Il Legionario n.86

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Settimanale on line dei tifosi giallorossi

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IL LEGIONARIOReg. N.10 del 11/05/07 Tribunale di Torre Annunziata

La collaborazione al settimanale è libera e gratuita

Direttore Responsabile: Elena Sorrentino

Progetto grafico: Elena Innocenti

Copertina: Andrea Paolini

Sito Internet:www.illegionario.com

Email:[email protected]

Redazione:

Mauro ManniFrancesca CuomoAlfredo GarofaloMarco VenerucciDiego AngelinoAlessandro ProiettiAlfredo CinquinaMaurizio MalvoltaAlessio MiloneNicola Ceolin

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Riprendono le iniziative incollaborazione con ilRomaClub DonBosco el'Associazione "Il cuore diRoma".

Potete assistere alle partitedella Roma nella sede in ViaAmpio Flavio, 5 - CinecittàRoma.

Per info:[email protected]

di Elena Sorrentino

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Quando si vince un derby c’è sempre un’atmosfera particolare. Soprattutto questo, perla situazione della Roma in classifica, era visto un po’ il come l’ultima chance. Una provaimportante che a livello psicologico poteva dare la scossa necessaria per la rincorsa aduna degna posizione di classifica. Ad inizio gara sembrava più la Lazio annebbiata daltimore di perdere. Poi dopo il gol di Baptista si è rivista un po’ la Roma che si è tante voltefatta recuperare nelle gare di questa stagione. Ma i giallorossi hanno tenuto bene, forsela differenza l’ha fatta il cuore, o anche l’essere più squadra di qualche giorno fa, o magarianche il nuovo assetto tattico di Spalletti. Ipotesi che verranno tutte chiarite meglio nelleprossime gare. Fatto sta che al fischio finale la tensione si è trasformata in carica,adrenalina, gioia e anche sollievo. Si, come dice il mister: “Ora si vive meglio”. Avanticosì allora e lunga vita alla Roma del derby!

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Triplice fischio pag.13

Sotto a chi tocca da pag. 9

Roma verdeoro pag. 22

Point of view pag. 6

Editoriale . . . . . . . . . . . . . .pag. 3

L'argomento . . . . . . . . . . . pag. 5

Point of view . . . . . . . . . . . pag. 6

Sotto a chi tocca . . . . . . . . pag. 9

Triplice fischio . . . . . . . . pag. 13

Look at forum . . . . . . . . . pag. 15

In & Out . . . . . . . . . . . . . . pag. 17

Quel che resta di... . . . . . . pag. 19

Roma verdeoro . . . . . . . . pag. 22

Villa dei Quintili . . . . . . . . pag. 24

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di Diego Angelino

Mamma mia che rosicata!! Devo essere sincero,non me l’aspettavo!!! Ah, potere della stampa cheti fa credere di essere una squadra fenomenale!!Comunque tant’è, il derby in casa biancazzurra hainiziato a scalfire quelle certezze che i buoni risultatidi inizio stagione avevano regalato. Fatto sta chela Lazio – oltre al crollo di Bologna – come haincontrato una squadra tecnicamente superiore –Milan, Napoli, Roma – ha perso. Anzi - chiedoscusa! - con la Roma ha ottenuto un pareggio,come dimostrato in maniera inoppugnabile dallatelecronaca di un conduttore laziale. Comunque,detto della rosicata incredibile dei cuginastri, è oradi iniziare a pensare alla Roma, che ottiene trepunti fondamentali non solo per le impellentinecessità di classifica ma credo – spero – ancheper tutto il prosieguo del campionato. Li ottienegrazie ad una partita affrontata con grande sagaciatattica e di questo va dato merito a Spalletti, cheha saputo impostare la partita nel migliore dei modi.Il primo tempo sicuramente non è stato esaltante– anche se la Roma poteva andare in vantaggiocon il colpo di testa di Vucinic – però era quellol’atteggiamento da adottare. Nella storia dei derbyla Lazio è praticamente stata sempre inferioretecnicamente e per questo ha sempre affrontatola stracittadine puntando a non far giocarel’avversario e a sfruttare gli spazi in contropiede.La Roma, sicuramente ancora convalescente ebisognosa di punti, ha fatto un sempliceragionamento: visto che siete tanto forti, che statelottando per la Champions League, che avete ilfantastico trio Za-Pa-Ro attaccate voi, che noi viaspettiamo e sfruttiamo gli spazi. Ovviamente DelioRossi, perfettamente conscio dei limiti tecnici dellapropria squadra, ha messo si tre punte, ma conPandev che faceva il terzino e senza lasciarealcuno spazio. La gara perciò, poteva esseresbloccata solo dal colpo del campione, esattamentecom’è avvenuto. Calcio d’angolo battuto

rapidamente da Totti, scambio con De Rossi, crossal bacio del Capitano e spizzata di Julio Baptista,che evidentemente ha un conto aperto coi lazialiche noi speriamo possa costantemente aggiornare.Non dirò una parola su “La Bestia”, semplicementeperché ne ho parlato con entusiasmo quand’ègiunto a Roma e farlo adesso – per quanto miriguarda – sarebbe superfluo. Mi soffermo solo unattimo a pensare con quali aggettivi è statopresentato da alcuni “addetti ai lavori”, chedovrebbero aver l’obbligo – in quanto comunicatorie fruitori di servizi che raggiungono migliaia dipersone – di avere una conoscenza piuttostoapprofondita sia del calcio nazionale cheinternazionale, per non dire poi magari sfondonisu chi ha più di quaranta presenze nella Seleçaobrasiliana. Ma forse il problema non è l’ignoranzao l’incompetenza. Comunque – detto ciò – misembra di poter affermare che col fischio finale diRizzoli in Juventus-Roma sia iniziata un’altrastagione per la Roma che – non fosse stato per ilclamoroso infortunio di Cicinho in Bologna-Roma- avrebbe ottenuto nove punti nelle ultime tre garecon appena un gol al passivo. Merito sicuramentedel cambio di modulo proposto da Spalletti propriodalla gara interna contro il Chelsea, che garantisceuna copertura differente del campo e permette aicalciatori della Roma – in questo particolaremomento – di rendere al meglio con soddisfazionegenerale. Tutto sta ora a sfruttare “l’effetto-derby”e a cercare di fare il massimo – partendo dal Viadel Mare di Lecce – fino alla sosta natalizia, quandosperiamo di poter festeggiare il passaggio agliottavi di Champions League e ai quarti di CoppaItalia, nonché la concreta possibilità di rincorrerela zona-Champions. La stagione – cari amici de IlLegionario – può essere ancora tutta da gustare.

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di Francesca Cuomo

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Il pronostico vincente di Melli: "Se c'è un giocatore che può mettere paura alla Lazio è Baptista"

E' stata una settimana da derby quella appenatrascorsa, in tutto e per tutto; con i soliti pronostici,sfottò, gufate, speranze e attese. E' il tempo deipronostici. Il merito di una previsione vincete e,per certi versi, un po' osata spetta a Franco Melli.E' sabato pomeriggio quando, nell'immaginare laformazione vincente, azzarda: “Se c'è un giocatoreche può mettere paura alla Lazio è Baptista. Tottinon può fare scatti o gol in movimento, puòaspettare una palla e lanciare un compagno conuna delle sue trovate o fare gol da fermo. Spallettiin conferenza stampa è stato cautamente spavaldoma deve dare le dimissioni se perde. Mentre unasconfitta per la Lazio può essere solo unadelusione”. E così è stato. Dei problemi fisici delcapitano parla, molto poeticamente, anche EnricoMaida: “Il dolore di Totti è diventato anche unnostro dolore”. Quasi sibillino anche AlessandroVocalelli che azzecca le sostituzioni a sorpresa:“Io farei giocare Menez: il derby potrebbe esserela sua partita e la carta inaspettata di Spalletti,come lo fu Doni al debutto. Nessuno giocatorepuò andare in campo al 50%, neppure Totti”. In

totale disaccordo il suo collega Ruggiero Palombo:“Mai nella vita schiererei Menez in un derby; nonso neppure se è un giocatore di calcio o no”. Poifinalmente si scende in campo. Sky presenta ilderby come una sfida decisiva perchè “se vinciil derby, Roma è tua per un bel pezzo”. MassimoMauro filosofeggia: “Queste partite sono sempreimprevedibili: si gioca molto di pancia e poco ditesta”. Duello tra un laziale e un romanista, storicirivali, Luca Marchegiani e Marco Delvecchio. Peril laziale: “Il derby si vince con i nervi. Secondotempo divertente, emozionante e vibrante”. Peril romanista: “Quando si entra in campo, leemozioni che ti trasmette il pubblico sonoindescrivibili. Vincere, in qualsiasi modo, è l'unicacosa che conta”. E la Roma vince. SubitoAlessandro Bonan commenta: “Per la Roma eraimportante vincere ma il fatto che sia andata indifficoltà in superiorità numerica, conferma che ilproblema della squadra è psicologico”. Perqualcuno la vittoria non è una sorpresa. Unesempio è Ivan Zazzaroni: “La Roma ben copertaè una scelta molto intelligente.

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Ovviamente doveva pensare prima a nonprenderle, poi a darle. Ha ottimi valori ma haavuto infortuni e sfighe varie. A Bologna stavaper portare a casa la vittoria e avrebbe continuatola ripresa come ha fatto in Champions League.La Roma è stata superiore alla Lazio; era piùpronta e, quest'anno, ha sbagliato pochissimiincontri decisivi. Sta ritrovando l'autostima, il ventoè cambiato. Purtroppo con la falsa partenza cheha avuto, deve puntare al quarto posto”.Buonesensazioni anche per Maurizio Mosca, ospita aControcampo: “La Roma mi sembra più viva, staritornando ad essere la Roma insomma. AncheTotti sta tornando in forma: lo vedo più mobile incampo”. Una radiocronaca del derby favorevoleanche per Fabrizio Aspri che, sul gol di Baptista,conia una frase tanto semplice quanto efficace:“Gol con la testa”. Un riferimento voluto al gestotecnico del brasiliano e una riflessione inconsciasull'approccio mentale dei giallorossi alla gara.E il giorno dopo? Ruggiero Palombo confermache la chiave del match è cerebrale: “Bel derby;il secondo tempo è stato di straordinario intensità.La Roma ha vinto perchè i giocatori hanno avutouna tenuta migliore in virtù dello spessoreinternazionale della squadra. La Lazio era troppocontratta, seppur con schemi buoni. Ha vissutocon sacro panico la sua spregiudicatezza inattacco non supportata dallo stesso livello ditenuta nervosa. La Roma invece è ancora inconvalescenza, non è guarita del tutto, questavittoria però è come una vitamina ricostituente.Della Roma mi è piaciuto la forza morale e dinervi: ha mantenuto una solidità di gruppo moltomeritoria”. Parzialmente d'accordo anche il lazialeFurio Focolari: “Risultato giusto. La Roma hagiocato una partita intelligente: ha vinto concoraggio e caparbietà ma non con la qualità”. Astretto giro di etere arriva la risposta di IvanZazzaroni: “La qualità di una squadra è anche lospessore e l'esperienza, non solo lo schematattico. La Roma è stata superiore, era più pronta,ha sbagliato pochissimi incontri decisivi. Staritrovando l'autostima, il vento è cambiato.Purtroppo con la falsa partenza, deve puntare alquarto posto”. Moto deluso dalla partita FrancoMelli: “Non è stata una bella partita; ha vinto lameno peggio. La Lazio ha rinnegato tutte le suequalità; ieri aveva una paura che l'ha resainguardabile e Delio Rossi ha sbagliato laformazione. La Roma è ancora in crisi: con Tottiin crisi e con l'uomo che non doveva giocare cheha risolto la partita. La Roma ha vinto con più

palle e più orgoglio ma non mi sorprenderebbese andasse a perdere a Lecce. Il derby lo haperso la Lazio, con colpe divise a metà tral' inesperienza dei giocatori e le sceltedell'allenatore”. Sposta le attenzioni sul tecnicoPaolo Liguori: “Le critiche a Spalletti sono stateingenerose. Ha fatto il meglio quando ha vinto e,anche nel periodo di vacche magre, si è inventatomosse vincenti, come la valorizzazione di Brighi.Ha fatto sempre il massimo”. Mentre la Romavince con la testa, qualcuno la perde.Raccapricciante la telecronaca di Gianluca DiMarzio di Atalanta-Napoli: il fatto che il padre siastipendiato dalla società partenopea non puòcerto dargli il diritto di commentare la concessionedel rigore inesistente al Napoli come giusto perchè“tocca la palla ma travolge Lavezzi”. Scherzava?Adesso abbiamo la certezza che almeno Di Marziomangerà il panettone. Più equilibrato il collega diSky Maurizio Compagnoni che, durante latelecronaca di Palermo-Inter, spiega: “L'Interraddoppia il vantaggio con un calcio di punizioneche non c'era. In panchina ridono tutti eccettoMourinho: vuole fare il personaggio facendol'imbronciato”. Quasi fuori di testa la reazione diWalter Zenga alle domande di Enrico Varriale.Dalle frecciatine alle accuse, fino alle ingiurie.C'è chi non sa perdere e chi non sa vincere.

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Di Marzio sostiene che il rigore per ilNapoli è giusto perchè: " tocca la palla

ma travolge Lavezzi" (?!?!)

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di Alfredo Garofalo

Mario Beretta è senz’altro un uomo esperto inmateria di salvezza. Sono tre quelle conquistatedal 2005 ad oggi. La prima con il Parma poi duevolte consecutivamente con il Siena che però nonsono bastate al giovane allenatore per ottenerela riconferma nella città del palio. Il presidente delLecce, Giovanni Semeraro, non si è fatto sfuggirel’occasione puntando sul tecnico milanese persostituire Giuseppe Papadopulo a cui non è statorinnovato il contratto nonostante la promozionein massima serie dei salentini.Fino ad ora il nuovo trainer leccese sta ripagandola fiducia della società facendo leva sull’ossaturadella rosa dello scorso anno. La squadra è statacomunque puntellata durante l’estate. Fra i nuoviarrivati hanno convinto Stendardo, Caserta eGiacomazzi tornato alla base dopo due stagioni.Qualche difficoltà invece per Cacia e Castillo chefino a questo momento non hanno rispettato deltutto le attese. Il ruolino di marcia dell’undicisalentino parla di due vittorie, sei pareggi e quattrosconfitte. Il Lecce è ancora imbattuto nel propriostadio. Al “Via del Mare” la compagine giallorossaviaggia a vele spiegate sebbene abbia affrontato,di fronte al pubblico amico, formazioni del calibrodi Milan, Udinese e Palermo. Il cammino verso lasalvezza del Lecce passa indubbiamente per ilproprio campo. Dei dodici punti messi in cascina,dieci sono stati ottenuti a domicilio, anche se lavittoria al “Via del Mare” manca dal 28 settembre.Dopo la vittoria sul Cagliari per 2-0 i salentinihanno racimolato solo quattro pareggi interni. Vamale lontano dallo stadio amico dove gli unici duepunti conquistati dalla squadra leccese provengonodalla trasferta capitolina con la Lazio e da quellalombarda con l’Atalanta di Del Neri. Domenicascorsa la formazione di mister Beretta è statapiegata a Marassi dalle magie di Cassano ma lacompagine pugliese può recriminare per alcunetopiche difensive che non le hanno permesso diuscire dal “Ferraris” con un risultato utile. Con laRoma, galvanizzata dalla vittoria nel derby, serviràun altro tipo di prestazione se si vorrà evitare lafiguraccia. Per questo l’ex tecnico senese stapensando a qualche cambiamento rispettoall’undici sceso in campo contro i blucerchiati. Il

primo a pagare per la sconfitta di sette giorni fasarà l’ex romanista Antunes che si accomoderàquasi certamente in panchina. Il portoghese, inprestito alla formazione salentina, è stato uno deipeggiori al “Ferraris” e dovrà accontentarsi diguardare la sfida contro i suoi vecchi compagnidai bordi del campo. Così come Diamoutene cheè stato l’altro protagonista in negativo deldisastroso primo tempo contro Delvecchio & Co..Nel corso della settimana non sono mancate lecritiche che hanno coinvolto lo stesso Berettacolpevole, a detta dei suoi tifosi, di aver schieratoun modulo eccessivamente sbarazzino.Il centrocampo in linea visto all’opera con laSampdoria ha mandato a nozze Cassano eBellucci, abili ad inserirsi fra il reparto difensivoe quello mediano e, per questo motivo, saràimmediatamente accantonato dal tecnico salentinoche con la Roma ritornerà al vecchio 4-3-1-2.

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Nel 2000 la Roma calò il poker al “Via delMare”

La sfida tra Roma e Lecce riportainevitabilmente alla mente dei tifosi romanistiquella volta all’Olimpico quando il pubblicodi casa vide svanire proprio contro la squadrasalentina uno scudetto già in tasca. Era il20 aprile dell’86. Una data che inevitabilmenteè entrata a far parte della storia romanista.A distanza di quattordici anni, proprio a Lecce,la squadra romanista cominciò la grandecavalcata verso il suo terzo scudetto. Il 15ottobre, seconda giornata di campionato, laRoma rifilò una quaterna alla formazioneallenata da Alberto Cavasin dandoun’eccezionale prova di forza ed un segnalemolto chiaro alle altre pretendenti al titolo.Davanti a mille tifosi provenienti dalla capitalefu Gabriel Omar Batistuta ad aprire lemarcature segnando anche la sua prima retein campionato con la casacca giallorossa.Ad inizio ripresa il raddoppio di DamianoTommasi con un tiro dalla distanza. All’80 laseconda realizzazione personale del ReLeone con una bordata sotto la traversa dadistanza ravvicinata. Non poteva mancare ilsigillo finale sulla partita del capitanoFrancesco Totti bravo a trasformare unpenalty al novantesimo.

In difesa, davanti a Benussi, Fabiano farà coppiacon l’ex laziale Stendardo che domenicapomeriggio vivrà un suo personalissimo derby. Gliesterni di difesa saranno Polenghi ed AndreaEsposito, una delle rivelazioni del Lecce targatoBeretta. Davanti alla difesa, l’allenatore giallorossocostruirà una diga composta da Giacomazzi, Ariattie Zanchetta con Caserta pronto a fare da cernierafra il centrocampo e il reparto avanzato. SimoneTiribocchi, 107 gol in carriera, guiderà l’attaccoleccese. Al suo fianco, a sorpresa, potrebbe esserciKonan che con la sua velocità ha messo in crisila difesa doriana nel secondo tempo di domenicascorsa. In alternativa l’argentino Castillo o l’expiacentino Cacia che fino ad ora, malgrado le suequalità, non sembra aver convinto l’allenatore.Nonostante l’imbattibilità stagionale al “Via delMare”, un dato preoccupa la truppa salentina. LaRoma, a Lecce, non ha mai perso in campionatonei dodici match sin qui disputati. Sei vittorie e seipareggi per la squadra capitolina che ha giocatoper la prima volta nella città pugliese il 15 dicembredell’85. La squadra di Eriksson si impose con unnetto 3-0 firmato da Bonetti, Boniek e Tovalieri.Con l’identico punteggio si è concluso anchel’ultimo match vinto dai giallorossi romani nell’ultimastagione di Capello. Nel 2005/06 l’ultimo sfida frale due formazioni: 2-2 con gol di Nonda e Cassanoper la compagine di Spalletti e rimonta leccesecon i gol di Cozzolino e Vucinic che per l’occasionesarà il grande ex insieme agli altri due romanistiCassetti e Tonetto.

Mario Beretta - Allenatore Lecce Stagione 2000/01 - Totti segnail rigore per il pocker romanista

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di Alfredo Garofalo

Per il Cluj la lunga attesa che porta alla sfida diChampions League è cominciata. Mercoledìprossimo in Transilvania sbarcherà la Romaformato Van Helsing. Ma la spedizione giallorossanon porterà con se né croci né paletti di legno,ma undici giocatori agguerriti e pronti a darbattaglia.

Molte cose sono cambiate rispetto alla sfida didue mesi fa. Mister Trombetta ne è consapevole.Lo stesso Cluj non è più la squadra che ha stupitol’Europa all’esordio nella manifestazionecontinentale. Dopo la vittoria con la Roma ed ilbel pari casalingo con il Chelsea, la formazionerumena ha perso un po’ di brillantezza e l’inattesasconfitta interna con il Bordeaux ha complicatonotevolmente i piani della compagine campionedi Romania. In campionato le cose non vannomeglio. La squadra si sta riprendendo dopo unpessimo avvio ma la vetta è ancora distante. IlCluj, reduce da due vittorie consecutive, haagganciato il terzo posto in classifica ai danni dellaSteaua Bucarest ma il duo di testa compostodall’Unirea e dalla Dinamo è sempre lontano.

Anche l’avversario non sarà lo stesso. Il Clujincrocerà una squadra che sembra aver trovatola strada giusta per uscire dalla crisi. I rumenipotranno contare sull’apporto dei loro supportersma Trombetta, contro la Roma, avrà gli uominicontati. Il tecnico italiano dovrà rinunciareall’attaccante brasiliano Didì che si è sottopostoad un delicato intervento chirurgico in Brasile dopoil grave infortunio al ginocchio. Anche in difesa èemergenza. Se l’esterno basso di destra Tony DaSilva sarà un sicuro assente per via di una lesioneal menisco rimediata nella sfida con il Bordeaux,grossi interrogativi restano sulla possibile presenzadi De Sousa e Muresan con l’ex Mobila Sovatache fin qui non ha saltato nemmeno un minutodella competizione continentale. Di sicuroTrombetta potrà contare su Juan Culio che conla sua doppietta mise in ginocchio la Roma nellagara d’andata. Sarà lui la vera spina nel fiancodella formazione giallorossa.

Trombetta dovrebbe schierarsi con un prudente

4-4-1-1. In difesa, davanti al portiere Stancioiu, lacoppia centrala sarà costituita dal tandem Cadu-Viera. Sugli esterni agiranno Pereira e Panin cherileverà lo sfortunato Tony sulla destra. A metàcampo Dani detterà i tempi della manovra bensupportato dall’idolo di casa Eugen Trica. La novitàin mediana potrebbe essere costituita dallapresenza sin dal primo minuto di Emmanuel Konéche è stato uno degli artefici del successo conl’Argest Potesti in campionato. Completerà ilreparto l’argentino Peralta, mentre Culio siposizionerà alle spalle dell’unica punta YssoufKoné.

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di Maurizio Malavolta

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Baptista è l'uomo derby

La Roma mostra i muscoli. Quelli della “Bestia”che con un gran colpo di testa regala il derby aigiallorossi e manda, è proprio il caso di dirlo, inbestia i cugini biancazzurri.Il derby, come spesso accade, è deciso da unepisodio che spariglia sia le alchimie tattiche siale angosce psicologiche delle squadre. Perché ilcampo, al di la dei proclami prepartita, hadimostrato che le squadre, entrambe le squadre,si temevano, ed avevano, più che desiderio divincere, paura di perdereDerby che la Roma, con il nuovo 4-3-1-2, hainterpretato bene, senza fronzoli e badando alsodo. In difesa, Spalletti ha schierato una linea aquattro composta dal rientrante Max Tonetto, apresidio della fascia sinistra, Panucci a destra ela coppia di centrali composta da Mexes e Juan.A centrocampo, De Rossi è il vertice basso delrombo e si posiziona davanti alla difesa pronto atamponare ogni attacco avversario. Perrotta e

Brighi si muovono ai fianchi di Capitan Futuro conil compito sia di stringersi in ripiegamento difensivo,sia di allargarsi per creare, nella fase offensiva,la superiorità numerica. Vertice alto del rombo dicentrocampo è proprio Baptista che devesoprattutto aiutare i due attaccanti Totti e Vucinic.Con il Capitano che in fase di possesso pallaripiega qualche metro per gestire la palla, far salirela squadra e permettere gli inserimenti centrali elaterali dei centrocampisti e di Mirko Vucinic chetra i due attaccanti è quello che deve tagliare eattaccare la profondità sfruttando la sua corsaprofonda.La Lazio schiera le tre punte: Rocchi centrale,Zarate a sinistra e Pandev a destra. Acentrocampo, Delio Rossi manda in campoBrocchi, Ledesma e Mauri con la solita difesa aquattro.Nella prima frazione la gara è stata piuttostocontratta, poco spettacolare e avara di emozioni.

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Doni 6.5 – Sempre pronto negli interventi, salva in un paio divolte il risultato. Fondamentale la sua “manona” quandoPandev gl i s i presenta davant i a l l ' improvviso.Panucci 6.5 – Gioca con la sua solita tenacia. Molto bravonel contenere le folate offensive degli esterni biancocelesti,e insidioso, invece, quando decide di scendere sulla fascia.(77° Cassetti 6 – Contribuisce a rendere omogenea laretroguardia giallorossa, entra nel momento di maggiorsofferenza ma si dimostra subito attento e bravo ad inserirsiin clima partita).Mexes 7 – Un pilastro lì dietro. Zarate lo evita, Rocchi gli giraalla larga, Pandev è molte volte fermato proprio dal biondodifensore francese. È anche grazie a lui se la Roma nonsubisce il pari.Tonetto 6.5 – Gioca di contenimento e, proprio come il “collega”dall'altra parte del campo, appena può affonda sulla fascia.I suoi cross, poi, sono sempre insidiosissimi.De Rossi 6.5 – Sente la tensione del Derby come pochi altri,ma nonostante ciò gioca una partita senza commettereparticolari errori, anzi, rivelandosi un vero sostegno per lasquadra.Perrotta 6 – Gioca da mediano, e ancora una volta si senteforte la mancanza dei suoi inserimenti tra le maglie dei difensoriavversari. Ma la nuova posizione è importante per l'equilibriocollettivo, lui sembra essersi comunque adattato molto bene.Peccato per l'espulsione.Brighi 7 – Altra prestazione più che buona. Sta pian pianoprendendo convinzione delle sue doti tecniche, cosa, questa,che gli consente di giocare in piena disinvoltura. Gioca unagran partita, combattendo su tutti i palloni e, a volte, facendopersino ripartire l'azione.Totti 6 – Non una delle sue migliori partite. La condizione nonè quella dei tempi migliori, certo, ma dal Capitano, la sera delDerby, ci si aspetta sempre una partita sublime. Comunquela sufficienza la merita, perché un paio di giocate sopraffinele regala. Inoltre, è sempre braccato dal raddoppio di marcaturabiancoceleste. (29° Menez 5.5 – Buoni spunti, buoni dinamismi,ma si mangia l'inverosimile a tu per tu con Carrizo. Sarebbestato il gol della tranquillità: occasioni del genere non vannofallite). Julio Baptista 7.5 – Man of the match. Suo il gol che vale itre punti, sua una prestazione, questa nel Derby, in continuocrescendo, soprattutto dopo la rete che lo gasa incredibilmente.Inoltre, dimostra di intendersi molto bene con Totti, effettuandoscambi in velocità interessanti.Vucinic 6.5 – Non spettacolare, ma importante. Tiene palla,fa salire la squadra, sfiora il gol di testa su un bel cross diPanucci. Più sostanza che spettacolo, ma va bene cosìquando, poi, a segnare ci pensa qualcun altro. (87° Taddei6 – Entra e va a fare il centrocampista di fascia di contenimento.Pochi minuti nei momenti in cui si soffre tantissimo, lui giocacon calma e aiuta la squadra a mantenere il risultato divantaggio fino alla fine).

All.: Spalletti 6.5 – Vince il derby e tutto, per magia, sembrapiù roseo. Il nuovo schema si adatta molto bene allecaratteristiche della sua Roma, lui ha il pregio di esser riuscitoa stravolgere le abitudini della squadra in fretta e in furia,cercando di evitare eccessive complicazioni. Oddio, finora cene sono stati di problemi, ma speriamo che la vittoria nellastracittadina contribuisca a far rinascere definitivamente lacompagine giallorossa.

Un classico derby diremmo. La Lazio, timida,con Zarate e Pandev molto larghi e spessofuori dal vivo del gioco e anche senzarifornimenti, ha avuto una sola occasionecon lo stesso argentino che ha indirizzatofuori un colpo di testa da buona posizione.La Roma, presa a trovare le giuste distanzee le giuste intese tra i reparti nel nuovoassetto Spallettiano, pur senza strafare, èriuscita a prendere il sopravvento acentrocampo grazie al dinamismo di Perrottae Brighi, alla sagacia tattica di De Rossibravo a coprire a cucire il gioco, e alla fisicitàdi Baptista. Capita a Vucinic la miglioreoccasione del primo tempo che di testaall’altezza del vertice destro dell’area piccola,su cross di Panucci, impegna severamenteCarrizo.La ripresa si apre con il gol di Baptista: alcinquantesimo Totti batte velocemente uncalcio d’angolo e crossa alla perfezione versoJulio Baptista che dall’interno dell’area dirigore anticipa tutti e disegna una parabolaperfetta, forte ed angolata, che non lasciascampo a Carrizo. E’ l’uno a zero e propriosotto la Curva Sud, ora in pieno delirio. Il golscuote le squadre e la gara è vibrante. Alventicinquesimo Ledesma, già ammonito,entra duro su Baptista e arriva inevitabile ilsecondo giallo: Lazio in dieci.Nonostante l’inferiorità, la Lazio crea dueimportanti occasioni da gol. Prima ci provaRocchi con un tiro a giro di poco alto e poiuno scambio stretto tra lo stesso Rocchi ePandev mette il Macedone davanti a Doniche ha un ottimo riflesso e neutralizza il tiro.In questa fase cresce molto Baptista, uomoovunque dei giallorossi. Proprio da una suaintuizione i giallorossi hanno l’occasione perchiudere la partita con Menez, subentrato aCapitan Totti che ancora in fase diconvalescenza aveva speso tutto, ma a tuper tu con Carrizo sbaglia tirando addossoal portiere argentino.Nel finale espulsione di Perrotta, anche luiper doppia ammonizione, e ultima occasionedei laziali sprecata da Lichtsteiner.Il risultato resta fermo sull’uno a zero infavore dei giallorossi che si rialzano nellapartita più importante. La Curva Sud cantaGrazie Roma e abbraccia i suoi beniamini.Soprattutto lui, l’eroe di giornata, JulioBaptista. Per noi semplicemente “La Bestia”.

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di Mauro Manni

Roma-Lazio 1-0. La vittoria che ci voleva. Tre puntifondamentali che riportano un po’ d’aria frescaall’ambiente e rilanciano le ambizioni giallorosse incampionato. Il derby vinto potrebbe rivelarsi come unasvolta in casa Roma.Era stata una settimana particolare. Come tutte quelleche precedono un derby, ma questa volta ancora dipiù. La situazione di classifica della Roma destavagrosse preoccupazioni, e ancora ne desta. La Laziodal canto suo si mostrava come un avversariotemibilissimo, forte dei suoi molteplici punti di vantaggio.L’aquila in salute contro una lupa ferita e affamata.L’entusiasmo di tanti buoni giocatori contro l’orgogliodi tanti campioni.Assolutamente da annotare è il fatto che per Totti èstato il settimo derby vinto nel massimo campionato.Per certi versi il più bello, a cominciare da quel magnificocross che ha messo sulla testa di Baptista. Il suobilancio complessivo, nelle venticinque sfide contro laLazio in cui è sceso in campo, è di sette vittorie, novepareggi e nove sconfitte. In totale sono sei le reti messea segno nel derby. Quella contro i cugini, inoltre, è stataper Totti la presenza numero 401 in serie A. Un numeroche lo rende il giallorosso più presente di sempre nelmassimo campionato.Questo grande match ha visto la rinascita di un altrogrande campione: Julio Baptista. L’attaccante brasiliano,infatti, si è reso protagonista di una grandissimaprestazione e ha deciso l’incontro con il suo gol.I tifosi della Roma hanno acconto con grandissimoentusiasmo il ritorno alla vittoria della propria squadra,e le parole rilasciate da ROMAVITAMIA, sulLupoForum: «Manca il buon gioco ma questa partitanon si poteva perdere. Finalmente Julio ha fatto unabuona partita e sono contento per lui e soprattutto per

noi. Grandissimo, stupendoMatteo Brighi che ha lottato perquasi tutta la partita. Deluso unpo’ da Menez», MARCOS:«Godo! Questo derby è il regalopiù bello che poteva farmi. Lamia magica Roma! Avevodentro di me una sofferenzasenza limiti e all’esultanza si èrotto il cinturino d’acciaio delmio orologio, ma a questo cipenso a domani. Adesso sonopiù tranquillo per stanotte»,f ab iomaxx , su l f o rumdell’ufficiosogiallorosso.com:«Vittoria fondamentale. Partitasofferta, un plauso al Baptistadel secondo tempo, non solo

per il gol ma per il lavoro generale ed i falli conquistati.Un grande Juan che ha dato sicurezza all’intero reparto.Il solito Brighi. De Rossi, che pur lontano dai suoi livelliha giocato col cuore e in mezzo al campo la suapresenza, soprattutto in fase difensiva si è sentita. Ilcambio di Menez, secondo me, era giusto il quelmomento per chiudere la partita, essendoci grandispazi da sfruttare. Così infatti è andata, però si èmangiato il gol che poteva essere fondamentale per ilsuo proseguimento della stagione e per le nostrecoronarie. Peccato» e da grufi che parlando delcapitano, sul forum di popologiallorosso.com scrive:«Totti ha 167 gol e 401 presenze. Per quanto riguardai gol è al 12° posto come cannoniere in attività e l’unicoche può contrastarlo è Del Piero che ne ha 9 di menoma ha due anni in più. Credo che Francesco se sirimetterà in forma potrà ancora segnare una media di10 gol a stagione, arrivando a quota 210 superandoBaggio (205) ed entrando nei primi 5, rimanendoci poia vita. Per quanto riguarda le presenze, tra i giocatoriin attività è al 46° posto ma già giocando altre 25 voltearriva al 26° posto, ponendosi al quarto tra i giocatoriin attività (davanti a sé ha Maldini ,Favalli e Zanetti).Se gioca ancora per 5 stagioni ad una media di 25presenze a stagione, dovrebbe posizionarsi tra i primi10, davanti a Rivera, Bergomi. Se poi di presenze nefacesse 30 per i prossimi 5 anni, diventerebbe il 5° alltime!», sono li a dimostrarlo.Di strada da fare ce n’è ancora molta. Nel prossimoincontro ad attenderci ci sarà il Lecce. La squadra dellacapitale è chiamata a confermare i progressi mostratinella stracittadina. E’ da qui che si deve ripartire pertornare ad ambire ai traguardi che ci competono.

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Segnare un gol conferisce sempreuna grande emozione. Dal campoin terra battuta situato in periferia,fino al terreno di gioco di uno stadiodi Serie A, la gioia non cambia.Perché in fondo non cambia lapersona, l’uomo o la donna che sia,che è protagonista di quell’azione,che vede il pallone insaccarsi allespalle del portiere, muoversi la rete,i compagni che ti abbracciano e itifosi (mamma e papà o un’interatribuna) che esultano.Ciò che varia è l’importanza dellapartita. Non vi starò qui a spiegareche senso abbia un Derby romano,cosa significhi trovarsi di fronte gli

“odiati” avversari e la paura che qualcosa possa andare male, che all’ultimo minuto, il destino possavoltare le spalle alla tua squadra e punirla, proprio nella partita più sentita. Un romanista conoscequesti umori, probabilmente capisce quale sarà il risultato finale, vedendo il volto teso di un giocatoreo dell’allenatore, oppure per un episodio fortunato o sfortunato che prelude allo scontato finale. A pochiè dato sapere ciò, mentre in molti sono i calciatori incapaci di calarsi nel “clima derby”, che si fannoprendere dall’emozione o dal terrore, che non dormono la notte o che magari dormono in campo. Diquesti non fa sicuramente parte Julio Baptista, il nuovo Re del Derby. Nel passato vi sono state meteorepallonare che per un giorno sono divenuti eroi grazie ad una rete nella stracittadina e ancora oggicampano di rendita. Il brasiliano, che certo una meteora non è, ora fa parte di storia dei Derby, graziead una precisa zuccata, su cross di Totti, che ha castigato l’incolpevole Carrizzo e ha fatto esploderela Curva Sud, che aveva fino a quel momento incitato alla grande i propri beniamini. La Bestia, però,non ha fatto solo questo: dopo un primo tempo dove si era ben proposto, ma aveva poco collaboratonegli schemi d’attacco disegnati da Luciano Spalletti, nella seconda frazione di gioco, l’ex attaccantedel Real Madrid ha trascinato la squadra, conquistando importanti calci di punizione nella metà campoavversaria. Certo non deve essere stato facile per i difensori laziali trovarsi di fronte ad un simile carroarmato, dotato anche di sprazzi di classe (davvero pregevole il tentativo quasi riuscito di superareMauri con un colpo di tacco, sulla linea di fondo campo), capaci di giustificare il prezzo del biglietto.Dopo il gol, la Roma è entrata un po’ in affanno, perché la Lazio non si rassegnava al suo destino (equi è necessaria una considerazione: come fa un laziale a gridarti “Serie B, Serie B”, quando loro sonoretrocessi nella serie cadetta per ben 11 volte? Mistero!) e spingeva alla ricerca del pari, ma anchein questo frangente emergeva l’utilità di Baptista che non perdeva mai un pallone (tranne l’ultimotentativo di beffare il portiere con un lancione da centrocampo, leggermente pretenzioso), facendoripartire la squadra in maniera pericolosa. Il fischio finale restituisce alla Roma un po’ di serenità e lagiusta supremazia cittadina. Inoltre, si può dire, senza ombra di dubbio, che Spalletti abbia recuperatoBaptista, che insieme a Totti e Vucinic, può sicuramente rappresentare un pericolo per qualsiasi difesaavversaria. I critici della Bestia, che avevano ferocemente insultato la società per l’acquisto di ungiocatore considerato uno scarto del Real, sono improvvisamente scomparsi nel dimenticatoio. Parea voi possibile giudicare tale giocatore come il nuovo “Fabio Junior”? Ebbene si, per alcuni tale è. Otale era. Ora per questi aspiranti Gianni Brera, c’è solo da che rodere il fegato. Come ha fatto in gransimpatia Delio Rossi, domenica sera.

di Marco Venerucci

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Non deve essere stato facile per i tifosidella Roma e della Lazio rimanere 5minuti in silenzio durante il Derby. Laragione era però importante, bisognavaricordare la morte di un ragazzo, di uninnocente tifoso, di Gabriele Sandri.È stato bello vedere per quei lunghi 5minuti, le due curve, divise dai colori edal tifo calcistico, stringersi nel nome delgiovane supporter laziale, per chiedere,oggi come un anno fa, Giustizia perGabbo. L’11 novembre 2007, Gabrielevenne ucciso in un autogrill nei pressidi Arezzo, nel mentre il ragazzo siapprestava a raggiungere lo Stadio SanSiro per seguire la sua amata squadra,che avrebbe affrontato l’Inter, proprionella “Scala del Calcio”. Una pallottolalo colpì al collo, mentre si trovava in

macchina, nella parte opposta della carreggiata dell’autostrada da dove era partito il colpo di pistola,appartenente ad un agente della Polstrada. In seguito a questo drammatico evento avvennero dei fattimolto gravi: i media diffusero in maniera frammentaria ed erronea la tragica notizia (si parlò prima diuno scontro tra tifosi, che, in effetti, pare abbia preceduto la morte di Sandri, poi della morte di un tifosodella Lazio “con precedenti penali”, cosa quest’ultima priva di qualsiasi fondamento) che ebbe comeconseguenza lo scoppio di una violenta reazione da parte delle frange più estremiste di diverse tifoserie.A Bergamo, alcuni ultrà nerazzurri tentarono di sfondare il vetro di separazione tra la gradinata e ilcampo, con il chiaro intento di invadere il terreno di gioco. A Roma poi, intorno allo Stadio Olimpico epresso il centro della città, si scatenò una vera e propria guerriglia urbana che ebbe come “vittime”macchine e secchioni dell’immondizia, senza dimenticarsi di un tentativo d’assalto ad un commissariatodi polizia. Scene davvero poco edificanti ed educative, che non possono avere come semplicegiustificazione la normale indignazione e la giusta rabbia per quello che era successo poche ore prima.Mentre cominciava l’amaro pellegrinaggio verso il luogo della sciagura da parte dei parenti e degliamici di Gabriele, ma anche di semplici cittadini, tifosi o meno, sconvolti da quel che era accaduto, leautorità civili e le forze dell’ordine si muovevano in maniera incerta e poco lucida sulla vicenda.Nonostante le parole del Capo della Polizia, Manganelli, che si assumeva la piena responsabilità e ilpeso morale di quello che era successo, dal punto di vista disciplinare, nulla fu fatto ed è stato fattocontro l’agente autore di questo folle gesto. In una conferenza stampa, di poco successiva all’assassinio,il Questore d’Arezzo si mostrò reticente di fronte alle domande dei giornalisti, parlando di “colpi sparatiin aria, e questo non fece che aumentare la tensione tra la polizia ed alcuni facinorosi travestiti datifosi. Soprattutto ha stupito la diversa tempestività nelle indagini tra l’omicidio dell’Ispettore Raciti equello di Gabbo: mentre nel primo caso venne subito fermato un ragazzo come presunto colpevole,in quest’ultima vicenda l’istruttoria è stata lunga e difficile, tanto che alcuni hanno parlato di depistaggio.A più di un anno di distanza, l’inchiesta preliminare per l’omicidio di Gabriele Sandri è prevista il 16gennaio 2009.L’OUT di questa settimana riguarda chi ha dimenticato Gabriele, chi ha creduto che il tempo potessecancellare una delle tante vergogne che fanno parte della nostra Repubblica, chi non ha fatto al meglioil suo dovere in quest’anno. È vero che sono arrivate anche le scuse, da chi è stato artefice di questamorte, ma esse sono state tardive e quasi di circostanza. Veri e sinceri sono stati quegli applausi chedopo 5 minuti hanno rotto il silenzio dell’Olimpico e trascinato le due squadre nel Derby, che domenicanon ha avuto un protagonista sugli spalti ma un attento tifoso in cielo od ovunque ora sia Gabbo.

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Iniziamo come al solito dai risultati dell’ultimo week-end:Anticipi: Giovedì 13 Novembre 2008 ore 20,30JUVENTUS-GENOA 4-1 (Grygera J Amauri J DelPiero J Milito rigore G Papastathopoulos autorete J);Sabato 15 Novembre 2008 ore 20,30 PALERMO-INTER 0-2 (Ibrahimovic doppietta). La gara Juventus-Genoa si è giocata giovedì all’Olimpico di Torinoperché sabato 15 doveva esserci la partita di rugbyITALIA-AUSTRALIA.Domenica 16 Novembre 2008 ore 15,00: ATALANTA-NAPOLI 3-1 (Ferreira Pinto A Hamsik rigore NManfredini A Floccari A); CAGLIARI-FIORENTINA 1-0 ( Acquafresca rigore); CATANIA-TORINO 3-2 (Colombo T Mascara C Mascara C Amoruso rigore TMascara C); MILAN-CHIEVO 1-0 (Kakà rigore);SAMPDORIA-LECCE 3-2 (G.Delvecchio S CassanoS Tiribocchi L Stankevicius S Tiribocchi L); SIENA-BOLOGNA 1-1 (Ghezzal S Di Vaio rigore B);UDINESE-REGGINA 0-1 (Brienza R).Posticipo ore 20,30: ROMA-LAZIO 1-0 (Julio Baptista).Juventus-Genoa è stata una gara molto combattutain particolare nella prima parte di gara; una partitacon un Grifone gagliardo e tosto che ha messo ingrande difficoltà i bianconeri di Ranieri. Ma nellaseconda frazione di match la difesa rossoblu è andatain bambola e Del Piero ha messo in ghiaccio il risultatofinale. L’arbitro non ha concesso un paio di rigori aigenoani e Gasperini si è giustamente lamentato alfischio conclusivo. Palermo-Inter una partita giocatabenissimo nel primo tempo dalla compagine allenatada Ballardini mentre l’undici nerazzurro guidato daquel “simpaticone” di Mourinho messo male in campofatica un po’ a trovare il classico bandolo dellamatassa. Nel secondo tempo riesce a trovarloIbrahimovic con un tiro straordinario ai 20 metri; losvedese con la sua potente conclusione fulminaFontana e porta in vantaggio i suoi. Il bello è che finoal goal l’Inter non aveva meritato nulla se non unpareggio. Il calcio a volte sa essere proprio ingiusto.Questa settimana c’è da notare il crollo delle inseguitricidell’Inter (Napoli e Udinese); solamente il Milan riescea tenere il ritmo indiavolato delle prime della classe:sarà un caso? Non credo purtroppo. Ma proseguiamocon la nostra bella analisi che è meglio. L’arbitroBrighi di Cesena era sicuramente molto confuso edha sbagliato tutte le decisioni più importanti dellagara, scontentando un po’ tutti, atalantini e napoletani.La squadra partenopea allenata da Reja ha persomalamente l’occasione per continuare a sognare loScudetto su un campo difficile e giocando contro unacompagine coriacea ed arcigna quale è quella allenatada Gigi Del Neri. Un vero peccato.

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di Nicola Ceolin

Un rigore generoso salva il Milan

Inter in testa - doppietta di Ibra

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* una partita in meno

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Il Cagliari di Allegri ottiene una vittoria di prestigiocontro una Fiorentina tornata ad essere la lontanaparente di quella squadra che abbiamo ammirato neimesi precedenti. Se comincia a sbagliare partita inquesto modo rischia di ritrovarsi fuori dalla zonaChampion’s League. Per dovere di cronaca, c’è dadire che il rigore concesso molto generosamente aisardi non andava concesso. Il Catania di WalterZenga continua nella sua ritrovata e gioiosa seriepositiva e ottiene una netta vittoria giocando controun Torino che non molla mai e cerca sempre diattaccare e infastidire gli avversari. La parte del leonein campo l’ha fatta sicuramente Mascara con la suaincredibile tripletta. Se continueranno con questogrande entusiasmo i siciliani si ritroveranno a centraretraguardi impensat i ad in iz io stagione…Il Milan brasiliano di Ancelotti riesce a battere il Chievoallenato da Di Carlo grazie ad un rigore “governativo”concesso generosamente per un (presunto) fallo suKakà. Lo stesso fantasista carioca mette la sfera suldischetto e batte Sorrentino. Dalle immagini televisivesi nota che Bentivoglio sembra tirare la maglia delbrasiliano ma è una illusione ottica. Il fallo ( se c’èstato) è sicuramente fuori area. Invece ci siamodivertiti con uno scoppiettante Sampdoria-Lecce. LaSamp va sul 2 a 0 con Delvecchio e Cassano e lapartita sembra virtualmente chiusa a favore dei liguri.Ma è solo una impressione. I giallorossi di MarioBeretta cominciano a macinare gioco e vanno moltovicini al pareggio con una doppietta di Tiribocchi; maStankevicius con il suo goal rompe l’equilibrio e regalala vittoria alla compagine di Mazzarri. Una delle partitepiù noiose della giornata è sicuramente Siena-Bologna. Un pareggio con reti da sbadigli continui episolini sulle tribune a ripetizione; nel sonno generalesegnano Ghezzal e Di Vaio. Poi il nulla. L’Udinese incasa riesce nell’impresa di far vincere la Reggina allacanna del gas con una bella rete di Brienza e perdeil primato in classifica. Bisognerebbe dare a Marinoil “Tapiro D’Oro”. La Roma è tornata! La squadraallenata da Luciano Spalletti vince il Derby con laLazio grazie ad un secco colpo di testa di Julio Baptistae ritrova di colpo gioco e serenità perduti nei meandridi una crisi buttata alle spalle. Era ora!Ma andiamo a fare la nostra solita analisi critica dellaclassifica:INTER 27 MILAN 26 JUVENTUS 24 NAPOLI 23LAZIO 22 UDINESE e CATANIA 21 GENOA 20FIORENTINA 20 ATALANTA 20 PALERMO 16CAGLIARI 13 SIENA 13 SAMPDORIA 13 LECCE 12ROMA 11 TORINO 11 BOLOGNA 8 REGGINA 8CHIEVO 6.Napoli e Udinese sono scese dal trenino di testa; laFiorentina fa un altro passo indietro; la Roma comincialentamente a risalire; la Lazio scende un pochino eil Chievo passa ad essere il fanalino di coda.

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La simbiosi tra i calciatori brasiliani e la Romadura ormai da quasi trenta anni. Dopo il "divino"all'inizio degli anni 80, ne sono passati davveromolti dalle parti di Trigoria di giocatori carioca.Non tutti hanno brillato ma a volte anche solo ilsentire gli altisonanti nomi di questi personaggiche venivano a giocare da noi ci è bastato percominciare a sognare. Paulo Roberto Falcao èstato il primo e forse anche l'ultimo del suo genere.Un campione vero, un’eleganza fuori dal normale,una presenza che in campo si faceva sentire, unfuoriclasse assoluto. Dopo di lui un altro signoredel centrocampo, il dinoccolato Toninho Cerezo(Antônio Carlos Cerezo), stilisticamente curioso,calzettoni tirati giù e corsa sfilacciata all'apparenza,aveva in realtà una visione di gioco e un talentoinnato, calciatore di enorme qualità e quantità. Nel1988 Renato Portaluppi chiamato, in Brasile,Renato Gaúcho e Jorge Luís Andrade da Silva,detto solo Andrade, arrivarono insieme nellacapitale. Mi sembra di vederlo ancora quel titolosui giornali "Roma, ecco Andrade". Alla fine dellastagione così come erano arrivati insieme, se ne

ripartirono in coppia per tornare in Brasile. Deludentientrambi, per motivi diversi, non confermarono leaspettative di società e tifosi. Meteore e nientealtro. Nonostante la tecnica indiscutibile Andradeera troppo compassato per il calcio italiano eRenato viveva più la notte che il giorno e in 23presenze in campionato non andò mai a segno.Dopo queste delusioni, nel 1990 approdò a Romaun difensore che ha scritto un bel pezzo di storiagiallorossa. Aldair (Nascimento do Santos)proveniente dal Benfica si è rivelato giocatorefondamentale e campione vero. Senso dellaposizione ineguagliabile, piedi ottimi, eleganza davendere, Pluto, così è stato ribattezzato da tutti itifosi, ha vissuto in giallorosso 13 splendidi anni.Mai una parola fuori posto, mai un comportamentosbagliato, Aldair è stato per tutti un vero esempioe un giocatore rispettato da tutti in campo e fuori.La sua maglia numero 6 è stata ritirata dallasocietà. Alla fine degli anni 90 passarono però daTrigoria altre 2 meteore, Wagner e Fabio Junior.Il centrocampista e la punta non hanno mai presoconfidenza con il nostro calcio. Troppo egoistauno, troppo normale l'altro.

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di Alfredo Cinquina

Cerezo

Il "Divino" Falcao

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Discorso a parte merita invece il "pendolino"Marcos Evangelista de Moraes detto Cafù. Persei anni ha fatto su e giù per la fascia destra,trasformandosi da difensore in ala e attaccanteaggiunto all'occorrenza. Giocatore correttissimo,dotato di ottima tecnica, sempre sorridente in ognicircostanza, ha fornito assist su assist e ha vintoa Roma uno scudetto da vero protagonista. Sullasua ala duettava spesso con Paulo Sérgio Silvestredo Nascimento, attaccante esterno a Roma dal‘97 al ’99, 55 presenze e 24 reti. Veloce e tecnico,Paulo Sergio sembrava avere i piedi invertiti, maquando toccava il pallone si vedeva che era unbrasiliano doc. Per qualche anno al fianco di Aldairha giocato il roccioso centrale difensivo AntônioCarlos Zago. Calciatore dal temperamento fuoridal comune, cattivo in campo a volte anche troppoirruento, Zago formava con “pluto” una coppiaben assortita sia nella Roma che in nazionale.Fondamentale per la vittoria dello scudetto nel2001. Sempre agli inizi degli anni 2000 si fa vederedalle nostre parti anche Marcos Assunção dosSantos, centrocampista forse un pò lento, ma conai piedi delle vere pantofole. Assuncao mettevala palla dove voleva e ogni calcio di punizione conlui in campo si trasformava in occasione da gol.Un pò compassato ma un ottimo regista di gioco.Vicino a lui in quegli anni abbiamo avuto la fortunadi vedere uno dei più forti centrocampisti incircolazione, Emerson Ferreira da Rosa. Eraimpossibile togliergli la palla dai piedi e il più dellevolte era lui a sradicarla dai piedi degli avversari.Forza fisica, tecnica e visione di gioco eccezionali.E’ andato via da Roma tra mille polemiche, maera arrivato accolto da imperatore. Sempre acentrocampo abbiamo voluto un pò tutti un granbene a un carioca davvero atipico, fatto di nervi

e poca tecnica, Francisco Govinho Lima,ribattezzato Duracell per la sua infaticabile corsasenza soluzione di continuità. Velocissimo einstancabile Lima era ovunque servisse unasovrapposizione, un raddoppio di marcatura, unrecupero difensivo. Arriviamo poi quasi nelpresente con lo sconosciuto Alessandro FaiolheAmantino, Mancini per tutti, trasformato da terzinoin attaccante. Dopo i primi due anni ad altissimilivelli è divenuto giocatore discontinuo, ma contecnica e classe da vendere. Ribattezzato "taccodi Dio" per un gol di tacco nel derby, ha vissutosugli allori per molto tempo, ma ha anche realizzatoper la Roma gol bellissimi e importantissimi. Anchelui è andato via tra mille polemiche per questionipecuniarie. Gli altri brasiliani della Roma non sonostoria ma presente. In rosa oggi addirittura treportieri verde oro, Doni, Arthur e Julio Sergio. Idifensori Juan e Cicinho, l'instancabile RodrigoTaddei. Da quest'anno si è aggiunto un altrobrasiliano, colui che ha deciso il derby domenicasera, Júlio César Clement Baptista, per noi labestia, per i laziali la bestia nera. Per parlare diloro ci sarà tempo in futuro perchè si spera cheancora daranno molto alla Roma. Ipotizzando unaformazione tutta made in Brasile verrebbe fuoriDoni, Zago, Aldair, Juan, Cafù, Emerson, Cerezo,Paulo Sergio, Falcao, Baptista, Mancini. Adisposizione tutti gli altri citati. Ci sarebbe dadivertirsi e anche parecchio.

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Julio Baptista

"Pluto" Aldair

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di Alessandro Proietti

Fin dal Quattrocento la zona era nota ai romanicome “Statuario”, tanto era ricca di sculture antiche,mentre nel XVII e XVIII secolo essa assunsel’epiteto di “Roma Vecchia”, per via delle opered’arte e dei reperti archeologici rinvenuti nellazona. Nel 1797 il terreno fu acquistato dai PrincipiTorlonia i quali, durante alcuni scavi nel 1828,ritrovarono una tubatura in bronzo che recava ilnome dei fratelli Quintili. Alla fine dell’età repubblica,più di cento anni prima della costruzione dellaVilla, il terreno apparteneva probabilmente al riccoe famoso oratore Quinto Cecilio. Dopo la suamorte, la proprietà fu ereditata dal nipote PomponioAttico, un amico di Cicerone, che volle farsiseppellire presso il quinto miglio dell’antica “reginaviarum”. Non si sa nulla sulla storia del luogo nelquale fu costruita la Villa dei Quintili. Sesto QuintilioCondiano e Sesto Quintilio Valerio Massimo eranodegli scrittori, tra i più ricchi e colti personaggi delloro tempo nonché grandi amici degli imperatoriAntonino Pio e Marco Aurelio. Essi erano stati,inoltre, consoli nel 151 d.C. Il successore MarcoAurelio, Commodo, descritto dagli antichi storici

come sanguinario e megalomane,mise a morte, nel 182, i fratelli conl’accusa aver ordito un complottocontro di lui. L’eliminazione deidue fu, probabilmente, solo unpretesto per impossessarsi delleloro proprietà, inclusa la splendidavilla. Gli scavi hanno portato allaluce gran parte dei nucleiprincipali. Il complesso centrale,che ospitava gli appartamenti deiproprietari e gli ambienti dirappresentanza, era sostenuto daimponenti strutture di sostruzioneed era posto in modo da dominarela valle di via Latina (il cui tracciatoera molto diverso da quello

dell ’odierna Appia Nuova). La zona dirappresentanza si articolava intorno

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ad un grande cortile rettangolare, pavimentato conlastre di marmo colorato, provenienti dalle piùlontane province dell’Impero, in particolare la Grecia,l’Asia Minore e l’Africa. Le pareti erano decoratecon marmi, mentre pitture e stucchi variopintiornavano le volte ed i soffitti. Tutte le stanze delcomplesso centrale erano dotate di tubi di terracottainseriti all’interno delle pareti e sotto i pavimenti.Si trattava di un vero e proprio sistema diriscaldamento: attraverso i tubi veniva fatta passaredell’aria, precedentemente riscaldata nei“praefurnia”(ambienti appositi situati nei sotterraneidella villa). Lo stesso sistema di riscaldamentocaratterizzava il “calidarium” e il “frigidarium”, enormiambienti della zona termale del complesso, checonservano ancora bellissimi pavimenti in “opussectile”, costituiti da lastre di marmo di diversi colori,accostati a formare diversi disegni geometrici.Ancora sconosciuta è, invece, la funzione di quello

che è chiamato il “teatro marittimo”,una sorta di piccolo anfiteatroperfettamente circolare, situato nellaparte orientale della zona termale.Si pensa che sia stato costruito daCommodo, per ospitare spettacolidi lotta. Egli, infatti, aveva unagrande passione per i giochi deigladiatori. L’ipotesi più probabileparla di un giardino ornamentale,simile a quello costruito dagliimperatori flavi sul colle Palatino.Facevano parte della villa anche uncirco privato, un enorme ninfeo(fontana monumentale), che siaffacciava sulla via Appia Antica, ed

altri edifici ancora, la cui funzione resta misteriosa.

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