La Settimana n. 22 del 8 giugno 2014

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Via del Seminario, 61 57122 Livorno tel. e fax 0586/210217 [email protected] Notiziario locale Direttore responsabile Andrea Fagioli Coordinatore diocesano Nicola Sangiacomo Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983 8 giugno 2014 Voglio aggiungere però una parola che si rivolge soprattutto a chi ha la "fortuna" di avere un lavoro. Se è vero che il lavoro deve essere sempre "rispettato" da una economia non solo mirata al profitto ed insieme dall’intervento di una politica pre- vidente e autorevole, p altrettanto vero che il lavoro deve essere "amato". Forse, anche per salvare l’occupazione, non basta che chi lavora…in qualche modo lavori. Bisogna "amarlo" il lavoro : per difenderlo nella sua dignità dalle ingiustizie, dalla insicurezza dell’ambiente, dall’artidità dei rapporti; per scoprirlo nei suoi fini di collaborazione a tutta la So- cietà; per svolgerlo non come lavoro forzato solo in vista di una vacanza estiva; per offrirlo onestamente, quanto onestamente deve essere retri- buito; per presentarlo ai giovani come un valore personale e sociale. Rispettare e amare il lavoro, 1990- Una missione d’accoglienza Domenica 8 giugno si torna alle urne per eleggere il sindaco di Livorno. Marco Ruggeri e Filippo Nogarin a confronto sulle questioni essenziali per il futuro governo della città. Sul blog «La Settimana tutti i giorni» le risposte dei due candidati. Chi vuol esser... PRIMO CITTADINO a scelta del prossimo sindaco passa attraverso un ballottaggio tra due candidati: una situazione inedita a Livorno che porta gli elettori a scegliere tra due sole persone chi guiderà la prossima amministrazione comunale. Come abbiamo fatto prima delle elezioni amministrative, abbiamo pensato di proporre un confronto tra i due candidati sulle questioni che riteniamo essenziali per il futuro governo della città e lo abbiamo fatto attraverso alcuni video che in questi giorni sono stati pubblicati online sul blog «La Settimana tutti i giorni». Le risposte che abbiamo raccolto da Marco Ruggeri e Filippo Nogarin sono tuttora disponibili per chi non le avesse ancora viste; con questa iniziativa pensiamo di offrire un servizio utile a chi vuole farsi un’idea personale su chi votare il prossimo 8 giugno, superando il sentito dire o il giudizio di seconda mano. Ai due candidati abbiamo posto le stesse domande: 1. Come sostenere l’occupazione a Livorno: cosa intende fare come sindaco al proposito? 2. La famiglia ha limitato i danni della crisi: cosa si impegna a fare per sostenerla in particolare per quanto riguarda le imposte comunali, le tariffe dei servizi, l’ambito educativo scolastico? 3. Crede in Dio? 4. Burocrazia amministrativa: quali provvedimenti intende prendere per renderla più snella e amica dei cittadini? 5. Come pensa di affrontare la grave emergenza abitativa che caratterizza la nostra città? 6. Perché vuole fare il Sindaco? L 7. Perché uno che non l’ha votata al primo turno dovrebbe votarla adesso? 8. Quali provvedimenti ha in mente per rispondere alla sfida della povertà crescente nella nostra città? 9. Quali sono le priorità che intende affrontare subito da sindaco? Come potete leggere sono domande che riguardano gli ambiti su cui anche il Vescovo ha insistito molto negli ultimi tempi, per farsi voce dei più poveri, di chi in questo momento sta vivendo il dramma della disoccupazione, dello sfratto, è vittima delle lentezze della burocrazia, di chi sta perdendo la speranza. Le risposte dei due candidati sono certo da ascoltare, ci piace metterne in evidenza alcune, tra queste la risposta alla domanda sulle priorità dei primi 100 giorni da Sindaco: Nogarin vorrebbe innanzitutto “sburocratizzare” la macchina comunale perché i cittadini possano avere risposte certe e veloci e contemporaneamente intercettare fondi, europei, ma non solo, per portare nuova linfa alla città, per realizzare progetti non con soldi provenienti da una ulteriore tassazione dei cittadini, quanto piuttosto con contributi dall’esterno. Ruggeri invece sottolinea il lavoro come priorità ed in particolare fa riferimento al turismo e al piano congiunto con Collesalvetti per rilanciare le aree industriali disponibili e al porto per velocizzare il problema degli escavi. Alla domanda sulla povertà crescente, invece i due candidati hanno risposto in modo diverso: Nogarin pensa a far crescere il lavoro innanzitutto per regredire la situazione di povertà in cui Livorno si trova e fa riferimento all’welfare di comunità, con il progetto "Livorno bene comune", per mettere al centro l’individuo e suscitare nuova solidarietà tra le persone. Ruggeri invece vorrebbe riscrivere il bilancio del Comune per il sociale in modo da attuare iniziative come quella delle family card e attuare un riaccompagnamento delle famiglie per uscire dal circolo della povertà. Anche la domanda sul sostegno alle famiglie ha visto risposte diverse: Ruggeri sostiene che il Comune abbia bisogno di ricostruire con le famiglie il percorso di tassazione, il cui gettito va a sostenere soprattutto le spese del sociale, mentre in ambito scolastico ci sia bisogno di ripensare una collaborazione stretta con i privati e il mondo dell’associazionismo. Nogarin invece confessa di non voler fare promesse di nessun genere su tariffe, percentuali fiscali ecc, ma di voler prima vedere il bilancio comunale, eliminare tutti gli sprechi e ridurre al minimo tutti i costi, come è stato fatto a Parma, perché un atteggiamento accorto nella gestione del bilancio potrà sicuramente portare ad una riduzione fiscale importante nei confronti delle famiglie. Tra le diverse domande che riguardavano la città abbiamo voluto inserire anche una questione più personale, che però visto il nostro target ci riguardava da vicino, ovvero se i candidati credessero in Dio. Una domanda che forse ha messo un po’ in imbarazzo entrambi, perché appunto riguardante la sfera più privata. Ruggeri ha semplicemente risposto che non crede in Dio, mentre Nogarin ha rivelato di credere e di affidarsi a Dio nella preghiera, anche se da tempo non è più un assiduo frequentatore della Chiesa. n.s. - c.d. l nuovo sindaco dovrà rispondere ai tanti problemi che ci sono in questa città, in particolare a quelli espressi dai poveri a cui voglio dare voce anche alla vigilia di questo ballottaggio» è quanto ha dichiarato monsignor Giusti nel corso della trasmissione “Chiesa Informa” in onda su Granducato TV. Intervistato da Chiara Domenici su questa vigilia elettorale, il Vescovo di Livorno ha detto: «Io non devo e non voglio assolutamente entrare nelle scelte che faranno con la loro testa gli elettori, ma posso dire che quanto emerso nel confronto che abbiamo fatto con i tutti i candidati sindaco alla Caritas è un po’ poco rispetto alle grandi emergenze che vive questa città a proposito di lavoro, casa e burocrazia». «E’ stato proposto - ha proseguito – infatti di creare una task force per monitorare come vengono spesi i tanti soldi del bilancio comunale destinati al sociale. Ma la politica deve dare risposte concrete alle domande essenziali di tanti cittadini livornesi a proposito del lavoro (come favorire l’arrivo di nuovi imprenditori e di nuove opportunità di occupazione), della casa (come risolvere questa emergenza in modo da evitare che qualcuno sia ancora costretto a dormire in macchina) e della burocrazia (come rendere più trasparenti e semplici le procedure burocratiche per facilitare la vita ai cittadini)». «Gli elettori – ha aggiunto – dovrebbero poter scegliere il sindaco sulla base delle risposte chiare che questi danno alle domande urgenti della città». n.s. I « Risposte chiare su lavoro, casa e burocrazia IL VESCOVO SULLA SCELTA DEL SINDACO Nella trasmissione Chiesa Livorno Informa, visibile anche sul sito della Diocesi, mons. Giusti invita a scegliere chi presenta risposte concrete LE REGOLE DEL BALLOTTAGGIO Si torna a votare la seconda domenica successiva alla data delle elezioni per scegliere uno tra i due candidati che al pri- mo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti (ballot- taggio). Al secondo turno viene eletto Sindaco il candidato che ottiene il maggior numero di voti. Per stabilire la com- posizione del Consiglio si tiene conto dei risultati elettorali del primo turno e degli eventuali ulteriori collegamenti nel secondo. In pratica, se la lista o l’insieme delle liste collegate al candidato eletto Sindaco nel primo o nel secondo turno non hanno conseguito almeno il 60% dei seggi ma hanno ot- tenuto nel primo turno almeno il 40% dei voti, otterranno automaticamente il 60% dei seggi. I seggi restanti saranno divisi tra le altre liste proporzionalmente alle preferenze ot- tenute. Domande e risposte sulla città e non solo ai due candidati in lizza per il ruolo di sindaco di Livorno IL GRANELLO di senape di mons. Alberto Ablondi Speciale elezioni del sindaco

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Settimanale della Diocesi di Livorno

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Via del Seminario, 6157122 Livornotel. e fax0586/[email protected]

Notiziario locale Direttore responsabileAndrea Fagioli

Coordinatore diocesanoNicola Sangiacomo

Reg. Tribunale Firenze n. 3184 del 21/12/1983

8 giugno 2014

Voglio aggiungere però una parola che si rivolge soprattutto a chi ha la"fortuna" di avere un lavoro.Se è vero che il lavoro deve essere sempre "rispettato" da una economianon solo mirata al profitto ed insieme dall’intervento di una politica pre-vidente e autorevole, p altrettanto vero che il lavoro deve essere "amato".Forse, anche per salvare l’occupazione, non basta che chi lavora…inqualche modo lavori. Bisogna "amarlo" il lavoro : per difenderlo nellasua dignità dalle ingiustizie, dalla insicurezza dell’ambiente, dall’artiditàdei rapporti; per scoprirlo nei suoi fini di collaborazione a tutta la So-cietà; per svolgerlo non come lavoro forzato solo in vista di una vacanzaestiva; per offrirlo onestamente, quanto onestamente deve essere retri-buito; per presentarlo ai giovani come un valore personale e sociale.Rispettare e amare il lavoro, 1990- Una missione d’accoglienza

Domenica 8 giugno si torna alle urne per eleggere il sindaco di Livorno.

Marco Ruggeri e Filippo Nogarin aconfronto sulle questioni essenzialiper il futuro governo della città.

Sul blog «La Settimana tutti i giorni» le risposte dei due candidati.

Chi vuol esser...PRIMO CITTADINO

a scelta del prossimosindaco passaattraverso unballottaggio tra due

candidati: una situazioneinedita a Livorno che portagli elettori a scegliere tradue sole persone chiguiderà la prossimaamministrazionecomunale.Come abbiamo fatto primadelle elezioniamministrative, abbiamopensato di proporre unconfronto tra i duecandidati sulle questioniche riteniamo essenziali peril futuro governo della cittàe lo abbiamo fattoattraverso alcuni video chein questi giorni sono statipubblicati online sul blog«La Settimana tutti i giorni».Le risposte che abbiamoraccolto da Marco Ruggeri eFilippo Nogarin sonotuttora disponibili per chinon le avesse ancora viste;con questa iniziativapensiamo di offrire unservizio utile a chi vuolefarsi un’idea personale suchi votare il prossimo 8giugno, superando il sentitodire o il giudizio di secondamano.Ai due candidati abbiamoposto le stesse domande:

1. Come sostenerel’occupazione a Livorno:cosa intende fare comesindaco al proposito?2. La famiglia ha limitato idanni della crisi: cosa siimpegna a fare persostenerla in particolareper quanto riguarda leimposte comunali, le tariffedei servizi, l’ambitoeducativo scolastico?3. Crede in Dio?4. Burocraziaamministrativa: qualiprovvedimenti intendeprendere per renderla piùsnella e amica dei cittadini?5. Come pensa diaffrontare la graveemergenza abitativa checaratterizza la nostra città?6. Perché vuole fare ilSindaco?

L7. Perché uno che non l’havotata al primo turnodovrebbe votarla adesso?8. Quali provvedimenti hain mente per risponderealla sfida della povertàcrescente nella nostra città?9. Quali sono le priorità cheintende affrontare subitoda sindaco?

Come potete leggere sonodomande che riguardanogli ambiti su cui anche ilVescovo ha insistito moltonegli ultimi tempi, per farsivoce dei più poveri, di chiin questo momento stavivendo il dramma delladisoccupazione, dellosfratto, è vittima dellelentezze della burocrazia, dichi sta perdendo lasperanza.Le risposte dei duecandidati sono certo daascoltare, ci piace metternein evidenza alcune, traqueste la risposta alladomanda sulle priorità deiprimi 100 giorni daSindaco: Nogarin vorrebbeinnanzitutto“sburocratizzare” lamacchina comunale perchéi cittadini possano avererisposte certe e veloci econtemporaneamente

intercettare fondi, europei,ma non solo, per portarenuova linfa alla città, perrealizzare progetti non consoldi provenienti da unaulteriore tassazione deicittadini, quanto piuttostocon contributi dall’esterno.Ruggeri invece sottolinea illavoro come priorità ed inparticolare fa riferimento alturismo e al pianocongiunto con Collesalvettiper rilanciare le areeindustriali disponibili e alporto per velocizzare ilproblema degli escavi.Alla domanda sulla povertàcrescente, invece i duecandidati hanno risposto inmodo diverso: Nogarinpensa a far crescere il lavoroinnanzitutto per regredire lasituazione di povertà in cuiLivorno si trova e fariferimento all’welfare dicomunità, con il progetto"Livorno bene comune",per mettere al centrol’individuo e suscitarenuova solidarietà tra lepersone. Ruggeri invecevorrebbe riscrivere ilbilancio del Comune per ilsociale in modo da attuareiniziative come quella dellefamily card e attuare unriaccompagnamento delle

famiglie per uscire dalcircolo della povertà.Anche la domanda sulsostegno alle famiglie havisto risposte diverse:Ruggeri sostiene che ilComune abbia bisogno diricostruire con le famiglie ilpercorso di tassazione, il cuigettito va a sosteneresoprattutto le spese delsociale, mentre in ambitoscolastico ci sia bisogno diripensare unacollaborazione stretta con iprivati e il mondodell’associazionismo.Nogarin invece confessa dinon voler fare promesse dinessun genere su tariffe,percentuali fiscali ecc, ma divoler prima vedere ilbilancio comunale,eliminare tutti gli sprechi eridurre al minimo tutti icosti, come è stato fatto aParma, perché unatteggiamentoaccorto nellagestione delbilancio potràsicuramenteportare ad unariduzione fiscaleimportante neiconfronti dellefamiglie.Tra le diversedomande cheriguardavano lacittà abbiamovoluto inserireanche unaquestione piùpersonale, che peròvisto il nostrotarget ci riguardavada vicino, ovverose i candidaticredessero in Dio.Una domanda cheforse ha messo un po’ inimbarazzo entrambi,perché appunto riguardantela sfera più privata. Ruggeriha semplicemente rispostoche non crede in Dio,mentre Nogarin ha rivelatodi credere e di affidarsi aDio nella preghiera, anchese da tempo non è più unassiduo frequentatore dellaChiesa.

n.s. - c.d.

l nuovo sindaco dovrà rispondere ai tantiproblemi che ci sono in questa città, in particolarea quelli espressi dai poveri a cui voglio dare voceanche alla vigilia di questo ballottaggio» è quanto

ha dichiarato monsignor Giusti nel corso dellatrasmissione “Chiesa Informa” in onda su Granducato TV.Intervistato da Chiara Domenici su questa vigiliaelettorale, il Vescovo di Livorno ha detto: «Io non devo enon voglio assolutamente entrare nelle scelte che faranno

con la loro testagli elettori, maposso dire chequanto emerso nelconfronto cheabbiamo fatto coni tutti i candidatisindaco allaCaritas è un po’poco rispetto allegrandi emergenzeche vive questacittà a proposito dilavoro, casa eburocrazia».«E’ stato proposto- ha proseguito –infatti di creareuna task force permonitorare comevengono spesi itanti soldi delbilancio comunaledestinati alsociale. Ma la

politica deve dare risposte concrete alle domandeessenziali di tanti cittadini livornesi a proposito dellavoro (come favorire l’arrivo di nuovi imprenditori e dinuove opportunità di occupazione), della casa (comerisolvere questa emergenza in modo da evitare chequalcuno sia ancora costretto a dormire in macchina) edella burocrazia (come rendere più trasparenti e semplicile procedure burocratiche per facilitare la vita aicittadini)».«Gli elettori – ha aggiunto – dovrebbero poter scegliere ilsindaco sulla base delle risposte chiare che questi dannoalle domande urgenti della città».

n.s.

Risposte chiare sulavoro, casa e burocrazia

IL VESCOVO SULLA SCELTA DEL SINDACO

Nella trasmissione Chiesa Livorno Informa,visibile anche sul sito della Diocesi,mons. Giusti invita a scegliere chi presentarisposte concrete

LE REGOLE DEL BALLOTTAGGIOSi torna a votare la seconda domenica successiva alla datadelle elezioni per scegliere uno tra i due candidati che al pri-mo turno hanno ottenuto il maggior numero di voti (ballot-taggio). Al secondo turno viene eletto Sindaco il candidatoche ottiene il maggior numero di voti. Per stabilire la com-posizione del Consiglio si tiene conto dei risultati elettoralidel primo turno e degli eventuali ulteriori collegamenti nelsecondo. In pratica, se la lista o l’insieme delle liste collegateal candidato eletto Sindaco nel primo o nel secondo turnonon hanno conseguito almeno il 60% dei seggi ma hanno ot-tenuto nel primo turno almeno il 40% dei voti, otterrannoautomaticamente il 60% dei seggi. I seggi restanti sarannodivisi tra le altre liste proporzionalmente alle preferenze ot-tenute.

Domande e risposte sulla città e non solo ai due candidati in lizza per il ruolo di sindaco di Livorno

IL GRANELLOdi senape

di mons. Alberto Ablondi

Specialeelezionidel sindaco

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI8 giugno 2014II

Serra Club LIVORNO

I laici nella storia della chiesa livorneseIn vescovado, l’incontro con il diacono Andrea Zargani

a giornata della pace dopo l’inizio in piazzadel Municipio è proseguita con una marcia

per le vie del centro cittadino: “l’itinerario dellamemoria”che ha fatto una prima sostadavanti alla Cattedrale, e durante il camminoè stato bello vedere i bambini, di razze ed etàdiverse, che portavano i cartelli con i nomidegli Stati in cui ci sono ancora tensioni efocolai di guerra: Terra Santa, Afghanistan,Siria, El Salvador, Colombia, Pakistan, Iraq,Ucraina, Nigeria, Eritrea, Somalia, Congo,Repubblica Centroafricana, Birmania, Kashmir,le due Coree, e l’Isola di Mindanao nelleFilippine.

PRIMA TAPPADavanti alla Cattedrale, Leonella, che nelmaggio 1943 aveva 19 anni, ha detto: “C’erala fame e la paura, ma ricordo anche che ci siaiutava, perché eravamo tutti nella stessasituazione. Molti pensano che queste cosesono inventate, invece sono realtà, sono coseche io ho vissuto e so che tanta gente, in tantiPaesi dove c’è la guerra, le vive anche ora …Quando oggi vedo alla televisione tanti che

scappano dalla guerra, li capisco, perchéstanno vivendo quello che abbiamo vissuto noiin quegli anni”.Poi è stata la volta di Nina, una giovaneucraina, che ha detto: In Ucraina in questomomento si sta vivendo una grande tragedia.Noi ucraini siamo qui, ma i nostri pensieri sonosempre laggiù. Quando sentiamo i nostriparenti per telefono ci dicono che sono moltopreoccupati, a volte ci raccontano chequalcuno che conoscono è stato ucciso e lanostra preoccupazione cresce. Bisognaprendere la strada della democrazia e nonscegliere la violenza: i nostri politici devonoparlare, le persone devono parlare, mai laviolenza!

LA SECONDA TAPPASeconda sosta dell’itinerario è stata PiazzaCavour, qui ha preso la parola la dottoressaeritrea Alganesh Fessaha, responsabiledell’Associazione Gandhi, che si prodiga per iprofughi provenienti dal Sudan, dalla Somalia,dall’Eritrea, dall’Etiopia e dalla Nigeria,profughi che sono preda dei trafficanti beduinidi schiavi e di organi. Grazie alla sua opera èriuscita a liberare circa 650 persone dalle tribùbeduine che gestiscono la lucrosa tratta diesseri umani: Se si fermano le guerre -hadetto- si ferma la fame, nasce l’armonia e lasolidarietà tra tutti. Basta al massacro degliinnocenti, ho fiducia nei bambini che sarannoil futuro di un mondo nuovo.Quattro bambini, in rappresentanza deiquattro continenti, hanno poi letto alcunipensieri: Vogliamo dire che è più importantesalvare la terra che avere tanti soldi. E’ megliouna maglietta e un paio di scarpe in meno chepermettere che i bambini in tante parti delmondo lavorino come schiavi. I bambini e lebambine devono andare a scuola, tutti, perchéil futuro di tutti sia più bello e il mondo diventimigliore. Siamo amici degli anziani perché cihanno insegnato quanto è importante la pace.E ancora: Siamo tanti ma non siamo tuttiuguali. Siamo di tanti colori e di tutte le età,ma non siamo per farci la guerra. Ci piacestare insieme a scuola, al parco, in questacittà. Ci impegniamo a crescere insieme e adiventare amici di tutti, anche di chi ci staantipatico!

LA CONCLUSIONE E LA FESTALa Giornata della pace e l’itinerario dellamemoria si è concluso agli Scali D’Azeglio,dove nella seconda guerra mondiale eraesistente “un rifugio”, con l’omaggio florealealla targa che ricorda le vittime di tutte leguerre. Qui Anna Aiello, della Comunità diSant’Egidio, ha ricordato che quest’annoricorre il centenario dello scoppio della IGuerra Mondiale. Si tratta della prima guerradi massa perché tutta la popolazione civile nefu coinvolta. Il numero delle vittime futerrificante: 17 milioni, ma fu solo l’inizio,perché 70 milioni furono i morti della II Guerramondiale. Ma questi cento anni di distanzasono l’occasione per ribadire il rifiuto assolutodella guerra e la scelta della pace. Alla seraalle 21 in Fortezza Vecchia i bambini hannopartecipato con giochi, canti e balli all’incontro“W la Pace”.

Gi.Gi.

L

Le TESTIMONIANZE

aggregazione laicaledel Serra Club di Livor-no ha ospitato per l’ul-timo incontro dell’an-

no sociale il diacono, dr. An-drea Zargani che è intervenutosul tema della presenza dei lai-ci nella storia della Chiesa diLivorno; un’occasione per co-noscere meglio anche la storiadella radici religiose della no-stra città.A Livorno, voluta dai grandu-chi di Toscana come porto fio-rentino vi era anticamente, nelXIII secolo una pieve, quella diSanta Giulia in piazza Guerraz-zi prima che si insabbiasse ilporto pisano, con il fonte bat-tesimale che accreditava anchele indulgenze. Gli Angiò la di-strussero e fu istituita la nuovaplebe col nome di Santa Mariae Giulia . Nel 1525 col il Buon-talenti che vuole una città dal-la pianta ottagonale, viene po-sta una nuova chiesa in via sanGiovanni affidata ai Padri ago-stiniani; si chiamerà S. Anto-nio. Intanto la città cresce a li-vello esponenziale e nel 1620vi erano già un ventimila abi-tanti perché facilitato dalleleggi Livornine. I primi abitantifurono i greci bravi marinai,poi gli ebrei. Le norme eranomolto precise e rispettose perle molte presenze religiose. Ad-dirittura vi era un inquisitorefrancescano per mantenere ilrispetto. La tolleranza poi siesplicava con certi atteggia-menti tipo il fatto che le balieebraiche potevano allattarebimbi cristiani e viceversa. Al-tro aspetto da considerare lapresenza dei laici dediti ti alleopere di misericordia con le ar-ciconfraternite che erano unagrande ricchezza. Nel 1806 Li-vorno diventa sede vescovile ein quegli anni era un porto im-portantissimo nel Mediterra-neo, si parlava francese. Il Papanell’emanazione della bolladovette però contenere il terri-torio perché le diocesi localicircostanti non vollero cederele loro parrocchie; furono toltele confraternite locali e il laica-to aveva solo forme dedicate al

’L

culto e alle feste popolari comel’adorazione del Sacro cuore ol’adorazione eucaristica perpe-tua e il culto alla Madonna diMontenero. I vescovi nella prima metàdell’800 crearono alcune par-rocchie e nel 1852 fu istituitala Società di san Vincenzo DePaoli che si occupava dei pove-ri e si organizzò con Conferen-ze e differenzadelle arciconfra-ternite invitavanoil ceto cattolicoad entrare in uncontatto direttocon le persone. Lesacche di povertàerano notevoli,fra prostitute e or-fani il numero era altissimo.Istituirono le scuole aiutando icattolici a vivere la fede non inmodo chiuso ma aperta ai bi-sogni del territorio. Oltre la san Vincenzo si orga-nizzano le donne che acquista-no una villa e realizzano unapalestra di religione che è l’at-tuale Istituto delle suore del-l’Immacolata dove si occupa-vano delle ragazze povere. Na-sce poi l’Azione Cattolica nel1885, una delle più grandi As-sociazioni laicali italiane afronte della presenza di unamassoneria ben consolidata

che ostacolava l’episcopato.Essa favorì il formarsi di varicircoli che facevano catechesi,animavano la liturgica e opera-vano nelle confraternite. ConPapa Leone XIII e col vescovoGiani molto severo, ci furonomolte critiche e nel 1906 le or-ganizzazioni cattoliche diven-tano giunte cattoliche dove ilaici autonomamente lavorano

con i papi e par-roci. Va ricorda-to come le nu-merose presenzereligiose che for-marono i mem-bri dell’AzioneCattolica e sem-pre in quegli an-ni vediamo il

sorgere di gruppi scout.Con il fascismo abbiamo unanuova partecipazione e nono-stante che nel 1931 i prefettifanno chiudere i circoli, abbia-mo figure di rilevo come donAngeli che si ribelleranno alnazismo. Don Angeli stesso fuassistente dell’ Azione Cattoli-ca nonostante gli orientamentipolitici non concordi. Pio XIIera convinto che potesse nasce-re un grande laicato legato aquesta istituzione. Contempo-raneamente vengono fondatealtre aggregazioni, tra queste ilCif, le ACLI, gli Scout: la Chie-

sa è presente in ogni ambito ecultura della città dovuta an-che alla vittoria della democra-zia cristiana nel dopoguerra. ALivorno viene fondato il CLAcentro più laico dedicato allacarità . Si arriva agli anni 50dove i cattolici danno luogo adun convegno con tutti i cattoli-ci della Toscana. Con monsi-gnor Guano nel 1962 Livornoha un grande respiro e si man-tiene l’impianto del dopoguer-ra, ma dopo il Concilio il mon-do cattolico si sfrangia e gli an-ni settanta registrano un gran-de abbandono. L’Azione catto-lica diventa più snella e nonpiù legata alla parrocchia, lasan Vincenzo De Paoli perderilevanza a favore dalla Caritassenza che tra loro venga creatauna osmosi. Nuove aggrega-zioni si formano vedi i cari-smatici, neocatecumenali, Co-munione e Liberazione,Sant’Egidio ancorati alle esi-genze del momento, ma non siriesce ancora oggi a coglierequesto cambiamento senzaguardare ai lontani e si perdel’unità all’interno della Chiesa,nonostante la ricchezza dei ca-rismi che queste aggregazioniposseggono. In ultima analisiva ricordato l’aspetto ecumeni-co sviluppato dal compiantoMonsignor Ablondi che siespande al di là dei confinidiocesani e scriverà una paginafondamentale della Chiesa Ita-liana per il dialogo sia con gliEbrei che con le altre confes-sioni religiose.Una storia dunque molto riccae vivace che va riletta per essereda stimolo alla realtà attualeche deve continuare quell’a-pertura che è la caratteristicaprecipua di una Chiesa acco-gliente e misericordiosa.Alla conferenza era presente ilvicario episcopale don IvanoCosta e un Vescovo messicanoreduce dalla Visita ad Limina alPapa, molto amico di don An-tonio Marini con il quale hastudiato per cinque anni alPontificio Ateneo di sant’An-selmo.

Mo.C.

LA 11° GIORNATA PER LA PACE PROMOSSA DALLA COMUNITÀ’ DI S. EGIDIO

Ora e per sempre mai più la guerra!

a Giornata per la pace»,istituita dal ConsiglioComunale nell’aprile del 2004,su esplicita richiesta della

Comunità di Sant’Egidio per ricordare itragici bombardamenti su Livorno del 28maggio 1943 è giunta quest’anno allasua undicesima edizione e mantienetutta la sua validità e importanza inquanto la pace è una conquista che moltipopoli non hanno ancora conseguita.L’incontro ha avuto inizio, come è ormaitradizione, nella piazza antistante ilComune, con la presenza del sindacoCosimi e dell’Ammiraglio Cavo Dragone.

L’INIZIO DELLA MANIFESTAZIONESabatino Caso a nome della Comunità diSant’Egidio ha ringraziato i presenti perla loro partecipazione. Mons. Giusti hamesso in rilievo che il tema della pace èritornato di grande attualità grazie anchealla recente visita del Papa in Terra Santa,in quella occasione il Papa ha detto dinon essere competente a risolvere leproblematiche politiche riguardo aiconflitti, ma è competente nell’indicarele vie del cuore che uniscono i credentiin un solo Dio, cristiani, ebrei,musulmani, e per questo ha offerto airesponsabili politici di Palestina edIsraele di venire a pregare insieme a lui aRoma, nella sua abitazione, affinché Dioconceda la pace. E’ necessario -hacontinuato il Vescovo- che si trovinosempre dei punti di convergenza perchéle armi si possono e si devono sostituire

L« con l’incontro, con ildialogo e la concordia.Monsignor Giusti convoce veemente ha poigridato: “No, ai servizisegreti!”, sono stati iservizi segreti dellegrandi potenze chehanno voluto la guerrain Siria, è evidente a tuttiche ci sono dellestrategie militari checreano e alimentano letensioni tra popolazioni che invecevorrebbero vivere in pace. Basta con lademonizzazione dell’altro, del nemico, etutto questo per un motivo semplice:“perché l’altro è nostro fratello”.L’assessore Maria Teresa Sposito ha poiportato il saluto dell’AmministrazioneProvinciale che ha sempre creduto nellaGiornata della pace e nell’inclusionesociale e anche in passato si è semprebattuta per dare la cittadinanza italianaai bambini stranieri nati in Italia. Ladiversità -ha aggiunto- è sempre unarricchimento, la pace si fa con i piccoligesti, aiutandoci l’uno con l’altro, mirivolgo perciò ai bambini perché credanosempre nella pace. Gli interventi sonostati conclusi dall’assessore alle Culturedel Comune, Mario Tredici, che haricordato come Livorno abbia soffertotantissimo a causa della guerra, infatti isegni dei bombardamenti sono ancoravisibili lungo la Via Borra, ai Bottinidell’Olio, in Piazza del Luogo Pio e in

Piazza Cavallotti, le ferite si possonovedere anche in certi edifici che sonostati ricostruiti. Ma alle ferite materiali siaggiungono le ferite umane chepermangono ancora oggi, i parenti delletante vittime, le fughe da una cittàabbandonata e distrutta che ha creatomigliaia di sfollati per tutta la Toscana.Le testimonianze e i ricordi di quellepersone ci fanno ricordare che la pacenella democrazia è un bene essenziale.Oggi l’Europa -ha concluso- vuol direpace, democrazia, progresso, futuro,difendiamo allora questa Europa nellostesso modo con cui difendiamo la pace.La Giornata livornese è stata dedicata atutti coloro che ancora oggi vivonol’incubo della guerra. La pace infatti nonè una parola scontata, la Siria e l’Ucrainace lo dimostrano e noi vediamo la realtàdi queste guerre attraverso la gente che èfuggita e che in questo momento èapprodata sulle nostre coste.

Gianni Giovangiacomo

Una storia moltoricca e vivace cheva riletta per essereda stimolo allarealtà attuale

Un itinerario della memoria lungo le strade diLivorno con testimonianze di chi ha vissuto gliorrori della guerra e la parecipazione dei bambini

Nella giornata della pace

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI8 giugno 2014 III

“L’amore porta amore”

DI MARTINA BONGINI

a chiesa livornese masoprattutto i giovani dellanostra città, stanno pervivere un’esperienza unica e

particolare, proposta daiSalesiani.Abbiamo fatto quattro chiacchierecon don Francesco Galante,responsabile dell’oratoriosalesiano, per farci raccontare checosa accadrà durante l’estate.

Don Francesco, per chi ancoranon ti conosce…presentati!«Sono don Francesco Galante,prete salesiano da quasi unanno, il 23 giugno infattifesteggerò il mio primo annodi sacerdozio.Se dovessi fare un bilanciodirei che è stato un anno diosservazione, di scoperta emeraviglia, durante il qualemi sono messo al servizio deibambini, dei ragazzi e deigiovani occupandomi delleattività dell’ oratorio».

A proposito di oratorio, qualisaranno i programmi perl’estate?«Stiamo lavorando perultimare il programmadell’Estate ragazzi masoprattutto stiamo finendo diprogrammare la missionegiovani, una sfida chelanceremo a tutti i giovanidella città per scoprire eriscoprire la fede»

In che cosa consiste di precisoquesta missione?«Nel mese di luglio,precisamente dal 5 al 20,alcuni missionari, insieme adaltri ragazzi, si aggireranno neiluoghi di aggregazione piùconosciuti della nostra cittàper mostrare la bellezza dellafede, per raccontare loro che lafede non è solo possibile mache rende la vita bella.Non ci sono pretese masemplicemente vogliamoraccontare ciò che di belloabbiamo incontrato.Saranno proprio i giovanilivornesi a farsi loro stessiannunciatori verso i propricoetanei lasciandosicoinvolgere in una dinamica diannuncio evangelico di forteimpatto e di profondariflessione.Sarà un’esperienza molto forteper tutta la chiesa livornese,infatti noi non saremo soli inquesta sfida ma verremoaccompagnati dalle diverserealtà presenti nel territorio apartire ad esempio dallaCaritas.Sono fermamente convintoinfatti che debba essereun’occasione di condivisione,un punto di partenza percostruire qualcosa di grande,insieme».

Che cosa succederà in concreto?«Vorrei aiutarmi con unacanzone di Ligabue che dice"credo che ci voglia un Dio eanche un bar" perchédobbiamo andare a "stanare" igiovani nei luoghi diaggregazione,è necessarioincontrarli e ancora "qua

L

nessuno c’ha il librettod’istruzioni" perché nonsappiamo come risponderannoanche se sono convinto chequalcosa si muoverà e infine"credo a quel tale che dice in giroche l’amore porta amore" perchénon andiamo a portare Dio nelcuore di un giovane perché Diogià c’è, è Lui che lo ha creato,noi dobbiamo solo fare inmodo di farlo uscire.Per questo verranno proposteai giovani diverse attività che sisvolgeranno nel tardopomeriggio, o la sera, degliincontri per far conoscere etoccare con mano che cosa dibello li circonda.Il lavoro più difficile sarà poidopo, quando i missionariandranno via, starà a noi e airagazzi creare dei punti diriferimento e dei meccanismisaldi».

Tu hai conosciuto diverse realtàgiovanili, quali sono ledifferenze principali con igiovani livornesi?«Sono stato a contatto congiovani a Roma, Torino,nell’Abruzzo, nelle Marche equello che mi ha colpito di piùdei giovani livornesi è che sonopiù diretti, se c’è qualcosa chenon va loro te lo fanno capire,anche con il silenzio, e questopuò essere un difetto ma perme è un grande pregio.

C’è una grande voglia di veritàma la verità va di pari passocon la misericordia e forse èquesto l’aspetto su cuidobbiamo lavorare!Ci sono giovani che spessovivono di opere ma di pocasostanza mentre altri che sonopoco interessati, ma che unavolta "folgorati" non si tiranopiù indietro».

Che cosa ti auguri per ilfuturo?«Innanzitutto che la chiesatorni ad essere casa; per farquesto dobbiamo lavorare tuttiinsieme e creare delle sinergieperché tutti siamo al serviziodella Chiesa.Mi auguro che si riesca a

proporre una pastorale diesperienza che permetta aigiovani di vivere in modocostante la fede piuttosto cheuna pastorale di eventi moltospesso fine a se stessa.Molte volte poi ci troviamo adaccogliere ragazzi e giovani chevivono nel disagio soprattuttoperché non trovano un lavoro;il nostro compito è quello diriuscire ad essere per loro unsostegno, un supporto chepossa in qualche modoalleviare le loro fragilità».

Non ci resta dunque cheaugurare un buon lavoro a donFrancesco e ai giovani che silanceranno in questamissione!

Don FrancescoGalante ci spiega in cosa consiste la prossimamissione giovaniin programma nel mese di luglio nella nostra città

n questi giorni della canonizzazione di PapaGiovanni Paolo II ci sembra opportuno riflettere

sul volume "Ho vissuto con un santo", pubblicatorecentemente dalla Rizzoli RCS, del CardinaleStanislao Dziwisz, frutto di una lungaconversazione con il giornalista Gian FrancoSvidercoschi. L’inizio del volume è di una chiarezzaesemplare: "Ho vissuto accanto a una santo. Oalmeno, per quasi quarant’anni, ogni giorno, hovisto la santità come ho sempre pensato dovesseessere … Poi, negli anni, ho visto una santitàsegnata costantemente dalla croce, com’era statadel resto l’esistenza di Karol Wojtyla fin dallagioventù. Una santità che ha rasentato l’eroismo,se non il martirio, quando hanno tentato diucciderlo, e per quella terribile malattia che,impedendogli di camminare, addirittura diparlare, lo ha portato alla morte. E lui ha accettatotutto con serenità, abbandonandosi nelle bracciadel Signore...". Dziwisz dice ancora: "Karol Wojtylaparlava di Dio con lo stesso linguaggio dell’uomod’oggi, con la sua stessa maniera di pensare e, nelmedesimo istante, si lasciava interrogare daquest’uomo, dai suoi problemi, ma anche dallesue contraddizioni, e finanche dalle sue infedeltà".Wojtyla era stato il suo insegnante di Etica inseminario e anche lì il futuro Papa aveva saputo

mostrare tutta lasua umanità: "eraevidente giàallora come ilrispetto perl’uomo, per ogniuomo, lo avesseinnato". Divenutopoi Arcivescovo diCracovia, chiamòdon Stanislao aricoprire l’incaricodi suo segretariopersonale(Dziwisz ha svoltola stessa funzionedi mons.

Capovilla riguardo a Papa Giovanni XXIII),"vivendo accanto a lui maturai il senso profondodi essere sacerdote". Svidercoschi nel sottolinearel’impegno di Wojtyla in difesa della dignità umanache lo fece diventare il nemico numero uno delregime comunista, ne ha avuto conferma da donStanislao con queste parole chiarificatrici: "Gliagenti dei servizi di sicurezza erano presenti atutte le sue funzioni, a tutti i suoi incontri pubblicie ne registravano i discorsi, perfino le omelie,tant’è che se ne è conservata una vastissimadocumentazione, oggi anche accessibile, negliarchivi segreti". Eletto Papa -chiede Svidercoschi-cosa voleva essere Wojtyla? Voleva essere -precisaDziwisz- "un testimone di speranza. Speranzaviva, concreta, reale, per una umanità impaurita,divisa, attraversata da ingiustizie immani, esempre sotto l’incubo di una guerra nucleare. Masperanza anche per una Chiesa che era alloraripiegata su se stessa, sui propri problemi interni".E i viaggi? Spiega Dziwisz: "Giovanni Paolo IIandava in cerca dell’uomo, di ogni uomo, dellepersone in carne ed ossa. Diceva sempre che nonbastava che il Papa stesse a Roma, in Vaticano, adattendere che la gente venisse da lui. E lui, quindi,andava a trovare la gente nei luoghi in cui essavive, lavora e soffre. E la gente lo sentiva sincero,capiva che lui credeva in quel che diceva quandoparlava di Dio e del vangelo... I viaggirappresentarono così un grande sostegno per leChiese locali, per gli episcopati. Nello stessotempo, esercitarono un notevole influssosoprattutto nei Paesi ancora sotto una dittatura,sotto un regime militare, perché la presenza e leparole del Papa davano alla gente il senso dellalibertà e del rispetto che era dovuto sia ai diritti diquegli uomini e di quelle donne sia ai diritti diquelle nazioni". Sono tanti gli argomenti cheSvidercoschi sottopone a Dziwisz: le GiornateMondiali della Gioventù, i rapporti con i paesicomunisti, la nascita di Solidarnosc, l’attentato diAlì Agca, la Chiesa per il terzo millennio, i viaggi inNicaragua e a Cuba, la sua predicazione dellapace. Per arrivare infine a parlare di un Papa coltonella sua intimità dove "la preghiera per lui eral’immergersi in Dio, lo stare con Dio".A conclusione, a questo proposito, vogliamo citareil mensile culturale di "Avvenire": "Luoghidell’infinito", interamente dedicato allacanonizzazione di Giovanni XXIII e di GiovanniPaolo II in cui monsignor Dziwisz scrive: Comedescrivere la santità di Giovanni Paolo II? Con lasantità della preghiera. "Posso dare testimonianzadella sua preghiera quotidiana a Cracovia. La suagiornata iniziava con la meditazione, seguita dallacelebrazione dell’Eucarestia … la preghiera siintrecciava con il lavoro creativo e diventavanouna cosa sola. Lo stesso succedeva durante ilunghi viaggi in auto. Egli pregava e scriveva ...IlSanto Padre pregava ogni giorno nel suo"stanzino" secondo le indicazioni del Vangelo …Pregava da solo e insieme a coloro cui prestavaservizio. Pregava come solo un vero pastore safare".

Gianni Giovangiacomo

I

Un nuovo volume suSan Giovanni Paolo II

HO VISSUTOCON UN SANTO

ORATORIOL’oratorio dei Salesiani è aperto tutti i giorni dal lunedì alsabato dalle 16.00 alle 19.00L’ora dalle 15.00 alle 16.00 dal lunedì al sabato è dedicataal doposcuola

MISSIONE GIOVANILa Missione giovani avrà inizio sabato 5 luglio e termineràdomenica 20 luglio.Le attività proposte si svolgeranno per lo più nel tardopomeriggio e durante la sera.

Per saperne DI PIÙ

In alto: il gruppo dei ragazzidei SalesianiQui sopra: don FrancescoGalanteSotto: un’immagine dellaMissione Giovani del 2013

Wojtyla volevaessere untestimone disperanza: viva,concreta, reale,per una umanitàimpaurita,divisa,attraversata da ingiustizieimmani

una proposta per L’ESTATE

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LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI8 giugno 2014IV

VENERDÌ 6 GIUGNO10.00 consiglio dei vescovi allo studioteologico interdiocesano a Camaiore18.30 il Vescovo incontra i cresimandi,i genitori, i catechisti e i parroci in ve-scovado21.15 incontro con la segreteria di pa-storale giovanile alla Casa S. Giuseppea Quercianella

SABATO 7 GIUGNONella mattina, il Vescovo partecipa adun convegno a Volterra18.15 saluto e canto del vespro all’in-contro dei diaconi permanenti allachiesa della SS.ma Annunziata deiGreci alla Leccia21.15 veglia di pentecoste alla chiesadi S. Lucia ad Antignano (vedi locan-dina pag. VIII)

DOMENICA 8 GIUGNO11.00 S. Messa e cresime alla chiesa diS. Caterina16.00 a villa Tirrena, riflessione all’as-semblea dell’USMI17.30 saluto e conclusione della setti-mana mariana alla parrocchia di S.Ferdinando21.15 il Vescovo è alla parrocchia di S.M. del Soccorso per impegni pastorali

Dal 9 al 12 Giugno, il Vescovopartecipa al viaggio ecumenico inGrecia con la delegazione episcopale

VENERDÌ 13 GIUGNO9.30 incontro con il clero giovane allaparrocchia di S. Giovanni Gualbertoalla Valle Benedetta17.30 S. Messa per inaugurazione e be-nedizione nuovi locali del Centro diAscolto Caritas del V vicariato "Sor-gente del Villaggio"a Rosignano Ma-rittimo (Via Gramsci 84/A)20.30 il Vescovo partecipa all’incontroconviviale di fine anno con il SerraClub

SABATO 14 GIUGNONella mattina, impegni pastorali invescovado18.30 S. Messa per l’Unione Italianaciechi al centro le Torri al Calambrone

DOMENICA 15 GIUGNONella mattina saluto al Dalai Lama al

Modigliani Forum

Agenda del VESCOVO

Diocesiinforma

Libri da LEGGEREdi Mo.C.

Hériard C. - Sposiamoci!- Ed Paoline, pp. 112,euro 11,50

Fin dal titolo, un inno alla gioia, alla bellezzadella vita di coppia che sembra fare eco allecontinue sollecitazioni di papa Francescosull’argomento "famiglia".Claude Hériard propone una guida per lecoppie, per accompagnarle nel dialogo e nel-le scelte. L’amore, il piacere, la libertà, la fidu-cia, la gioia, il perdono, la fecondità, l’impe-gno sono rivisitati in maniera dinamica epersonale. È lo stesso autore a spiegare chia-ramente nell’introduzione destinatari, strut-tura e finalità del libro che si rivolge a tutti,credenti e non credenti. Può essere letta par-tendo dall’inizio, ma anche scegliendo i capi-toli che più ispirano. Ogni sequenza è concommenti, domande, parole e testimonianzeche possano permettere a chiunque di affron-tare i vari temi, senza prerequisiti o particola-ri conoscenze in campo religioso. Anche lepersone che hanno meno familiarità con lafede cristiana potranno così avvicinarsi aquesto percorso, senza perdere nulla della so-stanza di quanto proposto e senza sentirsifuori luogo. Inoltre vengono proposti branirelativi a ciò che la Bibbia dice dell’amore: aprescindere dalle convinzioni personali, per-chè il filo conduttore di questo libro è e rima-ne la volontà di condividere con il lettorel’avventura della vita di coppia che è una for-tuna, e racchiude in sé un’occasione!Il libro che esce anche in vista del Sinodostraordinario sulla famiglia, previsto per ilprossimo ottobre, mette in luce l’importanzadella formazione come vicinanza ai fidanzatie alle coppie.

6-9 GIUGNO 2014

100 PIAZZE PER IL VANGELOPer celebrare il centenario della famiglia Paolina

Venerdì 6 Giugno18.00 Il Vangelo secondo gli italianiIncontro dibattito con:Aldo Maria Valli (scrittore e giornalista RAI)Francesco Anfossi (scrittore e giornalista di Famiglia Cri-stiana)Introduce e modera: Antonello Riccelli (giornalista di Gan-ducato TV, presidente UCSI Toscana)Cripta dei Salesiani- Livorno

Sabato 7 Giugno21.15 Veglia diocesana di PentecosteIntronizzazione della Grande Icona di Gesù Maestro e delVangelo e Santa Messa presieduta da Mons. Simone Giusti Vescovo di LivornoParrocchia S. Lucia- Antignano

Lunedì 9 Giugno21.00 Lo Sport di vivereDialogo multimediale di e con Carlo NestiRegia di Luciano SommaIntervengono:Carlo Nesti (giornalista sportivo e scrittore)Roberto Tancredi (dirigente sportivo ed ex portiere di Ju-ventus e Livorno) e altri sportivi e allenatori livornesiCinema Teatro Salesiani- Livorno

Info: [email protected] /0266075219Libreria Paoline: 0586/899534 [email protected] -3333708791

UN NUOVO PADRE TRINITARIO

rano molti i fedeli presenti nella chiesa di S.Ferdinandosabato 31 alla celebrazione della prima S. Messa del gio-

vane padre vietnamita Anthony Mai Quoc Phong, ordinatosacerdote il 24 maggio. Oltre a don Donato Mollica segre-tario del vescovo di Livorno Simone Giusti, il Ministro Pro-vinciale dei Trinitari Padre Gino Buccarello, padre MicheleSiggillino cappellano delle car-ceri , il parroco Emilio Ko-laczyk ed il superiore dei Trini-tari livornesi, padre CosimoPleve, che ringraziando PadreBuccarello per avergli concessola parola, ha portato il salutodella famiglia Trinitaria e ditutti i parrocchiani a padreAnthony, ricordandogli le diffi-coltà del sacerdozio: “ con l’or-dinazione non otteniamo unprivilegio, ma una promessa dicostante servizio alla comunitàassegnataci. Lo stare fra la gen-te- ha proseguito padre Cosi-mo- ci offre l’opportunità di co-noscere i reali problemi, le an-sie, i dubbi e le difficoltà della nostra gente, che noi dovre-mo alleviare con la speranza nella Fede non solo pronun-ciata ma da noi praticata nell’umiltà e carità, sapendo chedal nostro esempio di amore verso il prossimo potrannoessere alleviate molte sofferenze, che ci permetteranno ditornare a sera nella nostra camera, impregnati di odore dipecora del nostro gregge, come ricordato da Papa France-sco, riuscendo ad entrare in sintonia con le anime affidate-ci, diventando sempre più i loro sicuri punti di riferimento“. L’emozione che traspariva nella voce dell’anziano Trinita-rio e negli occhi dei presenti, si scioglieva in un vibrante ap-plauso che avvolgeva in un unico grande abbraccio il giova-ne festeggiato.

R.O.

E

Comunicare la speranza della fede

La veglia di preghiera ed il ricordo allaMessa delle 11 di Domenica 8 Giugnonella chiesa dei Ss. Pietro e Paolo

Nell’anniversario di don Quilici

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI8 giugno 2014 V

Rimanerenell’amore di Dio

LE OMELIE DI ...PAPA FRANCESCO.........

«Facciamo questo esercizio, oggi, di domandarcicom’è il nostro cuore: è fermo o no? E se è fermo, dove si ferma? Nelle cose o nello Spirito Santo? Ci farà bene!»

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Il Papa: com’è il nostro cuore,fisso nello Spirito o ballerino?Il cristiano abbia uncuore fisso nelloSpirito Santo, non uncuore ballerino cheva da una parteall’altra. E’ quantosottolineato da PapaFrancesco nellaMessa mattutina aCasa Santa Marta. IlPontefice haincentrato la suaomelia su San Paoloche, ha detto, fucapace dievangelizzare senzasosta perché il suocuore ricevevafermezza dalloSpirito Santo.

Com’è il nostrocuore? PapaFrancesco ha svolto lasua omelia sulbinomio"movimento-fermezza" nel cuoredei cristiani. Il Papaha preso spunto dallaPrima Lettura, trattadagli Atti degliApostoli, dovepossiamo ammirarel’impegno perl’evangelizzazione di SanPaolo, che ha "cuore fermoma in continuo movimento".L’Apostolo delle Genti viene,infatti, da Icònio dove hannotentato di ucciderlo, ma non silamenta per questo. Va avantiad evangelizzare nella zonadella Licaònia e, nel nome delSignore, guarisce un paralitico.Succede così che i pagani,avendo visto questo miracolo,pensano che Paolo e Barnaba,che lo accompagna, sianodegli dei scesi sulla terra,siano Zeus ed Hermes. Paolo,ha osservato il Pontefice, "hafatto fatica per convincerli cheloro erano uomini". Queste,ha proseguito, "sono levicende umane nelle qualiPaolo viveva":

"E noi ne abbiamo tante, tuttinoi; noi siamo fra tantevicende, che ci muovono dauna parte all’altra. Maabbiamo chiesto la grazia diavere il cuore fisso, come loaveva Paolo: per nonlamentarsi di quellapersecuzione andò a cercare inun’altra città; incominciare apredicare lì; guarire unmalato; rendersene conto chequell’uomo aveva la fedesufficiente per essere guarito;poi, calmare questa genteentusiasta che voleva fargli unsacrificio; poi, proclamare chec’è un solo Dio, con illinguaggio culturale loro. Ma,una cosa dietro l’altra... Equesto soltanto viene da uncuore fisso".

"Dove aveva il cuore Paolo - èla domanda di Francesco - perfare tanti cambiamenti inpoco tempo e venire incontroalle situazioni in un modoadeguato?" Nel Vangelo, haaffermato il Papa, Gesù ci diceche lo Spirito Santo, inviatodal Padre, "insegnerà ognicosa" e "ricorderà tutto ciò"che Lui aveva detto. Il cuore diSan Paolo, dunque, "è fissonello Spirito Santo", questo

"dono che Gesù ci hamandato". E tutti noi, haavvertito, "se vogliamo trovarefermezza nella nostra vita"dobbiamo "andare da Lui. Luiè nel nostro cuore, lo abbiamoricevuto nel Battesimo". LoSpirito Santo, ha riaffermato,"ci dà forza, ci dà questafermezza per andare avantinella vita fra tante vicende". EGesù, ha soggiunto, ci dice"due cose" dello Spirito Santo:"Vi insegnerà ogni cosa e viricorderà tutto ciò" che hodetto. Ed è proprio quello cheaccade con San Paolo: "gliinsegna e gli ricorda" il"messaggio di salvezza". E’ loSpirito Santo che dà fermezzaal suo cuore:

"Con questo esempio,possiamo oggi chiederci:com’è il mio cuore? E’ uncuore che sembra unballerino, che va da una parteall’altra, che sembra unafarfalla, che oggi piacequesto..., che va sempre inmovimento; è un cuore che sispaventa delle vicende dellavita, e si nasconde e ha pauradi dare testimonianza di GesùCristo; è un cuore coraggiosoo è un cuore che ha tantotimore e cerca sempre dinascondersi? Di che cosa hacura il nostro cuore? Qual è iltesoro al quale il nostro cuoreè attaccato? E’ un cuore fissonelle creature, nei problemiche tutti abbiamo? E’ un cuorefisso negli dei di tutti i giornio è un cuore fisso nello SpiritoSanto?"

Il Papa ha affermato che cifarà bene domandarci "dov’èla fermezza del nostro cuore".E anche "fare memoria ditante vicende che noiabbiamo ogni giorno: a casa,nel lavoro, con i figli, con lagente che abita con noi, con icompagni di lavoro, contutti":

"Io mi lascio portare daognuna o vado a queste

vicende col cuore fisso, che sadove è? E l’unico che dàfermezza al nostro cuore è loSpirito Santo. Ci farà benepensare che noi abbiamo unbel dono, che ci ha lasciatoGesù, questo Spirito difortezza, di consiglio, che ciaiuta ad andare avanti inmezzo, andare avanti fra levicende di tutti i giorni.Facciamo questo esercizio,oggi, di domandarci com’è ilnostro cuore: è fermo o no? Ese è fermo, dove si ferma?Nelle cose o nello SpiritoSanto? Ci farà bene!"

La gioia sigillo del cristianoLa gioia è "il sigillo delcristiano", anche nei dolori enelle tribolazioni. E’ quantoaffermato da Francesco nellaMessa mattutina a Casa SantaMarta. Il Papa ha ribadito cheè impossibile un cristianotriste ed ha sottolineato che èlo Spirito Santo che ci insegnaad amare e ci riempie di gioia.

Gesù, ha esordito PapaFrancesco, prima di andare inCielo, ha parlato di tante cose,ma si soffermava sempre su"tre parole chiave": "Pace,amore e gioia". Sulla pace, haribadito, "ci diceva che non cidà una pace, come la dà ilmondo", ma ci dà una "paceper sempre". Sull’amore, haproseguito, ha detto tantevolte "che il comandamentoera amare Dio e amare ilprossimo" e ha fatto quasi un"protocollo", in Matteo 25,"sul quale noi tutti saremogiudicati". Nel Vangeloodierno, ha quindi osservato,"Gesù sull’amore dice unacosa nuova: ’Non solo amate,ma rimanete nel mio amore’":"La vocazione cristiana èquesto: rimanere nell’amoredi Dio, cioè, respirare, viveredi quell’ossigeno, vivere diquell’aria. Rimanerenell’amore di Dio. E con

questo chiude la profonditàdel suo discorso sull’amore eva avanti. E com’è l’amoresuo? ’Come il Padre ha amatome, anche Io ho amato voi’. E’un amore che viene dal Padre.

Il rapporto d’amorefra Lui e il Padre èanche un rapportod’amore fra Lui e noi.E a noi chiede dirimanere in questoamore, che viene dalPadre"."Una pace - ha ripreso- che non viene dalmondo, la dà Lui. Unamore che non vienedal mondo, che vienedal Padre". Quindi,Papa Francesco si èsoffermatosull’esortazione diGesù: "Rimanete nelmio amore". Il segnoche noi "rimaniamonell’amore di Gesù",ha evidenziato, "ècustodire iComandamenti". Nonbasta seguirli."Quando noirimaniamo nell’amore- ha detto - sono iComandamenti chevengono da soli,dall’amore". L’amore,ha ribadito, "ci porta acompiere iComandamenti, così,naturalmente. La

radice dell’amore fiorisce neiComandamenti". E questi, èstata la sua riflessione, sono"come il filo" che lega una"catena: il Padre, Gesù, noi".Francesco ha così rivoltol’attenzione alla gioia:

"La gioia, che è come il segnodel cristiano. Un cristianosenza gioia o non è cristiano oè ammalato. Non c’è un’altra!La sua salute non va bene lì!La salute cristiana. La gioia!Una volta ho detto che ci sonocristiani con la faccia dapeperoncino in aceto…Sempre la faccia così! Anchel’anima così, questo è brutto!Questi non sono cristiani. Uncristiano senza gioia non ècristiano. E’ come il sigillo delcristiano, la gioia. Anche neidolori, nelle tribolazioni,nelle persecuzioni pure".

Dei primi martiri, harammentato, si diceva cheandavano "al martirio come seandassero a nozze". E’ la gioiadel cristiano, ha detto, "checustodisce la pace e custodiscel’amore". Pace, amore e gioia,"tre parole che Gesù ci lascia".E chi fa questa pace, questoamore, "chi - si è domandatoil Papa - ci dà la gioia? E’ loSpirito Santo":"Il grande dimenticato dellanostra vita! Io avrei voglia didomandarvi - ma non lo farò,eh! - di domandarvi: quanti divoi pregate lo Spirito Santo?Non alzate la mano... E’ ilgran dimenticato, il grandedimenticato! E Lui è il dono, ildono che ci dà la pace, che ciinsegna ad amare e che ciriempie di gioia. Nellapreghiera abbiamo chiesto alSignore: ’Custodisci il tuodono’. Abbiamo chiesto lagrazia che il Signorecustodisca lo Spirito Santo innoi. Il Signore ci dia questagrazia: di custodire sempre loSpirito Santo in noi, quelloSpirito che ci insegna adamare, ci riempie di gioia e cidà la pace".

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gni anno è un tri-pudio di colori,di sapori, di voltisorridenti: 300

bambini e ragazzi dellascuola materna e elemen-tare Immacolata, con i lo-ro insegnanti, genitori,nonni e amici, si dannoappuntamento nel giardi-no della scuola per fare fe-sta.Ed ogni anno è una festadavvero grande: nella mat-tina ogni classe allestisce ilsuo stand, secondo il temadel programma scolastico:«Il Giardino», per questo2014, e poi nel pomerig-gio via alla festa. Tanti gio-chi da fare insieme, banca-relle con destinazione be-neficienza, bontà culinariepreparate da mamme ebabbi, cuochi sopraffinipieni di fantasia, il salutodel grande capo il VescovoSimone e poi il momentofinale, tanto atteso da tut-ti: i giovanissimi "fiori"della scuola schierati nelprato a cantare tante can-zoni dense di significato.E la conclusione: duemongolfiere con appesidesideri e foto dei ragazzilanciate in aria verso il cie-lo, affidando a Dio la vitadi questi giovanissimi e ri-cordando chi non c’è più,ma accompagna e sostienelo stesso, anzi, lo fa anco-ra più da vicino!In questa data ogni announa quinta classe saluta lascuola, preparando unpiccolo momento di festanella festa, ed ogni voltaanche questo è un tempodi emozione e commozio-

ne e sono molte le lacrimeche rigano i volti di grandie piccoli, perché l’Imma-colata non è una scuolacome le altre: è un postodove ci si sente a casa, èuna famiglia dove ci sivuol bene, si discute e si fala pace, dove si cresce in-sieme, bambini, famiglie,insegnanti, e le suore...chese non ci fossero, non sa-rebbe la stessa cosa!

c.d.

O

LA SETTIMANA DI LIVORNOTOSCANA OGGI8 giugno 2014VI

A scuola...in famiglia!

2 Giugno: Festa della Famiglia

Come ogni annoall’IstitutoL’Immacolatabambini, genitori einsegnanti si sonoriuniti per fare festa:la festa dedicata allafamiglia!

IL VALOREDELLA SUAAMICIZIA

RIFLETTIAMOinsieme

di don Piergiorgio Paolini

oi siete miei amici» (Gv 15,14).Con queste parole Gesù si

rivolge ai suoi discepoli perprospettare loro una relazione nuovache supera quella tra maestro ediscepoli. Il motivo di questocambiamento di prospettiva è dovutoa quello che Gesù ha fatto: «vi hochiamato amici, perché tutto ciò cheho udito dal Padre mio l’ho fattoconoscere a voi» (Gv 15,15).

Gesù non hatenuto nienteper sé ma harivelato tutto ilsegreto che ilPadre gli avevaaffidato: ora idiscepoli suoiamici ne sono aparte. Non siferma quil’amicizia diGesù per idiscepoli ma sispinge molto piùavanti: «nessunoha un amore piùgrande diquesto: dare lasua vita per ipropri amici»(Gv 15,13).

Gesù è l’amico che dà la vita per isuoi amici; egli li ama e si spinge sinoa donare la sua vita per loro.Lo aveva già mostrato quando avevaloro lavato i piedi e quindi facendosiloro servo; lo mostrerà morendo sullacroce. Essere suoi amici è dunque undono, frutto della sua scelta: «Nonvoi avete scelto me, ma io ho sceltovoi» (Gv 15,16). È stato lui asceglierli: un dono di cui essidebbono essere coscienti. TuttaviaGesù pone una condizione al donodella sua amicizia e di tutti i segretiche essa porta con sé: «voi siete mieiamici, se fate ciò che io vi comando»(Gv 15,14). Qual è il comando diGesù? «Questo è il miocomandamento: che vi amiate gli unigli altri come io ho amato voi» (Gv15,12). L’amore di Gesù è prima ditutto un dono che va accolto; nonpuò però essere tenuto per sé ma vascambiato: gli amici di Gesù si amanoe mostrano questo amore nello stessomodo con cui lo ha vissuto Gesù, cioèdonando la vita.Tutti questi sono elementi che horipreso dal vangelo di Giovanni (Gv15,12-17). Essi definiscono la nostra

vitacristianaperchésonoparolerivolte anoi,discepolidel tempopresente.Tutto partedallacoscienzadi esserescelti da luicome suoiamici: losiamo perun donoche ci èstato fattonelbattesimo.Gesù ci

mostra la sua amicizia donandoci lasua parola: mette a parte i suoi segreticon noi; ma noi ci poniamo inascolto serio e profondo della suaparola?Poi Gesù ci dona se stessonell’Eucarestia: è il segno del suoamore compiuto una volta sola maperennemente presente nella Chiesa.Anche qui la domanda: siamocoscienti della grandezza di questodono?Infine Gesù ci detta la condizione perrimanere nella relazione con lui comeamici: amarci come lui ci ha amato.Facile a dirsi ma difficile viverlo!Eppure è questo il tratto distintivo deisuoi amici: capaci di recepire il suodono per condividerlo con gli altri.

La festa della MADONNA DEL BUON RIMEDIO

I padri Trinitari e il loroimpegno a liberare gliuomini da ogni schiavitù

er la chiusura del mesemariano, la Madonna delBuon Rimedio, protettricedell’Ordine dei Padri

Trinitari della Parrocchia di SanFerdinando in Crocetta, havisitato tutto il quartiere dellaVenezia per poi salire sul gozzomesso a disposizione dallaCantina del Venezia e giungerecosì davanti alla Capitaneria diPorto dove sono stati ricordatitutti i caduti del mare al suonodella tromba che ha intonato «Ilsilenzio». Questa processionegiunta al quindicesimo anno divita, è stata voluta dai PadriTrinitari per ricordare la prima redenzioneda loro operata, quando venuti a Livornosu invito del Granduca Ferdinando, siinsediarono nel quartiere della Venezia enel 1653 guidati dal Padre Francesco diSan Lorenzo, riportarono dalla Tunisia 28schiavi liberati dai musulmani.E’ quella dei Trinitari una bellissima etravagliata storia che ha visto molti fratioffrire la loro vita durante i secoli perriscattare i cristiani e a tutt’oggi il loroimpegno è per liberare l’uomo dallenuove schiavitù: alcool, droga,prostituzione ecc. e il padre trinitarioMichele Siggillino, cappellano alle carceridi Livorno, con tanta abnegazione offre ilproprio aiuto ai carcerati perché la dignitàdi ciascuno sia sempre preservata e difesa.La processione ha visto una foltapartecipazione di persone che hannopregato e cantato insieme alla coraleSarda. Il Vescovo mons. Simone Giusti achiusura della commovente cerimonia ha

P

chiesto alla Madonna del Buon Rimediodi liberare l’uomo dalla schiavitùdell’egoismo. La società odierna hadimenticato il «noi» e parla sempre in

prima persona: «I Trinitari,offrirono e offrono la loro vitaperché hanno la coscienza delbene comune, di una comunitàche deve essere aiutata eprotetta!» Purtroppo oggi è l’Io aprevalere per cui con ilrelativismo etico si arriva allafollia di uccidere anche i proprifigli perché diversamente abili o"non programmati"; così purenella politica non c’è da stupirsise non vengono riconosciuti idiritti degli altri e abbiamo avutoil XX secolo che è stato un secolodi morte e devastazione. LaMadonna può dunque aiutarci aritornare alla cultura del dono,

della gratuità, alla liberazionedall’egoismo per ritornare ad esserepersone capaci d’amore.

Monica Cuzzocrea

Le foto gentilmente concesse da Roberto Olivato raffiguranola statua della Madonna del Buon Rimedio durante laprocessione nel Quartiere, e poi a bordo del gozzo del Venezia

Si ringrazia OriettaCaponera, IlariaBanchini e David Bozziper le foto.Tutte le fotoe i video della festasulla pagina facebookScuola L’immacolata

L’amore di Gesù è prima di tuttoun dono che vaaccolto; non puòperò essere tenutoper sé ma vascambiato: gli amici di Gesùsi amano e mostrano questoamore nello stessomodo con cui lo ha vissutoGesù, cioèdonando la vita

All’Istituto L’IMMACOLATA

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LA SETTIMANA DI LIVORNO TOSCANA OGGI8 giugno 2014 VII

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■ L’APPROFONDIMENTO a cura di Fabio Figara

Jacopo di Michele è l’autoredel quadro trecentesco di S. Maria delle Grazie, oggi esposto all’attenzione dei fedeli all’interno del notoSantuario livornese

QUANDO «GERA»DIPINSE LA MADONNA DI MONTENERO

vvolta da unosciame di stellesu uno sfondodorato, il

manto azzurro come ilcielo, la tunica rossacome il Sangue del Suoamatissimo Figlio,l’attenzione rivolta alBambino che ne afferral´orlo del collo allaricerca del senomaterno: unasimbologia fortissima incui la "MadonnaOdighitria" diMontenero (oppureOdigitria, dal grecood?géin, “condurre,guidare”, molto cara allatradizione orientale)rappresenta la Chiesache si rivolge a Dio perindirizzare l’Umanitàverso la Salvezza.L’attribuzione dell’operaè stata a lungo dibattutafinché lo storico dell’arteMario Salmi non viscorse la mano delpittore pisano Jacopo diMichele.Il XIV secolo è una vera epropria “età dell’oro” perla pittura pisana, in cuimaestranze toscane (enon solo) sitrasferiscono nella cittàd’Arno ottenendocommissioniimportanti, estimolando idee efermenti culturali cheinfluenzanonotevolmente gli autorilocali: e così troviamo

Aartisti come Giotto (palacon “San Francescoriceve le stimmate” perla chiesa dedicata alSanto di Assisi) eCimabue (decorazionedell’abside del Duomo),Simone Martini(Polittico di S. Caterina)e i suoi collaboratori,Bonamico Buffalmacco,che lavora inCamposanto per il notociclo di affreschi del“Trionfo della Morte”, eTaddeo Gaddi con le sue“Storie di Giobbe”. Eancora, almeno dallametà del secolo, AgnoloGaddi, Spinello Aretino,Taddeo di Bartolo eFrancesco di Neri daVolterra: a lui fa capo ungruppo di artisti, tra cui,probabilmente, anche ilnostro Jacopo di Micheledetto Gera, attivo tra il1361 ed il 1395, eabitante in Pisa nellaparrocchia di S. Nicola.Gera è menzionato nel1368 come membro diun collegio peritale perla stima dei dipintiproprio di Francesco diNeri presenti in S. Pietroin Vinculis a Pisa; nel1388 dipinge una tavolaper l’ospedale diPonsacco; oltre a questee a molte altre opere, siricorda la colorazionedel Crocifisso in marmosulla porta orientale delCamposanto, portatapoi in S. Michele in

Borgo; muoresicuramente nel 1402.Nell’opera diMontenero, forse creatainizialmente per altradestinazione, si scorgequindi una chiarainfluenza di scuolasenese dalla piccolatunica indossata dalBambino e dal cuscinosul quale è seduta laVergine; troviamo inoltrelegato ad una corda noneccessivamente stretta, etenuta da Gesù nellamano sinistra, uncardellino, forseun’ipoteticarappresentazionedell’Uomo che, avendoil libero arbitrio, puòdecidere se rimanervilegato o fuggire: secondoGiorgio Mandalis,invece, “il cardellino

(carduelis), derivando ilproprio nome dallapredilezione a nutrirsi disemi di cardo (cardus) èpure simbolo dellaPassione” (La Madonnadi Montenero, pagg. 22-24). Attorno all’aureolasi può leggere AVEM(ARIA) MATERCHRISTI.Alla luce dei più recentistudi, quindi, l’operasarebbe da collocarsinella seconda metà del‘300 e non al 1345,anno in cui la“leggenda” ne colloca ilritrovamento. Oggiquesta meravigliosaicona dell’arte medievaleè incastonata nellaGloria modellata dalcarrarese GiovanniBaratta e dal nipote diquesti Giovanni Cybei,

all’interno della chiesadel Santuario diMontenero, dietrol’altare maggiore.

PER APPROFONDIRE:Mario Salmi, La Madonna diMontenero, in Liburni Civitas1, 1928, pp. 83-87; Mario Salmi, Il pittore dellaMadonna di Montenero, in AA.VV. Mostra iconografica dellaMadonna di Montenero.Catalogo e note, Livorno,Stella del Mare, maggio-dicembre 1967Nicola R.Vasaturo, Santuariodi Montenero – frammenti diStoria, Livorno, ComunitàMonastica di MonteneroGiorgio Mandalis, LaMadonna di Montenero dallaleggenda alla storia,Fucecchio (FI), Edizionidell’Erba, 2012

In aiuto dei LivornesiAl centro dell´attuale Piazza dellaVittoria - conosciuta ancora daiLivornesi come Piazza Magenta -sorge la chiesa di S. Maria delSoccorso, uno degli edifici sacri davisitare per l’anno giubilaremariano

elle grandi calamità (…) sirivelano le insite qualità di

un popolo» scrive nell’incipit delsuo libro Fabrizio Bernardoni,opera datata ma pur sempre digrande interesse per scoprire lastoria e l’arte di questo imponentecomplesso. E, nello specifico, siriferisce all’epidemia di colera che siabbatté su Livorno nell’agosto del1835, portata da un mercantile(secondo il Piombanti provenienteda Marsiglia). Il morbo provocòsubito la fuga di molti abitanti e la mortedi un migliaio di persone. Fu così che il 6settembre di quello stesso anno venneimpartita la solenne benedizione daMontenero con la sacra icona trecentescadella Madonna rivolta verso la città. Neigiorni successivi i casi d’infezione e dimorte calarono vertiginosamente: perringraziamento alcuni Livornesi siassociarono nella "Deputazione dellaPatria Impresa" per raccogliere i fondinecessari all’edificazione della nuovaChiesa della Madonna del Soccorso. L’apporto poteva essere in offertespontanee della popolazione e prestazionidi lavoro in forma gratuita, ma ciò nonbastò e il gruppo decise di organizzare cosìquattro Tombole pubbliche annuali, contanto di "piano di gioco", per raccogliere ifondi necessari. Ma ciò non bastò, e la

gestione passò così alla Deputazione per leOpere di Pubblica Utilità in Livorno.La costruzione fu affidata a GaetanoGherardi, che progettò la strutturainglobando la precedente piccola chiesaesistente (oggi Cappella dell’Addolorata, difianco all’altare), con un´architettura acroce latina con tre navate e la facciataornata da colonne doriche e tre ported’ingresso. Nel 1854 venne finanziata dalMunicipio la costruzione dell´altaremaggiore, completamente in marmo.All´interno il tempio è abbellito da opered´arte dei migliori artisti livornesi, tra cui IlMiracolo della resurrezione del figlio dellavedova di Naim e San Lorenzo chedistribuisce in catacomba ai poveri i donidella Chiesa di Enrico Pollastrini, laBenedizione della prima pietra della chiesadi S. Maria del Soccorso e la Madonna

della Consolazione di CesareBartolena, varie sculture marmoreee, di autore ignoto del XIX secolo, ilquadro della Madonna delSoccorso. Di notevole importanzaanche il reliquiario, donato dallafamiglia Bertagni all’Impresa Patria,contenente reliquie di vari Santi eoggi posto nella cappella "Tutti iSanti", coperto da tre sportelli divelluto rosso e visionabile solo per ilperiodo della festa del 1° e 2Novembre. Da sottolineare il ritrovamentodell’opera, attribuita con certezza alBeato Angelico e oggi esposta inDuomo, della "Testa delRedentore". Data l’ampiezzadell’edificio, in questi due secoli èstato il centro di variemanifestazioni religiose livornesi enon solo: il "Primo Congresso

Mariano Nazionale", ad esempio, vi sisvolse tra il 18 e il 21 Agosto 1895, con labenedizione di Papa Leone XIII.

Nella foto il quadro del Bartolena cheraffigura la posa della prima pietra della

chiesa del Soccorso

PER APPROFONDIREAA.VV.Atti del Primo Congresso Mariano Nazionaletenuto in Livorno nei giorni 18, 19 ,20 ,21 Agosto1895, Livorno,Tip. G. Fabbreschi, 1897Fabrizio Bernardoni, Il tempio votivo di S. Maria delSoccorso. Guida storica e artistica, Livorno, U. Ba-stogi Editore, 1980; Enrico Zucchi, Chiesa di S. Maria del Soccorso a Li-vorno, volume 1, Livorno, Archivio diocesano Li-vorno, 2009Enrico Zucchi, Chiesa di S. Maria del Soccorso a Li-vorno, volume 2, Livorno, Archivio diocesano Li-vorno, 2010

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