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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO
NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE
ANNO IV N.29 – Marzo 2017 - Testo e struttura a cura di TETRVS
INDAGINE SU UN SOLDATO
ROMANO DEL TERZO SECOLO
L'ASSEDIO DI TERRACINA
Christos Giannopoulos
INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL
TERZO SECOLO PREMESSA
Il terzo secolo rappresenta un periodo intermedio e di transizione nell’ambito dell’impero romano, un periodo segnato dalla
grande crisi tra il 235 e il 284 (vedi “IL LEGIONARIO n.27). In questo secolo avvengono anche particolari trasformazioni
nell’ambito militare, a livello di equipaggiamento, di strategie, di struttura dell’esercito. In meno di cento anni si assiste ad una
radicale evoluzione cominciata da Settimio Severo e continuata fino a Diocleziano.
Il terzo secolo è anche un’epoca “…di ferro e ruggine” sulla base delle parole di Cassio Dione (Storia romana -72, 36.3-4),
sottolineando la fine “…di un regno d’oro” con la morte di Marco Aurelio. Lo splendore del periodo classico cede il passo ad un
periodo di depressione ad ampio raggio che coinvolge anche il contesto militare. La crisi del III secolo rallenta l’economia di guerra e
la produzione di armamento bellico subisce un ridimensionamento. Si riciclano molte parti di equipaggiamento o le stesse sono
soggette ad una maggior cura e manutenzione dato l’elevato costo di ricambio e la difficoltà di reperimento. Il riciclo di armature e
armi non è infrequente e quindi allunga i tempi di utilizzo e di vita utile dell’oggetto.
Quando Diocleziano arriverà al potere l’istituzione di nuove fabricae comporterà la necessità di produrre molti pezzi in
modo rapido e più semplice da assemblare e qui si avrà un netta cesura con il passato. Soprattutto in tema di elmi, si cominceranno a
diffondere modelli che dovranno nello stesso tempo combinare un costo ridotto, una rapidità di produzione e un’efficacia difensiva.
La combinazione dei fattori sopra citati (non esaustiva ma esemplificativa) determinerà un progressivo cambiamento ne complessivo
aspetto e assetto del soldato romano in un processo senza soluzione di continuità che porterà alla progressiva dissolvenza della
classica immagine del legionario nel immaginario collettivo e all’affermarsi di un nuovo modello che ispirerà - più tardi la
fisionomia del soldato medievale.
In sostanza, come ci appare il soldato romano in questo arco di tempo? Quale modifiche intervengono sul suo status, il suo
equipaggiamento, il suo inquadramento? Quali sono i mutamenti strategici tra le varie legioni?
LE RIFORME Di seguito vengono sinteticamente riassunte le principali riforme e provvedimenti presi dagli imperatori che
hanno governato nel III secolo
a)Settimio Severo
Il secolo si apre con il principato di Settimio Severo, autore di una prima riforma militare. Questa riforma
comportò:
l’aumento a 33 legioni e a 400.000 soldati complessivi con la costituzione di una legione (L. II Parthica) con
funzioni strategiche ai “Castra Albana” (oggi Albano Laziale);
La smobilitazione prima (dei militi italici) e la riorganizzazione successiva (con legionari pannonici) del corpo
dei Pretoriani che furono raddoppiati di numero per un totale di 10.000 armati, l’aumento delle dimensioni
delle coorti urbane, (probabilmente portati fino a 1.500 per coorte con un totale di 6.000 armati). La
guarnigione di Roma comprendeva inoltre 3.500 Vigiles, 1.000 equites singulares per arrivare (compresa la
legione dei castra Albana) a circa 30.000 uomini.
Modifiche organizzative e di comando.
b)Caracalla
Aumento della paga dei legionari del 50% ;
concessione della cittadinanza a tutti gli abitanti dell'impero ad eccezione dei dediticii
c)Alessandro Severo:
modifica tattica dell’esercito con il ritorno allo schieramento falangitico con più legioni (6) schierate
contemporaneamente (circa 30/35.000 uomini) in formazione serrata;
Incremento delle unità ausiliarie quali arcieri e cavalieri. Questi ultimi sono spesso con equipaggiamento
corazzato (catafratti o clibanari), reclutati in Oriente;
massiccio impiego di artiglieria pesante (ballistae, onagri, scorpiones, ecc.) come messo di resistenza in attesa
dell’arrivo delle truppe interne strategiche.
d)Massimino il Trace
si rafforza la presenza di soldati “barbari” tra le file delle legioni;
aumenta il peso della cavalleria (conseguenza anche della “barbarizzazione”) sia germanica che sarmata
(catafratti). L’esercito acquisisce una maggiore mobilità riducendo la strategia di “contenimento”.
e)Gordiano III
inserimento di foederati, Goti e Germani nelle file dell’esercito per la campagna militare contro i Sasanidi. f)Gallieno
Costituzione di una “riserva strategica centrale” (costituita da vexillationes)basata sulla cavalleria pesante
(Promoti) con lo scopo di intervenire rapidamente ogni volta che i barbari sfondavano il limes;
Base operativa della “riserva strategica” a Milano, equidistante da Roma e dai confini di Rezia e Norico dove
maggiormente si concentravano le spinte invasive barbare.
g)Aureliano
Rafforzamento della cinta muraria di Roma con le massicce e imponenti “Mura Aureliane”;
Maggior peso alle coorti urbane dotandole di una propria caserma, i Castra Urbana.
h)Diocleziano
Nuovo sistema difensivo dei confini, reso più elastico e profondo, con una intensificazione dei castella, delle
fortezze e dei fortini; Potenziamento dell’esercito con l’aumento delle legioni e il loro snellimento ( da 5/6.000 uomini a
1.000/1.500) arrivando intorno ai 600.000 uomini (cifra non confermata da tutte le fonti o dagli storici) di cui
oltre la metà dislocati in Oriente;
sviluppando la riforma di Gallieno, costituzione delle legioni comitatensi, limitanee e pseudo comitatensi,
L’EVOLUZIONE DEL SOLDATO ROMANO
Il complesso di queste riforme, provvedimenti comportò un lento e naturale cambiamento sia nell’aspetto del
soldato romano sia nel suo modo di essere tatticamente impiegato.
Nell’arco di 100 anni il legionario, il pretoriano e le altre figure porteranno ad una radicale trasformazione che
stravolgerà l’immagine, oggi stereotipata, del soldato romano tutto lorica segmentata, elmo imperiale gallico, gladio,
ecc. Un ruolo cruciale nell’equipaggiamento era rappresentato dalle cd “fabricae”, le officine legionarie preposte alla
produzione di armamenti e dotazioni militari unitamente a svariati laboratori artigianali convenzionati con l’esercito.
La crisi del III secolo comportò un declino di queste strutture nelle forniture militari anche per la dislocazione
delle truppe come le vexillationes, spesso operanti in località distanti dalle basi di provenienza.
Con l’aggravarsi dei conflitti civili sorse l’esigenza di controllare produzione e distribuzione di armamenti sino
a giungere – con Diocleziano – in una struttura reticolata di officine, laboratori come “fabricae” sotto il controllo statale
e organizzate in modo centralizzato sotto il profilo amministrativo e elogistico e localizzate nelle aree nevralgiche e
strategiche dell’impero.
In pratica, lenti ma significativi graduali cambiamenti delle varie componenti dell’equipaggiamento produssero
nell’arco di un secolo un radicale cambiamento nell’aspetto del soldato romano e altrettanto avvenne per le sue modalità
operative.
1. ELMO
L’inizio del III secolo vede confermate le linee evolutive del secolo precedente. A fianco degli elmi
tradizionali (es. elmo in bronzo della fanteria di tipo "H" italico imperiale rinvenuto a Niedermormter) si notano
esemplari con crociere di rinforzo sulla sommità del coppo (ereditati dagli elmi delle campagne daciche) con una tesina
frontale spesso molto ampia che somiglia ad una visiera, con paragnatidi larghe e avvolgenti, le quali formano una sorta
di T sul viso del soldato (Niederbieber e Von Gravert-Buch). Il crescente ruolo e peso della cavalleria comporta
l’impiego di elmi molto particolari e lavorati (come quello classificato Heddernheim) ma utilizzati anche dalla fanteria
in quanto offrivano maggiore protezione. Le paragnatidi potevano spesso essere bloccati insieme (anche con un perno)
sul mento avvolgendo e proteggendo il volto e tendevano a coprire le orecchie (pur lasciando una fenditura o un foro
per permettere l'udito). Un esempio di elmi di questo tipo è quello definito " E" o la sua variante Niederbieber. Gli elmi
di cavalleria divennero sempre più avvolgenti, come ad esempio il tipo "Heddernheim" comportando però un prezzo in
termini di visibilità e udito.
a)Niedermormter b)Niederbieber c)Buch d)Heddernheim
Fig.1 ELMI
Questi tipi di elmi (soprattutto il Niederbieber) saranno presenti per buona parte del III secolo, anche oltre la
seconda metà. Ma è a partire da questo periodo che un’altra tipologia di elmi si diffonde con una certa rapidità, data la
sua semplicità di produzione e assemblaggio. Infatti verso la fine del III secolo si determinò una completa discontinuità
nel modo in cui erano realizzati gli elmi romani che comportò la “copresenza” degli elmi di tipo “tradizionale” (di
derivazione gallo/celtica) con quelli di nuova foggia, (di ispirazione germanica e orientale): si tratta degli elmi della cd
“famiglia dei Ridge” (Intercisa, Augst, ecc.) notevolmente diversa dai precedenti, rappresentando un taglio quasi netto
nella linea evolutiva. Ciò dipende anche dal fatto che la loro origine e influenza è sostanzialmente orientale (sasanide).
Soprattutto a partire dal “tardo Impero” elmi come Intercisa, o Burgh Castle (quest’ultimo un anticipo sugli elmi
medievali- vedi “IL LEGIONARIO “ n.7) sono presenti sul capo di molti soldati sino a divenire gli elmi che si
proporranno nel IV secolo in modo quasi definitivo al fianco di un’altra tipologia definita oggi “Spangenhelm” (fine III
secolo/IV secolo).
Comunque, dietro l' economicità e praticità nella fabbricazione delle loro componenti fondamentali (coppo,
paragnatidi, ecc.), vari esemplari di elmi romani tardo-imperiali che sono stati ritrovati, compresi alcuni modelli
Intercisa, sembrano presentare residui di costosi rivestimenti in argento o di argento dorato. È probabile che fossero
però appannaggio di ufficiali di rango superiori o acquisiti come “premi” per valore o coraggio.
a)Intercisa 1 b)Intercisa 4 c)Burgh Castle
2.ELMI FAMIGLIA RIDGE
Un’alternativa all’elmo (soprattutto in Oriente) fu rappresentata da una sorta di cappuccio a squame metalliche
simile ad un camaglio medievale (vedi figura seguente) e talvolta anche una primitiva gorgiera
Legionario del fronte Orientale (250 AD) Ass Comitatus
2. LA CORAZZA La protezione del corpo ha rappresentato un punto cruciale (come per l’elmo) per ricercatori, studiosi e
rievocatori nell’ambito dell’armatura. Reperti, fonti iconografiche e documentazioni scritte ci danno un’idea di come
doveva essere questa parte di equipaggiamento.
Il III secolo si segnala ancora per l’utilizzo della “classica” lorica segmentata che però entra ormai nella sua
fase di declino ( se ne stima la graduale dismissione poco oltre la seconda metà del III secolo). I modelli del I e II secolo
(cd. “Corbridge”) sono sostituiti da una versione (oggi denominata “Newstead”), più pratica e resistente in termini di
cerniere e agganci. Ma il secolo si caratterizza ormai per il ritorno di una nuova versione della “lorica hamata” e da
quella “squamata”, quest’ultima assai apprezzata tra ufficiali e principales.
Fig.3 Lorica squamata -Particolare di rilievo lapideo-Duomo di Civita Castellana (VT)
La corazza anatomica o muscolata mantiene il suo prestigio e talvolta è appannaggio anche di soldati di rango
non elevato.
Un’altra tipologia, associabile soprattutto alla cavalleria (catafratti e clibanari), è rappresentata dalla lorica
lamellare, costituita da sottili lamelle metalliche (ma anche di spesso cuoio)assemblate tra loro e applicate con lacci su
corpetti di cuoio o altro materiale.
Fig 4 Legionari dell’inzio del III secolo: il fante indossa la segmentata Newstead
mentre il cavaliere una squamata e un elmo Heddernheim
3. L’ABBIGLIAMENTO In questo periodo la tunica militare è quasi sempre a manica lunga che – soprattutto verso la fine del secolo –
cominciarono ad essere decorate di clavi, orbiculae, losanghe di varia foggia.
Le testimonianze provengono dall’Egitto ma i Romani attinsero anche dalle tradizioni dei popoli della Gallia.
E dalle terre fredde del Nord arrivarono anche le bracae, pantaloni lunghi che si diffusero sino alle alte sfere politico-
militari che sostituirono o progressivamente i foeminalia (i calzoni all’altezza del ginocchio)
Altra forma di protezione fu rappresentata dalle fasciae crurales, indossate sia sulle bracae che a gambe nude.
Inoltre i calcei sostituirono del tutto le caligae e altre tipologie di calzature cominciavano a farsi strada verso la fine del
secolo.
legionari del III secolo (prima metà) Tra i vari accessori si assiste al progressivo abbandono del classico cingulum con pendagli di cuoio e metallo e
l’impiego di un cinturone più largo e funzionale così come per il balteus.
Sussiste il classico subarmalis, di varia foggia e tipologia con i suoi pteruges per la protezione della tunica e
del corpo.
4. LE ARMI FONDAMENTALI A livello di scudi si segnala l’abbandono progressivo del classico scutum per passare a forme ovali, tonde o
lenticolari (anche chiamati clipeus). L’ultimo esempio di scudo classico è rappresentato dal famoso scutum di Dura
Europos, ritrovato nell’omonima località siriana e si presume databile intorno alla metà del III secolo.
La progressiva diversificazione etnica dell’esercito romano, il cambio di tattiche di combattimento portarono
all’affermazione della nuova tipologia di scudi come quelli circolari.
Scutum di Dura Europos Scudo Legio II Britannica
In questo caso, la classica testudo è sostituita da un nuovo schema difensivo, il foulkon, in cui si mescola anche
il murus
Il nuovo scudo si affianca e poi sostituisce quelli classici e consente la posizione e la manovra falangitica, un
ritorno al passato nel modo di affrontare una carica avversaria o di proporla in avanzamento.
il modellino riproduce la posizione di un fante in schieramento falangitico con clipeus
lenticolare (prima metà del III secolo)
La spatha, lunga arma mutuata dalla cavalleria inizia a sostituire il classico gladio in quanto preferibile nelle
schermaglie dato il suo migliore allungo; inoltre la sua posizione si sposta al fianco sinistro del soldato mentre il pugio
cresce in dimensioni ( quasi un corto gladio). Per il pugio si tratta comunque delle ultime attestazioni. Anche per questa
caratteristica arma i tempi stanno cambiando e la sua sostituzione con la cd “semispatha” (una sorta di daga) è ormai
imminente. Tra gli ufficiali è assai diffuso il parazonium.
Il pilum (ancora presente nella prima metà del secolo) trova la sua sostituzione con la lancia, arma non proprio
da lancio quanto di urto e di contrasto. Oltre alla lancea si affacciano il verutum (una sorta di giavellotto) e lo spiculum
(una specie di lancia “corta”). La lancia si proponeva come arma d’urto necessaria in una formazione a falange e
soprattutto contro la cavalleria avversaria (si pensi a quella sasanide)
Sul finire del secolo arrivano anche le plumbate (o mattiobarbuli), piccoli dardi da lanciare a mano; ogni
legionario ne ha una dotazione da 3 a 5 che tiene in una piccola rastrelliera sistemata nell’interno dello scudo.
A livello di artiglieria comincia ad affacciarsi (seppur in modo ridotto) l’arcuballista, l’antenata della balestra
medievale. Mutuata dall’antico “gastropedes” greco, monta un arco su un teniere e lancia dardi con un criterio a
tensione della corda (e non a torsione come le altre forme tipo manuballista)
LA CAVALLERIA
Durante il III secolo, comincia ad aumentare il ruolo della cavalleria, composta – soprattutto nell’impero di
Massimino il Trace - da Germani e Sarmati (questi ultimi nella cavalleria pesante definita catafratta). L’importanza
strategica della cavalleria va vista nella sua maggiore mobilità e come “riserva strategica” nelle varie riforme militari
del secolo.
Il ruolo di “riserva strategica” si sviluppa con Gallieno per poi perfezionarsi con Diocleziano. In Particolare
Gallieno costituì i “promoti” unità di cavalleria pesante, dotate di un’armatura molto consistente e corazzata. Inoltre
pare che Gallieno, per avere un reparto sempre più mobile e consistente abbia portato il numero dei cavalieri da 120°
726 all’interno della legione (con la prima coorte composta da 132 cavalieri, e le altre nove di 66 ciascuna).
Oltre ai promoti furono costituiti i “cunei” o “cunei equitum”, con forte connotazione etnica, quali reparti di
cavalleria di legione limitanea.
Inizio III secolo metà III secolo fine III secolo
LA MARINA MILITARE
Il periodo di pace che aveva caratterizzato i secoli precedenti l’area del Mediterraneo in quanto la pirateria era
stata eliminata comportò una certa flessione nella gestione e organizzazione della flotta che era andata in parte
deteriorandosi. Ne approfittarono alcune popolazioni barbare, soprattutto del Ponto Eusino che misero in seria difficoltà
la marina militare a partire dal 235. Pitti, Goti, Sassoni compirono scorrerie e incursioni che costrinsero i Romani a
cedere anche territori mentre a Oriente i problemi provenivano dai Sasanidi.
Toccò a Diocleziano, una volta salito al potere, riorganizzare la flotta marina e fluviale nell’ambito della complessiva
riorganizzazione militare. Con la successiva riforma tetrarchica del 293, la flotta del periodo si attestò su un numero di
classiarii di 45.000 effettivi (secondo Giovanni Lido, VI secolo).
Tipiche le divise blu/azzurre dei classarii che servivano a mimetizzarsi sia di giorno sia di notte.
IL SOLDATO ROMANO DEL III SECOLO
(visto da illustratori, modellisti e rievocatori)
201 210 220 230 250
A)Legionario B)Pretoriano C)Decurione D)Ausiliario E)Centurione pretoriano
260 275 285 290 300
F)Legionario G) Coorte Urbana H)Legionario I)Legionario Britannia L)Fante Illirico
Fonti:
A)Dan Peterson; B)Richard Hook; C)James Field D) Cohors V gallorum E) Jozef Hudi
F) ignota G) ROMARS H) George Grasse I) Richard Hook L)Christa Hook
Un interessante gruppo su FB concernente il III secolo d.C. è “Roman 3. -4. Century AD
Milites” curato da Jozef Hudi, dove si discute di esercito romano ed equipaggiamenti nei due
secoli indicati, attraverso illustrazioni, fotografie, reperti e altro materiale di rilievo.
ANTOLOGIA CLASSICA
POLIBIO STORIE
LACAVALLERIA ROMANA
Polibio (206 a.C. – 124 a.C.) descrive il reparto di cavalleria come doveva essere strutturato tra il III e il II secolo a.C.
sia a livello di organizzazione sia a livello di equipaggiamento. In particolare analizza anche gli accorgimenti che i
Romani mutuarono dai Greci, dopo le prime esperienze di reparto equestre. Si deve notare quanto poi sia mutato, dopo
quasi 500 anni la cavalleria romana, passando da una forma “leggera” ai catafratti e clibanari.
…La cavalleria è divisa in dieci squadroni (turmae); da ciascuno di essi vengono scelti tre
comandanti (decuriones) che a loro volta designano tre comandanti per la retroguardia (optiones).
Il primo eletto guida lo squadrone, gli altri due hanno il compito di decarchi, tutti quanti si
chiamano decurioni In assenza del primo, il secondo decurione prende il suo posto. L’armatura dei
cavalieri è ora simile a quella dei greci; anticamente invece essi non portavano la corazza, ma
combattevano con la sola tunica liberi da impedimenti, essi potevano salire e scendere prontamente
da cavallo, ma il combattimento per loro era pericoloso, poiché erano pressoché indifesi. Anche le
lance riuscivano di scarsa utilità per due ragioni: prima di tutto essendo sottili e fragili
difficilmente raggiungevano la mira e per lo più si spezzavano prima che la punta si conficcasse da
qualche parte, infrante dallo stesso movimento del cavallo; inoltre, mancando del puntale
anteriore, potevano essere usate per il primo colpo di punta poi si rompevano ed erano del tutto
inservibili. I cavalieri portavano inoltre uno scudo di pelle di bue simile alle focacce ombelicate
che si usano per i sacrifici; gli scudi non servivano per gli assalti perché erano poco solidi e inoltre
quando si bagnavano o perdevano il rivestimento di cuoio, se prima servivano poco, diventavano
perfettamente inutili. Non essendo dunque opportuno il loro tipo di armatura, ben presto i cavalieri
romani adottarono quella greca e trovarono particolarmente utile la lancia: essa è infatti molto
efficace e sicura nel primo colpo perché solida e rigida; inoltre, essendo munita di puntale, anche
quando viene voltata è precisa ed efficace. Lo stesso si può ripetere per lo scudo, che è costruito in
modo da resistere sia ai dardi lanciati da lontano sia ai fendenti. Conosciuti questi vantaggi
dell’armamento greco, i Romani ben presto lo imitarono, perché son più pronti di ogni altro popolo
a mutare i costumi e ad adottare i migliori.
NUMERI DISPONIBILI 5) LE COORTI URBANE 6) LA LANCIA DEL DESTINO 7) BURGH CASTLE 8) IL PERIODO ROMULEO 9) L’ARCO RACCONTA … LA CAMPAGNA D’ITALIA DI COSTANTINO 10) ZENOBIA, REGINA DI PALMIRA 11) 284-395, IL PRIMO TARDO IMPERO 12) IL PRETORIANO DI CRISTO 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 16) LA VIA DEL TRIONFO 17) L’ASSEDIO DI MASADA
18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA 22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA 25) 395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT 28)MEDIO IMPERO ROMANO 29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO
(per gli arretrati cartacei indirizzare la richiesta a [email protected]
CONTATTI:
3332765818---3883683997
ROMARS legio secunda britannica legioiibritannica.altervista.org/ [email protected]