INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

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Sommario 1. Lo sguardo che insegna 2. Un viaggio nel paese delle emozioni 3. ...per imparare a crescere insieme 4. Il segreto dell’educare 5. L’inserto da collezione: scuola-perla 6. Una scuola-città sulle rive dell’Arno 7. Qui si sperimenta e si cresce 8. 10 scatti per raccontare... 10. Brain Gym alla Pestalozzi 11. Oltre l’Italia: cooperare per edu- care. 12.This is my letter to the world 14. Stop al bullismo omofobico 15. 16 marzo: LIBERI dalle MAFIE 16. Mettersi in gioco per educare dav- vero. 17. Una buona idea! Niccolò Fabi attuano buone prassi educative e che sembrano concordare su un’unica risposta corale: un maestro serve per il suo sguardo! Lo sguardo del Maestro. È quella capacità di vedere l’allievo nel cuore, nonostante tutto, accorgendosi delle sue pause, delle sue scoperte e delle sue cadute. È quel campo visivo che sostiene l’orizzonte quando i ragazzini sono persi nella nebbia delle loro emozioni. È quella serenità degli occhi di chi ha compreso che, con o senza la scuola, s’impara lo stesso, ma un maestro che ti accompagna è tutto più facile. Ci vogliono mille competenze per imparare ad avere lo sguardo giusto, ma sopra ogni cosa ci vuole equilibrio interiore e saggezza, quella capacità di non farsi travolgere dall’ultimo carro allegorico della sfilata che passa. Un maestro non dimentica il senso pro- fondo dell’apprendere: il suo sguardo è capace di far emergere il potenziale nascosto nei ragazzi. Per questo scopo, un gruppo di “maestri” è capace di fare tutto il possibile per organiz- zare un luogo educativo per eccellenza, anche a costo di cambiare molte cose pur d’insegnare davvero. Perché gli interessa accompagnare l’apprendimento. Punto. Prestare attenzione al soggetto e al verbo dell’apprendere, senza tante perifrasi. I complementi e le subordinate si possono anche modificare se non funzionano! G.L. Lo sguardo che insegna. Lo sguardo che insegna. 1 per educare un bambino ci vuole ci vuole un villaggio un villaggio N° 25 Febbraio/Marzo 2013 “Nel processo educativo, il maestro si fa parola capace di costruire legami”. Partiamo di qui, da questo post linkato su una pagina facebook trovata per caso. Cercavamo una prospettiva internazionale, qualcosa che andasse al di là della situazione italiana di que- sto periodo così confuso, relativo ed instabile. Come ogni volta che si decide di lasciare la routine per aprire la finestra ed affacciarsi fuori, abbiamo trovato esperienze interessantissime che ci incoraggiano nel tenace sforzo di tenere una rotta “educativa” nella tempesta di richieste e aggiornamenti sconnessi della scuola. A noi, come alla maggior parte di voi, in- teressa una cosa soltanto: accompagnare tutti i ragazzini che ci sono affidati perché possano imparare. Questo ci è chiaro. La confusione sta nel complemento oggetto: imparare cosa? La sicurezza? La prestazione? Quello che noi ci siamo messi in testa, quello che è determinato come livello massimo di competenza da rag- giungere? Ma…se lui, l’allievo, volesse imparare tutto? Tutto?!? Sì, tutto. Tutto quello che la vita gli offrirà per conoscere e crescere… Allora qual’è la specificità della professione docente? L’insegnante è alla stregua di un ge- nitore, di un educatore, un allenatore o un adulto che il ragazzino incontra per strada? Ecco il punto. Che ruolo specifico siamo chia- mati ad avere? A che serve un Maestro? Nella news, Alessandro, giovane laureando, sug- gerisce una risposta interessante nella lettera che scrive alla sua prof (pag.12/13). Il suo parere collima con quello di alcuni professionisti che Un collegio docenti da “Maestri” può modificare l’organizzazione oraria se non funziona, può “stra- volgere” prassi che si rive- lano limitanti, spostare la mensa in classe, se il solito stanzone è luogo di caos totale e non-crescita; può ritinteggiare aule e corri- doi per insegnare l’acco- glienza, inventare teatri, palestre, angoli per le pause, ridistribuirsi i com- piti, attivare tutor,sportelli d’ascolto, collaborazioni, aperture... Chi ha a cuore l’educare, osa farlo. Scrivete a [email protected] per indicarci la scuola - comunità educante che conoscete. Andremo a “viverla” per un giorno in prima persona, per poterla “raccontare” a tutti i lettori della news.

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Una voce diversa nel mondo della scuola. La proposta di chi si impegna in prima linea per creare una comunita educante.

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Sommario1. Lo sguardo che insegna

2. Un viaggio nel paese delle emozioni

3. ...per imparare a crescere insieme

4. Il segreto dell’educare

5. L’inserto da collezione: scuola-perla

6. Una scuola-città sulle

rive dell’Arno

7. Qui si sperimenta e si cresce

8. 10 scatti per raccontare...

10. Brain Gym alla Pestalozzi

11. Oltre l’Italia: cooperare per edu-

care.

12.This is my letter to the world

14. Stop al bullismo omofobico

15. 16 marzo: LIBERI dalle MAFIE

16. Mettersi in gioco per educare dav-

vero.

17. Una buona idea! Niccolò Fabi

attuano buone prassi educative e chesembrano concordare su un’unica risposta

corale: un maestro serve per il suo sguardo!

Lo sguardo del Maestro. È quella capacitàdi vedere l’allievo nel cuore, nonostantetutto, accorgendosi delle sue pause, dellesue scoperte e delle sue cadute. È quelcampo visivo che sostiene l’orizzontequando i ragazzini sono persi nella nebbiadelle loro emozioni. È quella serenità degliocchi di chi ha compreso che, con o senzala scuola, s’impara lo stesso, ma un maestroche ti accompagna è tutto più facile.Ci vogliono mille competenze per impararead avere lo sguardo giusto, ma sopra ognicosa ci vuole equilibrio interiore e saggezza, quella capacità di non farsi travolgere dall’ultimo carro allegorico dellasfilata che passa. Un maestro non dimentica il senso pro-fondo dell’apprendere: il suo sguardo è capace di far emergere il potenziale nascosto nei ragazzi. Per questo scopo, un gruppo di “maestri” ècapace di fare tutto il possibile per organiz-zare un luogo educativo per eccellenza,anche a costo di cambiare molte cose purd’insegnare davvero. Perché gli interessa accompagnare l’apprendimento. Punto.Prestare attenzione al soggetto e al verbodell’apprendere, senza tante perifrasi. I complementi e le subordinate si possonoanche modificare se non funzionano!

G.L.

Lo sguardo che insegna.Lo sguardo che insegna.

1

per educare un bambino

ci vuole ci vuole un villaggioun villaggio

N° 25

Febbraio/Marzo2013

“Nel processo educativo, il maestro si fa parolacapace di costruire legami”. Partiamo di qui, da questo post linkato su unapagina facebook trovata per caso. Cercavamouna prospettiva internazionale, qualcosa cheandasse al di là della situazione italiana di que-sto periodo così confuso, relativo ed instabile.Come ogni volta che si decide di lasciare la routine per aprire la finestra ed affacciarsi fuori, abbiamo trovato esperienze interessantissimeche ci incoraggiano nel tenace sforzo di tenereuna rotta “educativa” nella tempesta di richieste e aggiornamenti sconnessi dellascuola. A noi, come alla maggior parte di voi, in-teressa una cosa soltanto: accompagnare tuttii ragazzini che ci sono affidati perché possanoimparare. Questo ci è chiaro. La confusione stanel complemento oggetto: imparare cosa? Lasicurezza? La prestazione? Quello che noi cisiamo messi in testa, quello che è determinatocome livello massimo di competenza da rag-giungere? Ma…se lui, l’allievo, volesse imparare tutto? Tutto?!? Sì, tutto. Tutto quello che la vita gli offriràper conoscere e crescere…Allora qual’è la specificità della professione docente? L’insegnante è alla stregua di un ge-nitore, di un educatore, un allenatore o unadulto che il ragazzino incontra per strada? Ecco il punto. Che ruolo specifico siamo chia-mati ad avere? A che serve un Maestro? Nella news, Alessandro, giovane laureando, sug-gerisce una risposta interessante nella letterache scrive alla sua prof (pag.12/13). Il suo parerecollima con quello di alcuni professionisti che

Un collegio docenti da

“Maestri” può modificare

l’organizzazione oraria se

non funziona, può “stra-

volgere” prassi che si rive-

lano limitanti, spostare la

mensa in classe, se il solito

stanzone è luogo di caos

totale e non-crescita; può

ritinteggiare aule e corri-

doi per insegnare l’acco-

glienza, inventare teatri,

palestre, angoli per le

pause, ridistribuirsi i com-

piti, attivare tutor,sportelli

d’ascolto, collaborazioni,

aperture... Chi ha a cuore

l’educare, osa farlo.

Scrivete a

[email protected]

per indicarci

la scuola - comunità

educante

che conoscete.

Andremo a “viverla”

per un giorno

in prima persona,

per poterla “raccontare”

a tutti i lettori

della news.

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Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele La bussola

Viaggio. Emozioni. Due ingredienti per unascelta di campo che trasforma una scuola

come tante in un luogo dove star bene, crescere in consapevolezza e

attenzione, imparare ad apprendere cooperando. E il bullismo non esiste.

Un viaggio nel paese delle emozioni ...Un viaggio nel paese delle emozioni ...

“Tutto è nato da un libro letto e analizzato dal-l’equipe docenti: “Star bene a scuola” della France-scato. Chissà quanti l’hanno letto. A noi ha toccatoprofondamente.Così abbiamo deciso di dedicare tempo al ‘cerchio’settimanale”. Chi racconta é Cristina Lorimer, docente e psicologaalla Scuola Città Pestalozzi di Firenze.Quando ci si ferma e ci si siede in cerchio, qualcosacambia. Quella circolarità e quella parità nella posi-zione, permette di “sentirsi parte” e permette di pro-vare ad esprimere quello che si ha dentro. Nel cerchio sono emerse problematiche così che ab-biamo deciso di far di più, quindi abbiamo messo apunto un viaggio nel paese delle emozioni inventatoda noi. Il viaggio è fatto di tante tappe, dalla primaelementare alle superiori. Con i piccoli, una favola di inizio, una canzone checrea l'emozione. I bambini dicono dove sentono

l'emozione nel corpo. “Cosa ti fa arrabbiare?” “Comesi arrabbia un animale?” “Cosa faccio quando sonoarrabbiato?”… In 2° elementare, una volta a settimana si esplorano ipaesi delle emozioni: rabbia, paura imbarazzo... Poi ibambini chiedono di esplorare la felicità: la felicità e'un campo che si deve annaffiare. Tu sei artefice dellatua felicità. Un esempio: “Cosa puoi fare per esserefelice?” “Vorrei avere un cane. Come posso fare?”.Insieme si discute:”Bisogna convincere la mamma,ma poi bisogna essere a casa per dargli da mangiaree accudirlo e pulirlo...” Si valuta se è fattibile o no ecosa fare in questo secondo caso. Esplorare le emozioni vuol dire imparare a guardarsidentro, lasciare che emerga ciò che preme nel cuoreper essere compreso e condividere con gli altri timori,sogni, idee e possibilità. Significa non sentirsi soli, macompresi e accolti. Questo, già da solo, è l’antidotoall’aggressività. (continua a pag. 3)

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Lo stuzzicadenti

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Lo stuzzicadenti

(continua da pag. 2)Un altro esempio? In tutte le classi di 1° elementare si impara il cooperative learning con il gioco della stregache dà dei compiti di gruppo ed e' cattiva solo se trovaqualcuno isolato (ma col gruppo non può far nulla).

All'inizio bisogna fare un disegno di gruppo, ma ognunoha solo un colore che non può essere cambiato. Poi sipassa al lavoro tridimensionale: tenere, incollare, co-struire un oggetto. Nel gruppo ognuno ha ruoli diversi: ilmessaggero, il tagliatore ( l'unico con le forbici), l'incol-latore, il disegnatore. Quando il compito è concluso, ilmessaggero può andare dalla strega che lo interroga:avete litigato? Come avete fatto a risolvere il vostro di-saccordo? La verifica che il gruppo fa con la strega è maieutico:

1)si valutano le strategie migliori per cooperare2) si dedica spazio e tempo per comprendere il con-flitti e costruire l’accordo.

Alla psicopedagogista chiediamo cosa accade se ilcompito non viene svolto. “Semplice: la strega mangia ibambini isolati! Ma i bambini sono in gamba e mi avver-tono: -Cara strega, noi c'è la facciamo!!!”Cos'è che fa funzionare il gioco? Le formule magiche. E poi la varietà di esercizi che ven-gono proposti per imparare a mettersi nei panni deglialtri.In 4°elementare i bambini hanno fatto già molti esercizidi consapevolezza e sono in grado di fare un corso dipeer-mediator. Quando hanno superato tutte le lezioni del corso, pos-sono provare a intervenire; di fronte a un litigio il peer-mediator chiede ai compagni coinvolti nella disputa:“Vuoi che medi il tuo conflitto?” A volte la risposta è NO. Il peer sa che deve aspettare il momento giusto. “ Io cisono. Quando volete vi do una mano”. Così accadeche bambini di 9/10 anni si aiutino a comprendere e ri-solvere la tensione senza l’intervento di un adulto. Quando è il momento giusto, il peer chiede ad entrambii contendenti: “Cos'è successo? Come ti sei sentito?” E poi: “Cosa ha detto il tuo "nemico"? Come si e' sen-

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... per imparare a crescere insieme.... per imparare a crescere insieme.Quasi sempre nessuno ha ascoltato l'altro e bisogna ripetere l'esercizio. Poi si cerca la migliore soluzione con brainstorming o ripetendo la scena al rallentatore con altri compagni-attori, proprio come suggerito dal TdO. Quando si è trovata l'alternativa migliore, si firma un fo-glio convalidato dal mediatore.Anche le regole della classe sono costruite insieme e siinventa una storia che spieghi perché si è' inventataquella regola. Questo aiuta a focalizzarla, compren-derla e interiorizzarla.In 5° elementare ci si concentra nell’analisi delle con-seguenze delle diverse azioni.Nella 1° e 2° media si lavora sul l'identità di genere. Un esempio: foglietti a maschi e femmine. “Cosa cam-bia dagli 11 ai 13 anni?” “Come ti vogliono i maschi/ le femmine”. Rileggere in classe e dialogare su aspetta-tive immaginarie e reali è fondamentale.In 3° media si lavora sull’orientamento: chi sono, comemi vedono gli altri, quali i miei punti di forza, i miei puntideboli. Imparare a contattare il proprio cuore, i proprisentimenti, i sogni, i desideri …ecco l’obiettivo del“viaggio”. Oltre al lavoro in classe, si è avviato lo sportello per i ragazzi nell'intervallo del pranzo e per gliadulti, nel pomeriggio. Anche se in classe ci sono difficoltà, lavorare sugli interessi personali è l'unica possibilità di poter riuscire a lavorare insieme. E poi ci sono film fantastici da vedereinsieme, che offrono mille spunti: “Caterina va in città”,“Stand by Me” e “Freedom writers” ( in terza media) eper le superiori: “Vai e vivrai” che introduce il tema delrecupero della propria identità.La più grande difficoltà? È stato molto difficile introdurrel'educazione affettiva nelle medie. La preoccupazioneera di trasformare il viaggio in un programma da svol-gere nelle ore stabilite. Ma l'educazione affettiva nonè un altro programma! È avere altri occhi ovvero farele cose che si devono fare con un’attenzione in più:scegliendo di dare attenzione alle emozioni, perchè gliallievi possano comprenderle. In ottica di prevenzione.

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Così come una “sana alimentazione” permette dicrescere in salute fisicamente, solo una “sana atten-zione” permette al bambino di accrescere la consa-pevolezza di sé e del proprio valore.In che modo essere attenti?Ogni genitore desidera che il proprio bambino vengaguidato a vivere correttamente: riferendosi alla culturadella comunità in cui vive, il genitore pone le linee guidasu ciò che è bene fare e cosa non si fa. Si distinguequindi tra ciò che è determinante e viene scelto dal-l’adulto e cosa è secondario e può far parte della liberascelta del bambino. Per ottenere buoni risultati è importante che i genitoriaccompagnino indicazioni e limiti con frasi del tipo:“mamma e papà credono che per il tuo bene, sia me-glio così” ed è ancora più importante che quanto dettosia veramente frutto di un accordo e che rispetti i se-guenti principi di base:

•Che le indicazioni di vita e i limiti posti siano chiari,adatti all’età e a quel bambino•Che siano comunicati in modo pulito e comprensibile•Che siano spiegati e mostrati al bambino•Che siano fatti rispettare senza usare stimoli dolorosi•Che si tenti coerentemente di portarli nella vita•Che siano comunicati alle persone che si occupanodel bambino

Sarà necessario perseverare e ripetere finché il bambinoimparerà. Educare in questo modo richiede tempo, attenzione edenergia.Abitualmente dopo un certo impegno da parte nostraper mantenere la calma, scatta automaticamente l’im-

pulso a reagire con rabbia, perché questo, prevalente-mente, abbiamo ricevuto da bambini e questo più omeno consapevolmente ci troviamo a ripetere, soprat-tutto nei momenti di tensione. Non riusciamo a perse-verare in modo amorevole dosando l’energianecessaria per raggiungere lo scopo. Così, dopo averdato un’indicazione al bambino, se questa non viene ri-spettata, perdiamo la pazienza e interveniamo con unostimolo esagerato, o lasciamo correre (così le parole co-minciano a perdere valore) o perseguiamo il fineusando sistemi non corretti (es. il ricatto: “ se fai o nonfai così, ….ti do….”). Ciò indurrà nel bambino rabbia nei nostri confronti, abi-tudine a non seguire le indicazioni, sensi di colpa e ac-quisizione dei nostri stessi sistemi (manipolatori) perottenere qualcosa dagli altri, creando così circoli viziosidi relazioni non corrette. Per aiutare il bambino a cre-scere e a superare i suoi limiti, non abbiamo altra sceltache mettere in discussione (possibilmente come coppiadi genitori) il nostro modo di porci in relazione con lui etentare di fare meglio, riflettendo sui nostri passi, cer-cando con perseveranza di superare i nostri limiti, con-dividendo con altri le difficoltà e i successi, stimandociper il cammino intrapreso, nella consapevolezza chequesto è ciò che è necessario per il bene dei figli e peril nostro. Superate le difficoltà dell’inizio, la relazione coni figli assumerà un sapore diverso. Nostro figlio è la nostra opera d’arte: a noi il compito ela responsabilità di creare le condizioni perché si realizzi.Quando sentiamo di aver sbagliato, o qualcuno ce lofa notare, scusiamoci col bambino. In questo modo luiimparerà il valore della coerenza e della responsabilità.

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele La bussola

Il segreto dell’educare.Il segreto dell’educare.Di M.Teresa Casavecchia

L’autrice è un’insegnante della scuola dell’infanzia e da anni accompagna tanti piccoli allievi verso l’autonomia e la responsabilità, con risultati sorprendenti. Le abbiamo chiesto di illuminarci sui segreti dell’educare. Il suo articolo ci riporta all’essenziale:poche regole, chiare e irrinunciabili, fermezza, attenzione, pazienza infinita, ma soprattutto la capacità dell’educatore di stare in equilibrio coltivando per sè saggezza e serenità.

Dare attenzione al bambino e guidarlo conamorevole determinazione: se il ragazzino riceverà attenzione, imparerà a prendersi cura di sé, degli altri e dell’ambiente.

“L’UNICO ANTIDOTO AL CONFLITTO E ALL’INFELICITA’

E’ LA SICUREZZA INTERIORE.

NELLA MISURA IN CUI CI “SENTIAMO IMPORTANTI”

AGLI OCCHI DELLE PERSONE SIGNIFICATIVE DELLA

NOSTRA VITA, CI SENTIAMO SICURI DI NOI STESSI”

B.Beelheim “Un genitore quasi “perfeo

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Prosegue il viaggio alla ricerca

dell’ISOLA CHE C’E’.

Vi presentiamo un’altra

SCUOLA - PERLA

che rappresenta un esempio di

pedagogia applicata da conoscere,

osservare, imitare.

Questa volta vi parlaimo di una

scuola sperimentale.

La scuola-città Pestalozzi

Sulla news insegnareducando vo-gliamo dare spazio a quelle esperienzeche riescono a mettere in pratica 10obiettivi essenziali:

1. sono vere comunità educanti, dovetutti i componenti (insegnanti, genitori,operatori, dirigente, ...) operano in si-nergia e benessere; 2. gli spazi, le persone, gli atteggia-menti, i percorsi sono veramente ac-coglienti;3. i ragazzi ci stanno volentieri, maanche gli insegnanti, i genitori ...4. si impara molto perchè i saperi si“costruiscono” insieme; 5. gli allievi non sono “imbottiti” di ve-rifiche, ma si insegna loro a valutare ipercorsi fatti per programmare insieme il “da fare”; 6. si apprende dalla diversità, dallacooperazione, dalla ricerca, dall’ap-profondimento; 7. l’esperienza è un valore importanteper apprendere; 8. l’orario non detta legge, ma iltempo per maturare un apprendi-mento, sì.9. la continuità è reale perchè i do-centi “crescono” insieme e condivi-dono davvero;10. l’esperienza è replicabile in altricontesti.

L’in

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La perla

“Un’altra scuola è possibile”

Gli ingredienti? Tanto impegno, ma soprattutto

CUORE e PASSIONE. Poi tutto viene da sè.

Eccovi una sperimentazione interessante che da

anni resta un’eccellenza, mentre dovrebbe essere

diffusa e moltiplicata.

Abbiamo cercato i punti di forza che la rendono

COMUNITA’ EDUCANTE, capace di fare quello che

ogni scuola dovrebbe fare : educare, insegnando;

insegnare, educando.

News insegnanti Gruppo Abele

Page 6: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

Una scuola sperimentale a Firenze?La Scuola Città di Firenze nasce nel 1946, in pieno do-poguerra, come scuola a tempo pieno voluta da Co-dignola. Oggi, a distanza di 67 anni, è ancora unprogetto sperimentale privilegiato perché sole altre 2scuole di questo genere esistono in Italia: la “Rina-scita” di Milano e la “Don Milani”di Genova.Dove sta il privilegio? Innanzitutto qui vi è la possibilità di scegliere la propriacandidatura come insegnanti, tramite un decreto mi-nisteriale del 2006 che garantisce alle scuole-labora-torio la presenza di docenti motivati che credono nelprogetto. Vi è un Comitato di valutazione per sce-gliere sia gli insegnanti sia il dirigente. Questo garan-tisce la partecipazione di persone motivate che nonhanno interesse a comandare o guadagnare o fareil meno possibile. Gli insegnanti che fanno domandaper lavorare qui, si sottopongono a un colloquio mo-tivazionale, due anni di messa in prova con un tutore colloqui finali con tutti gli Insegnanti che lavoranocon lui. Solo al termine di questo periodo è possibile il"Matrimonio" e finalmente il docente riceve l’incaricodefinitivo nella Scuola-Città.Quale struttura gestisce questo laboratorio perma-nente?

Essendo sperimentale, la Scuola-Città di Firenze è sog-getta all’aiuto e alla supervisione di un comitato scien-tifico esterno, al quale partecipano ancherappresentanti degli Insegnanti. Compito di questo or-ganismo è il monitoraggio dei percorsi e il manteni-mento dell’attenzione alla pedagogia attiva.

All’interno della Scuola, la Regia è tenuta da un Uffi-cio Studi che si ritrova settimanalmente: 6 figure di si-stema e il Preside ( che conta come un insegnante).Il Centro Studi detta le linee guida e di coordina-mento. L’orario prevede ore di ricerca, rete o studio.Il mestiere dell’insegnante ha bisogno di tempo perla formazione permanente, la ricerca, il confronto inequipe, l’ideazione di percorsi adatti a dei ragazziche crescono e cambiano, si modificano e portanoall’interno della scuola nuove provocazioni e interro-gativi.Qual è l’obiettivo di questa sperimentazione?La cosa fondamentale è che i bambini vengano vo-lentieri a scuola. Spesso la scuola si adegua alla so-cietà e rincorre in ritardo le problematiche. Questoera un quartiere malfamato. La scuola e' stata fon-data qui non a caso. Qui il disagio dei genitori, dellefamiglie nuove allargate, monogenitoriali si sentecome in ogni altro luogo. Oggi ci troviamo di frontea bambini-panino, infarciti di informazioni, ragazzinicol mito del calciatore e della velina. Queste realtàci interpellano. Non possiamo fare scuola come senulla fosse! Quali interrogativi vi ponete?Qui ci siamo interrogati su come essere ambiente diapprendimento, cosa vuol dire essere oggi comunitàeducante, quale tipo di aiuto portare ai ragazzi ecosa imparare oggi? Sapere tutto oppure proporrecentri di apprendimento e poi dare ai ragazzi la pos-sibilità di scegliere percorsi di interesse.

(Continua a pag. 7)

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele

Firenze, quartiere Santa Croce. Qui, nel medioevo, i frati avevano voluto stabilire il loro convento per esserevicini ai più poveri della città e offrire opportunità di scuola-lavoro ai ragazzi affinché apprendessero un me-stiere. Oggi, a distanza di secoli, nel giardino del convento, gli allievi della Pestalozzi coltivano, giocano, si in-contrano e svolgono le loro attività di apprendimento all’aperto, proprio dietro la chiesa e un’antica scuoladel cuoio, ancora attiva, frequentata perlopiù da giovani asiatici.

Una Scuola - Città sulle rive dell’Arno.Una Scuola - Città sulle rive dell’Arno.

Alla Scuola-Città incontriamoStefano, Matteo, Graziano,Sofia, Patrizia, Federica, inse-gnanti “vissuti” con tantaesperienza da raccontareche ci spiegano l’organi-gramma e le attività; incon-triamo anche alcunemamme, tra cui Francesca, lapresidente dell’associazioneGASP che ci racconta la loropartecipazione a questascuola laboratorio.

La perla

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Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele

(Continua da pag. 6)A 6 anni un bambino va guidato, ma piano piano e'lui che, adolescente, diventa protagonista del suopercorso di apprendimento e può proporre lui stessoalcune tematiche di interesse.Oltre all’insegnante, chi affianca i ragazzi?In tutte le scuole primarie l’insegnante è un’impor-tante figura di riferimento, poi i ragazzini non hannoun riferimento preciso, bensì tante figure professionaliper tante materie. Noi qui abbiamo introdotto la fi-gura del tutor, il coach allenatore, un adulto che l’al-lievo incontra una volta alla settimana da solo equesto dalla quinta elementare alla terza media.Ogni Insegnante e' tutor di due o tre ragazzi.Abbiamo anche introdotto un curriculum di educa-zione affettiva e relazionale con una docente psico-loga che attiva un laboratorio nelle classi e ha unosportello.

In sintesi, quali le proposte sperimentali che funzio-nano e potrebbero essere esportate?

1. La differenziazione del curriculum: materie fissee altre a scelta del ragazzo.2. Il Tutor con colloquio settimanale.3. Gli “allena-menti” cioè spazi individuali di studioda solo. 4. Scuola 2.0 (e non solo qualche classe) grazie adun bando europeo vinto da noi e altre 14 scuolein tutte Italia.5. Non ci sono i libri personali ma biblioteche, ibambini “fanno” i libri apprendendo, ovvero manmano che si imapara e studia in classe.

E questa scuola 2.0? Come procede?Al momento l'Ipad e' usato come strumento didat-tico. Ad esempio l’insegnante prepara una mappaconcettuale sulla LIM e i ragazzi la vedono sull'ipad epossono interagire.Essendo una sperimentazione, stiamo ragionando sucome usare questi strumenti in forma utile e nel frat-tempo osserviamo i cambiamenti nei processi di pen-siero che avvengono grazie a questo nuovo modo dioperare. Howard Gardner, autore delle intelligenzemultiple, dice che la scuola si può salvare solo se sistringe un'alleanza tra ragazzi e insegnanti perché perla prima volta nella storia la simmetria tra docenti ediscenti si è rotta. I ragazzi nativi digitali ne sanno piùdei loro insegnanti dal punto di vista strumentale.Tocca alla scuola trovare il modo perché questo rap-porto si riequilibri e i ragazzi avranno sempre bisognodel l'insegnante per costruire coscienza critica e im-parare ad organizzare le proprie conoscenze.

E i genitori?I genitori fanno parte dell’associazione GASP cheopera in osmosi con la scuola. Cercano di aiutare, so-stenere e ampliare l’offerta formativa. Gasp orga-nizza conferenze come quella sulla "fisicità”,sull'adolescenza, sui disturbi alimentari, in appoggioal laboratorio tenuto dalla psicopedagogista. Gasporganizza cineforum su sia per genitori sia per ragazzisu temi che vengono discussi. Ha quindi funzione disostegno educativo e anche economico per chi nonpuò sostenere spese delle gite.

Qui si sperimenta ... e si cresce.Qui si sperimenta ... e si cresce.

La scuola si può salvare solo se di stringe un'alleanza tra ragazzi e

insegnanti perché per la prima volta nella storia la simmetria tra

docenti e discenti si è rotta. I ragazzi nativi digitali ne sanno più dei

loro insegnanti; ma avranno sempre bisogno dell'insegnante per

costruire coscienza critica e imparare ad organizzare le proprie

conoscenze.

La perla

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10 scatti per raccontare ... 10 scatti per raccontare ...

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Una comunità educante per imparare davvero

Colore, movimento, attenzione, spazi aperti,

dentro-fuori, adulti attentissimi e vivaci,

autogestione di spazi e tempi, anche del pasto.

Qui si impara ad essere responsabili

News insegnanti Gruppo AbeleL’

inse

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da

co

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on

e

Ricreazione all’aperto

Spazi allegrimomenti individuali

Brain gym in classe

La perla

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Apprendimento cooperativo... e LIM

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News insegnanti Gruppo Abele

... la Scuola-città... la Scuola-cittàLa mensa autogestita

“Grazie! Sappiamo servirci da soli!”

Laboratori: il teatro...la falegnameria, l’orto, ...

Tempi distesi, organizzazione del lavoro a gruppi

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La perla

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Per approfondire: http://www.braingym.it/che_cose_.htmlo scrivere a: [email protected] all’attenzione di Patrizia Di Edoardo

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele

E' il metodo creato dal Dr.Paul Dennison ,psicopedagogista e kinesiologo ameri-cano tuttora vivente, e da sua moglieGail Dennison.Negli anni settanta il Dr. Dennison hacreato una serie di 26 esercizi o attività (inparte movimenti, in parte posizioni stati-che e in parte pressioni su alcuni punti delcorpo) che stimolano il funzionamento dispecifiche aree e funzioni cerebrali.

L'applicazione di questi esercizi in de-terminati frangenti a scuola, durante icompiti, prima di un concorso, di unagara o di una performance, nelmezzo di un vuoto di memoria, nellacomplessità di un' organizzazione, du-rante l'esposizione verbale in una con-ferenza, nella valutazione complessadi una scelta, nella creazione di untesto o di un disegno, ecc.) rendel'esperienza più facile, vantaggiosa esoddisfacente.

Per la durata di qualche secondo odi qualche minuto si eseguono unoo più esercizi o attività indicati dalDr.Dennison allo scopo di riequili-brare il sistema neurocognitivo e direndere soddisfacente e vantag-giosa un'attività che per la personaè generalmente disorientante o fru-strante.Gli esercizi Brain Gym® aiutano lapersona ad entrare in contatto conil proprio potenziale, facilitano l'inte-grazione cognitiva necessaria adun apprendimento naturale cioèfacile e senza sforzo. Grazie alle at-tività Brain Gym® si può attingerenaturalmente alle risorse per l'ap-prendimento già presenti nell'orga-nismo e si accede alle areecognitive che di norma alla per-sona sono eventualmente precluse.

Brian Gym alla PestalozziBrian Gym alla Pestalozzi

Brain gym:

acqua, chiarezzza.

Tutti i giorni facciamo brain gym.

La musica e’ Giuli Peppers

(Red hot chili peppers)

Facciamo gli incroci,

si fa anche l ’aquila, gli scultori…

uno e’ la statua e uno fa lo scultore.

Matilde, Lia, Sofia

http://ospitiweb.indire.it

Si chiama BRAIN GYM® o EDU-K® (KINESIOLOGIA EDUCATIVA) ed è uno dei rami della ormai vasta scienzache si chiama Kinesiologia. Migliora la motivazione, ma anche la scrittura, la lettura, la coordinazione oculo-manuale e motoria in generale. Attiva i due emisferi cerebrali e li stimola a cooperare pienamente.

A scuola può diventare un sistematico e piacevole aiuto quando cala l’attenzione.

Patrizia Di Edoardo, insegnante elemenare a Firenze, da alcuni anni scandiscele sue lezioni con brevi esercizi di Brain Gym. Siamo stati nella sua classe: l’entusiasmo, l’autonomia e la concentrazione dei ragazzini è sorprendente.

La perla

Page 11: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

Per approfondire:http://www.facebook.com/Mind.Group.Italia

www.ascuolaconamore.com

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Lo stuzzicadenti

Oltre l’Italia: cooperare per educare. Oltre l’Italia: cooperare per educare.

Nel processo educativo il maestro si fa “parola”capace di costruire un legame. Un legame che habisogno di una rinnovata e inedita capacità diconnessione da parte degli adulti nei confrontidegli studenti, ma anche degli studenti tra di loro. Parole che guardano e parole che contengono,parole che regalano e parole che ringraziano, checostringono a trascendere l’esperienza stessa peril loro carattere irrevocabile di novità. Più che tra-scenderla, molti ragazzi l’abbandonano.

Serve la personalizzazione dell’apprendimentoperché si fonda sull’idea che l’apprendimentomediato ha bisogno di un maestro che ti parla concalore, affetto, e ti aiuta ad entrare in contattocon i tuoi pensieri.

Si chiama “Comunitá Internazionale di Cooperazione in Educazione”. Ha una pagina FB piena di link interessantissimi.

Promuovere scambi di esperienze e incontri con i leader internazionali che vedono nell’educazione la via per uno sviluppo sostenibile.

La sua mission? Diffondere la cultura educativa dell'apprendimento e le modalitá di apprendimento significativo per gli studenti.Abbiamo scelto per voi qualche post che condividiamo

Quello che la maggior parte delle persone vuole

è qualcuno da ascoltare

in un ambiente calmo e tranquillo, in silenzio

senza dare consigli. Senza dire: "Se io fossi in te".

La gente non ama la persona che parla bene,

ma chi ascolta bene.

La parola é bella quando nasce

da un lungo e silenzioso ascolto.

É nell’ascolto che l'amore comincia.

Ed è con il non-ascolto che finisce.

Non apprendi questo nei libri.

Lo apprendi prestando attenzione.

Page 12: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

This is my letter to the worldThis is my letter to the world

Cara prof“this is my letter to the world”. Così scriveva Emily Dic-kinson, ed io, con molta umiltà vorrei scrivere la mialettera, ad un mio mondo, quello scolastico, ora chesono vicino alla laurea.Si professoressa, ha letto bene: la laurea! E’ stato un percorso molto difficile, lo ammetto, nonc’erano i presupposti per creare ciò che con iltempo sto cercando di fare. Come ricorderà i mieitrascorsi scolastici non sono stati eccellenti, eppurepromettevo, avevo conseguito la licenza media conquasi il massimo dei voti , e lei, pretendeva che man-tenessi i presupposti che proiettavo. Aveva ragionea pensarlo, e anche i miei genitori, come lei lo cre-devano e mi fecero iscrivere all’I.T.I.S. Avogadro, inun corso sperimentale: scientifico tecnologico.L’ impatto non fu facile, in piena adolescenza, un pe-riodo critico per ogni ragazzo/a; i primi due anni riu-scii a passarli, galleggiando sull’orlo della sufficienza,con l’ aiuto dei crediti formativi (ma sono poi così d’aiuto?).I primi problemi si presentarono al terzo anno. Non miimpegnavo al massimo evidentemente, ma lei, pro-fessoressa, non credo che abbia svolto a pieno il suocompito.

Lo stuzzicadenti

Alessandro sa cos’è la dispersione scolastica perchè l’ha vissuta sulla sua pelle.Ora però, a dispetto di ogni prospettiva, si sta laureando.

Quando ha saputo di questo spazio sulla news, ha deciso di scrivere una letteraalla sua professoressa, anzi, a tutti i prof che nelle superiori gli hanno fatto scuola

senza riuscire ad accompagnarlo devvero in un percorso di conoscenza.

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News insegnanti Gruppo Abele

Tenterò di spiegarmi meglio: teneva le lezioni in classe sì,spiegava e non mancava mai, era sempre presente allelezioni, ma il suo compito non si esaurisce qui. Seguire iragazzi che studiano e che hanno meno problemi, so-stenerli è semplice: si correggono i loro compiti, si inter-rogano e si elogiano i loro risultati quando si tirano lesomme ad ogni quadrimestre, ma con gli altri? Credo che un insegnate sia davvero bravo, e si possaconsiderare tale, quando riesce ad aiutare e far ragio-nare i ragazzi che rendono meno. Nessuno è stupido, ov-vero esistono differenze tra ognuno di noi, ma tutti sonoin grado di dare qualcosa, bisogna solo trovare il modogiusto per farlo. Lei, ai colloqui non faceva altro che snocciolare i mieiscarsi risultati ai miei genitori, che si arrabbiavano, e cheeffetto ha ottenuto? Che io, e come me molti altri, hoceduto allo sconforto, credendo di non farcela, di nonessere in grado, e lasciandomi trascinare nel limbo di chicrede che la scuola non faccia per lui.L’ insegnante e la scuola, devono avere un ruolo so-ciale, devono sostenere i ragazzi, TUTTI, per evitare chechi incappa in qualche difficoltà abbandoni il suo per-corso di formazione.Ed io ne ho le prove, sono l’esempio vivente che questoche sto affermando è vero. (continua a pag. 13)

Lettera a una professoressa ...

Ecco un bellissimo esempio di ri-scatto scolastico.Il merito va ai prof delle serali, in

particolare ad un docente ca-pace di andar oltre “il propriodovere” per raggiungere il

cuore dell’allievo e dimostrargli

quanto ci teneva al suo cam-mino scolastico.E il miracolo è accaduto.

Quando un ragazzo incontra unadulto che crede in lui, accadesempre qualcosa di grande.Perchè i ragazzi hanno bisognodi maestri che sappiano vedereciò che ancora è confuso esappiano scegliere di seguirel’allievo e non il programma.

Page 13: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

Lo stuzzicadenti

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(Continua da pag. 12)

Dopo svariate bocciature (tre) ho deciso cheforse il mio futuro era nel mondo del lavoro, eche sarebbe stato meglio specializzarmi in qual-che mestiere, ma al contempo, un qualcosadentro mi spinse a iscrivermi al serale (sempre nelsuo istituto), ma questa volta fu diverso. Incontraialtri suoi colleghi, molto umili, che hanno svoltoil loro lavoro in modo più completo, avviandomi,dandomi una prima piccola spinta verso un ti-tolo di studio di secondo livello.Il contesto, quello dei corsi serali, é molto diverso;ero il più giovane, e i miei professori ebbero unapproccio quasi paterno verso di me. A propo-sito di questo vorrei citarle un episodio: ero all’ul-timo anno, quello della maturità, ed ero fuoridall’ aula a fumarmi la mia sigaretta, a lezioneiniziata, il mio professore che insegnava elettro-tecnica, si accorse della mia mancanza inclasse e venne fuori.Mi vide sulle scale antincendio e mi prese per “l’orecchio” e mi tirò in classe. Io gli dissi che stavofumando, e lui mi rispose che non gli importava,che potevo fumare alla finestra, l’unica cosache gl’importava e che io fossi all’interno del-l’aula per seguire la lezione, perché avrei do-vuto sostenere l’esame di li a pochi mesi. Questo episodio è solo un esempio di come in-segnanti quasi considerati di serie B perché aicorsi serali, abbiano assolto il loro compito inmodo totale: non riempivano solo le lavagne,ma hanno impedito che io abbandonassi glistudi, e che conseguissi il diploma e, cosa più im-portante, mi hanno fatto crescere come per-sona, mi hanno aiutato a diventare grande.Ed ora eccomi qui, professoressa, a distanza diquasi 14 anni (era il 1999 quando mi iscrissi alprimo anno) a pochi esami dalla laurea, a queltraguardo a cui lei non mi ha indirizzato, ma chequalcuno al posto suo ha fatto. Forse è andatameglio cosi, sono cresciuto, e porterò sempre ilricordo di quel professore che mi ha insegnatotanto e che stimo molto, e anche questo….gra-zie a lei.La saluto e le porgo i miei più cari saluti sperandoche chi penderà il suo posto, lo faccia a pieno,per evitare che ragazzi meno fortunati di mepossano perdere la strada per costruire se stessi,all’interno e insieme alla scuola pubblica.

Alessandro R.

“L’ insegnante e la scuola, devono

avere un ruolo sociale, devono soste-

nere i ragazzi, TUTTI, p

er evitare che chi

incappa in qualche difficoltà abban-

doni il suo percorso di formazione”.

News insegnanti Gruppo Abele Lettera a una professoressa ...

Page 14: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

Sono previsti quattro incontri con proiezioni di documentari/film e un convegno il 19 maggio 2013Centro Sociale Nicola Grosa via Galimberti, 3, Nichelino (TO)

http://www.smssangone.it/sms/index.php?option=com_content&view=article&id=174:progetto-stop-omofobia-2013&catid=32:progetti&Itemid=41

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Il binocolo

STOP al bullismo omofobico! STOP al bullismo omofobico! "Sei anni di umiliazioni perché gay". L'inferno a scuola di un ragazzo.

“Se penso all'adolescente suicida di Roma, fa male vedere che nessuno si è accorto delsuo disagio". Udine, il racconto di un giovane, i professori hanno fatto finta di niente.

Così riportava un articolo di Repubblica il 5 dicembre 2012.L’omofobia, in aumento nelle scuole, è un drammatico fenomeno di cui si parla

solamente a fronte di fatti tragici di cronaca.Ma Nichelino(TO) si attiva per contrastarlo.

L'omofobia è un male da cui la scuola

non è indenne.

Da un recente sondaggio realizzato dal Gay

Help Line, la linea verde antiomofobia

800.713.713,

su 1.000 giovani tra i 14 e i 18 anni

risulta la scuola il contesto più nominato

con il 49% degli intervistati che dichiarano

di avere subito forme di

discriminazione o pregiudizio.

Il contesto scolastico al primo posto, quindi,

seguito dalla famiglia (42%),

dai bar e locali (33%)

e dai media ed internet (30%).

Venerdì 15 Marzo 2013 - ore 20.30-23.00

L’identità di genere nell’infanzia e nell’adolescenza:

quando il genere non corrisponde al sesso

Proiezione del film Tomboy di Céline Sciamma, Francia 2010

Mercoledì 20 Marzo – ore 20.30 /23.00

Nuove forme di famiglia: la genitorialità omosessuale

Proiezione del documentario dell’Ass. Famiglie Arcobaleno

Contro l’omofobia, che fare?Una città in provincia di Torino tenta una risposta:“Nella nostra società sono fortemente diffusi rigidi mo-delli di genere, maschili e femminili, che condizionano losviluppo psicologico e la formazione dell’identità. Ra-gazze e ragazzi sentono molto l’esigenza di doversi conformare a tali modelli pur di rivendicare la propriaappartenenza al gruppo dei coetanei. Quando ciò nonaccade possono innescarsi fenomeni di discriminazione,di emarginazione e forme di bullismo legate all’omofo-bia, cioè alla paura e all’avversione nei confronti dellepersone omosessuali o, più in generale, di coloro chesemplicemente non si adeguano ai ruoli di genere.La scuola è uno spazio in cui gli/le adolescenti, oltre adessere istruiti/e, dovrebbero essere educati/e alle rela-zioni, allo scambio, allo stare insieme in un clima di con-vivenza civile e rispettoso delle altrui differenze, e in unambiente in cui possano spendere, valorizzandole, leproprie specificità, unicità e diversità.Il progetto “Contrastare il bullismo omo/trasfobico nellescuole del territorio di Nichelino”, si rivolge alle scuole se-condarie di primo grado e intende educare alle diffe-renze attraverso un’ampia riflessione sui modelli digenere, per prevenire le forme di disagio e di violenzapsicologica o fisica ad essi correlate, coinvolgendo gliallievi della scuola, formando gli insegnanti che lavo-reranno nelle classi e valorizzando soprattutto il ruoloeducativo dei genitori, integrandoli direttamente ed inmodo attivo nel progetto. Una prima fase di formazionedegli insegnanti, seguita dalla sensibilizzazione dei genitori per condividere insieme l’intervento educativo;parallelamente il lavoro in classe con ragazze e ragazzidella scuola secondaria di primo grado.

“Chiedersi chi siano gli omosessuali, chi siano le lesbichee i gay, nella loro storia privata e nella società, significafare i conti con l’omofobia, un fenomeno sociale cheriguarda ogni contesto culturale che alimenta il pregiu-dizio verso” il diverso”.L’omofobo infatti si muove infatti in un contesto chespesso lo legittima. L’omofobia, a differenza di altre forme di discrimina-zione come il sessismo o il razzismo rappresenta spessouno “stigma invisibile”, per cui i sentimenti e i vissutidelle persone omosessuali non sono subito riconoscibili,e sono gay e lesbiche, spesso, a dover decidere se ma-nifestare o meno la propria omosessualità. Lo svela-mento del proprio orientamento sessuale rientra in unpercorso difficile dell’identità e il coming out non è unadecisione con la quale le persone omosessuali farannoi conti una volta soltanto, ma continuamente per tuttala vita perché in ogni momento e contesto dovrannodecidere come muoversi, cosa dire o non dire”.Così afferma la dott.ssa Silvia Dradi - Specialista in pe-dagogia clinica, Bergamo, nel testo “Educare alle di-versità: prevenire l’omofobia”

A NICHELINO (TO)

Page 15: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

Per informazioni: Segreteria di Firenze - [email protected] - cell. 3669217001

Lo stuzzicadenti

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News insegnanti Gruppo Abele Agorà Libera

16 marzo: insieme LIBERI dalle MAFIE16 marzo: insieme LIBERI dalle MAFIE“Semi di giustizia. Fiori di corresponsabilità”

Si svolgerà a Firenze il prossimo 16 marzo la

diciottesima edizione della "Giornata della

Memoria e dell'Impegno in ricordo delle

vittime delle mafie", promossa dall'associa-

zione Libera e Avviso Pubblico. La Giornata della Memoria e dell'Impegno

ricorda tutte le vittime innocenti delle mafie.

Oltre 900 nomi di vittime innocenti delle

mafie, semplici cittadini, magistrati, giornalisti,

appartenenti alle forze dell' ordine, sacerdoti,

imprenditori, sindacalisti, esponenti politici e

amministratori locali morti per mano delle

mafie solo perchè, con rigore e coerenza,

hanno compiuto il loro dovere.'Ma da questo terribile elenco - sottolinea Li-

bera - mancano tantissime altre vittime, im-

possibili da conoscere e da contare'.

Il programma delle giornate

Venerdì 15 marzo

Ore 15:30, Riunione dei Familiari nella

Sala dei 500 a Palazzo Vecchio

(riservato ai familiari)

Ore 18:00, Veglia dei Familiari alla

Basilica di S. Croce

Ore 21:00 presso il teatro Obihall

proiezione cortometraggio NoCrime

Film Festival

Ore 21:30, presso il teatro Obihall

pettacolo teatrale "Ultimo domicilio:

sconosciuto" regia di Fiamma Negri e

Bruno Cortini

Sabato 16 Marzo

Ore 8:00 concentramento dei

partecipanti alla Fortezza da Basso

Ore 9:00 partenza del Corteo

Ore 10:45 arrivo del Corteo allo Stadio

Artemio Franchi (Via Pierluigi Nervi)

Ore 11:00 Inizio lettura dei nomi delle

vittime di mafia sul palco e interventi

dal palco

Ore 12:45 Inizio esibizione

Fiorella Mannoia

Ore 14:30 Inizio seminari

Ore 17:30 chiusura seminari

Note: per partecipare ai seminari è

necessario iscriversi

Page 16: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

Lo stuzzicadentiNews insegnanti Gruppo Abele Agorà

Mettersi in gioco per educare davveroMettersi in gioco per educare davvero

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Page 17: INSEGNAREDUCANDO . N°25 - febbraio/marzo 2013

L’isola che c’è

Una buona idea!Una buona idea!

News insegnanti Gruppo Abele lo stuzzicadenti

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Cari colleghi, questo numero intenso di proposte e di esperienze si fermaqui. Al prossimo rimandiamo una lettura dell’ultima novitàdella scuola: le indicazioni per il curriculum verticale.Vi ricordiamo che il settore insegnanti del Gruppo Abele è adisposizione per un supporto a insegnanti e consigli di classeche devono affrontare situazioni complesse.E’ sufficiente telefonare allo lo sportello d’ascolto attivato adhoc. A tutti voi buon lavoro!

Niccolò Fabi ce la dà un’idea. Il testo della sua canzone suggerisce percorsidi approfondimento in classe, raffronti con testi di letteratura e la possibilitàdi argomentare su tanti concetti: nostalgia, storia, prospettive, migrazioni,democrazia, la cittadinanza...basta un pizzico di fantasia dell’insegnante.

Sono un orfano di acqua e di cielo

Un frutto che da terra guarda il

ramo

Orfano di origine e di storia

E di una chiara traiettoria

Sono orfano di valide occasioni

Del palpitare di un'idea con grandi

aliDi cibo sano e sane discussioni

Delle storie, degli anziani, cordoni

ombelicali

Orfano di tempo e silenzio

Dell'illusione e della sua disillusione

Di uno slancio che ci porti verso l'alto

Di una cometa da seguire, un mae-

stro d'ascoltare

Di ogni mia giornata che è passata

Vissuta, buttata e mai restituita

Orfan della morte, e quindi della vita

Mi basterebbe essere padre di una

buona idea

Mi basterebbe essere padre di una

buona idea

Mi basterebbe essere padre di una

buona idea

Mi basterebbe essere padre di una

buona idea

Sono orfano di pomeriggi al sole,

delle mattine senza giustificazione

Dell'era di lavagne e di vinile, di len-

zuola sui balconi

Di voci nel cortile

Orfano di partecipazione e di una

legge che assomiglia all'ugua-

glianza

Di una democrazia che non sia un

paravento

Di onore e dignità, misura e sobrietà

E di una terra che è soltanto calpe-

stata

Comprata, sfruttata, usata e poi svi-

litaOrfano di una casa, di un'Italia che

è sparita

Mi basterebbe essere padre di una

buona idea

Mi basterebbe essere padre di una

buona idea...

una buona idea...

una buona idea...

Per Informazioni e contatti: Lunedì ore 10 - 13 e 14 - 17 Martedì e giovedì ore 10 - 13 Corso Trapani 91/b Torino Ufficio insegnanti3315753853011 3841052 [email protected]