Il Mosaiko Kids 0-2004

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Supplemento a “Il Comune” Anno 3 - n°2 - giugno 2004 Aut. Tribunale di Tortona 4/95 del 19/6/1995 Direttore responsabile: Gianni Tagliani Stampa: Dieffe - v.le Scrivia 18 - Castelnuovo Scrivia Perché Mosaiko-kids? MosaiKo-Kids vuole essere la tana dei giovani che amano scrivere. Tana-rifugio sì, ma una tana serve giusto per uscire allo scoperto senza rischi. Perché Mosaiko e perché Kids? Mosaiko perché, oggi più che ieri, ogni tessera di questo mondo deve saper mantenere il suo colore ma deve anche sapersi incastrare perfettamente alle altre. Scompaiono a ritmo vertiginoso lingue, culture, dialetti, tradizioni, costumi, abitudini, razze e specie: colori che stingono, sfumature che si perdono. Il mosaico della storia, tormentato ma splendente, si fa grigio pavimento, e la forza della ragnatela che tutto avvolge non bussa alla porta prima di entrare. Non ci si difende, e si è già grigi. Si alzano barricate e muri, si scavano fossati e trincee, ognuno difende il proprio, prezioso, colore, e il quadro si sgretola, e le ragioni del grigio avanzano. La sfida è proprio questa: amo il mio colore, lo lucido e lo accendo, perché adoro le infinite tinte di un mosaico senza sfregi. Kids perché questo è il mosaico dei ragazzi, spazio della parola scritta in cui ogni giovane ha il diritto di incidere il proprio segno. Spazio nuovo e sperimen- tale, laboratorio della biodiversità letteraria, amuleto contro il naufragio nell’oceano terribile del non-detto. Tu, giovane che leggi, qui puoi costruirti la tua zatte- ra e pensare la tua arca. Qui hai il diritto alla magia del segno scritto. Qui puoi rovesciare lo sfogo dei tuoi colori. Non è poco, può essere tutto, sarà comunque un quadro. Mosaiko Kids nasce a Castelnuovo ed è giusto che in prima pagina un simbolo di Castelnuovo in qualche modo appaia. Stavolta non la caratteristica merlatura della torre, né la lunetta con Sansone e neanche l’ar- co di via Roma: qualcosa di più antico, che precede l’esistenza stessa del paese pur essendo ad esso indissolubilmente legato. Se è vero che la vita viene dall’acqua, all’acqua sono sempre stati legati gli inse- diamenti umani, e Castelnuovo non fa eccezione: Scrivia è tutt’uno con il paese persino nel toponimo, che altrimenti sarebbe solo uno dei tanti Castelnuovo sparsi per l’Italia. A Castelnuovo ha vissuto Michele Mainoli, artista tra- sportato da impetuose correnti mitteleuropee ma non per questo cieco al fascino delle acque nostrane. Ha scelto la parte di Scrivia che più si avvicina al Po della sua infanzia sannazzarese e l’ha dipinta con i suoi modi e con i suoi colori, un mosaico variopinto che scivola con calma nell’iridescenza tranquilla da sera di paese. Così vuole essere Mosaiko Kids: un pae- saggio che ci appartiene dipinto coi colori che appar- tengono a tutti, e ognuno sceglierà quello in cui è più dolce perdersi. Dedichiamo idealmente “Lo Scrivia alla fine del suo corso” a tutti i giovani, con la speranza che riescano a sentire l’armonia che si genera quando nessuna linea separa un colore dall’altro. Favolarevia Editore INSEGNATECI A CONOSCERCI C’è un solo modo perché un simile crogiuolo di popoli e culture, religioni e lingue, possa convivere sulla stessa zolla di universo in un pacifi- co e variegato amalgama. E non è un muro. Un muro non sopisce i ran- cori che custodiscono gli animi, solo i sassi non lo attraversano, e non è la pie- tra, ma il pensiero che arma la mano quello che più fa paura. Un muro è benzina sul fuoco dell’ignoranza, sforbicia le ali della conoscenza, atterra il volo verso la fratellanza. Insegnateci a conoscerci, è il più bel regalo che possiate lasciare in eredità al domani. Insegnateci a crescere insie- me, solo così potremo sentir- ci come parte di un unico mosaico e scoprire quanto meravigliose siano le sfuma- ture che fanno di ogni tassel- lo un pezzo unico e indispen- sabile. Insegnateci a guardarle senza paura e non a disprez- zarle. Bisogna cambiare punto di vista decine di volte per assaporare sul serio il mondo. Guardarlo specchia- to negli occhi delle persone che incrociamo, per scoprire aspetti che il nostro orizzon- te ci aveva sempre celato. Spogliarsi dei pregiudizi e dell’ignoranza che ci fanno scioccamente e pericolosa- mente sentire migliori di altri, quasi che potesse realmente esistere una cultura superio- re, una religione preferibile o un colore della pelle che ha più ragione degli altri di esi- stere. Insegnarci a stare insieme si può, con scambi o soggiorni in altri paesi, con le università, ma più ancora con scuole multietniche come quelle Europee, pur- troppo ancora limitate per lo più ai figli di chi lavora nelle istituzioni comunitarie. Ho imparato tantissimo dai miei amici stranieri e ancora tuttavia non abbastanza, specialmente ho capito che non c’è un modo giusto e neppure un modo solo per vivere, ma allo stesso tempo ho apprezzato e riscoperto insegnandoglieli, valori e tra- dizioni della mia italianità. Da quando conosco persone di tutti i paesi, dal Benin alla Corea, dall’Iran alla Louisiana, dall’Argentina al Libano, ogni paese è un po’ come se fosse il mio e non riesco più a restare indiffe- rente davanti a un telegior- nale. Per quanto lontani i problemi degli altri mi tocca- no ora più da vicino e guardo con pena l’ignoranza che ancora stupidamente coltiva discordie e partorisce guer- re.Io non riuscirei più a vede- re un nemico in nessuno di loro. Silvia Pareti Cercando la luce in un pozzo Segue a pag. 2 LE MASCHERE DELL’ANIMA QUALE IMMAGINE RIFLETTE LO SPECCHIO DELLA VITA? Diverso, è così che sei, irrimedia- bilmente diverso in ogni tua parte. Ogni centimetro della tua pelle, ogni tuo pensiero sarà distintivo della tua unicità. Scomoda e maledetta, l’abbracci geloso con rabbia. La tua stessa essenza sta in quello, lo pensi mentre la respingi senza riuscirci, come a scacciare un’ombra che però è la tua. È un dono che non ti rende né peggiore né migliore di altri, ma dà un senso alla tua esistenza perché la rende irripe- tibile e perciò preziosa come opera d’arte. Eppure non la vor- resti, perché bisogna avere coraggio per scrutare in profondi- tà senza paura di sporcarsi. Non vorresti sentirti uno straniero, quando nessuno ti capisce e i tuoi pensieri mutamente urlati al vento ti allontanano da tutto e di tanto in tanto senti il bisogno di implodere. E così, è l’istinto stes- so di conservazione che ti defor- ma per essere il più possibile uguale agli altri. Avere le stesse idee, gli stessi interessi, sentire persino allo stesso modo. È un modo sicuro per non sbagliare e non c’è da temere un confronto perché nessuno metterà mai in discussione le tue idee. Così anche per l’esterno, in tutte le cose. Vestirsi alla moda, anche se non ti piace, è comunque una garanzia che verrai accettato, non ti respingeranno, non sarai solo a difendere le tue scelte, non sarai giudicato. È difficile scegliere, tanto vale delegare ad altri, adattarsi. Tendere a un modello comune. Si hanno meno responsabilità così, soprattutto delle proprie azioni e forse per questo è più facile che le stupi- daggini si commettano in gruppo, quando si pensa con una testa sola e spesso non si pensa affatto. Il rumore dei pensieri, se ti fermi ad ascoltarlo, ti può fare paura. Persino il corpo, quell’involucro che abbiamo ricevuto in dotazio- ne e che avremmo dovuto un po’ alla volta imparare ad amare, non ci va bene. Eh già! Perché è più difficile nascondere la propria diversità se è così evidente e ogni differenza dal modello è un difet- L’anima non ha voce, l’anima non ha forme... l’anima si staccca dal corpo di un bimbo, di un uomo, di una donna, di un povero vecchio... non muore... continua a cercare la luce in un pozzo... il pozzo delle illusioni, il pozzo della vita, delle contraddizioni e delle bugie... Il povero uomo cammina, cade si rialza, non si rialza... affoga nell’acqua torbida della disperazione, in un mondo dove non c’è fine ma il continuo lottare, il continuo aspettare i raggi del sole, per stendere i panni spor- chi ed asciugarli dall’acqua lurida che li ha sporcati... Quel povero uomo cammina e con finti occhi vede la felicità che non gli appartiene e sente ad ogni passo quelle spine che pungono e taglia- no i piedi... Ferito e sconfitto si sdraia in un prato infinito... Gli occhi puntati in quel cielo pulito illusorio della terra incolta... Un bimbo nasce nella povertà, nella ricchezza, nella gioia, nel dolo- re... Un bimbo piange e un bimbo ride... ingenuo osserva i fiori, ingenuo crede nell’amore... un bimbo nasce e un bimbo muore... Se solo potessero gli occhi vedere i colori più accesi, solo le foglie più verdi, solo dell’acqua pulita... Se solo potesse la voce cantare e parlare d’amore... se le mie gambe non smettessero mai di correre verso le strade contorte che portano alla libertà. Se questo potesse accadere scalerei le più alte montagne, fino ad arri- vare in cima e toccare il cielo con un dito, fino a cogliere l’essenza delle nuvole e portarle più in basso per farla assaporare a chi non sa volare... Infinite distese di campi cosparsi di polvere dorata e di angeli che dan- zano sotto una pioggia di perle argentate.. questo è il mio sogno infi- nito... “A volte mi capita di chiudere gli occhi E di vedere sempre quel solito quadro Quel solito viso Le solite ombre Ballerine che danzano Bimbi che giocano Madri che piangono...” Angela Trausi Foto Bruno De Faveri Noi giovani siamo un piatto di grano. Siamo il futuro nutrimento del mondo. Possediamo una smisurata energia potenziale che esploderà e darà buoni frut- ti solo grazie al nostro osti- nato e preziosissimo “stare insieme”. Ognuno di noi è un universo di sogni, desi- deri, paure, aspettative e destini, buoni e cattivi, rea- listici e fantastici, chiari e confusi, e la comunicazio- ne e lo scambio sono il nostro appiglio, lo strumen- to più genuino di cui dispo- niamo per crescere e acquistare coscienza di noi stessi. Siamo simili o oppo- sti, ma comunque consa- pevolmente complementa- ri, a metà di un percorso, nè bambini né adulti, né ingenui né saggi, coraggio- samente fragili. E non a caso parlo al plurale, non a caso io, un’adolescente, mi sento protetta e forte solo all’interno di questo sempli- ce e ricorrente “noi”. Marta Lamanuzzi Crescere Crescere insieme insieme

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Il periodico dell'associazione Il Mosaiko Kids

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Page 1: Il Mosaiko Kids 0-2004

Supplemento a “Il Comune” Anno 3 - n°2 - giugno 2004 Aut. Tribunale di Tortona 4/95 del 19/6/1995Direttore responsabile: Gianni TaglianiStampa: Dieffe - v.le Scrivia 18 - Castelnuovo Scrivia

Perché Mosaiko-kids?MosaiKo-Kids vuole essere la tana dei giovani cheamano scrivere. Tana-rifugio sì, ma una tana servegiusto per uscire allo scoperto senza rischi.Perché Mosaiko e perché Kids?Mosaiko perché, oggi più che ieri, ogni tessera diquesto mondo deve saper mantenere il suo colorema deve anche sapersi incastrare perfettamente allealtre. Scompaiono a ritmo vertiginoso lingue, culture,dialetti, tradizioni, costumi, abitudini, razze e specie:colori che stingono, sfumature che si perdono. Ilmosaico della storia, tormentato ma splendente, si fagrigio pavimento, e la forza della ragnatela che tuttoavvolge non bussa alla porta prima di entrare.Non ci si difende, e si è già grigi. Si alzano barricatee muri, si scavano fossati e trincee, ognuno difende ilproprio, prezioso, colore, e il quadro si sgretola, e leragioni del grigio avanzano.La sfida è proprio questa: amo il mio colore, lo lucidoe lo accendo, perché adoro le infinite tinte di unmosaico senza sfregi. Kids perché questo è il mosaico dei ragazzi, spaziodella parola scritta in cui ogni giovane ha il diritto diincidere il proprio segno. Spazio nuovo e sperimen-tale, laboratorio della biodiversità letteraria, amuletocontro il naufragio nell’oceano terribile del non-detto.Tu, giovane che leggi, qui puoi costruirti la tua zatte-ra e pensare la tua arca. Qui hai il diritto alla magiadel segno scritto. Qui puoi rovesciare lo sfogo dei tuoicolori. Non è poco, può essere tutto, sarà comunqueun quadro.

Mosaiko Kids nasce a Castelnuovo ed è giusto chein prima pagina un simbolo di Castelnuovo in qualchemodo appaia. Stavolta non la caratteristica merlaturadella torre, né la lunetta con Sansone e neanche l’ar-co di via Roma: qualcosa di più antico, che precedel’esistenza stessa del paese pur essendo ad essoindissolubilmente legato. Se è vero che la vita vienedall’acqua, all’acqua sono sempre stati legati gli inse-diamenti umani, e Castelnuovo non fa eccezione:Scrivia è tutt’uno con il paese persino nel toponimo,che altrimenti sarebbe solo uno dei tanti Castelnuovosparsi per l’Italia.A Castelnuovo ha vissuto Michele Mainoli, artista tra-sportato da impetuose correnti mitteleuropee ma nonper questo cieco al fascino delle acque nostrane. Hascelto la parte di Scrivia che più si avvicina al Po dellasua infanzia sannazzarese e l’ha dipinta con i suoimodi e con i suoi colori, un mosaico variopinto chescivola con calma nell’iridescenza tranquilla da seradi paese. Così vuole essere Mosaiko Kids: un pae-saggio che ci appartiene dipinto coi colori che appar-tengono a tutti, e ognuno sceglierà quello in cui è piùdolce perdersi.Dedichiamo idealmente “Lo Scrivia alla fine del suocorso” a tutti i giovani, con la speranza che riescanoa sentire l’armonia che si genera quando nessunalinea separa un colore dall’altro.

Favolarevia Editore

INSEGNATECI A CONOSCERCIC’è un solo modo perché unsimile crogiuolo di popoli eculture, religioni e lingue,possa convivere sulla stessazolla di universo in un pacifi-co e variegato amalgama.E non è un muro.Un muro non sopisce i ran-cori che custodiscono glianimi, solo i sassi non loattraversano, e non è la pie-tra, ma il pensiero che armala mano quello che più fapaura.Un muro è benzina sul fuocodell’ignoranza, sforbicia le alidella conoscenza, atterra ilvolo verso la fratellanza.Insegnateci a conoscerci, è ilpiù bel regalo che possiatelasciare in eredità al domani.Insegnateci a crescere insie-me, solo così potremo sentir-ci come parte di un unicomosaico e scoprire quantomeravigliose siano le sfuma-ture che fanno di ogni tassel-lo un pezzo unico e indispen-sabile.Insegnateci a guardarlesenza paura e non a disprez-zarle.Bisogna cambiare punto divista decine di volte perassaporare sul serio ilmondo. Guardarlo specchia-to negli occhi delle personeche incrociamo, per scoprireaspetti che il nostro orizzon-te ci aveva sempre celato.Spogliarsi dei pregiudizi edell’ignoranza che ci fannoscioccamente e pericolosa-mente sentire migliori di altri,quasi che potesse realmenteesistere una cultura superio-re, una religione preferibile oun colore della pelle che hapiù ragione degli altri di esi-stere. Insegnarci a stareinsieme si può, con scambi osoggiorni in altri paesi, con leuniversità, ma più ancoracon scuole multietnichecome quelle Europee, pur-troppo ancora limitate per lopiù ai figli di chi lavora nelleistituzioni comunitarie.Ho imparato tantissimo daimiei amici stranieri e ancoratuttavia non abbastanza,specialmente ho capito chenon c’è un modo giusto eneppure un modo solo pervivere, ma allo stesso tempoho apprezzato e riscopertoinsegnandoglieli, valori e tra-dizioni della mia italianità. Da quando conosco personedi tutti i paesi, dal Benin allaCorea, dall’Iran allaLouisiana, dall’Argentina alLibano, ogni paese è un po’come se fosse il mio e nonriesco più a restare indiffe-rente davanti a un telegior-nale. Per quanto lontani iproblemi degli altri mi tocca-no ora più da vicino e guardocon pena l’ignoranza cheancora stupidamente coltivadiscordie e partorisce guer-re.Io non riuscirei più a vede-re un nemico in nessuno diloro.

Silvia Pareti

Cercando la luce in un pozzo

Segue a pag. 2

LE MASCHERE DELL’ANIMAQUALE IMMAGINE RIFLETTE LO SPECCHIO DELLA VITA?

Diverso, è così che sei, irrimedia-bilmente diverso in ogni tuaparte. Ogni centimetro della tuapelle, ogni tuo pensiero saràdistintivo della tua unicità.Scomoda e maledetta, l’abbraccigeloso con rabbia. La tua stessaessenza sta in quello, lo pensimentre la respingi senza riuscirci,come a scacciare un’ombra cheperò è la tua. È un dono che nonti rende né peggiore né miglioredi altri, ma dà un senso alla tuaesistenza perché la rende irripe-tibile e perciò preziosa comeopera d’arte. Eppure non la vor-resti, perché bisogna averecoraggio per scrutare in profondi-tà senza paura di sporcarsi. Nonvorresti sentirti uno straniero,

quando nessuno ti capisce e i tuoipensieri mutamente urlati alvento ti allontanano da tutto e ditanto in tanto senti il bisogno diimplodere. E così, è l’istinto stes-so di conservazione che ti defor-ma per essere il più possibileuguale agli altri. Avere le stesseidee, gli stessi interessi, sentirepersino allo stesso modo. È unmodo sicuro per non sbagliare enon c’è da temere un confrontoperché nessuno metterà mai indiscussione le tue idee. Cosìanche per l’esterno, in tutte lecose. Vestirsi alla moda, anche senon ti piace, è comunque unagaranzia che verrai accettato,non ti respingeranno, non saraisolo a difendere le tue scelte,

non sarai giudicato. È difficilescegliere, tanto vale delegare adaltri, adattarsi. Tendere a unmodello comune. Si hanno menoresponsabilità così, soprattuttodelle proprie azioni e forse perquesto è più facile che le stupi-daggini si commettano in gruppo,quando si pensa con una testasola e spesso non si pensa affatto.Il rumore dei pensieri, se ti fermiad ascoltarlo, ti può fare paura.Persino il corpo, quell’involucroche abbiamo ricevuto in dotazio-ne e che avremmo dovuto un po’alla volta imparare ad amare,non ci va bene. Eh già! Perché èpiù difficile nascondere la propriadiversità se è così evidente e ognidifferenza dal modello è un difet-

L’anima non ha voce, l’anima non ha forme... l’anima si staccca dalcorpo di un bimbo, di un uomo, di una donna, di un povero vecchio...non muore... continua a cercare la luce in un pozzo... il pozzo delleillusioni, il pozzo della vita, delle contraddizioni e delle bugie... Il povero uomo cammina, cade si rialza, non si rialza... affoga nell’acquatorbida della disperazione, in un mondo dove non c’è fine ma il continuolottare, il continuo aspettare i raggi del sole, per stendere i panni spor-chi ed asciugarli dall’acqua lurida che li ha sporcati...Quel povero uomo cammina e con finti occhi vede la felicità che nongli appartiene e sente ad ogni passo quelle spine che pungono e taglia-no i piedi...Ferito e sconfitto si sdraia in un prato infinito...Gli occhi puntati in quel cielo pulito illusorio della terra incolta... Un bimbo nasce nella povertà, nella ricchezza, nella gioia, nel dolo-re...Un bimbo piange e un bimbo ride... ingenuo osserva i fiori, ingenuocrede nell’amore... un bimbo nasce e un bimbo muore...Se solo potessero gli occhi vedere i colori più accesi, solo le foglie piùverdi, solo dell’acqua pulita...Se solo potesse la voce cantare e parlare d’amore... se le mie gambenon smettessero mai di correre verso le strade contorte che portanoalla libertà.Se questo potesse accadere scalerei le più alte montagne, fino ad arri-vare in cima e toccare il cielo con un dito, fino a cogliere l’essenzadelle nuvole e portarle più in basso per farla assaporare a chi non savolare...Infinite distese di campi cosparsi di polvere dorata e di angeli che dan-zano sotto una pioggia di perle argentate.. questo è il mio sogno infi-nito...

“A volte mi capita di chiudere gli occhiE di vedere sempre quel solito quadro

Quel solito visoLe solite ombre

Ballerine che danzanoBimbi che giocano

Madri che piangono...”Angela Trausi

Foto Bruno De Faveri

Noi giovani siamo un piattodi grano. Siamo il futuronutrimento del mondo.Possediamo una smisurataenergia potenziale cheesploderà e darà buoni frut-ti solo grazie al nostro osti-nato e preziosissimo “stareinsieme”. Ognuno di noi èun universo di sogni, desi-deri, paure, aspettative edestini, buoni e cattivi, rea-listici e fantastici, chiari econfusi, e la comunicazio-ne e lo scambio sono ilnostro appiglio, lo strumen-to più genuino di cui dispo-niamo per crescere eacquistare coscienza di noistessi. Siamo simili o oppo-sti, ma comunque consa-pevolmente complementa-ri, a metà di un percorso,nè bambini né adulti, néingenui né saggi, coraggio-samente fragili. E non acaso parlo al plurale, non acaso io, un’adolescente, misento protetta e forte soloall’interno di questo sempli-ce e ricorrente “noi”.

Marta Lamanuzzi

Crescere Crescere insieme insieme

Page 2: Il Mosaiko Kids 0-2004

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Intervista al massimo responsabile scolastico della Provincia, dott.ssa Paola d’Alessandro

“Plauso a un giornale libero che aiuti i ragazzi a crescere”

Siamo pronti a fare uscire un giornale, “Mosaiko Kids”, in cui iragazzi possano esprimere il loro pensare e il loro sentire sumolti argomenti. Lei come giudica quest’iniziativa?L’iniziativa di far nascere un giornale mi sembra eccezionale.Importante è che i ragazzi possano sempre esprimersi senza condi-zionamenti ma capire, nel contempo, che la libertà è il più grande deivalori che trova il suo limite invalicabile nel rispetto e nella libertàdegli altri. Sappiamo che lei si è spesa molto per creare un legame tra lascuola e il territorio. Quali suggerimenti può darci perchè ilnostro giornale svolga questo ruolo? Scuola e territorio? Si, certamente insieme, per poter crescere eessere sussidiari l’una all’altro. Come? Beh! le iniziative potrebbero

essere molte ma provo ad individuarne almeno due: volontariato e mondo del lavoro.I “giornalisti” potrebbero, ad esempio, andare in giro per la città e ascoltare le personeanziane o con difficoltà per conoscere le loro situazioni e quindi cercare di scoprire qualisono le maggiori necessità insoddisfatte. Poi sul giornalino potrebbero dare risalto ai datiraccolti, promuovendo iniziative, con i vari enti, a favore di chi ha bisogno. Insomma inuna sola parola volontariato, che nasce però non da conoscenze apprese attraversocorsi generici ma da un approccio diretto con la realtà.L’integrazione tra scuola e territorio, in modo non soltanto formale, ma profondo,che lasci traccia nei ragazzi (e perchè no, anche negli insegnanti) come può avve-nire? E noi su che argomenti dovremmo preferibilmente puntare? Quali temidovremmo sviluppare e approfondire?La scuola deve aiutare i ragazzi a decidere “cosa farò da grande” e quindi perché nonindagare il mondo del lavoro, per provare a capire e far conoscere mediante visite, inter-viste e esperienze dirette quel mondo?L’obbiettivo principale de “Il Mosaiko Kids” è quello di promuovere o accompa-gnare il recupero di certi valori umani che la tecnologia sembra aver spazzato via,o magari soltanto messo da parte. Come vede lei questo rapporto tra tecnologia evalori umani? Possono convivere? Se si, in che maniera?La tecnologia non è antitetica ai valori umani ma è uno strumento dal quale ormai nonè possibile prescindere per lo sviluppo di una società che parta dai valori umani perraggiungere i propri obiettivi .

A voi piccoli giornalisti il mio augurio per una vita splendida e che possiate sempre averela capacità di guardarvi intorno e accorgervi che.... come dice la canzone di Modugno

“Meraviglioso, ma come non ti accorgi di quanto il mondo sia meraviglioso.........................................

ma guarda intorno a teche doni ti hanno fattoti hanno inventato il maretu dici: “Non ho niente”ti sembra niente il solela vita, l’amore.meravigliosola luce di un mattinol’abbraccio di un amicoil viso di un bambino, meraviglioso..........”

Mimma Franco

…..Anche stavolta la vulca-nica Mimma è riuscita a stu-pirci e dal suo cilindro magi-co è uscito Mosaiko-Kids.Un giornalino per i ragazziscritto dai ragazzi; un’espe-rienza che si pone in conti-nuità e si incastra come latessera di un mosaico negliideali e nelle finalità dellaCasa Editrice Favola revia.

Grazie, quindi, a Mimmaper aver dato l’opportunitàai ragazzi di esprimersi a360°, permettendo a noiadulti di essere un po’ piùvicini al loro modo di vederee vivere il mondo.Ai ragazzi della Redazionee a tutti coloro che legge-ranno Mosaiko-Kids unaugurio: come le tessere di

un mosaico siate unici e“autentici”, ma non dimenti-cate che la bellezza delmosaico sta nella comple-tezza dell’opera, quandoogni singolo pezzo ha datoil suo prezioso contributo,sempre però in sinergia contutti gli altri.Silvia Sacco Assessorealla Pubblica Istruzione

Un augurio della madrina di FavolareviaMimma Franco non finisce mai di stupirci. La Casa Editrice “Favolarevia” di cui Lei è titolare, esce oggi con “Il Mosaiko Kids”, un giornalinoper ragazzi da Lei fortemente voluto, affinché gli studenti di ogni ordine e grado possano far sen-tire la loro voce e possano anche fra loro confrontarsi.I ragazzi hanno risposto al Suo invito con molto entusiasmo, il che significa che essi hanno biso-gno di chiedere per sapere, e partecipare alla vita e al mondo che li circonda.I ragazzi hanno molto da dire e da dare: ascoltiamoli! E seriamente prendiamoli in considerazione.E nell’augurare a Mimma Franco che questa iniziativa abbia il successo delle Sue precedenti,come madrina che assiste al varo di una nave, auguro a “Il Mosaiko Kids” ….. buona navigazione!

Laura Crespellani Spantigati Comitato Provinciale Unicef di Alessandria

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LA

N AT U R

A N EL C ESTO

In base alla mia personale esperienza, invito i giovani a conoscere e apprezzare ciò checi circonda, vicino o lontano che sia. A giocare con gli amici nei prati, nei boschi, sullaspiaggia, circondati da fiori, animali, colori diversi a seconda di dove ci si trova. A girareper riscoprire beni materiali e immateriali di amene località escluse dai flussi turistici dimassa e a desinare in ristoranti e osterie fuori porta che ripropongono cucina del territo-rio: non dobbiamo avere paura del diverso, se impariamo a conoscerlo, scopriremo cheè simile a noi.

Chiara Parente Presidente Commissione Consigliare

Cultura di Castelnuovo Scrivia

Via San Damiano, 3Tel. 0131 823153 - Fax 0131 855640

15053 CASTELNUOVO SCRIVIA (AL)

Mimma Franco crea una cosa all’anno. E solitamente lo fa con grande impegno, con pas-sione per la gente e per il proprio paese. Ha inventato una griglia in cui incasellare le tes-sere di un mosaico. I ragazzi e le ragazze, i bambini e le bambine, porteranno una tes-sera, frutto della loro esperienza. Scrivono su un nuovo giornale di loro e degli altri, inter-vistano personaggi più o meno noti, si interrogano sui perchè quotidiani, cercano dirispondere alle mille domande di ogni giorno. Il giornale viene distribuito con quello del-l’amministrazione comunale e arriverà in tutte le case del nostro paese e della BassaValle Scrivia.L’augurio è quello di una lunga vita. Che a questo numero ne seguano altri, che piaccia,che sia coinvolgente, che permetta a ognuno di noi di esprimersi.Benvenuto quindi a Mosaiko Kids, benvenuti a tutti voi giovani scrittori, giornalisti e invia-ti... molto speciali.

Gianni Tagliani, Sindaco di Castelnuovo Scrivia

Tessere

to. Trucco, lifting, diete, tuttotende all’irraggiungibile. Così,per proteggere quello che abbia-mo dentro e che non siamo sicuriche il mondo accetterebbe, cinascondiamo dietro una masche-ra, che sorride anche se siamotristi, che annuisce quando vor-remmo contestare, per presenta-re agli altri un’idea di noi filtra-ta, distorta come su uno specchioirregolare. Una scelta comoda ecome quasi tutte le scelte como-de, una scelta sbagliata. Cosìperdiamo buona parte dellanostra personalità e della nostrafantasia e restiamo angeli a terracon le ali ben nascoste sotto ivestiti, per poi magari svelarci

solo in una fredda Chat, perché lìnon dobbiamo temere nulla, c’èun altro scudo a difenderci secaliamo la maschera dell’anima.Uscire dal costume con cui cirivestiamo con cura ogni giornoprima di affrontare il mondo vuoldire ammettere di essere soli,vuol dire camminare nudi sottogli occhi di tutti, sotto i loro giu-dizi avvilenti, sotto le intemperieche sferzano le strade dellaterra. Costruire e piangere quan-do i nostri castelli di carta si ridu-cono a cenere e le certezze den-tro le quali ci barricavamo svani-scono infrante sul muro dellarealtà. Forse, ma vuole anchedire iniziare a vivere, liberi di

seguire istinto e coscienza e dicrescere, imparando a conoscereprima di tutto noi stessi.Camminare su un terreno diffici-le, in una fitta giungla in cuiaprirsi a fatica la strada, ma libe-ri di scegliere ogni istante la dire-zione, senza certezze probabil-mente, senza un solco comodo,collaudato, ma che come un bina-rio porta solo dove lui vuole.Così in ogni specchio sarà sempli-cemente la nostra immagine asorriderci.

Silvia Pareti

Foto Bruno De Faveri

Siate unici e “autentici”...

Non dobbiamo avere paura del diverso...

S e g u e d a l l a p r i m a p a g i n a

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HairStyle

Via G. Carducci26

27035 Mede

Un tenue azzurro ricopre i tetti

della città; le nuvole si fondono

armoniosamente con l’accen-

no di grigio del cielo. Giunge in

lontananza e si disperde il

melodioso suono delle campa-

ne che può allietare i nostri

animi, la nostra spiritualità. Si

librano, alti e leggeri, gli uccel-

li migratori, sparsi nell’etere

come le biglie di un bambino in

riva al mare: bagnate dall’ac-

qua marina, rifulgono i mille e

più colori dei raggi solari.

Io siedo qui, davanti alla fine-

stra della mia camera: una

luce pallida, lattiginosa, illumi-

na la stanza. Osservo.

Silenziosamente, ritorno ai

momenti trascorsi in Francia,

alle emozioni e alle esperienze

maturate. Ricordo, con nostal-

gia, i luoghi visitati ed impressi,

per sempre, nel mio animo. Tra

tutte le immagini, una emerge

più nitida e splendente: la resi-

denza dei Papi ad Avignone.

Un’immensa piazza, chiara,

introduce alla magnificenza.

Una luce viva, dorata, si

rispecchia su ogni singolo mat-

tone, ogni frammento d’anima.

Le torri, i bastioni, le due

guglie… ciascun elemento si

presenta ai nostri occhi incan-

tati così com’era stato plasma-

to dalla mano dell’artista. Tutta

la residenza è ricoperta da

questo sottile e delicato velo

ornato di candidi pizzi. Anch’io

sono circondato da questa

luce, da questa dolcezza.

S’agita dentro il mio “ego” un

turbine di emozioni, una grade-

vole effusione di stupore mista

a gioia, a meraviglia. Di fronte

a tanta imponenza, è presente

un’aura sacrale. Ogni stanza,

anche la più piccola, è racchiu-

sa in questo splendido gioiello.

L’emozione di poter cammina-

re nelle stanze, di sentire l’ani-

mo della storia, il suo respiro:

ascoltando attentamente,

posso ancora udire le voci

gravi dei cardinali e dei papi

trecenteschi. Accompagnato

da questi miei pensieri, mi

ritrovo nella cappella di

Clemente VI. L’anima si solle-

va da terra, dall’involucro cor-

porale e si alza verso l’alto,

fino a toccare l’immenso

amo re del Signore.

Da una finestra

entra un raggio di

sole: riflettendosi sul

pavimento, irradia di

una luce divina, di

una dorata melodia

le ampie volte della

cappella. Sull’altare

posso percepire,

con ogni singolo

atomo dell’essere,

la vera effusione

dello Spirito Santo,

il Lógos, il verbum

che è venuto in

mezzo a noi.

Insieme alle imma-

gini delle allegorie

naturali nella stanza

papale e della

Madonna che,

“vestita di sole”,

domina Avignone

dall’alto, ritorno lentamente

alla realtà tortonese.

Penso, ancora una volta, all’at-

mosfera medioevale che

riesco a trovare, nella mia

regione, solo nelle feste di

rievocazione storica a

Castelnuovo, ad Avolasca,

nello splendido castello di

Piovera.

Nei giorni della gita in

Provenza sono riuscito a

rispolverare e a riportare come

nuovo quel vecchio orologio

che, con il suo infinito ticchet-

tio, il suo continuo scorrere di

ore, minuti, secondi, millesimi

e millenni, è sempre stato

nascosto in una tasca del mio

impermeabile.

Stefano Giuliano

E’ forse preferibile a volte una visione fal-sata ma meno cruda della storia ad unainvece più forte ma senza dubbio piùrealistica?

Questo è il dilemma che in molti si sono posti vedendo il chiaccheratissimo e attesissi-mo film di Mel Gibson, *The Passion*, dedicato alle ultime dodici ore di vita di Gesù.Molte critiche hanno accompagnato la sua uscita: alcuni l’hanno descritto come un merotripudio di sangue e violenza, diseducativo ma soprattutto antisemita.Non riesco a trovarmi d’accordo, anzi: come lo si può accusare di antisemitismo? Sìforse nella scena in cui i Sacerdoti discutono nel Sinedrio si poteva fare qualcosa di più:troppi i silenzi, le pause e soprattutto l’assenza di alcune figure importanti comeGiuseppe D’Arimatea che sappiamo intervenne in difesa di Cristo, ma ciò non basta perfare di Mel Gibson un novello Hitler e ritenere il suo film un deliberato attacco contro ilpopolo ebraico.D’altronde furono i Sacerdoti ebraici a consegnare Gesù ai Romani ealcune fazioni del popolo furono favorevoli alla sua crocifissione, e questa è una realtàstorica e oggettiva, non la si può certo omettere.La forte violenza è poi secondo me in parte giustificata: non credo proprio che il Calvariodi Cristo sia stata una piacevole passeggiata, anzi, la crocifissione era una delle peneideate dai Romani più dure e aspre, che portava ad una morte lenta e dolorosa, MelGibson mostra ciò che Cristo probabilmente subì davvero, senza risparmiarsi i partico-lari, anche quelli più macabri.Vedendo i venti contestatissimi minuti di flagellazione e anche i momenti successivi nonsi può certo rimanere indifferenti: si è portati a riflettere: se credenti, a quanto Dio soffrìper l’umanità senza pretendere nulla in cambio, tranne che un mondo migliore; se noncredenti, a quanto soffrì un uomo che aveva osato predicare l’amore e l’uguaglianza inuna società che basava la propria economia sulla schiavitù e non era ancora pronta adaccettare questi rivoluzionari concetti.Un conto è sentire in Chiesa, senza magari alcun particolare interesse da parte nostra,il sacerdote che legge la Passione, un altro è vederla coi nostri occhi sul grande scher-mo: si ha l’impressione di assistere personalmente alla sofferenza di Cristo e la scelta,unica prima d’ora, di far recitare gli attori in latino e aramaico ci rendono completamen-te partecipi degli eventi narrati.E’ la storia di un uomo, non di un Dio, e proprio per questo è ancora più straordinaria. Laparte divina di Cristo emerge solo alla fine, quando assistiamo, in una scena molto brevema suggestiva, alla sua resurrezione. Questo momento fondamentale è messo in secon-do piano, e proprio questo è stato oggetto di aspre critiche da parte dei detrattori del film;ma tuttavia trovo condivisibile la scelta del regista: il tema principale era quello dellaPassione, non della Resurrezione.Bisogna ammettere che il sangue versato è veramente tanto, ma sinceramente preferi-sco vederlo scorrere in un film di questo tipo piuttosto che in uno di quei film d’azione chevanno molto di moda adesso. Se confrontiamo la Passione di Mel Gibson con un altrocapovaloro cinematrogafico riguardante lo stesso tema, la Passione di Pasolini, recen-temente restaurata, non possiamo fare a meno di notare quanto i due film siano pro-fondamenti diversi. Anche Pasolini ci racconta con scene colme di pathos gli ultimi atti-mi di vita di Cristo, senza però far ricorso alla violenza, anzi. Questo non è solo dovutoalla diversa sensibilità dei due artisti, ma anche ai diversi tempi in cui sono stati girati. Ainostri giorni, in cui la violenza è ormai ovunque, su giornali, libri, ma soprattutto sul tele-schermo un film narrante un supplizio, che mira a scuoterci nel nostro intimo non puòessere privo di scene violente e realistiche, e sicuramente Mel Gibson è riuscito nel suointento di far riflettere, perché quasi tutti, sicuramente, hanno sentito parlare di “ThePassion” e ha suscitato forti reazioni, sia positive che negative, in coloro che l’hannovisto. Credo che tutti gli spettatori all’uscita della sala abbiano sentito qualcosa e nonsiano rimasti con quella strana sensazione di…vuoto…che molto spesso si prova dopola visione di uno dei quei tanti insulsi film che troppo spesso andiamo a vedere. Inoltre“The Passion” è riuscito a riportare all’attenzione della gente un personaggio un po’ trop-po spesso dimenticato: Gesù. Quanti libri e quanti articoli di giornale che lo riguardanosono usciti in questo ultimo periodo. In alcuni casi si è fin esagerato, ma forse è un bene, così ci si ricorderà di lui ancora perun po’…speriamo almeno fino all’uscita del prossimo film dedicato a lui!

Livia Granata

Una lieve melodia dorata ÒThe PassionÓ

Centro Estetico

e Solarium

Eleonora e Silvio

Via Carducci 24/26

27035 Mede (Pv)

Tel. 0384 805470 Progetto grafico

Progetto grafico

Page 4: Il Mosaiko Kids 0-2004

4

M U S I K A N D OM U S I K A N D O

Quest’estate ci sono state tre band in parti-

colare che hanno fatto il loro debutto sulla

scena musicale, facendosi subito notare per

la loro bravura e per la loro grande pas-

sione per la musica rock e punk.

Parliamo per primi dei Good Charlotte, un

gruppo di ragazzi americani, precisamente

del Maryland. La band fu fondata nel-

l’aprile del 1995 ed è composta da Joel e

Benji Madden, due fratelli gemelli, e dai

loro amici Billy e Paul. Il nome del gruppo

deriva dal titolo di un libro per bambini e

come tanti altri prima di loro hanno dovuto

lavorare sodo e fare tanta gavetta prima di

vedere le luci della ribalta. Dapprima i due

fratelli Beji e Joel studiarono, il primo chi-

tarra e il secondo canto, come autodidatti

perché il bilancio economico di famiglia

non permetteva loro di prendere lezioni.

Dal 1995 (con l’entrata nella band di Paul e

Billy) al 2000 furono anni di duro lavoro

per la pubblicazione nel 2000 dell’album

“Good Charlotte” e nel 2002 di “The

Young and The Hopeless”, che li ha portati

al successo. Le canzoni dell’album sono in

chiave allegra e briosa, ma trattano temi

seri e importanti, soprattutto per i due

gemelli, come i sentimenti che provano per

il loro padre, che li ha abbandonati da pic-

coli, lasciandoli con la madre, e che non si

è più fatto rivedere. Da canzoni come

“Emotionless” e “Say anithyng” quindi

ecco apparire la loro vena malinconica, non

solo nella melodia ma anche nei testi.

Ovviamente non mancano i riferimenti in

senso ironico all’amore ( alla ragazzaccia a

cui è dedicata “Riot girl”, che picchierebbe

volentieri Christina Aguilera e Britney

Spears) a alla società conformista che ci

circonda ( che è illustrata benissimo in

“The anthem”). Parliamo ora degli

Evanescence, gruppo dark proveniente da

Little Rock, una cittadina dell’Arcansas. Il

gruppo è particolare da punto di vista dei

suoi componenti, in quanto la voce, nonché

colonna portante della band è Amy Lee,

una ragazza appena ventenne (gli altri com-

ponenti sono tutti più vecchi)dall’indubbio

talento e con una voce da far venire i briv-

idi. Fu scoperta dal chitarrista Ben Moody,

che l’aveva sentita suonare al pianoforte

una versione velocissima di “I’d do

anithing for love” dei Meat Loaf. Così l’ha

voluta successivamente incontrare per

chiederle di cantare con lui.

Lei accettò, così alla fine

degli anni ’90, con l’entrata

a far parte della band di John

Le Compt (chitarra) e di

Rocky Gray (batteria), la

band era formata. Alla fine

del 2002 il loro album di

debutto,”Fallen”, fu finito di

registrare negli studi di

L.A..Il primo singolo estrat-

to dall’album,”Bring me to

life”, è stato anche colonna

sonora del film della Warner

Bros “Daredavil” sul

supereroe cieco della serie di

fumetti della Marvel. La loro

musica è piuttosto complica-

ta e densa di significati, con frequenti rifer-

imenti alla morte e, soprattutto, a un amore

talmente forte da durare anche dopo di

essa. Questi sono i temi che la voce di Amy

Lee urla con disperazione per tutto il CD,

creando in chi lo ascolta molte sensazioni e

sentimenti contrastanti. Amy e Ben, che

sono uniti da una forte amicizia, dicono di

scrivere per il loro cuore, per dar sfogo ai

loro pensieri.

Infine parliamo dei Simple Plan, compatri-

oti dei Sum 41 che si ispirano ai Blink 182.

Cresciuti a Montreal, nella provincia

canadese del Quebec, gli amici del liceo

Pierre Bouvier (voce), Jeff Stinco (chitar-

ra), David Desrosiers (basso), Sebastien

Lefebvre (chitarra) e Chuk Comeau (batte-

ria), iniziarono a suonare all’età di 13 anni.

La loro prima band si chiamava The Reset.

Dopo una breve interruzione della loro

attività, i ragazzi rinominarono il gruppo

Simple Plan. Il loro album di debutto, “No

Pad, No Helmets…Just Ball” è uscito nella

primavera del 2003. E’ un disco in chiave

Nu-Punk che contiene collaborazioni

importanti come quella con Joel Madden

dei Good Charlotte e Mark Hoppus dei

Blink 182, che, oltre a cantare compare

anche nel video di “I’d do anithing”.

Insomma, 12 brani che parlano dei proble-

mi dei genitori con scuola, genitori & Co.,

ma che trattano anche temi più seri come la

ricerca di un posto nella società, senza però

rinunciare alla spensieratezza tipica del

punk-rock, al divertimento e allo skate.

Elena Rota

Gruppi emergenti: Good Charlotte, Evanescence, Simple Plane

Circa un anno fa, duran-te una lezione di canto,mi è capitato di ascol-tare una cover di unvecchio brano. La can-tante aveva una vocemorbida e limpida,faceva uno stranoeffetto, non era comele tante voci che sisentono di solito, stettiad ascoltare e nonpersi nemmeno unanota. Dopo qualchemese mentre riordina-vo i cd, me ne ritrovaitra le mani uno, senzanessun titolo, uno diquelli dei quali, solita-mente, ignori a priori ilcontenuto. Per curiosi-tà misi il cd nello stereoe subito riconobbi lastessa canzone che avevo ascoltato mesi prima, era di nuovo quella voceche mi aveva colpita tanto, che mi aveva trasmesso tante emozioni in soli 3minuti di brano. Volli sapere immediatamente qual’era il nome di questa arti-sta, questa splendida interprete. Scoprì che si chiamava Eva Cassidy ed eraamericana, sì, era, perché la sua carriera si interruppe tragicamente nel1996 a causa di un melanoma che se l’è portata via a soli 33 anni. Prima diallora, era solo una talentuosa misconosciuta artista, che non riuscì ad affer-marsi quand’era in vita forse a causa della versatilità della sua voce, tropposofisticata per il pubblico pop e troppo aggraziata per gli appassionati deljazz e del blues, come dicono le testimonianze di chi le fù più vicino. La suapopolarità arrivò solo dopo la sua morte, quasi per caso, con la pubblicazio-ne di dischi postumi e la scalata delle classifiche inglesi. Un miscuglio tra,Aretha Franklin, e le grandi cantanti soul, naturalmente dotata, ispirata edincantevolmente istintiva, che parla direttamente all’anima e della quale cisi è accorti troppo tardi, per colpa di un sistema discografico incapace, trop-po spesso cieco sopratutto di fronte ad una voce mai sentita, una voce cheora non c’è più, una voce sopra l’arcobaleno.

Sara Serafin

I GIOVANI IN BRANCO

Il gruppo è un tema delicato per gli ado-lescenti, perché rappresenta uno deinostri valori principali e, in ogni paeseche si rispetti, schiere di ragazzi sorri-denti affollano ogni strada. Accomunatidalle stesse passioni, dal modo di parla-re, ma soprattutto di sognare, i ragazzidel nuovo millennio si muovono in bran-co, con la musica nelle orecchie e tantavoglia di stare in compagnia. Davanti agliocchi hanno tutti la stessa linea di pen-siero, convinti che se non la avranno,saranno giudicati aspramente e severa-mente dal resto del gruppo. Le compa-gnie buttate sulle panchine dei parchisono un modo piacevole per passare ilunghi pomeriggi, o sono solo uno scudo,che protegge ogni singolo componentedel gruppo dai graffi brucianti di qualcheardita critica o dai problemi personali,

che oscurano l’orizzonte davanti ai nostriocchi?Abbiamo paura, e ogni giorno di più, didoverci trovare da soli a prendere unadecisione importante, di aver bisogno diqualcuno e non sapere a chi rivolgersi.Gli adolescenti della nuova generazionesono terrorizzati dall’idea di essere giudi-cati e si rifiutano di crescere, scaricandole proprie responsabilità sul gruppo. Ilconcetto di gruppo è intriso nel sangueumano, il nostro DNA ci segnala il conti-nuo bisogno di stare insieme e confron-tarci. Ma non c’è speranza.L’uomo è nato con il gruppo, ed è desti-no che rimanga lì, in una confusione tota-le di idee e con volti diversi che si avvi-cendano. Il gruppo, l’associazioneumana per eccellenza, è destinato a nonmorire mai.Ma è giusto camminare sempre al fiancodi qualcuno?

Flavia Melis

Over the rainbowPer un giornale speciale

Sara Serafin con Irene Grandi

Page 5: Il Mosaiko Kids 0-2004

Intervista al Dott. Fabrizio Palenzona

Dal momento che Lei è il Prefetto dellaProvincia di Alessandria, volevo porLe alcu-ne domande.Cosa ne pensa di questa iniziativa?Ma è molto bella, voi bambini siete portatoridi questa iniziativa. Anche se io sono unuomo dello Stato, sono profondo assertoredi questi grandi valori, più che della nazione,dei valori dell’Uomo perché la società di oggiè quella del futuro e sarà formata da uominisempre più pronti, preparati che hanno biso-gno di avere una base solida seguendo deigrandi valori. Se non ci sono dei grandi valo-ri la società manca di quelli che sono gli ele-menti fondamentali: su questo il nostroPresidente della Repubblica è un grandemaestro.Signor Prefetto, che cosa si può fareaffinché i bambini si sentano più sicurinelle città e nei paesi?Ecco, innanzitutto quello che conta è la soli-dità della famiglia. La famiglia è alla basedella società e delle comunità. Come tu sai,nella nostra provincia ci sono tanti piccolicomuni ed ogni comune è formato da tuttequeste famiglie con i loro bambini che cre-scono in un ambiente, questo deve essereun ambiente sano, un ambiente che diaanche la certezza del diritto alla legalità. Èimportante che nella nostra nazione i cittadi-ni collaborino con le Forze dell’Ordine, tutticittadini senza alcun limite di età , dalla piùpiccola come voi, all’età adulta quando sidiventa dei papà e dei nonni. Questo perpoter crescere tutti insieme in un mondo, inuna comunità che abbia veramente lo Statocome esempio di riferimento. Questa è lasicurezza intesa non soltanto contro i delin-quenti o coloro che violano la Legge, masicurezza sociale in generale, e qui i bambi-ni hanno un ruolo fondamentale nella fami-glia, perché trascinino i genitori verso quelliche sono i grandi ideali della comunità.Perché i bambini sognano la pace e igrandi fanno la guerra?

Questo è un grande problema perché lapace è il grande obbiettivo dell’umanità.Vivere in tutti i paesi del mondo in condizio-ni di pace e di serenità è quello che il nostroSanto Padre auspica continuamente e chechiede all’umanità. Purtroppo oggi viviamoin un mondo in cui il terrorismo sta creandotanti problemi a tutti gli stati. Si chiede unio-ne, compattezza, oltre che per sconfiggereil terrorismo, anche per riunire tutti i paesipiù ricchi nell’aiutare i paesi del TerzoMondo dove, oltre alla guerra, c’è la fame.Non dimentichiamo che la fame è uno deigrandi problemi del Terzo Mondo, dove ognigiorno muoiono tantissimi individui, per cuibisogna lottare. Il Santo Padre ha chiesto atutti i paesi ricchi di cancellare i debiti deiPaesi più poveri, di aiutarli a crescere, diaiutarli ad uscire dal loro isolamento, quindiche ci sia la pace e una grande solidarietàinternazionale.Anche se siamo piccoli pensiamo all’am-biente. Sappiamo che in Provincia cisono fabbriche che possono essere peri-colose. Come ci si difende?Questo è un grosso pensiero che io hocome Prefetto, quello di curare i piani diemergenza e fare in modo che la gente cheviene all’interno di questi grossi impianti ealtri più piccoli, possa essere più sicura. Lasicurezza è il perno di questi impianti e suquesto ci stiamo battendo. I piani di emer-genza si stanno preparando, alcuni sonogià fatti ed in vigore. Io dico sempre chequeste aziende devono investire in sicurez-za cioè realizzare tutte quelle opere che,all’interno dell’impianto, rendono sicuro ilfunzionamento di queste strutture; in parti-colare curare le emissioni, le sostanze chefuoriescono dai camini, garantire il controllodei macchinari in modo che periodicamenteci sia sempre qualcuno, tecnici in particola-re, che verifichino le condizioni di funziona-mento.Cosa pensa che si possa fare per miglio-rare la vita dei bambini nella nostraProvincia?Questa è una bella domanda, perché la vitadei bambini è importante. Come dicevoprima i bambini rappresentano il fondamen-to della futura società, per cui occorre che leattenzioni maggiori siano proprio verso diloro. Anzitutto in campo sanitario è fonda-mentale che le famiglie siano adeguata-mente informate per tutelare la crescita eper prevenire le malattie infettive. Una cre-scita sana in ambienti sani senza l’inquina-mento del quale abbiamo detto. InAlessandria come nelle altre città è un pro-blema molto sentito ma le autorità curanomolto che gli inquinamenti, sia atmosfericiche territoriali siano combattuti. Abbiamodegli organi regionali come l’ARPA che curacostantemente il territorio. Abbiamo organisanitari che si occupano anche di ambientee della cura dei bambini, anche di quelliextracomunitari che stanno diventandonumerosi e che saranno anche loro nel futu-ro della società. Io ritengo che da noi la curadella salute e dell’educazione a scuola siaabbastanza valida.Mi racconta un ricordo della sua infan-zia?Mio padre era un Maresciallo di PubblicaSicurezza, il vecchio Maresciallo che hacombattuto anche in guerra. Di mio padre hoquesto bellissimo ricordo: oltre all’occupa-zione e al sacrificio che ci ha insegnatosenza alcuna ricompensa, ha lavorato per loStato e ha dedicato la vita alla sua profes-sione. Io ero un ragazzo come te e ricordoche un bandito fu catturato da mio padre,scontò la sua pena e quando uscì dal carce-re venne a casa nostra, a trovare mio padreper ringraziarlo, perché lo aveva aiutatoanche nella vita privata subito dopo il carce-re. Per cui questo episodio mi è rimastoscolpito nella memoria, in me ragazzo, e miha aiutato nella vita a ricordare che tutto ilbene che si fa per gli altri ritorna sotto formadi grandi meriti, riconoscimenti, quei valori,quegli ideali di cui abbiamo parlato prima.

Stefano Pugliese

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Mini Reporter: (opinioni a confronto)

Intervista al Dott. Vincenzo PellegriniIn relazione alla carica che ricopre volevofarle alcune domande:Cosa possono fare gli amministratoriper migliorare la vita dei bambini?Innanzitutto gli amministratori possonomigliorare la condizione sociale dei bam-bini svolgendo il loro lavoro in modo cor-retto. I bambini che sono sin da piccolicatapultati nel modo del lavoro, ossiaimpegnati in attività scolastica, devonoessere assicurati dagli amministratoristessi circa la loro crescita. Ci si proponecosì una scuola fornita di tecnologieavanzate, luoghi adatti a pratiche sportivee mezzi in grado di formare culturalmenteil bambino.Quali soluzioni ci possono essere perliberare il mondo dai troppi rifiuti?L’ambiente è una casa comune. Se ladistruggiamo dove potremmo vivere’?Un tempo si pensava che la naturadovesse solo dare all’uomo ciò che desi-

derava, oggi avviene l’esatto contrario, cioè se vogliamo ricevere dalla naturadobbiamo darle qualcosa in cambio.Lei crede che le nuove tecnologie possano dare più democrazia?Le nuove tecnologie sono utili all’uomo se utilizzate in maniera corretta.Infatti possono essere utili per la crescita della persona umana e possono diven-tare strumento di eguaglianza e non di separazione fra i vari individui.Ad esempio la bomba atomica è un prototipo di tecnologia usata in manieranegativa, cioè come strumento di distruzione di massa.La tecnologia è comunque positiva, dipende dall’uso che l’uomo ne fa.Secondo Lei sarebbe utile per un mondo migliore se i politici ascoltasserodi più i bambini?La politica è indispensabile per la vita di ogni uomo. Sono i cittadini a dover impe-gnarsi per costruire il loro futuro. oggi vi è la tendenza a considerare la politicanegativamente o addirittura a non considerarla, svalutando e ignorando il ruolodelle elezioni.Cosa ne pensa Lei dei prigionieri italiani in Iraq e dell’uccisione di uno diessi?Nei loro confronti la solidarietà deve essere tanta; la missione italiana in Iraqvoleva essere una missione di pace, sfociata invece in una situazione interna dimassacri, comunque non è il momento di abbandonare il popolo iracheno. A mioparere la guerra non è lo strumento adatto a risolvere dei problemi, soltanto conla democrazia e la diplomazia si può ottenere un mondo di uguaglianza.Vorrei anche domandarLe qual’è la Sua posizione riguardo lo sfruttamentodel lavoro minorile.La vergogna dello sfruttamento minorile deve finire. Deve essere denunciata dachi ne è a conoscenza in modo da sradicarla completamente dal mondo.Secondo il mio punto di vista l’unico motivo per cui lo sfruttamento esiste è cau-sato da coloro che hanno interesse a chiederlo.Secondo Lei è corretto l’utilizzo di energie alternative?Penso che le energie alternativepresenti in italia, come per esem-pio i pannelli solari in Sicilia e gliimpianti eolici in Sardegna, nondebbano essere paragonati alleenergie tradizionali in quantoentrambe importanti e funzionali,ma molto differenti tra loro.

Stefano Pugliese

Il tema del giorno: “Sono venuto ad informarLa che a Castelnuovo Scrivia, grazie alla casa editrice FAVOLAREVIA e al Comune, è nato un giornaleche si chiama “IL MOSAIKO KIDS” aperto ai ragazzi di tutte le scuole, di ogni ordine e grado della Provincia di Alessandria.In questo giornale i ragazzi possono scrivere quello che desiderano, comprese le denunce dei problemi della scuola e della società in cui vivono”.

Page 6: Il Mosaiko Kids 0-2004

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E’ un trentaseienne diaspetto giovanile con ilquale ci si sente subito aproprio agio, è diplomatoperito agrario al Gallini diVoghera ed è impiegatopresso la Ditta Giglio.Svolge anche attività digiornalista ed è iscrittoall’Ordine dei giornalisti delPiemonte e della Valled’Aosta.E’ un tipo sportivo a cuipiace fare movimento,corsa, jogging e fino al2000 ha arbitrato partite dicalcio; ama la cucina roma-

na, in particolare i bucatiniall’Amatriciana e i carciofi.Secondo Lei perchéquando chiediamo ad unbambino “cosa vuoi fareda grande” nessuno dice“il Sindaco”?“Io penso che un bambinonon sappia esattamentequale sia il ruolo ben preci-so del Sindaco e per questomotivo non si esprima in talsenso”.Ci dice come trascorre Lesue giornate?“Mi alzo al mattino, un po’tardi perché mi piace dormi-

re (è un mio difetto), alle9,00 vado in ufficio al lavoroed alle 12,00 vengo inMunicipio e ci rimango finoalle 13,30, poi vado a casae alle 14,30 vado al lavorofino alle 19,00, dalle 19,00alle 21,00 faccio attivitàsportiva o sbrigo i mieiimpegni. Quattro sere susei dalle 21,00 alle 23,00sono in Municipio, dopo le23,00 faccio un salto al bare poi esco, così la giornatafinisce”.Noi vediamo sempre iSindaci vestiti di tuttopunto in giacca e cravat-ta, lei si trova più a suoagio vestito così o inmaniera più comune?“Non sono molto rispettosodell’abito o dell’uniforme,infatti fra mezz’ora sarò aTortona per l’inaugurazionedel COM dove saranno tuttiin giacca e cravatta ed ionon lo sarò. Sono infattimolto informale nel vestirerispetto agli altri sindaci,tranne che nelle manifesta-zioni ufficiali, ad esempiodomani 25 aprile festa dellaliberazione dove anch’iometterò l’abito. Mi adeguoalla massima che dice ‘l’a-bito non fa il monaco’”.Se non sbaglio Lei non èsposato. Le piacerebbesposarsi ed avere deifigli?“Personalmente sono sem-pre stato uno spirito moltolibero e con i bambini ho un

rapporto praticamente quo-tidiano per gli impegni cheho con la scuola e per lafunzione di Sindaco. Misono simpaticissimi i figlidegli altri genitori, non misento preparato ad avernedi miei e preferisco quindinon impegnarmi”.Se Lei avesse a disposi-zione una grossa sommadi danaro cose Le piace-rebbe ancora realizzareper Castelnuovo?“Nel programma dell’Ammi -nistrazione abbiamo quasicompletato tutto, abbiamoavuto un occhio di riguardoper gli anziani, infatti neiprossimi due anni sarannoultimati i lavori di ristruttura-zione della casa di riposo eil centro anziani al ReginaElena. Per quanto riguardai ragazzi penso che ora lestrutture scolastiche sianoabbastanza accoglienti, tral’altro a breve procederemoal rifacimento dell’intonacodella scuola elementare,così con il tetto ed i sistemidi sicurezza anche l’interve-to alla scuola elementare sipuò considerare ultimato.Mi piacerebbe poter fare unparco giochi particolareanche se, francamente,noto che nonostante ci sia ilparco giochi Davide all’areaCrespi che inizia ad esserepiù utilizzato, quello apalazzo Centurione, anchese meno bello, è più fre-quentato perché più como-

do e più pratico per i genito-ri. Un parco giochi partico-lare magari lo studieremo,forse dopo il 2006”.Le è mai capitato di dire –‘basta adesso si fa comedico io perché io sono ilSindaco’?“Si certamente”!In quale occasione?“L’occasione non la ricordo,ma è capitato più di unavolta. Il Sindaco ha ancheun ruolo dirigenziale, edessere un dirigente signifi-ca prendere le proprieresponsabilità ed agire inmerito”.A Castelnuovo si vedonosempre più facce nuove edi tanti colori. Lei cosa nepensa?“Io sono molto contentoperchè penso che quandoavrò raggiunto l’età dellapensione certamente lasocietà italiana ed europeasarà multietnica ed è giustoche sia così. Io sono con-vinto che vada concessa lapossibilità di ingresso e diuscita dei cittadini fra i varistati ed è opportuno che leamministrazioni locali, pro-vinciali, regionali e le forzedi polizia debbano conti-nuare ad assicurare la lega-lità.Ciò significa che come cisono delle persone pocoraccomandabili tra gli italia-ni, ci sono anche fra coloroche arrivano, quindi toltequeste mele marce penso

che il resto sia accettato,anche con favore, dallapopolazione italiana, non-ostante campagne di odiorazzista che di tanto in tantovengono portate avanti”.Perchè le persone adulte,quando succede qualchecosa, o bisticciano fra diloro, vogliono sempreandare dal Sindaco?“Principalmente si rivolgonoal Sindaco quando hannoproblemi o litigano con laPubblica Amministrazione.Personalmente, solo in dueoccasioni che fortunata-mente hanno avuto esitopositivo, sono stato inter-pellato ed invitato ad inter-venire per dirimere una litefra due cittadini. In genere,quando vi sono dispute fraprivati, i più facinorosi sirivolgono direttamente alTribunale. Dal Sindaco ven-gono principalmente perdiverbi e problemi conl’Amministrazione: il fossoche non scarica bene l’ac-qua, la strada rotta davanticasa e simili. Si fa il possi-bile per risolvere il proble-ma, a volte si riesce bene ea volte si riesce meno,comunque si cerca di fare ilpossibile”.Ringrazio il Sindaco GianniTagliani, anche a nomedella redazione, per la suadisponibilità e la piacevolechiacchierata

Giovanni Mensi

Intervista al Sindaco di Castelnuovo Scrivia Gianni Tagliani

PP ii cc cc oo ll ii aa rr tt ii ss tt ii LA LIBERTàP A R L O D I U N M I O A M I C O

A me piaccionomolto gli animali, inparticolare il caval-lo: e' un animalealto, snello ed ele-gante, di carattereg i o c h e r e l l o n eanche se a volteimprevedibile per-ché pauroso efacilmente spaven-tabile, comunquesempre intelligen-te.

Sono ormai due anni che vado a cavallo in un maneggio e vorrei che moltibambini sperimentassero questo sport, in particolare quelli portatori dihandicap perché per loro sembra essere molto utile.E' anche uno sport fisicamente molto impegnativo ma pur sempre diver-tente e che permette di stare all'aria aperta. Carlo Guida

Un ringraziamento speciale al sinda-co Gianni Tagliani e all’Ammi -nistrazione comunale per aver datospazio e importanza alla voce di noigiovani, per averci permesso di espri-mere pensieri, idee e fantasie senzacatene e senza giudizio, stimolandola nostra creatività e spronandoci ascoprire e trasmettere qualcosa in piùdi noi stessi. Grazie di cuore a MariaSerafini e a tutti gli sponsor che cihanno dato la possibilità di realizzareil nostro progetto.

Marta Lamanuzzi e la Redazione

A nome mio e della redazione porgo ipiù sentiti ringraziamenti al Prefetto diAlessandria dottor VincenzoPellegrini, al Presidente dellaProvincia dottor Fabrizio Palenzona,e alla dott.ssa Paola D’Alessandrodirigente C.S.A. di Alessandria per ladisponibilità e l’interesse con cuihanno accolto la nostra iniziativa.Non solo hanno dedicato parte delloro prezioso tempo alle interviste deinostri piccoli cronisti, ma hannoanche avuto parole di lode per il neo-nato progetto “Mosaiko Kids” e diincoraggiamento a proseguire concostanza nell’ attività giornalistica.

Livia Granata e la Redazione

Progetto grafico e impaginazione: FavolareviaFotografie: Bruno De Faveri

RedazionePresidente: Mimma FrancoAnna Bruni- Marziano Allegrone -Alessandro Pugliese

Silvia Pareti (Capo redattore)Marta Lamanuzzi (Capo redattore)Livia Granata (Capo redattore)Valentina Usala - Barbara Arona -Valentina Carmi gnano - AnnaBaiardi - Angela Trausi - ElenaRota - Flavia Melis - Sara Serafin- Chiara Massa - Stefano Giuliano(Inviato)

Paolo Pareti (Capo redattore)Costanza De Faveri - MarcelloSpinetta - Giorgia Bresciani

Mini reporterStefano Pugliese (Capo redattore)Giovanni Mensi (Capo redattore)

Piccoli PiccoliLisa R. Magnaghi (Capo redattore)Cecilia Mariotti (Capo redattore)Carlo Guida - Daniele Accatino -Marta Poggio - Alberto Arzani -Chiara Stella - Ingrid Sottotetti -Francesca Scacheri - GiuliaScaffino

Piccoli ArtistiCarlotta Rubin - Chiara Scaffino

CollaboratoriMaria Serafini - Cristiana Nespolo -Alessandro Pugliese - ClaudioBertoletti - Bruno De Faveri

Proprietà artistica

letteraria

Casa Editrice

Favolarevia

Via C. Alberto, 13

15053 Castelnuovo

Scrivia (AL)

®

Foto Bruno De Faveri

Page 7: Il Mosaiko Kids 0-2004

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Piccol i Piccol i

Il nonno OresteIl mio nonno materno è alto e molto scherzoso.Parla sempre per esprimere le sue idee.Gli occhi sono allegri, con un briciolo di curiosità, inoltre ilcolore può essere grigio oppure tendente al verdognolo aseconda del tempo.è quasi calvo, tranne alcuni ciuffetti di capelli grigio tempestavicino alle orecchie, un po’ a sventola.Quando si arrabbia la punta delle orecchie diventa di un rossociliega!Ha un nasone a patata, e quando se lo soffia sembra che stiaper accadere un terremoto.è paffutello e quindi, quando si siede sul divano di casa sua,che è molto basso, fa fatica ad alzarsi, allora io lo devo spin-gere mentre mio fratello lo tira.

Francesca Scacheri

Il nonno RiccardoIl nonno materno si chiamaRiccardo.è abbastanza alto, e per lasua età e diritto.Molto chiaccherone, gli piacescherzare e non tiene mai labocca chiusa.I suoi occhi sono chiari, di unazzurro cielo che vicino allapupilla diventa verde scuroed esprimono un senso digioia e di felicità.La sua bocca è sempre aper-

ta al sorriso, specialmente quando mi viene a prendere dopola scuola.è appassionato di piante. Possiede una pianta le cui radiciassomigliano a “capelli”; siccome lui è calvo, quando ero pic-cola, mi raccontava che i capelli attaccati alla pianta erano isuoi, appesi lì quando li aveva persi.Qualsiasi favore gli chiedi, lui è sempre disponibile e anchedurante le feste paesane aiuta volentieri chiunque abbia biso-gno.Mi ricordo che quando andavo alla scuola materna venivo acasa presto così potevamo andare nel nostro laboratorio e io“costruivo”s oggettini di legno, mentre lui, che è un bravissi-mo falegname, aggiustava mobili, costruiva cucchiai di legno,forchette e tante altre cose. Giulia Scaffino

La nonna AmaliaLa nonna paterna � bassa e cammina ricurva perch� soffredi una malattia che la costringe ad appoggiarsi ad unbastone.I suoi occhi lucenti a forma di mandorla, azzurri e i capelligrigi le danno un?espressione dimessa.La pelle � un po? raggrinzita.Fa fatica a scrivere, ma lei ci prova per tenere in esercizio lamano colpita da paralisi.Mi ricordo che, quando poteva, mi portava sempre al cimi-tero e a recitare il rosario, essendo una donna di grandefede. Chiara Stella

Il nonno CarloIl nonno paterno è alto e un pochino goffo quando si alza,dopo essersi seduto.è calvo, ma ha ancora alcuni capelli bianchi che a me piaceaccarezzare. è come se toccassi il pelo di un cane appenarasato, a volte però sono crespi a causa della lacca.Gli occhi sono molto grandi e quello sinistro è sempre un po’rosso. Il naso è abbastanza grosso. Lavora in campagna, èmolto bravo ed è sempre abbronzato. Quando vado in magaz-zino lui mi fa salire sul trattore.La sua pancia è sporgente tanto che a me piace saltargli inbraccio sistemandomi su di essa che ogni sera mi sembra cre-sca un po’. Mi diverto poi a fare il tamburo. Ogni volta mi dàun soprannome diverso.è molto allegro, forte, e anche se le sue gambe gli fannomale, non si dà tregua. Gioca con me, mi rincorre per tutta lastanza finchè mi prende in spalla e mi porta in giro.Sembra quasi un bambino!Parla sempre in dialetto e io non capisco tutto quel che dice,solo alcune espressioni, però mia nonna è sempre pronta atradurre e il nonno si mette a ridere perchè lo fa apposta.Quando diventerò vecchia, vorrei essere come lui.

Ingrid Sottotetti

Cari nonni... stavolta scrivo io

Tutti coloro che si avvicina-no allo studio del pianoforteconoscono Muzio Clementi.Vi racconto alcuni particola-ri aspetti della vita di questocompositore di musica clas-sica e autore di metodididattici per lo studio delpianoforte.I primi brani che un giovanepianista affronta sono sona-te allegre e vivaci composteda Clementi che all’ascoltomettono gioia.Muzio Clementi, nato il 24gennaio 1742 a Roma, sitrasferì da ragazzo inInghilterra grazie ai favoridi un ricco borghese che loospitò e mantenne aglistudi. Dopo diversi anni diapprendimento, incomin-ciò ad esibirsi come con-certista.Iniziò i suoi studi sul clavi-cembalo per poi passare alpianoforte.E pensate un po’ … è statoproprio lui in seguito a per-fezionare questo strumen-to. E’ molto famosa la sfidadi pianoforte tra Clementi e

Wolfganag AmadeusMozart, svoltasi il 24 dicem-bre 1781 alla presenzadell’Imperatore Giusep pe II.La sfida fu vinta da Mozartperché molto più abile edesperto, come tutti sannoun genio.Clementi in seguito abban-donò l’attività di concertistae divenne costruttore di pia-noforti ai quali apportò, gra-zie alla sua esperienza,diverse migliorie tecniche,

apprezzate da tutti i piùgrandi pianisti del tempo.Quando morì, il 10 marzo1832 a Worcistirshire nellasua proprietà di campagna,il pianoforte era ormai lostrumento dominante dellamusica ottocentesca euro-pea. La fabbrica da lui fon-data continuò a produrrepianoforti, all’epoca imigliori.

Alberto Arzani

NON BERE DALLA BOTTIGLIAQuando avanzate verso il frigorifero, aprite e una sof-fiata d’aria gelida vi sfiora, prendete in mano la botti-glia della Coca Cola

ALT FERMATEVI!!chissà quanti microbi e germi vi possono attaccare,ricordate che quella bottiglia è passata nelle mani dimolte persone magari anche malate.Quindi ricordate si beve dal bicchiere.

Marta Poggio

Le fateNella nostra immagina-zione le protagoniste piùbuone, almeno per meche sono una bambina,sono le fate ed è di que-ste che vi voglio parlare eraccontare.Ci sono tanti tipi di fate,ma io in particolare viparlo di quelle dei fiori, laregina delle quali èRosalina. Ella vive in unmagnifico roseto. E’ leicon le sue compagne acreare gli sfavillanti colo-ri, le sfumature, l’ intensoprofumo delle splendiderose. Me lo raccontò leistessa quando la conob-

bi nel suo palazzo segre-to situato all’ interno di ungambo di rosa. Non cirimasi a lungo, ma ancheun secondo sarebbebastato per non dimenti-carlo: era tutto oro emarmo, insomma unvero splendore.La fata mi pregò di nondirlo agli adulti, ma solo aquelle creaturine dall’animo semplice: i bambi-ni. E voi, mi raccomando,mantenete questo segre-to che vi ho svelato.Forse voi mi direte: “Male fate non esistono!”invece io vi dico: se voi leimmaginate esistono.Rosalina mi ha anche

raccontato che ogni fatanella notte anima la rosache la ospita, facendolesvolgere un compito spe-ciale: c’ è la rosa che rior-dina il roseto, quella chenutre le roselline conlatte di clorofilla,quellache distribuisce le fre-sche gocce di rugiada…Avete mai visto nellenotti d’ estate le luccioleluminose? Rosalina miha spiegato che essenon sono altro che le lucidelle bacchette magichedelle fate, magicamentecreate con polvere distelle, le più scintillantidella volta celeste.Rosalina mi ha anchericordato una cosa moltoimportante: gli adulti nonsi accorgono dellamagia delle fate perchénon sanno guardare ilmondo con gli occhi diun bambino.

Cornelia

Favolarevia racconta

La porta magica

CURIOSITA’ INTORNO ALLA MUSICA

Lisa Rita Magnaghi

Page 8: Il Mosaiko Kids 0-2004

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L’intossicazione scolastica è un disturbo triste-

mente diffuso e provocato dall’abnorme assunzio-

ne pomeridiana di nozioni altamente cancerogene

e dalla frequentazione mattutina di ambienti

pericolosamente radioattivi. Può scaturire una

vasta gamma di reazioni. Alcuni soggetti ne risen-

tono fisicamente, altri psicologicamente, i più

deboli da entrambi i punti di vista. Così gli intos-

sicati nei momenti di maggiore degenerazione

della sindrome possono essere visti aggirarsi

segnati da profonde occhiaie e marmoreo pallore

o possono essere scoperti a borbottare da soli, fre-

neticamente, o ancora cadere in mutismi vuoti e

prolungati. I danni sono così evidenti soprattutto

a fine bi, tri, o quadrimestre che sia; in quei

periodi quindi in cui le professoresse godono di un

preziosissimo pretesto per sbizzarrirsi a marto-

riarci: raccogliere e definire i voti. E devo ammet-

tere che l’appropriatezza della situazione fa

emergere di loro un lato particolarmente euforico

e fantasioso. Sono stupefacenti e spaventose al

tempo stesso la rapidità e il gusto con cui riesco-

no a sfornare le idee più strane e varie. Così,

accanto ai soliti compiti in classe e corposi argo-

menti di interrogazione in pochi giorni assisterete

alla condensazione di una quantità spropositata di

prove di lettura, comprensione, creatività, appro-

fondimento, rielaborazione, sintesi, interdiscipli-

narità, pluritematicità e chi più ne ha più ne

metta. Inoltre ovviamente risulterà necessario

l’acquisto di un secondo e di un terzo diario per

disporre di spazio sufficiente per annotare la

modica infinità di esercizietti, compitucci e ver-

sioncelle, facili, facili, che, con tanti sorrisi e

complimenti ci saranno stati dolcemente mitra-

gliati. Ecco perchè almeno una volta è capitato a

tutti di volersi credere decisamente portati per il

mestiere del netturbino.

Il rifiuto cronico

Ci sono giorni in cui siete inconsciamente e fasti-

diosamente annoiati da voi stessi, vi disgustate

del disgusto di cui la vostra mente continua a

nutrire ogni fibra del vostro corpo, ma reagire è

impossibile. Dormire? non avete sonno. Mangiare?

non avete fame. Guardare la televisione? è l’ora

delle telenovelas e delle televendite. Studiare?...

ma per favore! Ascoltare la musica? c’è troppa

distanza tra il vostro dito e il play dello stereo.

Non parliamo poi dell’ipotesi di uscire, che alla

sua prima esitante comparsa viene subito som-

mersa dalle relative controindicazioni. Troppi

ostacoli vi separano da lei. Bisognerebbe alzarsi

dalla poltrona del salotto, potando le radici che

ormai vi ancoravano a lei, lavarsi, togliersi la

tenuta da casa, vestirsi, con l’ulteriore e non tra-

scurabile impiccio di scegliere e tirare fuori gli

abiti, uscire… e poi? una volta fuori? In giro non ci

sarà nessuno e niente da fare. Superate tante

avversità non ne avreste nessuna ricompensa, solo

fatica sprecata. Scacciate in fretta questi pensie-

ri, fieri di non aver mosso un muscolo dalla pol-

trona. Ma vi guardate intorno e quel breve sollie-

vo è già svanito, non lo ammetterete mai, ma

siete causa del vostro male. Per orgoglio e testar-

daggine volete convincere tutti e voi stessi per

primi che in realtà state benissimo. La vostra non

è una crisi di inerzia, ma una salutare pausa di

riposo che vi state concedendo per placare lo

stress; non vi state affatto annoiando come sem-

bra, al contrario siete impegnati in interessantis-

simi e profondi pensieri. Per estendere l’illusione

anche alla dimensione fisica iniziate a battere rit-

micamente un piede a terra, a tamburellare con le

dita sul poggiolo della poltrona e a fischiettare,

tutto ciò con aria molto divertita ovviamente.

Tuttavia ad un tratto il rallentamento del puntino

che lampeggiando separa sull’orologio digitale del

videoregistratore le ore dai minuti, cattura vio-

lentemente la vostra attenzione. La lucina sembra

comparire sempre più a stento, ne siete ipnotiz-

zati, pare un incubo, più il tempo rallenta più vi

sentite mollemente angosciati. Non potete più

fare finta di niente, non vi resta che prendere

coscienza della vostra condizione penosa e auto-

compatirvi.

Marta Lamanuzzi

L’intossicazione scolastica(la lettura di questo paragrafo è caldamente

sconsigliata a professori e professoresse)

Sono pienamente d’accor-do con il proverbio “Le oredel mattino hanno l’oro inbocca”; infatti propriodurante una mattinata inclasse ho avuto la possibili-tà di avere un’interessantis-sima esperienza: un incon-tro interculturale con unsignore somalo, AbdullahiGaal.Durante quest’incontrosono infatti potuto venire aconoscenza di una nuovacultura e di una societàdiversa dalla nostra e dellastoria di un uomo coraggio-so, una vera e propria fontedi saggezza da cui possoricavare un insegnamentodi vita. Fino ad ora l’esi-stenza di Abdullahi è statapiuttosto travagliata: lui eraun ragazzo molto ambizio-so, infatti si era iscritto allafacoltà di chimica industria-le; riponeva nello studio ilsuo interesse principale.Purtroppo però, comeaccade spesso al giornod’oggi, per motivi stretta-mente sociali è dovuto emi-grare, affinché potesse col-tivare questo interesse, inArabia Saudita; ma anchedopo l’emigrazione la leggedello stato arabo non glipermetteva di studiare. Daallora la vita di AbdullahiGaal è stata caratterizzatada ininterrotti “viaggi dilavoro” in varie nazioni afri-cane ed europee. La sceltadi abbandonare la propriafamiglia per costruirsi unfuturo sicuro, come ci rac-conta, è stata molto difficile.Tuttavia credo cheAbdullahi sia un modello daimitare poiché oggi, a mioparere, non bisogna esseretitubanti nelle scelte impor-

tanti ma occorre superaregli ostacoli che la vita cipone dinanzi con fermezzae con decisione se si vuolecostruire un futuro dignito-so. Nonostante gli Italianiabbiano scritto pagineagghiaccianti nella storiadel popolo somalo,Abdullahi, in contrapposi-zione a questo, ha un’ideaabbastanza positiva riguar-do a noi. Infatti ci consideragente brava e accogliente equesto mi fa piacere.Oltretutto lui può dare ungiudizio sincero sul popoloitaliano perché è legatoall’Italia da anni ormai;infatti vive a Tortona damolto tempo e lavora comeguardiano in una villa.Come ci racconta, il suoambientamento non è statodifficile grazie all’accoglien-za dei tortonesi e grazie adalcuni residui della coloniz-zazione che avvicinano larealtà somala a quella ita-liana. Nonostante ciò lasocietà somala è nettamen-te diversa dalla nostra;infatti al suo interno c’è lapresenza dei clan con irispettivi capi e convivonola legge e la consuetudinebasata sulla norma dellatradizione. Inoltre un’altragrande differenza tra l’Italiae la Somalia riguarda i ritmidi vita: al contrario degliItaliani i Somali vivono legiornate con ritmi meno fre-netici e programmando ivari momenti della giornata.Grazie a questa considera-zione posso capire comeall’interno di una nazionetutti gli aspetti della societàsiano strettamente collegatitra loro, influenzandosi a

vicenda (la legge con i ritmidi vita...).Durante questa preziosissi-ma esperienza ho potutoapprofondire inoltre la miaconoscenza nei confrontidella cultura somala sco-prendo alcuni dei principalie tradizionali oggetti utiliz-zati dal popolo: Abdullahi ciha infatti mostrato il qubu,un guscio di tartaruga utiliz-zato a scopo decorativo, ilbarsein, un poggiatesta inlegno, il dhil, un contenitoreper il latte, l’ubbo, unazucca per conservare l’ac-qua, e tante altre coseanch’esse interessanti,come alcune conchigliemeravigliose della spiaggiasomala, delle foto scattatesul territorio della Somalia ealcuni dipinti realizzati sutela da un pittore somalo.Credo che l’utilità di questoscambio interculturale siainfinita perché al giornod’oggi venire a conoscenzadi una cultura e di unasocietà diversa dalla pro-pria serve per capire i pro-blemi che sono presentinelle varie nazioni e quindiper costruire un futurobasato sulla comprensionereciproca e sul dialogo. Inoltre questa esperienzaha contribuito ad arricchirenotevolmente il mio baga-glio culturale su uno stato,la Somalia, di cui non cono-scevo molti aspetti. Per tutto questo devo diregrazie ad Abdullahi Gaal, ilcui nome, “Servo di Dio”,rispecchia nettamente lasua umile personalità econtraddistingue una per-sona intelligente e ricca disaggezza.

Marcello Spinetta

VALENTINO ROSSI“QUANDO LA VOLONTA’

SUPERA LE POSSIBILITA’”

Ha vinto tutto quello che sipoteva vincere in tutte lecategorie del motomondia-le, ed ha solo 24 anni, eora? Non molla, anzi si èposto un altro obiettivo, agliocchi dei più irraggiungibile,lasciare la squadra vincenteper quella del suo più acca-nito rivale, il quale si è sem-pre lamentato dell’inferioritàdel proprio mezzo rispetto aquello di “ROSSIFUMI”, ecom’è andata a finire? HAVINTO. Con caparbietà si è

buttato nei test, iniziando con netto ritardo a causa di cavil-li contrattuali, per colmare il divario tecnico della moto, for-nendo utili indicazioni per migliorarla. E non finisce qui,cosa si è inventato? Guidare una macchina da formula 1,e che macchina! Sale, fa qualche giro e poi fa un tempo dipoco superiore a quello del pluri campione del mondo, chesu quella pista e su quella macchina gira costantemente.Sarà un fenomeno? Non credo, è solo un ragazzo conun’immensa capacità d’adattamento, d’apprendimento equella giusta dose d’incoscienza che fa sì che riesca intutto quello in cui si cimenta. Cose che tante volte ci man-cano per varie ragioni, non per incapacità, ma solo pernon volontà. Però poi siamo invidiosi quando qualcunoriesce in una cosa che noi abbiamo solo per un momentopensato di fare ma subito abbiamo abbandonato. Ci arrab-biamo sostenendo che la fortuna tocca sempre i soliti. Manon sarà che quando si avvicina a noi non la sappiamoriconoscere? Cerchiamo di affrontare le sfide che la vitaquotidiana ci offre con un pizzico d’incoscienza in piùsenza mai credere d’essere migliori o inferiori a nessunoma solo tutti li, in una gara, che cerchiamo tutti di vincere.

VINCA IL MIGLIOREE ONORE AGLI SCONFITTI

Stefano e Alessandro Pugliese

Incontro con Abdullahi Gaal

Veline, letterine, microfonine...appena accendiamo la tvveniamo letteralmente “invasi”da queste ragazze dall’aspettostupendo e in forma perfetta.Certo, l’occhio vuole la suaparte, ma personalmente misembra un’esagerazione ilfatto che dovunque (nella pub-blicità, nei giornali, ecc...) e inqualunque modo la societàmoderna ci propini immagini diqueste donne seminude belle,magre, dal fisico statuario. Enon c’è da sorprendersi se,attualmente, le ragazze sonoossessionate dalla linea. Infattiil messaggio che ci arriva èproprio questo: se vuoi diven-tare famosa, non importa sesei intelligente o meno, se haivero talento o no, basta che tu

abbia le misure perfette. Esiamo così portati ad iniziarediete su diete, a comprare ifamosi elettrostimolatori di cuila televisione, ogni 5 minuti,loda le capacità di far perderepeso e cellulite stando como-damente sdraiati sul divano.Certo, è importante cercare dimantenersi in forma, ma quel-lo a cui siamo sottoposti è unvero e proprio lavaggio del cer-vello. Nei film, nelle pubblicità,nelle riviste, non esistonodonne “comuni”, “normali”, masolo ragazze dai corpi mozza-fiato. Perfino nei telegiornalinon si perde l’occasione permandare in onda servizi sull’ul-timo calendario delle più sexyshow girls. Inoltre, anche lamoda contribuisce a mettere in

difficoltà o in imbarazzo chi haproblemi di linea, imponendocimini t-shirt che lasciano la pan-cia scoperta e pantaloni superaderenti.Secondo me questo è un pro-blema che dovrebbe esserepreso un po’ più in considera-zione. Le diete sono un tor-mentone che perseguita lamaggior parte delle persone,anche chi non ha realmentebisogno. Sopratutto l’estate èsinonimo di sacrifici per trova-re la linea perfetta da esibire, equindi rappresenta il momentodi maggior crisi per chi ha diffi-coltà a rapportarsi serenamen-te con il proprio corpo.Non a caso, come rivelano datistatistici, durante questa sta-gione si scatena il 90% deicasi del problema alimentare.Problema che può sfociareanche in pericolosi disturbi,

quali l’anoressia e la bulimia,due patologie che colpisconoin prevalenza donne in giova-ne età. Dunque bisogna fareattenzione,non lasciarsi condi-zionare troppo dalle immaginiche ci propongono i massmedia e, se è davvero il caso,rivolgersi ad un dietologo, emai improvvisare diete “fai date” o assumere medicinalisenza prescrizione medica: ciòpuò solo mettere in pericolo lanostra salute.Infine, cerchiamo di piacerciper quello che siamo. In fondo,quel chilo in più non ha maifatto male a nessuno, e a voltepuò piacere più di una magrez-za esagerata... Ci sono tantealtre qualità oltre la bellezza,impariamo a sfruttarle e a vive-re bene con noi stessi, qualun-que sia il nostro aspetto fisico.

Valentina Carmignano

Località Ponte ScriviaTel. 0131 824800

Fax 0131 824820 - 0131 82482715053 CASTELNUOVO SCRIVIA

TUTTI BELLI, TUTTI SNELLI

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Page 9: Il Mosaiko Kids 0-2004

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HARRY POTTER: UNA STORIAHARRY POTTER: UNA STORIANON SOLO PER BAMBININON SOLO PER BAMBINI

10 buoni motivi per immergersi nel suo fantastico mondo

Harry Potter è sicuramente il mago più famoso e discusso dei nostri tempi, almenotra i bambini; quello cheforse non tutti sanno è chela saga che ha per protago-nista questo “insolito”ragazzino londinese haavuto un grande successoanche tra i ragazzi piùgrandi e gli adulti.Ecco alcuni dei motivi che,a mio parere, hanno deter-minato l’enorme diffusionedella serie di libri e film daquesti tratti, nella speran-za di convincere qualcu-n’altro ad apprezzare ilfascino di questo incredibi-le personaggio!1)Innanzitutto l’abilitàdella scrittrice nel descri-

vere e nel creare l’ambientazione per la sua storia, qui assemblando elementi già dasecoli presenti nella tradizione magica delle leggende popolari, là inventando di sanapianta, con un’ammirevole fantasia, soggetti nuovi di zecca.2)I romanzi raccontano un mondo magico nel quale è possibile rifugiarsi, una realtàparallela da sogno, in cui a tutti piace immergersi per distogliere la mente dai pro-blemi di tutti i giorni.3)Nonostante l’ambientazione sia fiabesca, quella di Harry Potter è una storia che trat-ta di problemi reali, dalla lotta del bene contro il male, che attrae anche i più grandi,alle difficoltà cui un ragazzo durante l’adolescenza deve far fronte per crescere ediventare un uomo, o meglio, un mago!4)La straordinaria caratterizzazione dei personaggi: la scrittrice, J. K. Rowling nonriduce la personalità di Harry dandogli le solite caratteristiche dell’eroe senza macchiae senza paura, ma va oltre, approfondendo di lui anche gli aspetti negativi, creandofigure a tutto tondo e non personaggi piatti e scontati.5)Nei cinque libri sono contenuti tutti gli elementi che un romanzo che si rispetti deveavere: ci sono i buoni che prevalgono sui cattivi (anche se la supremazia del bene nonè mai scontata), c’è l’avventura, viene raccontata la crescita psicologica e la matura-zione dei personaggi. Forse l’unico tema che viene un po’ trascurato è l’amore, maquesta mancanza è in parte spiegabile con la giovane età dei protagonisti ed è possi-bile che nei prossimi capitoli della saga a questo argomento venga dedicato più spazio.6) Harry Potter non è soltanto bello e divertente, ma anche utile, perché stimola lafantasia bei bambini e dei più grandi, che hanno sempre meno tempo per sognare.7)Inoltre è anche educativo: dietro all’intrigo e all’emozione della trama si nascondo-no valori molto importanti quali l’amicizia, la famiglia, il coraggio, la difesa dei piùdeboli, l’amore per la giustizia in generale.8)Chi ha letto almeno qualcuno dei cinque libri lo sa: la storia è talmente avvincenteche, arrivati ad un certo punto, non si può più alzare gli occhi da quelle pagine, è comese “stregassero” il lettore, che si cala totalmente nei panni del protagonista, ne vivein prima persona le avventure e le emozioni.9)Credo che non si riesca a fare a meno di leggere quelle pagine perché è una storia“vera”, nel senso che mentre ci si trova immersi tra le righe incantate di Harry Pottertutto ciò che viene raccontato è così concreto, così reale che, una volta chiuso il libro,guardando il cielo ci si stupisce di non vedervi volare gufi postini o maghi a cavallo dimanici di scopa!10)Infine, tengo ancora a precisare, per tutti coloro che non hanno ancora letto Harry

Potter perché dicono che èun libro per bambini, chenon è vero!!! A una letturaanche solo un po’ appro-fondita non possono nonsaltare all’occhio i signifi-cati e i valori che, contor-nati da una storia così intri-gante, costituiscono lagrandezza di questo roman-zo.

Anna Baiardi

Avete mai immaginato pro-grammi diversi ?Immaginate che esca ungioco con voi come prota-gonista, un gioco perfetta-mente come voi lo volete,che magari parla dellavostra vita oppure deivostri hobby e delle vostrepassioni, o ancora un pro-gramma che vi aiuta nellaquotidianità, fatto su misu-ra per voi, per l’elaborazio-ne dati delle vostre esigen-ze.... lo avete immaginato?Bene, perché tanto nonaccadrà mai, a meno che… lo facciate voi !Ipotizziamo che avete un’enorme passione per glielefanti: non uscirà mai ungioco sugli elefanti, oppurese siete studenti un pro-gramma per elaborare votiscolastici creando in temporeale medie totali o parzia-li, diagrammi del profitto edelenchi di voti da raggiun-gere per arrivare alla pro-pria media-obbiettivo, mavoi potete farlo e c’è unsolo modo per farlo: pro-grammare.La maggior parte delle per-sone non ha voglia di pro-grammare, ed è più chenormale.Io sono cresciuto con ildesiderio di fare il MIOgioco, il MIO programma incui tutto dipendesse da mee in cui tutte le mie ideepotessero concretizzarsi ele mie esigenze risolversi.Ho una passione per leoche e le anatre e così hocreato “Age Of Pollays” ilprimo gioco di strategiadove a scontrarsi in cruentebattaglie o a costruirsi unimpero, sono oche e polli enon più gli uomini.Sembrano sciocchezze loso, ma non lo sono, seavete qualche idea, qual-che desiderio di creatività,sappiate che il mondo dellaprogrammazione ha infinitepossibilità e potete usarloper creare un programmache è perfettamente comevoi lo volete.Se pensate che program-mare non faccia per voismettete pure di leggere, seinvece volete dare vita atutto ciò che vi salta inmente …Per prima cosa occorreavvertire che programmarenon è come fare un dipinto,il programma è vivo, rispon-de agli stimoli come voi lo

avete istruito e nulla èlasciato al caso. Non èsemplice. Non è rilassante.Non è meccanico. Ma searrivate in fondo e battezza-te il vostro programma vigarantisco che sarà più cheappagante.La prima cosa che occorreè un programma dal qualeprogrammare. Vi consigliodi scaricare Game Makerdal sito www. gamemaker.com, (è gratuito nella ver-sione non registrata e siscarica in dieci minuti), èabbastanza semplice daessere alla portata di tuttima visto che si parte dazero, consente di creareQUALUNQUE COSA: gio-chi si, ma anche programmidi scrittura, di elaborazionedati in qualunque campo.Quando lo aprirete proba-bilmente non avrete la piùpallida idea di come comin-ciare ne di come capirciqualcosa. È bene iniziarecon le istruzioni nella guida“getting started” .Consigli per chi pensaseriamente di programma-re:1 Non dare nulla per scon-tato: se non lo programmi,tutto è volubile e senzaleggi.2 Non pensare mai che ilcomputer commette errori:se qualcosa non funzionadevi rivedere la tua pro-grammazione: è lì l’erroreanche se ti sembra tuttogiusto.3 Non riuscirai mai a crea-re giochi complessi comequelli in vendita ma ricor-dati che puoi farli migliaiadi volte più divertenti (spe-cialmente creando multi-player).4 Non trascurare la graficae il sonoro5 Riempi il gioco di piccoliparticolari inutili ma fantasti-ci, non centrano nel giocoma lo rendono molto piùsimile alla realtà (per esem-pio una farfalla che vola inmodo casuale indifferentealla missione che hai dacompiere)6 Se puoi cerca di impararesempre più funzioni: rendo-no il gioco più facile da pro-grammare e di conseguen-za puoi renderlo più com-plesso.7 Crea dei multi-player :sono certamente più diver-tenti8 Fallo solo se sei appas-

sionatoSe riuscirete a concludere ilvostro primo gioco seguen-do le istruzioni due cosecolpiranno la vostra mente:primo comincerete a capirecome è strutturato, secon-do un grande senso di tri-stezza attraverserà il vostrocuore mentre vedete che ilfrutto delle vostre fatichenon è che una pallina stiliz-zata che rimbalza a destrae a sinistra.Ora è il momento di sceglie-re se abbandonare oppurecontinuare a imparare,diventare esperto nell’artein questione e cominciare adivertirsi.Se volete imparare è benefare un passo alla volta,magari ampliando il giocoche il computer vi ha sug-gerito. Cominciate peresempio a cambiare il lookdella pallina. Create unlivello più complesso.Introducete oggetti specialiche in contatto con la palli-na si distruggono, cambia-no forma, emettono suoni,se non sapete come fare enon conoscete nessunoche vi può aiutare, ricorda-tevi che il manuale aiutamoltissimo per ogni doman-da che vi ponete.Imparerete poi l’uso deimoti, degli allarmi, dellevariabili e comincerete afare stringhe di codici(script) tutte vostre, impare-rete trucchi del mestiereche non ci sono su nessunaguida. Se imparerete tuttequeste cose vuol dire cheavete come me la passioneper la programmazione, e,come me, potrete crearequalunque cosa… forse orafarò un platform in cui il pro-tagonista è un ermellinoscavatore in cerca di vittimeper soddisfare il propriodesiderio di sangue…oppure un gioco di calciosenza regole… oppureun’agenda in cui memoriz-zare le proprie ricette…oppure un calcolatore delbilancio finanziario di finemese strutturato su entrateo uscite periodiche oextra… oppure… oppurequalsiasi altra cosa che mipassa in mente perché nonci sono limiti, perché c’èancora molto da program-mare, perché ho ancoratante idee…

Paolo Pareti

ProgrammazioneQuando i limiti stanno solo nella fantasia.

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Salumeria - Rosticceria

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Bertoletti Claudio

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15050 Isola S. Antonio (AL)

Tel. 0131/85.72.59 -cell. 3387592232

Marcella Gallo vive aCastelnuovo Scrivia.Ha dieci anni e pratica unosport insolito e del tutto origina-le, proprio nel suo paese:il rol-ler blade, ovvero pattinaggio.Da circa due anni si è appas-sionata a questa attività sporti-va che ha iniziato sia per lavoglia di nuove emozioni, siaper fatalità. “Una volta-mi rac-conta- sono andata con miopadre a pattinare sul ghiaccio eho provato emozioni particolari.Da quella volta ho continuato apattinare sul ghiaccio, fino ache mia madre, Roberta, mi haiscritta ad un corso vero e pro-prio di pattini in linea, qui a

Castelnuovo.”Questa associazione sportivavive da tre anni e viene pratica-ta presso la palestra dellescuola elementare“Bandello”;Ivan è l’istruttore diMarcella e non solo. Infatti vi èun gruppo numeroso di piccolipattinatori che, come Marcella ,amano fare gli slalom,i salti, masoprattutto la velocità che sipuò raggiungere con i pattini.L’abbigliamento necessario èformato da pattini, ginocchiere,gomitiere, casco e polsiere…ma soprattutto dall’energia edallo spirito di divertimento cheessi hanno. Infatti lo sport per ibambini deve essere diverti-mento e non una corsa a vince-re il titolo di miglior giocatore,perché a quello ci pensano giài nostri “amici calciatori”!Ogni anno a S .Giuseppe pos-siamo osservare quanto sianobravi e appassionati, proprioperché per l’occasione cidanno la dimostrazione dei lorosacrifici… chissà cosa riserveràloro il futuro? Per il momentoMarcella desidera soltanto unacosa: avere un cane lupo!

Valentina Usala

L’ultima lezione di PantaniQuando si è adolescenti si convive spesso con dei sogni,ad esempio diventare una ballerina, una cantante, unamodella, un’attrice, una giornalista, un’artista, ecc...Sognare è facile, ma mi rendo conto che pensare di diven-tare persone di successo richiede tanta volontà, impegnoe costanza, mentre noi giovani tendiamo ad immaginareche tutto sia semplice. Penso, quindi, che sia molto impor-tante conoscersi, sapere quali sono i nostri limiti e lenostre potenzialità, in modo da non lasciarci illudere dapersone poco serie che hanno il solo interesse di guada-gnare sulle persone. Inoltre ritengo che sia molto impor-tante avere fiducia nella propria famiglia e sapere che nelmomento del bisogno sia in grado di sostenerti e consi-gliarti nel prendere decisioni importanti.La TV propone sempre di più modelli di giovani che diven-tano famosi senza troppa fatica. Nel momento in cui chigestisce i programmi non è più interessato a te, ti abban-dona. Questo può causare un senso di sconfitta, di paurae di panico che portano una persona fragile a usaresostanze come la droga per poter sostenere tutte le diffi-coltà da affrontare.Sono convinta che sia importante stare con i piedi perterra e cercare di migliorarsi per piacere a se stessi.

Giorgia Bresciani

L ’ O P I N I O N E

PATHOS (passione)

È bello, dolce, simpatico,intelligente, cortese, altruista,atletico, romantico e sensua-le, ha un solo piccolo difetto:non è al corrente della nostraesistenza. Conosciamo allaperfezione il suo alberogenealogico a partire dall’epo-ca medievale, i suoi gusti ali-mentari e musicali, gli oraridei suoi allenamenti e di tuttele sue attività, ogni insignifi-cante episodio della sua vita,persino quelli di cui lui stessosi è dimenticato, i luoghi chefrequenta, la marca del suodentifricio e la parrucchiera disua madre. Abbiamo già pro-grammato un dettagliatissimofuturo accanto a lui, con tantodi rispettivi mestieri, nomi deifigli e collocazione del nidod’amore, l’ultima faccendache resta da sbrigare è infor-marlo di tutto ciò. La sua indif-ferenza non ci scoraggia piùdi tanto, infondo siamo segre-

tamente convinte che stia solocercando il coraggio di dichia-rarsi. Ma finalmente un giornopare che sia quello giusto.Siamo tatticamente appostatecon delle amiche a un metroda lui, come tutti i giorni nel-l’intervallo, pronte a sfruttareal momento opportuno la giu-sta scusa per muoversi sullesue orme nel caso si spostas-se. Il nostro sguardo e lenostre orecchie, apparente-mente rilassati, in realtà nonsi distraggono un istante dalui, garantendoci di averesempre un quadro precisodella sua posizione e dellesue intenzioni. Ad un tratto ini-zia ad avanzare proprio versodi noi, il suo sguardo per unattimo sembra penetrare nelnostro, poi però sfugge smar-rito nel vuoto, probabilmente èmolto timido. Continua a cam-minare, più svelto, è a pochicentimetri, troppo agitato per

guardarci, tiene gli occhi aterra. Il nostro cuore, oltrepas-sata la gola, ormai è pratica-mente in bocca. Si china,vorrà baciarci. L’emozione gliha fatto perdere anche ilsenso delle distanze perché sichina troppo in basso, stiamoper fare qualcosa quando…..raccoglie i suoi appunti sulpavimento, accanto ai nostripiedi. È felice, temeva di aver-li persi.

Marta Lamanuzzi

Let’s talk about..

La cotta a senso unicoLa cotta a senso unico

Provando a dare una sbirciata allevetrine dei negozi di abbigliamen-to in quest’ultimo periodo laprima cosa che balza all’occhio èche sono completamente invaseda abiti, scarpe, borse e cinturetutte rigorosamente rosa, soloqualche mesetto fa però eranotutte bianche e nere; il che oggi-giorno può sembrare anche unacosa normale visto la rapidità concui cambiano le tendenze, ma ciòche dovrebbe veramente farriflettere è che noi siamo pratica-mente sempre pronti ad accettarequesti cambiamenti.Infatti se guardassimo con mag-giore attenzione le persone che cicircondano vedremmo che, comenoi del resto, seguono alla letterai canoni e le regole che l’altamoda detta quotidianamente: èperciò normale vedere in questoperiodo schiere di “pink-lady”completamente vestite di rosasolo perché va di moda, se fosseandato di moda il nero sarebberotutte “dark-lady”.Questo è solo un esempio di quan-to noi siamo facilmente influenza-bili da ciò che viene definito eritenuto “di tendenza”: seguire lamoda è d’obbligo se si vuole rima-nere al passo coi tempi.Non ci si può permettere di nonessere “trendy” altrimenti sisarebbe considerati “out”, cioèfuori moda, ma non solo, fuori datutto, visto che ormai è ciò che èin voga a dettare le regole nellamaggior parte degli ambienti,lavorativi e non.Ma è veramente giusto così? E’giusto che sia una cosa volubile eincostante come la moda a scan-dire la vita dei giovani e non?E’ una domanda abbastanza reto-rica, alla quale magari in moltirisponderebbero con un deciso“NO” ma se poi ci guardiamointorno vediamo che chiaramentenon è così, visto che tutti, nelbene o nel male si adattano alla

moda; c’è chi ne fa uno stile divita e chi dice di non seguirla, mache tuttavia per non seguirla èobbligato a conoscerla: volenti onolenti ognuno di noi è sempreaggiornatissimo sugli ultimi cam-biamenti “fashion”.La moda imperversa ovunque: allatelevisione che è la sua massimaesponente, alla radio, sulle rivistespecializzate e sui quotidiani,dappertutto c’è sempre qualcunopronto a ricordarci qual è il giustomodo di vestirsi e di atteggiarsiper essere “in”, e noi siamo piùche ben disposti ad accettarlo,divenendo una sorta di automi

non pensanti pronti a recepire e afare tutto ciò che ci viene detto.Dovremmo forse imparare a pen-sare un po’ di più con la nostratesta, se ancora ne abbiamo unacompletamente nostra, visto chequotidianamente viene fatto ditutto per svuotarcela e poi riem-pircela con idee di altri, dovrem-mo cercare di essere un po’ menoomologati.Non è certamente facile, poiché ilprocesso di globalizzazione sem-bra essere irreversibilmenteavviato, e non si potrà di certotornare indietro, tuttavia a livellodi singolo individuo possiamo cer-

care di essere più indipendenti eautonomi e di non farci condizio-nare troppo dalla grande e poten-tissima macchina della moda!

Barbara Arona

La moda, regina esigenteLa moda, regina esigente

Foto Bruno De Faveri

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Pomeriggio d’estate, strada dicampagna. Un ragazzo guidadistrattamente, lo sguardo pen-sieroso. Improvvisamenteabbandona l’asfalto, imboccauna stradina sterrata e par-cheggia la macchina all’ombradi un grande albero. Il ragazzo, l’automobile e l’al-

bero, tre macchine che divora-no energia. Il ragazzo sa tutto della suaautomobile, cilindrata, presta-zioni, costo, valutazioni. Hascelto con cura il colore degliinterni e gli optional indispen-sabili, ha pagato cambiale percambiale il piacere di sedersi

tra lancette e bottoni e sentirsiin un regno tutto suo.Ventiquattro mesi di lavoro,tutti gli stipendi di due anni,obbediscono al suo piede edocilmente gli regalano l’auto-nomia delle uscite serali.Il ragazzo è inquieto, ha litiga-to, vuole riordinare i suoi pen-sieri. E’ in un momento diffici-le: nessuno ha la vita facile,alcuni giorni pretendono diessere guardati in faccia senzaveli. Si è chiuso in macchina, ilsuo regno e la sua corazza, e haprovato a guidare nervosamen-te per le strade di campagna,liberando insieme la potenzadel motore e l’oppressione chegli cova nel petto. Ma non trovasollievo, il blocco non si scio-glie, avverte solamente unpoco di frenesia passeggera chesvuota i pensieri senza allegge-rirli. Allora ferma la macchina eparcheggia all’ombra dell’albe-ro. Abbassa il finestrino e nonscende dall’automobile, comeper non avventurarsi in unmondo che non conosce.Dell’albero non sa nulla, non sache è una quercia, non sa cheesistono molte specie diverse diquerce, non sa che possonoessere alte fino a quarantametri, non sa che fin dall’anti-chità sono considerate simbolodi vigore, di robustezza, di lon-gevità. Non sa nulla di tuttoquesto e forse neanche siaccorge di essere sotto la chio-ma maestosa di un vecchioalbero. Per affrontare se stes-so, però, si è fermato propriolì. Ha guidato la sua automobi-le, che ha consumato benzina,

che è un derivato del petrolio,che qualche milione di anni faera una foresta. E’ andato incampagna, ha spento il motoree ora siede all’ombra dellaquercia.Il ragazzo oggi ha mangiatopoco: era nervoso. Però hamangiato, e anche oggi puòrespirare, vivere, guardare,pensare con tristezza ai suoiproblemi. Mangia ogni giorno, eogni giorno trasforma la vitad’altri in un pezzo di sé stesso.Mangia carne, che a sua voltaha mangiato altra carne, che asua volta ha mangiato un po’d’erba. Oppure mangia diretta-mente qualche foglia d’insalatao il frutto di qualche pianta.Non mangia sassi o terra, nongli verrebbe mai in mente, nonsi può, il ragazzo non ha biso-gno di impararlo, è la cosa piùovvia della sua vita. Per viveresi addentano altre creatureviventi, almeno così devonofare tutti gli animali di questaterra.La quercia che sta sulla sua

testa non addenta nessuno, leivive impastando sassi, minerali,acqua e terra. Alza i suoi ramial cielo, le foglie assorbono laluce di tutti i giorni, e nel tron-co della quercia risuona ilprimo grido: sassi, terra eacqua diventano vivi, l’energiadel sole diventa l’energia chemuove la vita e la semina inogni angolo. Il ragazzo sta sottola quercia perché le piantehanno inventato la vita. Il

ragazzo esiste e può vivere per-ché esistono e vivono le piante.La sua automobile c’è e simuove perché uomini che man-giano piante o altri animali, chea loro volta mangiano piante,l’hanno inventata.Il ragazzo, l’albero, l’automo-bile. Tre macchine in un pome-riggio di sole, quel sole chetutto muove.Il ragazzo non scende dall’auto-mobile e non conoscerà laquercia.Domani nasceranno più auto-mobili che ragazzi.Domani cadranno 38.000 ettarid’alberi.Dopodomani molte macchine sifermeranno.

Ashoka

LA VOCE FUORICAMPOLA VOCE FUORICAMPO

Il ragazzo, l’automobile e l’albero

Via M. D’Azeglio, 16 - CASTELNUOVO SCRIVIA

Piazza Mercato s/n - SANNAZZARO DE’ BURGUNDI

Via S. Pietro, 16 - GARLASCO

Via Martiri della Libertà, 84 - MEDE LOMELLINA

Via C. Spagnolo, 5 - VARZI

“La scelta”

Foto Bruno De Faveri

Foto Bruno De Faveri

La pagina di

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