FN - Aprile 2011

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famiglia nostra RIVISTA DELLA GENTE, DEI RELIGIOSI, DELLE RELIGIOSE SACRA FAMIGLIA w educare anno 92 - n. 4 - aprile 2011 Padre Luca e padre Sergio diventeranno sacerdoti. Saranno servi del «carisma» con la sapienza del Buon Pastore Buona Pasqua rivista mensile anno 2010 poste italiane s.p.a. spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. In L. 27/02/2004 n 46) art.1, comma 2, DCB (filiale di bergamo)

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Rivista dei Religiosi, delle Religiose e della Gente della «Sacra Famiglia»

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famiglia nostrar i v i s t a d e l l a g e n t e , d e i r e l i g i o s i , d e l l e r e l i g i o s e s a c r a f a m i g l i a

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anno 92 - n. 4 - aprile 2011

Padre Lucae padre Sergiodiventeranno

sacerdoti.Saranno servi

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Nella cappella del Noviziato della Congregazione, a Mar-racuene (Mozambico), ab-

biamo concretizzato un sogno di molto tempo: un albero/tabernacolo. È stato bello, perché è arrivato all’inizio della Quaresima e ci ha stimolato a tinteg-giare e abbellire la cappella con dei la-vori che concluderemo con la Pasqua. È significativo anche che il Superiore generale stia condividendo con noi questo lavoro: mentre esteriormente rinnoviamo la cappella, interiormente prepariamo il nostro cuore a vivere il mistero della Pasqua, dalla quale prende senso la nostra consacrazione e missione di religiosi della Sacra Fa-miglia. Ma perché mettere un albero come tabernacolo nella cappella del noviziato? E cosa c’entra tutto ciò con la Pasqua?

Abbiamo scelto un albero perché questo elemento della natura ha un grande significato nella vita e nella cultura africana. È simbolo della vita, perché offre i suoi frutti da mangiare e la sua ombra per vivere, riparando-si dal caldissimo sole. Come simbolo della vita è anche punto di riferimento della famiglia, luogo dove si mantiene e si celebra la comunione con gli spiriti dei parenti defunti.

Abbiamo scelto un albero perché nel libro dei cristiani (la Bibbia) è un simbolo che esprime molti significati. Quando la Bibbia racconta come Dio ha modellato il mondo all’inizio, ricor-da che, tra le tante cose belle, ha creato gli alberi che danno frutto (E Dio disse: «La terra produca germogli, erbe che producono seme e alberi da frutto, che facciano sulla terra frutto con il seme, ciascuno secondo la sua specie». E così avvenne»). Tra gli alberi del giardino degli inizi, Dio ha creato l’albero della conoscenza del bene e del male e l’al-bero della vita. Adamo e Eva, disobbe-dendo al comando di Dio, mangiano il frutto del primo albero: rivendicano in questo modo la capacità di decidere cosa è bene e cosa è male in modo au-tonomo da Dio, volendo andare oltre la loro condizione di creatura. La con-

L’albero della Pasqua p. Gianmarco ParisSuperiore della Pro-regionedel Mozambico

E d i t o r i a l E

Mai come in questi ultimi tempi siamo stati testimoni di eventi, il cui esito non è ancora prevedibile, che hanno

messo letteralmente «in fiamme» il mediterra-neo. Dai paesi nord africani quali Tunisia, Al-geria, Marocco, Egitto, Libia alle nazioni della penisola araba - Yemen, Siria e Giordania – accomunati da matrice culturale e religiosa araba, – si è in uno stato di rivolta. Si tratta di insurrezioni di popoli non più disposti ad ac-cettare passivamente lo status quo imposto dai regimi autoritari di appartenenza e chiedono un cambiamento radicale. Gli insorti, per lo più giovani, cercano lavoro per garantirsi pane e futuro, ma le economie dei loro paesi non sono

in grado di creare condi-zioni corrispondenti. Si ribellano poiché questa voglia di crescere è osta-colata da tante ragioni: la corruzione della classe politica, l’impoverimento delle classi medie istruite che vedono calare i pro-pri redditi, la mancanza

delle fondamentali «libertà» (soprattutto «di espressione»). Fin dove giungerà questa ondata di malcontento? Sembra che l’insur-rezione non sia affascinata da ideologie poli-tiche o da partitismi, ma solo dalla richiesta di maggiore democrazia, volendone affermati i valori: rispetto, onestà, il no alla corruzione. «Vi è inoltre un elemento che troppo spesso si dimentica, ed è la richiesta della cittadinanza, ossia il rifiuto delle differenze confessionali», afferma il politologo Oliver Roy in un ‘intervi-sta rilasciata su La croix. E l’Occidente, come si sta ponendo di fronte a questi fatti? Da più voci si raccoglie l’impressione di un Occidente «im-preparato» e forse «sbigottito»; mentre prima si accontentava di avere questi paesi del medi-terraneo dalla «sua parte» e si spaventava di fronte ad un Islam pensato pregiudizialmente come realtà chiusa e immobile, ora scopre con sorpresa che non è così! Oggi i popoli in rivolta chiedono pane e giustizia, moralità e sviluppo: vogliono risposte ad interrogativi che riguar-dano i loro destini ma anche certamente ri-chiedono che si ridisegni il concetto di sviluppo economico e culturale del mondo.

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seguenza di questo peccato (originale) è che viene negato all’uomo l’accesso all’albero della vita (che rappresenta l’immortalità, la pienezza di vita, che ogni uomo desidera): infatti i cherubi-ni con la spada fiammeggiante blocca-no il cammino all’albero della vita.

Tutta la storia della salvezza, che la Bibbia racconta, mostra come Dio, per amore dell’uomo che ha creato libero, rende di nuovo possibile il cam-mino all’albero della vita, cioè lo invita a prendere parte alla sua pienezza di vita; e mostra anche la resistenza che l’uomo continuamente oppone a questo invito, conferman-dosi «figlio di Adamo». Difeso dai cherubini all’inizio, l’albero della vita appare di nuovo, alla fine del libro, quando nell’Apo-calisse Gesù promette: al vin-citore concederò di mangiare dell’albero della vita che sta nel paradiso di Dio, e proclama: be-ati quelli che lavano lo loro vesti per aver accesso all’albero della vita. Il vincitore, colui che lava le sue vesti nel sangue dell’agnello (immagine che abbiamo posto sulla porta del tabernacolo), è ogni discepolo di Cristo che si mantiene fedele al suo Signore nonostante le persecuzioni che deve soffrire in nome della sua fede.

Tra l’inizio e la fine del libro, in mezzo alla storia dell’umanità e della salvezza, s’innalza un altro al-bero: quello della croce dove Gesù è stato crocifisso. È per questo cam-mino imprevedibile e paradossale che Dio riapre per tutti, attraverso la morte di suo Figlio, il cammino all’al-bero della vita, per vivere in comunione con Lui. In Israele i peccatori condannati a morte erano appesi a degli alberi ed erano con-

siderati maledetti da Dio. Gesù con la sua passione prende il posto dei pec-catori, assume su di sé la maledizione della legge, prende su di sé i nostri peccati e inchioda sul legno della croce la sentenza di morte emessa contro di

noi. In questo modo la croce, stru-mento di sofferenza e di morte,

si trasforma in “legno che sal-va”, come dice il libro della

Sapienza: benedet-to sia il legno

dal quale ci viene la g iust iz ia . La liturgia gli fa eco cantando: «Ecco il le-gno della croce al qua-

le fu appeso il salvatore del

mondo: venite adoriamo!».

Ecco perché abbiamo messo

un albero come tabernacolo nella

cappella del novizia-to: rappresenta l’albero

della vita, della comu-nione con Dio, che si re-

alizza attraverso la croce di Gesù. È l’albero dove vita e morte si incontrano, misteriosamente. È l’albe-ro con cui Gesù si identifica nell’ultima cena: io sono la vite, voi i tralci; chi rimane in me dà molto frutto. Den-tro quest’albero c’è l’Eucari-stia, Gesù, pane di vita che si dona, spezzandosi, per dare vita al mondo. Guardando ogni giorno questo albero/ta-bernacolo, siamo aiutati ad

adorare il tesoro che con-tiene, l’Eucaristia la

presenza reale di Gesù in mezzo a noi, e siamo invitati ad ac-

cogliere il progetto di vita che Egli ci propone: chi cerca la sua vita la perde, chi offre la sua vita per me e per il Van-gelo, la ritrova.

Il simbolo dell’albero è anche ca-pace di significare la nostra parteci-pazione alla Pasqua di Gesù, che è il significato della vita cristiana e della consacrazione religiosa che inizia con il noviziato. Infatti nella Bibbia l’albe-ro è anche simbolo dell’uomo: come l’albero si conosce dai suoi frutti, così l’uomo di conosce da quanto produ-ce nella sua vita. Grazie all’immagine dell’albero San Paolo riesce a esprime-re in modo semplice e efficace la rela-zione tra la Pasqua di Gesù e la nostra vita. Da noi stessi siamo portati a dare frutti selvatici; con il battesimo, che ci unisce alla Pasqua di Cristo, siamo stati «inseriti» nell’albero che è Cri-sto, e se facciamo spazio alla sua gra-zia possiamo produrre gli stessi frutti che Egli ha prodotto. Il noviziato (e la vita di ogni cristiano) è un cammino pasquale: consiste cioè nel prendere coscienza delle nostre povertà e incon-sistenze umane e lasciare che la croce di Gesù le trasformi in cammino verso la vita piena.

Ecco perché è bello che questo al-bero/tabernacolo sia arrivato all’ini-zio della Quaresima e ci abbia invitato ad una riforma della Cappella e della nostra vita. Auguriamo a ognuno di voi, che condividete il cammino della nostra consacrazione e missione «Sa-cra Famiglia» in Italia, in Brasile e in Mozambico, di rinnovare la coscienza della vita nuova che abbiamo ricevuto nel battesimo, che ci ha inseriti nella Pasqua di Cristo: questo mistero ha la forza di sostenere le nostre debolezze, di curare le ferite, di il-luminare il buio e ci permette di dare frutti buoni nonostante le nostre debolezze. Buona Pasqua.

L’albero della Pasqua

africa

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«Grazie… perché mi hai scelto!»La prossima ordinazione sacerdotale di p. Luca e p. Sergioa cura della Redazione

smatica rendendo visibili i doni di Dio al suo popolo: rimettere i peccati, con-sacrare il pane e il vino e annunciare la Parola. Tutti sono doni che “passano” attraverso la persona del sacerdote che, però, è solo strumento di Dio e non detentore di un potere.

PADrE SErGIo. Quello che ha determinato la mia scelta è la figura di Cristo che si fa pastore premuroso per le pecore, si «dà» per le pecore, diventa la porta, la via. Ciò é affasci-nante, misterioso. Gesù ti chiama a vivere totalmente per gli altri, a fare grandi rinunce, rinunce personali, che diventano però atti di donazione, di amore se letti nella sua prospettiva. Lo stare con il Cristo si realizza total-mente nello stare con le persone, con la gente, vivere totalmente ogni giorno a servizio della gente. E credetemi qui a Cerveteri questo stare con la gente

non manca, per il calore e l’affetto che tutti dimostrano. A me il compito di condurre tutti al Padre con il mio es-sere religioso e sacerdote nella Chiesa e nella Congregazione.

Chi sono oggi i/le «Figli/e di San Giuseppe» a cui siete mandati?

PADrE LuCA. I(le) figli(e) a cui siamo mandati sono tutte quelle per-sone, piccole o grandi, che attendono una Parola buona, una Parola che ri-scaldi i cuori, una Parola che asciughi le lacrime, una Parola che sveli il senso vero e pieno della vita, una Parola che accolga; insomma, sono tutti coloro che ricercano Dio tra le pieghe della vita.

PADrE SErGIo. Per me, adesso, sono la gente della Comunità parroc-chiale di Cerveteri. È una comunità giovane, nuova, sta ancora muovendo i primi passi e, come succede per ogni bambino, sento che ci vuole pazienza e amorevolezza. Non mancano momen-ti di difficoltà nel trasmettere alcuni valori cristiani, soprattutto ai giovani, attirati dalle mille luci del mondo. No-nostante le difficoltà cerchiamo di far scoprire la luce di Cristo, l’unica che indica la strada a ciascuno.

Qual è secondo voi il significato te-stimoniale della figura del religioso – sacerdote nella Chiesa di oggi?

PADrE LuCA. Io credo che il re-ligioso – sacerdote deve testimoniare al mondo che è possibile scommettere la propria vita su Dio perché Lui solo rende il centuplo e la vita piena.

Carissimi, quali sono i vostri sen-timenti all’approssimarsi dell’ordina-zione sacerdotale?

PADrE LuCA. I sentimenti che ri-empiono il mio cuore ma anche i miei pensieri, sono di gratitudine a Dio per il dono che mi ha fatto chiamandomi alla vita consacrata ed ora al ministero sacerdotale; gratitudine totale perché il Signore, non solo mi ha scelto, ma mi ha costantemente accompagnato, sostenuto e incoraggiato durante gli anni della formazione.

PADrE SErGIo. Mi chiedo anco-ra perché il Signore abbia fatto pro-prio a me questo grande dono, mistero grande del suo amore. La mia fatica è stata dire «sì», per questo la mia voca-zione è maturata in età «adulta»: sono entrato in Congregazione a 35 anni! Cerco di vivere l’avvicinarsi del giorno dell’ordinazione impegnandomi a pie-no nel servizio pastorale a Cerveteri. Non mancano momenti in cui la pre-occupazione si fa sentire in me, provo-candomi un senso di indegnità per il compito ricevuto. Mi affido al Signore, alla Santa Vergine Maria e alla nostra fondatrice, Santa Paola Elisabetta, perché credo fermamente che senza il loro sostegno nulla potrà essere fatto.

Come il ministero sacerdotale ar-ricchisce l’animazione carismatica che avete ricevuta dalla consacrazio-ne religiosa?

PADrE LuCA. Il ministero sacer-dotale arricchisce l’animazione cari-

Questa nuova corporazione religiosa sara formata didue ordini, cioè di Padri e di Fratelli … Suo scopo è di dedicarsicon tutte le sue forze, mezzi, e sostanze a beneficioparticolarmente della Classe povera e contadina mantenendolanelle proprie … Oltre al ricovero dei Figli di San Giuseppei Padri dovranno impiegarsi, possibilmente sempregratis, per le Missioni nelle Campagne, per gl’infermi, per leConfessioni e per l’Istruzione religiosa sia in Casa che fuori.

diario di congrergazione

... parole della fondatrice...

immagini dell’ordinazione

p. Luca p. Sergio

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«Grazie… perché mi hai scelto!»La prossima ordinazione sacerdotale di p. Luca e p. Sergioa cura della Redazione

PADrE SErGIo. A volte un sa-cerdote per caratteristiche umane o per incapacità potrebbe diventare un ‘ostacolo’ all’incontro personale con il Signore. Il Papa, negli ultimi docu-menti, ha detto di tornare a contem-plare il volto di Cristo. Allora mi augu-ro di essere uno strumento che possa sempre indicare il volto di Cristo. Cer-cherò di essere per la mia comunità religiosa-parrocchiale testimone del volto di Cristo perché è da lì che pren-de origine e forza ogni azione pastora-le-educativa. L’augurio è che insieme riscopriamo il volto di Cristo.

Come essere segno in una società civile che avendo smarrito l’orizzon-te di riferimento, non sa ancora bene dove dirigersi?

PADrE LuCA. Credo che possia-mo essere segno vivendo in un modo autentico ciò che abbiamo deciso di abbracciare come ideale di vita, mo-strando che non siamo “super eroi” ma in ogni momento della nostra gior-nata e di fronte alle varie situazioni della vita, abbiamo come punto di ri-ferimento e sostegno il Signore Gesù.

PADrE SErGIo. Viviamo in tempi di fortissimo individualismo e questo intacca anche la Chiesa. An-che la proposta cristiana è esigente, non fa sconti, non si accontenta della mediocrità. o la si vive pienamente o è una testimonianza infruttuosa, a metà, forse controproducente. Come Gesù che si è chinato a lavare i piedi, io dovrò fare questo all’interno della persone a cui sarò chiamato a svolge-re il mio ministero, vivendo nello stile del pastore che accudisce e conosce le sue pecore, tutto questo per il bene della comunità. Anche qui c’è bisogno della grazia del Signore; é importan-te che da parte nostra (chiesa) ci sia più coerenza in quello che diciamo e facciamo. Nessuno di noi è perfetto, tanto meno io, ma è il Signore che ci dona la grazia santificante e a Lui solo dobbiamo riferirci.

padre Luca ghirardelli

padre Sergio grazioli

Nasce a Gardone Val Trompia (Bs) il 29 luglio 1972 da Francesco e Daniela Fiori. Negli anni 1978 –

1986 compie gli studi di base legati alla scuo-la dell’obbligo. Dopo un triennio lavorativo come operaio inizia nel 1992 (fino al 1994) un’esperienza educativa presso la Comunità minorile «Tasa rosa» di Villa Carcina (Bs). La passione per l’esperienza educativa, cuore della personalità di padre Luca, lo porta nel 1995 a vivere e lavorare presso la Parrocchia S. Maria all’Antella (Fi); negli stessi anni ri-prende vita in lui l’interrogativo vocazionale che lo spinge nel settembre 1999 a iniziare coraggiosamente il cammino formativo nella Casa accoglienza della Congregazione sita a Martinengo. Tra il 1999 e il 2003 compie gli studi superiori ed il biennio teologico; nell’an-no 2005 ingressa in Noviziato, al termine del quale diventerà religioso della Congregazio-ne, professando il 2 settembre 2006. Com-pletato il tempo degli studi teologici di base (e dello iuniorato) il 23 gennaio 2010 profes-sa solennemente. Sarà ordinato presbitero il

prossimo 30 aprile a Martinengo (Bg) presso la Chiesa di Casa genera-lizia; il giorno seguente, 1 maggio 2011, nello stesso tempio celebrerà la Prima Santa Messa (ore 11.00); l’8 maggio 2011 (ore 11.00) la celebrerà a Ponte Zanano (Bs) nella comunità di origine e domenica 22 maggio p.v. lo vedrà con gli amici presso la Comunità di Antella.

Attualmente padre Luca vive presso la Comunità religiosa di orzi-nuovi (Bs) con altri quattro con fratelli e svolge l’incarico di Direttore della Scuola secondaria di primo grado.

Nasce a Vigevano (Pv) il 13 luglio 1966 da Pierino e Agnese Zuc-chetti. A Cassolnovo, paese di

residenza della famiglia, frequenta la scuola dell’obbligo negli anni 1972 – 1975. Dopo un breve periodo di studi di meccanica, presto interrotti, si dedica all’attività lavorativa in un calzaturificio di Vigevano. A partire dal 1999 conosce e frequenta con crescente entusia-smo il Santuario Madonna della Bozzola di Garlasco (Pv), valorizzando con nuovo slan-cio il suo cammino cristiano e interessandosi sempre più convintamente della vocazione religiosa «Sacra Famiglia». Entrato in Con-gregazione nel 2002, il 3 settembre 2007 emette la sua Prima Professione religiosa e l’11 settembre 2011 la Professione Perpetua. Sarà ordinato presbitero il prossimo 30 apri-le a Martinengo (Bg) presso la Chiesa di Casa generalizia; il giorno seguente, 1 maggio 2011, celebrerà la Prima Santa Messa (ore 17.00) a Cassolnovo (Pv) presso la nativa Parrocchia «S. Bartolomeo».

Attualmente padre Sergio vive presso la Comunità di Cerveteri (roma) con altri due confratelli, svolgendo l’incarico di coadiutore nella Parrocchia «Santissima Trinità».

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Nuova chiesa per la Parrocchia Ss. Trinitá di Cerveteria cura della Comunità di Cerveteri

diario di congrergazione

sa parrocchiale? Quali esigenze vi hanno motivati a tale impegno? Le prime attenzioni attorno alla nuova chiesa nascono molti anni fa’ con pa-dre Gregorio. Infatti la prima costru-zione, nella parte bassa di Cerveteri, era una piccola cappella, costruita ne-gli anni ’70. Serviva soprattutto come luogo di culto durante l’estate per le persone che venivano a trascorrere le ferie. Dobbiamo tener presente che molte case della parrocchia erano se-conde abitazioni di “romani” abitate solo nei fine settimana o nei mesi esti-vi. Col passare degli anni da seconde case sono diventate prime abitazioni. L’allora “cappella” non aveva casa par-rocchiale, né ambienti per l’oratorio, pertanto una prima preoccupazione di padre Gregorio fu quella di costruire ambienti adatti a questo scopo. In se-guito, con l’aumento della popolazio-ne, si ipotizzò di allargare l’esistente cappella, ma dai rilievi fatti sul campo il progetto risultò non idoneo. Solo verso la fine degli anni ’90, quando ormai la popolazione aveva raggiun-to le diecimila unità, si pensò ad una struttura completamente nuova, per sopperire alle necessità del culto, della

catechesi dei bambini (circa trecento), della comunità religiosa obbligata a vi-vere in più case in affitto … Con l’allora Vescovo di Porto Santa rufina, Mons. Antonio Buoncristiani, si ipotizzò un nuovo complesso parrocchiale, com-posto da un’aula liturgica, un’aula ma-gna e da nuovi ambienti per la cate-chesi; infine fornito di spazi adeguati per l’abitazione di tre religiosi.

Come la Comunitá parrocchiale ha corrisposto in sensibilitá, atten-zione, partecipazione? Come state finanziato le spese? La Comunità è sempre stata molto attenta e desi-derosa di realizzare questo nuovo complesso; infatti non pochi erano i disagi che si creavano per la parteci-pazione alle funzioni, alle riunioni o alla catechesi. E devo dire che anche sotto l’aspetto economico ha sempre contribuito. Per quanto riguarda il piano finanziario abbiamo seguito un iter istituzionale: anzitutto un par-rocchiano, nato in America, sposato a Cerveteri e praticante, con molta dedizione studiò la parte costruttiva. Poi il progetto è stato presentato ad una Commissione istituita dalla CEI (Conferenza Episcopale Italiana) la

I confratelli che vivono ed operano a Cerveteri a servizio della Chiesa locale, la Diocesi di Porto - Santa Rufina, da diversi anni stanno pre-disponendo il progetto di un nuovo edificio di culto, di formazione cri-stiana e di incontro.Partecipiamo la gioia di p. Lorenzo, superiore locale e parroco, che in-sieme ai confratelli p. Pietro e p. Sergio stanno accompagnando la crescita del nuovo tempio.

Da quando la Congregazione della «Sacra Famiglia» ha la responsabilità dell’ani-

mazione pastorale in Cerveteri? Qua-li i religiosi che vi hanno lavorato? Tutto è iniziato negli anni ‘80, quan-do padre Gregorio Passera, residen-te nella Comunità «Sacra Famiglia» di Santa Marinella, svolgeva il suo ministero festivo nella Parrocchia di «Santa Maria Maggiore» in Cerveteri. Col passare del tempo la sua presenza sempre più assidua e l’aumento de-mografico, incoraggiarono il Vescovo di allora, Mons. Diego Bona a costi-tuire nel 1986 in Cerveteri una nuova parrocchia (di circa quattromila abi-tanti) ponendola sotto la protezione della Ss. Trinità e affidandola alla cura pastorale di padre Gregorio, nomina-to primo parroco. Se per i primi anni vi erano confratelli che saltuariamen-te venivano ad aiutarlo nel ministero, nel 1998, a causa della salute cagione-vole di padre Gregorio, mi affiancavo a lui per aiutarlo nel ministero par-rocchiale. Il XVII Capitolo generale che la Congregazione, celebrato nel luglio del 2001, sancendo l’attività parrocchiale di Cerveteri come opera della Congregazione a pieno titolo si dava il via al radicamento di una Co-munità religiosa. L’allora Superiore generale, padre Edoardo rota, stipulò con il Vescovo di Porto Santa rufina Mons. Antonio Buoncristiani, una convenzione nominando parroco pro-tempore padre Lorenzo Gallizioli.

Quando sono iniziate le prime attenzioni attorno alla nuova chie-

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Nuova chiesa per la Parrocchia Ss. Trinitá di Cerveteria cura della Comunità di Cerveteri

quale, vista la grandezza della par-rocchia, ha fornito parametri costrut-tivi obbrigatori (l’aula liturgica deve contenere 500 persone, le aule per la catechesi devono essere non meno di 12, ci deve essere un salone parroc-chiale e l’abitazione per tre sacerdo-ti). L’intero progetto é venuto a costa-re € 4.000.000 (quattro milioni).

Dopo l’approvazione di detta Commissione, la CEI ha stanziato € 2.550.000 (due milioni cinquecento cinquantamila): il rimanente é rima-neva a carico della Parrocchia e della Diocesi. La Diocesi, nella persona del Vescovo Mons Gino reali, ha stanzia-to € 300.000 (trecento mila). oggi la Comunità parrocchiale gode dell’at-tivazione di un mutuo bancario di € 800.000 (ottocento mila) per ultima-re i lavori. Molte sono le iniziative che si intraprendono per raccogliere i fondi... e per certi versi il momento non è tra i più facili, però, noi credia-mo alla divina Provvidenza ….

Quale collaborazione da parte della societá civile e delle associa-zioni laiche? La società civile e cioé il Comune di Cerveteri, la regione La-zio, purtroppo a mio malincuore, non

hanno manifestato alcun tipo di inte-resse. Nonostante le varie sollecita-zioni la risposta è sempre stata: «Non ci sono fondi». Ma forse non c’è stata neanche la volontà! Pazienza!

Cosa significa oggi costruire una chiesa? Quali sogni voi tre religiosi della SF state per portare a termine questo progetto?

Costruire una chiesa oggi: un’im-presa non facile, ma arricchente! Per noi religiosi della «Sacra Famiglia» non si tratta di mettere mattoni, fer-ro, calce, e … la chiesa che vogliamo costruire è un’altra, quella spiritua-le. Se avessimo un edificio stupendo, completo di tutto, ma non ci fosse il cuore di questo, se non ci fossero le persone, sarebbe una cattedrale in un deserto che non serve a «nulla». Santa Paola Elisabetta, nostra Fon-

datrice, ci ha insegnato ad andare al cuore delle cose: formare persone che amano Gesù, perchè a loro volta possano farlo amare ad altri. Ci in-segna a riscoprire i valori fondanti della vita che sorreggono le nostre famiglie e non le disgregano. Per noi la chiesa è una grande «famiglia»: luogo dove si genera la vita, la si fa crescere educandola.

caro lettore, stimata lettriceti chiediamo di sostenere quest’opera, anzitutto, con la preghiera affinché S. Paola elisabettaci aiuti nel difficile compito di essere educatori e pastori. Se vuoi contribuireeconomicamentepuoi devolvere la tua offerta tramite bonifico bancario intestandolo a:Parrocchia SS. TrinitàBcc di romaagenzia di cerveteri iBan iT 17 M 08327 39030 0000 0000 8000.oppure depositala presso il nostro conto corrente Postale:Parrocchia SS. Trinitànº: 000099859787

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proprietàCongregazione Sacra Famiglia - via dell’Incoronata, 1 - 24057 Martinengo-Bg - [email protected]

Istituto delle Suore Sacra Famiglia- via L. Corti, 6 - 24068 Comonte di Seriate-Bgredazione

Antonio Consonni (direttore)- GianMarco Paris, Giuseppe Vitari, Giovanni Costioli,Mauro Ambrosini & Eloriana Monticelli

autorizzazione del tribunale di bergamo n° 104 del 18 giugno 1948 - abbonamenti 2011 ordinario E 27 |amico E 35 progetto grafico | Grafiche La Passa stampa | Il Creativo - associato all’unione stampa periodica italiana

«Gesù di Nazaret è più di un libro, è una testimonianza commovente, affascinante, li-beratrice. Quanto interesse susciterà tra gli esperti e tra i fedeli!». Così il Cardinale ou-ellet, prefetto della Congrega-zione dei Vescovi, sostenne il 10 marzo u.s. nel discorso di pre-sentazione del secondo volume di Benedetto XVI dedicato alla figura di Gesù e inerente al pe-riodo esistenziale compreso tra l’ingresso in Gerusalemme e la risurrezione. Il volume, stam-pato dall’inizio fino ad oggi in 8 lingue, é in attesa di essere tradotto in altrettanti 13 idiomi e già conta un milione e due-centomila copie. La novità del secondo Gesù di Nazaret sta nell’impostazione metodologica che, rispetto alle pubblicazioni dello stesso genere, relativizza il metodo storico-critico a favore di un’ermeneutica della fede. Insomma, senza incamminarsi per i sentieri di una riflessione cristologica, il libro vorrebbe essere un contributo per andare al di là della tradizionale se-parazione tra il «Gesù della storia» e il «Cristo della fede» per giungere così al Gesù dei Vangeli. Con quest’opera Benedetto XVI raggiunge quota 3 in 5 anni di pontificato: infatti oltre al primo e al secondo dedicati a Gesù, lo scorso novembre ha visto la luce il libro-intervista con il giornalista tedesco Peter See-wald, da titolo Luce del mondo. Il Papa, la Chiesa e i segni dei tempi (Lev). Non finisce qui: Papa ratzinger dichiara di voler rimanere fedele alla promessa (cfr Parte I, p. 20) di presentare un agile scritto sui Vangeli dell’infanzia, se per questo «gli sarà data ancora la forza». Attendiamo pazienti!

La Congregazione della «Sacra Famiglia»fondata da Santa Paola Elisabetta Cerioli,é presente in Europa, America Latina ed Africa.Con l’evangelizzazione, l’educazione e l’attività missionaria essa tiene lo sguardo aperto su tutti coloro che sono «soli e privi di avvenire» soprattutto se bambini,giovani e famiglie.

Caro/a amico/a come aiutare la Con-gregazione della «Sacra Famiglia» a continuare la sua opera?

1. CoN LA PrEGHIErA: invoca il Signore con noi perchè siamo coscienti che solo Dio Padre fa’ crescere ogni cosa con la sua provvidenza.

2.CoN LA CELEBrAZIoNE DI S. MESSE: fai pregare in suffragio dei tuoi cari defunti (Suffragio perpetuo o Messe gregoriane) oppure a beneficio di intenzioni personali.

Iscrizioni al Suffragio perpetuo - 2010Longhi Teresa (Seriate)remoti Antonio e Giupponi Maria (urgnano)

Iscrizioni al Suffragio perpetuo - 2011Salvi Maria e Clotilde (Carobbio degli Angeli)Paris CarolinaDeleidi Franco, moglie Angela, figlio PierluigiPignedoli Dino e olmi IorideFratus Enrica e Merisio Mario (Martinengo).Algeri Angelo (Scanzorosciate).

3. CoN LA ProMoZIoNE DELLE ATTIVITà MISSIoNArIE: aderisci all’adozione a distanza o ad uno dei numerosi progetti in atto in Brasile o Mozambico, contattando l’ufficio missionario a Martinengo.

4. CoN IL SoSTEGNo ECoNoMICo ALLE No-STrE CASE DI ForMAZIoNE: adotta gli studi di un giovane che in Italia, in Brasile o in Mozambico sta facendo un discernimento vocazionale.

«O buon Gesù ricordatidi tanti poveri, ammalati ed afflittie di tutto il genere umano.Ti raccomandiamo in particolarei nostri genitori e parenti,i benefattori... affinchè, illuminati, possano sempre piùinsegnarci a ben servirti»

Gesù di Nazaret

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