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APPRENDIMENTO = cambiamento che si manifesta in un individuo per effetto dell’esperienza MATURAZIONE = cambiamento per fattori biologici della specie Secondo la TEORIA DI PIAGET l’apprendimento segue lo sviluppo, deve attendere i prerequisiti necessari; secondo la TEORIA DI VYGOTSKIJ l’istruzione mette in moto lo sviluppo, anticipandolo. SVILUPPO = cambiamento che si verifica in funzione del tempo RAPPORTO FRA SVILUPPO E APPRENDIMENTO

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APPRENDIMENTO = cambiamento che si manifesta in un individuo per effetto dell’esperienza

MATURAZIONE = cambiamento per fattori biologici della specie

Secondo la TEORIA DI PIAGET l’apprendimento segue lo sviluppo, deve attendere i prerequisiti necessari; secondo la TEORIA DI VYGOTSKIJ l’istruzione mette in moto lo sviluppo, anticipandolo.

SVILUPPO = cambiamento che si verifica in funzione del tempo

RAPPORTO FRA SVILUPPO E APPRENDIMENTO

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Wood, Bruner e Ross (1978), The role of tutoring in problem-solving, formulano il concetto di SCAFFOLDING (impalcatura).Nell’apprendistato cognitivo il novizio fa esperienza guidata dall’esperto tutor finché diventa capace di elaborazione autonoma

L’apprendimento collaborativo avviene anche mediante peer-tutoring, nella pratica del discorso in classe, che co-costruisce la conoscenza, e nel lavoro di gruppo

Piaget pone l’accento sull’ INTERAZIONE FRA COETANEI come fonte di progresso grazie al conflitto cognitivo che innescaVygotskij valorizza il RUOLO DELL’ADULTO che con il METODO DELLA DOPPIA STIMOLAZIONE affanca al compito gli strumenti, fisici e psicologici, per risolverlo (suggerimenti, domande per focalizzare l’attenzione).

L’adulto dà il sostegno appropriato in un’interazione bidirezionale fra docente e discente che si basa sulla qualità della relazione.

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Jean Piaget (Neuchâtel 1896-1980)

LA FAMIGLIA

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Il lavoro

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L’osservatore

Il teorico

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1929 cientogenesi, concetto neo-lamarkiano di E. Drinker Cope (1840-1897), per indicare gli effetti ereditati del movimento.

La tassonomia dei molluschi.

Piaget (1952) scrive che l'abitudine all'osservazione empirica lo protesse "dal demone della filosofia". Con il suo professore di storia naturale Paul Godet (1836-1911), malacologo entro il sistema linneiano, studiò un gastropode, la Limnaea stagnalis, varietà lacustris. La variabilità delle caratteristiche della conchiglia e del corpo, nelle acque profonde e piene di correnti dei grandi laghi, pone il problema delle specie. Evoluzione e adattamento all'ambiente neo-lamarkiano, attenzione all'agitazione delle acque e all'acclimatazione (in acquario): per “caratteri biologici” intende le abitudini nei molluschi in acque basse e in quelle profonde.

Precocità scientifica di Piaget e interesse per la storia naturale: primo articolo del 1907 sul passero albino. 1910-1915 frequenta gli “Amici della natura”, club o società di ragazzini, con soprannomi (P. era Tardieu), periodiche relazioni su tema, seguite da discussioni verbalizzate. Tra gli autori più discussi, il biologo Felix Le Dantec (1869-1917), lamarkiano, materialista monista e determinista. Dibattito con Roszkowski, studente polacco di Losanna, che definisce la specie Limnaea delle acque profonde con caratteristiche stabili ed ereditarie della anatomia interna ed è mutazionista (il citologo tedesco August Weismann (1834-1914) sostiene la separazione fra plasma germinale e soma che rende impossibile l'ereditarietà delle caratteristiche acquisite ), mentre Piaget è gradualista, considera decisivo l'isolamento geografico (e quindi riproduttivo) nel tempo, e si basa sulle caratteristiche morfologiche della conchiglia, d'accordo con Bergson che la definizione dev'essere dinamica. Articolo del 1914 Le specie mendeliane hanno valore assoluto?

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I Gli anni venti e la Maison des Petits di Ginevra: dall’egocentrismo alla socializzazione del pensiero1923 (et collab.) Le langage et la pensée chez l'enfant, 1924 Le jugement et le raisonnement chez l'enfant, 1926 La représentation du monde chez l'enfant, 1927 La causalité physique chez l'enfant, 1932 Le jugement moral chez l'enfant

II Lo stadio senso-motorio dalle osservazioni sui suoi tre bambini, Jaqueline, Laurent e Lucienne1936 La naissance de l’intelligence, 1937 La construction du réel, 1945 La formation du symbole chez l’enfant: imitation, jeu et rêve, image et représentation

III La costruzione delle nozioni fisiche e matematiche 1941 (avec B. Inhelder). Le développement des quantités chez l'enfant: conservation et atomisme1941 (avec A. Szeminska). La genèse du nombre chez l'enfant, 1946 Les notions de mouvement et de vitesse chez l'enfant, 1946 (et collab.) Le développement de la notion de temps chez l'enfant1947 La psychologie de l'intelligenc1948 (avec B. Inhelder et A. Szeminska). La géométrie spontanée de l'enfant, 1948 (avec B. Inhelder). La représentation de l'espace chez l'enfant,1951 (avec B. Inhelder). La genèse de l'idée de hasard chez l'enfant

IV Strutture logiche e processi figurativi della conoscenza (immagine e memoria)1955 (avec B. Inhelder). De la logique de l'enfant à la logique de l'adolescent: essai sur la construction des structures opératoires formelles, 1959 (avec B. Inhelder). La genèse des structures logiques élémentaires: classifications et sériations, 1966 (avec B. Inhelder, M. Bovet et al.) L'image mentale chez l'enfant: étude sur le développement des représentations imagées,1968 (avec B. Inhelder, H. Sinclair-De Zwart et al.). Mémoire et intelligence

V Biologia, coscienza e equilibrazione (ritorno all’epistemologia) 1967 Biologie et connaissance: essai sur les relations entre les régulations organiques et les processus cognitifs 1974 (et coll.). La prise de conscience, 1975. L'équilibration des structures cognitives : problème central du développement

Per una periodizzazione dei temi piagetiani

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Verificare la costruzione delle categorie kantiane e delle strutture logiche nel corso dello sviluppo. Dopo un’iniziale attenzione alla relazione sociale con i pari nello sviluppo come fonte di equilibrio del pensiero (1947), accentua il maturazionismo innatista.

1955 Fondazione del Centre International d'Epistémologie Génétique, con il compito di indagare la genesi della conoscenza in una prospettiva interdisciplinare, in particolare tra la storia della logica del pensiero naturale e la ricerca psicologica

Interpretazioni attuali: in chiave costruttivista (secondo Ernst von Glasersfeld, Jean Piaget è “il pioniere” della teoria costruttivista della conoscenza), della teoria della complessità, della embodied mind….

Considerato un precursore del Cognitivismo, Piaget ha prodotto un sistema teorico che appare invecchiato per quanto riguarda l’opzione strutturalista e la problematica definizione del concetto di stadio di sviluppo

Il progetto di Piaget

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Lo sviluppo dell’intelligenza secondo Jean Piaget (1896-1981)

STADIO SENSO-MOTORIO (fino a 18 mesi)STADIO SENSO-MOTORIO (fino a 18 mesi)

STADIO PREOPERATORIO (fino a 5-6 anni)

STADIO DELLE OPERAZIONI CONCRETE (fino a 11-12 anni)

STADIO DELLE OPERAZIONI FORMALI

Funzione simbolica,rappresentazione

ReversibilitàRaggruppamenti e gruppi di operazioni (logica delle classi e delle relazioni)

Logica proposizionaleGruppo IRNC

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Il COSTRUTTIVISMO di Piaget nel rapporto organismo-ambiente

ORGANIZZAZIONE(

strutturale)“l’accordo del pensiero con

se stesso”

ASSIMILAZIONEAspetto conservativo

ADATTAMENTO (funzionale) “l’accordo del pensiero con le cose”

ACCOMODAMENTOAspetto innovativo

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Secondo Piaget (1923) il bambino usa un linguaggio egocentrico, per se stesso, che scompare con la socializzazione (critica di Vygotskij 1934). Nel cap.II, aggiunto nel 1947, Piaget sostiene che il bambino è egocentrico perché non è capace di assumere mentalmente la prospettiva dell’altro, che occupa ad esempio una posizione nello spazio diversa dalla propria (perspective taking). In questo caso occorre superare la prospettiva egocentrica (epistemicamente) per effettuare un decentramento cognitivo. Piaget (e Inhelder, 1951, La rappresentazione dello spazio) usò con i bambini di Ginevra la prova delle tre montagne:

Dall’egocentrismo al decentramento cognitivo

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J. Piaget (1896-1981)(1923) Il linguaggio e il pensiero nel fanciullo

Ling. autistico monologo collettivo ling. socializzato

L.S. Vygotskij(1934) Pensiero e linguaggio

Pensiero-linguaggioFunzione indifferenziata

Evidenze: aumenta in situazioni difficilidiminuisce in solitudine

Linguaggio egocentrico = per se stessoEspressioni ellittiche e predicativeTasso del 50% in età prescolare

InterioreSenza voceFunzione direttiva

SocializzatoVocaleFunzione comunicatica

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Piaget (1923) Il linguaggio e il pensiero nel fanciullo

Cap.I due bambini di sei anni, Lev e Pie, sono seguiti per un mese in classe, registrando tutte le loro produzioni verbali che vengono classificate in categorie, tra le quali il monologo collettivo (egocentrico). Il coefficiente di linguaggio egocentrico, cioè la percentuale di linguaggio “per se stessi”, rispetto al totale delle produzioni linguistiche è 0,47 e 0,43 rispettivamente e l’anno dopo scende alla metà circa.Mentre l’adulto che pensa socialmente è impegnato in una continua discussione mentale, il bambino “non si chiede quasi mai se sarà compreso” (p.39). Il linguaggio egocentrico è una manifestazione del pensiero autistico (E.Bleuler) non controllato e risponde a una logica intuitiva e sincretica.

Cap.III I bambini di 4-7 anni “sono insensibili alla contraddizione” finché “verso i 7-8 anni …possiamo situare l’apparizione nel bambino di uno stadio logico, durante il quale si generalizza il fenomeno della riflessione, se si intende con Janet per riflessione la tendenza a unificare le credenze e le opinioni, a sistematizzarle per evitarne le contraddizioni.” (p.115)

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Cap II (aggiunto nella terza edizione del 1947) La misura del linguaggio egocentrico negli scambi verbali con l’adulto e in quelli dei bambini tra loroIn Gespräche mit kindern i coniugi Katz (1928) riportano i dati di due bambini dal linguaggio precocemente socializzato, soprattutto con i genitori. L’allieva di Piaget, A. Leuzinger-Schuler trova il contrario nel figlio Hans di tre anni, che nei monologhi con lei è molto egocentrico, mostrando “un senso di presenza tale che parlare a se stesso o parlare a sua madre gli sembra tutt’uno” (p.52) in “un’atmosfera di comunione o di sintonizzazione”. Fra 3 e 4 anni aumenta il dialogo con gli altri bambini, che rimane egocentrico, mentre con l’adulto triplicano le domande e il tasso di egocentrismo diminuisce maggiormente, arrivando allo stesso coefficiente nei due casi. Da una statistica di 12.000 frasi, dove il coefficiente di egocentrismo diminuisce fra 3 e 7 anni, Piaget conclude che “la socializzazione del bambino si determina per due diverse vie, in funzione degli opposti atteggiamenti che egli adotta riguardo all’adulto e riguardo ai suoi coetanei” (p.66):1) con l’adulto instaura “un rapporto da inferiore a superiore” e ciò genera un atteggiamento di sottomissione intellettuale (gli fa delle domande);2) “Il compagno d’altra parte è simile all’io del bambino e nel contempo molto diverso. Simile perché è suo eguale in potenza e sapere, molto diverso tuttavia perché, proprio per essere situato allo stesso livello, non entra, come un adulto premuroso, nell’intimità dei desideri o nella prospettiva del suo proprio pensiero” e con i coetanei, suoi pari, il bambino può sperimentare “la discussione e lo scambio vero e proprio” (che genera conflitto socio-cognitivo e progresso intellettuale). “Si innestano qui tutti i problemi dell’educazione “attiva” e dell’educazione a base di autorità” (p.68)

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La mamma di Hans non lo interrompeva per non “imporre un punto di vista che il bambino era capace di scoprire da solo più tardi” (p.57) mentre i Katz riportano scambi con il bambini “diretti dall’adulto stesso”, in una sorta di esame di coscienza serale. I loro risultati, così diversi, sono compatibili per il diverso grado di “interventismo dell’adulto” (p.69) poiché “il linguaggio infantile non dipende solo dallo sviluppo del bambino: dipende anche…dal tipo di rapporto sociale che il bambino instaura con l’adulto” (ib.).Piaget riprende da Alexander Lurija (per non citare Vygotskij!) il paragone fra linguaggio egocentrico del bambino e linguaggio interiore dell’adulto, che hanno la stessa funzione di assimilazione che ha il gioco simbolico “di fantasia” e “l’’egocentrismo consiste nel fatto che il soggetto non si differenzia sufficientemente dal mondo esterno ma proietta in esso i contenuti della sua soggettività” (p.73). Negli ambienti educativi che privilegiano il polo ludico dell’attività infantile si trova maggior egocentrismo verbale che in quelli che pongono il bambino “alle prese con la sperimentazione e con problemi propriamente scientifici” (primo fattore).Inoltre influiscono le relazioni del bambino con il suo ambiente sociale: relazioni con i coetanei e relazioni con gli adulti. “La comunanza di interessi che il bambino ha coi suoi compagni e l’interventismo degli adulti” (p.75) causano “la socializzazione del linguaggio e del pensiero”(p.76) (secondo fattore).

I fattori causali del tasso di egocentrismo infantile

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L’EGOCENTRISMO VERBALE non è che un indice variabile, “dipendente dai fattori sociali esterni” mentre è più interessante l’EGOCENTRISMO DEL PENSIERO, l’atteggiamento epistemico di “assorbimento dell’io nelle cose e nelle persone, con INDIFFERENZIAZIONE del proprio e degli altrui punti di vista” (p.71).

“Supponiamo un individuo ignorante, che abita fin dalla nascita in un villaggio sperduto tra i monti che egli abbraccia con lo sguardo ma dei quali non ha mai fatto il giro” (p.77): come un bambino di Neu^chatel che non riesce nella prova delle tre montagne! Questo individuo non sa di essere egocentrico ma vive in “una sorta di centrazione primaria del pensiero, una ‘innocenza dello spirito’ nel senso di una assenza di ogni relatività intellettuale e di ogni sistema razionale di riferimento” e allargare i propri orizzonti non aggiungerà semplicemente cognizioni nuove ma “cambierà il suo sistema di interpretazione; quello che era per lui un assoluto o un gruppo di nozioni centrali diventerà un semplice punto di vista in rapporto con altri punti di vista” (p.79).

L’egocentrismo intellettuale

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L’egocentrismo non è “costante e cosciente preoccupazione di sé” (p.82) come nel linguaggio comune, dove è sinonimo di isolamento egoistico, ma in senso epistemico designa “la confusione di soggetto e di oggetto nel corso di un atto di conoscenza in cui il soggetto si ignora lui stesso” e allora non è in contraddizione con la socievolezza del bambino, poiché “tra gli altri e lui vi è identificazione e anche confusione più che differenziazione e reciprocità” (p.84). In età prescolare un bambino dice che ha un fratello, ma che suo fratello non ne ha, perché dalla sua prospettiva si ignora come soggetto, e quindi non si conta! “Sociabilità e egocentrismo non si escludono per nulla. Anzi, lo spirito egocentrico è molto più accessibile alle suggestioni ambientali e alla costrizione del gruppo che non lo spirito disciplinato dalla cooperazione: in quanto si ignora lui stesso, infatti, lo spirito egocentrico non giunge alla coscienza della sua personalità. Così vediamo che il bambino presenta il massimo della suggestibilità alla stessa età in cui presenta il massimo di egocentrismo: questi due caratteri diminuiscono con la socializzazione reale dell’individuo” (p.86).La suggestionabilità è associata con scarsa autocoscienza.

L’egocentrismo sociale

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Attraverso la socializzazione reale dell’individuo : “la comprensione degli altri come la comprensione del mondo fisico presuppone due condizioni: prendere coscienza di sé come soggetto e distaccare il soggetto dall’oggetto in modo da non attribuire più al secondo i caratteri del primo; cessare di considerare il proprio punto di vista come il solo possibile e coordinarlo all’insieme di tutti gli altri. Adattarsi cioè all’ambiente sociale, come all’ambiente fisico, significa costruire un insieme di relazioni e collocarvi se stessi, grazie a una attività di coordinazione che implica la decentrazione e la reciprocità dei punti di vista” (pp.86-7).Il bambino rimane egocentrico con gli adulti perché sono “superiori e nello stesso tempo vicini a lui per la loro simpatia protettiva”, mentre “il coetaneo, in quanto individuo diverso insieme ed uguale, pone un problema nuovo: quello della distinzione continua dell’io e dell’altro e della reciprocità di queste due prospettive. Di qui il ruolo fondamentale della cooperazione tra eguali”, carattere “non interamente escluso fra adulti e bambini quando una educazione appropriata degli uni e degli altri riesce a respingere sullo sfondo il fattore di autorità e di superiorità” (p.87).La socializzazione reale del bambino implica stare con gli altri prendendo coscienza di sé e differenziandosi progressivamente da altri simili, con cui può identificarsi e confrontarsi. Non favorisce il decentramento la relazione con altri superiori, se protettivi e autoritari, che sono molto diversi da sé ma svolgono la funzione di alter ego, prolungando i limitati poteri del bambino e influenzandone la suggestionabilità, in una relazione confusiva.

Uscire dall’egocentrismo

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Cap.IV Comprensione e spiegazione tra bambini a 6-8 anni.Tecnica di leggere una storia a un bambino e fargliela ripetere a un altro bambino (mancanza di nessi causali, assenza di ordine nei racconti e giustapposizione), o una spiegazione su oggetti meccanici (siringa, rubinetto): verso i 7 anni compare un maggiore sforzo di obiettività, per capire e farsi capire.

Cap.V Comprensione verbale (dei proverbi) tra 9 e 11 anni. Sincretismo del pensiero: carattere non discorsivo, dalle premesse alle conclusioni, schemi di fantasia e di analogia, sicurezza senza tentativi di dimostrazione.

Cap.VI Le domande di un bambino di 6 anni. Tipi di perché: spiegazione causale, motivazione e giustificazione. Realismo intellettuale “per il bambino il nome è ancora unito alla cosa stessa” (232). Artificialismo e finalismo. Realismo nominale (255).

Piaget (1923)

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Eugen Bleuler (1857-1939), psichiatra svizzeroNel 1911 in Dementia Praecox oder Gruppe der Schizophrenien definisce il sintomo dell’autismo (dal greco autos, se stesso) come ritiro dalla realtà del mondo esterno nella vita di fantasia.

Il termine “autismo” è usato da Piaget nell’accezione della “scuola svizzera” ed è stato ripreso per indicare una sindrome psicopatologica che compare nelle prime fasi dello sviluppo, l’autismo infantile precoce, poi autismo tout court. Oggi si parla di “disturbi dello spettro autistico” per un’ampia gamma di patologie di varia gravità, specialmente per quanto riguarda la compromissione della capacità di comunicazione verbale. I soggetti autistici con buone capacità linguistiche e intellettive (spesso settorialmente eccellenti, come gli mnemonisti o i calcolatori studiati da Binet e Lurija) sono etichettati entro la sindrome di Asperger.

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Nelle ricerche della fase I adotta una sorta di intervista clinica, un colloquio verbale condotto secondo uno schema flessibile, che fa emergere il pensiero spontaneo del bambino evitando l’acquiescenza alle aspettative dell’adulto.

A Parigi negli anni venti Piaget collabora alla standardizzazione dei test di Binet e nota alcuni errori frequenti da parte di bambini di certe fasce di età nel rispondere ad alcune domande, che gli suggeriranno una serie di indagini successive.

Dal metodo dei test all’intervista clinica e al metodo critico

Nelle ricerche della fase IV Piaget torna a interrogare i bambini tra lo stadio preoperatorio e quello operatorio, di fronte a un materiale concreto, come quello relativo alle prove di conservazione delle quantità continue e discontinue.

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Secondo Danziger, lo sviluppo dei test mentali portò alla ridefinizione del problema delle DIFFERENZE INDIVIDUALI nei termini di un CONFRONTO DI PRESTAZIONI. Il modello di normalità del soggetto medio va nella direzione del controllo sociale.

Nel 1901 Alfred Binet (1857-1911) fu incaricato dal Ministero dell’istruzione francese di costruire uno strumento per diagnosticare anticipatamente il cattivo rendimento scolastico dei bambini da inserire in classi differenziali

Sul modello della pratica sociale dell’esame, universitario o medico, nacque il primo TEST D’INTELLIGENZA, composto da prove (item) di tipo scolastico. Indipendentemente dall’età cronologica, al soggetto viene attribuita l’ ETÀ MENTALE corrispondente alle prove che è in grado di superare.

Il Quoziente Intellettivo (Q.I.) è definito da Stern come il rapporto tra ETÀ MENTALE ed ETÀ CRONOLOGICA

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“Edith è più bionda di Suzanne, Suzanne è più bionda di Lili”

Problema a tre termini (test di Burt)

Chi è più bionda?

Chi è più bruna?

è una domanda più facile di

EDITH SUZANNELILI

E>S>LE>LL<E

PIÙ BIONDA = MENO BRUNAMENO BIONDA = PIÙ BRUNA

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Organizzazione dell’intelligenza (aspetto strutturale)Gli scambi con l’ambiente comportano “una forma o struttura che determina i vari circuiti possibili che si stabiliscono fra il soggetto e gli oggetti. L’aspetto conoscitivo della condotta sta appunto in questa sua strutturazione” (p.14). A tutti i livelli, da quelli più primitivi (gli adattamenti senso-motori”, p.14) a quelli superiori del pensiero, le funzioni conoscitive hanno qualcosa in comune, pur nell’eterogeneità delle strutture che si succedono, tendendo a un equilibrio sempre maggiore, cioè a un adattamento sempre più stabile.

Si tende a riservare il termine intelligenza alle “forme superiori di organizzazione e di equilibrio delle strutture conoscitive”, ma tendono all’equilibrio anche “le strutture che derivano la propria formazione da percezione, abitudine e meccanismi senso-motori elementari”.I “tipi inferiori di adattamento conoscitivo e motorio” sono in continuità funzionale con le forme superiori del pensiero, strutture diverse e eterogenee, che si succedono secondo una “legge d’evoluzione” (p.16), gli stadi o forme successive di equilibrio” (p.20).L’intelligenza è “un sistema di operazioni viventi e attive”e “rappresenta il più alto grado di adattamento mentale” (p.16), ma le sue origini si confondono con quelle dell’adattamento biologico.

Natura adattativa dell’intelligenza (aspetto funzionale)Definizione di adattamento = equilibrio fra l’azione dell’organismo sull’ambiente (assimilazione, assimilation) che dipende dalle condotte anteriori analoghe ed è “l’incorporazione degli oggetti negli schemi della condotta…la trama delle azioni suscettibili di essere attivamente ripetute” (p.17) e l’azione dell’ambiente sull’organismo (accomodamento, accomodation), che modifica i propri schemi per assimilare i nuovi stimoli.

PSICOLOGIA DELL’INTELLIGENZA (1947)

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Il pensiero intuitivo è caratterizzato da un egocentrismo deformante, che sul piano sociale non si decentra in un sistema obiettivo, ed è fenomenico perché coglie solo l’apparenza percettiva della realtà fisica.“Per quanto sottomesso egli possa essere alle influenze intellettuali dell’ambiente il fanciullo le assimilerà sempre a suo modo; le deformerà senza accorgersene, per ridurle alla sua prospettiva, per il fatto stesso che non è in grado di distinguere la propria maniera di pensare da quella degli altri”. “Egli è dunque egocentrico perché privo di ogni consapevolezza del proprio soggettivismo, sia sul piano sociale che su quello fisico”: es. sa distinguere la sua mano destra, ma non indicare la mano destra dell’altro posto di fronte a lui. “In entrambi i casi l’egocentrismo intellettuale è dato da un difetto di coordinazione, da una mancanza d’ ‘aggruppamento’ dei rapporti con gli individui e con le cose”. “Poiché l’egocentrismo iniziale è il risultato di una indifferenziazione fra l’ego e l’alter il soggetto si trova esposto …a tutte le suggestioni e le costrizioni dell’ambiente e vi si accomoda senza alcuna possibilità di critica appunto perché non ha coscienza del personalismo in cui si muove” (192)

Parallelismo tra esperienza della realtà fisica e sociale

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Il pensiero preoperatorio è inconciliabile con “la formazione di rapporti sociali di cooperazione, fondamento indispensabile alla costruzione della logica”. Da una parte la cooperazione implica reciprocità fra individui capaci di differenziare i propri punti di vista in una “discussione condotta obiettivamente (donde hanno origine la decisione e la riflessione in quanto discussioni interiorizzate), ” dall’altra la logica ha “un carattere di obbligatorietà di cui sarebbe difficile contestare la natura sociale”. In questa fase”la pressione dell’ambiente esterno non basterà mai di per se stessa a generare la logica nello spirito del fanciullo”, può “ripetere le idee giuste” come un pappagallo, ma “non è possibile imparare dagli altri a ragionare correttamente se non si stabiliscono con essi i rapporti di simultanea reciprocità e differenziazione che sono dati solo da una coordinazione dei vari punti di vista” (193). ”La logica accoglie regole e norme comuni e rappresenta una morale del pensiero imposta e sanzionata dall’ambiente esterno. Così l’obbligo di non cadere in contraddizione non è solo una necessità puramente condizionale o ‘imperativo ipotetico’, per chi voglia attenersi alle regole del gioco operatorio, ma diventa un vero imperativo morale ‘categorico’ per il fatto che è indispensabile ad ogni scambio intellettuale e alla cooperazione” (194).

Logica e cooperazione

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Composizione di relazioni simmetriche ed egocentrismo

Paolo ha un fratello, Stefano. Se gli si chiede: “Stefano ha un fratello?”

Il bambino preoperatorio risponde di no, perché “siamo soltanto in due”

A 6-7 anni un bambino dice che ha un fratello, ma che suo fratello non ne ha, perché dalla sua prospettiva si ignora come soggetto, e quindi non si conta.

Raggruppamento operatorio e cooperazione

Gli scambi di pensiero e la cooperazione sono la condizione necessaria perché le operazioni possano essere raggruppate in un tutto coerente (condizione necessaria ma non sufficiente); ma “gli scambi di pensiero obbediscono a una legge d’equilibrio che corrisponde a sua volta a un aggruppamento operatorio giacché cooperare non è altro, in definitiva, che coordinare delle operazioni” (195):

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Nello scambio sincronico (del momento attuale) “accorgendosi, quando conversa, che i suoi pensieri possono essere contraddetti o incontrare l’approvazione di chi lo ascolta” il bambino scopre un complesso di attività mentali esterne, dei valori intellettuali, delle verità obbligatorie (idee belle e fatte ma anche criteri normativi di ragionamento).

Nel periodo intuitivo preoperatorio, fino agli esordi di quello operatorio concreto, prevale l’assimilazione, il “centramento (centration) del pensiero, in funzione della propria attività, in opposizione all’aggruppamento (groupement) di tutti i rapporti in presenza: esempio della conservazione delle quantità discontinue, riconosciuta solo attraverso la messa in corrispondenza.

Nel periodo operatorio concreto, invece, l’apparenza percettiva della fila che sembra più lunga perché le distanze fra i gettoni sono state aumentate, viene superata grazie alla reversibilità dell’operazione (azione mentale interiorizzata) e il bambino riconosce che i gettoni “sono lo stesso numero perché posso rimetterli come erano prima”, “non è stato tolto né aggiunto nulla” e la lunghezza è compensata dalla distanza fra i gettoni.

Verso la socializzazione del pensiero

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La conservazione delle quantità discontinue (gettoni)

Corrispondenza biunivoca

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“Immaginiamo per un momento che un individuo eccezionalmente dotato, cambiando indefinitamente la propria maniera di considerare la realtà, riesca alla fine a coordinare da solo tutte le sue possibili prospettive in modo da assicurare il loro raggruppamento. Possiamo supporre che questo individuo, da solo, anche se avesse a disposizione tutto il tempo necessario per condurre un’esperienza abbastanza lunga, sarà in grado di ricostruire tutti i suoi punti di vista anteriori, cioè l’insieme dei rapporti percepiti in passato e che non percepisce più attualmente? Se così fosse egli non avrà fatto altro che stabilire uno scambio fra la successione dei propri differenti stati (fra i suoi stati successivi e diversi) avrebbe cioè consolidato i suoi ricordi e li avrebbe trasformati in linguaggio rappresentativo mediante un sistema di annotazioni stabilite attraverso delle continue convenzioni con se stesso. In definitiva avrebbe così realizzato una società fra i suoi diversi ‘io’” (195-6)

Verso la “società della mente?

“Ogni scambio intellettuale fra gli individui fa pensare a una immensa partita a scacchi, giocata senza sosta, in cui ogni azione compiuta in un particolare settore comporta una serie di azioni complementari o equivalenti da parte del compagno di gioco e le leggi dell’aggruppamento rappresentano le diverse regole che assicurano la reciprocità ai giocatori e la coerenza della partita” (197)

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“Ci sono più margherite o più fiori?” il bambino preoperatorio sbaglia (critica a Piaget: la domanda non è pertinente)

INCLUSIONE LOGICA e uso dei quantificatori

Nel raggruppamento delle operazioni di classificazione semplice, per esempio, i rapporti di inclusione tra le classi incluse A (margherite) e A’(rose) e la classe includente B (fiori) sono: A+A’=B, B-A=A’ ecc. e permettono l’uso corretto dei quantificatori: “Tutte le margherite sono fiori” ma solo “alcuni fiori sono margherite”.

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La conservazione delle quantità continue (liquidi)

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La conservazione dei liquidi (postpiagetiana)

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La conservazione della sostanza (quantità continue)

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Il décalage orizzontale della conservazione delle quantità continue

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Stadio età in mesi condotte e capacità I 1° mese esercizio dei riflessi (es. della suzione: assimilazione funzionale, generalizzatrice, ricognitiva)II 2-3 mesi primi adattamenti acquisiti e reazione circolare (concetto di J.M.Baldwin, 1861-1964) primaria (ripetizione per effetti sul corpo proprio) III 4-6 mesi reazione circolare secondaria (ripetizione per effetti sul mondo esterno) e procedimenti per far durare risultati interessanti (causalità magico-fenomenistica) IV 7-11 coordinazione intenzionale degli schemi (differenziazione mezzi-fine) e applicazione di schemi noti a situazioni nuove, ricerca dell’oggetto scomparso V 12-14 reazione circolare terziaria e scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva (condotte del supporto, della cordicella e del bastone)VI 15- 18 invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale (rappresentazione, funzione simbolica, imitazione differita, gioco simbolico), ritrova l’oggetto nascosto con spostamenti invisibili

Lo sviluppo senso-motorio secondo Piaget (1936 La naissance de l’intelligence chez l’enfant, 1937 La construction du réel chez l’enfant). Costruzione delle grandi categorie dell’azione: oggetto, spazio-tempo e causalità

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Il concetto di schema di Jean Piaget (1968)

All’origine dell’intelligenza nel bambino piccolo è il processo di formazione dello SCHEMA SENSO-MOTORIO come INTERIORIZZAZIONE DELL’AZIONE

ORGANIZZAZIONE(Trasformazioni interne)

AZIONI (Trasformazioni della realtà)

INPUT

Feedback delle azioni(Costruzione degli schemi)

Feedback dei risultati (Costruzione delle funzioni rappresentative)

Il cambiamento strutturale avviene grazie al feedback = informazione di ritorno sugli effetti dell’azione. La conoscenza dei risultati informa sulla correttezza della prestazione.

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Oss. 178 Si ricorderanno i tentativi di Giacomina a 1;3 in presenza del bastone da far passar attraverso e sbarre del recinto (oss. 162). Ora avviene che lo stesso problema, proposto a Luciana a 1;1, dà luogo a una soluzione quasi immediata, in cui l’invenzione ha il sopravvento sul procedere per tentativi. La bambina è seduta davanti alle sbarre, contro le quali io poso la bacchetta disponendola orizzontalmente e parallelamente alla successione delle sbarre (a mezza altezza). Luciana la afferra nel punto mediano e tira senz’altro. Costatando l’insuccesso, allontana il bastone, lo raddrizza e lo fa passare in un attimo. …In seguito depongo il bastone a terra…Ricomincio con una bacchetta più lunga…mentre la sorella ha fatto lunghi sforzi, Luciana trae subito partito dal suo insuccesso ed impiega un procedimento che inventa lì per lì per semplice rappresentazione” (NI, p.332)

Dalla sperimentazione attiva per tentativi alla rappresentazione mentale anticipatoriaOss.162 Io dispongo, fuori del recinto e parallelamente al lato davanti al quale si trova Giacomina, un bastone di circa 20 cm. che occupa circa la lunghezza di tre intervalli fra le sbarre…Il problema consiste nel far passare il bastone dall’esterno all’interno del recinto. 1.Giacomina comincia con l’afferrare il bastone attraverso l’intervallo b, lo alza lungo le sbarre tenendolo orizzontalmente e parallelamente al lato del recinto, in maniera che più lo tira e meno il bastone si muove. Allora la bambina infila l’altra mano in c , ma mantiene il bastone orizzontale e non riesce a farlo passare. Alla fine abbandona l’oggetto.2.Giacomina ricomincia subito afferrando di nuovo il bastone in c. Ma, rialzandolo per caso, lo raddrizza un po’ imprimendogli una leggera obliquità. La bambina trae subito partito da ciò che scorge e passando la mano in c raddrizza il bastone sino a che sia abbastanza verticale da poter passare. Perché la bambina ha raddrizzato il bastone? E’ stato per previsione oppure ha semplicemente prolungato il movimento dovuto a un’indicazione fortuita, in modo da vedere cosa sarebbe accaduto? Il seguito delle prove depone piuttosto a favore di questa seconda interpretazione. (NI p.302)

Da notare le differenze individuali nell’età cronologica: Jaqueline a un anno e tre mesi mette ancora in atto condotte del V sottostadio, mentre Lucienne a un anno e un mese, mostra già condotte del VI!

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La psicologia dell’intelligenza Cap 6 I fattori sociali dello sviluppo intellettuale

La vita sociale trasforma l’intelligenza attraverso 1 il linguaggio costituito da segni 2 il contenuto degli scambi, cioè i valori intellettuali 3 le norme collettive logiche e prelogiche.La società costituisce un sistema di relazioni che esercitano pressioni sull’individuo, nel corso dello sviluppo ma “una vera differenziazione dell’ambiente sociale da quello fisico non sarà possibile che al quinto stadio” dell’intelligenza senso-motoria, a 1 anno, quando il gesto di indicare viene impiegato con funzione dichiarativa. Prima il bambino usa i segni convenzionali del linguaggio come simboli individuali, le regole non sono obbligatorie ma si confondono con la ritmicità delle abitudini e “le persone sono solo dei quadri (tableaux) fra i tanti in cui gli si presenta la realtà, distinti solo per la maggiore attività che da essi si sprigiona e per l’intensità dei sentimenti che risvegliano. L’azione diretta verso le persone – gesti tendenti a provocare le azioni che lo interessano o grida di vario genere – è identica a quella che il lattante impiega verso le cose” ( il bambino non possiede ancora una teoria della mente, cioè non attribuisce stati mentali intenzionali alle persone e non alle cose inanimate).