Il Lucano Magazine Numero marzo-aprile 2014

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Poste Italiane Spa Spedizione in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1 comma 1, DCB PZ

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Basilicata Controvento Prima l'Arisa, poi il pianto ...

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S O M M A R I O

D O L C E E S A L A T O

6

20Al via il progetto

“Vicini alla nascita”

al San Carlo tante le

iniziative in favore

delle mamme

Intervista

all’Assessore

Michele

Ottati

Asd Viggianello

una famiglia

nel pallone

72 Quando i sogni imparano a volare

30 Arisa vince, cantando Controvento

34 Alessandro Zenti, cronache dal fronte

38 Quando l’Assurd(o) diventa reale

40 I Quadri Plastici aviglianesi diventano

mostra itinerante

42 Venosa, “Recuperiamo San Domenico”

46 A spasso con Waway

48 Parco Nazionale del Pollino Cozzo del Pellegrino

50 Di Napoli Antonio

54 La democrazia difficile

55 Lagonegro le sue chiese, la sua arte

56 Giovanni Vetritto e Francesco Saverio Nitti

58 Risparmiare spendendo

60 Il tango impreziosisce il cartello teatrale lucano

62 Gli Sugar Sound danno alla luce

la terza creatura: She’s My Baby

64 Rima Grezza vol. 1 Urban underground al 127

R E P O R T A G E

L O O K A N I A

74 Racconto di Viggiano Prima Parte

E P I S T E M E

28 La paremiologia come filosofia

V I G N E T T A N D O

9 # State tranquilli...

T R A L E R I G H E

68 Momenti di grazia

69 Raccontarsi raccontando

70 La follia

E U R E K A

77

30

24

20 San Carlo, al via il progetto “Vicini alla nascita”

24 Conversazione con l’assessore Michele Ottati

26 Matera il Campus universitario può attendere...

Arisa vince

la 64° edizione

di Sanremo

26 Il Campus universitario può attendere...

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E D I T O R I A L E8

Antonello LOMBARI

L'Italia accusa l'effetto soporifero del Festival di Sanremo, propriomentre a Roma, il ciclone Renzi, s'insedia a Palazzo Chigi. Ci haprovato persino Arisa, dal palco del teatro Ariston, a cantarcele

quattro. Anzi due, visto che la formula della manifestazione canoranazionale ha previsto due canzoni per ogni artista. L'ugola d'oro delPantano di Pignola ha conferito al festival un tocco di classe e dilucanità, geneticamente modificata, vincendo con merito la sessan-taquattresima edizione della kermesse canora. Il titolo della canzo-ne vincente "Controvento" ci riporta, però, ad un paradosso dellapolitica. Questa volta, infatti, la Basilicata, rispetto al governo nazio-nale, non è andata in controtendenza. Renzi costruisce e realizza ilsuo personalissimo golpe e regala ai lucani due sottosegretari:Filippo Bubbico agli Interni e Vito De Filippo, alla Sanità. Tutto ciòappena qualche tempo dopo l'avvento di Marcello Pittella a gover-natore della Basilicata. I riti carnevaleschi hanno preceduto l'uscitadi questo numero del giornale. Nelle sfilate e nei travestimenti laproposta dell'anno è il solito rondò di personaggi lucani maschera-ti. Per dirla con Arisa: "A forza di andare controvento l'aria che tiraè cambiata". Questa volta, però, i segnali che si percepiscono sonochiari e vanno in una nuova direzione.C'è un soffio di trasparenza che risponde all'esigenza popolare di"pulizia" e di sobrietà. I temi che il governo di Basilicata dovrà affrontare non sono di sem-plice soluzione. Il primo argomento, nell'agenda del nuovo governa-tore, è il petrolio. Si parte dall'oro nero per ridisegnare uno sviluppoche veda la Basilicata protagonista di rilancio, senza penalizzarel'ambiente. Il nuovo presidente della Giunta lucana ha chiamato altavolo le società che estraggono il greggio in Val d'Agri. Appare evi-dente che, nei prossimi mesi, si affronteranno le tematiche nevral-giche per la vita e la sopravvivenza delle famiglie e della gente luca-na. Lungo la direttrice Roma-Potenza, il tema del lavoro occupa unposto centrale sia nel tablet di Renzi, sia in quello di Marcello Pittella.Trascorso il carnevale tornano i motivetti di Sanremo che, a distan-za di giorni, sono diventati più orecchiabili. Insomma, al di là dellaforma e del cerimoniale, sembra di assistere al solito balletto inmaschera. In una parola: la solita Pippa che stavolta viaggia, però,con il vento decisamente in poppa. La Rosalba canterina, facendojogging intorno al lago Pantano, gorgheggia sempre "controvento".I lucani ascoltano la sua canzone e, prendendo la strada dell'oasi, laemulano a ruota, nella speranza di uscire in fretta dalla palude.

BASILICATA,ALTRO CHECONTROVENTO

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VViiggnneettttaannddoo

#State tranquilli...

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I L L U C A N O

Antonello LOMBARI [email protected]

Foto: Andrea MATTIACCI, Angelo Rocco GUGLIELMI, MARTEMIX.COM

Arti Grafiche Boccia s.p.a. Via Tiberio Claudio Felice, 7Fuorni - Salerno

Tribunale di Potenza N° 312 del 02/09/2003

7 Marzo 2014

Lucana Editoriale s.r.l.Via Gallitello, 89 PotenzaTel. Fax 0971.476423 -Cell. 337.901200E-mail: [email protected]

Questo giornale è associato Uspi Unione stampa periodici italiani

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Vito ARCASENSA [email protected]

Testata On Line www.lucanomagazine.it

Agostino ARCASENSA

Hanno collaborato in questo numero

Flavia ADAMO, Angelo BENCIVENGA, Angelomauro CALZA,Carlo jr. CALZA, Arsenio D’AMATO, Marianna GiannaFERRENTI, Vincenzo MATASSINI, Carla MESSINA, Federico PELLEGRINO, Giulio RUGGIERI, Albina SODO, Mariassunta TELESCA

da Potenza:Antonello LOMBARI, Vito ARCASENSA 0971.476423

Leonardo CLAPS, Anna MOLLICA, Margherita E. TORRIO

Editing e correzione bozze: Margherita E. TORRIO

dal Materano:Giovanni MARTEMUCCI 0835.333321

[email protected]

Vignette di Luca NOMAGA

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N E W S 13

Sbarca in Basilicata il personal shopper estylist. Fare moda vuol dire trasformare l’ab-bigliamento e lo stile in base ai mutamentisocio-culturali.Dopo uno studio sul piano d’azione, le ana-lisi degli stili, dei colori, della figura, i princi-pi dell’abbigliamento, le tecnite di stile, ilcamouflage, strumenti di promozione e con-tatti e l’analisi dei costi nasce una nuovafigura di consulenza anche in Basilicata: ilpersonal shopper. Ad inventarsi questo lavo-ro è Anna Elena Viggiano che da qualchemese, dal suo ufficio di Bernalda, si muovecon disinvoltura tra termini come fashionconsulting, fashion styling, gestione dell'im-magine, personal branding, visual bran-ding, consulenza al guardaroba, costruzioned'immagine. Anna Elena, 35 anni, è unaconsulente, un buyer, una guida, un vero eproprio “guru” dello shopping di ogni tiposia per privati che per aziende. Il suo è unprofilo professionale ancora non troppo dif-fuso in Italia, e quindi anche in Basilicata mache nelle grandi città come Milano, Roma,

Torino o Firenze sta acquisendo un impor-tante rilevanza proprio negli ultimi anni. Igrandi nomi dell’alta moda hanno già inseri-to in tutti gli store la consulenza dei perso-nal shopper come sostegno del cliente nel-l’acquisto. Per chi invece vuole può portarlocon se. Ed è questo il servizio che AnnaElena Viggiano offre alle sue clienti o ai suoiclienti (perché spesso anche gli uominihanno bisogno di consulenza di immagine).“I campi d’azione del mio lavoro – afferma-sono la creazione di un nuovo stile o di unnuovo look, lo shopping tour, l’abbigliamen-to per occasioni speciali, la preparazione diricevimenti, cene ed eventi aziendali, i viag-gi (si arriva fino alla cura dei particolari dellacamera d’albergo), la consulenza di design,o l’acquisto di regali su commissione. Tra irequisiti indispensabili per lo svolgimentodella professione c’è il controllo e la capaci-tà di gestione dei budget di cui si è respon-sabili”. Il gusto e la capacità di spenderebene il denaro senza sprecarlo sono lecaratteristiche principali del lavoro di Anna

Elena. “Statisticamente –conclude- si trattain maggioranza di donne, che scelgono unconsulente per risultare costantemente allamoda e scegliere abiti ed accessori di clas-se. Ma la tendenza nel pubblico maschile èmaggiormente rivolta verso lo shopping ondemand. Buona anche la fetta di clientiaziendali che si rivolgono per la scelta dellaregalistica o più in generale per la consulen-za di immagine”.

gi.ma.

Si è tenuto presso l’Hotel Giubileo, a Rifreddo di Pignola, la 24aEdizione del Premio di Medicina intitolato alla memoria del Prof.Potito Petrone e curato dalla “Pro Loco Il Portale” di Pignola. IlPremio è riservato agli studenti lucani in medicina che nell’anno incorso abbiano conseguito la Laurea con votazione non inferiore a106/110. Il Sindaco di Pignola Gerardo Ferretti ha portato il salutodell’Amministrazione Comunale ricordando che il Prof. PotitoPetrone è stato anche uomo delle istituzioni, prima come Assessorealla Sanità del Comune di Potenza e poi come Sindaco di Pignola.La Presidente della “Pro Loco Il Portale” di Pignola Dott.ssa MariaAlbano, dopo aver ringraziato il pittore Nino Tricarico, autore dell’o-pera riprodotta in copertina nell’invito, che verrà donata al vincito-re del Premio, ha affermato che il Prof. Potito Petrone, non man-cando mai di insegnare anche ai giovani della Croce Rossa Italiana,è stato un esempio luminoso che i nostri giovani medici debbonoseguire con eguale perizia e passione. Della Giuria che da anni con-duce questo gravoso onere con impeccabile serietà, facevanoparte il Presidente Dott. Marcantonio Paciello e come Componentila Dott.ssa Serafina Berardi ed i Dottori Sergio Caparrotti, NicolaD’Alessandro, Paolo Severino, Vincenzo Sabatella. Vincitrice delPremio la Dott. ssa Elisabetta Molfese, 1a Menzione speciale alDott. Savino Baldi, assente perché Capo equipe sanitaria sulla nave“Scirocco”, impegnata nel soccorso ai migranti che attraversano ilMediterraneo, 2a menzione speciale alla dott.ssa PierangelaNocella di Moliterno. Il Dott. Renato Maffione nel suo intervento hasostenuto che l’amore e l’ascolto sono gli elementi fondanti fragenitori e figli; in loro mancanza è più facile dare una manciata dieuro ai propri figli che dar loro ascolto, soprattutto quando i figli,

presi dal gruppo, si uniformano. Il Presidente Onorario della “ProLoco Il Portale” Rocco Brancati, dopo aver constatato che il Premioè fra le dieci più importanti Rassegne che si svolgono in Basilicata,ha comunicato che per il prossimo Premio di Medicina (il 25°) ver-ranno ricordati tutti i precedenti vincitori e le loro attuali sistema-zioni. Nel suo intervento il Presidente della Giunta Regionale diBasilicata ha affermato che la nuova Amministrazione si muoveràper reperire sempre più possibilità di impiego per le migliori menti,utilizzando al meglio i proventi dal petrolio. Il supporto musicalealla Manifestazione è stato offerto da Giovanni Antonio Strangio alpianoforte e da Eliana Valentino mezzo soprano.

vi.ma.

Alla dottoressa Molfese il Premio di Medicina“Prof. POTITO PETRONE”

Arriva il personal shopper e stylist

Foto Michele Abbandonato

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N E W S14

Il mondo dei contadini visto nelle sue ansie, amarezze e speranze.Portato alla ribalta da un uomo che ha legato a doppio filo la suaesistenza alla causa di coloro che non hanno niente. Il ricordo diRocco Scotellaro, scrittore, amministratore, politico mai si è dissoltonella mente dei tricaricesi, tra cui il giornali-sta Mario Trufelli che ancora oggi sente vivoil legame con colui che sapeva parlare all’a-nima. Lo descrive, gli “ridà vita” attraverso iricordi diretti che ha dell’uomo conosciutopurtroppo per poco tempo. Con lui lamemoria di Rocco è riemersa il 21 febbraioscorso, al classico “Quinto Orazio Flacco” diPotenza, il liceo che sta celebrando i suoi150 anni di vita e che gelosamente custodi-sce la pagella di Scotellaro, qui studentenell’anno scolastico 1939-40. Mario Trufellinasce sei anni dopo Rocco, e benché le famiglie già si conoscesse-ro, i due iniziano a frequentarsi quando Mario ha 16-17 anni. Li haavvicinati il sentimento antimonarchico che, all’indomani della IIaGuerra Mondiale, alimentano con tenacia in un contesto che antimo-narchico non è. Scotellaro del mondo contadino ha fatto la suaragione di vita. Il loro dramma è in qualche modo anche il suo. Daloro – ha narrato Trufelli - si reca ogni sera, ne ascolta i problemi, aloro legge gli scritti di Pavese, Ignazio Silone, Piovene. I contadiniiniziano ad amare quel giovane che li capisce e che veramente vuolefare qualcosa per loro. Rocco diviene sindaco a soli 23 anni. Ma l’af-fetto non è condiviso da tutti. In ambienti politici avversi serpeggiala congiura che lo porta all’arresto. Trufelli ricorda, e gli si stringe ilcuore perché è presente, lo sgomento dei tricaricesi che attendono

con ansia notizie davanti alla caserma dei carabinieri dalla qualeRocco esce intorno alla mezzanotte ammanettato. Saluta la folla.Viene assolto dopo 45 giorni di carcere. In istruttoria cadono tuttele accuse, i giudici hanno capito e lo scrivono, che è stato vittima di

una calunnia. Rocco torna a Tricarico tra la com-mozione dei concittadini festanti. Ma non è piùlo stesso. La permanenza in carcere, resa tolle-rabile dall’amore per la scrittura (lì nasce “L’uvaputtanella”) lo hanno provato nell’animo. Lascial’incarico da sindaco, parte per Portici alla voltadi casa Rossi Doria dove muore improvvisamen-te all’età di 30 anni. Il 17 dicembre 1953 il fere-tro arriva a Tricarico avvolto dalla nebbia e dallafolla. I contadini portano a spalla la bara dove èdeposto Rocco con il suo montgomery compra-to a Napoli. E’ lo stesso che indossa nella foto

con l’asino che, stampata in 5.000 copie, campeggia in ogni casa diTricarico. Levi e Rossi Doria, suoi amici conosciuti nel 1946, seguo-no la bara. Funerali laici per lui, uomo ateo e socialista. A dieci annidalla sua morte Mario Trufelli, giornalista della Rai da due anni,riesce a realizzare un documentario con la troupe che arriva daNapoli. Cinque minuti dura il servizio che viene poi trasmesso nel tg1delle 20:30 nel quale narra i luoghi di Rocco. Parla anche FrancescaArmento la mamma, seduta davanti al camino. La morte di Scotellaro, ha concluso il giornalista, lascia tutti nellasolitudine. “Siamo più soli” è la poesia che Mario Trufelli compone ededica all’uomo dal volto pieno di lentiggini. “Il pelo rosso” come lochiamavano, diventato un mito, noto anche all’estero.

an.mo.

AL LICEO CLASSICO DI POTENZA MARIO TRUFELLI RACCONTA SCOTELLARO

Lo scorso 16 febbraio una piccola rappresentativa delle Mascheredi Tricarico ha sfilato a Tufara (Cb) al primo incontro delle masche-re zoomorfe d’Italia, che ha portato nel piccolo borgo molisano piùdi 3000 spettatori. Hanno partecipato all’evento i Krampus (ilDiavolo delle Alpi), i Mamutzones di Samugheo (Sardegna), gliUrthos e Buttudos di Fonni (Sardegna), la mandria carnevalescadi Tricarico, la Ballata dell'Uomo Orso di Jelsi (Molise), il Cervo diCastelnuovo al Volturno (Molise), i Liu.bo di Lucera (Puglia) e infi-ne il Diavolo di Tufara e le maschere della tradizione (Giuria,Madre e Padre del Carnevale, u Pisciatur), tutti accomunati dasimili riti carnevaleschi, nonché da forma e aspetto di animale.La giornata è stata caratterizzata dalla sfilata dei gruppi parteci-panti, che, radunatisi in Piazza Garibaldi, hanno offerto i propridoni; si è conclusa con una grande cena allietata dai musicisti diTufara e di Tricarico, come racconta Teresa Rella.Tale manifestazione si inserisce nel progetto avviato da decennidalla “Pro Loco” di Tricarico, atto ad attivare una rete di collega-mento con i Carnevali dell’Intera Italia; tale percorso si è consoli-dato nel 2009 con l’adesione della stessa alla Federazione EuropeaCittà del Carnevale e la partecipazione nel 2010/11 al progetto

Cantieri Creativi, costituendo una Rete di Carnevali del Sud Italia,da cui nasce il Raduno delle Maschere Antropologiche, arrivatoquest’anno alla III edizione, un evento unico nella nostra Regione.

ma.te.

LE MASCHERE DI TRICARICO A TUFARA PER IL PRIMO INCONTRO DELLEMASCHERE ZOOMORFE D’ITALIA

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Una serata all’insegna dell’ilarità, della riflessione e della solidarie-tà quella promossa dalla compagnia teatrale potentina “IlManicomio dei Saggi” che il 1° marzo scorso al cineteatro donBosco di Potenza ha portato in scena “La chiacchera”, commediain tre atti scritta e diretta da Mario Danza. E’ la storia di una picco-la comunità come tante, alle prese con i difetti di persone alle qualipiace chiacchierare un po’ troppo sui fatti della gente ricamandostorie che di fondamento hanno ben poco. E’ quello che fannoAngelo ed Emilia, uno barbiere l’altra sarta, ai danni di inconsape-voli persone alle quali cercano di minare la reputazione con la loroesuberante vena critica. Questo davanti ad altri paesani tra i qualic’è chi manifesta curiosità verso queste voci, chi indifferenza, chiaddirittura fastidio nei confronti di coloro che le mettono in giro.L’insistenza dei detrattori, ad ogni modo, persevera e non si fermamai nemmeno davanti al destino che infaustamente colpisce i dueed altri personaggi della storia seppur con esiti differenti.La commedia, portata in scena per la prima volta nel 1980, vuolenarrare uno spaccato di vita non lontano dalla realtà e intende farriflettere sull’importanza della parola che, detta a sproposito, puòcausare danni, e sull’importanza del rispetto reciproco, elementoindispensabile del vivere civile e armonico. Viene riproposta conalcuni adattamenti all’attualità dei tempi e con una simpatica com-pagnia composta da attori non professionisti legati tra loro da ami-cizia vera e dal profondo amore per il teatro. Sono Pietro Ramaglia,Pasquale Brancati, Amelio Taddeo, Aniello Maggio, Antonio

Canosa, Teresa Agatiello, Lina Gallucci, Vanessa Vaccaro. Assistentialla regia Vittoria Durante e Antonella Nicastro. Il regista Danza,avvocato di professione e poeta per passione, originario diTramutola ma residente a Potenza, ha già scritto e diretto altre rap-presentazioni come “Le tre grazie”, “Il fidanzamento”, “La terra”,“La notte del diavolo” “Francesco, araldo della pace”. La serata ha avuto un fine benefico. L’incasso infatti è stato devo-luto alla Fondazione ANT onlus di Potenza.

an.mo.

Al don Bosco di Potenza “il Manicomio dei Saggi” porta in scena La Chiacchera

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Salve gente. Gli eventi precipitano di orain ora, ho un po’ di difficoltà ad indivi-duare una notizia da commentare…

perché sono troppe!!! Nell’ultimo mese sonosuccesse tante di quelle cose che davveromi sembra di essere un naufrago, anche seil naufragar di certo non mi è dolce, soprat-tutto perché non so di cosa sia fatto questomare… quindi non andate con la menteall’immagine stereotipata dell’uomo conbarba e capelli lunghi e pantaloni stracciati,a torso nudo, su una zattera in mezzo all’az-zurro del mare. No: mi sembra di essere unnaufrago che sta a galla in una cloaca rap-presentata da quella stampa spazzatura cheda un po’ di tempo, troppo ormai, sta facen-do coppia con quella che già da tempo erauna tv spazzatura. E per cloaca e spazzatu-ra intendo in primis tutti gli spettegolezzi sulpolitico di turno che hanno soppiantatoquelli che investivano il politico del turnoprecedente; quelli su Arisa che secondo l’in-vidioso Red Ronnie avrebbe copiato la can-zone che ha sbancato a Sanremo, e, sem-pre su Arisa, le foto che la ritraggono smu-tandata mentre scende da un’auto: eccheè?Mo’ non si è liberi di niente che già c’è unopronto a spaparazzarti magari pure mentretu, maschietto, preso da un bisogno impel-lente, magari ti fermi su una piazzola inautostrada per fare una pipì: non sia mai!Ecco che passa uno, rallenta, ti fotografacon lo smartphone e ti ritrovi ritratto col

pistolino in mano su Twitter prima ancora dirisalire in macchina! E se poco poco seiconosciuto in men che non si dica non siparla d’altro che della tua minzione fuoriordinanza! …SPAZZATURA! Spazzatura latv che trasforma dolorosi fatti di cronaca inprocessi-spettacolo da prima serata che aiu-tano solo a far soldi qualche criminologo eun paio di ex uomini di legge, oltre che glisponsor che interrompono la descrizione diun delitto una volta per farti vedere unassorbente da donna che vola, un’altrapasta che non scuoce, un’altra ancora perproporti un’assicurazione sulla vita! Tra rico-struzioni di udienze, rinvii, perizie, contrope-rizie, plastici, scene del crimine riproposte alcomputer, ingaggi di attori che recitano levarie parti, un assorbente con le ali e unpiatto di pasta, dopo tre ore, a notte ormaifonda… il giallo rimane irrisolto anche dopoperizie e superperizie che non mettono d’ac-cordo nessuno, manco i professoroni incari-cati dei rilievi sul cadavere dalla produzionedel programma. Ma dico io, alla fine, siamocerti che giudici e giurati che di sicuro hanno

visto il programma in tivvù, siano rimastiscevri da condizionamenti di sorta ed abbia-no comunque un’idea chiara per poteresprimere un verdetto in tutta serenità, lacoscienza a posto e la certezza di non averfatto imprigionare un innocente, primaancora che quella di non aver lasciato liberoun colpevole? Niente da fare. E’ la spettaco-larizzazione dei drammi personali, familiari,in una società che ormai da tempo sembrarichiedere solo queste cose. Ma nientepaura, gente. Basta poco per distoglierel’attenzione: basta un altro delitto stranoirrisolto per far sì che possiamo buttarci acapofitto in un nuovo mistero, a parteggia-re per l’avvocato dell’accusa o quello delladifesa. Dopo Cogne, Via Poma, Garlasco,Perugia, Avetrana, Erba, Brembate…. A chitoccherà ora? Io spero a nessuno, anche acosto di morire tutti di noia per i prossimi 30anni, senza perdere la speranza che la mor-bosità nutrita dalla legge degli sponsordiventi più discreta, lasciando chi vive undramma libero – almeno quello – di soffriresenza clamore.

I L C O R S I V O

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Angelomauro CALZA

Il Bruscolinonell’occhio

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Al San Carlo di Potenza, nell’ambito delDipartimento della Donna e delBambino, parte il progetto “Vicini dalla

nascita”. “Si tratta –spiega il direttore gene-rale Giampiero Maruggi - di una serie di ini-ziative orientate a migliorare e valorizzarel’assistenza ospedaliera alla donna-mamma, estesa dalla fase preconceziona-le, fino al periodo postnatale. Accanto alleiniziative clinico-assistenziali, saranno atti-vate tante altre procedure adatte a facilita-re l’accesso delle donne all’Ospedale (par-cheggio rosa riservato, riduzione dei tempid’attesa per esami ed accertamenti, corsiepreferenziali per l’assolvimento di procedu-re burocratiche, attivazione di call center epunto d’ascolto e una casella di posta elet-tronica: [email protected] ). E’ poi previsto un kit omaggio conprodotti per la mamma e il neonato, chesarà consegnato a ogni partoriente. Unafidelity card assicurerà sconti e promozioniin numerosi negozi aderenti al progettooltre a consentire durante la gravidanza e itre mesi dopo il parto il trasporto gratuitosui mezzi pubblici a Potenza”. “Sarà inoltre attivato – conclude Maruggi -nel portale aziendale un sito web contenen-te tutte le informazioni di carattere clinicoassistenziale e tutte le altre notizie utili pervivere in piena serenità l’evento nascita.Un’agevole app per lo smarthphone con-sentirà poi di tenere sempre a portata dimano tutto quanto disponibile. Dopo lanascita, sarà dedicato ad ogni bimbo venu-to al mondo al San Carlo, un libro che,andrà ad arricchire la Biblioteca dellaPediatria e che riporterà impresso per sem-pre il nome del nuovo nato. Il tutto a costozero per l’Azienda: tutte queste iniziativepromozionali e divulgative saranno finan-ziate con le disponibilità assicurate da spon-sor privati”.Il progetto è il naturale proseguimento esviluppo dell’adesione del San Carlo al pro-getto dell’Unicef per un’ospedale a misura

di bambino che ha al suo centro la praticadell’allattamento materno e che ha visto lafirma, nello scorso mese di dicembre, di unprotocollo tra l’azienda ospedaliera e l’orga-nizzazione internazionale. Già da anni ilDipartimento materno infantile del SanCarlo, diretto da Sergio Schettini, ha adot-tato la tecnica del “rooming in”. Si cominciasubito dopo il parto con un contatto imme-diato mamma-bambino (Skin to Skin – pellea pelle) successivamente si passa, appunto,al Rooming-in, particolare forma di degen-za che permette alla donna di tenere nellapropria stanza di ospedale il bimbo appenanato giorno e notte senza limiti di orario,fino alla dimissione.Numerosi studi hanno dimostrato che l’in-staurarsi di un legame profondo tra lamamma e il suo bambino è favorito dalcontatto prolungato nel periodo subitodopo la nascita. Le mamme riescono astare a stretto contatto con il loro piccolo ea capirne immediatamente le necessitàaumentando così la fiducia in se stesse edeliminando sin da subito diverse paure.Un altro aspetto fondamentale di questapratica è quello dell’allattamento al seno,che risulta estremamente favorito dal roo-ming-in. La madre infatti può allattare il pic-colo ogni qualvolta lo richiede facilitandocosì la montata lattea ed aiutando se stes-sa ed il bambino ad una più facile suzione.L’allattamento consigliato è quello a richie-sta che segue i ritmi e i bisogni del bambi-no. Le poppate al giorno nei primi mesi divita possono essere dalle 6 alle 12 conintervalli da 1 ora e mezza a 3-4 ore; se ilbambino ha molta sete o è in uno degliscatti di crescita, in cui stimola il seno peraumentare la produzione del latte, l’inter-vallo può anche essere molto breve. Ilnumero delle poppate, e quindi anche quel-lo dell’intervallo, dipende da come il bambi-no mangia.Tutti i bambini sono diversi! Due bambini ditre mesi allattati al seno potranno avere dei

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San Carlo, al via “Vicini alla nascTante le iniziative in favore

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ritmi diversi ed essere pienamente soddi-sfatti. Il ritmo delle poppate può esserediverso nei diversi momenti della giornata,alcuni possono poppare più di notte e menodi giorno o viceversa, questo appunto per-ché il bambino segue i propri bisogni e inuna poppata può mangiare di più e la suapausa durerà più a lungo e se mangiameno la poppata successiva arriverà prima.Una cosa da ricordarsi sempre è che il bam-bino sa perfettamente quanto deve man-giare.

Per allargare i benefici del latte naturaleanche ai neonati le cui madri hanno proble-mi di “produzione” nei prossimi mesi saràattivata una “banca del latte” che si avvar-rà delle donazioni delle neo-mamme che nehanno invece in abbondanza. Sarà cosìpossibile assicurare a una più ampia plateadi neonati gli evidenti benefici sul pianonutrizionale, dell’apporto ormonale e dellaprotezione immunitaria.La cultura della maternità sta cambiando. Sista polarizzando su due fronti apparente-

mente opposti: da una parte l’umanizzazio-ne, il lento riemergere del parto naturale, lavoglia delle donne di vivere l’esperienza delparto e il legame con il figlio; dall’altra larichiesta di sicurezza tecnologica, il rifiutodel partorire, la richiesta di analgesia, dichirurgia per avere il figlio saltando il pas-saggio del partorire.Dalle ricerche scientifiche sul tema emergeche le donne oggi chiedono di parteciparedi più: al parto, all’esperienza, alle terapie,alle decisioni terapeutiche, alla scelta sul

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il progettoita”delle mamme

I PUNTI D’ECCELLENZADEL PARTO SENZADOLORESono numerosi i punti dell’eccellenza nelparto senza dolore al San Carlo:• Analgesia epidurale offerta 24 ore su24 gratuitamente (in convenzione con ilSSN)• Presenza di una guardia H24 dedicatainteramente all’analgesia ostetrica• Presenza ed uso routinario documenta-to di percorsi di informazione, prepara-zione al parto, visita anestesiologica econsenso informato pre-parto• Presenza del controllo di qualità post-partum al di fuori della struttura da partedi terzi• Somministrazione della tecnica al mas-simo 30 minuti dalla richiesta della parto-riente• Somministrazione dell’epidurale indi-pendentemente dalla dilatazione cervica-le• Somministrazione senza interruzioniper tutto il travaglio ed il parto• Presenza di protocolli scritti dal serviziodi anestesia e certificati dalla direzionesanitaria che garantiscano l’uniformità elo standard dell’analgesia erogata allepartorienti.

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come e dove. La donna vuole essere piùattiva. Una preparazione attiva e attivantepermette di entrare in contatto con i biso-gni e, spesso, di raggiungere il traguardoattraverso i bisogni secondari e quelli pri-mari.Si deve impostare la preparazione allanascita in base ai bisogni delle donne.Questo cambiamento richiede una reimpo-stazione degli obiettivi, strumenti e meto-dologie.Questo progetto può offrire una base e unostimolo per riconoscere, nell’educazionealla nascita, un importante obiettivo per laprofessionalizzazione degli operatori, per lapromozione della salute e per la prevenzio-ne delle patologie ostetriche. I corsi di edu-cazione alla nascita, rappresentano un ser-vizio di prevenzione primaria per la gravi-danza, il parto e il dopo parto.Se la donna ha la possibilità di acquisireconsapevolezza e capacità di ascolto è ingrado di capire e gestire la sua salute epuò, quindi, capire quando chiedere aiutonell’imprevisto. Assorbe ed acquisisce infor-mazioni. Non si tratta d’insegnare alladonna cosa fare o non fare, ma di darleconsapevolezza e gli strumenti per capirecome si sente, cosa succede, di aiutarla aridurre lo stress, a capire cosa vuole daquesta esperienza, a gestirsi in modo liberoe spontaneo durante il travaglio, a sceglie-re dove e con chi vuole partorire, a ridurreil disagio nel dopo, a riconoscere la realtà ele aspettative della vita col bambino.E’ previsto perciò l’arricchimento dei corsipre-parto e post-parto, già attivi in ospeda-le e che saranno resi gratuiti. Le attività,arricchite dal contributo di nutrizionistidell’Unibas, si svolgeranno in palestra. L’obiettivo è quello di rompere l’isolamento

sociale, l’elaborazione dell’esperienza dellanascita, la chiusura di un percorso, la con-divisione e il sostegno reciproco, il facilitarela relazione madre-bambino-padre, la pro-mozione dell’allattamento e della salutemadre/bambino.Entrambi i corsi, offerti a donne e/o coppiein numero di 10/14 prevedono due modu-li di 15 incontri:-- Il pre-parto con partecipazione dalla15/20^ settimana di gravidanza, la cui fre-quenza è di un incontro a settimana delladurata di tre ore;-- Il dopo parto con partecipazione dal qua-rantesimo giorno dal parto, la cui frequen-za è di un incontro a settimana della dura-ta di due ore. Gli incontri sono articolati trafase di accoglienza, tema del giorno e lavo-ro sul corpo.L’intero corso è condotto da due ostetricheche offrono continuità tra gravidanza edesogestazione integrando alcuni interventidi altri professionisti (es. infermiere, specia-lista medico, nutrizionista) con obiettivi econtenuti comuni.La conduzione è attiva e la presenza è sem-pre di due operatori. Sede del corso la pale-stra dell’Azienda ospedaliera “San Carlo” diPotenza, piano terra, ingresso corsi univer-sitari: è un ambiente accogliente, nonesposto a rumori, riservato con pavimenta-zione calda e riscaldamento. Materiali: tele-visore, lettore CD, materassini, coperte ter-miche, cuscini ed altri sussidi didattici ade-guati a supporto del corso.“L’analgesia in travaglio di parto – spiega ildottor Giuseppe Petrecca, responsabile del-l’equipe anestesiologica dedicata - ha loscopo di ottenere la riduzione del dolorepresente durante il travaglio. Tra i diversimetodi, i più validi sono rappresentati dal-

l’analgesia peridurale e spino-peridurale,che consiste nell’introduzione di anestetici alivello lombare, subito al di fuori della mem-brana, detta dura madre, che avvolge ilmidollo spinale”.La donna che richiede l’analgesia peridura-le è visitata dall’anestesista in ambulatoriodopo la 32° settimana di gravidanza.L’anestesista compila la cartella su cui ripor-ta la storia clinica, le condizioni di saluteattuali e gli esami eseguiti entro un mesedalla data della visita.Al momento del parto, in assoluta assenzadi controindicazioni, l’anestesista procederàall’analgesia peridurale per il travaglio diparto. In sala parto, per tutto il corso dell’a-nalgesia peridurale, l’anestesista controlla ildolore, la pressione arteriosa e la frequen-za cardiaca materna, mentre l’ostetrica e ilginecologo si occupano dell’andamentocomplessivo del travaglio e del benesserefetale. La riduzione del dolore - a seguitodell’introduzione dei farmaci analgesici - sicompleta nell’arco di 20 minuti e perduraper un tempo variabile. Somministrazionisuccessive di farmaci analgesici per viaperidurale accompagnano le diverse fasi deltravaglio.Importanti lavori di ristrutturazione sonostati completati in questi giorni per rinnova-re la struttura della terapia intensiva neona-tale mentre stanno per prendere il via ilavori di risistemazione del gruppo operato-rio per le nascite (le cosiddette sale parto).E’ un cantiere continuo il San Carlo, anchesul fronte dell’adozione di nuovi e più avan-zati modelli organizzativi. E così per ledonne che hanno bisogno di più prestazio-ni diagnostiche correlate sarà adottata laprocedura del day service, concentrando inun unico giorno esami e visita.

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LA FIDELITY CARDNell’ambito delle iniziative a sostegno del per-corso mamma-bambino “Vicini alla nascita” èprevisto il rilascio di una tessera nominativa,completamente gratuita, che darà diritto asconti e promozioni sugli acquisti effettuatipresso tutte le attività commerciali aderenti, laFidelity Card.E’ stato anche pubblicato un bando, disponibi-le sul sito dell’Azienda ospedaliera, e rivolto aglioperatori commerciali interessati all’iniziativache definisce le modalità di adesione. Il Sancarlo, valutata la proposta, notificherà l’accet-tazione agli interessati che saranno tenuti adesporre l’apposito adesivo riportante il logodell’Ao0r San Carlo, con una vetrofania benvisibile ai clienti, ad applicare la scoutistica pre-vista dietro l’esibizione della Fidelity Card.

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Il Lucano magazine vuole conosceree seguire il lavoro degli assessoridella Giunta che si appresta ad

affrontare con i suoi interventi, e conl’attenzione dei partiti, i problemi dellaregione. Il secondo di questi incontri ècon il neo assessore alle politiche agri-cole e forestali della RegioneBasilicata.

La Basilicata, il cui destino sembra,ancora, quello dell’emigrazione, sispopola. Come affrontare il problema?Prima per la povertà, oggi malgrado il pro-cesso di industrializzazione, nei paesi moltecase sono vuote. L’abbandono, oggi, ècausato dalla impreparazione della classedirigente. Le zone povere della Spagna odel Portogallo hanno saputo risorgere e svi-lupparsi, utilizzando al meglio i FondiEuropei, viceversa da noi i soldi, non inve-stiti, devono essere restituiti o vengonospesi male. E’ come se ci fosse una culturaghettizzata della classe dirigente, chiusa nelmondo lucano, non aperta a vedere ciò chesuccede in Italia e fuori. La Basilicata conl’agricoltura e i suoi paesaggi avrebbepotuto avere una strategia incentivando ilturismo, attirando innanzitutto gli italianinel mondo che avrebbero potuto esseresoggetti attivi di sviluppo e che, invece,vanno in altri paesi.

Cosa è mancato? E’ mancata in vari settori una politica chepromuovesse attrazione turistica. InSvizzera hanno saputo investire sul territo-rio. Noi siamo solo 600 mila lucani; è incre-dibile che non siamo stati capaci di dare

lavoro a 200/250 mila persone. Negli incon-tri con le organizzazioni agricole, da quelloall’Università ad altri nei territori, si avverteche le organizzazioni professionali agricolenon hanno saputo informare sui Fondi ecome utilizzarli. C’è una mancanza a livellodi informazione anche per ignoranza dell’in-glese. Intanto bisogna sapere che tutte ledecisioni sono prese a Bruxelles e non pos-sono essere erogati fondi a rivoli per pro-getti inefficaci; c’è una massa enorme diinformazioni dall’Europa che non vengonoveicolate. Anche per la distribuzione deiFondi strutturali il clientelismo ha avuto unruolo negativo. La politica avrebbe dovutosalvaguardare gli interessi generali, non sipossono sovvenzionare i singoli per unvoto.

Quanti giovani nell’agricoltura?Ci sono, nei caseifici, nei pastifici a Matera,nella zootecnia. Però, non ci sono struttureche commercializzino, non si conoscono usidei paesi dove si intende operare, non cisono studi di mercato. Infine non si cono-scono le lingue. Sogno qui un Istituto lingui-stico, con docenti esperti e madre-lingua,che faccia confluire i giovani da tutto il sud.Manca, inoltre, il management, il livelloorganizzativo. Ho fatto formazione nelDipartimento in metodologie e tecnichediverse per mettere gli amministratori alivello internazionale. Quando si innesca unmeccanismo simile allora la mentalità cam-bia. Avremo outing interno per verificare sele mansioni vengono rispettate. Impiegati efunzionari devono rispondere alle richiestedei cittadini entro dieci giorni; ciascunodeve fare ciò per cui è stato assunto; ci saràun mansionario; un servizio di controllointerno del lavoro svolto; un controllo di chientra e del motivo per cui entra. Ci sarà unatraccia di chi abbiamo ricevuto e tutti saran-no trattati nello stesso modo indipendente-mente dal colore politico o altro.L’amministrazione, inoltre, deve funzionareanche se viene meno il politico.

Veniamo alla condizione di abbandonoin cui versano i terreni, anche a causadegli incentivi europei ai terreni non in

uso e le facili promesse di guadagnoper istallazioni di pale eoliche e foto-voltaico. I pannelli solari in questi territori mi hannoscioccato. Mettiamoli dove non danno fasti-dio al paesaggio e all’agricoltura. Alla baseil fatto che non si è voluto considerare l’a-gricoltura come prima attività economica.Si è pensato che l’industria la dovesse sop-piantare. Invece la Basilicata è destinata ad

CONVERSAZIONE CON L’AS

MICHELE OTTANOTE A MARGINE

Margherita E. TORRIO

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agricoltura e turismo, per una clientela conalti mezzi finanziari che va, oggi, inCostarica. Bisogna smontare i pannelli foto-voltaici e coprire la nostra terra di frutteti,come di piante di fichi, oggi spariti, marichiesti, ad esempio dalla ZUEG. Altro pro-blema è lo spezzettamento delle terre e ilrifiuto di associarsi. Bisogna pensare ad unalegislazione che costringa a mettersi insie-me. Perdiamo otto milioni e mezzo perché

gli agricoltori non sono capaci di associarsi.Buon ascolto da Ortofrutta del meta ponti-no. E’ inutile disperdere soldi senza un pro-getto ed una strategia di produzione.

Come conciliare le direttive europeesulla produzione con le vocazioni delterritorio?Il controllo Europa è vero per alcuni prodot-ti, cereali e latte, per evitare spese dell’am-masso pubblico e abbassamento dei prezzi.Non abbiamo più niente nell’ammasso pub-blico e privato né siamo grandi produttori dilatte e cereali. I soldi devono andare aristrutturare impianti, commercializzare,promuovere; a sostenere i progressi, enor-mi, nel vino; dal 2015 potremo investire neivigneti per fare più vino. A maggio, allaFiera della Basilicata a Tito, verranno pre-sentate nuove strategie per la promozionedei prodotti lucani. Dobbiamo concentrarel’attenzione su paesi certi, puntare sugli ita-liani all’estero che devono rappresentare latela su cui costruire.

Però chi vuole fare agricoltura non sada dove cominciare. Uno dei più gros-si problemi denunciati è la mancanzadi credito economico. Le attuali strut-ture aziendali sono già indebitate cosache impedisce di fare utili profittevolia fronte degli investimenti fatti. E’ unadenuncia di Confagricoltura ma nonsolo. Dicono che quindi non sono com-petitivi.Sui crediti hanno ragione. Bisogna portareavanti l’idea del Fondo di garanzia. L’ISMEAassicura l’80% alle banche ma le banchenon erogano perché dicono di non averesoldi. La prospettiva possibile è che piùbanche siano insieme per una Banca “etica”che possa prestare a più agricoltori che sidevono mettere insieme prima, come dire afronte di più fascicoli.

Cosa mi può dire sui Consorzi di boni-fica?Vorrei parlare con coloro che li hanno gesti-ti sino ad adesso per avere suggerimenti,dopo che li hanno gestiti male, per unanuova prospettiva. Avere suggerimenti su

cosa fare per superare gli errori commessi,per anni. Oggi c’è bisogno di gente compe-tente e management per gestire in modoefficiente, al di là della spartizione politica.Bisogna ristrutturare consorzi di bonifica,ammodernare impianti che hanno almenotrenta anni, fare i conti con territori malcustoditi, con la conseguenza di frane, chebisogna recuperare. Non è un gioco, laRegione con il patto di stabilità non ha piùsoldi, bisogna che l’attività che svolgono iconsorzi sia garantita anch’essa da unmanagement.

La riforma complessiva nel settoreagricolo?Innanzitutto la formazione, tutto l’anno, perl’Amministrazione. Poi, entro il 30 luglio,bisogna definire il documento per interve-nire entro i prossimi sette anni. Sarà il fioreall’occhiello, su modello europeo, che nondovrà fare aspettare per i prossimi otto annima partirà da subito, nell’anno in cuil’Unione Europea ci finanzia, quindi dal 1°gennaio 2015. Consulteremo il mondo agri-colo prima e non dopo la pubblicazione deibandi. Riceveremo i progetti e bisogneràpagare al massimo due mesi dopo. Punti diforza: capire, a proposito dei bandi, comerispondere in modo adeguato secondoregolamenti previsti; risolvere il problemadei consorzi, dell’ALSIA, che deve inserirsinella progettazione, o dell’ARBEA; dialogaresulla base dei regolamenti europei, non c’èsoluzione lucana ma europea. Dobbiamodare speranza di futuro ai giovani. Puntare,inoltre, sui GAL gruppi di azione locale, unacreatura europea, citati testualmente conun solo obiettivo, creare lavoro nei paesiperché i giovani non vadano via, facendoservizi, artigianato, cultura, manutenzioneoltre che agricoltura. Ci sono 25 milioni daspendere in sette anni per progetti che crei-no lavoro. Con la condizionalità ex-ante sianalizzeranno le proposte di progetti e ini-ziative in modo razionale, economico finan-ziario ( questo significa di conseguenzaanche lavoro per chi è nel marketing etc.)con dichiarazione di opzioni e del perchéhanno scelto questa opzione e non un’al-tra, per avere diritto al cofinanziamento.

SESSORE

TI

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Più che un cantiere, lo spazio in viaCastello per la realizzazione delCampus Universitario di Matera sem-

bra uno scenario di guerra. I lavori sonofermi da tempo e nel cantiere solo mace-rie accumulate dopo le demolizioni.L’edificio del vecchio ospedale, progettatodall’architetto Ettore Stella, che ha ancheun valore storico in quanto è stata laprima struttura in cemento armato dellacittà, sembra essere stato sventrato daibombardamenti. E’ rimasta solo la struttu-ra, lo scheletro. La vicenda è ormai diven-tata incomprensibile e insopportabile. Ilavori per la ristrutturazione del padiglionePlasmati erano stati consegnati l’11 gen-

naio 2011. Per il padiglione Plasmati, l’alapiù vecchia dell’ospedale, l’opera appalta-ta è di 18 milioni di euro con un ribassodel 36%. Era previsto che entro il 13 apri-le 2013 i lavori fossero completati. Ancheper la casa dello studente (PadiglioneStella) i lavori dovevano essere a buonpunto. Ad oggi, i lavori per il padiglionePlasmati sono fermi, come quelli per lacasa dello studente. Una situazione gra-vissima e offensiva nei confronti dellacittà, della sua intera provincia e di tutti glistudenti che sono costretti a situazioni diprecarietà nel loro impegno di studio. Nonsi comprende come mai, su questa ormaidecennale e scandalosa vicenda, vi siano

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Giovanni MARTEMUCCI

Il Campus universitariopuò attendere...Dell’edificio che ospitava il vecchio ospedalematerano è rimasto solo lo scheletro

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sempre silenzi e non si sappia chiaramen-te quale è lo stato della situazione. Chisono i responsabili di questi continui ritar-di? Perché ciò avviene? Il neo assessoreregionale Aldo Berlinguer dovrebbe inte-ressarsi per capire come stanno le cose.Dovrebbe seguire le pratiche, sollecitarlee portarle a compimento, controllare echiedere conto ai vari responsabili dei pro-cedimenti sullo stato degli interventi.L’assessore regionale alla Cultura e allaformazione Raffaele Liberali dovrebbeanche lui interessarsi al problema delCampus materano perchè l’Universitàcentra con lo sviluppo culturale del territo-rio.

Infine, come mai, il rettore dell’Universitàdi Basilicata tace su tutta la vicenda? DalDirigente dell’Ufficio provveditorato alleopere pubbliche, è possibile sapere a chepunto è la pratica? Ai consiglieri regionalidell’opposizione la soluzione del problemaCampus non interessa?Infine, il nostro sindaco Adduce, che haprofuso così tante e veementi energiesulla cultura, è in grado di profondere lestesse energie per la realizzazione delCampus Universitario di Matera? Un’operasicuramente più importante per tutta lacomunità sotto l’aspetto culturale, socialeed economico e che interessa i giovani ele loro famiglie. La carenza di spazi idonei

per la didattica, per i laboratori, per laricerca e per servizi logistici destinati aglistudenti sono diretta conseguenza dellamancata realizzazione del CampusUniversitario, tutto questo crea incertezzee disaffezioni sia tra gli studenti che tra idocenti e rabbia nella città; non è tollera-bile che gli interventi che già si sonodilungati per lunghissimo tempo subisca-no ulteriori ritardi. E’ necessario chevenga definito un crono programma chestabilisca tempi certi di realizzazione, nonoltre due anni, un tempo congruo per rea-lizzare l’intera opera, altrimenti il CampusUniversitario non arriverà mai, come laferrovia dello stato.

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LA PAREMIOCOME FILOS

Leonardo CLAPS

La paremiologia è la raccolta, la classi-ficazione e lo studio dei proverbi. Suquesta disciplina si possono trovare

alcune buone raccolte sia in italiano sia inaltre lingue. Infatti ogni popolo ha il suoproprio repertorio di proverbi, più o menoesteso.Ad esempio, una raccolta sui proverbilucani ne considera circa 6.000. Un'altrasui proverbi italiani ne elenca 30.000. Comunque, la paremiologia non può esse-re intesa solo come semplice registrazionee spiegazione dei proverbi. Infatti, datoche i proverbi sono una specie di concen-trato di saggezza è plausibile pensare cheessa nasconde o sottende una filosofia, omeglio una possibile lettura filosofica diquella saggezza. Cosa vuol dire questo?Semplicemente vuol dire che nei proverbiè possibile rintracciare, se ben letti edinterpretati, concezioni essenziali sullavita, sull'uomo, sul mondo. Per capirebene questo possibile uso filosofico dellaparemiologia facciamo qualche esempiotratto dai proverbi della nostra terra.Lu hust' r' lu ciucci jè lu cardon' (il

gusto dell'asino è il cardone). Proverbioall'apparenza molto semplice. Vuol direcon poche parole che la condizione esi-stenziale di un dato essere ne condizionale scelte e le preferenze. Dato che qui siparla dell'asino (e va notato che in moltiproverbi ricorre la figura dell'asino) è natu-rale conseguenza che quest'animale, acausa della sua costituzione e del suo“intelletto”, preferisce erba non proprioraffinata. Quindi, dalla costituzione si capi-scono le preferenze. In senso esteso, unuomo rozzo, con scarsissima cultura, conpochi sentimenti riconoscibili e privo diintelligenza profonda sarà portato a sce-gliere e preferire cose di scarso valore,come la sua condizione psico-fisica impli-ca. Invece, un uomo ben istruito, che hasempre avuto cura della sua persona, deisuoi sentimenti, della sua mente sceglieràcose di valore corrispondente alla sua sta-tura morale. Il filosofo tedesco JohannGottlieb Fichte scrisse: La scelta di unafilosofia dipende da quel che si è comeuomo, perché un sistema filosofico non èun inerte suppellettile, che si possa pren-

dere o lasciare a piacere, ma è animatodallo spirito dell'uomo che l'ha. Un carat-tere fiacco di natura o infiacchito e piega-to dalle frivolezze, dal lusso raffinato edalla servitù spirituale, non potrà mai ele-varsi all'idealismo.Passiamo ad un altro proverbio: Chisemn' spin' nun hadd' scì scauz' (chisemina spine non deve andare scalzo).Anche questo sembra molto semplice dacapire: seminare spine vuol dire spargeremaldicenze, cattiverie, ostilità. Ma se unapersona fa questo dovrebbe poi stareattenta alle logiche conseguenze di ciò cheha seminato. Seminare qui significa met-tere semi, cioè creare potenzialità, anchese queste potenzialità non hanno nulla dipositivo. Quale filosofia è possibile tirarefuori da questo proverbio? Se uno vuolseminare spine lo può fare come e quan-do vuole ma deve stare attento a quelloche seguirà. È come se ogni nostra azioneabbia la sua logica ripercussione. Nellastessa vena: fa ben' e scord', fa mal' epenz' (fai bene e dimentica, fai male epensa). Cioè: se fai del bene puoi stare

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LOGIA OFIA

tranquillo perché hai fatto qualcosa che havalore e non devi temerne le conseguen-ze, ma se fai del male allora ci devi pensa-re, perché le conseguenze saranno tutt'al-tro che trascurabili.In questi proverbi ed in molti altri simili sipuò rintracciare una filosofia di vita. Qualè? Sembra che nella vita ci siano delle“regolarità”, sembra che la nostra esisten-za su questo mondo sia regolata da certe“leggi”. Ma dire questo significa dire cheper vivere su questo mondo è necessarionon solo conoscere queste “regolarità” maanche e soprattutto tenerle in debitoconto, rispettarle, poiché da questo rispet-to deriva la vita buona, la giusta vita. Infondo la filosofia ricerca proprio questo: lestrutture profonde dell'esistenza, le leggiad essa sottese. Allora, se l'esistenzaimplica qualche tipo di regolarità risultaevidente che l'osservanza di esse saràgaranzia di un'esistenza autentica. In casocontrario ci saranno problemi, difficoltà,guai. Ma se il concetto di vita implica ilconcetto di “legge” allora vivere significainnanzitutto osservanza, rispetto, adesio-

ne delle “leggi” proprie della vita. In que-sto senso la vita su questa terra non è enon può essere presa alla leggera, secon-do capricci astratti, secondo egoismi idioti. Dunque, la lettura filosofica dei proverbi cipone davanti un serio problema: la vitanon è caos ma contiene in sé canoni chedevono essere rispettati. La non osservan-za di questi canoni intrinseci comporta lanon osservanza della vita, la non osser-vanza della vita comporta la non-vita. Inquesto senso la non-vita è apparenza, ipo-crisia, illusoria speranza di sostanza. La semplice considerazione della paremio-logia potrebbe essere ingannevole, se la siconsidera solo come pura curiosità, comeuno dei tanti prodotti della cultura deipopoli. Invece, una lettura filosofica diessa ci conduce a riflettere seriamentesulle grandi questioni di fondo dell'esisten-za. E i proverbi, in questo senso, ci offro-no spunti iniziali a partire dai quali è pos-sibile dilatare i nostri orizzonti cognitivi.Certamente i proverbi sono solo spunti,indizi. Non si può pretendere da essi chis-sà quale visione complessiva della vita, ma

proprio perché solo spunti essi detengonoun potenziale cognitivo a volte insospetta-bile. Ed è in questo potenziale cognitivoche aspetta di essere, come dire, esplora-to che risiede la loro importanza culturale,antropologica. La loro vera utilità consistenella loro capacità di attivare meditazioniestensive, nella loro capacità di stimolarela riflessione, la ponderazione, l'esplora-zione di temi tipici dell'esistenza e delmondo.In questo senso particolare si può e sideve incoraggiare la lettura dei proverbi.Dovrebbero essere conosciuti di più,anche se solo come curiosità iniziale. Infondo rappresentano un patrimonio cultu-rale inestimabile e come tale dovrebberoessere riscoperti. Anzi, prima ancora diparlare di lettura filosofica della paremio-logia bisogna invitare alla scoperta delleraccolte locali e nazionali. Di sicuro ognu-no troverà gli indizi che più gli possonoservire. I proverbi possono essere utili anche oggi,ancor di più oggi in questo mondo distrat-to, caotico, superficiale.

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Ce l'ha fatta. Dopo quattro apparizionisul palco dell'Ariston, Arisa sbaragliala concorrenza e si aggiudica la

64esima edizione del Festival di Sanremo.Un trionfo meritato quello della cantantelucana, che con la sua “Controvento” habattuto nella serata conclusiva i concorren-ti Raphael Gualazzi e Renzo Rubino, in lizzafino all'ultimo.Meritato il suo successo, frutto di un gran-de lavoro, di un continuo migliorarsi e diun'attenzione meticolosa ai particolari. Ilsuo percorso artistico testimonia che lacantante di Pignola è l'idealtipo di cantantesanremese. Non si spiegherebbero altri-menti i consensi ottenuti nel corso deglianni nella città dei fiori. Vittoria con“Sincerità” nelle nuove proposte nel 2009,con annesso premio della critica, poi è lavolta di “Ma l’Amore No” nel 2010, pezzoorecchiabile molto gettonato dalle radio,quindi arriva il secondo posto nel 2012 con“La notte”. Il resto è storia recente.Noi lucani conosciamo bene la storia diArisa. L'abbiamo amata subito quando, unpo' impacciata, occhialuta, forse anchegoffa, silenziosa come la sua, la nostraterra, si è presentata sul palco più impor-tante d'Italia diventando l'idolo della suagente. Da allora tutti a fare il tifo per lei,che scriva un libro (Il paradiso non è ungranché, Mondadori) che faccia il giudiceper talent show musicali (X-Factor), chedoppi un personaggio di un film d'anima-zione (Cattivissmo me 2) o che semplice-mente faccia quello per cui è nata: canta-

Vince, cantandoControventoAd Arisa la 64 edizione di Sanremo

Giovanni GALLO

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Sanremo mi ha sempredato la possibilità di espri-mere la mia personalità efarmi scegliere dalla gente.È il palcoscenico idealeper esporre il progetto percui ogni artista consumatutte le proprie energie.L'arte, nel mio caso lamusica, può realmentecambiare le cose: per noiartisti è quasi un dovereapprofittare del Festival diSanremo, che offre mag-giore visibilità e attenzione,per lanciare messaggipositivi».

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re. In un festival di qualche anno fa dissedi essere come Sandra e Raimondo e dipuntare tutto sull'ironia. Anche se stavoltaha fatto piangere un'intera regione.Lei, ragazza venuta dal Sud, incarna allaperfezione i panni dell'eroina buona. Di chice l'ha fatta in un mondo dove bisognasgomitare per non farsi schiacciare. Unagiungla, quella della musica, dove lei si èimposta senza tradire la sua natura diragazza umile e semplice. Non le avrestidato due lire a una con queste caratteristi-che, diciamolo. Non ci avresti scommessoun centesimo sul suo successo, ammettia-molo. Invece ci ritroviamo oggi a celebrareun fenomeno made in Pignola che hasaputo imporsi con grazia e delicatezza.Arisa è quel lieto fine nelle storie impossi-bili, quelle che, per intenderci, esistonosolo nei film. Arisa è la dimostrazionevivente che, per essere eccezionali, bastaessere se stessi, senza costruzioni a tavoli-no, perché il pubblico ha bisogno di verità.E lei è vera.A “Domenica In” ha pianto in diretta quan-do le hanno mostrato un video in cui lamamma le faceva i complimenti. É scappa-ta dal palco, infrangendo ogni protocollotelevisivo e mandando all'aria la liturgiaimpastoiata del tubo catodico. In barba aogni logica pubblicitaria e di auditel. Arisaè così: imprevedibile e sentimentale. Il suopianto alla vista della mamma è il pianto

per chi le vuole bene, nei confronti di chi laama e la tiene in palmo di mano. E alloraecco: il pianto di Arisa è pianto per la suagente. È il suo modo di dire grazie a tuttala Basilicata, che lei, come affermato inalcune interviste, non ha bisogno di ringra-ziare con le parole perché la porta sempredentro. Il suo è un ringraziamento in lacri-me, che è più commovente e spontaneo. Ilpiù grande ringraziamento di tutti.Pignola nel post festival ha subìto l'invasio-ne di varie troupe televisive, pronte a car-pire ogni segreto sul piccolo mondo diArisa. Il paese si è trasformato in un settelevisivo a cielo aperto. Una notorietàfuori dal normale che ha letteralmente spa-rato nelle case degli italiani il piccolo centrolucano, squassato nella sua normalità eimpreparato a tanto clamore. Ci vorrà unpo' per tornare alla routine quotidiana.Intanto, i segreti di Arisa le telecamera nonli hanno scovati. Semplicemente perché leinon ne ha: lei è cristallina, forse con qual-che bollicina ma senza l'aggiunta di pozio-ni o intrugli magici. Il suo meritato succes-so è frutto de lavoro, della testardaggine edi un po' di incoscienza. Arisa è l'esempio,ha fatto da apripista. Ora però tocca a tuttii ragazzi lucani imitarla: si armino di corag-gio, puntino tutto sulle loro qualità e non sidiano per vinti mai. Al bando il pessimismo,ce la si può fare. Arisa rappresenta la vogliadi riscatto. È la stella polare.

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CONTROVENTO"Risolveròmagari poco o nientema ci saròe questo è l'importanteacqua saròche spegnerà un momentoaccanto a te viaggiando controvento"

La canzone dell'amore vero. È una promessa: io saròsempre al tuo fianco, qualunque cosa accada. Noivogliamo cambiare la vita delle persone che amiamo,invece dobbiamo accettarle per quel che sono e condivi-dere il loro percorso, facendo sentire tutto il nostroamore. Quando ho imparato ad accettarli e a stare vicinaa loro senza pretendere nulla, ho recuperato il rapportocon i genitori. La musica, come qualsiasi forma d'arte,può realmente cambiare le cose: dobbiamo lanciaremessaggi positivi, soprattutto in contesti come il Festivaldi Sanremo dove abbiamo maggiore visibilità e attenzio-ne. Questo brano dall'incedere epico scritto da GiuseppeAnastasi esprime l'importanza di raggiungere equilibrio nelsentimento.

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Alessandro Zenti è un fotoreporter diMelfi che vive da dieci anni la profes-sione giornalistica nel senso più libero

e autonomo senza lasciarsi imbrigliare dafalsi dogmi o pregiudizi. È uno spirito viva-ce e pieno di sogni che, alla stregua di tanticolleghi che vivono la professione giornali-stica sul campo, periodicamente si reca sulfronte di guerra, lì dove urgono le emer-genze umanitarie più impellenti per tasta-re il polso e documentare con reportagefotografici una civiltà cosmopolita, ostile,nei luoghi dove i conflitti civili, le guerre dioccupazione del territorio, la ridefinizionedei confini geopolitici sono in continuo dive-nire e perciò difficilmente leggibili. Le cro-nache giornalistiche odierne inquadrano,come una camera di regia onnipresente, iconflitti sanguinari tra faide opposte. Inprimo piano, il Medio Oriente fondamenta-lista (Siria, Libia, Libano, Egitto, Tunisia);esistono, però, zone come il Kosovo dove,nonostante i passi da gigante in termini diassistenza sanitaria alla popolazione, lapopolazione vive ancora strascichi di effettipost-bellici; il Marocco sta vivendo una gra-duale campagna di “occidentalizzazione”che ha fatto progredire civilmente lo statocon un’apertura verso la condivisioneaccompagnata da un ferrei controlli sullasicurezza pubblica. Dietro il lavoro di ungiornalista freelance, considerato spessosoltanto come un inviato di provincia incerca di fortuna, c’è la dedizione di chi amala professione e cerca di trasformare, purtra mille difficoltà, la propria passione inlavoro. Quando, poi, si parte da un ambien-te provinciale, riuscire a sfondare in un

campo caliginoso, diventa un’impresatemeraria. Così Alessandro Zenti decide sisbottonarsi al “Lucano magazine”, parlandodi una vita vissuta sui carboni ardenti, diuna continua sfida contro le proprie pauree in alleanza con il coraggio. Ci parla di unainiziativa nata proprio dall’idea di Zenti dicoinvolgere Don Vincenzo D’Amato, il vica-rio della Diocesi di Melfi, che ha visto coin-volto in prima linea l’Ordine dei Farmacistidi Basilicata e, in particolare, tutte le farma-cie di Melfi, sorprendendo anche i più scet-tici, sulla capacità da parte della comunitàmelfitana di riuscire a attivare uno spiritosolidale in difesa del diritto alla salute deipiù deboli. Tra i prossimi eventi, che il gior-nalista ha intenzione di realizzare, vi è unamostra fotografica a Palazzo Donadoni contutti gli scatti del Kosovo. Un’idea, in itine-re, di cui però manca ancora l’ufficializza-zione da parte del Comune di Melfi.L’intervista, poi, si sposta su quanto sia dif-ficile svolgere la professione di inviato chesi destreggia sul filo del rasoio in luoghidove i pericoli sono sempre in agguato. Maammette: “Non c’è bisogno di spostarsi inzone di guerra a migliaia di chilometri peravere un assaggio di quelle che possonoessere le criticità, basta andare a una dellemanifestazioni di piazza che spesso sfocia-no in violenza”. È sorprendente come un’a-nima concreta si nutra di sogni ma anche diragionevole prudenza. Certo, la forza ine-narrabile di una foto a volte riesce a comu-nicare empaticamente più di mille costru-zioni discorsive ma bisogna “ricordarsi sem-pre – conclude Zenti - che la vita vale più diuna bella foto”. Un consiglio per i giovani

appassionati di questa professione, affin-ché non siano soltanto dei mestieranti, è diaggiornarsi e specializzarsi con molta atten-zione per essere preparati ad ogni evenien-za.

Alessandro, come è nato il progettoche ha coinvolto tutte le farmacie diMelfi le quali hanno messo a disposi-zione una ingente quantità di medici-nali al servizio della popolazione siria-na?Più che di un progetto vero e proprio, misono chiesto se sarei riuscito a raccoglieremolti più farmaci di quanti una singola per-sona ne riesca a reperire in un tempo cosìstretto, visto che mi era stato comunicatopochissimi giorni prima; così mi è venuto inmente di chiedere a Don Vincenzo D'Amatoin virtù della sua pluriennale esperienzaanche in ambito di soccorso e aiuto alletante popolazioni del mondo. E’ notorioinfatti il suo interessamento anche per

Alessandro Zenti,cronache dal fronteL’iniziativa umanitaria del fotoreport di Melfi

Marianna Gianna FERRENTI

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quanto riguarda l’Africa e il mondo in gene-rale. Grazie alla mediazione di DonVincenzo D’Amato, il referente dei farmaci-sti di Melfi, Dott. Carlucci mi ha consegna-to una valigia piena di farmaci. In granparte antibiotici ma non sono mancatineanche i farmaci antidiarrea.

Da quanti anni fai il fotoreporter diguerra? Quali sono le ragioni profon-de che ti spingono a sfidare la vita e lasorte in situazioni difficili?Il fotoreporter è una professione che hadiverse sfaccettature, una di queste riguar-da appunto il lavorare in teatri operativi odurante scontri urbani. Avendo alle spalleun lavoro di circa dieci anni ho volutoampliare per conoscere a tutto tondo laprofessione. Nel 2012 ho frequentato ilcorso per giornalisti ed operatori dell’infor-mazione destinati in aree di crisi, messo apunto dalla Federazione Nazionale della

Stampa e dal Ministero della Difesa, per-ché, prima di “avventurarti” in situazioninon facili, bisogna sapere sempre a cosavai incontro ed adottare tutti gli accorgi-menti del caso. Successivamente ho parte-cipato a diversi workshop sul tema, proprioper capire, dalla viva voce dei colleghi chefanno questo tipo di esperienza, quali sonole situazioni e le criticità. Non c’è bisogno dispostarsi in zone di guerra a migliaia di chi-lometri per avere un assaggio di quelle chepossono essere le criticità, basta andare aduna delle manifestazioni di piazza che spes-so sfociano in violenza. Qualsiasi sia il con-testo ci si arriva preparati, dall’abbigliamen-to al modo di relazionarsi con le forze del-l’ordine. Ragioni vere e proprie non ce nesono, c’è la voglia di portare a casa imma-gini uniche e irripetibili, in sicurezza, e tanteemozioni legate ad ogni singolo scatto.

Quali esperienze importanti hai vissu-to in questi anni e quali luoghi hai visi-

tato? Nel 2012 sono stato in Kosovo, embeddedin teatro operativo nella missione JointEnterprice con la KFOR (Kosovo Force)ospite del Multinational Battle Group West -Villaggio Italia – Belo Polje. Ho Realizzato tra l’altro un reportage sul-l’attività CIMIC (Civil-Military Cooperation)ed ho focalizzato il punto sugli interventi diaiuto e supporto alla popolazione locale. Hovoluto approfondire cosa è stato e qualisono le prospettive affinché torni la sereni-tà. Nel 2013 invece sono stato in un conte-sto diverso, in Marocco più precisamentenella regione della Tadla Azilal, nei comunidi Afourer e Timoullit. Ho realizzato unreportage video-fotografico sull’attività diCefa Onlus e ho visto interventi di aiuto esupporto alla popolazione locale, di raffor-zamento istituzionale e sviluppo agricolointegrato nei comuni di Afourer e Timoullit,progetti di alfabetizzazione di adulti e bam-bini.

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Foto Alessandro Zenti

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Cosa significa, per te, essere un free-lancer e quali sono le differenze (se cisono) rispetto ad un inviato di guerradi un colosso giornalistico? Il freelance molto spesso anticipa le spesee poi tenta di “piazzare le foto". Inoltredeve avere una lista di contatti lunghissimae deve avere una grande capacità relazio-nale.

Cosa consiglieresti a un giovane chevuole abbandonare l'ambizione di unabrillante carriera giornalistica d'ufficioe immergersi in un simile esperienzaoltre frontiera? Consiglierei di arrivarci preparato e di nonlasciare niente al caso. Valutare bene sequel tipo di “specializzazione” fa per lui.Ricordarsi sempre che la vita vale di più diuna bella foto. Questa affermazionepotrebbe scioccare alcuni, però troppospesso ho visto immagini di colleghi mortiper inseguire “la bella foto”. Prima di spin-gersi da soli in situazioni pericolose, mi rife-risco alle zone di guerra, è utilissimo avereprima una conoscenza da “embedded” cioècon i militari, in modo da conoscere tutti irischi ed i pericoli. Rispettare le regole e lagerarchia e porre estrema attenzione,durante tutti i briefing e i debriefing dellagiornata, sono una fonte inesauribile dinotizie.

Quali gli scatti che rimarranno indele-bilmente scolpiti nella tua memoria?Andare in giro e incontrare persone la cuivita è cambiata di punto in bianco una mat-tina è una cosa che un po’ ti segna. Genteche nei nostri giorni subisce una deporta-zione non è una cosa facile da vedere,ascoltare il loro racconto tra le lacrime,costretti a rivivere il dramma di quei giorni,di quei momenti è una cosa terribile.Sicuramente uno degli scatti che mi è rima-sto nel cuore riguarda una mamma allaquale una mattina hanno tolto i figli e il

marito e che a distanza di anni, non havisto nemmeno i corpi. Credo che sia unacosa più che sconcertante. Oppure il rac-conto di un testimone scampato alla depor-tazione che mi racconta le varie fasi. Nelcuore mi sono rimasti anche i militari che dinotte fanno una continua attività di pattu-gliamento anche a temperature proibitive oi Carabinieri che svolgono attività (CIMIC) e

portano aiuti alle popolazioni. Ho nel cuorei bambini del villaggio Mazgit, lo stupore nelvedere quaderni, cartelle e giocattoli, lasperanza di una vita migliore. Questo èquello che mi da la linfa a continuare, que-sto è ciò che amo del mio lavoro e questoè quello che voglio immortalare e spero diesserci riuscito e di riuscirci ogni giornosempre meglio.

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Quattro ragazzi, quattro amici cometanti e un progetto comune: aprireuna pucceria a Potenza. Assurdo?

No, Assurd, in Vico Stabile, 10. L’idea nasce dagli operatoridell’Associazione Italiana Persone DownDino Ricci e Michele Videtta e da PaoloGirasole e Orazio Cammarota (22 e 20anni) due ragazzi affetti da sindrome diDown, che autofinanziandosi hanno datovita nel novembre 2013 alla cooperativasociale “Ricco Dentro” e poi alla pucceria-birreria “Assurd”, dallo scorso gennaio. Non ci sono cuochi professionisti, ma sisegue alla lettera l’antica ricetta di NonnaPeppa, anziana accetturese che in primapersona ha insegnato ai giovani imprendi-tori l’arte della peppuccia (poi puccia),panino farcito croccante ottenuto dall’im-pasto di farine di grano tenero e grano

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A Potenza una pucceria per inserire nel mondo del lavoro due ragazzi affetti da sindrome di Down

Donato CARBONELLA

QUANDOL’ (O) DIVENTA REALE

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duro, rigorosamente di Stigliano. Si usanosolo ingredienti lucani freschi e di alta qua-lità, segno della passione per la propriaterra e della volontà di collaborazione coni produttori regionali, in molti casi com-mercialmente più attivi fuori dallaBasilicata. L’attività è frutto di un percorso educativoche ha coinvolto i quattro soci titolari, ini-ziato nel 2010 con un progetto di autono-mia domestica rivolto a persone down pro-mosso da APOF-IL e altri partner, diventa-to poi progetto di servizio catering, blocca-to per mancanza di fondi per le attrezzatu-re. Sia a livello nazionale che locale, bisognafare i conti (è proprio il casi di dirlo) con lascarsità di fondi a disposizione, che nonpermette la nascita o la continuazione diattività che favoriscono l’inserimento diragazzi e ragazze down nella società e nellavoro. Grande incidenza ha avuto e ha ilruolo della famiglia e del contesto socio-culturale, barriera talvolta invalicabile perun argomento, il downismo, consideratotabù fino ad appena trent’anni fa. Oggi nefanno le spese i quarantenni affetti da tri-somia 21, cresciuti nell’ombra, o quasi, diuna società che li considerava diversi einadatti a svolgere incarichi lavorativi.Apripista per i più giovani sono invece gliodierni trentenni, già inseriti, che hannodato prova delle proprie capacità, contri-buendo a far si che negli ultimi anni iragazzi e le ragazze down in età da lavoro

e nei limiti delle possibilità fisiche fosseroper la maggior parte impiegati, in Italiacome in Basilicata.Attualmente “Assurd” è il primo caso italia-no di cooperativa sociale con ragazzi downtitolari e assolutamente autofinanziata. «Autofinanziamento per scelta» raccontaDino Ricci, «per essere alla pari con tuttele altre attività sul mercato». Credono profondamente nel loro lavoroPaolo, Dino, Orazio e Michele, tanto che lacittà di Potenza non ha tardato a dimostra-gli tutto l’affetto e l’ammirazione che simeritano. «È bello che tante famiglie vengono a tro-varci e poi ritornano. Vuol dire che non èmera curiosità, ma si sono trovati davverobene. Abbiamo avuto un’accoglienza calo-rosa e straordinaria, e molta attenzione daparte dei media» dice entusiasta Dino. Molte figure professionali coinvolte nell’a-pertura del locale hanno offerto le propriecompetenze gratuitamente o a tariffe age-volate per snellire, certo, l’iter burocraticoe in segno di sincera ammirazione versodei giovani che si apprestano a fare impre-sa in un momento non certo favorevole. Cos’altro aggiungere? Seguite i ragazzisulle due pagine Facebook Assurd ePotenza Assurd, e partecipate ai loro even-ti come quello dello scorso febbraio,M’illumino di meno, in cui i clienti del loca-le hanno letteralmente pedalato per ali-mentare l’illuminazione del locale tramiteun generatore “a bicicletta”. Assurd!

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RICCO DENTRO: la coopera-tiva sociale ha scelto il nome ricco den-tro in omaggio a Riccardo Biazzo, opera-tore nel settore disagio socialedell’APOF-IL e collaboratore per il pro-getto di autonomia domestica, recente-mente scomparso

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Grande successo per i Quadri Plasticiaviglianesi, che si trasformano in unamostra retrospettiva itinerante tra i

comuni della Basilicata; si tratta di una ras-segna fotografica, che racconta, attraversogli scatti dei fotografi locali (Maria D’Andria,Video Foto Sileo, e, in particolare, IlDiaframma di Antonio Chianese), il susse-guirsi e l’evolversi di questa importantemanifestazione, dal 1997 al 2013, dal back

stage alla messa in scena. Dopo l’allesti-mento nella sede del Sant Graal di Potenzae nel settecentesco Palazzo Corradi diLagonegro (a opera dell’amministrazionecomunale e dell’associazione A castagnaRa Critica), ha trovato degna accoglienza,dal 1 febbraio all’8 marzo, nel suggestivoscenario di Palazzo Frusci di Barile, grazieal Presidente della Pro Loco, DanieleBracuto, all’Assessore Sabrina Gagliardi eall’associazione Basilicata In Arte. I Quadri Plastici sono rappresentazioniviventi di opere d’arte, di soggetto sacro ostorico, la cui origine è databile agli anni’20 del secolo scorso, quando erano inseri-ti nella festività di San Vito, Patrono delpaese: collocati su muli, seguivano la navedurante la storica parata dei turchi; eranointerpretati da giovani, che a ogni sosta deicarri assumevano quella rigidità statutaria

che conferiva tridimensionalità all’operad’arte rappresentata. In seguito sono statirealizzati su palchi fissi, con maggiore ade-renza, anche scenografica, al soggettoriprodotto, selezionato su testi di storia del-l’arte o su cataloghi di mostre. Si collocano,prevalentemente, all’interno delle manife-stazioni dedicate alla Madonna delCarmine. Attualmente la rappresentazionedei Quadri Plastici si tiene ogni primadomenica di agosto, nella PiazzaAviglianesi del Mondo, seguendo un temadiverso di anno in anno; l’innovazioneintrodotta è l’adeguato commento musica-le che aggiunge fascino ed emozione, coin-volgendo lo spettatore ancora prima che siapra il sipario.«Grazie al lavoro della Proloco di Avigliano– sostiene l’Assessore alla Cultura AnnaD’Andrea - l’evento dei Quadri Plastici è

I Quadri Plastici aviglianesi diventanomostra itinerante

MariassuntaTELESCA

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cresciuto, dal 1997, arricchendosi e perfe-zionandosi nel tempo, grazie ai direttoriartistici dei vari gruppi supportati dal lavo-ro dei tanti volontari e dalla oramai elevataprofessionalità dei figuranti.» Negli ultimi anni, infatti, tre sono i gruppilocali (quartiere di Basso la terra, Aviliart eSpazio Ragazzi) che si cimentano in questoduro lavoro creativo, sottoposto, a fine esi-bizione, all’attento e critico sguardo delcomitato scientifico, composto da artisti,architetti e studiosi d’arte, nonché dalParroco, che, sulla base della composizio-ne, del colore e dell’impatto emotivo, pre-mia il quadro “migliore”. «La creatività, la solidarietà, nel gruppo econ gli altri partecipanti, e le emozionisempre nuove, che nascono durante lamanifestazione dei Quadri Plastici hannopermesso di rendere questo evento unappuntamento non cancellabile nell'agen-da delle attività dello Spazio Ragazzi – spie-ga Fabiana Bochicchio, vicepresidente del-l’associazione giovanile aviglianese – I gior-ni della preparazione sono pieni di impe-gno, dedizione e con prove su prove sicerca di riprodurre un quadro che non imitipassivamente l'originale, ma che invece diavita a quella bellezza, a quella storia chec'è dietro. Sul palco lo Spazio Ragazzi tuttigli anni cerca di non portare solo figuranti,ma persone che da settimane si impegna-no alla realizzazione di un evento ormai nelcuore degli aviglianesi.»Creatività, solidarietà e duro lavoro sonoanche i punti cardine citati da RoccoLacerenza, direttore artistico del gruppo“Basso la terra”: «Si tratta di un lavoro disquadra, del direttore artistico e dei varimembri: il direttore dapprima esaminaattentamente il quadro originale, poi lospiega ai figuranti dal punto di vista pro-spettico, della profondità, delle espressionie dei movimenti del corpo, perché nonsempre i soggetti rappresentati sono siste-mati in modo facilmente riproducibile; cosìsi cercano le soluzioni tali da non procura-re scompensi fisici ai figuranti. I materialiutilizzati sono tutti economici e “di fortuna”,e il lavoro sta proprio nel renderli utili allarappresentazione con la maggiore aderen-za possibile all’originale.»Colonna portante della Rappresentazionevivente sono, però, da sempre, gli artigia-ni; per questo dal 2006 “Aviliart”, l’associa-zione degli artigiani aviglianesi, ha accetta-to la sfida di partecipare alla manifestazio-ne con un proprio quadro – spiega ToninaSalvatore, direttore artistico del gruppo.Infatti, in occasione delle Giornate delCommercio e dell’Artigianato, «per renderenoto il lavoro artigianale, manifatturiero eartistico che c’è dietro la manifestazione,gli organizzatori della Sagra, in collabora-zione con la Pro Loco, pensarono di crearetale mostra», racconta il Consigliere comu-nale Angelo Summa.«I Quadri Plastici – afferma il Presidentedella Pro Loco Luciano Sabia – si inserisco-

no sicuramente tra gli eventi più significati-vi e rappresentativi dell’estate lucana, cherichiamano un numero sempre più cre-scente di persone affascinate da un eventostraordinario e unico nel suo genere.Costituiscono un vero e proprio genereartistico che merita di essere conosciuto daun pubblico sempre più ampio: questo è ilsogno della Pro Loco di Avigliano». Unsogno che si sta realizzando e che ha avutoinizio, come ricorda l’Assessore D’Andrea,lo scorso mese di Agosto, quando, aVenosa, nel cortile del Castello Aragonese

“Pirro del Balzo”, è stata allestita, a curadella Pro Loco di Avigliano, la riproduzionedella Pala Il Perdono di Gesualdo, diGiovanni Balducci. In tale occasione gran-de fu la meraviglia degli spettatori all’aper-tura del sipario, che mai avrebbero pensa-to di trovarsi dinanzi a un quadro viventema piuttosto a una riproduzione plastica.Dunque, una Rappresentazione di forteimpatto emotivo e di grande spessore cul-turale che merita di essere vista e cono-sciuta oltre i confini lucani, un patrimonioda custodire e tramandare.

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Il pro consorzio “Recuperiamo SanDomenico”, formato dagli enti no pro-fit, Associazione culturale Complesso

bandistico “Giuseppe Albergo”,Associazione culturale “Accademia deiRinascenti”, Associazione musicale “CarloGesualdo”, Associazione culturale “LuigiTansillo”, ha calendalizzato per i prossimimesi un programma ricco di eventi. Tuttociò al fine nobile di catalizzare l’attenzionedei concittadini e renderli partecipi di unprogetto originale che potrebbe condurre ivenosini a riscoprire la particolarità storicadi una chiesa antica, risalente al 1348,che, seppure priva di un valore artistico

particolare, fatta eccezione per i motivi flo-reali che contornano la facciata e un tritti-co di figure a guisa di aureola risalente alXIII secolo, potenzialmente è uno scrignoantropologico che racchiude in sé unastima socio-culturale immensa, oltre adessere un importante luogo simbolico diritrovo e di accoglienza. Così, a titolo total-mente gratuito, i membri di tutte le asso-ciazioni sopraccitate, si sono messi ingioco con il loro impegno in un progettoche parte dalla chiesa di San Domenico,ma non si esaurisce in essa. La sommaaspirazione è quella di rinvigorire il centrostorico di una spinta propulsiva che guar-

Un consorzio per riscopriree valorizzare la peculiarità di un’antica

chiesa

Venosa, “Recuperiamo San Domenico”

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di alla cultura non soltanto come mezzoma come fine dell’aggregazione sociale.“Attraverso la raccolta di contributi volon-tari, ci si prefigge l’obiettivo di riuscire adadattare perfettamente questa chiesa, siaacusticamente che culturalmente, ad unauditorium a 360 gradi” continua il coordi-natore del consorzio Pino Lioy. Un’agendafitta di eventi cingerà con corona di allorol’inizio della primavera 2014 attraversoconcerti di musica classica, spettacoli,convivi letterari, mostre, convegni, prosce-nio culturale di una programmazione chedurerà almeno sette anni stando al “docu-mento di convenzione”, firmato lo scorso

ottobre 2013 dal Consorzio “RecuperiamoSan Domenico” e dalla Diocesi di Melfi. Il20 marzo si svolgerà, al suo interno, unconvegno della Fidapa che aprirà un’am-pia riflessione sulle problematiche giovani-li con l’intervento del neuro-psichiatraAlessandro Meluzzi la cui fama mediatica ènota al piccolo schermo. Tutti i venerdì sisvolgeranno concerti di musica classicaper avvicinare i cittadini alla lirica con esi-bizione dei campioni mondiali di fisarmoni-ca classica. È in divenire anche l’idea pro-gettuale di un concerto “forum” che riuni-rà in una grande festa celebrativa tutti ineodiplomati e diplomandi in qualsiasi

strumento musicale al Conservatorio. Aseguire, il 28 marzo, un incontro sulla fun-zionalità della bici a Venosa. Per i mesiestivi sarà presentata una carrellata dieventi di intrattenimento culturale ancorpiù particolare. Tanti gli eventi ancora tuttida programmare, come la partecipazionestraordinaria, l’ennesima, del noto attorepugliese e cabarettista, Uccio De Santis,per il quale ormai Venosa sembra ormai la“patria adottiva”. Si tratta soltanto dirumor la cui pianificazione definitiva èancora in fase di svolgimento. “Grazie aqueste associazioni no profit – dice il pre-sidente del consorzio, maestro Pino Lioy –siamo riusciti a ridar vita a questo localesotto forma di auditorio. Negli ultimitempi, invece, grazie ad un dialogo traCuria, Soprintendenza e Consorzio, siamoriusciti ad ottenere la messa a disposizio-ne di alcuni elementi strutturali utili allaristrutturazione della Chiesa in alcune sueparti (intonaco, pedana, impianto elettri-co), e a ottenere l’impianto di riscalda-mento, le poltrone, i tendaggi, che eranomancati negli ultimi vent’anni”. Così nel-l’ottobre 2013 è arrivato con uno dei primied importanti traguardi: il completamentodei lavori di ripristino dell’intonaco allavolta dell’abside. Tuttavia la buona volon-tà e la dedizione dei ragazzi appartenentialle varie associazioni che compongono ilconsorzio potrebbe essere avvalorata dauna seria pianificazione economica daparte della stessa Sopraintendenza per iBeni Culturali che invogli i cittadini venosi-ni non solo a rinvigorirne il ricordo ma arenderla viva e partecipe della quotidiani-tà dei suoi abitanti. Per restituire alla vitauna Chiesa totalmente abbandonata, acausa della mancanza dei sovvenziona-menti da parte della Soprintendenza, ènecessario ben altro rispetto ad un sempli-ce elenco di ausili. Per il 2014 tanti sonogli obiettivi che si stanno progettando initinere. Una chiesa secolare, come quelladi San Domenico, che ha attraversato leepoche storico-culturali più importantinella storia delle tradizioni popolari diVenosa, non può più essere avvolta dauna folta coltre di polvere per la mancan-za di finanziamenti. Grazie alla intrinsecaorigine spirituale, perno essenziale dell’a-gorà pubblica legata al culto domenicano,questa chiesa ha potenzialmente uno spi-rito antropologico immenso, fonte inesau-ribile di incontro e di socialità, luogo diritrovo e di accoglienza che ha vissutoassieme ai suoi concittadini le fasi piùimportanti della storia medievale e moder-na di Venosa. Si sono già svolti il concertopre-diploma della violinista Roberta Lioy“…. ad un passo dall’inizio”, al pianoforteMariagrazia Lioy e prima ancora, a dicem-bre, una serie di eventi coronati da ungrande Concerto di Natale, come suggellodi una programmazione che si dipanerànei prossimi mesi.

ma.gia.fe.

Il presidente del consorzio Pino Lioy

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LUCANOLUCANOio sonoI AM LUCANO JE SUIS LUCANO ICH BIN LUCANO SOY LUCANO Я ЛУКИ 我盧肯

I nser to a cura de

Lucani a Reggio EmiliaLe radici e l’animalegate al folk

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I O S O N O L U C A N O4

ai nostri lettori

I nostri contatti:

Sempre più protagonisti

Se il lettore è il nostro principale interlocutore, è giusto che abbia diritto ad un rapporto diretto con la rivista.Da sempre sono proprio i lettori a fornirci spuntisu questioni e tematiche della vita sociale e politica della nostra regione.L’invito che vi rinnoviamo è di collaborare con la redazione segnalandoci notizie, curiosità,avvenimenti che vi hanno particolarmente colpito o, ancora, disagi e disservizi nei quali vi imbattete nel vostro quotidiano.

[email protected]

Tel. 0971.476423

I L C I R C O L O

Donato Vena racconta la storiadell’associazionedei lucani a Reggio Emilia

I L P E R S O N A G G I O

Gian BattistaColucci

sbanca a Riminial concorso

“Mille idee per ungusto dell’anima”

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Sono 35 i sodalizi tra regioni presenti inItalia e di questi 4 svolgono le loro atti-vità in Emilia Romagna nelle città di

Bologna, Modena, Parma e Reggio Emilia.La Basilicata, oltre a riconoscere le 35 asso-ciazioni italiane in apposito albo, ha rappor-ti e contatti con altre 131 realtà associativesparse nel mondo. Abbiamo voluto prendere in considerazionel'associazione presente a Reggio Emilia. chenacque 19 anni fa per volontà di DonatoVena, di Pisticci, trasferitosi per motivi dilavoro a Reggio Emilia. Vena, oltre ad esse-re il presidente dell'associazione dei lucanidi Reggio Emilia, nel 2004-2009, venneanche eletto vice presidente e vicario delconsiglio comunale a Reggo Emilia. C'è, poi,un altro lucano, l'onorevole Antonio Sodanativo di Melfi, anch'egli socio della nostraassociazione. Proprio con Donato Vena hoavuto modo di realizzare quest'intervista.

“Com'è nata l'associazione?”Nasciamo come gruppo folk. Durante glianni abbiamo fatto una serie di corsi didanza, che hanno coinvolto lucani e reggia-ni. Molte persone di diverse regioni ballava-no le tarantelle lucane. Siamo stati anche inLituania, in Turchia e altre parti del mondoad esportare la nostra musica. Quasi percaso, la mia passione per la musica, portò ilmio gruppo musicale di Marconia, a realiz-zare un'esibizione in piazza a Reggio Emilia,

dove si presentarono molti lucani. Proprio inquell'occasione, ci venne l'idea di costituirel'associazione come vero e proprio circololucano. Contemporaneamente per il circolo,iniziammo a fare la prima edizione di “Basilu cania”, mettendo in contatto la tradizionelucana con quella emiliana. Negli anniabbiamo fatto un gemellaggio tra alcuneassociazioni di Reggio Emilia ed altre diMarconia e di Pisticci. Proprio in quell'occa-sione scoprimmo che Carlo Porta, conside-rato il più grande poeta milanese, era statoconfinato a Marconia. Carlo Porta è poimorto e successivamente gli hanno intitola-to anche una strada.

“Che tipo di eventi organizzate nellavostra associazione?”Quando ci furono i 25 anni del terremotodell'Irpinia, scoprimmo che Reggio Emiliaaveva inviato aiuti a Muro Lucano. Nacque

così un vero e proprio gemellaggio. Noi, inqualità di associazione, non appena sco-primmo di questo gemellaggio, lo facemmorinverdire. Ci sono circa 20.000 lucani resi-denti in Emilia, 2.200 di questi residenti inprovincia di Reggo Emilia, 800 nella città.6300 lucani sono residenti a Bologna, 4100a Modena, 2250 a Reggio e 1800 a Parma.La particolarità è che Reggio Emilia è l'unicacittà con predominanza di materani suipotentini. Nelle altre parti invece è il contra-rio. Il nostro circolo ha un settantina di com-ponenti e di questi, meno di 20 fanno partedel gruppo di danza popolare. I ragazzi cheballano, avendo inserito nel gruppo moltireggiani, fanno danza emiliana. Di questicircoli lucani c'è quello di Reggio Emilia, diParma, Bologna e di Modena. Le ultime ini-ziative di quest'anno sono state quelle conRocco Papaleo, che, in salsa un po' ironica ecinematografica, ci ha fatto vedere il suo

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Giulio RUGGIERI

Nati a Reggio Emiliacon la vocazione del folkIntervista al fondatore Donato Vena

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ultimo film. La prossima iniziativa è stata fis-sata per sabato 14 febbraio (l’intervista èstata realizzata prima di questa data; n.d.r.)quando, con il presidente della giuntaMarcello Pittella, organizzeremo la 18esimaedizione di “Basil u cania”, proprio in occa-sione dei 120 anni dalla nascita dell'amaro.Faremo un incontro per descrivere la buonaqualità di un'impresa che ha dato prestigioa tutto la Lucania. Molti lucani, quando emi-gravano in altre parti del mondo, comel'America si portavano dietro il nostroamaro. Viene visto un po' come il liquoredella propria terra d'origine. Lo si custodiscenello stipite un po' come un simbolo, unvero e proprio ricordo della propria terrad'origine. Noi facciamo questa edizione“Basil ucani” una o due volte all'anno. Nelmese di agosto, poi, ognuno torna nel pro-prio paese d'origine.

Da quali persone è frequentato ilvostro circolo?Il vice presidente dell'associazione, DavideManicone, è di seconda generazione perchénato a Reggio Emilia, ma i genitori sono diMatera. C'è di tutto nella nostra associazio-ne, dal giovane all'anziano. Abbiamo 500capifamiglia. Il 14 febbraio avremo ancheun'iniziativa con Marcello Pittella, cheaffronterà il tema Basilicata. L'intento saràquello di festeggiare i 120 anni di vita dell'a-maro lucano, invitando anche un compo-nente della famiglia fondatrice dell'amaro.Sarà un modo simbolico per confrontare glianni del nostro amato liquore con i 120 annidell'emigrazione lucana.

So che c'è anche un gruppo di danzaimportante al suo interno...Si, all'interno della nostra associazione èpresente un gruppo di tarantolati che è

stato in grado di esportare la tarantellaanche all'estero. Si tratta della compagnia didanza popolare “Tarantella Lucana”, chenasce a Reggio Emilia nel 1995. Questacompagnia è composta da una ventina didanzatori professionisti. Sono molteplici ledanze che vengono eseguite. Tra quelleemiliane troviamo il carnevalesco “ballo deigobbi”, il movimento “ballo dei montanari”,la “giga”, la “galoppa”. Tra quelle lucane,invece, la frenetica “Tarantella”, la “quadri-glia”, il “ballo dei treppiedi”, la scenografia“mietitura”. Ma la danza più suggestiva èsicuramente la “tarantolata”, durante laquale una ragazza balla a suon di tamburel-lo per annientare il potente veleno; a guari-gione avvenuta, la scena si conclude con la“pizzica”. Questo gruppo ha partecipato a numerosifestival del folclore, sia nazionali che inter-nazionali.

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Il Presidente Donato Vena

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In questi giorni è arrivata una doppiagrande soddisfazione per gli abitanti diPignola, che possono fregiarsi di avere

due illustri concittadini, che pur in settoridistinti, hanno raggiunto clamorosi e meri-tati successi individuali. Infatti, oltre aRosalba Pippa, in arte Arisa, fresca vincitri-ce dell’ultima edizione del Festival diSanremo, condotto dalla premiata dittaFabio Fazio- Luciana Littizzetto, con il pre-gevole brano intitolato “ Controvento ˮ, si èdistinto recentemente un noto pasticciere egelataio lucano, che da oltre trent’anni è alservizio dello storico Gran Caffè situato inVia Pretoria, a Potenza, in pieno centro sto-rico. Gian Battista Colucci, quarantottenneè risultato essere il vincitore del ConcorsoInternazionale “ Mille idee per un gustodell’anima ˮ, che si è tenuto presso ilSIGEP (Salone Internazionale Di Gelateria,Pasticceria e Pianificazione Artigianali) diRimini, nella settimana compresa tra il 18ed il 22 Gennaio, e che premia quello cheuna giura di esperti internazionali ritieneessere il miglior gelato dell’anno per bontà,qualità degli ingredienti ed innovazione delgusto. Anche quest’anno la manifestazio-ne, giunta alla XXXV edizione si è confer-mata sia la più importante nel settore dellagelateria artigianale, sia la maggiore vetri-na europea primaria del dolciario artigiana-

Emanuele PESARINI

Gian BattistaColucciIl suo gelato sbanca a Rimini al concorso “Un gusto dell’anima”

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le e del caffè, ed ha offerto un’ampia ras-segna panoramica di tutte le novità relati-ve a materie prime ed ingredienti, impiantied attrezzature, arredamento e servizi pergelateria, pasticceria e pianificazione arti-gianali. Una manifestazione, ci ha spiegatoColucci, che abbiamo incontrato per discu-tere della sua personale affermazione “ chenon ha rivali nel settore, essendo un even-to che, oltre ad offrire ampi spazi espositi-vi e dimostrativi, prevede nel suo circuitoconcorsi internazionali e campionati, sezio-ni tematiche, corsi e seminari di aggiorna-mento ˮ. L’edizione di quest’anno prevede-va una superficie complessiva di 110 milametri quadrati, suddivisa in ben 16 padi-glioni ed è stata premiata dalla presenza diben 144.803 visitatori paganti che hannoaffollato il Sigep nella terza settimana diGennaio. Al concorso, dedicato al migliorgusto di gelateria artigianale dell’anno,hanno partecipato circa 70 concorrenti,organizzati in team di esperti, provenientida tutto il mondo, Ucraina, Argentina, Cina,Germania ..etc. Lo staff guidato dal lucanoGian Battista Colucci, dal vicentino BeppeZerbato e dal genovese Roberto Calligaricomprendeva come collaboratori esterni,due iracheni ed un argentino e si è aggiu-dicata la prima piazza con una specialità digelateria artigianale, definita gusto etru-sco, ossia un variegato di mandorle, noci,mandarini con la stracciatella come ingre-diente base. Il pasticciere, originario diPignola, è maestro pasticciere del GranCaffè da ben 34 anni; da una decina dianni è anche collaboratore di un’azienda diReggio Emilia, la Pregel, azienda leader nelsettore dei semilavorati per gelateria epasticceria, sorta nel 1967, per la qualesvolge la professione di tecnico dimostrato-re, girando le fiere, le mostre e gli eventidel settore organizzati in tutti i paesi delmondo. I prodotti, esposti dalla Pregel alla35esima edizione della manifestazione,saranno infatti esposti, a partire dal mesedi Marzo in paesi come Grecia, Cipro,Turchia, Inghilterra e Germania. Tra letappe in programma, che coinvolgerannoanche il “ nostro ˮ pasticciere, vi saranno lacittà tedesca di Amburgo, tra il 12 ed il 20Marzo, Parigi ad Aprile nella settimana cheprecede la Pasqua e Dubai negli EmiratiArabi Uniti.

Signor Colucci, ci parla brevementedelle emozioni, e dei ricordi che que-sta esperienza le ha lasciato?Devo dire che quest’anno partecipare alSalone Internazionale, che si svolge, daben 35 anni a Rimini è stata un’esperienzaassolutamente irripetibile. Non soltantoperché, assieme agli altri membri del team,abbiamo conseguito il miglior risultato pos-sibile, ma anche perché partecipare a que-sta manifestazione di caratura internazio-nale ed ad una vetrina di assoluto prestigio

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è motivo di orgoglio, vanto e soddisfazioneper qualsiasi addetto che lavora nel setto-re della gelateria e della pasticceria artigia-nali. Un sogno per chi da giovane inizia afare il lavoro di gelataio, trasformandolonella professione che lo accompagneràper il resto della vita. Una sorta diChampions League per i gelatai e pasticcie-ri di tutto il mondo, volendo usare unametafora calcistica. La soddisfazioneaumenta se si considera che nella prece-dente edizione con lo stesso staff ci piaz-zammo al secondo posto con un gusto cheè una combinazione di cioccolato con cara-mello, variegato con pezzi di arancio e dicioccolato fondente, e se si considera chesono stato l’unico lucano a partecipareall’ultima, vittoriosa edizione.Rappresentare la nostra regione al di fuoridei confini territoriali, far conoscere laBasilicata nel resto di Italia, d’ Europa edel mondo è una sensazione di gratificazio-ne inappagabile. Inoltre poter incontrarepersonalità di livello mondiale nel settorecome Stefano Laghi, l’italo americanoFrank Monti o il pugliese FrancescoPalmieri è stata un’occasione di crescitaprofessionale non indifferente, non soloper i giudizi da loro espressi sui prodottiesposti in qualità di supervisori, ma ancheperché non hanno risparmiato consigli pre-ziosi per migliorare ulteriormente.

Come nasce la sua passione per lapasticceria e la gelateria artigianali?

Sin da ragazzo imparando il mestiere alGran Caffè, a partire dal 1980, grazie aifondatori della caffetteria, GianbroconoGerardi e Antonio De Rocca, ebbi la possi-bilità di viaggiare per l’Italia, conoscerenuovi posti, colleghi italiani ed internazio-nali, e visitare fiere e mostre espositivecome lo stesso Sigep. Poi, successivamen-te, l’incontro con la Pregel è stato decisi-vo, perché da quando svolgo il ruolo di tec-nico dimostrativo ho avuto la possibilità,tutt’ora attuale, di visitare il mondo e postiche probabilmente, non avrei visto diversa-mente, penso alle Canarie o alle capitalieuropee. Il mio primo viaggio di lavorointernazionale fu in Messico. Diciamo chemi manca la Russia, poi l’Europa posso diredi averla girata tutta, in lungo e in largo.Tuttavia ho sempre vissuto, sin dalla nasci-ta a Pignola, dove vivo da sempre, in com-pagnia di mia moglie e di due figli.

Cosa ispira le sue idee nella progetta-zione di nuovi gusti nel settore dellagelateria?La gelateria artigianale è un settore che miconsente di esprimere la mia creatività e dinon sentirmi mai arrivato, stimolando adare sempre il meglio di me in un camposempre perfettibile e che ha delle potenzia-lità infinite. In particolare, mi piace parteci-pare a fiere, meetings e tenermi in contat-to con amici e colleghi per aggiornarmisulle nuove tendenze, sui gusti alla moda,su idee praticabili o meno per la creazione

di prodotti professionali, che sono una prio-rità per noi che ci definiamo maestri delgusto e del gelato. I miei gelati sono tutti abase di prodotti naturali, freschi e privi dicoloranti, dal latte alla panna fresca, pas-sando per la frutta e altri ingredienti dinatura biologica.

Vuole illustrarci iniziative da lei cura-te e i suoi prossimi obiettivi professio-nali ?Tra gli obiettivi vi è la volontà di aggiudicar-si o comunque ben piazzarsi alla fase fina-le della World Championship dei gelatai epasticcieri di tutto il mondo. In pratica untorneo professionale in cui si confrontano esi sfidano i primi 14 pasticcieri e gelataiartigianali della competizione riminese cheprevede circa 70 concorrenti iniziali. Non èancora stata stabilita la sede, ma la sceltadovrebbe ricadere sulla capitale finlandeseHelsinki o sulla stessa Rimini. A livello loca-le invece abbiamo l’intenzione di riproporrecon il Gran Caffè Italia, la seconda di “ LaVia dei Gusti, manifestazione estiva dedica-ta a consumatori e clienti, curiosi e bambi-ni per spiegare la natura dei prodotti da meutilizzati nel preparare i diversi gusti digelato. Particolarmente innovativo e gradi-to risulta essere il gusto a base di ricotta epera. La ricotta mi arriva tutti i giorni frescain laboratorio, da un fornitore diCancellara. I gelati sono tutti privi disostanze idrogenate, ossia grassi di diffici-le digestione per l’organismo

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È QUANDO TI SENTI PICCOLO CHE SAI DI ESSERE DIVENTATO GRANDE.

A volte gli uomini riescono a creare qualcosa più grande di loro. Qualcosa che prima non c’era. È questo che noi intendiamo per innovazioneed è in questo che noi crediamo.Una visione che ci ha fatto investire nel cambiamento tecnologico sempre e solo con l’obiettivo di migliorare il valore di ogni nostra singolaproduzione.È questo pensiero che ci ha fatto acquistare per primi in Italia impianti come la rotativa Heidelberg M600 B24. O che oggi, per primi in Europa,ci ha fatto introdurre 2 rotative da 32 pagine Roto-Offset Komori, 64 pagine-versione duplex, così da poter soddisfare ancora più puntualmenteogni necessità di stampa di bassa, media e alta tiratura. Se crediamo nell’importanza dell’innovazione, infatti, è perché pensiamo che non ci siano piccole cose di poca importanza.L’etichetta di una lattina di pomodori pelati, quella di un cibo per gatti o quella di un’acqua minerale, un catalogo o un quotidiano, un magazineo un volantone con le offerte della settimana del supermercato, tutto va pensato in grande. È come conseguenza di questa visione che i nostri prodotti sono arrivati in 10 paesi nel mondo, che il livello di fidelizzazione dei nostri clientiè al 90% o che il nostro fatturato si è triplicato. Perché la grandezza è qualcosa che si crea guardando verso l’alto. Mai dall’alto in basso.

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Un sito www.waway.it, un algoritmoper prenotare, ottimizzare i tempi epartecipare a un evento. Dall’idea

alla startup innovativa, Giovanni Setaropresenta la piattaforma dedicata ai viaggi.Ai giovani lucani? Condividete e perseve-rate.

Secondo te oggi è importante l’ideao la sua realizzazione? Avere una buona idea è un inizio impor-tante ma quello che conta è l’execution:trasformare l’idea in progetto e poi in pro-dotto. Sono fermamente convinto che unapessima idea con un team valido e unmodello di business interessante possadiventare un caso di successo.

A chi si rivolge Waway e perché sidistingue dagli altri portali di viaggionline? Waway non è un portale di viaggi e nean-che un motore di ricerca di eventi, è unapiattaforma di travel management.L’obiettivo è permettere agli utenti di pia-nificare la partecipazione a un evento, peresempio a un concerto, ottimizzandotempi e costi di organizzazione grazie ad

un algoritmo che incrocia i dati sulla retee restituisce le soluzioni migliori, dalbiglietto del treno all’hotel.Prossimamente attiveremo nuove funzio-nalità che renderanno il sistema più inte-ressante e performante.

Quali differenze hai riscontrato tral’approccio di “BasilicataInnovazione” e degli investitori pri-vati?“Basilicata Innovazione” è un incubatoreche supporta gruppi di sviluppo nella faseseed, ovvero, quando c’è l’idea. Il percor-so si conclude con un prototipo da pre-sentare e con la costituzione della società.Gli investitori privati, i cosiddetti businessangel o venture capital, intervengono nelmomento in cui il prodotto è in fase betae magari l’azienda già fattura. Un investi-mento vuol dire sostenere i primi mesi divita della newco consentendole di entrarenel mercato in maniera significativa.

Presentaci il team di Waway. Il team è formato da me che sono il foun-der, ho un passato da informatico, poi misono specializzato nel settore della comu-

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Albina SODO

A spasso conWaway

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nicazione. Paolo Lanzalone, co-founder ,da sempre graphic designer. Circa quattroanni fa fondammo insieme l’agenzia dicomunicazione Cubox, dove tra le altrecose abbiamo “auto incubato” Waway.Barbara Pesce, co-founder, laureata in lin-gue, anche lei con un trascorso nell’ambi-to comunicativo. Francesco Carone, l’ulti-mo arrivato, si occupa dello sviluppo dellapiattaforma ed ha un’esperienza informa-tica importante. Il team fa sempre la dif-ferenza, a prescindere dall’idea.

Web e autoimprenditorialità è unbinomio inevitabile?Dipende. Non è detto che impresa e inno-vazione siano sinonimo di web. Le azien-de dovrebbero avere maggiore consape-volezza del fatto che Internet permette diaprire una finestra sul mondo a costi bassie agevola la delocalizzazione del mercato.Per un buon futuro la nostra terra dovreb-be investire in quella che chiamo “indu-strializzazione web”.

Dagli eventi alle opinioni sulle ele-zioni regionali in Basilicata conPaffBum. Cosa ti ha colpito dell’ulti-ma campagna elettorale lucana?PaffBum nasce per gioco. Pranzando conSergio Ragone emerge l’idea dell’aggre-gatore di liste Twitter per monitorare iltraffico di informazioni provenienti dallediverse parti politiche locali. Nel giro di unpomeriggio sviluppiamo la piattaforma e ilgiorno dopo diventa lo strumento ufficialedi Repubblica.it attraverso cui seguire leregionali. Una bella soddisfazione.Nell’ultima campagna elettorale sonocambiate tante cose, a partire dal modo diinteragire con i potenziali elettori, fino allagestione delle campagne. Tanto per dirneuna: i social network hanno sostituito icomizi nelle piazze e chi non l’ha capito èrimasto fuori.

I social spostano voti? È possibile, non è semplice riuscire a spo-stare voti. Bisogna avere un’ottima cono-scenza degli strumenti social e una squa-dra alle spalle che sappia fare comunica-zione, altrimenti l’utilizzo diventa delete-rio. Nelle regionali 2013 ho visto più ope-razioni maldestre che casi di successo.

Cosa vuol dire fare impresa per ungiovane in Basilicata?Vuol dire invecchiare presto. Mancano leinfrastrutture, la nostra terra è lontanadall’Europa e dal mondo, è una regionefatta da piccoli numeri ma in fin dei contise guardiamo le negatività con occhidiversi, queste possono diventare oppor-tunità. Molti dicono che la politica dovreb-be fare di più per la nostra terra, è unabanalità! In realtà sono i giovani lucaniche dovrebbero fare di più per laBasilicata: condividere, sperimentare,sognare e perseverare.

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L' itinerario si svolge all'interno delParco Nazionale del Pollino, che siestende tra i confini amministrativi di

Basilicata e Calabria. Si compone di trediversi massicci montuosi che, tra il MarIonio e il Mar Tirreno, si levano fino allequote più alte dell'Appennino meridionale:il Massiccio del Pollino, i montidell’Orsomarso e il monte Alpi. Il Piano di Campotenese, ad una quota piùbassa, separa il Massiccio del Pollino daiMonti di Orsomarso che si levano, fitti divegetazione, nella parte sud occidentaledel parco, in direzione del Tirreno: tra que-sti troviamo il Cozzo del Pellegrino (1987m), meta dell' itinerario.

L’ ambiente è quello dell’alta quota congrandi boschi di faggio. Molto interessantela parte alta del percorso, dove il faggio perl’esposizione ai forti venti di ponente ècostretto a sopravvivere in forma arbustivacreando dei meravigliosi capolavori: tronchidi faggio contorti, piegati e stravolti dalleintemperie. Il paesaggio non ha eguali, losguardo spazia tra il mar Ionio e il Tirreno,con la grande veduta del golfo e della Pianadi Sibari. Valloni impressionanti da un lato,dolci pendii dall’altro, con il mare a fare dasfondo. Ad ovest, lo sguardo si allunga sinoa Capo Palinuro verso la Campania e CapoVaticano verso Reggio Calabria.L'itinerario inizia dal piazzale antistante il

rifugio di Piano di Lanzo (1357 m.). Ci sisposta sulla destra di poche centinaia dimetri sulla strada asfaltata e si imbocca asinistra il sentiero (n. 601) che porta al pia-noro superiore dove è posizionata la statuadella Madonnina del Pellegrino. Si prose-gue a mezzacosta verso destra per pochecentinaia di metri, all’altezza di una grossapietra si lascia la stradina che si inerpicaverso sinistra, immettendosi così sul vec-chio sentiero che porta alla sorgenteMarchesano. Si avanza fino all’incrociodove si abbandona il sentiero 601 imboc-cando, sulla sinistra a salire, il sentiero 621che sale sino a Cozzo del Mangano ( 1699m. ) e prosegue fino all’incrocio poco sopra

Parco Nazionale del Cozzo del Pellegrino

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Tipologia: trekkingDistanza: 6,1 km

Difficoltà: escursionistica

il Piano Puledro ( 1798 m ). Si continuaverso sinistra fino all’altopiano sottostantela cima del Cozzo Pellegrino. Da qui il pen-dente tratto finale che ci permette di rag-giungere, in poco meno di mezz’ora, lapanoramica cima di Cozzo del Pellegrino (1987 m. ).Abbigliamento consigliato: scarpe da trek-king, giacca a vento, mantella, macchinafotografica, binocolo, bottiglie di acqua.Come arrivare: S. Donato Ninea si raggiunge uscendo alcasello autostradale A3 di Altomonte. AlPiano di Lanzo si arriva imboccando la stra-da montana che parte dall’ abitato.

v.a.

Scarica gratuitamente il file GPS del percorso su www.innbasilicata.it

Pollino

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Antonio Di Napoli1 nasce a Roma il31 dicembre 1913 dal Comm.Giuseppe Amilcare Costantino e da

Emma Del Giudice, di Venosa. A Roma fre-quenta l’intero corso scolastico: Elementari,Media, Ginnasio e Liceo, per iscriversi poialla facoltà di Giurisprudenza pressol’Università degli Studi di Roma.Il padre Giuseppe era nato a Potenza l’8agosto 1884 da antica famiglia di originepotentina ed all’atto della nascita di Antonioera a Roma con la moglie e con gli altri figliperché alto funzionario della Banca d’Italia.Antonio Di Napoli allo scoppio della 2a

Guerra Mondiale parte volontario, frequen-ta il 31° Corso per Sottotenente diComplemento e, nominato nel 1939Sottotenente di Fanteria, chiede ed ottienedi essere destinato al 92° ReggimentoFanteria “Superga” di stanza a Torino,dal momento che la situazione internazio-nale faceva prevedere un sicuro interventocontro la Francia. Ma la dichiarazione di nonbelligeranza dell’Italia, induce Antonio DiNapoli a richiedere di essere trasferito inAlbania.Ad aprile 1940 è inquadrato nell’84°Reggimento Fanteria “Venezia” edestinato in Albania al Comando PresidioMilitare della Base di Durazzo.Non lo soddisfa la tranquilla vita presso laBase di Durazzo. Da qui il 12 giugno 1940invia una lettera (la cui bozza fu trovata trale carte restituite alla famiglia dal ComandoPresidio Militare) al Gen. CarmeloSquillace, già aiutante di Campo di S.M. ilRe, che evidentemente già conosceva.“Eccellenza, mi permetto rivolgerVi unapreghiera; già tante volte Vi ho disturbato,ma la Vostra bontà e la Vostra gentilezza mi

spingono a farlo. Sono in Albania da circatre mesi; sto benissimo qui, quale Ufficialeaddetto al Comando Presidio di Durazzo,ma oggi sento che il mio posto non è qui.In quest’ora solenne per la Patria, sentoche anche io debbo essere in linea con glialtri Fanti. Sono un Fante, orgoglioso diesserlo, e come tale sono di arma combat-tente: quindi non posso rimanere quidavanti ad un tavolino.Il mio desiderio, Eccellenza, è quello diessere trasferito presso un qualsiasiReggimento di Fanteria, che si trovi in zonad’impiego; nello stesso tempo l’alto onore

della prima linea. Sono giovane ancora, equel che più conta ho lo spirito giovane, houn cuore che si esalta alle glorie della Patriae che oggi soffre di non poter essere colsuo plotone in linea. Non vi rivolgo questapreghiera perché speri in un tornacontopersonale. No, Dio mi è testimone. Vogliodare anch’io il mio contributo alla Patria. Voiche siete un Soldato potete comprendermi.Avevo preparato una domanda per ilMinistero della Guerra, dove chiedevo l’ono-re di essere trasferito presso unReggimento di Fanteria, in Italia o in Libia,che si trovi in zona d’impiego, chiedendo,

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Vincenzo MATASSINI

DI NAPOLI

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altresì, l’alto onore della prima linea. Ma quinon posso presentarla, perché… non vaavanti.Voi solo potete aiutarmi, potendo ilMinistero trasferirmi d’autorità, anche almio ex Reggimento, il glorioso 92° Fanteria.Eccellenza, questa è la preghiera che Virivolgo. Mi rivolgo a Colui il quale ha spesola sua vita al servizio della Patria e chequindi può comprendermi. Fiducioso nelVostro interessamento, Vi chiedo scusa delnuovo disturbo che Vi arreco. Vogliateaccettare il mio sincero saluto al grido diViva l’Italia, Viva il Re”.Ed il Colonnello Luigi Battesini,Comandante della Base di Durazzo, cheesortava Antonio Di Napoli ad informarealmeno suo padre della decisione presa diandare a combattere, si sentì rispondere:“Mio padre che conosce i miei sentimentinon potrebbe avere il diritto di vietare a meil compimento di un dovere”.La domanda di Antonio Di Napoli vieneaccolta, anche perché la situazione si evol-ve in quanto il 28 ottobre 1940 l’Italiadichiara guerra alla Grecia, ed inizia l’offen-siva partendo dalle proprie basi che avevain Albania, che già nel 1939 era stataannessa al Regno d’Italia.Il primo novembre le truppe italianeprendono Kònitsa, raggiungendo la princi-pale linea fortificata greca ma il 9 novem-bre l’avanzata deve arrestarsi per la forteresistenza dei greci che avevano spostatosul confine molte divisioni. Un altro tentati-vo della Divisione “Julia” degli Alpini sullemontagne del Pindo per raggiungere ilpasso di Métsovo, si ferma alla cittadinadi Métsovo, una trentina di chilometri dalpasso, ma il contrattacco greco porta allariconquista di Kònitsa e l’intera zona diconfine già occupata dagli italiani ritorna inmano ai greci.In Albania la 19a Divisione di Fanteria“Venezia”, dislocata inizialmente lungo ilconfine con la Jugoslavia, da 26 ottobre1940 viene dislocata nella zona di Korce(Coriza) sul fronte Greco-Albanese.Il 10 novembre 1940 Antonio Di Napoli ètrasferito al 1° Battaglione dell’84°Reggimento Fanteria “Venezia”,

comandato dal Maggiore SalvatoreMarzo, di stanza a Zviezde, dove si stava-no riorganizzando i reparti, dopo gli accani-ti e cruenti scontri sostenuti 5 giorni primasulle alture di Bilisht, capoluogo delDistretto di Devoli, Prefettura di Korce(Coriza), situata a 9 Km. dal confine dellaGrecia.Gli scontri principali si svolgono per la rioc-cupazione della Sella di Quifaristhes, unvalico montano ampio e poco profondo trale quote 1942 e 1945, di estrema importan-za strategica, per non far accedere l’eserci-to greco, attraverso l’importante nodo stra-dale di Gollombarda, alla Piana di Korce(Coriza).L’11 novembre 1940 ad Antonio DiNapoli gli viene assegnato il comando di unPlotone di Fucilieri della 1a Compagniache, con due plotoni, viene lanciata all’at-tacco della Sella di Quifaristes, in quelmomento in mano ai greci; gli italianiriescono a rioccupare la Sella ed Antonio DiNapoli è il primo a mettervi piede; i continuicontrattacchi dei greci, però, anche concombattimenti all’arma bianca e con il lan-cio di bombe a mano, portano ad un conti-nuo evolversi della situazione.

Sulla Sella di Quifaristhes rioccupata, neigiorni dal 14 al 17 novembre i greci lancia-no, sempre con forze fresche e preponde-ranti, frequenti attacchi che vengono sem-pre respinti; allora viene mandata di rinfor-zo una Compagnia Fucilieri del 226°Reggimento di Fanteria “Arezzo” (i cosid-detti Diavoli Gialli) e per quattro giorni laSella di Quifaristhes resta in mano agliitaliani essi subiscono molte perdite. Anchese, nei combattimenti del 15 novembrerimangono feriti il Colonnello SalvatoreMarzo, Comandante del 1° Battaglione edaltri Ufficiali, ma Antonio Di Napoli con ilsuo manipolo di uomini continua a resiste-re; ferito in un corpo a corpo, rifiutato ognisoccorso continua a combattere con i pochiuomini che gli erano rimasti e con i soprag-giunti rinforzi, finché colpito mortalmente il17 novembre 1940 termina la sua vita.La morte del Colonnello Luigi Zacco il 18novembre, Comandante della 19a

Divisione Fanteria “Venezia”, (al quale verràpoi conferita la Medaglia d’Oro) e le difficol-tà del Regio Esercito spinsero a cercare unutilizzo massiccio dell’aviazione per fiaccareil morale dei greci che però, ottenuti nuovirinforzi, cominciarono ad avanzare da nord

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ANTONIO

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in territorio albanese; il 22 novembrecadde Korce (Coriza), mentre da sudlungo la costa i greci presero il porto alba-nese di Sarande (Santi Quaranta) erisalirono occupando Himare ed al centroGjirokaster (Girocastro) finchè la guerracon la Grecia si concluderà con l’armistiziodel 23 aprile 1941.Dopo la fine della guerra, nel maggio del1943, il Cap. Galileo Gusella ebbe, inpietosa missione, la ventura di ritrovare edidentificare la salma di Antonio Di Napoli esuccessivamente di provvedere alla sepol-tura nel Cimitero di Guerra di Coriza(Tomba n. 47, Fila 19, 2° Campo).L’Ing. Giulio Paoli, dell’Azienda Strade diAlbania, da Korce (Coriza) il 21 maggio1943 scrisse a Giuseppe Di Napoli comuni-candogli di aver rintracciato la tomba delfiglio e ricordando che Antonio Di Napoliagli agi di Durazzo, aveva preferito lalinea del fuoco.Il Col. Salvatore Marzo, già Comandantedel 1° Battaglione 84° del ReggimentoFanteria “Venezia”, avanzò la proposta per ilconferimento della Medaglia d’Oro al ValoreMilitare per Antonio Di Napoli motivando-la: “Per aver mantenuto la posizione signi-ficò contenere il nemico che ad ogni costotentava dilagare nella piana di Korce(Coriza) e dar tempo alle truppe di riservadi apprestarsi a difesa su posizioni idoneeretrostanti e trattenere così la schiacciantepressione nemica”.L’11 giugno 1948 il Generale OrlandoTaddeo, del Ministero Difesa Esercito,comunicò l’avvenuta concessione dellaMedaglia d’Oro al Valore Militare allaMemoria con la seguente motivazione:“Volontario di guerra veniva, a sua doman-da, assegnato a reparti operativi. IntrepidoComandane di plotone, in una serie di acca-niti, cruenti combattimenti durati più giornie risoltisi sempre favorevolmente, dopostrenua lotta corpo a corpo, riusciva a con-solidarsi in caposaldo, benchè soggetto areiterati, violenti contrattacchi che rintuzza-va infliggendo severe perdite al nemico.Ridotto il suo plotone ad un pugno di super-stiti, non desisteva dall’impari lotta rima-nendo sulla posizione imperterrito edaggressivo, sebbene ferito gravemente.Giunti rinforzi al’esiguo presidio, in un sub-lime slancio di sublime eroismo, trovavaancora la forza di condurli all’assalto, inco-raggiando tutti con ardenti parole dipatriottismo fino a che cadeva colpito mor-talmente” (Quifaristes-Fronte Greco, 14-17novembre 1940).L’8 marzo 1949 il Comune di Potenza,Sindaco il Notaio Giuseppe Sivilia, mani-festò “il profondo dolore da una parte el’immensa soddisfazione dall’altra per ilconferimento della Medaglia d’Oro al ValoreMilitare alla Memoria”, nonché la volontà dionorare e perpetuare la memoria del cadu-to. Il 30 gennaio 1950 il Comune di Potenzadeliberò di apportare delle variazioni alla

Toponomastica cittadina e fra le altre deci-de “di intitolare alla Medaglia d’OroAntonio Di Napoli la scalinata di nuovacostruzione che congiunge la Statale n. 94(ora Via Nicola Vaccaro) col Viale Trieste(ora Viale Dante)”.Il 25 maggio 1950 l’Avvocato PietroScognamiglio, nuovo Sindaco di Potenza,comunicò a Giuseppe Di Napoli che per il 5giugno 1950 era stata disposta la cerimo-nia ufficiale; relatore ufficiale della comme-morazione di Antonio Di Napoli e dell’intito-lazione della nuova Gradinata fu ilColonnello Enrico Del Gesso, di originepalermitana, dell’84° Reggimento Fanteria“Venezia”, in sostituzione del Col.Salvatore Manzo impossibilitato ad esse-re presente. Il dolore dei genitori di nonavere neppure una tomba su cui pregare ilproprio figlio caduto in guerra, anche semitigato dal sapere che le sue spoglie ripo-savano nel cimitero di guerra a Korce(Coriza) in Albania, venne mitigato dallanotizia che l’Italia stava trattando con ilGoverno Albanese, allora Presidente EnverHoxha, per riportare in patria le salme deimilitari caduti durante la guerra.Dopo una lunga attesa motivata dai tempidelle trattative e del recupero delle salme,in data 13 luglio 1961 il Ministero dellaDifesa comunicò ai familiari dei caduti l’arri-vo a Bari con la motonave “Vicenza” l’ar-rivo di 3.800 cassette ossario di militaricaduti in Albania e provenienti dai Cimiteridi Guerra di Korce (Coriza) e di Permeti.Dopo l’arrivo e le solenni onoranze militari,civili e religiose le cassette ossario dei cadu-ti sul fronte greco-albanese vennero avvia-te al Sacrario di Capurso, a 10 chilometrida Bari, prima di una definitiva sistemazio-

ne presso le singole destinazioni d’origine. Dopo quattro mesi, l’11 novembre 1961,in una piovosa giornata autunnale che resepiù doloroso il ritorno alla “terra natia”,la cassetta ossario 1.111 con le spogliemortali di Antonio Di Napoli giunse aPotenza, trasportata su un mezzo deiCarabinieri e, scortata da motociclistidell’Arma, venne ricevuta a Piazza XVIIIAgosto dalle autorità militari e da quellecivili rappresentate dal Sindaco di PotenzaAvv. Giovanni Messina con Gonfalone deco-rato di Medaglia d’Oro. Il corteo funebre attraversò Corso UmbertoI, Via Portazalza e Via Pretoria per giunge-re alla Chiesa della SS. Trinità dove si svol-se la funzione religiosa presenziata dalVescovo Mons. Augusto Bertazzoni ed offi-ciata dal Parroco Don Domenico (Mimì)Sabia.Dopo la cerimonia religiosa il corteo fune-bre attraversò Via Pretoria ed alla fine dellastessa, nel Piazzale antistante le palazzineINCIS, il Col. Salvatore Marzo, giàComandante 1° Battaglione dell’84°Reggimento Fanteria “Venezia”, lo stessoche avanzò la proposta di Medaglia d’Oro alValore Militare ad Antonio Di Napoli, duran-te l’orazione commemorativa definì il cadu-to “ Eroe della Sella di Quifaristes chevolle e seppe mantenere e difendere finoall’ultimo sangue”.Dopo gli ultimi onori militari, le spoglie sem-pre scortate dai Carabinieri, per ViaRaffaele Acerenza giunsero al Cimitero cit-tadino dove la cassetta ossario con le spo-glie di Antonio Di Napoli fu tumulata in unacelletta alle spalle del Sacrario Militare esuccessivamente traslata sulla parte ante-riore, quando lo stesso Sacrario venne ter-minato, dietro una lastra di bronzo. Fra le tante attestazioni di solidarietà per-vennero anche quelle dell’On. EmilioColombo, allora Sotto Segretario allaAgricoltura e dell’On. Michele Marotta,Questore della Camera dei Deputati,entrambi assenti alle esequie per impegnipolitici.Potenza rese quindi gli onori al suo figliodedicandogli una scalinata e deponendo lesue spoglie nel Sacrario Militare.Ad Antonio Di Napoli a Roma fu intitolatoun Edificio Scolastico ed una Strada in zonaEUR, mentre ad Ascoli Piceno fu intitola-ta la Scuola Allievi Ufficiali che attualmenteospita 235° Reggimento di Fanteria“Piceno”, destinato all’addestramento dellesoldatesse.Mi sia consentito ringraziare gli erediMasella ed in particolare la sig.ra Paola,sposata Di Mase, per tutti i documenti cheho potuto consultare e per tutte le ulteriorinotizie che mi hanno consentito di integra-re ed aggiornare la ricerca sulla Medagliad’Oro Antonio Di Napoli.

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NOTE1) - Di Napoli Antonio (Roma 31.12.1913 -Quifaristhes, Fronte Greco 17.11.1940)

Cimitero di Guerra a Coriza (Albania)

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“Fate che il volto di questa repubblicasia un volto umano. Ricordateviche la democrazia non è soltanto

un rapporto tra maggioranza e minoranza,non è soltanto un armonico equilibrio dipoteri sotto il presidio di quello sovranodella nazione, ma è soprattutto un proble-ma di rapporti tra uomo e uomo. Dove que-sti rapporti sono umani, la democrazia esi-ste; dove sono inumani, essa non è che lamaschera di una nuova tirannide”. A parla-re così fu Giuseppe Saragat, presidentedell’Assemblea che a partire dal 25 giugno1946 diede inizio ai lavori per la stesura deltesto più importante della neonataRepubblica Italiana. La Costituzione venneapprovata il 22 dicembre 1947 con 453 votifavorevoli e 62 contrari ed entrò in vigore il1° gennaio 1948. Il 90% dei deputatidell’Assemblea confermò l’impianto norma-tivo di quella che era destinata ad essere laLegge Fondamentale della Stato. Una lar-ghissima maggioranza condivise disposizio-ni, principi, valori democratici per la primavolta ufficialmente sanciti in un testo che nefaceva il perno dell’ordinamento e che di lìin avanti avrebbero regolato la vita dellaNazione. Si realizzò dunque, una conver-genza, storica è il caso di dire, tra differen-ti partiti politici, che seppero con il dialogo,il confronto, l’ascolto reciproco intersecare irispettivi indirizzi ideologici per il benesupremo cioè il rispetto della personaumana. Oggi la nostra Costituzione ha piùdi 60 anni di vita. In questo lasso di tempoha accompagnato ed orientato le scelte digenerazioni di uomini e donne e vigilato suicambiamenti politici, economici e sociali nel

frattempo avvenuti. Cambiamenti che sonostati rapidi e i cui esiti hanno inciso sullasostanza della democrazia. Ma in chemodo? Intorno a questo interrogativo èruotato l’incontro organizzato lo scorso 8febbraio dal Lions Club Potenza Host nelMuseo Archeologico “D. Adamesteanu”.“Dai valori della Costituzione alla crisi dellarappresentanza: la democrazia difficile” èstato questo il titolo di un dibattito che haanalizzato la società italiana, il suo rappor-to con la politica, il suo andamento a livellolocale partendo dalle osservazioni contenu-te nel libro Le radici della democrazia dipadre Francesco Occhetta, giurista, polito-logo e assistente nazionale UCSI, presenteanch’egli al confronto insieme al sen.Giampaolo D’Andrea e ai giornalisti RaiEdmondo Soave ed Erberto Stolfi.Prendendo come parametro di riferimentola Costituzione, soprattutto le sue origini,tutti hanno riconosciuto che la lezione piùimportante impartita dai padri costituenti èstata quella di aver operato secondo unprogetto costruttivo e lungimirante che,lontano dal corrispondere alle aspettative diun’unica corrente di pensiero, si è fatto cari-co di tutte le istanze e tratto poi la sintesicondivisa e favorevole per tutti. Una logica,questa, da loro duramente sperimentatanel corso della tragedia bellica quandoaccantonarono le divergenze ideologicheed unirono le forze contro i Nazifascisti,nemici comuni. Poi fu trasferita nei palazziistituzionali dove, a conflitto ultimato, silavorò affinché i diritti umani, la libertà, lademocrazia per anni oltraggiati avessero laloro ragione d’essere nella Carta

Costituzionale dove i primi acquisirono l’ap-pellativo di inviolabili, la seconda e la terzala tutela garantita dalla divisione dei poteridello Stato in tre differenti organi. Oggi, ilritornare a quei momenti è utile. Serve anoi e a chi ci rappresenta affinché ci sipossa riappropriare dei sentimenti di colla-borazione, condivisione, solidarietà con iquali indirizzare le nostre scelte. Perchécome ha detto Occhetta: “il bene comunenon è la somma di quello che abbiamo mail prodotto di quello che facciamo”. E que-sto sia a livello istituzionale sia a livello loca-le. Ogni provvedimento normativo (oratanto si discute di legge elettorale, supera-mento del bicameralismo perfetto) nondeve essere voluto solo da una parte e nondeve essere difforme dal sentire dei cittadi-ni. Quest’ultimi, dal canto loro, chiamati adun maggiore interesse per la politica, ad ali-mentare il senso critico e ad attivarsi permigliorare i propri territori creando centri diaggregazione politici, culturali o sportivi. E’importante che venga evitata l’oligarchiapolitica, che ci sia più partecipazione degliEnti locali alle decisioni del Paese. Non sideve dimenticare che le dittature del ‘900 sisono imposte rispettando le regole formali.A tale proposito può tornare utile l’esorta-zione, ricordata nel libro di Occhetta, di unuomo che a soli 27 anni fu eletto deputatoall’Assemblea costituente: “libertà e demo-crazia sono valori che richiedono grandeumiltà per viverli nella verità, accettando dinon poter mai dire di essere alla stazione diarrivo: ogni giorno si può fare un passonuovo per renderli attuali e vissuti da tutti”– Oscar Luigi Scalfaro.

Anna MOLLICA

Dai valori della costituzione alla crisidella rappresentanza:

LA DEMOCRAZIA DIFFICILE

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La Basilicata può chiamarsi anche terradi tesori. Piccoli o grandi opere i cuiscrigni giacciono nei paesi, all’interno o

all’esterno di imponenti edifici che testimo-niano un considerevole passato. Come lechiese nelle quali è transitata la storia deinostri borghi raccontata anche dall’arte dicui spesso sono espressioni. Lagonegro èuno di questi. Incastonato nel verdedell’Appennino lucano, onore e vanto deisuoi abitanti che lo vorrebbero inserito nelclub dei borghi più belli d’Italia, Lagonegroda oggi orgogliosamente presenta al pubbli-co un’altra bella storia di restauro artisticodopo quella del sarcofago voluta e portataavanti dagli stessi cittadini grazie all’interes-samento dell’associazione culturale “Acastagna ra critica”. Si tratta di sei calici d’ar-gento dorato appartenenti alla Chiesa dellaSantissima Trinità che adesso risplendono dinuova luce dopo un lavoro di recupero rea-lizzato da Francesca Leolini, restauratricedal 1998. Nata come tesi di laurea pressol’Università “Suor Orsola Benincasa” diNapoli, questa operazione è stata possibilegrazie alle sinergie di più operatori, dalladiocesi di Tursi- Lagonegro, allaSoprintendenza per i Beni Storici, Artistici edEtnoantropologici della Basilicata, oltreall’associazione stessa, che hanno credutonella validità di un progetto dal grandeapporto culturale e scientifico. Il recupero dioggetti datati tra il XV e il XVIII secolo cheha richiesto un minuzioso studio sia sullastruttura del manufatto che sulla storia delperiodo, tanto a livello locale, tra gli archivi

parrocchiali, quanto alivello generale, nel Regnodi Napoli, la cui capitale eraunico centro titolatoalla lavorazione dimetalli preziosi. Lacontestualizzazionestorica ha poi affianca-to il restauro vero e pro-prio che la Leolini ha potutoagevolmente realizzare all’in-terno del “Suor OrsolaBenincasa”, una dellepoche università italianedotate di laboratori dedi-cati. Tra questi vi è quellodi diagnostica le cui stru-mentazioni permettonoin maniera non inva-siva e non

distruttiva diindividuare caratteristiche invi-sibili ad occhio nudo. Utilissima per analizza-re l’interno di sculture (lignee, ceramiche,metalliche), di dipinti, di palazzi, di repertiarcheologici, la diagnostica per immagini,presa in prestito dalla medicina, utilizza tec-niche come la fluorescenza UVA e a raggi X,la TAC, la gammografia, il microscopio otti-co, la microscopia elettronica a scansione

per capire lo stato del manufatto in ogni suoaspetto e come meglio intervenire. Unaminuziosa indagine pre-restauro a cui ovvia-mente sono stati sottoposti anche i sei cali-ci di Lagonegro che hanno attraversato ulte-riori fasi, tra i quali lo smontaggio, prima diessere ultimati in maniera perfetta. Ed ora,che è stata ripristinata l’originaria luminosi-tà e conformazione, ci si auspica una loropubblica fruizione, a Lagonegro, all’internodi un percorso museale tattile e sensorialeadatto anche ai diversamente abili. E’ unobiettivo che renderebbe ancora più interes-sante la cittadina medioevale che può van-tare tra le sue bellezze anche questi ultimitesori grazie alla tante sensibilità che hannocreduto e credono in uno sviluppo localeche valorizzi luoghi e arte.

I risultati del restauro sono stati divul-gati lo scorso 14 febbraio a

Potenza presso la Cappelladei Celestini di PalazzoLoffredo alla presenza deisindaci di Lagonegro e

Potenza, rispettivamenteDomenico Mitidieri e Vito

Santarsiero, della restauratriceFrancesca Leolini, dei rappresentanti dell’u-niversità napoletana “Suor OrsolaBenincasa” e dell’Università lucana, dellasoprintendenza per i Beni Storici ed artisticidella Basilicata, dell’associazione culturale“A castagna ra critica”, della parrocchia edella diocesi lagonegrese, tra cui mons.Francesco Nolè.

an.mo.

LAGONEGRO LE SUE CHIESE,LA SUA ARTE Il restauro di sei calici del XV-XVIII secolo

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“Spesso le cover sono disdegnate,ma a noi preme sottolineare chenon sono imitazioni. Chi non è

ancora arrivato al grande successo, devenecessariamente attraversare il passaggiodell’interpretazione dei brani altrui.Zucchero, per esempio, cantava i brani diJoe Cocker e Ray Charles. Io, noi, primadi raccontarci, abbiamo bisogno di questostep. Lo stesso si dica per i concerti: biso-gna essere attraenti per “trattenere” ilpubblico! E in questo modo, posso pensa-re di proporre i brani che scrivo, insiemeai musicisti che compongono la band.” –ha esordito così la “voce” degli SugarSound, Antonello Lioi.

Cosa rappresenta il gruppo e quantoè difficile mantenere un equilibrio alsuo interno?“Il gruppo per noi è simbolo di unione, diconfronto, luogo privilegiato nel quale nonesiste prevaricazione. C’è una condivisio-ne più ampia. Il trade d’union, senza dub-bio, la musica. A muoverci, la passione.”

Perché Zucchero? Solo una sceltadettata dall’istinto o c’è dell’altro?“Scegliere un cantante è sicuramentequestione di “vicinanza”, sia nella vita chenello stile, sotto il profilo musicale e quel-lo personale. Questo è il motivo prepon-derante per cui ho scelto Zucchero! Eranoi tempi in cui, ha pubblicato Oro, Incensoe Birra e altri album di successo, erava-mo come spugne, apprendevamo tutto. Èun uomo, poi, che apprezzo perché con-trotendenza, burbero a tratti, vicino a noilucani, temprato per il lavoro, deciso, ina-movibile. Vocalmente, inoltre, c’è un“colore” che ci accomuna. Il nostro per-corso ci ha portati in seguito a diveniresuoi amici; riusciamo a incontrarci conuna certa frequenza, non ci sono le agen-zie che ci fanno da filtro. Abbiamo la for-tuna di guardarci negli occhi, cosa noncomune e bellissima.”

Quali sono i componenti della band?“Antonello Lioi – testi e voce; GianfrancoCloralio – autore delle musiche e chitarri-sta; Alessandro Di Nuzzo – basso;

È previsto unostraordinario

concerto di presentazione

il prossimo 14marzo presso

l’Auditorium delConservatorioGesualdo da

Venosa diPotenza

La band degli SugarSound dà alla luce la terzacreatura:She’s My Baby

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Vincenzo Giuzio – batteria; Donato Pace –tastiere. Per la tournée 2014 ci avvaliamodella collaborazione di Viviana Fatigante,come corista e Mariano Caiano, percussio-nista ed elemento principaledell’Orchestra Italiana di Renzo Arbore.”

She’s My Baby. La terza “creatura”.“She’s My Baby è il terzo lavoro, compren-de due cd. Il primo contenente tutte lecover più famose di Zucchero, raccolte in6 medley (circa 20 tracce). Il secondo,con sette inediti. Di essi, tre sono branigià conosciuti, Carezze e Lacrime, BiancaNuvola e Vivrai per Sempre. Quattro nuo-vissimi: She’s my Baby, Tango, Baby go,Forever.”

Perché questo titolo?“È una creatura, come si diceva in prece-denza, va vista e trattata con amore! Perquesto la scelta al femminile. Ogni volta,arrivare al risultato è come un parto! Ilrefrain, inoltre, è molto usato daZucchero; e, come ama ripetere lui, è unasperanza. Un motivo di speranza.”

Quali le difficoltà nell’operazione diauto-prodursi? “Auto produrre un cd è sempre difficile,sia per l’impegno che comporta sia per ilsacrificio a livello economico, proprio per-ché siamo una band e ciò che si sente è ilprodotto di musica eseguita dal vivo eregistrata nello studio.”

Alcuni artisti di fama nazionale einternazionale vi hanno affiancato.“Possiamo vantare molte collaborazioniprestigiose, tra cui quella di CherylNickerson, di Enzo Polito (caro amicoblues ed editore della band), NelloGiudice, chitarrista per Mango e FabrizioBosso, trombettista di grande talento.”

L’iniziativa per lanciare il disco è ori-ginale. Di che si tratta?“Abbiamo deciso di seguire una linea pre-cisa: nei nostri concerti ci facciamo, ingenere, affiancare da artisti lucani e dapersone più conosciute. In precedenza,abbiamo ospitato Irene Fornaciari, peresempio. Questa volta, nel concerto che siterrà il 14 Marzo, presso il Conservatoriodi Potenza, momento in cui presenteremoufficialmente il nostro nuovo disco, abbia-mo invitato Nello Giudice, Danilo Vignola(vincitore di un concorso mondiale perukulele, endorser della casa produttriceamericana che lo ha indetto), Enzo Politoe il coro di bambini dell’IC Sinisgalli diPotenza. Accanto a loro, lo storico gruppodegli Audio 2. Il legame con le nostre radi-ci è davvero intenso, vorremmo premiaregli artisti meritevoli e i talenti locali. Inlinea con tutto ciò, abbiamo deciso di farpresentare la serata al trio comico poten-tino La Ricotta.”

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Comprare risparmiando? Da oggi anchea Potenza si può. La nuova comunitàdei consumatori, YesCom, il cui acroni-

mo è Your Economy System Community, èun'associazione no profit nata per ottenererisparmi concreti sulle spese familiari piùimportanti come alimentari, carburanti, bol-lette, e fornendo assistenza gratuita su temidi considerevole interesse per la tutela degliassociati a livello fiscale, sanitario, legale,assicurativo, ecc.Questa comunità di consumatori, presentesu tutto il territorio nazionale con sedi pro-vinciali e regionali, da alcuni mesi si sta pro-ponendo come soluzione al triste periodoeconomico che la maggior parte delle fami-glie italiane si trova ad affrontare.Infatti uno degli slogan dell'associazione è “Il costo della spesa condiviso è più leggero.Il risparmio condiviso è più grande”. Tutto ciò è possibile attraverso l' adesioneall'associazione.

Per capire meglio come la YesCom si ponecome soluzione alla crisi , riducendo, fino adazzerare le spese delle famiglie, chiediamoad uno dei primissimi associati di Potenza, ilSignor Perrone Saverio, maggiori informa-zioni su questa comunità.

Cos'è la YesCom?É un'associazione senza scopo di lucro, unanuova e rivoluzionaria proposta che ha l'o-biettivo di promuovere e difendere gli inte-ressi dei consumatori attraverso notevolisconti su ogni tipo di spesa che quotidiana-mente ogni famiglia italiana si trova a soste-nere.La YesCom ha sede legale a Roma, ma gra-zie ad una intensa attività di divulgazione edistribuzione di materiale informativo, ilnumero degli associati sta crescendo note-volmente in tutto il territorio italiano. Difatti,l' intento è quello di realizzare e sviluppareun movimento di consumatori autonomo eindipendente a livello nazionale, europeo eextraeuropeo, tramite convenzioni vantag-giose.

Come questa comunità assicura unariduzione delle spese familiari?Lo scopo dell'associazione è quello di aiuta-re le famiglie italiane e ciò è possibile graziead accordi stipulati con partner nazionaliche permettono agli associati di usufruiredegli sconti prestabiliti. Infatti, ogni associa-

to, può usufruire di diversi buoni acquistoper la spesa, per i carburanti, sulle tessereACI e per la telefonia fissa e mobile, qualun-que sia il gestore telefonico, attraverso laYesCard, ottenendo così un risparmio annuoconsiderevole e contemporaneamente,associarsi offre la possibilità di poter azzera-re completamente la spesa familiare attra-verso la semplice attività di socio promoto-re.

Cos'è la YesCard e come l'attività disocio promotore può azzerare l' onerefamiliare? Per poter essere socio YesCom bisognaiscriversi alla comunità e così diventare pos-sessori di una carta servizi che, oltre a per-mettere di usufruire dei benefici convenzio-nati, permette di poter beneficiare dellamutualità data dalla quota associativa.Infatti, una parte dello sconto ottenuto dagliaccordi con i partner viene condiviso tra gliassociati come contributo di mutualità.Da diversamente occupato si può diventaresocio promotore sviluppando una grandeopportunità lavorativa che può contribuiread azzerare i costi annui di ogni famiglia.Per chiunque volesse approfondire meglio leopportunità che l'associazione offre puòconsultare il sito internet www.yescom.it, ochiamare me al numero 392-392777, inmodo da sapere quando ci saranno le pros-sime riunioni in Basilicata.

Flavia ADAMO

Nuova proposta per i consumatori

Risparmiare spendendo

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Dopo il grande successo delle scorsestagioni e a grande richiesta delpubblico, è ritornato a Potenza per

il cartellone teatrale “Tutto l’anno unabella stagione” messo in scena dalConsorzio Teatri Uniti di Basilicata "Pasiones Tango Y Musical Company "coreografie di Erica Boaglio e AdrianAragon, un viaggio sensuale e profondonel mondo del tango. " Pasiones Tango Y Musical", protagonistiAdrián Aragón e Erica Boaglio. Nella lorolunga carriera come ballerini e coreografihanno svolto un lavoro importante a livel-lo nazionale e internazionale, collaboran-

Tango, amore, seduzione , incontri notturni, calcio. Tutto questo è "Pasiones Tango Y Musical”. Erica Boaglio e Adrian Argon scommettono con successo su un nuovo stile del tango moderno, contaminato da musica e balli in stradaper raccontare l'Argentina di oggi.

Il tango impreziosisil cartello teatrale lu

Antonio CORBO

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do anche con Miguel Ángel Zotto il bal-lerino argentino, eletto tra i tre più gran-di ballerini di tango di tutti i tempi, prove-niente da una famiglia di immigrati italia-ni in Argentina dal paesino lucano diCampomaggiore. Il loro è uno spettaco-lo completo, con una direzione di svilup-po ben strutturato e dinamico ben cali-brato: lo spettacolo scorre senza intoppiin un disegno unitario che evoca situazio-ni dove ci sono la danza e stili di vita ditutta l'Argentina. Tango attraversa il palcoal ritmo di oltre un secolo di storia: è ane-lito di libertà, espressione di vitalità.Un vero e proprio musical in cui i “gioca-tori di talento” - Boaglio e Aragon inprima fila - dal vivo, cantano, ballano,ricreano situazioni tipiche della vita quoti-diana di un grande paese: l’Argentina.Perchè con la crisi economica del 2001(l’anno del grande default), la genteall’improvviso si è trovata senza lavoro,ed era costretta a raccogliere i cartoni perterra per sopravvivere. In più la solitudi-ne mortale delle grandi città: ben rappre-sentato sul palco del teatro “Don Bosco”di Potenza.Ma l'Argentina non è solo questo, è anchela passione sportiva. La conclusione dellospettacolo è la storia di un ragazzo chesogna di essere un grande calciatore einfine riesce.Amore, seduzione, orari, incontri, feste,calcio, vale a dire passioni. Uno spettacolo che rompe definitivamen-te lo schema tradizionale di spettacoli ditango, diventando una musica capace diconquistare e muoversi. Il tango e folklore si intrecciano e plasma-no, attraverso la musica e la danza, unospettacolo che raggiunge l'essenza piùprofonda dello spirito argentino. Erica Boaglio e Adrian Aragon hanno lacapacità innata di fare anche i passaggipiù veloci e complesse sono estremamen-te sexy.Una danza che non è solo danza, ma lapassione, la sensualità e l'amore .Un nuovo musical che rompe gli schemidel modo classico per portare tango aiteatri, in un emozionante viaggio dentrol'anima del popolo argentino.Un viaggio appassionante verso l'animadel popolo argentino in un musical conta-minato dalle movenze del tango. Lo spettacolo è composto da quattroparti, ognuna delle quali affronta unaspetto particolare dell'anima argentina:l'amore, la seduzione, la notte, gli incon-tri, le feste, il calcio. Tutto questo è"Pasiones". Lo spettacolo segna l'inizio diuna nuova forma di musical argentino,che rompe definitivamente con le tradi-zionali rappresentazioni del tango. Unlavoro unico nel suo genere anche grazie

alla danza moderna, a un disegno lucimolto suggestivo e alla raffinata

composizione delle coreogra-fie.

Adrian Aragon ha affermato: “ Il tango èmodo di essere….ognuno balla comevuole...come si sente…l’importante èdivertirsi…anche con le scarpe da ginna-stica...”. Ed è vero, il pubblico che riempi-va il teatro “Don Bosco” di Potenza è let-teralmente esploso in applausi. Parliamo adesso un pò…di tango per chisi vuole avvicinare alle molte scuole diballo presenti nella nostra regione. Iltango è un ballo, e un genere musicale,per lo più in tempo binario, originariodella regione del Río de la Plata traArgentina e Uruguay come espressionepopolare, e artistica, che comprendemusica, danza, testo e canzone.Il tango è un ballo basato sull'improvvisa-zione, caratterizzato da eleganza e pas-sionalità. Il passo base del tango è ilpasso in sé, dove per passo s'intende ilnormale passo di una camminata. Laposizione di ballo è un abbraccio frontalepiù o meno asimmetrico, a seconda dellostile, in cui l'uomo con la destra cinge laschiena della propria ballerina e con lasinistra le tiene la mano, creando quindiuna maggiore distanza tra la spalla sini-stra dell'uomo e la destra della donna.Poche regole semplici dettano i limiti del-l'improvvisazione: l'uomo guida, la donnasegue. Fondamentalmente è l'uomo chechiede con un linguaggio puramente cor-poreo alla propria ballerina di spostarsi.Di conseguenza, non potendo assoluta-mente prevedere cosa succederà allespalle dell'uomo (che guidando, ha laresponsabilità della coppia), costui deveassolutamente evitare di fare dei passiall'indietro, cioè nella direzione contrariaal senso di ballo.Di regola, i ballerini più esperti dovrebbe-ro occupare la parte più esterna dellapista, che teoricamente consente mag-gior velocità.Il linguaggio del corpo è prerogativa deltango e, quindi, durante la durata delballo, la coppia non comunica con leparole, le quali interromperebbero l'ar-monia che si forma in quel momento, incui la musica si trasforma in movimento.Il “cabezeo” è quell'attività sussultoria oondulatoria della testa (cabeza), con laquale si invita qualcuno a ballare.Sostituisce o integra il lavoro preliminaredegli occhi. Puoi "cabezear" a una donnase è da sola, o in compagnia di un'altradonna o seduta ad un tavolo con ungruppo formato da un minimo di tre per-sone. Non puoi cabezearla se è in compa-gnia di un uomo: in questo caso, deviandare fino al tavolo e chiedere il per-messo a lui, ma solo se lo conosci. Tenetepresente che la faccenda del cabezeo èsimmetrica: anche la donna può farlo.Con le stesse regole, naturalmente.Il “cabezeo” e il "vistazo" (occhiata) sonoquindi tentativi di esplorazione dellavolontà del possibile partner, la ricercadell'assenso a ballare.

cecano

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La presentazione del lavoro di GiovanniVetritto ha rappresentato per il centroculturale “Francesco Saverio Nitti” un’

ulteriore operazione di importante impe-gno culturale che si annovera giustamentenel fitto calendario di incontri organizzatinell’inverno 2013-14 e in questi ultimi anni.L’autore Giovani Vetritto, dirigente dellaPresidenza del Consiglio, segretario delComitato Scientifico della “Fondazione

Nitti”, collabora con l’Università Roma Tre,il Consiglio delle Scienze Sociali e con laFondazione Critica Liberale. L’opera dedicata a Nitti, Francesco SaverioNitti. Un profilo, pubblicata con Rubbettinoed., 2013 e presentata a Melfi con unainteressante conversazione tra il presiden-te della Fondazione Stefano Rolando e l’au-tore, rappresenta una riflessione sul profilodello statista con l’obiettivo di riconoscer-

ne il valore di uomo di stato non solo per larappresentatività ma soprattutto per la lun-gimiranza. “Nitti oggi” perché è la primabiografia a trenta anni da quella diBarbagallo e perché l’uomo è connotato danotevole modernità, degno per tanto diessere annoverato fra i precursori del trac-ciato che seguirà l’Italia. Lontano da ideo-logismi pregiudiziali, Nitti affrontò conautonomia di giudizio gli sviluppi politici, a

Un incontro intellettuale sullo sfondo del mezzogiorno

GIOVANNI VETRITTOE FRANCESCO SAVERIONITTI

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tratti anche controcorrente. Fu un liberaledemocratico, lontano dal “trasformismo” dietà giolittiana, positivista in un mondosegnato da un idealismo astrattizzante e,poi, dall’irrazionalismo fascista. “Eclettico”,“individualista ed egocentrico”, sin dagliesordi e dal primo impegno di docentepresso l’Università di Portici e di Napoli, ilsuo senso di democrazia liberale, espressocon personali e pragmatici aggiustamenti,

si accompagnò ad una riflessione sulla poli-tica economica borbonica e a ipotesi, sepure temporanee, di apertura al protezioni-smo doganale. Centrale fu, quindi, l’inte-resse per il meridione e per una prospetti-va che vedesse un incontro tra interessi deiceti produttivi espressi dalle classi lavora-trici e dai settori più aperti della borghesia.Il disegno di Vetritto intende percorrere letappe segnate dallo statista ricostruendoneil pensiero: previde il ruolo centrale delloStato nel settore dell’energia, la naziona-lizzazione della elettricità, cosa che, invece,solo nel 1962 si realizzò con la istituzionedell’ENEL da parte del primo governo dicentro sinistra. Intuì l’importanza di legareintervento statale e imprenditoria privatacome volano di sviluppo proprio in quellezone depresse da cui proveniva e cui avevasempre dedicato ricerca e studi. Ne è ilsegno il Manuale di Scienze sociali chetiene insieme una certa ingegneria politicae mostra come attività politica, sociale e laloro sistematizzazione marcino insieme. Aciò fu informato il suo impegno politico,quando eletto in Parlamento, fu Ministrodell’Agricoltura, sino a quando, divenutoPresidente del Consiglio, nel 1919, dovetteaffrontare le difficoltà del dopoguerra, lecomplesse trattative internazionali, il mas-simalismo operaio crescente, dopo la rivo-luzione d’ottobre; infine le tensioni interneche ebbero nella impresa di Fiume unaprima manifestazione di recrudescenza,sino alla grande confusione che sfociò nellamarcia su Roma. Avversò da subito laguerra del ’14-18, il colonialismo, l’usodella forza come strumento per comporrele questioni fra Stati, denunciando il rischiodi una guerra tra popoli come poi, proprio

di lì a pochi anni, l’Europa ed il mondoavrebbero sperimentato. Guardava all’e-sempio dei paesi europei, pur senza suddi-tanza, convinto che agganciandosi ad essil’Italia potesse uscire dal suo provinciali-smo e seguire una via di sviluppo.Drammaticamente l’intera classe politica elo stesso Nitti non riuscirono a capire lacrisi in cui era caduto lo stato liberale né ilpericolo rappresentato dal governoMussolini. Nitti si ritirò ad Acquafredda,tornò a Roma, poi il 4 giugno del ’24 partìper l’esilio, nel ’26 fu a Parigi. Alla fine dellaguerra si presentò nel ‘48 con una listacostituita dai liberali sino ai qualunquistima interruppe la campagna per la mortedella moglie. Accettò poi di capeggiare, nel’52, malgrado il difficile rapporto con i par-titi di massa, il blocco social comunista perle amministrative di Roma. Morì il 20 feb-braio del ’53. Soprattutto scrivendo aimportanti uomini politici di tutto il mondoe partecipando alla Costituente ebbe mododi contribuire efficacemente alla ricostru-zione della realtà politica del dopoguerra;uomo del sud, ha voluto sottolineareVetritto nella sua conversazione, seppeproiettarsi e comunicare intensamente conpolitici e intellettuali lontani, portando inItalia quel messaggio che potremmo defi-nire cosmopolita, forte di quegli idealidemocratici e di un liberalismo anglosasso-ne di cui era nutrito, base del suo progettodi vita e presupposto di quel segno di gran-de modernità su cui si sofferma la ricercadell’autore. Il lavoro, svolto con rigore di metodo èarricchita da una nota bibliografica ragio-nata e da una Piccola antologia di scritti.

ma.to.

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Il 18 gennaio il “civico centonovantaset-te” di Potenza ha ospitato il “RimaGrezza Vol 1”, un contest organizzato

dall’associazione Fresco Flavor, neo costitui-ta con lo scopo di promuovere tutto ciò chepossa riguardare la cultura urban under-ground.Abbiamo posto qualche domanda a MarcoMorelli (in arte Dj Devasto), uno dei fonda-tori dell’associazione, nonché storica figuradella scena rap potentina e lucana.

Quando è stata costituita l'associazio-ne, da chi e con quale scopo?L’associazione Fresco Flavor nasce nel 2012dall’unione di 4 persone legate al mondodella street art e della cultura hip hop. Loscopo è quello di promuovere le culture“underground” attraverso la produzione diconcerti, eventi, mostre, contest, corsi….Le teste che stanno dietro a tutto ciò sono:Marco Morelli: In arte Dj Devasto, storico djdella scena rap lucana, ha suonato nelprimo gruppo rap della città di Potenza, i

Rima Grezza vol. 1Urban underground al 127

Carlo CALZA Jr.

Contest potentino organizzato da Fresco Flavor

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Formati Ridotti, poi con laMalaCimaOrganizzata di Rionero in Vulturee ora segue i NociviElementi.Simone Cortese: in arte ILOVETU, inizia lasua carriera nell'ambito della street-art.Attualmente si dedica all'illustrazione e allagrafica, curando l'immagine di un nuovobrand lucano (Crusko Clothng) e collabo-rando con i Nocivielementi.Rocco Tancredi: Rappresentante del bbo-ying lucano nel mondo, fondatore dell'exni-hilo (affermata crew di breaking nella scenaitaliana ed internazionale) organizzatore dieventi e fondatore assieme a SimoneCortese del brand crusko clothing.Roberta Cortese: Attiva nell'ambito pittori-co ed nell’artigianato artistico con la lavora-zione di materiali tessili e di scarto.Attualmente collabora con il brand cruskoclothing.

Entrando nello specifico della primaserata di Rima Grezza (vol 1), come siè svolta la battle? Regolamento epremi in palio?Rima Grezza Vol.1 nasce dalla voglia di por-tare a Potenza ciò che in altre città va avan-ti già da anni. Una battle di freestyle vededue mc che si sfidano a colpi di rimeimprovvisando, su round che hanno durataprestabilita. L’unico giudice è il pubblico,che attraverso il “casino" (applausi, urla,fischi…) decreta il vincitore della sfida. Nonesiste un vero e proprio regolamento, dicia-mo che è tutto verbalmente permesso einfatti non è raro ascoltare rime pesanti, tal-volta offensive. Il bello è che tutto l’agoni-smo finisce allo scadere del round, il rispet-to per l’avversario è alla base delle battle difreestyle.Soda, vincitore di Rima Grezza Vol.1, havinto un viaggio a/r per Amsterdam, abbi-gliamento Crusko Clothing (brand lucanocurato da Simone e Rocco) e una pubblica-zione sulla web label Grilled Toast Records.La serata è stata presentata daE.N.I.G.M.A. dei NociviElementi, gruppo dipunta della scena rap lucana, mentre aipiatti avevamo Dj Liam, giovane promessadel turntablism locale.Dj Nexus, terzo classificato alle SelezioniItaliane IDA 2013 (Campionato Mondialeper DJ), ha fatto un’esibizione a metà sera-ta a dir poco spettacolare e di cui essereorgogliosi in quanto anche lui lucano!

E’ stato difficile reperire partecipanti?Come avete selezionato il luogo in cuisvolgere il contest?Quando abbiamo creato l’evento non ciaspettavamo la risposta che abbiamo otte-nuto. Nel giro di pochi giorni abbiamodovuto chiudere le iscrizioni per non sfora-re coi tempi. Abbiamo avuto partecipanti datutta la regione, si respirava un’aria positi-va, di rispetto, ma anche di sfida. Basti pen-sare che hanno organizzato un pullman dalVulture per supportare i loro mc, mentre daGrassano (MT) sono partiti con svariate

macchine!La serata si è svolta al Civico 197, un loca-le dove si fa musica e, quindi, dove la genteè aperta e predisposta ad ascoltare anchecose “diverse”. Abbiamo scelto il Civico 197perché in questi ultimi mesi si è instauratoun rapporto di collaborazione con loro,abbiamo già fatto diversi live(NociviElementi, Nero…), c’è una dotazionetecnica che permette di suonare, i gestorisono molto attenti alle scelte artistiche e cihanno dimostrato sin da subito la loro fidu-cia; infine si possono degustare degli ottimicocktail fatti con professionalità.

Che riscontro avete avuto durante laserata? E soprattutto, nel periodo suc-cessivo che risonanza ha avuto l'ini-ziativa su youtube e sui social net-works?La serata è andata nel migliore dei modi.Vedere il locale pieno sin dalla prima sfida èstata una grande vittoria.Tutta la serata è stata ripresa dal nostrovideomaker di fiducia Rocco Rocobot e ivideo sono stati pubblicati sui nostri canaliYoutube e sulle pagine Facebookdell’Associazione Fresco Flavor, Exnihilo(prima e unica crew di breakdance lucana),Crusko Clothing.Pubblicare i video sul web è stato un passofondamentale perché ha fatto aumentare lavoglia di rivedersi, di capire gli errori fatti daparte dei partecipanti, di trovare nuovi sti-moli, di commentare, di criticare…La pubblicazione dei video ha inoltre fattoconoscere Rima Grezza anche a chi non hapartecipato alla serata. Ci sono arrivati tanticommenti positivi, richieste di iscrizioni afuture edizioni, anche da fuori regione.

In seguito alla prima esperienza sicu-

ramente positiva, so che avete in pro-gramma un vol 2. Come, dove e quan-do si svolgerà?Come dicevo prima, sono state molte lerichieste di partecipazione a future edizioni.Quindi non potevamo non far nascere RimaGrezza Vol.2!In due giorni abbiamo raccolto il doppiodelle iscrizioni rispetto alla prima edizione,tanto da pensare di fare due serate.Durante la prima serata si sfideranno tutti ipartecipanti e ci sarà un ospite a sorpresa. Alla seconda serata accederanno i miglioriotto mc, una vera e propria finalissima!Durante la finalissima avremo come ospiteSoda, il vincitore di Rima Grezza Vol. 1accompagnato da Dj Liam.Le date sono fissate per il 15 marzo al FaroVillage e per il 29 marzo al Civico 197.

In che modo possiamo seguire l'even-to on line?Come per la prima edizione avremo i videodi tutte le fasi che saranno pubblicati sulweb. Tutti gli aggiornamenti si possono tro-vare sulla pagina Facebookdell’Associazione Fresco Flavor.Abbiamo altre idee in testa e ogni giorno nenascono di nuove. Facciamo parte di unacultura ormai da tanti anni e finalmentestiamo riuscendo a portarla in giro, ognunograzie alle proprie competenze, le proprieesperienze e la propria forza. Il web ci staaiutando tanto perché annulla le distanze.Parallelamente, infatti, abbiamo creato con-test di grafiche per t-shirt, contest di foto dibreak dance…e i partecipanti ci contattanoda tutto il mondo.Quindi per seguire Rima Grezza Vol. 2 etutte le attività parallele basta connettersicon noi sulle nostre pagine.Fresco Flavor…Stay Tuned

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La positività, la dolcezza e la bontàaleggiano in questa raccolta cheinneggia alla bellezza della vita in

ogni sua forma reale ed immaginaria. Uninno per quello che la vita riesce a dona-re nel concreto ed anche allo spirito frui-tore di sensazioni ed emozioni che essastessa genera. La natura, le persone, lesituazioni, grazie al suo animo straordina-riamente sensibile, si vestono di nuovaluce e così riappaiono in poesie etereecome quelle che presenta in Momenti diGrazia (edito da Regione Basilicata), suaultima raccolta. Cesira Ambrosio tornaattraverso loro a mandare messaggi posi-tivi e li comunica con tutta l’intensità diuna donna che, sorretta da una fedeforte, abbraccia la vita accogliendola contutte le cose che le riserva e le dona.Anche drammi che hanno ferito il suocuore di madre senza mai farlo caderenella disperazione perché è convinta cheuna Madre più grande sta accanto a lei eai suoi cari proteggendoli con il suosommo Amore. Cesira questo lo sa e aMaria ha voluto dedicare teneri versi,come anche a Gesù, ricordato neimomenti salienti della sua vita, dallavenuta sulla terra al suo ritorno in cielo.E’ a Loro che l’autrice rivolge lo sguardoper cercare, e la trova, la certezza, quin-di la tranquillità che ogni cosa, ogni even-to quaggiù ha un senso. Per questo le suepoesie sembrano preghiere. Ed è perquesto che le è stato concesso il privile-gio di comporre una preghiera per l’im-maginetta di San Domenico Savio, lettaper la prima volta lo scorso 17 dicembrein occasione della festività del Santo,nella parrocchia dell’Immacolata diPotenza che Cesira frequenta da anni. In questa raccolta c’è altro ancora. C’è ilmare che lei, già insegnate, originaria diBalvano, ha sempre fisso davanti agliocchi avendo vissuto sin da ragazzina aNapoli prima di trasferirsi a Potenza. Perlei è un “fermo immagine” significativo, èun qualcosa che conduce lontano versoorizzonti evanescenti da dove rinviare a

mete sempre diverse. Come fa idealmen-te la nostra mente che spinge sempre piùin là i pensieri portandoli a svelare lenostre mete interiori. Il mare è la notaricorrente delle poesie e delle illustrazionidi Mario Bochicchio che ritroviamo nellibro. Lungomari, coste, barche cheaccompagnano la lettura dei versi capacidi levare lo sguardo anche al firmamento,al sole con le sue albe e suoi tramonti,alle stelle, dimora degli Angeli, alla lunacon i suoi enigmatici volti, per poi ritorna-re sulla terra e ai suoi coloratissimi fiori. In questo libro ci sono inoltre poesie innapoletano. Napoli la porta nel cuore.Rievoca momenti bellissimi come gliincontri mattutini con l’ineguagliabileTotò, quando lei si recava a scuola e l’at-tore la esortava, brandendo affettuosa-mente il bastone, a studiare. E Cesira che

vive tutt’ora come un onore quella cono-scenza diretta, ha rivissuto la stessa emo-zione quando anni dopo, nel 2001 sem-pre a Napoli, la figlia di Totò, Liliana, le haconsegnato la Targa d’Argento insignen-dola del “Premio Speciale alla Poesia diAntonio de Curtis”. E’ uno dei tanti premie riconoscimenti che la poetessa ha colle-zionato a partire dal 1991 fino al 2012. La sua instancabile attività letteraria laaccompagna da bambina. Con lei le suepoesie sono maturate, hanno gioito epianto, si sono evolute: così le commen-ta: “Per questo le mie liriche hanno laserenità della musica, anche nel rimpian-to e nella malinconia. La mia poesia aprel’anima alla serenità, perché è docile, rac-chiude un canto d’innocenza, uno spiritouniversale”.

an.mo.

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MOMENTI DI GRAZIA RACCOLTA DI POESIEDI CESIRA AMBROSIO

Incantesimo LunareRicordo un fiore raccoltonel mio prato,la prima mia carezza,il richiamo dei tuoi occhipennellati d’amore e di tristezza.Il tempo, con la luce della vitarichiama di perle la luna;alla più lucente, in un lembo di cielo, affido i miei sogni:un vento leggeromi conduce per sentieri luminosi, guida la mia manoe per magia nasce la mia poesia!

Cesira Ambrosio

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Maria Antonietta Nigri, Lucia Laurino, Luciana Gallo, PaolaSantangelo, Carmen Santoro, Licia Viggiani, MariolinaRobilotta, Giuliana Cappiello, Nunzia Volonnino, Anna

Berardi sono le autrici di questo testo frutto di un biennio di atti-vità portato avanti, sotto la guida di Luciana Biscione, dallaFIDAPA – BPW.Italy sezione di Potenza tra il 2011-13.Raccontarsi Raccontando raccoglie i contributi di conoscenze,esperienze umane e lavorative di queste fidapine che, con orgo-glio, sentono forte il legame con l’associazione che a Potenza èstata fondata il 14 aprile del 1970. Una lunga storia, dunque,quella della Federazione Italiana Donne Arti, Professioni e Affari,movimento di opinione indipendente che ha lo scopo di promuo-vere, coordinare, sostenere le iniziative delle donne nell’ambitosociale e lavorativo, oltre a quello di rimuovere ogni forma didiscriminazione. Una realtà voluta dalle donne e pensata per ledonne affinché quel retaggio storico di subalternità rispettoall’uomo rimanga definitivamente chiuso, appunto, nella storia.In questo testo giuriste, letterate, funzionarie, storiche, scienzia-te, teologhe si raccontano e raccontano il mondo femminile trac-ciando un percorso evolutivo che dall’antichità arriva fino alNovecento del secolo scorso. Ognuna lo fa muovendosi nel pro-prio campo di conoscenze impostando un resoconto che non èsemplice esposizione di fatti bensì analitico di quei tempi e diquelli attuali. La loro è un’incursione nelle diverse società, nelleculture e nelle concezioni di vita dalle quali emerge il poco con-fortante quadro di donne perseguitate, oppresse e spessooggetto di meschine calunnie. Dall’antichità greca e romana, alMedioevo troviamo donne capaci ed intelligenti che hanno paga-to, anche con la vita, la loro determinazione a voler essere altroche semplici madri, mogli e a voler far altro consce del loro sape-re di tipo matematico, scientifico, medico, letterario, artistico epolitico. Qui le ritroviamo ritratte in figure insieme alle foto

recenti di donne contemporanee, protagoniste di quel riscattoche, solo a partire del secolo scorso, ha proceduto a passo spe-dito, assecondato dai tempi durante i quali tutto nella societàstava rapidamente cambiando. Questa è, infatti, l’epoca dellegrandi scoperte scientifiche, dei premi Nobel che vengono con-feriti alle donne che hanno lavorato alla ricerca di quelle eviden-ze. E’ l’epoca delle nuove Costituzioni che, in Occidente, vengo-no redatte secondo principi liberali e democratici estesi anchealle donne che così fanno il loro ingresso in carriere professiona-li, dirigenziali e politiche al pari degli uomini secondo una logicadi equiparazione che oggi, almeno da noi, non si è ancora pie-namente compiuta.Nel libro c’è altro. La letteratura lucana con Scotellaro e Sinisgalliproposta dalle opere di questi due personaggi dalle vite diversis-sime, accomunate dall’amore per la poesia. Troviamo la religio-ne con mistiche e devote pronte al sacrificio estremo per difen-dere la fede in Dio e divenute, per questo, sante venerate oramida secoli, e con Gesù che tra i suoi insegnamenti annovera ilrispetto della donna restituendole dignità umana e la riabilitazio-ne sociale allora negata. Troviamo gli studi che confermano lediverse intelligenze tra le “due metà del cielo” e i rispettivi modidi influenzare la crescita sociale. Troviamo la sensibilità delladonna che affiora dai ricordi di gioventù e di tempi passati,oppure dalla voglia, sempre esistita, di comunicare, di scambiar-si emozioni e conoscenze in convivialità con gli altri.Da questa pubblicazione emerge insomma un piccolo affrescodell’universo femminile dai mille colori. Un dipinto che, al pari diquello raffigurato da Rosanna Venneri sulla copertina e nellepagine interne, illustra la figura della donna che sa mostrarsi, ein questo sta il suo fascino, così com’è e sfumata contempora-neamente.

an.mo

RACCONTARSIRACCONTANDO IL LIBRODELLA F.I.D.A.P.A. DI POTENZA

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Vedere la componente negativa di alte-razione delle normali capacità intellet-tive o l’elemento positivo, contro

atteggiamenti abitudinari, spingendo al piùsano dei cambiamenti? Sulla scia de LaFollia di Vivaldi che disegna una alterazio-ne e La Follia di Arcangelo Corelli, con lasua musica “animalesca”, si anima l’ultimafatica di Paolo Cioffi , ad essa dedicata. Omeglio al percorso di iniziazione massonicoattraverso la musica, l’architettura, la scul-tura, la cultura del settecento. Si tratta delromanzo La follia, Albatros, 2013, pag.475,€ 17,00.Coordinate temporali. L’azione inizia nel1756, il giorno di Ognisanto, sotto il gover-no di Carlo III di Spagna, della famigliaBorbone di Napoli, capostipite dei Borbonedi Napoli, e si conclude dopo la sua parten-za per la Spagna dove diventò Carlo III diSpagna.Il viaggio dei protagonisti si avvia nel can-tiere della fabbrica della Reggia di Caserta,progettata e diretta da Luigi Vanvitelli, l’ar-chitetto, libero muratore, e attraverso il suodisegno strutturale di rito massonico.Continua, quindi, a Roma, con una visita aPalazzo Farnese, ed ai suoi capolavori,primo fra tutti l’Ercole, simbolo iniziatico,particolarmente caro ad alcune logge mas-soniche; poi, con diplomatici, a Parma ePiacenza, rette dal duca Filippo, fratello dire Carlo; a Parigi, infine in Spagna. AlTeatro San Carlo, in occasione del com-pleanno del re, l’opera seria di un compo-sitore del Conservatorio di San Ononofrio,Pasquale Cafaro, che aveva messo in musi-ca il libretto del Molisano Luca Morbilli diSant’Angelo, fanno da tema musicale,insieme con quelle dei massoni Vivaldi,Lully, Pergolesi. I personaggi. Il marchesino, la sua giovanesorella ed il fratello più giovane, Salvatore,che vantano una nobiltà di spada risalenteal Medio Evo normanno-svevo; la contessi-na Elisabetta la cui nobiltà risale all’arrivodegli Austriaci all’indomani della guerra disuccessione spagnola ed al subentro degliAsburgo d’Austria agli estinti Asburgo diSpagna; Giacomo, di nobiltà di toga, che siprepara alla carriera diplomatica; il loroamico, il giovane castrato Gennarino che

spera di seguire le orme del grandeFarinelli. Insieme compiono il viaggio,essendo Elisabetta quasi la Magna Mater.Intorno la guerra di successione, la guerradei 7 anni, che sconvolge l’Europa.Per Salvatore, attratto dal nobile alchimistaDi Sangro e dalle idee dei lumi che si stan-no diffondendo a dissipare le superstizioniche il terremoto di Lisbona ha acuito, nonresta che anticipare le mosse dei familiariarruolandosi nell’esercito dei Borbonefrancesi e partendo poi per l’America. PerGiacomo è l’esperienza a Parigi ad arric-chirlo della conoscenza dei filosophes edelle teorie di Montesquieu. Un mondonuovo è però vicino anche nell’antico Statodi Napoli dove le teorie di Pietro Giannone,a distanza di qualche decennio dalla pub-blicazione, nel 1723, della Storia civile delRegno di Napoli riportano l’attenzione sullaquestione dei limiti del potere e delle giuri-sdizioni laica e ecclesiastica e sugli abusidel potere della Chiesa, e rappresentano ilterreno fertile su cui va a maturare la filo-sofia degli illuministi.A Napoli, ammesso alla cappella ed alla

vista delle statue fatte costruire dal princi-pe, Giacomo comprende il senso degliavvenimenti, aiutato dalla razionalità dellamatematica. Delle sette statue della cap-pella, sei corrispondono agli stati in guerra,come i sei ponti delle capitali europee edei ponti che uniscono Kneiphof, Lomse, leisole di Königsberg. La settima statua dellacappella, la Sincerità, come il crescendofinale della Follia, crea quasi un tratto uni-ficante tra Napoli e gli stati europei chepossono ritornare alla pace solo passandoda una all’altra, da una virtù all’altra. Nel1763 finalmente si conclude la guerra. Finzione e storia, la scelta del periodo delgoverno del primo Borbone come sfondo,itinerari iniziatici ed esoterici, uno stileasciutto, una forma linguistica rigorosarappresentano ancora una volta gli ele-menti che costruiscono e garantisconoquesta nuova prova di Paolo Cioffi, dopo ipremi ricevuti per i precedenti romanzi,quello dell’ “Associazione Chiese Storiche”,a Palermo nel 2011, e quello dell’ “AldoCappelli”, a Torino, nel 2013.

ma.to.

LA FOLLIAIL ROMAZO DI PAOLO CIOFFI

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72 D O L C E & S A L A T O

Diversi anni fa, nel mentre di un’arduadiscussione sul senso di appartenen-za ed una viscerale ed appassionata

dichiarazione d’amore nei confronti dellamia città, venivo a conoscenza di una dellepersonalità più interessanti che mi fossemai capitato d’incontrare. Non ebbi il pia-cere di stringere rapporti d’amicizia, néebbi con questi alcun colloquio illuminan-te, ma per la sua imponenza e preparazio-ne professionale e, concedetemi il termi-ne, passionale ebbi modo di ritrovarmi a

Carla MESSINA

In memoriadello chefFrank Rizzutirecentementescomparso

QUANDO I SOGNI IMPARANO A VOLARE

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dichiarare apertamente quale fosse la miaopinione in merito alla mia città. Io sem-pre defilata ed umile. Quella persona che,sicura del fatto suo, aspetta, sta zitta,ascolta, per poi travolgere con fatti, pen-sieri e parole, chiunque o qualsiasi cosa. Imezzi sono sempre diversi, vanno dallacreatività alla conoscenza, dalla fantasiaall’analisi matematica. Già, io e il mio rap-porto strano con i numeri…cmq quellavolta, in quel contesto persi proprio latesta attaccando ferocemente chi definivaPotenza non solo brutta, ma anche privadi forza, una città avvinghiata alla poltro-na, di cui, di tutta la sua storia, l’unicacosa che risaltasse agli occhi di chi venivada fuori, era la sua sudditanza e grigia ina-deguatezza. Non potevo sopportare tanto,non in quei termini, io Potentina da diver-se generazioni, io che farei qualsiasi cosaper la mia città e che, soprattutto, hoavuto il privilegio di conoscere e crescerecon persone brillanti, figlie di questa terrae orgogliose di esserlo; io affetta da unafilosofia “metalmeccanica”, concedetemi iltermine; una di quelle persone che non siè mai sentita la mente di un moto rivolu-zionario ma piuttosto il braccio, molto piùvicina a “Masaniello” che alla brillantemente dell’avvocato “Giulio Genoino”!!!In virtù di tale considerazione è un po’ piùsemplice comprendere come e quanto ilmio orgoglio potesse esser ferito da insul-se e sgradevoli insinuazioni sulla mia città.Eppure, chi muoveva la sua critica era unavoce autorevole della stampa nazionale;eppure, io, piccola pulce, ma, attenzione,tanto tanto aggressiva, ebbi il coraggio diurlargli contro tutto il mio sdegno, la miacontrarietà, in un contesto alla pari e conriconoscenza senza censura. Dove nasce-va “la questione” e perché infervorarsitanto?Si sa la Basilicata, da sempre viene consi-derata una Regione figlia del profondoSud, dove l’assistenzialismo dello Stato,fino a qualche decennio, fa l’ha fatta dapadrona, soprattutto all’indomani del ter-remoto del 1980, vera sciagura e tragediaper quanti ne hanno subito la violenza.Innumerevoli i danni che ancora oggi èpossibile evidenziare, quasi come fosseuna cicatrice in forma perpetua che, anzi-ché attenuarsi, ogni volta si presenta consfumature diverse. E’ vero, in quel periodoc’è stata tanta speculazione ma è altret-tanto vero che la massa popolare, comesempre accade, è stata soggiogata e deru-bata anche delle speranze. Dico questoperché con orgoglio continuo a dire chesiamo un popolo di gente per bene, cheha fatto del sacrificio la sua forza e “del-l’inventiva disperata” il suo punto di rival-sa. Infatti, prendendo a grandi passi ledistanze dalla classe dirigente, confermoquanto detto, che i lucani hanno una gran-de capacità creativa che, spesso, sin daitempi più antichi è stata foriera di nuoveidee, progetti ed occasioni lavorative.

Troppo spesso, però, attuabili solo lontanoda qui….e questo è l’unico vero grandemale di una terra ricchissima ma cheancora oggi non riesce ad assumersiresponsabilità, costringendo i propri figliall’abbandono. Poi ci sono i pazzi, quelliche tutto farebbero ma solo nella loroterra. Bhè, per fortuna siamo in tanti,anche se è sempre più difficile. Uno diquesti, forse un temerario, è l’uomo di cuivi parlavo poco fa, quell’uomo che perpassione e per diletto ha preso per manoquesta terra e l’ha portata in giro per ilmondo, sfoggiando, grazie alle sue grandicapacità professionali e personali, la suaarte, la sua cucina; un uomo che ha fattodella tipicità e dell’estro il suo biglietto davisita. Uomo spigoloso ed accattivante alquale va il mio umile saluto, distante esconosciuto, perché il tempo, anzi in que-sto caso la vita, è stata tiranna e repenti-na strappando il suo genio da questa terrae conducendolo in nuovi celi e territori

paralleli. Tante volte la sua cucina è stataavvicinata ed associata ad esperienzeparadisiache, alla sublimazione dei sensi,ad esperienze ancestrali. Adesso sarannogli angeli a cucinare per lui e nuovi celi siapriranno difronte alla pienezza di un sor-riso… Ti porgo il mio saluto MAESTRO…ciaoFrank. Proporrò una ricetta tipica, fatta dielementi semplici e genuini, figli di unaterra povera che, messi insieme, esaltanola pienezza del gusto e dell’essenza stessadi un connubio perfetto fatto di passione econcretezza che nasce dal basso, che ha lacapacità di arrivare in alto. Mi ricorda ele-menti primordiali ed estrema sintesi di pia-cere, un esempio di come un insieme per-fetto di elementi possano rendere un piat-to unico nel suo genere. So che lo stessoveniva proposto nella cucine del grandechef con somma maestria. Spero con que-sto di fare un omaggio gradito a tutti, tuttiquelli che amano la nostra amata terra!

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La ricetta...“Acqua Sale”

Ingredienti: Cipolla, olio extra vergi-ne d’oliva, acqua, sale, uova, panecasereccio, peperoni cruschi di Senise,peperoncino.Procedimento: In un tegame abordo alto versate dell’olio extra vergi-ne d’oliva, tagliate finemente dellacipolla e lasciate soffriggere; aggiun-gete i peperoni cruschi tagliuzzati edel peperoncino ed amalgamate iltutto facendo attenzione che non bru-cino. Incorporate poi dell’acqua easpettate che venga a bollore; versa-te delle uova intere all’interno dellostesso, aggiustate di sale; nel mentre,avrete messo in un piatto fondo,magari in terra cotta, del pane case-reccio tagliato in pezzi grossolani, o sepreferite in fette. Versate le uova conrelativa acqua di cottura sul pane chesi andrà ad ammollare e prenderàgusto. Questo è uno dei piatti dellatradizione contadina Lucana che, nonostante la semplicità dei suoi ele-menti, resta una pietra miliare dellatradizione. Se vi piace accompagnatecon del buon vino rosso!Prosit…!

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Erano tempi, quelli, in cui nessuno t’in-segnava la vita. Dovevi imparare acampare, giorno per giorno, te lo

dovevi inventare. Fu proprio a quei tempiche cambiò il mio mondo. Quando il lattedell’unica capra non bastava per tutti a fareuna zuppa. Quando il grano trebbiato eraappena sufficiente per la semina. Quandoper due anni di fila la vigna fu rovinatadalla grandine. Mi spedirono ancora per unanno a fare la quinta. Ero troppo delicatoper mandarmi a zappare. Ero troppo bravoper togliermi dagli studi. Che, prima o poi,i tempi dovevano cambiare. I soldi eranoun bene raro, rarissimo; per alcuni eranocome il mare: si sapeva che c’era, ma nonlo avevano mai visto. Mia madre teneva unportamonete nel petto. Dentro c’eranotanti soldi, ma lei diceva che non eranosuoi, ma dei padroni. Che cosa significavanon lo capivo: “se li teneva lei perchéerano di altra gente?”. In realtà era il suocapitale per comprare la merce al mercato,dove non si faceva credito; durante la set-timana reintegrava con l’incasso quello chele serviva per riacquistare. I miei avevanoun piccolo emporio, ereditato dal padre dimia madre, ed eravamo considerati ricchisoltanto perché c’era gente che, apparen-temente, se la passava peggio. Nessunoavrebbe creduto che certi giorni saltavamola cena o ci arrangiavamo alla meglio. Leiera la nostra cassaforte; una volta, nel gra-naio, fra due assi di legno, trovai dellemonete che sembravano d’argento. Unmiraggio. Il mare… Le guardai come un

tesoro. Erano, probabilmente, una som-metta non disprezzabile, che restituii allamamma e mi sentii uomo. I sani principisono stati sempre fondamenti base dellanostra vita, l’onestà era imprescindibile, dalpiù piccolo al più grande. Quando arrivaviall’età della ragione, la mamma ti portavain chiesa e davanti alla Madonna Nera tifaceva proclamare: “…o bravo figlio o lasanta morte…”, così tanto per essere con-vincente. Tutti siamo passati sotto quell’ar-co e siamo diventati grandi. Il mio premio?Fui mandato a studiare a Sanza, alle faldedel Monte Cervati, a sud della provincia diSalerno, dove viveva e lavorava una sorel-

la di mia madre. Sarebbe stato meglio,però, a posteriori, esiliarmi sul “Cugno dellabambagia”. Zia Maria mi venne a prenderealla stazione di Montesano sullaMarcellana, dove arrivai, con mio padre, adorso di mulo, da Viggiano. Non sembravaproprio contenta di vedere suo cognato,ma forse era solo stanca. Mio padre, appe-na la vide, disse: "Ti trovo bene, comesempre...".Lei, sguardo basso, rispose: "tu comestai?". E continuando quel ping pong stoi-co e indecifrabile."...ti ho portato il ragazzo";"...vedo, ma, ancora, non hai intenzione di

Arsenio D’AMATO

L’ARCONON TROVERAI

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rivelarmi il tuo stato d'animo...";"...non serve, sembra che, oramai, nessu-no dei due possa accontentare l'altro... ";"...non c'è da accontentare nessuno ed ioho sempre pagato profumatamente. – lazia si girò sui tacchi, come un soldato con-gedato, e s’incamminò veloce - saluti allamia famiglia!".Non era solo una coincidenza, o distanzache separa casualmente, cotanta freddez-za. La tensione si percepiva, ma solo unartista può intravedere in un blocco dimarmo una figura conclamata. Ed io nonero ancora tale. Quando mio padre si giròa guardarmi i suoi occhi avevano un’e-

spressione indecifrabile. Più che mai, ionon riuscii a capire cosa gli passava per latesta. Lo salutai, come se avessi dovutorivederlo all’indomani, ma lui mi strinseforte come se stessi per andare in America.Singhiozzava, credo piangesse, cosa maivista prima. Mi sembrò bizzarro e surreale,ma a me non veniva proprio da piangere."Stai vicino a tua zia – disse – e ubbidisci-la.".Venivo dal paese della Madonna nera,meta, ogni anno, di centinaia di pellegrininel santuario che sovrasta la valle e nonsapevo nulla della pallida madonna dellaneve di Sanza, ma questo è marginale ai

fatti che sto per raccontare.Raggiungemmo il paese a piedi. La suacasa era molto piccola ed era in cima a undedalo di viuzze che si espandevano comeuna ragnatela in mezzo a tante altre casesimili. Assieme a lei viveva una certa Anna,che non era una nostra parente, ma unache pagava per abitare sotto quel tetto.Una sorta di subaffitto. Dormiva di sotto inuna specie di scantinato più basso del livel-lo della strada. La signora o signorina, nonlo sapevo, Anna era un po’ esaurita, ma eraidentica, fisicamente, a mia zia.Sembravano sorelle. Il lavoro duro non leaveva logorate, forse le aveva forgiatecome una sorta di allenamento, ma nondimostravano gli anni che avevano.Quando il tempo era veramente brutto, ilpomeriggio, Anna veniva a raccontarmifavole fantastiche, che mi appassionavanodavvero; lei era bravissima, parlava l’italia-no molto bene, cosa che mi stupiva molto,in quanto tutti noi parlavamo in dialetto;aveva una sua dignità, era pulita e profu-mava di lavanda, non volevo mai lasciarlaandare; prima di tornarsene nel suo scan-tinato, la zia le riempiva il ferro da stiro dicarboni, che non è semplice vivere d’inver-no, a certe latitudini, senza una fonte dicalore. Mi è rimasta sempre nel cuoreAnna. A volte, apriva le finestre e comincia-va a urlare improperi verso il monte, masempre insulti al maschile; era veramentearrabbiata. Chissà cosa aveva passato nellasua vita. Subito dopo il mio arrivo diedi unamano a mia zia nella raccolta della legna e

CHARLIE CHAPLIN

BALENO TRISTEMAI ARCOBALENI SE GUARDI IN BASSO

Prima Parte

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76 L O O K A N I A

nella preparazione di provviste per l'inver-no. Ero tranquillo, ma mi rimase impressoche lei non fece nessuna domanda sui mieie su come andassero le cose a Viggiano. Micalai tranquillo nelle scene di vita serena,anche se povera, che contraddistingueval'esistenza in quegli anni. Anna e zia Mariami viziavano ed io le adoravo e le ascolta-vo. Ne ero come innamorato. Fu a Sanzache, grazie a loro, ammirai, per la primavolta, gli zampognari. Venivano a fare lenovene a casa. Mia zia mi coccolava moltoe mi concedeva anche qualche piccololusso. Credo che la zampogna e l'appaltoper le novene, facessero parte di quel pac-chetto di gesti affettuosi. Venivano tutti igiorni nei pomeriggi bui di dicembre e suo-navano davanti al piccolo presepe improv-visato. Ho ricordi vaghi, sovrapposizioni...una sorta di zapping ante litteram che siaccavalla ad altri flashback vividi. Mi ricor-do che suonavano pochissimo, un minuti-no, che bevevano un po' di vino e che sipregava davanti al presepe. Gli strumentierano fortissimi per quell'ingresso piccolo elungo. Li vedevo dalla finestra scendere apiedi, sempre soli, camminavano strani ederano goffi. Bussavano e, anche se ero soloin casa, li facevo entrare. Suonavano soloper me! Guardavano il presepe con unmezzo sorriso. Arridevano più con gli occhiche con la bocca, impegnati com’erano asoffiare. Smettevano di suonare assiemeall'improvviso ed erano subito seri. E ancheio ero serio. Era un rapporto adulto e anti-co. Come il rapporto che mi legava a ZiaMaria e a Sanza, la terra dal profumo dilavanda che mi ha visto crescere e diventa-re uomo. Mia zia lavorava alla produzionedi quel profumo che vide nel primo dopo-guerra la sua massima espressione produt-tiva; in principio fu l'idea di un imprendito-re collaborato da centinaia di donne euomini braccianti. Ancora ricordo i meravi-gliosi colli sanzesi in piena fioritura, la cal-daia, la festa di fine campagna lavorativa;ricordo che in fondo, un tempo, c'era chi

lavorando, sorrideva, cantava ed esprime-va felicità e allegria. Oggi di quella floridastagione produttiva del profumo di lavandanon restano che dei ruderi e la caldaia chegiace avvolta nella vegetazione in localitàCornitello e la lavanda, appunto, che inquesti luoghi colora e profuma le incante-voli montagne. Che tempi quelli. Quanteragazzine, quanti amori platonici. Seguivospesso mia zia, che non potevo solo anda-re a scuola. La lavanda era lavorata in locoe poi portata a valle. Ricordo che partiva-mo di buon ora ed eravamo circa in cento-cinquanta, qualcuno anche dai paesi vicini.Giunti in località Cornitello, iniziavamo laraccolta. In una giornata si raccoglievanofino a 200 sacchi. Ogni sacco pesava suitrentacinque kilogrammi e fruttava a coleiche l'aveva raccolto un guadagno di 8 lire.Certo non era molto, ma permetteva alledonne di farsi il corredo per potersi sposa-re. Alla raccolta, effettuata da centinaia didonne sanzesi e dei paesi vicini, seguiva,difatti, un primo processo di lavorazione delprodotto che, in damigiane di vetro, eraspedito in Francia per un’ulteriore lavora-zione finale. Zia Maria era una bracciante ela lavorazione della lavanda costituiva lasua unica fonte di reddito. Incredibile lasinergia che si creava fra la natura e l’uo-mo. La lavanda è un fiore che sboccia a pri-mavera, matura nel mese di luglio e si rac-coglie, secondo l’annata, parte a luglio,parte ad agosto e parte a settembre.Quando l'annata è buona produce moltovolume. Dopo essere stata raccolta, erabollita in apposite caldaie, il cui fuoco eraalimentato a legna ventiquattro ore su ven-tiquattro, e poi raffinata per il tramite di undistillatore fornito di serpentine collegatoad alambicchi; una volta distillato, l'estrat-to era allungato con acqua o altre piccoleessenze, quindi riposto in fusti da 40 litriognuno e avviati a valle, dove giungevanoportati sul capo dalle donne. Da qui, abordo di calessi trainati da cavalli o con altrimezzi di locomozione, proseguivano per la

stazione di Montesano sulla Marcellana,dove a bordo di treni erano spediti inFrancia; qui l'essenza vergine era ulterior-mente lavorata e trasformata in profumovero e proprio che era immesso sul merca-to, col nome di "lavanda di spigonardo". Laraccolta e lavorazione della lavanda, chia-mata in gergo "spiga grossa", era iniziata aSanza ai primi del '900, e proseguì fino aglianni '60.Certi giorni aiutavo Anna, che si occupavadi procacciare clienti a un commerciante dineve. In un'epoca pressoché priva di cor-rente elettrica, il "nevaiolo" forniva l'unicomodo per rinfrescare cibi e bevande. Il suolavoro conosceva due fasi fondamentali: ildeposito della neve in profonde buche sullamontagna, d'inverno; la vendita del pro-dotto, d'estate. La neviera del Cervati era laneviera naturale più a sud d’Europa ed erasituata a circa settanta metri di sotto lavetta del Cervati, la montagna più alta dellaCampania. La cura riservata alla conserva-zione della neve faceva parte della duravita del nevaiolo, con le lunghe distanzepercorribili solo a piedi o a cavallo. Passaiun anno lieto. Finii le elementari e seppiche non sarei tornato a casa, per ilmomento, e che, volendo, sarei potutorestare a Sanza. La nostalgia di Viggiano,pian piano, era svanita. Ed era nuovamen-te dicembre. Avevo preparato il presepe edera il tempo delle novene. Continuavano avenire gli zampognari... era il 24 dicembre,arrivai a casa con loro, nessuno ci aprì. Nézia Maria ne’Anna. Suonarono in strada,che andavano di fretta. Dovevamo pagarli,ma zia non era in casa. Diedi loro pochispiccioli, ma non abbastanza. Cosa cheimpose un umiliante silenzio. Suonaronocon strafottenza, ma non raccolsero le miemonetine e mi sentii in esilio. Quel gesto fuuno sputo, una spugna piena di aceto. Uncalvario e invece era Natale! Non era finita,però. Andai a cercare Anna a casa delnevaiolo. La incontrai che stava tornando.

O.S.T. Lo scrittore - NOBRAINO

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Lucano

LucanoAnno VIII numero 3/4

ASD VIGGIANELLOUNA FAMIGLIANEL PALLONE

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sommariosommario

71 Calcio giovanile, alla

ricerca della cultura sportiva

76 Asd Viggianello,una

grande famigia cresce

80 Sport invernali Pollino

paradiso delle Ciaspole

72 La finestra

sull’Eccellenza

Nel corso dell'attivitàagonistica è sempre piùfrequente il ricorso alla

rianimazione. In una piccolarealtà, qual è quella lucana, ègià capitato di dover fare iconti con l'esiguità dei mezzia disposizione delle societàdilettantistiche e con l'assen-za di strumenti idonei adintervenire tempestivamenteper rianimare l'atleta colto daarresto cardiaco. E' degna dinota, la decisione del Coniregionale di Basilicata che si èattivato tempestivamente sultema della prevenzione, inmateria d'interventi sanitarinei luoghi dove si pratica losport. C'è da rammentare chela legge Balduzzi disponel'uso obbligatorio di Dae (defi-brillatori semiautomatici) pertutte le società sportive (dilet-tantistiche e professionisti-che). La stessa legge disponeanche la formazione di opera-tori che sappiano utilizzaremanovre rianimatorie e conl'impiego del defibrillatore. Incampo calcistico sono giàdiverse le società, di variecategorie dilettantistiche, chesi sono dotate di idonea stru-mentazione, in grado di assi-curare un intervento qualifica-to. Da queste colonne abbia-

mo ricordato il caso delViggianello, squadra che mili-ta nel campionato di secondacategoria lucana, girone "C".La società del Pollino, da unpaio d'anni, sta già affrontatol'argomento, organizzandoanche convegni e dibattiti persensibilizzare atleti, cittadinicomuni, personale medico esanitario, a questa tematica.La modernità del Viggianelloè emblematica per definire ilprofilo di una società dilettan-tistica senza grandi risorse,operante, peraltro, in un terri-torio di estrema periferia. Taletipologia è riscontrabile nellaquasi totalità delle societàlucane. E' vero che l'uso deldefibrillatore comporta unaggravio di costi per le socie-tà sportive; però, questehanno la possibilità di consor-ziarsi tra di loro per ammortiz-zare i costi di un investimen-

Antonello LOMBARI

PER SALVUNA VITA

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to, così, oneroso.Tornando all'iniziativa delConi in ambito lucano, oltrealla previsione della presenzadel Dae, ha previsto un corsodi formazione sull'utilizzo deldefibrillatore che si rivolge aigestori d'impianti sportivi, atecnici, dirigenti ed operatorinelle società sportive, federa-zioni sportive, discipline asso-ciate, enti di promozionesportiva, enti locali, scuole,università, associazioni divolontariato, privati. Per par-tecipare è necessario avercompiuto il sedicesimo annod'età. Insomma, anche inBasilicata, qualcosa si stamuovendo. Se ciò servisse asalvare anche soltanto unasola vita, sarebbe il caso dipotenziare la formazione pergarantire un intervento sem-pre più qualificato ed effica-ce.

Spesso andando in giro per l’Italia ad osserva-re ragazzini che si cimentano nei vari torneigiovanili, mi capita di assistere a scene che

hanno dell'incredibile.Non per quanto avviene in campo, bensì suglispalti dove i “protagonisti” sono i genitori di que-sti futuri (?) campioni.Questo non si verifica soltanto in Basilicata, ma unpo' ovunque; basti pensare a ciò che si è verifica-to, qualche settimana fa a Pisa.Un bambino, stiamo parlando della categoriaesordienti, sbaglia un passaggio: un genitore dallatribuna critica quel gesto tecnico errato. Un altrogenitore risponde a quella critica e nasce un acce-so diverbio alle spalle e sulle spalle di questiragazzini che stanno giocando una partita di cal-cio.A questo punto il mister del Pisa, un certoAlessandro Birindelli, uno che ha messo in filaquasi 400 partite da professionista (4 scudetti conla Juve) non uno qualunque, cerca di calmare glianimi minacciando il ritiro della squadra. Ma igenitori non si fermano. A quel punto il misterdopo aver avvisato arbitri e avversari, ritira la suasquadra dal campo. Tutto questo per un passag-gio sbagliato. Ma il bello, diciamo meglio, l'assur-do è che un giudice applica il regolamento alla let-

tera con il risultato di uno 0-3 al Pisa con un puntodi penalizzazione.Ancora una volta si è persa l'occasione di dare uninsegnamento a questo mondo che continua afarsi sfuggire di mano valori preziosi anche quan-do in campo vanno i ragazzi.Chissà se qualcuno avrà spiegato a quei bambiniche ad avere ragione, non è il giudice sportivo chepedissequamente ha applicato un norma, maquell'allenatore che mettendoli sotto la sua alaprotettrice ha svolto il ruolo di genitore “sano” e liha portati via da un contesto in cui restare sareb-be stato quantomeno diseducativo. I ragazzisanno vedere e giudicare: poi magari se ne addo-lorano, perché sono i loro genitori, le loro figure diriferimento a sbagliare.Ma sedimentano il giudizio.In Italia non c'è cultura sportiva. Se non si educa-no prima i grandi non si possono educare i figli.In Inghilterra da qualche anno è stato introdottonel sistema dei vivai inglesi il Respect Code, firma-to da tutti, allenatori, giocatori, arbitri e genitori.Sono ben chiare le regole da rispettare e le san-zioni per chi le disattende. Si arriva anche all'allon-tanamento di un genitore dall'impianto, per diver-so tempo, in base al tipo di atteggiamento postoin essere, e si può giungere allo stesso provvedi-mento anche per il ragazzo, se il genitore è reci-divo.Il fatto che un genitore possa sentirsi causa del-l'allontanamento del figlio ed essere riconosciutodal proprio figlio come tale, ha abbassato molto irischi e ormai, sui campi inglesi dove giocano lesquadre di settore giovanile non succede piùnulla.Chissà se un giorno anche in Italia si potrà arriva-re a questo.

Calcio giovanile, alla ricerca della cultura sportiva

VARE

Donato STASI

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Potenza, chi ti ferma più ? E' inarresta-bile il cammino del Rossoblu Potenzache gestisce un vantaggio di sette

lunghezze sul Picerno, scivolato in quel diPietragalla nel recupero e gettando alleortiche la possibilità di accorciare il suodistacco dalla capolista. Murano non smet-te di segnare, i melandrini non riescono atenere il passo, ma nonostante ciò è arri-vato il primo ko in campionato, il secondostagionale. La prima sconfitta dellaCamelia band è avvenuta in quel di Tolve(3-1) al cospetto di una formazione che hail primato di aver eliminato i leoni anchedalla Coppa Italia regionale. Vincerle tutteè impossibile, si sa, ma la mente di socie-tà e pubblico è rivolta al futuro. Qualefuturo per questo Potenza ? E' la doman-da che si pongono gli sportivi e gli assiduifrequentatori dello stadio Viviani, cheormai assaporano il ritorno in serie D, mache attendono sin d'ora le prime rispostedalla proprietà. Restando sempre in temadi primati e di piccoli record, elogiamo illavoro di Mimmo Potenza e del suoPietragalla. Dal momento in cui andiamoin stampa, sono ben dodici i risultati posi-tivi ottenuti dai biancazzurri, i quali dopoun avvio stentato hanno saputo ristabilirequella “legge del comunale” che tanto eracara ai tifosi altobradanici. Segnaliamo ladelicata situazione del Viggiano, quinto inclassifica nonostante le numerose mensili-tà avanzate dai calciatori valdagrini.

Dispiace parlare di crisi societaria per unarealtà che, appena un anno fa, vinse laCoppa Italia regionale, facendo intuire diessere una società solida intenta, semmai,a compiere il salto di categoria, vistaperaltro la ristrutturazione dello stadio“Coviello”, oggi in erba sintetica. Nei bassifondi della graduatoria importantissimoacuto del Pignola di mister Lauria che, gra-

zie ad una rete di Ielpo, supera a domici-lio il Vitalba, accorcia sull'Aurora Marconia,riaprendo così ogni discorso matematicosui playout e ravvivando anche la lotta perla permanenza nel massimo campionatoregionale. Positivo anche lo score del VillaD'Agri di Pasquale Arleo, rialzatosi grazie aitre risultati utili consecutivi (vittorie controViggiano e Marconia e pareggio contro il

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Federico PELLEGRINO

La Finestra sull’Eccellenza

Ma il cielo è semprepiù Rossoblu...

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Pomarico) che hanno dato ossigeno aduna formazione rinnovata con la sessioneinvernale di mercato. Fanalino di coda esempre più titolo di cenerentola di questotorneo va all'Fst Rionero, con un piede emezzo in Promozione. Marzo è pazzerellosì, ma nel caso dell'Eccellenza lucana è ilmese decisivo per assegnare i primi ver-detti e sancire le prime condanne.

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Antonello MANGO

Con tutta probabilità non riusciràneanche quest’anno il salto in PrimaCategoria, ma l’obiettivo primario

dell’A.S.D. Viggianello non è certo traquesti. La compagine del Pollino perse-gue principalmente un altro scopo: quel-lo di essere una grande famiglia dentro efuori dal campo. Ciò è un marchio di fab-brica a cui qualsiasi tesserato deve atte-nersi. Questo significa che viene rivoltamassima attenzione ai nuovi possibiliingressi i quali, però, prima di entrare afar parte del mondo gialloverde, devonosvolgere un mese di fatica e sudore con ilresto del gruppo e dimostrare quanto val-gono non tanto dal punto di vista sporti-vo, bensì comportamentale. Non si trattainsomma di forme di sbarramento o dichiusa di porte alle possibili new entry,ma la giovane dirigenza viggianellese nonvuole mettere a repentaglio la macchinaperfetta creata sin dal 2009. Serietà,disciplina, rispetto verso il prossimo epresenza costante agli allenamenti sono icardini a cui tutti devono attenersi, vecchie nuovi. Poche regole, quindi, ma basila-ri per evitare improvvisazioni, cattivagestione societaria e rotture del giocatto-lo. Ovvio, comunque, che il lato sportivo

non viene del tutto trascurato. In questastagione il Viggianello vanta un organicodi tutto rispetto e da vertice e, ad oggi, irisultati, sebbene qualche caduta inaspet-tata, sono dalla parte della formazionedel presidente Caputo Vincenzo. Un inizioscoppiettante con tre vittorie in altrettan-te gare con ben 14 reti fatte. Poi un primo

calo con le sconfitte subite a Spinoso e aSan Costantino intramezzate comunquedal largo successo ai danni del Pisticci. Aseguire altri sussulti in virtù del successoai danni dell’Acs e il pari interno contro ilSan Chirico. Lontano dalle mura amiche ilViggianello non riesce ad ingranare e cosìnel big match di Castronuovo i ragazzi di

A.S.D. Viggianello

Crescere per diventare una grande famiglia

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mister Cosenza sono costretti ad alzarebandiera bianca. La pausa natalizia rega-la un prezioso dono a Palazzo e compagnie il 5 gennaio, sotto un’abbondante piog-gia, viene messo al tappeto la corazzataMetaponto. Il mal di trasferta impedisceperò di spiccare il volo e il girone di anda-ta così come l’inizio di quello di ritorno

offrono due amari pareggi controEpiscopia e Stigliano. Il campionato pro-segue a ritmi serrati e all’Aldo Moro ilColobraro non può nulla per fermare ildilagante Viggianello che, inaspettata-mente, la domenica successiva cade aGallicchio. Gli ultimi turni, infine, portanofieno in cascina grazie ai due pareggi

consecutivi (Spinoso e Pisticci e con i gial-loverdi raggiunti in entrambi i casi neiminuti di recupero) e la vittoria ai dannidella Val Sarmento. Per quel che riguar-da, quindi, i risultati, una stagione finoradi alti e bassi, ma in casa gialloverde laprimarietà è tutt’altro: essere amici sem-pre, in campo e fuori.

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Ci sono molti modi per visitare e sco-prire un luogo. Quando si parla dinatura la cosa migliore è viverla e

respirarla. Se poi si è in montagna le cosecambiano di molto con il variare delle sta-gioni. D'inverno sul Pollino si può rimane-re ore ad ammirare i paesaggi e averevoglia di farsi abbracciare dal manto bian-co che copre tutt'intorno. Tra Viggianello eRotonda, ma anche in altri luoghi delParco, questo, e tanto altro, è possibile.Da un paio d'anni, a seguito del buonlavoro di promozione messo in atto daassociazioni ed operatori del settore, sì èavuto un incremento considerevole diamanti delle ciaspole, le racchette che

permettono di passeggiare sulla neve intutta tranquillità. Accompagnati dalleguide, che dispensano consigli e indicanole rotte, si possono fare percorsi assoluta-mente sorprendenti e piacevoli.Un'attività che è un mix di sport, natura eturismo. Le ciaspole possono essere unostrumento che soddisfa le più svariatenecessità. Lo sportivo che cerca posti ine-splorati per saggiare le sue qualità potràscaricare tutta la sua adrenalina in trattisfidanti. Chi invece, turista o visitatore,vuole soffermarsi su angoli suggestivi erilassarsi sarà contento di scegliere ilPollino, vista la varietà dei paesaggi e lesue bellezze mozzafiato.

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Sport Invernali

Pollino, il paradiso delle ciaspole

Giovanni GALLO

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Le ciaspole sono adatte a tutti, grandi epiccoli, non ci sono limiti d'età. È un'attivi-tà che si fa in tutta sicurezza in unambiente naturale dove l'accoglienza, lacordialità e la competenza delle guidesono del tutto eccezionali.Nel giorno di San Valentino sui monti delPollino si è tenuta un'iniziativa dedicataalle coppie che ancora credono al roman-ticismo. Una ciaspolata notturna al termi-ne della quale si sono tutte scambiate unbacio in segno di amore, come premiofinale per la “fatica” superata. Durante lastagione invernale sono tante le escursio-ni notturne a tema che vengono promos-se e tutte riscuotono enorme successo.

Per il giorno 9 marzo 2014 è prevista unagrande manifestazione interregionale digrande interesse. Infatti l’AssociazioneSportiva Pollino Discovery e InfopollinoCentro Escursioni, in collaborazione congli Sci Club di Viggianello e Rotonda, orga-nizzano a Piano Ruggio, a 1500 metri sullivello del mare, nel cuore del Pollino,Ciaspolando Verso Sud, prima e unicamaratona con le ciaspole del Sud Italia. Lagara si svolgerà in un altipiano carsico diassoluto valore ambientale, percorrendoper circa 5 km il famoso sentiero PianoRuggio – Belvedere del Malvento. La com-petizione è aperta a tutti: neofiti, appas-sionati e professionisti. Sarà una giornata

di sport per vivere, divertendosi, la magiadell’inverno nel Parco Nazionale delPollino.In palio per i vincitori week-end nel Pollinoper due persone, cene in agriturismo eprodotti tipici. Con questa iniziativa il Pollino si candidacome meta d'eccellenza per gli sportinvernali, tanto che già viene definito ilparadiso delle ciaspole.

Per info sulle attivitàInfopollino Centro Escursioni w w w . i n f o p o l l i n o . c o m [email protected]: 349/2176398

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