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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO
NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE
ANNO VI N.54 – APRILE 2019
Testo e struttura a cura di TETRVS
GLI UNNI
EVENTI
GLI UNNI Serie: Trilogia degli Unni – parte I
PREMESSA
Nell’immaginario collettivo gli Unni (e poi il loro re Attila) sono identificati come l’orda
barbara per eccellenza al pari (se non di più) dei Vandali e - seppur per poco tempo – irriducibili
nemici dei Romani come i Cartaginesi e forse più.
In questo stereotipo c’è qualcosa di reale ma è anche necessario fare alcune precisazioni. Se
è vero che gli Unni possono anche essere considerati un popolo devastatore, bellicoso e spietato
contro i Romani e gli altri popoli che assoggettarono è anche vero che per un diverso tempo con gli
stessi Romani strinsero accordi e alleanze trovandosi a combattere fianco a fianco, almeno sino
all’avvento di Attila, il flagello di Dio. E così come erano comparsi alle porte dell’Europa verso la
fine del IV secolo, agli albori del VI secolo si erano perse le tracce del loro impero del loro impero;
gli Unni finirono per essere impiegati come mercenari dall’Impero Romano d’Oriente e pian piano
assimilati da altri popoli e altre culture.
LE ORIGINI
Probabilmente provenienti dalle lontane terre siberiane, (secondo un antico documento
cinese), in passato sono stati accostati alla tribù degli Hsiung-Nu, forse per una certa assonanza con
il nome con cui però non hanno molte affinità. Anche la radice mongolica è stata parzialmente
messa in discussione e così il loro accostamento a popolazioni come i Tatari pur se non si può
escluderlo con certezza. Altra ipotesi è quella che gli Unni possano essere compresi nel ceppo turco
anche sulla base dei comunque pochi elementi linguistici in nostro possesso. Essendo comunque un
popolo nomade, e quindi portato al contatto con altre genti (che spesso assoggettavano), potrebbe
non essere scartabile l’ipotesi che sotto la definizione “Unno” possano essere convissute genti di
diversa etnia quali Mongoli, Tatari, Àvari, Proto-Bulgari (e altri gruppi turcichi) insieme a quelli di
matrice “indoeuropea” (Ostrogoti, Sarmati, ecc.)
Altrettanto poco si conosce sulla lingua unna e l’ipotesi più accreditata è che appartenesse al
gruppo altaico. Altre ipotesi propendono che – per retaggio - sia vicino alla lingua ungherese anche
se alcune ricerche linguistiche, partendo dal fatto che l’unno appartenesse al gruppo bulgaro del
ceppo turco, sostengono che la lingua moderna più simile all’unno possa essere il ciuvascio, in
passato considerata erede della lingua di Attila Ad ogni modo la comparsa sullo scenario europeo fu devastante causando un effetto domino
sugli altri popoli i quali, sotto la spinta dell’orda unna, si riversarono in varie riprese all’interno dei
confini dell’Impero Romano.
La loro spinta bellica e la ferocia che veniva descritta al loro passaggio impressionò anche
gli storici dell’epoca e questa è la descrizione (anche ricca di fantasia) che ne dà lo storico
Ammiano Marcellino (Res gestae XXXI.,2)
«Il popolo degli Unni … supera ogni limite di barbarie. Siccome hanno l'abitudine di
solcare profondamente con un coltello i bambini appena nati, affinché il vigore della barba,
quando spunta al momento debito, si indebolisca a causa delle rughe delle cicatrici, invecchiano
imberbi, senz'alcuna bellezza e simili ad eunuchi. Hanno membra robuste e salde, grosso collo e
sono stranamente brutti e curvi, tanto che si potrebbero ritenere animali bipedi o simili a quei
tronchi grossolanamente scolpiti che si trovano sui parapetti dei ponti. … sono così rozzi nel tenore
di vita da non aver bisogno né di fuoco né di cibi conditi, ma si nutrono di radici di erbe selvatiche
e di carne cruda di qualsiasi animale, che riscaldano per un po' di tempo tra le loro cosce e il
dorso dei cavalli. … Adoperano vesti di lino oppure fatte di topi selvatici, né dispongono di una
veste di casa e di un'altra per fuori. Ma una volta che abbiano fermato al collo una tunica di colore
sbiadito, non la depongono né la mutano finché, logorata dal lungo uso, non sia ridotta a brandelli.
… E nelle assemblee …, tutti in questo medesimo atteggiamento discutono degli interessi comuni.
… Nessuno di loro ara né tocca mai la stiva di un aratro. Infatti tutti vagano senza aver sedi fisse,
senza una casa o una legge o uno stabile tenore di vita. Assomigliano a gente in continua fuga sui
carri che fungono loro da abitazione. Quivi le mogli tessono loro le orribili vesti, qui si accoppiano
ai figli sino alla pubertà … Sono infidi e incostanti nelle tregue, mobilissimi ad ogni soffio di una
nuova speranza e sacrificano ogni sentimento ad un violentissimo furore. Ignorano profondamente,
come animali privi di ragione, il bene ed il male, sono ambigui ed oscuri quando parlano, né mai
sono legati dal rispetto per una religione o superstizione, ma ardono di un'immensa avidità di oro.
A tal punto sono mutevoli di temperamento e facili all'ira, che spesso in un sol giorno, senza alcuna
provocazione,più volte tradiscono gli amici e nello stesso modo, senza bisogno che alcuno li plachi,
si rappacificano.»
I Romani e le altre genti vedevano gli Unni come un popolo completamente diverso rispetto agli
altri “barbari”:
-piccoli di statura e scuri di pelle;
-le gambe arcuate e le spalle larghe;
-un volto informe e senza barba, solcato da cicatrici;
-gli occhi come due fessure;
-un collo taurino su cui poggia un cranio allungato;
-una lingua con strani suoni inarticolati;
-veloci nei movimenti del corpo;
-crudeltà di bestie feroci
ANTROPOLOGIA DEGLI UNNI
CULTURA NOMADICA, sviluppatasi per via delle situazioni ambientali proibitive nelle zone
centro-asiatiche comprese tra deserto e tundra. La continua ricerca di pascoli rendeva impossibile
ogni forma di sedentarietà alla base della mancanza di sviluppo dell'agricoltura tra gli Unni e, di
conseguenza, la necessità di vivere a cavallo, sui carri o in tende provvisorie;
DIFFUSA PRATICA DI ALLEVAMENTO, soprattutto ovino ed equino, quest'ultimo al centro
della vita di ogni tribù;
POPOLO FORTEMENTE RELIGIOSO: inizialmente nella loro religione coesistevano la
demonolatria orientale (il culto degli spiriti) e la fede in una divinità cosmica indo-iranica; ma, in
virtù dei loro continui spostamenti, essi avevano assimilato altri credi con grande capacità di
inglobamento religioso sincretico. Nel contatto con i Romani svilupparono un fortissimo culto per
Marte;
UNITÀ BASE DELLA SOCIETÀ UNNA: era la famiglia (con nuclei di 5-6 persone) che
condivideva una tenda; gruppi di dieci tende formavano un campo; più campi un clan; più clan una
tribù (intorno alle 5000 unità) e l'insieme delle tribù il popolo intero, in cui, inizialmente, tutti i
guerrieri erano sullo stesso piano e solo in caso di guerra venivano scelti dei "primates" (sulla base
della capacità di fare bottino e di guidare l’esercito);
GERARCHIE: nucleo sociale primario era il clan guidato da un'aristocrazia guerriera e con
capitribù permanenti anche in tempo di pace che basavano la loro autorità sui beni posseduti e
sull'ereditarietà. Tutti i capitribù erano sottomessi ad un re, sorta di "primus inter pares" che
guidava l'intera confederazione e, in caso di guerra, prendeva il comando assoluto di generali (di
solito a lui legati per consanguineità) e capiorda (cioè leader di 100 uomini).
USANZA DEL CRANIO ALLUNGATO Probabilmente influenzati dai nomadi sarmati di origine
indoiranica, gli Unni praticavano la deformazione cranica allo scopo di allungarsi le teste. La
deformazione cranica era una pratica molto comune tra alcune genti dell’antichità. Il procedimento
veniva effettuato già sui neonati e consisteva fasciare la testa del bambino con un bendaggio molto
stretto approfittando del fatto che a quell'età il cranio era ancora molle e in crescita e quindi
sensibile ad essere modificato.
Nel caso di alcuni popoli, questa pratica serviva a indicare che il ragazzo era destinato al
sacerdozio, ma nel caso degli Unni se ne ignora il significato.
Le scoperte archeologiche hanno portato alla luce alcuni crani allungati appartenenti ad Unni
(sia uomini che donne). Poiché non tutti gli Unni presentavano questa caratteristica si ritiene (cfr.
John Man) che tale usanza fosse riservata a coloro i quali all’interno della loro tribù costituissero
un’ élite.
I GUERRIERI UNNI
In guerra gli Unni utilizzavano soprattutto l'arco e una sorta di giavellotto, entrambi con
punte ricavate dalle ossa di animali.
Nei combattimenti ravvicinati utilizzavano invece spade di ferro e lacci da cavallo (usati
come lazos nel cui uso erano maestri). La spada unna era un'arma diritta a doppio taglio nel primo
stile sasanide, di solito portata appesa dietro la schiena con un nastro legato ad un fodero solo
laterale il cui scopo era quello di mantenere in posizione verticale l'arma .
Alcune tribù impiegavano anche una spada corta o un pugnale di varie dimensioni che
veniva appeso orizzontalmente sulla pancia, in alcuni casi con un fiocco dorato (che era un simbolo
di distinzione). Spesso le impugnature di spade e pugnali erano decorate con oro.
Elemento fondamentale (in guerra e non) era il cavallo, piccolo, agile e resistente al freddo. I
cavalieri unni effettuavano manovre veloci di scartamento (attacco, ritirata, attacco) che
confondevano il nemico ed che erano risolutive nelle battaglie campali. Gli Unni possedevano
anche una discreta conoscenza di catapulte e armi incendiarie che dovevano aver appreso dai
Cinesi.
Unni contro Alani (illustrazione ottocentesca)
Ma l’arma unna per antonomasia era l’arco unno, arma che imparavano ad usare a cavallo
sin da piccoli. L'arco unno era un arco asimmetrico, composito e riflesso, formato da vari materiali: legno,
corno, inserti in osso, tendini, colla animale.
L’asimmetria era dovuta al fatto che la parte inferiore dell’arco era più corta di quella
superiore per consentire all’arciere di ruotare l’arco da sinistra a destra e viceversa senza essere
ostacolato dal collo del cavallo.
Le parti in corno erano più lunghe delle sezioni dell'arco al quale erano accoppiate.
Generalmente ogni guerriero portava in battaglia fino a tre archi ma sempre e comunque due: uno
più corto per l'utilizzo a cavallo e uno più lungo per l'utilizzo a terra
GLI UNNI ALLEATI DEI ROMANI
Nel 405 gli Unni del re Uldin combattono al fianco del generale romano Stilicone
e sconfiggono i Goti di Radagaiso nella battaglia di Fiesole Nel 425, il generale romano Ezio
assolda un esercito di circa 60.000 Unni soccorrere l’usurpatore Giovanni. Nei primi anni 30 del V
secolo, gli Unni sono assoldati come mercenari sempre dal magister militum Ezio per le sue
campagne in Gallia, ottenendo, in cambio del loro appoggio, parte della Pannonia.
Nel 436/7, grazie all’appoggio degli Unni, Ezio sconfigge i Burgundi, massacrati dal suo
esercito romano-unno, ridotti all'obbedienza e insediati come foederati intorno al lago di Ginevra.
Gli Unni risultano poi decisivi anche nella repressione della rivolta dei Bagaudi in Armorica
e nelle vittorie contro i Visigoti ad Arelate e a Narbona, grazie alle quali nel 439 i Visigoti
accettano la pace alle stesse condizioni del 418.
L'Impero d'Occidente conferisce ad un emergente Attila addirittura la carica onorifica
di magister militum per le truppe messe a disposizione dal futuro re degli Unni
contro Visigoti e Burgundi. Proprio il conflitto con i Burgundi darà successivamente vita, nel XIII
secolo, al poema de “Il Canto dei Nibelunghi” tale fu il trauma subito dai Burgundi nel tragico
conflitto contro gli Unni e i Romani
I rapporti degli Unni con i Romani e con Ezio muteranno con l’ascesa al trono di Attila.
Ezio diventerà quindi la nemesi di Attila e dei suoi Unni.
ATTILA E LE GUERRE CONTRO I ROMANI E I LORO ALLEATI
Agli Unni è indissolubilmente legato il nome di Attila, Conosciuto come “flagello di Dio”
quale irriducibile nemico dell’Impero Romano.
Da giovane, Attila venne impiegato in qualità di “garante” (ostaggio) e inviato a Ravenna
dove apprese i costumi romani e imparò il latino
Nel periodo in cui Romani e Unni erano legati da un patto di alleanza, Attila diventa
addirittura un ufficiale dell’Impero Romano d’Occidente con il grado di magister militum, carica
ottenuta per l’appoggio fornito ad Ezio contro Visigoti e Burgundi.
Con l’ascesa di Attila i rapporti con l’Impero Romano (dapprima per la parte Orientale poi
con quella Occidentale) si capovolgono. Le ambizioni di Attila volte ad estendere il suo già vasto
regno porteranno ad una serie di guerre devastanti per buona parte dell’Europa continentale, sino
alla famosa battaglia dei Campi Catalaunici del 451.
Dopo esser penetrati in Gallia, gli Unni cominciarono a devastare e a minacciare le varie
città che incontravano sul loro cammino o che gli opponevano. Worms, Colonia, Amiens (solo per
citarne alcune) furono occupate e saccheggiate dopo averne massacrato la popolazione.
Attila, dopo aver minacciato anche le e Parigi e Orleans, ripiegò verso est, nella piana dei
Campi Catalaunici (Campus Mauriacus), dove – il 20 giugno 451- si svolse una grande battaglia tra
gli Unni e i loro alleati e i Romani di Ezio con altre popoli federati. La vittoria arrise ai Romani e ai
loro alleati anche se non in modo schiacciante e risolutiva. Ezio non la sfruttò – forse in base a suoi
calcoli di convenienza – e gli Unni riuscirono a ripiegare e a tornare nei propri territori.
Nel 452 Attila riprese dunque i suoi piani di conquista e invase l'Italia saccheggiando
Aquileia e conquistando altre città come Padova e Milano. A Mantova, sul fiume Mincio, il re unno incontrò una delegazione romana presieduta da
papa Leone Magno e – come colpito da un presagio - decise di ritirarsi oltre il Danubio rilasciando
– dietro riscatto – alcuni prigionieri. Probabilmente l’idea di ripiegare è dovuta al fatto che gli Unni
furono colpiti da fame e malattie. Ad ogni modo, Ezio presidiava i passi Appenninici e, ricevuti
rinforzi dalla parte orientale, attaccò le retrovie dell’esercito Unno.
Attila - lasciata l'Italia - fece ritorno al suo palazzo attraverso il Danubio. Nella sconosciuta
capitale del suo regno, Attila riprese l’idea di attaccare nuovamente la parte orientale dell’Impero
Romano. Nel frattempo, nei primi mesi del 453 decise di sposarsi (secondo la leggenda con una
germanica di nome Krimhilda, o Ildiko) ma proprio la notte del banchetto nuziale – probabilmente
colpito da un’emorragia interna – Attila morì. Venne sepolto - secondo l’usanza unna – in un luogo
segreto insieme al suo ricco corredo.
GLI UNNI DOPO ATTILA
La scomparsa di Attila segna – di fatto – la fine del regno unno. I suoi figli Ellak (il
successore designato), Dengizico ed Ernakh combatterono per la successione. Il caos generato dalla
lotta dinastica e l'anarchia che seguirono furono sfruttati dagli imperi romani occidentale ed
orientale per progettare la definitiva eliminazione del pericolo unno, il tutto supportato anche dai
moti di ribellioni degli altri popoli che gli Unni avevano soggiogato durante le loro conquiste. Gli
Unni furono sconfitti e dispersi nel 454 (o primi del 455) nella Battaglia di Nedao (in Pannonia)
dove il loro esercito, rinforzato da un contingente di Ostrogoti rimasto fedele, fu battuto da una
coalizione di Gepidi e Ostrogoti.
Il popolo unno finì per essere poi integrato e assimilato dagli altri popoli e i suoi guerrieri
utilizzati come mercenari dagli altri regni, compreso l’Impero Romano d’Oriente.
NOTIZIE (a cura di Ken Randall)
ROMARS è stata contattata dall’artista britannico Justin
Bradshaw per un set fotografico finalizzato alla
realizzazione di alcuni quadri relative alle figure di
Germanico e Agrippina. Le opere saranno poi esposte nel corso
di una mostra fotografica nella città di Amelia per le
celebrazioni del bi millenario di Germanico. Sono stati già
realizzati dei bozzetti che serviranno per la scenografia
(tra cui uno riguardante la scoperta dei legionari caduti a
Teutoburgo) e le varie pose cui parteciperanno i rievocatori
di ROMARS.
Il 15 maggio, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa
Giulia, alle ore 17 ci sarà la presentazione del libro di
Francesco Dessolis “Prima della fine”, romanzo storico
ambientato tra il 473 e il 476 pubblicato da Luca Cristini
Editore (Soldiershop). Sarà presente una delegazione di
ROMARS che parteciperà all’introduzione dei lavori
illustrando il periodo storico in cui è ambientato il romanzo
con eventuale proiezioni di immagini e foto tratte dal
repertorio fotografico dell’associazione.
L’autore Francesco Dessolis, appassionato storico del tardo
impero, ha reso partecipe ROMARS attraverso i suoi associati
Sandro Visci e Paolo Belocchi per fornire - durante la
stesura del libro – alcuni spunti e consigli vista l’epoca
storica in cui si svolge l’interessante trama del romanzo.
EVENTI 14 aprile 2019 AB VRBE CONDITA Roma
Museo Nazionale Romano Terme di Diocleziano
Da h.09.00 Banchi didattici
sul Tardo Impero
22 aprile 2019 NATALE DI ROMA Roma Circo Massimo
Da h.11.00 Quadro Storico: “L’epopea di Ezio”
12 maggio 2019 IDI ADRIANENSI Tivoli Centro Storico
Banchi didattici sul Tardo Impero
7 giugno 2019 I GORDIANI Roma Parco Archeologico della Villa dei
Gordiani I GORDIANI
“piece teatrale” di Daniela Eritrei
NUMERI DISPONIBILI (i titoli non citati sono esauriti) 11) 284-395, IL PRIMO TARDO IMPERO 12) IL PRETORIANO DI CRISTO 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 16) LA VIA DEL TRIONFO 17) L’ASSEDIO DI MASADA 18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA 22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA 25) 395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT! 28) MEDIO IMPERO ROMANO 29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO 30) SOTTO PONZIO PILATO 31) UTUS 32) RIVOLTA NELL’URBE
33) TORTURA! 34) IL TRAMONTO DEGLI DEI 35) ULTIMI GIORNI AD OCCIDENTE 36) ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO 37) LONTANO OVEST ROMANO 38) I NUOVI GUERRIERI 39) ODOACRE, CHI SEI? 40) EPITOMA REI MILITARIS 41)TRA STORIA E LEGGENDA 42)LA FORTEZZA ANTONIA 43)SAN GIORGIO E IL DRAGO 44)PRAEFECTVS VRBIS 45)LEGIO II BRITANNICA 46)SERMO CASTRENSIS 47)SAGITTARIA 48)VERSO IL CASTELLO 49)L’ULTIMO LEGIONARIO 50)TETRICVS 51)LA GUARNIGIONE DI ROMA 52) REGNO D’ITALIA, PRIMO ALTO MEDIOEVO 53)GUERRIGLIA! 54)GLI UNNI
CONTATTI:
3332765818---3883683997
ROMARS legioIIbritannica Cohors I Praetoria et X Urbana
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