INSEGNAREDUCANDO. N ° 13 - 11/2011

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Sommario Il coraggio dell’educare 1 Senza desiderio non c’è educazione 2/3 Chi è la vera vittima? Insegnanti al fronte 4/5 Sfide educative: per vincerle ci vuole il NOI 6/7 Il Teatro dell’Oppresso L’Arte di Ascoltare” 8 In primo piano In primo piano : : IL CORAGGIO DELL’EDUCARE IL CORAGGIO DELL’EDUCARE Cari colleghi, scrive Luigi nella prefazione del suo ultimo libro: “Finché c'è vita c'è spe- ranza. Il detto è molto antico ma vero solo per metà. Non basta infatti essere vivi, per sperare: bisogna anche cre- dere nella giustizia e impe- gnarsi a costruirla. Non c'è speranza, senza speranza di giustizia. In un mondo d'in- giustizie sempre più intollera- bili, la speranza rischia di diventare un bene alla por- tata di pochi. Vogliamo dire no a questa "falsa" speranza, esclusiva, fondata sulla di- sperazione degli esclusi. Ma soprattutto vogliamo esor- tare a costruire la speranza vera, la speranza di tutti. È un compito che richiede molto impegno. Non è suffi- ciente indignarsi, riempire le piazze, esibire mani pulite, un profilo morale trasparente. L'etica individuale è la base di tutto, la premessa per non perdere la stima di sé. Ma per fermare il mercato delle "false" speranze biso- gna trasformare la denun- cia dell'ingiustizia in impegno per costruire giu- stizia. Quarantacinque anni di faccia a faccia con le per- sone mi hanno insegnato che la strada dell'impegno è scandita da tre parole: corresponsabilità, conti- nuità, condivisione”. Questa News raccoglie l’invito di Luigi per legarlo strettamente a tante rifles- sioni che maturano nel mondo della scuola, nel cuore di chi ce la mette tutta per essere un “mae- stro” credibile. Ci vuole coraggio e tanta forza d’animo per non de- mordere, trovare il senso nella fatica e non perdere l’obiettivo. La news grida ”controcor- rente” che l’insegnante vero è un educatore, un camminatore di percorsi di speranza. Tutte le altre pa- role difficili e “vuote” con cui si riempiono convegni e dispense, sono solo spe- culazioni teoriche per giu- stificare chi si ritiene depositario del sapere, unico titolato a stare in cat- tedra e inculcare le proprie conoscenze nei “vasi vuoti” che ha davanti. “Bruciamoli!”, avremmo gri- dato anni fa! Oggi, tra mu- tismo e conformismo sociale, questa news vuole farsi voce “collettiva” che grida nel deserto a favore di chi si spende davvero, responsabilmente, come maestro, educatore e inse- gnante, fondendo in un unico modo d’essere tre aspetti diversi dell’educare, per un grande obiettivo: fa- vorire passi di liberazione e promozione umana per tutti. News 13 Novembre 2011

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

Transcript of INSEGNAREDUCANDO. N ° 13 - 11/2011

Sommario

Il coraggio dell’educare 1

Senza desiderio non c’è

educazione 2/3

Chi è la vera vittima?

Insegnanti al fronte 4/5

Sfide educative: per vincerle

ci vuole il NOI 6/7

Il Teatro dell’Oppresso

L’Arte di Ascoltare” 8

In primo pianoIn primo piano::

IL CORAGGIO DELL’EDUCAREIL CORAGGIO DELL’EDUCARECari colleghi, scrive Luigi nella prefazionedel suo ultimo libro:“Finché c'è vita c'è spe-ranza. Il detto è molto anticoma vero solo per metà. Nonbasta infatti essere vivi, persperare: bisogna anche cre-dere nella giustizia e impe-gnarsi a costruirla. Non c'èsperanza, senza speranza digiustizia. In un mondo d'in-giustizie sempre più intollera-bili, la speranza rischia didiventare un bene alla por-tata di pochi. Vogliamo direno a questa "falsa" speranza,esclusiva, fondata sulla di-sperazione degli esclusi. Masoprattutto vogliamo esor-tare a costruire la speranzavera, la speranza di tutti. Èun compito che richiedemolto impegno. Non è suffi-ciente indignarsi, riempire lepiazze, esibire mani pulite, unprofilo morale trasparente.L'etica individuale è la basedi tutto, la premessa per non

perdere la stima di sé. Maper fermare il mercatodelle "false" speranze biso-gna trasformare la denun-cia dell'ingiustizia inimpegno per costruire giu-stizia. Quarantacinque anni difaccia a faccia con le per-sone mi hanno insegnatoche la strada dell'impegnoè scandita da tre parole:corresponsabilità, conti-nuità, condivisione”.Questa News raccogliel’invito di Luigi per legarlostrettamente a tante rifles-sioni che maturano nelmondo della scuola, nelcuore di chi ce la mettetutta per essere un “mae-stro” credibile. Ci vuole coraggio e tantaforza d’animo per non de-mordere, trovare il sensonella fatica e non perderel’obiettivo. La news grida ”controcor-rente” che l’insegnante

vero è un educatore, uncamminatore di percorsi disperanza. Tutte le altre pa-role difficili e “vuote” concui si riempiono convegnie dispense, sono solo spe-culazioni teoriche per giu-stificare chi si ritienedepositario del sapere,unico titolato a stare in cat-tedra e inculcare le proprieconoscenze nei “vasi vuoti”che ha davanti. “Bruciamoli!”, avremmo gri-dato anni fa! Oggi, tra mu-tismo e conformismosociale, questa news vuolefarsi voce “collettiva” chegrida nel deserto a favoredi chi si spende davvero,responsabilmente, comemaestro, educatore e inse-gnante, fondendo in ununico modo d’essere treaspetti diversi dell’educare,per un grande obiettivo: fa-vorire passi di liberazione epromozione umana pertutti.

News 13

Novembre 2011

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Senza desiderio ...Senza desiderio ...News insegnanti Gruppo Abele

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“Il desiderio è una affezione onnipo-tente, solo un potere sconfinato dàla possibilità di realizzare i desideri”.“Il desiderio appartiene al mondodei sogni, al potere umano di imma-ginare le cose come non sono e diinventarle”. “Il desiderio appartienealla condizione giovanile, ad unacondizione mentale di mutabilità ”.L’educazione, se tale vuole essere,deve appropriarsi di tutte e tre que-ste caratteristiche: avere la presun-zione onnipotente di poter cambiarei destini umani, essere capace di so-gnare le persone come non sono, es-sere capace di accogliere lamutabilità e la sperimentalità agitadei giovani.Poiché siamo saggi, sappiamoanche che l’onnipotenza pedago-gica è una grave malattia, chescambiare i sogni per realtà lo è al-trettanto e così il giovanilismo.Premesso, quindi, che siamo a cono-scenza degli antidoti per i superdo-saggi, occorre rivendicareall’educazione onnipotenza, sognoe mutabilità. Sono tre cose che ciaiutano ad elevarci, come dice Kor-kzak all’altezza del bambino o degliadolescenti, perché ci rendono similia loro e capaci di assumerne il puntodi vista(...)

Come è possibile desiderare, so-gnare, essere giovani in un mondoin cui sogni e desideri sono vittime diun genocidio mentale conclamato?(...)Il primo punto è conservare lacapacità di ‘guardare le stelle’ eorientarsi sui loro segni, questo èpossibile solo attraverso rituali checonsentono di tenere in vita ognigiorno la tensione verso la missionedel lavoro educativo. Questo ritualeè fondato sulla rilettura continuadella realtà in movimento dei gio-vani che crescono(...) e sul processoeducativo che ci coinvolge comeattori e destinatari al tempo stesso. Il secondo è riuscire a scoprire inciascun giovane il senso del sognoeducativo, fargli sentire che qual-cuno crede in lui e lo vede comenon è ora(...)Il terzo è accogliere l’esperienza deigiovani, considerare i loro erroricome fecondi, accogliere anchel’aggressività come espressione co-municativa da leggere per trovareun filo significativo nella convulsavita giovanile.

Detto in modo diverso occorre co-struire contenitori per le ansie deglieducatori e dei giovani assieme, orga-nizzare le attività in modo accurato,dotarsi di virtù passive quali l’osserva-zione e l’ascolto.L’attività riflessiva per gli educatori è illuogo fisico e mentale in cui il sogno sirinnova. Per questo è per noi fonda-mentale che il luogo di riflessione siapsicologicamente aperto, che assumail dolore, il disagio, la rabbia, la frustra-zione, l’aggressione, il conflitto, i silenzi,le urla come elementi del campo, per-ché sono le emozioni a rimettere in mo-vimento il pensiero e ad imporci laricerca di costrutti mentali adeguati atenere insieme ciò che rischia di ‘scop-piare’(...)Tutte le volte che studiamo da vicino ledinamiche all’origine della dispersionescolastica noi entriamo in contattocon la macchina della follia, un si-stema folle che genera contempora-neamente dolore ed espulsione perentrambi i protagonisti: dolore e falli-mento nei docenti, dolore e fallimentonei giovani.

Sarà che hanno nominato vice Ministro all’Istruzione Marco Rossi Doria? Sarà che la sua carriera scolastica inizia come Maestro di Strada con Cesare Moreno?

Sarà che quando senti parlare i Maestri di strada, chini il capo e impari? Sarà che, se anche il progetto è stato ferito, tagliato, ucciso in tutti i modi,

il sogno che ci ha regalato è ancora attualissimo? Ecco perchè la news dà spazio

a questa bellissima riflessione di Cesare Moreno.Dal latino

de-sidera,

il termine

desiderio

sembra legato

alle stelle.

... non c’è educazione ... non c’è educazione

Il cammino dell’educazione non sirealizza se non passando attraversouna continua e provvisoria perdita diequilibrio(...) che ci consente di guar-dare con sguardo solidale la soffe-renza dei giovani insieme a quelladegli adulti che gli stanno accanto acominciare dai docenti e dagli edu-catori. E la ricerca di senso non è maicontro ma insieme. La nostra espe-rienza forse si distingue(...)perché ab-biamo fatto a meno del nemico,della necessità di attribuire ad altri oad altro le nostre difficoltà. Non èsemplice farlo (...)partire sempre dal-l’interrogarsi su di sé, su come riu-sciamo a conservare noi stessi nelleavversità (...) è questa capacità ditollerare le frustrazioni, le sconfitte ele ingiustizie che ci avvicina vera-mente ai giovani che pretendiamo dieducare. E solo scendendo nel loroinferno che noi ci eleviamo alla loroaltezza e ci rendiamo capaci di gui-darli fuori di esso.(…)

del diploma, perché deve sposare‘un bravo giovane’ (che è tal-mente bravo che non ritiene neces-sario che lei studi, meglio ancoraglielo proibisce) si trasforma nella ri-flessione amara e al tempo stessocostruttiva che (...) ci aiuta a capirequanto sia importante proteggerein lei il seme della conoscenza edella libertà piuttosto che volerneassaporare in fretta frutti maturatiartificialmente(…) Il successo è nella ritrovata connes-sione con tutte le proprie parti,come riassunte(...)da un giovane alritorno del viaggio di formazione’:“Abbiamo camminato, abbiamosudato e non abbiamo mangiatocontinuamente. Abbiamo ritrovatola voglia di esplorare il mondo, ab-biamo smesso di dipendere dai bi-sogni primari”. Non lo hanno detto ma forse avreb-bero potuto dire ci siamo conqui-stati la possibilità di desiderare’.

Si cerca di riannodare fili spezzati par-tendo dalla costatazione della rottura,e si stabilisce così un campo aperto,sconvolto e sconvolgente, che rendepossibile un pensiero insieme acco-gliente e disincantato, flessibile ma rigo-roso(…)E’ l’ascolto vero, sincero, di chi ha im-parato a calarsi nella parte dei per-denti e degli sconfitti che ci haconsentito di capire come non pos-siamo sovrapporre i nostri desideri aquelli dei nostri allievi(...)Il desiderio è una disposizione emotivache ci fa vedere come possibile unsogno. Il desiderio di cui parliamo non èsolo quello dell’educatore che accom-pagna i giovani, ma quello dei giovaniche crescono e richiede uno spazio in-teriore che le circostanze della vitahanno contribuito ad ostruire. I pregiu-dizi sociologici di troppi educatori impe-discono di vedere le ostruzionidell’animo dei ragazzi(...): un’allievache abbandona il percorso, alla vigilia

News insegnanti Gruppo Abele Il binocolo

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MAESTRI di STRADA? UN CONTINUO FEEDBACK Pubblicato su profilo FB Maestri di Strada 19 ottobre 2011

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Chi è la vera vittima?Chi è la vera vittima?

L’educazione vera interroga, scuote, provoca, obbliga a riflettere, genera cambiamento.

Se no… non è educazione.A volte è davvero difficile non demordere e continuare a crederci, soprattutto quando il contesto è ostile e mafioso da una parte,

sordo e indifferente dall’altra.Così accade che un insegnante che ci crede

possa venir minacciato…....di MORTE!

Così, ebbene sì, la mattina se-guente ho il piacere di incontrareper la prima volta il padre di unodei due che irrompe gridando diconoscere il migliore degli avvocatia cui rivolgersi qualora io avessi …“messo le mani addosso al figlio” .Provo a spiegare l’accaduto e …aragionare. Non c’è spazio. “Tu lo sai di dove sono io?... Io tiammazzo!... Esci fuori che ti facciovedere … ne faccio arrivare 100 e tifacciamo fuori!... Ti faccio passarela voglia di venire a scuola!... Tispezzo le gambe!... Veniamo a tro-varti dove abiti!... A scuola non civerrai più!” Mi pare una drammatica farsa.Provo a suggerire che, se il figliosarà ancora arrogante, irriguardosoe aggressivo, il rischio è che vera-mente si vedrà mettere le mani ad-dosso.

Ore 10, 20. La lezione di storia delleprime ore sta per concludersi e sonoalle prese con un concetto impor-tante che non ho ancora terminato.La campanella dell’intervallo irrompe, interrompe e autorizza(???)due allievi a scattare sull’attenti. - Eh, no, cari belli, non ho finito! Unattimo solo e… Ma i due restano in piedi…e natural-mente gli altri si alzano. Provo inutil-mente a terminare. Poi autorizzol’uscita per la pausa a tutti, ma nonai miei due amici che iniziano a lan-ciare invettive sempre più aggres-sive, minacciando di rivolgersi alDirigente scolastico e far intervenireil padre. - Ma dai, il padre? Non siamo micaalla scuola materna, qui, siamo allesuperiori! Mi spiace, ma state qui. Ese provate a guadagnare terrenoverso l’uscita, vi tengo per lagiacca…

News insegnanti Gruppo Abele

Nell’epoca del potere, il ruolo del “bullo” mafioso va per la maggiore.

Che tristezza quando il bullo è il genitore!La storia di un collega amico ci interpella.

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Una storia vera che apre interrogativi... Se l’impegno nell’educare diventa un rischio?

(continua dalla pagina precedente)

Insegnanti al fronte. Insegnanti al fronte.

gnanti alza la cresta. Facciamo finta di niente? - Chiedo aicolleghi. Fanno spallucce.Il dirigente …dov’è? Cosa pensa?Mi manca un anno alla pensione.Lottare o lasciar passare la cosa?Un dubbio però: piccoli bulli cre-scono in questo modo e noi restiamoa guardare? Possiamo forse pretendere che unpadre così “mafiosamente” minac-cioso possa educare il proprio figlioalla socialità e alla cittadinanza re-sponsabile? E se la scuola sta a guar-dare, chi lo educherà? No, perché alla fine della fiera, nonsono io la vittima di questo alterco,sebbene mi abbia provocato ungran mal di stomaco e notti insonni:la vera vittima è lui, il ragazzo, “preso tra l’incudine” di un padre ar-rogante “e il martello” di una scuolasordomuta che non sa dare rispostee lo abbandona a se stesso su unsentiero sconnesso, senza chiare indi-cazioni stradali.

News insegnanti Gruppo Abele La bussola

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Il messaggio “educativo” è indiriz-zato all’allievo, a lui voglio spiegarea chiare lettere che “non hopaura”. Naturalmente ottengo unaltro effetto sul padre il quale,quando mi ritiro, non prima di averallungato la mano a salutare, mi ri-fiuta il saluto: “A quelli come te lamano non la do! … e guai a te semio figlio dovesse subire conse-guenze! … Se mio figlio non saràpromosso ti riterrò responsabile e tiuccido” Che fare? Le premesse per un la-voro educativo e di apprendimentocol ragazzo paiono davvero sfu-mate. Il Consiglio d Classe si radunae prende la decisione: il ragazzoverrà spostato.Accade però che… non accadenulla, né la settimana successiva,né il mese successivo. Che succede, mi chiedo?Intanto l’amico a scuola ci viene,con me sta al suo posto, con i com-pagni fa il bullo e con alcuni inse-

Conoscete esperienze simili?Quali risposte/riflessioni

possiamo suggerire al-l’amico collega che ciscrive?

Non lasciamolo da solo!

Il confronto è importante.

Scrivete!

a

[email protected]

3315753853

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La forza educativadell’esperienza va ben al di là

di una semplice appropriazione

intellettuale.

Ignazio Di Loiola

Sfide educative. Sfide educative.

Piero Bruschini ha sempre avuto un sogno: “aiutare chi cresce a diventare pienamente se stesso.

Aiutare, non sostituire. Rendere l’altro protagonista della propria crescita

culturale e umana, non trattarlo come il destinatario passivo di regole e nozioni”.Dopo una vita dedicata alla scuola, padre Bruschini, 87 anni, ci regala le sue riflessioni

“controcorrente” in un libro che ci conduce all’anima del processo educativo.Ecco alcuni passaggi dalla prefazioni di d. Luigi Ciotti e dal testo di Buschini.

Educare alla libertà e alla respon-sabilità.La scuola oggi, dice chiaramentepadre Bruschini, è chiamata soprat-tutto ad offrire un’educazione che“LIBERA”, che insegna ai giovani aguardare la realtà con spirito cri-tico, a non dare mai nulla per scon-tato, a non fidarsi dei saperisuperficiali, ma a cercare sempre inprofondità la verità e la bellezzadelle cose.

L’educazione come cammino diconversione civile.L’educazione di cui abbiamo mag-gior bisogno oggi è allora proprioquella alla libertà, alla responsabi-lità, all’intelligenza critica. L’unica ingrado di spezzare le catene delconformismo, della rassegnazione equindi dell’ingiustizia.

Dalla prefazione di L.Ciotti

“Per una spiritualità nella scuola”

L’anima del processo educativo.

Piero Buschini - LDC

A scuola serve il “noi”“Così come raccontata in questepagine, quella educativa è unasfida fra le più difficili. E proprio perquesto non può essere intesa comesfida individuale. Se, infatti, il singoloinsegnante è un elemento prezioso –anzi, il più prezioso e indispensabile –del sistema formativo, non deveperò credersi investito di questo deli-cato compito da solo. Il rischio, altrimenti, è che si senta im-potente, inadeguato, schiacciatoda una responsabilità troppogrande… È al “noi” che va coniugata ogniscelta educativa. Un “noi” che oltre-tutto non riguarda esclusivamente lascuola, perché la responsabilitàeducativa coinvolge la società nelsuo insieme: dalle famiglie alle par-rocchie, dalle istituzioni al mondo as-sociativo”.

News insegnanti Gruppo Abele

Per una spiritualità nella scuola

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La collezione

Senza interiorità, senza assimilazione

profonda non c’è educazione.

Nella migliore delleipotesi ci può

essere solo “addestramento”

P.Buschini

Per vincerle ci vuole il “noi”Per vincerle ci vuole il “noi”

Non si tratta di una moda… ma della convinzione che una persona non ètale se non è libera. Quindi il rispetto della libertà è il problema fondamen-tale dell’educazione. Se le indicazioni che l’educatore (insegnante) passae trasmette sono passivamente ricevute senza adesione ai loro contenuti,non c’è educazione.La scuola (dopo la famiglia) deve essere il luogo dove i giovani cercano etrovano un senso, cercano, trovano, vivono dei valori. Vivono. Non è suffi-ciente conoscere concettualmente i valori nella loro oggettività. Bisogna avere il coraggio di riconoscere che i giovani non devono rice-verli, ma scoprirli e darseli. Questo è accesso alla libertà.

Abbiamo paura della loro autono-mia, paura che pensino con la lorotetsa, perché non li abbiamo aiutatia pensare bene, liberi da pregiudizi. Non riuscendo a passare idee forti sichiedono comportamenti! Sem-brano più sicuri (disciplina, orari,gusti religiosi…) si ha paura del ri-schio. Per evitare errori si guidano ifigli su vie già tracciate (spesso lenostre!) e collaudate (così pen-siamo!). E’ un errore grave o unagrave illusione. Per evitare ciò cheriteniamo un errore impediamo aifigli di crescere. È meglio che sba-glino, offrendo, naturalmente, stru-menti per capire e correggere ilpercorso. Sono grandi i rischi diun’educazione troppo direttiva. Anche a scuola si corrono gli stessirischi.Il nostro impegno deve esserequello di evitare che la scuola,“strutturalmente”, eserciti una fun-zione di freno nella maturazione deigiovani. La scuola può essere il luogo…dovesi protrae per anni, la dipendenza diun individuo dall’altro, …dove si abi-tuano gli utenti a ricevere sanzioni egratificazioni dall’autorità e non siimpara a ricavare conferma osmentita dal reale.

Dal testo di P.Bruschini

L’educazione alla libertà.

Un’educazione integratrice.Educazione integratrice è quella ilcui fine (conscio o inconscio)èquello di integrare l’individuo nellasocietà, di inserirlo in un sistema divalori prestabilito, facendo di lui unfiglio docile, un cittadino obbe-diente, un uomo di successo, me-diante la trasmissione della culturadominante (così si riproduce un si-stema), mentre un’educazione libe-ratrice è critica nei confronti diquesta cultura. La cultura domi-nante (è bene ricordarlo) non vuolepersone mature e responsabili, maindividui che si inseriscono in uncerto sistema.

I programmi.Bisogna avere molto coraggio nellascelta dei contenuti: non molte infor-mazioni (subito dimenticate), mapoche cose approfondite, utili allaformazione umana dei giovani: checosa insegnare oggi?

I nostri ragazzi hanno troppa libertà?Non giochiamo con le parole.Quella di cui godono non è libertà,ma dipendenza dalle mode, dalleidee ambientali, da certe deforma-zioni mentali che respirano ognigiorno. Queste deformazioni fannopaura e così rinunciamo ad educarlialla libertà e alla responsabilità.

News insegnanti Gruppo Abele

L“’anima del processo educativo” è una sintesi perfetta tra tensione educativa e credo religioso nell’ uomo

che Dio ha voluto libero e che ha diritto a crescere tale

La collezione

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Il teatro dell’oppresso Il teatro dell’oppresso

l 14/15 gennaio 2012 il Settore Insegnanti del Gruppo Abelepropone "Il Teatro dell'Ascolto",

corso di formazione per insegnanti, educatori ed animatori sociali.

Lo stage residenziale verrà ospitato ad Avigliana (To), in una bellissima certosa nei pressi del monumento-simbolo

del Piemonte, la Sacra di S. Michele. Il percorso (15 ore di formazione) verrà guidato da Paolo Senor,regista e responsabile formativo dell'ass. Livres como o Vento.

diversi strumenti creativi,stimolerà i partecipanti a prenderecoscienza della propria attitudineempatica ed intuirne le potenzialitàall'interno di un processo diliberazione, sia personale che col-lettivo. Rifletterà infine sullafunzionalità di un atteggiamentopedagogico basato sull'ascolto:rapportandolo col Teatro dell'Op-presso e l'azione maieutica dichiunque, insegnante o educatore,si proponga di facilitare l'espres-sione e il processo di conoscenzadelle persone.

Iscrivetevi subito:i posti sono limitati!!!

News insegnanti Gruppo Abele

2° stage di formazione TdO

“L’arte di ASCOLTARE”per insegnanti ed educatori

Lo stage inizierà

sabato 14 gennaio in mattinata

e terminerà

domenica pomeriggio.

costi:

pensione completa = 60 euro

formazione =50 euro

Iscriversi entro il 31 dicembre.

Partecipanti= 20 max

Lo stuzzicadenti

Per informazioni e iscrizioni:

Angelo e [email protected]

3315753853

"Il teatro è uno specchio dove lanatura si riflette", diceva Shake-speare.Uno specchio che permette diosservarci e, magari, un poco dicomprenderci. Ma possiamo tro-vare ulteriori specchi nei quali ri-fletterci: gli altri, quando ciascoltano con comprensione.Rimandandoci la nostraparola profonda, intuendo lanostra direzione, possono libe-rare in noi le risorse per riusciread evolvere, cambiare, trovarele nostre risposte.Lo stage, attraverso l'utilizzo di

VISITATE IL BLOG:

www.lascuolaciriguardatutti.it

è

INTERESSANTISSIMO!

Potete “postare” le vostre idee

e condividerle in rete!

L’ha ideato

Emilia de Rienzo, ma ora

appartiene a tutti noi.

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