INSEGNAREDUCANDO. N ° 29 - ottobre 2013

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accompagnare al meglio le nuove generazioni verso la terra dell’adultità. Per fare questo, genitori, inse- gnanti, educatori, scuola-famiglia-territorio devono di- ventare CAROVANA capace di accordarsi e creare alleanze per condurre il viaggio senza perdersi. Devono, cioè, imparare ad uscire da una prospettiva narcisistica, centrata solo sul sé, sulle proprie priorità e sul proprio progetto o programma, per rispondere collettivamente a un’ alterità che interroga. Gli adulti impegnati in questo viaggio non dimenticano che il compito è tenere aperto il futuro, quindi immagi- narlo. C'è la crisi? Bene, affrontiamola! Non è la prima, non sarà l’ultima. Abbiamo forse perso le risorse, le in- telligenze, le relazioni, i legami? Gli adulti insieme pos- sono farcela! Possono attraversare la fragilità e soprattutto fare in modo che i ragazzini non perdano la capacità di intravvedere una prospettiva. Ma attenzione: iIl viaggio nel deserto non avviene “a caso”. Per riuscire nel compito, la carovana deve andare di sorgente in sorgente. Oggi esistono molte oasi per potrersi ricaricare e ritrovarsi: una di queste è Barbiana, luogo-simbolo di incontro e condivisione profonda tra adulti carovanieri. Anche questa news vuole essere un’oasi per ritrovare forza, significato e prospettiva. Per questo mette in rete insegnanti, edu- catori, genitori, raccoglie esperienze, rilegge critica- mente alcune prassi, rilancia orizzonti e costruisce occasioni di incontro. In questo numero un approfondimento della metafora e il racconto di alcune traversate in carovana. Buona lettura e buon viaggio a tutti voi! G.L. Adulti, carovane in viaggio Adulti, carovane in viaggio 1 per educare un bambino ci vuole ci vuole un villaggio un villaggio N° 29 - ottobre 2013 Cari colleghi, quest’anno il 3° seminario di Barbiana del 7/8 settembre, è iniziato con una metafora che ci ha permesso di rivisi- tarci da una prospettiva nuova. Monica Lazzaretto, una nostra collega abituata a lavo- rare in contesti difficili e di marginalità, ci ha accompa- gnato in un viaggio simbolico attraverso il deserto per farci scoprire la forza educativa che scaturisce dalle alleanze degli adulti che formano le carovane. Là, dove inizia il deserto, le strade hanno una dogana sorvegliata: non puoi oltrepassarla da solo anche se sei ben equipaggiato, se hai sulle spalle tante conoscenze e competenze, un fuoristrada eccellente e molte tani- che d’acqua. Nonostante il tuo bagaglio, devi aggre- garti ad altri, in CAROVANA. Quando questa si è formata, allora si parte. Non è facile viaggiare insieme ad altri, non sappiamo con chi e non scegliamo i compagni di viaggio; ma può essere interessantissimo. Ad esempio, possiamo scoprire, se siamo attenti, che chi viene in viaggio lo fa PER noi, ovvero ci aiuta ad attraversare percorsi impegnativi, senza perdere di vista la stella, la capacità di rispon- dere, di farci carico del nostro compito. L'adultità in carovana impara ad allacciare relazioni; per questo è in grado di affrontare insieme il deserto e l'incertezza. Che grande metafora! Nel deserto di oggi che chia- miamo fragilità, la Scuola rappresenta quella relazione significativa tra adulti e ragazzi che affrontano insieme un viaggio importantissimo. In questa traversata, il mondo adulto, che ruota intorno ai ragazzi, è chiamato ad assumersi un COMPITO con responsabilità:

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Una voce diversa dal mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

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accompagnare al meglio le nuove generazioni versola terra dell’adultità. Per fare questo, genitori, inse-gnanti, educatori, scuola-famiglia-territorio devono di-ventare CAROVANA capace di accordarsi e crearealleanze per condurre il viaggio senza perdersi. Devono, cioè, imparare ad uscire da una prospettivanarcisistica, centrata solo sul sé, sulle proprie priorità esul proprio progetto o programma, per rispondere collettivamente a un’ alterità che interroga. Gli adulti impegnati in questo viaggio non dimenticanoche il compito è tenere aperto il futuro, quindi immagi-narlo. C'è la crisi? Bene, affrontiamola! Non è la prima,non sarà l’ultima. Abbiamo forse perso le risorse, le in-telligenze, le relazioni, i legami? Gli adulti insieme pos-sono farcela! Possono attraversare la fragilità esoprattutto fare in modo che i ragazzini non perdanola capacità di intravvedere una prospettiva. Ma attenzione: iIl viaggio nel deserto non avviene “a caso”. Per riuscire nel compito, la carovana deveandare di sorgente in sorgente. Oggi esistono molteoasi per potrersi ricaricare e ritrovarsi: una di queste è Barbiana, luogo-simbolo di incontro e condivisione profonda tra adulti carovanieri. Anche questa newsvuole essere un’oasi per ritrovare forza, significato eprospettiva. Per questo mette in rete insegnanti, edu-catori, genitori, raccoglie esperienze, rilegge critica-mente alcune prassi, rilancia orizzonti e costruisceoccasioni di incontro. In questo numero un approfondimento della metaforae il racconto di alcune traversate in carovana.Buona lettura e buon viaggio a tutti voi! G.L.

Adulti, carovane in viaggio Adulti, carovane in viaggio

1

per educare un bambino

ci vuole ci vuole un villaggioun villaggio

N° 29 - ottobre 2013

Cari colleghi, quest’anno il 3° seminario di Barbiana del 7/8 settembre,è iniziato con una metafora che ci ha permesso di rivisi-tarci da una prospettiva nuova. Monica Lazzaretto, una nostra collega abituata a lavo-rare in contesti difficili e di marginalità, ci ha accompa-gnato in un viaggio simbolico attraverso il deserto perfarci scoprire la forza educativa che scaturisce dalle alleanze degli adulti che formano le carovane. Là, dove inizia il deserto, le strade hanno una doganasorvegliata: non puoi oltrepassarla da solo anche se seiben equipaggiato, se hai sulle spalle tante conoscenzee competenze, un fuoristrada eccellente e molte tani-che d’acqua. Nonostante il tuo bagaglio, devi aggre-garti ad altri, in CAROVANA. Quando questa si è formata, allora si parte. Non è facile viaggiare insieme ad altri, non sappiamocon chi e non scegliamo i compagni di viaggio; ma puòessere interessantissimo. Ad esempio, possiamo scoprire,se siamo attenti, che chi viene in viaggio lo fa PER noi, ovvero ci aiuta ad attraversare percorsi impegnativi,senza perdere di vista la stella, la capacità di rispon-dere, di farci carico del nostro compito. L'adultità in carovana impara ad allacciare relazioni; per questo èin grado di affrontare insieme il deserto e l'incertezza.Che grande metafora! Nel deserto di oggi che chia-miamo fragilità, la Scuola rappresenta quella relazionesignificativa tra adulti e ragazzi che affrontano insiemeun viaggio importantissimo. In questa traversata, ilmondo adulto, che ruota intorno ai ragazzi, è chiamatoad assumersi un COMPITO con responsabilità:

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La carovana educa. La carovana sa che educazione è liberazione. Nella nostra pratica educativa c'è un movi-mento liberante?Oggi assistiamo a due fenomeni che vanno in direzionecontraria:1) Tra adulti si sono create barriere, palizzate e muri difen-sivi; l’attenzione è alla privacy, al “segreto”. Ma il segreto è un gioco di potere camuffato, che crea iso-lamenti. Gli adulti carovanieri sanno di aver bisogno deglialtri non si trincerano dietro vane leggi. Tengono a menteil loro obiettivo: accompagnare le creature che sono loroaffidate in una traversata esperienziale che permette diapprendere, conoscere, conoscersi. Per questo obiettivo,essi si incontrano, riflettono, intessono, cooperano, condi-vidono, lottano.2) Oggi molte alleanze non avvengono tra gli adulti, masono verticali tra genitori e figli: i primi si prendono in caricola parte dei secondi come fosse propria e stabiliscono untale presidio sui figli da non permettere loro di incontrare lavita.Perché accade questo? Abbiamo paura dei nostri compagni di viaggio.Abbiamo dimenticato che insieme ad altri è più facile attraversare la fatica. Non siamo disposti a modificare il nostro progetto personale. Eppure mai come oggi i ragazzi hanno bisogno di CARO-VANE. Hanno bisogno di sentire che gli adulti ci sono e sonolegati da obiettivi comuni, che insieme creano rete, un so-stegno meraviglioso nella nebbia della precarietà in cui si

sentono immersi.Educare significa aiutare a immaginare futuro e trovare unmodo “altro” di stare al mondo e di abitarlo assieme, fa-cendo memoria di storie di liberazione personali e collettive. Educare vuol dire aiutare a scoprire il potere di creare cosenuove. In quset’ottica ESSERE DOCENTI E’ UNA SFIDA CONTINUA echiede di sentire il fascino dell’essere in viaggio: - essere gente di strada, abituata a presidiare i confini, leperiferie, non solo dell’abitare ma anche del pensare;- trasmettere le abilità legate all’essere in viaggio: orientarsi,adattarsi, essere flessibili;- essere aperti al nuovo: facciamo strada con una caro-vana che conosceremo camminando;- vivere in una tenda mobile a legami profondi ma deboli ea tempo;- curare la manutenzione della rete che tiene unita la caro-vana legata al territorio e confrontare le diverse esperienzedi attraversamento;- avere lo sguardo rivolto a cercare soprattutto “ciò chenasce”, un futuro possibile;- essere capaci di risanare parole avvelenate, fissate in unapercezione sempre più televisiva e consumistica della re-altà, più esibita che davvero vissuta;- rispondere allo S-PAESAMENTO delle nuove generazionicon la proposta di una comunità scolastica educante ca-pace di legami;- diventare esperti del tempo dell’incertezza: tempo con-traddittorio e fragile, tempo di esodo, tempo di resistenzae della ri-esistenza. Continua a pag. 3

La perla

La carovana e la stellaLa carovana e la stella

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La Scuola è una relazione significativa tra adulti e ragazzi che affrontano insieme un viaggio impor-tante, verso l’adultità. Questo camminare per andare” oltre”, diventa il compito e l’obiettivo chegli adulti “accompagnatori” si assumono. Per questo essi creano carovane, sapendo che da solinon è possibile attraversare la fragilità.Come abbiamo accennato nell’editoriale, questa news diventa CAROVANA per molti educatori-insegnanti- genitori sparsi in luoghi diversi della Penisola, accomunati da un unico interesse: non per-dere di vista la stella, la direzione, il senso dell’andare, il senso dell’educare. Per questo riprendiamoalcuni passaggi interessantissimi dell’intervento di Monica Lazzaretto a Barbiana.

News insegnanti Gruppo Abele

La metafora della scuola e dell’insegnare.

ABITARE È PROSSIMITÀ

Vicinanza e distanza

insieme,

cordialità e discrezione,

comunità e segreto

inarrivabile.

Sollecitudine e rispetto.

Il nostro abitare non è

diventato ancora,

non abbastanza …

Non ancora dimora.

Non ancora accoglienza.

(F. Riva)

La bussola

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Continua da pag. 2

La carovana non è sono esterna. Noi abbiamodentro noi stessi altre carovane costituite dallerappresentazioni di chi ci ha preceduto, imma-ginato, atteso o sognato. (La teoria delle “costel-lazioni familiari” , interessantissima per unapproccio sistemico, ce ne dà un’idea).Le carovane presenti dentro di noi sono quellecon le quali dobbiamo fare i conti: sono i modellieducativi con cui siamo cresciuti, quello che ab-biamo sentito dalle generazioni che ci hannopreceduto. Dobbiamo saperci guardare dentroe riconoscere queste formazioni che ci hannoaccompagnato fin qui. In questo modo ritro-viamo il legame con la nostra storia e compren-diamo perché, ogni tanto, gli appelli chesentiamo dall’esterno, ci toccano nel profondoe ci fanno muovere.Una caratteristica delle carovane è che gli adultivegliano. La veglia è la capacità umana di “sol-lecitudine” che tiene a cuore l'altro. Per esserein grado di vegliare, è necessario decentrarsi.Gli adulti in carovana sanno cercare e trovarela via d'uscita e la possibilità di legame perchéa loro interessa costruire contesti di ospitalità.Hanno chiara la necessità di ricucire gli strappi esanno stare nella contraddizione, senza perdersi.Per questo cercano il senso nei gesti insensati,perché un senso esiste sempre, anche quandonon lo si coglie. Per questo spiegano il significatoprofondo delle parole e risanano quelle avvele-nate.

Quante parole avvelenate e rabbiose inquinano l'aria, anche

La perlaNews insegnanti Gruppo Abele

La metafora della scuola e dell’insegnare.

A che punto siamo della traversata?A che punto siamo della traversata?

nelle nostre scuole! Quando in una scuola una situazione salta, non c'è davvero viad'uscita? Chiediamoci sempre a che punto siamo della traversata,quando facciamo il bilancio evolutivo. Cosa possiamo farecome adulti per accompagnare all’approdo? Quando il percorso presenta ostacoli, la carovana si ferma a ri-flettere e si interroga sulla direzione del cammino. Insieme si puòtrovare un’alternativa per proseguire il viaggio. E per finire, gli adulti devono essere capaci di “legami” e “sle-gami”, come tende mobili che si radicano, ma sanno anche spo-starsi, lasciare andare e ridefinirsi. Nelle nostre scuole facciamo protocolli di accoglienza, ma nonlavoriamo sul commiato. Perchè?Il commiato serve per definire il cammino e l’approdo. Noi, adulti in carovana, accompagniamo fin sul confine, raccon-tando le bellezze, le conoscenze, le prove e le fatiche che ab-biamo incontrato e i desideri che ci hanno tenuti vivi, per i qualiè valsa la pena vivere.I ragazzini ci osservano e vedono quello che è importante pernoi, quello scopo che ci fa alzare ogni giorno e per noi ha valore.Ecco cosa accende la vita in un ragazzo: la vita che trasparedall'adulto.

“Nonostante il deserto pianteremo alberi, all’ombra dei quali forse non riposeremo mai,che forse non vedremo

nemmeno crescere, ma ai cui rami nuove generazioni di bambini potranno attaccare le loro altalene”.

Giuseppe StoppigliaPiantare alberi, costruire alta-lene Diabasis, Macondo Libri, 2010

Monica Lazzaretto, responsabile del centro studi presso Cooperativa Giuseppe Olivotti snc, Presidente ASSCUOLAPUNTOCOMPer contatti scrivere a: [email protected]

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La bussola

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Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Lo stuzzicadenti

5 ottobre: giornata mondiale dell’insegnante5 ottobre: giornata mondiale dell’insegnante

Caro neo collega,quali consigli dare ad un neofita come te, dalla mia"vecchiaia" di servizio, visto che ho appena compiutotrent'anni di ruolo, pochi giorni fa, 1 settembre?

Dovrei dirti 1000 cose, suggerirti strategie e dinamiche… Invece …Solo un consiglio, anzi, un monito!Quando entrerai in classe lunedì, il tuo primo giorno,ti troverai davanti un gruppo di ragazzini di 11,12 oforse 14 o 15 anni. Un gruppo non è una persona sola, un gruppo puòfare paura, può dare la sensazione di un muro.È quello che succede a molti docenti.La paura in realtà è dentro ognuno di noi; quei 50occhi che ci guardano, come volessero coglierci infallo, ci danno la sensazione di essere incompetenti, inadeguati, limitati, perché in fondo noi stessi ci

sentiamo così anche se non lo ammettiamo facil-mente.Tutto il resto spesso nasce da questo primo sguardoe da questa emozione.Questo mestiere chiede a noi la capacità di stare difronte ad uno specchio fatto di 50 o più occhi e sa-perci guardare dentro profondamente accettandoche emergano le nostre ombre.Un insegnante deve ricordare sempre che ha intra-preso una strada a doppio binario: da una parteoffre saperi e dall'altra fa esperienza di qualcosa diprofondo di sé.Imparare a guardare quegli occhi è il segreto chepuò trasformare un docente qualsiasi un grandeMaestro.Quegli occhi aspettano, scrutano, cercano... Checosa?Cosa cercavi tu a 13/15 anni?

Continua a pag. 5

Il 5 Ottobre è la Giornata Mondiale degli Insegnanti, istituita dall’UNESCO, dedicata quest’anno altema della "parità di genere". Come emerge dai dati pubblicati dall’Istituto UNESCO, le donne rappresentano il 62% degli inse-gnanti della scuola primaria a livello mondiale; ma mentre molti Paesi, soprattutto nell’Europea orien-tale, registrano picchi di oltre 98% di insegnanti donna, ci sono invece intere Regioni, come l’AfricaSub-Sahariana, dove la componente femminile è molto scarsa e dove le condizioni di lavoro sonoin via di peggioramento.Il rapporto dell'UNESCO mette inoltre in evidenza alcune preoccupanti carenze su scala globale:mancano all’appello almeno due milioni di insegnanti per raggiungere l’obiettivo internazionale digarantire a tutti l’accesso all’istruzione primaria entro l’anno 2015, definito dagli accordi “Educationfor All” e dai Millennium Development Goals. L’insufficienza di insegnanti non riguarda peraltro soloi Paesi in via di sviluppo. Anche gli Stati Uniti, la Spagna, l’Irlanda, la Svezia e l’Italia, rientrano nellalista dei 112 Stati che sono colpiti da questo problema.

Una giornata dedicata ai Maestri. Un’’occasione per chiederci: ESSERE INSEGNANTI CHE COSA SIGNIFICA?

Nella lettera che segue una docente suggerisce ad un giovane collega appena assunto alcune riflessioni su questo importantissimo mestiere.

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Lo stuzzicadenti

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Ti diranno ... Ma tu non ascoltare!Ti diranno ... Ma tu non ascoltare!

Continua da pag. 4L'età delle medie o del biennio é l'età in cui si deli-neano i grandi sogni della vita. Si cerca qualcunoche aiuti ad intravvedere possibili orizzonti ed eroi-che strade.Ricordo che, proprio a 13 anni, mi regalarono unlibro di madre Teresa di Calcutta che rimase im-pressa nella mia mente come l’espressione del co-raggio, della tenacia, della capacità femminile diportare a segno una grande mission. Una donnasenza mezze misure. A quell'età, gli eroi che si spen-dono per una grande idea, attraggono.Oggi i ragazzi sono diversi, sono cambiati... Incollatiai televisori, attirati dai centri commerciali, dallemode, dalle griffe... Oggi non c'è più nulla che li in-teressi davvero. Questo ti sentirai dire da molti adulti,anche da colleghi. Tu non ascoltare. Ricordati sem-pre di guardarli negli occhi, anche quando sarannoinsopportabili, altezzosi, noiosi, annoiati...Se riuscirai a reggere lo sguardo, senza paura, inquegli occhi vedrai le potenzialità che i ragazzini,presi ad imitare genitori smarriti e dai propri sconvol-gimenti ormonali, non riescono neppure lontana-mente ad intravvedere.I veri Maestri riescono a vedere nel futuro: guardanole piantine incerte che siedono nei banchi, riu-scendo a vedere i grandi e bellissimi alberi che sa-ranno. E quello sguardo silenzioso viene percepitodagli allievi che si affacciano alla vita.

Lo chiamano "effetto Pigmalione" da una ricerca di Rosenthal: quello che pensiamo dei bambini, lo pro-iettiamo inconsciamente su di loro che si comporte-ranno adeguandosi a quella proiezione.Una grande responsabilità. Una grande possibilità perdare loro una mano, in una fase delicatissima dellacrescita. Gli insegnanti, Maestri, possono aiutarli ad im-maginarsi adulti veri, costruttori di un mondo migliore,a iniziare un cammino per far sbocciare al meglio leproprie potenzialità ( esse non riguardano solo i con-tenuti delle materie da che studiare, ma la capacitàdi intessere significative relazioni sociali , la coopera-zione, la creatività...)Ecco cosa può fare un insegnante in poche ore allasettimana con dei preadolescenti: vedere negli occhiancora infantili un futuro grande e meravigliarsi difronte alla vita che cresce; parlare di grandi orizzontida costruire perché il mondo sia più bello di oggi; chie-dere azioni coraggiose per futuri “guerrieri della luce”per dirla con Paolo Choello; far incontrare maestri cheparlino di cose grandi; portarli oltre il loro piccolomondo. Dare fiducia e vedere e lodare i piccoli passiche nonostante la confusione dell'età essi riescono afare. Ecco cosa significa insegnare, ovvero in-signire,lasciare un segno. È questa l'unica vera competenza che devi cercare diavere. Tutto il resto verrà di conseguenza e sarà unaintensa, coinvolgente e avvincente passeggiata!

Un’ insegnante con 30 anni di servizio

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“Professione cittadino: imparare la democrazia”Finalità generali

Il presente progetto mira a:• fornire strumenti di lettura e analisi critica della realtà territoriale;• contribuire alla formazione di cittadini informati, responsabili e capaci di pensiero critico e propositivo;• favorire l’acquisizione del concetto di cittadinanza, di giustizia sociale e di legalità nelle sue accezioni profonde. Continua a pag. 7

Lo stuzzicadentiNews insegnanti Gruppo Abele

Si chiama “PROFESSIONE CITTADINO” il percorso di cittadinanza che gli insegnanti del Presidio Scuola di Libera Perugia hanno pensato di attivare durante questo anno scolastico.Il loro modo di lavorare in gruppo è davvero molto interessante e “democratico”: pur operando in Istituti Scolastici sparsi sul territorio umbro, riescono ogni anno a condividereobiettivi e programmazioni anche a distanza. E’ così, guardando questi adulti protagonisti di una rete educativa allargata che stimolail territorio in modo attento, critico, creativo e responsabile, gli allievi imparano la democrazia, quella vera.Eccovi la loro programmazione perchè serva da spunto a tutti voi per lavorare in team,anche a distanza. E’ un invito rivolto in particolare ai partecipanti di Barbiana affinchè sviluppano il progetto abbozzato in cooperative learning l’ultimo giorno del seminario.

La perla

Imparare la democrazia...Imparare la democrazia...

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Amici di Barbiana: avete fatto il compito???Inviate i vostri progetti a Presidio Scuola G. Rechichi,

Libera Perugia: [email protected]

Cari partecipanti all'eventoBarbiana,come vi abbiamo comunicatonel nostro intervento al semina-rio, lavoriamo insieme ognianno alla condivisione di unpercorso di cittadinanza attivacon Libera. Ve lo vogliamo presentare perfornirvi uno spunto o uno stimolo per dare gambe alprogetto che avete abboz-zato nel lavoro cooperativo diBarbiana e che speriamo andrete costruendo da qui adun mese, sulle tematiche cheavete scelto durante il nostrolaboratorio. Ricordate che èpossibile costituire rete ancheonline, utilizzando skipe o altristrumenti. Non perdiamoci divista e teniamo come data ilmese di ottobre per comin-ciare a contarci a livello nazio-nale. Grazie per la vostraattenzione e le vostre grandi disponibilità e competenza.

Il Presidio Scuola di Libera"G.Rechichi" Perugia.

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La perla

...dagli adulti...dagli adultiNews insegnanti Gruppo Abele

Continua da pa. 6

Obiettivi generali

1. Costruire percorsi di conoscenza del proprio territorio: analisi delle potenzialità e delle problematiche.

2. Cogliere la complessità del sistema mafioso che attira in modo particolare i giovani limitando la libertà personale e lo sviluppo sociale.

3. Mettere in luce i valori che fondano le azioni propositive della società civile nella difesa dei dirittiche la presenza criminale mette in crisi.

4. Conoscere le leggi che difendono i diritti dell’eguaglianza sociale dei cittadini e le Istituzioniche ne garantiscono la pratica e la difesa.

Si struttura in tre tematiche:

1. TROVARE LA VIA: protagonismo giovanile: volontariato, partecipazione civile attiva attraversola condivisione di esperienze e pratiche. Obiettivo: Costituzione di un Presidio degli studenti diLibera. (Martedì 21 Gennaio 2014)

2. GAP: LA VITA IN GIOCO Obiettivo: stimolare comportamenti consapevoli rispetto all’uso del denaro e al rischio delle dipendenze da ludopatia. (Venerdì 21 Febbraio 2014)

3. MEMORIA: QUANDO LE DONNE SI RIBELLANO Obiettivo: conoscere la storie, i percorsi ed il coraggio delle donne che si sono ribellate alle mafie.(Sabato 15 Marzo 2014)

A chi ci rivolgiamo

AGLI STUDENTI Biennio e triennio delle Scuole superiori di Secondogrado. Si consiglia di seguire tutto il percorso forma-tivo costituito dai tre incontri.

AGLI INSEGNANTIÈ auspicabile perseguire gli obiettivi generali e specifici del progetto attraverso la discussione e l'ap-profondimento in classe sulle tematiche proposte e possibilmente favorire un coinvolgimentodei Dipartimenti Disciplinari e dei Consigli di Classe.Ciò presuppone la costruzione di un percorso didattico da condividere con il Presidio della Scuoladi Libera che potrà concludersi con un prodotto didattico e/o con la partecipazione attiva alle 3 giornate.

QUANDOGli incontri si svolgeranno nei mesi di Gennaio - Febbraio - Marzo nell’ambito dell’anno Scolastico2013-2014.

DOVEPerugia - Sala Capitini ore 9.00

ATTESTATIVerranno rilasciati attestati di partecipazione aglistudenti presenti ad ogni incontro.

Ti piacerebbe progettare percorsi scolastici di

educazione alla cittadinanza, in rete con altri

insegnanti?

Chiedi un consiglio al Presidio Scuola “Giuseppe

Rechichi” di Libera Umbria (referente Antonella

Guerrini) [email protected]

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Lo stuzzicadenti

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E’ facile FACILITARE ...E’ facile FACILITARE ...

“Ogni corpo immerso in un liquido riceve una spintaverticale, dal basso verso l’alto, uguale per intensitàal peso del liquido spostato. Martini posso saperedove ti trovi? A cosa stai pensando? A te non inte-ressa il principio di Archimede?”Non so a cosa stesse pensando Martini, l'alunno del-l'ultimo banco. Posso però osservare con sicurezzache, quella volta, lui non era l'unico in classe a pen-sare agli affari suoi mentre la professoressa di scienzespiegava.Anche questo è un episodio accaduto diversi annifa, in una classe di scuola media nella quale ho la-vorato. Non si tratta di episodio come gli altri, però,perché grazie ad Archimede, a Martini e ai suoi com-pagni e a quella professoressa di scienze, ho capitouna cosa molto importante: è facile facilitare.“Carlo dimmi tu come posso fare a farmi ascoltare.Come si fa a interessare questi ragazzi. Ogni voltache devono aprire il libro di testo sembrano caderein catalessi!” disse la prof rivolgendosi a me.Una regola, semplice banale, conoscevo allora. Unasola, ma che di solito funzionava bene. Partire daquello che i ragazzi sanno e da quello che trovanointeressante per superare le difficoltà. Considerandoperò gli alunni della classe come un gruppo dina-mico di apprendimento e non come semplici indivi-dualità distinte.La prof di scienze mi passava la palla, mi lasciava laregia del gioco. Io non mi feci sfuggire l'occasione.

Attaccai con il nastro adesivo tre grandi fogli bianchida imballaggio su tre pareti diverse dell'aula. Giàquesto bastò a risvegliare Martini e un paio di suoicompagni dallo stato di catalessi. Poi annunciai cheavrei letto il testo, le due pagine del libro che parla-vano del principio di Archimede, e che l'avrei fattodue volte di seguito. Ma prima di iniziare scrissi “Già loso!” su uno dei fogli attaccati alle pareti. Altri due otre alunni, fino ad allora trasferitisi con la mente sonoaltro pianeta, riatterrarono al loro posto in classe. “Miinteressa!” ed “E’ difficile!” scrissi su gli altri due. Dissipoi che durante la mia seconda lettura del testochiunque poteva alzarsi, prendere uno dei pennarelliche tenevo sulla cattedra e scrivere sui fogli se già sa-peva qualcosa, oppure se qualcosa lo interessavaparticolarmente, o ancora se c'erano delle parti chenon capiva o gli sembravano particolarmente difficili.Iniziai la lettura del testo, mentre tutti gli alunni dellaclasse apparivano ben presenti e decisamente sve-gli.Finita la prima lettura mi guardai intorno. Qualcunogià era pronto ad alzarsi per scriversi foglio attaccatialle pareti. Dissi di aspettare e iniziai a leggere il testoper la seconda volta. Lo feci molto lentamente, fa-cendo una pausa tra una frase e l'altra. Dopo un po’, molti erano in piedi e si spostavano daun foglio all'altro per scrivere quello che sapevanogià, o che gli interessava particolarmente, o che glirisultava difficile.

“Il Sostegno è un caos calmo.

E io non cambio mestiere”.

Un libro scorrevole che

racconta attraverso aneddoti,

come l’approccio

all’insegnamento

ne determini l’efficacia.

Un insegnante di sostegno

si racconta e ci rivela

l’ingrediente segreto

che funziona sempre:

per superare le difficoltà,

partire da quello che i ragazzi

sanno e trovano interessante.

E così, anche il principio di

Archimede incontrerà lo

sguardo rapito della classe.

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Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Lo stuzzicadenti

Alla fine mi alzai pure io e mi avvicinai ai fogli per ve-dere ciò che avevano scritto. Sul grande foglio del“Già lo so!” c'erano scritte un sacco di cose. C'eraaddirittura un disegno con un sasso, legato a un ela-stico e immerso in una bacinella piena d'acqua.Anche sul foglio che avevo contrassegnato con “E’difficile!” c'erano scritte molte cose. Tra queste lessiad alta voce “spinta idrostatica”. Allora rivolgendomialla classe, chiesi “Chi ha fatto il disegno del sasso le-gato l'elastico?”. Martini, proprio lui, alzò subito lamano. Poi spiegò “Mi ricordo ‘sta cosa dalla scuolaelementare. L'acqua dà una spinta verso l'alto allecose che vengono immerse. Credo che questa sichiami proprio spinta idrostatica”. Feci allora notareai ragazzi che molto spesso, nella classe, le difficoltàdi alcuni si possono risolvere con le risorse degli altri.Cosi iniziammo a cercare tutte le soluzioni possibili aidubbi che alcuni avevano scritto sul foglio “E’ diffi-cile!” e immancabilmente, le trovavamo negli altridue fogli, quelli del “Già lo so!” e del “M'interessa!”.Il suono della campanella ci avvisò che l'ora diScienze era finita. Sarebbe dovuto iniziare quella diaritmetica, con la stessa insegnante. Fu proprio lei,però, a dire che dovevamo continuare con quel la-voro sul principio di Archimede e a prendere in manola situazione. Divise la classe in gruppi da quattro, fa-cendo bene attenzione a mettere insieme ragazzicon caratteristiche e abilità diverse.“Bene ragazzi” disse poi “credo che abbiate fatto unottimo lavoro fino questo momento. Ora in ognigruppo realizzate qualcosa che serva a spiegare an-cora meglio il principio di Archimede. Fatevi venireun'idea brillante e immaginate di spiegarlo a qual-cuno che non sa nulla su questo argomento”.

Fu un attimo. In ogni gruppo i ragazzi presero a par-lare fitto fra loro, sottovoce e con grande concita-zione. Martini uscire di corsa dall'aula senza chiederenemmeno il permesso e noi lo lasciamo fare. Lo sen-timmo poi nel corridoio ringraziare la bidella e lo ve-demmo rientrare con una bacinella piena d'acquache poggiò sui banchi del suo gruppo. Due ragazzedi un altro gruppo presero dall'armadio di classe duegrandi cartelloni e pennarelli. Altri alunni ci chieserodi poter andare nella aula di sostegno dove c'era uncomputer con la stampante e tornarono dopo unpo’ con dei fogli stampati che contenevano del testoscritto e alcune immagini- Altri ancora deciso di in-collare dei fogli bianchi tra le pagine del loro libro ditesto sui quali presero scrivere qualcosa.La prof di scienze e io guardavamo i ragazzi: eranoentusiasti, eccitati, frenetici nella loro attività. E discu-tevano, quasi litigavano per affermare le proprieidee. Da non credere: stavano litigando sul principiodi Archimede per trovare la migliore modalità perspiegarlo in modo chiaro, ancora meglio di come fa-cesse il loro libro di scienze. Alla fine ci sedemmo allacattedra per ascoltare i ragazzi che ci spiegavanocon orgoglio quello che avevano realizzato.Una dimostrazione nell'acqua della bacinella, unoschema riepilogativo su dei cartelloni, una ricerca il-lustrata e perfino un glossario incollato tra le paginedel libro di testo. La prof di scienze, quando finì l'ora,fece i complimenti ai ragazzi per quello che avevanoprodotto.“Le cose più importanti, però, sono stati il vostro en-tusiasmo e la voglia di collaborare fra voi” concluse.Entusiasmo e collaborazione, l'ho imparato quellavolta, sono indispensabili. Così diventa veramente fa-cile facilitare. Carlo Scataglini - Erickson 2012

Il sostegno è un caos calmo

E io non cambio mestiereCarlo Scataglini

Erickson 2012

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E io non cambio mestiere!E io non cambio mestiere!

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Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Agorà

Innovare, parola interessante e ambigua. Innescamovimento, nuovi obiettivi, ma attenzione a non per-dere di vista il mandato costituzionale che rende laScuola Pubblica un’Istituzione finalizzata all’inclusionee alla promozione sociale.

Promuovere. Non pensate all’allievo, alla sua valuta-zione e “pagella”. La Scuola è chiamata a promuo-vere bel altro! Ecco la confusione che genera variproblemi che vanno dalla dispersione scolastica allaframmentarietà data da assurdi proiettifici che nonhanno prospettiva. Siamo chiamati alla promozionesociale! Che significa?La IV conferenza del FORUM ha provato ad interro-garsi, compiendo un viaggio itinerante in 25 Istitutiscolastici piemontesi che hanno messo in atto inno-vazioni, attivando cambiamenti. In ogni istituto si è at-tivato un focus attorno al quale hanno conversatocon calma e profondità le varie componenti di unacomunità scolastica: insegnanti, dirigenti, genitori,personale ATA, amministratori, volontari, privato so-ciale…Dai report di queste esperienza, è nato un quadernoe una conferenza all’inizio di questo anno scolastico.

Il punto nodale di questo incontro collettivo è statosempre lo sfondo costituzionale dal quale è possibile,anzi è doveroso, agire dei cambiamenti perché lascuola non deluda il suo mandato. Qui la parola INNOVAZIONE è stata lanciata benoltre il significato che alcuni danno alle scuole 2.0.Si realizza RINNOVAMENTO laddove nasce una comunità educante che opera in rete; il cambia-mento profondo diventa promozione sociale, soste-gno all’integrazione, occasione di apprendimento edi recupero scolastico, promozione all’uso di lin-guaggi plurimi, in contesti aperti che offrono stimoli eoccasioni “altre” che aprono orizzonti. E diventa la-boratorio che tiene a cuore i percorsi di crescita deibambini e degli adolescenti, durante tutto il periododella loro crescita evolutiva, affinché possano impa-rare ad esercitare il loro diritto-dovere di cittadi-nanza. Nella pagina seguente riportiamo alcuni passaggiimportanti di questa riflessione, che trovate sul qua-derno che potete consultare al seguente link:http://nuke.forumscuolapiemonte.it/LinkClick.aspx?fileticket=EaWsZRVwB2c%3d&tabid=466&mid=1581

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Benvenuto Cambiamento! Questo il titolo della IV conferenza del FORUM per l’educazione e la scuola che ha permesso un

confronto tra 400 operatori delle Scuole della Regione Piemonte. Dirigenti, insegnanti, educatori hanno rifletttuto su possibili processi di innovazione reale, non proclamati ma agita attraverso buone prassi attivate in tante realtà della Regione

che rilanciano alla politica un monito: La scuola non è un optional: proteggetela, abbiatene cura!

Cambiare. Per costruire quale scuola?Cambiare. Per costruire quale scuola?

Innovazione, parola interessante e ambigua.

Innesca movimento, nuovi obiettivi,

ma attenzione!

Non perdiamo di vista il mandato costituzionale

che rende la Scuola Pubblica un’Istituzione finalizzata

all’inclusione e alla promozione sociale.

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http://nuke.forumscuolapiemonte.it/LinkClick.aspx?fileticket=EaWsZRVwB2c%3d&tabid=466&mid=1581

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News insegnanti Gruppo Abele Agorà

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- La scuola, nell’infanzia e nell’adolescenza, è innan-zitutto il laboratorio della convivenza democratica.

- I motivi all’apprendimento sono commensurati aibisogni formativi e di vita propri dell’età e non al fareadulto.

- La scuola non è finalizzata alla selezione bensì allaformazione culturale per la cittadinanza.

- La scuola dell’infanzia e dell’adolescenza è cosìimportante nella vita di ciascuno da obbligare la Re-pubblica a garantirla a tutti, mettendo a isposizionele risorse necessarie.

- Si va a scuola per imparare e la soddisfazione diimparare per crescere e migliorare è più forte deipremi e delle punizioni. È un’illusione velleitaria pen-sare che mettere in concorrenza i bambini e i ragazzi,per classificarli e selezionarli, possa aiutarli a impararemeglio.

- Nella scuola dell’infanzia e dell’adolescenza nonci sono somari; ci sono bambine e bambini chestanno crescendo e incontrando la cultura degliadulti

- A scuola si va per ascoltare MAESTRI CHE ASCOLTANO, per cooperare con dei pari con cui sicondivide l’esperienza formativa e per essere ricono-sciuti nella propria individualità che si sta costruendoin una dimensione di forte socialità.

- Nella scuola dell’infanzia e dell’adolescenza nonci sono graduatirie, competizioni. La valutazioneserve a capire dove si è arrivati, per rivedere le strategie di insegnamento e di studio. LAPRESSIONEDEL VOTO E SFAVOREVOLE ALL’APPRENDIMENTO.

Il seminario conclusivo del 5 settembre è stato la sintesi delle narrazioni raccolte nei focus svolti nei territori e ha permesso di far emergere un pensierocondiviso, maturato nella rilettura dei percorsi affron-tati; non quindi un “dover essere”, ma una proposta. Le scuole hanno sollevato il bisogno che la politica sidimostri all’altezza dei problemi, ma hanno soprat-tutto fatto emergere, nonostante tutto, l’impegno virtuoso messo in gioco per cercare di garantire albambini e ai ragazzi la scuola che hanno diritto adavere.

Scuola: laboratorio di democrazia.Scuola: laboratorio di democrazia.

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News insegnanti Gruppo Abele Il binocolo

Torino, corso Moncalieri 262, all’interno del giardinopubblico Gianni Rodari, senza recinzioni e cancelli,una struttura in legno e pannelli solari, ambiente sem-plice, colorato, molto abitato. È CASA OZ, per bimbi e ragazzi malati, i loro fratelli esorelle, i loro famigliari, ma non solo…Un luogo in cui sentirsi semplicemente “ a casa”. Aperto dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 19 questacasa accoglie famiglie in cui vi siano bimbi che in-contrano la malattia, qualunque essa sia: fisica o psi-cologica, temporanea o cronica, una malattia checostringe a fare i conti con l’angoscia, la solitudine,la cura, i ricoveri, oltreché la marginalizzazione e lasconfitta…Casa Oz vuole essere per tutti loro – grandi e piccini,malati o sani – casa e famiglia allargata, per tutto iltempo necessario, regalando “normalità”, declinatain ciò che la costituisce: gioco e tempo libero, labo-ratori e attività varie, pranzi e merende, compiti e aiutispecifici…Casa Oz vuole essere anche un luogo di sostegnoconcreto alle famiglie: qui i genitori possono trovarepersone per il tempo di un caffè, di una chiacchie-rata, di un pranzo insieme; possono lavare gli indu-menti e asciugarli, fare una doccia, sostare nellastanza della quiete perché un volontario sta in ospe-dale col figlio. Possono anche trovare spazio e tempoper confrontarsi sui problemi che stanno affrontando,burocratici o scolastici, psicologici o quotidiani essisiano.Casa Oz offre accoglienza e ospitalità, accompa-gnamento e sostegno allo studio, laboratori di teatro,musica, lavorazione della creta, cucina, cucito, bri-colage, fotografia, scrittura creativa, cinema e altroancora per favorire ogni giorno la creatività e l’impa-rare insieme. E poi ancora feste, gite, escursioni almare e ai monti, estate ragazzi.

In collaborazione con A.I.R. Down, a Casa Oz si viveun percorso di autonomia abitativa per ragazzi consindrome di Down dai 17 ai 25 anni. 3 educatori professionali, 1 assistente sociale, uno staffdi segreteria, gestione, organizzazione e promozione,tanti volontari, persone con ruoli diversi che ognigiorno cercano di animare Casa Oz con giochi, sfide,iniziative, allegria e attenzione alle specifiche esi-genze di ogni ospite, invogliando il territorio, le scuole,i compagni degli ospiti a interagire, per favorire l’in-contro tra chi è in difficoltà e chi non lo è, per impa-rare insieme, per creare uno spazio aperto in cui tuttipossano riconoscersi un po’.Accanto all’attività istituzionale, Casa Oz offre ancheospitalità notturne alle famiglie che arrivano da fuoriTorino per curare i propri figli presso le aziende ospe-daliere della città o della prima cintura.All’interno della sede sono stati creati quattro mini-ap-partamenti con ingresso autonomo, dotati di angolocottura e bagno, arredati e completi di accessori. Du-rante la giornata, le famiglie possono usufruire deglispazi e di tutti i servizi e attività che la Casa offre.Tramite la News INSEGNAREDUCANDO, vogliamo farconoscere questa realtà, che collabora col GruppoAbele, perché tutti coloro che pensano di averne bi-sogno possano contattarci. Visitate il sito: www.casaoz.orgScrivete a [email protected] i nostri numeri: 011/6615680 – 3285427175– Fax: 011/3178507Contattateci: proveremo insieme a sostenere le vostrenecessità.Se poi qualche scuola volesse collaborare con noisarebbe molto interessante. Scriveteci cosa ne pen-sate. Grazie!

Daniela Panero Docente in comunità al Gruppo Abele – Casa Oz

C’era una casa molto carina ...C’era una casa molto carina ...

Ci sono lughi in cui l’I CARE

milaniano è prassi quotidiana.

MI STAI A CUORE,MI INTERESSI.

Ecco cosa muove questa esperienza

che dal 2007opera a TORINOper sostenere le

bambini e famiglie che incontrano

la malattia.

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Lo stuzzicadenti

Cari colleghi,

a grande richiesta riproponiamo uno stagedi COMUNICAZIONE SENSIBILE

con le tecniche del Teatro dell’Oppresso.

Come instaurare relazioni efficaci?Come farci capire dagli altri?

Come comunicare col gruppo classe? Come attivare relazioni significative con

linguaggi non verbali per chi opera con la disabilità?

Il 16 e 17 Novembre 2013Paolo Senor ci aiuterà a individuare

attenzioni e strategieper comunicare efficacemente.

Per ricevere informazioni o iscriversi, inviateuna mail a [email protected]

entro il 30 ottobre.

Le mafie nel quotidiano, la Scuola come dispositivo

che educa alla crescita civile.

1) Torino -Certosa di Avigliana 11/12/13 Ottobre 2013

2) Roma, 22/23/24 Novembre 2013

3) Messina - LUdE (Libera Università dell’Educazione)20/21/22 Settembre 2013

Abitare i Margini, appuntamento nazionale diformazione e confronto per docenti delle

scuole di ogni ordine e grado. Sarà l’occasione per confrontarsi sulla scuola

come "dispositivo educativo civile" ,approfondendo il suo rapporto

con il territorio, studiando la dimensione

del patto educativo; la promozione di pedagogie liberanti

orientate alla crescita della coscienza civiledei giovani;

le didattiche possibili tra educazione e formazione.

News insegnanti Gruppo Abele Agorà

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La comunicazione sensibile.La comunicazione sensibile.

Una Scuola che educa è una Scuola che nutre.Una Scuola che educa è una Scuola che nutre.

Per info: http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/8390

Page 14: INSEGNAREDUCANDO. N ° 29 - ottobre 2013

L’isola che c’è C’è posta per ...

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Per Informazioni e contatti:

Corso Trapani 91/b Torino Ufficio insegnanti

3315753853

[email protected]

Cari colleghi,

questa news termina qui.

Per concludere, in linea con l’articolo di apertur,

speriamo vi offra una “piccola oasi” di ricarica.

Sul prossimo numero tratteremo di BES e dispersione

scolastica e soprattutto racconteremo alcune prassi

attivate per contrastarla.

Scriveteci le vostre belle esperienze:

saranno di arricchimento per tutti i lettori!

Buon lavoro e buon “viaggio” a tutti voi.

Gli insegnanti del Gruppo Abele.

News insegnanti Gruppo Abele

Più in là dell’ I Care : WE CARE !Più in là dell’ I Care : WE CARE !Al ritorno dal 3° seminario di Barbiana ci sono giunte alcune lettere.

Per noi sono un feed back importante, per capire se la metodologia scelta è stata utile o va “aggiustata”.

Riportiamo una lettera particolarmente affettuosa (scusateci!) che ci ha chiarito un elemento importante:

è la relazione tra pari, in una dimensione accogliente di attenzione all’altroche crea quel setting indispensabile per apprendere gli uni dagli altri.

“Star bene insieme”, sentirsi “comunità”, il segreto da tener presente anche quando siamo in classe.

Carissimi amici, anch'io vorrei il dare il mio

feedback su Barbiana 3!

Al mio ritorno la mia preside mi ha visto così

entusiasta, da chiedermi di raccontare al

collegio in plenaria dell'I.C: Di Nanni il

"succo" del convegno (in massimo 5 minuti!).

La sua richiesta mi ha obbligato ad interro-

garmi: cosa veramente mi è piaciuto di Bar-

biana? Cosa dire di significativo per un

collegio docenti in 5 minuti di tempo, a

proposito di due giorni così intensi?

Mentalmente ho ripercorso il tutto, rivivendo

anche le emozioni di calarmi nel quartiere

delle Vele di Scampia o all'Esquilino, nelle

carceri, nelle comunità, nelle Difficoltà (con

D maiuscola)...

Ho provato un senso di gratitudine per le

condizioni di "facilità" in cui lavoro io, dove i

bambini vengono svegliati all'ora giusta per

andare a scuola, dove sono accompa-

gnati... Ho pensato che spesso la "facilità"

non è sinonimo di FELICITA'...ma questa è

una mia riflessione ancora più profonda...e

comunque tutto questo non si può raccon-

tare ad un collegio demotivato fuori orario

di quasi un'ora...

...e poi ho realizzato che ciò che più di

tutto mi sono portata a casa è stata la

METODOLOGIA di lavoro, è quel valore

aggiunto del lavorare insieme nonostante

realtà profondamente diverse, vuoi per le

età degli alunni, cultura geografica,

"gerarchia" della scuola...differenze che

invece di separare generano potenzialità...

Ho sentito di appartenere a una

COMUNITA’ EDUCANTE dove l'insegnante è

al pari del DS o dell'educatore, e ho

pensato che volevo augurare ai miei

colleghi un anno scolastico dove il motto

vada ancora più in là dell'I CARE di

Don Milani: WE CARE, perchè siamo

comunità, siamo gruppo, siamo carovana...

I 5 minuti sono finiti e incredibilmente è

scrosciasto un appaluso! ...

Con affetto, Grazia Roncaglia