Decarta 12/13

37
MENSILE DI DIVULGAZIONE CULTURALE - WWW.DECARTA.IT 12/13 2014 GIUGNO LUGLIO GRATUITO 13 marzo 1271 Cronaca di una morte (non) annunciata Le luci nelle case degli altri il libro di Chiara Gamberale il 27 giugno a Mammagialla AgriTusciaBurger, l’hamburger a km 0 dal 27 giugno al 6 luglio allo Slow Village Il mare di grano Decarta ospita Monica Angela Baiona presente a Caffeina il 4 luglio ABIO Viterbo dal 28 giugno al 3 luglio a Senza Caffeina

description

13 marzo 1271. Cronaca di una morte (non) annunciata

Transcript of Decarta 12/13

Page 1: Decarta 12/13

M E N S I L E D I D I V U L G A Z I O N E C U LT U R A L E - W W W. D E C A R TA . I T

12/132014GIUGNOLUGLIO

GRATUITO

13 marzo 1271Cronaca di una morte(non) annunciata

Le luci nelle case degli altriil libro di Chiara Gamberale il 27 giugno a Mammagialla

AgriTusciaBurger, l’hamburger a km 0dal 27 giugno al 6 luglio allo Slow Village

Il mare di granoDecarta ospita Monica Angela Baiona presente a Caffeina il 4 luglio

ABIO Viterbodal 28 giugno al 3 luglio a Senza Caffeina

Page 2: Decarta 12/13
Page 3: Decarta 12/13
Page 4: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014

2014GIUGNOLUGLIO

storiaCronaca di una morte(non) annunciataOrlando Samperi

6

ippocampo

iconsCompendiodel compratore folleMartina Perelli

8

tendenze

caos letterarioStorie di una libreriadisordinata / 8Claudia Paccosi

18

carta stampata

Sostieni la nostra rivista sottoscrivendo un abbonamento. Riceverai ogni mese la copia di “DECARTA” direttamente acasa tua. Compila questo modulo e invialo a: Lavalliere Società cooperativa - Via della Palazzina, 81/a - 01100 Viterbooppure mandaci una email con le stesse informazioni a: [email protected]

Il/la sottoscritto/asottoscrive un abbonamento annuale (11 numeri) per l’anno 2014 (barrare la casella che interessa):

� abbonamento ordinario € 20� abbonamento sostenitore € 50� abbonamento benemerito € 100

La rivista dovrà essere inviata al seguente in indirizzo:Nome e CognomeVia/piazza n.Cap CittàCodice Fiscale

Allega (barrare la casella che interessa):� assegno bancario intestato a Lavalliere Società cooperativa� copia bonifico intestato a Lavalliere Società cooperativa IBAN IT22 E030 6914 5001 0000 0003 853

LAVALLIEREEditoria e Servizi editoriali

12/13

incontriLa generazione feliceElisa Spinelli

16

tam tampsicologia

Anoressia: non solo modaPaola Salvati

10

salute

volontariatoABIO, dalla parte del cuoreSabrina Manfredi

11

incontriConosciamola Vitersport LibertasGabriele Ludovici

12

acido lattico

incontriIl jazz fruibileGabriele Ludovici

14

nota beneslow food

AgriTusciaBurgera cura di I giardini di Ararat

19

alimentazione

mentre cucinoIl mare di granoMonica Angela Baiona

20

ospiti

Page 5: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 5

DECARTAScripta volant

Mensile di divulgazione culturaleNumero 12/13 – Giugno/Luglio 2014

Distribuzione gratuita

Direttore responsabileMaria Ida Augeri

Direttore editorialeManuel Gabrielli

RedazioneIlenia Boschi, Carlo Alberto Bianchini,Gabriele Ludovici, Claudia Paccosi,

Martina Perelli, Paola Salvati, Elisa Spinelli

Redazione web e photo editorSabrina Manfredi

DesignMassimo Giacci

EditoreLavalliere Società Cooperativa

Via della Palazzina, 81/a - 01100 VITERBOTel. 0761 326407

Partita Iva [email protected]

Iscrizione al ROCNumero 23546 del 24/05/2013

StampaUnion Printing SpA

Pubblicità0761 326407 - 340 7795232

Foto di copertinaManuel Gabrielli

I contributi, redazionali o fotografici, salvo diversiaccordi scritti, devono intendersi a titolo gratuito.

Chiuso in tipografia il 19/06/2014

www.decarta.it

editoriale

C irca un anno fa, più precisamente il 27 giugno del 2013, il primo numero di De-carta vedeva pubblicamente la luce. Quasi due mesi prima, il 9 maggio 2013,una “macchina” chiamata Lavalliere Società Cooperativa veniva coraggiosa-

mente messa in moto.

Difficilmente qualcuno ha memoria del suo primo compleanno, prima di tuttoper motivi di coscienza ed in generale perché si tratta di un avvenimento importantesoprattutto per i genitori. Questo numero allo stesso modo è importante soprattuttoper noi che lo abbiamo creato, rappresenta un anno di sforzi ed il raggiungimento diun piccolo traguardo. Vorrei però far notare come queste pagine, oltre ad essere com-memorative di un anniversario, portano impresso anche l’inizio di nuove collabora-zioni, in particolare un retro curato dallo staff del JazzUp Festival ed un nuovo spaziointerno dedicato agli ospiti.

La nostra macchina è in movimento, nelle figure di collaboratori e finanziatori: siringrazia chi ha reso e chi sta rendendo possibile questo viaggio.

Manuel GabrielliPresidente Lavalliere Società Cooperativa

Page 6: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 20146

H o sempre visto Viterbo come unabellissima città con una fortepersonalità medioevale, una sto-

ria importante alle spalle e infiniti se-greti. Ma, a dire la verità, di rado mi ècapitato di vederla nei libri di storia ascuola. Sì, certo, è stata sede papale, moltisanno anche che è stata teatro del con-clave più lungo della storia, ma sui testidi divulgazione scolastica ci si ferma qui.Male! Anzi, malissimo! Roma è stata ilfulcro della Storia nazionale, vero, maquesto non vuol dire che la vicina Vi-terbo sia da considerarsi una città di re-lativo interesse. Gli occhi del mondohanno guardato spesso a questa città; coninvidia, o curiosità… Una volta addirit-tura con orrore. Ed è proprio in que-st’ultimo caso che mi sono imbattutocuriosando nella storia di uno dei suoimonumenti più sottovalutati: la chiesa diSan Silvestro, meglio conosciuta oggicome chiesa del Gesù.

Effettivamente non salta all’occhioper magnificenza, né per la sua eleganza:in effetti se dovessi parlare solamentedella struttura, ne avrei per pochi minuti.È una chiesa romanica, modesta, unafacciata non decorata, un portale con ar-chitrave sopra al quale spicca l’affrescodi una Madonna col Bambino. Ancorapiù su si riconosce il simbolo della Con-fraternita del Nome di Gesù, e una mo-nofora. Il campanile, a vela, presentafregi più antichi.

C’è un’altro campanile sul retro, e

il mondo ha visto, e che ha avuto riper-cussioni politiche in tutta Europa; neparlò addirittura Dante nella DivinaCommedia.

S iamo nel 1271, il 13 marzo. Lachiesa, grazie anche alla sua posi-zione strategica, è una delle più

importanti della città, tanto che vi tro-viamo personaggi di primo piano nel pa-norama politico europeo. A Viterbo sista svolgento il conclave che porterà al-l’elezione di Gregorio X come papa,dopo più di mille giorni nei quali ilmondo cristiano è rimasto senza guidaspirituale. Enrico di Cornovaglia, cuginodi Enrico III re d’Inghilterra, fa sosta aViterbo mentre accompagna il corteo fu-nebre di Luigi IX, morto di peste nel-l’ottava crociata (tra l’altro senza aver maicombattuto. Fu fatto santo da lì a poco.Certi meccanismi non cambiano mai…).Insieme a lui ci sono Carlo d’Angiò, redi Napoli e di Sicilia, e suo nipote Fi-lippo III, che diventerà, a soli 25 anni, redi Francia in agosto. Insomma, la cremadella nobiltà. Tutti e tre stanno parteci-pando alla funzione che si svolge nellachiesa di San Silvestro. Enrico è sedutodavanti, e non vede che nella chiesa, di-scretamente, entrano Guido e Simone diMontfort. Certo, magari non li ricono-scerebbe, sono passati anni da quandoloro padre lo aveva imprigionato e poi li-berato. Infatti Enrico, anni addietro erastato suo malgrado coinvolto nella se-

sugli spioventi due leoni ricordano aipassanti dove si trovano. L’interno èsemplice, con un’unica navata; due mo-nofore a destra e due a sinistra, oltre al-l’apertura sopra l’altare, sono gli unicipunti di luce, quando le porte sonochiuse. Gli affreschi sono di varie epo-che, dal ’300 al ’500, mentre il crocifissoligneo è del ’600.

Ma c’è qualcosa in questa chiesa chela rende particolarmente degna di nota.Qui si è svolto un avvenimento che tutto

ippocampo storia

Cronaca di una morte (non) annunciataOrlando Samperi | [email protected] - Foto di Sabrina Manfredi e Manuel Gabrielli

Page 7: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 7

conda guerra dei Baroni, che vedeva con-trapposti Enrico III, che come sappiamoè suo cugino, e Simone V di Montfort,anche lui un cugino. Scelse di stare colre, Simone V fu catturato, ucciso esmembrato, come monito ai futuri ri-belli.

I l fatto che ora, nella stessa chiesa cisiano due dei sui figli (il terzo persela vita con il padre), non lascia in-

tendere nulla di buono. Ed infatti i due,sguainate le spade, avanzano veloci versola navata centrale, visti solo dal sacerdoteofficiante. Non ci sono guardie (siamo inchiesa, insomma!), le uniche armi pre-senti sono gli spadini ornamentali che inobili portano come accessori per la cin-tura. Il sacerdote cerca di frapporsi traEnrico e i due ragazzi, ma loro non vo-gliono certo perdere un’occasione tantoghiotta per vendicarsi, uccidono ilprete e raggiungono Enrico,che nel frattempo è arrivatoall’altare. L’altare è il luogo piùsacro, a quel tempo nemmenoun assassino può essere toccatose si trova presso un altare con-sacrato. Ma i fratelli ormai nonsi fermerebbero di fronte anulla, e passano Enrico a fil dispada di fronte all’attonita pla-tea, che ora comincia a rendersiconto dell’accaduto. Ma la loroopera non è finita: come loropadre fu smembrato, loro, con iloro mezzi, fanno la stessa cosa conEnrico, e gli estraggono il cuore dalpetto, per riporlo in una borsa. Unchierichetto cerca di fermarli, maviene mortalmente ferito. Dopodi-ché fuggono.

Lo so, può sembrare inverosimile…Un omicidio così, davanti a tutti, e nes-suno che li fermi, nessuno che inter-venga… Ma del resto, i re e i nobilipresenti in chiesa, tutti agghindati, co-perti dei loro vestiti migliori, non eranocerto prodi combattenti pronti a dare lavita per Enrico… avevano popoli da go-vernare, loro! E così i cattivi scapparono,la tradizione ci dice per via dei Pellegrini,e fecero perdere le loro tracce… Furonoscomunicati, condannati, ma non cattu-rati, e il cuore di Enrico fu portato aLondra, dove tra l’altro è ancora conser-vato.

Dante pone Guido, il maggiore deifratelli, nel dodicesimo canto dell’In-ferno, tra i violenti contro il prossimo,immerso fino al collo nel sangue bol-lente:

Poco più oltre il centauro s’aff issesovr’ una gente che ’nfino a la golaparea che di quel bulicame uscisse.Mostrocci un’ombra da l’un canto sola,dicendo: “Colui fesse in grembo a Diolo cor che ’n su Tamisi ancor si cola”.

C omunque, inutile dirvi che daquel giorno la chiesa cadde in di-sgrazia. Molte corporazioni si

susseguirono nella sua gestione: quelladegli Ortolani, i Gesuiti, i Carmelitani

scalzi, i Penitenti, la confraternita delNome di Gesù, ma nessuno riuscì a can-cellare dalla memoria del popolo il san-gue lì versato, e alla fine, ormaiabbandonata, la chiesa crollò parzial-mente verso la metà del secolo scorso. Perfortuna la Cassa di Risparmio nel 1987l’ha restaurata e i Cavalieri e le Damedell’Ordine Equestre del Santo Sepolcroora si occupano della struttura, in modoche noi possiamo goderci la vista di que-sta chiesa, un tempo centro del mondo.

Non lasciatevi ingannare dall’aspetto,dedicate a questa chiesa, o passantiignari, l’attenzione che si merita, perchéin questo luogo è stata fatta la Storia!

Page 8: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014

tendenze icons

Compendio del compratore folleMamma, è shopping on-line…Martina Perelli | [email protected]

8

tare a domicilio. Se l’ascensore è occu-pato aspetta dieci minuti buoni che fac-cia tutti i piani piuttosto che salire lescale. Questo soggetto non può propriofare acquisti nei negozi come i comunimortali, una giornata in giro per galleriecommerciali per lui è il peggiore dei sup-plizi. Allora si posiziona sul letto, com-puter portatile sulle ginocchia esacchetto di patatine a fianco. È un po’ ilcontrario dell’affarista, non importa ri-sparmiare o cercare l’occasione, ma soloraggiungere il risultato del minor di-spendio d’energie per ottenere il primapossibile l’oggetto del desiderio. Bradipo.

Non so bene in quale categoria iorientri, ma è certo che, in quanto com-pratore online, da qualche parte dovròpur posizionarmi. Forse a metà tra l’affa-rista e il compulsivo, di certo tra quelliche fanno arrabbiare le proprie madriogni volta che queste si vedono recapi-tare pacchi a casa e per lo più provenientida ogni angolo del mondo. La scusa èsempre quella: “Mamma è shopping on-line, si spende poco!”. Peccato che leinon ci creda poi tanto.

E voi che compratori siete? Pensatecisu, ché tanto nessuno è esente.

N on sono una persona a cui piacesperperare soldi. Non so se è pervocazione personale o per l’edu-

cazione impartitami, ma se c’è un’occa-sione tendo a coglierla. Risparmio di quaper avere qualcosa in più di là e ricordocon orgoglio quelle mille lire che miamadre mi consegnava per ogni “ottimo”preso a scuola. Poi le mille lire sono di-ventate il singolo euro, la mano generosadi mamma una carta Postepay su cuicaricare le finanze necessarie per i mieibisogni. E la Postepay è diventata shop-ping online.

Chi compra online lo fa in parte perpigrizia e noia: è un po’ la trasposizione2.0 della classica “televendita pentole esuppellettili-materassi soffici come nonmai”. Mia nonna si accomoda sul divanoe ordina bracciali Swarovski che la si-gnorina della televendita mostra comel’occasione del secolo; io prendo il mio pce, sfogliando cataloghi online e siti di ab-bigliamento, occupo un paio di ore aconfrontare questo e quel sito, quelloscarponcino scamosciato con quello infinta pelle, sempre all’insegna dell’ago-gnato risparmio, naturalmente.

Col tempo ci si riesce a fare una verae propria cultura all’interno delle piatta-forme di shopping online, si impara a va-gliare le varie offerte, a capire a quale sitoè meglio rivolgersi. Le paroline magichesono low-cost e risparmio e, in effetti, ri-spetto alle compere fatte di persona neinegozi, il risparmio c’è.

Il compratore online si divide in piùcategorie, se vogliamo.

- Il fanatico del “ce l’ho solo io”: coluiche va a cercare quell’unico gadget diquella edizione limitata che produconoin occasione della ricorrenza più scono-sciuta e che risulta introvabile nei negozi.Allora che fai? Lo ordini online e a chi telo chiede menti rigorosamente affer-

mando che “No, ma è inutile che lo cer-chi, ormai l’hanno esaurito e non tornapiù”. Pessimo.

- Il compratore compulsivo: ci sonodegli istituti di recupero appositi per si-mili soggetti. Non importa che si trattidi abbigliamento, accessori, apparecchielettronici, libri o quant’altro. Lui com-pra e compra e compra e quando arriva ilsenso di colpa si risponde “Però è online,al negozio sai quanto l’avrei pagato? Hofatto un affarone”. Da ricovero.

- L’affarista: la gioia per questa tipologiadi soggetti risiede più nell’atto di “acqui-stare risparmiando” che nell’oggettocomprato. L’affarista medio si aggira poicol suo bell’acquisto aspettando solo chegli sia posta la fatidica domanda: “Checarini questi occhiali, dove li hai presi?”per rispondere tronfio: “Li ho fatti arri-vare dalla Cina, li ho pagati solo quattroeuro e senza spese di spedizione”. A quelpunto si aspetta che tu gli faccia la Ola elo elegga a nuovo eroe nazionale. Fasti-dioso.

- Il pigro: se la pizzeria è a duecentometri da casa, lui chiama e se la fa por-

Page 9: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 9

upside down dove

DUE RIGHE BOOK BAR

Due Righe Book BarVia del Macel Maggiore, 1/3

Tony Crock Street FoodVia Cardinal la Fontaine, 7

UndergroundVia della Palazzina, 1

Caffetteria CapoccettiVia Marconi, 53/55

Green CornerVia San Pellegrino, 6

Shao YangVia delle Piagge, 1/1a

Music ShopVia della Palazzina, 109

usa il QR code per accedere ai servizi online: appuntamenti ed eventi in tempo reale, mappe interattive e altre info

www.decarta.it/upsidedown

www.decarta.it/upsidedown

Etruria LibriVia Cavour, 34 - Via Pacinotti, 9

Page 10: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 201410

I l cibo oltre a sostentarci e nutrirci cigratifica e ci consola; basta pensarea come un cioccolatino, mentre lo si

assapora, può cambiare in meglio lo statod’animo. Ma c’è una condizione che sov-verte questo accostamento fra nutrizionee appagamento e anzi diventa sinonimodi mortificazione personale e di progres-sivo svilimento del proprio corpo e dellapropria integrità psicofisica. Una patolo-gia di cui si dibatte dagli anni ’60 quandosi cominciò ad affermare un modello difemminilità che si discostava dai canoniclassici, che esaltavano forme morbide erotonde, per lasciare il posto a corpi più“longilinei” e a una donna in via diemancipazione. Una malattia che contain Italia 55.000 nuovi casi all’anno, conesiti di mortalità del 10%: l’anoressia,dal greco anoreksis che significa “com-pleta mancanza di appetito”.

Le parole che sono state spese a variotitolo fino ad adesso e che normalmentesiamo abituati a leggere in relazione aquesta particolare patologia meritano diessere aggiornate e adeguate a un conte-sto che la rivoluzione del mondo digitale,fra gli altri fattori, ha contribuito a ren-dere più complesso. Innanzitutto è bene

salute psicologia

dire che è un fenomeno che non riguardapiù il solo mondo femminile in quantoviene colpito da questo disturbo un nu-mero sempre maggiore di soggetti disesso maschile; secondo l’ABA (Associa-zione per la ricerca sull’Anoressia, la Bu-limia e i Disturbi Alimentari) in Italia i670.000 casi stimati di maschi anoressicinon rispecchierebbero appieno l’inci-denza della patologia in questa partedella popolazione, che sarebbe ben piùconsistente. È opportuno inoltre preci-sare che l’anoressia in questo momentoè la seconda causa di morte fra gli ado-lescenti e i giovani, dopo gli incidentistradali, e la prima causa di morte fra lepatologie psichiatriche.

Riguardo invece alle cause scatenantidel disturbo, nel passato c’è stata la ten-denza a un’associazione forse un po’ sem-plicistica fra l’insorgenza della malattiae i modelli di bellezza e di successo pro-posti e implicitamente imposti dalmondo della moda femminile e dellospettacolo. In realtà si tratta di una pato-logia complessa, alla base della quale visono fattori predisponenti di ordine cul-turale, familiare e individuale.

Gli ultimi studi tendono ad attribuire

un ruolo nell’esordio della patologia auna combinazione di geni, biologia eambiente; è accertato che avere un fami-liare con tale disturbo aumenta la proba-bilità di ammalarsi, mentre è ancoraun’ipotesi che anomalie del sistema se-rotoninergico possano predisporre allosviluppo del disturbo alimentare e ad al-cuni tratti associati quali il perfezioni-smo.

Tra le ragioni che sottendono aicomportamenti anoressici vi sono la per-cezione dell’individuo di subire eccessivepressioni e aspettative da parte dell’am-biente in cui vive, o di ricevere scarsa at-tenzione dai propri familiari, oppure diessere oggetto di scherno da parte deicoetanei per il proprio aspetto e di nonpotersi affermare socialmente a causadella propria fisicità. Altri fattori chepredispongono e precedono l’insorgeredel disturbo sono la scarsa emotivitàespressa da eccessivo e rigido controllodi emozioni e sentimenti, la tendenza alperfezionismo, una bassa autostima oltreche l’ansia generata dall’approssimarsidella maturità, nei soggetti in età pube-rale.

L ’influenza socio-culturale vieneesercitata nella approvazione piùo meno esplicita di associazioni

quali magrezza=bellezza e magrezza=va-lore personale. Su questa base si possonoinserire condizioni che innescano il pro-cesso patologico come la modificazionedell’equilibrio familiare causato da sepa-razioni e lutti, nuove sollecitazioni pro-venienti dall’ambiente scolastico eaffettivo, malattie fisiche e, come accen-nato prima, l’inizio della pubertà.

Dalla dieta si passa a un ossessivo eferreo controllo alimentare che, nono-stante la perdita di peso, viene perpetuatonel tempo, perché dal dimagrimento ilsoggetto trova rinforzi positivi nella sen-sazione di autocontrollo, nel suscitare

Anoressia: non solo modaUna patologia complessa che colpisce donne e uomini.Paola Salvati | [email protected]

Page 11: Decarta 12/13

l’attenzione degli altri, nell’orgoglio e nelsenso di superiorità. Nello stesso tempola persona anoressica riesce con questocomportamento a rimandare le modifi-cazioni fisiche espressione della maturitàpsico-biologica legata all’adolescenza.L’esordio della malattia avviene infatti frai 12 e i 25 anni, con picchi fra 14 e 18anni.

A fronte della dinamica di insor-genza appena descritta, si èaperto negli ultimi anni uno sce-

nario che ha rivoluzionato il mondo del-l’anoressia, trasferendo la patologia dauna dimensione intimista ad una collet-tiva, con la nascita e la diffusione di sitiPro Ana.Tramite blog e chat, si incitanoe si diffondono comportamenti anores-sici di origine nervosa.

Si stima che solo in Italia ci sianocirca 300.000 siti che dispensano consi-gli pratici per la perdita di peso e metodiper nascondere comportamenti anores-sici e gli effetti degli stessi alla famiglia,alla scuola, al contesto sociale. Inoltre daquesti luoghi di incontro virtuali eserci-tano il loro influsso veri e propri tutorche offrono supporto a quanti manife-stano difficoltà nel tollerare la mancanzadi cibo. L’obiettivo comune è il raggiun-gimento dei 35 kg di peso, visti come untraguardo e un valore. In questo modol’anoressia sta assumendo fra chi ne è af-fetto i connotati di una filosofia di vita.

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 11

salute volontariato

Sabrina Manfredi | [email protected] - Foto di Alberto Scaglietta

Attiva in città fin dal 2009,ABIOViterbo (Associazione per il Bambino in Ospedaleonlus) si è costituita ufficialmente come associazione autonoma nel gennaio 2011.Tra le tante realtà del volontariato che contribuiscono a rendere migliore l’assistenzasanitaria in Italia, ABIO è sicuramente tra le più importanti e meritorie perché operacon passione e competenza nel delicato contesto pediatrico.

L’associazione, come ci spiega la segretaria Novella Bentivoglio che ne coordinale attività, impegna gli attuali quaranta volontari a garantire la partecipazione diretta– almeno mezza giornata ciascuno a settimana – in servizi specifici presso il repartoospedaliero.

ABIO Viterbo opera infatti direttamente all’interno del reparto di pediatriadell’Ospedale Belcolle dove i volontari accolgono e sostengono bambini e fami-glie con l’obiettivo di ridurre al minimo il potenziale rischio di trauma che ogniricovero presenta, attraverso il gioco e attività ricreative in uno spazio colorato ea misura di bambino.

La giornata nazionale, che si svolge l’ultimo sabato del mese di settembre,“PerAmore PerAbio”, è dedicata ai bambini, al volontariato e alla solidarietà: tantepersone acquistando un cestino di pere scelgono di offrire il proprio contributo,sostenendo così i corsi di formazione che l’Associazione organizza ogni anno perportare nuovi volontari in Pediatria.

ABIO Viterbo vanta ormai da tre anni la presenza a due importanti appun-tamenti: la partecipazione alla “Città a colori” e a “Senza Caffeina”.

Per saperne di più sull’Associazione, conoscerne le attività e scoprire come con-tribuire e/o partecipare, vi invitiamo a seguire la pagina Facebook (ABIO Viterbo).

ABIOViterboc/o Ospedale BelcolleStrada Sammartinese01100 ViterboTel. 324 8637263E-mail: [email protected]

ABIO, dalla parte del cuoreAlla scoperta della associazione di volontariatopresieduta dal prof. Massimo Palumbo, primario di Pediatria.

Anche quest’anno ABIO Viterbo èpresente a Caffeina Festival, dal28 giugno al 3 luglio, nello spazio“Senza Caffeina” presso il Cortiledell’Abate.

Page 12: Decarta 12/13

quanto grazie ad una serie di sostegni sa-remo in grado di possedere un parco carroz-zine adeguato. Purtroppo queste carroz-zine elettriche non sono fornite dal Serviziosanitario nazionale.»

L’attività sportiva con più partecipa-zione è il nuoto, che impegna 54 spor-tivi. Si tratta della disciplina che offremaggiori possibilità di pratica: «Il nuotoaccoglie atleti con disabilità non solo fisiche,ma anche intellettive, relazionali e senso-riali. Dieci nostri nuotatori gareggiano alivello regionale e nazionale, mentre i re-stanti sono amatori: per noi comunque lapartecipazione è già un successo. L'agonismoè semplicemente una dilatazione delle no-stre attività, che permette di darci visibiltàed allo stesso tempo di far vivere ai ragazzil'esperienza del confronto.» Tra i migliorinuotatori della Vitersport troviamo

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014

acido lattico

12

U n punto di riferimento perquanto riguarda le attività spor-tive per disabili nel viterbese è

senz’altro la A.S.D. Vitersport Libertas.Con un’esperienza quasi quarantennale,la Vitersport in questi anni si è tolta pa-recchie soddisfazioni a livello locale e na-zionale.

A presiedere l’associazione è PaolaGrispigni, a lei chiediamo di parlarcidella sua storia: «Il tutto è nato tra gliospiti della casa di cura di Villa Immaco-lata, con attività legate al basket in carroz-zina e all ’atletica leggera, interpretando losport come veicolo di integrazione. La vo-glia di fare di questi ragazzi ha attivato inseguito un progetto di inserimento nel tes-suto cittadino: usciti dalla casa di cura, iltutto è proseguito con l ’integrazione dinuove discipline sportive.»

Il mondo dello sport paralimpicopresenta delle dinamiche differenti: «Cisono, fortunatamente, pochi atleti e per que-sto alcune squadre come quella di basket sonodurate fino a che ci sono stati partecipanti.Dopo si sono affermate altre discipline comeil tennis, il tennis-tavolo ed il nuoto. Nel-l ’ultimo decennio si sono aggiunte anchel ’handbike e l ’hockey in carrozzina. Siamoorgogliosi di aver mantenuto le prestazionisportive della Vitersport su livelli alti.»

Tra i protagonisti della Vitersportiniziamo col parlare di PaoloBaroncini,

che l’anno scorso ha vinto la maglia rosaal Giro d’Italia di handbike nella catego-ria MH2, e diMirkoDeCortes, che haraggiunto la maglia gialla – il top – nelCampionato europeo disputatosi a Bar-cellona nel 2013, nella categoria MH5.Sia Baroncini che De Cortes sono assi-stiti Inail: la Vitersport infatti accogliecoloro che hanno subito infortuni sul la-voro, avviandoli alle attività sportive.

Particolare rilievo ha la squadra diwheelchair hockey, ovvero l’hockey in car-rozzina: «Essa coinvolge 15 atleti: la pecu-liarità di questa attività è quella diincludere atleti con disabilità più gravi,grazie all ’utilizzo di speciali carrozzineelettriche. La squadra, fondata sette anni fa,in breve tempo ha raggiunto il massimocampionato nazionale. Abbiamo grandiaspettative per la prossima stagione, in

incontri

Conosciamo la Vitersport LibertasUn’importante realtà locale nel campo dello sport paralimpico.Gabriele Ludovici | [email protected]

Page 13: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 13

Alessandro Pacchiarotti, che partecipa ai Campionati na-zionali (categoria S3) nonché, come premesso, anche atleticon disabilità di diverso tipo come Giada Berretti, Anto-nio Carosi,EmanuelaMarchini,Gianluca Varrino e Be-nedetta Verdecchia.

P ortare avanti un’associazione sportiva di questo tipocomporta il coinvolgimento di numerose persone.Le attività paralimpiche inoltre presentano pochi

gradini: si passa dalle gare amatoriali ai confronti nazionali:«Si tratta di un impegno laborioso e costoso. Basti pensareall ’hockey in carrozzina: organizzare una trasferta comporta ilcoinvolgimento di una ventina di persone per supportare unasquadra di dieci elementi, in un campionato in cui dobbiamospostarci f ino in Sicilia.»

La Vitersport può contare sul volontariato, la principalerisorsa che funge da motore di tutte le attività: «I nostri vo-lontari costituiscono un bellissimo gruppo, formato da giovani edadulti: alcuni di essi sono qualficati ed offrono anche assistenzatecnica agli atleti. Molti sono stati disposti a prendere delle qua-lifiche, ad esempio come istruttori di nuoto e terapeuti. Aderiamoanche al progetto “Trovavolontariato” promosso dal CESV-SPES (i due Centri di servizio per il volontariato del Lazio,ndr), e partecipiamo a tutti i bandi locali. Inoltre è anche pos-sibile devolvere il 5x1000 alla nostra associazione.»

Le istituzioni locali fungono da supporto, fornendo glispazi dove far praticare gli atleti, e con queste prerogative ilfuturo della Libertas è positivo: «Vogliamo consolidare ciò cheabbiamo creato ed implementare il tutto con nuove disciplinecome il calciobalilla, che da quest’anno fa parte degli sport para-limpici. Sono molti coloro che potrebbero essere coinvolti nel cal-ciobalilla, magari non hanno voglia di sudare! Inoltre cerchiamonuovi spazi e volontari per ampliare il settore del nuoto: con-tiamo sulla partecipazione concreta ed attiva del Comune, at-traverso il Tavolo permanente del volontariato».

Il progetto Partecipare in sanità permetterà infatti unanuova forma di cooperazione, nata dall'incontro tra l’Ausl diViterbo e le associazioni di volontariato aderenti all’iniziativa,per ora una sessantina. In altre parole,un nuovo spazio di dia-logo tra i volontari e la Direzione generale.La Vitersport neglianni ha anche organizzato essa stessa degli eventi sportivi, el’obiettivo è di proseguire brillantemente anche in questastrada.Potete seguire le attività della A.S.D.Vitersport Liber-tas e reperire i contatti sul sito www.vitersport.blogspot.it.

Page 14: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 201414

S e il jazz è il leitmotiv di questonumero di Decarta, nella nostrarubrica per musicofili questo

mese focalizziamo la nostra attenzionesu una band di jazzisti made in Tuscia. Ilprogetto My FavouriteSwing nasce nel2012: attualmente la formazione è com-posta daDanielaTurchetti (voce),Ric-cardoNotazio (chitarra),LucaNecciari(contrabbasso),LucianoOrologi (sax) eAlberto Corsi (batteria). Ho l’occasionedi parlare con Daniela e Riccardo, che miraccontano le origini della band: «Si ètrattato di f inalizzare in un progetto letante collaborazioni musicali che avevamogià avuto in passato. Rispetto alla forma-zione iniziale si è aggiunto in corso d’operail contrabbassista Necciari, un grande pro-fessonista molto conosciuto, ma il jazz ha laparticolarità di non essere un genere rigido,bensì versatile».

La versatilità è proprio alla base del-l’attuale repertorio dei My Favourite-Swing, che si cimentano nei cosiddettistandard. Il concetto di standard si di-scosta parecchio dalle classiche cover chesi possono trovare negli altri generi mu-sicali: «Gli standard per i jazzisti sonocome dei canovacci, nati dai pezzi scritti peri musical americani e resi più sintetici. Sonodelle strutture che si possono rielaborare li-beramente, a differenza delle cover che in-vece nella maggior parte dei casi sono fedelial brano originale». Il loro repertorio è in-fatti molto particolare: «Riproponiamopezzi classici rock e pop trasformandoli inchiave jazz e bossa nova. In alcuni casi ilriarrangiamento è simile, in altri modifi-chiamo gli accordi. Alla fine, quando cambi

nota bene incontri

sia la melodia che le parole, il pezzo diventatuo!». Questo meccanismo improvvisatorende ogni loro concerto una sorpresa,nel puro spirito del jazz: «La risposta delpubblico è ovviamente altalenante, a voltecalda ed a volte meno, dipende anche dal-l ’educazione all ’ascolto nostrana. Noi striz-ziamo l’occhio ad un approccio che renda piùfruibile il jazz attraverso il riarrangia-mento di pezzi noti».

C hiedo loro anche di parlare dellasituazione generale del panoramajazz italiano: «Esiste un’avanguar-

dia italiana, ma la nostra realtà è più di-stante rispetto a quella di paesi come laGermania e i Paesi Bassi, dove il concetto diavanguardia è centrale. In Italia si puntapiù ai classici jazz e bossa nova». Non sipuò negare che in Italia l’innovazionespesso sia sacrificata alla sicurezza di per-correre strade già battute, e questo pur-troppo non riguarda solo la scenamusicale, che per inciso deve fare i conti– in tutti i sensi – con degli ostacoli eco-nomici a tratti incomprensibili: «Alcunisoldi che si spendono, ad esempio per pagarela SIAE, potrebbero essere investiti nellacrescita professionale ed artistica dei musici-sti. Invece oggi per i ragazzi che iniziano asuonare è difficile persino esibirsi senza chie-dere alcun compenso, dato che le tasse sui di-ritti d’autore devono essere pagate anche dailocali. In questo modo, la musica è un settoreche rischia di seccarsi come una pianta alsole». Amara verità.

Tornando a parlare di cose belle, Da-niela e Riccardo mi raccontano le sensa-zioni che si provano a proporre la loromusica: «Il bello del jazz è che lo stesso

brano si può suonare ogni volta in un modonuovo, dettato dal momento, dal mood.Tutto è improvvisato e l ’interpretazionedifferisce, un pezzo può diventare da briosoad introspettivo… dipende sia dal pubblicoche dallo stato emotivo, nonché dall ’intera-zione estemporanea tra i musicisti».

T ra i loro artisti preferiti, Danielami cita voci come Ella Fitzgerald,Ellis Regina e João Gilberto,

mentre Riccardo chiama in causa le chi-tarre di Wes Montgomery, Jim Hall eCharles Mingus. Entrambi hanno sem-pre avuto la passione per la musica, anchese hanno iniziato a studiarla più tardi ri-spetto a molti. Mi spiegano che ciò rap-presenta quasi una sfida: «Il percorso èsenz’altro più faticoso, perché iniziare dabambini comporta il vantaggio di interio-rizzare la musica come se fosse un gioco,quindi più naturalmente. Studiare la mu-sica presenta le stesse difficoltà dello studiareuna lingua: per fortuna oggi il percorso edu-cativo è cambiato ed a scuola non ci si disa-mora più delle sette note. Sono gli stessidocenti, ad esempio nei licei musicali, a suo-nare attivamente e può capitare che a unesame di terza media gli studenti possanoattaccare l’amplificatore e suonare un branodegli AC/DC, cosa un tempo impensabile!».

In questo periodo, i My Favourite-Swing stanno perfezionando la registra-zione dei loro brani, con l’intento futurodi iniziare a proporre pezzi propri:«Stiamo facendo affidamento su tutte le no-stre forze per promuovere il progetto». Maper la musica, questo ed altro: «L’amoreper l ’arte ti consuma. La musica è come unosport estremo, ma senza i rischi f isici!».

Il jazz fruibileGabriele Ludovici | [email protected] - Foto di Manuel Gabrielli

Un interessante quintetto made in Tuscia.

myfavouriteswing.wix.com/myfavourite

swing

facebook.com/MyFavouriteSwing

reverbnation.com/myfavouriteswing

Page 15: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 15

upside down dove

Le Cose BuoneVia della Marrocca, 66

La Terrazza del DadaVia Sant’Antonio, 3

Officina del GustoLargo Guglielmo Marconi, 2

Bonucci Laboratorio OrafoPiazza della Rocca, 3

Pizzeria Le DuchesseVia delle Fabbriche, 34

Dry DogLa Quercia - Via Campo Graziano, 4

Ottica MilioniVia Marconi, 23

Progetto CasaVia Vicenza, 59/61

usa il QR code per accedere ai servizi online: appuntamenti ed eventi in tempo reale, mappe interattive e altre info

www.decarta.it/upsidedown

www.decarta.it/upsidedown

Page 16: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 201416

la società, e allo stesso tempo serena-mente legate alla vita.

Picchetto prosegue nella sua analisi:«Spesso le persone dal momento in cuivanno in pensione si ritrovano a vivere lasolitudine, perché magari hanno perso il co-niuge e i f igli fanno la loro vita; in alcunicasi possono dedicarsi ai nipoti, ma nonbasta. Questa condizione di solitudine faperdere il gusto della vita e, di conseguenza,le aspirazioni e la fiducia nel futuro. Invece,frequentando i centri sociali si scopre unmodo nuovo per organizzare la propriavita, perché si costruisce con gli altri: è l ’ini-zio di un’altra vita. Non bisogna pensareche una persona a 70 anni sia finita, nonpossa più avere aspirazioni. Di certo non neha come una di 30, ma comunque ha ancoradelle prospettive.

Le persone che frequentano i Centrihanno capito che la loro vita non finisce a70 anni o perchè hanno smesso di lavorare.Mi emoziono ogniqualvolta una personaviene da me e mi ringrazia, dicendomi cheil centro anziani le ha ridato la vita. E laricerca ha evidenziato proprio quest’aspetto.Nei nostri Centri c’è aggregazione sociale evivacità: corsi di ginnastica, di computer,gite, sala lettura, estemporanee di pittura,viaggi all ’estero e in Italia. La prerogativadell ’ANCeSCAO è di migliorare la qualitàdella vita di tutte le persone mediante pro-getti concreti.»

L ’ANCeSCAO provinciale di Vi-terbo è presente in 52 dei 60 co-muni della provincia, e gli iscritti

sono 12.500, quindi, circa un ultra65enne su 5 è iscritto all’ANCeSCAO.Di certo la crescita e la diffusione cosìampia dell’Associazione è frutto anchedella sensibilità delle amministrazionilocali, interessate a indagare, attraverso laricerca scientifica, la qualità della vita deicittadini anziani, in modo da poterorientare politiche socio-sanitarie effi-caci ed efficienti.

Infatti, l’indagine sociale Centri so-ciali ANCeSCAO: Benessere, Empower-

tamtam

I l 20 maggio all’Università della Tu-scia è stata presentata pubblica-mente un’interessante ricerca sociale:

Centri sociali ANCeSCAO: Benessere, Em-powerment, Inclusioni e relazioni. Decartac’era e ha incontrato i protagonisti diquesto importante lavoro scientifico.

L’indagine sociale nasce da una si-nergia fra l’ANCeSCAO provinciale diViterbo, il Dipartimento Disucom del-l’Università degli Studi della Tuscia e iComuni di Civita Castellana, Sorianonel Cimino e Tarquinia.

L’ANCeSCAO (Associazione Na-zionale Centri Sociali, Comitati Anzianie Orti) è un’associazione democratica eapartitica, che agisce in totale autonomiae senza finalità di lucro, nata nel 1990 ericonosciuta dallo Stato Italiano comeente d’assistenza nel 1994.

Le finalità specifiche dell’ANCe-SCAO si possono racchiudere in tre pa-role chiave: aggregazione, solidarietàcivile e culturale, ed - infine - benesserepsicofisico, non solo per gli anziani maper tutta la comunità. È nel potenzia-mento di queste parole chiave che si ri-specchia la volontà dell’ANCeSCAO dicommissionare la ricerca sociale con-dotta dall’Università degli Studi dellaTuscia.

“Se conosci, potrai migliorare”, così

esordisceArnaldoPicchetto, presidenteprovinciale di Viterbo dell’ANCeSCAOdal 2002, che vive da vent’anni in primapersona la realtà dei Centri e – pur es-sendo in pensione – ha deciso di conti-nuare ad impegnarsi nella società civile.

Il presidente Picchetto espone la si-nergia che è nata dalla ricerca, così:«Rappresenta per noi un passo verso il fu-turo. Abbiamo sollecitato quest’indagine so-ciale perché volevamo conoscere leaspettative, i desideri e i pensieri degli an-ziani che frequentano i centri sociali AN-CeSCAO. Volevamo mettere in luce lepotenzialità e le possibili soluzioni per iproblemi che la stessa ricerca ha rilevato. Ilperiodo storico che stiamo vivendo ci imponedi conoscere e di migliorare. Attraverso l’ap-profondimento scientifico possiamo capire sel ’ANeSCAO sta facendo bene, e come pos-siamo rapportarci in futuro.»

Durante il nostro incontro, parlandocon Arnaldo Picchetto e i suoi colleghidella dirigenza e dell’associazione, la pa-rola “futuro”è tra le più usate: “Può sem-brare strano che persone che siavvicinano agli 80 anni parlino di futuro,eppure è così.” In realtà, non è per nientebizzarro, anzi è la misura di come le per-sone che guidano l’ANCeSCAO sianoprofondamente attente e sensibili verso

incontri

La generazione feliceL’importanza dei centri sociali in un invecchiamento sano ed attivo.Elisa Spinelli | [email protected]

Page 17: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 17

l’auto-stima e una maggiore cura di sé, esi riducono i motivi di depressione.

A rnaldo Picchetto, conferma que-sta fotografia sociale: «Ancheguardare un programma televisivo

è un’esperienza attiva nei Centri: perché sicrea dialogo e discussione con le altre per-sone. Tutte le attività dei Centri cercano dicreare relazioni, ecco qual è una delle nostreprerogative fondamentali. Dalla ricerca èemerso che le persone, che frequentano l’AN-CeSCAO, hanno f iducia nella vita e nelprossimo, e ciò alimenta sempre più la vo-glia di conoscere. La mente e il corpo sonolegati; se si è psicologicamente attivi si riu-scirà a gestire meglio i propri malesseri f i-sici, che possono essere prevedibili in etàanziana. Invece, pensare continuamente aun dolore fisico, perché appunto si vive soli,perché non si fanno attività che impegninoattivamente la mente, fa aumentare la per-cezione del malessere. Nei Centri le personeriescono ad ascoltarsi meglio.»

La ricerca evidenzia una condizioneimportante: impegnare attivamente lapropria mente rende reattivi, in questosenso i centri sociali ANCeSCAO; es-sendo “produttori di capitale sociale pri-mario” – come afferma la prof.ssa SimonaFallocco – producono effetti positivi nonsolo per gli iscritti ma per tutta la collet-tività, poiché contribuiscono alla costru-zione della pacifica convivenza sociale.

Arnaldo Picchetto ribadisce che «illavoro scientif ico e le sue conclusioni sono lapre-condizione per un lavoro sociale che siaeff icace ed eff iciente, che sia in grado diorientare azioni capaci di ridurre le criti-cità ed implementare le buone pratiche. ICentri possono essere reali occasioni di cre-scita personale, costituire maggiore benes-

ment, Inclusioni e relazioni ha preso inconsiderazione aspetti organizzativi egestionali dei centri sociali anziani, con ilfocus principale rivolto alla qualità di vitadegli iscritti.

In sostanza, gli esperti scientifici del-l’Università degli Studi della Tusciahanno esaminato una realtà sociale piut-tosto grande, rispondendo in pieno a unadelle fondamentali tematiche del-l’Unione europea: l’invecchiamento sanoe attivo. Infatti, poiché l’Unione europeasi trova ad affrontare un rapido cambia-mento della struttura demografica, è im-portante sviluppare soluzioni peraffrontare le conseguenze dell’invecchia-mento della popolazione sulle finanzepubbliche e sulla protezione sociale. Inquesto senso la ricerca ha evidenziatopotenzialità notevoli proprio nei centrisociali: grazie al cosiddetto “effetto AN-CeSCAO” si produce risparmio di ri-sorse socio-sanitarie e miglioramentodella qualità della vita della popolazioneanziana. Dai risultati dell’indagine so-ciale si evince che una riduzione dell’usodei farmaci connota gli iscritti rispettoalla popolazione generale, e che, inoltre,i soci ANCeSCAO hanno bisogno diessere ricoverati significativamente dimeno degli anziani medi.

La spiegazione dell’“effetto ANCe-SCAO” si ritrova principalmente in duemotivi: in primis, nelle attività che se-gnalano una “proto-territorializzazionedei servizi socio-sanitari”, ovvero azionimirate a fare prevenzione proprio neicentri sociali (misurazione della pres-sione, del colesterolo e della glicemia,sensibilizzazione clinica); in secondoluogo, nell’interazione sociale e nella so-lidarietà verso gli altri si sviluppano

sere psicof isico rispetto a chi non partecipaalla vita di associazioni.» In conclusione,l’indagine sociale traduce i dati raccolti el’analisi che ne segue in un’affermazioneimportante: “i nuovi welfare devono es-sere orientati ed ispirati ad un modellodi sussidarietà orizzontale, ovvero unwelfare che sappia incidere sulle reali ca-pacità dei cittadini per migliorarne laqualità della vita”.

Il modello dei centri ANCeSCAO,chela ricerca sociale ha fotografato ed analiz-zato, rende evidente il ruolo chiave deglianziani in un contesto sociale così mutevoleed incerto come quello attuale, in quanto icapitali sociali che si creano all’interno deicentri hanno alla base l’aggregazione e lasolidarietà come elementi vitali. ArnaldoPicchetto conclude il nostro incontro pro-prio affermando la consapevolezza che «ciòche contraddistingue l’ANCeSCAO è sicura-mente la relazione umana, il voler comunicaree partecipare, non solo tra noi anziani ma conla società civile tutta.»

I l titolo dell’articolo di questo meseLa generazione felice potrebbe farpensare a un film ambientato alla

fine degli anni Sessanta, quando i gio-vani pretendevano che la società e le isti-tuzioni riconoscessero diritti eprerogative politiche e sociali; invece, la“generazione felice” a cui ci riferiamocomprende tutte quelle persone che –nonostante non siano più giovani – cre-dono nel futuro, che sono curiose e par-tecipative, insomma che hanno fiducia.

Sarebbe importante prendere esem-pio dalla “generazione felice”e fare “rete”,in barba alle conseguenze della società li-quida, dove l’incertezza sociale ed esi-stenziale ci rende diffidenti e, quindi,soli.

Page 18: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 201418

Chiara Gamberale

Le luci nelle case degli altriMondadori, 2010 - pp. 408ISBN 978-8804595441

••••••••Chiara Gamberale presenta Per dieci minuti a CaffeinaFestival 2014 venerdì 27 giugno alle ore 15 presso laCasa Circondariale Mammagialla. L’autrice incontra idetenuti per ricreare il clima del festival e contribuire amigliorare la qualità della loro vita.

I l fascio di libri nella valigia è tor-nato a casa, fra le grigie e polve-rose mura antiche di Viterbo, dove

si è di nuovo stabilito sulle massiccemensole di pino ascoltando la sera ilgorgogliare di una fontana e il cin-guettio degli uccelli la mattina, quandoi primi raggi di sole colpiscono il pa-lazzo Papale e le tegole dei tetti su cuisi affaccia la finestra della stanza si tin-gono di rosso. I nuovi ospiti si sonouniti ai vecchi e attendono trepidantiil nuovo evento che ravviverà il condo-minio: sì, Caffeina Festival 2014 arri-verà anche quest’anno a popolare le viedella cittadina viterbese e io, libreriadisordinata e, a volte, itinerante, sonopronta ad accogliere nuovi condomininel mio palazzo del sapere.

Ma oggi la mia storia non parleràdei nuovi ospiti eccitati dal caffè, datoche il festival non è ancora iniziato, madi una dolce signorina, timida, mabella, con le gote sempre un po’ arros-sate per l’imbarazzo e gli occhi lucidid’emozione. È Le luci nelle case deglialtri di Chiara Gamberale, un volu-metto giunto nella libreria avvolto incarta da regalo, lucida, liscia ed ele-gante, color verde smeraldo, stretta inun nastro di raso bianco panna.

Quando dei libri vengono regalatisorgono sempre grandi dubbi, po-trebbe essere il regalo più bello di tutti,ma allo stesso tempo un’orribile delu-sione, potrebbe essere un sottile vo-lume di Gramellini tanto emozionanteda farti scorrere le lacrime alla finedella sua ultima pagina, o un manualesul giardinaggio, una guida sulla dietaDukan o l’ultimo di Baricco. Il piaceredella sorpresa è anche l’inaspettato, ilcaso, il destino o il succedersi deglieventi che porta un determinato libroa trovarsi avvolto in quella carta da re-galo, scelto da quell’amico o da quelparente per te.

problemi che sembrano apparteneresolo a noi, che il tavolo lo lasciamosempre pieno di briciole.

È la storia di Mandorla, bambinadi sei anni che un giorno perdela mamma, giovane e intrapren-

dente amministratrice del condominioin via Grotta Perfetta 315, ma acquistaben cinque famiglie, presso cui vivrà aturno scoprendone i segreti e accen-dendo la luce nelle loro case. Maria in-fatti, la madre, lascia una lettera in cuisvela che il padre di Mandorla vive nelcondominio, le famiglie però decidonodi non fare un test del DNA per noncambiare le loro vite. LentamenteMandorla circondata ed educata datante persone diventa donna, cresce esi innamora, forse dell’uomo sbagliatoo forse del ragazzo giusto, come volevaMaria. I due però, proprio come accadeed è accaduto a tutti noi, si cercano, siallontanano e dividono le loro stradesentendosi inadatti l’uno per l’altro,senza accorgersi che sono parti comba-cianti della stessa mela, che per insicu-rezza mostra solo il suo lato sbagliato.

Le luci nelle case degli altri è un ro-manzo sull’amore nelle sue moltepliciforme e nei suoi più variegati colori, èun romanzo dove rispecchiarsi, per-dersi e dove credere, anche se il ver-detto è inesorabile: non sapremo mai finoin fondo chi è che amiamo.

Io, libreria disordinata, ormai for-tunatamente non più così polverosa,sono convinta che alcuni libri possanocambiarti l’esistenza, farti riflettere, ca-pire cosa sta accadendo attorno a te eanche, con un pizzico di coraggio, fartiprendere importanti decisioni.

Le luci nelle case degli altri è propriouno di quei libri,appena arrivata tra i mieiscaffali sembrava solo una timida adole-scente con una molletta fra i capelli, ipiedi scalzi e le ginocchia piegate, guar-dava tutti gli altri alzando impercettibil-mente i suoi occhi lucidi, si sedeva in unangolo,abbracciava le gambe con le brac-cia e sospirava impaurita. Come per lecose più belle e preziose, anche questolibro, sembrava tutt’altro che straordina-rio, anzi, appariva come circondato dauno spessore di ordinarietà, si mostravacome una storia semplice, una fra tante,senza nemmeno troppe cose da dire,come tutte le cose belle si nascondeva.

Le luci nelle case degli altri è inveceun libro capace di entrare nel profondodi ogni lettore che abbia amato, di ognilettore che si è sentito piccolo e ina-datto, difettoso e ridicolo di fronte a“quella persona”, è un libro che narrauna crescita, uno sviluppo e un’adole-scenza, è una storia che accende la lucenelle case degli altri, scoprendo cheovunque, anche dove il tavolo sembrapiù lucido, le finestre più pulite e l’ariapiù profumata, si nasconde il dolore, i

carta stampata caos letterario

Storie di una libreria disordinata / 8Scoprire “Le luci nelle case degli altri” con Chiara Gamberale,in attesa di Caffeina Festival 2014.Claudia Paccosi | [email protected]

Page 19: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 19

I giardini di Ararat

I l cibo è tutto, il cibo è ovunque, ilcibo è tradizione e futuro, il cibo èrivoluzione. Anche quest’anno

Caffeina sposa Slow Food e dà vita alloSlow Food Village a piazza del Co-mune, uno spazio ecogastronomico delgusto in cui promuovere le tematichee i valori dell’organizzazione interna-zionale che, da sempre, si batte per uncibo buono e pulito.

Una piazza interamente dedicatache offrirà all’interno dell’arena Slowper tutte le serate di Caffeina i labora-tori del gusto, lo street food, l’enoteca elo Slow Kids per i più piccoli.

I giardini di Ararat saranno pre-senti all’interno dello spazio Slow Kidscon programmi di agrididattica inte-ressantissimi sull’importanza degli in-setti per preservare la biodiversità.

Saranno poi presenti nello spazioStreet Food con due iniziative. Macosa è lo street food?

Lo “street food” è un cibo comodo,facile, giovane. Si può consumare ad-dirittura camminando, poiché non ne-cessita né di posate né di piatti. Siidentifica principalmente in tre ele-menti: è economico, è comodo ed è re-

ci ricorda di non usare sempre gli stessitagli! Un manzo non è fatto solo di fi-letti e lombate. Le parti che non si ac-quistano spesso finiscono tra gli scartie vengono buttate aumentando gli spre-chi. Un bovino vivo pesa 700 chili: itagli da lombata rappresentano 35 chili,quelli da filetto cinque o sei. E il resto?

La simbologia nell’AgriTusciaBur-ger è di casa. Il cuore infatti viene uti-lizzato anche per sottoscrivere un’altroaspetto importante che è legato al ter-ritorio e al popolo etrusco. Sono glietruschi infatti i più golosi di cuore bo-vino nella storia.

Gli ingredienti utilizzati per arric-chire l’AgriTusciaBurger sono tutti pre-parati artigianalmente con prodotti akm 0, preferibilmente con produzionida aziende agricole biologiche.

«AgriTusciaBurger è un progetto piùche interessante, che è stato bambino edora diventa grande e va per la sua strada,– dice LauraBelli, – siamo orgogliosi diaverlo partorito dalla nostra filosofiaaziendale.»

Tradizione e futuro, questo è ciòche il cibo rappresenta per noi. Veni-teci a trovare!

peribile in ogni angolo della città tra-mite chioschi e furgoncini.

Nell’arena della rivoluzione con ilcibo dunque, non poteva mancare unpregetto sperimentale, ma anche ab-bondantemente sperimentato, che stadiventando un franchising made in Tu-scia dell’Agriturismo culturale I giar-dini di Ararat: AgriTusciaBurger.

Reale del cibo di strada, l’hambur-ger che fino a ieri ha identificato unperiodo di poca attenzione enogastro-nomica e sintesi del nemico fast food,diventa oggi un’arma vincente per sol-levare quesiti giusti come “hai maichiesto al tuo cibo da dove viene? Haimai chiesto al tuo cibo se ti rappre-senta?”. AgriTusciaBurger ci ricordache non è importante la forma di ciòche mangiamo ma le modalità con cuiquel cibo è stato prodotto.

AgriTusciaBurger è il panino fattocon il cuore. Nel vero senso della pa-rola. Infatti l’hamburger viene prepa-rato tenendo in considerazione il temadel quinto quarto, in pieno stile slowfood. Utilizzare il quinto quarto ha unsignificato di alta sensibilizzazione che

alimentazione slow food

AgriTusciaBurgerUn progetto dell’Agriturismo culturale I giardini di Araratall’interno dell’Arena Slow.

I giardini di Ararat sono presenti,nell’ambito del Caffeina Festival,all’interno dello Slow Food Village dipiazza del Comune presso lo spazioSlow Kids e – con due iniziative –all’interno dello spazio Street Food.

www.igiardinidiararat.it

Strada Romana, 30 (o Strada Provinciale, 57)01100 Bagnaia (VT)Tel. +39 0761 289934Email: [email protected]

Orari di apertura per la ristorazioneda Mercoledì a Domenica: Pranzo e Cenafestivi: Pranzo - prefestivi: chiamare in Agriturismo

N.B.: è gradita la prenotazione.

Page 20: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 201420

I campi dorati del grano che si la-sciano pettinare dal vento estivo adAlice ricordano il mare anche se è

lontano, talmente lontano che l’odore in-vadente della salsedine non riesce nean-che a raggiungerlo.

“Alice scendi?”“Arrivo nonna!” la bambina scende

lentamente e con concentrazione gli sca-lini di pietra, stretti e alti . Ha le gambeancora troppo corte per poter scenderecon la stessa disinvoltura di sua sorellamaggiore.

“Andiamo dai! A quest’ora le gallineavranno già finito di covare!” NonnaAnna allunga il braccio magro e abbron-zato mentre attende che la nipote scendal’ultimo scalino.

“Chiara?”“Dorme ancora, ti prego nonna non

la svegliare andiamoci solo noi altrimentile uova le prende tutte lei!” e tira in fuorile labbra assumendo un’espressione im-bronciata.

“Va bene, va bene” dice la nonna conun sorriso bonario ed apre la porta d’in-gresso facendo entrare in casa il sole delprimo mattino. Alice ritorna ad essere

osservare le persone che scendono e sal-gono. Fanno a gara a chi riconosce perprimo questo o quello oppure si diver-tono ad inventare storie sui viaggiatoriche non conoscono.

“Quella suora ha avuto un figlio èscappata dal convento e cerca rifugio quiperché nessuno la conosce in questopaese” ha detto una volta Antonio, il fi-glio del macellaio.

“Invece quell’uomo è il nuovo mae-stro e dicono che rinchiude i bambinicattivi nell’armadio fino a Natale, poi lifa uscire perchè sennò Babbo Natale sene accorge che il bambino non c’è più”aveva detto un giorno Rocco, il figliodella pasticcera.

“La donna con il vestito elegante in-vece è una dottoressa e vuole guariretutte le malattie dei bambini”aveva quasisussurato come una preghiera Elena cheaveva una sorella costretta a muoversisulla sedia a rotelle.

Anche adesso Alice non può fare ameno di rimanere a guardare i passeggeriscendere e salire dalla “gigantesca mac-china blu”. Ma a quell’ora del mattino

allegra e insieme si avviano all’uscita.“La tua casa nonna è la più bella del

mondo!” dice la bambina mentre s’in-camminano verso la piazza del paese.

“Davvero? Perché?”“Perché dalla mia camera vedo il

mare di grano e dalla porta della cucinasi arriva subito in piazza dove il pome-riggio posso giocare con i miei amichetti.Non è come abitare a Milano che vedosolo palazzi da tutte le finestre di casa eper giocare con gli amichetti devo uscirecon la mamma per andare al parcogio-chi.”

“Devi venirci più spesso dalla tuavecchia nonna!” le dice abbracciandola.

“Tu non sei vecchia! Sei una signo-rina!” ribatte la nipotina con convin-zione.

Mentre attraversano la piazza la cor-riera arriva proprio in quel momento eAlice tira il braccio della nonna indican-dogliela con febbrile eccitazione.

L’arrivo della corriera è il momentopiù atteso da Alice e suoi amici che in-terrompono i propri giochi per assistereall’arrivo della “gigantesca macchina blu”,come la chiamano loro, e soprattutto per

ospiti mentre cucino

Il mare di grano

“Mentre cucino” è una nuova rubrica in cui la scrittrice Monica Angela Baiona raccontaepisodi ispirati alla sua vita privata che si concludono con una ricetta.Monica Angela Baiona ha scritto poesie e racconti e ha recentemente pubblicato il libro“La Vera Natura” che presenterà nel corso del Caffeina Festival.

Page 21: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 21

scende solo un uomo con una grossapancia e sale una donna vestita a lutto,subito dopo la corriera riparte e l’anzianadonna riprende il cammino tenendo permano la nipotina.

Quando passano vicino alla grandefontana che si affaccia sulla vallata, Aliceaccarezza con i polpastrelli di una manola superficie dell’acqua fresca e pulita.

“Nonna è vero che tanto tempo fabevevate tutti da questa fontana?”

“Certo! Anche ora si può bere que-st’acqua… qui è ancora tutto genuinocome allora, come se il tempo non fossepassato…”

Subito dopo raggiungono i giardinipubblici, poi attraversano un viale albe-rato e una strada sterrata che segna ilconfine tra il paese e i campi coltivati chelo circondano. Proprio su quel confine c’èun casale e il pollaio della nonna di Alice.

poi estrae un ago dalla tasca, fora leestremità dell’uovo e lo porge alla nipoteche lo succhia con ingordigia.

“È buonissimo nonna!”Alice ogni volta che trova un uovo

corre dalla nonna e glielo porge colma difelicità. La nonna li infila in tasca equando le tasche sono piene li sistemanel reggipetto. Dopo aver raccolto tuttele uova ripercorrono la strada dell’andatae tornano a casa. Giunte a casa la nonnapoggia tutte le uova sul tavolo della cu-cina, apre lo sportello del frigo e neestrae una radice di rafano e un pezzo dipecorino, sotto gli occhi curiosi di Alice.

“Che fai nonna?”“Ora rompiamo qualche uovo e pre-

pariamo la rafanata!” Le risponde sotto-voce, come se le rivelasse un segreto,strizzandole un’occhio.

Raggiunto l’ovile la nonna apre ilcancelletto di ferro e Alice la segue na-scondendosi dietro la sua enorme gonnaperchè ha paura delle galline. La nonnala incoraggia a entrare, chiude il cancel-letto alle sue spalle e agita le bracciaverso le galline dicendo ad alta voce:“sciò, sciò!”. Così le galline si allontananodai mucchietti di paglia sulle quali eranoappollaiate e Alice può iniziare la suacaccia al tesoro e infilare la piccola manoin mezzo al morbido mucchietto di filidorati.

“Eccolo! Eccolo! È ancora caldo!”urla felice tenendo tra le dita un uovo elo alza in cielo come un trofeo.

“Brava! Cerca, cerca che ce ne sonoaltre. Sono tutte fresche!”

“No nonna, sono calde!”La nonna sorride senza dire niente

Monica Angela Baiona

La Vera NaturaInnocenti Editore, 2013 - pp. 160ISBN 978-8898310043

••••••••Monica Angela Baiona presenta La Vera Na-tura a Caffeina Festival 2014 venerdì 4 luglioalle ore 18 presso l’arena di piazza SantaMaria Nuova.

3 uovaUn pezzo di radice di rafanoPecorino a piacereUn pizzico di sale

Sbattere le tre uova in un recipiente capiente e unire tre cucchiaidi radice di rafano grattugiata e il pecorino grattugiato in quantitàdesiderata, aggiungere infine un pizzico di sale.Versare il composto ottenuto in una padella antiaderente legger-mente unta.Cuocere circa 15 minuti a fiamma bassa, comunque fino a quandoil composto si addensa.La radice di rafano viene coltivata prevalentemente in Basilicata ein Alto Adige. In Germania e in Austria è molto utilizzata in cucina.

Ricetta della Rafanata

Page 22: Decarta 12/13

New!

UpsideDownla nuova guida dinamicaper scoprire e vivere la città

Tutti i mesicon la rivista e online su

www.decarta.it/upsidedown

Page 23: Decarta 12/13

V I T E R B O A P O R T A T A D I M A N O - W W W . D E C A R T A . I T FREE

Page 24: Decarta 12/13
Page 25: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 III

upside down jazzup

Page 26: Decarta 12/13

upside down jazzup

Page 27: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 V

Page 28: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014VI

upside down jazzup

Page 29: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 VII

Page 30: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014VIII

upside down jazzup

Page 31: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 IX

Page 32: Decarta 12/13

30 GIUGNO Piazza del GesùJazzUp@CaffeinaFestivalGAME: Gap Advanced ModernEnsemble

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014X

upside down jazzup

Page 33: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 XI

Page 34: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014XII

upside down jazzup

Page 35: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 XIII

Page 36: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014XIV

upside down jazzup

Page 37: Decarta 12/13

DECARTA GIUGNO/LUGLIO 2014 XV