IL LEGIONARIO -...

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IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ANNO V N.40 FEBBRAIO 2018 - Testo e struttura a cura di TETRVS EPITOMA REI MILITARIS

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EPITOMA REI MILITARIS

PREMESSA

L’Epitoma Rei Militaris, noto anche come “De Re Militari” è un trattato tardo

antico (fine IV - inizio V secolo) sulle tecniche belliche romane (tradotto anche come

“L’arte della guerra Romana”). In un certo senso ha rappresentato (e rappresenta per

storici e rievocatori) un manuale importante sulle tattiche, gli equipaggiamenti , gli

addestramenti di un ideale (per l’autore) esercito romano.

PUBLIO FLAVIO VEGEZIO RENATO

Publio Flavio Vegezio Renato (seconda metà IV secolo – V secolo) è stato un

funzionario e scrittore romano appartenente al ceto più elevato dell’aristocrazia tardo

romana con il rango di vir illustris. Al nome originario aggiunse poi il nome

imperiale di Flavio, come titolo onorifico. Probabilmente fu di fede cristiana come fa

pensare il nome “Renato” (resuscitato) e dal fatto che che riporti la formula del

sacramentum militare (ovvero del giuramento su Dio, Gesù e lo Spirito Santo)

nell’Epitoma (II, 5).

Di fatto, non fu però un soldato di professione ed anche abbastanza alieno da

elementi concreti militari in quanto nel suo trattato non compaiono gli aspetti pratici

della vita da campo.

Oltre all’opera militare, Vegezio fu autore di un trattato di veterinaria in tre

libri (Digesta artis mulomedicinalis o Mulomedicina) e scrisse De curis boum

epitoma (in un unico libro, a torto considerato dai più come il quarto libro della

Mulomedicina), un’opera che deve molto al VI libro del De re rustica di Lucio

Giunio Moderato Columella.

L’OPERA

Epitoma rei Militaris è un trattato diviso in quattro libri il cui argomento

centrale è “l’arte della guerra”. Fu scritto – come dichiarato dallo stesso Vegezio –

su commissione “da parte dell’Imperatore”, la cui identificazione oscilla tra le figure

di Teodosio I (Coca, 11 gennaio 347 – Milano, 17 gennaio 395, imperatore dal 379 fino alla sua

morte), di Teodosio II (Costantinopoli, 10 aprile 401 – 28 luglio 450, imperatore dal 408 alla

morte) e quella di Valentiniano III (Ravenna, 2 luglio 419 – Roma, 16 marzo 455, imperatore

dal 425 fino alla morte), anche se è più probabile la prima ipotesi.

Il termine Epitoma proviene dal greco con il significato originario di

“compendio di un’opera vasta” ma in Vegezio il termine vuol esprimere un nuovo

significato. Difatti non si tratterebbe di una fedele sintesi di altre opere quanto

un’operazione di “collage” di diversi autori seguendo però un proprio schema, un

proprio stile linguistico e senza tener conto – come emerge dalla lettura – delle

diverse aree temporali delle varie fonti utilizzate.

L’Epitoma è oggi considerata un’opera catalogabile tra la “letteratura tecnica”

in quanto applicabile realisticamente all’argomento trattato.

Vegezio è convinto che la decadenza dell’Impero sia direttamente e

principalmente imputabile al declino dell’esercito e quindi cerca di rivalutare le

antiche istituzioni militari (considerando tali quelle prima del III secolo) costruendo

intorno ad esse un manuale di arte bellica.

L’opera si propone pertanto di dare una risposta alla profonda crisi della

macchina burocratica e militare romana, probabilmente ancora scossa dalla sconfitta

di Adrianopoli del 378 visto come un fato apocalittico per i quali alcuni studiosi

identificano la fine della civiltà classica e l’inizio dell’epopea medievale.

L’Epitoma si divide in quattro libri e fu composto in più riprese, come se

commissionato di volta in volta o integrato successivamente.

Il LIBRO I è rivolto ai problemi e ai criteri di scelta delle reclute e del loro

addestramento;

Il LIBRO II nacque su una successiva richiesta dell’imperatore di approfondire

alcuni temi militari. In questo libro si riprendono le antiche tradizioni militari

che devono servire da base per la rifondazione degli eserciti tardo antichi.

Il LIBRO III affronta tattiche, tecniche e strategie dei combattimenti ed

integrato da una serie di “regole generali della guerra”.

Il LIBRO IV si basa sulla descrizione delle macchine d’assedio e su alcuni

elementi di guerra navale.

Il libro nel suo tentativo di uscire dalla crisi profonda che sta attraversando

l’impero tra il IV e il V secolo pone come obiettivo quello di ridare una compattezza

all’apparato militare attraverso il recupero delle antiche tecniche di guerra.

In questo senso, è necessario – nella critica lettura odierna – fare attenzione

nell’apprendere ed osservare i protocolli “vegeziani” in quanto idealizzati (come si

vorrebbe fosse) rispetto a come era, all’epoca , strutturato l’apparato militare (come

in effetti è). Infatti «… l’autore … rievoca e ripropone in realtà il modello della

legione formatasi in età repubblicana e tramandato dalle fonti d’epoca alto

imperiale.» [Marco Formisano (a cura di) P. F. Vegezio Renato – L’arte della guerra romana –

BUR2003 pag. 19]

Uno dei problemi che secondo Vegezio hanno portato al declino militare è

rappresentato dalla presenza di unità di barbari all’interno delle varie unità, una

configurazione che caratterizza via via sempre più gli eserciti romani.

Per Vegezio è dunque importante che le truppe romane siano formate da

cittadini romani organizzati e non da genti barbare indisciplinate. Ma queste

indicazioni non furono mai applicate anzi, le successive interpretazioni militari

portarono ad un ulteriore presenza di elementi Germanici o di altre etnie nell’esercito

(con la progressiva riduzione della componente romana) e una sempre più radicale

trasformazione della legione rispetto a quella idealizzata e invocata da Vegezio.

Già dai primi passi del “compendio” si intuisce che l’elemento centrale

sostenuto da Vegezio è l’addestramento continuo di cittadini romani e delle reclute

(tirones) mettendo per iscritto le regole e i principi per tali attività.

Vegezio condanna – in sostanza – il lassismo dovuto alla penetrazione di

elementi barbarici richiamando la “diligentia” ossia la qualità che deve essere alla

base di coloro che sono preposti all’addestramento dei soldati.

In questa difesa dell’elemento autoctono rispetto a quello esterno, Vegezio

propone anche un’argomentazione geo-scientifica indicando da quali regioni debbono

essere scelte le reclute (Aree mediterranee) e da quali non (aree troppo calde o troppo

fredde) [cfr. L I, II, 1 segg.]

Per il suo tempo, per le civiltà che vi si sono basate e quindi anche per Vegezio

la guerra è un dato di fatto, essenziale per coltivare e mantenere tutte le altre attività.

Difatti per l’autore « Romanos omnes gentes sola armo rum exercitationes vicisse» (I

romani hanno vitto tutti i popoli solamente grazie all’esercizio delle armi). [L. I, prol., I,]

Per tale operazione, secondo Vegezio è importante riprendere gli exempla del

passato in un lavoro da antiquaria; e in questa operazione – tenuto conto anche

dell’evoluzione del latino – non si ritiene necessario uno scrivere forbito o ampolloso.

Difatti, come scrive lo stesso Vegezio « … in questo trattatello non sono

necessari eleganza stilistica né un intelletto acuto, quanto invece diligente

applicazione e scrupolo per portare alla luce a beneficio di Roma tutte le nozioni che

si nascondono qua e là e in modo confuso presso vari storici e autori di arte

militare» [L. I, prol., 4]

In questa operazione di regole da applicare e tecniche da seguire, Vegezio

trasfonde opere antiche di altri Autori come Frontino, Catone, Celso, ecc, (di cui in

alcuni casi si è perduta l’opera originale) dai quali attinge informazioni e d elementi

attraverso un lavoro che oggi definiremmo di “copia e incolla”. Il concetto di

“compendio” impiegato da Vegezio assume quindi un significato diverso in quanto

non rappresenta una sintesi combinata di opere altrui quanto una trasposizione che

vorrebbe assumere un carattere personale (e forse anche originale) mediante anche un

proprio schema di scrittura e di impiego del linguaggio.

In definitiva l’obiettivo di Vegezio non è quello di presentare una storia

dell’esercito romano quasi come una sorta di letteratura di settore quanto piuttosto di

fornire all’Imperatore e ai suoi generali un manuale di competenze specifiche da

applicare per risollevare le sorti militari dell’Impero.

E il “leit motiv” di queste regole si basa sulla scelta dei soldati ma soprattutto

sul loro addestramento ed esercizio fisico da distribuire nelle varie arti marziali. Ed

infatti il discorso dell’exercitium è collegato al termine “exercitus” in cui è

rintracciabile sia la stessa radice sia il significato semantico. In sostanza, Vegezio

vuol ripartire dalle basi fondanti, ricostruendo legioni composte da soldati cittadini

romani che attraverso l’esercizio alle armi riformino l’esercito ritrovando l’antica

disciplina e si venga così a sostituire il rozzo e indisciplinato guerriero barbaro.

Quindi, per Vegezio « … bisogna … sempre selezionare e tenere in esercizio i

giovani. Infatti costa meno addestrare i propri uomini alle armi che arruolare

stranieri come mercenari» [L. I, 28, 10]. In questo senso, per Vegezio, « il valore

dell’addestramento è tale da superare la forza bruta del numero» .

Vegezio sostiene che con l’addestramento il soldato non teme lo scontro fisico

ben sapendo di riuscire a prevalere su guerrieri rozzi e addestrati [cfr. L. I, 1, 8]

mentre in mancanza di esercizio prevarrà la paura e non sarà possibile distinguere un

soldato da un civile [cfr. L. II, 23, 13 e segg.].

Alla luce delle successive analisi , le speranze di Vegezio possono essere

considerate delle “pie illusioni”. Non trascurando il valore del suo compendio, lo

spessore degli argomenti , la validità delle tecniche e delle tattiche proposte e

riproposte, il mondo romano andava oramai incontro ad un’inevitabile

trasformazione. Il mestiere delle armi non era più sentito dal cittadino romano ed

eventi catastrofici (epidemie, guerre, ecc.) avevano anche ridotto le forze autoctone

militari. All’alba del V secolo, le truppe di Roma incrementavano le loro quote

“barbare” e addirittura comandanti germanici (vedi Stilicone) assurgevano sempre

più a ruoli di prestigio negli eserciti imperiali.

Ad ogni modo l’ “Epitoma Rei Militaris” ebbe un successo notevole sin dalla

sua pubblicazione. Probabilmente per il clima di speranza che forse lasciava

intendere nei suoi obiettivi di recupero degli antichi fasti militari. Un successo che

ebbe a trascinarsi comunque anche nel Medioevo dove il libro venne anche tradotto

nelle varie nuove lingue anche se «… nell’alto medioevo l’opera doveva apparire più

come un trattato storiografico a carattere morale che come un manuale per

l’istruzione dell’esercito» [Marco Formisano (a cura di) P. F. Vegezio Renato – op.cit. pag.37 ]

Ad ogni modo, nel Medioevo occidentale, Vegezio rappresentò un riferimento

sull’arte bellica, in un mondo che vedeva nella guerra un alto parametro

occupazionale necessario per il resto delle attività (così come i Romani del passato).

Ovviamente al termine del Medioevo e al fiorire del Rinascimento, l’ opera vegeziana

diviene più un classico da libreria che un manuale di guerra a cui accostarsi per

prendere spunti e consigli. L’avvento delle armi da fuoco, le nuove tattiche chiudono

– alla fine del Rinascimento – la lunga stagione de l’ “Epitoma Rei Militaris”.

Draconarius della Legio II Britannica (IV-V secolo) [ROMARS]

ANNALI DEL QUINTO SECOLO PARTE I

401 Alarico invade l’Italia - La città di Aquileia è assediata e occupata dalle armate di Alarico.

In vista di un probabile pericolo, le mura di Roma sono riparate ed estese.

402 (6 aprile) Battaglia di Pollenzo - Il generale romano (per metà di origine vandala) Stilicone

riporta una vittoria importante sui Visigoti di Alarico.

Ravenna viene proclamata capitale dell’Impero d’Occidente.

403 (giugno) Battaglia di Verona - Stilicone sconfigge nuovamente Alarico, che si ritira dall’Italia

spostandosi nei territori dell’Illiria.

In questo periodo inizia una collaborazione tra la corte occidentale e Stilicone.

404 A Roma si svolge l’ultimo incontro di gladiatori all’ Anfiteatro Flavio (Colosseo).

Ezio è nei ranghi dei Tribuni Praetoriani Partis Militaris. Adventus di Onorio in occasione del suo

sesto consolato.

405 Radagaiso invade l’Italia.

Ezio (circa 15 anni) è inviato presso Alarico come ostaggio

406 Battaglia di Fiesole - L’esercito romano, agli ordini di Stilicone, annienta i Goti di Radagaiso.

Stilicone decide di invadere l’Illirico e manda Alarico in Epiro.

Battaglia di Magonza - combattuta tra le forze dei Franchi foederati dell’Impero romano

d’Occidente e la coalizione di Vandali, Svevi e Alani.

Onorio soggiorna a Roma

Il 31 dicembre, approfittando del Reno ghiacciato, vari gruppi di stirpe germanica (Alani, Suebi o

Svevi, Vandali, ecc.) entrano in Gallia.

407 In Britannia, le legioni presenti nella provincia eleggono imperatore Costantino III il quale - da

usurpatore del trono – lascia l’isola e arriva in Gallia.. Dopo essere stato - in un primo momento-

fermato dall’esercito del generale Saro, Costantino III riesce a battere gli avversari imperiali e ad

occupare la Gallia prendendone i controllo. Successivamente invade anche parte della Spagna sotto

il comando del suo magister militum Geronzio ed eleva a capitale del suo dominio la città di Arles e

passa a rinforzare il limes renano.

Viene annullata l’invasione dell’Illirico con l’ordine ad Alarico di ritornare in Pannonia.

408 Muore Arcadio e gli succede il figlio Teodosio II.

Stilicone progetta di impiegare Alarico e i suoi Visigoti contro l’usurpatore Costantino III.

A Pavia scoppia una rivolta militare antibarbarica e alcuni ufficiali barbarici sono eliminati. In

questa situazione trova la morte anche Stilicone e Olimpo prende il controllo dell’Occidente. Come

conseguenza dei fatti di Pavia, cominciano una serie di persecuzioni contro gli ausiliari barbari in

tutta la penisola italiana.

Alarico restituisce Ezio come segno di buona fede: Ezio è poi inviato mandato nuovamente come

ostaggio presso il re unno Rua.

Massacro delle famiglie dei federati goti in Italia: ciò provoca il passaggio delle truppe federate ai

comandi di Alarico.

Gli Unni di Uldin approfittano di questo caos interno tra Goti e Romani e invadono la Tracia

minacciando Costantinopoli. Successivamente gli Unni vengono sconfitti.

Dopo la morte del suo “avversario” Stilicone, Alarico reclama l’osservanza dei patti stipulati con il

generale Romano- vandalo e rientra in Italia. Alarico chiede ad Onorio l’autorizzazione di portare il

proprio esercito dal Norico alla Pannonia, oltre a ricevere piccoli tributi per il suo appoggio militare

e il riconoscimento di una carica militare. Onorio, consigliato dal proprio magister officiorum

Olimpio, rifiuta e quindi i Visigoti, allora, raggiungono Roma e ne effettuano il blocco. I cittadini

Romani sono costretti a versare dei tributi in denaro e in natura mentre Onorio rimane chiuso a

Ravenna. [continua]

SCHERMA CON LA DAGA (6a parte) TECNICA A (NORMALE): COLPI DI BASE

GUARDIA

La posizione di guardia con i cd. “ferri corti” è quella definita “guardia destra” (idonea per

un destrimane) [vedi fig.1]

Fig. D1 La guardia

Il corpo è leggermente obliquo verso destra (per dare meno bersaglio

all’avversario e il piede destro è avanzato di circa ½ passo rispetto al sinistro;

Il braccio destro armato è tenuto leggermente flesso e avanzato;

il ferro (daga, semispatha, ecc.) è impugnato saldamente (con l’eventuale taglio

unico verso il basso) e la punta diretta al bersaglio, comunque non distante dal

proprio busto;

il peso del corpo è bilanciato ripartendolo sulle gambe, leggermente flesse;

il braccio sinistro (qualora non armato di scudo) è leggermente piegato in

avanti, con la mano aperta (cd. “mano viva”) già predisposta a proteggere viso,

sterno e lato sinistro del tronco e pronta a difendere o ad offendere o fintare;

sguardo sull’avversario senza fissarlo troppo intensamente negli occhi.

<<Ma quando … si arriva ai “ferri corti” e si combatte corpo a corpo, allora i soldati devono tenere in avanti il piede destro, da un lato affinché sottraggano il fianco [sinistro] al nemico, sì da non ricevere ferite, dall’altro perché sia più prossima la destra, in grado di scagliare il colpo>>Vegezio, op.cit.

-continua-

EVENTI PROSSIMI

DENOMINAZIONE DATA E ORARIO LOCALITÀ UNITÀ MILITARE

IDI DI MARZO 15 marzo 2018

h.14 ROMA

Largo Argentina COHORS X VRBANA (milites Stationarii)

BANCHI DIDATTICI GSR 20/21 aprile 2018

h.9-18 ROMA

Circo Massimo Settore Tardo Antico ROMARS

NATALE DI ROMA 22 Aprile 2018

h.11 in poi ROMA

Centro storico LEGIO II BRITANNICA

IDI ADRIANENSI Corteo e banchi didattici

3 giugno 2018 h.10 in poi

TIVOLI (RM) LEGIO II BRITANNICA

[?]MESSA CORSA[?] 28 luglio 2018

h.17 ROMA

Chiesa S. Crisogono COHORS X VRBANA

[?] in attesa di conferma

NUMERI DISPONIBILI (i titoli non citati sono esauriti) 5) LE COORTI URBANE 7) BURGH CASTLE 8) IL PERIODO ROMULEO 10) ZENOBIA, REGINA DI PALMIRA 11) 284-395, IL PRIMO TARDO IMPERO 12) IL PRETORIANO DI CRISTO 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 16) LA VIA DEL TRIONFO 17) L’ASSEDIO DI MASADA 18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA 22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA

25)395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT! 28)MEDIO IMPERO ROMANO 29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO 30)SOTTO PONZIO PILATO 31)UTUS 32)RIVOLTA NELL’URBE 33)TORTURA! 34)IL TRAMONTO DEGLI DEI 35)ULTIMI GIORNI AD OCCIDENTE 36)ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO 37)LONTANO OVEST ROMANO 38)I NUOVI GUERRIERI 39)ODOACRE, CHI SEI? 40)EPITOMA REI MILITARIS

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