI SONO STATELE PERSONE PIÙSIGNIFICATIVE?«Nella nostra cittàl’Associazione è stata fondatanel 1949 dal maestro OtelloMaggi. La figura carismaticache ha lasciato un grandevuoto è stato però AngeloSartù, un maestro non solo insenso professionale ma unmaestro di vita. Un notevoleimpegno è stato dato daMario Mancioli, direttoreamministrativo della ScuolaPilo Albertelli, mentre MariaAnna Moroni Biagi, decedutapurtroppo a soli 53 anni, èstata indice di rinnovamentoinstaurando unacollaborazione fattiva con lealtre associazioni simili allanostra.Per quanto riguarda laProvincia, non bisogna

dimenticare Delia PasiniSansoni che è stata per 42anni presidente della sezionedi Cecina. E come nonricordare che l’attualepresidente della sezionelivornese è Enrica Talà, che èanche direttrice dell’ufficiodiocesano per la scuola».

QUALI SONO I RAPPORTICON LE ISTITUZIONI?«Direi molto buoni.Partecipiamo ai protocollid’intesa riguardo ai problemiscolastici sia con la Regioneche con la Provincia e ilComune. L’iniziativa del“Settembre Pedagogico” che èdivenuto poi “autunnopedagogico” ci vede in primopiano. L’iniziativa che èpartita dall’ANCI e vi aderiscegià da diversi anni il Comune,è rivolta agli alunni e aidocenti e la nostraAssociazione è chiamata adorganizzarne gli interventicon competenza e sensibilitàalle problematiche; del resto irapporti con l’assessoreall’Istruzione Carla Roncagliasono ottimali. Dal nuovoassessore regionale

all’istruzione, StellaTargetti, siamo statichiamati acondividere il Pianodi razionalizzazionedella rete scolastica,in questo ambitoprendiamo parte aiprogetti perl’handicap, per lescuole d’infanzia,per i nidi e per ilaboratori».

QUAL ÈL’ANDAMENTO DEGLIADERENTIALL’ASSOCIAZIONE?«Purtroppo è incalo, avevamo unasezione a Piombinoche siamo staticostretti a chiudere.La diminuzione èoriginata da duemotivazioni: laprima è quella chela Scuola assorbemolto di piùl’attività degliinsegnanti lasciandoloro poco tempo per

poter fare altre attività. Laseconda è dovuta al fatto cheoggi è molto più difficileentrare “di ruolo”: la Scuolasta cambiando e l’accesso èsempre più aleatorio a causadei tagli; prima molti soci siiscrivevano per frequentare inostri corsi di formazione,mancando i posti di lavoro èdivenuto inutile organizzare icorsi».

COME VEDE IL FUTURODELL’ASSOCIAZIONE?«C’è ormai un percorsoobbligato che unisce la scuolaprimaria con la scuola mediainferiore, c’è quindi uncollegamento maggiore e unaesigenza di continuitàdidattica rispetto aiprogrammi. Penso perciò chel’AIMC e l’UCIIM(associazione professionalecattolica di docenti, dirigenti,ispettori, educatori eformatori della scuola statalee non statale) possanoconvergere verso un’unicaassociazione di insegnanti,ma forse è ancora prestoperché questa idea si possarealizzare».

L’intervista alla presidente provinciale Sandra Cavallini

UN CAMPO DI TRE GIORNI PER TUTTI I CATECHISTI

Alla ricercadel catechista perdutoon la fine delle vacanze l’Ufficio Cate-chistico diocesano fa una proposta a

tutti i catechisti di un campo scuola di tregiorni.Il titolo che abbiamo voluto dare a questainiziativa è «ALLA RICERCA DEL CATE-CHISTA PERDUTO», proprio perché l’ideanasce dalla necessità per i nostri catechi-sti, soprattutto i più giovani, di compren-dere fino in fondo il loro ruolo importan-te e prezioso nelle comunità parrocchiali.È un’occasione per incontrarci e condivi-dere le diverse esperienze, ma anche unmomento per ridare vitalità al nostro ser-vizio educativo attraverso la catechesi.Questa idea nasce con la collaborazionedell’UCD della Diocesi di Massa Maritti-ma alla quale siamo legati dal passato, eche ci dà l’opportunità di avere con noi laProfessoressa Anna Giorgi (biblista) e ilProfessor Mons. Enzo Greco (catechetapresso il Seminario Regionale di Siena).È un’opportunità da non perdere, i postisono limitati, infatti al massimo si preve-dono 26 partecipanti, divisi con la Dioce-

si di Massa Marittima. La partecipazioneper la nostra Diocesi sarà favorita perchéil campo si svolgerà a Rosignano Maritti-mo e consentirà ai nostri catechisti dinon essere costretti ad alloggiare nellastruttura. Il costo è di soli € 80 per chi al-loggerà e di € 50 per gli altri.Tutti sono invitati i catechisti più anzia-ni, perché potrebbe essere anche per loroun’occasione per ritrovare un nuovo slan-cio nel loro essere catechisti e anche i piùgiovani per imparare e approfondire ilmodo di comunicare la fede.È possibile iscriversi presso l’UCD (ufficiocatechistico diocesano) di Livorno telefonan-do al 3281676307 a Don Fabio Menicagli. Èconsigliabile prenotare per tempo, perché iposti sono limitati a 26 partecipanti distri-buiti in 4 camere quadruple e 1 da sei postiletto, ognuna con bagno proprio.L’inizio è previsto alle ore 14,30, di venerdì 2settembre, con possibilità di arrivare per ilpranzo. Il termine è previsto per il primo po-meriggio di domenica 4 settembre.

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Un aiuto perinvalidi ed anziani

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI26 giugno 2011 VII

Una giornata in ricordo di MONSIGNOR ABLONDIel giorno diPentecoste, laParrocchiadella SS. Trinità

ha organizzato unincontro in memoria diMons. Ablondi. Perchéquesta data? Non è unadata qualunque, infattiAlberto Ablondi fuordinato sacerdoteproprio nel giorno diPentecoste del 1947. Eper la famiglia diAblondi fu una grandefesta visto che nellostesso giorno, durante lastessa messa, i suoigenitori “celebravano lenozze d’argento e un suocuginetto riceveva laprima Comunione” –così come narra unatrafiletto pubblicato suun giornale localedell’epoca che è statoletto in quest’occasione -.La comunitàparrocchiale deiCappuccini ha volutoricordare il suo Vescovomons. Ablondi a quasiun anno dalla morteinsieme a tre personeche, per ragioni diverse,hanno avuto contatti dicollaborazione con lui:Maria Enrica Senesi, chelo ha seguito e aiutatonella pubblicazione deisuoi libri; padre FabrizioCivili parroco di questaparrocchia anchedurante l’episcopato diAblondi; GianlucaSpadoni che hapartecipato al Sinodo deiGiovani e che, avendolavorato alla Caritas neglianni in cui la sedecentrale era accanto alvescovado, ha avutorapporti molto stetti dicollaborazione conmons. Ablondi.Perché quest’incontro inricordo di mons.Ablondi? “Perché siamola sua Chiesa, quella che

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ha seguito, guidato edamato per oltre 30 anni”.Con queste parole è statoaperto un incontro cheha visto la testimonianzadei tre relatori el’intervento di altrepersone che hannoriportato la loroesperienza. Maria Enrica Senesi haricordato mons. Ablondiattraverso la (parziale)lettura della sua letterapastorale in qualità diAmministratoreApostolico di MassaMarittima del 1967.“Questa lettera, scrittaall’indomani dellachiusura del ConcilioVaticano II e in unmomento storico moltoparticolare e turbolento,mette in evidenzal’attenzione di mons.Ablondi verso la parola everso l’ascolto. E’ giàpresente, sin dai suoiprimi scritti, l’attenzioneall’uomo e a tutto ciò chefa incontrare l’uomo. Inquesta lettera si rivolge aifratelli lontani, che forsesono lontani “anche acausa nostra”. Parla di“un’attenzione piùtranquilla”.

Dell’attenzione chebisogna dare al passocon il quale siintraprende uncammino. Mi piacericordare mons. Ablondicon questa lettera perchéin questo scritto, tuttosommato giovanile, c’ègià tutto mons. Ablondi,e pur essendo un“vescovino”, come eglistesso si definiva, è giàcompleta la suaattenzione all’uomo”.Padre Fabrizio haricordato mons. Ablondiattraverso l’omelia dellamessa del giovedì Santodel 1996. “Inquell’occasione, miricordo, che mons.Ablondi scossefortemente i pretipresenti per l’interesseche manifestò verso igiovani. Egli disse che igiovani sono poveri, maaffermò che anche i pretisono poveri. Disse chec’erano ancora moltisacerdoti che si credononon adatti ai giovani, maquesto secondo lui nonera vero e quindi spronòtutto il clero presente adandare verso i giovani.Erano gli anni del

Sinodo dei Giovani”.Gianluca Spadoni haportato la sua esperienzapersonale: l’incontro conmons. Ablondi, lapartecipazione e lapreparazione al Sinododei Giovani, l’esperienzain Caritas, il ConsiglioPastorale Diocesano.“Ciò che mi ha semprecolpito maggiormenteera la sua capacità diascolto, che era infinita.Mi ricordo che ai tempiin cui lavoravo allaCaritas, un giorno allasettimana, il Vescovadorimaneva con le porteaperte a chiunquevolesse entrare perparlare con mons.Ablondi o con mons.Vincenzo Savio, e loroerano lì sempre prontiad ascoltare. E vi possoassicurare che ricevevanochiunque volesse parlareo essere ascoltato, senzanessuna distinzione.Questo atteggiamento diascolto, di apertura, ditotale disponibilità miha sempre colpito. Miricordo, con grandecommozione, quandorisposi alla domanda cheAblondi, in preparazioneal Sinodo dei Giovani,rivolse a tutti noi giovani“che cosa cercate?”. Iorisposi con una lettera, eero un giovane chemetteva i mattoni dellasua esistenza di adulto acui Ablondi porgeva lamano”.

Un incontro, quelloorganizzato dallaParrocchia di SS. Trinità,che è durato un ora, mache sarebbe potuto edovuto durare molto dipiù se i tempi dellamessa delle ore 11 loavessero permesso (ed ècomunque iniziata conqualche minuto diritardo) perché lepersone che avrebberovoluto parlare dicendoquale era stata la loroesperienza con questogrande vescovo, eranomolte. In molti - sivedeva dagli sguardi edalle timide alzate dimano della gente che hacercato di prenotarsi perparlare – avrebberovoluto testimoniare.Avrebbero volutoraccontare quale era statal’esperienza di camminocristiano, ma anche esoprattutto umano daloro vissuta; avrebberovoluto narrare ilmomento in cui lohanno incontrato, leparole a loro rivolte,l’atteggiamento semprein ascolto che locontraddistingueva: tutticoloro che non hannopotuto far partecipi glialtri dei loro ricordi, se litratterranno nel lorocuore, perché comunquela sua memoria ci dàgioia, ci incoraggia, cisprona per poter andare“oltre”.

Elena Cerini

Nell’anniversario della morte dell’abate Zambernardi

n occasione del primo anniversario (21giugno) della morte dell’abate Giuseppe

Zambernardi, abate di Montenero e dellaCongregazione Vallombrosana per diversianni, le suore della Congregazione delle“Piccole Figlie di San Giovanni Gualber-to”, da lui fondata negli anni 70 insiemealla Madre Immacolata Kossuth, hannovoluto ricordarlo con una lettera aperta.Una lettera carica di sentimenti, che ri-percorre gli anni di vitacomune di un padre con lesue “Piccole Figlie”. Unrapporto, quello fra l’aba-te Zambernardi e le suoreda lui fondate, che si è an-cor più consolidato soprat-tutto negli ultimi anni pri-ma della sua morte. Il re-ligioso infatti, una voltascaduto dal mandato diAbate di montenero, si ri-tirò nella casa madre dellePiccole Figlie – VillaMayer a Montenero - do-ve ha vissuto anche i tem-pi della malattia e dell’infermità, fino algiorno della sua “nascita al Paradiso”.

“Quand’ero con loro io li conservavonel tuo nome; coloro che mi hai datoio li ho custoditi” (Gv:17,12). Nellatua vita, caro Padre Abate, sono stateadempiute queste sacre parole. In questi 12 mesi dalla tua dipartitaterrena, abbiamo riflettuto sulla vitache abbiamo trascorso insieme a te.Per noi, ragazze che venivamo dallalontana India, lascaindo la propria pa-tria per lo zelo di fare le “missionarie”qui in Italia, sei stato un vero padre e cisiamo sentite alloggiate nel tuo cuoresicure e protette, come pulcini sotto leali di una chioccia. Quando siamo arrivate in Italia ci sen-tivamo deboli come un neonato, igna-re della lingua, della cultura italiana,dello stile di vita occidentale. Da quel-lo “zero”, tu ci hai preso per mano per

camminare nel piano della compren-sione. Ci hai insegnato a capire le cosecome sono, a discernere la giusta viada seguire, a distinguere fra il bene e ilmale e a scegliere le cose rette. Ci haiaiutato a maturare nella vocazione, adosservare la Regola. Ci hai insegnatoad essere fiere del lavoro e ad onorareil motto benedettino “Ora et Labora”;a percorrere la via dell’umiltà e della

mortificazione, che è lascorciatoia per guada-gnare un pezzo di Para-diso. Ci hai aiutato a presen-tarci agli altri con di-gnità e rispetto dellebuone maniere, ci haisempre indicato il be-ne da fare; nel parlareci spiegavi con chiarez-za la pronuncia giustae nelle letture ci spiega-vi il significato. Oraconserviamo nelle no-stre menti quei bei ri-

cordi. Quelle parole corrette e quei di-scorsi profondi rimarranno per sem-pre nel nostro cuore e nessuno potràmai cancellarli perché tu avevi un’abi-lità speciale nell’incidere nel cuore del-l’uomo. Un anno è passato senza di Te CaroBabbo. Senza di te abbiamo festeggia-to i momenti importanti dell’anno.Abbiamo fatto un po’ di festa; ma dav-vero un po’ soltanto perché troppogrande era la tua mancanza. Senza latua preziosa presenza, il Natale, il Ca-podanno, il tuo compleanno e l’ono-mastico, la Santa Pasqua di Resurre-zione, l’anniversario del tuo Sacerdo-zio e della nascita della nostra Congre-gazione… tutti questi momenti assun-to tutto un altro colore perché tu sape-vi dare il giusto tono a tutti gli aventi. In Avvento, i 25 giorni passati così sen-za la tua predica che sempre contenevaun bel messaggio, a Natale senza il tuo

augurio; un anno iniziatosenza la tua benedizione;una quaresima che abbiamoiniziato con il digiuno masenza vederti ne sentirti. Amarzo abbiamo trascorso igiorni meravigliosi della tuavita, compleanno e onoma-stico ma ci mancavano i can-ti augurali. Ad Aprile una Pa-squa di Resurrezione senza latua benedizione solenne, senza pren-dere l’agnello benedetto da te. Senzafarti gli auguri negli anniversari dellatua ordinazione sacerdotale e per lanascita della nostra Congregazione.Sappiamo bene che intercedi ognigiorno per noi presso il Padre Eterno eci benedici dall’alto del cielo perchépossiamo amare Gesù ogni giorno dipiùDavanti a noi hai aperto la via dellafraternità, dell’amore, del perdono. Ve-nivi perfino in India a trovarci, soprat-tutto per dare testimonianza nelle no-stre consacrazioni a Gesù sposo Divi-no, per dare un supporto, un sostegno,un aiuto a fare il primo passo nella vi-ta religiosa. Negli ultimi anni della tuavita terrena ci davi con il sorriso la be-nedizione e ci dicevi “Auguri” ad altavoce, perché avessimo una notte sere-na e un riposo tranquillo. Ora siamo soddisfatte più che maiperché siamo sicure che, da paradiso,intercedi certamente per noi; questo cida la forza, la serenità e la consolazio-ne, così possiamo camminare verso lameta eterna. Questa tua preghiera è lanostra sostanza, come ricevette la for-za, il profeta Elia, per salire l’Oreb, ilmonte di Dio (Re:19,8)Con la forza dell’Eucarestia e della tuaintercessione camminiamo avanti se-renamente ogni giorno. Ciao Babbo.Ti auguriamo Buon primo Complean-no per la nascita al Paradiso, caro Bab-bo.

Le tue Piccole Figlie.

I

ue martedì sera per accostarsi -accompagnati da alcuni amici

del gruppo “Al pozzo di Giacob-be” - alla dottrina sociale dellaChiesa.Due dopocena: il primo «Perchéed a qual fine» e il secondo «Benecomune, giustizia ed amore».Due momenti attraverso i quali siè cercato di scoprire alcuni ‘titoli’di un tesoro secolare che ha trova-to una sua sistematizzazione so-prattutto nel secolo scorso. Unadottrina ed un insegnamento checonferma come la Chiesa sia - esia stata - «animata da intenti nonteoretici, ma pastorali» «di frontealle ripercussioni dei mutamentisociali» [GS]. Due incontri chehanno consentito una prima oc-chiata ravvicinata a contenuti etendenze e che hanno indottol’impegno a riprendere il discorsodi approfondimento nel prossimoautunno affrontando alcuni temispecifici.Le caratteristiche di contenuto deidue incontri. Nel primo incontro si è partico-larmente evidenziato che la dot-trina sociale - strumento del pen-siero sociale della Chiesa - non èun’ideologia, ma l’accurata for-mulazione dei risultati di un’at-tenta riflessione sulle complesserealtà dell’esistenza dell’uomo,nella società e nel contesto inter-nazionale, alla luce della fede edella tradizione ecclesiale. Comeconferma Benedetto XVI, «annun-cio della verità dell’amore di Cri-sto nella società» È perciò ancheimpegno ad accompagnare la for-mazione delle decisioni nel cerca-re la soluzione dei problemi delvivere insieme in Comunità. Par-ticolare attenzione si è posta allavalutazione della scala dei valoried alle priorità sulle quali misu-rarsi. Nel secondo incontro, dopo averrichiamati contenuti e sottolinea-ture del precedente, si è posta at-tenzione al significato di BeneComune, all’urgenza di sostituire«alla politica del potere la politicadei problemi - uomini, stati, na-zioni - la politica del bene comu-ne» [J. Maritain]. Si è riflettuto su‘amore e giustizia’ come costantidella dottrina sociale ed indisso-ciabili da essa.(Dignità della per-sona - Nobiltà del lavoro umano- Funzione sociale della proprietà- Sussidiarietà - Pieno diritto dicittadinanza dei lavoratori).

diacono Dino Renucci

D

Alla parrocchia di NostraSignora di Fatima

Approfondirela dottrinasociale della Chiesa

Le piccolefiglie di SanGiovanniGualberto

ricordano illoro fondatore

Alla parrocchiadella Santissima Trinità

Eccomi!

Auguri caro babbo

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI26 giugno 2011VIII