IL LEGIONARIO -...

8
IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE ANNO IV N.36 OTTOBRE 2017 - Testo e struttura a cura di TETRVS ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO

Transcript of IL LEGIONARIO -...

Page 1: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

IL LEGIONARIO COMMENTARIVS DEL SOLDATO ROMANO

NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE

ANNO IV N.36 – OTTOBRE 2017 -

Testo e struttura a cura di TETRVS

ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO

Page 2: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I

PREMESSA

Quando si parla di esercito romano del tardo impero con riguardo soprattutto alla parte

finale (V secolo), si è soliti pensare ad un esercito di sbandati, pieno di barbari indisciplinati e rozzi,

poco addestrato e scarsamente incline al combattimento. Tenendo conto che alcuni di questi aspetti

possono anche essere – in certa misura – accettabili, non vi sono però prove concrete che vi sia stato

un generale e costante declino della forza bellica. Anzi, proprio verso la seconda metà del V secolo,

per le aumentate esigenze di difesa dei confini gli eserciti di Ezio, Ricimero, Maggioriano (tanto per

citare alcuni degli ultimi condottieri) ottengono importanti vittorie negli scontri campali (ad es Ezio

contro gli Unni nei Campi Catalaunici,451; Ricimero contro i Vandali nei pressi della Corsica 456;

Maggioriano contro i Burgundi, nella valle del Rodano, 458/459). E se alcune grandi campagne

belliche (es. quella di Maggioriano contro i Vandali, 459) sono destinate al fallimento ciò è dovuto

a tradimenti e lotte intestine piuttosto che ad errori di strategia o alla tattica impiegate.

Ad ogni modo, verso la fine del V secolo, le forze armate imperiali d’occidente si

avvieranno verso una “drammatica mutazione”, una mutazione che consisterà in una sorta di

processo di sostituzione delle truppe regolari all’interno dell’ esercito romano.

Questo mutazione o dissolvimento (in certi casi) coincidono con quello dello Stato Romano

e ne sono la reciproca conseguenza: l’Impero perde i pezzi e i mezzi di sostentamento per l’esercito

che si riduce di contingenti, la riduzione delle forze armate non consente la difesa dei territori

imperiali che vanno perduti; si genererà un effetto domino circolare in cui si innestano i fenomeni di

“barbarizzazione”. Infatti, mentre le truppe regolari abbandonano progressivamente i territori

(all’inizio del V secolo ci fu il caso della Britannia) i gruppi barbarici ne prendono il posto sia come

popolo sia come “fornitori” di soldati che andranno a costituire quasi totalmente (quindi mai

esclusivamente) i contingenti occidentali verso gli ultimi anni dell’impero.

Come vedremo, le truppe regolari (composte nella maggioranza da Romani, Italici e

provinciali romani) – ormai in numero inferiore rispetto a quelle cd “barbare” – si troveranno

sempre più isolate nei territori rimasti.

Ricostruire caratteristiche, dimensioni, modalità d’impiego dell’esercito romano (o dei

diversi eserciti romani) del V secolo presenta una certa difficoltà dovuta essenzialmente a due

ordini di motivi:

- Limitato interesse per il periodo da parte di storici, studiosi, ecc;

- Scarsità di rilievi, testimonianze, monumenti rispetto all’Alto Impero.

Per contro, alcuni aspetti, notizie ed elementi possono essere ricavati (con maggiore o minore

profondità) su fonti storiche quali:

- Anonimo, De Rebus Bellicis (337-377 ca.), per la parte propedeutica

- Ammiano Marcellino,Res Gestae(353-378), per la parte propedeutica;

- Vegezio, De Rei Militari (fine IV sec. – inizio V secolo); sulle tecniche militari

- AA.VV., Notitia Dignitatum… (inizi IV secolo), per la descrizione delle unità militari

- Teodosio II (a cura di), Codex Theodosianus (438), raccolta di leggi

- Maurizio (a cura di ), Strategikon (fine VI secolo); tecniche dell’esercito d’Oriente (con

richiami storici del passato).

Ovviamente, quanto si verificherà nel V secolo è il risultato di un processo di trasformazione

che prende avvio nella parte centrale del III secolo e si determina pienamente nel IV secolo.

Pertanto, secondo alcuni Storici «… oggi per descrivere quanto accadde tra il III e V secolo si

ricorre al concetto di trasformazione del mondo romano. Proponendo questa immagine non si

vuole sminuire o negare la drammaticità dell’impatto delle migrazioni dei popoli germanici nei

territori occidentali dell’Impero, bensì sottolineare come il mondo germanico e quello romano,

dopo secoli durante i quali agli scontri si alternarono anche i contatti pacifici, si siano

Page 3: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

progressivamente compenetrati dal punto di vista dell’organizzazione politica e sociale. Allo stato

attuale si è propensi a considerare la fine dell’impero romano d’occidente in una più ampia

prospettiva di trasformazione della società antica individuando nell’arco di tempo tra il III e l’VIII

secolo una fase da studiare unitariamente e leggendo in essa lo scenario di un lento tramonto

dell’antichità e di un lungo inizio de Medioevo. » [G. De Luna – M. Meriggi – Il segno della Storia

1 – Paravia].

Di conseguenza questa impostazione o chiave di lettura risente di ciò che gli studiosi

Tedeschi chiamano rispettivamente “primo Medioevo (V-VIII secolo)” e “Alto medioevo (IX e XI

secolo)”, confermando l’idea di un V secolo come “proto medioevo” (vedi IL LEGIONARIO n. 2).

Sappiamo cosa abbia rappresentato il III secolo nell’ambito sociale e militare di Roma e

quindi il significato anche delle riforme partite con Gallieno e proseguite da Diocleziano in quello

che si considera il punto di avvio del “basso impero”. E queste riforme si riflettono nel secolo

successivo. Scrive LeBohec che «… non ci fu un solo esercito nel IV secolo, ma cinque: si tratta

dell’esito di modifiche avvenute essenzialmente, sotto il regno di Diocleziano, di Costantino I, di

Costanzo II e di Giuliano … e anche l’esercito romano del V secolo, o quanto meno l’organismo

indicato con questo nome , presenta caratteristiche tutte sue..» [ Y. LeBohec :Armi e guerrieri di

Roma Antica; da Diocleziano alla Caduta dell’impero, pag.24- 2009]

Una sostanziale differenza tra il V secolo e quello precedente è rappresentata anche dal

diverso ruolo degli imperatori: si tende, infatti, a parlare di Imperatori soldato (SoldatenKaiser) per

il IV secolo e di imperatori bambini (Kinderkaiser) per il V secolo ((cfr: J. W.P. Wijnendaele –

L’Ultimo Romano – 21 Editore). Secondo questa visone “germanica”, si afferma una nuova

concezione dell’autorità imperiale. Con la morte di Teodosio e l’ascesa ai troni di Onorio ed

Arcadio si crea «… un vero e proprio spartiacque tra il tempo dei potenti SoldatenKaiser del

quarto secolo e la lunga serie di inermi ed isolati Kinderkaiser bambini dei decenni successivi» (J.

W.P. Wijnendaele – l’Ultimo Romano – pag. 55 - 21 Editore).E difatti la fine convenzionale

dell’Impero romano d’Occidente coincide con un imperatore adolescente seduto sul trono. Ma se

l’imperatore non sembra più rivestire il comando supremo dell’esercito, restando soprattutto a

palazzo con funzioni di cerimonia e rappresentatività, protetto da una guardia imperiale, ecco che si

affacciano nuove e forti figure a sostegno, condottieri e comandanti quasi sempre di origine

germanica o barbara che tendono a gestire sia l’aspetto militare sia quello politico. Ma questa ascesa

di “Magister militum” (da Stilicone ad Odoacre, ad esempio) si mantiene e si rafforza anche quando

a regnare (almeno formalmente) non sono imperatori bambini ma figure di copertura, imperatori di

facciata la cui esistenza terrena si interrompe quasi sempre bruscamente dopo pochissimo tempo di

permanenza sul trono.

Anche se questa caratteristica di imperatori deboli non fu sempre presente (si pensi a figure

forti come Maggioriano, ad esempio) il quinto secolo fu comunque attraversato da costanti lotte

interne - che abbinate ai disastri bellici (es.: i sacchi di Roma del 410 e del 455) o al tracollo delle

frontiere con le conseguenti incursioni – portarono al lento, inesorabile deterioramento

dell’apparato militare e alla perdita di intere province che aggravarono tale situazione.

IL QUINTO SECOLO E GLI ESERCITI DI ROMA

L’ultimo periodo dell’impero romano d’Occidente copre ¾ di secolo ma si caratterizza per

la scarsità di fonti e documenti che comportano una certa frammentarietà anche nel dare

un’immagine quanto più plausibile e fedele degli eserciti di tale epoca.

Infatti, « il quinto secolo è stato uno dei periodi più critici della storia europea. È un

periodo denso di avvenimenti di grande importanza e i cambiamenti che lo attraversarono

trasformarono l’Europa più radicalmente di ogni altra fase di avvenimenti politici che s i sia

verificata in seguito … Non vi è una storia degli eventi contemporanei e il resoconto degli

avvenimenti deve essere ricostruito a partire da frammenti, cronache ridotte all’osso, riferimenti

accidentali presenti negli scritti di poeti, retori, teologi. » [John Bury, Hystory of the Later

Page 4: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

ROMAN Empire. From the death of Theodosius I to the death of Justinian (A.D: 395 toA.D: 565)

Vol. I London 1923]

Il V secolo vede la trasformazione degli eserciti romani, non solo a livello di

equipaggiamento e di tattiche. Questa trasformazione è stata definita da Storici, autori esperti, come

“lento declino”, “dissoluzione”, “evoluzione”. Indubbiamente nulla scompare immediatamente e

per sempre in un semplice dato istante, per cui può essere prudente parlare di un processo

metabolico che, legato alla disgregazione dell’impero romano d’occidente e alla sua trasformazione

nei regni romano-barbarici, conduce ad un passaggio delle armate “romane” a truppe - variamente

dislocate, variamente armate, variamente denominate – al servizio dei nascenti regni europei che

oramai definiscono la struttura geopolitica dell’Europa alto-medioevale.

Innanzitutto, pur parlando di “esercito romano”, “armate romane” e così via, occorre

specificare che di romano non era poi rimasto molto nelle forze militari romane. Anche se operanti

sotto insegne romane, ai comandi di condottieri romani (ma non sempre) l’esercito imperiale era -

oramai – un coacervo di truppe cd. “regolari” e armate di foederati.

Il principale elemento di questo processo di trasformazione fu comunque il crescente peso

che ebbero le truppe straniere e le milizie autonome (ad es. si pensi ai Buccellarii) provenienti dai

popoli germanici o di altra etnia stanziati ormai da tempo nei territori imperiali (o che lo erano

stati). Difatti, a cavallo tra il IV e il V secolo, e secondo LeBohec [op. cit., pag.25-] tra il 378 e il

410, “… l’esercito Romano d’occidente cessa di essere un esercito vero e proprio e si trasforma

lentamente in una milizia che non sussiste se non di nome”… Nel corso del V secolo, i residui di

questo organismo si dissolvono lentamente … e si trasformano altrettanto lentamente in Oriente

per dare vita all’esercito bizantino”.

Ciò è visibile anche in ciò che può essere definita l’ultima vittoria romana di rilievo, quella

conseguita da Ezio (Flavius Aetius) contro gli Unni di Attila ai campi Catalaunici (o Battaglia di

Chalons – Francia) nel 451.

Ma già intorno alla seconda metà del 400, la situazione dell’impero occidentale era oramai

in una fase di discesa senza fine.

Difatti il potere centrale di Roma, almeno come immagine si stava dissolvendo in quanto la

capitale dell’Impero d’ Occidente non era più l’Urbe ma Ravenna (dal 402, dopo che lo era stata

Mediolanum); inoltre presero il soppravvento i vari gruppi etnici (Goti, Burgundi, Franchi, ecc.)

stanziati all’interno dei confini, gruppi che mutarono la loro posizione da foederatiin istituzioni

giuridicamente distinte e autonome rispetto all’autorità imperiale.

Nel 461, dopo la morte di Maggioriano - forse l’ultimo grande imperatore romano – la

Britannia era stata ufficialmente abbandonata da tempo, l’Africa del Nord era perduta ad opera dei

Vandali che ne avevano fatto il loro regno, parte della Gallia era occupata da Franchi, Burgundi e

Visigoti, mentre la Penisola Iberica vedeva la presenza dei Suebi (Svevi) e ancora di Visigoti

nell’area che oggi corrisponde, all’incirca, alla Galizia (tra Portogallo e Spagna attuali).

La perdita di vasti territori o di intere province comportò – altresì – la riduzione del gettito

fiscale che, per la maggior parte serviva al finanziamento delle spese militari – la perdita di capitale

umano per il ricambio dei contingenti armati e la sostituzione, nei territori perduti, degli eserciti

imperiali con quelli dei cd. “barbari”.

La riduzione di entrate finanziarie comportava – dunque – la difficoltà di pagare in modo

regolare e soddisfacente le restanti truppe ormai a difesa di un territorio imperiale che si stava

riducendo alla penisola italica e a qualche altro “spezzone” (Illiria e alcune aree della Gallia). Gli

ultimi soldati imperiali iniziarono, pertanto, a non sentirsi più in dovere di mantenere il rapporto

con le gerarchie militari romane ed imperiali anche perché queste ultime erano oramai quasi allo

sbando e non garantivano più un regolare coordinamento e flusso informativo. Difatti gli ultimi

imperatori romani altro non erano che figure di copertura di altri personaggi, come Ricimero, ad

esempio, o comandanti militari di origine germanica o barbara che avevano il potere di gestire in

Page 5: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

modo personale e vantaggioso le milizie, non potendo ambire – per la loro origine – a vestire la

porpora.

Si presume che dopo la morte di Valentiniano III (455), «… i reggimenti regolari

dell’esercito romano dovevano esistere ormai solo sulla carta e nei fatti il governo si serviva solo

di mercenari germanici» [Federico Marazzi – Gli Ostrogoti, i più «romani» dei barbari – in

Invasioni barbariche – Medioevo Dossier 4/2013 – ed. My Way Media]

Pertanto, mentre le forze armate romane si dissolvevano, quelle ancora rimaste in Italia (e

nei pochi territori ancora fedeli all’Impero) risultavano composte quasi esclusivamente da non

italici e comandate da alti ufficiali barbari.

Infatti nel 475, le forze militari romane dovevano essere costituite «… principalmente da

gruppi di barbari variamente assortiti, dai nomi suggestivi, quali quelli degli Eruli, Sciri, Turcilingi

e Rugi» [F. Marazzi, op. cit.]

Dopo la destituzione di Romolo Augusto da parte di Odoacre e cessato il potere dell’autorità

imperiale d’occidente (476) ciò che restava delle forze armate romane ancora operanti in alcuni

territori rimase definitivamente isolato, e allo sbando. Le conseguenze furono che la maggior parte

di questi soldati e legionari, non conoscendo altro mestiere che quello delle armi, finirono per

essere ingaggiati dai vari regni barbarici come alleati (o anche come mercenari), capovolgendo così

i ruoli che si avevano solo qualche decennio prima.

Difatti, nel VI secolo Procopio [le Guerre Gotiche, I, 12] testimonia il fatto in cui «… i

soldati romani che erano stati posti di presidio nella Gallia estrema, che non avendo modo di

ritornare a Roma, né volendo passare ai loro nemici, cedettero se stessi, con le loro insegne ed il

territorio che difendevano, agli Arborichi e ai Germani; trasmettendo ogni tradizione ai loro

posteri, conservando i costumi patrii, che sono tuttora rispettati, poiché ancora si distinguono a

seconda delle legioni nelle quali militavano anticamente, e vanno in battaglia preceduti dalle

proprie insegne, osservando costantemente le leggi patrie; mantengono la foggia romana anche nei

calzari e in ogni parte …» [in: Giuseppe Cascarino – Carlo Sansilvestri “L’esercito Romano:

armamento e organizzazione – vol. III – Il cerchio , Rimini 2009].

Una testimonianza ci viene da un monaco di nome Eugippio, sulla base degli scritti da lui

lasciati in onore del suo superiore , un santo di nome Severino.

Severino morì nel gennaio del 482 ed Eugippio ne scrisse l’agiografia tra il 509 e il 511

(Vita Severini) raccogliendone le storie dallo stesso Severino narrate o da chi gli fu vicino. In

sostanza, da questa opera se ne ricava l’idea che alcuni contingenti di truppe romane di tipo

frontaliero sopravvissero ancora alla fine del V secolo e agli inizi del VI secolo nel Norico

(corrispondente all’attuale Austria centrale, parte della Baviera, della Slovenia e dell’arco alpino

italiano orientale).

In alcuni dei passi, la “Vita di San Severino”, tratta dei soldati romani stanziati in quell’area

provinciale tra il 455-460.

Difatti « … ai tempi in cui ancora esisteva l’impero romano, i soldati di molte città erano

mantenuti dall’erario pubblico per la guardia che facevano lungo il muro [la frontiera del

Danubio]. Quando questa situazione cessò di esistere le formazioni militari si dissolsero e il muro

fu lasciato andare in rovina. Ma la guarnigione di Batavis [Passau] resisteva ancora. Alcuni

soldati andarono dunque in Italia a sollecitare per i loro compagni l’ultimo pagamento, ma lungo il

cammino i barbari li attaccarono senza che nessuno lo venisse a sapere. Un giorno, mentre si

trovava nella sua cella a leggere, all’improvviso Severino chiuse il libro e cominciò a sospirare

tristemente e a spargere lacrime. E a quelli che erano presenti disse di andare subito sul fiume

[l’Inn] che, come egli disse, a quell’ora doveva essere rosso di sangue umane. In quel preciso

momento arrivò la notizia che i corpi di detti soldati erano stati gettati a riva dalla corrente. »

[Eugippio - Vita Severini, in : Peter Heather – La Caduta Dell’impero Romano: una nuova storia –

Garzanti 2010]

(continua…)

Page 6: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

Doppio impegno per ROMARS nella suggestiva cornice del Castrum del GSR in Via Appia Antica 18.

Nell’ambito dell’evento SPQR, i banchi didattici di ROMARS hanno riscosso un meritato e lusinghiero successo a conferma degli sforzi profusi in questi ultimi tempi sia nella Legio II Britannica sia nella Cohors X Vrbana, entrambe rappresentate nella manifestazione.

La didattica ha riguardato ovviamente il tardo impero, punto di forza dell’associazione che ne fa autentica esponente nel panorama romano ed italiano. In questo settore, sono stati illustrati in chiave dinamico-comparativa i cambiamenti avvenuti nell’esercito romano in termini di equipaggiamenti, armi e tattiche. Altro elemento che ha catturato l’interesse di dei visitatori è stata l’esposizione degli strumenti di tortura e repressione quali il flagellum, lo scorpio, l’eculeus, e, soprattutto, la riproduzione del braccio crocifisso.

Immancabili i “classici” della dimostrazione di accensione del fuoco e delle segnalazioni luminose a codice.

Altro aspetto che ha riscosso interesse e plauso è stata la cartografia militare romana, ossia la riproduzione (secondo modo conforme) di quelle che potevano essere mappe e carte, tra cui una riguardante la Britannia tardo imperiale, in base alla tavola Peutingeriana.

(Ken Randall – ripr. Ris.)

Page 7: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

28 ottobre 312: LA BATTAGLIA DI PONTE MILVIO

Il magistrale lavoro del modellinista Guido Giusti (Montecatini) per ricordare l’epica battaglia. L’artista, oltre

a dedicarci (nel retro dello scudo è riportato il suo nome) un soldato (quello con lo scudo della II britannica), ci ha

ricordati così “… Altro doveroso ringraziamento va all’amico Paolo Belocchi, per i suoi preziosi consigli e note

storiche che ha gentilmente,messo a mia disposizione, fondamentali per l’accuratezza storica del progetto.”

Altra citazione è stata per la Cohors X Vrbana (schieratasi con Massenzio) di cui è stato riprodotto il nostro vessillo

Page 8: IL LEGIONARIO - legioiibritannica.altervista.orglegioiibritannica.altervista.org/wp-content/uploads/IL-LEGIONARIO... · ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO Parte I PREMESSA Quando

SCHERMA CON LA DAGA (2a parte) Si dibatte spesso – in sede di rievocazione storica ed archeologia sperimentale – sull’effettivo uso

di queste armi corte e del pugio in particolare. I ritrovamenti di rudis raffiguranti pugi o daghe

potrebbero dimostrare l’uso all’addestramento (e quindi in battaglia) di queste armi bianche corte e

quindi non un solo impiego meramente decorativo o di prestigio. Anche se i soldati romani possono aver utilizzato il pugio (o una daga) per scopi non militari, ciò

non deve significa che il suo impiego principale, fosse quello di un’arma da guerra” ( cfr.I.P. Sthephenson

-Roman Infantry Equipment, The Late Empire). Difatti, «L’uso di un pugnale nel contesto di una battaglia

comporta una tipologia di combattimento che è quella del “corpo a corpo”, dove i due combattenti sono

impegnati in uno scontro a distanza ravvicinata, come descrive Vergilius Maro Grammaticus (vedi

Epitomae, cap. 4) » [Marco Saliola Fabrizio Casprini + Pugio Gladius brevis est – storia e tecnologia del pugnale

da guerra romano – ArborSapientiae - Roma 2012] Gli autori Antichi ci danno un’idea di come poteva svolgersi un combattimento con questa arma

bianca. In particolare, Tacito (De Vita et Moribus Iulii Agricolae, XXXVI e XXXVII, I), in merito agli scontri

tra le popolazioni della Britannia e i legionari romani, dice che “… al primo scontro si combatté da

lontano, mentre i Britanni con calma e insieme con perizia, deviavano le nostre armi da getto con le loro

lunghe spade o le evitavano con i loro piccoli scudi di cuoio. Essi, poi, coprivano i nostri con una pioggia

di dardi, finché Agricola ordina a quattro coorti di Batavi e a due di Tungri di iniziare la battaglia a

corpo a corpo con le spade, poiché essi, per la lunga pratica delle armi, erano esperti di tal modo di

combattere, mentre i nemici, che avevano piccoli scudi ed enormi spade, non erano in condizione di

sostenere tale assalto. Le spade dei Britanni erano, infatti, senza punta e non permettevano di

incrociare le armi e di combattere in uno spazio ristretto” (continua)

NUMERI DISPONIBILI 5) LE COORTI URBANE 7) BURGH CASTLE 8) IL PERIODO ROMULEO 9) L’ARCO RACCONTA … LA CAMPAGNA D’ITALIA DI COSTANTINO 10) ZENOBIA, REGINA DI PALMIRA 11) 284-395, IL PRIMO TARDO IMPERO 12) IL PRETORIANO DI CRISTO 13) MAGNVS MAXIMVS 14) IL GIORNO DELL’ALLIA 15) I MISTERIOSI ARCANI 16) LA VIA DEL TRIONFO 17) L’ASSEDIO DI MASADA 18) DE REDITV SVO 19) I DUE VOLTI DELL’IMPERO ROMANO 20) L’ETRUSCO UCCIDE ANCORA 21) TERRA DESOLATA

22) SEGNALI DI FUOCO 23) CORNELIO IL CENTURIONE 24) LA BATTAGLIA DELL’ALLELUJA 25)395-476, IL SECONDO TARDO IMPERO 26) LE CARCERI DELL’ORRORE 27) TARRACINAE, OBSEDIT! 28)MEDIO IMPERO ROMANO 29)INDAGINE SU UN SOLDATO ROMANO DEL TERZO SECOLO 30)SOTTO PONZIO PILATO 31)UTUS 32) RIVOLTA NELL’URBE 33) TORTURA! 34)IL TRAMONTO DEGLI DEI 35)ULTIMI GIORNI AD OCCIDENTE 36)ESERCITI DI ROMA NEL QUINTO SECOLO

CONTATTI:

3332765818---3883683997

ROMARS legiosecunda britannica

legioiibritannica.altervista.org/ [email protected]