LA PIAZZA DI GIOVINAZZO MAGGIO 2013

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1 MAGGIO 2013

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MENSILE DI VITA CITTADINA

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redazioneGabriella Marcandrea - Giusy Pisani -Porzia Mezzina - Agostino Picicco - Ales-sandra Tomarchio - Damiano de CegliaMarianna La Forgia - Daniela Stufano -Vincenzo Depalma- Onofrio Altomare -Angelo Guastadisegni - Diego de CegliaMimmo Ungaro- Michele decicco - EnricoTedeschi

corrispondenti dall’esteroVito Bavaro - Nick PalmiottoGiuseppe Illuzzi - Rocco Stellaccistampa - Martano editriceprogetto grafico - Ass. Amici dellaPiazzaGrafica pubblicitaria: C. Moreseresponsabile marketing & pubblici-tà: Roberto Russo tel. 347/574.38.73

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La collaborazione é aperta a tutti. La reda-zione si riserva la facoltà di condensare omodificare secondo le esigenze gli scritti sen-za alterarne il pensiero. Gli articoli impegna-no la responsabilità dei singoli autori e nonvincolano in alcun modo la linea editoriale diquesto periodico.

FINITO DI STAMPARE IL 27.04.2013

Il 10 aprile su richiesta dell’opposizionecomunale abbiamo assistito ad un inuti-le consiglio monotematico. Scriviamoinutile perché la proposta da parte del-l’opposizione consiliare di restituire l’alaovest della piazza al parcheggio è statarigettata. Alcuni erano i commerciantipresenti in aula consiliare interessati alprovvedimento insieme a qualche citta-dino che condivide la battaglia di chi,ogni giorno, prova a far sopravvivere l’at-tività. Il no perentorio del sindaco allariapertura della piazza alle macchine halasciato interdetti gli operatori commer-ciali, i quali speravano in una soluzioneche potesse accontentare un po' tutti, unasoluzione provvisoria da migliorare poinel tempo. Questo tipo di provvedimen-to provocherà un forte tracollo negli af-fari da parte delle attività commercialiubicate in piazza Vittorio Emanuele II.Ecco il motivo della nostra copertina,simbolo dello stato d’animo dei commer-cianti. «Sindaco, così ci ridurrai in mutan-

de!». Invece, il sindaco va avanti senzaripensamenti, in barba alla democraziapartecipata tanto sbandierata, quelladove le decisioni vengono prese soprat-tutto dai cittadini in grado di influenzar-le con i suoi bisogni e le sue necessità,controllando che gli amministratori leseguano correttamente. Al contrario quisi chiude la piazza e non si presenta unpiano alternativo della viabilità. Si anti-cipano i provvedimenti con decisioniimpopolari e poi si informa la cittadinan-za con i resoconti mensili del sindaconella sala S. Felice o con il diario - face-book del sindaco sul gruppo «Cittadiniin rete». Si può nutrire lo spirito e la pan-cia della gente contemporaneamentechiudendo piazza, centro storico, i duelungomari trasformandoli nelle serateestive in aree pedonali. Tanto i posti -

auto sottratti in piazza sono stati localiz-zati intorno, addirittura aumentanti. A po-nente e a levante per gentile concessionedei proprietari, si potrà parcheggiare gra-tuitamente come lo scorso anno su duearee incolte.

Ma al di là di quella che può essere tuttala letteratura decennale che si trascinasulla problematica del parcheggio e suglistudi alternativi alla viabilità, c’è da ri-portare la nuova sfida del sindaco. Sceltaimpopolare - abbiamo detto - ma già det-tata in agenda durante la sua elezione:trasformare Giovinazzo in una città slow.

Per scoprire cosa ci riserva il futuro diuna città slow andate su wikipedia e leg-gerete: «Cittaslow, una rete di comuni, grandi

editorLA PIAZZAdi Giovinazzo

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5 MAGGIO 2013

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COPERTINA

E’ IL GRIDO DISPERATODI ALCUNI COMMER-CIANTI: «SINDACO,COSÌ CI RIDURRAI IN

MUTANDE!».LA FOTOCOMPOSIZIONEÈ STATA REALIZZATADA C. MORESE

o piccoli che siano, che si impegnano nel mi-

gliorare la qualità della vita degli abitanti e

dei visitatori, trasferendo al governo cittadino

le esperienze maturate nel mondo

enogastronomico attraverso la rete di Slow

Food». Più facile a dirsi che a farsi, quan-do non si ha la lampada di Aladino e c’èdi mezzo l’ansiogeno tic tac dell’orolo-gio che ti dice «muoviti, muoviti, altrimenti

sindaco hai fallito!». Tant’è. Raccogliamoil guanto della sfida lanciato dal sinda-co e proviamo anche noi a sognare unpo’con la città slow. Immaginiamo intempi di congiuntura estrema di sposta-re le lancette del tempo mille anni in-dietro per capire cui prodest questa cit-tà slow. Immaginiamo Giovinazzo cala-ta in un modello di città tardo medioe-

vale e rinascimentale, con una piazzaavente funzioni di centro di aggregazio-ne sociale. Poi aggiungi il borgo anticoe il suo naturale paesaggio che comemille anni fa ha conservato la sua pri-mordiale purezza. In una città slow tut-to sembra fermarsi nell’attesa di qual-cosa che deve ancora avvenire! Già cimanca solo il ciak di Sergio Rubini chenei labirinti dei corridoi di pietra, dal-l’Arco Traiano alla Muraglia Normanna,ci gira il suo film. Sul set del film, ci sem-bra ascoltare le voci dei soldati, le gridad’allarme: «Una nave nemica all’oriz-zonte!?». E’ un attimo, prima di scopri-re l’inganno dell’immaginazione. Il filmè già finito. Non ci sono nemici all’oriz-zonte da cui proteggersi. Sergio Rubiniun film a Giovinazzo l’ha girato primache studiosi, pianificatori e sociologis’inventassero la città slow. E rigirereb-be il suo «Tutto l’amore che c’è» anchese Giovinazzo non sarà una delle 50 cit-tà slow di Italia. Bisogna invece fermar-si un attimo per capire e poi ripartire.Capire in che direzione andare senza lapresenza di spazi verdi, di infrastruttu-re che favoriscono la mobilità alternati-va, di luoghi dove riposare e fermarsi aldi fuori dei centri storici o della piazza.Capire e poi ripartire con l'allargamentodelle aree pedonali senza inficiare laqualità dell'aria di altri quartieri. Porresoprattutto l'accento che la città slowche andremo a costruire garantisca unbenessere collettivo tradotto in termi-ni di qualità dell'ambiente locale, dellerisorse gastronomiche e delle attività so-cio-commerciali. Altrimenti Giovinazzoslow rischia di diventare la Città del Solenon di Tommaso Depalma, il sindaco,ma di Tommaso Campanella, il filosofoutopista!

SERGIO PISANI

riale

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GIOVINAZZO CITTÀ SLOW?

Nome:

- Vincenzo- VincenzoCognome:

- Fusaro- D’AmatoProfessione:

(Fusaro): Imprenditore(D’Amato): PensionatoSoprannome:

(Fusaro): U vtndais(D’Amato): Trovatemene uno!Incarichi istituzionali:

(Fusaro): Consigliere Comunale Capogruppo(D’Amato): Consigliere comunale

Partito politico:

(Fusaro): Lista civica «Città del Sole»(D’Amato): Movimento Politico Schitulli

La centralissima piazza sarà pedonale

in tutta la sua lunghezza nella zona

ovest dal civico 72 a civico 37, ador-

nata dalle fioriere che limitano il pas-

saggio pedonale. Così ha deciso la

maggioranza respingendo la tesi del-

l’opposizione dell’inutilità della nuo-

va viabilità nel consiglio comunale

del 10 aprile. Non pensi che nutrire

lo spirito senza poter nutrire la pan-

cia si finisce in mutande?

(Fusaro): In questo caso l’una non esclu-de l’altra, in un’idea di città turistica, lavivibilità della città stessa è propedeuticaall’aumento degli avventori e, di conse-guenza, degli incassi delle attività com-merciali.

(D’Amato): Condivido in pieno la suasintesi: è quanto ho sostenuto in Consi-glio Comunale l’11 aprile scorso. Molticommercianti finiranno davvero in mu-tande! Purtroppo l’attuale amministrazio-ne è convinta della tesi opposta e rifiutaqualsiasi confronto e qualsiasi suggeri-mento.

Cui prodest questo provvedimento?

(Fusaro): Alla cittadinanza tutta ed in par-ticolare a quelle attività commerciali chesono in grado di riciclarsi e di cogliere leopportunità date dal cambiamento.(D’Amato): Senza entrare nel merito, pernon essere accusato di faziosità, il sem-plice fatto che un tale provvedimentogiovi a qualcuno e penalizzi qualche al-tro, è la dimostrazione lampante dellamancanza di sintesi di questa amministra-zione!

L’AMMINISTRAZIONE LANCIA

IL GUANTO DELLA SFIDA:

MIGLIORARE LA QUALITÀ

DELLA VITA DEI CITTADINI E

DEI VISITATORI. COME?

AUMENTANDO LE AREE

PEDONABILI, CHIUDENDO LA

PIAZZA, I DUE LUNGOMARI,

IL CENTRO STORICO.

GIOVINAZZO SARÀ COME

AMALFI, ORVIETO,TRANI.

C’È DA CREDERCI? IL

PENSIERO CONTRAPPOSTO DI

DUE VINCENZO CONSIGLIERI,

FUSARO E D’AMATO.

ASCOLTIAMOLI!

l’intervistaDI SERGIO PISANI

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7 MAGGIO 2013

Chi penalizza in primis?

(Fusaro): Tutti coloro che si ostinano a volerparcheggiare direttamente sotto il banconedel bar.(D’Amato): Come ho detto prima, quandosi adotta un provvedimento si deve guarda-re alle esigenze di tutti nell’interesse generaledel paese.Vincenzo D’Amato ha una lunga espe-

rienza in ambito di viabilità cittadina

perché assessore alla Polizia municipa-

le negli anni 90. Perché la maggioranza

è sorda ai suoi preziosi consigli?

(Fusaro): Personalmente ho grande stima delConsigliere D’Amato, ma è fuori discussio-ne che le esigenze, gli usi ed i costumi in temadi mobilità sono notevolmente mutati, sia-mo nel 2013, gli anni 90 sono passati da unpo’…(D’Amato): Ci si rifugia sempre nell’affer-mazione che i tempi sono cambiati. Secon-do me è venuto meno il buon senso e so-prattutto lo spirito di servizio di cui deveessere animato un amministratore nei con-fronti dei propri cittadini.Perché Vincenzo Fusaro è sceso in poli-

tica?

(Fusaro): Ero stanco di subire le scelte deglialtri, e alla mia età era arrivato il momentodi decidere se emigrare (come tanti mieicoetanei) o provare a cambiare la città in cuivivo, nella quale avrei dovuto crescere i mieifigli, non sopporto la gente che è capace solodi lamentarsi e di non fare nulla per cambia-re le cose, se cambiamento deve essere, devepartire da ognuno di noi.(D’Amato): Per costruire Giovinazzo la cit-tà del sole!Perché Vincenzo D’Amato pure?

(Fusaro): Chiedetelo a lui, quando ha inizia-to a fare politica io probabilmente giocavoancora con i Lego…(D’Amato): Se per politica intendiamo inte-ressarsi ai problemi del paese, devo dire chela politica non l’ho mai lasciata. Quindi nelmio caso è errato parlare di scelta di tornarea fare politica.

Cosa diventerà nelle serate estive la

nostra piazza?

(Fusaro): Uno splendido salotto, dove lagente potrà riprendersi i suoi spazi e go-dere delle ottime offerte gastronomiche(e non solo) di tutti gli imprenditori chesapranno cogliere le nuove opportunitàche la pedonalizzazione sarà in grado dioffrire(D’Amato): Sicuramente l’eliminazionedei parcheggi e l’eventuale interdizione altraffico non miglioreranno di certo l’eco-nomia di questo paese nè risolveranno idrammatici quotidiani problemi di chi haperso il lavoro o non lo ha mai avuto.Penso che in piazza si passeggerà e si con-tinuerà a farlo con l’aggravante che qual-cuno avrà abbassato le serrande!I Pilomat nel centro storico non sa-

ranno più ripristinati. Basteranno dav-

vero le telecamere per scoraggiare il

popolo del sabato sera?

(Fusaro): Se non basteranno vorrà dire cheil sistema di sanzionamento automaticoprevisto nella ZTL ci consentirà di forni-re più servizi con meno tasse per i cittadi-ni, chi sbaglia PAGA e su questo sono cer-to che con D’Amato siamo in perfettasintonia.(D’Amato): Non penso che i problemidi ordine pubblico e di sicurezza del cit-tadino vengano risolti in questa maniera.Mi chiedo: laddove sono state installatetelecamere e sofisticati sistemi di sorve-glianza non succedono più scippi, aggres-sioni, furti, rapine e perfino omicidi? Nonsarebbe meglio impegnarsi a potenziaregli organici delle forze dell’ordine per farattuare un miglior controllo del territorioe prevenire eventuali problemi?

La lista Città del Sole ha sbandierato

il principio della partecipazione atti-

va salvo però anticipare i provvedi-

menti con decisioni impopolari e poi

informare la cittadinanza con i reso-

conti mensili del sindaco nella sala S.

Felice o i cittadini in rete con il diario

su facebook? E’ questo l’esempio di

democrazia Partecipata?

(Fusaro): No di certo, la democrazia par-tecipata è ben altro, sono i comitati di quar-tiere (vedi il neonato S. Agostino ed i na-scenti Immacolata e Centro Storico), sono leconsulte, le associazioni di categoria, è im-pensabile che un amministratore di una cittàdi 20.000 abitanti possa interagire singo-larmente con ogni singolo cittadino pri-ma di prendere anche la più banale delledecisioni, se così fosse, per cambiare unalampadina ci metteremmo 2 anni.(D’Amato): Rispondo seccamente NO.Attuare la democrazia partecipata è unadelle cose più difficili per un’amministra-zione. A parole si può programmare tut-to. A parole però. E questa amministra-zione ci ha già fatto fagocitare troppechiacchiere.Come potrà diventare Giovinazzo una

smart city ovvero una città intelligen-

te che migliori la qualità dei propri cit-

tadini dal punto di vista della mobili-

tà?

(Fusaro): Iniziando ad utilizzare la macchinasolo quando strettamente necessario,Giovinazzo è in piano, la si percorre dalla167 alla Stella: a piedi in 40 minuti ed inbicicletta in meno di 15, ora vi chiedo: manon ci mettete di piu’ a tirar fuori la mac-china dal garage e a trovare parcheggiogiunti a destinazione ?(D’Amato): Mi fa ridere il fatto che si vo-glia trasfondere modelli di altri paesi vir-tuosi che hanno un impatto ambientale conil territorio armonioso. Giovinazzo è giàintelligente come città per lasciarsi incanta-re da strilloni in grado di cambiare il mon-do. E i giovinazzesi, lo hanno immagazzi-nato dal primo giorno dell’elezione del sin-daco Depalma!

Centro storico aperto solo ai residen-

ti, la piazza e i due lungomari isole

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pedonali. In presenza di pochi parcheggi (a pagamento o per concessione

dei privati, non omologati) come farà Giovinazzo a contenere la fauna di

mangiatori che si riverseranno dai paesi viciniori?

(Fusaro): Come si fa a Polignano, a Monopoli ed in tutte quelle città che si fregianodell’aggettivo Turistica si lascia la macchina fuori dal centro e si passeggia a piedi,godendo a pieno delle bellezze della città e mangiando una pizza col sottofondodello scrosciare delle onde del mare e inalando il profumo della brezza marina,piuttosto che il rumore del motorino che impazza tra i pedoni sul lungomare e losmog delle auto che transitano accanto ai tavoli dei locali.(D’Amato): Ingegnarsi per ospitare turisti e visitatori che potrebbero aiutare l’eco-nomia cittadina non è proprio il pezzo forte di questa amministrazione. Osereidire che il suo sforzo è teso a peggiorare la situazione dirottando questa genteverso altre mete.Spieghiamo ai meno informati cos’è una città slow e come farà Giovinazzo

a diventare come Amalfi o - senza andare molto lontano – come Orsara di

Puglia o Trani?

(Fusaro): Città Slow è una rete di comuni che non superano i 50.000 abitanti chesi impegnano a garantire un miglioramento della qualità della Vita dei cittadini edei visitatori attraverso dei ritmi di vita piu’ umani e sostenibili, quindipedonalizzazioni, piste ciclabili, parcheggi periferici etc.(D’Amato): In tutta onestà non è semplice nè facile, nè esiste una soluzionetaumaturgica che possa ribaltare la situazione dall’oggi al domani. Durante unalegislatura però, adottando piccoli provvedimenti, giorno dopo giorno, provve-dimento dopo provvedimento, creando una scaletta di priorità, anche nei piccoli,modesti investimenti si può migliorare, e non di poco, la situazione.

Chiude la centralissima Piazza Vittorio Emanuele II agli automobilisti e

il mensile La Piazza dopo 17 anni di vita. Chi salveresti delle due «piaz-

ze»?

(Fusaro): Le salvo tutt’è due! La prima pedonalizzandola e la seconda con l’augu-rio che continui a rendere il prezioso servizio svolto a tutta la comunità Giovinazzesein ogni parte del Mondo. Grazie Direttore.(D’Amato): Ritengo importantissimo un giornale cittadino che, senza faziosità,accende tante spie rosse e stimola l’opinione pubblica al confronto. Poi c’è lapiazza, quella vera, il cuore pulsante dell’aggregazione sociale ed economica dellacittà. Devono rimanere tutte e due in vita senza profondi cambiamenti.

Avere cura del la-

voro per avere cura

del paese - Italia.

Per questo oggi

bisogna ripartire dal LAVORO con una sfi-

da non più rinviabile per chi si occupa e vuo-

le fare sindacato, per tutelare tanti giovani

senza tutele con lavori precari. Per passare

dallo statuto dei lavoratori (legge che porta

il nome di Giacomo Brodolini e Gino

Giugni), passando allo statuto dei LAVO-

RI. Per tentare di ribaltare una società divi-

sa tra chi paga i conti (Lavoratori) e chi in

questo momento approfitta di una situazio-

ne generale di crisi. Da questa importante

prospettiva bisogna rileggere il passato di

Luigi Palmiotto, giovinazzese, che aderì al

Partito Socialista Italiano per poi entrare nel-

la CGIL assumendo una posizione forte-

mente critica nei confronti della politica

della concertazione condotta dalla allora

maggioranza. Ha preso parte alle lotte ope-

raie nella ex Ferriera prima di trasferirsi a

Milano. Adesso si gode la meritata pensio-

ne. Fra qualche giorno si festeggerà il

1°Maggio che per Luigi Palmiotto avrà un

retrogusto amaro. Già, la festa dei lavorato-

ri, per molti italiani, è diventata la «festa dei

non lavoratori». MICHELE DECICCO

IL 1°

MAGGIO

DI LUIGI

PALMIOTTO

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11 MAGGIO 2013

Avranno una nuova veste le arterie di colle-gamento tra Giovinazzo e S. Spirito eGiovinazzo e Molfetta. Con determinazio-ne dirigenziale del 14 marzo u.s. il Comunedi Giovinazzo ha affidato i lavori di rifaci-mento del manto stradale alla dittaaggiudicatrice dell’appalto, la Sportella S.r.l.di Gravina di Puglia. Un bando che ha vi-sto la partecipazione di sei imprese tra lequali la società gravinese ha presentato il ri-basso più conveniente per le casse del Co-mune. E così si spenderanno circa 167.000euro per acquistare sicurezza su quelle stra-de che troppe volte sono stato teatro di nu-merosi incidenti stradali anche mortali. Oc-corre comunque precisare che la previsionedi spesa per tali lavori è presente nel pianodi programmazione triennale 2011-2013approvata dalla vecchia amministrazione.Dalla disamina del piano però era emersoche oltre al rifacimento del manto stradalesi rivelava indispensabile installare le pensilineper l’attesa degli autobus ugualmente neces-sarie per la sicurezza dei viaggiatori. E cosìil 14 dicembre 2012 sono iniziati i lavoriper mano della D.S.S. Impianti di Triggianoche hanno visto altresì il miglioramento dellasegnaletica stradale e la realizzazione di altriaccorgimenti che renderanno molto più si-cure quelle tratte. A breve quindi si riusciràanche a dare totale copertura ai costi previ-sti per il manto stradale. Erano queste lepriorità presentate un anno fa dalla nuovaAmministrazione.

CENTRO STORICO ELUNGOMARI: IL NODO DELLA

VIABILITÀUn problema non da poco quello della cir-colazione nel nostro splendido centro sto-rico. Dopo la vexata quaestio della zona delleQuattro Fontane era necessario effettuareun reset. La decisione maturata nell’ambitodell’Amministrazione Comunale è quindiquella di assegnare 50 pass per i residenti (dueper famiglia) e di agevolarli con tariffe piùbasse per il parcheggio in altre zone. L’idea

del primo cittadino è comunque quella dichiudere al traffico i lungomari, soprattut-to nel periodo estivo; di creare pertantouna zona pedonale che possa essere più age-vole per residenti e turisti invoglian-doli alle vasche delle calde serate esti-ve. E di rendere abbastanza salate letariffe per coloro che vogliono par-cheggiare in quelle zone salotto dellanostra cittadina.

IL COVENANTOF MAJOR

Giovinazzo aderisce al Patto dei Sin-daci promosso dall’Unione Europeae che prevede una partecipazione atti-va dei Comuni ad un orientamento so-stenibile per il settore ambientale edenergetico. L’obiettivo concreto è quello diridurre del 20% le emissioni del gas serra.Una bella sterzata che ha lo scopo di mi-gliorare l’aria delle città e la qualità della vitadei cittadini. Il 27 marzo la discussione èstata affrontata nell’ambito del ConsiglioComunale e condivisa da tutte le forze po-litiche. Unanimità quindi per fonti di ener-gia rinnovabili, impianto di pannellifotovoltaici e conseguente impegno politi-co ad avviare subito tutte le procedure ne-cessarie per il raggiungimento degli obiet-tivi fissati.

ZONA C3, ANCORA SE NE DI-SCUTE!

Nel febbraio del 2009 è stata approvata lapianificazione della zona C3, ovvero la re-alizzazione di residenze nell’area ubicata asud della linea ferroviaria. Tale piano perònon è stato assoggettato alla V.A.S. (Valu-tazione Ambientale Strategica) rischiandodi trovarsi così incompiuto. Necessariaquindi questa approvazione che è stata og-getto di discussione nella seduta del Consi-glio Comunale del 27 marzo e che al ter-mine ha visto il consenso di dieci consiglie-ri. Sarebbe infatti inopportuno proseguirecon la realizzazione del piano dopo la gra-ve esperienza della zona D1.1 che ha im-brigliato molti proprietari nelle magliegiudiziarie per superficialità di valutazione.Sebbene Giovinazzo sia alquanto pressatadalla crisi nel settore edilizio, non si puòpensare di far prevalere gli interessi econo-mici sulla necessità di eseguire il piano aregola d’arte. Risparmiando così inutili eimpreviste correzioni a posteriori. Sospesacosì la deliberazione del 2009 di approva-zione del piano particolareggiato per seimesi, in attesa del parere qualificato dellaV.A.S.

INAUGURATO SPORTELLOANTIRACKET

Un obiettivo raggiunto, quello di rappresen-tare fisicamente il concetto del rispetto dellalegalità a Giovinazzo. E così il 6 aprile è sta-to inaugurato lo sportello nella sede delComune. Presenti il Presidente dell’Associa-zione Provinciale Antimafia Renato DeScisciolo, il Vice Prefetto AlfonsoMagnatta, il Presidente del Consiglio Co-munale Vito Favuzzi, l’Assessore comuna-le alla Legalità Michele Sollecito e il vicePresidente di Avviso Pubblico CosmoDamiano Stufano. Hanno assicurato anchela loro presenza il Maresciallo Dino Amatoe il Comandante della Polizia MunicipaleMimmo Camporeale. Da Molfetta è in-tervenuto il Capitano della Compagnia deiCarabinieri Matteo Orefice e da Bitonto ilCommissario di Polizia FrancescoTriggiani e il luogotenente GiuseppeRinaldi della Guardia di Finanza. Un otti-mo deterrente contro la criminalità che mairisparmia cittadini ed imprenditori nei no-stri tessuti sociali. Un invito alla collabora-zione con le forze dell’ordine senza paura didenunciare. Lo sportello offrirà anche con-sulenza gratuita legale per gli interessati, un’at-tività concreta di contrasto al racket e all’usuratanto di moda in questo periodo di fortecrisi economica. Presentato anche il manife-sto della campagna «Io denuncio» con il Pa-trocinio della Regione Puglia, della Provin-cia di Bari e dei comuni aderenti all’Associa-zione Antiracket ed evidenziato il progettoSocietà Educante messo a punto dal vice sin-daco Michele Sollecito che ha coinvoltogli alunni del liceo classico e scientifico sindal mese di ottobre. Lo sportello offre inoltrel’opportunità di denunciare anche la cosid-detta «mafia politica» molto spesso subdolao spesso mascherata ed occultata. La mafiainfatti non è solo una ma presenta millesfaccettature.

GABRIELLA MARCANDREA

IL NODO DELLA VIABILITA’

palazzo di citta’Rivoluzione dei parcheggi nel centro storico. Partono i lavori di

rifacimento del manto stradale sulla SS16. Il calvario del Zona C3

PH ROBERTO RUSSO

PH. ENRICO TEDESCHI

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13 MAGGIO 2013

IN ITALIA. Dopo uno stallo che ha provo-cato una grave divisione nel Partito Democra-tico, le maggiori forza politiche, ad esclusionedel M5S, hanno trovato un accordo sulla con-ferma di Giorgio Napolitano a Presidente dellaRepubblica. E’ un momento cruciale per lanostra Nazione, dopo l’emergenza terroristicanon ricordo altre pagine così dense di incer-tezze, così cariche di tensioni e di ombre. Sia-mo un popolo lacerato non solo da una pe-santissima crisi economica e sociale ma ancheda profondissimi odi politici. L’immagine cherimarrà nella mia memoria e che è l’emblemadi questa travagliata vicenda è la fotografia cheritrae Bersani che saluta Alfano con un certocalore, quasi un abbraccio. L’istantanea ha pro-vocato una sollevazione in molti militanti dellasinistra. Bersani non doveva permettersi di sa-lutare Alfano con un segno se non di amiciziaquanto di confidenza e partecipazione ad unpassaggio della vita politica assai complicataper un leader politico. Ecco l’odio, il livorefarsi largo ed accecare le menti. Dietro quellereazioni c’è tutta l’Italia di oggi. Non ci rico-nosciamo l’un l’altro, non ci sentiamo Popolo.Sì, sono spaventato. Vedo e sento un signorericco e famoso chiedere, per fortuna ripen-sandoci al’ultimo istante, ai cittadini di recarsi aRoma per protestare contro il golpe dellarielezione di Giorgio Napolitano. Golpe!! Agi-tare lo spettro del golpe in questo caso è follia,è malafede. Attenzione alle parole. Diventanopietre ed armi nelle mani sbagliate. Se si soffiatroppo sul fuoco si finisce per incendiare lacasa, la casa di tutti. Questo signore voleva fareleggere il professor Stefano Rodotà, già par-lamentare nazionale ed europeo per molte le-gislature, già garante della privacy, fondatoredel PDS, giunto terzo nelle cosiddetteQuirinarie. Le consultazioni indette dal M5Ssul web per indicare il candidato alla Presiden-za della Repubblica. Sulla democrazia del websi potrebbero scrivere fiumi di inchiostro.Nessuno è in grado di garantire l’accesso ditutti i cittadini ad una simile consultazione.Aggiungo, per coloro che parlano di inciucio,che La stessa Costituzione italiana , tantoosannata, prescrive che proprio l’elezione delPresidente della Repubblica venga effettuatanella più ampia condivisione delle forze politi-che. Non è l’inciucio che molti condannano èsolo il tentativo di eleggere una personalità ri-conosciuta dalla più ampia parte del popolocome super partes o se preferite garante del-l’unità nazionale.

A GIOVINAZZO. Insomma l’odio mistoalla presunzione di essere nel giusto, di avereuna missione salvifica. Un po’ come succedenella nostra Giovinazzo. Si parla di democra-zia partecipata, di coinvolgimento dei cittadi-ni, dei comitati di quartiere ma anche di con-

dominio. Si inaugura la stagione della piaz-za virtuale a cui tutti i cittadini, in possessodi computer e connessione alla rete, quinditutti i giovinazzesi, possono accedere peresprimere opinioni e suggerimenti. Tutto af-fascinante. Invece si convocano assembleecon decisioni già prese e certificate. Si accu-sano coloro con opinioni diverse di minareil cambiamento, di fermare la rivoluzione,di ostacolare le fortune progressive della no-stra comunità liberata dal gioco della catti-va politica. La sobrietà, la rettitudine e lacompetenza finalmente a Palazzo di Città.In tempi di crisi la sobrietà e l’attenzionealle spese dovrebbe essere la stella polaredell’amministrazione di una cittadina conpoche risorse. In una famiglia in difficoltàsi risparmia sulle spese non primarie. Si com-memora Don Tonino Bello e si spendonooltre 3.000 euro per le celebrazioni delventennale della sua scomparsa. Don Toni-no, il vescovo degli ultimi, avrebbe chiestodi utilizzarli per opere di carità. Lo scrivosenza retorica o preda del facile populismo.Lo scrivo con la delusione frutto di altrespese che giudico sperperi. E’ stata indettauna gara per l’affidamento dell’URP, uffi-cio relazioni con il pubblico, ad una coope-rativa di tipo B con una spesa preventivatadi oltre 62.000 euro. Verranno utilizzati altrifondi, per buona parte di provenienza co-

munitaria, per la bibliomediateca delmare. Piazza Vittorio Emanuele verràpedonalizzata per farne il salotto dellacittà. Gli operatori economici sono infermento. Saranno stati consultati? La de-mocrazia partecipata al capitolo opera-tori economici cosa prescrive? Forse esi-ste qualche difformità di opinione sul si-gnificato della parola democrazia. Verràchiuso anche il centro storico per farneinsieme a piazza Vittorio Emanueleun’area di fatto pedonalizzata. Tutti d’ac-cordo e se non lo sono, pazienza. Tra-sferitevi e aprite le attività in periferia.Tutto è deciso. Non c’è tempo per dub-bi ed osservazioni e suggerimenti. Il pro-gresso non aspetta, è come la rivoluzio-ne , non è un pranzo di gala. Convertite-vi e sarete salvi e felici. Per fortuna chearriva il Giro d’Italia e siamo tutti felici.Ci sarà la mondovisione? Nella mappadel Giro è citata la nostra cittadina? In-tanto abbiamo le foto della nuovaGiovinazzo. Ieri infestata dalle auto edoggi libera dai mostri a quattro ruote.Oggi? Nel centro storico? Ma quandohanno scattato le foto? Avranno usatoqualche programma per «ripulire» le im-magini. Ecco la fantasia al potere. Evvi-va! [email protected]

LA FANTASIA AL POTERE

IL CONTRAPPUNTOdell ’alfiere

IERI ED OGGI:Ecco com’ècambiatoil centrostorico.Macchinedisseminateovunque.Proprio come nei manifestiaffissi dal Comune

IERI ED OGGI:Ecco com’ècambiatoil centrostorico.Macchinedisseminateovunque.Proprio come nei manifestiaffissi dal Comune

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Ancora tu, non mi sorprende, lo sai? Già, perché c’è chi mar-cia a sostegno di chi un processo lo evita da anni, per una

congiuntivite curata in una suite imperiale, e chi insegueuna «via crucis (sono parole dell’ avv. Buongiorno) anche

quando ti danno ragione».

E come stai, domanda inutile… dopo che la Cassazione ha

annullato la sentenza che assolveva Raffaele per l’omici-dio della studentessa inglese Meredith Kercher, avvenu-

to a Perugia nella notte tra l’1 e il 2 novembre del 2007.Il processo è quindi tutto da rifare, questa volta davanti

alla Corte d’appello di Firenze.

E ci scappa da ridere… O forse è meglio dire che qui ciscappa da piangere. Perché? Berlusconi non potrà mai

finire in carcere come il nostro Raffaele in barba al prin-

cipio garantista della nostra

giustizia sistematicamenteignorato per cui si è innocenti

fino a condanna definitivaquando gli attori in campo

cambiano. Premier e bravo ra-gazzo a confronto, tra un

concussore, un magnaccio e«un romanticone, uno che crede an-

cora in una lunga storia d’amore»

una differenza ci sarà? Infatti.

Qui parliamo dell’ex PrimoMinistro, condannato 5 volte

in primo grado ma che non hamai respirato per un giorno che

aria tira nelle patrie galere per-ché la legge sulla prescrizione

è giunta a compimento primache gli appelli giudiziari fosse-

ro conclusi. Questa abilità dispostare le lancette dell’orolo-

gio della giustizia sembrereb-be significativamente positiva

nei confronti dei difensori delsistema criminale italiano,

quelli abbastanza ricchi da potersi permettere avvocati

in grado di bloccare o posticipare le udienze. E poi c’èRaffaele relegato alle scelte dei giudici in carcere ad una

misura restrittiva rimasta pressoché invariata fino al giu-dizio di primo grado, poi assolto in secondo grado il 3

ottobre 2011 dopo quasi 4 anni di detenzione. Per luipotrebbero (il condizionale è d’obbligo quando in Italia

si parla di processi e sentenze) riaprirsi le porte del car-cere da innocente perché in Italia il sistema giudiziario

non funziona: la Giustizia è lenta, lentissima ad arrivaread una sentenza definitiva. La colpa non è dei magistra-

ti ma della politica che non ha mai voluto attuare unariforma della Giustizia che potesse rendere più veloci i

processi. Evidentemente una Giustizia che non funzio-na piace a molti. Piace in primis ai criminali che hanno

controCOPERTINA

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17 MAGGIO 2013

l’abilità di spostare le lancette dell’orologio salvo accu-

sare la magistratura «una mafia più pericolosa della mafia

siciliana». E piace soprattutto ai media che ritrovano sem-

pre il gusto dell’allarmismo grazie al loro modo di faremacelleria perché «è la gente che lo vuole» dove la gente sta

per pubblico, cioè per consumatore finale. In questi 6anni sul caso di Perugia la stampa ha superato la frontie-

ra dell’indecenza. Sono stati scritti piani e piani di rotolidi morbidezza.

Ancora tu, non mi sorprende, lo sai? Ancora tu, ma non doveva-

mo vederci più?!? Già si iniziano a riaccendere i riflettori.D’altronde una regola non scritta di chi fa becera infor-

mazione vuole che siano proprio le tre esse – sesso, san-gue e soldi – a far impennare le vendite dei quotidiani e

gli indici d’ascolto tv. Lo sa bene la redazione di Studio

aperto abilissima da sempre nell’impacchettare il delitto

efferato fra il servizio della partoriente farfallina di Belene quello del cane in Arizona che si ribella al padrone e

uccide un cucciolo di leone marino. Lo stesso telegiorna-le che già è ritornato con le sue telecamere e con il suo

speciale Live alla ricerca della dichiarazione del conoscen-te, dell’amico d’infanzia o del vicino di casa del presunto

assassino. Con quale fine? Con lo stesso dei vari «specia-li» Porta a Porta con il Vespone vestito da cameriere colo-

niale: rimestare nel passato dei protagonisti alla ricercadi particolari che possano fornire nuovi dettagli o solu-

zioni immaginarie al «giallo». Oppure, e forse è peggio,

far assurgere un fatto, non solo particolare ma soprattut-to straordinario, a paradigmatico e indicativo di una con-

dizione generale. Con tanto di ausilio di psichiatra incachemire, biondona criminologa colpevolista e avvenen-

te grafologa per far salire l’audience. Dunque i fatti di-ventano il pretesto per digressioni moralizzanti sul disa-

gio giovanile piuttosto che sulla condizione delle cittàitaliane «sazie e disperate» per dirla alla Ratzinger. Il

carrozzone del circo mediatico è pronto a mettersi dinuovo in moto per seguirne la scia granguignolesca. Spe-

riamo che questa volta i riflettori siano destinati a spe-gnersi con la stessa velocità con cui sono stati accesi su

altri nuovi delitti (Udine, un altro su Perugia, OscarPistorius), omicidi irrisolti, feroci tragedie che solletiche-

ranno la curiosità nazionale.

Ancora tu? Ma non dovevamo vederci più??? Ebbene sì. Pertutti quelli che ci hanno creduto, che hanno sperato fos-

se la volta buona per voltare pagina, sorry, tutto da rifa-re. Parliamo del Biscione. Lui sì che può vantare ancora

una fedina penale pulita (le diverse condanne in primogrado non la sporcano). Si ripresenterà alle prossime ele-

zione come Premier! E ci sarà un sogno in più. E Raffa-ele? Per lui la «via crucis deve ancora cominciare anche quando

ti danno ragione».

SERGIO

PISANI

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19 MAGGIO 2013

il giallo di perugia

Francesco Mastro, avvocato penalista e pa-trocinante in Cassazione. Studio Legale aGiovinazzo e Bari specializzato in diritto pe-nale e con l’Avv. Mariella Leone, moglie e col-lega, tutta la materia civile.Laurea in giurisprudenza e corso nazionale diformazione specialistica di penalista a Roma;corsi di formazione per avvocati penalisti especialistici per ricorsi in Cassazione, docentee tutor alla scuola forense barese. Al suo atti-vo processi di degno rilievo quali il famosoprocesso Tucker nel Foro di Rimini nel qualeassumendone la difesa, ha mandato assoltidieci imputati con formula piena; processi pertraffico internazionale di stupefacenti che sisono conclusi con assoluzioni. Un’intensa at-tività nel settore penale e civile che ha portatoquesti avvocati difensori giovinazzesi in tutti ifori d’Italia a rappresentare uno spicchio dicultura giuridica rinomata e rispettata ovun-que.

Punto e a capo. La vicenda Sollecito parenon abbia ancora la parola «fine». Tutta-via una costola di quel processo ha avutoinvece un diverso esito, questa volta po-sitivo. Come nasce la vicenda?La vicenda nasce dalle immagini di una notatrasmissione di Telenorba, «Il graffio» andatain onda il 1 aprile 2008. In essa veniva tra-smesso un video della Polizia Scientifica diRoma, nel quale si mostravano le parti intimedella povera studentessa Meredith Kercher,immagini ritenute raccapriccianti dal P.M. eche secondo l’accusa erano state consegnatedai familiari di Raffaele Sollecito al Direttoredel palinsesto Magistà.Come è arrivata l’accusa a coinvolgere iparenti di Raffaele Sollecito?Attraverso delle intercettazioni che riguarda-vano il processo madre, quello dell’omicidio eche non potevano essere assolutamente uti-lizzate in un altro procedimento e per queltitolo di reato. Una forzatura non di poco con-to frutto del clima avvelenato che oramai siera creato nella Procura di Perugia. Non di-mentichiamo che, nell’ambito del processoprincipale, Raffaele Sollecito è andato in car-cere per un’impronta di una scarpa da ginna-

stica che non gli apparteneva.Se il video è stato trasmesso dalpalinsesto di Conversano, per qualemotivo la competenza era della Procuradi Perugia?Anche qui il PM Mignini non ha effettuatole giuste valutazioni. Ha classificato quel re-ato attribuendolo alla commissione di un fat-to determinato facendolo così rientrare nel-la Legge Mammì che prevede una compe-tenza diversa da quella naturale che sarebbestata appunto la Procura di Bari.E cosa è accaduto dunque?È accaduto che è stata accolta la mia ecce-zione riguardante l’inesistenza di una aggra-vante e quindi la diversa la competenza ter-ritoriale e il processo è stato per fortuna ri-portato nella sua sede, cioè la Procura di Bari.Con un clima più disteso è stata valutata eaccolta dall’accusa la mia tesi, inoltre poichéi fatti esposti non presentavano nessun fon-damento è stata chiesta ed ottenutal’archiviazione del procedimento in data 21febbraio alla cui uduenza era prsente anchel’avvocato della famiglia Kertcher. Al con-trario i giornalisti Procacci e Magistà, difesidallo studio penale Sisto di Bari, sono statirinviati a processo dal Giudice per l’UdienzaPreliminare.Nessun reato quindi per la famiglia diRaffaele e gli zii?Nessun fondamento per la notizia di reatosupposta dalla Procura di Perugia in relazio-ne ad intercettazioni assolutamenteinutilizzabili e fatti troppo labili per ottenereuna incriminazione.Sembrava quasi che Raffaele Sollecito ela sua famiglia dal 1 novembre 2007 nondovevano trovare sollievo. Invece orahanno un bel punto a favore. Esistonoaltri procedimenti nei quali Raffaele ècoinvolto e di cui lei si sta occupando?Raffaele Sollecito è parte offesa per il reatodi diffamazione aggravata posta in atto nelfilm «Amanda Knox» contro Mediaset perle incongruenze trasmesse nella vicenda edassolutamente abnormi. Inoltre per lo stes-so reato risulta parte offesa contro Rete4

IL VIDEO DEL CORPO DI MEREDITH KERCHER NON È STATO

CONSEGNATO DAI FAMILIARI DI RAFFAELE AL DIRETTORE

MAGISTÀ DI TELENORBA

Difesa dall’avv. Francesco Mastro

per la trasmissione «Top Secret».Per concludere, cosa ne pensa del pro-cesso di appello dove tutto sarà da rifa-re? Innanzitutto, secondo la mia sommessaopinione, occorre attendere le motivazionidella Corte di Cassazione che non sono stateancora depositate. Tuttavia pur avendo un’ot-tima difesa, quella dell’Avv. Bongiorno, di mioposso dire che non ho mai assistito a unarequisitoria di un Procuratore Generale cosìlontana dal nostro Codice. C’è stata una di-scussione fondata sul merito (fattispecie vie-tata in Cassazione) che si è rivelato un vero eproprio monumento all’irritualità.Ora il processo si svolgerà a Firenze. Èuna scelta adeguata secondo lei?Sicuramente Firenze mostrerà un volto piùdisteso, anche perché lì la figura del PubblicoMinistero Giuliano Mignini è alquanto notaperché lo stesso ha subito una condanna diprimo grado nel 2010 per favoreggiamentopersonale nella trattazione degli omicidi delmostro di Firenze. Con una pena di 1 anno e4 mesi, che si sta ancora discutendo in appel-lo.Che cosa si aspetta dunque da questoprocesso? Sinceramente mi aspetto una mag-giore sobrietà e obiettività, perché l’innocen-za di Raffaele è scritta nelle carte del proces-so. Nessuna prova a carico che non può quindiportare alla condanna di un innocente per lasemplice necessità di assicurare alla giustiziaun altro colpevole oltre Rudy Guede, oppu-re, peggio, coprire una serie di enormi e gros-solani errori d’indagine.

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FAMIGLIA SOLLECITO ESTRANEA AI FATTI

NELLA FOTO

L’AVV. MASTRO

CHE HA DIFESO

LA FAMIGLIA

SOLLECITO

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blob consiglio comunale

DI GABRIELLA MARCANDREA

INTERROGAZIONE. Il sottoscritto Antonio Galizia, consi-gliere comunale di «Giovinazzo Città d’amare», presa visione delladelibera di giunta comunale nr.174 del 20.11.2012 e constatatoche in detta delibera è assente il sindaco Tommaso Depalma, sichiede delucidazioni sulle ragioni dell’allontanamento dello stes-so, considerato che alla delibera di giunta comunale nr.173 dellostesso giorno risultava presente. La delibera nr.174 del 20.11.2012,tratta un contenzioso tra il sig. Illuzzi Giuseppe contro il sindacopro tempore del comune di Giovinazzo. Il Sig. Illuzzi Giuseppe èassistito e difeso dall’avvocato Maria Vacca.

CHE COS’È UNA VIRGOLA? NEI GIORNALI NESSU-NO LA USA PIÙ. LA BUTTANO, A CASACCIO. INVECEPER IL SINDACO È UNA QUESTIONE DI TRASPAREN-ZASindaco: […] Il fatto che dall’altro lato ci sia un avvocato che èmia moglie non cambia di una virgola la vicenda, anzi io mi sareipreoccupato se per caso noi avessimo deciso di fare una transa-zione, questo sarebbe stato una cosa che avrebbe lasciato deidubbi, invece noi preferiamo andare comunque, come facciamoin tutti questi casi, dal giudice perché siamo sereni e fiduciosidelle nostre ragioni.Il fatto che io mi sia assentato, al di là di quello che la dottoressaha molto correttamente evidenziato lo ritenevo e lo ritengo e loriterrò in caso dovesse capitare ancora anche un fatto di eticamorale, personale, che nulla ha a che vedere con le regole, per-ché credo che da questo punto di vista il mio comportamento siaassolutamente ineccepibile.Presidente: Prego Consigliere

SENZA SFERA DI CRISTALLO, TROPPE COSE SI VE-DONO AD OCCHIO NUDO. NON ESISTONO INTER-ROGAZIONI CHE TENGANO, C’È SOLO DA ESPRI-

MERE UN GIUDIZIO POLITICO NEGATIVO E BASTA.Consigliere Galizia: […] Uno dei punti forti della campagna elet-torale del Sindaco era la promessa di discontinuità rispetto ad un’Am-ministrazione che a detta dei suoi detrattori era solita affidare inca-richi a professionisti vicini, ci si era addirittura spinti qualche mesefa a chiedere conto alla Consigliera Dagostino circa i suoi incarichilegali precedenti alla sua attività politica. Nel caso in questione,purtroppo, siamo andati ben oltre dal momento che una personavicinissima al Sindaco rappresenta un cittadino contro il Comune ein effetti il Sindaco abbandona i lavori della Giunta per quel puntonon votando e lasciando la conduzione nelle mani del Vice SindacoSollecito, questo però non basta perché in questo caso il conflitto siestende temporalmente a tutta la durata della causa e non soltantoa quella della decisione […]. È evidente quindi che questo non puòavvenire serenamente e imparzialmente se le due parti in causasono legate da stretti vincoli di altra natura, non vorremmo che ilfatto che una persona vicina al Sindaco accetti incarichi control’Ente rappresentato da quest’ultimo e venga scelta come corsiapreferenziale per alcune richieste di risarcimento. Voglio essere,vogliamo essere rappresentati da un Sindaco che non venga trasci-nato in conflitti di interesse non solo formalmente ma anche defatto. […] Invitiamo pertanto chi ha accettato l’incarico forse acuor leggero a rinunciarvi tempestivamente e a rinunciarepreventivamente a qualsiasi incarico o azione che comporti qualsi-asi forma, conflitto o rapporto con l’ente rappresentato dal Sinda-co […].

LEGITTIMA DIFESA, LEGITTIMA DELIBERA. COSÌ ÈDECISO SECONDO CAMPOREALE E DAGOSTINO. MAL’UDIENZA VA AVANTIConsigliere Camporeale: Sinceramente mi trovo un po’ spiazza-to su questa deliberazione del Consigliere Nicola Galizia perché difatto, sì, c’è stato un articolo ma siccome per noi la delibera diGiunta di fatto è legittima…[…] e penso che possa anche confer-marlo l’Avv. Dagostino, insomma la delibera la consideriamo a tuttigli effetti legittima.Presidente: Sindaco, prego. La Consigliere Dagostino.Consigliere Dagostino: Va be’ ha già detto Gianni, sull’opportu-nità semplicemente Gianni Camporeale, il Consigliere Camporeale,sulle opportunità sicuramente tutto quello che è già stato scritto loribadiamo. Magari non era opportuno, si possono ravvisare gli estre-mi di un conflitto di interessi, però di qui a dire che la delibera nonè corretta o che l’Avvocatessa non poteva come dire difendere ilcliente o Comune non si doveva costituire, non era questo che sivoleva evidenziare, si voleva evidenziare che comunque in questicasi è preferibile, diciamo, che si evitino a monte queste situazioniperché ingenerano potenziali conflitti di interesse […].

IL SINDACO E LA MOGLIE AVVOCATOMaria Vacca è un avvocato del foro di Bari che rappresenta e

difende in Appello un cittadino che in una notte di mezza estate

di 10 anni fa nello scendere i gradini del lungomare di levante

(ora Marina italiana), complice l’insufficiente illuminazione

inciampa nel canale di scolo delle acque privo di griglia di pro-

tezione procurandosi alla gamba e al gomito sinistro ferite

imputabili all’esclusiva responsabilità dell’Ente Comune, rap-

presentato dal 21 maggio 2012 - stranezze della vita - dal marito

dell’avvocato, il sindaco Tommaso Depalma che si assenta in

sede di giunta comunale all’atto di costituzione del Comune del

giudizio in appello. Fin qui la notizia, originale o non che non

ha bisogno di alcun giornale. Però la discussione in consiglio

comunale, solo quella, ha bisogno di essere pubblicata su La

Piazza di Giovinazzo.

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21 MAGGIO 2013

UN PRESIDENTE CONSIGLIERE CHE NON ABDICAMAI ALLA SUA INTELLIGENZAPresidente: Scusi io prima di dare la parola al Sindaco siccome mimordo la lingua perché dovrei, diciamo, disdire perché se la vedeTommaso quindi…Consigliere Galizia: Infatti Presidente lei non può, non può, lainterrompo perché lei non può assolutamente intervenire su questevicende. Mi dispiace ma lei non può.Consigliere Camporeale: […] Lei giustamente ha diritto di votoperò deve anche diciamo, lei ricopre un ruolo istituzionale a garan-zia del consesso quindi non dovrebbe rispondere per conto deiConsiglieri come se stesse seduto là tra i banchi.Presidente:Va be’, detto ciò io le ho ricordato già un’altra voltache io prima di essere Presidente del Consiglio, su mandato popola-re faccio il Consigliere Comunale e qui, io qua dentro non abdicoalla mia intelligenza mai […].Consigliere Galizia:Presidente no, scusi non è così, lei non puòassolutamente.Presidente: Lei la pensa così…Consigliere Galizia: Certo.Presidente: E bravo…Consigliere Galizia: Lei non può assolutamente…Presidente: E faccia il ricorso al Prefetto. Io parlo. […]Consigliere Galizia: Altrimenti lei deve lasciare e faccia il Consi-gliere e ceda il posto a qualche altro. […]

IL TELESINDACO PIÙ VISIBILE DALLA NASCITA DEL-LE WEB - TV DICE: « STOP AL TELEVOTO, STOP AITALK SHOW CONSILIARI»Sindaco: Quindi premesso che la legittimità di tutti gli atti è fuoridiscussione, c’è una cosa ancora più sconvolgente che fa il paio conla storia di prima il retro pensiero. Il retro pensiero della gente. Ilretro pensiero di qualcuno che può pensare che per esempio ilnostro Segretario Comunale nonché i Revisori dei Conti, perchévoi sapete che ora tutte le questioni legate a trattazioni e quant’altropassano non solo dal setaccio del Segretario Comunale ma anchedal parere dei Revisori dei Conti, potessero essere tutti assoggettatiad eventuali inciuci […] Io non credo che ai cittadini interessa semia moglie difende o meno qualcuno […]. Dopodiché io a questecose da talk-show non ci tengo e ribadisco solo in ultima giusto perfare una ulteriore sottolineatura che non è che il cliente ha cambia-to, diciamo, strategia difensiva, la realtà è che mia moglie non lo sose in tanti lo sanno collabora nello studio dell’Avvocato Mezzinache era il difensore del primo grado. Tutto qua, la storia è molto

semplice, non c’è molto altro da aggiungere.STOP AI TALK SHOW CONSILIARI, GIOCHIAMO INVE-CE AD «AMICI» DI MARIA DE FILIPPIPresidente: Prego Consigliere.Consigliere Galizia: Allora avete notato con quanta naturalezzail Sindaco racconta gli atti immorali? Perché? Perché…posso rivol-germi alla telecamera […].Presidente: Vi prego di zittire che sta parlando il Consigliere Galizia,per favore, se volete potete andarvi a fare una passeggiata vistoche sta parlando alla come si chiama (sic!), però non lo interrompe-te.Consigliere Galizia: […] perché qui non si sta discutendo la le-gittimità, io stesso l’ho detto nel mio comunicato, ho detto nulla daeccepire, nulla da eccepire sulla, sulla, però rimane, è molto stranoche un signore perde una causa con un avvocato e poi ritorna incausa con il Comune dove c’è il Sindaco che è il marito e cosa fa?Presenta appello perché vuole un risarcimento danni, signori stia-mo parlando di 21.000 Euro. Questo signore perché è scivolatovuole dal Comune di Giovinazzo 21.000 Euro, un avvocato perbene, ripeto, un avvocato per bene nel suo mestiere, perché se noqua qualcuno potrebbe fraintendere, avrebbe detto caro signorevisto che lei ha perso la causa con l’altro avvocato non è il caso,considerato che io ho mio marito che sta facendo il Sindaco pro-tempore. Quindi appare evidente che c’è un conflitto di interesse[…]…lei non si deve dimenticare che ha preso, con un intero eser-cito, 490 voti, ancora lo dimentica che lei con un intero esercito hapreso 490 voti e le dirò ancora un’altra cosa: i talk-show, il saltim-banco è abituato a farlo lei, perciò quando si tratta di parlare tengapresente che ha di fronte una persona che a differenza sua ha 43anni di lavoro io non so quanti ce ne ha lei di lavoro io ce ne ho 43,sono Cavaliere al merito della Repubblica, lei non lo sarà mai. Ten-ga presente questo fatto.Sindaco: E quindi?Consigliere Galizia: E quindi stia zitto […].

CAVALIERI PER UNA NOTTESindaco: C’è una cosa che mi fa un po’ specie, io vorrei saperequali sono i criteri della moralità e dell’immoralità secondo il detta-to del Consigliere Galizia perché sembra che qui siamo veramenteagli spartiacque di Mosè. C’è una persona che ci dà i dieci coman-damenti, cosa è morale e cosa è immorale perché qua lei parla diimmoralità e questa veramente è una follia. Stabilisce lei chi puòdiventare Cavaliere e chi no e diciamo che a noi di questo ci puòinteressare molto, molto, molto poco.

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23 MAGGIO 2013

Non si registrava da un po’di tempo uncalo del fenomeno delle rapine. Proba-bilmente i malfattori si muovono altro-ve come nelle diete ‘a zona’. Aprile perGiovinazzo mese di apparente tranquil-lità. I cittadini devono però sempre te-nere alta la guardia. Quindi la locale sta-zione dei carabinieri dirama un piccolovademecum per la sicurezza, davveroutile per chi legge.1) Chiudere a chiave le porte blinda-

te delle abitazioni con le mandate

previste;

2) Non lasciare mai inserite le chiavi

nel cruscotto dell’automobile quan-

do ci si allontana per qualche minu-

to per aprire il garage;

3)Non scendere mai dall’auto se si

ha l’impressione di aver subito un

urto sospetto in quanto potrebbe es-

sere un raggiro da parte di un poten-

ziale rapinatore della stessa;

4) Chiudere bene gli infissi e relativi

cancelli dei balconi anche ai piani su-

periori degli stabili; non portare gio-

ielli a vista per strada e soldi nelle

borse o marsupi;

5) Nella prossima stagione estiva non

portare chiavi, soldi o valori sulle

spiagge lasciandoli incustoditi;

6) Segnalare immediatamente la pre-

senza di persone sospette nei condo-

mini di qualsiasi quartiere;

7) Non fermarsi mai con nessuno che

vuole intrattenervi con discorsi fami-

liari inventati che possono dar luogo

alla configurazione di vere e proprie

truffe per essere condotti nelle vostre

abitazioni e sottrarvi danaro.

24 marzo. Un recupero di un’auto rubatatrainata, una Ford C-Max è stato effettuatoalla mezzanotte in Via Bitonto. Una segnala-zione ha fatto subito scattare l’allarme e sonointervenuti i Carabinieri della locale Com-pagnia. I malviventi hanno abbandonato imezzi e si sono dati alla fuga.

28 marzo. Due persone maggiorenni, S.M.e D.D. di Bari S. Paolo, verso le 23, sonostate fermate in via Bitonto e trovate in pos-sesso di cacciaviti e arnesi da scasso. Si muo-vevano a piedi con fare sospettoso, proba-bilmente alla ricerca di possibili appartamentida visitare. Attenzione dunque in questo pe-riodo che si avvicina la bella stagione. Undoppio invito ai cittadini a segnalare qualsia-si presenza sospetta nei condomini e nei pro-pri quartieri.

4 aprile. Un furto di rame a regola d’arte èstato effettuato nelle campagne diGiovinazzo. Già il rame che continua ad es-sere sempre molto ambito dai ladri. Inter-venuti i Carabinieri della locale stazione, i cavi

la cronaca nera

erano stati tranciati con forbici da giardinie-re, altresì i ribaldi sono riusciti a farsi beffadella tensione della corrente elettrica cheavrebbe potuto lasciarli stecchiti. Le indagi-ni sono in corso poiché nessuno è stato tro-vato sul posto nel momento dell’intervento.Stesso copione in altre due analoghe situa-zioni registratesi il 12 e 19 aprile. Ormai azien-de e agricoltori gridano all’emergenza vigi-lanza con un piano programmato.Una bomba a mano di nazionalità inglesedel periodo bellico è stata fatta brillare inlocalità Marangello, sulla via per Terlizzi conl’aiuto degli artificieri. Nessun danno a per-sone o cose, solo tanta curiosità per un re-perto che è affiorato dal terreno per caso.

10 aprile. Tre giovani giovinazzesi maggio-renni sono stati fermati e trovati in possessodi 20 gr. di stupefacenti, ovvero hashish emarijuana. Denunciati alla Procura della Re-pubblica di Bari per detenzione a fini di spac-cio dai Carabinieri di Giovinazzo.

LADRI DI RUOTE

Ritrovarsi la propria auto sui classici quattromattoni, senza più ruote non è solo roba dafilm anni ’80 ma è quello che sta avvenendoin alcuni atri condominiali di casa nostra. Lafoto parla da sé. In III trav. Marconi aridosso del cavalcavia di Terlizzi ci sonoautomobilisti che sono stati lasciati comple-tamente a terra e si sono arrangiati con quat-tro nuove gomme. In tempi di crisi ancheruote e cerchioni non sfuggono ai malviventi:sono pezzi costosi e facili da togliere in unavettura. Le smerciano tra privati o in qual-che officina che non guarda tanto per il sot-tile.

CALANO LE RAPINE. APRILE DI TRANQUILLITÀSI RIVEDONO I LADRI DI COPERTONI E DI CERCHIONI.

E’ FEBBRE DA ORO ROSSO: TUTTI A CACCIA DEL RAME

GABRIELLA MARCANDREA

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25 MAGGIO 2013

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26

DI AGOSTINO PICICCO

l’angolo del lettore

L’ing. Antonio Berardi non ha bisogno diparticolari presentazioni: l’attività professio-nale di ingegnere, i ruoli istituzionali ricoper-ti, la militanza partitica l’hanno reso punto diriferimento per tanti e persona nota sia per imeriti che per le contestazioni di cui pure èstato oggetto.Berardi conosce bene la situazione sociale,economica e politica della nostra città. Parlafluentemente sugli argomenti della nostraattualità e illustra i tre fenomeni che hannoinfluito negli ultimi decenni su Giovinazzo:«La chiusura delle Acciaierie Ferriere Pugliesi (che

ha appiattito sulla cassa integrazione e favorito la

mentalità del posto fisso a scapito dell’iniziativa im-

prenditoriale), la crisi economica (avvertita maggior-

mente al Sud), la carenza urbanistica causata dagli

attuali meccanismi vincolistici normativi».

LA POLITICA CITTADINA

La domanda non è eludibile: da dominus del-la politica giovinazzese come ha vissuto que-sta realtà? Risponde Berardi: «Ho ricoperto il

ruolo di consigliere comunale per sedici anni fino al

2001, poi - per dare spazio al rinnovamento e a

nuove forze - ho lasciato ruoli istituzionali per dedi-

carmi alla politica attiva nel partito. Ho rappresen-

tato la memoria storica e spesso mi venivano richiesti

pareri dal sindaco o dall’assessore di turno, un con-

forto nelle decisioni. Non mi sono mai tirato

indietro e mi sono sempre reso disponibile a col-

laborare, ritenendo ciò doveroso e oserei dire

naturale per la mia attività e la mia passione

politica».E oggi? «Faccio parte della segretaria Provin-

ciale del PD, in seno al quale ho la delega per

l’urbanistica. E’ una esperienza bella e impor-

tante, si lavora bene, si osserva tutto da un

livello più alto. C’è un’analisi puntuale e lucida

dei problemi e delle vicende locali».In questo contesto non si può non chie-dere un’analisi della sconfitta delle ulti-me amministrative, forse causate dal fat-to che a Giovinazzo non sono state fat-te le primarie. Berardi ha la risposta pron-ta: «Il partito a Giovinazzo aveva già svolto un

percorso di mediazione e soluzione dei problemi

interni. Per questo si evitarono le primarie, al

fine di non provocare ulteriori rimescolamenti sulla

disponibilità già espressa. Inoltre - ci tiene a pre-cisare - il risultato espresso come partito non è

stato negativo: in quanto a livello percentuale ci

siamo piazzati bene su scala regionale».

IL PERCORSO POLITICO

A questo punto mi pare utile fare un passoindietro, sulla formazione politica, sulle ra-dici culturali di Tonino Berardi: «L’esperien-

za della prima repubblica da militante della DC è

stata fondamentale per la mia formazione. Ai gio-

vani erano offerte grandi occasioni per fare espe-

rienza. Nel partito avevo come riferimento l’onore-

vole Vito Lattanzio, il presidente della Regione e

quello della Provincia, punti di collegamento im-

portanti soprattutto nel periodo in cui sono stato

sindaco di Giovinazzo. All’epoca il sindaco aveva

più occasioni di intervento».

TONINO BERARDI, L’INGEGNERE«Non mi sono

mai tirato

indietro e mi

sono sempre

reso disponibile

a collaborare»

FOTOGRAFIA MICHELE DECICCO

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27 MAGGIO 2013

AGOSTINO PICICCO

ha collaborato MICHELE DECICCO

E poi? «Poi nel 1992 ci fu tangentopoli, la caduta della DC, la

nascita del Partito Popolare, in seguito della Margherita e infine del

PD. Tra questi partiti si è snodata la mia esperienza politica. Nel

1995 ci fu la mia scelta per il centrosinistra, una scelta felice in quanto

da allora il centrosinistra ha governato per tanti anni a Giovinazzo».La notevole esperienza accumulata consente all’ing. Berardidi esprimere valutazioni chiare sull’attuale situazione politi-ca, nazionale e cittadina: «A livello nazionale ci sono più egoismi,

prevale l’adattarsi. Oggi predomina la capacità di comunicare, talvol-

ta indipendentemente dai contenuti». Berardi dice che alle prima-rie del PD ha votato Renzi: «E’ giovane, è comunicativo. Oggi

hanno vinto quelli che comunicano (Berlusconi, Grillo), Monti no».Auspica che si risolva l’impasse che si è creata sulla forma-zione del governo a livello nazionale, consapevole che ilmovimento di Grillo è nato per essere contro e quindi nonpuò andare con il PD: «Oggi occorre un governo istituzionale del

Presidente della Repubblica per fare le riforme. Ma la situazione è più

difficile».Sulla gestione amministrativa cittadina dice chel’impostazione attuale è diversa rispetto a prima: «Con il

sindaco Natalicchio non sono state aumentate le tasse (anche se non

sono mancati errori gestionali). E’ altrettanto giusto riconoscere cheoggi a Giovinazzo si svolgono solo più manifestazioni pubbliche».

Una parola conclusiva del colloquio con Tonino Berardiriguarda la stampa locale giovinazzese, «La Piazza» in parti-colare: «Documenta in maniera dettagliata le vicende, è aliena da

critica eccessiva, attira l’interesse del lettore. Anche in campagna elet-

torale si è comportata bene».

VENERDÌ 24 MAGGIOAuditorium don Tonino Bello c/o ParrocchiaMaria SS. ImmacolataOre 16,00: Saluto del Presidente NazionaleFratres;Saluto autorità ed ospiti;Cerimonia di premiazione dei vincitori dei Concorso FotograficoNazionale«Uno Scatto per la Fratres»(allestita in loco relativa mostra);Presentazione Raccolta di Poesie “Dal silenzio le parole” di Anto-nio Labombarda;Ore 18.30 Concerto presso Parrocchia S. Agostino

SABATO 25 MAGGIOAuditorium don Tonimo Bello c/o Parrocchia Maria SS. Immaco-lataOre 9.00: Apertura dei lavori assembleari;Ore 13,00: Pranzo servito in locali vicini alla sede assembleare;Ore 14.30: Ripresa lavori fino alla loro conclusione prevista per leore 18.00;Ore 20,30: Cena sociale servita presso l‘Hotel Riva del Sole;

DOMENICA 26 MAGGIOOre 09,00: Servizio gratuito di navette dagli hotel di pernottamentoal punto di ritrovo sottostante;Ore 10,00: Ritrovo presso la sede del Gruppo Fratres di Giovinazzo,Via Marconi, 9 e sfilata dei partecipanti con i labari sociali;Ore 11.00: Santa Messa officiata presso la Parrocchia S. Agostinoda Mons. Luigi Martella, Vescovo della Diocesi di Molfetta-Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi.

A GIOVINAZZO L’ASSEMBLEA

NAZIONALE FRATRES 2013SI SVOLGERÀ DAL 24-27 MAGGIO.

ECCO IL PROGRAMMA

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29 MAGGIO 2013

Tanti eventi. E con

don Tonino nel cuorePassano i Santi di sempre ed i politici diturno, non se la prenderà di certo NostroSignore se invece che alla processione delVenerdì Santo dedicheremo la consuetadoppia pagina mensile a ricordare, nelventennale della sua scomparsa, l’indimen-ticabile don Tonino Bello. E sono state dav-vero tante le iniziative per lui nel quadrodegli eventi culturali che l’alacre ass. EnzoPosca con il patrocinio del Comune ha pro-mosso in quest’ultimo mese. Lasciando alleimmagini la parola, giusto un accenno do-veroso almeno alla solenne «Passio Christi»(Concerto Bandistico Città di Giovinazzodiretto dal maestro Felice Bologna con ilprestigioso Alter Chorus di Molfetta, l’otti-mo soprano Stella Roselli e la voce fuoricampo di Fabiana Aniello; il tutto immer-so nella suggestiva scenografia creata dallesuperbe tele del grande pittore CarloFusca esposte poi anche nella chiesa di S.Maria degli Angeli) e alla curatissima mo-stra «Duecento Verdi» (un tuffo nell’800organizzato dall’Associazione Amici dellaMusica per celebrare il bicentenario dellanascita del Cigno di Busseto con totem rias-suntivi, abiti e documenti d’epoca nonchéuna proiezione per sera delle sue sette ope-re maggiori). Quello che segue è invece ilcalendario degli eventi dedicati al grandevescovo scomparso venti anni fa. Venerdì5 – Inaugurazione di una Mostra «Opereper don Tonino» con la partecipazione an-che di firme molto prestigiose - e subitodopo il gran concerto nella nostraConcattedrale del Conservatorio N.Piccinnidi Bari «Frammenti di Bach» con esibi-zioni di ben 18 promettentissimi allievi dellaprof,ssa Rosa Scarda . Sabato 6 - Presenta-zione del bellissimo libro con prefazionedel Card. Dionigi Tettamanzi «Nel river-bero di cento ideali» terza opera su donTonino Bello del dr Agostino Picicco, per-sonalità di spicco della nostra cultura anchea livello nazionale . Domenica 7 – La mat-tina, Aquiloni, un simbolo caro a don To-nino, costruzione per i bambini e volo diaquiloni in Piazza sotto la guida espertadell’ing. Mohamed, vice presidente dellaComunità Palestinese di Bari e la sera, poi,una affollata proiezione del mediometrag-gio di Edoardo Winspeare dedicato a donTonino «L’Anima Attesa» a cui hanno par-tecipato anche i bravissimi interpreti CarloBruni e Nunzia Antonino. Sabato 13 –Come evento di chiusura l’iniziativa delCircolo Unione, con un riuscito Concertoper trio dell’ Ensemble Collège e la presenta-zione del bel libro del dr. Sergio Magarelli«Non disturbate il manovratore», sem-pre sulla figura del nostro compianto ve-scovo, cui è seguita anche una raccolta fon-di per i bambini del Burkina Faso. Aven-dolo conosciuto, forse la cosa che avrà resopiù felice don Tonino, Lassù

FOTO E SERVIZIO ENRICO TEDESCHI

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del Signore non può esservi violenza, poiché il cimitero è luogoconsacrato, e sperando di avvalersi del principio di extraterritorialitài due canonici nella speranza di dissuadere i loro aggressori feceropresente «che loro stavano in chiesa, e che avvertissero bene a quel-lo (che) facevano … ma ciò non ostante per forza e con violenza,con percosse e strappate, e boctonate li tiravano fuori dal dettocemeterio per il che essi asserenti, volendosi mantenere nel dettocemeterio e sopra i limiti della porta della detta chiesa con le mag-giori loro forze non fu possibile il mantenersevi perché la moltitu-dine degli aggressori era assai». Non a caso l’aggressione era stataorganizzata di sera. I due infatti asserirono che «l’hora era cossìtardi, che non pratticavano gente, e li detti aggressori gli legaronofuni alli polsi delle braccia, et alli piedi, e li strascinarono per terraper dentro le lordure de fanghi e per altre sozzure, per la strada,che va per dietro li pareti di detta chiesa alle muraglie di detta cittàverso il Palazzo vescovale sempre dandoli pugni, e calci, e strapaz-zandoli, e villaneggiandoli, et opprobriandoli, e con parole, e conpercosse, e mentre così barbaramente li strascinavano per terrasenza haver riguardo ne all’habito ne al sacerdotio, tutte le vesti sistracciarono sino alle camise, e motande, e sino alle carni». Quantofosse accanito contro di loro il Vescovo i due malcapitati lo verifi-carono subito, infatti «ancorchè sperassero di ritrovar clemenzacon il sudetto mons. Vescovo, questi se gli fece all’incontro sopra lamuraglia per la quale si va al suo palazzo, e tutt’infuriato gridò conparole opprobriose dicendo: “Strascinateli, strascinateli, strascinateil vicario dello Spirito Santo”».

LA CARCERAZIONE E LA FUGA

Già sarebbe stata cosa disdicevole se il Vescovo avesse detto que-ste parole solo per volerli al suo cospetto e poterli redarguire, maquanto fosse spietato dovevano ancora scoprirlo, infatti «cossìmaltrattati li fece ponere in una fossa vecchia vicino la stalla deldetto suo palazzo, ligati di mano e di piedi, e con continue guardie,e la mattina seguente fè fabricargli li ceppi a posta, li quali ce li fe

storia DI DIEGO DChe i dissapori tra diverse fazioni sfocino a volte in vere e pro-

prie intimidazioni non ci stupisce, ma che nel lontano 1675 ad-dirittura alcuni prelati abbiano preferito far ricorso alla violenzaper imporre con prepotente arroganza le loro idee, è cosa chelascia veramente interdetti. Dovrebbero essere infatti i religiosi iportavoce del messaggio evangelico “Amatevi, l’un l’altro comeio vi ho amato”. Il notaio Vito Carlo Riccio il 26 gennaio 1675si portò nella pubblica piazza di Giovinazzo, davanti al sediledella città (antico palazzo comunale), su richiesta dei canonicidella Collegiata dello Spirito Santo don Giuseppe Mantovano echierico Lelio Galdi che, avevano scelto non a caso quel sito perrendere la loro deposizione poiché grande risalto, per la gravitàche celava, doveva essere dato a quanto avrebbero raccontato,ovvero l’essere stati arrestati e percossi per ordine del Vescovo(ASBa, piazza di Giovinazzo, sk 17, vol. 261, ff. 9-11).Al lettore sembrerà che i due deponenti siano due innocentiingiustamente puniti, ma è bene premettere che così come nel-l’atto non sono specificati quali i motivi del loro arresto, gli stessirisultano imputati in diversi processi criminali celebrati nella CuriaVescovile di Giovinazzo, per reati commessi.Dinanzi al notaio, don Giuseppe Mantovano ed il chierico LelioGaldi asserirono che «la sera delli 10 del corrente mese di gennaro1675 ad hore due e mezza di notte in circa, a tempo che anda-vano per i loro affari alle case loro insieme con il rev. can. d.Raffaele Goffreda et clerico Horontio Galdo», quando arriva-rono davanti alla chiesa di S. Maria del Carmine si videro com-parire dinanzi e dai due tratti di via Lecce molti preti della Cat-tedrale insieme a diversi servi del vescovo Agnello Alfieri, «ColaGiuseppe de Nettola cocchiero di detto vescovo, clericohonofrio Raspaldo mastro di casa, e cuoco di detto Vescovo, emolti altri» che si dirigevano proprio verso di loro.Il contenzioso tra il clero dello Spirito Santo ed il Vescovo diGiovinazzo si era aperto sin dal 1397 quando la collegiata erastata istituita col privilegio di poter dipendere direttamente dallaSanta Sede, e numerose erano state le dispute aperte sui banchidei tribunali civili ed ecclesiastici, sfociate poi nella violenza cometestimonia quest’atto.La cosa che lascia maggiormente stupefatti è che ad ordinare lepercosse sui sacerdoti fosse stato proprio il Vescovo diGiovinazzo fra’ Agnello Alfieri, che appartenendo all’Ordinedei Frati Minori, aveva abbracciato la Regola di S. Francescod’Assisi, Uomo di Pace.

EXTRATERRITORIALITÀ DEL LUOGO SACRO???

Proseguendo nel racconto dei fatti, i canonici don GiuseppeMantovano e chierico Lelio Galdi, deposero che «per timore diqualche inimicatione se ritirarono sopra il cimiterio della sudettachiesa di S. Maria del Carmine, dove li sudetti gli diedero sopra,armati tucti di armi di fuoco, e di taglio corte, li afferrarono egli diedero tante battiture dicendo che andassero carcerati perchècossì era l’ordine del detto mons. Vescovo». Poiché nella casa

CONTENZIOSI SEICE

E GLIELE DIEDERO DIL VESCOVO ALFIERI ED IL

CLERO DELLA CATTEDRALE

CONTRO I CANONICI DELLO

SPIRITO SANTO

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31 MAGGIO 2013

nostraDE CEGLIA

ENTESCHI TRA PRETI

DI ‘SANTA’ RAGIONERitratto di

mons.

Agnello

Alfieri,

particolare

della tela

centrale

dell’abside

della

Cattedrale

dipinta da

Carlo

Rosa

mettere alli piedi, e perchè riuscirono stretti gli avevano stroppiatele gambe, e con le mani legate con le funi gli ha tenuti in dettoluogo per il spatio di giorni diciassette, senza ne meno che potes-sero dire una parola alle gente loro, per che le guardie ce loprohibivano». Don Giuseppe Mantovano e il chierico Lelio Galdinon avrebbero mai potuto lontanamente immaginare che un gior-no dal Vescovo sarebbero stati così duramente puniti perché «nonsono soggetti alla sua giurisditione come assenti da quella in virtùdi amplissimi privilegii concessi alla detta loro Collegiata», ciònonostante il Vescovo più volte fece loro anche violenza moraleestorcendo loro con la forza dichiarazioni pregiudizievoli per laloro Chiesa Collegiata dello Spirito Santo e per i connessi privilegii,fino a ché i due tentarono la fuga dalle carceri. Ma ripresi, furonorinchiusi «dentro una camera dell’Archivio con disegno di costi-tuirli un’altra volta, e di volerli habilitare a pleggeria, (a prestarecauzione), il che previsto da essi hanno havuto tempo di buttarsida una fenestra del detto palazzo con pericolo di stroppiarsi,mentre si sono menati sopra le scale del detto palazzo, per il timo-re, ch’averono di non esser rimessi dentro detta fossa cossì incep-pati come prima, considerando che se vi fussero dimorati pochialtri giorni, facilmente vi haverebbero lasciata la vita».

LA PERIZIA MEDICA

Non potevano i due celare tanta violenza, né per dovere d’obbe-dienza né per paura e perciò senza vergognarsi di mettere a nudo

il corpo e l’animo martoriato«per che dette barbarie sianopubliche, e notorie, se ne sonovenuti a’ dirittura in questa pub-blica piazza a farsi vedere cossìmaltrattati, ancorchè habbianopigliato altre vesti per cuoprirsi,e snudandosi il detto rev. d.Cola Giuseppe Mantuano fecespettacolo a tutti delle lividure,e raschi, che teneva sopra, cio ènel pecto, e nelle spalle facen-dole pubblicamente riconoscereda mastro Carlo dellaPalombella e mastro Vito Ra-gno, barbieri, li quali servonodi chirurgici di presente in questacittà» (tempo addietro e sempresu queste pagine scrivemmo circa l’attività di paramedico svol-ta un tempo dai barbieri che con responsabilità adempivanoad entrambi gli impegni professionali) e nulla vieta di supporreche forse gli stessi Carlo della Palombella e Vito Ragno aveva-no prestato le prime cure ai due poveri prelati, certo è chefurono i due barbieri-chirurghi, in quella pubblica piazza «chegli sligarono le fascie che teneva, per riconoscere le ferite, efarle vedere a tutti». Ma ancora non s’era concluso il raccontodelle nefandezze compiute ai lori danni; i due canonici conti-nuarono «dicendo ancora, che li detti aggressori gli levaronoanco li denari e scritture, che portavano sopra». Ma se il presen-te era stato così doloroso per Mantovano e Galdi, non menosarebbe stato il loro futuro se non avessero provveduto a ret-tificare le false dichiarazioni che il vescovo aveva loro estorto,pertanto, previdenti «di più dichiararono nulli et invalidi tutti licostituti fattagli dal detto mons. Vescovo come da giudice loroincompetente dechiarando con giuramento haverli essi fatti perviolenza e timore delle dette carceri, ceppe e ligami, come disopra e cossi ne giurarono in pectore, facendo istanza e richie-dendo noi notaio, giudice e testimonii che sub pena falsi didetta dichiaratione ne dovessimo fare atto pubblico per loroindennità e della detta loro Collegiata riserbandosi di havernericorso a superiori e procurarne il dovuto castigo a chi si deve,con la refettione di tutti danni spese et interessi».Non sappiamo cosa seguì a questa denuncia, certamente nonfu questo l’ultimo degli atti di contenzioso tra il Vescovo diGiovianzzo ed il clero della chiesa dello Spirito Santo,contenzioso che si protrasse fino all’estinzione del Collegio comedimostrano alcune arringhe difensive (edite) dell’una e dell’altraparte, ed i carteggi dei contenziosi conservati presso l’ArchivioDiocesano, presso quello del tribunale della Sacra Regia Udien-za di Trani, e presso l’Archivio di Stato di Napoli.

DIEGO DE CEGLIA

Stemma del

vescovo Agnello

Alfieri

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32

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33 MAGGIO 2013

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Nei miei articoletti vi ho più volte detto cheai miei tempi u telefene non esisteva. La man-canza di questo apparecchio significava chenotizie ed informazioni non viaggiavano viacavo, ma erano tutte affidate ad incontri ecolloqui verbali. Le notizie di gossip e di cro-naca locale viaggiavano velocemente di portain porta, col passaparola allora molto in vogao durante gli incontri che si avevano per stra-da ed in piazza ma tutte le altre notizie ri-guardanti quelle più riservate delle famiglierimanevano nel chiuso della casa aspettandoil momento giusto e la persona qualificataper esporla. I nostri genitori erano di unariservatezza estrema. Quante volte, fra loro,bloccavano l’esposizione di un avvenimen-to con un citte, ca stonne le piccininne!.Il rapporto con il parentado, con i cono-scenti, con le persone di cui si aveva stimanon era però interrotto ma avveniva seguen-do un certo protocollo: la visite. Per trattaree discutere di argomenti delicati con ifamigliari o le persone coinvolte si program-mava la visite.L visite erano di diverse specie ed ognunaaveva un rigoroso protocollo che bisogna-va rispettare: Le visite potevano essere quel-le strettamente familiari, quelle di cortesia equelle a persone di riguardo.Proverò a parlare di alcune di esse per ri-portarvi un pochino indietro nel tempo.Tra le visite di famiglia c’era quella che si fa-ceva a la figghiete, consentita anche a noi bam-bini pi canosce u piccininne e per omaggiare la

puerpera che na cocchie de palumme o che le

savoiarde e u marsale. Se qualcuno stava pocobene si programmava la visite o malete per iparenti infortunati o ammalati, e qui, se-condo la gravità della malattia la nostra pre-senza poteva anche non essere richiesta edi genitori ci parcheggiavano dalle zie o dainonni. I malati ricorrevano solo in via ec-cezionale alle cure ospedaliere. Ai miei tem-pi u spetele era accuratamente evitato, non siaveva alcuna fiducia di quei posti conside-rati l’anticamera della fine. Quando il re-sponso era decisamente negativo il mori-bondo, con ogni mezzo veniva portato acasa pe faue meri’ jnde o litte seu.

C’era poi la visita obbligatoria de le zeite pri-ma di sposarsi per far conoscere lo sposoo la sposa a tutte le chenzepreime. La sera, alritorno del lavoro, la coppia si recava pres-so i parenti vari pu riconoscimende. La fami-glia ospitante si prodigava per far trovarequalche dolcetto e nu bicchiruzze de rosoglie

quasi a voler mostrare il gradimento e l’ac-cettazione dei nuovi arrivati in famiglia equasi ignorando di conoscere il promessoo la promessa di cui, vivendo nello stessopaese, conoscevano già vita, morte, mira-coli, pregi e difetti. Altra visita de le zeite,

obbligatoria, era quella che dovevano ef-fettuare al loro rientro dal viaggio di noz-ze. Anche in quella occasione l’accoglienzasi faceva che qualche mistazzule e ni picche de

rosoglie. Le zeite si presentavano inappunta-

scene di vitad’altri tempi

bili. La loro visita era importante e consi-derato un atto di doveroso riguardo. Erala certificazione dell’avvenuta accettazionedella coppia nella famiglia. Altra importantevisita di cortesia era quella di quando si an-dava a de’ u saleute. Dopo la partecipazioneai funerali del caro estinto, qualche giornodopo si sentiva l’obbligo di andare a farvisita ai sopravvissuti per dimostrare la con-tinuità dalla partecipazione del loro dispia-cere e dare ulteriore attestazione della soli-darietà per la famiglia provata dal tristeevento.

Vi era poi un genere di visite misto sia fattaa parenti, amici o persone influenti quanne

se sciaive a cherche’ u chembarizie.

Li providde erano esenti da questo genere divisita. La scelta du chembere o de la commare

era tutt’altro che disinteressata; c’era sem-pre la speranza di nu belle reghele. U chembarizie

si richiedeva per il battesimo, per la cresi-ma ed il matrimonio. Il sogno di noi bam-bini, per la cresima, era quello di avere inregalo u ardoggie. L’orologio da polso daostentare pe la feste era il desiderio più gran-de per noi ragazzi da realizzare. Raramente

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QUANN S FACIAV LA VISIT

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35 MAGGIO 2013

il sogno si avverava, u ardoggie aveva un bel costo per cui, quasi sempre, il regalo era quello di unabella penna stilografica. U chembarizie più importante era però quello per il matrimonio. La richie-sta du chembarizie avveniva in pompa magna. La richiesta era fatta dai genitori degli sposi in formasolenne ed era preceduta da un preavviso. La richiesta si traduceva in nu minze ricevimende nelleoccasioni importanti. Nelle occasioni importanti si cercava sempre di dimostrare l’importanterapporto venutosi a creare tra u chembere e la commare.

Vi erano poi le visite che si facevano alle persone influenti. Erano visite che si facevano pe rispette

quasi a dimostrare umiltà e sottomissione a queste persone di rango.Il protocollo esigeva anche la nostra presenza cu costumette bbune. Venivamo tirati a lucido e civenivano impartite le disposizioni per il nostro comportamento durante la visita. Mi raccomande

accome t’asseite!Arricurdete de deisce grazie ci ti donne qualche cause!Nan si facenne u scrianzete! Ed il lungoelenco delle disposizioni terminava con la raccomandazione che nel caso ci fosse stata offertaqualche cosa di non precipitarsi ad accettarla ma di accettare l’offerta solo dopo l’insistenza e lesollecitazioni dell’ospitante. Per noi bambini era un’indicibile sofferenza resistere alla grazie de deje

che ti veniva offerta ma il protocollo lo esigeva. La mamma seguiva con lo sguardo severo tuttii nostri movimenti orgogliosa di fare la bella figheure. La nostra mano tremante si avvicinava aidolcetti offertici solo dopo un cenno di assenso che la mamma ci faceva con gli occhi e con latesta.Concludo l’articolo con una visita che passa dal profano al sacro. Era un tipo di visita tantorichiesto dai giovinazzesi: la visita a casa de la Madonne. Questa volta la visita più che programmataera richiesta. Si cercava sempre di contattare zielline per invitarla a portare a casa la Madonne di

Chersegnene. Zielle portava un quadro dell’icona della Madonna riverita in Giovinazzo sorretto dadue maniglioni nei quali la signora infilava un braccio. Quando si stabiliva la data dell’incontrol’ospitante si premurava di informare i vicini di casa perché all’arrivo della sacra icona era dove-roso partecipare alla recita del Santo Rosario e depositare l’obolo nella cassetta di legno che ladonna portava con la mano libera. La portatrice del quadro aveva l’opportunità di entrare intutte le case ed aveva quindi la possibilità di vedere de visu le situazioni familiari da vicino quindi incasa, oltre all’immagine della Madonna si riceveva l’ufficio informazioni ed al termine della recitadel rosario, tra una chiacchiera e l’altra la donna sciorinava e sussurava notizie di ogni genere, quasicon riluttanza ma ben conoscendo il piacere che procurava nel mettere al corrente gli astanti sutanti episodi non conosciuti che altrimenti non si sarebbero saputi.Per ritornare alla prima parte dell’articolo mi fa piacere che il telefono ed i veloci mezzi dicomunicazione odierna hanno fatto scomparire l’usanza de la visite che per noi ragazzi si traducevain una sottrazione di preziose ore dai nostri piacevoli giochi.

VINCENZO DEPALMA

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IL PREMIO REGIONALE DEL CONCORSO DI DISEGNO

La fondazione Malagutti onlus - accoglienza e assistenza per minori in dif-ficoltà - ha indetto la 11^ edizione 2012 - Concorso Internazionale di Dise-gno «Diritti a Colori-Festival itinerante», al fine di garantire la salvaguardiadei Diritti dell’Infanzia. I disegni delle classi 5^ A-B-C del plesso Papa Giovanni XXIII hanno ot-tenuto nella categoria - Junior – il Premio regionale risultando vincitori trai disegni selezionati in tutta la regione. Durante il lavoro di approccio allatematica e di preparazione ai contenuti, gli alunni sono stati coinvolti inmodo stimolante e creativo per sensibilizzarne le diverse realtà di vita. Essihanno avuto modo di leggere e approfondire alcuni testi e articoli di cro-naca riguardanti le guerre, il lavoro minorile, i maltrattamenti e le privazionidei bambini nel mondo. L’aver letto, e visto immagini estremamente toc-canti, e soprattutto aver saputo la notizia, durante lo studio sui diritti negatiai bambini, della sorte toccata, con un colpo alla testa, alla 14enne pakistanaMalala Yousafzai, che difende semplicemente il diritto allo studio dellebambine, considerato dai talebani un diritto «osceno», ha toccato profon-damente le loro corde, portandoli istintivamente e sinceramente ad unaforte vicinanza ai problemi dei bambini più sfortunati. Tutto ciò ha favori-to, in loro, la capacità di elaborare graficamente e creativamente i propridisegni, in modo efficace e significativo, tanto da meritarsi un premio dav-

vero inaspettato! Un successo condiviso con le insegnanti Rossella Folco,Annunziata Depalma, Crescenza Vallarella, Sabina Cocozza.

eventi

SE LO AGGIUDICANO LE CLASSI QUINTE DEL PLESSO PAPA GIOVANNI XXIII

UN VERO INNO ALLA GIOIA.TANTI AUGURI DAI NONNI CARMELA

E GIUSEPPE E DALLO ZIO DOMENICO

13 aprile 2013

DANNYLOSITO

HA SPENTO 2

CANDELINE

RICEVI LA LUCE DEL SIGNORE, UN GIORNO DI

CANDORE, SIA BIANCO NON SOLO NELLE VESTI

MA SI CONSERVI NEL CAMMINO DELLA TUA

VITA.LA FAMIGLIA STERLACCI & LULEK

BATTESIMO DI

GIULIANALULEK

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39 MAGGIO 2013

DI ONOFRIO ALTOMAREi racconti del pescatore

Tempo fa, ricordo che Giovinazzo era iden-tificata come «città dell’olio». Probabilmentequesta forma di etichettatura non è stata effi-cace per attrarre gente in città. E così ora lamusica è cambiata e pur di attirare qualcheturista in più la cittadina si è rivestita di un’auraartistica e culturale che spesso non riesce peròa creare risorse solide e concrete per il terri-torio. E quindi la città dell’olio ora è Bitontomentre Giovinazzo ha dovuto indossare unnuovo abito. Certo conviene provarci in tuttii modi per sviluppare qualcosa. Anche perchèGiovinazzo non può essere città della pescae dell’agricoltura, le risorse fondamentali perla sopravvivenza della popolazione. Oggi deltutto dimenticate e accantonate perché nes-sun progetto si indirizza verso un nuovo emoderno sviluppo delle stesse. Eppure i pe-scatori da noi hanno vissuto tempi d’oro tra-sformandosi nei maghi dei ricci e dei polpiche solo loro erano in grado di arricciare contanta pazienza e metodo. Perché allora nonprovare come «Giovinazzo, città di arricciapolpi»?Anche allora Giovinazzo era una città d’artee musica solo che i migliori suoni erano quel-li che provenivano dal mare, dalle onde leg-gere che si infrangevano su una costa liberadalle afflizioni dell’inquinamento e delle al-ghe killer. Invece la musica che odiamo oggi,poco a ridosso del porticciolo non è forieradi nessun buon auspicio. È la solita musica,quella dei consigli comunali lunghi, noiosi,infiniti…inconcludenti per i cittadini! Dove imaestri sono cambiati nell’ultimo anno ma lenote sono sempre le stesse, quelle stonate chel’anno scorso si erano trasformate in fasti-diosi rumori. E speravamo diventassero su-blimi e armoniche ma anche quest’occasioneè stata persa.E anche l’arte ha perso il suo fascino. Da unanno a questa parte si è solo sviluppata una

CON LE MANI

COME ENTRATE A GIOVINAZZO

SI UDIRANNO SOLO MUSICHE

DI CIMITERO.

S I CONTEMPLERÀ SOLO ARTE

OSSIANICA.

TROVERETE SULLA SINISTRA

IL TETRO PAESE DEI CIPRESSI.

MI SONO RISTRETTO E IL MIO MARE

È SOLO LÌ, SOTTO IL DEPURATORE,

DALL’ALTRA PARTE DEL MONDO.

DOVE L’ACQUA È TORBIDA E NON SAI

COSA AFFERRI TRA LE MANI!

ONOFRIO ALTOMARE

nuova forma di arte, l’arte di arran-giarci. Credevamo di metterla daparte con il vento del cambiamento,con le stelle che rilucevano, invece sia-mo ancora sul fondo degli abissi piùombrosi e il mare continua nello stes-so tempo a diradare sempre più lesue risorse e a far diventare confusele sue acque.Noi ci proviamo ma le bollette stan-no sempre lì accumulate, da pagaree quindi se qualcuno che si spendeper coloro che dormono sugli sco-gli vuole farsi avanti…bene il mio ap-pello è lanciato! Anche perché con ilpassare del tempo oltre all’arte di ar-rangiarsi si è sviluppata l’arte dellabestemmia. Bestemmiano tutti: icommercianti che non vogliono la zona pe-donale nella Piazza per non perdere soldi, ipescatori e i contadini disoccupati a vita. Tuttisi chiedono cos’è cambiato da un anno aquesta parte, chi sono questi fortunati chehanno visto un miglioramento della pro-pria situazione economica, a quanti di noi èstato proposto un lavoro o una possibilitàdi sopravvivenza dignitosa. Le attività diristorazione durante la settimanasoccombono, i parcheggi sono sempre ine-sistenti e non ci sono nemmeno i soldi percomprare la bicicletta, il lungomare diventasempre più corto alla nostra vista perchénon riusciamo nemmeno a passeggiare de-centemente sui marciapiedi e a godere al-meno la vista della costa.Altro che «Poesie dal balcone». Anatemi agliangoli delle strade e dalle finestre! Si male-dice la propria sorte, a «castmeije» che in ita-liano significa «casti mai(!!!)».Anche questa è musica soave per le nostreorecchie. Evviva Giovinazzo città dell’arte,della musica e della cultura!

BENVENUTI A GIOVINAZZO CITTÀ DI ARTE E MUSICA

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Ho l’impressione che quanto stiamo sperimentan-do con l’elezione a papa del cardinale argentinoJorge Mario Bergoglio - come credenti o semplice-mente come persone attente al mondo ecclesiale eai suoi messaggi - l’abbiamo già vissuto trent’annifa con l’ingresso in diocesi del nuovo vescovo mons.Antonio Bello, per tutti don Tonino.Guardando in televisione i segni di questo pontifi-cato ritrovo i gesti che cambiarono la diocesi ai tempidi don Tonino, fatte ovviamente le opportune pro-porzioni temporali e personali: l’approccio senzafiltri con la gente, la croce di legno, per anello la fedenuziale di mamma Maria, diedero una nuova im-magine della chiesa e soprattutto indicarono unnuovo stile che partendo dal vescovo portò nuovafreschezza e linfa nelle parrocchie, nelle associazio-ni, nella catechesi e anche nel mondo culturale, so-ciale e partitico di matrice laica.Don Tonino diceva cose antiche ma con un lin-guaggio nuovo e questo era il suo dono: una co-municazione viva favorita dal fatto che quantopredicava lo viveva nella sua vita.Occorre comprendere che non si trattava (e non sitratta oggi) di facile demagogia che riguardava solol’immagine della chiesa locale, sicuramente piùaccattivante ma senz’anima. Dietro i primi gesti didon Tonino vi era una pastorale che fu in grado ditoccare la vita della diocesi a tutti i livelli: incentrataparticolarmente sulla riscoperta della dimensionecristologica, sull’attenzione agli umili e ai poveri(nelle diverse forme non solo di assenza di benima anche di povertà di spirito), rendeva tangibilel’esercizio della carità, il coinvolgimento dei giova-ni, l’attenzione al tema della pace che per produrrefrutti a livello internazionale doveva partire dal cuoredel singolo e di conseguenza dalla quotidianità dirapporti fraterni con tutti.Questa modalità di vivere la fede nel servizio, sisostanziò in scritti pastorali ricchi di elevati conte-nuti teologici e in un impegno insolito per un ve-scovo in quegli anni: la proposta francescana qualesalvaguardia del creato (papa Francesco ha parlatodi «custodia del creato»), il sorgere di varie strutturedi assistenza e accoglienza contro emarginazione epovertà, l’implementazione del volontariato, l’es-sere dispensatori di misericordia, l’importanza deisegni. Circa quest’ultimo aspetto si consideri adesempio il problema degli sfrattati: don Tonino,mettendo a disposizione le stanze episcopali perospitare alcune famiglie particolarmente provate(qualche prete notò che avevano messo pure l’an-tenna per la televisione… e quindi non se ne sareb-bero andati via a breve), non pretendeva di risolve-re il problema della casa ma, scrisse in un manife-sto pubblico «non spetta a me risolvere il problema deglisfrattati, spetta alle istituzioni, però io ho posto un segnodi condivisione che alla gente deve indicare traiettorie nuo-ve, strade nuove; che deve insinuare anche qualche scrupo-lo, come un sassolino nella scarpa».La chiesa si presentava con un nuovo volto e con lamano tesa per una stretta cordiale nei confrontidegli scettici e dei non credenti. Il banco di prova diquesta chiesa era quello dei poveri (e pure nelle no-stre opulente città ce ne erano – e ce ne sono –tanti). Insisteva nel dire che non era un hobby

dottrinale del vescovo ma si trattava di scelteessenziali per il cammino della comunità eccle-siale.Per dare esempio di sobrietà e povertà evangeli-ca aveva espresso il desiderio, giunto a Molfetta,di risiedere in un appartamentino alla periferiadella città, come era riuscito a fare l’arcivescovoBergoglio a Buenos Aires (che peraltro è coeta-neo di don Tonino: il papa ha 76 anni, donTonino ne avrebbe avuti 78). Poi per motivilogistici - la vicinanza alla curia - si lasciò convin-cere ad abitare nel palazzo vescovile, ma con lagenialità e la fede che gli erano proprie riuscìugualmente a dare il suo messaggio trasforman-do il grande e distante palazzo in un luogo diaccoglienza di sofferenze e povertà, ma anche digioie, di amicizia, di incontro. Proprio in questestanze gli capitava di chiedere - anche lui, pro-prio lui -, la benedizione a chi gli era davanti, inparticolare agli sposi, agli ammalati.Don Tonino interveniva a celebrazioni liturgi-che e a convegni e si sedeva in fondo alla sala,parlava di bontà e tenerezza, si rivolgeva ai «fra-telli» vescovi e non alle «loro eccellenzereverendissime», ha rischiato brutti incidenti conl’auto andando in giro dappertutto (papa Fran-cesco per anticipare un cardinale nel rituale omag-gio che segue all’indirizzo di saluto, stava perinciampare nel gradino).Don Tonino parlava del buon profumo delpopolo e considerava il vescovo in mezzo alpopolo e non alla sua testa. L’attenzione tangi-bile alla gente era espressa dal fatto che non ave-va filtri e riceveva persone e telefonate a qualsiasiora.Anche papa Francesco si è presentato con unnome nuovo, con semplicità e umiltà (secondogli esempi di papa Giovanni XXIII e papa Gio-vanni Paolo I), con la croce in ferro e l’anellod’argento. La scelta del nome richiama chiara-mente la natura, il creato, la povertà, la pace. Nonsi tratta solo di evitare sprechi ma di vivere con-cretamente la chiesa degli ultimi, la scelta di po-vertà come credibilità per evitare la tentazionesempre in agguato del potere e del denaro.In questo senso l’impegno di una chiesa che sischiera con gli ultimi, che prende le loro difese,come diceva don Tonino. Aggiunge papa Fran-cesco: una chiesa che non sia autoreferenziale,che vada nelle periferie (non solo geografichema anche esistenziali), che risollevi sì la miseriama combatta anche l’ingiustizia, che viva la gioia

dell’evangelizzazione, che riempia di giovani leparrocchie, che soprattutto riempia i giovani disperanza. Che si mostri vicina all’uomo e credanelle sue capacità. Così papa Francesco ha inizia-to a parlare a braccio, evitando discorsipreconfezionati tra il soporifero e l’ingessato, cosache infastidiva anche don Tonino: l’annuncioevangelico va portato alla gente nella sua freschez-za e secondo il proprio sentire. Mai don Toninoavrebbe firmato o pronunciato un testo scrittoda qualche collaboratore (a parte che ce ne sarem-mo accorti subito….).In questo stile personale e relazionale, il papa havoluto pagare il conto alla casa che lo ospitavaprima del conclave (anche don Tonino conside-rava tra le spese personali le telefonate che allorafaceva fare all’estero dagli extracomunitari alle lorofamiglie), considera la scorta un ingombrantestatus symbol, si toglie personalmente la mitriadurante le celebrazioni solenni, è il primo ad an-dare incontro al suo interlocutore, lo accompa-gna alla porta e, a seconda del grado di amicizia econfidenza, abbraccia e bacia i suoi ospiti (anchecapi di stato) consapevole che anche il contattofisico esprime tenerezza, dolcezza, bontà, amici-zia, vicinanza, partecipazione, cordialità.Ovviamente non si giudica un papa dalle scarpeche porta o dalle croci d’oro che non usa, ma nonsi può non cogliere il clima nuovo che si respiranegli ambienti ecclesiali e le emozioni che ha su-scitato in tutti. E’ una nuova stagione per ripen-sare i rapporti con gli altri, per ritrovare la novitàe coltivare la speranza, per rivedere gli atteggia-menti personali in un clima di maggiore umiltà eautenticità di scelte e di rapporti.Dopo l’esperienza di don Tonino mi sento didire che ci viene facile comprendere e, soprattut-to, seguire papa Francesco. Penso che chi ha vis-suto il decennio di don Tonino oggi è più allena-to a un nuovo stile che non è forma ma sostan-za, che non riduce la chiesa a «pietosa ong» (dice-va nella sua prima omelia papa Francesco) o a«organizzazione del sacro, consorteria di benefi-cenza, fabbriceria del rito, multinazionale dellamorale» come ebbe a dire don Tonino, nella con-sapevolezza che la chiesa «trae origine dal modu-lo trinitario, modello e meta per la sua missionee per il suo stesso essere». E questa volta lo Spi-rito Santo ha dato un segno chiaro e significati-vo.

AGOSTINO

PICICCO

vite parallele

TRA DON TONINO E PAPA FRANCESCO

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41 MAGGIO 2013

dipingi la pace*DI DON PAOLO TURTURRO

PRETE ANTIMAFIA

C’è sempre una luce per attraversare letenebre. C’è sempre una luce per entrarenell’universo. Dentro mi oriento tra duefinestre. Dall’una vedo l’aurora, dall’altrail tramonto. La finestra della nascita equella dell’oltre. Non sono più capace diimmigrare. Ormai ho le ali spezzate. Ep-pure c’è sempre qualcuno che tenda diaiutarmi. Mi ha fornito le sue ali. Non con-fondo il movimento dell’anima con l’azio-ne. La spiaggia è sempre il luogo dei so-spiri. Molti sulla sabbia dell’aurora si in-namorano. I granelli della sabbia sui mieipiedi sono ali di oltrepassare ogni orizzon-te. Ecco, non mi è strano. Il risorto cam-mina proprio sull’arena della mia fede. Nonc’è una ragione per eruttare l’odio, pro-prio sui piedi di Cristo. Egli ha la misuradel cammino di ogni uomo. Non ha gestiripetitivi. Mi fa sempre nuovo d’anima.Senza Cristo sono sempre a rischio di erut-tare il male. Ritrovo in Lui una gioiosapaternità. La barca della fede, zeppa dicomandamenti, procede sulla sponda op-posta di Cristo. Dentro questo mare c’èuna svilente burrasca. Stiamo affondandotutti. Le onde sono abissi. I riti sono sterpidi fondali di denaro. Stiamo proprio affon-dando. Eppure c’è sempre qualcuno checi aiuta nella fede. Ecco è proprio Lui. Almattino della nostra fede accende una bra-ce per arrostire pesci che egli non ha pe-

scato nei nostri mari. Accende un fuocodi speranza che riscalda il cuore. Accen-de il discernimento. Accende la Penteco-ste. Accende l’universo di vita nuova. Latenerezza è soave tanto da spalancare dinuovo la fede. Dinanzi a questo fuoco losguardo non è mai in ribasso, anzi il voltos’incanta di Dio. Ancora ci attende sullariva della sua letizia. «Su, venite, porta-temi del vostro pesce, sì, quello più fre-sco del mio». Mi siedo sulla sabbia, at-torno alla brace. Mi scaldo. Mi illumino. Ilrisorto mi accarezza il capo e mi effondedalle sue mani forate un’overdose di spi-rito. I discepoli scendono dalla barca. Siavvicinano. Setacciano le reti. Riempionouna cesta di grossi pesci. Mi sento caldoe sereno attorno a questa brace. Vorreiquasi addormentarmi, tanto è il bisogno delsonno. E’ la brace dello spirito. IL suo caldomi ha tolto ogni reumatismo. Pietro posala cesta dei pesci e si accovaccia accantoa me. Anche Giacomo si fa largo per po-sare i suoi pesci ai piedi del maestro. Ilsegno del pesce è la prima fede. Quantisegni sotto i piedi, calpestati, schiacciatidai piedi del potere. Quanti segni nascostisotto il nostro sudore su ciondoli di rameche appartengono sempre all’imperatoredi turno. L’aria sa di alghe e di pesce allabrace. Le onde lambiscono i nostri piedi.E’ bello essere amati da Dio e poi qui sul-la riva dell’amore. Mi rammento i suoi pie-

di forati e li cingo e me li accarezzo. Nonspezza il pane. Non ci offre il calice. Solopesce alla brace. La delicatezza di un ma-estro doc, che ci sigilla negli occhi il risortodella Pentecoste. E’ il pesce, il segno diprendere il largo anche dai nostri dolori.Prendere il largo con le ali dello spirito, datoche le nostre ali sono tarpate e spezzateda tempo. Nel cenacolo ho meditato cheCristo ci visita, anche se le porte del nostroanimo sono sbarrate di dubbi e di paureataviche di fantasmi. A porte chiuse. Lui civisita, non ci appare. Se dovessi scriverel’evento dell’apparizione di Cristo nelcenacolo, oggi direi che viene a visitarci aldi la delle nostre barriere mentali e spiri-tuali. Io preferisco credere per toccare lemeraviglie del risorto. Non ho voglia di toc-care un fantasma per credere. Non toccouna reliquia per crescere nella fede. Homesso tutta la mia vita nelle mani e nel co-stato di Cristo. No, non mi basta toccarliappena. No, non mi basta tendere una manoper inserirla nel costato forato di Cristo.Ripeto ho già messo tutta la mia vita nellemani e nel costato di Cristo. Mi trovo benenel suo costato. Meglio di un monastero.Meglio di un eremo. Meglio di un pellegri-naggio. Meglio di una sicurezza umana.Meglio di un’onorificenza. Sono l’erededella sua beatitudine:«Beati coloro che nonhanno visto e hanno creduto». Io credo,ecco la mia felicità. E’ la felicità incarnatadi divinità. Del resto, è solo un suo regalo

LA BRACE DELLA VITA

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43 MAGGIO 2013

NEW YORK. Dopo venticinque viaggi spazialiportati a termine con successo, per la navicellaspaziale Endeavour è venuta l’ora di andare inpensione. La spettacolare costruzione, uno SpaceShuttle montato su di un Boeing 747, nei suoiultimi viaggi, è partita da Cape Canaveral in Flori-da ed ha effettuato giri panoramici intorno all’ae-roporto prima di avviarsi verso la sua destinazio-ne, il Johnson Space Center di Houston, Texas.L’Endeavour ha proseguito il suo percorso aPalmdale in California e infine ha effettuato l’ulti-mo volo con destinazione Los Angeles. Da lì lanavicella è stata trasportata via terra a New York,per essere definitivamente destinata al CaliforniaScience Center di Los Angeles. Decine di migliaiasono state le persone che hanno fiancheggiato lestrade utilizzate per trasportare l’Endeavour, unadistanza totale di 19 Km dall’Aereoporto Inter-nazionale di Los Angeles fino al museo. Lungo ilcammino la navetta è stata oggetto di applausi esbalordimento per gli spettatori che, per la primavolta osservavano dal vivo un aereo spaziale.Dalla chiusura del programma Shuttle, avvenutanel luglio dell’anno scorso, la NASA ha affidatotutti i suoi velivoli a musei e istituzioni sparsi sututto il territorio degli Stati Uniti. L’Endeavourera l’ultimo Shuttle ancora in servizio. Ma qual è lasua storia?

La costruzione dell’Endeavour iniziò nel 1987 perrimpiazzare il Challenger, perso in un incidente il28 gennaio 1986. Per assemblarlo vennero utiliz-zati pezzi di scorta dell’Atlantis e del Discovery. Lascelta di costruire l’Endeavour fu dovuta al fattoche una eventuale riconversione al volodell’Enterprise sarebbe stata troppo costosa. Ven-ne lanciato la prima volta nel 1992 e nel corso dellasua prima missione agganciò e riposizionò unsatellite. Nel 1993 compì la sua prima missione dimanutenzione sul telescopio spaziale Hubble. Nel1997, l’Endeavour venne ritirato dal servizio perotto mesi a causa di alcune migliorie a cui fu sotto-posto, tra cui l’installazione di una nuova cabinapressurizzata. L’orbiter venne chiamato così inonore della HM Bark Endeavour, la nave del XVIIIsecolo comandata dall’esploratore James Cook; ilnome onora anche Endeavour, il modulo di co-mando dell’Apollo 15.

Questo evento mi ha riportato alla memoria alcu-ni avvenimenti risalenti al 1980, prima della co-struzione della navicella spaziale. In occasione diun simposio tecnico, ebbi l’opportunità di incon-trare un vecchio collega di studi universitari poidiventato direttore del reparto ingegneristico diuna compagnia aeronautica famosa. Io mi occu-pavo principalmente, invece, del settore nucleare,in particolare dei sistemi di raffreddamento deireattori, motivo per cui fui immediatamente invi-tato a prendere visione di alcuni prototipi in fasedi realizzazione. Accettai volentieri l’invito e, nelcorso della mia visita, mi fu spiegato che, nellacompagnia aeronautica si stavano realizzando duecongegni per la NASA da utilizzare per il sistemadi combustione delle navicelle spaziali. Le nuovenavicelle dovevano utilizzare idrogeno e azotocome combustibile, resistere pertanto a tempera-ture molto basse. La NASA aveva affidato questo

tipo di sperimentazione a diverse compagnie per poi selezionare quelle che mostravano i miglioririsultati. Per me, questo tipo di marchingegni erano di ordinaria amministrazione, avevano moltoin comune con i congegni utilizzati per il raffreddamento di reattori nucleari. Ovviamente furichiesta la mia consulenza e decisi di accettare quell’incarico, dedicai parecchi mesi a quello studio.Al termine i nostri prodotti presentati alla NASA riuscirono a superare tutte le prove di collaudoe furono così scelti per essere utilizzati nella costruzione delle navicelle spaziali, Endeavour com-presa. In tal senso, quando ho visto andare in pensione quella navicella, mi sono commossoperché in quell’immenso aereo c’era un pezzetto del mio cuore e della mia passione di una vita

little italyDI VITO BAVARO

little italyDI NICK PALMIOTTO

FLORIDA. Ci ha stupiti tutti, è stato in grado di risvegliare in molti la fede con un’imme-diatezza spettacolare. Stiamo parlando del nostro Papa Francesco, così lontano ma vicinoormai a tutti. Solo due presenze sono bastate per riconquistare il cuore di tutti, perriavvicinare la gente alla fede e alla Chiesa. Tutti lo aspettavamo, inconsciamente sapeva-mo che solo un pastore di questo rango avrebbe potuto scuotere le sorti di una Chiesaormai stanca e travolta dagli scandali. Per l’Italia Papa Francesco incarna il segno dellarinascita, della necessità di ripartire subito con grandi cambiamenti utili alla gente comu-ne, capaci di soccorrere tanti poveri disperati in panne con il lavoro o le proprie aziende.Il segnale è forte, speriamo che possa essere accolto al più presto. D’altronde è vero chela crisi italiana è immane ma è anche vero che la nostra nazione, in passato ha conosciutotempi davvero bui e noi, in prima persona li abbiamo vissuti ma anche superati. Il para-gone oggi è inadeguato ma noi davvero abbiamo patito la fame, la crisi non significavasemplicemente rinunciare ad un viaggio o a un televisore in più in casa. Molta gente vivenella miseria, non ci sono dubbi ma c’è anche una gran parte di italiani che si lamentanoinvano. In realtà hanno tutto, più di una casa e non sono più disposti a fare sacrifici.Ovviamente non si può negare che i politici sono coloro che detengono il primato delbenessere in questo momento critico, non si preoccupano tantissimo di prendere decisio-ni importanti, sanno che per loro tutto è assicurato, la loro vecchiaia sarà felice adornatada pensioni d’oro e privilegi inconsueti. La nostra vecchiaia invece è molto più sobria,non ci lamentiamo ma siamo invece coscienti che da una certa età in poi si ha anchetimore di rispondere al telefono per non affrontare cattive notizie, amici cari che vengo-no improvvisamente a mancare e ci rattristano la giornata. Negli anni ’50 ricordo, i nostritempi d’oro di gioventù, eravamo tutti circondati da frotte di amici sinceri. Ci tenevamosempre in contatto per feste e festicciole, improntate alla massima semplicità e finalizzatealla gran voglia di incontrarci, abbracciarci e bere insieme un bel bicchiere di vino.Si tornava a casa con la gioia nel cuore, la vera felicità era quella. Quante belle riunioninell’Associazione St. Anthony e nell’Associazione di Maria SS. di Corsignano! Avevamotanta voglia di incontrarci uniti da un sentimento di fratellanza e senza nessun interesse,tutti presenti e contenti di ricostruire un piccolo pezzo di Giovinazzo in una terra stranie-ra. Abbiamo conosciuto la vera amicizia e il sentimento della solidarietà. La devozioneverso la nostra Protettrice assumeva contorni indescrivibili, circa cinquecento personeche si riunivano sotto il segno della fede e della preghiera. Con l’andar del tempo molti sisono dispersi, le nuove generazioni hanno abbandonato queste abitudini. Molti hannoanche abbandonato la fede in nome di altri valori effimeri ma a quanto pare oggi piùimportanti. Altri purtroppo non ci sono più e hanno lasciato in noi bellissimi ricordi.L’Associazione di Maria SS. di Corsignano contava un numero elevato di iscritti, i pro-grammi erano zeppi di nomi che oggi non esistono più. Il nostro caro Presidente DinoFiorentino è stato uno degli ultimi ad abbandonarci, lasciando nel nostro cuore tantatristezza. Una persona disponibilissima e di elevata bontà, aiutava tutti e svolgeva conserietà l’incarico assegnatogli. Una stima infinita che noi oggi gli riconosciamo nel ricordo.Organizzava banchetti a sue spese per tutti senza chiedere mai nulla a nessuno, amavaessere gentile e generoso con tutti noi.Come non creare quindi un riferimento con Papa Francesco? Il Vescovo di Roma haricordato a tutti che dobbiamo volerci bene con tanta tenerezza, dobbiamo rispettarciperché tutti abbiamo lo stesso destino. Nessuno potrà mai sottrarsi alla morte, a quellache il grande Totò chiamava “la livella”.Sarebbe quindi necessario che ciascuno di noi arrivasse a quell’appuntamento con tantaserenità nel cuore e coscienti di aver fatto tutto il bene possibile per gli altri.

L’ENDEAVOUR, UN PEZZETTO DI CUORE IN PENSIONE

PAPA FRANCESCO

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L’ANGOLODI FIDO

È il sogno dei cani giovinazzesi. 22milaeuro per venticinque cani ricoverati pres-so il Canile della Mapia. Quasi mille euroa cane per un anno. Cani destinati ad unavita senza libertà e senza dignità. Addirit-tura alcuni ritenuti non predisposti asocializzare con i loro simili e rinchiusi sen-za mai uscire in gabbie piccolissime. Hasenso tutto ciò? Dove alloca lo spirito diciviltà? Il Comune di Giovinazzo finoraha destinato tantissimi soldi a feste esagrette che comunque non hanno creatonessun polo permanente di tipo culturaleo turistico che attrae gente dalle zone limi-trofe. Un mordi e fuggi che non paga eprobabilmente ha sottratto risorse alla co-struzione di un parco-canile, un’oasi cheoggi avrebbe potuto ospitare quei venti-cinque anni, visto che il numero è conte-nuto e con prospettive di adozione e de-stinazione delle aree del parco ad altre at-tività ricreative per un’ottima integrazioneuomo-animale. Senza dimenticare la pre-senza di altri animali che non dovrebberosolo comparire come meteore in semplicifesticciole cittadine ma avere spazi ade-guati per vivere e far comprendere allapopolazione che hanno una dignità e chepreferirebbero non essere uccisi e man-giati. Così come si fa con i cani con i qualici si rapporta quotidianamente ed è lonta-no il pensiero di farne materia alimentare.Un approccio al Canile della MAPIA di

LA GRANDEZZA DI UNA NAZIONE E IL SUO PROGRESSO MORALE SIPOSSONO GIUDICARE DAL MODO IN CUI TRATTA GLI ANIMALI

correttezza fanno molti privati, cittadini di de-gno rispetto che adottano molti cani meticcie li sistemano in strutture proprie e addirittu-ra senza chiedere nessun ausilio alle istituzionipubbliche.Ritornando all’approccio del Canile dellaMAPIA di Japigia, desta stupore e incertezzal’atteggiamento di chi gestisce la struttura quan-do si vuole guardare oltre gli orizzonti, adun’adozione di massa che comporterebbe unimmediato abbassamento del fatturato.Qualela soluzione? Quella naturale di chi dovrebbeiniziare a considerare seriamente il problema,verificare sul campo l’adottabilità dei cani conun programma serio e guidato.Partire da questo per fare uscire i cani da unmondo nel quale non si riconoscono. Nonsono nati per fare guadagnare appaltatori senzascrupoli. Per loro i cani sono oggetti dainscatolare in gabbie asettiche da non far maiadottare!

GABRIELLA MARCANDREA

IL CERCA COCCOLE

Julius è un cucciolo di soli 7 mesi, dopo essere stato abbandonatoinsieme ai suoi fratelli in un campo di sterpaglie al freddo e al gelo.E’ stato amorevolmente curato dai volontari degli Animalisti Ita-liani onlus Sez. di Giovinazzo. Molto affettuoso e socievole, Juliusè stato sverminato, vaccinato e microchippato. I suoi occhi sono lospecchio della sua anima, chiedono solo una famiglia che lo ami elo tenga con se per sempre. Julius è adottabile in tutta Italia concontrolli pre e post affido..

PER INFO TELEFONARE AL NUMERO DI CELLULARE

349-6089618

SO

S ... J

ULIU

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UN GIORNO... PRESSO IL CANILE DELLA MAPIA

JULIUS... BASTARDO CHI LO HA

ABBANDONATO

Japigia in orari non ufficiali ha consenti-to una visita veloce con Michele

Sfregola, operatore in zooantropologia.Scopo fondamentale era quello di verifi-care l’indice di adattabilità di quei cani epoter programmare un vero e propriolavoro di analisi delle singole unità cani-ne. Tutto ciò rientra nel progetto «Give

me freedom» dell’AssociazioneAnimalisti Italiani di Saverio Sollecito,una piattaforma che prevede l’adozionedei cani adulti dei canili di Giovinazzo edi tutti i comuni d’Italia con l’ausilio delleAmministrazioni Comunali che devonogarantire agli adottanti cibo e cure sani-tarie a vita. Una bella idea che trovereb-be conforto nel risparmio dei Comuniche devono, senza controllo, continuarea corrispondere soldi senza fine a chi delmestiere di «raccoglitore di cani nelle gab-bie della propria struttura» ne ha fattouna ragione di vita. Molto spesso, le stes-se Associazioni Animaliste hanno questotipo di interesse perché decidono di vo-tarsi come martiri e grande pietismo aduna causa che non li riguarda, cioè quelladi ingabbiare a vita degli esseri senzientiper un proprio tornaconto di tipo eco-nomico e psichico. Meglio sarebbe inve-ce che si autofinanziassero e si intestasse-ro i cani che hanno intenzione di crescer-si a vita e dai quali ritengono di separarsicon difficoltà. Esattamente come, con

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POTETE contattarci al N. 080.394.16.65 -

[email protected].

ANIMALISTI ITALIANI

SEZ. GIOVINAZZO

INSIEME... PER GLI ANIMALISi dice spesso che l’unione fa la forza el’esperienza della nostra associazione dà ra-gione a questo proverbio. Da circa 3 mesila nostra associazione «Animalisti Italianionlus» di Giovinazzo ha stretto una allean-za con un'altra associazione onlusgiovinazzese, «Amici della Fattoria Socialeonlus» per perseguire un punto fondamen-tale per entrambe le associazione: la tuteladegli animali. La nostra idea infatti è quelladi salvaguardare gli animali cercando di sal-varne quanti più possibile da situazioni dimaltrattamento o di abbandono. Entrambile associazioni infatti ritengono che la tuteladegli animali sia un dovere degli uomini equindi tocca a noi impegnarci per renderemigliore la loro vita. La solida alleanza traqueste due associazioni ha fruttato fino adora il salvataggio di 6 cani, due dei qualimalati di leishmaniosi e sempre bisognosidi cure, due gattini, due conigli, una tartaru-ga e in ultimo 12 galline ovaiole, destinatead una morte atroce a causa degli incessantiritmi di produzione dettati dalle aziendeavicole. Alcuni di questi animali sono staticurati e adottati da famiglie che con amoree passione hanno deciso di prendersi curadi loro e di dare seguito al nostro operato evolontariato. Il tutto viene svolto da partedei volontari senza troppa pubblicità e so-

prattutto con i pochi fondi che spesso gliassociati mettono in comune. L’obiettivoè anche quello di sensibilizzare più gentepossibile su tali tematiche, dimostrando atutti che gli animali sono tutti uguali tra loroe che il nostro impegno è frutto di unimmane sacrifico che merita rispetto ecomprensione, proprio come quello messoin campo da altre associazioni. Gli animalisono tutti uguali davanti alla sofferenza el’aiuto economico da parte di cittadini sen-sibili alle tematiche, non deve essere con-cesso sotto forma di tifo per l’una o perl’altra associazione. Davanti agli animali, da-vanti alle loro difficoltà, sofferenze e da-vanti all’impegno di chi si occupa di lorosiamo tutti uguali e meritevoli di aiuto.L’unione tra queste due associazioni è si-nonimo di cooperazione e collaborazio-ne, due parole che in ogni circostanza osituazione trionfano sempre. Per qualsiasi tipo di informazione potetecontattare l’indirizzo [email protected] o i pro-fili facebook «Animalisti Italiani onlus sez.Giovinazzo» e «Fattoria Sociale Onlus». Perdonazioni è possibile utilizzare questo sitointernet https://fundrazr.comcercando la pagina «Fattoria sociale onlus».

CRISTINA BALDASSARRE

IL 5 X MILLE A CHI LO DO?Tra poche settimane scatterà l’annuale campagna reddituale esaremo chiamati a decidere anche a chi devolvere l’8 x mille e il5 x mille. Come ben sapete la scelta dell’8 x mille non offreampia scelta,mentre il 5 x mille consente al contribuente di de-volvere questo piccolissimo contributo a qualsiasi tipo di asso-ciazione onlus. Sappiamo benissimo che in questo momento dicrisi economica parlare di donazioni, beneficenza e solidarietàrisulta difficile, ma resta comunque importante. Molte sono leassociazioni infatti che con i proventi derivanti dal 5 x milleriescono a realizzare progetti e sogni coltivati per anni e realiz-zati con lo sforzo e il sacrificio dei volontari. Il mio invito perquest’anno è rivolto a tutti coloro che si sentono vicini alletematiche animaliste e alla tutela degli animali, invitandoli a farenon solo una scelta di cuore, ma una scelta anche di grandespessore culturale e morale, donando il 5 x mille alle associa-zioni animaliste. Moltissime infatti sono le associazioni animalisteonlus che sono dotate di codice fiscale utile ad ottenere il 5 xmille e molte di loro operano quasi sempre con i pochi fondiche hanno a disposizione. Il 5 x mille quindi per loro rappre-senta una speranza, è solo una goccia, ma goccia a goccia siforma l’oceano. Vi invitiamo quindi a donare il vostro 5 permille all’associazione animalista che seguite con maggiore enfa-si o a quella che vorrebbe realizzare un progetto che vi sta a

cuore o a quelle associazioni chequotidianamente e senza troppiproclami si adoperano per il benedegli animali tutti. Questa dona-zione si trasformerà in un gestod’amore ed eviterete anche que-st’anno, di darlo a pance già pie-ne o addirittura alla vivisezionespesso mimetizzata in questi periodi. Il tuo 5 x mille quest’annodallo agli animali, dona con il cuore.

SAVERIO SOLLECITO

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Toh, chi si rivede? L’Atletica FiammaGiovinazzo di Michele Losito. Doveva-mo andare a «Chi l’ha visto» per ricordar-ci di lei. Dei marciatori e dei mezzofondistiche si allenavano in orari strani tra il traffi-co e gli sfottò dei passanti. C’era una voltala Fiamma Giovinazzo. C’erano una voltai fratelli Bonvino che dominavano nelmezzofondo. C’era una volta Domenico

de Ceglia che nella marcia non avevaeguali. C’era una volta il Miracolo Fiam-ma. Perché di miracolo si parlava quandosi creavano i campioni in assenza di strut-ture. Dietro ogni trionfo c’era sempre ilfondatore, Michele Losito. Una volta isuoi ragazzi gli dedicarono uno striscione«Michele Losito sei grande». Come nondar loro ragione. L’atletica stava a Lositocome la piazza alla fontana dei tritoni. Per-ché scriviamo «stava»? Perché usiamo l’im-perfetto? Non è più così? No, è che qual-cuno un giorno si prese la Fiamma perfarla diventare un grande falò. Ha volutosognare così in grande con il rischio di in-cenerire anche il passato. Adesso La Fiam-ma riparte da zero. La Fiamma chemaramaldeggiava sulle strade di Puglia èsolo una fotografia sbiadita. Sono scom-parsi i fuoriclasse assoluti. La FiammaGiovinazzo non ha più un nuovo re a cuiaggrapparsi. Non esiste più un dominatorein una o più discipline come era successonegli anni ‘80. Di chi è la colpa? La Play-Station, facebook o il mondo della peda-ta che fa apparire i giocatori belli ricchi efamosi? Noi diciamo anche che la presen-za di due società di atletica in paese nonaiuta ad andare molto lontano. Tant’è. Di-ciamo grazie a Michele Losito, investitosine die da questa mission: riportare l’atle-tica tra la gente, quella povera e imperlatadi sudore. E dal 23 marzo i risultati co-

sport

minciano a dargli ragione. Presso ilcampo sportivo Depergola c’eranooltre 200 atleti a gareggiare al «TrofeoProvinciale Corricross 2013». Non havinto certo la Fiamma che è partita dazero ma ha vinto per la sua impecca-bile organizzazione davanti a 500 pre-senti tra dirigenti ed atleti. Cosa riser-va il futuro alla Fiamma di MicheleLosito? Forse il tanto atteso sogno del-la pista intorno al campo sportivo.Nuovi atleti e giovani speranze. Più at-tenzione e collaborazione intorno allaregina delle Olimpiadi. In bocca allupo, Fiamma!

SERGIO PISANI

BENTORNATO GIRO D’ITALIARitorna il Giro d’Italia,«La festa di maggio»come la definì OrioVergani dopo appena 3anni di nostalgia eGiovinazzo si mette ilfrac. La centralissimapiazza sarà ammantatadi rosa. Una gigantescamaglia rosa sciorinata amo’ di tappeto saluteràla carovana del Giro. Dacontorno, ci sarannotanti Pinocchietti in bi-cicletta che senza il nasolungo - perchè a scuolahanno imparato ad an-dare in bicicletta - salu-teranno i ciclisti vestiti con la maglietta rosa. Il count-down per il 9 maggio ègià iniziato. Si parte da Mola di Bari con arrivo a Margherita di Savoia. Lacarovana del Giro attraverserà Giovinazzo intorno alle 14.30. Anche se non cisarà la diretta in mondovisione, la scenografia rosa preparata in città garantiràa mamma Rai almeno la messa in onda in differita. Chissà dall’elicotteroGiovinazzo sarà tutt’altra città! Passa il Giro d’Italia e finalmente si asfaltanole strade. Saranno asfaltate e completate, speriamo prima del 9 maggio, l’ex SS16 che parte dalla ex cementeria, da anni dismessa dall’Anas e la cui compe-tenza trasferita all’Ente Comune, fino all’ingresso di Giovinazzo, e l’ex SS16 -in direzione Santo Spirito. Sono i tratti i cui percorsi gruviera hanno scatenatonon poco le ire degli automobilisti. I lavori costeranno 167mila euro. Unicocruccio che ha fatto arrabbiare i giovinazzesi più attenti? Giovinazzo sullaplanimetria ufficiale della Gazzetta dello Sport, organizzatrice dell’evento, nonè nemmeno un puntino nero, non è indicata nella sesta tappa Mola di Bari -Margherita del 9 maggio. C’è Torre a Mare che non è neanche città a sé stante,c’è San Ferdinando che conta meno di 15mila abitanti ma non c’è Giovinazzo.Per questo, mi sarei aspettato una filippica del sindaco-ciclista Depalma neiconfronti dell’organizzatore del Giro Zomegnan, per ricordargli che Giovinazzoè almeno un puntino geografico di 21mila abitanti. Avrei voluto leggere volen-tieri le scuse nei confronti dei giovinazzesi nella rubrica «Porto Franco» delvice direttore Franco Arturi. Invece, silenzio. C’è ancora tempo per farlo. Sta-

remo a vedere. Buon Giro d’Italia a tutti! SERGIO PISANI

BENTORNATA ATLETICA FIAMMA

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