INSEGNAREDUCANDO. N ° 30 - novembre 2013

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Inclusività. Un’idea che ha 2400 anni Inclusività. Un’idea che ha 2400 anni per educare un bambino ci vuole un villaggio ci vuole un villaggio N° 30 - novembre 2013 La parola del nuovo anno scolastico è INCLUSIONE. A noi piace soffermarci sul significato profondo dei termini per comprenderli appieno. IN-clusione nasce da IN che significa DENTRO: inserire, comprendere, accogliere. INCLUDERE presuppone uno sguardo aperto e capace di guardare fiduciosamente il mondo intorno a sé. Ecco un passaggio fondamentale: IN- CLUSIONE è legato a FIDUCIA. Non avviene inclusione edu- cativa se non c’è stima per il contesto nel quale operiamo. Lo sguardo inclusivo nasce da una visione educativa molto diversa da quella che ha dominato la scena fino a oggi, ed è consapevole che ogni essere umano, messo in con- dizione di sperimentare, raffrontare, cooperare, ipotizzare, verificare, confrontarsi, ha la capacità di apprendere. Il motore dell’apprendimento, al centro di una scuola inclu- siva, èallora la circolarità e la contaminazione dei saperi, tra peer e con il mondo adulto, andando ben oltre l’inse- gnamento frontale, avendo chiara la potenzialità insita in una lezione problematizzante e dialogica. Questo approc- cio metodologico, oggi sembra rivoluzionario, se pen- siamo a come e con quale setting vengono svolte lmolte lezioni. In un libro appena uscito, “BES e Inclusione”, di cui accen- niamo in questa news, un nostro collega ci accompagna nell’individuazione di “una scuola veramente inclusiva”, partendo proprio dall’adozione di questo sguardo peda- gogica, a dire il vero, antichissimo. Il primo a parlarcene fu Socrate, 2400 anni fa:* “ ... da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato; ma d’averli aiutati a generare, questo sì, il merito al dio e a me” L’idea di apprendimento basato sul dialogo e sulla parte- cipazione attiva alla costruzione del proprio sapere (…) prosegue con altre autorevoli opinioni. Comenius: “L’uomo, come animale razionale, sia guidato dalla propria e NON dall’altrui ragione; e si abitui non sol- tanto a leggere e capire nei libri le opinioni altrui, ma a pe- netrare da solo alla radice delle cose”. Rousseau: “ Che non sappia nulla perché voi glielo avete detto, ma perché lo ha capito lui stesso: che non impari da altri la scienza; la inventi. Appena sostituirete nel suo spirito l’autorità alla ragione, non ragionerà più, non sarà più che il trastullo dell’opinione degli altri” Fino ad arrivare ad autori più recenti quali J.Dewey, C. Frei- net, U. Bronfenbrenner, J.Bruner, il quale scrive: “Un ruolo attivo di protagonisti, non di spettatori che si limitano ad eseguire i propri compiti canonici secondo la regola e in risposta a segnali prestabiliti… Allora anche l’educazione deve essere improntata allo spirito del forum, alla negoziazione e interpretazione del significato” (…) Oc- corre però uno scambio di idee in gruppo e qui emerge la dimensione sociale dell’apprendimento (…) con le rifles- sioni di Vygotskij: “La vera direzione dello sviluppo del pen- siero non è dall’individuale al socializzato, ma dal sociale all’individuale” Da qui la necessità di considerare una gestione coopera- tiva della classe per favorire lo sviluppo delle competenze sociali e della solidarietà, così come delle competenze di- sciplinari. L’educazione problematizzante e dialogica si basa su un dialogo che NON è un tentativo di imporre la propria verità e nemmeno un semplice scambio di idee, ma un atto creativo e collaborativo nel quale insieme si va alla con- quista della conoscenza del mondo. Un dialogo che (…) permette di sviluppare la conoscenza in un contesto col- laborativo, umanizzante e tale da risultare un contesto di liberazione*, come ci ricorda Paolo Freire. G.L. * Tratto da Bes e Inclusione. Bisogni educativi “normalmente speciali” di Claudio Berretta, Ed La Tecnica della Scuola 2013 – Cap. 3 pag. 51,52 1

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunità educante.

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Inclusività. Un’idea che ha 2400 anniInclusività. Un’idea che ha 2400 anni

per educare un bambino

ci vuole un villaggioci vuole un villaggio

N° 30 - novembre 2013

La parola del nuovo anno scolastico è INCLUSIONE. A noi piace soffermarci sul significato profondo dei terminiper comprenderli appieno. IN-clusione nasce da IN che significa DENTRO: inserire,comprendere, accogliere. INCLUDERE presuppone unosguardo aperto e capace di guardare fiduciosamente ilmondo intorno a sé. Ecco un passaggio fondamentale: IN-CLUSIONE è legato a FIDUCIA. Non avviene inclusione edu-cativa se non c’è stima per il contesto nel quale operiamo.Lo sguardo inclusivo nasce da una visione educativa moltodiversa da quella che ha dominato la scena fino a oggi,ed è consapevole che ogni essere umano, messo in con-dizione di sperimentare, raffrontare, cooperare, ipotizzare,verificare, confrontarsi, ha la capacità di apprendere. Ilmotore dell’apprendimento, al centro di una scuola inclu-siva, èallora la circolarità e la contaminazione dei saperi,tra peer e con il mondo adulto, andando ben oltre l’inse-gnamento frontale, avendo chiara la potenzialità insita inuna lezione problematizzante e dialogica. Questo approc-cio metodologico, oggi sembra rivoluzionario, se pen-siamo a come e con quale setting vengono svolte lmoltelezioni. In un libro appena uscito, “BES e Inclusione”, di cui accen-niamo in questa news, un nostro collega ci accompagnanell’individuazione di “una scuola veramente inclusiva”,partendo proprio dall’adozione di questo sguardo peda-gogica, a dire il vero, antichissimo. Il primo a parlarcene fu Socrate, 2400 anni fa:*“ ... da me non hanno imparato nulla, bensì proprio e solo

da se stessi molte cose e belle hanno trovato e generato;

ma d’averli aiutati a generare, questo sì, il merito al dio e

a me”

L’idea di apprendimento basato sul dialogo e sulla parte-cipazione attiva alla costruzione del proprio sapere (…)prosegue con altre autorevoli opinioni.

Comenius: “L’uomo, come animale razionale, sia guidato

dalla propria e NON dall’altrui ragione; e si abitui non sol-

tanto a leggere e capire nei libri le opinioni altrui, ma a pe-

netrare da solo alla radice delle cose”.

Rousseau: “ Che non sappia nulla perché voi glielo avete

detto, ma perché lo ha capito lui stesso: che non impari

da altri la scienza; la inventi. Appena sostituirete nel suo

spirito l’autorità alla ragione, non ragionerà più, non sarà

più che il trastullo dell’opinione degli altri”

Fino ad arrivare ad autori più recenti quali J.Dewey, C. Frei-net, U. Bronfenbrenner, J.Bruner, il quale scrive:“Un ruolo attivo di protagonisti, non di spettatori che si

limitano ad eseguire i propri compiti canonici secondo la

regola e in risposta a segnali prestabiliti… Allora anche

l’educazione deve essere improntata allo spirito del forum,

alla negoziazione e interpretazione del significato” (…) Oc-corre però uno scambio di idee in gruppo e qui emerge ladimensione sociale dell’apprendimento (…) con le rifles-sioni di Vygotskij: “La vera direzione dello sviluppo del pen-

siero non è dall’individuale al socializzato, ma dal sociale

all’individuale”

Da qui la necessità di considerare una gestione coopera-tiva della classe per favorire lo sviluppo delle competenzesociali e della solidarietà, così come delle competenze di-sciplinari.L’educazione problematizzante e dialogica si basa su undialogo che NON è un tentativo di imporre la propria veritàe nemmeno un semplice scambio di idee, ma un attocreativo e collaborativo nel quale insieme si va alla con-quista della conoscenza del mondo. Un dialogo che (…)permette di sviluppare la conoscenza in un contesto col-laborativo, umanizzante e tale da risultare un contesto diliberazione*, come ci ricorda Paolo Freire. G.L.* Tratto da Bes e Inclusione. Bisogni educativi “normalmente speciali”

di Claudio Berretta, Ed La Tecnica della Scuola 2013 – Cap. 3 pag. 51,52

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BES e INCLUSIONE: bisogni educativi “normalmente speciali” - Claudio Berretta - ed La Tecnica della Scuola

Lo stuzzicadenti

L'anno scolastico 2012/2013 ha visto due grandi innovazioni normative: le Nuove Indicazioni Nazionali per il Curricolo del 16 novembre 2012

e la Direttiva Ministeriale del 27 dicembre 2012,seguita dalla Circolare Ministeriale n° 8 del 6 marzo 2013

sugli strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali (BES)Nel primo caso il MIUR ha sottoposto la bozza alla consultazione degli insegnanti,

e si sono apportate delle correzioni in base ai feedback ricevuti. Moltissimi docenti hanno partecipato.

Questo dimostra che ascoltare e considerare chi opera sul campo come coautore del cambiamento, rende più facili i percorsi di riforma.

Per la circolare sui BES, invece, non sono stati coinvolti gli insegnanti nel percorso di costruzione della normativa.

Il risultato è un forte disorientamento e a volte un atteggiamento di fastidio di fronte a questa “novità”:

l’impressione di molti è che, mentre si riducono le risorse, aumenti il carico di lavoro. e sotto l'aspetto di una disposizione migliorativa per l'inclusione,

si celi solo un'ulteriore riduzione del personale.Claudio Berretta, insegnante di sostegno, facilitatore e formatore per l'Apprendimento

Cooperativo presso il CeSeDi e docente S.I.S. all’Università degli Studi di Torino, ci suggerisce uno sguardo diverso di questa circolare.

Essa può offrirci l’occasione per riappropriarci di una riflessione sull’agire pedagogico condiviso

che veda finalmente i docenti lavorare insieme nei Gruppi di Lavoro per l’Inclusiuone (GLI). Nel suo libro appena uscito offre indicazioni pratiche per progettare e realizzare

attività inclusive in classe (PDP) e in istituto (PAI) partendo da esperienze già realizzate.

Bisogni Educativi ... Bisogni Educativi ...

BES

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EN?

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Questo inserto raccoglie

alcuni suggerimenti

di professionisti che lavorano nel

mondo della scuola.

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http://lnx.fantasylands.net/aiuto-dislessia/2013/02/24/bes-bisogni-educativi-speciali/

Lo stuzzicadentiLo stuzzicadenti

... Normalmente Speciali... Normalmente Speciali

BES o

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Una mappa per orientarci

Con la nuova C.M., l’area dei DSA viene ampliata a differenti problematiche: i deficit del linguaggio, delle abilità non verbali, della coordinazione motoria,

dell’attenzione e dell’iperattività, il funzionamento intellettivo al limite, lo svantaggio socio-economico, linguistico, culturale.

L’attenzione ai DSA ed ai BES ha lo scopo di rimuovere quanto ostacola i percorsi di apprendimento:

ciò è possibile attraverso l’ osservazione e la “lettura” attenta dei segni di disagio, il dialogo con la famiglia e l’offerta di risposte idonee e personalizzate ,

nell’intento di favorire pienamente l’inclusione di tutti gli alunni e il loro successo formativo.

«Sciogliamo i lacciuoli burocratici che bloccavano i professori», afferma Raffaele Ciambrone,dirigente Ufficio per alunni disabili del Miur. «Si esce dalla logica del “timbro”:

davanti all’evidenza pedagogica, il consiglio di classe potrà avviare percorsi personalizzati. Potrebbe trattarsi di una difficoltà, non di un disturbo. In ogni caso il baricentro si sposta sul piano educativo

e il processo di inclusione diventa qualcosa che riguarda davvero tutta la comunità educante».

(Ugo Avalle, pedagogista e formatore, è docente a contratto presso l’Università degli studi di Savigliano)

La professoressa Rita Rondinelli ha disegnato questa mappa che chiarisce la prospettiva presentata dalla c.m. a proposito di BES.

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Le persone che presentano un disturbo della lettura (dislessia)LEGGONO OGNI SINGOLA LETTERA.

Lo stuzzicadentiLo stuzzicadenti

Punti di vista ...specialiPunti di vista ...specialiE se avessimo un punto di vista ... diverso?

Giuseppe Pope Valsecchi, conduttore di tirocinio master DSA e tutor on-line presso l’Università Cattolica di Milano,

in una lezione sulla didattica inclusivaparla dei disturbi di apprendimento

come di un differente approccio alla conoscenza e ci aiuta a riflettere, dandoci da leggere questi testi:

Socdno una riccrea in capmo nerulioingustico l’oidrne dlele lertete all’itnerno di una praloa, non

ha imprtzaona a ptato che la pimra e l’ulimta saino nllea gusita psoizoine. Anhce se le ltteere snoo msese a csao una peonrsa può leggere l’inetra fasre sneza poblremi. Ciò è dovuto al ftato che il nstoro celverlo non lgege ongi sigonla leterta ma teine in cosinaderzione la prolaa nel suo inesime

Icnrebidile he? Giuseppe Pope Valsecchi

L’alunno che “avverte” di non essere in grado di leggere in modo funzionale allo studio e all’apprendimentodelle varie materie di studio prova un profondo disagio anche nella comunicazione e nella relazione con gli

adulti e con i coetanei; spesso “nasconde” o “camuffa” questo disagio con comportamenti provocatori; oppure è disattento, agitato,disturba il normale svolgimento delle lezioni.

Spesso ad un’osservazione superficiale questi comportamenti ed atteggiamenti vengono attribuiti a scarsointeresse, svogliatezza, basso livello di autostima. Spesso l’alunno non viene posto nella condizione – sia da

parte dei docenti sia da parte dei compagni (che molte volte lo deridono) – di manifestare la reale condizione che sta vivendo; motivo per cui se gli insegnanti non individuano per tempo le reali cause di untale comportamento e di tale situazione l’alunno si isola dal contesto-classe fino ad abbandonare gli studi.

(Ugo Avalle, pedagogista e formatore, è docente a contratto presso l’Università degli studi di Savigliano)

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http://www.studioinmappa.it/joomla/attachments/047_MAPPE%20STRUTTURALI.pdf

Lo stuzzicadenti

Disturbi o differenze? Disturbi o differenze? News insegnanti Gruppo Abele Lo stuzzicadenti

“In ambito scolastico, il disagio si presenta come un’esperienza vissuta dall’alunno nell’affrontare le diverse attività e le regole che sono proprie;

essa può rivelarsi tragica o terapeutica, a seconda della possibilità e della disponibilità dell’insegnante ad accogliere,

“leggere”, interpretare il disagio ed intervenire sul medesimo. Tale situazione caratterizza, pertanto, una condizione-limite

tra un alunno in difficoltà nell’adattarsi alla scuola e una scuola in difficoltà circa gli interventi e le strategie più opportune da adottare”.

Ugo Avalle

G. Valsecchi, autore del testo “Le mappe strutturali, uno strumento di facilitazione”- ed Erikson,

ci suggerisce uno sgardo interessante:(Alcuni allievi )“Potrebbero avere una predisposizione a concepire la realtà in modo tridimensionale.Il loro modo di pensare li facilita spesso nella comprensione di realtà complesse o realtà che devono

essere simultaneamente viste da vari punti di vista.Le loro difficoltà con la scrittura e la lettura non impedisce di poter essere eccellenti oratori.

“La Cass Businnes School di LONDRA ha elaborato questa ipotesi: LE PERSONE AFFETTE DA DISLESSIA,

AVREBBERO MAGGIORI PROBABILITÀ DI DIVENIRE IMPRENDITORI DI SUCCESSO.Lo studio comparativo della Prof.ssa Logan e colleghi partì dall’analisi della percentuale di imprenditoridislessici negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Le cifre mostravano che il 35% degli imprenditori americani

sono dislessici, contro il 20% degli inglesi”.

L’insegnante spiega. Nel frattempo. cosa può accadere nella mente di un ragazzino con BES?

Questo approccio TRIDIMENSIONALE dell’apprendimento è davvero limitante?

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http://lnx.fantasylands.net/aiuto-dislessia/

Lo stuzzicadenti

La domanda arriva a bomba, da una mia allieva diseconda media, mentre sono seduto al tavolo dellamensa con lei e la sua classe.Faccio appena in tempo a farfugliare qualcosa, chedevo intervenire su un suo compagno impegnato alanciare bucce di arancia in testa ai compagni diun'altra classe, seduti al tavolo vicino.I problemi a volte esplodono là dove meno te liaspetti e gli allievi più “a rischio” a volte non sonoquelli turbolenti e disturbatori, ma quelli tranquilli, in-troversi, isolati, che magari “vanno bene a scuola”,ma nelle cui menti si annidano tendenze alla sfiduciain se stessi, alla depressione, all'anoressia o peggio.La ragazzina che mi chiede se sono felice è una diqueste e non averle risposto mi dispiace molto. Solodopo molto tempo riuscirò a risponderle e nel frat-tempo mi sono messo a scrivere, un po' per rispon-dere a lei e un po' per rispondere ai partecipanti aimiei corsi di formazione che mi chiedono di vederecome realizzare con gli alunni ciò che è stato speri-mentato durante il corso.

Così nasce il libro “Professore... lei è felice?” che rac-conta di varie situazioni di difficoltà affrontate ascuola con allievi che oggi vengono definiti allievicon BES (Bisogni Educativi Speciali). Dopo la circolare n.8 del 6 marzo 2013 decido poi discrivere di nuovo per contribuire alla riflessione sui BES,con un approccio critico, ma costruttivo. Ho volutomettere in evidenza criticità e rischi di questa circo-lare, ma anche le opportunità che offre di favorireuna diffusione della pratica della ricerca-azione,della progettazione comune e di una didattica at-tiva, cooperativa e inclusiva.Ciò che nel primo libro viene raccontato sotto formanarrativa nel secondo viene esposto come possibilitàdi applicare quanto richiesto dalla nuova normativasui BES in modo tale da non produrre appesantimentiburocratici, ma anzi per facilitare il difficile lavorodegli insegnanti.In entrambi i volumi sono presenti progetti di attivitàdi apprendimento già sperimentate in classe.

Claudio Berretta

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Professore, lei è felice?Professore, lei è felice?

News insegnanti Gruppo Abele La bussola

Star bene a scuola si può!Star bene a scuola si può!

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Lo stuzzicadentiLo stuzzicadenti

BES: dalla teoria alla prassiBES: dalla teoria alla prassi

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E se scoprissimo che è più semplice di come appare?E se diventassimo consapevoli del fatto che molti di noi hanno attuato

approcci inclusivi, quando sembrava essere “fuori moda”? Allora questa disposizione ministeriale diventa un aiuto vero per poter

sviluppare ancora meglio quel modello di scuola in cui crediamo da sempre,quello nel quale hanno creduto molti “Maestri”, controcorrente, in periodi storici così poco favorevoli da essere messi alla berlina,

come Don MIlani.La parola chiave della prassi didattica dell’inclusione è PARTECIPAZIONE.Significa co-costruzione condivisa del proprio percorso di apprendimento,

individuale e di classe, delle regole del gruppo, dei tempi, degli spazi, della ricerca, degli approfondimenti. La partecipazione si attua attraverso

l’ascolto della pluralità di ipotesi, scoperte, testimonianze, saperi, linguaggi...

In cosa consistono

la didattica per competenze,

la promozione di legami cooperativi,

la personalizzazione dei percorsi di apprendimento,

l'impostazione di un'azione educativa coerente

con i principi dell'inclusione,

la gestione di gruppi di lavoro in termini di comunità professionale

di pratica e di apprendimento,

la costruzione di un'alleanza educativa con i genitori

???

Tutto il sistema di istruzione italiano è caratterizzato da

un elemento di criticità:

la scarsa concretezza!

I corsi di formazione sono quasi sempre momenti informativi

piuttosto che veri e propri percorsi formativi.

Per essere definiti tali, infatti,

dovrebbero essere organizzati non solo come serie di conferenze,

ma anche come workshop, con caratteristiche laboratoriali,

in cui gli insegnanti sperimentano direttamente, attraverso lezioni

non esclusivamente frontali.

Non sono distratti, svogliati,

svaniti o…”ci marciano”…

I ragazzini dislessici

o con difficoltà

di apprendimento

spesso lavorano

più degli altri

Allora, porre attenzione

all’autostima

e al concetto di sé

di ogni alunno. R.R.

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Lo stuzzicadentiLa bussola

Le 7 regole del docente inclusivoLe 7 regole del docente inclusivoNews insegnanti Gruppo Abele

Nicola Molteni, docente specializzato della scuola primaria, durante a Formazione CTRH in provincia di Como,

ha suggerito 7 atteggiamenti irrinunciabili di un docente attento ai BES.

http://www.ctrhappianogentile.it/FORMAZIONE%2012-13/Molteni-DIDATTICA%20INCLUSIVA%204-4-13.pdf

CREARE un clima inclusivo: accettazione e rispetto delle diversità ADATTARE stile insegnamento, materiali, tempi, tecnologie MODIFICARE strategie in itinere SVILUPPARE didattica metacognitiva TROVARE punti contatto tra le programmazioni (classe e individualizzata) SVILUPPARE approccio cooperativo FAVORIRE la creazioni di reti relazionali (famiglia, territorio, specialisti…)

Difficoltà di apprendimento = Difficoltà di insegnamento Differenze di apprendimento = Differenze di insegnamento

BASTA POCO!

Il segreto per lavorare in modo inclusivo?“Favorire un apprendimento significativo.

Con la lezione tradizionale (frontale) si trasferiscono informazioni,

a volte a scapito di un apprendimento significativo.

Gli studenti assumono un ruolo passivo,il livello di attenzione diminuisce”.

N.Molteni

“Ciò che il bambino

può fare

in cooperazione

oggi,

può farlo da solo

domani”

Vygotskij

“Per studiare occorre saper riassumere?

Oppure serve una mappa per orientarsi

ed esplorare le tracce di un percorso?

Le mappe strutturali sono strumento di facilitazione”.

Rita Rondinelli

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1. INTERDIPENDENZA POSITIVA: - attenzione al “noi” e non all’ “io”

il singolo non può raggiungere gli obiettivi previsti senza il gruppo e viceversa.

- condivisione di risorse e spazi - ruoli complementari ed interconnessi - preoccuparsi non solo del proprio rendimento ma di

quello del gruppo 2. RESPONSABILITA’ INDIVIDUALE E DI GRUPPO: - la partecipazione attiva di ciascuno favorisce il successodel gruppo - collaborare a favore del compagno in difficoltà per aiu-tarlo 3. INTERAZIONE SIMULTANEA E COLLETTIVA “FACCIA A FAC-CIA”: - la partecipazione è fondamentale per l’apprendimento - fiducia e impegno comune svolto in simultanea agli altri

4. SVILUPPO DI ABILITA’ SOCIALI: - apprendere comportamenti da adottare nei rapporti con gli altri (es. volume basso, ascolto, accordo …) - sviluppare abilità di apprendimento per svolgere il compito in

modo efficiente. - abilità di risoluzione dei conflitti, prendere decisioni, risol-vere problemi 5. RIFLESSIONE (VALUTAZIONE): - riflettere e analizzare come si è appreso assieme - riflettere e analizzare come si è interagito - questionari di autovalutazione individuale e collettiva: “Cosa abbiamo fatto di positivo?” “Come sono stati risolti i conflitti?” “Come fare per migliorare?”

Riferimenti a Comoglio, Kagan, Sharan

Nicola Molteni

La perlaNews insegnanti Gruppo Abele

Le metodologie dell’INCLUSIONE Le metodologie dell’INCLUSIONE Le dinamiche cooperative si realizzano attraverso strategie e tecniche

di attivazione dei gruppi, di collaborazione, di cooperative learning, di tutoring.

INDICAZIONI OPERATIVE

• il gruppo deve aver chiaro il compito da svolgere e gli obiettivi; • occorre definire in maniera precisa i tempi di lavoro; • le regole da rispettare devono essere esplicitate e visibili (scritte); • ogni opinione od obiezione deve essere esplicitata con un perché; • si devono rispettare i ruoli distribuiti nel gruppo; • va individuato un portavoce del gruppo; • i ruoli devono essere assunti a rotazione (attenzione all’alunno div. abile); • i componenti dei gruppi devono cambiare ciclicamente; • dopo l’attività va aperta una discussione sugli elementi negativi e positivi (riflessione metacognitiva).

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Gli obiettivi “inclusivi” del COOPERATIVE LEARNING

Il tutoring è uno strumento per favorire

relazioni tra alunni con abilità diverse. VANTAGGI PER ALUNNO CON DIFFICOLTA’:

- riceve aiuto da compagni “più bravi” ,

“più competenti” - consegue obiettivi personalizzati

- percepisce le situazioni in cui è coinvolto

come accessibili perché sono mediate da

un compagno e non dall’adulto

- assumendo ruolo di tutor comprende che è

in grado di “fare qualcosa di importante”

(anche chi è in difficoltà può essere tutor per un giorno!)

VANTAGGI PER ALUNNO SENZA DIFFICOLTA’:

- sviluppa un nuovo senso di competenza

personale - acquisisce una maggior padronanza dei

concetti e dei processi insegnati

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www.facebook.com/davidelibero

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Il binocolo

A Scampia,

in uno degli alloggi delle Vele,

è stato ricavato uno spazio per i bambini ,

un’aula colorata dove incontrare adulti sorridenti,

essere seguiti nello studio, creare, dipingere, manipolare, giocare.

Uno spazio di luce e di vita che intercetta bisogni e apre finestre alla speranza.

Quello che è mancato a Davide Cerullo nella sua infanzia, ora è diventato un bellissimo

progetto di prevenzione per i bambini che crescono alle Vele. Proprio grazie al suo impegno.

Lo sgardo inclusivo dell’educatoreLo sgardo inclusivo dell’educatore

Caro amico,

è un anno che seguiamo Alessio, 14 anni.

Colloqui fatti di sguardi e pochissime parole,

la maggioranza mie.

Però lui viene e sta, col suo modo di essere, sta.

So dai professori che ha una situazione difficile a casa,

lui me l'accenna, con poche sillabe.

Non ha mai mancato un appuntamento, mi chiede se

seguo altri ragazzi, gli dico di si, ma anche io ci sono

sempre stato.

È stato promosso, è venuto a dirmelo, è stato un mira-

colo che ha fatto, mi ha chiesto se ci sono per lui

anche se non é stato bocciato.

Mi racconta la sua nuova classe, usa qualche parola

in più. I professori lo stanno sostenendo.

Ho segnato il suo nome per il prossimo venerdì.

Sorride, e mi stringe la mano. non è facile, non lo sarà,

ma è testardo.

E io più di lui.

Davide Cerullo - Scampia

Prima fu silenzio e grida

buio e vuoto,

obbedivo per paura.

Poi arrivarono libri

parole,versi

e venne il coraggio

di disobbedire.

Davide Cerullo

http://www.rendereconsapevoli.org/esce-il-nuovo-libro-di-davide-cerullo-parole-evase/#.UngPgHBWw6Y

Ascolare testimonianze dirette coinvolge molto i ragazzi ed è unmodo per lavorare con attenzione ai BES.Quando Davide Cerullo viene invitato a parlare ai ragazzi di unascuola, la sua testimonianza, la sua forza, le sue immagini e il suoimpegno non lasciano mai indifferenti gli allievi. Un consiglio: leggete in classe i suoi libri e invitatelo anche voi!

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http://www.noi-insieme.it/educazione.html

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele

Per includere ci vuole un ... NOIPer includere ci vuole un ... NOILa perla

“Un bambino dovrebbe imparare come interpretarecorrettamente quello che gli succede giorno pergiorno: perché la gente si relaziona a lui in questomodo, qual è il modo giusto di relazionarsi agli altriper essere felici, e così via. Deve sentire dov'è liberoe dove non lo è; dovrebbe familiarizzare con le leggidella natura che operano sull'individuo e sulla so-cietà, capendo dove ci portano. Infine, la strutturadegli studi, dovrebbe portare i bambini a diventareconsapevoli della loro struttura interiore: dei loro de-sideri, delle loro caratteristiche e delle cose che li mo-tivano nella vita.La maniera migliore per fare questo è incoraggiarli adiscutere riguardo a questi temi il più possibile, for-mando legami di amicizia e fiducia con i loro coeta-nei. Una scuola sulla saggezza della vita non devenecessariamente comprendere “lezioni” come le in-tendiamo noi oggi.Gli insegnanti, in apparenza, non insegnano nean-che; parlano, invece, con i bambini. Le classi affol-late, lavagne e cancellini possono esserefrequentemente scambiati per il cortile della scuola, sotto l’ombra di un grande albero o vicino alla spiag-gia. Momenti in cui gli insegnanti, dietro le loro scri-vanie, si mettono davanti ai bambini seduti che li fissano come se fossero statue, dovrebbero esistereraramente durante gli studi. Il tutto dovrebbe com-prendere discussioni e conversazioni collegate in

un'atmosfera di uguaglianza e rispetto reciproco.Come si conducono esattamente le discussioni?

Sia se le discussioni avvengono nell’aula, sia se avven-gono tra la natura, dovrebbero essere ambientate inun cerchio come tra persone dello stesso livello. Tuttivedono tutti, nessun bambino si siede in prima fila enessuno in fondo. Per ogni lezione il bambino cambiaposto in modo da poter conoscere gli altri e sentirsi asuo agio con amici diversi.

Ogni gruppo di discussione dovrebbe consistere dicirca 10 partecipanti. Comunque vi dovrebbero es-sere più lezioni del genere durante il giorno, ognunocomposto da un gruppo diverso di studenti, in mododa rendere il processo educativo il più aperto e dina-mico possibile. I bambini della scuola non dovrebberoessere divisi in classi o sezioni. Al contrario, dovremomostrare loro che l’intera scuola in realtà è un unicocorpo, nel quale non esistono confini e dove tutto èaperto a tutti.Perché servono tante discussioni?Le discussioni per-mettono al bambino di esplorare il suo mondo e le suetendenze, di trovare modi per controllare sé stesso, diimparare ad esprimersi correttamente e comunicarecon altri bambini. Quando una questione viene af-frontata, i bambini si aiutano a vicenda per arrivaread una soluzione condivisa”.

L’obiettivo primario di una scuola del XXI secolo dovrebbe essere la preparazione della generazione più giovane alla vita nel mondo globale. Ecco il pensiero del Movimento N.O.I.

a Milano,

in occasione della Fashion Week,

27 mamme hanno sfilato con

un abito collettivo fatto a mano,

simbolo di uguaglianza

e inclusività.

Un’idea alternativa della moda

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Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele

Il Movimento NOI – Nessun Ostacolo Insieme proponeattività già conosciute in buona parte e valori di buon-senso propugnati da ogni stato civile e società umana.Cose così semplici da sembrare ovvie ma ad oggi an-cora troppo disincarnate rispetto alla nostra quotidia-nità.Infatti valori come la collaborazione, la responsabilità, ildialogo costruttivo, e la solidarietà sembrano larga-mente latitare nel tessuto civile della nostra società,Come mai? Sembrano persino perdute dove erano pre-senti un tempo.Sono così semplici che le diamo per scontate? O cre-diamo che, per il solo fatto di conoscerle e condividerlea livello intellettuale, siano già alla portata di tutti e difacile attuazione? L’esperienza di tutti noi però e’ diffe-rente.Per questo il Movimento NOI, giovanissima associazionesenza scopo di lucro, apartitica e aconfessionale, si pro-pone di riattivare questi valori e pratiche di benesserepsico-sociale attraverso un insieme di metodologie, dicomprovata validità ed efficacia, riunite attorno ad unprincipio unificante e catalizzante che noi chiamiamo“connessione”. Crediamo che il nostro Approccio Circolare, se presen-tato, integrato e attuato nei diversi ambiti della società,scolastico, lavorativo, famigliare, associativo, ecc. sia ingrado di generare il cambiamento atteso, perché vieneesposto tramite attività esperienziali che conducono alreale apprendimento dello strumento e supportato dauna condivisione estesa nel sistema di riferimento, checrea l’ambiente favorevole per il suo sviluppo e la suapropagazione per contiguità nei sistemi correlati, dando

vita a circoli virtuosi di auto-diffusione.Nella scuola l’Approccio Circolare si declina con un lin-guaggio proprio ed adatto a questo preciso contesto eviene proposto in primis alla dirigenza e a tutto il corpodocente come strumento di lavoro nell’aula, dove di-viene Educazione Circolare, oltre che per la progetta-zione comune dentro l’istituto.I vantaggi sono molteplici e facilmente osservabili nelmedio termine: maggiore motivazione degli alunni, ridu-zione dei problemi disciplinari, incremento dell’eccel-lenza, gestione dei bisogni educativi speciali facilitata,miglior clima generale d’istituto, migliori rapporti con i ge-nitori, ecc. e, in cima a tutto ciò, maggior soddisfazionee motivazione degli stessi insegnanti che riscoprono labellezza e il fascino della loro professione!Le sfide che affronta oggi la scuola italiana sono molte-plici: dalla rilevanza della conoscenza insegnata, allasfida dell’autismo emotivo; dalla sfida sociale alla prepa-razione dei nostri ragazzi alla vita futura.I nostri insegnanti sono in prima linea, ma inseriti in un si-stema invecchiato e perciò inadeguato a soddisfare i bi-sogni di questa società in crisi e in viaggio verso laglobalizzazione. Il Movimento NOI può aiutarci a promuo-vere ed accelerare il cambio di paradigma di cui tuttinoi, e ancor più i nostri giovani, abbiamo bisogno. Si può fare! Si può fare di più e insieme e’ meglio, e si arriva prima!

Elisabetta Campiotti

NOI = Nessun Ostacolo InsiemeNOI = Nessun Ostacolo Insieme

L'educatore dovrebbe essere una persona speciale,dovrebbe avere una visione ampia della vita edun'alta comprensione dei processi che si stanno svol-gendo nel mondo. Dovrebbe avere una visionechiara del livello che vuole far raggiungere al bam-bino alla fine del processo educativo, attraverso lafamiliarità con il mondo e con la natura.Il suo ruolo è di aiutare il bambino a raggiungerel’obiettivo elevato della connessione e dell’amoreverso gli altri, usando l’approccio unico del bambino,senza sopprimere o distruggere le qualità con cui ènato. In breve, un educatore è colui che cresce ilbambino giovane con grande abilità, non a suomodo, ma piuttosto secondo il modo del bambino.

La perla

A Barbiana alcuni amici del MOVIMENTO NOI ci hanno regalato un “approccio circolare”: unametodologia semplice ed efficacissima per fare un salto di qualità

nell’assunzione di responsabilità, nella partecipazione, nell’acquisizione di competenze socialianche in classe. Quello che propongono è un modello sociale apprezzato a livello internazionale.

PER INFO E CONTATTI:

SITO: www.noi-insieme.it

(il sito e’ in fase di ristrutturazione)

EMAIL: [email protected]

FACEBOOK: NOI - Nessun Ostacolo Insieme

Page 13: INSEGNAREDUCANDO. N ° 30 - novembre 2013

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele

Quale idea di scuola “esce” dalla formazione di LIBERA?Una scuola che educa, che nutre i cittadini e le città.Un luogo dove si impara INSIEME, tutti. A scuola detta i tempi l'ultimo. Per questo il problemadella scuola sono i ragazzi che perde. Non ci sono somari,ma bambini e bambine. E’ quindi fondamentale rendere eccitante lo studio. A scuola non ci sono graduatorie. Il voto disincentiva l'apprendimento.A scuola si vive il presente proiettandolo al futuro: è unluogo di emancipazione, conoscenza, riscatto delle sin-gole persone in un progetto più ampio di riscatto sociale.Una scuola in cui il “merito” consiste nell'assunzione di re-sponsabilità e non nell'acquisizione di privilegi o premi.Una scuola non per la selezione, ma per la formazione dicittadini e per insegnare la profezia. Una scuola di rigore, di impegno.A scuola si va per: 1- ascoltare un Maestro2 - cooperare con dei compagni3 - fare e riflettere da solo.Gli adulti nella scuola si impegnano per rivendicare que-sto luogo strategico nella crescita civile dei cittadini, permigliorare la comunità e per lottare contro la cultura ma-fios. Dai dati emerge che i ragazzi hanno ancora scarsasensibilità su corruzione, illegalità e sistema mafioso. Anzia volte il rischio di modelli negativi prevale sulle testimo-nianze di impegno e sacrificio.Essere quindi corresponsabili attraverso la creazione di in-frastrutture morali e mentali per proporre un pensiero col-lettivo.Come? Dall’essere CONTRO all’essere PER: insegnare la SPERANZA, la bellezza, la gentilezza ... la CULTURA. Accompagnare la ricerca di senso dei ragazzi, stimolarela capacita di denunciare e agire, sensibilizzare alla

responsabilità e proporre serietà e rigore per stare bene.Un insegnante “in gamba”, isolato, non è un bravo inse-gnante. Non si può essere sparpagliati, bisogna ritrovarsie superare la solitudine. Fare GRUPPO, tirare fuori gli “arti-gli” per migliorare il mondo. “Dicesi Maestro chi non ha nessun interesse culturalequando è solo” (Milani)Lavorare quindi in gruppo anche NOI, essere creativi, par-tecipare attivamente: basta sfogatoi! Non pensare solo all’etica della professione, ma svilup-pare l’etica come professione. Dalla scuola alla Politica: serve quello che facciamo? Staportando cambiamento? La scuola di oggi immagina e crea la società di domani.Che cosa immaginiamo? Competizione o Democrazia?La democrazia è impegnativa ma è la cosa migliore percui ci si possa spendere. Oggi c’è molto analfabetismocostituzionale, ma dobbiamo sempre tenere a mentel’Art. 3 della Costituzione: il nostro è un progetto educa-tivo-politico per la dignità umana.Ecco le riflessioni più importanti emerse in un bel clima digruppo, al quale hanno contribuito anche le serate nellequali abbiamo potuto conoscere meglio noi stessi e glialtri attraverso laboratori teatrali attivi, proprio interessantie coinvolgenti.In conclusione un’esperienza unica con colleghi coinvoltie motivati, nel meraviglioso scenario della Certosa delGruppo Abele.Per i responsabili di Libera un momento importante di unpercorso. E ora? Proporre, costruire legami, allargare gli spazi di in-contro, usare la piattaforma Web, contaminare anche lerealtà scolastiche più lontane. Attendiamoci di essere an-cora coinvolti prossimamente, perché la speranza va alimentata continuamente. Angelo Elia

Abitare i margini - 2013Abitare i margini - 2013Agorà

Che bella quest’anno Abitare i Margini, la proposta formativa di Libera per gli insegnanti, che, peril Nord, si è svolta a Torino presso la Certosa di Avigliana dall’11 al 13 Ottobre.

Tre giorni intesi, di contenuti ma anche di passioni. Passioni non tristi, anzi, simpatiche, che attivanola voglia di interagire, di ripartire nella lotta, nell’impegno quotidiano.

Difficile riassumere in un articolo tanti stimoli, ma non può essere tenuto nascosto questo tesorofatto di testimonianze, di esperienze e di incoraggiamento.

Ecco allora alcuni temi da condividere con voi.

Page 14: INSEGNAREDUCANDO. N ° 30 - novembre 2013

http://www.musictory.it/musica/Giorgio+Gaber/Non+Insegnate+Ai+Bambini

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Lo stuzzicadenti

Giro giro tondo... casca il mondoGiro giro tondo... casca il mondo

Non insegnate ai bambini non insegnate la vostra morale

è così stanca e malata potrebbe far male

forse una grave imprudenza è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate il pensiero che è sempre più raro non indicate per loro

una via conosciuta ma se proprio volete

insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini non divulgate illusioni sociali

non gli riempite il futuro di vecchi ideali

l'unica cosa sicura è tenerli lontano dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento che è sempre più spento

non li avviate al bel canto, al teatro alla danza

ma se proprio volete raccontategli il sogno di

un'antica speranza. Non insegnate ai bambini

ma coltivate voi stessi il cuore e la mente stategli sempre vicini date fiducia all'amore il resto è niente. Giro giro tondo cambia il mondo. Giro giro tondo cambia il mondo. Giorgio Gaber

Provocatore per eccellenza, Giorgio Gaber

con questa canzone lancia un monito a tutti

coloro che educano: attenzione ai veri valori

da

trasmettere alle generazioni in divenire!

Quello che serve ai ragazzi per crescere

non è difficile da proporre:

è la bellezza e la capacità di amore.

Anche a scuola!

Cari colleghi, questo numero termina qui.

Un assaggio di riflessioni su BES e INCLUSIONE

per ricordarci di non trasformare la scuola in un

“ufficio complicazioni affari semplici”!

Abbiamo bisogno di recuperare semplicità e

buonsenso.

Programmare percorsi di inclusione e piani

individualizzati non significa riempire moduli,

ma recuperare sguardi educativi che fanno la

differenza. Ecco, allora, il senso. Buon lavoro a tutti!